Anno III - Numero 170 - Domenica 20 luglio 2014 Direttore: Francesco Storace Roma, via Giovanni Paisiello n. 40 L’avvertimento Focus La rubrica Katainen avvisa Renzi “Italia, niente sconti” Codevigo, nelle sale un film “scomodo” Letture per l’estate tra storia e memoria Vignola a pag. 2 Moriconi alle pagg. 4 e 5 Di Giorgi a pag. 12 EDITORIALE DELLA DOMENICA di Roberto Buonasorte ncora una volta nel nostro Paese - nel bene o nel male - sarà una sentenza a cambiare il percorso della politica, delle riforme, degli assetti futuri. Le fortune alterne del nostro schieramento sono sempre state legate al tasso d’armonia esistente nel suo interno. Infatti ci sono stati sempre problemi quando si è perso e grandi fortune quando si è vinto. Nel 2010, per buttare giù un governo che aveva numeri mai visti prima, c’è voluta la “terza guerra mondiale”: dalla finanza internazionale ai poteri forti; dai siluri interni alla maggioranza (in testa a tutti Italo Bocchino telecomandato da Gianfranco Fini), fino al vero massacro giudiziario nei confronti di Berlusconi che ha visto il massimo splendore della macchina del fango proprio con l’avvio del “processo Ruby”. Oggi, a distanza di anni, l’assoluzione. La nostra comunità conosce bene come si vive in casi come questi. Storace ebbe stessa sorte con Laziogate: sette anni di fango, elezioni regionali perse e dimissioni da ministro. Poi l’assoluzione... Nessuno ti restituisce la carriera, ma la dignità sì, nonostante - spesso - la solidarietà più sincera non ti arriva da coloro che dovrebbero esserti più vicini... Oggi la discussione, intorno ai problemi dell’economia così come a quello che c’è intorno al processo riformatore, dovrebbe essere più pacata, e di ciò trarrà giovamento l’Italia. Ci vorrebbe però un po’ più di umiltà. Ci vorrebbe, meglio ancora, un po’ di responsabilità. Quella che dovrebbe derivare dalla consapevolezza di essere un popolo. Quella che altri Paesi dimostrano quando a cadere nel fango sono i loro leader. A AMMUTOLITI chi nel fango ci è caduto, ciò che conta non è l’interesse nazionale, ciò che conta è sempre e solo il “campanile”. Responsabilità, dunque. È la grande assente nella storia recente di questo popolo. Oggi che una sentenza pone fine ad anni di fango, viene da sorridere ripensando a ciò che scriveva Il Fatto Quotidiano il giorno prima che i giudici si esprimessero. Era scontata la condanna, a leggere le righe che Marco Tavaglio dedicava alla vicenda. E invece, poi, la sorpresa. Certo, nessuno restituisce all’Italia ciò che nel frattempo ha perduto: un governo stabile, quella prospettiva di ripresa che poteva esserci. Manca la controprova. In compenso, la prova che le cose sono andate sempre peggio ce l’abbiamo. Comunque, l’auspicio di una ritrovata serenità nazionale è legittimo e questa sentenza può essere l’inizio di una nuova storia per il nostro Paese. Può esserlo, proprio perché quando iniziò tutto questo, qualcuno disse che questa vicenda pesava molto. E se pesava allora, vuol dire che pesa anche oggi. Se pesava il fatto che Silvio Berlusconi fosse al centro di una bufera giudiziaria, peserà altrettanto, oggi, la sua assoluzione, visto che “il fatto non sussiste”. È però incredibile il silenzio delle quattro alte cariche dello Stato: Napolitano, Grasso, Boldrini e Renzi, che si è limitato a cincischiare e ieri sera da Maputo ha balbettato che con Forza Italia gli accordi li avrebbe fatti anche se il Cav fosse stato condannato. Il Capo dello Stato non si esprime, i presidenti di Camera e Senato forse sono troppo impegnati sui rispettivi alti scranni per fornire una dichiarazione in merito. Incredibilmente ammutoliti, esattamente come sono rimasti quasi tutti i compagni, che da veri comunisti si sono rivelati per quello che sono, tutti uguali, tutti allineati. Dopo l’assoluzione del Cav, dal Capo dello Stato al premier, dal presidente della Camera a quello del Senato, incredibile silenzio dai vertici delle Istituzioni Un esempio per tutti, il caso Sarkozy recentemente scoppiato in Francia. L’ex presidente si è trovato invischiato in una faccenda scomoda e subito un muro di scudi si è levato intorno ad un uomo che, la si pensi come si vuole, ha rappresentato in un deter- TROPPE TASSE E MERCATO IMMOBILIARE IN PICCHIATA minato momento storico e sociale una Nazione. “È sempre un ex capo di Stato, merita rispetto”: questo si leggeva sui giornali che riportavano le reazioni francesi all’accaduto. In Italia accade l’esatto contrario, non si esita a girare il coltello nella piaga, a schiacciare L’EMERGENZA PEGGIORA: ALTRI DICIANNOVE IMMIGRATI MORTI NELLA STIVA DI UN BARCONE Mare Nostrum: è una strage di Bruno Rossi are Nostrum? Ha un effetto moltiplicatore. Degli sbarchi e delle tragedie. Come quella che ieri ha dovuto aggiornare la drammatica conta di chi muore, richiamato dalle false sirene del benessere che l’Europa potrebbe distribuire a chiunque. E si va così, di strage in strage, al prezzo di nove milioni e mezzo di euro al mese. Anche questa volta, la richiesta di soccorso è arrivata dal barcone quando era ancora a 40 miglia a nord di Tripoli. Anche questa volta, i mezzi della Marina Militare sono arrivati quando era ormai troppo tardi. Nessun naufragio, solo la disumanità che ha stipato nella stiva dell’imbarcazione gli immigrati come fossero carne da macello. M Hai una casa? Povero te... Musumeci a pag. 3 Diciotto gli extracomunitari che avevano perso la vita nella calca infernale, altri tre erano in fin di vita. Sono stati trasportati d’urgenza da una motovedetta della Capitaneria di Porto, ma quando il mezzo è approdato a Lampedusa per uno di loro non c’era più nulla da fare. Gli altri due sono stati ricoverati in due ospedali di Palermo, in elisoccorso: uno è in rianimazione, l’altro in terapia iperbarica. Ad uccidere diciannove persone, che viaggiavano in un gruppo composto da circa 600, sono state le esalazioni di monossido di carbonio. Intanto torna l’allarme sulla situazione a Lampedusa. Secondo i dati diffusi da Save the Children, solo da giovedì sono stati 1.278 gli immigrati arrivati sull’isola. Tra loro ci sono 176 donne e 30 bambini, prevalentemente eritrei, somali, siriani e pachistani. I richiedenti asilo sono stati tutti portati al Cpsa di contrada Imbriacola, dove sono pure in corso i lavori di ristrutturazione per l’incendio che devastò la struttura nel settembre del 2011. Sempre Save the Children ha lanciato l’appello. “Mancano le condizioni di sicurezza vanno trasferiti”. Già, ma dove se la stazione di Milano è ormai diventata un bivacco di profughi che non sanno dove andare? E all’orizzonte già compaiono altre carrette. L’affare Confessioni di uno scafista Fruch a pag. 9 2 Domenica 20 luglio 2014 Attualità IL NUOVO COMMISSARIO EUROPEO PER GLI AFFARI ECONOMICI E MONETARI: “NESSUNA FLESSIBILITÀ PER L’ITALIA” Dal “Die Welt” Katainen bombarda Renzi di Robert Vignola Europa cambia verso? Come no! Sentite Jirki Katainen, finlandese rampante che ha appena vinto alla lotteria di Bruxelles la poltrona di nuovo commissario europeo per gli Affari economici e monetari. “Discutere di una maggiore flessibilità nell'interpretazione del Patto di Stabilità è pericoloso, è un dibattito sbagliato”. “Per l’Italia è più importante varare finalmente le importanti riforme”, quelle per intenderci promesse dagli ultimi governi senza soluzione di continuità. Particolare non da poco (il diavolo è nei dettagli), Katainen ha dettato questa ed altre considerazioni che riguardano le politiche comunitarie, ed in particolare i paesi tuttora definiti “cicala” dei quali il portabandiera sembra sempre dover essere l’Italia, al giornale tedesco “Die Welt” (il mondo) in un’intervista in uscita sul suo numero domenicale. Niente allentamento del rigore, allora, perché il commissario finlandese ha già detto che bisogna “evitare qualsiasi ipotesi sulla possibilità di trovare un modo creativo per eludere il Patto di Stabilità”. Perché misure di stimolo dell’economia che L’ passino attraverso una crescita del debito sono destinate a pochi eletti: “Le possono varare solo quei Paesi che possono permetterselo. E nell'Eurozona ci sono Paesi vulnerabili che non possono farlo”. Il che, se qualcuno provasse a ribaltargli il concetto, significa che la flessibilità è consentita soltanto a coloro cui non serve. Com’è umano lei, sospirerebbe Fantozzi… Ma l’eurocrate è inflessibile. “La loro crescita debole non è solo un problema ciclico, ma è il risultato di una scarsa competitività. E contro questo dato non sono di nessun aiuto misure simili”. Renzi colpito e affondato, insomma? Non ancora. Ci sono altre parole significative che, dietro opportuna domanda dell’intervistatore, Katainen dedica al paese della pizza, degli spaghetti e del mandolino. “I due precedenti governi hanno varato importanti riforme e l’attuale esecutivo ha obiettivi ambiziosi. Ma sarebbe d’aiuto se si realizzasse ciò su cui si è già trovato un accordo”. Come dire: le fanfaronate non ci piacciono. E ancora: “Le medicine fanno bene solo se vengono assunte”. E meno male che il ragazzo, ex premier del suo Paese, è pure candidato a sostituire Olli Rehn anche nella prossima Commissione Juncker. Ve lo chiede Matteo? ACCUSE INCROCIATE TRA GRILLO E CASALEGGIO E I VERTICI DEMOCRATICI M5S-Pd, il dialogo affonda di Bruno Rossi o streaming di ritorno non avverrà. Questa la sensazione che danno i segnali che provengono da casa Grillo-Casaleggio. Ieri dal loro blog i leader del Movimento Cinque Stelle hanno, probabilmente in maniera definitiva, affossato le prove di dialogo aperte con il Pd. Certamente Renzi (lo si era capito) non moriva dalla voglia di rimettere tutto in discussione, al di là di qualche concessione di facciata da regalare ai pentastellati. Ma l’ultimo ordine arrivato dalla plancia di comando prescrive di declinare ogni invito prossimo venturo. “Il Pd sta mettendo in dubbio le buone intenzioni del Movimento 5 stelle al tavolo sulla legge elettorale. È chiaro a chiunque abbia seguito lo streaming che il M5S aveva 5 punti chiari mentre L il Pd cercava di non dare alcuna risposta concreta e di temporeggiare. Renzi parla di una sconfessione dal blog che non c’è mai stata. Non esiste una linea Grillo/Casaleggio. Non esiste una linea Di Maio. Non esistono linee all’interno del movimento, se non quella dei cittadini”. “Il Pd – continua il post su internet questo fa fatica a comprenderlo perché difende solo le ragioni degli accordi segreti del patto del Nazareno. I fatti di questi giorni in aula al Senato lo dimostrano. Sosteniamo senza riserva alcuna la posizione della delegazione M5S. Per questo faremo ratificare i punti proposti al tavolo sul portale del Movimento di modo che i cittadini iscritti possano esprimersi. Così - concludono - si potrà andare direttamente in aula e votare una legge elettorale con le preferenze: dato che proprio Renzi ha dichiarato più volte durante l’incontro di volere le preferenze nella legge elettorale”. E questo, all’indomani del “Non c’è più tempo” firmato sempre da Grillo e Casaleggio, sembra tagliare la testa al toro. Debora Serracchiani già la sera prima aveva messo in guardia i pentastellati da alzate di testa: “hanno la stessa tendenza di sempre, quella di chiudere la porta”, ha detto da una festa del suo partito a Cremona. L’ eurodeputata Simona Bonafè è ancora più dura. "Le riforme non sono la tela di Penelope perché il Paese ne ha urgente bisogno. Chi vuol bene all'Italia lavora per scriverle e approvarle, chi invece non vuole cambiare e chi abbraccia la linea dello sfascismo fa come il M5S che di giorno chiede l'incontro tramite Di Maio e di notte Grillo lo annulla. Adesso - scandisce - basta giochini”. IERI I 22 ANNI DALLA STRAGE DI VIA D’AMELIO: IL RICORDO DI PAOLO BORSELLINO E LA PROTESTA Agende rosse e spalle voltate alla Bindi Via Giovanni Paisiello n.40 00198 Roma Tel. 06 85357599 - 06 84082003 Fax 06 85357556 email: [email protected] Direttore responsabile di Valter Brogino n ricordo da onorare. Sicuramente da non disonorare. Possibilmente, da non strumentalizzare. Fatto sta che ieri, alla commemorazione di Paolo Borsellino e degli agenti che hanno con lui perso la vita nell’attentato con la quale la mafia lo ha ucciso, era un tripudio di agende rosse. Quelle mostrate da coloro che U sono convinti che la sparizione del diario del giudice sia uno dei tanti misteri italiani ancora da chiarire. Certamente, a 22 anni dalla strage, la richiesta di verità si è fatta materia prima per il proliferare di scontri e ieri ne ha fatto le spese Rosy Bindi. Quando la presidente della commissione antimafia è arrivata in via D’Amelio, un attivista le ha mostrato un opuscolo intitolato "Colle center". Subito dopo è partita una contestazione, silenziosa: i manifestanti hanno dato le spalle alla Bindi e alzato le agende rosse in mano. Altro aspetto della cerimonia di ieri che ha attirato l’attenzione generale è stato l’abbraccio tra Paolo Ciancimino, pentito di mafia, e il fratello del giudice, Salvatore, contornati dalle stesse “agende rosse”. L’icona di una certa antimafia ha ovviamente approfittato dell’attenzione dei media. “per la prima volta vedo tremare i potenti dinanzi alle domande del giudice Di Matteo, mi sembra che questo castello di menzogne verrà meno anche se in quell'aula come imputati sono ancora in tanti a mancare”. Assai più caute le parole di Rita Borsellino, sorella del magistrato. “Per me le Istituzioni sono sacre, Paolo era un uomo delle Istituzioni, ma lui stesso diceva: attenzione perché ci sono uomini che non sono degni a rappresentare le istituzioni. Io non so chi sia degno o chi non sia degno, per questo sono diventata diffidente”. Riguardo alle istituzioni, infine, il messaggio di Giorgio Napolitano che indica come “alla speranza di una generale evoluzione nei comportamenti individuali e collettivi che conduca alla sconfitta della mafia deve accompagnarsi l’auspicio che i processi ancora in corso possano fare piena luce su quei tragici eventi rispondendo così all’anelito di verità e giustizia che viene da chi è stato colpito nei suoi affetti più cari e che si estende all'intero Paese”. Francesco Storace Amministratore Roberto Buonasorte Direttore Generale Niccolò Accame Capo Redattore Igor Traboni Progetto grafico Raffaele Di Cintio Società editrice Amici del Giornale d’Italia Sito web www.ilgiornaleditalia.org Per la pubblicità Responsabile Marketing Daniele Belli tel. 335 6466624 - 06 37517187 mail: [email protected] -----------------Autorizzazione del Tribunale di Roma n° 286 del 19-10-2012 3 Domenica 20 luglio 2014 Attualità DISARMANTE ANALISI DELLA CGIA DI MESTRE: IN CINQUE ANNI SOLO CATTIVE NOTIZIE PER IL SETTORE Mantenere la casa è diventato un lusso Altro che diritto: a fronte di un prelievo sempre maggiore, i proprietari devono fare i conti anche con una riduzione del valore degli immobili di Giorgio Musumeci l valore delle case è sceso e il peso delle tasse è raddoppiato. Potrebbe riassumersi in questo modo l’allarme lanciato dalla Cgia di Mestre, che attraverso il suo segretario, Giuseppe Bortolussi, rende noto come “tra il 2010 e il 2014 abbiamo assistito ad un incremento spaventoso del prelievo fiscale sulle abitazioni e, parallelamente, a una drastica riduzione del valore di mercato delle stesse. Due fenomeni di segno opposto che hanno contribuito a ridurre la ricchezza degli italiani”. Prendendo come riferimento i dati medi nazionali, l’analisi della Cgia dimostra che “in un’abitazione di tipo civile (categoria catastale A2) tra il 2010 e il 2014 il valore di mercato è sceso del 15 per cento (da quasi 200.000 a poco meno di 170.000 euro), mentre le imposte ordinarie (cioè quelle generalmente versate da tutti i proprietari, come i rifiuti e la Tasi) sono aumentate del 104 per cento (da 300 a 611 euro). Pertanto, l’incidenza delle imposte sul valore dell’abi- I tazione è passata dall’1,5 per mille al 3,6 per mille. Ciò vuol dire che l’incremento è stato del 140 per cento. Per un’abitazione di tipo economico (categoria catastale A3), invece, la contrazione media ALLARME DELLA COLDIRETTI: NEGLI ULTIMI 15 ANNI CONSUMI GIÙ DEL 30% Gli italiani rinunciano anche a frutta e verdura he con il dilagare della crisi sono cambiate radicalmente le abitudini alimentari degli italiani, si sapeva già da tempo. Tuttavia, quanto emerso dall’ultimo dossier della Coldiretti è quantomeno allarmante. Sì, perché secondo lo studio, emerge che negli ultimi 15 anni i consumi di frutta e verdura sono crollati oltre il 30% per un quantitativo che, nel 2014, arriva addirittura ben al di sotto del chilo al giorno per famiglia, dunque un valore assai inferiore a quello C raccomandato dal Consiglio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Lo studio è stato reso noto in occasione della mobilitazione di migliaia di agricoltori che hanno lasciato le campagne per distribuire gratuitamente nelle piazze e nelle spiagge in tutta Italia duecentomila pesche, susine e altri frutti. “Si tratta degli effetti – ha spiegato la Coldiretti - della spirale recessiva tra deflazione e consumi che sta mettendo a rischio le imprese e la salute dei con- del valore di mercato è stata anche in questo caso del 15% (da quasi 174.500 a poco più di 148.30 euro), mentre il peso fiscale è aumentato dell’88% (da 264 a 495 euro). In questa situazione, dunque, l’incidenza delle imposte sul valore di questa abitazione è salita dall’1,5 per mille al 3,3 per mille (+121%). Sempre nello stesso periodo, fa notare la Cgia, l’inflazione è aumentata del 7,3%.“Oltre alla crisi e al crollo della domanda abitativa –fa notare ancora il segretario della Cgia-, dovuto in parte alla stretta creditizia praticata in questi ultimi anni dagli istituti di credito, il valore economico delle case ha subito un forte calo anche a seguito del deciso aumento della tassazione. Fino a qualche anno fa – ha proseguito Bortolussi - l’acquisto di una abitazione o di un immobile strumentale costituiva un investimento. Ora, chi possiede una casa o un capannone sta vivendo un incubo. Tra Imu, Tasi e Tari gli immobili sono sottoposti ad un carico fiscale ormai insopportabile”. A pagare le conseguenze di questa drammatica situazione sono tutte le attività economiche legate al comparto della casa. Vedi falegnami, specialisti nel settore dell’installazione degli impianti (idraulici, elettrici e manutentori), costretti –nel migliore dei casi- a rincorrere lo sporadico lavoretto per sopravvivere. Per la Cgia, dunque, “se il settore sarà in grado di riprendersi, puntando soprattutto sulla riqualificazione/ristrutturazione del patrimonio edilizio esistente, non ci sono dubbi che gli effetti occupazionali saranno immediati e la ripresa economica potrà subire una forte accelerazione. Ovviamente -conclude Bortolussi - è necessario che il carico fiscale sul “mattone” subisca una netta flessione. AUMENTI SOLO A VENEZIA, FIRENZE, PADOVA E ROMA sumatori, che gli agricoltori vogliono rompere per dare a tutti la possibilità di consumare la componente più importante della dieta estiva degli italiani, con l’arrivo del caldo, in un Paese come l’Italia che è leader europeo nella produzione.” Nel primo semestre del 2014 i consumi di prodotti ortofrutticoli da parte degli italiani sono scesi del 2 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente quando complessivamente durante tutto l’anno - continua la Coldiretti - sono stati acquistati poco più di 7,8 milioni di tonnellate di ortofrutta, divise tra 4,2 milioni di tonnellate di frutta e 3,6 milioni di tonnellate di ortaggi. G.M. Immobili in affitto sempre meno cari cende il prezzo degli affitti nelle maggiori città italiane. A renderlo noto è l’indice semestrale di idealista.it, uno dei maggiori portali dedicati al mercato immobiliare nel nostro Paese. Dall’ultimo Rapporto, che ha monitorato l’andamento dei prezzi di circa 16 mila immobili nei primi sei mesi dell’anno, emerge infatti una generale contrazione dei canoni in quasi tutte le città, che conferma una tendenza al ribasso dei prezzi delle locazioni. Come ha spiegato Vincenzo De Tommaso, responsabile dell’ufficio studi del sito, “si tratta di un calo prevedibile dato che l’offerta S di immobili in affitto è in costante aumento”. Le nuove tasse sulla casa spingono infatti i proprietari ad affittare gli immobili sia per incrementare il proprio reddito che per ottenere maggiori detrazioni fiscali. Inoltre, la riforma della cedolare secca sugli affitti rende la locazione a prezzo cal- mierato più vantaggiosa sia per i proprietari che per gli inquilini. Analizzando le 13 maggiori città italiane, gli affitti aumentano solo a Venezia (+ 5%), Firenze (+ 2,6%), Padova (+ 1,7%) e Roma (+1%). Affittare un appartamento nella Capitale costa in media 13,5 euro al mese per metro quadrato. Subiscono, invece, una flessione in tutti gli altri centri: si va dai cali decisi di Genova e Bologna (– 6%) alla variazione minima di Milano (-0,3%), che rimane comunque la città con i canoni più elevati, attestandosi su un valore medio mensile di 14,3 euro mensili al metro quadrato. G.M. LA SOCIETÀ PRONTA A SOSTENERE LE CASSE DELLA COMPAGNIA FINO AL MATRIMONIO CON GLI ARABI. ARRIVA ANCHE L’OK DI UGL AI CONTRATTI Alitalia-Etihad, arriva il sì di Poste lla fine Poste Italiane ha detto sì all’operazione Alitalia-Etihad. In sostanza, la società controllata dallo Stato è disposta a mettere nuovamente mano al portafogli per garantire eventuali perdite al budget 2014 e contenziosi nella vecchia compagnia, quella –per intenderci- senza gli arabi. L’equity committment, secondo fonti vicine all’operazione, vale 200 milioni di euro, per cui Poste aderirà con la sua quota del 19,48%. A darne l’annuncio, il numero uno della società, Francesco Caio, che ha spiegato come sia “emersa una forte coerenza con la missione che Poste Italiane si sta dando nell’ambito del suo piano industriale di diventare una infrastruttura di logistica e servizi centrale per la competitività e la modernizzazione del Paese”. Sul fronte della trattativa tra Alitalia e sindacati, A nella serata di venerdì è arrivata anche la firma dell’Ugl, dopo quella di Filt Cgil e Fit Cisl, sul contratto nazionale di lavoro del trasporto aereo e la riduzione del costo del lavoro in Alitalia. Una boccata d’ossigeno salvifica per il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi, che rischiava infatti di vedere saltare l’accordo per il mancato raggiungimento della metà più uno della rappresentanza sindacale. “Vedremo anche le associazioni professionali - ha dichiarato il ministro -, e mi auguro che alla fine anche la Uil si faccia convincere”. Ma la Uil resta tuttavia sulle sue posizioni, rincarando anzi la dose contro Alitalia: “L’accordo sul contratto di lavoro firmato da Cgil e Cisl è nullo - scrive il segretario generale aggiunto della Uiltrasporti, Marco Veneziani, all’ad della compagnia aerea Gabriele Del Torchio - e se Alitalia lo attuerà siamo pronti a iniziative legali”. Secondo il sindacalista, infatti, gli accordi firmati dalle altre sigle contengono deroghe “non valide ed efficaci” perché “illegittime” nei confronti dei lavoratori, iscritti o no al sindacato, in quanto violano “diritti individuali irriducibili”. Di parere opposto, manco a dirlo, proprio il numero uno di Alitalia, che invece vede il patto sulla riduzione dei costi del lavoro come “condizione imprescindibile per consentire all’azienda di arrivare con le sufficienti risorse finanziarie alla firma dell’accordo con gli arabi. In base a quanto stabilito, dunque, da luglio a dicembre il personale dell’ex compagnia di bandiera si vedrà ridurre lo stipendio da un minimo di 85 euro al mese per i lavoratori di terra fino a oltre 1.300 euro per i comandanti G.G. più anziani e dirigenti. 4 Domenica 20 luglio 2014 Focus AL CINEMA ARRIVANO LE PASSIONI DI UN’EPOCA DIFFICILE: IL SANGUE VERSATO A CODEVIGO DURANTE LA GUERRA CIVILE Belluco ce la fa:“Il segreto di Italia”uscirà nelle sale Il film “scomodo” parla di due innamorati sullo sfondo delle atrocità partigiane della Brigata guidata da Arrigo Boldrini di Emma Moriconi Q uando la Storia decide di riprendersi il suo posto. È il caso del film “Il segreto di Italia”, di Antonello Belluco, che racconta una storia d’amore sullo sfondo di una delle pagine più atroci della nostra storia: l’eccidio di Codevigo, quando centinaia di italiani furono massacrati dai partigiani della 28esima Brigata Garibaldi comandata da Arrigo Boldrini. Quante ne ha passate, il coraggioso regista Antonello Belluco, per realizzare questo lungometraggio è una storia che merita di essere raccontata, non fosse altro per rendere il giusto merito alla sua tenacia e alla sua voglia di verità. La lavorazione del film ha subito infatti arresti dovuti a defezioni di alcuni personaggi sopravvenute dopo aver preso visione della sceneggiatura: raccontare un crimine partigiano? Non sia mai. Ma come? Quelli sono “eroi”, a loro sono intitolate vie e piazze in tutta Italia … I partigiani o si celebrano o che non se ne parli affatto. Tantomeno in un film, che può suscitare stati d’animo intensi. Ma come? Per settanta anni il mito dell’eroismo partigiano non ha subito ostacoli (e quei pochi che hanno provato a dire la verità si è fatto in modo che finissero nel dimenticatoio della storia), ed ora arriva questo regista e spera di sovvertire l’ordine precostituito? Con il cinema, poi? C’è il serio rischio che a vedere questo film ci vada un sacco di gente, non si può rischiare … magari poi gli Italiani capiscono che per settant’anni hanno studiato la storia a senso unico, a scuola … magari cominciano a porsi delle domande, a mettere in discussione il diktat che per decenni ha imperversato nelle menti omologate delle generazioni che sono arrivate dal 1945 in poi. È pericoloso, Belluco. Bisogna stopparlo, boicottarlo, esercitare pressioni affinché questo film non veda mai la luce. E invece no. Perché la tenacia di Antonello Belluco ha pagato. Il Giornale d’Italia è stato tra i primi a seguire le vicende di cui il regista è stato protagonista; nel dicembre 2012 ecco cosa ci diceva: “All’inizio tutto sembrava facile. Persone disponibili a concederci costumi, armi, mezzi, locations. Poi la svolta: la lettura della sceneggiatura. I partigiani risultano gli autori dell’eccidio premeditato a Codevigo, a deposizione delle armi avvenuta. Pur davanti a verità emerse, il silenzio: non ci risponde più nessuno. La mia socia e produttore esecutivo Raffaella Lucietto chiama tutti. Nessuno risponde. Finalmente dopo un mese parla con uno degli addetti, che inventa mille scuse. Lei lo mette con le spalle al muro, gli chiede: “è un problema politico?” la risposta: “si … lavoriamo con l’ANPI”. Chi aveva in mano la situazione organizzativa ci abbandona perché ha delle commesse dal Comune di Padova e non vuole perderle. Dovevano darci del denaro: nulla. Nulla, per non essere etichettato come fascista. Fascismo? Ma quale fascismo? Almirante disse che solo chi ha vissuto il tempo del Regime può definirsi tale. De Felice scrisse che la storia d’Italia, dalla sua unità, è come un grattacielo costruito su fondamenta di palafitte. Il popolo italiano ha sempre convissuto con questa storia di parte. L’Italia non ha mai avuto stabilità perché non si è mai avuto il coraggio di estirpare il danno della negazione della nostra storia, del silenzio, dell’ipocrisia, del regime della bugia, della difesa di valori fondati sulle palafitte. La storia, l’accaduto, le verità occultate vanno spalancate a tutti perché la nuova Italia nascerà dalla pacificazione nazionale”. Scomodo. Si, Antonello Belluco è un regista “scomodo”. Perché dice la verità. Sono trascorsi settant’anni, eppure non c’è verso di uscire da questo vicolo cieco. Perché viviamo in un Paese immaturo, che non è in grado di distinguere tra la storia e l’ideologia, perché non riesce a ritrovarsi, perché non vi è orgoglio nazionale, non vi è fratellanza. Un popolo perso. Dal 1945. E Antonello Belluco è stato lasciato solo, nella difficile marcia verso la verità. Ha potuto contare su pochi amici, fidati, che hanno creduto in lui e nella verità. Una domanda sorge spontanea: dov’era la politica mentre Belluco annaspava? Chi gli ha teso una mano nella sua difficile scalata? Chi scrive sa cosa significa, per esperienza diretta. Chi scrive sa che a spingerti, a farti andare avanti, nonostante tutto e tutti, è la tua testardaggine, la fiducia dei pochi che ti sono vicini a dispetto di tutto, e la sacralità della memoria dei morti innocenti, sacrificati sull’altare dell’odio cieco. Soli, pochi e soli. Ma determinati. Perché solo così, lo abbiamo capito a nostre spese, si può raggiungere l’obbiettivo. EROS E THANATOS, L’ETERNO BINOMIO TORNA SUL GRANDE SCHERMO NELLA VICENDA DOLOROSA DI ITALIA E FARINACCI Una storia d’amore e di morte Romina Power e Gloria Rizzato sono le protagoniste della pellicola del regista padovano È un film che tocca le corde dell’anima. Non c’è acredine né vendetta, solo il desiderio di raccontare una storia d’amore che si sviluppa in uno scenario di fatti realmente accaduti nel maggio 1945. E’ l’introspezione di una giovane che vive l’annientamento della sua speranza, il senso della colpa provocata dall’irrefrenabile giustizia sommaria. E’ un film che non contiene scene violente, preferisce lasciare allo spettatore il diritto alla riflessione. Nel film c’è la rappresentazione della morte e la speranza che l’accaduto sia riconosciuto e sepolto per sempre, per guardare avanti”. Ecco cosa raccontava Antonello Belluco al Giornale d’Italia nel 2012. E ancora:“Penso che, pur sperando di portare a termine l’opera, questo sarà il mio ultimo film. Le persone che amano la verità sono scomode. La meritocrazia non “ esiste e culturalmente non esisterà mai. Anche le destre hanno subito lo spirito del compromesso e la libertà e il sostegno di un tempo non ci sono più. Se fossi in loro ci penserei e coltiverei lo spirito della forza della cultura perché solo da questa si formeranno le nuove spe- ranze. Abbiamo un grande ed orgoglioso merito: ad oggi non abbiamo un contributo pubblico, quelli che c’erano li abbiamo perduti. Ma il film lo faremo, e se non lo vorranno distribuire troveremo il modo di farlo vedere, a costo di portarlo da città a città. Da qui può iniziare la sfida, che può funzionare se le idee e le persone si compattano”. Un insegnamento di vita, insomma, dietro una pellicola difficile ed intensa, che sarà nelle sale dal prossimo ottobre e che riporta in Italia un’attrice amata dagli italiani. Il ritorno di Romina Power, infatti, è un altro piccolo miracolo di Antonello Belluco. È lei, Italia, che torna, adulta, nel paese che fu il teatro di tanto orrore. E ricorda quei giorni di collera cieca, di dolore lancinante. È lei che trasporta il pubblico indietro nel tempo, nell’Italia della guerra civile, quando la vita umana valeva meno di zero. ''Il mio personaggio si chiama Italia – aveva detto la Power in conferenza stampa - e' una donna che a un certo punto della vita ha il coraggio di affrontare i fantasmi del passato e di tornare a 70 anni nel suo paese. Ho imparato il dialetto veneto grazie all'aiuto di un coach. E' stato molto emozionante cimentarmi con questa persona che ha una ferita dell'anima che si portava dietro dall'età di 15 anni''. "Il film – ha detto invece Belluco è essenzialmente una storia d'amore tra una quindicenne, Italia (interpretata dall'esordiente Gloria Rizzato), e un diciottenne, Farinacci Fontana (interpretato dal giovane Fabrizio Romagnoli), che realmente e' stato una delle vittime della strage. L'eccidio fa da sfondo”. Il lungometraggio, della durata di 98 minuti, di cui Belluco ha scritto anche la sceneggiatura e la cui fotografia è curata da Giovanni Andreotta, con le musiche di Paolo Agostini, prodotto da Eriadorfilm e distribuito da Whale Pictures, sarà nelle sale ad ottobre. E.M. [email protected] 5 Domenica 20 luglio 2014 Focus CENTINAIA DI VITTIME E NESSUN COLPEVOLE PER UNA DELLE PAGINE PIÙ TRISTI E SANGUINOSE CHE LA PATRIA RICORDI di Emma Moriconi a cosa accadde a Codevigo tra il 28 aprile e la metà di giugno del 1945? Intanto bisogna dire che il contesto storico in cui avvengono i fatti raccontati nel film di Belluco è quello sanguinario della guerra civile che colpì il Paese. Quella di Codevigo è una delle pagine più buie della nostra storia e racconta l’esecuzione sommaria di molte persone tra membri della GNR, delle Brigate Nere e civili. Parliamo di 136 vittime, di cui 114 identificate, anche se si pensa che in realtà le uccisioni siano state molte di più: infatti le vittime dei partigiani comunisti della 28esima Brigata Garibaldi, comandata da Arrigo Boldrini, e della “Cremona” furono probabilmente oltre trecento. I corpi vennero abbandonati nelle acque, sepolti in fosse comuni, lasciati nei campi: di questi, molti scomparvero. Alcuni vennero seppelliti presso il cimitero di Codevigo, alcuni in quello di Santa Margherita, altri in quello di Brenta d’Addà: ora riposano nell’Ossario del cimitero di Codevigo, aperto nel 1962. Alcune storie sono particolarmente efferate, come quella della maestra elementare Corinna Doardo, prelevata dai partigiani e sottoposta a sevizie al punto che il medico poté accertare che solo un orecchio era rimasto intatto. Corinna fu poi fucilata e il suo cadavere fu abbandonato nudo nel cimitero. Il caso di Mario Bubola, figlio del podestà fascista di Codevigo, poi, è raccapricciante: fu torturato, si cercò di tagliare il suo collo dalla M Codevigo, 1945 Verità atroci reclamano il proprio posto sui libri di storia: troppe furono le uccisioni, a guerra finita testa con del filo spinato, la lingua gli fu tagliata e infilata nel taschino della giacca, fu evirato dei testicoli che gli furono messi in bocca. Molte sono le atrocità di quei giorni maledetti. Di tanti, rastrellati e fucilati, non si seppe più nulla: con ogni probabilità il Brenta si portò via le loro spoglie mortali, e con esse la memoria di quei giorni di orrore e di sangue. I corpi rimasti sugli argini del fiume vennero caricati su carri e gettati nei cimiteri del territorio circostante. Una coltre di silenzio ricoprì poi quelle tragiche vicende, tra processi ed inchieste che non portarono a nulla. C’era però qualcuno che non poté dimenticare: i congiunti, i familiari, quelli per cui le ferite erano rimaste aperte, negli anni sessanta iniziarono a cercare i corpi affinché almeno si potesse dire una preghiera, portare un fiore. L’Associazione nazionale famiglie caduti e dispersi della Rsi provvide così ad inaugurare, nel 1962, l’ossario che oggi ospita i 114 corpi recuperati. Di essi, 16 sono rimasti ignoti. La brutale strage di Codevigo, come pure tante altre uccisioni in molte zone d’Italia, fu perpetrata a guerra finita. Su La Legione dell’aprile-giugno 1997 c’è la cronaca di come fu costruito l’Ossario. Merita di essere riportata: “Rosa Melai, con il grande appoggio di Ida de Vecchi, non essendo riuscita a realizzare il suo vivo desiderio di riunire le sparse salme nel Cimitero di Padova, si dedicò, anima e corpo, ai poveri trucidati di Codevigo […]Si iniziò la ricerca e la riesumazione delle salme accogliendole nel punto in cui si sarebbe costruito l'Ossario. Fu un lavoro lungo, difficile, finché, nel marzo 1962 […] i miseri resti, davanti a numerosi familiari accorsi da Ravenna, furono puliti, raccolti, identificati e riposti nelle cassette. […]Si giunse così all'inaugurazione ufficiale, il 27 Maggio 1962. Ricordiamo quel giorno con una commozione che non si è mai spenta. Da Roma era venuta la Vedova della Medaglia d'Oro Barracu, trucidato a Dongo, mentre Ida de Vecchi […] dalla sua Trieste portava l'esempio della sua infaticabile attività di animatrice e custode dei valori della R.S.I. di cui ora si onora- vano i Caduti. Ma sopra tutti, compatto monumento di orgoglioso dolore e di fede incontaminata, il gruppo dei familiari dei gloriosi Caduti, giunti da Ravenna a pregare e a non dimenticare sull'unica, degna tomba, ove Essi giacevano, finalmente riuniti, come nei ranghi delle loro ultime battaglie senza vittoria, ma piene di onore. […] Le Salme ora riposanti nell'Ossario sono 114, fra cui due donne ed alcuni ragazzi di 16 e 17 anni”. Per l’eccidio di Codevigo nessuno pagò. Arrigo Boldrini, detto Bulow, divenne segretario nazionale dell’ANPI e poi suo presidente onorario. Fu, nel dopoguerra, deputato e senatore per il PCI. Della vicenda si occupò la Magistratura di Padova, quattro partigiani della 28esima Brigata Garibaldi furono giudicati e poi assolti, i Comandi non subirono alcun procedimento: insomma centinaia di morti e nessun colpevole. Non solo: l’Anpi continua a celebrare la figura di Arrigo Boldrini. A Ravenna qualche anno fa gli fu dedicato addirittura un monumento, che fu collocato di fronte all’ingresso del Consiglio comunale. Il che suscitò molte polemiche. Lo storico Gianfranco Stella, autore tra l’altro di “Ravennati contro” e di “Crimini partigiani”, disse: “Boldrini è stato il boia di Codevigo. È storia, non ho paura di querele”. Le vittime della strage furono tante, le 114 “sono solo quelle accertate – disse ancora Stella – io credo che siano molte di più. Perché i testimoni oculari raccontano che per liberare il fiume Bacchiglione dai cadaveri hanno dovuto usare mine anticarro”. [email protected] 6 Domenica 20 luglio 2014 Da Roma e dal Lazio CRESCONO I MALUMORI ALL’INTERNO DEL PARTITO REGIONALE. UN ALTRO APPELLO DEL SEGRETARIO MELILLI: “BASTA DIVISIONI” Il Pd fa a cazzotti con i rifiuti Insorgono i democratici pontini contro il conferimento di parte dell’immondizia della capitale ad Aprilia. Storace: “Miope mettersi di traverso” di Giuseppe Sarra aos al Campidoglio e nel centrosinistra. Si fa sempre più forte l’ipotesi di conferire l’immondizia della capitale ad Aprilia, in provincia di Latina, come anticipato nei giorni scorsi dai vertici di Ama, che permetterebbe di smaltire 300 tonnellate di rifiuti al giorno. Una soluzione non gradita agli esponenti pontini del Partito democratico. È di ieri l’altolà del vicesegretario provinciale dei democratici,Vincenzo Giovannini, sostenuto dal consigliere regionale Enrico Forte. “Ogni provincia deve essere autonoma - spiegano i due - siamo contrari al termovalorizzatore, come già ribadito dalla Regione Lazio”. Sul caso è intervenuto anche l’attuale vicepresidente del Consiglio regionale e capogruppo de La Destra, Francesco Storace: “Se i rifiuti li lavora chi ha smantellato il sistema Cerroni, è davvero miope chi pensa a mettersi di traverso, quasi a rimpiangere il bel tempo andato”, ha spiegato l’ex governatore del Lazio che poi ha aggiunto: “Tanto più se si tratta di un’azienda che opera a zero impatto ambientale. Altrimenti non ci sarebbero stati i consensi del territorio nelle varie conferenze di servizi e non ci sarebbe stato il C via libera della regione”. Ieri è stata la volta dell’Assemblea regionale del Partito democratico. Per fortuna, non si sono registrati momenti di tensione come capitato lo scorso marzo, quando, durante l’elezione della Liliana Mannocchi - appartenente all’area di Marco Di Stefano - a presidente dell’As- semblea, poi sfiduciata dalla commissione garanzia su richiesta di Lorenza Bonaccorsi, è stato necessario l’intervento del personale del 118 per soccorrere un dirigente di partito colpito - dissero - da un malore. Il segretario regionale del piddì, Fabio Melilli, ha ribadito comunque quello che va predicando da mesi: “Una classe dirigente sa stare insieme se è in grado di superare le logiche della divisione e la nostra comunità sa che il partito viene prima delle scelte personali”. Insomma, il clima - soprattutto in quello capitolino - è tutt’altro che sereno. A lanciare l’ennesimo allarme di degrado che regna incontrastato nella capitale, ci ha pensato il membro della direzione del Pd Stefano Pedica:“Comune e Regione salvino dal degrado il parco di Monte Mario. Una delle aree verdi più importanti di Roma è diventata una discarica a cielo aperto e una dimora per rom, che nonostante il maltempo e i lavori infiniti sulla panoramica continuano a vivere in baracche di fortuna”. Se gli assessori all’Ambiente di Comune e Regione non dovessero affrontare presto la questione, Pedica ha già annunciato che “insieme ai cittadini di Monte Mario organizzeremo la giornata del decoro ambientale dove verranno raccolti i rifiuti che da anni danneggiano l’immagine naturalistica del quartiere”. Altro argomento caldo di questi giorni ha riguardato i quattro ecodistretti annunciati dal sindaco Marino. Due dovrebbero essere collocati a Ponte Malnome e Rocca Cencia. Per gli altri due, secondo voci insistenti dal Campidoglio, non sono stati ancora individuati i terreni. Martedì alla Pisana, intanto, si svolgerà un’audizione in commissione Ambiente, dove saranno ascoltati l’assessore comunale Estella Marino e il presidente di Ama, Daniele Fortini. Del progetto, però, ancora non si hanno notizie. UNA SETTIMANA FA, IL PUGILE ERA STATO ARRESTATO PER TENTATA RAPINA E LESIONI GRAVI DALLA CAPITALE Da campione alla gambizzazione Malmenarono e rapinarono una coppia di coniugi, arrestati A poche ore dalla difesa del titolo, Mirco Ricci è stato raggiunto da due colpi di pistola nelle vicinanze dello Stadio Olimpico n altro episodio di violenza nella capitale d’Italia. Nella notte a cavallo tra venerdì e sabato, il pugile professionista Mirco Ricci è stato gambizzato in via dello Stadio Olimpico. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, il boxeur 24enne era in auto, forse con altre persone, quando è stato avvicinato da due persone a bordo di uno scooter col volto travisato, che hanno sparato vari colpi, due dei quali sono andati a segno nella gamba destra del campione italiano dei mediomassimi. La sera stessa il pugile era salito sul ring, poche ore prima dell’episodio, conservando il titolo battendo per verdetto unanime lo sfidante Lorenzo Di Giacomo. E dopo l’incontro, andato in scena allo stadio Terme di Caracalla, aveva postato sul proprio profilo Facebook la sua gioia: “Il titolo resta a Roma! Ringrazio tutto il mio caloroso pubbico”. Il ragazzo, ricoverato al Gemelli in prognosi riservata, grave ma non in pericolo di vita, era stato arrestato il U 12 luglio scorso per il reato di tentata rapina e lesioni gravi per aver aggredito un giovane trentenne a San Paolo, noto quartiere romano. Il pugile, già noto alle forze di polizia, aveva chiesto dei soldi al 30enne, che però si era rifiutato di conse- gnarglieli. A quel punto Ricci lo aveva aggredito con calci e pugni. La vittima nonostante l’aggressione era riuscita a divincolarsi e a scappare, ma era stata di nuovo raggiunta e picchiata fino a rimanere per terra sanguinante. Il trentenne aveva in seguito denunciato l’accaduto facendo scattare le indagini. I due episodi sono collegati? Chissà. La gambizzazione, comunque, ha tutta l’aria di una vendetta. Al momento, gli investigatori non escludono nessuna pista. Non è escluso, infatti, possa entrarci anche il match che Ricci ha vinto proprio venerdì sera riconfermandosi campione italiano. Sull’aggressione indagano i carabinieri del Nucleo investigativo e del nucleo operativo della compagnia Trionfale. Al vaglio dei militari le immagini delle telecamere della zona che potrebbero aver ripreso lo scooter con due uomini a volto coperto durante la fuga. Marco Compagnoni Uno dei tre, che faceva da “palo”, è poi risultato un parente delle vittime opo una complessa indagine, i carabinieri di via in Selci hanno individuato e fermato i due presunti complici, N.A. e T.M., queste le loro iniziali, rispettivamente di 26 e 22 anni, di G.M. di 36 anni, risultato poi parente delle vittime, che lo scorso 11 luglio hanno rapinato in casa una coppia di pensionati, lui 85enne e la moglie 67enne, residenti a Roma in via del Fontanile Arenato. Una settimana fa, l’anziano veniva aggredito nel garage condominiale da due uomini, a volto scoperto e armati di pistola i quali lo legavano e imbavagliavano per sottrargli le chiavi di casa e fare irruzione nel suo appartamento, ove erano presenti la moglie del malcapitato e la domestica. A questo punto, i rapinatori, a cui si era aggiunto un terzo individuo travisato da un cappuccio, malmenavano brutalmente la signora per indurla ad aprire una cassaforte presente in casa. La 85ene si è, però, rifiutata alle richieste dei rapinatori. Questi ultimi così smurarono e aprirono la cassaforte. Dopo circa D un’ora e mezza, i malviventi scappavano con un bottino del valore di circa 100 mila euro. L’attività di indagine ha consentito di individuare e arrestare, dopo poche ore, il 36enne che prima di entrare travisato nella casa dei due parenti, aveva a lungo sostato in strada, svolgendo la funzione di “palo”, ed era stato ripreso da una telecamera di videosorveglianza di un bar. Le successive indagini dei carabinieri hanno consentito anche l’identificazione e l’arresto dei due restanti complici, entrambi italiani e con precedenti di polizia, che ora si trovano reclusi nel carcere di Regina Coeli. Antonio Testa 7 Domenica 20 luglio 2014 Da Roma e dal Lazio È GIALLO SU COSTINI, ESPONENTE DI SPICCO DELLA DESTRA REATINA. IL PORTAVOCE PROVINCIALE TRANCASSINI NE HA CHIESTO L’ALLONTANAMENTO Fratelli di nome, ma non di fatto L’interessato ribatte: “C’è chi utilizza il partito per fini personali, basti pensare che ha fatto l’accordo col Pd per farsi eleggere a presidente della Provincia” di Giuseppe Sarra olano gli stracci in casa Fratelli d’Italia. Mentre Giorgia Meloni ha chiesto a Silvio Berlusconi, forte dell’assoluzione nel processo Ruby, di sostenere una nuova fase del centrodestra, nel partito dell’ex ministro della Gioventù a Rieti è in atto un vero e proprio regolamento di conti. L’attuale portavoce provinciale del movimento, Paolo Trancassini, ex Dc e già sindaco di Leonessa, ha chiesto l’allontanamento di Felice Costini, detto Chicco (nella foto), alemanniano di ferro ed esponente di spicco della destra nel Rietino. Per dieci anni presidente provinciale di Alleanza nazionale, altrettanti in qualità di assessore al Comune di Rieti e candidato nel 2009 presidente alla Provincia per il Pdl, risultato poi sconfitto al ballottaggio. Motivo del contendere? Il mercatino dell’usato, iniziativa storica di Costini, secondo quanto riportato dai quotidiani locali, “copiato” da qualche dirigente giovanile del partito vicino a Trancassini. Ma chi conosce bene i meccanismi della politica, sa che non è così. C’è qualcosa, ovviamente, di più profondo. Di più importante. Al “Giornale d’Italia”, Costini ricostruisce i passaggi della vicenda. È vero che la vogliono fuori da Fratelli d’Italia? Purtroppo le vecchie liturgie della V politica riemergono e invece di confrontarsi mettono in campo azioni di questo tipo. Qual è il motivo? Nessuno ci crede alla questione del mercatino… (Ride, ndr) Qualcuno pensa di utiliz- zare FdI per raggiungere risultati personali. Chi? Trancassini. Si spieghi. L’attuale portavoce provinciale vuole fare l’accordo con il Partito democratico per diventare presidente della Provincia. Gli enti provinciali sono stati declassati, che senso ha? Quello che mi chiedo anche io. Vorrei aggiungere un’altra cosa. Prego. Strano per un partito che all’origine è nato contro la deriva delle larghe intese. Ora anche nel Pd si è aperta una discussione e questa cosa gli ha fatto saltare i nervi. Cosa sta facendo FdI a Rieti? In Provincia vige la teoria del “sono arrivato prima io”. Molti hanno paura di ulteriori ingressi perché significherebbe mettere in discussione gerarchie consolidate. Ma come, siete appena nati! Infatti. Dobbiamo aprire i nostri orizzonti e non chiuderci a riccio. Se non fosse così, il partito morirebbe. Il nostro obiettivo è quello di ricostruire un grande partito di destra e riconquistare la fiducia della gente, che abbiamo perso anche per i nostri errori. C’è un problema di democrazia interna? No, ma non basta solo il ringiovanimento: servono capacità e consensi. Non sono entrato in FdI per ricoprire incarichi, che, in un piccolo partito come il nostro, sono solo delle medagliette di latta. Pochi giorni fa, il portavoce regionale Marco Marsilio ha riunito la componente provinciale, nel corso della quale è stato votato il suo allontanamento dal partito… Non è vero. Da quanto mi è stato riferito, Marsilio ha espresso forti dubbi in proposito. Come mai Marsilio non ha smentito quanto dichiarato da Trancassini? À difficile che un uomo di Fabio Rampelli mi difenda. Come mai? C’è un’animosità che risale ai tempi del congresso di Rieti in cui il Fronte della gioventù si trasformò in Azione giovani. Cosa farà, vista la situazione? Aspettiamo. Sempre da quanto mi è stato detto, la Meloni ha diramato una circolare scrivendo a chiare lettere che almeno in questo momento non è il caso di espellere nessuno dal partito. 8 Domenica 20 luglio 2014 Esteri CLIMA SEMPRE TESISSIMO TRA IL GOVERNO UCRAINO E I SEPARATISTI. RAGGIUNTO UN ACCORDO PER ZONA DI SICUREZZA Aereo abbattuto, è scontro tra Kiev e i filorussi di Giorgio Musumeci un susseguirsi di attacchi quello che si sta verificando tra Mosca, Kiev e i ribelli filorussi dopo la tragedia del Boeing della Malaysia Airlines caduto in Ucraina giovedì scorso. Ieri il governo ucraino ha accusato nuovamente i separatisti accusandolo di avere “abbattuto l’aereo con l’aiuto di autorità russe”. Queste, inoltre, sempre secondo Kiev starebbero aiutando i separatisti a “distruggere le prove” che dimostrerebbero il loro coinvolgimento nella tragedia. Non si è fatta attendere la risposta dei filorussi, che nel pomeriggio, attraverso il loro leader Aleksander Borodai, hanno assicurato che nulla è stato portato via dalle zone in cui sono sparsi i rottami e che nessuna prova è stata inquinata. Borodai ha inoltre fatto notare che “i corpi di innocenti sono distesi a terra, nel caldo”. “Ci riserviamo il diritto, se i ritardi continuano...di cominciare le operazioni per portarli via”, ha aggiunto, “chiediamo alla Federazione Russa di aiutarci con questo problema e di mandarci i loro esperti” È svanita, dunque, qualunque trattativa per assicurare una zona di sicurezza sul luogo della strage. Proprio ieri mattina, prima delle accuse incrociate con i filorussi, Kiev aveva annunciato che membri È del gruppo di contatto che comprende Ucraina, Russia e Osce avevano raggiunto un accordo con i separatisti proprio per “l’attuazione di una zona di sicurezza di 20 chilometri”. Tuttavia, poco dopo è arrivata secca la smentita di uno dei leader della Repubblica Popolare di Donetsk, Sergei Kavtaradze, che ha negato l’esistenza della zona di sicurezza, ricordando invece come vi siano ancora “attività militari da quelle parti”. Del resto, un’idea su quale fosse la situazione sul luogo dello schianto era stata già data dagli osservatori internazionali giunti in Ucraina per indagare sull’accaduto. Secondo quanto raccontato da Michael Bociurkiw, portavoce per l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (Ocse), gli esperti sono stati accolti con ostilità dagli uomini armati sul posto, aggiungendo che il gruppo è potuto restare in zona solo per 75 minuti riuscendo quindi ad esaminare soltanto 200 metri della scena prima di essere costretti ad andarsene. In tal senso, molti Paesi hanno chiesto ai ribelli di non ostruire l’accesso all’area per consentire agli investigatori di eseguire al meglio i rilevamenti necessari a conoscere la verità. Nonostante le dichiarazioni al vetriolo dei giorni scorsi, la cancelliera tedesca Angela Merkel ha avuto un contatto telefonico con il presidente russo Vladimir Putin, al quale ha ribadito appunto l’importanza di “un’inchiesta attenta oggettiva”. Dello stesso avviso sono i capi di Stato olandese, britannico ed australiano, che sentiti dal presidente americano Barack Obama, hanno invocato “un’indagine completa, indipendente e credibile condotta immediatamente e senza impedimenti da investigatori internazionali”. Intanto, i servizi di emergenza proseguono il drammatico recupero dei corpi su un’area vastissima. Le vittime recuperate, al momento, sono 186, ma il numero è destinato a salire inesorabilmente. A complicare ulteriormente le operazioni è il caldo, che velocizza, tra l’altro, la decomposizione dei corpi. Alle operazioni di ricerca partecipano 170 persone, tra cui alcuni sommozzatori, impegnati nelle operazioni nei pressi di un lago vicino. La Malaysia Airlines ha annunciato che rimborserà i passeggeri che cancellano le loro prenotazioni, anche chi non ha biglietti rimborsabili. La compagnia aerea ha anche precisato che i viaggiatori che desiderano apportare modifiche ai propri itinerari su qualsiasi destinazione verranno esentati dalla penale per il cambio della prenotazione. “Tali esenzioni – ha precisato la società – sono applicabili solo dal 18 al 24 luglio 2014, per viaggi tra il 18 luglio ed il 31 dicembre 2014″. NELLE ULTIME ORE UCCISI ALMENO TRENTACINQUE PALESTINESI DAGLI ATTACCHI ISRAELIANI. BAN KI-MOON TENTA LA MEDIAZIONE Ancora sangue a Gaza, oltre 300 morti ale ancora il numero delle vittime dello scontro tra israeliani e palestinesi. Nella giornata di ieri, almeno trentacinque palestinesi sono stati uccisi da tank e dai raid dell’esercito di Tel Aviv contro la Striscia di Gaza, portando a 334 il numero totale delle vittime palestinesi e 2270 feriti a 12 giorni dall’inizio dei conflitti. Quarantotto ore dopo l’avvio dell’operazione via terra, l’esercito israeliano afferma di aver identificato 21 tunnel, pari a circa il 70 per cento del totale. Tutti realizzati sotto la frontiera per consentire incursioni a sorpresa. I servizi di emergenza di Gaza riferiscono di bombardamenti intensi verificati nella notte tra venerdì e sabato nei quartieri di Beit Lahia. Il primo attacco ha ucciso sette persone, tra cui una donna, all’uscita di una moschea di Khan Younes, nel sud della Striscia. Altre due persone sono state uccise subito dopo in due attacchi distinti a Beit Hanoun, nel nord, e a Deir al-Balah, nel centro della Striscia, e infine altre due in due diversi raid ancora a Khan Younes. Sempre a Khan Younes, cinque corpi sono stati estratti dalle rovine di una casa colpita dal fuoco israeliano. Lo riferiscono i servizi di emergenza di Gaza, citati dalla agenzia di stampa Maan. Dall’altra parte, la tv israeliana Canale 10 ha reso nota la morte di un civile israeliano ucciso da un razzo di Hamas sparato da Gaza ed esploso in un insediamento di beduini nel Neghev. Cresce, intanto, il numero dei palestinesi di Gaza sfollati negli edifici dell’Unrwa (l'agenzia delle Nazioni Unite per i profughi). In due giorni sarebbero passati da 40mila a 55mila unità. Secondo quanto riferito dalla radio militare israeliana, inoltre, l’esercito di Tel Aviv ha ordinato agli abitanti di due campi profughi nella zona centrale di Gaza, al Maghazi e Nusseirat, di sgomberare le proprie abitazioni S per non restare coinvolti in futuri combattimenti. La radio militare israeliana ha comunicato inoltre di aver ucciso “un terrorista” che ha cercato di infiltrarsi in territorio israeliano dalla Striscia con l’obiettivo di “fare una strage in un villaggio di frontiera”. Si combatte anche lungo la frontiere tra la Striscia e Israele, dove un commando di miliziani di Hamas si è scontrato con i soldati dello Stato ebraico. In pre- cedenza le Brigate Ezzedine Al-Qassam, braccio armato del movimento islamista, avevano riferito che suoi uomini si stavano scontrando con i soldati israeliani in un’operazione “dietro le linee nemiche”, quindi nel territorio di Israele. Continua, nel frattempo, l’impegno della diplomazia internazionale. In Israele e nei Territori palestinesi è arrivato il Segretario ge- nerale dell’Onu Ban Ki-moon, intenzionato ad accelerare gli sforzi per raggiungere un cessate il fuoco. Avrà colloqui con tutte le parti. Abu Mazen, presidente dell’Autorità palestinese, chiede a Israele di “fermare le operazioni di terra” e suggerisce a Ban di “mettere l’intera popolazione palestinese sotto la protezione dell’Onu”. G.M. 9 Domenica 20 luglio 2014 Dall’Italia LE ORGANIZZAZIONI CRIMINALI PAGANO PROFUMATAMENTE GLI SCAFISTI In un viaggio il guadagno di due mesi da pescatore Arrestato il 27enne Saber Helal ha confessato: “Mi sono arruolato con loro per guadagnare soldi” La scorsa settimana era finito in manette Zied Karaoui, aveva nascosto nelle infradito tremila euro n una sola sera ha guadagnato ciò che solitamente prende in due anni. È con questa frase che si è “giustificato” Saber Helal, lo scafista di 27 anni fermato nella mattinata di venerdì a Pozzallo, in provincia di Ragusa, dopo lo sbarco di 251 immigrati. Era stata la pattuglia della guardia costiera “A. Peluso” di Messina ad intercettare mercoledì nelle acque a largo delle coste libiche un barcone di legno di 18 metri a 40 miglia da Tripoli, in precarie condizioni di stabilità. Immediatamente, “grazie” a Mare Nostrum, sono scattate le operazioni di soccorso: mezzi e uomini della marina militare italiana sono andati a recuperare i “disperati”alle porte dell’africa per poi accompagnarli nel porto di Pozzallo. Sono stati proprio i 251 nuovi arrivati, tra siriani e nigeriani, ad indicare lo scafista che cercava di mimetizzarsi tra gli stranieri. Secondo quanto accertato, il viaggio verso le coste italiane era stato organizzato sia da cittadini libici che dal tunisino. Dalle indagini effettuate è stato possibile accertare che i profughi hanno pagato per il viaggio un “biglietto” di 1.500 dollari. Facile risalire al guadagno per l’organizzazione criminale che per la singola tratta (o meglio, per abbandonare le “carrette del mare” al largo delle coste africane) ha ricavato ben 375mila dollari. I Zied Karaoui Non difficile da immaginare come anche i giovani vedano nell’attività una fonte di ricchezza. “Sapevo che in Libia cercavano scafisti, sono andato lì e mi sono arruolato con loro per guadagnare soldi – ha detto Saber Helal, che dovrà rispondere del reato di introduzione illegale di immigrazione clandestina – faccio il pescatore ma quello che prendo in un solo viaggio per portare persone è lo stesso che guadagno in 2 anni”. Cifre da capogiro quelle intascate dai giovani per farsi carico della traversata, come dimostrato dall’arresto la scorsa settimana di Zied Karaoui, tunisino di 22 anni. L’uomo aveva nascosto i suoi profitti in una ciabatta infradito: ben 3.000 dollari occultati in un incavo della scarpa. I 297 eritrei arrivati lunedì 7 luglio a Saber Helal Pozzallo erano stati soccorsi a sud di Malta ed erano stati portati in Sicilia dalle motovedette della guardia costiera. Le indagini hanno permesso di individuare quasi immediatamente lo scafista, l’unico non eritreo a bordo del peschereccio. Fondamentali anche le testimonianze dei profughi, che avevano fin da subito indirizzato i sospetti sul 22enne, il quale dopo un lungo interrogatorio ha confessato. Schiacciante la prova dei soldi: ben 3mila dollari nascosti nelle infradito, che , come confessato dallo stesso Zied Karaoui, erano parte del guadagno ottenuto proprio come scafista. Altro denaro era già stato depositato su un libretto postale, sequestrato dagli agenti. Anche in questo caso, secondo quan- GENOVA to emerso dalle indagini, ogni eritreo ha pagato in media 1.500 dollari per un totale di circa 450mila dollari. Denaro che continua ad essere intascato da organizzazioni criminali che utilizzano sempre lo stesso metodo, ormai assodato e raccontato dagli stessi immigrati. “Come molti miei concittadini eritrei ho deciso di tentare la fortuna e di trasferirmi in Svizzera – ha raccontato uno dei rifugiati – Tre settimane fa alcuni uomini, ai quali mi ero rivolto, mi hanno fatto oltrepassare la frontiera, il tutto a seguito di un compenso di 1500 dollari. Ci hanno portato in una zona di campagna e qui siamo stati messi all’interno di una struttura abitativa che era una casa di grosse dimensioni. Abbiamo trascorso tre settimane senza mai uscire all’esterno. Ciò per un esplicito ordine da parte dei libici e del soggetto sudanese che quotidianamente vedevo arrivare nella struttura per portarci del cibo. Non era possibile, tentare di scappare dalla struttura dalle finestre: eravamo al secondo piano di uno stabile, mentre al terzo piano dello stesso vi era altro appartamento adibito ad alloggio per le sole donne. La partenza senza preavviso dalla casa è avvenuta nella giornata del 5 luglio, alle ore 14, e tutti quanti siamo stati nuovamente stipati sui cassoni di alcuni camion. Sulla spiaggia abbiamo poi aspettato l’arrivo di altri gruppi di persone, anche loro destinati a partire. A mezzanotte tutti quanti, a gruppi di quarantacinque, abbiamo preso posto su di un gommone dove si trovavano tre libici. Poi, dopo un breve tratto in mare, siamo saliti tutti quanti su di un battello in legno, quello poi utilizzato per il viaggio. Alcuni di noi, esclusivamente uomini, venivano fatti sistemare all’interno della stiva del battello mentre, altri, sulla coperta. Abbiano navigato per qualche ora, poi utilizzando un grosso apparecchio telefonico munito di antenna, lo scafista ha telefonato per chiedere aiuto”. Un sistema collaudato che andrebbe spezzato alla testa. Ciò che si individua invece è solamente la coda: gli scafisti. Sono 62 quelli finiti in manette solamente per mano della polizia giudiziaria a Pozzallo dall’inizio del 2014. Barbara Fruch QUEL MANIFESTO A TORINO Madre vende la figlia per 150 euro ad un anziano La sedicenne nigeriana, costretta a prostituirsi ha raccontato tutto ai suoi compagni di scuola V endeva la figlia di 16 anni a un sessantenne che ne abusava sessualmente. Ancora un caso di prostituzione minorile quello che arriva da Genova. Protagonista della squallida vicenda una nigeriana, pronta ad incassare per ogni prestazione sessuale della minore 150 euro. La storia è emersa nei giorni scorsi, quando la giovanissima si è confidata coi compagni di classe e con un professore di psicologia, facendo prontamente scattare la denuncia e le successive indagini. Sul caso sono intervenuti i carabinieri, nell’ambito di un'inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Vincenzo Scolastico e dal pm Federico Manotti. Dall’analisi dei tabulati telefonici della donna sono emersi i numerosi contatti avuti col 60enne, D. A. le sue iniziali, dal novembre 2013 fino al marzo dello scorso anno, tutti volti proprio agli incontri a pagamento con la figlia. L’uomo è ora agli arresti domiciliari e deve rispondere di induzione alla prostituzione minorile e di violenza sessuale. Niente manette per la donna che è sottoposta a divieto di avvicinare la figlia e risulta invece inda- Antifascisti? Sì, ma da errore blu na foto del Duce, ribaltata. E lo slogan: “Non appenderti ad un idea sbagliata: rifiuta il fascismo”. È il tono del manifesto apparso ieri a Torino. E attenzione, quanto riportato tra virgolette è testuale, anche nell’assenza di quell’apostrofo che invece sarebbe quanto meno d’uopo. Ma tant’è: i gruppuscoli antifascisti che agitano la scena pseudo-politica sotto la Mole si sono già contraddistinti per prove di particolare intelligenza: dalla distruzione di una targa di commemorazione ai Caduti delle Foibe in poi. Così hanno cercato di fare un po’ di rumore appendendo questo cartello, con tanto di firma pubblicità progresso, ovviamente falsissima. Come spesso avviene, il boomerang è do- U gata soltanto per induzione alla prostituzione minorile. La ragazza è stata invece affidata a un istituto di accoglienza per minori. Una terribile storia che, per certi versi, ricorda il celebre scandalo delle baby squillo dei Parioli, dove una delle madri delle due adolescenti cadute nel tunnel della prostituzione è stata arrestata e condannata a risarcire la figlia di cui ha perso la podestà. B.F. lorosamente tornato nei denti di chi ha redatto questo messaggio da errore blu. Innanzitutto, per l’utilizzo di una sigla (Pubblicità progresso) che è vietato senza autorizzazione. In secondo luogo, per il pessimo gusto che hanno nel non voler minimamente rispettare né l’altra parte, né i morti. Infine, per aver firmato questa esecuzione della grammatica tanto clamorosa da smentire una volta per tutta che “la cultura è a sinistra”. Cos’altro dire? Poco, solo qualche parola ai coraggiosissimi firmatari (anonimi) del manifesto. Non appenderti ad una vita sbagliata: se almeno avessi studiato un po’ di più, forse oggi non scriveresti queste stronzate. Robert Vignola 10 Domenica 20 luglio 2014 PISA ALL’ISOLA DEL GIGLIO CONTINUANO LE OPERAZIONI DI RIGALLEGGAIMENTO Prende la pensione da cieco: e conta i soldi Si è appropriato indebitamente di 47mila euro: il 56enne è ora accusato di truffa sciva di casa e faceva acquisti senza nessun problema. Nessuna traccia di quella invalidità, attestata solamente sulla carta, che in pochi anni gli ha fruttato di oltre 47mila euro. Il falso cieco è scoperto dalla Guardia di Finanza di Pontedera, nell’ambito di articolate indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Pisa. L’uomo, di 56 anni e residente in provincia di Pisa, da circa quattro anni percepiva l’indennità di invalidità civile e quella di accompagnamento perché non vedente. Secondo quanto appurato invece dalle Fiamme Gialle il soggetto si muoveva autonomamente e con assoluta disinvoltura: usciva di casa, passeggiava da solo, faceva acquisti nei negozi scegliendo con cura i prodotti che pagava regolarmente, controllando l’esattezza del resto, accompagnava la figlia minore a scuola. L’uomo, che ha percepito dal 2011 una indennità di accompagnamento di circa 1.200 euro mensili, è riuscito simulando abilmente un grave stato di invalidità a farsi riconoscere dall’Asl di Pisa i benefici previsti dalla legge per i non vedenti. L’attività d’indagine Dall’Italia U Concordia, tutto pronto per l’ultimo viaggio: si salperà martedì per Genova La nave sarà rialzata fino a un pescaggio di 17,5 metri, a cui si aggiunge uno per l’imbragaggio. A trainarla saranno due rimorchiatori oceanici opo oltre novecento giorni la Concordia lascerà l’Isola del Giglio. È previsto per martedì l’ultimo viaggio della nave da crociera, naufragata il 13 gennaio 2012 nel mare toscano. A confermarlo il Capo di Dipartimento della protezione civile Franco Gabrielli, durante la conferenza stampa al Giglio, spiegando che “si è deciso di iniziare le operazioni di allontanamento vero e proprio dopo l’arrivo del primo traghetto proveniente dalla costa”, atteso per le 8.30. Per sistemare i rimorchiatori nella giusta posizione e mettere il convoglio nella condizioni di partire serviranno, è stato detto, dalle quattro alle sei ore. La Concordia potrebbe dunque salpare tra le 13 e le 15. Fino ad allora nessuna nave potrà avvicinarsi all’isola. La nave sarà rialzata, come previsto, fino ad un pescaggio di 17,5 metri, a cui si aggiunge un metro per l’imbragaggio. Durante il viaggio la nave sarà però abbassata fino a circa venti metri, perché in questo modo si ridurranno notevolmente i rischi dovuti alle sollecitazioni sulle strutture da parte del vento e delle onde. Poi, davanti al porto di Voltri, sarà rialzata nuovamente. A trainare la Concordia con il suo “ciambelline” di trenta cassoni nel suo viaggio verso Genova di circa 200 D condotta ha consentito la denuncia dello stesso all’autorità giudiziaria per il reato di truffa ai danni dello Stato ed è stato disposto il sequestro cautelativo dei beni necessari a risarcire l’Erario per avere percepito illegittimamente l’indennità di invalidità quantificata per un importo complessivo superiore a 47mila euro. La sede provinciale dell’Inps di Pisa ha già provveduto alla sospensione del pagamento dell’indennità di accompagnamento del soggetto interessato. L’operazione di servizio conclusa, si inserisce nel quadro delle azioni e delle attività condotte dalla Guardia di Finanza in materia di spesa pubblica a tutela delle uscite del bilancio locale e nazionale. Barbara Fruch CHIVASSO miglia marine, ad una velocità di appena 2 nodi l’ora, saranno due rimorchiatori oceanici: il Blizzard, che è il capofila, ha un equipaggio olandese, mentre il suo gemello batte bandiera del Vanuatu, arcipelago del Pacifico. Nessuno, salvo i natanti autorizzati, si potrà avvicinare al convoglio a meno di tre miglia, ovvero una distanza di circa sei chilometri. A bordo della relitto in viaggio verso Genova “non ci saranno più di 12 persone, con un piano di evacuazione e discesa rapida in qualunque posizione si trovino nella nave” ha spiegato Franco Porcellacchia, capo del progetto di rimozione NAPOLI aggiungendo che sarà il comandante del rimorchiatore capofila a scegliere in base alle condizioni meteo tra le due rotte identificate dalla Costa Crociere. Tra le due autorizzate, la più probabile è comunque quella che piega a nord e poi a ovest. Intanto è riemerso dal mare il ponte 4, chiamato “Grecia”, quello dove i soccorritori hanno recuperato la maggior parte delle vittime del disastro. Il relitto, dicono i tecnici, è stabile e sono in corso le operazioni per gestire il riempimento e lo svuotamento dei cassoni di zavorra. Carlotta Bravo PORDENONE Esplode palazzina: un ferito grave Cinese aggredita: è in fin di vita Trascinato dalla corrente: muore escursionista L’uomo ha ustioni sul 90% del corpo A causare l’incidente una fuga di gas La 24enne Di Chen trovata da un passante, sanguinante a terra Il 39enne umbro stava praticando canyoning con un gruppo di amici n ferito grave e due feriti lievi. Sarebbe questo il bilancio dell’esplosione che si verificata ieri pomeriggio in una palazzina di due piani a Chivasso, nel torinese. Dalle prime informazioni a causare l’incidente sarebbe stata una bombola di gas. L’allarme è arrivato poco dopo le 17, quando alcuni testimoni hanno visto le fiamme svilupparsi all’interno di un alloggio. Pochi istanti dopo il boato, che ha mandato in frantumi tutti gli infissi della facciata, e le fiamme. Sul posto sono arrivati vigili del fuoco, carabinieri e 118. L’esplosione, probabilmente causata da una fuga di gas dall’impianto centralizzato, si è verificata nell’alloggio al primo piano della palazzina al civico 44 di via Caduti per la Libertà. Ed è proprio da quell’alloggio che è stato estratto dalle macerie un ferito, Portase Andone, origini romene, che U ggredita e ridotta in fin di vita. È successo a Napoli. La vittima, Di Chen, cinese di 24 anni, è ricoverata all’ospedale “Loreto Mare” con grave ferite al cranio. A lanciare l’allarme è stato un passante che ha notato la donna a terra all'incrocio tra via Parma e via Pavia, a meno di 200 metri dalla affollata stazione centrale. Nessun testimone si è fino a questo momento presentato per raccontare quanto accaduto. A terra è rimasta una chiazza di sangue proprio sulle strisce pedonali. Di sicuro la donna ha subito un colpo particolarmente violento o per un tentativo di rapina, o per un’aggressione ma non si esclude alcuna ipotesi. Come scrive “Il mattino” ai carabinieri che indagano sulla vicenda il marito (che non era con lei al momento del fatto) ha riferito che la donna aveva con sé una borsa che non è T A ha riportato gravi ustioni sul 90% del corpo e lotta tra la vita e la morte. Feriti, ma non in pericolo di vita, anche due 80enni trasferiti in ambulanza all’ospedale di Chivasso. Sono stati investiti dai vetri infranti della loro finestra, nell’edificio accanto alla palazzina esplosa. Gravi i danni provocati anche agli edifici limitrofi: l’onda d’urto dell’esplosione ha divelto le inferriate dalla casa di fronte. I pompieri stanno verificando la stabilità della struttura, composta da sei alloggi, e in modo particolare il tetto, che potrebbe essere stato danneggiato. M.M. ragedia nel pordenonese. Un escursionista di Spello (Perugia) , M.M., di 39 anni, è morto oggi pomeriggio dopo essere caduto in un torrente della Val Zemola, nel comune di Erto e Casso L’uomo stava praticando canyoning assieme a un gruppo di amici, sotto la guida di un istruttore. Secondo una prima ricostruzione, avrebbe perso l’appiglio della corda che si utilizza per oltrepassare un punto molto impervio della discesa e sarebbe stato trascinato dalla corrente. La scena si è svolta sotto gli occhi degli amici, ancora sotto choc. A nulla è servita la corsa egli uomini del soccorso alpino della Valcellina: quando il personale intervenuto è arrivato sul posto, purtroppo, non c’era già più nulla da fare. Sono in corso le indagini, da parte dei carabinieri del comando provinciale di Pordenone, per verificare cause e dinamica dell’incidente. Il canyoning (o torrentismo) infatti stata trovata. I militari hanno effettuato accertamenti sia nell'abitazione che nel negozio di cui i due sono proprietari in via Argine a Ponticelli. Particolare questo da non sottovalutare. E mentre nel quartiere c'è chi sostiene che la donna stava parlando al telefono e che un uomo, comparso alle spalle, l'avrebbe trascinata a terra per portarle via l'iPhone, non si può escludere che dietro il fatto ci siano regolamenti di conti con la mafia cinese. M.M. normalmente non è un’attività pericolosa e prevede la discesa di gole naturali percorse da piccoli corsi d’acqua. A differenza di altri sport acquatici con cui spesso viene confuso (rafting, kayak, hydrospeed) si percorre il torrente a piedi, senza l’ausilio di gommone o canoa. Un percorso di torrentismo si svolge all’interno di gole profondamente scavate nella roccia, caratterizzate in genere da forte pendenza. Gli ostacoli sono quindi costituiti da cascate, salti di roccia, scivoli, corridoi allagati, laghetti. Proprio durante uno di questi “ostacoli” è successo l’inB.F. cidente. 11 Domenica 20 luglio 2014 Dall’Italia BRAN.CO ONLUS PRESENTA UN'INIZIATIVA DEDICATA AL FONDAMENTALE OBIETTIVO DELLA TUTELA DELL'INFANZIA Progetto Nemo: idee in difesa dei bambini Consigli e schede dedicate ai più piccoli e a chi se ne occupa, per “navigare sicuri” anche durante le vacanze a tutela dell’infanzia, in tempi difficili come quelli attuali, è un obiettivo di fondamentale importanza. Ed è sulla base di questa premessa che l' Associazione Bran.co Onlus, da tempo impegnata nella realizzazione di varie iniziative di rilevanza sociale ad ampio raggio, ha predisposto ed organizzato un nuovo progetto, dedicato sia ai bambini e agli adolescenti, sia ai genitori e agli educatori che se ne occupano. L'idea è quella di aiutare i soggetti interessati a prevenire i rischi e i pericoli che si nascondono nella vita quotidiana e nell'universo della rete, alla quale oggi come oggi anche i più piccoli hanno tantissime possibilità di accedere. “Punti cardine della tutela dell’infanzia – si legge sul sito dell'associazione – sono la vita del bambino L e la sua formazione e fondamentale, in questo, è il ruolo ed il compito di cura, tutela ed educazione alla vita che hanno la famiglia e le scuole di ogni livello. Per poter ottenere migliori risultati nelle attività di prevenzione e contrasto degli abusi sui minori, nasce il progetto ‘Nemo. Navighiamo sicuri’, per informare e fornire linee guida a bambini, studenti, genitori ed educatori”. Un’idea questa che l’associazione ha già presentato in due asili della provincia di Milano e che, nella versione estiva “Nuotiamo sicuri” (focalizzata sulla difficile e purtroppo sempre più diffusa problematica delle “scom- parse”), sta diffondendo su internet mediante la pubblicazione progressiva di schede con indicazioni e consigli molto utili, anche e soprattutto in un periodo come quello vacanziero in cui, purtroppo, i pericoli per i più piccoli sembrano aumentare. Ed ecco allora il primo consiglio che Bran.co Onlus dà a chi si prende cura dei bambini, in un clima magari un po’ più rilassato come quello delle ferie: “assicuratevi che il vostro bambino conosca il suo nome completo e il vostro numero di telefono o che comunque abbia sempre con sé un bigliettino con questi dati”. Un elemento molto importante, anche per contrastare il dato purtroppo in crescita relativo al numero delle scomparse di minori - sono centinaia ogni giorno, in tutta Europa e nel mondo – per lo meno quanto alla quota relativa a quelli che si perdono. E’ importante inoltre assicurarsi “che il bambino stia sempre lontano da pozzi, fiumi, mare , laghi o qualsiasi altra fonte d’acqua se non c’è un adulto con lui, e che comunque giochi sempre in posti sicuri”. E ancora: “il bambino deve sapere che le parti del corpo coperte dal costume sono private. Se qualcuno tocca quelle parti, o chiede anche solo di togliere il costume facendolo sentire a disagio, deve dire NO, anche se questa persona è un adulto”. Consigli questi la cui importanza è evidente. Per garantire ai bambini non solo una vacanza serena, ma anche e soprattutto un'infanzia protetta e sicura. Cristina Di Giorgi IL MONDO GAY E LA VOLONTÀ DI INSERIRSI IN UNO SPORT CONSIDERATO UN PO' MACHISTA MA NON PARTICOLARMENTE OMOFOBICO Squadra di rugby arcobaleno? Non ce n’è bisogno Spampinato: “Non create ghetti in un mondo che non ne ha. Nell'ambiente della palla ovale l'integrazione c'è già” I l rugby è uno sport di squadra che, in molti sensi, ha tantissimo da insegnare al forse sopravvalutato calcio. Chi si è avvicinato, anche solo di sfuggita, al mondo della Palla ovale, sa infatti molto bene che si tratta di un ambiente ancora pulito, fatto di fango e sangue, di impegno a superare sé stessi e a dare tutto per la squadra, di rispetto per gli avversari, in campo e fuori. Un ambiente, insomma, che ha assai poco in comune con gli eccessi, i protagonismi e le contaminazioni politiche (in senso negativo) presenti purtroppo in altri contesti sportivi. Non è un caso, infatti, che i giocatori di rugby sulla maglia non hanno il proprio nome, ma soltanto un numero, ad indicare che quel che conta non è l'uomo in sé ma il ruolo che ricopre in campo. Né che dopo le partite giocatori e tifosi di entrambe le compagini che si sono scontrate si ritrovino a celebrare il rito del Terzo tempo, bevendo insieme. E ancora, su questa stessa linea, non sono un'eccezione le squadre composte da giocatori diversi per provenienza territoriale, condizione sociale, idea politica e quant'altro caratterizzi l'esperienza personale di ciascuno. Un quadro eccessivamente roseo ed ottimistico? No. E' la pura realtà. E qualunque giocatore di rugby può confermarlo. La speranza è che si continui così, difendendo questa purezza sportiva da intrusioni che non hanno niente a che vedere con lo spirito della palla ovale. Come quella che ha visto una squadra amatoriale della Capitale rifiutarsi di scendere in campo perché uno dei giocatori avversari era di idee politicamente opposte. Come anche, nel rispetto delle inclinazioni e dei diritti di ciascuno, la creazione di un team espressamente gay friendly. “Il mondo del rugby – si legge sul sito della squadra in questione – non è particolarmente omofobico, ma spesso si sente parlare del rugby come di uno sport per veri maschi, contribuendo a dargli un'immagine eccessivamente machista. Ecco perché abbiamo deciso di creare una squadra: vogliamo offrire ai ragazzi gay l'op- portunità di iniziare a giocare a rugby in un ambiente privo di pregiudizi, dove tutti si sentano accettati e rispettati indipendentemente dal loro orientamento sessuale”. Intenzioni più che legittime per carità. Ma del tutto fuori contesto in riferimento all'ambiente a cui si riferiscono. “Fate una squadra di rugby. Rugby e basta. E scoprirete – dice in proposito Alberto Spampinato, giocatore e appassionato della Palla ovale – che nel rugby troverete già inclusione, integrazione e voglia di stare assieme al di là di qualsiasi divisione o differenza. Se non pensate questo, ma preferite crearvi piccoli ghetti in un mondo che è già capace di abbattere qualsiasi muro... aria! Non è lo sport per voi”. CdG LO SCANDALO NEGLI ATENEI DI BARI, TOR VERGATA, NAPOLI E SALERNO Test di medicina irregolare: il Tar dà ragione agli studenti Dopo oltre tre mesi dalla prova di ingresso, arriva la sentenza sul ricorso: 2mila bocciati dovranno essere ammessi on avevano passato la prova, ma potranno iscriversi all’università. Oltre duemila studenti bocciati lo scorso aprile al test di ingresso alla facoltà di Medicina, Veterinaria, Odontoiatria e Architettura in vari atenei italiani sono stati ammessi. A decretarlo è stato il Tar del Lazio che ha accolto l’istanza cautelare, disponendo ai ricorrenti l’immatricolazione con riserva e in sovrannumero e la frequenza delle lezioni negli atenei di Bari, Tor Vergata, Napoli e Salerno. All’origine del maxi ricorso collettivo intentato dall’Udu (Unione degli universitari) l’associazione studentesca rappresentata dai legali Michele Bonetti e Santi Delia, e per il quale venerdì, N sono state emesse le prime 15 ordinanze (corrispondenti a circa 2mila studenti), c’era stato proprio il caso Bari: l’8 aprile si presentano tra i banchi 3.028 candidati, distribuiti in 35 aule. In una di queste aule al momento dell’apertura degli scatoloni contenenti i plichi, ne venne trovato uno manomesso. La prova venne regolarmente svolta ma gli studenti segnalarono quanto accaduto. L’episodio non è l’unico: a valanga uscirono denunce da Salerno e Napoli per la presunta mancanza di anonimato e per ultima Tor Vergata, in cui risultarono vincitori un gruppo corposo di studenti provenienti tutti dalla stessa provincia. “Schede anagrafiche raccolte e conservate separatamente rispetto alla busta del Miur contenente i materiali d’esame; codici alfanumerici (che rendono possibile l’abbinamento al nome, ndr) visibili; un imprecisato numero di plichi di concorso sostituiti dalla Commissione per errori di compilazione da parte dei singoli candidati o per difetti dei plichi stessi”, elenca l’avvocato Bonetti, che nei ricorsi ha precisato come sia possibile, banalmente “chiedendo la sostituzione del plico”, far conoscere il proprio codice segreto alla commissione. Insomma, “il vizio dell’anonimato e la violazione della segretezza concorsuale”, secondo i legali (e i giu- dici), hanno compromesso in molti casi l’esame. Almeno 2mila volte, se si tien conto delle decisioni favorevoli che il Tar sta emanando in queste ore. “Ma che saranno vicine a 5mila, quando tutti i ricorsi saranno esaminati e decisi - prosegue Bonetti - E non abbiamo motivo di ritenere che si arrivi a conclusioni diverse: le basi dei ricorsi sono le stesse”. Una decisione che inevitabilmente mette in discussione l’intero sistema. “Serve altro per dimostrare l’inefficacia di questo metodo di selezione degli studenti? – ha precisato Gianluca Scuccimarra, Coordinatore dell’Unione degli Universitari – Abbiamo fin da subito criticato tale sistema, e oggi raccogliamo i frutti di tanti anni di proteste e denunce. Adesso, dopo oltre 2000 ricorrenti, il ministro deve cambiare le regole di un gioco truccato, e le deve cambiare con le vittime di questi anni, ovvero gli studenti; per questo chiediamo una risposta immediata sia al capo del Governo Renzi, che al il ministro Giannini. Oggi si è chiusa un'epoca, caratterizzata dal numero chiuso, ed è necessario aprire una nuova fase dell'università italiana che elimini i test d'ingresso e il numero chiuso”. A Scuccimarra fa eco Massimo Cozza, Segretario Nazionale FpCgil Medici “Il test – spiega – non sembra in grado di garantire trasparenza e pari trattamento per i giovani futuri medici, ne tanto meno una selezione virtuosa. C'è la necessità imminente di riformare il sistema di accesso. Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi faccia chiarezza e il Governo decida: ha ragione la Ministra Giannini, che propone la riforma del numero chiuso sul modello francese, o la Ministra Lorenzin, che nelle sue dichiarazioni non sembra condividerne la proposta? Bisogna conciliare le giuste aspirazioni dei giovani con la necessaria selezione. Ma è evidente, e la sentenza del Tar non fa che confermare questa tesi, che una riforma è necessaria. Renzi ci metta la faccia”. Carlotta Bravo 12 Domenica 20 luglio 2014 Libri DAL ROMANZO PIÙ LEGGERO AL LIBRO PIÙ IMPEGNATO, LE NOVITÀ E I CLASSICI CHE NON TRAMONTANO MAI Letture per l’estate/7 La rubrica domenicale con i nostri suggerimenti per trascorrere i momenti di libertà concedendosi un po’ di svago ma anche tenendo la mente sempre attiva UN ROMANZO PER RACCONTARE LA STORIA VERA DI UNA GIOVANE DONNA DIVENUTA UN SIMBOLO DELLA LOTTA A COSA NOSTRA “Volevo nascere vento”: Rita e la sua battaglia per la libertà Andrea Gentile narra, con stile semplice e coinvolgente, una vicenda realmente accaduta di Cristina Di Giorgi n libro che narra una vicenda realmente accaduta. Che ha per protagonista una giovanissima ragazza siciliana la quale, grazie anche all'incontro con Paolo Borsellino, è divenuta il simbolo di coloro che credono ancora che contro la mafia è possibile combattere. E fare giustizia. Andrea Gentile racconta la storia di Rita Atria (questo il nome della donna) in “Volevo nascere vento”, un romanzo edito da Mondadori nel 2012 e oggi nuovamente pubblicato in versione “Oscar” (aprile 2014). Rita ha diciassette anni quando abbandona per sempre Partanna, il paese in cui è nata. Dalla provincia di Trapani si trasferisce a Roma insieme alla cognata Piera, per lasciarsi alle spalle l'aria di mafia che ha respirato fin da quando è nata. Suo padre Vito era infatti un uomo d'onore vecchio stampo, rimasto vittima dell'ascesa insanguinata della nuova famiglia dei corleonesi ai vertici i Cosa Nostra. Dopo la morte del padre, a guidare la famiglia U è il fratello di Rita, Nicola, al quale la ragazzina si lega sempre di più. Lui le racconta confidenze e segreti sugli intrighi mafiosi di cui è a conoscenza e le dice di essere intenzionato a vendicare il padre. Ma non fa in tempo a mettere in atto i suoi piani: i corleonesi infatti, riusciti a prezzo di tanto sangue, a fare il salto di qualità criminale a cui puntavano (conquista del potere, riorganizzazione, aumento del volume di affari e radicamento nelle stanze dei bottoni della politica), lo uccidono in un agguato. Piera e Rita, rimaste sole, decidono entrambe di collaborare con la giustizia. Le dichiarazioni della giovane, che ha segnato su in diario che porta sempre con sé tutte le informazioni apprese dal fratello, vengono raccolte da Paolo Borsellino, che riesce fin da subito ad instaurare con lei un rapporto molto confidenziale. Quell'uomo con i baffi, in giacca e cravatta, diventa per lei “lo zio Paolo”. Con lui la ragazza si sente al sicuro e gli racconta tutto quello che sa. Ma quel mondo per il quale la ragazza prova disgusto e repulsione, che le ha portato via l'infanzia e la famiglia e che la costringe a vivere in incognito e sotto protezione per paura di ritorsioni, continua a spargere sangue e morte: il 19 luglio 1992, in via d'Amelio, esplode un'autobomba che si porta via per sempre Paolo Borsellino e i cinque agenti della sua scorta. E' il colpo di grazia per la giovane Rita, che con la morte del giudice vede dissolversi tutte le sue speranze di poter vivere onestamente, liberamente e senza paura. Una settimana dopo l'attentato, la ragazza decide di porre fine a tutto con un tragico gesto. “Rita Atria – scrive Giovanni Basile su Sololibri.net – rappresenta da vent'anni una giovanissima icona per coloro che trovano la forza di ribellarsi all'oppressione, al sopruso, alla violenza della mafia. Una piccola eroina che provò a scardinare il costume omertoso, l'indifferenza, la connivenza dell'ambiente in cui era vissuta, nella speranza di poter aspirare ad un futuro migliore. Una ragazza semplice, acqua e sapone. Un'adolescente dal carattere forte, che affrontò con un coraggio straordinario qualcosa di molto più grande di lei e assai pericoloso, suscitando tanta ammirazione ma anche tenerezza per la sua giovane età”. UNA RILETTURA IMPORTANTE, CHE APPROFONDISCE IN MODO DOCUMENTATO E DIRETTO UNA PAGINA DI STORIA DIMENTICATA La tragedia delle Foibe, tra dolore e memoria Il libro di Federico Goglio, corredato da disegni e immagini, ricostruisce il dramma degli italiani sul confine orientale l saggio che il giornalista milanese Federico Goglio ha dedicato alle drammatiche vicende che gli italiani di Istria, Fiume e Dalmazia hanno vissuto nei mesi confusi e violenti successivi alla fine del Secondo conflitto mondiale non è certo una lettura rilassante. Ma se è vero che in vacanza si va per staccare dallo stress quotidiano delle città, è però anche giusto dedicare una parte del proprio tempo libero ad approfondire fatti che, per troppi anni dimenticati, costituiscono comunque un capitolo (e non di poco conto) del grande libro della storia del nostro Paese. Come appunto la “pagina strappata” che riguarda le foibe e I l'esodo, che il libro di Goglio contribuisce a reinserire nella coscienza e memoria che si auspica divenga presto e per tutti condivisa. “Foibe. Una storia italiana” (Ed. Lo Scarabeo, novembre 2012), scritto dall'autore in collaborazione con il Movimento nazionale Istria Fiume Dalmazia, è un volume documentato e corredato da disegni e immagini. L'approccio sintetico e diretto e lo stile semplice e immediato, fanno di queste pagine un utile strumento per stimolare curiosità e voglia di saperne di più del contesto in cui migliaia di nostri connazionali sono stati barbaramente assassinati e altri (oltre 350 mila) sono stati costretti ad abbandonare per sempre le loro case. Sfogliando questo libro, i lettori saranno messi in grado di comprendere il contesto storico e le fasi del conflitto etnico e politico-ideologico alla radice di quanto avvenuto. E verranno a conoscenza, anche grazie alla prefazione di Guido Giraudo, alle illustrazioni e ai documenti originali riportati in appendice, di vicende, luoghi, date e personaggi. Come Norma Cossetto, vittima simbolo della pulizia etnica slava e Romano Cramer, esule istriano che ha concesso all'autore un'intervista in cui racconta l'esperienza da lui vissuta. “Quanto vale – si chiede Federico Goglio nelle prime pagine del suo lavoro, girando forse anche ai lettori la domanda – una Nazione senza memoria storica? Quanto vale un popolo che non ricorda la strada percorsa, il sentiero che lo ha condotto al presente? Un popolo, fondamento della Nazione, che non ha memoria storica, vale poco. Perché non ha rispetto per i suoi padri. E difficilmente ne avrà per i suoi figli”. CdG LA PARABOLA DI UN EROE FOLLE E CORAGGIOSO, FUORI DALLE REGOLE E DA OGNI CONVENZIONE Guido Keller, un “Asso di cuori” dallo spirito avventuroso e folle Nuova edizione della biografia del celebre pilota legionario, pubblicata per la prima volta nel 1933 uido Keller fu un uomo che definire fuori dall'ordinario è ancora poco. La sua è stata un'esistenza, piena di avventure, imprese straordinarie, guerra e passione. Linfa vitale e adrenalina allo stato puro insomma, che se raccontate diventano una parabola di eroismo e follia. Rampollo di una famiglia aristocratica svizzera trasferitasi a Milano, Keller è stato da molti definito eccentrico e guascone. Fu comunque anche esteta e uomo d'azione, appassionato di letteratura, arte, musica, G filosofia e sport, nonché amante del rischio e restio a sottostare alla disciplina e alle regole dettate dalle convenzioni. La sua biografia, scritta nel 1933 da Atlantico Ferrari, è stata recentemente ripubblicata dalla Aga Edizioni. “Guido Keller. Asso di cuori” (questo il titolo del volume, corredato da sedici tavole illustrative in bianco e nero e a colori) ripercorre, nelle sue 250 pagine, le gesta di quest'uomo fuori dal comune. Che fu “asso dell'aviazione da caccia nel corso della Prima guer- ra mondiale e fece parte della leggendaria squadriglia aerea di Francesco Baracca: sulla carlinga del suo caccia aveva come insegna distintiva, appunto, un asso di cuori. Sempre in prima linea – si legge nella quarta di copertina - durante la guerra conseguì tre medaglie d’argento. Fu poi protagonista della presa di Fiume come braccio destro di Gabriele d’Annunzio, unico a poter dare del tu al Vate, e creò per lui la guardia personale nota come La Disperata”, formata da un gruppo di giovani che non erano stati accettati per altri incarichi. Egli “si distinse in seguito come autore di beffe audaci (sorvolò il Parlamento italiano facendovi cadere un pitale in segno di disprezzo) e di imprese straordinarie in Africa e in Sud-America, per poi morire prematuramente in un incidente d’auto”. Era il 1929 e Keller non aveva ancora compiuto quarant'anni. La sua tomba si trova accanto a quella del Vate. CdG