Poste Italiane S.p.A. Spedizione in Abbonamento Postale - DL 353/2003 (conv. in L 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 - DCB - Perugia
Anno XIX n.4/2013 - €22,00
Anno XI X n. 4/2013
I problemi ecologici ed economici
dell’esplosione demografica del cinghiale: quali
soluzioni per le Aree protette e l’agricoltura
Alessandro Rossetti
Francesca Giannini
Gisella Monterosso
Alessandra Somaschini
Andrea Monaco
Giuseppe Puddu
Valeria Gargini
Strumenti applicativi per la valutazione della
gestione delle Aree protette: la metodologia
MEVAP applicata ai Parchi regionali della
Toscana
Davide Marino
Angelo Marucci
Margherita Palmieri
Pierluca Gaglioppa
Paolo Pigliacelli
Le trasformazioni territoriali tra spazio urbano
e spazio rurale in Colombia: la sfida di un
progetto urbanistico a Medellín
Mario Tancredi
I territori, i paesaggi e la cultura del vino:
Franciacorta, Chianti, Bolgheri
ISSN 1123-5489
Antonella Anselmo
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e della tutela del territorio e del mare e del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti
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Caporedattore
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Hanno scritto sul n 4/2013:
Antonella Anselmo, Pierluca Gaglioppa,
Valeria Gargini, Francesca Giannini,
Davide Marino, Angelo Marucci, Andrea Monaco,
Gisella Monterosso, Margherita Palmieri,
Paolo Pigliacelli, Alessandro Rossetti,
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Convenzioni di collaborazione scientifica con:
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Reg. Trib. N. 286 del 27 giugno 1994
(ai sensi della Decisione della Corte d’Appello di Roma,
I Sez. Civile del 10 febbraio 1999)
G a z z etta A mbiente n 4 / / 2 0 1 3
I problemi ecologici ed economici dell’esplosione demografica del
cinghiale
Intervista multipla agli addetti ai lavori sulla gestione dei cinghiali all’interno
delle Aree protette..............................................................................................7
intervistati: Alessandro Rossetti, Francesca Giannini, Gisella Monterosso, Alessandra Somaschini,
Andrea Monaco
Dall’esperienza di campo all’analisi delle criticità nella valutazione dei danni da fauna
alle colture agricole................................................................................................41
di Giuseppe Puddu
Danni provocati dalla fauna selvatica e interventi di prevenzione nel Parco regionale Valle
del Treja.................................................................................................................55
di Valeria Gargini
Strumenti applicativi per la valutazione della gestione delle Aree
protette
L’approccio MEVAP ai Parchi regionali toscani .......................................................62
di Davide Marino, Angelo Marucci, Margherita Palmieri, Pierluca Gaglioppa, Paolo Pigliacelli
Urbanistica e Territorio
Le trasformazioni territoriali tra spazio urbano e spazio rurale
Colombia: la sfida di un progetto territoriale a Medellín e nella Depresión
Momposina..........................................................................................................83
di Mario Tancredi
Economia e Territorio
L’economia a difesa del territorio e del paesaggio
I territori, i paesaggi e la cultura del vino..........................................................119
di Antonella Anselmo
Sommario
Aree protette
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G a z z e t ta A m b i e n t e n 4 // 2 0 1 3
Ancora una volta un dossier sulla fauna “problematica”, anzi, sul più problematico di tutti gli animali, dentro e fuori le Aree protette: il cinghiale.
Nella fauna italiana ed europea il cinghiale riveste un ruolo del tutto peculiare, sia per alcune intrinseche caratteristiche biologiche (ad esempio la
grande adattabilità e l’elevato potenziale riproduttivo), sia perché è indubbiamente la specie più “manipolata” dall’uomo ed è quella che desta maggiori preoccupazioni per l’impatto negativo esercitato sull’agricoltura e sulla
biodiversità. Come in altri Paesi europei, anche in Italia negli ultimi decenni
il cinghiale ha notevolmente ampliato il proprio areale e incrementato le
popolazioni. La situazione, in molti contesti, è fuori controllo; le densità
sono talmente elevate da rendere impossibile la convivenza tra la specie e
l’agricoltura, tra la specie e la biodiversità. Le cause di questa innaturale
espansione ed aumento delle densità sono da imputare in buona parte all’azione dell’uomo (in particolare, rilasci di soggetti allevati e incremento della
produttività attraverso il foraggiamento) che, a partire dagli anni ’50, ha
mostrato un crescente interesse verso il prelievo venatorio della specie.
I problemi di carattere ecologico ed economico posti dalla presenza del
cinghiale derivano anche dalla rigida suddivisione del territorio in istituti di
gestione faunistica con differenti finalità: da una parte quelli in cui è prevista l’attività venatoria e dall’altra quelli in cui la caccia è del tutto vietata ai
sensi della Legge n. 394/91 (Legge quadro sulle Aree protette), o della Legge
n. 157/92 (Legge quadro sulla caccia). Aree protette e territorio cacciabile
non sono, tuttavia, entità separate da barriere invalicabili, ma un sistema
ecologicamente continuo, spesso occupato dalle stesse popolazioni di cinghiale. È per tale motivo che la cronica assenza di strategie di gestione della
specie, coordinate e condivise tra ambiti di caccia e di protezione ha, fino ad
oggi, impedito un’adeguata pianificazione della presenza del cinghiale ed un
controllo efficace degli impatti che esso esercita sulle attività antropiche.
Come già detto all’inizio, il tema del cinghiale come specie critica è stato
trattato diffusamente anche nel primo dossier sulla fauna problematica
(GAZZETTA ambiente n. 1/2012), dove diversi Autori hanno illustrato una
molteplicità di punti di vista: ecologico, genetico, sociale, gestionale, nor-
Aree protette
I problemi ecologici ed
economici dell'esplosione
demografica del cinghiale
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Aree protette
mativo. Questa volta i curatori Andrea Monaco e Roberto Sinibaldi hanno
scelto un solo punto di vista, quello di chi si occupa quotidianamente della
gestione della specie e dei problemi all’interno della propria Area protetta,
ma reso nella molteplicità delle declinazioni dei diversi contesti (geografici,
dimensionali, socio-culturali). Per provare a rendere efficacemente il senso della pluralità delle voci, la scelta stilistica è stata quella dell’intervista
multipla. Tecnici naturalisti e direttori di Aree protette nazionali e regionali
si sono confrontati sui temi che attualmente dominano il dibattito in campo
nazionale, ovviamente con uno sguardo anche su quello che succede fuori
dalle Aree protette: l’adeguatezza e i limiti dell’attuale quadro normativo, il
rapporto tra danni all’agricoltura e conflitti sociali conseguenti, le difficoltà
del controllo delle densità di popolazione, il destino degli animali abbattuti o catturati, la responsabilizzazione dell’agricoltore di fronte al danno e
la sostenibilità sociale ed economica del sistema indennizzo-prevenzione.
Questi sono solo alcuni dei punti sui quali gli intervistati si sono confrontati,
esprimendo opinioni non sempre allineate e, talvolta, perfino discordanti, ad
ulteriore riprova dell’impossibilità di trovare una ricetta, un’equazione gestionale adatta per tutte le situazioni e della necessità di utilizzare approcci
articolati e sito-specifici per affrontare problemi complessi come quelli posti
dalla compresenza tra cinghiale e uomo.
Altri due articoli completano il dossier. Il primo di valenza più generale, a
partire dall’attuale assenza di modalità omogenee di realizzazione delle perizie del danno causato dalla fauna selvatica, indaga l’elemento critico della
titolarità a richiedere l’indennizzo e propone un approccio metodologico
esplicito al rilevamento e alla stima del danno. Il secondo è un interessante
caso studio, relativo ad una riserva regionale laziale, nella quale l’adozione
di strumenti di prevenzione, commisurata alle necessità e tecnicamente ineccepibile, ha portato, in pochi anni, alla drastica riduzione dei danni causati
dal cinghiale e del conseguente conflitto sociale.
55
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Aree protette
Danni provocati dalla fauna
selvatica e interventi di
prevenzione nel Parco regionale
Valle del Treja
di Valeria Gargini
Tecnico naturalista del Parco regionale Valle del Treja
Il monitoraggio costante della distribuzione geografica e dell’entità dei danni provocati alle colture agricole dalla fauna selvatica è uno strumento fondamentale
per conoscere e comprendere il fenomeno “danno” e per verificare l’efficacia degli
interventi gestionali intrapresi. Per questo motivo, ormai da diversi anni, il Parco
regionale Valle del Treja ha messo a punto un sistema informativo territoriale che
raccoglie tutte le informazioni relative agli indennizzi erogati per compensare i danni
arrecati dalla fauna selvatica alle coltivazioni nel territorio di sua competenza. Oltre
alle caratteristiche quantitative e qualitative del dato, il database ne contiene anche
le informazioni spaziali, la georeferenziazione, consentendo elaborazioni temporali
e geografiche essenziali per monitorare il fenomeno. Il database è costantemente
aggiornato e i dati periodicamente elaborati, al fine di avere un quadro della situazione sempre molto preciso.
Tra il 1994, primo anno in cui sono stati concessi, e il 2012, il Parco ha erogato complessivamente 154 indennizzi per una spesa complessiva di 50.174 euro (le somme
di denaro sono state rivalutate anno per anno per essere confrontabili). In questi 19
anni si è avuta quindi una media di 8,1 richieste indennizzate l’anno, corrispondenti a
un costo medio annuo di 2.640 euro. I dati, nel loro insieme, ci mostrano che la gran
parte degli eventi è stata causata da cinghiali, mentre i danni causati da altre specie
sono molto contenuti e riguardano principalmente istrici, che vanno a mangiare verdure e ortaggi negli orti, e, molto limitatamente, volpi, che condividono con i cinghiali
i danni prodotti nei vigneti. Le colture maggiormente interessate sono senza dubbio
Figura 1.
Uso del suolo dell’area
di competenza del P.R.
Valle del Treja per il
risarcimento dei danni
causati dalla fauna
selvatica alle colture
(superficie totale 926
ettari).
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Aree protette
i noccioleti: più del 70% delle pratiche si riferisce a indennizzi per danni arrecati
a questa coltura. Ciò è spiegabile, in primo luogo, con la rilevante estensione nel
territorio dei noccioleti rispetto alle altre coltivazioni (Fig.1), ma anche per l’appetibilità del prodotto, che i cinghiali trovano maturo proprio nel periodo estivo, quando
è minore la disponibilità alimentare nel bosco. Questa preferenza si riflette nella
distribuzione dei danni nel corso dell’anno, con gli eventi concentrati nel periodo
compreso tra agosto e settembre, in cui sono avvenuti rispettivamente il 20% e il
60% dei casi denunciati.
Questi pochi dati sono utili per delineare il fenomeno nel complesso, ma il dato medio, così descritto, nasconde nella realtà un’ampia variabilità. Se specie e coltivazioni
interessate rimangono pressoché costanti nella serie storica, numero ed entità degli
indennizzi varia considerevolmente, passando da un valore minimo di 0 indennizzi
nel 1997, a un valore massimo di 26 nel 2005, cui è corrisposto un costo per l’Ente di
quasi 9.000 euro. Per questo motivo, molto più interessanti ai fini del monitoraggio
sono le informazioni che si possono ricavare dal grafico dell’andamento degli indennizzi nella serie storica (Fig. 2).
Nel primo decennio il fenomeno si è mantenuto grosso modo costante, ma tra il 2004
e il 2005 si è registrato un sensibile incremento nel numero delle domande, numero
che si è mantenuto, anche se con valori altalenanti, piuttosto elevato sino al 2008,
per poi subire una netta diminuzione dal 2009. Ma cosa c’è dietro questi numeri?
Come abbiamo visto nel 2005 si è verificato un forte incremento nel numero di domande, si tratta di cifre che, se confrontate con altre realtà, possono apparire poco
importanti, ma, in un contesto piccolo come quello della Valle del Treja, erano tali
da destare l’attenzione e segnalare che si stava creando un problema. Nello stesso
periodo sono infatti giunte all’Ente numerose proteste da parte degli abitanti dei due
Comuni del Parco (Mazzano Romano e Calcata), che lamentavano un’eccessiva presenza di cinghiali, responsabili di vasti danni alle coltivazioni. L’oggettivo incremento dei danni causati da questi animali, accompagnato dall’aumentata insofferenza
della popolazione, ha reso evidente la necessità di un cambiamento, da parte del
Parco, nella gestione del problema dei danni da fauna selvatica attuata fino a quel
momento. Se i costi per gli indennizzi erano ancora sostenibili economicamente per
l’Ente, non appariva però corretto ignorare le esigenze dei coltivatori. Quasi nessuno
era agricoltore di professione, ma comunque dedicavano ai propri terreni tempo e
30
€ 10.000
8.854
€ 9.000
25
€ 8.000
€ 7.000
6.650
20
5.517
15
€ 6.000
5.619
5.341
4.432
€ 5.000
4.104
€ 4.000
10
€ 3.000
Figura 2.
Andamento degli
indennizzi per danni da
fauna selvatica, periodo
1994-2012.
5
1.462
1.425
1.580
1.208
677
€ 2.000
847
1.061
691
€ 1.000
322
184
200
0
0
€0
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
N. richieste
2005
2006
Indennizzi
2007
2008
2009
2010
2011
2012
57
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16
9
14
8
12
7
10
6
5
8
4
6
3
4
2
2
1
0
Aree protette
10
2005
2006
2007
2008
nuove richieste recinzioni
2009
2010
2011
2012
0
km recinzioni installate
passione non trascurabili. Si è deciso così, per contenere il fenomeno, di affiancare
al semplice indennizzo del danno, degli interventi che potessero prevenirlo. In considerazione della specie coinvolta e delle colture interessate, l’Ente ha puntato sulle
recinzioni, indicate in letteratura come gli strumenti più adatti. A partire dal 2006 è
stato fornito agli agricoltori, in comodato d’uso gratuito, tutto il materiale necessario
a realizzare recinzioni finalizzate a impedire l’accesso dei cinghiali ai terreni coltivati. La fornitura comprende elettrificatore, filo conduttore, paletti e batteria, per le
recinzioni elettrificate, rete elettrosaldata e paletti per le recinzioni fisse. Inizialmente sono stati coinvolti alcuni coltivatori selezionati, in seguito, valutati positivamente
i risultati, l’attività si è andata consolidando negli anni con il coinvolgimento di un
numero crescente di conduttori. Nei primi anni, un limite alla distribuzione è stato
la scarsità di risorse finanziarie: dovendo usare gli stessi fondi per pagare anche gli
indennizzi era necessario calibrare le spese per non trovarsi nell’impossibilità in autunno di liquidare gli indennizzi. Dal 2009 la Regione Lazio ha concesso dei contributi
finalizzati proprio alla prevenzione dei danni da fauna selvatica, consentendo così al
Parco di ampliare l’intervento e rispondere positivamente a tutti gli interessati. In
quell’anno sono state affisse e distribuite locandine per informare il maggior numero di persone della possibilità offerta, questo, unito al passaparola, ha consentito di
rendere ben noto l’intervento.
Complessivamente sono stati coinvolti 41 coltivatori che hanno recintato 49 diversi appezzamenti, cinque dei quali con rete elettrosaldata, per impedire l’accesso in
piccoli orti agli istrici, oltre ai cinghiali, e i restanti, per lo più noccioleti e qualche
vigneto, protetti con recinzioni elettrificate. In totale, in questi sette anni, sono stati
distribuiti sedici chilometri di recinzioni. Gran parte di esse sono mantenute attive
solo nel periodo estivo, coincidente con il periodo più critico per la coltivazione del
nocciolo, a raccolto avvenuto vengono smontate e immagazzinate. In questo modo
risultano contenuti gli impatti paesaggistico ed ecologico; infatti un numero elevato
di recinzioni, in un territorio, costituiscono un importante ostacolo per gli spostamenti della fauna selvatica. L’estensione delle recinzioni installate ogni anno è in costante crescita, annualmente si richiede agli assegnatari di confermare il comodato
per mantenere sotto controllo la situazione, ma il numero di nuove richieste negli
ultimi due anni si è fermato a quattro (Fig. 3), e nel primo semestre del 2013 a uno, si
può supporre quindi che la maggioranza degli interessati abbia aderito all’iniziativa.
A questo punto, è possibile fare una valutazione delle scelte intraprese dall’Ente per
rispondere al problema dei danni arrecati alle colture dalla fauna selvatica, dal cin-
Figura 3.
Interventi di prevenzione,
periodo 2005-2012.
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15
€ 9.000
Aree protette
14
€ 8.000
13
12
€ 7.000
11
10
€ 6.000
9
€ 5.000
8
7
€ 4.000
6
5
€ 3.000
4
€ 2.000
3
Figura 4.
Indennizzi e interventi di prevenzione,
periodo 2005-2012.
2
€ 1.000
1
0
€0
2005
2006
2007
2008
2009
km recinzioni installate
2010
2011
2012
indennizzi
ghiale in particolare. Il confronto tra l’andamento del numero di indennizzi corrisposti e l’estensione delle recinzioni distribuite (Fig. 4) mostra chiaramente come alla
crescita lineare di attrezzature distribuite abbia fatto seguito il consistente calo degli
indennizzi osservato nel 2009, riduzione che può quindi essere messa direttamente
in relazione con il forte impegno del Parco a favore degli interventi di prevenzione.
Ridurre i danni era l’obiettivo principale, volendo prima di tutto tutelare il lavoro e la
passione di chi ancora si dedica all’agricoltura, ma un risultato sperato era anche il
contenimento dei costi sostenuti dall’Ente per contrastare i danni prodotti alle colture dalla fauna selvatica. L’analisi dell’andamento della spesa sostenuta annualmente (Fig. 5) indica che anche questo obiettivo è stato raggiunto. Sino al 2010 i costi, tra
indennizzi e acquisto di materiali per le recinzioni, si sono mantenuti relativamente
elevati, ma negli ultimi due anni le cifre si sono aggirate intorno ai 2.000 euro l’anno.
Si tratta di valori molto inferiori rispetto alla spesa media calcolata nell’ultimo decennio (6.100 euro/anno). È stata infatti superata la fase di avvio dell’attività, che ha
richiesta un discreto investimento per acquistare l’attrezzatura necessaria, e i dati
mostrano come sia iniziata una fase di “mantenimento”, in cui la spesa è limitata
alla sostituzioni di elementi usurati o alla fornitura del materiale completo ai pochi
nuovi “utenti”. È ipotizzabile che nei prossimi anni, in assenza di significative variazioni dei fattori coinvolti, la spesa si mantenga intorno a questa cifra, che potremmo
definire fisiologica per la nostra realtà.
10000
9000
8000
7000
6000
5000
4000
3000
Figura 5.
Andamento della
spesa per indennizzi e interventi di
prevenzione, periodo
2001-2012.
2000
1000
0
2001
2002
2003
2004
2005
indennizzi
2006
2007
2008
interventi prevenzione
2009
2010
2011
2012
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Aree protette
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Aree protette
È da sottolineare come i risultati raggiunti siano stati riconosciuti dalla popolazione.
Come abbiamo visto, tra le principali cause che hanno portato al cambiamento nelle
gestione del problema dei danni da fauna selvatica da parte del Parco, era proprio
il conflitto che si era creato con gli agricoltori e, più in generale, con gli abitanti del
territorio. In questi venti anni la popolazione di cinghiali è verosimilmente aumentata e, con essa, sono aumentati i danni provocati e l’insofferenza dei danneggiati.
La richiesta che giungeva al Parco all’inizio del progetto era di effettuare interventi
di riduzione degli animali, tramite catture o abbattimenti. Tale scelta non era però
tecnicamente percorribile, essendo il territorio piccolo e in continuità, da un punto di
vista ecologico, con un’area molto più vasta da cui i cinghiali avrebbero continuato ad
arrivare: attuare un intervento di quel tipo avrebbe comportato probabilmente solo
uno spreco di risorse. La scelta di investire sulle recinzioni è stata accolta inizialmente con un certo scetticismo da parte dei conduttori dei terreni, in un primo momento piuttosto diffidenti nei confronti di questi sistemi di prevenzione dei danni, ma
davanti ai risultati loro stessi sono diventati i primi promotori dell’iniziativa. Nel settembre 2011, il Parco ha organizzato un incontro pubblico di confronto e divulgazione
dei risultati dei progetti attuati per il contenimento dei danni provocati dalla fauna
selvatica, e in quella occasione è apparso chiaro che la scelta fatta era stata capita e
condivisa dalla maggior parte degli abitanti direttamente interessati dal problema.
Nel corso dell’incontro è stato presentato un opuscolo, realizzato e distribuito dagli
uffici del Parco, sul funzionamento e l’installazione delle recinzioni elettrificate.
Il libretto è destinato principalmente a quanti fanno richiesta delle recinzioni, ma
trovandosi al di fuori dell’area di competenza del Parco, non possono riceverle
dall’Ente; seguendo le indicazioni dell’opuscolo possono comunque proteggere i
propri terreni, con una spesa piuttosto contenuta.
A sette anni dalla prima concessione, non possiamo che guardare con soddisfazione
alle scelte fatte, che hanno condotto a una gestione del problema dei danni provocati
dai cinghiali nel Parco indubbiamente adeguata per il nostro territorio. Il monitoraggio del fenomeno comunque prosegue e siamo pronti a individuare eventuali cambiamenti che segnalino la necessità di modificare la politica di gestione.
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L`articolo sul cinghiale - Parco Regionale Valle del Treja