POSTE ITALIANE S.P.A. - SPED. IN ABB. POST. 353/2003 (CONV. IN L. 27.02.2004, N.46)
ART.1, COMMA 1, DCB ROMA
MARTEDÌ 7 OTTOBRE 2008
seven
Newsanalysis
IL FUTURO
DI PROFUMO
L’ad di Unicredit
aveva creato
un modello. Che ora
finirà sotto tutela
GIANNI DEL VECCHIO
BERNABÈ
SOTTO ASSEDIO
Telecom piace poco,
la sua rete troppo.
E il governo
la vuole tutta per sé
GIOVANNI COCCONI
KHATAMI CONTRO
AHMADINEJAD
Nell’Iran al collasso
l’ex presidente
è pronto alla
rivincita riformista
SIAVUSH RANDIBAR-DAEMI
A PAGINA
3
S TA M P A
BLOG
TV
Schifani e la sua
condizione
di donatore
istituzionale di cactus
La domanda
del matematico
Turing: le macchine
possono pensare?
Il giornalismo
del Tg1 diventa
come la lista
della spesa
In Italia duro attacco di Veltroni: la colpa è della destra liberista, Tremonti compreso
In Europa ognuno per sé,
Wall Street ignora Paulson
L’Unione si sfalda davanti all’emergenza, via libera ai salvataggi nazionali
P
eggio dell’11 settembre 2001.
Come la crisi del 1987, forse
come il tragico ‘29. In uno dei lunedì più neri che la finanza mondiale
ricordi, le Borse di tutto il mondo
sono investite da un’ondata di vendite senza paragoni. Né il sì del Congresso americano al piano Paulson
di venerdì né il vertice del G4 di domenica riescono a frenare il pessimismo dei mercati che scommettono sul contagio della crisi e sull’impossibilità delle banche di uscirne a
testa alta. Bruciati in un giorno 450
miliardi di euro.
Anche la politica europea è sotto
accusa. Il giorno dopo il vertice di
Parigi l’Europa si spacca sul modo di
fronteggiare la crisi finanziaria e procede in ordine sparso a salvare i sistemi bancari nazionali. Angela
Merkel, inizialmente contraria a un
piano di intervento pubblico, cambia
idea e si converte al progetto di parziale “rinazionalizzazione” di Hypo
Real estate, l’istituto tedesco di mutui
immobiliari sull’orlo del fallimento.
Nicolas Sarkozy procede con il piano
di salvataggio pubblico già annun-
ciato, mentre anche Gordon Brown
e José Zapatero assicurano una copertura pubblica dei risparmi. Silvio
Berlusconi insiste per un fondo europeo di salvaguardia che ieri nessuno sembrava aver preso in considerazione. «Continueremo ad adottare
le misure necessarie per proteggere
il sistema affinché i singoli risparmiatori nelle nostre banche non
subiscano alcuna perdita nei loro
risparmi» ha assicurato il premier
che in serata è volato a Berlino per
un colloquio con il cancelliere tedesco sulla crisi. Barroso annuncia la
convocazione di una task force europea per affrontare la situazione.
Ieri, come nel 1987, tutte le borse sono finite a picco, quelle asiatiche, quelle europee, la stessa Wall
Street. Piazza affari ha perso l’8,24
per cento, Parigi più del 9, Londra il
7 per cento. Mosca precipita a –19
per cento. Unicredit resta nell’occhio
del ciclone, chiude con un calo del
5,8 ma sopra i minimi di giornata
all’indomani della maxiricapitalizzazione varata dal cda straordinario di
domenica. Per l’ad Profumo si tratta
di «una crisi mai vista». Anche Banca Intesa subisce ribassi molto marcati e chiude a meno 11,28%.
ALLE PAGINA 2 E 4
Obama vola, McCain prova coi colpi bassi
Stanotte il secondo duello televisivo
A
meno di un mese dal voto del 4
novembre, Obama ha staccato il
suo rivale in tutti i sondaggi nazionali. La media delle ultime dodici rilevazioni gli dà un margine di sei punti
su McCain, 49,3% contro 43,3%. Ancora più preoccupante, per i repubblicani, è il confronto a livello statale,
quello che decide in concreto la corsa
per la Casa Bianca: Obama è a soli sei
Grandi Elettori dal numero magico
LEOPOLDO ELIA, L’ULTIMA INTERVISTA
Un nobile
moroteo
di 270 che assicura la vittoria. McCain
punta tutto sul dibattito di stasera a
Nashville, che ha un format, quello
del town hall meeting, una sorta di
assemblea di quartiere, considerato a
lui favorevole. La vigilia del match è
stata vissuta all’insegna dell’addio al
fair play. I colpi bassi sono venuti
dalla vice di McCain, Sarah Palin, che
ha messo l’accento sulla presunta
amicizia tra Obama e William Ayers,
Avendo visto all’opera la seconda carica dello Stato, cresce a
dismisura il già grande affetto
per la prima.
U
un membro del movimento di ultrasinistra Weather Underground, attivo
negli anni della guerra in Vietnam a
Chicago. Il candidato dem ha risposto
con uno spot durissimo che definisce
McCain “in stato confusionale”, in
riferimeno al suo comportamento nei
giorni della crisi, e con un documentario che rispolvera lo scandalo dei
“Keating five”, in cui McCain fu coinvolto negli anni Ottanta. A PAGINA 5
ROBIN
Carica
FEDERICO
ORLANDO
na volta, sorridendo sottovoce
(il sorriso era l’eccezione, il
sottovoce la regola), Leopoldo Elia
mi disse in una stanza di Europa,
dove veniva a correggere i suoi articoli dopo che i fogli, scritti a mano, erano stati trascritti al computer: «Lei ed io siamo in sintonia su
una sola cosa, la difesa a oltranza
della Costituzione, che significa
essere in sintonia su tutto».
Per me era molto lusinghiero,
per la seconda volta ci si trovava
sulla stessa barricata (a Europa negli ultimi cinque anni, a La Voce
nella breve illusione neocentrista
1994-95). Anzi la terza, se si torna
agli anni Settanta, quando di fronte al terrorismo e alla latitanza degli
accademici atterriti, uomini di studio come lui e di battaglia come
alcuni di noi diedero vita ad associazioni “Stato e Libertà”, “Arces”,
riunendoci in casa di Gianni Granzotto a piazza Margana, e diffondere in tutta Italia opuscoli, libri, iniziative a difesa delle istituzioni costituzionali, della scuola non ideologica, della libertà d’impresa e di
scienza.
SEGUE A PAGINA 8
ANNO VI • N°200 • € 1,00
D.L.
«I confini invalicabili
della nostra Costituzione»
IL NEW DEAL
DEI DEMOCRATICI
«È il fallimento
delle destre».
La conferenza
economica del Pd
RUDY FRANCESCO CALVO
A PAGINA 4
MARIANTONIETTA COLIMBERTI
ALLE PAGINE 10 E 11
Quando parliamo dei radicali?
Vero cattolico
L’eredità
democratico di un maestro
CHIARA
GELONI
SERGIO
MATTARELLA
È
difficile scrivere di Leopoldo Elia
in un momento in cui tristezza e
rimpianto opprimono i pensieri: avverto l’incapacità di descrivere adeguatamente una persona di elevatissimo
livello scientifico, tante volte titolare di
ruoli istituzionali, che aveva sempre
mantenuto quella disponibilità e quella semplicità di tratto che contraddistinguono gli uomini di grande livello
morale.
SEGUE A PAGINA 10
GIUSEPPE
BUSIA
E
ra un uomo mite, generoso, giusto. Naturalmente molti ricorderanno Leopoldo Elia per gli importanti incarichi ricoperti nelle più alte
istituzioni della repubblica e per l’apporto fondamentale dato alla scienza
del diritto costituzionale. È stato infatti presidente della Consulta, ministro, senatore, deputato, maestro di
diverse generazioni di costituzionalisti.
SEGUE A PAGINA 9
S
u Europa di sabato il direttore
scrive che la candidatura della
radicale Giulia Innocenzi alle primarie dei giovani può servire a liberare
il Pd del futuro da certi meccanismi
ereditari di appartenenza e di corrente. È una tesi affascinante, forse giusta. Ma a me sembra che il punto sia
un altro.
Quello che io sarei curiosa di
capire è perché a Giulia, una radicale che si candida in quanto tale a
guidare il movimento giovanile del
partito, venga concesso oggi (e sia
chiaro dai “grandi”, non dai ragazzi,
perché le regole di queste proto-primarie le hanno scritte i grandi) quello che il 14 ottobre di un anno fa
venne negato a Marco Pannella. In
altre parole, vorrei sapere qual è lo
stato dei rapporti del Pd coi radicali
oggi, e in altre parole ancora come
decide e cosa decide questo partito.
Non è, sia chiaro, una questione
di principio, è una questione politica.
Mi pare infatti che la convivenza tra
democratici e radicali nei gruppi parlamentari di camera e senato si stia
rivelando un’esperienza positiva, più
di quanto fossi disposta a immaginare in partenza. SEGUE A PAGINA 9
L’impossibile
unità
nazionale
C
are improbabili divinità della
politica, non potremmo per
favore avere Carlo Azeglio Ciampi
a palazzo Chigi? Se servono sacrifici, siamo disposti a farli, e di quelli più dolorosi. Sciogliere il governo
ombra del Pd, cambiare cavallo per
la Vigilanza Rai, uscire a cena con
Schifani (non troppo più dolorosi
di così, però...).
Non inganni il tono scherzoso,
è per sdrammatizzare. Il fatto serio
è che monta la sensazione di urgenza, la percezione di un pericolo,
l’impulso ad accantonare il peggio
della polemica e mettersi a disposizione per scelte nazionali, unitarie, condivise. Il famoso senso di
responsabilità. C’è chi ce l’ha.
«Politiche di unità nazionale»,
le chiamano in gergo. E quale altro
momento le richiederebbe più dell’attuale?
Negli Usa
s’è bruciata
Mai fu più
più ricnecessaria.
chezza che
Non viene
l’11 settemproposta però, bre 2001.
L’ E u r o p a
e non ci si
politica
potrebbe fidare s v a n i s c e
miseramente –
quel che ne rimaneva – in un fuggi fuggi generale verso salvataggi
nazionali, perfino concorrenziali
fra loro. Si salvi chi può.
Possiamo salvarci? Potremmo,
si dice, perfino le nostre arretratezze tornano utili: abbiamo un mercato finanziario che lamentavamo
piccolo e provinciale, e lo volevamo
aperto, concorrenziale, internazionalizzato? L’unico che ci ha provato davvero, adesso paga letteralmente di tasca sua. Dunque se
restiamo piccoli, e restauriamo
l’architettura barocca dei Palazzi
dove tutto si controllava, e tutto si
teneva nelle poche solite mani con
l’aiuto dello Stato all’occorrenza, ci
salveremo dalla bufera.
Non è così, non si torna ai tempi di Cuccia e di Agnelli. L’uragano
si avvicina. E noi abbiamo più debito pubblico d’ogni altro, e un’economia reale più debole d’ogni altra.
Anche per questo vorremmo sulla
tolda della decisione politica personaggi forti, indiscutibili e indiscussi, non battutisti da talk-show, funamboli della finanza creativa.
Cartolarizzatori, condonisti. Mancati importatori di deregulation e
crescita a debito.
Unità nazionale. Magari. Intanto dovrebbe essere proposta, e
figurarsi. Poi bisognerebbe potersi
fidare. E non ci fidiamo neanche
per cinque minuti. Non avremo
Ciampi, non avremo solidarietà
nazionale, avremo polemiche e
scaricabarile. Allacciate le cinture.
Chiuso in redazione alle 20,30
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In Europa ognuno per sé, Wall Street ignora Paulson