La corsa della vita e la speranza della gloria I giochi olimpici rappresentano un grande sforzo umano verso l’eccellenza atletica. Ci aiutano anche a capire come vincere la corsa più importante della vita. esù ha detto: «Non siate dunque con ansietà solleciti del domani; perché il domani sarà sollecito di se stesso. Basta a ciascun giorno il suo affanno» (Matteo 6:34). Possiamo sposare questo consiglio nei momenti di scoraggiamento, quando la vita quotidiana ci presenta degli ostacoli apparentemente insormontabili e pensiamo di non potercela fare. Troviamo l’applicazione del consiglio di Gesù anche nel diverso e più drammatico ambiente dei Giochi Olimpici,: gli atleti sanno che solo uno di loro conquisterà la medaglia d’oro, eppure non smettono di allenarsi ogni giorno nella speranza di eccellere e superare se stessi. Le Olimpiadi, i suoi protagonisti e le loro storie illuminano sempre le nostre menti. Le loro brillanti imprese ci spingono ad emulare e a batterci per conseguire l'eccellenza in ogni aspetto della vita. Non siamo soltanto noi a trovare ispirazione nei Giochi Olimpici; anche l’apostolo Paolo, diciannove secoli fa, scriveva ai primi Cristiani in Corinto: «Non sapete voi che coloro i quali corrono nello stadio, corrono ben tutti, ma uno solo ottiene il premio? Correte [anche voi] in modo da riportarlo! Quelli lo fanno per ricevere una corona corruttibile; ma noi per una incorruttibile» (I Corinzi 9:24-25). Gli antichi atleti olimpici gareggiavano per la gloria di Zeus e per vincere una corona corruttibile di rami d’ulivo. I Cristiani invece “corrono” (vivono la loro vita) per la Gloria di Dio e per una corona incorruttibile: il dono della vita eterna! Paolo non scrisse che i Cristiani avrebbero potuto “guadagnarsi” la salvezza eterna, ma che dovevano in ogni caso correre la corsa della vita con tutte le loro forze, con tutto il loro cuore e per la Gloria di Dio, proprio come gli atleti dei suoi giorni davano il loro meglio per vincere e dare gloria a Zeus. La pista del vero Cristianesimo non è fatta per delle inversioni di marcia: bisogna guardare sempre avanti, spingersi verso il traguardo, mantenendosi all'altezza del compito. L’apostolo Paolo sfidava i Cristiani di Corinto attirando la loro attenzione sullo spirito olimpico che esigeva dedizione e determinazione allo scopo di conseguire i risultati più eccellenti nonostante le avversità. Egli parlava loro G nella terminologia dei Giochi classici della Grecia, sperando che avrebbero capito, proprio come anche noi. Siamo chiamati e portati a correre nella via di Dio grazie a Gesù Cristo, ma potremo raggiungere il traguardo finale solo se non abbandoneremo la corsa. Le antiche Olimpiadi erano delle feste religiose A differenza delle Olimpiadi moderne, i Giochi dei tempi dell'apostolo Paolo facevano parte integrante della religione pagana di coloro ai quali egli predicava il vangeLa corsa della vita e la speranza della gloria - 1 lo del Regno di Dio. Paolo conosceva bene la dedizione religiosa degli atleti in onore dei loro dei e la fervida dedizione della gente nell’onorare la religiosità dei Giochi. Il motivo per il quale Paolo si servì di termini atletici nel suo messaggio cristiano diventa ancor più chiaro, quando comprendiamo fino a che punto il mondo greco era socialmente e religiosamente intriso dal rispetto di queste gare. Il circuito dei Giochi Classici Gli atleti dei tempi antichi desideravano competere nei giochi classici, non solo nelle Olimpiadi, ma anche nei giochi Istmici, Pizi e Nemei. Questi quattro giochi, noti come «il Circuito», erano diventati i più famosi, anche se in Grecia e a Roma si erano svolti molti altri giochi ancor prima del VI secolo avanti Cristo. Atleti molto competitivi partecipavano al maggior numero di gare possibili per aumentare al massimo le loro possibilità di vittoria e di portare onore ai loro dei. Secondo lo storico Eusebio, i giochi Istmici avevano luogo sull'istmo di Corinto il primo e il terzo anno d’ogni Olimpiade a partire dal 523 a.C. Questi giochi onoravano Poseidone, il dio greco del mare, ed era offerta una corona fatta di rami di pino. I Giochi Pizi ricorrevano ad anni alterni a partire dallo stesso anno in onore di Apollo, il dio greco della musica, della poesia, della profezia e della medicina, e al vincitore era offerta una corona di rami d'alloro. Da questo premio deriva la frase «dormire sugli allori». I Giochi Nemei vennero tenuti ad anni alterni ad Argolis, a partire dal 516 a.C. in onore di Zeus di Nemea. Ai vincitori era offerta una corona fatta di sedano selvatico. Con tanta abbondanza di giochi ai quali partecipare, gli atleti dell’antichità si allenavano tutto l'anno per rimanere nelle migliori condizioni fisiche, sperando di qualificarsi per tutte le gare del circuito. Facevano sforzi enormi per eccellere nelle loro specialità: corsa, lotta, lancio del disco e del giavellotto e molti altri sport che si trovano nelle Olimpiadi moderne. Una parola greca per indicare una competizione atletica è agon, dalla quale viene il termine agonia; gli atleti partecipanti ai giochi del circuito agonizzavano nei loro sforzi per conquistare il trofeo della vittoria. Confronti biblici con l'atletica Alla luce del diffuso entusiasmo per queste gare nel mondo greco, non dovrebbe sorprendere che l’apostolo facesse riferimenti metaforici ai giochi atletici. I Giochi Istmici si svolsero a Corinto nella primavera del 55 d.C., e più o meno in quel periodo Paolo scrisse la sua prima Lettera ai Corinzi. I suoi riferimenti agli atleti dei giochi classici del tempo devono essere suonati familiari alla gente di Corinto; costoro erano ispirati dagli esempi dei campioni come noi oggi. I convertiti capivano che cosa intendeva esattamente dire Paolo quando li esortava scrivendo: «Correte in modo 2 - La corsa della vita e la speranza della gloria da riportare il premio», e «Io quindi corro, ma non in modo incerto ... anzi tratto duramente il mio corpo e lo riduco in schiavitù, che talora, dopo aver predicato agli altri, io stesso non sia riprovato» (I Corinzi 9:25-26). Paolo capiva la ferrea disciplina e il grande allenamento necessari ad un forte atleta che era capace di qualificarsi in quell'evento e andare a vincere il campionato. Paolo non dice ai Cristiani che la salvezza può essere da loro guadagnata, ma dice loro che la salvezza si può perdere abbandonando la corsa! Egli stesso si cura di non essere squalificato a causa della mancata diligenza nel servire Dio. Nessuno può guadagnarsi la vita eterna, ma la parola di Dio dice altresì che «uno non è coronato, se non ha lottato secondo le leggi» (II Timoteo 2:5). Gli atleti olimpici giuravano di fronte a Zeus di rispettare le regole dei Giochi. Dal canto loro i Cristiani devono vivere «d’ogni parola che procede dalla bocca di Dio» (Matteo 4:4); e la parola di Dio è nella Bibbia. Gesù Cristo ha detto parole forti verso coloro che trascurano di crescere in grazia e conoscenza. Rivolgendosi alla chiesa di Laodicea, Egli dette questo monito: «Io conosco le tue opere: tu non sei né freddo né fervente ... Così I giochi olimpici rappresentano una eredità di eccellenza che ha spinto migliaia di atleti a produrre i risultati migliori attraverso assidui e strenui esercizi di resistenza per vincere la medaglia d’oro. perché sei tiepido, e non sei né freddo né fervente, io ti vomiterò dalla mia bocca» (Apocalisse 3:15-16). Nessuna corona o medaglie di vincitore andranno a quelli che sono spiritualmente tiepidi o negligenti. Il dono della vita eterna è invece per quelli che percorrono la «via di Dio» con zelo e fedeltà. Gesù ha promesso: «A chi vince e ritiene fino alla fine le opere, io darò potestà sulle nazioni» (Apocalisse 2:26). Inoltre, chi persevererà nella santa via fino alla fine, riceverà, per mezzo di Cristo, un dono incalcolabile: «Chi vince erediterà queste cose; e io gli sarò Dio, ed egli mi sarà figlio» (Apocalisse 21:7). Altruismo La vita cristiana ha il suo percorso, la sua corsa ad ostacoli fatta di alti e bassi, che spesso presentano delle sfide quotidiane di dimensioni “olimpiche”. Da cosa è costituita la nostra corsa ad ostacoli esattamente? E’ una lotta mentale che comprende molte prove di fede, e che si vince attraverso il perseverare nell’altruismo, nell’amore vero, nel rispetto dei comandamenti di Dio. Il Cristiano deve provvedere non solo alle necessità fisiche, mentali ed emotive della propria famiglia, ma anche a quelle spirituali. Ciò è abbastanza difficile anche quando due genitori sono disponibili a “correre insieme”. Spesso però soltanto uno dei due è maggiormente disponibile ad affrontare le molte necessità per mantenere unita la famiglia. Non sarebbero sufficienti mille pagine per riferire gli eroici racconti di molti padri e di molte madri che hanno accantonato le proprie esigenze e i propri desideri per provvedere alle necessità e ai desideri delle loro rispettive famiglie e che non si sono mai pentiti del sacrificio e del servizio resi all'unità familiare. Le Olimpiadi del 1952 a Helsinki, in Finlandia, hanno mostrato un commovente esempio di sacrificio familiare. Frank Havens, un ventottenne finalista della gara di canoa singola sui 10mila metri vinse la medaglia d'oro, stabilendo un record mondiale. Ventotto anni prima, anche il padre di Frank, Bill Havens, era il migliore canoista del mondo, pronto a vincere la medaglia d'oro alle Olimpiadi di Parigi del 1934. Ma quando apprese che sua moglie avrebbe partorito durante il periodo dei giochi di Parigi, Bill Havens rinunciò al suo posto nella squadra olimpica americana, preferendo stare vicino a sua moglie. Quell'estate nacque il loro figlio Frank, ma Bill Havens Anche la vita cristiana ha il suo percorso, la sua “corsa ad ostacoli” fatta di alti e bassi, che spesso presentano delle sfide più difficili di quelle olimpiche. Ma vincerle è possibile. Ed il premio è molto più grande! perdette la sua possibilità di vittoria e di Gloria olimpica. 28anni dopo, il figlio Frank, conquistò la medaglia d'oro a Helsinki. Prima della premiazione, Frank inviò un telegramma al padre: «Caro papà, grazie per essere rimasto ad aspettare che io nascessi. Sto tornando a casa con la medaglia d'oro che dovevi vincere tu. Tuo figlio che ti ama tanto. Frank.» Bill Havens fece la cosa giusta mettendo sua moglie e la sua famiglia davanti a tutto; e la ricompensa arrivò alla fine in un modo speciale e inatteso. Quando ci sacrifichiamo per il bene delle nostre famiglie, la felicità può giungere in modi che non possiamo prevedere. L’amore per la propria ha certamente un posto importante nella vita d’ogni Cristiano. Perseveranza A volte succedono cose inattese, facendoci affrontare crisi apparentemente insormontabili. Questo può essere il periodo più difficile che un Cristiano affronterà nella sua corsa spirituale. Molti di noi hanno visto sopravvenire circostanze nella vita di altri che hanno minacciato virtualmente di distruggerli assieme alle loro famiglie. Sembra che tutti noi dobbiamo affrontare le nostre prove personali. Un altro episodio. Durante le Olimpiadi di Monaco di Baviera, in Germania, nel 1972, i Giochi di quell'anno furono tragicamente interrotti dall'orribile spettacolo di alcuni terroristi che uccisero undici atleti Israeliani. Questo deplorevole atto di violenza fece quasi sospendere i giochi, ma alla fine fu deciso che la XX Olimpiade sarebbe continuata. Quell'anno accadde una delle saghe più incredibili della storia delle Olimpiadi moderne. Il vincitore olimpico e recordman della corsa dei 5000 metri fu il ventitreenne finlandese Lasse Viren. Nella gara dei 10mila metri Viren era la speranza migliore della Finlandia contro un fortissimo gruppo di avversari. Si era allenato, era in condizioni eccellenti e sperava di vincere. Tuttavia, al 12° giro della gara, un sussulto si levò dalla folla. Il Finlandese era stato preso da un gruppo di corridori in una curva ed era finito disteso sulla schiena lungo la pista. La sua causa sembrava davvero persa, senza speranza. Ma Lasse Viren decise che la gara non era finita. Si rialzò da terra e si rimise in gara. Invece di farsi prendere dal panico, lentamente rimontò il gruppo dei corridori. Un estenuante giro dopo l'altro, guadagnò terreno e spinta. L'annunciatore televisivo rilevava il nobile coraggio e sforzo di Viren, ma il determinato Finlandese aveva in mente qualcos'altro che il puro sforzo. Non era venuto alle Olimpiadi per abbandonare, e non era neppure venuto per perdere. A mano a mano che riduceva lentamente il divario fra se e gli avversari, l'annunciatore riconosceva commosso che Viren stava facendo uno sforzo davvero incredibile. Verso la fine della gara, sorprendendo tutti, Viren riagguantò il gruppo. Il commentatore iniziò a considerare la possibilità che il Finlandese ottenesse un piazzamento. Poi, fra la meraviglia generale, quando mancava ancora un giro e mezzo alla fine, il gran corridore finlandese prese il comando della gara, scrollandosi di dosso gli altri corridori, e vinse la gara con otto metri di vantaggio! Ancor più sorprendente: il suo tempo di 27:38.34 stabiliva un nuovo record mondiale! Il gesto atletico proposto da Lasse Viren dovrebbe suscitare tutta la nostra ammirazione verso le parole che Dio ha inserito in uno dei Suoi Proverbi: «Il giusto cade sette volte e si rialza» (Proverbi 24:16). L’aspetto più ispirevole della vittoria di Viren è il modo in cui ha vinto. Non si è arreso quando è arrivata una crisi improvvisa. Non si è fatto prendere dal panico quando tutto sembrava perduto. Si è affidato al suo allenamento, ha mantenuto la mente concentrata sul traguardo e ha corso con tutte le sue forze: quella stessa strategia che l’apostolo Paolo stava cercando di comunicare ai primi convertiti in Corinto! Nel corso degli anni abbiamo visto gente cadere sempre più in basso, per poi risollevarsi con determinazione e superare il fallimento. Abbiamo visto uomini e donne combattere contro malattie, imminenti disastri finanziari e La corsa della vita e la speranza della gloria - 3 disperazione. E noi? Come dobbiamo condurci davanti a situazioni apparentemente disperate? Imparare ad affidarsi all’aiuto del nostro Salvatore in momenti di crisi diventa come una quarta fase del “circuito” cristiano. Paolo scrisse: «Io posso ogni cosa in Colui che mi fortifica» (Filippesi 4:13). Possiamo arrivare al traguardo solo attraverso la forza di Gesù Cristo, a condizione che noi non abbandoniamo la corsa! La corsa cristiana è una sfida emozionante, ricca di «premiazione». «Beato l'uomo che sostiene la prova; perché, essendosi reso approvato, riceverà la corona della vita, che il Signore ha promesso a quelli che l'amano» (Giacomo 1:12). La corona incorruttibile Il premio in palio per la gara dei Cristiani è una «corona di vita». Che genere di vita? «Questa è la promessa che egli ci ha fatto: cioè la vita eterna» (I Giovanni 2:25)! Non è essenziale arrivare primi al traguardo. Essenziale è arrivare al traguardo, non abbandonando la corsa e portandola a termine con perseveranza! Pensate quant’è straordinariamente stupenda la corona promessa a coloro che s’incamminano nella via di Dio. Non è una corona corruttibile fatta di rami d’ulivo o di pino, oppure di alloro o di sedano selvatico; ma come è scritto, «quando sarà apparso il sommo Pastore, otterrete la corona della gloria che non appassisce » (I Pietro 5:4). Si tratta della corona della «vita eterna», una corona incorruttibile, che non appassirà né morrà mai. Il fervido desiderio di portare gloria a Zeus, ad Apollo o a Poseidone, ha portato gli atleti dell'antichità a vincere corone e serti. Ma lo Spirito del Cristo risorto e vivente ci dà la forza di continuare la corsa, di spingerci sempre più avanti e di vincere il male, se glielo chiediamo. Paolo scrisse: «Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me» 4 - La corsa della vita e la speranza della gloria (Galati 2:20). «A questo fine io mi affatico, combattendo secondo l’energia Sua, che opera in me con potenza» (Colossesi 1:29). La parola greca qui tradotta con «combattere», significa agonizzare, competere, lottare contro il male e vincerlo. A quelli che corrono bene la corsa è promessa una trasformazione incredibile, che avverrà quando Gesù Cristo sarà fatto tornare sulla terra. Notate la descrizione che l’apostolo Paolo ha fatto di questo meraviglioso evento futuro: «Ecco, io vi dico un mistero. Non tutti morremo, ma tutti saremo mutati, in un momento, in un batter d'occhio, al suon dell'ultima tromba. Perché la tromba suonerà e i morti risusciteranno incorruttibili e noi saremo mutati. Poiché bisogna che questo corruttibile rivesta incorruttibilità, e che questo mortale rivesta immortalità... allora sarà adempiuta la parola che è scritta: La morte è stata sommersa nella vittoria» (I Corinzi 15:51-54). La nostra maratona lungo la via di Dio non è facile, ma il traguardo ha un valore così inestimabile da rendere sopportabile ogni pena. Dio «renderà a ciascuno secondo le sue opere: vita eterna a quelli che con la perseveranza nel bene operare cercano gloria e onore e immortalità» (Romani 2:7). Dovrebbe bastare l’incoraggiamento di Uno che ti ama davvero, perché tu possa iniziare o ritrovare impeto nella tua corsa per quanto irta di ostacoli. Ed è bellissimo correre in comunione fraterna con quelli che ricercano la corona della gloria, la vita eterna. Naturalmente, l’aspetto più importante del nostro correre nella via di Cristo è quello di dare tutta la gloria a Dio, e di perseverare sino alla fine, dandogli così la gioia di vederci arrivare come vincitori a quel mirabile traguardo. BN La corsa della vita e la speranza della gloria Edizione Maggio 2014 Diritti riservati © Vietata la riproduzione anche parziale. Desideri approfondire la tua conoscenza biblica? Richiedi il Modulo d’Iscrizione gratuita al nostro Corso Biblico Tel.: 035.4523573 Fax: 035.0662142 Email: [email protected] Riceverai gratuitamente le nostre pubblicazioni anche via internet! Registrati anche a: www.LaBuonaNotizia.org Direttore responsabile: Carmelo Anastasi. A questo numero hanno collaborato: Carmelo Anastasi, Scott Ashley, Jerold Aust, Don Hooser, John R. Schroeder. Consiglio di Amministrazione: Direzione pastorale: Carmelo Anastasi. Consiglieri pastorali: Angelo Di Vita Consiglieri laici: Vincenzo Alfieri, Sal Anastasi. Redattore estero: Scott Ashley. 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