Per Cialente «forse qualcuno rimpiange i premi patacca, le
veline e i debiti non pagati»
Scontro sulla Perdonanza Il Comune ribatte alla Curia: critiche fuori luogo
10/09/2010
L’assessore Fanfani: «Il programma concordato con il vescovo D’Ercole Assurda la polemica sui
concerti» MONICA PELLICCIONE L’AQUILA. Il Comune contro la Curia. Il giudizio espresso sul
quindicinale diocesano «Vola», che ha archiviato come «sagra paesana» l’edizione 2010 della
Perdonanza, non è andato giù all’amministrazione. «Le parole che leggo sulla stampa mi
sorprendono e addolorano», ha commentato il sindaco, Massimo Cialente, «sono in contrasto
con quanto mi è stato riferito di persona. Questa Perdonanza, per la prima volta, ha lanciato il
messaggio storico di affidare la Bolla del Perdono alla Chiesa». Più duro l’assessore Marco
Fanfani: «La Diocesi ha assunto un atteggiamento poco corretto. Abbiamo accolto tutte le
richieste della Curia e il risultato è una sterile polemica che arriva da chi fa parte del Comitato
stesso». «Sono rimasto molto sorpreso», ha sottolineato Cialente, «dalle affermazioni di don Claudio
Tracanna, membro del Comitato Perdonanza e portavoce della Curia. «Sarebbe facile, per me,
replicare che forse qualcuno rimpiange le Perdonanza degli anni passati: quelle dei premi patacca, dei
debiti non pagati, delle veline e dei pass venduti per un posto a sedere. Le Perdonanze in cui si
privilegiava la festa popolare, costosa e caciarona, in cui la religiosità era relegata in un angolo. Una
manifestazione che finiva sui giornali con le pagelle, come il festival di Sanremo. Non voglio rivangare gli
errori del passato», ha proseguito il sindaco, «i danni in termini di immagine e i debiti per 2 milioni di
euro accumulati a spese dei cittadini aquilani, ma voglio difendere il lavoro di quanti hanno lavorato per
restituire dignità all’evento». Cialente ha rimarcato la valenza simbolica di affidare per 24 ore la Bolla del
Perdono alla Chiesa «un atto colto da pochi. Un gesto teso a far sì che il dono di Celestino divenisse
messaggio universale di speranza. La città non ha bisogno di polemiche, come quelle di Paolo Giorgi,
del Movimento Celestiniano, che agisce a scavalco. Nella Perdonanza 2010 abbiamo cercato di fare il
meglio, considerando lo stato in cui si trova la città. L’intero programma è stato concordato con il
vescovo, monsignor Giovanni D’Ercole, oltre che dai rappresentanti della Curia in seno al Comitato».
Sull’argomento è intervenuto anche l’assessore Fanfani. E non si è limitato a controbattere alle
obiezioni mosse dalla Curia, ma ha tirato fuori nomi e dettagli sull’organizzazione della Perdonanza
celestiniana e sulle scelte operate dal Comitato, di cui fanno parte anche don Carmeno Pagano Le
Rose e don Claudio Tracanna, in rappresentanza dell’Arcidiocesi. «Entrambi», ha spiegato Fanfani,
«hanno partecipato alle riunioni, anche se don Claudio con minore frequenza. Forse è stato un po’
distratto, visto che abbiamo concordato il programma insieme a monsignor Giovanni D’Ercole. Dirò di
più: il Vescovo ha scelto persino l’opuscolo divulgativo e la posizione del logo di Radio Maria, che
doveva trasmettere la funzione religiosa in diretta». Ma l’ingerenza della Chiesa aquilana, secondo
quanto riferito dal Comune, ha abbracciato altri campi: dal percorso del corteo agli eventi da inserire
nella manifestazione. «Ogni richiesta della Curia è stata soddisfatta», ha aggiunto Fanfani, «persino il
musical su Madre Teresa di Calcutta, “recuperato” all’ultimo momento dopo che era stato escluso dal
programma. Appare assurda anche la polemica sugli eventi collaterali come i concerti al Parco del Sole,
visto che proprio dalla Diocesi è arrivata la richiesta di fare musica pop e rock nell’ambito del terzo
appuntamento mondiale dei giovani della pace. Hanno persino voluto spostare l’orario del concerto di
Roberto Vecchioni». Il bollettino dell’Arcidiocesi ha etichettato la Perdonanza come «una bellissima
sagra paesana, la migliore del circondario, più che una manifestazione spirituale e religiosa». «Questi
atteggiamenti», ha concluso Fanfani, «dimostrano scarsa chiarezza e problemi interni, secondo la
migliore tradizione della Curia». Uno «strappo», quello tra Comune e Arcidiocesi sull’evento più
significativo nonché emblema della città, che sarà difficile ricucire.
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