Ipertensione arteriosa e obesità La paziente • • • • • • Età: 45 anni Altezza: 162 cm Peso: 90 kg Professione: impiegata in una ditta di telecomunicazioni Ex fumatrice; ha smesso da circa 6 anni Sposata con due figli in buona salute Anamnesi patologica prossima • Episodi saltuari di sensazione di "testa vuota” • Qualche palpitazione • Malessere generale di difficile definizione soprattutto la sera Anamnesi familiare • Coronaropatia ad esordio precoce in alcuni familiari di sesso maschile • Diabete in due zie in linea materna • Ipertensione arteriosa probabile nella linea paterna. Il padre ha assunto terapia antipertensiva a tratti per una scarsa aderenza ai consigli terapeutici • Praticamente tutta la famiglia d'origine è in sovrappeso Esame obiettivo • pressione arteriosa: 148/93 (media di tre misurazioni ottenute in posizione seduta con sfigmomanometro a mercurio) • polso: 85 b.p.m. • obiettività steto-acustica toracica senza grossolane particolarità a parte un lieve soffio da eiezione alla base del cuore 1-2/6 • polsi periferici validi ai 4 arti • stato di compenso emodinamico • obiettività addominale negativa • stetoacustica latero-cervicale normale • non si repertano franchi edemi periferici declivi, ma solo uno stato di lieve succulenza da modesto linfedema In base alla descrizione come inquadrereste il peso corporeo della Paziente? 1. 2. 3. 4. 5. Normale Sovrappeso Obesità Obesità di 1° grado Grave obesità Risposta corretta Obesità di 1°grado • L'Organizzazione Mondiale della Sanità classifica il grado di soprappeso utilizzando l'indice di massa corporea (BMI: Body Mass Index) che si ottiene dividendo il peso corporeo in chilogrammi per il quadrato dell'altezza espressa in metri. BMI > 40 Sovrappeso di 3° grado Grave obesità (grado III) BMI 35-39.9 Sovrappeso di 2° grado Obesità (grado II) BMI 30-34.9 Sovrappeso di 1° grado Obesità (grado I) BMI 25-29.9 Sovrappeso Sovrappeso BMI 18,5-24.9 Normopeso Normalità • Nella nostra paziente il BMI ottenuto è pari a 34,3 quindi si tratta di un soggetto affetto da obesità di grado I. In base alla descrizione dei dati anamnestici ed alle evidenze obiettive, come inquadrereste il quadro pressorio della paziente? 1. 2. 3. 4. 5. Normale Normale elevato Ipertensione arteriosa di grado 1 Ipertensione arteriosa di grado 2 Ipertensione sistolica isolata Risposta corretta Ipertensione arteriosa di grado 1 • I valori pressori di normalità variano a seconda della modalità di acquisizione/misurazione • Le linee guida ESH/ESC 2007, per la misurazione con sfigmomanometro hanno stabilito i seguenti valori soglia: Categoria Sistolica Ottimale < 120 Normale Diastolica e < 80 120–129 e/o 80-84 Normale elevata 130–139 e/o 85-89 Ipertensione di grado 1 140–159 e/o 90-99 Ipertensione di grado 2 160–179 e/o 100-109 Ipertensione di grado 3 ≥180 e/o ≥110 e < 90 Ipertensione sistolica isolata 140 E’ possibile definire ulteriormente il tipo di obesità di cui soffre la paziente o è sufficiente l’indice di massa corporea? 1. 2. 3. No, è sufficiente l’indice di massa corporea Si, misurando la circonferenza addominale Si, misurando il rapporto vita/fianchi Risposta corretta Sì, misurando il rapporto vita/fianchi • Numerosi studi indicano l'importanza della massa grassa addominale nella patogenesi dell'insulinoresistenza e quindi alla predisposizione al diabete mellito di tipo II. • Il grasso viscerale si comporterebbe a tutti gli effetti come un organo endocrino in grado di modulare molte azioni deleterie, soprattutto per l'apparato cardio-circolatorio, fra cui in particolare la disfunzione endoteliale e lo stato di attività dei marker di infiammazione, in primis la proteina C reattiva. Definizione del tipo di obesità • Nella pratica clinica è possibile distinguere un'obesità androide o centrale (più tipica del sesso maschile) ed un'obesità ginoide o periferica (più caratteristica del sesso femminile). • Il National Cholesterol Education Program – Adult Treatment Panel III (NCEP-ATIII) nel 2002 ha proposto di suddividere i soggetti con BMI ≥ 25 come descritto nella tabella in base alla misurazione della circonferenza addominale. Le linee guida europee forniscono i valori soglia del rapporto vita/fianchi: Uomini (circonferenza addominale) Uomini (rapporto vita/fianchi) Tipologia di obesità < 102 cm < 0,95 Periferica (ginoide) ≥ 02 cm > 0,95 Centrale (androide) Donne (circonferenza addominale) Donne (rapporto vita/fianchi) Tipologia di obesità < 88 cm < 0,85 Periferica (ginoide) ≥ 88 cm > 0,85 Centrale (androide) Definizione del tipo di obesità • La Federazione Internazionale dei Diabetologi ha ulteriormente ridotto i valori e ha introdotto il concetto di variabilità a seconda dell'origine etnico-geografica dei soggetti, ma su tali parametri di normalità ancor più restrittivi non esiste a tutt'oggi una completa accettazione da parte degli esperti. • La nostra paziente presenta – – – – indice di massa corporea di 34,3 circonferenza addominale di 87 cm circonferenza fianchi di 105 cm rapporto vita/fianchi di 0,83 definibile quindi come obesità di tipo ginoide Epidemiologia dell’obesità/sovrappeso in Italia Dati aggiornati al 23 Giugno 2006 (Fonte: www.cuore.iss.it) • Quali accertamenti laboratoristico-strumentali richiedereste per ulteriormente definire la situazione clinica della paziente? 1. Routine ematochimica 2. Monitoraggio delle 24 ore della pressione arteriosa 3. Routine ematochimica + Monitoraggio delle 24 ore + Elettrocardiogramma 4. Routine ematochimica + Elettrocardiogramma + Fundus oculi 5. Routine ematochimica + Monitoraggio delle 24 ore + Elettrocardiogramma + Fundus oculi + Ecocardiogramma + Eco-doppler dei tronchi epiaortici + Eco-doppler di organi e vasi addominali Risposta corretta Routine ematochimica + Monitoraggio delle 24 ore + Elettrocardiogramma + Fundus oculi + + Elettrocardiogramma + Fundus oculi + Ecocardiogramma + Eco-doppler dei tronchi epiaortici + Eco-doppler di organi e vasi addominali 1) La sola routine ematochimica – – – non è esauriente per redarre una sufficiente stratificazione del rischio può solo orientare ad escludere/confermare una compromissione della funzione glomerulare renale o a far sospettare una patologia endocrina surrenale è indispensabile in associazione ad altri accertamenti. 2) Il solo monitoraggio ambulatoriale della pressione arteriosa delle 24 ore – non può essere considerato utile ai fini della stratificazione del rischio – i dati che si possono ottenere sono importanti per • discriminare la pressione "da camice bianco" o comunque correlata a situazioni di impegno emotivo • individuare il rispetto della fisiologica variabilità circadiana (dipper e non dipper, in tal caso anche in relazione alla possibilità di trovarsi di fronte ad ipertensione secondaria) • individuare i soggetti in cui una caduta pressoria notturna si associ ad un incremento marcato al risveglio • definire entità e quantità dello scarto rispetto alle soglie di normalità dell'insieme delle misurazioni ottenute • valutare l'efficacia di un trattamento 3) l'associazione di routine ematochimica, ECG e ABPM – non è in grado di definire l'entità del danno d'organo eventualmente imputabile all'ipertensione arteriosa – riconosce eventualmente la sola presenza di una cardiopatia ipertensiva, con una sensibilità diagnostica poco soddisfacente sul piano strettamente epidemiologico/statistico – non consente la definizione adeguata della procedura amministrativa riguardante la rimborsabilità delle prestazioni diagnostiche seconda la conosciuta normativa AIFA 4) l'esecuzione di una routine ematochimica con ECG e valutazione del fondo oculare all’oftalmoscopia – – – rappresenta un buon compromesso nei confronti della ricerca di un danno vascolare. è da ricordare che l'unica valutazione diretta dello stato reale dell’anatomia di arteriole e venule è eseguibile a livello dei vasi retinici. il danno retinico ipertensivo può essere valutato sulla base del restringimento arteriolare, degli spasmi focali, degli essudati e dell'edema della papilla 4) l'esecuzione di una routine ematochimica con ECG e valutazione del fondo oculare all’oftalmoscopia – In base a questi elementi si possono classificare i soggetti in 5 gradi: da "normale" fino a "4° grado" • • • • • Normale: comprende pazienti normotesi o con ipertensione lieve che non presentano anomalie retiniche. 1° grado: si evidenziano restringimenti arteriolari, soprattutto nei rami più piccoli. Non ci sono irregolarità di calibro. Tale quadro può essere visto nell'eclampsia gravidica o nell'ipertensione di rapida insorgenza dei soggetti giovani, quadri cioè in cui non c’è un tempo sufficiente per lo sviluppo dei fenomeni arteriolosclerotici. Ovviamente le modifiche minime sfuggono facilmente all'osservazione oftalmoscopica. 2° grado: il restringimento arteriolare è più pronunciato con irregolarità del diametro arteriolare; queste vengono interpretate come spasmi focali o contrazioni localizzate dalla parete arteriolare: in assenza di sclerosi e nei soggetti giovani assumono un particolare significato prognostico. 3° grado: il restringimento arteriolare e gli spasmi focali sono accompagnati da essudati emorragici e cotonosi. 4° grado: a tutti gli elementi precedenti si aggiunge il papilledema. 5) l'aggiunta a quanto presente al punto “4" di ecocardiografia – consente di precisare con estrema precisione lo stato cardiovascolare del soggetto per quanto riguarda l'entità dell'eventuale danno già in atto soprattutto se sono presenti segni di sovraccarico sistolico del ventricolo sinistro al tracciato elettrocardiografico di base, della ecografia doppler dei tronchi epiaortici per valutare l'entità di un ispessimento dell'intima vascolare e/o della presenza di vere e proprie formazioni ateromasiche, di visualizzazione dell'anatomia vascolare renale. – Situazioni più avanzate potranno anche giungere a richiedere la valutazione tomografica dell'encefalo alla ricerca di lacune della sostanza bianca o il test ergometrico per testare sia una eventuale coronaropatia più o meno silente, sia per definire il comportamento della pressione arteriosa sotto sforzo graduato. Risultato degli accertamenti a) Routine ematochimica: Emoglobina 13,5 g/dl Bilirubina totale 1,0 mg/dl Eritrociti 4.035.000/mm3 AST 27 U.I. Leucociti 6.700/mm3 ALT 27 U.I. Trombociti 221.000/mm3 209 mg/dl Glicemia 91 mg/dl Colesterolo totale Creatininemia 1,0 mg/dl 61 mg/dl Uricemia 4,5 mg/dl Colesterolo HDL Sodiemia 141 mEq/L Trigliceridi 98 mg/dl Kalemia 4,0 mEq/L Esame urine Leucociti Risultato degli accertamenti b) Monitoraggio ambulatoriale delle 24 ore: • evidenza di un quadro ipertensivo con • fisiologica riduzione pressoria notturna (dipper +) • circa il 30% dei valori sistolici superiori a 125 mmHg e 21% superiori a 140 mmHg • 22% dei valori diastolici superiori a 80 mmHg e 16% superiori a 90 mmHg • media delle 24 ore: 132/84 mmHg Risultato degli accertamenti c) Elettrocardiogramma: • • • • ritmo sinusale 80 b.p.m. normale attivazione atrio-ventricolare (P-Q: 0,175 ms) asse elettrico del QRS orizzontale ripolarizzazione normale. d) Fundus oculi: • retinopatia ipertensiva di grado 1 • lieve restringimento arteriolare con aumento del riflesso parietale. Risultato degli accertamenti e) Ecocardiografia: • volumi cardiaci e spessori delle pareti del ventricolo sinistro nella norma • inversione del rapporto E/A dello spettro di flusso trans-mitralico in diastole (compatibile con un aumento della rigidità della parete ventricolare sinistra). Quest’ultimo dato rappresenta spesso la prima evidenza della cardiopatia ipertensiva. f) Ecografia color doppler dei tronchi epiaortici: • lieve ma uniforme aumento dello spessore dell’intima delle pareti carotidee in assenza di evidenze di stenosi e/o placche ateromasiche. Risultato degli accertamenti g) Ecografia addominale ed eco-color-doppler dei vasi arteriosi addominali • dimensioni renali nella norma con assenza di alterazioni morfologiche • non evidenze di ostruzione e/o ipoplasie dei vasi renali bilateralmente. h) Microalbuminuria • negativa (145 mg/L) E’ quindi possibile stabilire la classe di rischio della Paziente facendo riferimento alle Linee guida ESH/ESC 2007 - Ipertensione di grado 1 - Altri fattori di rischio cardiovascolare: • familiarità • obesità di grado 1 • lieve evidenza di interessamento vascolare E’ quindi possibile stabilire la classe di rischio della Paziente facendo riferimento alle Linee guida ESH/ESC 2007 Pressione arteriosa (mmHg) Normale PAS 120-129 o PAD 80-84 Normale alta PAS 130-139 o PAD 85-89 Grado 1 PAS 140-159 o PAD 90-99 Grado 2 PAS 160-179 o PAD 100-109 Grado 3 PAS > 180 o PAD > 110 Rischio nella media Rischio nella media Rischio aggiunto basso Rischio aggiunto moderato Rischio aggiunto elevato 1-2 fattori di rischio Rischio aggiunto basso Rischio aggiunto basso Rischio aggiunto moderato Rischio aggiunto moderato Rischio aggiunto molto elevato 3 o più fattori di rischio, SM, danno d’organo o diabete Rischio aggiunto moderato Rischio aggiunto elevato Rischio aggiunto elevato Rischio aggiunto elevato Rischio aggiunto molto elevato Malattia CV o renale Rischio aggiunto molto elevato Rischio aggiunto molto elevato Rischio aggiunto molto elevato Rischio aggiunto molto elevato Rischio aggiunto molto elevato Altri fattori di rischio, danno d’organo o riscontro di patologia concomitante Nessun altro fattore di rischio aggiunto Comportamento terapeutico Comportamento terapeutico • Strategia non farmacologica • consulenza dietetica • esercizio fisico • Controlli pressori • due automisurazioni la settimana in condizioni fra loro confrontabili in termini di postura, orari, strumentazione impiegata • Controllo dopo 60 giorni • media delle automisurazioni: 155/95 mmHg • peso corporeo: 89 Kg • esami ematochimici: invariati Viene deciso l’inizio della terapia farmacologica Quali scelte farmacologiche avreste effettuato? 1. 2. 3. 4. 5. Beta-bloccante + diuretico Calcioantagonista di-idropiridinico Ace-inibitore o sartano Antiadrenergico Alfabloccante Risposta corretta Ace-inibitore o sartano 1. Associazione beta-bloccante+diuretico • presenta alcuni aspetti che la rende sconsigliabile in questa paziente: • la tendenza all’incremento ponderale facilitato dalla più o meno accentuata inibizione della lipolisi, effetto secondario del blocco beta-adrenergico • la facilitazione all'innalzamento della glicemia. La paziente ha una familiarità per diabete mellito tipo 2 da non sottovalutare in termini di rischio a distanza 2. Calcioantagonista diidropiridinico • sarebbe favorevole in particolare per l'assenza di implicazioni metaboliche negative e per la buona efficacia anti-ipertensiva • sarebbe comunque da aspettarsi un'accentuazione della succulenza declive 3. Ace-inibitore o sartani I farmaci ad azione sul sistema renina-angiotensina-aldosterone devono essere considerati di 1a scelta nel caso in esame proprio in virtù dell'effetto di protezione cardio-renale a lungo termine in un soggetto a rischio di sviluppo di una sindrome metabolica e/o diabete mellito oltre alla comprovata capacità di ridurre i valori pressori 4. Nuovi simpaticolitici, ad azione centrale (es.: moxonidina) • • • consentono monosomministrazioni giornaliere buon comportamento metabolico nel paziente obeso presentano un profilo di tollerabilità molto migliore dei predecessori clonidina ed alfametildopa 5. Alfabloccanti • • • generalmente considerati nella terapia anti-ipertensiva di associazione in particolare nei soggetti diabetici o affetti da ipertrofia prostatica attività non sfavorevole sul piano metabolico non del tutto privi di un effetto tolerance in monosomministrazione Nell'ambito dei farmaci attivi sul sistema renina-angiotensina, ci sono evidenze che potrebbero far preferire un principio attivo nei confronti degli altri rappresentanti della stessa classe? 1. No 2. Si Risposta corretta Sì • In presenza di una situazione clinica generale a rischio di sviluppo di diabete mellito tipo 2, evenienza questa che sposterebbe significativamente all'insù il rischio cardiovascolare globale, potrebbe essere opportuno impiegare un farmaco come telmisartan • Questo sartano è in grado di attivare il recettore PPAR-, una caratteristica non presente alle posologie terapeutiche nelle altre molecole della stessa classe o negli ace-inibitori • Senza dilungarci nella caratterizzazione di tale recettore nucleare e sulle sue molteplici azioni, vale la pena comunque ricordare che la sua attivazione è alla base dell'azione favorevole dei glitazoni sull'insulinoresistenza, dell'azione sul tessuto adiposo favorente la lipolisi, del contrasto all'attivazione di vari fattori dell'infiammazione e dell’attività endotelio-protettiva Efficacia di telmisartan vs irbesartan nei pazienti diabetici di tipo 2 in trattamento con rosiglitazone: effetti sui parametri glucidici 160 144 141 140 136 * 132 basale 6 mesi 12 mesi * 130 **# 121 120 *p < 0,05 vs basale **p < 0,01 vs basale #p < 0,05 vs irbesartan + rosiglitazone 100 80 60 40 * 19,7 19,2 18 20 0 *# 20,2 18,6 17,1 *# * 7,7 7,3 6,9 * 7,6 6,8 6,4 Irbesartan 150 mg + rosiglitazone 4 mg (n = 93) Telmisartan 40 mg + rosiglitazone 4 mg (n = 95) Emoglobina glicosilata (%) * ** Irbesartan 150 mg + rosiglitazone 4 mg (n = 93) Telmisartan 40 mg + rosiglitazone 4 mg (n = 95) Glicemia a digiuno (mg/dl) Irbesartan 150 mg + rosiglitazone 4 mg (n = 93) Telmisartan 40 mg + rosiglitazone 4 mg (n = 95) Insulinemia a digiuno (µU/ml) 6,9 6,2 5,7 7,2 *6 **# 5,1 Irbesartan 150 mg + rosiglitazone 4 mg (n = 93) Telmisartan 40 mg + rosiglitazone 4 mg (n = 95) Indice HOMA Derosa G. et al.: Hypertens Res, 2006; 29 (11): 849-856 Efficacia di telmisartan vs irbesartan nei pazienti diabetici di tipo 2 in trattamento con rosiglitazone: effetti sul TNF-a 3,5 3 3 2,8 * 2,5 2,5 TNF-a (ng/ml) *p < 0,05 vs basale **p < 0,01 vs basale 3,1 * 2,6 ** 2,2 basale 6 mesi 12 mesi 2 1,5 1 0,5 0 Irbesartan 150 mg + rosiglitazone 4 mg (n = 93) Telmisartan 40 mg + rosiglitazone 4 mg (n = 95) Derosa G. et al.: Hypertens Res, 2006; 29 (11): 849-856