Sommario Numeri Utili Introduzione I sintomi non cognitivi della demenza o disturbi comportamentali Il controllo sfinterico L’igiene La vestizione La mobilizzazione La disfagia Una corretta alimentazione Le cadute Il sonno Bibliografia Da ricordare pag1 “ 3 “ 9 “15 “ 21 “ 23 “ 27 “ 31 “ 33 “ 35 “37 “ 38 Numeri Utili Nominativo Tel/Cell Nominativo Tel/Cell L’anziano e la malattia di Alzheimer INTRODUZIONE Il presente opuscolo vuole essere un supporto per le persone che hanno un familiare anziano ammalato di Alzheimer. In tutte le fasi dell’assistenza deve essere garantita e salvaguardata la dignità, la riservatezza ed il pudore della persona. Ci sono alcune indicazioni relative al come comportarsi nei vari momenti della giornata per affrontare le diverse difficoltà che si presentano in ogni attività (alimentazione, vestizione e igiene, uscite, ecc) cercando di mantenere un clima sereno e di accoglienza delle varie manifestazioni comportamentali. È molto importante ricordarsi di alcune cose fondamentali: • non forzare mai la persona: di solito se il malato si rifiuta di fare qualcosa ci sono dei motivi, oppure non è arrivato ancora il momento; a volte basta aspettare cinque minuti, riproporre l’attività e aspettare che la persona acconsenta volentieri; • coinvolgere il malato nelle attività con compiti chiari e semplici, attraverso esempi come: “Riordiniamo il tavolo?”, “Aiutami a mettere le posate in questo cassetto” (aprendo il cassetto e mostrando l’azione: in questo caso riporre le posate); • formulare frasi corte con pochi passaggi: anche se sembra capire e ascoltare tutto ciò che si dice, la persona affetta da demenza trattiene in memoria molto poco del contenuto di un discorso fatto; • stabilire una routine quotidiana; • lasciare fare al malato le cose che è ancora in grado di svolgere: mantenere una certa autonomia è uno stimolo alla sicurezza in sé stesso. E’ importante prestare attenzione a: • stato di coscienza: se il paziente collabora ed è attento o se è invece sonnolento, agitato, confuso (disorientato) • temperatura (febbre, ma anche braccia o gambe fredde) • alvo (va di corpo) e diuresi (urina) • stato della pelle (arrossamenti, ulcere, etc.) • disturbi lamentati dal paziente o qualsiasi cosa di strano o di diverso rispetto ai giorni precedenti Sono importanti anche l’alimentazione e l’idratazione, quindi bisogna 1 L’assistenza in ambito familiare chiedersi: - il paziente mangia? - ci sono cibi che non riesce a masticare od ingoiare? - ci sono cibi preferiti? - mangia in quantità sufficiente? mangia troppo? Assicurarsi sempre che il paziente beva almeno un litro di acqua al giorno (salvo diverse indicazioni); se avete il dubbio che non stia bevendo abbastanza, osservare la bocca e la lingua per vedere se sono secche (disidratazione). 2 I sintomi non cognitivi della Demenza o Disturbi comportamentali I disturbi comportamentali possono essere presenti in qualsiasi fase della malattia di Alzheimer sebbene siano più frequenti nello stadio moderato-severo. Di seguito una breve descrizione. EMOTIVITA’ Depressione Il malato sembra triste; piange facilmente, si scoraggia e dice di sentirsi un peso; desidera la morte Ansia E’ allarmato senza un chiaro motivo, è teso e agitato, ha paura di rimanere da solo Euforia Allegria senza motivo, per cose che gli altri non trovano divertenti PSICOSI Deliri Il malato crede cose che non sono vere; per esempio insiste sul fatto che qualcuno sta cercando di fargli del male o di rubargli qualcosa. Dice che i familiari non sono chi dicono di essere o che la casa non è sua Allucinazioni Vede o sente cose che non esistono o che non sono presenti in quel momento COMPORTAMENTI STRANI Disinibizione Il malato agisce impulsivamente senza pensare; fa o dice cose imbarazzanti in pubblico Disturbi del sonno Difficoltà ad addormentasi. Si alza e vaga per la casa durante la notte, si veste e si sveste, disturba il sonno degli altri presenti in casa. Dorme eccessivamente Comportamento motorio anormale Cammina incessantemente, fa e rifà le stesse cose, come aprire gli armadi e i cassetti, sposta continuamente gli oggetti e attorciglia abiti o lacci Agitazione/Aggressività Rifiuta di collaborare o non si lascia aiutare dagli altri; grida, sbatte le porte, dà calci, tenta di colpire 3 I sintomi non cognitivi della Demenza o Disturbi comportamentali L’anziano e la malattia di Alzheimer I sintomi non cognitivi della Demenza o Disturbi comportamentali L’assistenza in ambito familiare Cause Le lesioni cerebrali non possono spiegare da sole i comportamenti anormali di una persona colpita da Malattia di Alzheimer; per esempio può essere costipata da molti giorni, non riuscire ad urinare, soffrire di un’infezione o subire gli effetti secondari di un farmaco. Questi comportamenti possono essere causati anche dall’atteggiamento delle persone che la circondano o da un ambiente non adatto: la persona può diventare aggressiva perchè la si forza a svolgere un’attività che rifiuta; può urinare nella spazzatura perchè non c’è un bagno in prossimità; può evitare di camminare sulle piastrelle nere credendo siano buchi. E’ importante non scoraggiarsi, concentrandosi sulle capacità residue che la persona conserva ancora, arredando l’ambiente in funzione delle sue perdite cognitive e osservando come reagisce. Per esempio: si calma quando gli si tiene la mano? Mangia meglio se è seduta di fronte a voi? Trova più facilmente il bagno se la porta è aperta? Disturbi fisici che possono causare disturbi comportamentali: - Dolore - Fame - Sete - Stanchezza - Costipazione - Prurito - Freddo L’analisi del problema ... Analizzare i comportamenti anormali della persona affetta da Malattia di Alzheimer è il primo passo per riuscire ad affrontarli in modo adeguato e per prevenirne l’insorgenza. Può essere utile porsi alcune domande: 1. Cosa fa la persona quando presenta questo comportamento? 2. In quali circostanze si manifesta questo comportamento? 3. Questo comportamento ha delle conseguenze? 1. Cosa fa la persona quando presenta questo comportamento? La prima cosa da fare è OSSERVARE: per esempio se la persona cammina senza fermarsi per la casa, osservate il tragitto che fa. Va sempre verso le finestre? Verso la cucina? In camera sua? Sembra ansiosa quando cammina in questo modo? In altre parole, tentate di descrivere il suo comportamento. 4 2. In quali circostanze si manifesta questo comportamento? Bisogna cercare il fattore che provoca il comportamento anormale. Solo individuando la causa la si può eliminare. Per esempio: la persona diventa agitata quando qualcuno arriva a casa? Quando viene la sera? Quando tutte le luci sono accese? Quando ci sono troppe persone intorno? Quando è sola? Se c’è troppo rumore? Quando si trova in un nuovo ambiente? Potrebbe avere un malessere fisico? 3. Questo comportamento ha delle conseguenze? Il comportamento anche se strano può non avere alcuna conseguenza negativa. Se la persona vuota continuamente i cassetti, può darsi che questo comportamento non gli causi alcun problema, anzi, può trarne un certo piacere! Al contrario, voi potreste non sopportare tale situazione. Potete scegliere di essere più tolleranti o di mettere meno vestiti nei cassetti. In caso contrario se non lo accettate e vi arrabbiate con il malato, la conseguenza del comportamento anomalo si ripercuote negativamente oltre che su di voi anche sul malato che subisce la vostra collera. Una volta analizzata la situazione con queste 3 domande resta da scegliere una strategia ed osservarne gli effetti. Cosa c’è di particolare in quel momento? Cosa sembra calmarlo? Un certo tipo di musica o un argomento di conversazione? Sembra a suo agio con una certa persona? Apprezza una certa attività? Acquisirete così degli elementi preziosi per il suo benessere. Un suggerimento: prendere l’abitudine di analizzare non solo i comportamenti problematici del malato ma anche le circostanze in cui è tranquillo e sereno. Prevenzione e controllo dei disturbi comportamentali Interventi diretti a: a. Malato b. Ambiente domestico c. Caregiver Malato • Giusto equilibrio tra stimolazione e riposo (riposo breve pomeridiano per non compromettere il riposo notturno). • Interrompere qualsiasi attività svolta con il malato al primo segno di stanchezza e frustrazione. • Strutturare la giornata con attività attraenti, brevi e ripetitive proposte in modo ludico ma non infantile. 5 I sintomi non cognitivi della Demenza o Disturbi comportamentali L’anziano e la malattia di Alzheimer I sintomi non cognitivi della Demenza o Disturbi comportamentali L’assistenza in ambito familiare • Mantenere una routine con orari regolari e prestabiliti (per es. agite sempre allo stesso modo all’ora del bagno, sistemate gli oggetti negli stessi posti, ecc). • Rispettare il bisogno di privacy e la dignità del malato nei momenti di igiene personale. • Incoraggiare il malato a svolgere le attività quotidiane da solo, semplificandole e guidandolo, lodandolo quando riesce e minimizzando i fallimenti. Ambiente e malato • Evitare alimenti contenenti caffeina o altri eccitanti, bevande alcoliche e tabacco. • Garantire movimento ed esercizio fisico quotidiani, preferibilmente all’aria aperta. • Distrarre il malato nei momenti di irritabilità ed evitare situazioni che di solito scatenano ansia, aggressività. • Assicurare un’adeguata illuminazione, aerazione e temperatura degli ambienti. • Rendere l’ambiente domestico sufficientemente spazioso, semplice, tranquillo e ordinato, confortevole e sicuro. • Garantire un’atmosfera serena, rilassata e rassicurante. • Coprire gli specchi e le superfici riflettenti se si sono manifestate allucinazioni visive. Caregiver • Verificare la presenza di disagi fisici e prestare attenzione ai segnali di stress del malato. • Comunicare con frasi brevi ed affermative usando parole semplici. • Porre domande semplici con risposta sì/no. • Evitare atteggiamenti troppo protettivi, impositivi o sarcasmo. • Curare la comunicazione non verbale (basso timbro della voce, tono rassicurante e gentile, espressione sorridente, contatto fisico). • Non prospettare eventi o attività nel futuro (potrebbero scatenare ansia). • Non enfatizzare le conseguenze negative della sua malattia. • Muoversi lentamente di fronte al malato e rimanere il più possibile nel suo campo visivo. • Cogliere le sensazioni e le emozioni del malato e validarle. • Non prendersela per eventuali incidenti e non esagerarne la gravità. Alcune persone affette da malattia di Alzheimer sono spesso calmate da un “indian shake” che consiste nel mettere le sue mani nelle vostre e stringerle dolcemente. Altre, si calmano dondolandosi. 6 ...e se il paziente scappa di casa? Rappresenta il comportamento che genera più ansia. Se disgraziatamente la persona fugge bisogna aver previsto quello che si deve fare secondo un piano di emergenza. Possibili motivazioni • Può essere che la persona malata: • sia disorientata nel tempo. Per esempio può pensare di dover andare a lavorare; • sia disorientata nello spazio. Per esempio: dice di voler tornare a casa sua; • si annoi e cerchi qualcuno; • abbia bisogno di muoversi o di prendere aria; • è a disagio in quel luogo: troppo rumore, troppa gente. LA PREVENZIONE Uscite tutti i giorni con la persona per permetterle di prendere aria. Se la persona manifesta l’idea di uscire di casa, mantenete la calma e chiedetele dove desidera andare. Può darsi che la persona pensi di dovere andare a casa sua per cucinare ai suoi figli o di dover andare a lavorare: parlatele dei suoi figli dicendole che è una buona madre, approfittate di quello che vi dice per farle esprimere i suoi ricordi o le sue emozioni, conducendola dolcemente verso un’altra parte della casa lontano dalla porta. Se insiste per uscire, andate con lei. Se non potete farlo subito, promettetele di andarci più tardi (ma mantenete la promessa!). Nell’attesa distraetela, proponendole un’attività, magari facendovi aiutare. L’ARREDAMENTO DELL’AMBIENTE Togliete dalla sua vista cappotto, scarpe ed ogni altro oggetto che possa farle pensare di uscire. Mantenete la porta chiusa a chiave o fate installare una serratura che la persona non può manipolare da sola. Installate un allarme che si aziona quando qualcuno apre la porta. Nascondete la porta dietro una tenda, per far dimenticare la sua presenza. LA PROTEZIONE DELLA PERSONA Cucire all’interno degli abiti etichette con indicato il nome, il numero di telefono e la malattia. 7 I sintomi non cognitivi della Demenza o Disturbi comportamentali L’anziano e la malattia di Alzheimer I sintomi non cognitivi della Demenza o Disturbi comportamentali L’assistenza in ambito familiare Potrebbe essere utile avvertire i vicini e la polizia che la persona è affetta dalla malattia e lasciare loro il vostro numero di telefono; se non conoscono la persona affetta presentateglielo o mostrate una sua foto. LA PREPARAZIONE DI UN PIANO DI EMERGENZA In situazione di fuga, rischiate di essere troppo nervosi per riflettere. Fate la lista delle persone che dovete avvertire: la polizia, i vicini, i figli, il pronto soccorso dell’ospedale vicino. Preparate una fotografia del malato. Conservate questo piano sempre nello stesso posto, per esempio vicino all’elenco telefonico. SE AVVIENE LA FUGA Cercare di mantenere la calma. Seguire il piano di emergenza. QUANDO RITROVATE LA PERSONA Non drammatizzate, non rimproveratela, non chiedetele perchè è fuggita; ditele che siete contenti di vederla, camminate con lei. l’importante è non forzarla mantenendo un clima sereno. Potete suggerirle un’attività che le piace che la motivi a tornare a casa. 8 IL CONTROLLO SFINTERICO Fino a un certo punto della malattia più che di incontinenza vera e propria (cioè di incapacità del malato ad avvertire lo stimolo e a trattenere volontariamente le feci e le urine) possiamo parlare di problemi di tipo funzionale. Il malato ad esempio avverte lo stimolo ma: • non riesce a comunicare verbalmente il suo bisogno; • non trova o non riconosce il bagno oppure non riconosce il wc; • non ricorda la sequenza di gesti da compiere per spogliarsi e per pulirsi dopo aver effettuato i suoi bisogni; • non riconoscendo il contesto ambientale compie le proprie funzioni fisiologiche in pubblico o in contenitori non idonei (ad esempio il cestino della carta, un vaso di fiori, un cassetto, ecc). Pertanto è importante cogliere i segnali che indicano che il malato ha necessità di urinare o di evacuare (in genere un aumento di agitazione o di aggressività ne sono un esempio). Si rammenta che tutte le malattie organiche (anche una banale forma influenzale) e i farmaci ad azione sedativa peggiorano la capacità del malato di trattenere le feci e le urine. A domicilio, un cambiamento recente della disposizione dei mobili e degli arredi può rendere difficile al malato ritrovare il bagno così come l’assenza di illuminazione dello stesso durante la notte. Le fasi dell’incontinenza L’incontinenza vera e propria insorge nelle fasi avanzate della malattia e riguarda dapprima l’incapacità a controllare le urine, inizialmente saltuaria e soprattutto notturna, poi via via più frequente, fino a diventare stabile. L’incontinenza fecale è di solito più tardiva rispetto a quella urinaria e quando si instaura in modo definitivo è un indicatore del fatto che la malattia ha raggiunto la fase più avanzata. La presenza contemporanea di incontinenza fecale e urinaria viene definita incontinenza doppia. Alvo Con l’avanzare dell’età i problemi dell’alvo sono molto frequenti: si ha un rallentamento della motilità gastrointestinale ed è per questo che occorre laddove è possibile: • aumentare l’apporto di liquidi e di cibi ad alto contenuto di fibre per evitare la formazione 9 IL CONTROLLO SFINTERICO L’anziano e la malattia di Alzheimer IL CONTROLLO SFINTERICO L’assistenza in ambito familiare di feci troppo dure; • se la persona è continente, cercare di rispettare i suoi orari di evacuazione; • stimolare la persona a muoversi il più possibile durante la giornata; • se allettata, ma continente, sederla sulla comoda, poiché la posizione seduta facilita l’evacuazione; • rispettare il più possibile la privacy. Se è presente stitichezza: • provare a fargli assumere delle tisane con effetto lassativo; • applicare una supposta di glicerina; • verificare che a livello dell’ampolla rettale non ci sia un fecaloma e rimuoverlo se presente; • praticare un microclisma o un clistere. Sarà necessario quindi controllare: • se il paziente è andato di corpo; • da quanto tempo non va di corpo; • le caratteristiche delle feci (normali/cilindriche, liquide/diarrea, scure o chiare); • la quantità delle feci (feci liquide più volte al giorno per presenza di fecaloma). E’ possibile che venga scambiata per incontinenza fecale una situazione che viene definita pseudo incontinenza che consiste nella perdita irregolare di feci liquide dovuta alla presenza di un tappo di feci solide (fecaloma). Per questo motivo nel malato stitico, soprattutto se allettato, è opportuno valutare se sono presenti fecalomi. Può essere utile regolarizzare l’intestino con una dieta appropriata, un’accurata idratazione o con l’uso di lassativi e/o clisteri. Diuresi L’urina è il prodotto ultimo dell’attività renale. Alterazioni della diuresi (quantità di urine nelle 24 ore) possono essere dovute a un problema. Vanno quindi annotate e segnalate: • alterazioni della quantità di urina emessa nelle 24 ore (quantità normale tra 800 e 1500 ml); • alterazioni del colore delle urine; • presenza di disturbi durante l’emissione di urine. E’ possibile verificare la quantità di urine emesse: - se la persona è incontinente, mediante il controllo del peso del pannolone; 10 - se la persona ha un catetere vescicale, mediante il controllo delle urine nella sacca del catetere. Consigli pratici • Portare il malato in bagno a orari prefissati e prima di metterlo a letto. • Non dare liquidi in eccesso al pasto serale. • Assicurarsi che il bagno sia illuminato durante la notte e applicare, quando necessario, maniglioni e barre di appoggio. • Evidenziare il wc rispetto al bidet (o mascherare quest’ultimo) con colore diverso. • Rendere il più possibile riconoscibile al malato il bagno e il percorso per raggiungerlo. • Utilizzare pannoloni della giusta misura. • Non somministrare arbitrariamente lassativi o diuretici senza consultare il medico; l’uso continuo e prolungato di lassativi può essere nocivo per il malato. • Prestare attenzione al comportamento del malato che fa ipotizzare il bisogno di urinare se assume farmaci ad azione sedativa. UROCONDOM L’urocondom è un cilindro di gomma piuttosto spesso che si infila sul pene ed è collegato tramite un tubo di raccordo al sacchetto di raccolta delle urine. Può essere utilizzato alternato al pannolone per ridurre il rischio di lesioni cutanee ed è certamente la soluzione alternativa al catetere a permanenza al fine di eliminare le infezioni vescicali. Procedura per una corretta applicazione • Praticare l’igiene intima • Lavare le mani • Indossare i guanti monouso • Togliere la carta da entrambi i lati della linea adesiva e attaccare a spirale attorno al pene • Infilare l’urocondom sul pene senza srotolarlo e successivamente farlo scorrere e aderire al pene sopra la linea adesiva • Collegare l’urocondom al sistema di drenaggio e quindi alla sacca di raccolta delle urine • Lavarsi le mani • Osservare il pene 15-30 minuti dopo l’applicazione dell’urocondom, per individuare eventuali gonfiori Importante Prima di posizionare l’urocondom non usare la lametta per rimuovere i peli 11 IL CONTROLLO SFINTERICO L’anziano e la malattia di Alzheimer IL CONTROLLO SFINTERICO L’assistenza in ambito familiare pubici perché questa manovra è fonte di infezioni, eventualmente tagliare i peli con una forbice. Cambiare l’urocondom tutti i giorni. Non strappare mai l’urocondom per toglierlo. Sfilarlo dolcemente. Non mettere mai il cerotto per tenere l’urocondom in sede poiché potrebbe irritare il pene e creare lesioni. Controllare a distanza di tempo la tenuta dell’urocondom verificando che non ci siano perdite di urina sulla biancheria del letto. Come si usa il catetere vescicale (CV) Il catetere è formato da un tubo di unione e da una sacca sterile con rubinetto che costituiscono un unico “blocco” a circuito chiuso, che non va mai scollegato! Se si deve vuotare la sacca è sufficiente aprire il rubinetto e versare l’urina nel wc o in appositi contenitori; quindi si chiude il catetere con l’apposito dispositivo e si lega la sacca (vuota) alla coscia. Quando si vuota la sacca annotare sempre la quantità di urina “eliminata” (diuresi). Posizione del catetere vescicale Il tubo di raccordo deve essere fissato in maniera da consentire il movimento della coscia. Il tubo può essere fatto passare indifferentemente sopra o sotto la coscia; tuttavia sotto la coscia è più difficile che un paziente agitato o confuso lo trovi e se lo sfili. E’importare tenere la sacca ad un livello più basso rispetto all’addome per evitare il reflusso di urina dalla sacca alla vescica (possibile causa di infezione). Come vuotare la sacca • Lavarsi le mani • Indossare guanti monouso • Estrarre il rubinetto dalla guaina (non farlo toccare a terra) • Disinfettare il rubinetto • Posizionare il contenitore sotto il rubinetto (senza farlo toccare) • Aprire il rubinetto, vuotare la sacca, chiudere il rubinetto • Disinfettare il rubinetto • Riposizionare il rubinetto nella guaina • Togliere e buttare i guanti • Lavarsi le mani 12 L’utilizzo dei pannoloni Con l’aiuto del personale medico si può capire se serve l’utilizzo dei pannoloni o altro. Il pannolone deve essere controllato ogni due ore e cambiato se bagnato; ne esistono di varie misure, di conseguenza scegliere la misura più adatta affinché arrechi meno fastidio al paziente. Come posizionare i pannoloni: La manovra può essere eseguita tenendo il paziente sdraiato a letto o in piedi Paziente collaborante a letto: steso sul letto far mettere le gambe piegate e divaricate e far puntare i piedi per sollevare i glutei. Paziente collaborante in piedi: in piedi con le gambe divaricate il paziente può mantenere le braccia su un piano d’appoggio per favorire la stabilità e permettere così il cambio del pannolone Paziente non collaborante a letto: • steso sul letto, ruotarlo prima su un fianco, • posizionare il pannolone aperto sotto il gluteo che poggia al materasso, • girarlo sull’altro fianco, • sistemare il pezzo di pannolone che si trovava a contatto con il materasso, • posizionare il paziente a pancia in su, • agganciare il pannolone facendo attenzione che i bordi elastici siano posizionati all’inguine in quanto se rimangono sulla coscia possono creare degli arrossamenti. Per rimuovere il pannolone: • sganciare il pannolone, • ruotare il paziente sul fianco, • arrotolare il pannolone sotto il gluteo che è a contatto col materasso, • girare la persona sull’altro fianco, • sfilare il pannolone facendo attenzione che la chiusura non sia ancorata alla pelle. 13 IL CONTROLLO SFINTERICO L’anziano e la malattia di Alzheimer IL CONTROLLO SFINTERICO L’assistenza in ambito familiare I diversi presidi per l’incontinenza Il pannolone sagomato rappresenta una soluzione versatile, pratica e confortevole per la gestione di tutti i tipi e livelli di incontinenza. La sua forma anatomica segue la naturale fisionomia del corpo e permette una grande libertà di movimento. I pannoloni sagomati si indossano insieme alle apposite mutandine a rete di fissaggio, lavabili e riutilizzabili. I pannoloni mutandine, con e senza adesivi di fissaggio, sono una valida soluzione per i tipi di incontinenza media/grande, per persone parzialmente autonome o totalmente dipendenti. 14 L’igiene L’igiene personale garantisce che la pelle sia mantenuta in buone condizioni e quindi possa svolgere le sue funzioni di protezione. La persona malata può dimenticare di lavarsi, non rendersi conto di questa necessità o addirittura avere dimenticato come si fa. E’ importante rispettare la dignità della persona, senza forzarla e senza pretendere dal malato ciò che non può più fare. Può essere utile mantenere le precedenti abitudini e permettere al malato di svolgere in autonomia le attività che è ancora in grado di compiere. Qualora la doccia crei disagio (il contatto con l’acqua a volte provoca molta paura) si consiglia in alternativa di fare il bagno, o di aiutarlo a lavarsi per pezzi. La cute va detersa con sapone liquido per il corpo, in genere neutro, e sapone intimo per le parti intime (sono necessarie piccole quantità di sapone); va asciugata tamponando e non strofinando, utilizzando asciugamani morbide. - Non utilizzare borotalco nelle pieghe cutanee (favorisce l’ insorgenza di micosi). - Non utilizzare prodotti a base alcolica (seccano la cute favorendo insorgenza di lesioni). Modalità di detersione delle varie parti del corpo: • Bagno a letto • La bocca (igiene orale) • Le mani ed i piedi • I capelli • Le parti intime Bagno a letto del paziente Occorrente: sapone, salviette monouso, bacinella, tela cerata, asciugamani LAVARSI SEMPRE LE MANI PRIMA DI INIZIARE ED USARE I GUANTI MONOUSO Preparazione di una manopola con spugna di cotone: a. tenere il bordo fermo con il pollice b. arrotolare la spugna intorno alla mano c. piegare la spugna sopra il palmo della mano, tenendola ferma con il pollice d. ripiegare verso il basso la parte superiore e fissarla con il pollice 15 L’IGIENE L’anziano e la malattia di Alzheimer L’IGIENE L’assistenza in ambito familiare Gli occhi del paziente vanno lavati con la manopola dall’interno verso l’esterno Si inizia, facendo uso della manopola, lavando il braccio che sta dalla parte opposta a noi La mano del paziente viene lavata usando una bacinella appoggiata sul letto 16 Mentre si lava il busto del paziente si usa una telo per far in modo che i seni non si vedano Lo stesso si fa per coprire la pancia e le parti intime del paziente Il piede si lava usando una bacinella posta sul letto La schiena viene lavata in tutta la lunghezza, con il paziente girato sul fianco, protetto da un telo nella parte anteriore e con un asciugamano per proteggere il letto Igiene orale Occorrente: dentifricio, spazzolino (setole non naturali), filo interdentale, colluttorio, cannuccia, bicchiere, bacinella, salviette di carta, asciugamano LAVARSI BENE LE MANI Se il paziente è in grado di farlo, preparargli solo l’occorrente. Spazzolino: va usato facendolo ruotare dalle gengive fino ai denti anteriori, spazzolando dell’interno all’esterno e per tutte e due le arcate dentarie. Filo interdentale: per i denti superiori va tenuto con il dito medio delle mani. 17 L’IGIENE L’anziano e la malattia di Alzheimer L’IGIENE L’assistenza in ambito familiare Per i denti inferiori va tenuto con l’indice delle mani. Si passa fra un dente e l’altro. Igiene della protesi dentaria LAVARSI LE MANI, USARE I GUANTI MONOUSO • Togliere la protesi dentaria (dentiera) prendendola fra pollice ed indice usando una garza. • Spazzolarla usando lo spazzolino allo stesso modo come si fa per i denti. Igiene delle mani e dei piedi Occorrente: detergente, salviette, asciugamano, tronchesino taglia unghie, crema per la pelle, bacinella, tela cerata LAVARSI BENE LE MANI ED USARE I GUANTI MONOUSO • Mettere i piedi a bagno per almeno 10 minuti. • Cambiare l’acqua e pulirli facendo attenzione agli spazi fra le dita. • Sciacquare bene ed asciugare bene. • Le unghie dei piedi vanno tagliate dritte altrimenti si incarniscono. • Lo stesso si fa per le mani, ma le unghie possono essere più arrotondate usando anche una limetta. Igiene dei capelli Occorrente: shampoo, asciugacapelli, asciugamano, bacinella e tela cerata • Lavarsi le mani, preparare il materiale e posizionare il paziente o seduto al lavandino. • Bagnare i capelli, mettere lo shampoo e massaggiare dalla radice alle punte. • Sciacquare bene. • Asciugare con una asciugamano prima e poi con l’asciugacapelli. Igiene intima Occorrente: detergente preferibilmente neutro, salviette monouso o ovatta, padella, bricco, tela cerata, asciugamano. 18 L’anziano e la malattia di Alzheimer L’IGIENE LAVARSI BENE LE MANI ED USARE I GUANTI MONOUSO • Per la donna, usando la manopola si lava dalla vagina verso l’ano, che é più semplice da pulire mettendo il paziente sul fianco. • Per l’uomo si scopre il prepuzio e si pulisce il glande con movimenti circolari, andando verso l’esterno. Per la parte posteriore si mette il paziente sul fianco. Ricordare bene: si va dalla zona pulita verso quella più sporca, mai viceversa 19 L’IGIENE L’assistenza in ambito familiare 20 La vestizione È sempre importante ricordarsi le abitudini precedenti la malattia, in quanto gli atteggiamenti di rifiuto possono richiamare un particolare modo di vestirsi o di scelta dei capi di abbigliamento. - Usare abiti semplici con tessuti comodi ed elastici. - Preferire abiti senza bottoni, preferire bottoni grandi a quelli piccoli. - Scegliere indumenti facili da chiudere e da aprire, le cerniere lampo e le chiusure velcro sono particolarmente comode. - Le bretelle evitano di dover mettere una cintura. - Se la mobilità è più limitata da un lato che dall’altro, infilare dapprima gli indumenti dalla parte meno mobile; per svestirsi cominciare invece dalla parte più mobile. - Se la mobilità delle mani è ridotta, abbottonare se possibile l’indumento prima di indossarlo. - E’ utile organizzare l’armadio per stagioni in modo che la persona possa vestirsi in autonomia potendo scegliere tra capi di abbigliamento in accordo con la stagione dell’anno. - Usare scarpe chiuse possibilmente senza lacci, con suola antiscivolo. - Privilegiare calzature dotate di una chiusura velcro o di una fascia elastica. - Munirsi di calza scarpa. Prevenzione dei decubiti Il decubito è una lesione della pelle e delle parti più profonde di essa causata da: • pressione e strofinamento di alcune parti del corpo contro le lenzuola, sul materasso, sulla carrozzina ecc; • immobilità e difficoltà dei movimenti; • perdita della sensibilità specie in alcune parti del corpo; • scarsa circolazione sanguigna specie in alcune zone; • incontinenza urinaria e fecale (la persona non sente lo stimolo di urinare o di andare di corpo); • scarsa alimentazione e mancanza di vitamine; • età avanzata e stato di indebolimento grave; • eccessiva secchezza o eccessiva umidità della pelle; • ingessature, apparecchi che immobilizzano. Cosa osservare e cosa fare per prevenire i decubiti Le parti del corpo più delicate e che si feriscono di frequente sono: i talloni, il sedere, ma 21 LA VESTIZIONE L’anziano e la malattia di Alzheimer LA VESTIZIONE L’assistenza in ambito familiare anche a volte le spalle. Quindi è importante controllare spesso queste parti del corpo. La lesione può essere solo un arrossamento, ma può diventare molto profonda; fare attenzione che nella zona dell’arrossamento non si formi una bolla (flittene) che è il primo segnale di un’iniziale decubito. Cosa bisogna fare allora? Impedire che i talloni o il sedere appoggino sempre e sugli stessi punti Cambiare la posizione al paziente Mantenere la pelle idratata e morbida Curare l’igiene personale Usare materassi, cuscini ed altre attrezzature antidecubito Curare l’alimentazione Ausili adatti per prevenire i decubiti MATERASSO AD ARIA CUSCINO A BOLLE LETTO ELETTRICO SNODATO MATERASSO SILICONE A SETTORI PROTEZIONE PER TALLONE 22 La mobilizzazione Il movimento è importante in quanto: - mantiene, migliora e ottimizza le capacità funzionali e cognitive residue; - previene le piaghe da decubito; - riduce la sintomatologia dolorosa; - migliora la stabilità della posizione eretta e dell’andatura; - migliora la qualità di vita e riduce il carico assistenziale del caregiver. Occorre dare un orientamento nel corso della giornata, differenziare il giorno dalla notte, cercare di portare a tavola la persona all’ora dei pasti, evitare di mangiare a letto, posizionare in carrozzina alcune ore o per l’intera giornata dove è possibile; esercitare il cammino, anche pochi passi ma ripetuti più volte al giorno, con ripetizioni per alzarsi e sedersi. Posizionamento a letto Supino: in questa posizione l’aspetto più importante è mantenere un corretto allineamento del capo e degli arti. Decubito laterale: la posizione viene raggiunta da supino, facilitata dalla flessione degli arti inferiori. Il famigliare si colloca dal lato verso il quale avviene la rotazione ed effettua una presa a livello del bacino e della scapola. Un cuscino posteriore aiuta a mantenere la posizione e la corretta inclinazione del tronco. Un altro cuscino va collocato sotto il ginocchio. Passaggi posturali Supino-seduto sul letto: si fa prima ruotare la persona sul fianco, poi si chiede di portare le gambe giù dal letto. Il famigliare può aiutare il paziente a sollevare il tronco. Letto - carrozzina e viceversa: avere cura di sistemare la carrozzina a 30° rispetto al 23 LA MOBILIZZAZIONE L’anziano e la malattia di Alzheimer LA MOBILIZZAZIONE L’assistenza in ambito familiare letto. Posizionare la persona seduta. Quest’ultima assume la posizione eretta coadiuvata dal famigliare che guida il movimento del tronco in avanti e se necessario fissa le ginocchia con le proprie gambe. La persona esegue piccoli passi per girare il corpo in modo da potersi sedere. In carrozzina, quando scivola avanti con il bacino: due persone poste ai lati della persona mettono le sue braccia “conserte”, effettuano la presa crociata afferrando con una mano entrambi gli arti superiori con l’altra la presa sotto la coscia. Sollevano e spostano la persona in corretta posizione seduta. La deambulazione Se la persona è in grado di camminare ma l’equilibrio è incerto come comportarsi? Per la prevenzione delle cadute può essere utile l’adozione di ausili come: deambulatori, bastone, stampelle. Piccoli accorgimenti ambientali da adottare in casa possono rivelarsi utili: eliminazione dei tappeti e scendi letto, adozione di calzature chiuse, punti di appoggio, maniglie in bagno e corrimano nei corridoi e scale. Alcuni ausili per il cammino Girello per ascellari Deambulatore snodato 24 Bastone Canadese LA MOBILIZZAZIONE L’anziano e la malattia di Alzheimer Bastone a seggiolino chiudibile Tripode Alcuni ausili per gli spostamenti Capra Sollevatore elettrico/ manuale Sedia alzapersona Sedia alzapersona 25 Sedia elevatrice LA MOBILIZZAZIONE L’assistenza in ambito familiare Ausili utili per la gestione del paziente Alzacoperte Alza Water Comoda per bagno Pinza prensile Infilacalze Cucchiaio-Forchetta Infilabottoni Posate orientabili Bicchiere a bocca di flauto 26 Tavolino Orientabile LA DISFAGIA La disfagia è la perdita o la riduzione della capacità di masticare e/o ingoiare. Può comportare soffocamento, tosse o aumento delle secrezioni. COME SI MANIFESTA • Tosse (durante e dopo il pasto) • Eccessiva lentezza nell’assunzione dei cibi • Presenza di residuo di cibo nella bocca dopo aver ingoiato • Fuoriuscita di liquidi o di cibo dal naso • Cambiamento del tono di voce • Frequenti “schiarimenti” di gola • Aumento della salivazione QUALI SONO I RISCHI della DISFAGIA? La penetrazione o aspirazione del cibo nella via respiratoria! SEGNO CLINICO DI ASPIRAZIONE: Picco improvviso di febbre: una radiografia ai polmoni potrebbe evidenziare una polmonite COME AVVIENE LA RIEDUCAZIONE ALL’ALIMENTAZIONE DEL PAZIENTE DISFAGICO? - Adeguamento dell’alimentazione - Applicazione di strategie compensatrici ADEGUAMENTO DELL’ ALIMENTAZIONE Contrariamente a quanto si crede, la consistenza più facilmente tollerata dal paziente con problemi di disfagia non è il liquido ma il frullato, essendo omogeneo. 27 LA DISFAGIA L’anziano e la malattia di Alzheimer LA DISFAGIA L’assistenza in ambito familiare TIPOLOGIE DI CIBO DA UTILIZZARE Solido Semisolido Frullato Semiliquido Liquido Pasta Merendine soffici Budino Yogurt da bere Acqua Pane Gnocchi Creme Succo di frutta Vino Carne Polenta Passato di verdure Gelato Caffè Biscotti Ricotta/Stracchino Semolino denso Semolino liquido The Carote lesse Pure di patate MODIFICATORI DI CONSISTENZA (ADDENSANTI) Si possono usare: Addensanti artificiali: da aggiungere al pasto quando troppo liquido Addensanti naturali: fecola di patate, fiocchi di patate liofilizzati, amido di mais, di riso o frumento Diluenti: succhi di frutta, brodo, latte Lubrificanti: olio, maionese, burro ACQUA GELIFICATA L’acqua gel è una bevanda dalla consistenza gelatinosa le cui caratteristiche sono studiate per coloro che hanno difficoltà a deglutire liquidi ed è indicata quindi per l’idratazione al paziente disfagico. RACCOMANDAZIONI GENERALI NELL’ALIMENTAZIONE DEL PAZIENTE DISFAGICO - Mantenere sempre le posizioni raccomandate - Non riempire la bocca del paziente; porgere al massimo metà cucchiaio alla volta - Attenersi alle consistenze ritenute migliori, al momento, per il paziente - Evitare cibi misti (cioè cibi con differenti densità come arancia o brodo con pasta) - Utilizzare, se indicato, l’addensante per rendere i liquidi a maggiore consistenza 28 Latte - Attenzione alla giusta temperatura dei cibi (né troppo caldi, né troppo freddi) - Imboccare ad un giusto ritmo, andare adagio senza incalzare il paziente - Incoraggiare una buona e completa masticazione del cibo - Minimizzare gli elementi di distrazione nell’ambiente fornendo al paziente la possibilità di concentrarsi solo sull’alimentazione; il paziente mentre mangia non deve parlare - Controllare costantemente eventuali residui orali: assicurarsi che il paziente abbia deglutito prima di porgere un altro cucchiaio - A fine pasto assicurare una buona igiene orale, importante per evitare inalazione di piccole quantità di cibo residuo - A fine pasto lasciare il paziente nella posizione seduta per almeno 30 minuti - La somministrazione di acqua, se consentita a piccoli sorsi, può avvenire anche con l’ausilio di un cucchiaino ma mai con una cannuccia STATEGIE COMPENSATRICI L’applicazione di strategie compensatrici mirate possono aiutare a minimizzare o eliminare l’aspirazione e/o la penetrazione del cibo durante l’ alimentazione. E’ preferibile che il paziente sieda in posizione eretta, a 90°. Se è a letto si deve posizionare in modo adeguato, non piegando la schiena ma il bacino. Il capo deve essere mantenuto piegato in avanti, almeno di 30°, ciò per “chiudere” il tragitto della trachea, proteggendo maggiormente la via respiratoria da eventuali aspirazioni o penetrazioni. 29 LA DISFAGIA L’anziano e la malattia di Alzheimer LA DISFAGIA L’assistenza in ambito familiare MANOVRE CHE AIUTANO LA DEGLUTIZIONE - Al paziente si chiede di trattenere il respiro mentre ingoia. Ciò facilita un maggior avvicinamento delle corde vocali proteggendo le vie respiratorie. - Al paziente è chiesto di spingere in basso (come stesse andando di corpo) durante il momento della deglutizione. Tale strategia facilita il trasporto del cibo dalla gola allo stomaco. ... e in caso di soffocamento? Di fronte ad una persona che sta soffocando per la presenza di un corpo estraneo nelle prime vie aeree, ricordatevi che la tosse provoca un aumento di pressione all’interno delle vie aeree; quindi se il paziente è cosciente, con ostruzione parziale, stimolatelo a tossire. Nel caso che la tosse si riveli inefficace, o l’ostruzione sia completa, è giustificato tentare con manovre di percussione del dorso o effettuare la manovra di Heimlich. 30 Una corretta alimentazione Durante il pasto, così come in ogni atto della vita quotidiana (lavarsi, vestirsi, muoversi) è necessario stimolare le abilità residue per mantenere una certa indipendenza! Da ricordare .... • Trasformare il momento del pasto in un’esperienza piacevole! • Evitare conflitti a tavola! • Evitare di preoccuparsi delle buone maniere del paziente! Il momento del pasto - Mangiare insieme a lui - L’atmosfera deve essere tranquilla (evitare Tv ad alto volume, qualsiasi sollecitazione alla fretta). - Discrezione negli interventi di sostegno,per esempio presentando i cibi già spezzettati se non è in grado di farlo. - Utilizzare una tovaglia a tinta unita di colore contrastante rispetto alle stoviglie in modo da favorire la giusta localizzazione del cibo. - Apparecchiare con l’indispensabile, per evitare stati confusionali derivanti dalla presenza di troppi oggetti di cui spesso il paziente non ricorda la funzione. - Avviare e guidare il paziente nel portare il cibo alla bocca, prendere la sua mano, raccogliere il cibo dal piatto, portarlo alla bocca, invitarlo ad ingoiare; ad ogni fase descrivere con le parole quello che si sta facendo: in questo modo può partire in modo automatico l’atto dell’alimentarsi da parte del malato. - Adattare l’ambiente man mano che vi è perdita di abilità - Se non riesce a stare seduto per molto tempo a tavola, preferire i piatti unici (come la pasta con i legumi o pasta con carne/pesce e verdure). - Sostituire i piatti con scodelle e le forchette con i cucchiai quando inizia a presentare difficoltà nel raccogliere il cibo. Caratteristiche di una corretta alimentazione Prevenire la disidratazione 1,5 litri di liquidi al di (un bicchiere d’acqua ogni volta che si somministrano farmaci) Curare la scelta dei cibi Variare spesso tenendo conto le preferenze del malato Rendere il cibo appetibile Promuovere una dieta mediterranea 31 Una corretta Alimentazione L’anziano e la malattia di Alzheimer Una corretta Alimentazione L’assistenza in ambito familiare Preferire cibi freschi e di stagione La dieta mediterranea Promuove la salute, riducendo il rischio di malattie cardiovascolari (ipertensione, ictus, infarto) e malattie metaboliche (diabete e aumento del colesterolo nel sangue). Inoltre essendo ricca di antiossidanti e vitamine favorisce la prevenzione delle malattie tumorali; è raccomandata anche negli anziani con malnutrizione proteico-calorica. - Pasta condita con olio, pomodoro, origano e un po’ di formaggio - Pane/ Pizza - Frutta e verdura - Legumi - Un po’ di vino - Poco latte e latticini - Non molte uova - Poca carne e pochi grassi animali - Parecchio pesce fresco - Olio di oliva come condimento Esempio di schema alimentare Colazione: zuppe di latte parzialmente scremato o tè con pane, fette biscottate, cereali Primi: pasta asciutta corta o riso con sughi vari oppure pastina o riso cotti in creme di legumi o verdure (piatti unici) Secondi: carne, pesce, uova, formaggi teneri Contorni: verdure crude o cotte con olio di oliva Frutta fresca 3 volte al giorno 1.5-2 litri di liquidi al giorno: acqua, succhi, thè, camomilla 32 L’anziano e la malattia di Alzheimer LE CAdute LE CADUTE Gli interventi di prevenzione proposti riguardano l’identificazione e l’eliminazione di fattori di rischio legati alla persona e all’ambiente domestico, proponendo una serie di precauzioni personali ed ambientali da osservare. CAUSE L’invecchiamento comporta una progressiva riduzione delle funzioni dell’organismo, in particolare della vista, dell’ udito e della locomozione Nell’anziano i riflessi sono più lenti e per questo può risultare difficile correggere tempestivamente il proprio equilibrio durante la deambulazione nel salire e scendere le scale L’ illuminazione degli ambienti spesso non è adeguata I pavimenti possono essere scivolosi Negli ambienti maggiormente a rischio (bagno, cucina e camera da letto) possono essere presenti arredi tali da ostacolare una sicura deambulazione Fattori legati alla persona come calzature non idonee, vestiario ingombrante, occhiali non più adeguati Ulteriori fattori di rischio sono rappresentati dall’ assunzione di farmaci, di alcool e da un’alimentazione non adeguata 33 LE CAdute L’assistenza in ambito familiare CONSEGUENZE • Ematomi. • Ferite. • Fratture ossee (femore, polso, omero). • Immobilizzazione conseguente alle fratture. • Diminuzione della propria autonomia. • Ospedalizzazione. • Modificazioni comportamentali e psichiche. PREVENZIONE DELLE CADUTE Comportamenti personali • Usare scarpe e pantofole con suola antiscivolo e senza lacci. • Usare un abbigliamento pratico. • Nel passare dalla posizione sdraiata a quella eretta attendere qualche minuto in posizione seduta. • Nel chinarsi tenersi ad un appoggio ben saldo. • Vestirsi e svestirsi appoggiati al letto. • Attenzione ai giocattoli lasciati in giro dai bambini. • Controllare periodicamente la vista ed adeguare, se necessario, gli occhiali al deficit visivo. • Non bere alcolici. • Usare correttamente i farmaci. • Mantenersi in forma eseguendo quotidianamente una moderata attività fisica (passeggiate). Sicurezza in ambiente domestico • Evitare o ridurre il disordine evitando di lasciare oggetti sul pavimento. • Non lucidare i pavimenti e non usare la cera . • Posizionare gli oggetti da utilizzare sugli scaffali ad un’altezza tale da non richiedere di salire su scale o sedie. • Illuminare adeguatamente gli ambienti ed in particolare le scale. • Avere a disposizione luci di emergenza (pile, candele, ecc.). • Fare in modo che il telefono e l’elenco dei numeri utili sia a portata di mano. • Eliminare o fissare i tappeti ai pavimenti e sulle scale . • Usare tappetini di gomma sul fondo della vasca da bagno o nella doccia. • Installare maniglie nella vasca, nella doccia e vicino al water. • Installare i corrimano lungo le scale . 34 IL SONNO I disturbi nel sonno del malato di Alzheimer mettono particolarmente in crisi chi convive con lui. Infatti, il malato tende a stare sveglio di notte e a dormire di giorno, ma soprattutto durante la notte è molto attivo: una volta alzatosi autonomamente, incomincia a lavarsi, a vestirsi e può chiedere di uscire o di iniziare una attività, anche se è notte fonda. Talvolta invece rimane a letto, parlando a voce alta, chiamando, trafficando con la biancheria del letto. Perché e quando si manifesta Questo disturbo può comparire precocemente, ma in genere caratterizza le fasi intermedie e avanzate della malattia. Le cause possono essere alterazioni organiche dei centri nervosi che regolano il normale ritmo del sonno e della veglia. Va anche ricordato che tutte le malattie organiche e gli eventuali disturbi provenienti dall’ambiente (rumori, suoni, luci, freddo) interferiscono con il sonno del malato così come avviene per gli altri anziani. I farmaci Questo disturbo può essere efficacemente trattato con farmaci; è quindi importante rivolgersi al medico curante. Non sempre si riesce a trovare la risposta farmacologica utile a correggere il disturbo, al primo tentativo. È quindi opportuno avere la pazienza di attendere l’effetto del farmaco e mantenere una costante osservazione del comportamento del malato in modo da riferire sempre al medico curante corrette informazioni. La contenzione I mezzi di contenzione (polsini che bloccano le mani e le braccia, sponde laterali del letto) non sono efficaci per risolvere questo disturbo. Il malato può mostrarsi insofferente nei confronti delle spondine e quindi essere ancora più agitato. Consigli pratici Verificare che il malato non abbia freddo, fame, sete, o bisogno di andare in bagno oppure che non ci sia qualcosa che lo infastidisce impedendogli il sonno (luci, buio, dolore fisico). Non costringere il malato a stare o a ritornare a letto, se non lo vuole fare; né insistere a spiegargli che è notte se si verifica che tale informazione risulta per lui priva di senso. Piuttosto, anche se ciò affatica, è meglio ‘rassegnarsi’ a proporgli attività che lo tengano occupato in qualcosa di piacevole come se fosse giorno. Tenerlo maggiormente occupato durante il giorno proponendogli passeggiate e varie attività 35 IL SONNO L’anziano e la malattia di Alzheimer IL SONNO L’assistenza in ambito familiare manuali che lo interessino e lo stanchino. Nel caso in cui il disturbo persista, è sempre indispensabile informare il medico curante. Evitare, comunque sempre, di somministrare qualsiasi farmaco per indurre il sonno senza consultare il medico o aumentare arbitrariamente le dosi prescritte (il risultato potrebbe essere peggiore del problema). Nel caso in cui il malato cerchi di alzarsi durante la notte e sia insicuro nella deambulazione e quindi a rischio di caduta, può essere utile, ad esempio, disporre un paio di materassi accanto al letto, in modo che, se anche dovesse cadere dal letto, non si farebbe male. 36 L’anziano e la malattia di Alzheimer Bibliografia • Prendersi cura del paziente anziano ‘‘fragile’’ e del caregiver. USL Valle d’Aosta • La malattia di Alzheimer. Una guida per le famiglie. Regione Lombardia • L’ anziano e la malattia: l’ assistenza in ambito familiare. INRCA Appignano • La Demenza nell’anziano: dalla diagnosi alla gestione. L.P. De Vreese. UTET (Torino) • Domande e risposte sulla Malattia di Alzheimer. D. Gauvreau, M. Gendron. Pythagora Press (Milano) 37 L’assistenza in ambito familiare Da Ricordare Visite specialistiche, Pagamenti, Compleanni, Scadenze, Appuntamenti Data 38 L’anziano e la malattia di Alzheimer Da Ricordare Visite specialistiche, Pagamenti, Compleanni, Scadenze, Appuntamenti Data 39 L’assistenza in ambito familiare Da Ricordare Visite specialistiche, Pagamenti, Compleanni, Scadenze, Appuntamenti Data 40 L’anziano e la malattia di Alzheimer Da Ricordare Visite specialistiche, Pagamenti, Compleanni, Scadenze, Appuntamenti Data 41 L’assistenza in ambito familiare Grafica Marzio Marcellini UOSD Comunicazione/URP, INRCA 42