Verso la settima conferenza regionale del volontariato LA PROGETTUALITA' SOCIALE IN UNO SCENARIO DI RAPIDA EVOLUZIONE Forme di progettazione nel volontariato per uno sviluppo di comunità 12 novembre 2011, Palazzo Malvezzi, via Zamboni, 13 – Bologna Esperienze e pratiche di progettazione nel volontariato: I giovani all'arrembaggio e Studenti in pima linea - Modena (ACAT Alcolisti in Trattamento, Amnesty International, Anffas, Ass. Nazionale di Famiglie di Disabili Intellettivi e Relazionali, Auser Autogestione dei Servizi per la Solidarietà, AVIS Ass. Italiana Volontari Sangue, AVO Ass. Volontari Ospedalieri, AVAP) Testimonianza di Giuseppe Tarzia Buongiorno, sono Giuseppe Tarzia dell'ACAT di Modena, Associazione Club Alcologici Territoriali, e sono qui con un intervento piuttosto affrettato per rappresentare una trentina tra associazioni di Volontariato, Cooperative Sociali e altri partner tra cui Enti comunali, che si sono presentati ormai da dieci anni (questo è l'undicesimo anno di questo progetto) nelle scuole. Riferendomi all'anno scorso, nove scuole superiori coinvolte, sessantaquattro classi, prevalentemente nel triennio (terza, quarta e quinta). Perché ci siamo mossi? Quando ci siamo mossi dieci anni fa, si avvertiva la ristrettezza del nostro intervento in ambito esclusivamente di supporto a determinate problematiche specifiche e si voleva che il nostro modo di essere potesse raggiungere persone che non avevano questi contatti. Quindi la nostra esigenza era quella di superare il concetto di volontariato per come mediamente viene inteso, come il discorso di una buona azione, di dedicare una parte del proprio tempo, proprio per andare alla ricerca di quello che si diceva prima di questo “modello emiliano romagnolo” di gratuità e reciprocità. Si riteneva importante portare questi concetti all'attenzione dei giovani perché, da quello che noi vediamo quotidianamente nella vita, c'è una spaccatura generazionale molto forte di valori che spesso ci porta in condizioni di distanza; quindi la necessità di proporre, anche se per accenni, anche se per piccoli spunti, uno stile di vita intergenerazionale; ecco, se io guardo qua dentro, vedo che prevalentemente prevale un'età un po' alta... è possibile che questo mondo si ringiovanisca portando nuovi contributi dal mondo dei giovani? Questa era una delle nostre intenzioni, di avviare i ragazzi verso una socialità consapevole. E poi l'interesse stesso delle nostre associazioni: noi invecchiamo, non abbiamo gente giovane che entra, e quindi perché no, fare in modo che i ragazzi potessero conoscerci. Ovviamente, per realizzare questo progetto, le nostre forze non erano sufficienti, perché il mondo del volontariato è piuttosto disarticolato quindi l'intervento del CSV è stato fondamentale. E' stato fondamentale per il coordinamento del nostro sentire, per la determinazione con chiarezza degli obiettivi, e, durante tutto il percorso, per agire efficacemente. Infatti, in questi dieci anni, noi siamo stati coordinati dal personale del CSV che ha speso il proprio tempo nel corso dell'anno sia nei contatti con le scuole che in tutto il lavoro interno che si è andato sviluppando. In questi dieci anni, il progetto, che era partito in modo semplice, è diventato più complesso, e, se riuscirò, ne dirò alcune articolazioni. Che cosa facciamo? Di fatto c'è un intervento di due ore nelle classi superiori concordato coi docenti; nella prima ora il coordinatore del CSV cerca un contatto coi ragazzi per portarli attraverso dei giochi ed altre esperienze, sulla problematica e sugli argomenti del volontariato. Poi c'è un'altra ora, a distanza di una settimana/dieci giorni, nella quale i rappresentanti del volontariato si presentano nelle classi, dicono brevissimamente chi sono, quale associazione rappresentano, e sollecitano e rispondono alle domande dei ragazzi. Nel far questo si individua non una problematica specifica della singola associazione, ma si individua la problematica più complessiva del cosiddetto mondo del volontariato. Su questo noi andiamo a verificare che spesso i ragazzi sono al di fuori di queste problematiche, sono immersi in un loro mondo, non hanno conoscenza... poi si entusiasmano lungo il percorso e nel contatto ma a noi interessa lasciare un segno della nostra presenza. Abbiamo contattato lo scorso anno sessantaquattro classi di scuola 2 superiore per ben 1268 studenti e ci sembra che sia un elemento significativo che protratto negli anni può portare veramente a una diffusone, a un espandersi di un modo diverso di vedere la società. Perché fondamentalmente è questo... è il vedere la società sotto un'ottica diversa, sotto un'ottica sociale consapevole per cui una persona si mette sullo stesso piano dell'altro e interagisce con l'altro chiunque esso sia (sia disabile, sia con altri problemi...). Ovviamente, qundo siamo partiti, non eravamo tutti pronti per svolgere questa azione, entrare in una classe è un problema non facile perché siamo distanti di età, perché non abbiamo il linguaggio adeguato per proporci agli studenti, perché c'è una certa diffidenza dell'adulto nei confronti dei ragazzi. Abbiamo fatto l'esperienza strada facendo, abbiamo aggiustato il tiro, sia nel confrontarci tra di noi e sia nel vedere le reazioni dei ragazzi. A metà percorso abbiamo avuto l'idea di fare anche un corso di formazione con delle persone che ci parlassero proprio del mondo dell'adolescenza e del mondo della giovinezza proprio per cercare di usare gli strumenti più adeguati e porci in una condizione più corretta nei confronti dei ragazzi, cosa non sempre semplice! In questo modo è comparso un altro obiettivo che noi non ci ponevamo all'inizio: il superamento dell'isolamento della singola associazione. Abbiamo imparato tra di noi a conoscerci come diverse associazioni, e non soltanto per informazioni operative perché mentre uno parlava si capiva più o meno cosa faceva, ma anche come conoscenza personale, in modo che oggi ci muoviamo all'interno del nostro tessuto conoscendoci da una parte all'altra, sappiamo qual è l'ambito nel quale il volontariato si muove all'interno della città. Poi abbiamo individuato questo spazio astratto che supera un po' il settarismo, il campanilismo della singola associazione, che porta avanti il proprio progetto, che vuole il finanziamento del proprio progetto, e così sono maturate anche delle collaborazioni fra diverse associazioni che fino a quel momento non c'erano. Quindi c'è stata una crescita anche da parte nostra, una crescita molto profonda! Di fatto, trenta tra associazioni e partner che sono entrati nelle scuole rappresentati da una quarantina di persone che hanno acquisito un linguaggio per saper porsi davanti ai ragazzi in un certo modo. Alla fine di questi due incontri cosa proponevamo? Proponevamo ai ragazzi di entrare nel mondo del volontariato, ma, rendendoci conto della grossa difficoltà, abbiamo distribuito loro degli opuscoli illustrativi di alcune associazini presso le quali potevano svolgere degli stage di venti ore complessive, da concordare con le singole associazioni in modo che non interferisse molto con il loro percorso scolastico. I ragazzi avevano sentito, potevano leggere di altre associazioni non presenti in classe, rendersi conto, trovare un'associazione che fosse anche compatibile con la loro abitazione, che non comportasse grossi spostamenti, ecc ecc poi riempire il modulo e consegnarlo. Il modulo consegnato ha 3 dato l'opportunità al coordinatore di contattare questi ragazzi e di accompagnarli presso le associazioni dove sono stati presi in carico da un tutor, e sono stati avvicinati, durante queste venti ore, nel loro percorso. Quindi, una conoscenza immediata e diretta presso l'associazione; il modo migliore, un modo pratico che supera il linguaggio espositivo e che va nel concreto proprio per avvicinare i ragazzi. Il risultato dello scorso anno è che 296 ragazzi hanno fatto degli stage presso le associazioni ed è un risultato senza dubbio lusinghiero perché, evidentemente, una parte smetterà però ha conosciuto le problematiche, una parte continuerà. Ho detto che il tutto è nato in questo modo ma si è sviluppato in una sua complessità, infatti, lungo il percorso, siamo stati avvicinati e ci siamo affiancati al Copresc che cura l'organizzazione del Servizio Civile. Sempre in riferimento all'anno scorso, in aggiunta a quel che ho già detto, ben 29 classi delle quinte sono state contattate dal Copresc e hanno potuto conoscere cos'è il Servizio Civile, come si accede al Servizio Civile, qual è lo spirito del Servizio Civile e come questo si raccorda al mondo del volontariato più complessivamente. Abbiamo affrontato anche il problema della peer education: da tre/quattro anni, ci sono dei corsi per formare i ragazzi che sono disponibili che poi nelle classi della propria scuola (non di altre scuole) possano avvicinare i propri coetanei; anche questo, lo scorso anno, ha interessato 10 ragazzi che si sono resi disponibili e, dopo un breve corso residenziale di due o tre giorni, sono entrati nelle classi. Da questi incontri è nata anche la necessità in alcune classi di conoscere più approfonditamente alcuni temi e questi sono stati vissuti come approfondimenti tematici aggiuntivi. Questo è quindi lo spazio complessivo di “Giovani all'arrembaggio”; con un Istituto in modo particolare, di scuola superiore di carattere confessionale, abbiamo approfondito un'esperienza particolare che abbiamo chiamato “Studenti in prima linea”; sviluppata con tre classi di terza, la scuola ha sospeso le attività scolastiche per una settimana, durante la quale le classi si sono rese disponibili per fare degli stage presso diverse associazioni; i ragazzi sono stati suddivisi in piccoli gruppi, e dove c'era l'opportunità hanno esaurito le 30 ore presso una singola associazione, dove non c'era l'opportunità si sono suddivise le ore tra più associazioni. Questo denota un buon livello di sensibilità da parte della scuola e da l'opportunità ai ragazzi di intervenire. Questo è un po' il quadro complessivo, avrò tralasciato delle cose sicuramente, ma adesso voglio mettere in luce anche alcune difficoltà, perché non è che si possa sempre illustrare la parte positiva, e dimenticare le difficoltà! Perché è difficile entrare in una scuola? E' difficile entrare in una scuola perché c'è una molteplicità di iniziative esterne che si elidono tra di loro, e quindi non sempre la scuola riesce a individuare quali possano essere le attività più significative sul piano educativo. Un concetto di separazione tra l'istruzione scolastica e il 4 modello di vita. Spesso gli insegnanti sono disponibili sul piano dell'istruzione ma sul piano educativo giocano un po' al risparmio, quindi non si percepisce l'importanza di allargare la visuale dei ragazzi al mondo esterno, essenzialmente a un mondo dove il valore del denaro diventa insignificante in rapporto alle relazioni umane e quindi c'è la difficoltà di coinvolgere gli adulti della scuola, la difficoltà a coinvolgere i dirigenti scolastici; in questo c'è da segnalare come elemento positivo, servito da testa di ponte, il gruppo degli insegnanti di religione, che hanno dichiarato la loro disponibilità, che gradualmente si è allargata a qualche altro insegnante, ma, prevalentemente, ancora, siamo lì che premiamo verso le scuole perché questa esperienza si allarghi a tutte le discipline ritenendo significativo questo per l'educazione dei ragazzi. Come abbiamo trovato i ragazzi? I ragazzi li abbiamo trovati spesso intimiditi, al di là dell'immagine che noi spesso ci facciamo quando li vediamo per strada o in alcuni locali pubblici, non sempre facili da coinvolgere, ma, alle volte, con delle esperienze di aiuto alle spalle significative, delle quali però non parlano, devono essere fortemente sollecitati per dire quello che hanno fatto, c'è questa riservatezza, quasi, quindi non diventa materiale di scambio la propria esperienza sociale. Poi una scarsa conoscenza del mondo del volontariato nel suo complesso. Più o meno ho delineato la nostra attività, il nostro contatto nelle scuole speriamo che cresca, in ogni caso noi siamo fortemente intenzionati ad andare su questa strada perché la scuola ci pare la sede educativa più idonea… i ragazzi non si possono raggiungere nelle polisportive o nei bar. Non è possibile separare l'istruzione da un discorso di modello di vita. Allora, questa è una proposta, ancora una proposta in fieri, sono tentativi, però ci sono i presupposti perché la cosa continui. Grazie. 5