Anno III - Numero 170 - Domenica 20 luglio 2014
Direttore: Francesco Storace
Roma, via Giovanni Paisiello n. 40
L’avvertimento
Focus
La rubrica
Katainen avvisa Renzi
“Italia, niente sconti”
Codevigo, nelle sale
un film “scomodo”
Letture per l’estate
tra storia e memoria
Vignola a pag. 2
Moriconi alle pagg. 4 e 5
Di Giorgi a pag. 12
EDITORIALE DELLA DOMENICA
di Roberto Buonasorte
ncora una volta nel nostro
Paese - nel bene o nel
male - sarà una sentenza
a cambiare il percorso
della politica, delle riforme, degli assetti futuri.
Le fortune alterne del nostro schieramento sono sempre state legate
al tasso d’armonia esistente nel
suo interno. Infatti ci sono stati
sempre problemi quando si è perso e grandi fortune quando si è
vinto.
Nel 2010, per buttare giù un governo che aveva numeri mai visti
prima, c’è voluta la “terza guerra
mondiale”: dalla finanza internazionale ai poteri forti; dai siluri interni alla maggioranza (in testa a
tutti Italo Bocchino telecomandato
da Gianfranco Fini), fino al vero
massacro giudiziario nei confronti
di Berlusconi che ha visto il massimo splendore della macchina
del fango proprio con l’avvio del
“processo Ruby”.
Oggi, a distanza di anni, l’assoluzione.
La nostra comunità conosce bene
come si vive in casi come questi.
Storace ebbe stessa sorte con Laziogate: sette anni di fango, elezioni
regionali perse e dimissioni da
ministro. Poi l’assoluzione...
Nessuno ti restituisce la carriera,
ma la dignità sì, nonostante - spesso
- la solidarietà più sincera non ti
arriva da coloro che dovrebbero
esserti più vicini...
Oggi la discussione, intorno ai
problemi dell’economia così come
a quello che c’è intorno al processo
riformatore, dovrebbe essere più
pacata, e di ciò trarrà giovamento
l’Italia. Ci vorrebbe però un po’ più di umiltà.
Ci vorrebbe, meglio ancora, un po’ di responsabilità. Quella che dovrebbe derivare dalla
consapevolezza di essere un popolo. Quella
che altri Paesi dimostrano quando a cadere
nel fango sono i loro leader.
A
AMMUTOLITI
chi nel fango ci è caduto, ciò che
conta non è l’interesse nazionale,
ciò che conta è sempre e solo il
“campanile”. Responsabilità, dunque. È la grande assente nella
storia recente di questo popolo.
Oggi che una sentenza pone fine
ad anni di fango, viene da sorridere ripensando a ciò che scriveva
Il Fatto Quotidiano il giorno prima
che i giudici si esprimessero. Era
scontata la condanna, a leggere
le righe che Marco Tavaglio dedicava alla vicenda. E invece, poi,
la sorpresa. Certo, nessuno restituisce all’Italia ciò che nel frattempo ha perduto: un governo
stabile, quella prospettiva di ripresa che poteva esserci. Manca
la controprova. In compenso, la
prova che le cose sono andate
sempre peggio ce l’abbiamo.
Comunque, l’auspicio di una ritrovata serenità nazionale è legittimo e questa sentenza può essere
l’inizio di una nuova storia per il
nostro Paese. Può esserlo, proprio
perché quando iniziò tutto questo,
qualcuno disse che questa vicenda
pesava molto. E se pesava allora,
vuol dire che pesa anche oggi.
Se pesava il fatto che Silvio Berlusconi fosse al centro di una bufera giudiziaria, peserà altrettanto,
oggi, la sua assoluzione, visto che
“il fatto non sussiste”.
È però incredibile il silenzio delle
quattro alte cariche dello Stato:
Napolitano, Grasso, Boldrini e Renzi, che si è limitato a cincischiare
e ieri sera da Maputo ha balbettato
che con Forza Italia gli accordi li
avrebbe fatti anche se il Cav fosse
stato condannato. Il Capo dello
Stato non si esprime, i presidenti
di Camera e Senato forse sono
troppo impegnati sui rispettivi alti scranni per
fornire una dichiarazione in merito.
Incredibilmente ammutoliti, esattamente come
sono rimasti quasi tutti i compagni, che da
veri comunisti si sono rivelati per quello che
sono, tutti uguali, tutti allineati.
Dopo l’assoluzione del Cav, dal Capo dello Stato al premier, dal presidente
della Camera a quello del Senato, incredibile silenzio dai vertici delle Istituzioni
Un esempio per tutti, il caso Sarkozy recentemente scoppiato in Francia.
L’ex presidente si è trovato invischiato in una
faccenda scomoda e subito un muro di scudi
si è levato intorno ad un uomo che, la si pensi
come si vuole, ha rappresentato in un deter-
TROPPE TASSE E MERCATO IMMOBILIARE IN PICCHIATA
minato momento storico e sociale una Nazione.
“È sempre un ex capo di Stato, merita rispetto”:
questo si leggeva sui giornali che riportavano
le reazioni francesi all’accaduto.
In Italia accade l’esatto contrario, non si esita
a girare il coltello nella piaga, a schiacciare
L’EMERGENZA PEGGIORA: ALTRI DICIANNOVE IMMIGRATI MORTI NELLA STIVA DI UN BARCONE
Mare Nostrum: è una strage
di Bruno Rossi
are Nostrum? Ha un effetto
moltiplicatore. Degli sbarchi e delle tragedie. Come
quella che ieri ha dovuto aggiornare la drammatica conta di chi
muore, richiamato dalle false sirene
del benessere che l’Europa potrebbe distribuire a chiunque. E
si va così, di strage in strage, al
prezzo di nove milioni e mezzo di
euro al mese.
Anche questa volta, la richiesta di
soccorso è arrivata dal barcone
quando era ancora a 40 miglia a
nord di Tripoli. Anche questa volta,
i mezzi della Marina Militare sono
arrivati quando era ormai troppo
tardi. Nessun naufragio, solo la disumanità che ha stipato nella stiva
dell’imbarcazione gli immigrati
come fossero carne da macello.
M
Hai una casa?
Povero te...
Musumeci a pag. 3
Diciotto gli extracomunitari che
avevano perso la vita nella calca
infernale, altri tre erano in fin di
vita. Sono stati trasportati d’urgenza
da una motovedetta della Capitaneria di Porto, ma quando il mezzo
è approdato a Lampedusa per
uno di loro non c’era più nulla da
fare. Gli altri due sono stati ricoverati in due ospedali di Palermo,
in elisoccorso: uno è in rianimazione, l’altro in terapia iperbarica.
Ad uccidere diciannove persone,
che viaggiavano in un gruppo
composto da circa 600, sono state
le esalazioni di monossido di carbonio.
Intanto torna l’allarme sulla situazione a Lampedusa. Secondo i
dati diffusi da Save the Children,
solo da giovedì sono stati 1.278 gli
immigrati arrivati sull’isola. Tra loro
ci sono 176 donne e 30 bambini,
prevalentemente eritrei, somali, siriani e pachistani. I richiedenti asilo
sono stati tutti portati al Cpsa di
contrada Imbriacola, dove sono
pure in corso i lavori di ristrutturazione per l’incendio che devastò
la struttura nel settembre del 2011.
Sempre Save the Children ha lanciato l’appello. “Mancano le condizioni di sicurezza vanno trasferiti”.
Già, ma dove se la stazione di Milano è ormai diventata un bivacco
di profughi che non sanno dove
andare? E all’orizzonte già compaiono altre carrette.
L’affare
Confessioni
di uno scafista
Fruch a pag. 9
2
Domenica 20 luglio 2014
Attualità
IL NUOVO COMMISSARIO EUROPEO PER GLI AFFARI ECONOMICI E MONETARI: “NESSUNA FLESSIBILITÀ PER L’ITALIA”
Dal “Die Welt” Katainen bombarda Renzi
di Robert Vignola
Europa cambia verso? Come
no! Sentite Jirki Katainen, finlandese rampante che ha appena
vinto alla lotteria di Bruxelles la
poltrona di nuovo commissario
europeo per gli Affari economici e monetari.
“Discutere di una maggiore flessibilità nell'interpretazione del Patto di Stabilità è pericoloso,
è un dibattito sbagliato”. “Per l’Italia è più importante varare finalmente le importanti riforme”, quelle per intenderci promesse dagli
ultimi governi senza soluzione di continuità.
Particolare non da poco (il diavolo è nei dettagli), Katainen ha dettato questa ed altre considerazioni che riguardano le politiche comunitarie, ed in particolare i paesi tuttora definiti
“cicala” dei quali il portabandiera sembra
sempre dover essere l’Italia, al giornale tedesco
“Die Welt” (il mondo) in un’intervista in uscita
sul suo numero domenicale. Niente allentamento del rigore, allora, perché il commissario
finlandese ha già detto che bisogna “evitare
qualsiasi ipotesi sulla possibilità di trovare un
modo creativo per eludere il Patto di Stabilità”.
Perché misure di stimolo dell’economia che
L’
passino attraverso una crescita del debito
sono destinate a pochi eletti: “Le possono
varare solo quei Paesi che possono permetterselo. E nell'Eurozona ci sono Paesi vulnerabili
che non possono farlo”. Il che, se qualcuno
provasse a ribaltargli il concetto, significa che
la flessibilità è consentita soltanto a coloro cui
non serve. Com’è umano lei, sospirerebbe
Fantozzi… Ma l’eurocrate è inflessibile. “La
loro crescita debole non è solo un problema
ciclico, ma è il risultato di una scarsa competitività. E contro questo dato non sono di nessun
aiuto misure simili”.
Renzi colpito e affondato, insomma? Non
ancora. Ci sono altre parole significative
che, dietro opportuna domanda dell’intervistatore, Katainen dedica al paese della
pizza, degli spaghetti e del mandolino. “I
due precedenti governi hanno varato importanti riforme e l’attuale esecutivo ha
obiettivi ambiziosi. Ma sarebbe d’aiuto se
si realizzasse ciò su cui si è già trovato un
accordo”. Come dire: le fanfaronate non ci
piacciono. E ancora: “Le medicine fanno
bene solo se vengono assunte”. E meno
male che il ragazzo, ex premier del suo
Paese, è pure candidato a sostituire Olli
Rehn anche nella prossima Commissione
Juncker. Ve lo chiede Matteo?
ACCUSE INCROCIATE TRA GRILLO E CASALEGGIO E I VERTICI DEMOCRATICI
M5S-Pd, il dialogo affonda
di Bruno Rossi
o streaming di ritorno non avverrà. Questa la sensazione che
danno i segnali che provengono
da casa Grillo-Casaleggio. Ieri dal loro
blog i leader del Movimento Cinque
Stelle hanno, probabilmente in maniera
definitiva, affossato le prove di dialogo
aperte con il Pd. Certamente Renzi
(lo si era capito) non moriva dalla
voglia di rimettere tutto in discussione,
al di là di qualche concessione di facciata da regalare ai pentastellati. Ma
l’ultimo ordine arrivato dalla plancia
di comando prescrive di declinare
ogni invito prossimo venturo. “Il Pd
sta mettendo in dubbio le buone intenzioni del Movimento 5 stelle al tavolo sulla legge elettorale. È chiaro a
chiunque abbia seguito lo streaming
che il M5S aveva 5 punti chiari mentre
L
il Pd cercava di non dare alcuna risposta concreta e di temporeggiare.
Renzi parla di una sconfessione dal
blog che non c’è mai stata. Non esiste
una linea Grillo/Casaleggio. Non esiste
una linea Di Maio. Non esistono linee
all’interno del movimento, se non
quella dei cittadini”.
“Il Pd – continua il post su internet questo fa fatica a comprenderlo perché
difende solo le ragioni degli accordi
segreti del patto del Nazareno. I fatti
di questi giorni in aula al Senato lo dimostrano. Sosteniamo senza riserva
alcuna la posizione della delegazione
M5S. Per questo faremo ratificare i
punti proposti al tavolo sul portale
del Movimento di modo che i cittadini
iscritti possano esprimersi. Così - concludono - si potrà andare direttamente
in aula e votare una legge elettorale
con le preferenze: dato che proprio
Renzi ha dichiarato più volte durante
l’incontro di volere le preferenze nella
legge elettorale”. E questo, all’indomani
del “Non c’è più tempo” firmato sempre
da Grillo e Casaleggio, sembra tagliare
la testa al toro.
Debora Serracchiani già la sera prima
aveva messo in guardia i pentastellati
da alzate di testa: “hanno la stessa
tendenza di sempre, quella di chiudere
la porta”, ha detto da una festa del
suo partito a Cremona. L’ eurodeputata
Simona Bonafè è ancora più dura. "Le
riforme non sono la tela di Penelope
perché il Paese ne ha urgente bisogno.
Chi vuol bene all'Italia lavora per scriverle e approvarle, chi invece non
vuole cambiare e chi abbraccia la linea
dello sfascismo fa come il M5S che
di giorno chiede l'incontro tramite Di
Maio e di notte Grillo lo annulla. Adesso
- scandisce - basta giochini”.
IERI I 22 ANNI DALLA STRAGE DI VIA D’AMELIO: IL RICORDO DI PAOLO BORSELLINO E LA PROTESTA
Agende rosse e spalle voltate alla Bindi
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Direttore responsabile
di Valter Brogino
n ricordo da onorare. Sicuramente da non
disonorare. Possibilmente, da non strumentalizzare. Fatto sta che ieri, alla commemorazione di Paolo Borsellino e degli agenti che
hanno con lui perso la vita nell’attentato con la
quale la mafia lo ha ucciso, era un tripudio di
agende rosse. Quelle mostrate da coloro che
U
sono convinti che la sparizione del
diario del giudice sia uno dei tanti
misteri italiani ancora da chiarire.
Certamente, a 22 anni dalla strage,
la richiesta di verità si è fatta materia prima per il proliferare di
scontri e ieri ne ha fatto le spese
Rosy Bindi. Quando la presidente
della commissione antimafia è arrivata in via D’Amelio, un attivista
le ha mostrato un opuscolo intitolato
"Colle center". Subito dopo è partita
una contestazione, silenziosa: i manifestanti hanno
dato le spalle alla Bindi e alzato le agende rosse
in mano. Altro aspetto della cerimonia di ieri
che ha attirato l’attenzione generale è stato l’abbraccio tra Paolo Ciancimino, pentito di mafia, e
il fratello del giudice, Salvatore, contornati dalle
stesse “agende rosse”. L’icona di una certa antimafia ha ovviamente approfittato dell’attenzione
dei media. “per la prima volta vedo tremare i
potenti dinanzi alle domande del giudice Di
Matteo, mi sembra che questo castello di menzogne verrà meno anche se in quell'aula come
imputati sono ancora in tanti a mancare”.
Assai più caute le parole di Rita Borsellino,
sorella del magistrato. “Per me le Istituzioni
sono sacre, Paolo era un uomo delle Istituzioni,
ma lui stesso diceva: attenzione perché ci sono
uomini che non sono degni a rappresentare le
istituzioni. Io non so chi sia degno o chi non sia
degno, per questo sono diventata diffidente”.
Riguardo alle istituzioni, infine, il messaggio di
Giorgio Napolitano che indica come “alla speranza di una generale evoluzione nei comportamenti individuali e collettivi che conduca alla
sconfitta della mafia deve accompagnarsi l’auspicio che i processi ancora in corso possano
fare piena luce su quei tragici eventi rispondendo
così all’anelito di verità e giustizia che viene da
chi è stato colpito nei suoi affetti più cari e che
si estende all'intero Paese”.
Francesco Storace
Amministratore
Roberto Buonasorte
Direttore Generale
Niccolò Accame
Capo Redattore
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Progetto grafico
Raffaele Di Cintio
Società editrice
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n° 286 del 19-10-2012
3
Domenica 20 luglio 2014
Attualità
DISARMANTE ANALISI DELLA CGIA DI MESTRE: IN CINQUE ANNI SOLO CATTIVE NOTIZIE PER IL SETTORE
Mantenere la casa è diventato un lusso
Altro che diritto: a fronte di un prelievo sempre maggiore, i proprietari
devono fare i conti anche con una riduzione del valore degli immobili
di Giorgio Musumeci
l valore delle case è sceso e
il peso delle tasse è raddoppiato. Potrebbe riassumersi in
questo modo l’allarme lanciato
dalla Cgia di Mestre, che attraverso
il suo segretario, Giuseppe Bortolussi, rende noto come “tra il 2010
e il 2014 abbiamo assistito ad un
incremento spaventoso del prelievo
fiscale sulle abitazioni e, parallelamente, a una drastica riduzione
del valore di mercato delle stesse.
Due fenomeni di segno opposto
che hanno contribuito a ridurre la
ricchezza degli italiani”.
Prendendo come riferimento i dati
medi nazionali, l’analisi della Cgia
dimostra che “in un’abitazione di
tipo civile (categoria catastale A2)
tra il 2010 e il 2014 il valore di
mercato è sceso del 15 per cento
(da quasi 200.000 a poco meno di
170.000 euro), mentre le imposte
ordinarie (cioè quelle generalmente versate da tutti i proprietari,
come i rifiuti e la Tasi) sono aumentate del 104 per cento (da 300
a 611 euro). Pertanto, l’incidenza
delle imposte sul valore dell’abi-
I
tazione è passata dall’1,5 per mille
al 3,6 per mille. Ciò vuol dire che
l’incremento è stato del 140 per
cento. Per un’abitazione di tipo
economico (categoria catastale
A3), invece, la contrazione media
ALLARME DELLA COLDIRETTI: NEGLI ULTIMI 15 ANNI CONSUMI GIÙ DEL 30%
Gli italiani rinunciano
anche a frutta e verdura
he con il dilagare della
crisi sono cambiate radicalmente le abitudini
alimentari degli italiani, si sapeva già da tempo. Tuttavia,
quanto emerso dall’ultimo dossier della Coldiretti è quantomeno allarmante. Sì, perché
secondo lo studio, emerge che
negli ultimi 15 anni i consumi
di frutta e verdura sono crollati
oltre il 30% per un quantitativo
che, nel 2014, arriva addirittura
ben al di sotto del chilo al giorno per famiglia, dunque un
valore assai inferiore a quello
C
raccomandato dal Consiglio
dell’Organizzazione Mondiale
della Sanità. Lo studio è stato
reso noto in occasione della
mobilitazione di migliaia di
agricoltori che hanno lasciato
le campagne per distribuire
gratuitamente nelle piazze e
nelle spiagge in tutta Italia duecentomila pesche, susine e
altri frutti.
“Si tratta degli effetti – ha spiegato la Coldiretti - della spirale
recessiva tra deflazione e consumi che sta mettendo a rischio
le imprese e la salute dei con-
del valore di mercato
è stata anche in questo
caso del 15% (da quasi 174.500 a poco più
di 148.30 euro), mentre il peso fiscale è
aumentato dell’88%
(da 264 a 495 euro).
In questa situazione,
dunque, l’incidenza
delle imposte sul valore di questa abitazione è salita dall’1,5
per mille al 3,3 per
mille (+121%). Sempre nello stesso periodo, fa notare la
Cgia, l’inflazione è aumentata del 7,3%.“Oltre alla crisi e al crollo
della domanda abitativa –fa notare ancora
il segretario della
Cgia-, dovuto in parte
alla stretta creditizia
praticata in questi ultimi anni dagli istituti
di credito, il valore
economico delle case ha subito
un forte calo anche a seguito del
deciso aumento della tassazione.
Fino a qualche anno fa – ha proseguito Bortolussi - l’acquisto di una
abitazione o di un immobile strumentale costituiva un investimento.
Ora, chi possiede una casa o un
capannone sta vivendo un incubo.
Tra Imu, Tasi e Tari gli immobili
sono sottoposti ad un carico fiscale
ormai insopportabile”.
A pagare le conseguenze di questa
drammatica situazione sono tutte
le attività economiche legate al
comparto della casa. Vedi falegnami, specialisti nel settore dell’installazione degli impianti (idraulici, elettrici e manutentori), costretti –nel migliore dei casi- a rincorrere lo sporadico lavoretto per
sopravvivere. Per la Cgia, dunque,
“se il settore sarà in grado di riprendersi, puntando soprattutto
sulla riqualificazione/ristrutturazione del patrimonio edilizio esistente, non ci sono dubbi che gli
effetti occupazionali saranno immediati e la ripresa economica
potrà subire una forte accelerazione. Ovviamente -conclude Bortolussi - è necessario che il carico
fiscale sul “mattone” subisca una
netta flessione.
AUMENTI SOLO A VENEZIA, FIRENZE, PADOVA E ROMA
sumatori, che gli agricoltori
vogliono rompere per dare a
tutti la possibilità di consumare
la componente più importante
della dieta estiva degli italiani,
con l’arrivo del caldo, in un
Paese come l’Italia che è leader
europeo nella produzione.”
Nel primo semestre del 2014
i consumi di prodotti ortofrutticoli da parte degli italiani
sono scesi del 2 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente quando
complessivamente durante tutto l’anno - continua la Coldiretti
- sono stati acquistati poco più
di 7,8 milioni di tonnellate di
ortofrutta, divise tra 4,2 milioni
di tonnellate di frutta e 3,6 milioni di tonnellate di ortaggi.
G.M.
Immobili in affitto sempre meno cari
cende il prezzo degli affitti
nelle maggiori città italiane.
A renderlo noto è l’indice
semestrale di idealista.it, uno
dei maggiori portali dedicati al
mercato immobiliare nel nostro
Paese. Dall’ultimo Rapporto, che
ha monitorato l’andamento dei
prezzi di circa 16 mila immobili
nei primi sei mesi dell’anno,
emerge infatti una generale contrazione dei canoni in quasi tutte
le città, che conferma una tendenza al ribasso dei prezzi delle
locazioni.
Come ha spiegato Vincenzo De
Tommaso, responsabile dell’ufficio
studi del sito, “si tratta di un
calo prevedibile dato che l’offerta
S
di immobili in affitto è in costante
aumento”. Le nuove tasse sulla
casa spingono infatti i proprietari
ad affittare gli immobili sia per
incrementare il proprio reddito
che per ottenere maggiori detrazioni fiscali. Inoltre, la riforma
della cedolare secca sugli affitti
rende la locazione a prezzo cal-
mierato più vantaggiosa sia per i
proprietari che per gli inquilini.
Analizzando le 13 maggiori città
italiane, gli affitti aumentano solo
a Venezia (+ 5%), Firenze (+
2,6%), Padova (+ 1,7%) e Roma
(+1%). Affittare un appartamento
nella Capitale costa in media 13,5
euro al mese per metro quadrato.
Subiscono, invece, una flessione
in tutti gli altri centri: si va dai
cali decisi di Genova e Bologna
(– 6%) alla variazione minima di
Milano (-0,3%), che rimane comunque la città con i canoni più
elevati, attestandosi su un valore
medio mensile di 14,3 euro mensili al metro quadrato.
G.M.
LA SOCIETÀ PRONTA A SOSTENERE LE CASSE DELLA COMPAGNIA FINO AL MATRIMONIO CON GLI ARABI. ARRIVA ANCHE L’OK DI UGL AI CONTRATTI
Alitalia-Etihad, arriva il sì di Poste
lla fine Poste Italiane ha detto sì all’operazione Alitalia-Etihad. In sostanza, la
società controllata dallo Stato è disposta
a mettere nuovamente mano al portafogli
per garantire eventuali perdite al budget
2014 e contenziosi nella vecchia compagnia,
quella –per intenderci- senza gli arabi. L’equity
committment, secondo fonti vicine all’operazione, vale 200 milioni di euro, per cui Poste
aderirà con la sua quota del 19,48%. A
darne l’annuncio, il numero uno della società,
Francesco Caio, che ha spiegato come sia
“emersa una forte coerenza con la missione
che Poste Italiane si sta dando nell’ambito
del suo piano industriale di diventare una infrastruttura di logistica e servizi centrale per
la competitività e la modernizzazione del
Paese”.
Sul fronte della trattativa tra Alitalia e sindacati,
A
nella serata di venerdì è arrivata anche la
firma dell’Ugl, dopo quella di Filt Cgil e Fit
Cisl, sul contratto nazionale di lavoro del trasporto aereo e la riduzione del costo del
lavoro in Alitalia. Una boccata d’ossigeno salvifica per il ministro dei Trasporti Maurizio
Lupi, che rischiava infatti di vedere saltare
l’accordo per il mancato raggiungimento
della metà più uno della rappresentanza sindacale. “Vedremo anche le associazioni professionali - ha dichiarato il ministro -, e mi auguro che alla fine anche la Uil si faccia convincere”.
Ma la Uil resta tuttavia sulle sue posizioni,
rincarando anzi la dose contro Alitalia: “L’accordo sul contratto di lavoro firmato da Cgil
e Cisl è nullo - scrive il segretario generale
aggiunto della Uiltrasporti, Marco Veneziani,
all’ad della compagnia aerea Gabriele Del
Torchio - e se Alitalia lo attuerà siamo pronti
a iniziative legali”. Secondo il sindacalista,
infatti, gli accordi firmati dalle altre sigle contengono deroghe “non valide ed efficaci”
perché “illegittime” nei confronti dei lavoratori,
iscritti o no al sindacato, in quanto violano
“diritti individuali irriducibili”. Di parere opposto, manco a dirlo, proprio il numero uno
di Alitalia, che invece vede il patto sulla riduzione dei costi del lavoro come “condizione
imprescindibile per consentire all’azienda di
arrivare con le sufficienti risorse finanziarie
alla firma dell’accordo con gli arabi.
In base a quanto stabilito, dunque, da luglio
a dicembre il personale dell’ex compagnia
di bandiera si vedrà ridurre lo stipendio da
un minimo di 85 euro al mese per i lavoratori
di terra fino a oltre 1.300 euro per i comandanti
G.G.
più anziani e dirigenti.
4
Domenica 20 luglio 2014
Focus
AL CINEMA ARRIVANO LE PASSIONI DI UN’EPOCA DIFFICILE: IL SANGUE VERSATO A CODEVIGO DURANTE LA GUERRA CIVILE
Belluco ce la fa:“Il segreto di Italia”uscirà nelle sale
Il film “scomodo” parla di due innamorati sullo sfondo delle atrocità partigiane della Brigata guidata da Arrigo Boldrini
di Emma Moriconi
Q
uando la Storia
decide di riprendersi il suo
posto. È il caso
del film “Il segreto di Italia”, di Antonello
Belluco, che racconta una
storia d’amore sullo sfondo
di una delle pagine più
atroci della nostra storia:
l’eccidio di Codevigo,
quando centinaia di italiani
furono massacrati dai partigiani della 28esima Brigata Garibaldi comandata
da Arrigo Boldrini.
Quante ne ha passate, il coraggioso regista
Antonello Belluco, per realizzare questo lungometraggio è una storia che merita di
essere raccontata, non fosse altro per rendere
il giusto merito alla sua tenacia e alla sua
voglia di verità. La lavorazione del film ha
subito infatti arresti dovuti a defezioni di
alcuni personaggi sopravvenute dopo aver
preso visione della sceneggiatura: raccontare
un crimine partigiano? Non sia mai. Ma
come? Quelli sono “eroi”, a loro sono intitolate
vie e piazze in tutta Italia … I partigiani o si
celebrano o che non se ne parli affatto. Tantomeno in un film, che può suscitare stati
d’animo intensi. Ma come? Per settanta anni
il mito dell’eroismo partigiano non ha subito
ostacoli (e quei pochi che hanno provato a
dire la verità si è fatto in modo che finissero
nel dimenticatoio della storia), ed ora arriva
questo regista e spera di sovvertire l’ordine
precostituito? Con il cinema, poi? C’è il serio
rischio che a vedere questo film ci vada un
sacco di gente, non si può rischiare … magari
poi gli Italiani capiscono che per settant’anni
hanno studiato la storia a senso unico, a
scuola … magari cominciano a porsi delle
domande, a mettere in discussione il diktat
che per decenni ha imperversato nelle menti
omologate delle generazioni che sono arrivate dal 1945 in poi. È pericoloso, Belluco.
Bisogna stopparlo, boicottarlo, esercitare
pressioni affinché questo film non veda mai
la luce.
E invece no. Perché la tenacia di Antonello
Belluco ha pagato. Il Giornale d’Italia è stato
tra i primi a seguire le vicende di cui il
regista è stato protagonista; nel dicembre
2012 ecco cosa ci diceva: “All’inizio tutto
sembrava facile. Persone disponibili a concederci costumi, armi, mezzi, locations. Poi
la svolta: la lettura della sceneggiatura. I partigiani risultano gli autori dell’eccidio premeditato a Codevigo, a deposizione delle
armi avvenuta. Pur davanti a verità emerse,
il silenzio: non ci risponde più nessuno. La
mia socia e produttore esecutivo Raffaella
Lucietto chiama tutti. Nessuno risponde. Finalmente dopo un mese parla con uno degli
addetti, che inventa mille scuse. Lei lo mette
con le spalle al muro, gli chiede: “è un problema politico?” la risposta: “si … lavoriamo
con l’ANPI”. Chi aveva in mano la situazione
organizzativa ci abbandona perché ha delle
commesse dal Comune di Padova e non
vuole perderle. Dovevano darci del denaro:
nulla. Nulla, per non essere etichettato come
fascista. Fascismo? Ma quale fascismo? Almirante disse che solo chi ha vissuto il tempo
del Regime può definirsi tale. De Felice
scrisse che la storia d’Italia, dalla sua unità,
è come un grattacielo costruito su fondamenta
di palafitte. Il popolo italiano ha sempre convissuto con questa storia di parte. L’Italia
non ha mai avuto stabilità perché non si è
mai avuto il coraggio di estirpare il danno
della negazione della nostra storia, del silenzio, dell’ipocrisia, del regime della bugia,
della difesa di valori fondati sulle palafitte.
La storia, l’accaduto, le verità occultate vanno
spalancate a tutti perché la nuova Italia nascerà dalla pacificazione nazionale”.
Scomodo. Si, Antonello Belluco è un regista
“scomodo”. Perché dice la verità. Sono trascorsi settant’anni, eppure non c’è verso di
uscire da questo vicolo cieco. Perché viviamo
in un Paese immaturo, che non è in grado di
distinguere tra la storia e l’ideologia, perché
non riesce a ritrovarsi, perché non vi è orgoglio nazionale, non vi è fratellanza. Un popolo perso. Dal 1945.
E Antonello Belluco è stato lasciato solo,
nella difficile marcia verso la verità. Ha potuto
contare su pochi amici, fidati, che hanno
creduto in lui e nella verità. Una domanda
sorge spontanea: dov’era la politica mentre
Belluco annaspava? Chi gli ha teso una mano
nella sua difficile scalata?
Chi scrive sa cosa significa, per esperienza
diretta. Chi scrive sa che a spingerti, a farti
andare avanti, nonostante tutto e tutti, è la
tua testardaggine, la fiducia dei pochi che ti
sono vicini a dispetto di tutto, e la sacralità
della memoria dei morti innocenti, sacrificati
sull’altare dell’odio cieco. Soli, pochi e soli.
Ma determinati. Perché solo così, lo abbiamo
capito a nostre spese, si può raggiungere
l’obbiettivo.
EROS E THANATOS, L’ETERNO BINOMIO TORNA SUL GRANDE SCHERMO NELLA VICENDA DOLOROSA DI ITALIA E FARINACCI
Una storia d’amore e di morte
Romina Power e Gloria Rizzato sono le protagoniste della pellicola del regista padovano
È un film che tocca le corde
dell’anima. Non c’è acredine
né vendetta, solo il desiderio
di raccontare una storia d’amore
che si sviluppa in uno scenario di
fatti realmente accaduti nel maggio
1945. E’ l’introspezione di una giovane che vive l’annientamento della
sua speranza, il senso della colpa
provocata dall’irrefrenabile giustizia
sommaria. E’ un film che non contiene scene violente, preferisce lasciare allo spettatore il diritto alla
riflessione. Nel film c’è la rappresentazione della morte e la speranza
che l’accaduto sia riconosciuto e
sepolto per sempre, per guardare
avanti”. Ecco cosa raccontava Antonello Belluco al Giornale d’Italia
nel 2012. E ancora:“Penso che, pur
sperando di portare a termine l’opera, questo sarà il mio ultimo film.
Le persone che amano la verità
sono scomode. La meritocrazia non
“
esiste e culturalmente non esisterà
mai. Anche le destre hanno subito
lo spirito del compromesso e la libertà e il sostegno di un tempo
non ci sono più. Se fossi in loro ci
penserei e coltiverei lo spirito della
forza della cultura perché solo da
questa si formeranno le nuove spe-
ranze. Abbiamo un grande ed orgoglioso merito: ad oggi non abbiamo un contributo pubblico, quelli
che c’erano li abbiamo perduti. Ma
il film lo faremo, e se non lo vorranno
distribuire troveremo il modo di
farlo vedere, a costo di portarlo da
città a città. Da qui può iniziare la
sfida, che può funzionare se le idee
e le persone si compattano”.
Un insegnamento di vita, insomma,
dietro una pellicola difficile ed intensa, che sarà nelle sale dal prossimo ottobre e che riporta in Italia
un’attrice amata dagli italiani. Il ritorno di Romina Power, infatti, è un
altro piccolo miracolo di Antonello
Belluco. È lei, Italia, che torna, adulta,
nel paese che fu il teatro di tanto
orrore. E ricorda quei giorni di collera cieca, di dolore lancinante. È
lei che trasporta il pubblico indietro
nel tempo, nell’Italia della guerra
civile, quando la vita umana valeva
meno di zero. ''Il mio personaggio
si chiama Italia – aveva detto la Power in conferenza stampa - e' una
donna che a un certo punto della
vita ha il coraggio di affrontare i
fantasmi del passato e di tornare a
70 anni nel suo paese. Ho imparato
il dialetto veneto grazie all'aiuto di
un coach. E' stato molto emozionante
cimentarmi con questa persona
che ha una ferita dell'anima che si
portava dietro dall'età di 15 anni''.
"Il film – ha detto invece Belluco è essenzialmente una storia d'amore
tra una quindicenne, Italia (interpretata dall'esordiente Gloria Rizzato), e un diciottenne, Farinacci
Fontana (interpretato dal giovane
Fabrizio Romagnoli), che realmente
e' stato una delle vittime della strage. L'eccidio fa da sfondo”.
Il lungometraggio, della durata di
98 minuti, di cui Belluco ha scritto
anche la sceneggiatura e la cui fotografia è curata da Giovanni Andreotta, con le musiche di Paolo
Agostini, prodotto da Eriadorfilm
e distribuito da Whale Pictures,
sarà nelle sale ad ottobre.
E.M.
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5
Domenica 20 luglio 2014
Focus
CENTINAIA DI VITTIME E NESSUN COLPEVOLE PER UNA DELLE PAGINE PIÙ TRISTI E SANGUINOSE CHE LA PATRIA RICORDI
di Emma Moriconi
a cosa accadde a Codevigo tra il 28 aprile
e la metà di giugno
del 1945? Intanto bisogna dire che il contesto storico in cui avvengono i
fatti raccontati nel film di Belluco è
quello sanguinario della guerra civile che colpì il Paese. Quella di
Codevigo è una delle pagine più
buie della nostra storia e racconta
l’esecuzione sommaria di molte
persone tra membri della GNR,
delle Brigate Nere e civili. Parliamo
di 136 vittime, di cui 114 identificate,
anche se si pensa che in realtà le
uccisioni siano state molte di più:
infatti le vittime dei partigiani comunisti della 28esima Brigata Garibaldi, comandata da Arrigo Boldrini, e della “Cremona” furono
probabilmente oltre trecento. I corpi
vennero abbandonati nelle acque,
sepolti in fosse comuni, lasciati nei
campi: di questi, molti scomparvero.
Alcuni vennero seppelliti presso il
cimitero di Codevigo, alcuni in
quello di Santa Margherita, altri in
quello di Brenta d’Addà: ora riposano nell’Ossario del cimitero di
Codevigo, aperto nel 1962.
Alcune storie sono particolarmente
efferate, come quella della maestra
elementare Corinna Doardo, prelevata dai partigiani e sottoposta a
sevizie al punto che il medico poté
accertare che solo un orecchio era
rimasto intatto. Corinna fu poi fucilata e il suo cadavere fu abbandonato nudo nel cimitero.
Il caso di Mario Bubola, figlio del
podestà fascista di Codevigo, poi,
è raccapricciante: fu torturato, si
cercò di tagliare il suo collo dalla
M
Codevigo, 1945
Verità atroci reclamano il proprio posto sui libri
di storia: troppe furono le uccisioni, a guerra finita
testa con del filo spinato, la lingua gli fu
tagliata e infilata nel
taschino della giacca, fu evirato dei testicoli che gli furono
messi in bocca.
Molte sono le atrocità di quei giorni
maledetti. Di tanti,
rastrellati e fucilati,
non si seppe più
nulla: con ogni probabilità il Brenta si
portò via le loro
spoglie mortali, e
con esse la memoria di quei giorni di
orrore e di sangue.
I corpi rimasti sugli
argini del fiume
vennero caricati su
carri e gettati nei
cimiteri del territorio circostante.
Una coltre di silenzio ricoprì poi
quelle tragiche vicende, tra processi
ed inchieste che non portarono a
nulla. C’era però qualcuno che non
poté dimenticare: i congiunti, i familiari, quelli per cui le ferite erano
rimaste aperte, negli anni sessanta
iniziarono a cercare i corpi affinché
almeno si potesse dire una preghiera, portare un fiore. L’Associazione nazionale famiglie caduti e
dispersi della Rsi provvide così ad
inaugurare, nel 1962, l’ossario che
oggi ospita i 114 corpi recuperati.
Di essi, 16 sono rimasti ignoti.
La brutale strage di Codevigo,
come pure tante altre uccisioni in
molte zone d’Italia, fu perpetrata a
guerra finita.
Su La Legione dell’aprile-giugno
1997 c’è la cronaca di come fu costruito l’Ossario. Merita di essere
riportata: “Rosa Melai, con il grande
appoggio di Ida de
Vecchi, non essendo riuscita a realizzare il suo vivo
desiderio di riunire
le sparse salme nel
Cimitero di Padova,
si dedicò, anima e
corpo, ai poveri
trucidati di Codevigo […]Si iniziò la
ricerca e la riesumazione delle salme accogliendole
nel punto in cui si
sarebbe costruito
l'Ossario. Fu un lavoro lungo, difficile,
finché, nel marzo
1962 […] i miseri
resti, davanti a numerosi familiari accorsi da Ravenna,
furono puliti, raccolti, identificati e
riposti nelle cassette. […]Si giunse
così all'inaugurazione ufficiale, il 27
Maggio 1962. Ricordiamo quel giorno con una commozione che non si
è mai spenta. Da Roma era venuta
la Vedova della Medaglia d'Oro Barracu, trucidato a Dongo, mentre Ida
de Vecchi […] dalla sua Trieste portava l'esempio della sua infaticabile
attività di animatrice e custode dei
valori della R.S.I. di cui ora si onora-
vano i Caduti. Ma sopra tutti, compatto monumento di orgoglioso dolore e di fede incontaminata, il gruppo dei familiari dei gloriosi Caduti,
giunti da Ravenna a pregare e a
non dimenticare sull'unica, degna
tomba, ove Essi giacevano, finalmente riuniti, come nei ranghi delle
loro ultime battaglie senza vittoria,
ma piene di onore. […] Le Salme
ora riposanti nell'Ossario sono 114,
fra cui due donne ed alcuni ragazzi
di 16 e 17 anni”.
Per l’eccidio di Codevigo nessuno
pagò. Arrigo Boldrini, detto Bulow,
divenne segretario nazionale dell’ANPI e poi suo presidente onorario. Fu, nel dopoguerra, deputato
e senatore per il PCI.
Della vicenda si occupò la Magistratura di Padova, quattro partigiani
della 28esima Brigata Garibaldi furono giudicati e poi assolti, i Comandi non subirono alcun procedimento: insomma centinaia di morti e nessun colpevole. Non solo:
l’Anpi continua a celebrare la figura
di Arrigo Boldrini. A Ravenna qualche anno fa gli fu dedicato addirittura un monumento, che fu collocato
di fronte all’ingresso del Consiglio
comunale. Il che suscitò molte polemiche. Lo storico Gianfranco Stella, autore tra l’altro di “Ravennati
contro” e di “Crimini partigiani”,
disse: “Boldrini è stato il boia di
Codevigo. È storia, non ho paura
di querele”. Le vittime della strage
furono tante, le 114 “sono solo quelle accertate – disse ancora Stella –
io credo che siano molte di più.
Perché i testimoni oculari raccontano che per liberare il fiume Bacchiglione dai cadaveri hanno dovuto
usare mine anticarro”.
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6
Domenica 20 luglio 2014
Da Roma e dal Lazio
CRESCONO I MALUMORI ALL’INTERNO DEL PARTITO REGIONALE. UN ALTRO APPELLO DEL SEGRETARIO MELILLI: “BASTA DIVISIONI”
Il Pd fa a cazzotti con i rifiuti
Insorgono i democratici pontini contro il conferimento di parte
dell’immondizia della capitale ad Aprilia. Storace: “Miope mettersi di traverso”
di Giuseppe Sarra
aos al Campidoglio e nel
centrosinistra. Si fa sempre
più forte l’ipotesi di conferire l’immondizia della
capitale ad Aprilia, in provincia di Latina, come anticipato
nei giorni scorsi dai vertici di Ama,
che permetterebbe di smaltire 300
tonnellate di rifiuti al giorno.
Una soluzione non gradita agli
esponenti pontini del Partito democratico. È di ieri l’altolà del vicesegretario provinciale dei democratici,Vincenzo Giovannini, sostenuto dal consigliere regionale
Enrico Forte. “Ogni provincia deve
essere autonoma - spiegano i due
- siamo contrari al termovalorizzatore, come già ribadito dalla Regione Lazio”.
Sul caso è intervenuto anche l’attuale vicepresidente del Consiglio
regionale e capogruppo de La Destra, Francesco Storace: “Se i rifiuti
li lavora chi ha smantellato il sistema
Cerroni, è davvero miope chi pensa
a mettersi di traverso, quasi a rimpiangere il bel tempo andato”, ha
spiegato l’ex governatore del Lazio
che poi ha aggiunto: “Tanto più se
si tratta di un’azienda che opera a
zero impatto ambientale. Altrimenti
non ci sarebbero stati i consensi
del territorio nelle varie conferenze
di servizi e non ci sarebbe stato il
C
via libera della regione”.
Ieri è stata la volta dell’Assemblea
regionale del Partito democratico.
Per fortuna, non si sono registrati
momenti di tensione come capitato
lo scorso marzo, quando, durante
l’elezione della Liliana Mannocchi
- appartenente all’area di Marco
Di Stefano - a presidente dell’As-
semblea, poi sfiduciata dalla commissione garanzia su richiesta di
Lorenza Bonaccorsi, è stato necessario l’intervento del personale
del 118 per soccorrere un dirigente
di partito colpito - dissero - da un
malore. Il segretario regionale del
piddì, Fabio Melilli, ha ribadito comunque quello che va predicando
da mesi: “Una classe dirigente sa
stare insieme se è in grado di superare le logiche della divisione e
la nostra comunità sa che il partito
viene prima delle scelte personali”.
Insomma, il clima - soprattutto in
quello capitolino - è tutt’altro che
sereno.
A lanciare l’ennesimo allarme di
degrado che regna incontrastato
nella capitale, ci ha pensato il membro della direzione del Pd Stefano
Pedica:“Comune e Regione salvino
dal degrado il parco di Monte Mario. Una delle aree verdi più importanti di Roma è diventata una
discarica a cielo aperto e una dimora per rom, che nonostante il
maltempo e i lavori infiniti sulla
panoramica continuano a vivere in
baracche di fortuna”. Se gli assessori all’Ambiente di Comune e Regione non dovessero affrontare
presto la questione, Pedica ha già
annunciato che “insieme ai cittadini
di Monte Mario organizzeremo la
giornata del decoro ambientale
dove verranno raccolti i rifiuti che
da anni danneggiano l’immagine
naturalistica del quartiere”.
Altro argomento caldo di questi
giorni ha riguardato i quattro ecodistretti annunciati dal sindaco Marino. Due dovrebbero essere collocati a Ponte Malnome e Rocca
Cencia. Per gli altri due, secondo
voci insistenti dal Campidoglio,
non sono stati ancora individuati i
terreni.
Martedì alla Pisana, intanto, si svolgerà un’audizione in commissione
Ambiente, dove saranno ascoltati
l’assessore comunale Estella Marino e il presidente di Ama, Daniele
Fortini. Del progetto, però, ancora
non si hanno notizie.
UNA SETTIMANA FA, IL PUGILE ERA STATO ARRESTATO PER TENTATA RAPINA E LESIONI GRAVI
DALLA CAPITALE
Da campione alla gambizzazione
Malmenarono e rapinarono
una coppia di coniugi, arrestati
A poche ore dalla difesa del titolo, Mirco Ricci è stato raggiunto
da due colpi di pistola nelle vicinanze dello Stadio Olimpico
n altro episodio di violenza nella capitale
d’Italia. Nella notte a
cavallo tra venerdì e sabato,
il pugile professionista Mirco
Ricci è stato gambizzato in
via dello Stadio Olimpico.
Secondo quanto ricostruito
dai carabinieri, il boxeur
24enne era in auto, forse con
altre persone, quando è stato
avvicinato da due persone
a bordo di uno scooter col
volto travisato, che hanno
sparato vari colpi, due dei
quali sono andati a segno
nella gamba destra del campione italiano dei mediomassimi.
La sera stessa il pugile era
salito sul ring, poche ore
prima dell’episodio, conservando il titolo battendo per
verdetto unanime lo sfidante
Lorenzo Di Giacomo. E dopo
l’incontro, andato in scena
allo stadio Terme di Caracalla, aveva postato sul proprio profilo
Facebook la sua gioia: “Il titolo resta
a Roma! Ringrazio tutto il mio caloroso
pubbico”.
Il ragazzo, ricoverato al Gemelli in
prognosi riservata, grave ma non in
pericolo di vita, era stato arrestato il
U
12 luglio scorso per il reato di tentata
rapina e lesioni gravi per aver aggredito un giovane trentenne a San
Paolo, noto quartiere romano.
Il pugile, già noto alle forze di polizia,
aveva chiesto dei soldi al 30enne,
che però si era rifiutato di conse-
gnarglieli. A quel punto
Ricci lo aveva aggredito
con calci e pugni. La vittima nonostante l’aggressione era riuscita a divincolarsi e a scappare, ma
era stata di nuovo raggiunta e picchiata fino a rimanere per terra sanguinante. Il trentenne aveva in
seguito denunciato l’accaduto facendo scattare
le indagini.
I due episodi sono collegati? Chissà. La gambizzazione, comunque, ha tutta l’aria di una vendetta.
Al momento, gli investigatori non escludono nessuna pista. Non è escluso,
infatti, possa entrarci anche
il match che Ricci ha vinto
proprio venerdì sera riconfermandosi campione
italiano.
Sull’aggressione indagano
i carabinieri del Nucleo
investigativo e del nucleo operativo
della compagnia Trionfale. Al vaglio
dei militari le immagini delle telecamere della zona che potrebbero aver
ripreso lo scooter con due uomini a
volto coperto durante la fuga.
Marco Compagnoni
Uno dei tre, che faceva da “palo”, è poi
risultato un parente delle vittime
opo una complessa indagine, i carabinieri di
via in Selci hanno individuato e fermato i due
presunti complici, N.A. e
T.M., queste le loro iniziali,
rispettivamente di 26 e 22
anni, di G.M. di 36 anni, risultato poi parente delle vittime, che lo scorso 11 luglio
hanno rapinato in casa una
coppia di pensionati, lui
85enne e la moglie 67enne,
residenti a Roma in via del Fontanile
Arenato.
Una settimana fa, l’anziano veniva
aggredito nel garage condominiale
da due uomini, a volto scoperto e
armati di pistola i quali lo legavano
e imbavagliavano per sottrargli le
chiavi di casa e fare irruzione nel
suo appartamento, ove erano presenti la moglie del malcapitato e la
domestica. A questo punto, i rapinatori, a cui si era aggiunto un terzo
individuo travisato da un cappuccio,
malmenavano brutalmente la signora
per indurla ad aprire una cassaforte
presente in casa. La 85ene si è,
però, rifiutata alle richieste dei rapinatori. Questi ultimi così smurarono
e aprirono la cassaforte. Dopo circa
D
un’ora e mezza, i malviventi scappavano con un bottino del valore di
circa 100 mila euro.
L’attività di indagine ha consentito
di individuare e arrestare, dopo
poche ore, il 36enne che prima di
entrare travisato nella casa dei due
parenti, aveva a lungo sostato in
strada, svolgendo la funzione di
“palo”, ed era stato ripreso da una
telecamera di videosorveglianza
di un bar. Le successive indagini
dei carabinieri hanno consentito
anche l’identificazione e l’arresto
dei due restanti complici, entrambi
italiani e con precedenti di polizia,
che ora si trovano reclusi nel carcere di Regina Coeli.
Antonio Testa
7
Domenica 20 luglio 2014
Da Roma e dal Lazio
È GIALLO SU COSTINI, ESPONENTE DI SPICCO DELLA DESTRA REATINA. IL PORTAVOCE PROVINCIALE TRANCASSINI NE HA CHIESTO L’ALLONTANAMENTO
Fratelli di nome, ma non di fatto
L’interessato ribatte: “C’è chi utilizza il partito per fini personali, basti pensare che
ha fatto l’accordo col Pd per farsi eleggere a presidente della Provincia”
di Giuseppe Sarra
olano gli stracci in casa
Fratelli d’Italia. Mentre
Giorgia Meloni ha chiesto
a Silvio Berlusconi, forte
dell’assoluzione nel processo Ruby, di sostenere una nuova
fase del centrodestra, nel partito
dell’ex ministro della Gioventù a
Rieti è in atto un vero e proprio regolamento di conti.
L’attuale portavoce provinciale del
movimento, Paolo Trancassini, ex Dc
e già sindaco di Leonessa, ha chiesto
l’allontanamento di Felice Costini,
detto Chicco (nella foto), alemanniano
di ferro ed esponente di spicco della
destra nel Rietino. Per dieci anni
presidente provinciale di Alleanza
nazionale, altrettanti in qualità di assessore al Comune di Rieti e candidato nel 2009 presidente alla Provincia per il Pdl, risultato poi sconfitto
al ballottaggio.
Motivo del contendere? Il mercatino
dell’usato, iniziativa storica di Costini,
secondo quanto riportato dai quotidiani locali, “copiato” da qualche
dirigente giovanile del partito vicino
a Trancassini. Ma chi conosce bene
i meccanismi della politica, sa che
non è così. C’è qualcosa, ovviamente,
di più profondo. Di più importante.
Al “Giornale d’Italia”, Costini ricostruisce i passaggi della vicenda.
È vero che la vogliono fuori da
Fratelli d’Italia?
Purtroppo le vecchie liturgie della
V
politica riemergono e invece di confrontarsi mettono in campo azioni
di questo tipo.
Qual è il motivo? Nessuno ci crede
alla questione del mercatino…
(Ride, ndr) Qualcuno pensa di utiliz-
zare FdI per raggiungere risultati personali.
Chi?
Trancassini.
Si spieghi.
L’attuale portavoce provinciale vuole fare l’accordo con il Partito democratico per diventare presidente della
Provincia.
Gli enti provinciali
sono stati declassati,
che senso ha?
Quello che mi chiedo
anche io. Vorrei aggiungere un’altra cosa.
Prego.
Strano per un partito
che all’origine è nato
contro la deriva delle
larghe intese. Ora anche nel Pd si è aperta
una discussione e questa cosa gli ha fatto saltare i nervi.
Cosa sta facendo FdI
a Rieti?
In Provincia vige la teoria del “sono arrivato
prima io”. Molti hanno
paura di ulteriori ingressi perché significherebbe mettere in
discussione gerarchie
consolidate.
Ma come, siete appena nati!
Infatti. Dobbiamo aprire i nostri orizzonti e non chiuderci a riccio. Se
non fosse così, il partito morirebbe.
Il nostro obiettivo è quello di ricostruire un grande partito di destra
e riconquistare la fiducia della gente,
che abbiamo perso anche per i nostri errori.
C’è un problema di democrazia
interna?
No, ma non basta solo il ringiovanimento: servono capacità e consensi.
Non sono entrato in FdI per ricoprire
incarichi, che, in un piccolo partito
come il nostro, sono solo delle medagliette di latta.
Pochi giorni fa, il portavoce regionale Marco Marsilio ha riunito
la componente provinciale, nel
corso della quale è stato votato il
suo allontanamento dal partito…
Non è vero. Da quanto mi è stato riferito, Marsilio ha espresso forti dubbi in proposito.
Come mai Marsilio non ha smentito quanto dichiarato da Trancassini?
À difficile che un uomo di Fabio
Rampelli mi difenda.
Come mai?
C’è un’animosità che risale ai tempi
del congresso di Rieti in cui il Fronte
della gioventù si trasformò in Azione
giovani.
Cosa farà, vista la situazione?
Aspettiamo. Sempre da quanto mi
è stato detto, la Meloni ha diramato
una circolare scrivendo a chiare lettere che almeno in questo momento
non è il caso di espellere nessuno
dal partito.
8
Domenica 20 luglio 2014
Esteri
CLIMA SEMPRE TESISSIMO TRA IL GOVERNO UCRAINO E I SEPARATISTI. RAGGIUNTO UN ACCORDO PER ZONA DI SICUREZZA
Aereo abbattuto, è scontro tra Kiev e i filorussi
di Giorgio Musumeci
un susseguirsi di attacchi
quello che si sta verificando
tra Mosca, Kiev e i ribelli
filorussi dopo la tragedia
del Boeing della Malaysia Airlines
caduto in Ucraina giovedì scorso.
Ieri il governo ucraino ha accusato
nuovamente i separatisti accusandolo di avere “abbattuto l’aereo
con l’aiuto di autorità russe”. Queste, inoltre, sempre secondo Kiev
starebbero aiutando i separatisti
a “distruggere le prove” che dimostrerebbero il loro coinvolgimento nella tragedia.
Non si è fatta attendere la risposta
dei filorussi, che nel pomeriggio,
attraverso il loro leader Aleksander Borodai, hanno assicurato che
nulla è stato portato via dalle zone
in cui sono sparsi i rottami e che
nessuna prova è stata inquinata.
Borodai ha inoltre fatto notare che
“i corpi di innocenti sono distesi
a terra, nel caldo”. “Ci riserviamo
il diritto, se i ritardi continuano...di
cominciare le operazioni per portarli via”, ha aggiunto, “chiediamo
alla Federazione Russa di aiutarci
con questo problema e di mandarci i loro esperti”
È svanita, dunque, qualunque trattativa per assicurare una zona di
sicurezza sul luogo della strage.
Proprio ieri mattina, prima delle
accuse incrociate con i filorussi,
Kiev aveva annunciato che membri
È
del gruppo di contatto che comprende Ucraina, Russia e Osce
avevano raggiunto un accordo con
i separatisti proprio per “l’attuazione di una zona di sicurezza di
20 chilometri”. Tuttavia, poco dopo
è arrivata secca la smentita di uno
dei leader della Repubblica Popolare di Donetsk, Sergei Kavtaradze, che ha negato l’esistenza
della zona di sicurezza, ricordando
invece come vi siano ancora “attività militari da quelle parti”.
Del resto, un’idea su quale fosse
la situazione sul luogo dello schianto era stata già data dagli osservatori internazionali giunti in Ucraina per indagare sull’accaduto. Secondo quanto raccontato da Michael Bociurkiw, portavoce per
l’Organizzazione per la Sicurezza
e la Cooperazione in Europa
(Ocse), gli esperti sono stati accolti
con ostilità dagli uomini armati
sul posto, aggiungendo che il
gruppo è potuto restare in zona
solo per 75 minuti riuscendo quindi ad esaminare soltanto 200 metri
della scena prima di essere costretti ad andarsene. In tal senso,
molti Paesi hanno chiesto ai ribelli
di non ostruire l’accesso all’area
per consentire agli investigatori
di eseguire al meglio i rilevamenti
necessari a conoscere la verità.
Nonostante le dichiarazioni al vetriolo dei giorni scorsi, la cancelliera tedesca Angela Merkel ha
avuto un contatto telefonico con
il presidente russo Vladimir Putin,
al quale ha ribadito appunto l’importanza di “un’inchiesta attenta
oggettiva”. Dello stesso avviso
sono i capi di Stato olandese, britannico ed australiano, che sentiti
dal presidente americano Barack
Obama, hanno invocato “un’indagine completa, indipendente e
credibile condotta immediatamente e senza impedimenti da investigatori internazionali”.
Intanto, i servizi di emergenza proseguono il drammatico recupero
dei corpi su un’area vastissima.
Le vittime recuperate, al momento,
sono 186, ma il numero è destinato
a salire inesorabilmente. A complicare ulteriormente le operazioni
è il caldo, che velocizza, tra l’altro,
la decomposizione dei corpi. Alle
operazioni di ricerca partecipano
170 persone, tra cui alcuni sommozzatori, impegnati nelle operazioni nei pressi di un lago vicino.
La Malaysia Airlines ha annunciato
che rimborserà i passeggeri che
cancellano le loro prenotazioni,
anche chi non ha biglietti rimborsabili. La compagnia aerea ha anche precisato che i viaggiatori
che desiderano apportare modifiche ai propri itinerari su qualsiasi
destinazione verranno esentati
dalla penale per il cambio della
prenotazione. “Tali esenzioni – ha
precisato la società – sono applicabili solo dal 18 al 24 luglio 2014,
per viaggi tra il 18 luglio ed il 31
dicembre 2014″.
NELLE ULTIME ORE UCCISI ALMENO TRENTACINQUE PALESTINESI DAGLI ATTACCHI ISRAELIANI. BAN KI-MOON TENTA LA MEDIAZIONE
Ancora sangue a Gaza, oltre 300 morti
ale ancora il numero delle vittime dello
scontro tra israeliani e palestinesi. Nella
giornata di ieri, almeno trentacinque
palestinesi sono stati uccisi da tank e
dai raid dell’esercito di Tel Aviv contro la
Striscia di Gaza, portando a 334 il numero
totale delle vittime palestinesi e 2270 feriti a
12 giorni dall’inizio dei conflitti. Quarantotto
ore dopo l’avvio dell’operazione via terra,
l’esercito israeliano afferma di aver identificato
21 tunnel, pari a circa il 70 per cento del
totale. Tutti realizzati sotto la frontiera per consentire incursioni a sorpresa.
I servizi di emergenza di Gaza riferiscono di
bombardamenti intensi verificati nella notte
tra venerdì e sabato nei quartieri di Beit Lahia.
Il primo attacco ha ucciso sette persone, tra
cui una donna, all’uscita di una moschea di
Khan Younes, nel sud della Striscia. Altre due
persone sono state uccise subito dopo in due
attacchi distinti a Beit Hanoun, nel nord, e a
Deir al-Balah, nel centro della Striscia, e infine
altre due in due diversi raid ancora a Khan
Younes. Sempre a Khan Younes, cinque corpi
sono stati estratti dalle rovine di una casa
colpita dal fuoco israeliano. Lo riferiscono i
servizi di emergenza di Gaza, citati dalla
agenzia di stampa Maan. Dall’altra parte, la tv
israeliana Canale 10 ha reso nota la morte di
un civile israeliano ucciso da un razzo di
Hamas sparato da Gaza ed esploso in un insediamento di beduini nel Neghev.
Cresce, intanto, il numero dei palestinesi di
Gaza sfollati negli edifici dell’Unrwa (l'agenzia
delle Nazioni Unite per i profughi). In due
giorni sarebbero passati da 40mila a 55mila
unità. Secondo quanto riferito dalla radio militare israeliana, inoltre, l’esercito di Tel Aviv
ha ordinato agli abitanti di due campi profughi
nella zona centrale di Gaza, al Maghazi e
Nusseirat, di sgomberare le proprie abitazioni
S
per non restare coinvolti in futuri combattimenti.
La radio militare israeliana ha comunicato
inoltre di aver ucciso “un terrorista” che ha
cercato di infiltrarsi in territorio israeliano
dalla Striscia con l’obiettivo di “fare una strage
in un villaggio di frontiera”. Si combatte anche
lungo la frontiere tra la Striscia e Israele, dove
un commando di miliziani di Hamas si è scontrato con i soldati dello Stato ebraico. In pre-
cedenza le Brigate Ezzedine Al-Qassam, braccio armato del movimento islamista, avevano
riferito che suoi uomini si stavano scontrando
con i soldati israeliani in un’operazione “dietro
le linee nemiche”, quindi nel territorio di
Israele.
Continua, nel frattempo, l’impegno della diplomazia internazionale. In Israele e nei Territori palestinesi è arrivato il Segretario ge-
nerale dell’Onu Ban Ki-moon, intenzionato ad
accelerare gli sforzi per raggiungere un
cessate il fuoco. Avrà colloqui con tutte le
parti. Abu Mazen, presidente dell’Autorità palestinese, chiede a Israele di “fermare le operazioni di terra” e suggerisce a Ban di “mettere
l’intera popolazione palestinese sotto la protezione dell’Onu”.
G.M.
9
Domenica 20 luglio 2014
Dall’Italia
LE ORGANIZZAZIONI CRIMINALI PAGANO PROFUMATAMENTE GLI SCAFISTI
In un viaggio il guadagno di due mesi da pescatore
Arrestato il 27enne Saber Helal ha confessato: “Mi sono arruolato con loro per guadagnare soldi”
La scorsa settimana era finito in manette Zied Karaoui, aveva nascosto nelle infradito tremila euro
n una sola sera ha guadagnato
ciò che solitamente prende
in due anni. È con questa
frase che si è “giustificato”
Saber Helal, lo scafista di 27
anni fermato nella mattinata di venerdì
a Pozzallo, in provincia di Ragusa,
dopo lo sbarco di 251 immigrati.
Era stata la pattuglia della guardia
costiera “A. Peluso” di Messina ad
intercettare mercoledì nelle acque
a largo delle coste libiche un barcone
di legno di 18 metri a 40 miglia da
Tripoli, in precarie condizioni di stabilità.
Immediatamente, “grazie” a Mare
Nostrum, sono scattate le operazioni
di soccorso: mezzi e uomini della
marina militare italiana sono andati
a recuperare i “disperati”alle porte
dell’africa per poi accompagnarli
nel porto di Pozzallo. Sono stati proprio i 251 nuovi arrivati, tra siriani e
nigeriani, ad indicare lo scafista che
cercava di mimetizzarsi tra gli stranieri.
Secondo quanto accertato, il viaggio
verso le coste italiane era stato organizzato sia da cittadini libici che
dal tunisino. Dalle indagini effettuate
è stato possibile accertare che i profughi hanno pagato per il viaggio
un “biglietto” di 1.500 dollari. Facile
risalire al guadagno per l’organizzazione criminale che per la singola
tratta (o meglio, per abbandonare le
“carrette del mare” al largo delle
coste africane) ha ricavato ben
375mila dollari.
I
Zied Karaoui
Non difficile da immaginare come
anche i giovani vedano nell’attività
una fonte di ricchezza. “Sapevo che
in Libia cercavano scafisti, sono andato lì e mi sono arruolato con loro
per guadagnare soldi – ha detto Saber Helal, che dovrà rispondere del
reato di introduzione illegale di immigrazione clandestina – faccio il
pescatore ma quello che prendo in
un solo viaggio per portare persone
è lo stesso che guadagno in 2 anni”.
Cifre da capogiro quelle intascate
dai giovani per farsi carico della traversata, come dimostrato dall’arresto
la scorsa settimana di Zied Karaoui,
tunisino di 22 anni. L’uomo aveva
nascosto i suoi profitti in una ciabatta
infradito: ben 3.000 dollari occultati
in un incavo della scarpa.
I 297 eritrei arrivati lunedì 7 luglio a
Saber Helal
Pozzallo erano stati soccorsi a sud
di Malta ed erano stati portati in
Sicilia dalle motovedette della guardia
costiera. Le indagini hanno permesso
di individuare quasi immediatamente
lo scafista, l’unico non eritreo a bordo
del peschereccio.
Fondamentali anche le testimonianze
dei profughi, che avevano fin da subito indirizzato i sospetti sul 22enne,
il quale dopo un lungo interrogatorio
ha confessato.
Schiacciante la prova dei soldi: ben
3mila dollari nascosti nelle infradito,
che , come confessato dallo stesso
Zied Karaoui, erano parte del guadagno ottenuto proprio come scafista.
Altro denaro era già stato depositato
su un libretto postale, sequestrato
dagli agenti.
Anche in questo caso, secondo quan-
GENOVA
to emerso dalle indagini, ogni eritreo
ha pagato in media 1.500 dollari per
un totale di circa 450mila dollari.
Denaro che continua ad essere intascato da organizzazioni criminali che
utilizzano sempre lo stesso metodo,
ormai assodato e raccontato dagli
stessi immigrati. “Come molti miei
concittadini eritrei ho deciso di tentare
la fortuna e di trasferirmi in Svizzera
– ha raccontato uno dei rifugiati –
Tre settimane fa alcuni uomini, ai
quali mi ero rivolto, mi hanno fatto
oltrepassare la frontiera, il tutto a seguito di un compenso di 1500 dollari.
Ci hanno portato in una zona di campagna e qui siamo stati messi all’interno di una struttura abitativa che
era una casa di grosse dimensioni.
Abbiamo trascorso tre settimane senza mai uscire all’esterno. Ciò per un
esplicito ordine da parte dei libici e
del soggetto sudanese che quotidianamente vedevo arrivare nella
struttura per portarci del cibo. Non
era possibile, tentare di scappare
dalla struttura dalle finestre: eravamo
al secondo piano di uno stabile, mentre al terzo piano dello stesso vi era
altro appartamento adibito ad alloggio per le sole donne. La partenza
senza preavviso dalla casa è avvenuta
nella giornata del 5 luglio, alle ore
14, e tutti quanti siamo stati nuovamente stipati sui cassoni di alcuni
camion. Sulla spiaggia abbiamo poi
aspettato l’arrivo di altri gruppi di
persone, anche loro destinati a partire.
A mezzanotte tutti quanti, a gruppi
di quarantacinque, abbiamo preso
posto su di un gommone dove si
trovavano tre libici. Poi, dopo un
breve tratto in mare, siamo saliti tutti
quanti su di un battello in legno,
quello poi utilizzato per il viaggio.
Alcuni di noi, esclusivamente uomini,
venivano fatti sistemare all’interno
della stiva del battello mentre, altri,
sulla coperta. Abbiano navigato per
qualche ora, poi utilizzando un grosso
apparecchio telefonico munito di antenna, lo scafista ha telefonato per
chiedere aiuto”.
Un sistema collaudato che andrebbe
spezzato alla testa. Ciò che si individua
invece è solamente la coda: gli scafisti.
Sono 62 quelli finiti in manette solamente per mano della polizia giudiziaria a Pozzallo dall’inizio del 2014.
Barbara Fruch
QUEL MANIFESTO A TORINO
Madre vende la figlia
per 150 euro ad un anziano
La sedicenne nigeriana, costretta a prostituirsi
ha raccontato tutto ai suoi compagni di scuola
V
endeva la figlia di 16 anni a
un sessantenne che ne abusava sessualmente. Ancora un
caso di prostituzione minorile quello
che arriva da Genova. Protagonista
della squallida vicenda una nigeriana,
pronta ad incassare per ogni prestazione sessuale della minore 150 euro.
La storia è emersa nei giorni scorsi,
quando la giovanissima si è confidata
coi compagni di classe e con un professore di psicologia, facendo prontamente scattare la denuncia e le
successive indagini.
Sul caso sono intervenuti i carabinieri, nell’ambito di un'inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto
Vincenzo Scolastico e dal pm Federico Manotti.
Dall’analisi dei tabulati telefonici della
donna sono emersi i numerosi contatti avuti
col 60enne, D. A. le sue iniziali, dal novembre
2013 fino al marzo dello scorso anno, tutti
volti proprio agli incontri a pagamento con
la figlia.
L’uomo è ora agli arresti domiciliari e deve
rispondere di induzione alla prostituzione
minorile e di violenza sessuale. Niente manette per la donna che è sottoposta a divieto
di avvicinare la figlia e risulta invece inda-
Antifascisti? Sì, ma da errore blu
na foto del Duce, ribaltata. E lo slogan:
“Non appenderti ad un idea sbagliata:
rifiuta il fascismo”. È il tono del manifesto apparso ieri a Torino. E attenzione,
quanto riportato tra virgolette è testuale,
anche nell’assenza di quell’apostrofo che
invece sarebbe quanto meno d’uopo. Ma
tant’è: i gruppuscoli antifascisti che agitano
la scena pseudo-politica sotto la Mole si
sono già contraddistinti per prove di particolare intelligenza: dalla distruzione di
una targa di commemorazione ai Caduti
delle Foibe in poi. Così hanno cercato di
fare un po’ di rumore appendendo questo
cartello, con tanto di firma pubblicità progresso, ovviamente falsissima.
Come spesso avviene, il boomerang è do-
U
gata soltanto per induzione alla prostituzione
minorile.
La ragazza è stata invece affidata a un
istituto di accoglienza per minori.
Una terribile storia che, per certi versi, ricorda il celebre scandalo delle baby squillo
dei Parioli, dove una delle madri delle due
adolescenti cadute nel tunnel della prostituzione è stata arrestata e condannata a risarcire la figlia di cui ha perso la podestà.
B.F.
lorosamente tornato nei denti di chi ha redatto questo messaggio da errore blu. Innanzitutto, per l’utilizzo di una sigla (Pubblicità progresso) che è vietato senza autorizzazione. In secondo luogo, per il pessimo gusto che hanno nel non voler minimamente rispettare né l’altra parte, né i
morti. Infine, per aver firmato questa esecuzione della grammatica tanto clamorosa
da smentire una volta per tutta che “la cultura è a sinistra”. Cos’altro dire? Poco, solo
qualche parola ai coraggiosissimi firmatari
(anonimi) del manifesto. Non appenderti
ad una vita sbagliata: se almeno avessi
studiato un po’ di più, forse oggi non scriveresti queste stronzate.
Robert Vignola
10
Domenica 20 luglio 2014
PISA
ALL’ISOLA DEL GIGLIO CONTINUANO LE OPERAZIONI DI RIGALLEGGAIMENTO
Prende la pensione
da cieco: e conta i soldi
Si è appropriato indebitamente di 47mila
euro: il 56enne è ora accusato di truffa
sciva di casa e faceva
acquisti senza nessun
problema. Nessuna
traccia di quella invalidità,
attestata solamente sulla
carta, che in pochi anni
gli ha fruttato di oltre
47mila euro. Il falso cieco
è scoperto dalla Guardia
di Finanza di Pontedera,
nell’ambito di articolate
indagini coordinate dalla
Procura della Repubblica
di Pisa.
L’uomo, di 56 anni e residente in provincia di Pisa,
da circa quattro anni percepiva l’indennità di invalidità civile e quella di accompagnamento perché
non vedente. Secondo
quanto appurato invece dalle Fiamme Gialle il soggetto
si muoveva autonomamente e con assoluta disinvoltura: usciva di casa, passeggiava da solo, faceva
acquisti nei negozi scegliendo con cura i prodotti
che pagava regolarmente,
controllando l’esattezza del
resto, accompagnava la figlia minore a scuola.
L’uomo, che ha percepito
dal 2011 una indennità di
accompagnamento di circa
1.200 euro mensili, è riuscito simulando abilmente
un grave stato di invalidità
a farsi riconoscere dall’Asl
di Pisa i benefici previsti
dalla legge per i non vedenti. L’attività d’indagine
Dall’Italia
U
Concordia, tutto pronto per l’ultimo
viaggio: si salperà martedì per Genova
La nave sarà rialzata fino a un pescaggio di 17,5 metri, a cui si aggiunge
uno per l’imbragaggio. A trainarla saranno due rimorchiatori oceanici
opo oltre novecento
giorni la Concordia
lascerà l’Isola del
Giglio. È previsto
per martedì l’ultimo viaggio
della nave da crociera, naufragata il 13 gennaio 2012
nel mare toscano. A confermarlo il Capo di Dipartimento della protezione civile Franco Gabrielli, durante la conferenza stampa
al Giglio, spiegando che “si
è deciso di iniziare le operazioni di allontanamento
vero e proprio dopo l’arrivo
del primo traghetto proveniente dalla costa”, atteso
per le 8.30.
Per sistemare i rimorchiatori
nella giusta posizione e mettere il convoglio nella condizioni di partire serviranno,
è stato detto, dalle quattro
alle sei ore. La Concordia
potrebbe dunque salpare tra le 13 e le
15. Fino ad allora nessuna nave potrà avvicinarsi all’isola. La nave sarà rialzata,
come previsto, fino ad un pescaggio di
17,5 metri, a cui si aggiunge un metro
per l’imbragaggio.
Durante il viaggio la nave sarà però abbassata fino a circa venti metri, perché in
questo modo si ridurranno notevolmente
i rischi dovuti alle sollecitazioni sulle
strutture da parte del vento e delle onde.
Poi, davanti al porto di Voltri, sarà rialzata
nuovamente. A trainare la Concordia con
il suo “ciambelline” di trenta cassoni nel
suo viaggio verso Genova di circa 200
D
condotta ha consentito la
denuncia dello stesso all’autorità giudiziaria per il
reato di truffa ai danni dello
Stato ed è stato disposto il
sequestro cautelativo dei
beni necessari a risarcire
l’Erario per avere percepito
illegittimamente l’indennità
di invalidità quantificata per
un importo complessivo
superiore a 47mila euro.
La sede provinciale dell’Inps di Pisa ha già provveduto alla sospensione
del pagamento dell’indennità di accompagnamento
del soggetto interessato.
L’operazione di servizio
conclusa, si inserisce nel
quadro delle azioni e delle
attività condotte dalla Guardia di Finanza in materia
di spesa pubblica a tutela
delle uscite del bilancio locale e nazionale.
Barbara Fruch
CHIVASSO
miglia marine, ad una velocità di appena
2 nodi l’ora, saranno due rimorchiatori
oceanici: il Blizzard, che è il capofila, ha
un equipaggio olandese, mentre il suo
gemello batte bandiera del Vanuatu, arcipelago del Pacifico. Nessuno, salvo i
natanti autorizzati, si potrà avvicinare al
convoglio a meno di tre miglia, ovvero
una distanza di circa sei chilometri.
A bordo della relitto in viaggio verso
Genova “non ci saranno più di 12 persone,
con un piano di evacuazione e discesa
rapida in qualunque posizione si trovino
nella nave” ha spiegato Franco Porcellacchia, capo del progetto di rimozione
NAPOLI
aggiungendo che sarà il comandante del
rimorchiatore capofila a scegliere in base
alle condizioni meteo tra le due rotte
identificate dalla Costa Crociere. Tra le
due autorizzate, la più probabile è comunque quella che piega a nord e poi a
ovest.
Intanto è riemerso dal mare il ponte 4,
chiamato “Grecia”, quello dove i soccorritori hanno recuperato la maggior parte
delle vittime del disastro. Il relitto, dicono
i tecnici, è stabile e sono in corso le operazioni per gestire il riempimento e lo
svuotamento dei cassoni di zavorra.
Carlotta Bravo
PORDENONE
Esplode palazzina:
un ferito grave
Cinese aggredita:
è in fin di vita
Trascinato dalla corrente:
muore escursionista
L’uomo ha ustioni sul 90% del corpo
A causare l’incidente una fuga di gas
La 24enne Di Chen trovata da un
passante, sanguinante a terra
Il 39enne umbro stava praticando
canyoning con un gruppo di amici
n ferito grave e due feriti
lievi. Sarebbe questo il
bilancio dell’esplosione
che si verificata ieri pomeriggio in una palazzina di due
piani a Chivasso, nel torinese.
Dalle prime informazioni a
causare l’incidente sarebbe
stata una bombola di gas.
L’allarme è arrivato poco dopo
le 17, quando alcuni testimoni
hanno visto le fiamme svilupparsi all’interno di un alloggio.
Pochi istanti dopo il boato, che
ha mandato in frantumi tutti
gli infissi della facciata, e le
fiamme.
Sul posto sono arrivati vigili
del fuoco, carabinieri e 118.
L’esplosione, probabilmente
causata da una fuga di gas
dall’impianto centralizzato, si
è verificata nell’alloggio al primo piano della palazzina al
civico 44 di via Caduti per la
Libertà. Ed è proprio da quell’alloggio che è stato estratto
dalle macerie un ferito, Portase
Andone, origini romene, che
U
ggredita e ridotta in fin
di vita. È successo a Napoli. La vittima, Di Chen,
cinese di 24 anni, è ricoverata
all’ospedale “Loreto Mare”
con grave ferite al cranio.
A lanciare l’allarme è stato un
passante che ha notato la donna a terra all'incrocio tra via
Parma e via Pavia, a meno di
200 metri dalla affollata stazione centrale. Nessun testimone si è fino a questo momento presentato per raccontare quanto accaduto. A terra
è rimasta una chiazza di sangue proprio sulle strisce pedonali. Di sicuro la donna ha
subito un colpo particolarmente violento o per un tentativo di rapina, o per un’aggressione ma non si esclude
alcuna ipotesi.
Come scrive “Il mattino” ai
carabinieri che indagano sulla
vicenda il marito (che non era
con lei al momento del fatto)
ha riferito che la donna aveva
con sé una borsa che non è
T
A
ha riportato gravi ustioni sul
90% del corpo e lotta tra la
vita e la morte.
Feriti, ma non in pericolo di
vita, anche due 80enni trasferiti
in ambulanza all’ospedale di
Chivasso. Sono stati investiti
dai vetri infranti della loro finestra, nell’edificio accanto alla
palazzina esplosa.
Gravi i danni provocati anche
agli edifici limitrofi: l’onda d’urto
dell’esplosione ha divelto le
inferriate dalla casa di fronte.
I pompieri stanno verificando
la stabilità della struttura, composta da sei alloggi, e in modo
particolare il tetto, che potrebbe essere stato danneggiato.
M.M.
ragedia nel pordenonese.
Un escursionista di Spello
(Perugia) , M.M., di 39 anni,
è morto oggi pomeriggio dopo
essere caduto in un torrente della
Val Zemola, nel comune di Erto e
Casso
L’uomo stava praticando canyoning assieme a un gruppo di
amici, sotto la guida di un istruttore. Secondo una prima ricostruzione, avrebbe perso l’appiglio
della corda che si utilizza per oltrepassare un punto molto impervio della discesa e sarebbe
stato trascinato dalla corrente. La
scena si è svolta sotto gli occhi
degli amici, ancora sotto choc. A
nulla è servita la corsa egli uomini
del soccorso alpino della Valcellina:
quando il personale intervenuto
è arrivato sul posto, purtroppo,
non c’era già più nulla da fare.
Sono in corso le indagini, da
parte dei carabinieri del comando
provinciale di Pordenone, per verificare cause e dinamica dell’incidente.
Il canyoning (o torrentismo) infatti
stata trovata. I militari hanno
effettuato accertamenti sia nell'abitazione che nel negozio
di cui i due sono proprietari
in via Argine a Ponticelli. Particolare questo da non sottovalutare. E mentre nel quartiere
c'è chi sostiene che la donna
stava parlando al telefono e
che un uomo, comparso alle
spalle, l'avrebbe trascinata a
terra per portarle via l'iPhone,
non si può escludere che dietro
il fatto ci siano regolamenti di
conti con la mafia cinese.
M.M.
normalmente non è un’attività
pericolosa e prevede la discesa
di gole naturali percorse da piccoli
corsi d’acqua. A differenza di altri
sport acquatici con cui spesso
viene confuso (rafting, kayak, hydrospeed) si percorre il torrente
a piedi, senza l’ausilio di gommone
o canoa. Un percorso di torrentismo si svolge all’interno di gole
profondamente scavate nella roccia, caratterizzate in genere da
forte pendenza. Gli ostacoli sono
quindi costituiti da cascate, salti
di roccia, scivoli, corridoi allagati,
laghetti. Proprio durante uno di
questi “ostacoli” è successo l’inB.F.
cidente.
11
Domenica 20 luglio 2014
Dall’Italia
BRAN.CO ONLUS PRESENTA UN'INIZIATIVA DEDICATA AL FONDAMENTALE OBIETTIVO DELLA TUTELA DELL'INFANZIA
Progetto Nemo: idee in difesa dei bambini
Consigli e schede dedicate ai più piccoli e a chi se ne occupa, per “navigare sicuri” anche durante le vacanze
a tutela dell’infanzia, in
tempi difficili come quelli
attuali, è un obiettivo di
fondamentale importanza.
Ed è sulla base di questa
premessa che l' Associazione
Bran.co Onlus, da tempo impegnata
nella realizzazione di varie iniziative
di rilevanza sociale ad ampio raggio,
ha predisposto ed organizzato un
nuovo progetto, dedicato sia ai bambini e agli adolescenti, sia ai genitori
e agli educatori che se ne occupano.
L'idea è quella di aiutare i soggetti
interessati a prevenire i rischi e i
pericoli che si nascondono nella
vita quotidiana e nell'universo della
rete, alla quale oggi come oggi
anche i più piccoli hanno tantissime
possibilità di accedere.
“Punti cardine della tutela dell’infanzia – si legge sul sito dell'associazione – sono la vita del bambino
L
e la sua formazione e fondamentale, in questo, è il
ruolo ed il compito di
cura, tutela ed educazione
alla vita che hanno la famiglia e le scuole di ogni
livello. Per poter ottenere
migliori risultati nelle attività di prevenzione e
contrasto degli abusi sui
minori, nasce il progetto
‘Nemo. Navighiamo sicuri’, per informare e fornire
linee guida a bambini,
studenti, genitori ed educatori”. Un’idea questa
che l’associazione ha già
presentato in due asili della provincia di Milano e
che, nella versione estiva
“Nuotiamo sicuri” (focalizzata sulla
difficile e purtroppo sempre più
diffusa problematica delle “scom-
parse”), sta diffondendo su internet
mediante la pubblicazione progressiva di schede con indicazioni
e consigli molto utili, anche e soprattutto in un
periodo come quello vacanziero in cui, purtroppo,
i pericoli per i più piccoli
sembrano aumentare.
Ed ecco allora il primo
consiglio che Bran.co Onlus dà a chi si prende
cura dei bambini, in un
clima magari un po’ più
rilassato come quello delle ferie: “assicuratevi che
il vostro bambino conosca
il suo nome completo e il
vostro numero di telefono
o che comunque abbia
sempre con sé un bigliettino con questi dati”. Un
elemento molto importante, anche per contrastare il dato
purtroppo in crescita relativo al numero delle scomparse di minori -
sono centinaia ogni giorno, in tutta
Europa e nel mondo – per lo meno
quanto alla quota relativa a quelli
che si perdono. E’ importante inoltre assicurarsi “che il bambino stia
sempre lontano da pozzi, fiumi,
mare , laghi o qualsiasi altra fonte
d’acqua se non c’è un adulto con
lui, e che comunque giochi sempre
in posti sicuri”. E ancora: “il bambino deve sapere che le parti del
corpo coperte dal costume sono
private. Se qualcuno tocca quelle
parti, o chiede anche solo di togliere il costume facendolo sentire
a disagio, deve dire NO, anche se
questa persona è un adulto”. Consigli questi la cui importanza è
evidente. Per garantire ai bambini
non solo una vacanza serena, ma
anche e soprattutto un'infanzia protetta e sicura.
Cristina Di Giorgi
IL MONDO GAY E LA VOLONTÀ DI INSERIRSI IN UNO SPORT CONSIDERATO UN PO' MACHISTA MA NON PARTICOLARMENTE OMOFOBICO
Squadra di rugby arcobaleno? Non ce n’è bisogno
Spampinato: “Non create ghetti in un mondo che non ne ha. Nell'ambiente della palla ovale l'integrazione c'è già”
I
l rugby è uno sport di squadra che, in molti sensi, ha
tantissimo da insegnare al
forse sopravvalutato calcio. Chi
si è avvicinato, anche solo di sfuggita, al mondo della Palla ovale,
sa infatti molto bene che si tratta
di un ambiente ancora pulito,
fatto di fango e sangue, di impegno a superare sé stessi e a dare
tutto per la squadra, di rispetto
per gli avversari, in campo e
fuori. Un ambiente, insomma, che
ha assai poco in comune con gli
eccessi, i protagonismi e le contaminazioni politiche (in senso
negativo) presenti purtroppo in
altri contesti sportivi.
Non è un caso, infatti, che i giocatori
di rugby sulla maglia non hanno il
proprio nome, ma soltanto un numero, ad indicare che quel che
conta non è l'uomo in sé ma il
ruolo che ricopre in campo. Né
che dopo le partite giocatori e
tifosi di entrambe le compagini
che si sono scontrate si ritrovino a
celebrare il rito del Terzo tempo,
bevendo insieme. E ancora, su questa stessa linea, non sono un'eccezione le squadre composte da giocatori diversi per provenienza territoriale, condizione sociale, idea
politica e quant'altro caratterizzi
l'esperienza personale di ciascuno.
Un quadro eccessivamente roseo
ed ottimistico? No. E' la pura realtà.
E qualunque giocatore di rugby
può confermarlo. La speranza è
che si continui così, difendendo
questa purezza sportiva da intrusioni che non hanno niente a che
vedere con lo spirito della palla
ovale. Come quella che ha visto
una squadra amatoriale della Capitale rifiutarsi di scendere in
campo perché uno dei giocatori
avversari era di idee politicamente
opposte. Come anche, nel rispetto
delle inclinazioni e dei diritti di
ciascuno, la creazione di un team
espressamente gay friendly. “Il
mondo del rugby – si legge sul
sito della squadra in questione –
non è particolarmente omofobico,
ma spesso si sente parlare del
rugby come di uno sport per veri
maschi, contribuendo a dargli
un'immagine eccessivamente machista. Ecco perché abbiamo deciso di creare una squadra: vogliamo offrire ai ragazzi gay l'op-
portunità di iniziare a giocare a
rugby in un ambiente privo di
pregiudizi, dove tutti si sentano
accettati e rispettati indipendentemente dal loro orientamento
sessuale”.
Intenzioni più che legittime per
carità. Ma del tutto fuori contesto
in riferimento all'ambiente a cui
si riferiscono. “Fate una squadra
di rugby. Rugby e basta. E scoprirete – dice in proposito Alberto
Spampinato, giocatore e appassionato della Palla ovale – che nel
rugby troverete già inclusione, integrazione e voglia di stare assieme al di là di qualsiasi divisione
o differenza. Se non pensate questo, ma preferite crearvi piccoli
ghetti in un mondo che è già capace di abbattere qualsiasi muro...
aria! Non è lo sport per voi”.
CdG
LO SCANDALO NEGLI ATENEI DI BARI, TOR VERGATA, NAPOLI E SALERNO
Test di medicina irregolare: il Tar dà ragione agli studenti
Dopo oltre tre mesi dalla prova di ingresso, arriva la sentenza sul ricorso: 2mila bocciati dovranno essere ammessi
on avevano passato la prova, ma potranno iscriversi
all’università. Oltre duemila
studenti bocciati lo scorso aprile
al test di ingresso alla facoltà di
Medicina, Veterinaria, Odontoiatria e Architettura in vari atenei
italiani sono stati ammessi. A
decretarlo è stato il Tar del Lazio
che ha accolto l’istanza cautelare,
disponendo ai ricorrenti l’immatricolazione con riserva e in
sovrannumero e la frequenza
delle lezioni negli atenei di Bari,
Tor Vergata, Napoli e Salerno.
All’origine del maxi ricorso collettivo intentato dall’Udu (Unione
degli universitari) l’associazione
studentesca rappresentata dai
legali Michele Bonetti e Santi
Delia, e per il quale venerdì,
N
sono state emesse le prime 15
ordinanze (corrispondenti a circa
2mila studenti), c’era stato proprio il caso Bari: l’8 aprile si
presentano tra i banchi 3.028
candidati, distribuiti in 35 aule.
In una di queste aule al momento
dell’apertura degli scatoloni contenenti i plichi, ne venne trovato
uno manomesso. La prova venne
regolarmente svolta ma gli studenti segnalarono quanto accaduto.
L’episodio non è l’unico: a valanga uscirono denunce da Salerno e Napoli per la presunta
mancanza di anonimato e per
ultima Tor Vergata, in cui risultarono vincitori un gruppo corposo di studenti provenienti tutti
dalla stessa provincia.
“Schede anagrafiche raccolte e
conservate separatamente rispetto alla busta del Miur contenente i materiali d’esame; codici alfanumerici (che rendono
possibile l’abbinamento al nome,
ndr) visibili; un imprecisato numero di plichi di concorso sostituiti dalla Commissione per
errori di compilazione da parte
dei singoli candidati o per difetti
dei plichi stessi”, elenca l’avvocato Bonetti, che nei ricorsi ha
precisato come sia possibile,
banalmente “chiedendo la sostituzione del plico”, far conoscere il proprio codice segreto
alla commissione. Insomma, “il
vizio dell’anonimato e la violazione della segretezza concorsuale”, secondo i legali (e i giu-
dici), hanno compromesso in
molti casi l’esame. Almeno 2mila
volte, se si tien conto delle decisioni favorevoli che il Tar sta
emanando in queste ore. “Ma
che saranno vicine a 5mila,
quando tutti i ricorsi saranno
esaminati e decisi - prosegue
Bonetti - E non abbiamo motivo
di ritenere che si arrivi a conclusioni diverse: le basi dei ricorsi
sono le stesse”.
Una decisione che inevitabilmente mette in discussione l’intero sistema. “Serve altro per
dimostrare l’inefficacia di questo
metodo di selezione degli studenti? – ha precisato Gianluca
Scuccimarra, Coordinatore dell’Unione degli Universitari – Abbiamo fin da subito criticato tale
sistema, e oggi raccogliamo i
frutti di tanti anni di proteste e
denunce. Adesso, dopo oltre
2000 ricorrenti, il ministro deve
cambiare le regole di un gioco
truccato, e le deve cambiare con
le vittime di questi anni, ovvero
gli studenti; per questo chiediamo una risposta immediata sia
al capo del Governo Renzi, che
al il ministro Giannini. Oggi si è
chiusa un'epoca, caratterizzata
dal numero chiuso, ed è necessario aprire una nuova fase dell'università italiana che elimini i
test d'ingresso e il numero chiuso”.
A Scuccimarra fa eco Massimo
Cozza, Segretario Nazionale FpCgil Medici “Il test – spiega –
non sembra in grado di garantire
trasparenza e pari trattamento
per i giovani futuri medici, ne
tanto meno una selezione virtuosa. C'è la necessità imminente
di riformare il sistema di accesso.
Il Presidente del Consiglio Matteo
Renzi faccia chiarezza e il Governo decida: ha ragione la Ministra Giannini, che propone la
riforma del numero chiuso sul
modello francese, o la Ministra
Lorenzin, che nelle sue dichiarazioni non sembra condividerne
la proposta? Bisogna conciliare
le giuste aspirazioni dei giovani
con la necessaria selezione. Ma
è evidente, e la sentenza del Tar
non fa che confermare questa
tesi, che una riforma è necessaria. Renzi ci metta la faccia”.
Carlotta Bravo
12
Domenica 20 luglio 2014
Libri
DAL ROMANZO PIÙ LEGGERO AL LIBRO PIÙ IMPEGNATO, LE NOVITÀ E I CLASSICI CHE NON TRAMONTANO MAI
Letture per l’estate/7
La rubrica domenicale con i nostri suggerimenti per
trascorrere i momenti di libertà concedendosi un po’
di svago ma anche tenendo la mente sempre attiva
UN ROMANZO PER RACCONTARE LA STORIA VERA DI UNA GIOVANE DONNA DIVENUTA UN SIMBOLO DELLA LOTTA A COSA NOSTRA
“Volevo nascere vento”: Rita e la sua battaglia per la libertà
Andrea Gentile narra, con stile semplice e coinvolgente, una vicenda realmente accaduta
di Cristina Di Giorgi
n libro che narra una vicenda realmente accaduta. Che ha per protagonista una giovanissima ragazza siciliana la quale, grazie anche all'incontro con Paolo Borsellino, è divenuta
il simbolo di coloro che credono ancora che
contro la mafia è possibile combattere. E fare
giustizia.
Andrea Gentile racconta la storia di Rita Atria
(questo il nome della donna) in “Volevo nascere
vento”, un romanzo edito da Mondadori nel
2012 e oggi nuovamente pubblicato in versione
“Oscar” (aprile 2014).
Rita ha diciassette anni quando abbandona
per sempre Partanna, il paese in cui è nata.
Dalla provincia di Trapani si trasferisce a Roma
insieme alla cognata Piera, per lasciarsi alle
spalle l'aria di mafia che ha respirato fin da
quando è nata. Suo padre Vito era infatti un
uomo d'onore vecchio stampo, rimasto vittima
dell'ascesa insanguinata della nuova famiglia
dei corleonesi ai vertici i Cosa Nostra.
Dopo la morte del padre, a guidare la famiglia
U
è il fratello di Rita, Nicola, al quale la ragazzina
si lega sempre di più. Lui le racconta confidenze
e segreti sugli intrighi mafiosi di cui è a conoscenza e le dice di essere intenzionato a vendicare il padre. Ma non fa in tempo a mettere
in atto i suoi piani: i corleonesi infatti, riusciti a
prezzo di tanto sangue, a fare il salto di qualità
criminale a cui puntavano (conquista del potere,
riorganizzazione, aumento del volume di affari
e radicamento nelle stanze dei bottoni della
politica), lo uccidono in un agguato.
Piera e Rita, rimaste sole, decidono entrambe
di collaborare con la giustizia. Le dichiarazioni
della giovane, che ha segnato su in diario che
porta sempre con sé tutte le informazioni apprese
dal fratello, vengono raccolte da Paolo Borsellino,
che riesce fin da subito ad instaurare con lei un
rapporto molto confidenziale. Quell'uomo con i
baffi, in giacca e cravatta, diventa per lei “lo zio
Paolo”. Con lui la ragazza si sente al sicuro e gli
racconta tutto quello che sa.
Ma quel mondo per il quale la ragazza prova
disgusto e repulsione, che le ha portato via
l'infanzia e la famiglia e che la costringe a
vivere in incognito e sotto protezione per paura
di ritorsioni, continua a spargere sangue e
morte: il 19 luglio 1992, in via d'Amelio, esplode
un'autobomba che si porta via per sempre
Paolo Borsellino e i cinque agenti della sua
scorta. E' il colpo di grazia per la giovane Rita,
che con la morte del giudice vede dissolversi
tutte le sue speranze di poter vivere onestamente, liberamente e senza paura. Una settimana
dopo l'attentato, la ragazza decide di porre
fine a tutto con un tragico gesto.
“Rita Atria – scrive Giovanni Basile su Sololibri.net – rappresenta da vent'anni una giovanissima icona per coloro che trovano la
forza di ribellarsi all'oppressione, al sopruso,
alla violenza della mafia. Una piccola eroina
che provò a scardinare il costume omertoso,
l'indifferenza, la connivenza dell'ambiente in
cui era vissuta, nella speranza di poter
aspirare ad un futuro migliore. Una ragazza
semplice, acqua e sapone. Un'adolescente
dal carattere forte, che affrontò con un coraggio straordinario qualcosa di molto più
grande di lei e assai pericoloso, suscitando
tanta ammirazione ma anche tenerezza per
la sua giovane età”.
UNA RILETTURA IMPORTANTE, CHE APPROFONDISCE IN MODO DOCUMENTATO E DIRETTO UNA PAGINA DI STORIA DIMENTICATA
La tragedia delle Foibe,
tra dolore e memoria
Il libro di Federico Goglio, corredato da disegni e immagini,
ricostruisce il dramma degli italiani sul confine orientale
l saggio che il giornalista milanese Federico Goglio
ha dedicato alle drammatiche vicende che gli italiani
di Istria, Fiume e Dalmazia hanno vissuto nei mesi
confusi e violenti successivi alla fine del Secondo
conflitto mondiale non è certo una lettura rilassante.
Ma se è vero che in vacanza si va per staccare dallo
stress quotidiano delle città, è però anche giusto dedicare una parte del proprio tempo libero ad approfondire fatti che, per troppi anni dimenticati, costituiscono comunque un capitolo (e non di poco conto)
del grande libro della storia del nostro Paese. Come
appunto la “pagina strappata” che riguarda le foibe e
I
l'esodo, che il libro di Goglio contribuisce a reinserire
nella coscienza e memoria che si auspica divenga
presto e per tutti condivisa.
“Foibe. Una storia italiana” (Ed. Lo Scarabeo, novembre
2012), scritto dall'autore in collaborazione con il
Movimento nazionale Istria Fiume Dalmazia, è un
volume documentato e corredato da disegni e immagini. L'approccio sintetico e diretto e lo stile
semplice e immediato, fanno di queste pagine un
utile strumento per stimolare curiosità e voglia di saperne di più del contesto in cui migliaia di nostri
connazionali sono stati barbaramente assassinati e
altri (oltre 350 mila) sono stati costretti ad abbandonare
per sempre le loro case.
Sfogliando questo libro, i lettori saranno messi in
grado di comprendere il contesto storico e le fasi
del conflitto etnico e politico-ideologico alla radice
di quanto avvenuto. E verranno a conoscenza,
anche grazie alla prefazione di Guido Giraudo, alle
illustrazioni e ai documenti originali riportati in appendice, di vicende, luoghi, date e personaggi.
Come Norma Cossetto, vittima simbolo della pulizia
etnica slava e Romano Cramer, esule istriano che
ha concesso all'autore un'intervista in cui racconta
l'esperienza da lui vissuta.
“Quanto vale – si chiede Federico Goglio nelle
prime pagine del suo lavoro, girando forse anche
ai lettori la domanda – una Nazione senza memoria
storica? Quanto vale un popolo che non ricorda la
strada percorsa, il sentiero che lo ha condotto al
presente? Un popolo, fondamento della Nazione,
che non ha memoria storica, vale poco. Perché
non ha rispetto per i suoi padri. E difficilmente ne
avrà per i suoi figli”.
CdG
LA PARABOLA DI UN EROE FOLLE E CORAGGIOSO, FUORI DALLE REGOLE E DA OGNI CONVENZIONE
Guido Keller, un “Asso di cuori”
dallo spirito avventuroso e folle
Nuova edizione della biografia del celebre pilota legionario,
pubblicata per la prima volta nel 1933
uido Keller fu un uomo che definire
fuori dall'ordinario è ancora poco. La
sua è stata un'esistenza, piena di avventure, imprese straordinarie, guerra e
passione. Linfa vitale e adrenalina allo
stato puro insomma, che se raccontate diventano una parabola di eroismo e follia.
Rampollo di una famiglia aristocratica svizzera trasferitasi a Milano, Keller è stato da
molti definito eccentrico e guascone. Fu
comunque anche esteta e uomo d'azione,
appassionato di letteratura, arte, musica,
G
filosofia e sport, nonché amante del rischio
e restio a sottostare alla disciplina e alle
regole dettate dalle convenzioni.
La sua biografia, scritta nel 1933 da Atlantico Ferrari, è stata recentemente ripubblicata dalla Aga Edizioni. “Guido Keller.
Asso di cuori” (questo il titolo del volume,
corredato da sedici tavole illustrative in
bianco e nero e a colori) ripercorre, nelle
sue 250 pagine, le gesta di quest'uomo
fuori dal comune. Che fu “asso dell'aviazione da caccia nel corso della Prima guer-
ra mondiale e fece parte della leggendaria
squadriglia aerea di Francesco Baracca:
sulla carlinga del suo caccia aveva come
insegna distintiva, appunto, un asso di
cuori. Sempre in prima linea – si legge
nella quarta di copertina - durante la guerra
conseguì tre medaglie d’argento. Fu poi
protagonista della presa di Fiume come
braccio destro di Gabriele d’Annunzio,
unico a poter dare del tu al Vate, e creò
per lui la guardia personale nota come La
Disperata”, formata da un gruppo di giovani che non erano stati accettati per altri
incarichi.
Egli “si distinse in seguito come autore di
beffe audaci (sorvolò il Parlamento italiano
facendovi cadere un pitale in segno di disprezzo) e di imprese straordinarie in
Africa e in Sud-America, per poi morire
prematuramente in un incidente d’auto”.
Era il 1929 e Keller non aveva ancora compiuto quarant'anni. La sua tomba si trova
accanto a quella del Vate.
CdG
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