GESTIONE DEGLI SPAZI CONFINATI NEGLI IMPIANTI
DI INCENERIMENTO DI RIFIUTI SOLIDI URBANI
A. GUERCIO*, P. FIORETTI*, B. PRINCIPE**, P. SANTUCCIU**
RIASSUNTO
In Italia, un numero molto alto di infortuni gravi e mortali è avvenuto a causa di lavori in
spazi confinati. L’emergenza ha prodotto una notevole sensibilizzazione sulla problematica,
già rilevata nel d.lgs. 9 aprile 2008, n. 81, all’art. 66 “Lavori in ambienti sospetti di inquinamento”, all’art. 121 “Presenza di gas negli scavi” e all’Allegato IV capo 3. Tali indicazioni sono confluite in un testo, il d.p.r. 14 settembre 2011 , n. 177 “Regolamento recante norme
per la qualificazione delle imprese e dei lavoratori autonomi operanti in ambienti sospetti di
inquinamento o confinanti, a norma dell’articolo 6, comma 8, lettera g), del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81”.
Scopo di questo lavoro è evidenziare la presenza di spazi confinati e dei rischi relativi, considerando le diverse tipologie di luoghi di lavoro, operazioni e sostanze pericolose negli
impianti di incenerimento e di termovalorizzazione di Rifiuti Solidi Urbani (RSU).
Questi impianti sono caratterizzati da un alto livello di automazione; perciò i rischi per i
lavoratori sono principalmente connessi a interventi manuali, usualmente eseguiti durante le
ispezioni e la manutenzione. La complessità e il layout impiantistico possono incrementare
la gravità dei danni.
1.
PREMESSA
Durante lo svolgimento di attività lavorative consistenti in interventi e operazioni di pulizia
e manutenzione in “spazi confinati”, nel corso degli ultimi anni sono stati registrati un numero molto alto di infortuni gravi e mortali. La sequenza di accadimenti ha suscitato notevole
sensibilità sull’argomento che, pur essendo già trattato nel d.lgs. 81/08, ha prodotto la
Circolare del Ministero del lavoro e delle politiche sociali (n. 42/2010) e la successiva emanazione del d.p.r. 14 settembre 2011, n. 177. Lo scopo di questo contributo è evidenziare la
presenza di luoghi di lavoro classificati come “spazi confinati” negli impianti di incenerimento di rifiuti solidi urbani (RSU), tenendo conto che il rischio per i lavoratori che operano in questi ambienti di lavoro particolari è connesso alla tipologia del luogo, alla presenza
di determinate sostanze utilizzate e che possono formarsi per effetto della tipologia e delle
modalità dell’intervento, le principali misure di prevenzione e protezione da adottare per
aumentare la sicurezza degli addetti. Gli “spazi confinati” ed i criteri per identificarli e
gestirli in presenza di rifiuti e di processi di trattamento complessi sono alcuni degli argo-
* Inail - Direzione Generale - Consulenza Tecnica Accertamento Rischi e Prevenzione.
** Inail - Direzione Regionale Lombardia - Consulenza Tecnica Accertamento Rischi e Prevenzione.
291
8° Seminario di aggiornamento dei professionisti Contarp
menti contenuti nell’opuscolo Inail “La sicurezza per gli operatori degli impianti di termovalorizzazione e di incenerimento”, realizzato nel 2013 da parte del gruppo di lavoro nell’ambito del “Progetto rifiuti”.
2.
IL CICLO PRODUTTIVO
Gli impianti di incenerimento dei rifiuti solidi urbani (RSU) hanno, schematicamente, tre
sezioni comuni; alimentazione, fornace, trattamento dei residui di combustione (Figura 1).
L’alimentazione può prevedere o meno un pretrattamento e una selezione per il recupero di
ferro, alluminio e materiali inerti, in funzione della tecnologia di combustione adottata (a griglia, a tamburo rotante, a letto fluido, al plasma). Nel caso dei RSU, la tecnologia più utilizzata è quella a griglia mobile. Le fasi del processo sono di seguito, sinteticamente, elencate:
• conferimento, stoccaggio e alimentazione rifiuti
• combustione
• produzione di vapore e di energia
• trattamento dei fumi
• trattamento chimico-fisico acque reflue
• allontanamento delle polveri
• raccolta, stoccaggio ed evacuazione dei residui
• postcombustione
• manutenzione.
Figura 1 - Ciclo di trattamento termico dei RSU
292
Dalla valutazione alla gestione del rischio. Strategie per la salute e la sicurezza sul lavoro
3.
LA LEGISLAZIONE
Il d.p.r. 303 del 1956 ha introdotto precauzioni particolari per l’accesso ad “ambienti sospetti di inquinamento”. L’articolo 25 è stato poi ripreso dal d.lgs. 81/08, art. 66, senza sostanziali aggiornamenti, ma continuando a elencare esempi di ambienti confinati, piuttosto che darne
una definizione. Sono stati introdotti provvedimenti più stringenti per tutelare la salute e la
sicurezza dei lavoratori. Si vieta espressamente, infatti, l’accesso in questi spazi senza che sia
stata accertata l’assenza di pericolo o, in presenza di pericolo, sia stato adeguatamente bonificata l’area per ventilazione o che siano stati utilizzati mezzi idonei. Nei casi dubbi, i lavoratori devono essere legati con cintura di sicurezza, vigilati per tutta la durata del lavoro e, ove
occorra, forniti di apparecchi di protezione. Le aperture devono avere dimensioni tali da poter
consentire l’agevole recupero di un lavoratore privo di sensi. Tali disposizioni sono riprese nel
allegato IV del d.lgs. 81/08 - Requisiti dei luoghi di lavoro, dove, al paragrafo 3, sono inserite norme dettagliate, riguardanti le dotazioni per l’accesso in sicurezza, la bonifica, le procedure di lavoro e l’assistenza ai lavoratori impegnati. Nel Titolo IV del d.lgs. 81/08 (Cantieri
temporanei e mobili), all’art. 121, sono state introdotte prescrizioni specifiche sulla presenza
di gas negli scavi, indicando più puntuali interventi di tutela, prevedendo l’uso di maschere o
di autorespiratori. Tale normativa non ha perso validità, ma la cronaca ha continuato a riportare il susseguirsi di eventi mortali con elevata frequenza e mortalità.
Con il d.p.r. 177/2011 sono stati stabiliti i requisiti per la qualificazione, limitatamente alle
aziende appaltatrici. Elemento di novità è l’introduzione del termine “ambienti confinati”.
Termine questo che differisce da quello utilizzato a livello internazionale di “spazio confinato” e che genera, inoltre, qualche confusione con altra legislazione nazionale (per esempio l’accordo Stato-Regioni del 2000 sul condizionamento negli ambienti indoor). Riguardo
alla qualificazione delle imprese appaltatrici interessate, è rimarchevole il nuovo obbligo di
presenza di personale, in percentuale non inferiore al 30% della forza lavoro, con esperienza almeno triennale in tali lavori. Sussistono obblighi particolari su formazione, informazione e addestramento rivolti a tutti i lavoratori, compreso il datore di lavoro, sui DPI, sulle procedure di sicurezza, sul divieto di subappalto, sull’individuazione di un rappresentante del
datore di lavoro di adeguata competenza e conoscenza dei rischi specifici dei lavori in opera
che vigili, indirizzi e coordini le attività.
4.
IMPIANTI DI INCENERIMENTO E IL RISCHIO DA SPAZI CONFINATI
CORRELATO
Le attività peculiari all’interno di un impianto di incenerimento che maggiormente espongono a una pluralità di rischi sono legate al controllo della funzionalità dell’impianto durante
la conduzione e agli interventi di manutenzione meccanica, termoidraulica, elettrica e strumentale. Questa condizione si verifica, solitamente, in impianti ad elevata tecnologia e livello di automazione, nonché laddove sono installati sistemi di controllo e monitoraggio altamente raffinati che rendono possibile la remotizzazione delle operazioni. L’intervento diretto dell’addetto avviene per lo svolgimento delle seguenti attività:
• verifica della funzionalità degli impianti: ciclo di termodistruzione (processo combustione); generatori di vapore: reintegro/miscelazione dei reagenti; processo fumi: dosaggio;
linea di trasporto dei residui di filtrazione e del sistema di ricircolo/reintegro del sistema
di lavaggio fumi a umido e relativi spurghi; sistemi di movimentazione;
• pulizia manuale o meccanizzata delle aree produttive;
• interventi di manutenzione su tutti gli impianti.
293
8° Seminario di aggiornamento dei professionisti Contarp
In tutti questi casi, oltre all’esposizione ad agenti di rischio diversi in funzione della tipologia di intervento e della sezione di impianto, si può verificare la condizione di lavoro in “spazio confinato”, intendendo, con tale termine, uno spazio in cui le vie di accesso e di uscita
non consentono un trasferimento agevole e rapido del lavoratore ed all’interno del quale si
possono instaurare situazioni di pericolo come scarsa ventilazione, atmosfere pericolose
(tossiche o infiammabili) o carenti di ossigeno, possibilità di ingresso di solido, liquido o
gas. In sostanza, per spazio confinato si intende un ambiente nel quale è possibile che si
intensifichino i rischi industriali normalmente presenti.
I pericoli tipici degli spazi confinati sono: carenza di ossigeno; incendio/esplosione; presenza di sostanze tossiche, corrosive, ustionanti; presenza di connessioni elettriche; rischio di
scivolamento; rischi meccanici; caduta di oggetti; rumore; scarsa illuminazione.
Le possibili cause di carenza di ossigeno sono legate alle caratteristiche del ciclo di lavorazione e all’eventuale esecuzione di bonifiche prima dell’accesso. Alcuni esempi sono: bonifica con azoto, ossidazione/combustione e/o operazioni di saldatura, reazione chimica/fermentazioni, microorganismi aerobici. Esempi di condizioni, normali o transitorie, suscettibili di causare il pericolo da “spazio confinato” in un impianto di incenerimento sono riportati di seguito.
Ambienti, impianti e attrezzature di un impianto di incenerimento
in cui è possibile la formazione di uno spazio confinato
fosse rifiuti, tramogge carico rifiuti, carriponte,
botole calo benna, locale trituratore
ventilatori
preriscaldatori aria primaria da fossa rifiuti
vasche interrate
spintori rifiuti in griglia; piano vibrante
corpo cilindrico e tubazioni parte alta caldaia
sistema raccolta ceneri sottogriglia
sistema di evacuazione scorie; scarico polverino
serbatoio spurghi; sistema filtrazione acque.
condensatori e attività in pozzetti pompe
5.
linea metano; impianto ammoniaca
generatori di vapore
trattamento fumi; filtri a manica
torri di lavaggio; torri di raffreddamento
sistema Denox (SCR)
sistema caricamento calce/carboni attivi
locale trasformatori
camera di combustione; turbina a vapore
impianto trattamento acque reflue
sistemi di caricamento additivi impianto
LA PREVENZIONE DEI RISCHI LAVORATIVI CORRELATI AL LAVORO IN
SPAZI CONFINATI
Gli incidenti negli spazi confinati hanno quasi sempre conseguenze di elevata gravità perché
avvengono in luoghi o per l’impiego di attrezzature non compatibili con la permanenza dei
lavoratori. La misura di prevenzione primaria per i lavori in spazi confinati (LSC) consiste
nell’identificare le aree e le fasi di lavoro che possano esporre ai vari rischi gli addetti in essi
presenti. Le valutazioni e gli interventi di prevenzione e protezione devono essere inseriti nel
DVR ovvero nei piani operativi della sicurezza (POS), tenendo conto delle variabilità delle
condizioni, della pianificazione delle operazioni e di possibili scenari imprevisti nel corso
dei lavori. il d.p.r. 177/2011 stabilisce i requisiti nei lavori affidati in appalto negli spazi confinati mentre per l’elaborazione delle procedure di sicurezza, la Commissione consultiva permanente per la SSL ha elaborato un manuale illustrato per lavori in ambienti sospetti di
inquinamento o confinati. Nel caso degli interventi di manutenzione e pulizia negli inceneritori, sono presenti sostanze (rifiuti, residui di combustione, additivi) ed attività potenzialmente in grado di generare situazioni pericolose in ambiente confinato.
294
Dalla valutazione alla gestione del rischio. Strategie per la salute e la sicurezza sul lavoro
Allo scopo di ridurre la probabilità di accadimento di incidenti e danni ai lavoratori devono
essere attuate una serie di attività nelle varie fasi della conduzione degli interventi di manutenzione.
Le azioni da intraprendere prima di entrare in uno spazio confinato sono le seguenti:
• valutare la condizione di spazio confinato
• valutare la possibilità che il lavoro possa essere svolto senza accesso
• effettuare l’eventuale ispezione con telecamera
• pulire e bonificare preferibilmente senza intervento degli operatori.
Nel caso la condizione di LSC sia verificata, occorrerà applicare la procedura LSC e attivare il Permesso di Lavoro.
La gestione del rischio negli spazi confinati in un inceneritore deve in particolare prevedere
specifiche misure a livello organizzativo:
• un programma di manutenzione finalizzato a prolungare il ciclo di vita di macchine,
attrezzature ed impianti, solitamente esposte ad agenti corrosivi soprattutto nella sezione
di depurazione fumi,
• assicurare le condizioni di stabilità operativa nelle sezioni di combustione, post-combustione, trattamento fumi e generazione di calore ed energia, per limitare al minimo gli
interventi manuali straordinari degli operatori,
• formulare schede di intervento nelle quali registrare le operazioni svolte da personale
esperto ed addestrato, secondo schemi, regole e prescrizioni, chiare, diffuse e condivise a
tutti i livelli, dichiarate dal costruttore della macchine e degli impianti, seguendo quanto
riportato nel manuale di uso e manutenzione.
L’esecuzione della manutenzione deve essere effettuata a macchine ferme o con misure
straordinarie se gli impianti rimangono in funzione, soprattutto nelle situazioni in cui è
necessario il coordinamento tra imprese diverse ovvero, per attività contemporanee, secondo adeguate procedure di sicurezza redatte dalla direzione dell’impianto.
La manutenzione non può essere improvvisata e necessita di precise procedure operative che
indichino, anche nelle situazioni di emergenza, le mansioni specifiche, le modalità di esecuzione dell’intervento, i dispositivi di protezione individuale o collettiva da adottare, i controlli ed il personale in appoggio ed i mezzi di salvataggio da predisporre.
Esempi di misure operative specifiche per gli impianti di incenerimento e termovalorizzazione sono:
• intercettare o by-passare la sezione in manutenzione al fine di evitare o minimizzare rientri incontrollati di aria in fase di combustione o trattamento dei fumi, durante la manutenzione di linee o di apparecchiature in depressione;
• rispettare le procedure di smaltimento dei rifiuti nei periodi di fermo di breve e lunga
durata;
• verificare le vie di accesso e transito al forno (passerelle mobili, varchi, ecc.) in caso di
manutenzione straordinaria del forno con o senza demolizione del refrattario;
• adottare misure per evitare la contaminazione da polveri negli altri reparti mediante aerazione forzata durante i lavori di demolizione del refrattario di rivestimento del forno.
L’attivazione di segnali di emergenza nella sala controllo provenienti da locali o altre postazioni possono indicare situazioni di anomalie sulle persone (es.: attivazione di una doccia
lava occhi) costituisce un altro esempio di misura gestionale del rischio.
295
8° Seminario di aggiornamento dei professionisti Contarp
6.
CONCLUSIONI
Gli incidenti gravi e mortali come quelli degli ultimi anni, legati alla presenza di spazi confinati non riconosciuti come tali né, tantomeno, “a rischio”, hanno posto alla luce l’importanza di prevenire queste situazioni attraverso un livello di conoscenze adeguato e ottimale.
La gestione degli spazi confinati e la determinazione del grado di confinamento richiedono
specifiche competenze da parte di coloro che devono organizzare il lavoro e di coloro che
devono eseguirlo. Le condizioni di concentrazione e permanenza di sostanze tossiche e delle
loro caratteristiche chimico-fisiche, della geometria dell’ambiente e della natura dei materiali trattati, devono essere valutate in dettaglio al fine di prevederne le possibili variazioni
nel tempo e di intraprendere le opportune misure di prevenzione e protezione. La legislazione italiana è stata recentemente aggiornata per consentire lo svolgimento dei lavori in spazi
confinati in sicurezza; ai committenti è chiesto di mettere a punto e diffondere procedure e
istruzioni di lavoro specifiche, anche legate alla gestione dei permessi di lavoro dei manutentori che operano in questi ambienti a rischio. Il gruppo di lavoro del progetto rifiuti
dell’Inail, sulla base delle attività svolte, ha proposto alcuni esempi di misure che possono
essere adottate negli impianti di incenerimento dei rifiuti.
BIBLIOGRAFIA
Guercio, P. Fioretti, B. Principe, P. Santucciu “La sicurezza per gli operatori degli impianti
di termovalorizzazione e di incenerimento” - INAIL Collana “ Rischi e Prevenzione, 2013.
Guercio, P. Fioretti, L. Frusteri, R. Giovinazzo, B. Principe, P. Santucciu, N. Todaro “La
sicurezza per gli operatori degli impianti di trattamento e stoccaggio dei rifiuti solidi urbani” Collana INAIL “Rischi e Prevenzione”, ed. 2009.
Guercio, P. Fioretti, L. Frusteri, R. Giovinazzo, G. Giaquinta, G. Petrozzi, B. Principe, P.
Santucciu, N. Todaro, D. De Grandis, F. D’Orsi, R. Narda, A. Norelli, E. Pietrantonio, F.
Scarlini, P.S. Soldati “La sicurezza per gli operatori degli impianti di depurazione delle
acque reflue civili” Collana INAIL “Rischi e Prevenzione”, ed. 2009.
AA.VV. “Linee Guida CITEC - Capitolo ‘Sicurezza dei lavoratori e prevenzione’”, Aprile
2007.
296
Scarica

infcro20160112_291_2..