A
seguito del trattato di Rapallo del 1920, quando i due borghi furono annessi all’Italia, il regime fascista avviò la snazionalizzazione del paese, imponendovi il divieto dell’uso della
lingua slovena, la soppressione di tutte le associazioni e l’esercizio di pesanti pressioni economiche. A causa delle insostenibili condizioni di vita, non pochi furono coloro che intrapresero la via
dell’esilio. Fra essi anche il giovane Pilon, approdato a Parigi, la capitale mondiale dell’arte.
La seconda guerra mondiale coinvolse
Ajdovščina nel vasto moto resistenziale contro il fascismo ed il nazismo. All’indomani
dell’armistizio l’area fu occupata dai tedeschi
e gli orrori della guerra seminarono innumerevoli tragedie.
Le sofferenze della popolazione locale sono
state narrate da Danilo Lokar nella raccolta
di racconti dal titolo Sodni dan na vasi (Il giudizio universale al villaggio), insignita del
premio Prešeren, mentre Walter Bianchi
dedicò la sua Ballata nera alla tragedia del
villaggio di Ustje, raso al suolo dalle fiamme 5 maggio 1945, foto: Edi Šelhaus, Muzej novejše zgodovine v Ljubljani
appiccate dai fascisti.
Verso la fine della guerra, Ajdovščina, ormai territorio liberato,
fu teatro dell’insediamento del primo governo sloveno postbellico. Lo straordinario evento, che vide la partecipazione di una
folla entusiasta e fu immortalato da numerosi corrispondenti e
fotografi, si svolse nella sala Bratina il 5 maggio del 1945.
Tale atto, dettato dalla volontà di ribadire la ferma determinazione di tutti gli sloveni di rimanere padroni sulla propria terra,
fu accolto simbolicamente dagli sloveni del Litorale come un
solenne sanzione della loro appartenenza alla madrepatria,
Križaj, Il monumento all’insediamento
tenuto conto che la provincia di Gorizia e con essa Ajdovščina Svetozar
del primo governo sloveno del dopoguerra, 1989
furono ricongiunte - quanto alla sovranità dei poteri politici ed Foto: Matjaž Slejko
amministrativi - al ceppo nazionale sloveno soltanto del 1947.
Nel 1964-1965 essa fu ristrutturata, su progetto dell’architetto Svetozar Križaj, nativo di Ajdovščina, in sala cinematoAssistette alla stipula del trattato di
grafica. Nel 1989 il governo dell’epoca eresse accanto ad essa pace a Parigi, nel 1946, in qualità di
un stele commemorativa dell’insediamento del primo governo fotografo ufficiale della delegazione jupostbellico. Anche il monumento al primo governo sloveno goslava, anche Veno Pilon.
è opera dell’architetto Svetozar Križaj; esso reca iscritte due
brani, tratti, il primo, da un testo letterario di Ivan Cankar, ed
il secondo, da un’allocuzione del presidente del primo governo
Boris Kidrič, scelti dal poeta Ciril Zlobec. Nel 2005 la sala cinematografica subì un ulteriore restauro e fu intitolata alla memoria del primo governo sloveno.
5 maggio 2005,
foto:
Primož Brecelj
I
primi anni del dopoguerra furono per Ajdovščina un
periodo di rilancio economico e di progresso culturale.
Grazie all’impianto di nuove imprese e di nuove fabbriche,
che si avvalsero delle esperienze accumulate in passato, la cittadina godette di una nuova fioritura economica. Furono avviate numerose officine artigianali e la vita culturale e sociale
lungo entrambe le sponde del torrente Hubelj si riebbe. Nel
1952 i comuni di Ajdovščina, di Šturje, assieme alla maggior
parte dei villaggi circostanti, si fusero in un unico comune.
Grazie all’impianto postbellico di nuove imprese industriali alimentari, del legno e metallurgiche e grazie alla ripresa
dell’attività edile, la cittadina si iscrisse fra le aree industriali
più rigogliose del paese. Dalle ceneri delle attività corali di un
tempo sorse la scuola di musica intitolata a Vinko Vodopivec
e fu avviata la scuola media Veno Pilon. La vita culturale postbellica riprese Stipe Štekar, foto: Veno Pilon, 1931,
ad Ajdovščina Goriški muzej Nova Gorica
grazie soprattutto ad alcune ferventi e tenaci personalità. Štefan
Stipe Štekar (Ajdovščina, 1899 - 1986), appassionato
collezionista di testimonianze del passato, animò assieme ad altri cultori delle arti sceniche, sia in veste
d’attore che di regista, il circolo filodrammatico soppresso fra le due guerre. Raccolse meticolosamente
la documentazione di quell’attività e fra le sue carte
si trovano, accanto alle pubblicazioni di sala dedicate
ai singoli allestimenti, anche i bozzetti scenici dipinti
dal pittore Ivo Kovač.
Veno Pilon e Ivo Lenščak, 1969, foto di ignoto,
Pilonova galerija Ajdovščina
Ivo Kovač (Ajdovščina, 1927 - 2003) conseguì, nei ranghi della seconda generazione degli allievi dell’Accademia di Belle Arti di Ljubljana, il diploma nel
1950 presso i professori Gojmir Anton Kos e France Mihelič. Prima ancora di
accedere all’Accademia, egli aveva partecipato da attore dilettante all’attività
del circolo filodrammatico, mentre più tardi collaborò agli allestimenti ed alle
tournée della compagnia teatrale di Ajdovščina anche in veste di scenografo. In
qualità di insegnante di disegno e di educazione artistica, egli formò generazioni
di giovani locali fino al 1984, anno in cui le condizioni di salute lo costrinsero al
pensionamento. Nel 2003 il borgo natio volle dedicargli, nei vani espositivi della
Pilonova galerija, un’ampia e meritata retrospettiva, a riconoscimento dell’opera
pedagogica ed artistica svolta nel corso di una vita.
A Stipe Štekar, primo gestore postbellico
della sala cinematografica di Ajdovščina,
andato in pensione, succedette il nipote di
Pilon, il pittore accademico Ivo Lenščak
(Ajdovščina, 1929 - 1986). Nel 1988 la
Pilonova galerija allestì una mostra di opere
del Lenščak, il quale aveva appreso i ferri
del mestiere all’Accademia di Belle Arti di
Ljubljana nella classe del professor Gabrijel
Stupica.
L
a ricca tradizione filodrammatica persiste fra gli abitanti del luogo ancor oggi; altrettanto vivace appare la tradizione del canto corale. Il fervore culturale di Ajdovščina è alimentato da artisti, fotografi, architetti - che ne plasmano le fattezze del paesaggio - da musicisti, letterati ed etnografi, che animano un vivace piazza culturale e ad un alacre associazionismo culturale ed artistico. Sono
intitolati a Pilon la scuola media di Ajdovščina, il locale Circolo fotografico e ne vanta infine il nome
di prestigio anche il prodotto di eccellenza delle cantine Vipavska klet, il Vinjak Pilon.
»Io farò ritorno al borgo natio«, annotò Veno
Pilon nel suo volume autobiografico. E quando
all’indomani del giorno di Pasqua del 1968 fece
definitivamente ritorno ad Ajdovščina, insignito
del titolo di cittadino onorario, questo fiero e saldo
borgo fu orgoglioso del suo abbraccio. Benché di
salute malferma, Pilon continuò a produrre. Fece
dono al comune di Ajdovščina di un effigie in bronzo di Ivan Cankar, il quale volge, dal cinquantesimo
anniversario della morte dello scrittore, lo sguardo
dalla piazza verso la sala del primo governo sloveno. Fu dato alle stampe un opuscolo con le versioni La facciata della Pilonova galerija, foto: Primož Brecelj, 2008
francesi di poesie di autori sloveni curate dall’artiLa Pilonova galerija, investita anche del
sta, recante il titolo Rdeči nageljni za Pariz (Garofani rossi ruolo istituzionale di museo, gode fama in paper Parigi)... mentre nel 1970 Pilon fu insignito del Premio tria ed all’estero di influente centro espositivo di
opere d’arte contemporanea. Le redini di curaPrešeren per l’impegno artistico di una vita nonché della tore furono assunte, a partire dalla sua fondazimassima onorificenza del comune di Ajdovščina, la me- one, da Danilo Jejčič, insigne incisore locale. Nel
daglia commemorativa del 5 maggio 1945. La malattia che 1996, in occasione delle celebrazioni dedicate
al centenario della nascita di Veno Pilon, egli
afflisse Pilon subì un brusco aggravamento e negli ultimi cedette il testimone all’attuale direttrice, la congiorni egli fu assistito dalla nipote Pavla Lutman. Si spense sulente museale dottoressa Irene Mislej. Al piano
all’indomani del suo 74° compleanno nel modesto alloggio mansardato fu inaugurata, il 3 dicembre 2005,
sempre su progetto dell’architetto Križaj, anche
sopra l’ex farmacia che il comune gli aveva assegnato al ri- la sezione fotografica del museo, con una serie di
entro da Parigi.
immagini scattate dall’autore a Parigi.
Dopo la morte del padre Veno, il figlio Dominique Pilon,
L’architetto Svetozar Križaj (Ajdovščina,
residente a Parigi, fece dono alla città di Ajdovščina del lascito artistico paterno. Gli operatori culturali e gli uomini 1921 - 1996) fu insignito, per l’opera di recupero della casa Pilon, del premio Plečnik per il
politici locali si adoperarono per trovargli un’idonea col- 1975, la massima onorificenza slovena in campo
locazione, talché nel 1973 furono inaugurati, sull’ex Via architettonico. Fino al 1943, anno in cui ragimperiale, l’odierna via Prešeren, i vani della Pilonova ga- giunse, con il nome clandestino di Švejk, le file del
movimento di liberazione nazionale, egli aveva
lerija. Il restauro dell’ex casa paterna dell’artista, effettua- studiato alle facoltà tecniche degli atenei di
to su disegni progettuali dell’architetto Svetozar Križaj, fu Padova e di Bologna. Nel dopoguerra completò
inaugurato nel 1978 e nel mese di febbraio vi fu esposta, al gli studi presso il dipartimento di architettura
dell’Università di Ljubljana nella classe del proprimo piano, la collezione permanente delle opere di Pilon. fessor Jože Plečnik. Egli vanta al suo attivo nuNel corso degli anni la galleria, il nucleo originario della merose opere di design e progetti architettonici,
sua collezione s’arricchì, grazie all’acquisizione di ulteriori molti dei quali - fra essi lo stabilimento balneare
sala cinematografica ad Ajdovščina nonché
opere dell’autore, conservate da vari amici, soprattutto da elelacase
a schiera di Vipava - impressero un tratto
Danilo Lokar e dai parenti, nonché di opere provenienti dal indelebile alla cittadina natia ed ai suoi dintorni.
lascito del pittore Rihard Jakopič.
Danilo Jejčič (nato il 1933 ad Ajdovščina), ha studiato al dipartimento di
pittura dell’Accademia di Belle Arti di Ljubljana presso il professor Gabrijel
Stupica. Assolti gli studi, svolse dapprima la professione d’insegnante di
educazione artistica, per passare quindi, dal 1973 al 1996, anno del suo
pensionamento, a dirigere la Pilonova galerija di Ajdovščina. Fece parte
del rinomato sodalizio artistico transfrontaliero 2xGO, e fu membro
dell’Associazione degli artisti del litorale Settentrionale (DSLUP, Društvo
Slovenskih Likovnih Ustvarjalcev Primorske) e dell’Associazione degli artisti sloveni (DSLU). Sempre alle prese con l’arte dell’incisione,egli dedica
negli ultimi tempi un’attenzione sempre più intensa alla fotografia.
La conferenza di Pace di Parigi, foto: Veno Pilon,
1946, Pilonova galerija Ajdovščina
I soci del circolo filodrammatico di Ajdovščina, 1946, foto di ignoto, Goriški muzej Nova Gorica
Ivo Kovač, “Žapuže/Pomlad” (Žapuže/Primavera),
1962, acquerello, propietà privata
Danilo Jejčič, “Alfa in Omega” (Alfa ed Omega), 2004, serigrafia a colori, proprietà dell’autore
Il pittore e fotografo Veno Pilon (Ajdovščina, 22 settembre 1896 - 23
settembre 1970) nacque nella famiglia di Urška di Podraga e di Domenico Menigo di Mossa del Friuli. Assolto il ginnasio reale di Gorizia, fu richiamato
alle armi, fatto prigioniero in Galizia ed internato in Russia, dove partecipò
alla Rivoluzione d’Ottobre. Nel 1918 rientrò in patria ed espose a Ljubljana
gli acquerelli creati nel corso della prigionia in Russia. L’anno successivo intraprese gli studi all’Accademia di Belle Arti di Praga per proseguirli poi a
Firenze ed a Vienna. Rientrato a casa nel 1921, assunse dalle mani del padre,
ormai ammalato, le redini della conduzione del panificio. Col tempo sistemò
nel borgo natio un proprio studio artistico e le opere risalenti a quel periodo
costituiscono i vertici della sua opera pittorica. Partecipò, nel frattempo, a numerose mostre collettive e contribuì nel 1924 con alcune incisioni, capostipite
di una serie di artisti sloveni, alla Biennale di Venezia. Nel 1928 si trasferì a
Parigi, radicandovisi e dedicandosi soprattutto alla fotografia, divenuta ormai
per lui e la famiglia, fonte di sostentamento. Dal matrimonio con Anne Marie
Guichard nacque il figlio Dominique e l’album dell’artista si popolò d’un tratto
anche di immagini familiari, dalle quali emerge la figura di un fiero padre e
marito. A guerra finita, Pilon accolse nella sua abitazione di Montparnasse
frotte di connnazionali in visita a Parigi, perlopiù intellettuali ed artisti, molti
dei quali ne ricordano infatti proprio l’indefessa azione di informale addetto
culturale sloveno. S’impegnò saltuariamente nell’organizzazione di mostre,
vestì i panni di redattore, illustratore e traduttore, persino quelli di scenografo
e di attore, e contribuì non poco alla realizzazione del primo lungometraggio
sloveno Na svoji zemlji - Sulla propria terra. Si cimentò nell’arte della versificazione (Orakelj slikarjev - L’oracolo dei pittori, 1968). La Moderna galerija
di Ljubljana ne allestì nel 1954 un’ampia mostra di disegni, pitture e fotografie
alla quale fece seguito, nel 1966, una retrospettiva ancor più vasta. L’anno precedente era uscito il suo volume di memorie Na robu - Sull’orlo e Pilon avvertì
sempre più intenso il richiamo del natio borgo, al quale finì per corrispondere
tre anni prima di morire. L’emittente radiotelevisiva di stato slovena girò, ad
autore ancora in vita, un documentario sulla vita e l’opera dell’artista.
Ajdovščina
Veno Pilon, Nudo femminile assiso (La Paffutella), 1926, olio su
tela, Pilonova galerija Ajdovščina
E
al pari di Pilon che amò la vita fino, per così dire, a traboccarne (Na
robu - ossia Sull’orlo, suona il titolo del volume delle sue memorie)
anche le donne e gli uomini di Ajdovščina se ne lasciano pervadere attraverso la città, i suoi angoli più reconditi, fino alle sue più remote propaggini,
percosse dalle scudisciate della bora.
Luigi Spazzapan, Veno Pilon, 1925, bronzo,
Pilonova galerija Ajdovščina
DA ESPLORARE INOLTRE
La collezione permanente delle marionette di Milan Klemenčič si conserva
al piano mansardato del Teatro delle Marionette (Lutkovno gledališče) di
Ljubljana.
Il fondo memoriale del Lokar si conserva presso la Biblioteca Lavrič ad
Ajdovščina.
Editore: Comune di Ajdovščina
Produttore: Pilonova galerija Ajdovščina
Testo: Tanja Cigoj
Versione italiana: Ravel Kodrič
Prima edizione: marzo 2008
Prodotto da: V&H d.o.o Ajdovščina
L’immagine in copertina: Ajdovščina in una cartolina del 1899, Goriški
muzej Nova Gorica
Pilonova galerija Ajdovščina
Prešernova ulica 3, 5270 Ajdovščina, Slovenija
tel. : ++386 (0) 5 36 89 177, fax: ++386 (0) 5 36 89 178
e-mail: [email protected]
www.venopilon.com
TIC Ajdovščina
Lokarjev drevored 8, 5270 Ajdovščina, Slovenija
tel.: ++386 (0) 5 36 59 140
e-mail: [email protected]
www.tic-ajdovscina.si
Ungheria
Austria
Slovenia
Italia
Croazia
Attraverso
un secolo
di vita culturale
A
i primi del Novecento, il borgo di Ajdovščina conobbe una vera e propria fioritura economica.
Heidenschaft, all’epoca dominio asburgico, si vide attraversare per la prima volta da una locomotiva, dai rubinetti delle sue abitazioni sgorgò per la prima volta l’acqua, le case furono illuminate
dal filo delle lampadine reso incandescente dalla corrente elettrica e dal cortile del notabile locale
ruggì il motore della prima automobile della vallata …”
Uno dei centri amministrativi della
Contea di Gorizia e Gradisca nonché sede municipale e del distretto
giudiziario, Ajdovščina rivestiva un
ruolo importante grazie anche alla
sua collocazione ai limiti della contea. Il torrente Hubelj segnava infatti ormai da secoli il confine fra la
Contea di Gorizia e la Carniola, un
confine che il tempo non è ancora
riuscito a sradicare dalla coscienza
degli abitanti.
Ad Ajdovščina, evoluta da borgo Palazzo Edling, cartolina del 1900, Goriški muzej Nova Gorica
rurale in cittadina industriale ed
Palazzo Edling, l’imponente palazzo barocco di un tempo che gli Edling
artigianale, operavano all’epoca tre vendettero
nel 1855 alla famiglia goriziana dei Bolaffio, ha subito nel corso dei
impianti industriali - una filatura, decenni numerosi rimaneggiamenti che - gradualmente ma inesorabilmente una fabbrica di vernici ed il mulino valsero a sbiadirne l’aspetto »nobiliare«.
a rulli di Jochmann.
Dalla metà del Seicento, Ajdovščina e
Gli artigiani di Ajdovščina - dediti alla siderurgia, alla produla sua autorità giudiziaria furono appanzione calzaturiera ed alla sartoria - provvidero, al di là del pro- naggio della casata sveva degli Edling von
prio sostentamento - anche allo sviluppo economico del luogo. Laussenbach. Il conte Giovanni Nepomuk
Ne testimonia anche la vicenda di Domenico - Menigo Pilon e Jakob Edling (Gorizia, 1751 - Vienna,
apprese sin da piccolo lo sloveno nel
del suo panificio, avviato grazie all’aiuto prestatogli da Angelo 1793)
castello avito di Ajdovščina. Si distinse nel
Casagrande. Questo esponente di una delle famiglie locali più promuovere l’istruzione elementare in lingua
facoltose dell’epoca, fu fra i più accesi fautori dell’introduzione slovena nonché nel ruolo di traduttore della
prima opera pedagogica in lingua slovena,
della linea ferroviaria lungo la Valle del Vipacco nel 1902.
Sin dal Cinquecento sorsero lungo le rive del torrente Hubelj diversi opifici, negli
anni Venti del Novecento poi persino una centrale idroelettrica, presso la quale,
peraltro, prestò per un certo periodo servizio di segretario anche il pittore Veno
Pilon.
«Non erano ancora scoccate le cinque del mattino
quando dal monte Gora e dai
villaggi più remoti i lavoratori si riversavano al nostro
panificio per rifocillarsi ed
acquistare un pezzo di pane,
prima di rinchiudersi per
dodici ore nell’atmosfera
soffocante delle fabbriche.
Spesso vi giungevano fradici
e quante volte mamma Urška
asciugò i loro panni sopra il
forno o prestò loro dei sacchi
per ripararsi dalle intemperie della pioggia e della
bora.« Veno Pilon, Na Robu
(Sull’orlo), Slovenska Matica,
Ljubljana, 1965, pag. 47.
Veno Pilon, “ Stara elektrarna na Hublju” (La vecchia centrale idroelettrica sul Hubelj), 1923, olio su tela,
Pilonova galerija Ajdovščina
Veno Pilon, “Moj oče Menigo”
(Mio padre Menigo), 1923, olio su tela,
Pilonova galerija Ajdovščina
A
i tempi dell’infanzia di Pilon, vivano ad Ajdovščina, oltre ai facoltosi Jochman, tre famiglie
agiate - i Casagrande, i Bianchi ed i Bolaffio. I notabili del borgo provvidero al benessere della
popolazione e promossero la vita culturale ad Ajdovščina ed a Šturje. La popolazione - nel 1910
Ajdovščina contava 910 abitanti, mentre Šturje 576 - era impegnata in una fitta rete associazionistica: la Società di lettura Edinost, la Società di lettura e canto, l’Orchestra di mandolini (“tamburice”)
Danica, la succursale femminile e maschile della Società dei Santi Cirillo e Metodio, la filiale locale
della Società Alpina Slovena (contribuì alla sua fondazione, in misura cospicua, Edmund Čibej),
l’organizzazione dei Sokol nonché la Biblioteca popolare intitolata al Lavrič.
La biblioteca, che reca il nome di uno
dei protagonisti del risorgimento sloveno, Karel Lavrič (Prem, 1818 - Gorizia,
1876), il quale esercitò fu per un periodo
la professione di avvocato ad Ajdovščina,
opera sin dal 1907. Con la sua dedizione
alla causa nazionale slovena, il Lavrič
contribuì a diffondere la coscienza nazionale fra la popolazione, lasciandole in
dote l’undicesima Società di lettura slovena. In occasione del trentennale della
sua morte, il notaio Lokar promosse
l’istituzione di una biblioteca dedicata
alla sua memoria ed arricchita dei voluPale presso Ajdovščina (già fabbrica, poi birreria, oggi ruderi muti), foto: Veno Pilon, 1922-1925,
mi della sua biblioteca personale.
Slovenski etnografski muzej v Ljubljani
Artur Lokar (Ajdovščina, 1865 - 1926) fu notaio ad Ajdovščina,
uomo politico, filantropo e fervido patriota ma anche un gioviale
buontempone, al punto che continua a tramandarsi la memoria dei
suoi tiri birboni. Promotore dell’associazionismo ad Ajdovščina,
fautore e protagonista della sua elettrificazione, della posa della condotta idrica e dell’arredo urbano del borgo nonché pluriennale vicesindaco del comune di Ajdovščina, egli ebbe costantemente a cuore
l’elevazione culturale e morale della popolazione. Riposa nella tomba
di famiglia presso il cimitero di Ajdovščina.
destinata agli insegnanti del trivio, un testo
che costituisce peraltro il primo tentativo di
utilizzo dello sloveno a scopi scientifici.
Edmund Čibej (Lokavec, 1861 - 1945); insegnante,
cronista e sindaco di Lokavec fino al 1926, anno in cui le
autorità italiane abolirono quel comune. Prestò fra l’altro
servizio anche in località Dol (Predmeja), introducendovi
il primo paio di sci per le discipline nordiche. Nel 2005
l’associazione Gora dette alle stampe tutti gli scritti del locale cronista sinora rinvenuti.
Il villaggio di Lokavec deve la sua fama soprattutto
all’attività dei suoi fabbri e dei suoi cocchieri. La locale
chiesa parrocchiale di San Lorenzo fu edificata negli anni
Trenta del XX secolo su progetto dell’architetto ed urbanista Max Fabiani (Kobdilj, 1865 - Gorizia, 1962), capostipite, assieme all’architetto Jože Plečnik, dell’architettura
moderna in terra slovena.
Le marionette
dell’allestimento del
Faust a cura di Milan
Klemenčič,
foto: Sanda Hain, 2007
Milan Klemenčič (Solkan, 1875 - Ljubljana, 1957), pittore, marionettista,
scenografo e fotogafo, autore delle prime fotografie a colori in Slovenia, studiò
pittura all’Accademia di Belle Arti a Venezia ed a quella di Brera a Milano,
più tardi anche a Monaco di Baviera, dove frequentò anche un corso di drammaturgia. Dal 1903 fino alla coscrizione nel 1914 egli visse con la famiglia a
Šturje, dapprima nella Filipova hiša, proprietà dell’amico e collega Avgust
Schlegel. In qualità di impiegato del tribunale prestò servizio presso gli uffici
del castello di Ajdovščina, più tardi fu insegnante di disegno alla Scuola di avviamento avanzato all’artigianato di Ajdovščina. Nel 1920 fondò a Ljubljana
il Teatro sloveno delle marionette. Dal 1930 fu presidente onorario della Lega
jugoslava dei marionettisti, nel 1958 l’Associazione internazionale del teatro di
marionette UNIMA lo elesse membro onorario alla memoria.
La località di Štuje
è stata pure nobilitata dall’impegno
artistico e politico
del pittore e poliglotta Avgust Schlegel
che il giovane Pilon
incontrava fra le
rovine dell’edificio
Pali.
Veno Pilon, “Portret notarja Lokarja” (Ritratto del notaio Lokar), 1927, bronzo, (il busto
è stato collocato nel giardino pubblico di Ajdovščina il 25 maggio 1976), foto: Matjaž
Slejko, 2008
La chiesa di San Lorenzo a Lokavec, foto: Matjaž Slejko, 2008
Gli interni della chiesa di Sant’Antonio da Padova in località
Fužine sopra Ajdovščina, foto: Primož Brecelj, 2008
P
el corso della prima guerra mondiale Ajdovščina e
Šturje furono teatro, in ragione della loro posizione
nelle immediate retrovie del fronte, di vivaci movimenti di
sfollati e di interminabili colonne di militari che le percorrevano di notte e di giorno. Cessarono le attività produttive
lungo le sponde del Hubelj, gli impianti e le officine furono
occupate da guarnigioni militari, la filanda fu attrezzata ad
ospedale da campo. Fino al novembre del 1917, quando il
fronte si spostò dall’Isonzo al Piave, Ajdovščina funse in
un certo senso da capoluogo amministrativo dell’area non
occupata della contea di Gorizia.
A monito di quelle vicende rimane, presso il camposanto
centrale di Ajdovščina, l’estrema dimora dei soldati e degli
ufficiali caduti. Il suo nuovo ed ampliato assetto architettonico, munito di una cappella mortuaria, è opera dell’architetto Tone Bitenc.
ilon assaporò per la prima volta il fascino dell’arte,
sbirciando attraverso le finestre dei vicini facoltosi
della famiglia Casagrande, frequentata anche dal primo
mentore artistico del giovane Veno, nonché pioniere dell’arte delle marionette in terra slovena, Milan Klemenčič,
originario di Šturje. Nel 1910 ebbe così luogo, al lume
pittoresco delle lampade a petrolio, il primo spettacolo
di marionette allestito presso l’abitazione dei Klemenčič
a Šturje, un’esperienza che ben presto attrasse il giovane
Pilon a collaborarvi.
Gli interni della chiesa di San Giorgio a Šturje,
foto: Damijan Vidic, 2008
Fu un cultore di storia locale di Ajdovščina e Šturje l’insegnante
Pavel Plesničar (Krnica pri Trnovem, 1880 - Ljubljana, 1947). Si
fece promotore, divenendone poi direttore, della Scuola avanzata
d’avviamento artigianale, istituita nel 1910, che fornì per la prima
volta ai giovani del luogo la possibilità di proseguire gli studi senza
dover più recarsi a Gorizia, Postumia, Ljubljana od ancora più in
lontano. Il suo volume dal titolo Ajdovščina, pogled v njeno preteklost (Ajdovščina, uno sguardo sul suo passato), da lui terminata, in
qualità di attento cronista del proprio tempo, nel corso della seconda
guerra mondiale, rimane ancor oggi un’apprezzata collezione di vicende del passato nonché una preziosa fonte di dati.
N
P
Autoritratto, Milan Klemenčič,
Pokrajinski arhiv Nova Gorica
ilon ritrasse entrambi i Lokar - Danilo in
olio ed in fotografia, mentre l’effigie bronzea del volto di Artur orna il giardino pubblico di
Ajdovščina, il cui impianto del 1921 si deve, assieme
all’assetto urbanistico dell’area che circonda la chiesa, all’ingegno dell’architetto Maks Fabiani.
Danilo Lokar (Ajdovščina, 1892 - 1989); scrittore e medico, si
dedicò alla letteratura sin dagli anni in cui frequentò il ginnasio reale a Gorizia. Assolse a Vienna lo studio della medicina, conseguendo
la specializzazione a Zagabria. Dal 1925 svolse la professione ad
Ajdovščina, nell’ambulatorio allestito al primo piano della villa di
sua proprietà. Nel corso della seconda guerra mondiale militò nella
resistenza come medico partigiano. Nel 1951 lasciò la professione per
dedicarsi completamente alla scrittura, impegno che gli fruttò, qualche anno più tardi, la pubblicazione del primo libro dal titolo Podoba
dečka (La figura del ragazzo). Nel 1959 fu insignito del premio
Prešeren per la raccolta di racconti dal titolo Sodni dan na vasi (Il
Giudizio universale al villaggio). I suoi racconti narrano eventi tratti
dalla sua esperienza autobiografica e si distinguono per l’acuta introspezione psicologica nelle vicende della vita e dell’arte nonché per
un profondo attaccamento dell’uomo alla natura. L’emittente radiotelevisiva slovena girò su questo illustre cittadino di Ajdovščina, ad
autore ancora in vita, un documentario
Veno Pilon, Walter Bianchi da ballerino, foto: Veno Pilon,
attorno al 1935, Pilonova galerija Ajdovščina
1907,
Danilo tuttavia non fu l’unico a saper maneggiare la penna in
famiglia, avendo sua sorella Ancia Lokar (Ajdovščina, 1897 Ljubljana, 1976) lasciato ai posteri un ricco volume di memorie, una
preziosa testimonianza dell’epoca e soprattutto un toccante tratteggio della situazione postbellica in patria.
Walter Bianchi (Ajdovščina, 1897 Ljubljana 1983); figlio del naturalista dilettante
Anton Karl Vincenc Bianchi, aveva anch’egli intrapreso lo studio delle scienze naturali, senza
peraltro condurlo a termine. Apprese in Svizzera
i ferri del mestiere nell’arte della creazione di
paralumi, campo in cui eccelse, dopo essersi
trasferito a Parigi, alla fine degli anni Venti, in
qualità di designer. Narrano del suo soggiorno
parigino numerose istantanee scattate da Pilon,
mentre Bianchi ricorda il pittore nei suoi scritti.
I suoi raffinati paralumi d’autore furono esposti
nel 2006 nella Pilonova galerija.
L’ospedale ausiliare della Croce Rossa nella ex-fabbrica di vernici (»Farberaj«) di Ajdovščina nel
corso della Grande Guerra, fotografia di ignoto, Goriški muzej Nova Gorica
L’imperatore Carlo I° concede udienza nella Villa Jochmann
nel corso della sua visita ad Ajdovščina, collezione di Svetozar
Križaj, foto di ignoto, Ajdovščina
L’odierna chiesa parrocchiale di San Giorgio a Šturje fu eretta nella seconda metà del Seicento ed ampliata verso la metà dell’Ottocento, epoca alla quale
risale anche la pala d’altare di Matevž Langus. Nel corso degli anni Sessanta del
Novecento accolse l’arredo pittorico di Tone Kralj.
Queste terre furono per ben due volte meta di visite dell’ultimo imperatore austriaco Carlo I°. Nel giugno del 1917, quando l’imperatore sostò ad Ajdovščina ed
a Šturje, vi ricevette nell’allora villa Jochmann, divenuta più tardi Villa Rizzato,
i notabili locali, fra i quali anche Anton Bianchi Jr, padre di Walter Bianchi.
Avgust Schlegl (Schlegl), (Šturje, 1856 - 1908); pittore e uomo politico,
studiò pittura a Venezia, Firenze ed a Roma. Ricoperse il ruolo di segretario
comunale di Ajdovščina e fu per tre volte eletto sindaco di Šturje. Le sue opere
ornano fra l’altro anche gli interni della chiesa succursale di Sant’Anonio di
Padova a Fužine sopra Ajdovščina.
Veno Pilon, Danilo Lokar, foto: Veno Pilon, 1931,
proprietà privata, Ljubljana
Rimpatriato alla fine della guerra nella natia Ajdovščina dalla prigionia che
lo aveva condotto in terra russa, Pilon
accese gli animi degli amici con infervorate descrizioni del paese e della sua
cultura. »Il suo spirito ci avvolgeva in
magiche spire«, scrisse della narrazione
del Pilon il suo vicino di casa nonché
amico d’infanzia WalterBianchi, ricordato da un ritratto ad olio eseguito da
Pilon nel 1923.
In quegli anni Pilon aveva stretto amicizia con il concittadino, medico e scrittore nonché nipote del notaio Lokar,
Danilo Lokar. Nella sua veste di letterato, oltre che d’amico, il dottor Lokar
accompagnò l’itinerario artistico del
Pilon fino alla sua emigrazione a Parigi.
Pilon assieme all’amico Danilo Lokar alla retrospettiva allestita dalla Moderna galerija di
Ljubljana, 1966, archivio fotografico della Moderna galerija di Ljubljana
Anica Lokar, »Od Anice do Ane Antonovne«
(Da Anica ad Ana Antonovna), Ljubljana,
Mladinska knjiga, 2002
L’odierna chiesa di Ajdovščina, dai tratti tardo barocchi, consacrata a San Giovanni Battista, è menzionata per la prima volta nel 1507. Nel 1770, il pittore
Anton Cebej la decorò di affreschi e delle immagini
delle 14 stazioni della Via Crucis, una delle più celebri
interpretazioni barocche del tema in ambito sloveno.
Anton Cebej (Šturje, 1722 - 1774), rientra, assieme a Valentin
Metzinger, Fortunat Bergant e Fran Jelovšek, nel novero dei più importanti pittori barocchi sloveni. Questo stimato ed amato decoratore
di chiese, pittore ed autore di affreschi, operò nel Litorale austriaco,
dove affrescò quasi interamente gli interni della chiesa di San Pietro a
Dobravlje, nonché nella Slovenia centrale, nella Carniola inferiore, in
Stiria, nella Bela Krajina fino alle soglie della Croazia.
La chiesa di San Giorgio a Šturje,
foto: Primož Brecelj, 2003
Anton Cebej, VIII Stazione della Via Crucis, chiesa di San Giovanni
Battista ad Ajdovščina
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