Catalogo Interregionale di Alta Formazione 2011 - ID Corso: 8390…
Corso di Alta Formazione in Comunicazione e Counselling Espressivo
ARMONICHE VIBRAZIONI
Relatore:
Corsista:
Dott.ssa Roberta Frison
Rita Prandini
Modena: 9 giugno 2012
ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES
Rita Prandini - “Corso di Alta Formazione in Comunicazione & Counselling espressivo” - Catalogo Interregionale 2011
ARMONICHE VIBRAZIONI
“Dunque senza la musica nessuna
disciplina può essere perfetta,
perché senza di essa non esiste nulla.
La musica muove i sentimenti
e modula le emozioni.
La musica consola la mente
nel sopportare le tribolazioni
e la modulazione della voce
conforta la fatica di ogni lavoro.
….. ogni parola che pronunciamo,
ogni pulsazione delle nostre vene
è legata dal ritmo musicale ai poteri
dell’armonia.”
Isidoro di Siviglia, vescovo della città,
in “Cosa può fare la musica”,
627ca., d.C.
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Indice dei Contenuti
1. Introduzione ....................................................................................................... 4
2. Cap. I Approcci teorici …………………....................................................... 5
1.1
1.2
1.3
1.4
1.5
Excursus storico ……………………………………………....……... 5
La memoria dell’acqua …………………………...…………..…........ 7
La Cimatica ……………………………………………………........ 10
Le campane tibetane ……………………………………………..…. 13
Tomatis e l'effetto Mozart: un metodo audio-psico-fonologico …… 14
3. Cap. II La Musicoterapia …………………………………………………. 17
2.1
2.2
2.3
2.4
2.5
2.6
2.7
2.8
Definizioni ………………………………………………….….…… 17
Tutto è terapia? …………………………………………….....…….. 19
Un approccio psicoanalitico: il modello Benenzon ………………… 21
Identità Sonora ………………………...…………………….....….. 22
Oggetti intermediari ………………...…………………………..….. 25
Il trattamento individuale o di gruppo, setting, tempo ……...…….... 26
I 15 passi per fare una seduta di musicoterapica …………...……… 27
Ambiti di trattamento musicoterapico …………...……………….... 28
4. Conclusioni ………………………………………………………………….. 30
5. Bibliografia ………………………………………………………………….. 32
6. Sitografia ……………………………………………………………………. 32
7. Glossario …………………………………………………………………….. 33
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1. INTRODUZIONE
Il filo conduttore di questa tesi ha a che vedere con le vibrazioni e, in particolare,
con le vibrazioni del suono. Vibrazioni e sensibilità ai suoni in ogni luogo, in ogni
cellula, in ogni sostanza, in ogni materiale, in ogni singolo atomo. Il suono è una
forma di energia prodotta da vibrazioni. Attraverso gli studi sulle vibrazioni e sul
suono è stato possibile realizzare ed applicare tecniche, strumenti, metodiche in
molti ambiti.
Le potenzialità dell’essere umano sono ancora ben lungi dall’essere scoperte in toto
e ritengo che anche attraverso le vibrazioni, nella più ampia eccezione del termine,
queste straordinarie potenzialità continueranno ad essere studiate e sviluppate.
L’essere umano ha in sé capacità, risorse, talenti in gran parte ancora “dormienti” e
l’utilizzo di “armoniche vibrazioni” e, in particolare quelle del suono, possono
davvero favorirne il “risveglio” o la riscoperta. Tutto questo discorso porta anche a
considerare che oggi esistono vere e proprie scuole che, utilizzando il potere
dell’azione del suono classificato come musicoterapia, intervengono per recuperare
il benessere e ridare salute. Gli ambiti d’intervento sono molteplici e tuttavia
probabilmente non ancora completamente esplorati. La musicoterapia può
agevolare processi di auto-guarigione, favorire lo sviluppo di capacità inespresse,
modificare lo stato emotivo, fisico e mentale, rimuovere blocchi, paure, timidezze
ed ancora può collaborare a ridurre l’ansia di una futura madre favorendo il rilascio
di endorfine e l’elenco potrebbe essere ancora più ampio ed esteso.
Di fatto queste vibrazioni, queste capacità e potenzialità del suono danno origine ad
una precisa applicazione, definita musicoterapia, che interviene come elemento,
come strategia, come mezzo, come opportunità di intervento a sostegno delle
persone attraverso un percorso organizzato e definito per la conquista o per il
raggiungimento del benessere.
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2. Cap. I: Approcci teorici
1.1 Excursus storico
Fin da tempi primordiali, nasce con l’uomo il desiderio di lasciare un’impronta,
un’immagine attraverso le quali esprimere il proprio sentire e lasciare una traccia di
sé. Pensiamo ai graffiti rupestri, alla costruzione di oggetti in terracotta, ai riti della
musica e della danza. Certamente si perdono nella notte dei tempi, tempi in cui
misteriosi rituali sciamanici di guarigione venivano eseguiti anche mediante suoni,
spesso di tamburi. Le vibrazioni che producono il suono sono manifestazioni
dell’energia che è presente in tutta la natura, negli esseri umani e nell’universo.
“tutta la materia è vibrazione e la vibrazione è energia…” (Einstein).
“Tutto ciò che è vibra”, tutto ciò che esiste vibra, dalle cellule ai pianeti, ai
componenti delle pietre, degli animali. Il suono è capace di produrre cambiamenti
profondi a livello fisico, emozionale e spirituale ed è una forza universale e
invisibile. La musica è un suono speciale, poiché racchiude in sé un sistema di
ritmi, armonie e relazioni che esistono in tutto l'universo: dai movimenti dei pianeti
attorno al sole fino alla crescita delle cellule. Il dottor Deepak Chopra dice: “Il
suono primordiale è il misterioso collegamento che mantiene insieme l’Universo in
una rete che è un campo quantico”.1
La musica è un linguaggio umano universale, è un cammino per raggiungere uno
stato di guarigione intima e profonda, di pienezza di vita e, quasi sempre, di gioia
interiore.
E’ scritto nella storia che gli uomini si sono serviti dei suoni, specialmente di quelli
musicali, come naturale strumento terapeutico. Le origini della cura attraverso i
suoni e la musica risalgono alla preistoria.
Nell'antico Egitto il geroglifico che rappresentava la musica era lo stesso con cui
venivano raffigurati l'allegria e il benessere. I sapienti indiani ed i filosofi greci
pensavano che tutte le forme fisiche fossero manifestazioni della musica.
Secondo gli antichi testi indù, l'Universo si è formato a partire da un suono
primordiale (OM) che poi si è scomposto in 50 vibrazioni madre. I mantra, che
provengono da questi suoni cosmici, sono formule metriche, che, intonate
ripetutamente, producono una vibrazione profonda e armonica. La loro funzione è
di mettere l'uomo in condizione di vibrare con gli altri suoni dell'Universo, attivare
le ghiandole, promuovere l'apertura dei "chakra" e l'equilibrio dell'energia.
I saggi delle antiche culture concepivano la musica terrena come un'eco e una
risonanza della musica cosmica, obbediente alle stesse leggi divine e perciò capace
di alleviare il dolore e la sofferenza e di favorire la salute e il risanamento.
La musica è in grado di superare i filtri logico-analitici della mente, per stabilire un
contatto diretto con i sentimenti e le passioni nascosti nella memoria e
nell'immaginazione. Questo provoca delle reazioni fisiche.
1
Karina Scelde Soul Voice – Libera la Voce dell’Anima – Macro Edizioni pag. 14.
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Il suono sembra possedere una forza poderosa ma il rispetto della vita è
indispensabile per usare adeguatamente le energie sonore. I mantra che già abbiamo
citato, erano antichi cantici ma anche formule curative. In ugual modo nei papiri
egizi che contengono testi di medicina, si parla di cantici per curare la sterilità, i
dolori reumatici e le punture d'insetto. Anche nell'antico testamento si ricorda come
David alleviasse la depressione del re Saul suonando sull'arpa. Gli Esseni e i
terapeuti formati alla loro scuola curavano col suono di parole sacre.
Nella cultura ellenistica i dolori della sciatica e della gotta venivano placati
attraverso la musica del flauto.
La conoscenza dei suoni, dei ritmi e dei cantici era fondamentale per i poteri
curativi degli sciamani, dei guaritori e dei sacerdoti delle culture celtiche.
In Cina, Confucio nel LI-KI dice: “La Musica è intimamente connessa ai rapporti
essenziali degli esseri ed agli spiriti vitali degli uomini, regolati dal tono del ciclo
della terra”.
Nel libro della Genesi troviamo all’inizio questa frase: “Iddio disse:
“Sia la luce” e la luce fu”. In questa solenne espressione biblica Dio crea il cielo e
la terra quando questa era nel buio e nel silenzio. E’ la sua voce che si diffonde nel
mondo ed è essa stessa che genera la luce. Anche noi siamo partecipi del suono di
tutta la creazione. Dio parla e il suono è la “voce” di Dio.
Esiste dunque la voce come prerogativa divina. Innanzi tutto il suono stesso non
viene creato, il suono “è” ed esiste in quanto Dio, creatore del cielo e della terra,
esiste.
Ritroviamo questo concetto in tutte le convinzioni cosmogoniche presenti sulla
terra. “ Tutte le volte che la genesi del mondo è descritta con sufficiente precisione,
un elemento acustico interviene nel momento decisivo dell’azione. Nell’istante in
cui un dio manifesta la volontà di creare se stesso o un altro dio, di far apparire il
cielo e la terra oppure l’uomo, egli emette un suono, espira, sospira, parla, canta,
grida, urla, tossisce, espettora, singhiozza, vomita, tuona, oppure suona uno
strumento musicale:”2
Il creatore dunque accompagna il suo atto con l’emissione di un suono, alcune volte
un suono fragoroso. “…ogni volta che un’anima nuova discende nell’oceano del
regno manifestato, essa produce una vibrazione che si trasmette all’intero oceano
cosmico che comprende tutti i regni creati, terreno e celeste, fisico e metafisico,
mentre ognuna di queste vibrazioni fa risuonare in tutto l’universo una moltitudine
di note consonanti, le loro inimmaginabili interferenze generano l’intera sinfonia
delle sfere di cui parla Pitagora. Ogni creatura… è la cristallizzazione di una parte
di questa sinfonia di vibrazioni. Così siamo simili a un suono pietrificato in materia
solida che in essa continua a risuonare.”3
“XXV (110). Egli [Pitagora] era dell'opinione che anche la musica fornisse un
2
3
Schneider, M., 1960, Le ròle de la musique dans la mythologie et les rites des civilisations non
europèennes, Editions Gallimard, Paris, trad, it, 1992, La musica primitiva, Adelphi Editore, Milano,
pag.13.
Pir Vialyat Khan citando dall’Hekaloth, un libro esoterico ebraico sulle Sfere Celesti; Verso l’Unico, p.
229.
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notevole contributo alla salute, qualora a essa ci si dedicasse nel modo confacente.
In effetti la considerava un mezzo tutt'altro che secondario di procurare la
"catarsi". Era questo il nome che dava alla cura operata per il tramite della
musica. A primavera eseguiva questo esercizio musicale: faceva sedere in mezzo un
liricine, mentre tutt'intorno sedevano i cantori e così, al suono della lira, cantavano
insieme dei peani che ritenevano procurassero loro gioia, armonia e ordine
interiore. Ma anche in altri periodi dell'anno i pitagorici si servivano della musica
come mezzo di cura.
(111). C'erano determinate melodie, composte per le passioni dell'anima - gli stati
scoraggiamento e di depressione - che pensavano fossero di grandissimo
giovamento. Altre erano per l'ira e l'eccitazione e ogni altra consimile
perturbazione dell'animo. Inoltre esisteva una musica di genere differente,
escogitata al fine di contrastare il desiderio. I pitagorici usavano anche danzare, e
lo strumento di cui si servivano a questo fine era la lira, perché il suono del flauto
lo consideravano violento, adatto alle feste popolari e del tutto indegno di uomini
di condizione libera. Per favorire l'emendazione dell'animo usavano inoltre recitare
versi scelti di Omero e di Esiodo.”4
Giamblico, La Vita Pitagorica, BUR, pag. 257
1.2 La memoria dell’acqua. Approcci di studio
L’acqua è una fondamentale risorsa per tutte le forme di vita esistenti sul nostro
pianeta, la sua qualità è essenziale per la sopravvivenza di ogni specie vivente.
L’essere umano è composto all’incirca dal 70% di acqua e il cervello è l’organo che
ne ha di più, l’85%, nelle cellule, tra le cellule, tutt’intorno. Galleggia. Così come
nel grembo materno, il feto galleggia nel liquido amniotico. Inoltre l’acqua svolge
moltissime ed importanti funzioni nel nostro organismo, il DNA stesso si organizza
intorno all’acqua ed ancora è il mezzo di comunicazione tra cellule e la sostanza
intercellulare.
Ogni molecola dell’acqua possiede un’identità geometrica originale ed
inconfondibile, che la rende unica fra miliardi di miliardi di altre simili. Infatti,
analizzando due fiocchi di neve al microscopio, risultano diversi uno dall’altro.
Inoltre sciogliendo separatamente i due fiocchi e facendoli gelare nuovamente, si riotterranno gli stessi identici fiocchi.
L’acqua trasmette sorprendenti messaggi e si deve a Masaru Emoto l’intuizione di
“leggerli”.
Il Dr. Masaru Emoto, scienziato e ricercatore giapponese, esaminò al microscopio e
fotografò i cristalli che si formano durante il congelamento di diversi tipi d'acqua,
da quella di rubinetto e proveniente da diverse città, all’acqua prelevata da sorgenti,
laghi, paludi, ghiacciai di varie parti del mondo. ha poi esposto l’acqua raccolta
alle vibrazioni della musica o di parole scritte e pronunciate ed addirittura dei
pensieri. I cristalli dell’acqua trattata hanno mutato la loro struttura, riflettendo i
4
Giamblico, La Vita Pitagorica, BUR, pag. 257.
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messaggi ricevuti.
Le immagini di seguito riportate mostrano, come l’acqua, sia quasi un nastro
magnetico liquido in grado di registrare in modo molto sensibile le informazioni
energetiche che riceve dall'ambiente.5
Acqua esposta a tipi diversi di musica
Kawachi, canzone di un ballo
popolare
Questa musica è stata amata e
cantata da molte persone per
centinaia di anni, forse per questo
ha qualche potere terapeutico.
"Aria per la 4a corda" di Bach
"Canzone di addio" di Chopin
Con questo famoso pezzo di violino
sembra quasi che il cristallo sia
rimasto incantato dal suono della
musica. La ramificazione del cristallo
di acqua si estendono liberamente.
La forma di base del cristallo è quasi
perfettamente divisa in piccole parti
che
si
sono
"separate"
l'una
dall'altra.
--------------------------------Musica Heavy Metal
"Sinfonia n° 40 in Sol Minore" di
Mozart
Questa musica è piena di rabbia e
sembra avercela con il mondo
intero. Di conseguenza, la base
esagonale ben formata del cristallo
si è spezzata in molti pezzi. Non è
che la musica metal è negativa, solo
che ci deve essere un problema con
il testo.
Questa sinfonia, più di ogni altro
lavoro di Mozart, è una musica piena
di sentimento che sembra inseguire
la bellezza. Un pezzo di profonda
riflessione che sembra quasi una
preghiera alla bellezza. Questa
musica cura quietamente il cuore di
chi l'ascolta.
5
"Variazioni Goldberg" di Bach
Questa musica venne dedicata al Sig.
Goldberg, come riconoscenza per
tutto quello che Bach gli doveva. A
differenza
dei
cristalli
formati
dall'acqua distillata di base, qui si può
vedere che dagli spigoli di un esagono
si formano altri esagoni.
ww.disinformazione.it
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--------------------------------Acqua "esposta" a parole scritte
Amore/Apprezzamento
"Grazie" in giapponese
La coscienza delle persone conte- In questo esperimento abbiamo
nuta dell'amore e nell'apprezzame- usato di base acqua distillata e la
nto. Solo esprimendo amore e parola "Grazie".
gratitudine l'acqua attorno a noi e
nei nostri corpi cambia in modo così
bello.
"Mi hai stufato, Io ti ucciderò"
Dopo aver esposto a queste parole, la
forma dell'acqua è risultata brutta. Il
cristallo era distorto, imploso e
disperso. Vivere in un mondo dove
parole come queste vengono usate
senza ritegno suscita sgomento.
--------------------------------Acqua di una lago, esposta ad una preghiera
Prima della preghiera
Dopo la preghiera
Fonte di Lourdes
L'acqua e i cristalli del bacino di L'acqua e i cristalli del bacino di "La fonte sacra di Lourdes" è nota per
Fujiwara prima di dedicarle una Fujiwara dopo la preghiera.
essere una fonte miracolosa. Questo
preghiera.
cristallo esprime i meriti della
coscienza collettiva. Un cristallo
misterioso che emana il sentimento
della gloria mistica.
L’acqua è composta da molecole che hanno la capacità di organizzarsi ed unirsi in
cluster ordinati, strutture liquido cristalline con armoniose e regolari geometrie
tetraedriche, e vi è conservazione e diffusione delle informazioni energetiche.
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Queste tesi sono state avvalorate, finalmente in modo scientifico, dal Premio Nobel
2008 per la Medicina il Prof. Luc Montagnier.
Montagnier parla di un condizionamento dell’acqua che può essere interno od
esterno ed in questo acquistano peso certi fattori ambientali quali l’inquinamento
elettromagnetico delle nostre città. Egli parla di un fenomeno nelle molecole
dell’acqua definito di “risonanza” quasi che essa fosse “condizionata” e quindi
“condizionabile”.6
“Abbiamo svolto molti studi sui batteri – ha proseguito Montagnier – e ci sono
segnali da parte di molecole ad alto peso molecolare che anche se diluite alla 10
alla diciottesima mantengono un loro proprio segnale: abbiamo dimostrato che
questo fenomeno non dipende dalla quantità, ma è un fenomeno che afferisce alla
fisica quantistica, alla struttura fisica dell’acqua. Ad esempio… abbiamo lasciato
due distinte provette in un contenitore di lega metallica che impedisce
l’irradiazione verso l’esterno, ed abbiamo visto che tra le due provette, una diluita a
10 alla terza ed una a 10 alla nona, c’era uno scambio di informazioni e di
connotazioni a livello molecolare. Questo ci ha dimostrato che le molecole hanno
un loro background elettromagnetico ed esso è in grado di trasferirsi da una
molecola all’altra, da una provetta all’altra. Occorre ovviamente raffinare
l’interpretazione di questi fenomeni – hanno precisato gli esperti presenti al
congresso – ma quello che è certo è che rispetto agli esperimenti di Benveniste
sulla memoria dell’acqua degli anni ’80, si è ora in grado di fare degli esperimenti e
poi di ripeterli, esperimenti che hanno il requisito della riproducibilità e quindi
scientificamente attendibili.”7
Ora, in considerazione del fatto che noi siamo costituiti di materia organica e di
acqua, ogni qual volta siamo raggiunti da una vibrazione sonora riceviamo degli
stimoli, che inevitabilmente modificano il nostro assetto. Come affermano gli studi
di fisica quantistica le vibrazioni sonore influenzano sia il corpo che la mente.
Ricapitolando l’acqua è alla base di ogni forma di vita, memorizza le informazioni
che riceve e può trasmetterle, regola tutte le funzioni dell’organismo, è veicolo di
energia e forza vitale e possiede un’identità. Inoltre sia l’acqua che le particelle di
materia rispondono in modo analogo alle sollecitazioni sonore. Si distribuiscono in
modo preciso ed ordinato, a seconda dello specifico stimolo sonoro ricevuto. Come
se le sostanze avessero memorizzato che a ogni suono corrisponde una geometria
ordinata e riconoscibile. Inoltre la vita si è sviluppata nel mare e l’embrione,
durante i nove mesi che vanno dal concepimento alla nascita, percorre ognuna delle
fasi dell’evoluzione.
1.3 La Cimatica
Il termine Cimatica deriva dal greco "Kyma", cioè grande onda. "In principio era il
Verbo" e in sanscrito "Nada Brahma". "Il mondo è suono". La Cimatica è una
6
7
http://www.omeopatiainospedale.org/brochure%20MEDICINE%20CAM.pdf
http://gabrielepierattelli.wordpress.com/2010/05/18/lacqua-posssiede-memoria-premio-nobel-2008medicina-luc/
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scienza antica come il mondo, se ne parla già nelle scritture vediche. Tutta la
creazione è una sinfonia di suoni, di vibrazioni, in cui le singole parti si inseriscono
attratte dalla risonanza con i suoni simili. La Cimatica è una scienza che studia le
forme prodotte dalle onde ovvero da frequenze che possono essere sonore,
elettromagnetiche ecc.
Le fondamenta di questa disciplina furono poste nel XVIII secolo dal fisico e
musicista tedesco Ernst Florenz Friedrich Chaldni che pubblicò "Entdeckungen
ùber die Theorie des Klanges" (Scoperte sulla teoria dei suoni). Egli distribuì su
una sottile lamina metallica una piccola quantità di sabbia e provò a farla vibrare
mediante un arco da violino. Le vibrazioni formavano meravigliose forme
simmetriche e geometriche. Con questo esperimento egli diede vita a studi della
fisica che avrebbero poi assunto la denominazione di acustica ossia la scienza del
suono e dimostrò inoltre che il suono influisce sulla materia fisica.
Figure di Chaldni
Questo fu l’inizio di uno studio che continuò anche grazie al dr. Hans Jenny, altro
scienziato e fisico svizzero vissuto nel secolo scorso, il quale dedicò la sua vita a
sperimentare la capacità del suono di creare forme. A tale scopo utilizzò vari
dispositivi: apparecchiature fotografiche, microfoni, oscillatori sonori, registrazioni
di voci parlate e di musica classica. Le vibrazioni sonore di determinati suoni
producevano sempre le medesime figure geometriche. “Pronunciando sillabe di
antichi linguaggi, sanscrito ed ebraico, la sabbia assumeva la forma dei simboli
scritti corrispondenti a quei suoni mentre dalle nostre lingue moderne non si
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otteneva lo stesso risultato.”8 Dunque questi popoli conoscevano già questo legame
tra suono e materia? Esistono connessioni con i “sacri linguaggi”?
Egli dimostrò che le vibrazioni producevano forme geometriche e che ogni figura è
la forma visibile di una energia invisibile.”Jenny ha dimostrato che la musica
produce una struttura simile all’armatura di un tessuto: il suono lentamente crea la
forma.”9 Partendo da questi presupposti egli cercò di comprendere come la
frequenza sonora agisse sulle cellule e sulle strutture del corpo. Evidenziò poi il
fatto che facendo vibrare una lastra secondo frequenze ed ampiezze particolari, il
materiale posto sulla lastra costruiva le forme e gli schemi di movimento
caratteristici di quella vibrazione; modificando la frequenza o l’ampiezza variavano
anche lo sviluppo e lo schema, aumentando la frequenza altrettanto accadeva alla
complessità degli schemi. Altra scoperta interessante rilevava che le forme createsi
ricordavano le strutture cellulari degli organi viventi. Ogni cellula quindi ha il suo
suono, la sua nota. Lo studio di questa scienza consente di provare che esiste un
rapporto tra forma e frequenza e che il suono e la vibrazione influenzano la materia.
Pitagora asseriva che la geometria è “musica cristallizzata”. Anche in questo caso,
così come si evince dagli studi di Masaru Emoto, se ogni suono, sentimento,
pensiero e movimento creano forme, anche noi stiamo continuamente creando
forme più o meno consapevolmente.
10
Questa idea di una forma generata da un campo vibrazionale e che risuona potrebbe
sembrare irrazionale. Ogni figura è invece la forma visibile di una energia invisibile
ed ogni forma contiene le informazioni sulle vibrazioni che l'ha generata, infatti
mescolando la sabbia sul piatto nel giro di pochi secondi ricompare la stessa forma.
“Com'è possibile spiegare questo? Solo ammettendo che il suono ha delle proprietà
8
Randall McClellan Musica per guarire Ed. Riuniti pag. 68.
Luca Vignali Musica e suoni nell’arte della guarigione Ed. La Mandragora 2006 pag. 99
10
http://www.amadeux.net/sublimen/dossier/chaldni_e_cimatica.html
9
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particolari di modulare e modellare l'energia, cioè la materia! Il Verbo è l'azione del
suono.”11
Come applicare tutto questo all’essere umano allo scopo di favorire il
miglioramento della salute psico-fisica? Peter Manners, osteopata britannico, ha
permesso che la Cimaticoterapia si diffondesse soprattutto negli Stati Uniti. Egli
sostiene che: “Se affrontiamo la lettura della struttura muscolare, per quanto
possibile, vi troviamo un segnale, un’armonia, un suono. Sappiamo che nella
struttura muscolare o nella formazione delle ossa qualsiasi deviazione dal segnale
corretto è indice di malattia, malformazione, mutamento”…
”La causa è uno squilibrio, un turbamento dell’armonia del corpo… Cuore, fegato,
ossa, muscoli e cervello hanno una loro armonia che ne detta il funzionamento:
siamo un pulsare armonico se siamo sani. Ma se una qualsiasi parte perde la propria
armonia ed è sfasata, allora sorgono i problemi.”12 La terapia cimatica utilizza onde
sonore somministrate attraverso la pelle. La trasmissione di frequenze
corrispondenti a quelle dei tessuti sani favoriscono il ristabilirsi della giusta
risonanza in quelli malati. Infatti dove c’è la malattia c’è una situazione di
squilibrio della vibrazione fondamentale ed è possibile ripristinarla mediante la
trasmissione di frequenze risonanti. Infermieri, chiropratici, osteopati e agopuntori
di tutto il mondo utilizzano gli strumenti per praticare la terapia cimatica da oltre
vent'anni. Le onde sonore sono emesse dallo speciale apparecchio elettronico
chiamato applicatore a impugnatura manuale, posto a contatto con la parte malata o
lungo i meridiani dell’agopuntura. La frequenza impostata viene calcolata dal
computer al quale l’apparecchio è collegato. Ogni singola seduta ha una durata
massima di 10-15 minuti, mentre la durata del ciclo di trattamento viene stabilita
caso per caso. La terapia cimatica non è considerata come una cura infatti essa si
limita a ripristinare nell'organismo le condizioni antecedenti la malattia. Ciò
permette al corpo di guarire da solo senza dolore e senza dover ricorrere alla
chirurgia o a farmaci13.
1.4 Le campane tibetane
Albert Rabenstein è direttore del Centro de Terapia de Sonido y Estudios
Armonicos di Buenos Aires in Argentina, esperto del potere terapeutico dei suoni
armonici e dell'uso delle ciotole tibetane (dette anche campane tibetane). Dal 1987
studia il potere curativo della musica ed in particolare di musica vibrazionale. In
particolare egli è apprezzato per il suo lavoro con le campane tibetane mediante le
quali crea una connessione tra antiche conoscenze e moderne scoperte scientifiche.
Egli parla di esperimenti effettuati grazie agli astronauti del Voyager, i quali hanno
registrato la vibrazione dello spazio esterno, suono peraltro non udibile
dall’orecchio umano perché vibra ad una frequenza molto bassa. Ebbene questa
11
http://www.amadeux.net/sublimen/dossier/chaldni_e_cimatica.html
12
Randall McClellan Musica per guarire. Ed. Riuniti pag. 71.
Luca Vignali Musica e Suoni nell’arte della guarigione. Ed. La Mandragora pag. 100.
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frequenza è stata duplicata fino ad arrivare ad un suono udibile e la scoperta
straordinaria è che questo suono coincide esattamente con quello delle ciotole
tibetane. I monaci tibetani, infatti, dicevano che le ciotole racchiudono il mistero
dell’universo da migliaia di anni. Quindi i monaci 4000 anni fa non solo avevano
sentito il suono dell’universo ma riuscirono a riprodurlo, e alcuni studiosi ritengono
che lo stesso Buddha le utilizzasse per facilitare la meditazione. In Occidente
vengono utilizzate le campane tibetane per creare stati interiori di rilassamento
profondo. Sfiorate o toccate da una bacchetta le campane producono un suono che
racchiude armonici che si espandono nell’aria per parecchi minuti. Queste
vibrazioni sono molto intense, profonde, alcune delle quali neppure udibili
dall’uomo perché troppo basse, e tuttavia in grado di entrare in risonanza con la
dimensione non solo fisica delle persone. Pare infatti che il suono delle campane
tibetane consenta il raggiungimento di onde theta e delta tipiche degli stati
meditativi più profondi. Alcuni musicoterapeuti stanno ri-scoprendo questo antico
strumento e lo utilizzano nelle sessioni del massaggio sonoro: la persona viene fatta
sdraiare in un ambiente tranquillo, protetto e le vibrazioni delle campane tibetane
vengono fatte risuonare dal terapeuta vibrando sia all’interno che all’esterno del
soggetto. Le loro vibrazioni sonore entrano in risonanza con il corpo e l’energia
della persona, creando le condizioni ideali per trasformare ansia, agitazione, forte
stress in stati di rilassamento profondo e di distensione. Ogni singola cellula della
persona viene dolcemente massaggiata ed armonizzata e riacquista la sua naturale
frequenza vibratoria.14
1.5 Tomatis e l'effetto Mozart: un metodo audio-psico-fonologico
Tomatis ha teorizzato che la musica influenzi l’umore. Non si tratta di un’idea
nuova ma meno risaputo è che la musica possa agire direttamente sull’organismo
modificando il nostro stato emotivo, fisico e mentale. Questo fenomeno, chiamato
effetto Mozart, non si verifica solo ascoltando le sinfonie del grande compositore,
ma anche i canti gregoriani, un certo tipo di jazz e di pop, i ritmi sudamericani, le
armonie new age e persino un po’ di sano e robusto rock’n’roll.
La musica di Mozart è utilizzata alla stregua della voce materna. "Mozart è un'ottima
madre", dice Tomatis, la sua musica ha sollecitato la rinascita dell'udito, di molti
bambini.15 Ma perché Mozart? Tomatis ritiene che la musica di Mozart sia la più amata, la
più conosciuta e che essa esplichi il massimo effetto sul corpo umano. Il concerto K 482
viene usato anche in musicoterapica. Probabilmente l’insolito potere della musica di
Mozart scaturisce dalla vita stessa del compositore. Concepito in un luogo speciale, la sua
gestazione fu quotidianamente pervasa dalla musica, in particolare dal suono del violino di
suo padre, che quasi certamente potenziò il suo sviluppo neurologico. Il padre, Leopold
Mozart era un maestro di cappella a Salisburgo e la madre, figlia di un musicista, svolse
per tutta la vita un ruolo importante nella sua educazione musicale, a cominciare dai canti
14
15
http://www.amadeusonline.net/musicaterapia.php?ID=1327312822
http://www.marcostefanelli.com/subliminale/altramedicina.htm
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e dalle serenate durante la gravidanza. Grazie a questo privilegiato ambiente, Mozart
nacque formato alla musica. Pare infatti che il padre durante i parti della consorte le
tenesse una mano, con l’altra scrivesse musica e con la voce facesse Humming.
Il trattamento inizia con musica di Mozart non filtrata poi si eliminano gradualmente le
frequenze più basse. Il trattamento dura due ore al giorno per cinque giorni la settimana
per tre settimane. Lo strumento messo a punto da Tomatis è chiamato “orecchio
elettronico” una cuffia speciale dotata di auricolari e di uno strumento che fa vibrare anche
le ossa craniche. Infatti pare che nell’utero materno il suono venga percepito dalle ossa,
specie da quelle craniche, prima ancora che dalle orecchie. Il canto gregoriano viene
utilizzato anch’esso ma senza alcun tipo di filtro in quanto pare fatto apposta per
sincronizzarsi con i ritmi respiratorio e cardiaco favorendo la concentrazione ed un effetto
terapeutico
La musica di Mozart e la voce materna, filtrate in modo da simulare l’ambiente
amniotico secondo Tomatis e il suo metodo, possono curare le difficoltà di
apprendimento, la dislessia, il ritardo mentale e il deficit di attenzione dei bambini.
Anche se Mozart ha delle affinità con Haydn ed altri compositori del suo tempo,
Tomatis afferma in “Mozart?” che quella musica “... ha un effetto, un impatto che
altri non hanno. Eccezione fra le eccezioni, ha un potere liberatorio, curativo, direi
persino risanatore. La sua efficacia supera di gran lunga quella dei suoi
predecessori… i suoi contemporanei o i suoi successori”16.
Nel momento in cui qualcuno ci parla, il nostro cervello inizia un velocissimo
lavoro, analogo a quello svolto dai computer, di elaborazione dati: memorizzazione
di informazioni, controllo comparativo rispetto ad informazioni già note, risposta
adeguata sulla base di concetti elaborati in precedenza, istantanea produzione di
immagini mentali suscitate dalle parole dell'interlocutore. Se davvero ascoltiamo
avviene tutto questo e molto di più, altrimenti perderemmo il senso delle parole e
queste non avrebbero in noi alcun tipo di risonanza, sarebbero parole nel vuoto.
Indifferenza è il termine col quale si può definire tale fenomeno, se volontario, ed è
da considerarsi del tutto normale. Tale fenomeno, sia in positivo che in negativo,
avviene anche quando a parlare siamo noi: “la trasformazione in elaborazione
concettuale e immagini mentali delle onde sonore prodotte dagli organi della
fonazione presuppone il contemporaneo e complesso funzionamento degli organi
dell'udito”. Per Alfred Tomatis, un otorinolaringoiatra che per oltre quarant'anni si è
occupato del problema dell'ascolto e dei suoi risvolti audiologici e psicolinguistici,
“l'udito non è solo uno dei cinque sensi: è il senso per eccellenza perché è grazie
all'udito che l'uomo ha parlato, ha potuto ideare, perfezionare e differenziare il
linguaggio”. Poiché produciamo soltanto i suoni dei quali siamo in grado di udire le
frequenze, secondo Tomatis “non ci si deve limitare a pensare all'udito come
funzione delegata all'orecchio esterno e alla membrana timpanica, ma come
funzione delegata soprattutto all'orecchio interno, al sistema vestibolo-cocleare”. E
non solo per quanto riguarda l'ascolto e le sue molteplici risonanze
16
D. Campbell L’effetto Mozart (1997) Ed. Baldini & Castaldi pag.42 Tit.orig. “The Mozart effect”.
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neurofisiologiche, ma anche relativamente al modo che ognuno di noi ha di
percepire la propria spazialità. Tutti, o quasi, sono capaci di udire, ma ascoltare è
un'abilità particolare, ed è la chiave dell'apprendimento, del linguaggio e perfino
dell'identità personale. Tomatis era convinto che prima di saper parlare bisogna
saper ascoltare, e cioè che non solo il cantare bene, ma anche il parlare, il pensare,
l’apprendere bene e, in ultima analisi, la buona salute psicofisica, dipendono da un
buon udito. E’ certamente sottostimato il fatto che le disfunzioni dell'udito possono
indurre numerosi disturbi dell'apprendimento e delle capacità mentali dei bambini;
così, poiché come diceva Montaigne: "Tutto è stato detto, ma dal momento che
nessuno ascolta, occorre sempre ricominciare", Tomatis ha ricominciato tutto da
capo in otorinolaringoiatria elaborando una sua particolare tecnica di stimolazione
uditiva mirante a rieducare l'orecchio ad ascoltare.
All’inizio Tomatis sperimentò il suo metodo di controllo della voce nei cantanti
lirici, colleghi ed amici del padre, i più famosi dei quali furono Maria Callas e
Placido Domingo mentre ora il suo metodo è praticato in oltre 250 centri terapeutici
sia in Europa che in America. Tomatis cominciò a spostare la sua attenzione dai
cantanti ai bambini con difficoltà di apprendimento e autismo quando, nel 1954,
inventò un apparecchio di rieducazione uditiva chiamato l'Orecchio Elettronico.
Il metodo Tomatis è da anni considerato altamente efficace nel trattamento dei
disturbi dell’apprendimento in bambini in età scolare. A verifica di tali successi è
stata effettuata una ricerca per valutare i risultati conseguiti con l'Orecchio
Elettronico su 400 bambini che seguivano un programma di trattamento di sei mesi
presso il Centro Audiologico di Toronto. La ricerca ha dimostrato che si erano
ottenuti i seguenti miglioramenti: dell'attenzione nell'86%, dell'atteggiamento verso
la scuola associato ad un aumento delle motivazioni ad imparare nell'87% dei casi,
del rendimento scolastico nel 90%, della capacità di leggere e comprendere e del
rapporto con i familiari e con i compagni nell'83%. Dopo sei mesi, nell'83% dei
bambini i risultati si dimostrarono stabili o in ulteriore miglioramento.
In un tipico Centro Audiologico Tomatis, tutti gli ospiti, sia bambini che
adolescenti, possono divertirsi come vogliono: giocare a carte o a scacchi,
disegnare e dipingere, giocare tra di loro o fare ginnastica. Nello stesso momento,
però, il loro udito viene rieducato ascoltando quanto viene trasmesso da speciali
apparecchiature collegate con gli auricolari che indossano: musiche di Mozart o la
voce materna "filtrate". Con l'Orecchio Elettronico di Tomatis si ascoltano solo le
frequenze più alte della musica, ma si possono anche ascoltare canti gregoriani non
filtrati che, secondo Tomatis, sono in grado di apportare molta energia al cervello.
Tomatis ritiene che il suono sia un alimento del cervello e che l’orecchio sia
l’organo preposto a fornirgli energia. E’ stato accertato infatti che un eccesso di
silenzio può essere nocivo e che un’atmosfera senza vibrazioni sonore può
provocare depressione da deprivazione sensoriale fino a spingere quasi al suicidio.
Tomatis ha calcolato che l’80% dell’energia necessaria al cervello è elaborata
nell’orecchio interno. Egli inoltre sostiene che "La cosa più importante da ricordare
è che il cervello non produce energia, la cattura”. Il cervello riceve energia da suoni
ad alta frequenza mentre suoni a bassa frequenza sottraggono energia. Pare che
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l’energia cerebrale sia direttamente collegata all’intelligenza. Tomatis ha notato che
se il cervello viene caricato di potenziale elettrico produce suoni ad alta frequenza.
.
Otteniamo un netto potenziamento della capacità di apprendere, di concentrarsi, di
risoluzione di problemi, di organizzarsi e lavorare senza fatica per periodi di tempo
più lunghi di quelli usuali. Le cellule sensoriali sono più numerose nella zona dei
suoni ad alta frequenza della coclea rispetto a quelle della zona dei suoni a basse
frequenze. Il training stimola l’orecchio per farlo funzionare al massimo delle sue
possibilità, migliorando il potenziale di apprendimento e creando un senso di
generale benessere. In presenza di difficoltà di apprendimento o deficit di
attenzione spesso il vestibolo può essere una causa del problema. Altre persone
possono avere difficoltà motorie, posturali o di equilibrio ed in tutti questi casi si
tratta di difficoltà riconducibili all’udito. Il metodo Tomatis è utile anche in
situazioni patologiche all’apparenza lontane dall’orecchio come ad esempio deficit
di coordinazione motoria, la stanchezza cronica, la depressione, le sindromi ansiose
o i traumi cranici. Il metodo Tomatis parte dall’idea che, riportando l’udito del
paziente ai primi istanti in cui questa funzione si stava formando, si possano
stimolare le capacità di apprendimento del cervello. Pare che il feto possa udire
solo le frequenze più alte della voce della madre e partendo da questo presupposto
Tomatis ha elaborato il modo di escludere le frequenze più basse della voce
materna per poter simulare l’esperienza di ascolto intrauterino. La voce della madre
o di una sostituta viene dunque “filtrata” per renderla il più simile possibile ai suoni
uditi dal feto in grembo. Ciò consente al bambino di rivivere in modo simbolico
tutte le fasi di sviluppo che portano al linguaggio con l’idea che questo renda
possibile recuperare le fasi andate perdute. L’obiettivo è anche il risvegliare il
“desiderio di ascoltare” in modo attivo e non di udire passivamente, ricostruendo
così la meccanica dell’ascolto e “riprogrammando” il modo di ascoltare. Tenendo
presente che il feto ode i suoni che riceve attraverso il liquido amniotico ed
imitando il processo evolutivo, si porta lentamente il bambino dai suoni filtrati ad
alta frequenza ai suoni non filtrati a frequenza mista fino ad arrivare alla cosiddetta
“nascita sonora”, ossia l’ascolto della voce non filtrata della madre.
“Molti utenti dei centri Tomatis hanno sottolineato il suo impatto psicologico,
menzionando un’accresciuta fiducia in se stessi, un migliorato livello d’energia e di
motivazione, così come una maggiore chiarezza di pensiero e un migliorato senso
di benessere.”17
3. Cap.II La Musicoterapia
2.1 Definizioni
Dopo questa ricerca di fondamenti storici, culturali e terapeutici per i significati e i
valori di risonanze, suono e musica, provo ad affrontare il tema centrale del mio
17
http://www.centrorubbi.it/siteimgs/Benchmarking%20delle%20Terapie%20-%20Appendice%205.pdf
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lavoro.
Secondo il Dott. Bruscia, esistono oltre quaranta definizioni di musicoterapia
ufficialmente accreditate dalle associazioni di categoria di tutto il mondo, ne
riporterò solo alcune, ovvero:
Secondo Benenzon: “Da un punto di vista scientifico, la musicoterapia è un ramo
della scienza che tratta lo studio e la ricerca del complesso suono-uomo, sia il
suono musicale o no, per scoprire gli elementi diagnostici e i metodi terapeutici ad
esso inerenti. Da un punto di vista terapeutico, la musicoterapia è una disciplina
paramedica che usa il suono, la musica e il movimento per produrre effetti
regressivi e per aprire canali di comunicazione che ci mettano in grado di iniziare il
processo di preparazione e di recupero del paziente per la società” (1981, p.3)18.
Del resto Freud, che amava molto le arti ed in particolare la poesia e le arti
figurative, di certo non ebbe particolare interesse per la musica. Ciononostante fu
assolutamente consapevole del potere evocativo della musica che può sollecitare
ricordi e “sfiorare” le fantasie ad essi collegate.
La tesi sostenuta da Bruscia è che: “La musicoterapia è un processo interpersonale
che coinvolge il terapeuta ed il cliente in certe relazioni di ruolo, ed in una varietà
di esperienze musicali, tutte designate ad aiutare i clienti a trovare le risorse
necessarie per risolvere i problemi, e ad aumentare il loro potenziale di benessere
(1984b).19
Secondo l’Associazione Canadese di Musicoterapia: è “l’uso della musica per
favorire l’integrazione fisica, psicologica ed emotiva dell’individuo, e l’uso della
musica nella cura di malattie e disabilità. Può essere applicata a tutti i gruppi di età,
in una varietà di ambiti di cura. La musica ha una qualità non-verbale ma offre
un’ampia possibilità di espressione verbale e vocale.
Come membro di un’équipe terapeutica, il Musicoterapeuta professionista partecipa
all’accertamento dei bisogni del cliente, alla formulazione di un approccio e di un
programma individuale per il cliente, e poi offre specifiche attività musicali per
raggiungere gli scopi.
Valutazioni regolari accertano ed assicurano l’efficacia del programma.
La natura della musicoterapia amplifica l’approccio creativo nel lavoro con gli
individui handicappati.
La musicoterapia fornisce un approccio umanistico possibile che riconosce e
sviluppa le risorse interne del cliente spesso non sfruttate.
18
19
Benenzon, R. (1981). Music therapy manual. Springfield, Il: Charles C. Thomas Publishers.
Bruscia, K., (1984b), Stiamo perdendo la nostra identità come musicoterapeuti? Documento presentato
all’annuale conferenza della regione Medio-Atlantica del NAMT, 5 Aprile 1984, Philadelphia,
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18
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I musicoterapeuti desiderano aiutare l’individuo per spingerlo verso un migliore
concetto di sé, e, nel senso più ampio, per far conoscere ad ogni essere umano le
proprie maggiori potenzialità " (Da un opuscolo intitolato “Sulla musicoterapia”)20
Che cos’è quindi la musicoterapia se, di fatto, ne esistono innumerevoli?
Allo stato attuale dei fatti quindi, non c’è un solo modo di intendere e di applicare
la musicoterapia. Perciò ogni musicoterapista deve ben sapere che il proprio modo
di “fare” musicoterapia non è l’unico ma soltanto uno dei possibili.
“Personalmente ritengo che la musicoterapia sia una delle pratiche che utilizzano
la musica volta ad aiutare (terapia) la persona a riattivare il processo relazionale
ridotto o interrotto mediante la sua musica (musica) agita, ascoltata e condivisa."
Giangiuseppe Bonardi.
La World Federation of Music Therapy (Federazione Mondiale di
Musicoterapia) da la seguente definizione di musicoterapia: è l'uso della musica
e/o degli elementi musicali (suono, ritmo, melodia e armonia) da parte di un
musicoterapeuta qualificato, con un utente o un gruppo, in un processo atto a
facilitare e favorire la comunicazione, la relazione, l'apprendimento, la motricità,
l'espressione, l'organizzazione e altri rilevanti obiettivi terapeutici al fine di
soddisfare le necessità fisiche, emozionali, mentali, sociali e cognitive. La
musicoterapia mira a sviluppare le funzioni potenziali e/o residue dell’individuo in
modo tale che questi possa meglio realizzare l'integrazione intra- e interpersonale e
consequenzialmente possa migliorare la qualità della vita grazie a un processo
preventivo, riabilitativo o terapeutico.21
2.2 Tutto è terapia?
Oggigiorno il termine terapia assume l’ambiguo significato di “valore aggiunto” e
quindi ogni bene di consumo, attività sportiva o artistica, con l’aggiunta della
parola “terapia” è considerata migliore di altre perché… fa bene! In realtà il
termine terapia deriva dal greco “therapeía” che significa assistere, curare. Questo
termine quindi si riferisce all’atto di assistere, curare, o prendersi cura, ossia
all’attività compiuta da una persona nei riguardi di un’altra. Si tratta quindi di un
pregiudizio culturale che questo termine sia legato ad un mondo medico,
psicologico. In realtà si può parlare di una valenza d’aiuto, per facilitare una
persona a migliorare il proprio stato psicofisico.
In realtà “per farsi carico di una persona non è indispensabile avere competenze
20
21
Associazione Canadese di Musicoterapia (CAMT) (senza data). Sulla musicoterapia. Pamphlet.
www.psychotherapie.org/MUTIG/wfmt.html
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19
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mediche: farsi carico di una persona significa prendersene cura da un punto di vista
formativo educativo ed è l’aspetto di processo. Nell’ambito di tale processo
terapeutico non usiamo la parola cambiamento perché da un punto di vista etico,
etimologico e di significato, è più corretto parlare di trasformazione e non di
cambiamento.
Noi non andiamo a cambiare le persone, non intendiamo compiere sostituzioni ma
ci proponiamo di trasformare degli aspetti, delle cose, a costruire degli input, degli
stimoli” (Roberta Frison).
Secondo Giangiuseppe Bonardi “non esiste una musica terapeutica in sé ma può
esistere un evento musicale specifico che aiuta, di fatto, la persona a star meglio
poiché è il singolo che stabilisce un rapporto intersoggettivo significativo con quel
particolare fatto musicale”.
Il vero soggetto dell’attività terapeutica è quindi la persona e l’assisterla è
un’attività che richiede una paziente attività di ricerca e di ascolto della stessa.
Il termine musicoterapia dunque nasce dai vocaboli musica e terapia e dalle
interazioni esistenti tra discipline musicologiche e quelle terapeutiche. L’ambito di
ricerca immediatamente attivato è necessariamente quello culturale, di provenienza
della persona. Essenziale è la ricerca dell’individuazione delle rappresentazioni
culturali, musicali ed acustiche. Ad ogni etnia infatti si riferisce una precisa area
geografica, sonora e musicale ed è perciò importante studiare la cultura elaborata
da quella etnia, quali strumenti musicali, quali stili musicali, quali peculiari
musiche di quella medesima cultura.
In particolare R. Leydi (1961) afferma che in <<...ogni comunità culturalmente
distinta e socialmente organizzata (...), esista un particolare "modo" di espressione
sonora, un vero e proprio "stile" che realizza l'intero fenomeno musicale in una
fondamentale unità. L'origine degli stili musicali e la loro definizione è quindi
nell'origine stessa, etnica, culturale, religiosa, sociale, economica, del gruppo
umano cui appartengono e le sue continue mutazioni rispecchiano fedelmente
l'evoluzione del gruppo medesimo...>>.22
Ognuno di noi quindi percepisce la musica mediante filtri culturali che ci
consentono di mettere in relazione i suoni con la musica. E’ il complesso apparato
neurofisiologico di cui disponiamo che consente alle persone di percepire e di
esprimersi sonoramente e musicalmente. Nel momento in cui poniamo l’attenzione
alle capacità di percepire ed esprimere, di fatto stiamo ponendo la persona al centro
dei nostri studi. In questo modo, ricercando il sonoro ed il musicale caratterizzanti
la persona, abbiamo la possibilità di aiutare, medianti i canali percettivi conosciuti
dalla persona, il riattivarsi di modalità comunicative precocemente interrotte. Porsi
in situazione musicoterapeutica significa cercare di ri-attivare tutto questo mediante
sonorità ambientali (naturali, tecnologiche, familiari) e delle musiche (strutture
ritmiche, melodie, canti, brani musicali) facenti parte del patrimonio mnemonico di
una persona.
Il patrimonio mnemonico è il risultato di percezioni ed espressioni elaborati dalla
22
LEYDI ROBERTO, La musica dei primitivi, Il Saggiatore, Milano, 1961.
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persona nei confronti dell’habitat acustico-musicale di appartenenza, è la realtà
storico-evolutiva che caratterizza la vita di una persona. È quindi procedendo dallo
studio dell'habitat acustico-musicale di appartenenza del singolo e delle sue
modalità di percezione e di espressione sonoro-musicale che è possibile individuare
alcuni aspetti utili ad attivare il processo interattivo non verbale in un sistema di
relazione in musicoterapia.
2.3 Un approccio psicoanalitico: il modello Benenzon
Il modello teorico di Benenzon si fonda su alcuni presupposti concettuali. Sono
essenzialmente desunti dalla teoria psicoanalitica Freudiana, dalla teoria dell’oggetto
transazionale di D. W. Winnicott. Per quanto riguarda i concetti di comunicazione
analogica e digitale fa riferimento a P. Watzlawick, le teorie di C. G. Jung, e per la
prossemica di E. Hall ed altri ancora.23
Partendo dal presupposto che TUTTO CIO’ CHE E’ VIBRA, nel preciso istante in
cui l’ovulo si unisce allo spermatozoo essi continueranno in quella meravigliosa
danza che è la vita. Un universo di vibrazioni, suoni, movimenti e silenzi
circonderanno il prodotto del concepimento in una armonia di vibrazioni che
resteranno iscritte in ogni sua cellula.
Questo primo uovo avrà in sé, nelle sue memorie, tutta una serie di elementi sonori,
di movimenti, di silenzi e di vibrazioni che saranno stampati nelle infinite strutture in
continuo movimento. Infinite strutture dinamiche in movimento perpetuo e generanti
proprie energie esistono in questo primo embrione che si sviluppa a vertiginosa
velocità. Tempo ed esperienza passano mentre miriadi di micro-atomi si completano
tra loro formando sistemi di energia individuale. L’archetipo, il vero prototipo, il
modello originale e primario è ricreato da tutti questi sistemi sonori di movimenti, di
silenzi e generati a loro volta da tutta la dinamica dei movimenti ed equilibri e
squilibri degli altri sistemi di micro-atomi. “E’ questo archetipo che Jung ha
elaborato sotto forma di immagini (“immagini arcaiche primordiali”), di simboli e di
sogni ma ha dimenticato che in loro si incontra in primo luogo il suono, la vibrazione
il movimento e il silenzio. Freud, ugualmente, ha dimenticato che nell’inconscio
dello psichismo fetale, le fondamenta sono fatte di queste energie costituite dal
movimento del suono e dalle vibrazioni e dal silenzio di questi micro-atomi che
compongono l’essenza fondamentale dell’esistenza.”
Questa parte dimenticata Benenzon la chiama ISO.24
23
24
http://www.centrobenenzon.it/ilmodello.html
Rolando Omar Benenzon La parte dimenticata della personalità – Nuove tecniche per la musicoterapica
Ed. Borla, Roma 2007 pag. 32.
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2.4 Identità Sonora
ISO è l’acronimo formato dalle lettere I e da SO che significano rispettivamente
Identità e Sonoro. Pertanto, riferendoci all’ISO, si parlerà di Identità Sonora. ISO in
greco significa: uguale. Nello stesso modo in cui siamo esseri unici ed irripetibili,
così l’ISO differisce tra un essere umano e l’altro seguendo una legge definita e
uguale. ”Chiamo ISO (Identità Sonora) l’accumulo di energie e il suo processo
dinamico formato da suoni, da movimenti e da silenzi che caratterizzano ogni
essere umano e lo differenziano dall’altro. Chiamerò principio dell’Iso il principio
della musicoterapica che enuncia: per aprire canali di comunicazione tra il paziente
e il musicopsicoterapista è necessario riconoscere gli ISO del paziente e di
equilibrarli con gli ISO del musicopsicoterapista”.25
Benenzon definisce diversi tipi di ISO tra cui: ISO universale, ISO gestaltico, ISO
complementare, ISO gruppale. “L’ISO universale è il vero archetipo corporosonoro-musicale, formato dall’eredità ontogenetica e filogenetica.”26 E’ una
identità sonora che caratterizza o identifica ogni essere umano, indipendentemente
dal particolare contesto sociale, culturale, storico, e psico-fìsiologico. Farebbero
parte dell'ISO universale le caratteristiche particolari del battito del cuore, dei suoni
di inspirazione ed espirazione e la voce della madre al momento della nascita e nei
primi giorni di vita. La ripetizione quotidiana e costante di fenomeni corporosonoro-musicali hanno stimolato l’essere umano provocando percezioni, sensazioni
che si sono localizzate nell’inconscio di ogni individuo. La razza umana ha ottenuto
in questo modo una sorta di deposito energetico di suoni, movimenti e silenzi
contenente modelli originali e primari, veri prototipi che tutti possediamo.
L'ISO Universale secondo Benenzon è formato anche dai seguenti archetipi
corporo-sonoro-musicali:
1) il battito cardiaco, con la sua struttura di base del ritmo binario;
2) i suoni d’inspirazione ed espirazione;
3) i rumori della natura, il vento, il mare, i fiumi, i suoni dell'acqua e il canto degli
uccelli rappresentano l’universalità dei suoni;
4) il ritmo del camminare, del trottare, del correre e del battito cardiaco;
5) i movimenti ancestrali come, ad esempio, le danze tribali;
25
26
Rolando Omar Benenzon La parte dimenticata della personalità – Nuove tecniche per la musicoterapica
Ed. Borla, Roma 2007 pag. 33.
Rolando Omar Benenzon La parte dimenticata della personalità – Nuove tecniche per la musicoterapica
Ed. Borla, Roma 2007 pag. 34.
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6) i sistemi di messaggi degli animali, soprattutto delle balene e dei delfini
(osservato nei malati autistici, che sono soliti imitare il suono di questi animali e
sono attratti dagli stessi);
7) a tutti questi suoni, prototipi primitivi, se ne andarono via via aggiungendo altri
nuovi, che l'evoluzione stessa della razza, della civilizzazione e della cultura a poco
a poco introiettarono nell'individuo: i suoni emessi attraverso tubi, come il corno, le
canne di bambù o dei sonagli, la comparsa degli intervalli, delle melodie e di certe
scale, ad esempio la scala pentatonica, dal momento che forma parte delle canzoni
infantili. A nessuna madre s’insegna a cantare una nenia tuttavia, in modo istintivo,
compaiono gli intervalli di seconda e terza minore.
8) il silenzio e le pause, infatti è all’interno delle pause che c’è la musica,
all’interno di quelle pause pulsanti. Il silenzio è un momento tra ciò che è stato e
ciò che sarà, un modo per riconnettersi a sé.
Possiamo dunque definire che, indipendentemente da contesti sociali, culturali,
storici e della sua psicofisiologia, l’ISO Universale dunque è l'identità sonora e
dinamica che caratterizza ogni singolo essere umano.
L’ISO GESTALTICO è un fenomeno sonoro e di movimento interno che è il sunto
dei nostri archetipi sonori, il nostro vissuto sonoro intra-uterino, il nostro vissuto
sonoro alla nascita dall'infanzia e per tutta la vita. E' un suono strutturato all'interno
di un collage sonoro e che fondamentalmente è in perpetuo movimento. La
differenza con l’ISO universale consiste nel fatto che quest’ultimo è identico per
tutti gli esseri umani mentre l’ISO gestaltico è assolutamente personale e lo
distingue da tutti gli altri. E’ in questo ISO che confluiscono tutti gli eventi che
accadono durante il parto e durante la nascita.
L'ISO gestaltico, durante i nove mesi di gestazione si nutre di tre grandi fonti:
1) Tutti i suoni che permeano la madre durante il tempo gestazionale e che arrivano
al feto attraverso il liquido amniotico:
a) voce del padre e altre voci;
b) rumori del contesto sociale;
c) musica, cultura e folklore;
d) vibrazioni non identificabili;
e) fenomeni acustici diversi;
f) movimenti di pressione, tensione e distensione;
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g) le pause e i silenzi.
2) Dall'interno del corpo della madre:
a) la voce della madre;
b) i ritmi e suoni di inspirazione ed espirazione;
c) il battito del suo cuore;
d) lo stridio delle pareti uterine;
e) i rumori intestinali;
f) i suoni articolari e muscolari;
g) i suoni propri del funzionamento globale dell'organismo;
h) i movimenti gravitazionali;
i) altri fenomeni sonori non identificabili;
j) le pause e i silenzi.
3) Dall'inconscio della madre all'inconscio del feto.
Questo canale che unisce l'inconscio della madre con l'inconscio del feto si
mantiene nella vita post-natale durante gran parte dei primi mesi di vita e in seguito
si va atrofizzando a causa degli altri stimoli che finiscono con l’annullarlo, ma può
tornare a fluidificarsi con certe persone con cui s’installa una comunicazione
profonda e regressiva come, ad esempio, durante gli stati d’innamoramento, o stati
psicotici etc. Questo canale può anche venire recuperato in certi vincoli terapeutici
non verbali.
Con il termine “canale” ci riferiamo a qualunque condotto del corpo e deriva dal
latino. Così come il termine “comunicazione” deriva dal latino e si dice del
passaggio di alcune cose con altre, ciascuno dei mezzi con cui sono unite dette
cose. Perché si formino gli ISO, continuino nel loro movimento e i cambiamenti
energetici vengano prodotti è necessaria la presenza di infiniti canali di
comunicazione e di percezione. Il feto recepisce comunicazioni, sensazioni
attraverso la pelle, il movimento del suo corpo e dall’interno dello stesso, in questa
fase della vita intrauterina infatti pare che il feto non ascolti col sistema uditivo ma
con tutto il corpo. In particolare pare che una sensibilità maggiore sia localizzata
nella zona del cordone ombelicale che, dopo la nascita, diverrà la zona del plesso
solare. L’insieme di questi messaggi corporo-sonoro-musicali e del silenzio saranno
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attivi in ogni espressione non verbale, o analogica, dell’individuo. Altro aspetto da
considerare è la reciprocità caratterizzante il tempo della gravidanza. La madre
infatti riceverà dal feto suoni, pause, ritmi provenienti dal battito cardiaco, dai suoi
movimenti ed è questo il primo vero momento di comunicazione non verbale. In
una parte molto profonda della nostra memoria saranno impressi questi segni e
daranno origine alle espressioni della personalità di un individuo nella
comunicazione non verbale. L’ISO complementare è definito un cumulo di energie
che compare e scompare a seconda dello stato d’animo dell’individuo e delle
relazioni che stabilisce con gli altri, potrebbe essere completamente diverso
dall’ISO gestaltico che caratterizza la persona ed è collegato a tutti i fenomeni
energetici che provengono dagli altri ISO. L’ISO complementare inoltre è
fondamentale nel processo terapeutico perché rappresenta le modifiche che
determinano i momentanei cambiamenti dell’ISO gestaltico e rappresenta le
modifiche che intervengono nel corso delle sedute.
ISO GRUPPALE è profondamente connesso allo schema sociale all'interno del
quale l'individuo evolve. Dopo la nascita il neonato continua ad essere sommerso
da vibrazioni, da silenzi e da fonti sonore, dall’impatto con la cultura della sua
famiglia, le sue abitudini, la sua routine, i suoi riti e successivamente dai suoi usi e
costumi. L'Iso di gruppo è fondamentale allo scopo di raggiungere una unità di
integrazione in un gruppo terapeutico. E' una dinamica che pervade il gruppo come
sintesi stessa di tutte le identità sonore. Raccoglie in sé un insieme di fattori psicofisiologici di suoni e di movimenti che dipendono in ultima istanza dall'Iso
gestaltico di ciascun individuo (R. Benenzon Manuale di Musicoterapia).
In conclusione, “l'ISO può essere considerato una metafora della personalità”.27
2.5 Oggetti intermediari
Osservando il rapporto tra la mamma ed il suo neonato possiamo vedere che il
primo elemento che favorisce la loro interazione è il corpo della madre. Attraverso i
movimenti materni, i suoi movimenti muscolari, la sua voce, le sue labbra, i
contatti, le carezze, il suo odore e tanto altro ancora, madre e figlio aprono
reciprocamente canali comunicativi verbali ma soprattutto non verbali.
Successivamente saranno altri oggetti che la madre utilizzerà come prolungamento
del suo corpo, quali ad esempio sonagli e tessuti colorati, che le consentano di
imitare suoni e movimenti del figlio.
La funzione dell’oggetto intermediario è di fluidificare i canali di comunicazione.
“E' come se la madre dicesse: sono qui! ti capisco e te lo dimostro, imitando
27
Rolando Omar Benenzon La parte dimenticata della personalità – Nuove tecniche per la musicoterapica
Ed. Borla, Roma 2007 pag. 46.
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esattamente ciò che tu mi hai comunicato!”28
Il principio dell’oggetto intermediario deriva dal concetto di oggetto transizionale
di Winnicot ed è definito come lo “strumento di comunicazione in grado di agire
terapeuticamente sul paziente in seno alla relazione, senza dar vita a stati di allarme
intensi”.29
Un oggetto intermediario possiede le seguenti caratteristiche:







Innocuità: non da vita a reazioni d'allarme;
Malleabilità: può essere usato a volontà per qualsiasi ruolo;
Trasmettitore: permette la comunicazione, sostituendosi al legame e
mantenendo la distanza;
Adattabilità: si adatta ai bisogni del soggetto;
Assimilabile a sé stessi: consente una relazione molto intima, in quanto il
soggetto può identificarlo con se stesso;
Strumentale: in quanto può essere utilizzato come prolungamento del soggetto;
Identifìcabile: può essere riconosciuto immediatamente. Il suono può essere
considerato oggetto intermediario e dipenderà dall’abilità del Musicoterapeuta
la corretta scelta dell'oggetto intermediario identificando l'identità sonora o iso
gestaltico del paziente. L'oggetto intermediario dipende dall'ISO universale,
gestaltico, complementare e dall'ISO culturale.30
Quando un oggetto intermediario consente la comunicazione tra più di due persone
viene definito oggetto integratore, ad esempio quando due o più persone possono
utilizzare un grande strumento in contemporanea. L’obiettivo principale è aprire
canali di comunicazione a vari livelli consci o inconsci in un contesto non verbale.
In ogni processo terapeutico la persona del Musicoterapeuta è parte integrante nella
costruzione della terapia ed egli porterà inevitabilmente delle proprie
caratteristiche. Il lavoro pedagogico e psicologico consentirà al paziente lo sviluppo
delle capacità, rafforzamento dell’io, delle relazioni interpersonali, della
socializzazione.
2.6 Il trattamento individuale o di gruppo, setting, tempo
Quali sono i parametri fondamentali che caratterizzano una seduta di
musicoterapia? Nella seduta di musicoterapia, la persona e il terapista, intenti a
interagire musicalmente, assumono posizioni e posture mettendosi in relazione tra
28
Rolando Omar Benenzon La parte dimenticata della personalità – Nuove tecniche per la musicoterapica
Ed. Borla, Roma 2007 pag. 47.
29
Benenzon 1983 pag. 47.
30
http://www.benessere.com/psicologia/arg00/musicoterapia/principi_teorici.htm
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loro, vivendo l’esperienza per un determinato tempo. Spazio, tempo,
comunicazione, prossemica sono parametri essenziali che caratterizzano le
situazioni considerate. La seduta è vissuta in modo estremamente soggettivo sia dal
paziente che dal terapeuta dal punto di vista del tempo e dal punto di vista dello
spazio.
L’assunzione di una postura e di una posizione manifestata in un ambiente e la
durata della seduta può quindi essere considerata come la manifestazione dei vissuti
che la persona esperimenta in quella situazione. In quello spazio ed in quel tempo
la persona esprime sensazioni corporee, emozioni, tonalità emotive e sentimenti
rappresentati dalla persona stessa. In quest’ottica la scelta di una postura o il tempo
di permanenza sono importanti indicatori. Perciò una postura eretta può evocare
tensione, quella prona o supina può esprimere uno stato di regressione, mentre
quella seduta su una sedia può esprimere il desiderio di interloquire o ascoltare
l’altro. Le posture che assumiamo sono diverse a seconda dello stato emotivo,
conscio o inconscio che sia, che stiamo vivendo in un determinato ambiente.
L’ascolto-accoglienza dell’altro o degli altri, a seconda che si tratti di sedute
individuali o di gruppo, si realizza nel tempo. Durante una seduta di musicoterapia,
all’interno della durata determinata, esistono vari tipi di tempo. Il tempo vissuto dal
terapista, il tempo vissuto dalla persona ed il tempo condiviso interagendo mediante
la musica. Il tempo è da considerarsi pertanto un tempo oggettivo o un tempo
soggettivo e possono essere percepiti dai protagonisti in modo molto diverso, ora
dilatato, interminabile, pesante ora ristretto, brevissimo, leggero.
“L’esercizio della comunicazione terapeutica è tanto delicato e complesso quanto
un atto chirurgico.”31
Atto chirurgico in quanto paziente e musicoterapista entrano in uno stato di
particolare vulnerabilità. Tale stato è definito livello regressivo. Esso consente ad
entrambi, in comunicazione analogica, di ricontattare le prime relazioni maternoinfantili rompendo nodi difensivi ed aprendo canali di comunicazione. Trattandosi
di un processo inconscio non è soggetto a meccanismi di difesa. Il musicoterapeuta
favorisce l’espressione del paziente grazie all’apertura dei canali comunicativi.
L’integrazione comunicativa può essere ampliata anche all’ambiente circostante ed
al gruppo familiare.32
2.7 I 15 passi per fare una seduta di musicoterapia
Secondo Benenzon sono 15 i passi per realizzare una seduta musicoterapica ed
attenendosi a norme e regole precise il professionista può sentirsi tranquillo o,
come asserisce Roberta Frison, può “sentirsi comodo”.
31
Rolando Omar Benenzon La parte dimenticata della personalità – Nuove tecniche per la musicoterapia Ed.
Borla, Roma 2007 pag. 65.
32
Benenzon R. , Manuale di musicoterapia, Borla Roma 1983.
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I 15 passi per fare una seduta di musicoterapia sono: essere presenti venti minuti
prima della seduta con il paziente; rileggere il protocollo della o delle sedute
precedenti; preparare il setting; andare in bagno; compilare i protocolli I e II;
provare gli strumenti; riscaldare il corpo e osservare; respirare profondamente
almeno tre volte; accogliere il paziente; fare la seduta; salutare il paziente;
osservare e camminare nel setting; compilare i protocolli III e IV; riparare, pulire e
riporre gli strumenti; archiviare i protocolli; supervisione.
Essere presenti venti minuti prima della seduta con il paziente ha il significato di
essere sul luogo dell’appuntamento ed avere davanti a sé un tempo sufficiente a
decontaminarsi dall’ambiente esterno e dai nostri pensieri e problemi e per
compiere i primi sette passi del protocollo. Tra un paziente e l’altro l’etica vorrebbe
ci fosse un tempo sufficiente a compiere gli ultimi quattro passi, decontaminarsi dal
paziente col quale ha appena lavorato e centrarsi nuovamente per il paziente
successivo. Le logiche del mondo imprenditoriale cozzano con queste idee
eticamente corrette, a favore di tempistiche decisamente meno a “misura d’uomo”
ed in certi ambienti lavorativi è difficile rispettare tempi così rispettosi sia del
paziente che del musicoterapeuta. Una seduta di musicoterapia fa parte di un
percorso ed è strutturata in funzione di quella precedente ed è propedeutica a quella
successiva. Rileggere il protocollo della o delle sedute precedenti significa che
facendolo è possibile ricontattare e ricordare gli eventi della o delle sedute
precedenti, valutando le possibilità di variare protocolli in funzione ai progressi o
meno del paziente. Quando si parla di andare in bagno tra un paziente e l’altro ha sì
una funzione fisiologica ma ha anche la funzione di consentire al musicoterapeuta,
guardandosi allo specchio, di rafforzare e recuperare la propria identità. Identità
messa in gioco durante il momento di regressione condiviso col paziente e che qui
può recuperare attraverso il tocco del viso, della sua maschera percependosi e riconoscendosi.33
2.8 Ambiti di trattamento musicoterapico
- Anoressia;
- Prevenzione primaria (scuole, ospedali, R.S.A., integrazione ed inserimento di
minori in contesti scolastici e comunitari);
- Ansia da stress;
- Autismo;
33
Rolando Omar Benenzon La parte dimenticata della personalità – Nuove tecniche per la musicoterapia
Ed. Borla, Roma 2007 cap. Secondo.
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- Alzheimer;
- Bambini prematuri;
- Consapevolezza;
- Deficit attentivi;
- Depressioni;
- Demenze;
- Disabilità motorie;
- Disturbi del comportamento;
- Disturbi dell’umore;
- Dolore cronico;
- Gravidanza, e post-parto;
- Insonnie, iper e parasonnie;
- Iperattività;
- Ipoacusia;
- Parkinson;
- Psicosi e patologie psichiatriche;
- Problematiche emotivo - affettive;
- Sindrome di down;
- Stati vegetativi e Coma.34
34
http://www.artecuratrasformazione.net/MUSICOTERAPIA.html
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4. Conclusioni
A conclusione di questa tesi vorrei aggiungere un paio di curiosità che potrebbero
essere utili ai fini di ulteriori approfondimenti rispetto alle frequenze alle quali
vibrano i singoli organi e, dunque, alle frequenze considerate di “guarigione”.
Infatti nello stato più naturale e rilassato il nostro corpo vibra ad una frequenza
fondamentale attorno agli 8 cicli al secondo. Schumann ritiene che la risonanza
della terra, ossia la frequenza fondamentale alla quale vibra, sia di circa 8 cicli al
secondo, stessa frequenza del sistema nervoso di tutte le forme di vita. La
meditazione consente alle onde del cervello di accedere allo stato alfa, ossia uno
stato di serena vigilanza. Una musica terapeutica consente o facilità l’accesso allo
stesso stato in modo da consentire che le emozioni si plachino e si possa ripristinare
uno stato di equilibrio psico-fisico.
Nel libro “La vita segreta delle piante”, di Christopher Bird e Peter Tompkins, si
parla di come le piante sottoposte a musica dura come l’hard rock, crescessero in
direzione opposta cercando di allontanarsi “disperatamente” dalla fonte del suono.
Le piante alle quali venne sottoposta musica d’altro tipo, anche classica, crescevano
invece verso l'altoparlante. ”Una pianta, addirittura, si attorcigliò "amorevolmente"
attorno alla cassa. Tuttavia, il successo maggiore lo rilevò la musica indiana del
sitar di Ravi Shankar. Le piante ebbero un’inclinazione verso la fonte musicale mai
raggiunta prima!”35
L’ambito della musicoterapia è tutto questo e molto molto di più. Tanto altro si
sarebbe potuto dire ma per ovvie ragioni ho fatto delle scelte. Ci saranno grandi ed
ampie possibilità di sviluppo dello studio delle vibrazioni, dei suoni e molto altro ci
sarà da scoprire, anzi da ri-scoprire come afferma Randall McClellan nel suo libro
“Musica per guarire”. Egli afferma infatti che “l’utilizzo del suono e della musica a
scopi terapeutici è un’arte, o una scienza, ancora in embrione perché, nonostante il
suo valore sia noto da secoli, teorie, metodi e procedure non sono ancora
sufficientemente indagati, sperimentati e diffusi“. Infatti non si tratterà di fare altro
se non continuare ad ampliare gli studi di ciò che fin dai tempi dei tempi veniva
ampiamente utilizzato.
La musica, grazie alla sua capacità di dar voce all'inneffabile, di esprimere la
bellezza ed il dolore simultaneamente, e di trasportarci in un altro tempo ed in un
altro spazio ove sono i nostri vissuti, i nostri ricordi personali e collettivi, offre al
musicoterapeuta uno strumento particolarmente adatto con cui aiutare i pazienti.
La musica sollecita l’immaginazione e la mente non distingue l’immaginazione
dalla realtà e dunque, perché no, si possono suggerire viaggi, viaggi nei ricordi
oppure evocare insieme visioni di luoghi ed emozioni meravigliose. La musica
aiuta anche a rafforzare il sentimento di vicinanza tra individui, facendo
condividere molti ricordi evocati attraverso la musica, esperienze dell'infanzia e
della vita in comune.
Ogni suono esercita un’influenza su di noi emotivamente, fisicamente,
mentalmente e spiritualmente, con effetti a volte sorprendenti.
35
http://www.musicoterapiaonline.it/musicoterapia/guarireconlamusica.htm
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L’evoluzione degli studi condotti dal dott. Masaru Emoto in collaborazione con il
dott. Massimo Citro portano a risultati che sono già pubblicati su diversi video
disponibili su You Tube dal titolo “Codice Primo: Farmaci del futuro nei cristalli
d'acqua” e descritti nel loro libro “La scienza dell’invisibile” ove si parla di come
sia possibile il TFF, ossia il Trasferimento Farmacologico Frequenziale! Ovvero
come trasferire all’acqua i messaggi frequenziali contenuti nei farmaci consentendo
quindi l’assunzione dei principi attivi senza subirne gli effetti collaterali.
Scienziati russi stanno studiando il modo di ottenere il ri-creare organi asportati a
pazienti ma io non sono un medico, né un fisico, né uno scienziato e, dunque, mi
limiterò come fa la dottoressa Ana Spasic, a cantare una canzone o, come fa la
dottoressa Canonici a raccontare una fiaba e, magari rispolverando dall’inconscio
collettivo il ruolo di “strega” o di “curandera” o di “sciamana” potrei offrire non
una mela ma un bicchiere d’acqua, un bicchiere d’acqua speciale, magico,
“informato” che possa offrire alla persona messaggi di salute, gioia, guarigione e
chissà che l’amore verso il prossimo non possa compiere qualche “piccolo
miracolo”.
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5. Bibliografia
 Karina Scelde Soul Voice – Libera la Voce dell’Anima – Macro Edizioni
2010 pag. 14.
 Schneider, M., 1960, Le ròle de la musique dans la mythologie et les rites
des civilisations non europèennes, Editions Gallimard, Paris, trad, it, 1992,
La musica primitiva, Adelphi Editore, Milano, pag.13.
 Pir Vialyat Khan citando dall’Hekaloth, un libro esoterico ebraico sulle Sfere
Celesti; Verso l’Unico, p. 229.
 I Messaggi dall’acqua di Masaru Emoto.
 Giamblico, La Vita Pitagorica, BUR, pag. 257.
 Randall McClellan Musica per guarire Ed. Riuniti pag. 68, pag. 71.
 Luca Vignali Musica e suoni nell’arte della guarigione Ed. La Mandragora
2006 pag. 99, pag. 100.
 A music learning theory for newborn and young children, GIA pub.inc.
Chicago 1997.
 L’apprendimento musicale del bambino dalla nascita all’età prescolare di
Gordon Ed. Curci. Stampato -2003 Milano.
 Benenzon, R. (1981). Music therapy manual. Springfield, IL: Charles C.
Thomas Publishers.
 Bruscia, K., (1984b), Stiamo perdendo la nostra identità come
musicoterapeuti? Documento presentato all’annuale conferenza della
regione Medio-Atlantica del NAMT, 5 Aprile 1984, Philadelphia,
 Bruscia K., (1986), Music therapy brief. Philadelphia: Temple University,
Esther Boyer College of Music.
 Bruscia K., (1987a). Improvisational models of music therapy. Springfield,
IL: Charles C Thomas Publishers.
 Associazione Canadese di Musicoterapia (CAMT) (senza data). Sulla
musicoterapia. Pamphlet dell’associazione.
 Rolando Omar Benenzon La parte dimenticata della personalità – Nuove
tecniche per la musicoterapica Ed. Borla, Roma 2007.
6. Sitografia
o http://gabrielepierattelli.wordpress.com/2010/05/18/lacqua-posssiedememoria- premio-nobel-2008-medicina-luc/
o http://www.amadeux.net/sublimen/dossier/chaldni_e_cimatica.html
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Rita Prandini - “Corso di Alta Formazione in Comunicazione & Counselling espressivo” - Catalogo Interregionale 2011
o http://www.centrorubbi.it/siteimgs/Benchmarking%20delle%20Terapie%20%20Appendice%205.pdf
o http://www.benessere.com/psicologia/arg00/musicoterapia/principi_teorici.h
tm
o
o
o
o
o
http://www.marcostefanelli.com/subliminale/altramedicina.htm
www.psychotherapie.org/MUTIG/wfmt.html
http://www.centrobenenzon.it/ilmodello.html
http://www.artecuratrasformazione.net/MUSICOTERAPIA.html
http://www.musicoterapiaonline.it/musicoterapia/guarireconlamusica.htm
7. Glossario
Risonanza fis. Fenomeno per il quale, in un sistema oscillante, si producono
oscillazioni di grande ampiezza determinate da una vibrazione esterna, di frequenza
vicina a quella naturale del sistema stesso.
Sabatini Coletti
La risonanza è un principio fisico fondamentale, con molte applicazioni valide nella
cura attraverso i suoni.
Cosmogonia Il termine cosmogonia deriva dal corrispondente greco κοσμογονία
e significa nascita del cosmo, ovvero origine dell’universo.
Fonazione s.f. FISIOL Produzione di suoni vocali e del linguaggio articolato per
mezzo della laringe e delle corde vocali.
Prossemica s.f. SCIENT Parte della semiologia che studia l'uso dello spazio
fisico, e in part. la tendenza a interporre maggiore o minore spazio tra sé e gli altri,
come elemento di comunicazione.
Ontogenesi s.f. inv.• biol. L'insieme degli stadi di sviluppo attraverso i quali un
organismo passa dallo stato iniziale di ovocellula o di germe a quello di individuo
completo.
Filogenesi s.f. inv.• biol. Storia dell'evoluzione di una specie animale o vegetale.
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