COMUNE DI CAVRIAGO Provincia di Reggio nell’Emilia ASSESSORATI POLITICHE SOCIALI - PUBBLICA ISTRUZIONE CULTURA - GIOVANI, SPORT E TEMPO LIBERO Presentazione e sviluppo dei progetti Aprile 2014 INDICE INTRODUZIONE ................................................................... pag. 1 EDUCARE UNA QUESTIONE DI COMUNITA’: UN ANNO DOPO... pag. 3 I PROGETTI REALIZZATI ....................................................... pag. 9 GRUPPO REGOLE E FIDUCIA.................................................. pag. 10 GRUPPO BULLISMI E MUTISMI .............................................. pag. 17 GRUPPO AULA O CORRIDOIO ................................................ pag. 21 GRUPPO E’ TUTTA COLPA DELLA TECNOLOGIA ........................ pag. 23 GRUPPO NON FANNO CASINO SOLO QUELLI LA’ ..................... pag. 27 CENTRO STUDIO LAVORO “LA CREMERIA” ............................ pag. 30 TESTIMONIANZE ............................................................... pag. 31 RINGRAZIAMENTI ............................................................. pag. 36 0 INTRODUZIONE Educare è una questione di comunità. Lo è davvero. In un mondo: in cui molto della vita dei nostri ragazzi si gioca fuori dalle mura domestiche. che allarga i propri confini semplicemente accedendo a un Tablet o ad uno Smart Phone. dove i genitori sono travolti dalle difficoltà della vita quotidiana e rimangono sconcertati ed impotenti di fronte a figli che da un giorno all’altro faticano a riconoscerli. che trasforma la demolizione delle regole e delle certezze in un valore. Tutta la comunità è chiamata a gestire questi problemi che l’attraversano; nessun esperto può farlo al suo posto. Dire che la comunità c’entra con l’educazione, equivale a dire che ogni individuo c’entra . Io c’entro. Tutti voi c’entrate. Coloro che non hanno preso parte a questo percorso c’entrano. Sia che ne siamo consapevoli sia che non lo siamo, c’entriamo tutti. Lavoriamo da due anni al progetto tutti insieme affinché tra i cittadini, genitori e non, si diffonda la consapevolezza che il tema dell’educazione non può essere delegato. Lavoriamo assiduamente nel tentativo di incidere sulla cultura educativa delle persone, per far sentire ognuno responsabile dell’educazione di una intera generazione appartenente alla comunità stessa. Nel tentativo di scoprire strategie efficaci per educare al meglio i nostri figli, ci siamo trovati ad educare noi stessi. Lavorare in questo modo, che agli occhi di qualcuno può sembrare lento o dispersivo, è importante: infatti il modo in cui scegliamo di muoverci dice qualcosa di noi: dichiariamo così di rinunciare alla logica del tutto subito e facile, riconosciamo il valore della pazienza, della perseveranza, della fatica e della fiducia reciproca. Dopo aver tanto lavorato come comunità per dare alle nuove generazioni servizi di qualità, raccogliamo la sfida che i nostri ragazzi ci lanciano di lavorare per dare loro valori, riferimenti culturali e principi che favoriscano il loro benessere. Abbiamo per anni costruito coi mattoni ed ora da loro ci è richiesto di riempire le strutture di: impegno,fatica, tempo ed energia. Costruire nelle nostre teste e nei nostri cuori può sembrare inutile o magari utopistico; in realtà è tanto reale come il disagio espresso dai nostri ragazzi. Un disagio che si tocca, si piange, si racconta, si vive, si rifiuta, si nega, si accetta, si subisce, si soffre e, appunto, si lavora. 1 Costruire nella testa e nel cuore della comunità intera significa darci una speranza per il futuro, guardare nella stessa direzione, accompagnare chi cammina accanto a noi. Voglio ringraziare tutti coloro che hanno creduto in questo percorso e che hanno regalato il loro sapere, il loro impegno ed il loro entusiasmo facendosi carico insieme a noi di questa sfida. Genitori, insegnanti, lavoratori ed operatori, consulenti ed amministratori, volontari e cittadini: un esercito di quasi duecento persone. Non li ringrazio come si ringrazia qualcuno alla fine di un percorso: li ringrazio come si ringrazierebbe colui che ci sta accanto quotidianamente proprio perché non si stanca di starci accanto. Ringrazio coloro che oggi, magari convinti da quanto realizzato sin ora, vorranno aderire a questo progetto che rappresenta la nostra speranza per una Cavriago migliore. Francesca Bedogni Assessore Pubblica Istruzione del Comune di Cavriago 2 EDUCARE: UNA QUESTIONE DI COMUNITA’ UN ANNO DOPO 3 3 Educare: una questione di comunità – un anno dopo UN FARE CHE SERVE A PENSARE Educare, una questione di comunità: molto più di un elenco di progetti di Gino Mazzoli (Coordinatore del progetto) “Educare: una questione di comunità” è un progetto sul senso della relazione adulti-giovani, ma anche più in generale della vita nella comunità cavriaghese, che ha preso le mosse da episodi critici, in un caso anche drammatici, che hanno coinvolto ragazzi preadolescenti e adolescenti di Cavriago. Si tratta di un percorso che, partendo dalla consapevolezza che famiglie, associazioni ed istituzioni vivono difficoltà profonde nei rapporti tra adulti e adolescenti, rispetto alle quali non è possibile trovare risposte in solitudine, si è proposto di realizzare un dialogo in grado di coinvolgere tutta la comunità locale intorno al significato dell’educare nel 2013 a Cavriago, per allestire iniziative concrete e condivise dai diversi attori del territorio. Abbiamo iniziato nell’ottobre 2012 con la realizzazione di interviste a un centinaio di adulti che abitualmente (in modo diretto o indiretto) affrontano il tema educativo (genitori e insegnanti, allenatori e dirigenti di società sportive, catechisti ed educatori della parrocchia, rappresentanti di forze dell'ordine, operatori dei servizi sociali e sanitari, responsabili delle organizzazioni di volontariato) e a una trentina di ragazzi delle scuole elementari e medie. Nel marzo 2013 in un incontro pubblico molto partecipato (e divertente) sono stati restituiti (in forma teatrale) gli esiti delle interviste; poche settimane dopo sono stati allestiti 5 laboratori di progettazione partecipata cui hanno preso parte 70 persone appartenenti alle diverse tipologie di cittadini coinvolti nelle interviste. I temi individuati dai laboratori sono efficacemente illustrati dai loro nomi Regole e fiducia: sono gli elementi centrali del rapporto educativo; come li decliniamo a Cavriago in questa società così cambiata? Ci sono profonde differenze tra adulti: non c'è accordo su cosa significhi educare. La società è meno uniforme anche soltanto di vent'anni fa, e con legami sociali meno solidi. Aumenta il narcisismo: desiderio di piacere a tutti i costi, dunque incapacità di mettere dei limiti al desiderio dei figli (paura di non essere più amati) = impossibilità di gestire delle regole (al massimo vengono enunciate ma non hanno sanzioni); ci sono genitori che faticano a diventare adulti. Aumenta l’ insicurezza: nessuno può reggere senza timori una sfida così esigente (si sente il bisogno di ricette; "non so più come fare, maestra!"). Si ha meno tempo per ascoltare perché il lavoro è diventato più complicato e perché si è preoccupati per il fatto che è precario. Si ha meno tempo per ascoltare perché è fratturata anche la coppia; i conflitti interni alla coppia assorbono una quantità crescente di energie L’esito finale è che si oscilla tra atteggiamenti ipercontrollanti (costruire il “piccolo principe” perfetto ) e abbandonici (“non so più come fare, non mi dà più ascolto e non mi parla più, al massimo mi insulta; in fondo è grande, ho 4 Educare: una questione di comunità – un anno dopo fatto quello che potevo, in qualche modo ce la farà; esco con gli amici/le amiche: ho diritto anch'io alla mia vita”). Bullismi e mutismi: spesso ci occupiamo dei bulli perché sono più visibili; forse ci sono dei disagi più silenti (ragazzi in ritiro, che non parlano, che hanno forti difficoltà relazionali) ugualmente critici che per essere percepiti richiedono ascolto e attenzioni specifiche. Tutta colpa della tecnologia?: i problemi che abbiamo con gli adolescenti sono imputabili alla tecnologia (cellulari, pc e altre “diavolerie”) ? è un alieno che colonizza i loro immaginario o c’è anche un problema di ascolto da parte di noi adulti verso i giovani ? e le nuove tecnologie possono essere anche un nuovo importante terreno di confronto e di negoziazione tra generazioni? Aula e corridoio: spesso sottovalutiamo quanto siano importanti i momenti di socializzazione informale, soprattutto a scuola, ma non solo (basterebbe fare riferimento alla nostra esperienza di adolescenti) ; mentre l'enfasi è posta soprattutto sull'aula e sulle performance scolastiche, si sottovaluta che il corridoio, la ricreazione, il cortile all’arrivo e all’uscita, la mensa, lo scuolabus costituiscono, per molti ragazzi poco abituati a vivere un tempo non organizzato, momenti importanti (a volte gli unici) di socializzazione libera. Non fanno casino solo quelli là, però….: come funziona l'integrazione tra le diverse piattaforme continental/culturali presenti a Cavriago? (nord e sud d’Italia; italiani e stranieri; autoctoni e immigrati – anche immigrati dal resto della provincia-); in che misura incide sulle problematiche educative? A parole siamo tutti democratici , antifascisti e antirazzisti, ma nel quotidiano non è semplice gestire le relazioni. I 5 laboratori in una prima fase hanno individuato 18 piste di lavoro a partire dal confronto sulle idee emerse dalle interviste. Questi elementi sono stati presentati in un incontro pubblico svoltosi nel giugno 2013. I laboratori hanno poi proseguito la loro attività definendo una progettazione di dettaglio e in diversi casi attivando già dei percorsi operativi. Per monitorare tutto il processo allestito è stato istituito un gruppo di lavoro che annovera al proprio interno rappresentanti del mondo scolastico, sportivo, religioso e associativo cavriaghese, oltre ad operatori e dirigenti dei servizi e assessori. Un gruppo di grande vivacità che ha definito tempi e modalità del progetto, impegnando molti suoi componenti nelle attività che in questi mesi siamo riusciti a realizzare. Nella tabella che segue sono schematizzate le fasi in cui si è sviluppato il progetto e i diversi prodotti realizzati. 5 Educare: una questione di comunità – un anno dopo LE FASI DEL PERCORSO Tempi Ottobre 2012-gennaio 2013 Azioni Interviste a testimoni della comunità cavriaghese (100 adulti e 30 giovani) Marzo 2013 Incontro di restituzione alla comunità degli esiti delle interviste Avvio di 5 laboratori progettuali (70 persone all’opera) Giugno 2013 Incontro di presentazione dei primi esiti dei laboratori progettuali (18 piste di lavoro) Settembre 2013 Ripresa dei lavori dei laboratori progettuali Aprile 2014 Incontro di presentazione degli esiti dei laboratori progettuali (11 progetti dettagliati di cui alcuni già in atto) La prima parte di questo opuscolo contiene alcune schede che descrivono in forma sintetica gli esiti di ogni singolo laboratorio. Nella seconda parte sono riportate alcune testimonianze di partecipanti ai gruppi di lavoro, oltre ai nomi delle tante persone che hanno dato un contributo a vario titolo a questo avvincente itinerario progettuale. Gli esiti Cavriago è una comunità molto attiva, da sempre attraversata da innumerevoli progetti. Per questo non sembra il numero dei progetti prodotti il criterio per valutare gli esiti di questo percorso. I progetti attivati sono indubbiamente tanti e le persone coinvolte moltissime rispetto al tempo impiegato e ai costi molto contenuti (in prospettiva tendenti allo zero). Ma la vera novità, il valore aggiunto di questo progetto rispetto alle consuetudini cavriaghesi si colloca ad altri livelli. a) questi progetti sono un sistema, sono in rete tra loro b) l’insieme dei progetti costituisce uno spazio pubblico, dove i vari percorsi e i loro stati di avanzamento vengono connessi, comparati, valutati, valorizzati e infine esposti periodicamente alla comunità Va sottolineato che questi due primi aspetti non sono per niente frequenti nel lavoro sociale ed educativo, ma sono ineludibili nel nuovo contesto che si è venuto creando dove, a fonte di una consistente diminuzione di disponibilità 6 Educare: una questione di comunità – un anno dopo finanziarie da parte delle istituzioni, si assiste alla crescita esponenziale di nuovi problemi che attraversano le famiglie. Il nuovo welfare è chiamato a generare insieme ai cittadini nuove risorse, a produrre nuovi servizi a costo zero, a lavorare a cavallo delle tradizionali categorie di utenti (anziani, minori,…), a costruire sinergie tra sottosistemi della pubblica amministrazione abituati a funzionare in modo separato come cane d’organo. Ma anche alla società civile è chiesto di uscire dai propri perimetri e dalle autoreferenzialità che spesso caratterizzano progetti e anche molto innovativi. Dobbiamo tutti farci soglia questo verso le nuove fragilità che attraversano un numero crescente di famiglie, ormai la maggioranza. c) È uno spazio pubblico inclusivo, che non si preoccupa di rivendicare la paternità di progetti nati da questo alveo, ma allestisce una sorta di server che dà spazio, collega , mette in dialogo diverse esperienze, confidando nel fatto che dalla connessione delle differenze possano generarsi nuove idee, nuove energie, nuove risorse d) è un luogo che privilegia il fare, ma lo utilizza come ‘scusa’ per riflettere sul senso di ciò che si fa; i reggiani, e i cavriaghesi in primis, sono persone concrete che amano giustamente “quagliare”; nulla infatti fa appassire le disponibilità all’impegno da parte dei cittadini come una lunga sequenza di incontri su filosofeggiamenti senza arrivare mai a un “dunque”. Allo stesso tempo i cambiamenti che ci attraversano chiedono a persone e organizzazioni una profonda modifica dei punti di vista consolidati, un cambiamento culturale che non è possibile senza aprire finestre riflessive. C’è di più: le persone sono sempre meno disponibili in prima battuta alla riflessione. Molte ansie le pressano e non c’è un’immediata disponibilità a mettersi in gioco. Si chiede di fare, di concretizzare. Sembra perciò corretto assecondare questa esigenza, avendo presente che il cuore del problema sta altrove, vale a dire nell’immaginario che guida le nostre azioni. Credo che questo progetto sia riuscito, attraverso la quantità e qualità dei progetti allestiti, a creare un ambiente in grado di riflettere sul senso delle tante cose che si fanno. Concludendo… Insomma, “Educare: una questione di comunità” ha attivato una dinamica che va ben oltre i temi educativi e potenzialmente può intercettare tutti i problemi della vita di questa comunità. Perché è la comunità la proprietaria di questo progetto. Comunità = società civile + istituzioni, vale a dire quel mix che ha funzionato in modo davvero impressionante in questo anno di lavoro. Vorrei infine ringraziare di cuore le persone che hanno partecipato, per avermi consentito di vivere un'esperienza indimenticabile. Questa comunità trasmette vita. Nella vita ci sono sì conflitti e competizioni, ma senza quest'energia generativa di fondo non avrebbe potuto nascere e svilupparsi la ricchezza di relazioni, intuizioni e concretizzazione pratiche che caratterizza il percorso cavriaghese. Sono trent'anni che mi occupo di servizi alla persona; negli ultimi 15 mi sono dedicato soprattutto ad attivare nuovi servizi di welfare, valorizzando le 7 Educare: una questione di comunità – un anno dopo energie dei cittadini in collaborazione con le istituzioni. Ho incontrato dunque in giro per l’Italia tante persone generose, attive e concrete, ma non mi è mai capitato di imbattermi in un gruppo di lavoro come quello che ha condotto quest’esperienza. Un gruppo difficile da coordinare, con un continuo turnover di presenze, chiacchierone, a tratti persino confusionario. All'inizio mi sono detto: "Ma dove sono finito?". Col tempo ho capito che questo è il modo che utilizza, per rielaborare ciò che fa, la gente “cuariaghina”. Gente che non ha soggezione di nessuno, che ha alle spalle tante esperienze importanti, che vuole “quagliare” rapidamente. Insomma mi sono sentito sfidato e sono stato al gioco. Ed è stato molto interessante e appassionante. Grazie davvero, dunque. Insieme abbiamo avviato una storia. Una storia che ha costruito un ambiente in grado di valorizzare il lavoro di tante persone. Un ambiente che è un nuovo pezzo di welfare allestito coi cittadini in tempi di aumento di problemi e diminuzione di risorse finanziarie. Un pezzo di welfare che è un esempio di un nuovo modo di occuparsi delle criticità che attraversano le nostre famiglie. Gino Mazzoli Coordinatore del progetto “Educare: una questione di comunità” 8 I PROGETTI REALIZZATI REALIZZATI 9 9 Gruppo Regole e Fiducia GRUPPO REGOLE E FIDUCIA L’educazione ci rammenta chi siamo… L’educazione è sapere… L’educazione è evoluzione umana… L’educazione è riconoscersi negli occhi di un altro… L’educazione è avere imparato a ragionare… L’educazione è saper conquistarsi la stima degli altri… L’educazione è provare gratitudine e saperla manifestare… L’educazione è vigile coscienza di esistere… L’educazione è senno del poi e ci muove al rimorso e al rimpianto… D.Demetrio difenderla. L’educazione non è finita. Idee per Regole e Fiducia. Sotto questa voce sono state raccolte alcune delle considerazioni emerse nella prima fase di lavoro del progetto, relativa alla raccolta delle “opinioni dei cittadini” e sintetizzate nei pensieri che seguono. • • • • • Profondo disaccordo fra gli adulti rispetto al significato di educare Narcisismo degli adulti quindi il prevalere del desiderio di piacere ai figli e quindi uno sfrenato e pericoloso assecondare le loro richieste invece di orientare al senso critico Insicurezza di fronte alle sfide educative Minor tempo per ascoltare i figli perché il contesto del lavoro si sono complicati Gli adulti oscillano fra atteggiamenti iperprotettivi e altri di scarsa cura e attenzione. Su queste radici è nato il gruppo battezzato Regole e Fiducia che nel corso del primo appuntamento (5 marzo 2013 – serata pubblica la Multiplo), si è dato come obiettivo l’approfondimento delle questioni educative e del dialogo fra generazioni. L’adesione è stata subito numerosa e varia in termini di tipologia di ruoli. Erano presenti genitori, insegnanti, rappresentanti del volontariato, dello sport e della comunità parrocchiale, spinti da diverse motivazioni. Perché è stato scelto questo gruppo? • • • • • • • • Sono stata coinvolta da uno degli assessori. È un argomento di interesse sociale ed è legato allo sviluppo del territorio. In ambito sportivo regole e fiducia sono elementi basilari. Per dare regole ai miei figli più piccoli e tentare un buon lavoro di prevenzione. Per capire meglio i miei figli adolescenti. Per motivi professionali, lavoro al centro culturale: il Multiplo ha bisogno di regole di convivenza. In parrocchia, attraverso il catechismo, si collabora molto con i genitori. La famiglia è il fulcro delle questioni educative trattate in questo progetto. Desidero un confronto su che cosa vuol dire fiducia. A scuola, dove insegno, si investe molto su questo tema, perché attraverso la fiducia passano le conoscenze (conversazioni, riflessioni, confronti). 10 Gruppo Regole e Fiducia • Desidero confrontarmi con persone diverse. Un percorso che parte dagli altri, che permette di aprirsi agli altri e insieme prendere coscienza della realtà e dei problemi e condividere un progetto. Nei primi due incontri le feconde narrazioni di ognuno hanno dato evidenza ai pensieri personali (rispetto all’impegno educativo delle famiglie e della comunità intera) e alle emozioni e ai sentimenti vissuti nel proprio intimo (paura, rabbia, preoccupazione, smarrimento, fiducia, sdegno, ecc.). Quattro parole chiave sono diventate il focus delle conversazioni: educazione, in riferimento al significato etimologico, e-ducere condurre, allevare, trarre fuori; regole, come norma e “mappa di orientamento” nel percorso di crescita di una persona; limite, inteso come confine che aiuta a gestire il soddisfacimento dei bisogni; fiducia reciproca fra adulti e bambini-adolescenti, linfa vitale delle relazioni educative. Le considerazioni emerse sono state le seguenti • • • • • • • • Troppi adulti non sono coerenti. Spesso i no diventano sì. Soddisfare il bisogno di un bambino non equivale a dire sempre sì, in modo incondizionato e scontato. Oggi ci sono numerosi “bambini orfani”, non in senso biologico, ma rispetto al disinteresse dei genitori nei loro confronti. I ritmi di vita sono molto frenetici e nel privato si tende a riprodurre gli orari del mondo del lavoro, a discapito degli affetti e della vita familiare. I genitori sono iperprotettivi e non aiutano i figli a crescere. Lasciare autonomia ai figli e responsabilizzarli fin dalla prima infanzia. Rivitalizzare la collaborazione tra famiglia e scuola, famiglia e comunità parrocchiale, famiglia e associazioni sportive. Le numerose riflessioni scaturite hanno trovato sintesi in quattro Domande aperte? 1. Come arrivare alle famiglie meno interessate? 2. Un genitore può sapere della vita privata del figlio? 3. Quale genitore ama di più il suo bambino: quello che in auto lo mette davanti o quello che lo siede dietro? 4. Come ricostruire la fiducia fra famiglia e scuola / associazioni sportive / comunità parrocchiale / territorio? Poi confluite in un quesito che ha fatto da ponte tra i pensieri e le azioni. Come ci si potrebbe attivare? • • • • • • Assumersi responsabilità Costruire spazi di confronto per le famiglie. Trovare punti di aggregazione. Individuare adulti che stanno con le famiglie più fragili, che li affiancano. Bisogna esserci! Dobbiamo assumerci delle responsabilità; pensiamo sempre che siano gli altri a dover fare! Creare una rete tra famiglie. Sono nate le seguenti ipotesi progettuali. 1. Libro-quaderno dei ricordi. Percorso autobiografico a sostegno delle relazioni scuola-famiglia. 11 Gruppo Regole e Fiducia 2. Attività sportiva non organizzata per adolescenti. Opportunità di aggregazione per adolescenti. 3. Gli adolescenti di scuola media superiore dedicano un po’ del loro tempo ai ragazzini di scuola secondaria e li seguono nello svolgimento dei compiti. 4. Incontri per i genitori. La formazione degli adulti. Due sono state attivate e in tempi brevi: la seconda che è evoluta nel Progetto Cantieri Sportivi (seguito dall’Assessorato allo sport); la terza che è diventata il Progetto Gancio Originale (seguita dall’Istituto Comprensivo). Mentre la quarta, rivolta ai genitori, è in fase di attuazione. Nel corso degli incontri, la partecipazione dei cittadini a questo gruppo è diminuita molto. La continuità al processo è rimasta in capo soprattutto agli “addetti ai lavori” di vari ambiti territoriali (educativo, sociale, sportivo, parrocchiale). Ma le persone rimaste hanno proseguito con determinazione e convinzione, mosse dal desiderio di capire insieme se: E’ ancora possibile oggi educare? E, se sì, come soddisfare i bisogni di cura, di affetto e di autonomia di bambini e adolescenti; imparando a mettere confini e regole? Si è “partiti dagli adulti”, dalla loro storia, dalle loro vicende di un tempo; per incrociarle con quelle vissute oggi dalle giovani generazioni. Proprio questo è stato il punto di forza del gruppo. Riflettere sull’ esperienza educativa personale, per farsi carico in modo attento e responsabile degli altri. “L’educazione è tutto ciò che siamo diventati…essa è stata e continua ad essere per tutta la vita, una mappa, il tentativo di mettere ordine nel caos dell’esistenza.” (D. Demetrio). Benedetta Gazza (Pedagogista Servizi per l’Infanzia A.S. CavriagoServizi) 12 Gruppo Regole e Fiducia PROGETTO: “GANCIO ORIGINALE A SCUOLA” OGGETTO: attività di workshop pomeridiano rivolto ad alunni della scuola primaria e secondaria di primo grado dell'istituto Dossetti coordinato da un operatore individuato dall'associazione " Amici di Gancio" , con il supporto di ragazzi volontari frequentanti gli istituti superiori della provincia di Reggio Emilia. COSA SI FA IN CONCRETO: Per la scuola media un pomeriggio alla settimana (il martedì) dalle 14.30 alle 16.30. Per la scuola primaria De Amicis un pomeriggio alla settimana (il mercoledì) dalle 14.30 alle 16.30. Per entrambi durante la prima ora vengono svolti i compiti scolastici, privilegiando gli aspetti della comprensione, della precisione e dell'acquisizione di un metodo di studio. Nella seconda parte del pomeriggio vengono proposte attività-gioco per favorire la socializzazione, l'integrazione e viene data particolare importanza al rispetto dell'altro e al rispetto del proprio turno attraverso l'assegnazione di ruoli definiti. Nella scuola primaria sono stati realizzati cartelloni a collage e a mosaico. RIVOLTO A CHI: Nella scuola secondaria Galilei gli iscritti e frequentanti sono 13 ragazzi provenienti da tutte le leve di classe della scuola. Sono affiancati da 10 ragazzi volontari delle superiori che provengono da diverse scuole ( Canossa, Moro, Spallanzani, Zanelli, Bus Pascal, Nobili). Nella scuola primaria De Amicis gli iscritti e frequentanti sono 6 provenienti dalle classi quarte e quinte. Sono affiancati in un rapporto uno a uno da altrettanti ragazzi volontari. A CHE PUNTO SIAMO: L'attività per la scuola media è iniziata nel mese di novembre 2013 e proseguirà fino alla fine di maggio 2014. L'attività nella scuola primaria è iniziata nel mese di gennaio 2014 e proseguirà fino alla fine di maggio. La frequenza in generale è regolare e il clima di lavoro è sereno, tranquillo e collaborativo. 13 Gruppo Regole e Fiducia PROGETTO: “CANTIERI SPORTIVI” OGGETTO: L’Ufficio Giovani e Sport del Comune di Cavriago e Uisp Reggio Emilia, in collaborazione con il progetto InStrada – Operatori di Strada della Val D’Enza, promuovono Cantieri Sportivi, una serie di “laboratori del movimento” nei quali vengono sviluppate discipline sportive tradizionali (basket, pallavolo, calcio), affiancate da altre attività come gli “sport da strada” (Skateboard, Parkour,) di animazione (giocoleria, attività circensi e danza). Creare momenti di aggregazione intorno allo sport, per favorire l’inclusione dei ragazzi dove la socialità sia l’elemento predominante e il fare sport diventi quasi un pretesto per condividere delle emozioni. COSA SI FA IN CONCRETO: Le attività proposte, che hanno lo scopo di avvicinare attraverso la pratica motoria in luoghi formali (impianti) e non formali (parchi, spazi di aggregazione, luoghi spontanei di ritrovo, …) giovani non inseriti in contesti sportivi più strutturati e/o a pagamento. Le attività “aperte” individuate per questa sperimentazione del progetto si svolgono presso: Palazzetto dello Sport di Cavriago “PalaAeB”- Pista Polivalente del Centro Sportivo Pianella – Palestra Sede “Ottavogiorno” e Pista Polivalente “Gran Pino”. RIVOLTO A CHI: ragazzi dai 13 ai 20 anni A CHE PUNTO SIAMO: In ogni cantiere per un pomeriggio a settimana, gli Operatori di Strada uno/due educatori appartenenti a società sportive sono a disposizione dei giovani che frequentano quel territorio, proponendo discipline sportive tradizionali e non. I “Cantieri sportivi” si sono avviati a dicembre 2013 e proseguiranno, con cadenza settimanale tutti i venerdì pomeriggio dalle 14,30 alle 16,30. In tutto sono previsti una ventina di appuntamenti fino a maggio del 2014 ed hanno visto ad oggi la presenza di circa una quindicina di ragazzi che sono stati coinvolti. PROGETTO: “DENTRO IL TUO TEMPO” OGGETTO: La scelta del nome perché il tempo degli adolescenti è un tempo veloce, vuoto per gli adulti ma ricchissimo e sempre pieno per i ragazzi. “Stare dentro” il proprio tempo significa essere presenti a se stessi, avere consapevolezza delle proprie potenzialità e dei propri limiti per costruire una domanda di aiuto la dove necessario e dono del proprio patrimonio personale laddove fosse utile. “Dentro il tuo tempo” significa non lasciarsi vivere e fare delle scelte per se e per il bene comune. Il tempo del doposcuola vuole essere non solo un tempo didattico ma un tempo di apprendimento trasversale dove adulti attenti e 14 Gruppo Regole e Fiducia presenti sostengono i ragazzi in un processo di evoluzione positiva dove è possibile agli adolescenti esserci, avere successo, volersi bene, avere relazioni positive, attraversare il conflitto senza esserne schiacciati, utilizzare la trasgressione come opportunità evolutiva e non per soddisfare il proprio bisogno narcisistico. Sostegno alla didattica e supporto ai compiti, gioco strutturato e libero, convivialità ed esplorazione di esperienze positive di condivisione di gruppo attraverso lo stare sul territorio e la valorizzazione delle risorse personali dei ragazzi. COSA SI FA IN CONCRETO: Dove ci si incontra? In Parrocchia, presso i locali del “Gran Pino” Quando? Il lunedì e il giovedì dalle 15 alle 18 e una volta al mese il sabato pomeriggio o sera Con chi? con un educatore, con il Don, con dei volontari Per fare cosa? Per incontrarsi, per giocare, per fare i compiti, per parlare, per fare nuove ordinarie esperienze insieme. Alcuni esempi potrebbero essere: cenare, guardare un film, fare una passeggiata, fare merenda, fare volontariato. RIVOLTO A CHI: ai ragazzi/e della scuola media. A CHE PUNTO SIAMO: - C’è il bisogno dei ragazzi - C’è una volontà: stare vicino alle famiglie attraverso l’incontro coi ragazzi adolescenti. -Abbiamo il luogo e una presenza forte sul territorio (la Parrocchia) -Ci sono dei professionisti ( Cooperativa Creativ) -C’è un accordo: tra l’Amministrazione ( Ufficio Scuola- Servizio Sociale e rispettivi assessorati), la Parrocchia (i Don e alcuni parrocchiani) Coop. Creativ ( Educativa Territoriale) -Mancano alcuni dettagli -Mancano nuovi volontari -Manca ancora la proposta istituzionale ai ragazzi COSA POTRESTI FARE TU( COSA TI CHIEDIAMO DI FARE SE HAI UN PO’ DI TEMPO) - Se sono un genitore: o posso aiutare mio figlio a cogliere questa opportunità, posso dare una mano assumendomi la responsabilità di fare un piccolo pezzo (Es: aiutare a preparare la merenda) -Se sono un ragazzo delle superiori o che frequenta l’Università: o posso rendermi disponibile a dare il mio contributo per qualche ora sui compiti o posso rendermi disponibile ad organizzare il tempo del gioco o posso essere presente durante le uscite mensili - Se sono un adulto che ha un po’ di tempo: o posso supportare l’educatore e il Don per i compiti dei ragazzi o posso essere disponibile per l’assistenza durante il gioco o posso aiutare a preparare i momenti di convivialità 15 Gruppo Regole e Fiducia PROGETTO: “OUTDOOR EDUCATION (educazione all’aperto)” Servizi Educativi Prima infanzia OGGETTO: Riflettere sul valore delle attività educative proposte all’aperto. Focus sulle ”buone pratiche educative” e sulle “abitudini” dell’educazione all’aperto; alla luce anche delle teorie psico-pedagogiche di riferimento. In particolare, si incrociano due linee di pensiero che chiedono una negoziazione. Una pedagogia protezionistica preoccupata di iperproteggere i bambini e di offrire sempre esperienze educative molto mediate dagli adulti. Una pedagogia del rischio, più orientata a lasciare che i bimbi “imparino a fare da soli”, per non deprivarli del piacere di apprendere dall’ esperienza e dalla scoperta personale. COSA SI FA IN CONCRETO: Si tratta di un percorso di formazioni per il personale dei Servizi Prima Infanzia e per i bambini e i genitori che ne fanno parte. Esso si sviluppa attraverso osservazioni, raccolta dati con questionari, focus group e rilanci. E procede parallelamente con la riorganizzazione di alcune aree verdi, presenti nei Servizi Prima Infanzia. Il progetto è iniziato circa tre anni fa nel Nido e nelle Scuole dell’Infanzia di Cavriago e nel 2012 si è esteso anche a scambi internazionali con i due progetti: Job Shadowing (Sern) e Cobios (Comenius). Ad oggi, sono state effettuate visite nei Servizi svedesi e croati. RIVOLTO A CHI: n. 78 bambini del Nido d’Infanzia n. 211 bambini di Scuola dell’Infanzia e rispettivi genitori n. 150 genitori del Nido d’Infanzia n. 430 genitori delle Scuole dell’Infanzia n. 12 educatori del Nido dell’Infanzia n. 23 insegnanti di Scuola dell’Infanzia n. 6 insegnanti d’appoggio di bimbi diversamente abili n. 2 atelieriste n. 1 pedagogista n. 3 ausiliarie n. 35 insegnati di altri paesi europei A CHE PUNTO SIAMO: Il progetto procede attraverso i confronti interni al territorio di Cavriago e attraverso gli scambi internazionali con: Svezia, Croazia, Turchia, Lituania. I prossimi viaggi prevedono visite nei Servizi lituani, turchi e svedesi. Al contempo, si stanno realizzando nuovi allestimenti e nuove organizzazione degli spazi gioco nelle aree esterne al Nido e alle Scuole dell’Infanzia. 16 Gruppo Bullismi e Mutismi GRUPPO BULLISMI E MUTISMI A nostro avviso c’è una frase di T.S. Elliot : “torno al luogo da cui sono partito e conosco il luogo per la prima volta” che rappresenta molto bene il percorso sviluppatosi, con il progetto “educare una questione di comunità”, all’interno del gruppo –bullismi/mutismipercorso tuttora in atto. Noi siamo partiti da un luogo, caratterizzato da problematiche, tematiche e definizioni di quelle problematiche, che contraddistinguevano quel luogo. Il percorso compiuto, attraversando contesti diversificati, tempi dilatati o condensati, presenti o storicizzati, individuali e delle organizzazioni, costruendo relazioni basate sul dialogo, l’ascolto, lo scambio, a volte lo scontro, dei differenti punti di vista, ha tracciato un cammino, che ci ha portato a conoscere diversamente questo luogo, ad avere una visone trasformata dello stesso, ravvisando realtà, oggetti e soggettività che prima non coglievamo. E tale aspetto, al di là delle progettualità poste in essere, a noi appare un elemento di grande rilevanza per la comunità medesima. Potremmo definire questo percorso di natura ecologica, poiché ha cercato di attivare una comunità, restituendo alla stessa la possibilità e la capacità di agire per l’affrontamento di situazioni di difficoltà, non fornendo risposte precostituite, ma sostenendo la comunità stessa nell’individuazione dei percorsi da porre in essere. Ai componenti del gruppo –bullismi/mutismi-, quali membri di una comunità, è stato richiesto di portare le loro definizioni dei problemi, le percezioni e rappresentazioni degli stessi, le loro conoscenze, le loro disponibilità, nessuna posizione era inutile, ma tutte erano necessarie per analizzare le questioni ed individuare approcci e percorsi di intervento. Menti individuali che, partendo dalle diversità dei loro punti di vista, si sono poste in relazione ed utilizzando le loro diversità, anzi partendo proprio da queste, sono divenute una mente gruppale, che ha costruito proposte progettuali, utilizzando la diversità come risorsa, e non come una iattura. Le dicotomie dei pensieri, degli intelletti, dei concetti, delle idee, delle posizioni, sono state una grande forza per giungere alla definizione dei progetti. Attraverso questo cammino e nel suo svilupparsi, ha preso corpo e si è visualizzata la natura della complessità del reale, in cui la conoscenza non potrà mai essere né totale, né globale, ma non ci si deve arrendere al riduzionismo ed alle semplificazioni. A tal proposito, vogliamo citare Morin, filosofo francese contemporaneo il quale sostiene che «I problemi importanti sono sempre complessi e vanno affrontati globalmente. Se voglio comprendere la personalità di un individuo, non posso ridurla a pochi tratti schematici. Devo necessariamente tenere conto di molte sfumature, spesso contraddittorie. Lo stesso vale per la situazione del pianeta, 17 Gruppo Bullismi e Mutismi per comprendere la quale si devono tener presenti molti parametri. Insomma, la realtà è complessa e piena di contraddizioni che sono una vera sfida alla conoscenza. Per affrontare tale complessità, non basta semplicemente giustapporre frammenti di saperi diversi. Occorre trovare il modo per farli interagire all’interno di una nuova prospettiva». L’interconnessione delle idee e dei differenti punti di vista, presenti nel gruppo bullismi/mutismi, ha organizzato una rete cognitiva che ha permesso la costruzione e l’implementazione di progetti. E quello che si è evidenziato, è che le idee, seppur divergenti, possono essere interdipendenti, possono interagire tra loro e connettendosi producono altre idee, che producono altre idee….. E questo diventa un valore aggiunto al lavoro che si sta svolgendo. Antonia Sandrolini e Susi Sorvillo (Associazione Archè) 18 Gruppo Bullismi e Mutismi PROGETTO: “GENITORI IN VIAGGIO” Crescere con i nostri figli OGGETTO: E’ un gruppo di auto aiuto di genitori alla pari COSA SI FA IN CONCRETO: ci si confronta e si riflette alla pari sulle esperienze genitoriali. I facilitatori dello scambio di esperienze sono altri genitori che hanno già partecipato a gruppi di auto – aiuto. «Auto – aiuto» vuole dire mettere in contatto tra loro persone che condividono lo stesso problema in modo da facilitare il dialogo, lo scambio vicendevole di ansie, suggestioni, esperienze e aprire al confronto. Lo scopo del gruppo è di aiutare le persone che vi partecipano a sentirsi meno sole nell’educazione dei figli e a cercare insieme soluzioni circa gli aspetti educativi e relazionali. RIVOLTO A CHI: Il progetto è rivolto a genitori naturali e affidatari. A CHE PUNTO SIAMO: il gruppo di auto aiuto ha iniziato ad operare nel febbraio scorso e si sono già svolti 3 incontri. Gli incontri si tengono, circa ogni tre settimane, a Cavriago, nella sede dell’”Ottavo giorno”, in via Guardanavona (ex Cremeria). Gli argomenti sono individuati dai genitori di volta in volta. Per chi volesse partecipare deve contattare lo Sportello Sociale al numero 0522/373491. COSA POTRESTI FARE TU( COSA TI CHIEDIAMO DI FARE SE HAI UN PO’ DI TEMPO) partecipa, e porta la tua esperienza! Non esistono cattivi genitori o genitori sbagliati, esistono solo genitori. PROGETTO: “ATTORI SI DIVENTA” Ragazzi, mettiamo in scena le nostre emozioni OGGETTO: far crescere un laboratorio di teatro basato sulle emozioni. RIVOLTO A CHI: Il progetto è rivolto ai ragazzi delle scuole medie di Cavriago. CHE COSA SI FA IN CONCRETO: i ragazzi mettono in scena le proprie emozioni, coadiuvati da un educatore professionista-attore, Ferdinando Angelucci, di Reggio Emilia, esperto nel settore. 19 Gruppo Bullismi e Mutismi A CHE PUNTO SIAMO: F. Angelucci sta già operando con i ragazzi delle scuole medie, che si sono candidati per partecipare a questo laboratorio teatrale, incontrandoli il lunedì pomeriggio dalle 14.45 alle 16.15 presso la sede dell’Ottavo Giorno, in via Guardanavona, all’ex “Cremeria. CHE COSA POTRESTI FARE TU: Se sei una ragazza o un ragazzo tra gli 11 e i 14 anni chiedi di partecipare. PROGETTO: CONFRONTIAMOCI SULLA RIBALTA «Attori si diventa»: è una proposta che vale anche per gli adulti OGGETTO: formare giovani e adulti all’attività del laboratorio di teatrale basato sulle emozioni, affinché nei prossimi anni il progetto possa proseguire all’interno delle scuole di Cavriago, utilizzando volontari formati. CHE COSA SI FA IN CONCRETO: i formandi apprenderanno come mettere in scena le proprie emozioni, come utilizzare le tecniche apprese, come trasmetterle, coadiuvati da un educatore professionista-attore, Ferdinando Angelucci, di Reggio Emilia, esperto nel settore. CHE COSA POTRESTI FARE TU: se sei interessato al progetto chiedi di partecipare. Per chi volesse partecipare deve contattare lo Sportello Sociale al numero 0522/373491. Si ringrazia il Forno Baldi snc di Cavriago: grazie alla sua donazione si è potuto avviare il progetto teatrale per i ragazzi. 20 Gruppo Aula o Corridoio GRUPPO AULA O CORRIDOIO Il gruppo Aula o Corridoio ha visto la partecipazione di 8 persone e di 2 coordinatori. Il gruppo si è incontrato regolarmente all'incirca ogni 45 giorni fino all'estate del 2013. A partire dal bisogno espresso di costruire spazi che possano mettere in relazione giovani e adulti nel fare assieme delle cose, il gruppo ha cominciato a sviluppare idee e progetti che poi si sono intrecciati in modo efficace con i lavori di altri gruppi. Il gruppo Aula o Corridoio ha quindi deciso di mettersi a disposizione di altri gruppi, andando a rafforzare alcuni progetti che sembravano andare nella direzione degli obiettivi che il gruppo si poneva. In particolare il Gruppo Aula o Corridoio sta collaborando con il gruppo “Non fanno casino solo quelli là” nella realizzazione del progetto “Per fare un tavolo... ci vuole il legno – laboratorio di falegnameria” e con il gruppo “E' tutta colpa della Tecnologia” nella realizzazione del progetto “Nuove Tecnologie e social network: opinioni a confronto”. I due progetti sono reciproci e complementari. In entrambi i progetti infatti le generazioni condividono uno stesso spazio, ma se nel primo progetto sono gli adulti a trasmettere competenze ai giovani, nel secondo progetto sono soprattutto i giovani a poter offrire abilità e conoscenze agli adulti. Andrea Davolo ( Educatore territoriale Creativ) 21 Gruppo Aula o Corridoio PROGETTO: L’ISOLA CHE NON C’E’ OGGETTO: E’ uno spazio aggregativo e relazionale destinato agli adolescenti della comunità di Cavriago, organizzato dalle idee e dal protagonismo degli stessi adolescenti invitati a far parte del progetto. COSA SI FA IN CONCRETO: Il progetto prevede un’incontro settimanale caratterizzato da primo momento di preparazione e consumazione del pranzo con i ragazzi, seguito da un secondo momento dedicato ad attività ludiche e di socializzazione (laboratori manuali, cineforum, attività creative, artistiche e di intrattenimento). Ad ogni appuntamento è presente almeno 1 dei 2 educatori territoriali del servizio sociale minori che coordinano e monitorano le attività garantendone la finalità educativa. RIVOLTO A CHI: Adolescenti di età compresa fra i 13 e 16 anni che risultano essere quelli che con maggiore difficoltà riescono ad accedere all’offerta aggregativa e associativa presente sul territorio. Inizialmente, la partecipazione sarà stabilita su invito da parte degli educatori territoriali del servizio sociale minori di Cavriago in accordo con l’assistente sociale di riferimento. Successivamente, il coinvolgimento di altri adolescenti sarà regolato sulla base delle iniziative di volta in volta individuate e organizzate dai ragazzi stessi in accordo con gli educatori. A CHE PUNTO SIAMO: L'attività è già cominciata all’inizio del mese di marzo ed ha iniziato a svilupparsi lungo le traiettorie delle prime proposte avanzate dai ragazzi partecipanti: cineforum, laboratori, tornei di giochi di società… I partecipanti all’Isola che non c’è hanno inoltre dato il loro importantissimo contributo nella riuscita della Festa di Primavera del 21 marzo che si è svolta presso il Circolo Calamita di Cavriago. COSA POTRESTI FARE TU( COSA TI CHIEDIAMO DI FARE SE HAI UN PO’ DI TEMPO) Mettere a disposizione le tue competenze e i tuoi “saperi” (capacità manuali, creative, artistiche, ludiche , di intrattenimento…) per la realizzazione delle proposte dei ragazzi dell’ ”Isola che non c’è”. 22 Gruppo E’tutta colpa della tecnologia GRUPPO E’ TUTTA COLPA DELLA TECNOLOGIA Il gruppo “è tutta colpa della tecnologia” nasce da alcune valutazioni emerse all’interno dei focus group convocati all’inizio del percorso del progetto di comunità. Nello specifico, le affermazioni che hanno portato ad attivare il gruppo di lavoro sono state: - Dai vari focus emerge che la questione dell’educare e delle responsabilità educative non riguarda solamente le famiglie provenienti dal sud Italia o i migranti. E’ un fatto trasversale. - La performance, essere sempre al massimo delle proprie possibilità, la perfezione come valore fondante, appaiono come tematiche diffuse e trasversali a tutte le categorie intervistate. - La tecnologia (Internet e i Social Network) appare come una difficoltà e come un limite. Viene evidenziata come un sintomo di allontanamento relazionale. Verità o ideologia? - L’adulto non riesce a gestire la frammentarietà di messaggi che arrivano ai figli o ai ragazzi in generale (es. Internet). Questa confusività si traduce in una difficoltà di comunicazione tra adulti. - Viene evidenziata una sostanziale sfiducia verso i giovani: come fanno ad avere fiducia negli adulti se il nostro punto di vista su di loro è basato su una svalutazione di fondo? - La capacità o incapacità di utilizzo delle nuove tecnologie viene evidenziato come elemento discriminante-distanziante tra “noi e loro”. - I giovani sono iper-stimolati, chiusi, poco dinamici, poco curiosi, ingozzati di informazioni. Non serve continuare a stimolarli con iniziative. - Mia figlia cerca una figura che non la contesti e che le dia sempre ragione. - I miei figli parlano poco di quello che gli succede (io con i miei genitori parlavo molto di più). - Cerchiamo di educarli ma più crescono più l'esterno ha un ruolo importante e determinante. Sembra che sia più importante della figura genitoriale. - Più creiamo etichette negative verso i giovani più costruiamo presupposti allo scontro generazionale. Da queste riflessioni si è costituito un gruppo non molto numeroso che ha fondato la propria identità sulla costruzione di pensieri e la condivisione delle esperienze sulle tematiche delle nuove tecnologie. Dopo un periodo di confronto e a seguito di un inserimento di alcuni giovani nel gruppo sono state attivate le seguenti riflessioni/proposte: 1. Alcuni ragazzi di Cavriago hanno espresso la necessità di fare nascere un luogo di aggregazione nel paese che permettesse di incontrarsi e di 23 Gruppo E’tutta colpa della tecnologia sviluppare progettazioni musicali. Dopo alcun incontri di discussione, con il coinvolgimento dell’assessore alle politiche giovanili, abbiamo messo in contatto i ragazzi con l’operatore del neonato centro giovanile. Ai ragazzi interessati allo spazio è stato chiesto di formulare un progetto/proposta che descriva come dovrebbe essere, secondo loro, il luogo che vorrebbero dedicato ai giovani cavriaghesi e da questi gestito. 2. Sul tema delle nuove tecnologie è stato attivato un percorso formativo per genitori e adulti (vedi scheda progetto) che comprendeva due azioni inziali (costruite insieme a gruppo aula e corridoio): -serata formativa sulle nuove tecnologie; -una serata laboratoriale di sperimentazione operativa sul tema. Alla fine delle due sperimentazioni, si condividerà con il gruppo le azioni di continuazione. Marco Battini (Ass. Onlus C.S. P.G. XXIII di Reggio Emilia) 24 Gruppo E’tutta colpa della tecnologia PROGETTO: “SERATE FORMATIVE SOCIAL NETWORKS” OGGETTO: Il gruppo nei propri incontri ha condiviso pensieri, preoccupazioni e riflessioni sul tema. Nello specifico è emerso: • COSA TI FA PAURA/COSA NON TI PIACE Siti pericolosi per bambini e ragazzi Facebook è pericoloso perché non sai mai chi in realtà ci sia dietro il profilo dichiarato; La rete si innesta nella realtà e la travisa, il rischio è che i giovani vivano la rete come reale; Destrutturazione dei rapporti; I fatti personali finiscono sul web senza che se ne abbia il diretto controllo (es. sappiamo che ti sei trasferita, come stai?); Provoca sensazione di vuoto culturale: si naviga in rete alla ricerca di “cose” leggere e si trascura la lettura di un libro, la pratica della scrittura, …; Avere troppe notizie a disposizione porta a conoscere molte cose ma in modo non approfondito (modalità taglia/incolla); La tecnologia in generale è negativa quando utilizzata in modo inappropriato (suoneria alta del cellulare); La tecnologia è “neutra” e spesso sono le persone a farne un cattivo uso (cyber bullismo); L’utilizzo effettuato con superficialità porta a correre grossi rischi quindi occorre informare i ragazzi su ciò che può accadere in seguito alla diffusione di foto e notizie che li riguardano (privacy); • COSA NON TI FA PAURA/COSA TI PIACE Internet è un balcone sul mondo posso andarvi a cercare ciò di cui ho bisogno, non sono altri a creare i miei bisogni; offre innumerevoli possibilità in termini di maggiori possibilità in campo lavorativo, nella ricerca, …; apparente destrutturazione dei rapporti in quanto dietro i brevi messaggi si celano emozioni reali; conoscere virtualmente qualcosa (es. foto montagne rocciose) è positivo perché da quello può arrivare l’idea di andare a vedere dal vivo quanto conosciuto inizialmente sul web magari con amici in futuro; l’approfondimento è sempre possibile dato che si tratta di una scelta che si può fare oppure no; la tecnologia è positiva se la conosci, hai gli strumenti per utilizzarla agevolmente: in questo modo sei in grado di fare delle scelte consapevoli; la tecnologia non è negativa, lo sono spesso le scelte che si fanno nel gestirla (suoneria alta = maleducazione); Da queste riflessioni è emersa l’esigenza di costruire alcune piste formative con gli adulti. COSA SI FA IN CONCRETO: Il percorso è stato così costruito: un laboratorio pratico in aula informatica che affronterà il tema “ I social network e le tecnologie: istruzioni d’uso per genitori alle prime armi” condotto da Marco Battini dell’Associazione Centro Sociale Papa Giovanni XXIII; (già realizzato) 25 Gruppo E’tutta colpa della tecnologia 1. Un laboratorio di parole e esperienze che affronterà il tema “A quali esigenze sociali risponde l’utilizzo del social network? Ascoltiamo il punto di vista dei ragazzi” condotto da Carmine Verde dell’Associazione Centro Sociale Papa Giovanni XXIII; (data da definirsi) 2. Un laboratorio di parole e esperienze che affronterà il tema “La relazione educativa come strada per un uso consapevole dei social network” condotto da Andrea Davolo, Educatore Territoriale del Servizio Sociale di Cavriago. (data da definirsi) RIVOLTO A CHI: Adulti, genitori, professionisti, amministratori e giovani A CHE PUNTO SIAMO: Il primo incontro è stato effettuato. Rimane da organizzare il secondo e da costruire la progettazione di continuità con il gruppo. COSA POTRESTI FARE TU( COSA TI CHIEDIAMO DI FARE SE HAI UN PO’ DI TEMPO) Coinvolgere altre persone, raccogliere pensieri e idee. 26 Non fanno casino solo quelli là GRUPPO NON FANNO CASINO SOLO QUELLI LA’ Forse l’integrazione culturale di cui tanto si parla non è ancora compiuta. C’è l’italiano e lo straniero, c’è il nordico e c’è il meridionale, c’è il cavriaghino e c’è il reggiano……come funziona l’integrazione tra queste diverse piattaforme culturali? Un gruppo di persone si è messo intorno ad un tavolo per provare a dare una risposta a questa domanda, ma soprattutto per riflettere su come questo incide sulle problematiche educative. Ciò che determina chiusura e lontananza fisica è la paura del diverso, paura di ciò che non conosciamo abbastanza e che ci porta a pregiudizi. Bisogna creare conoscenza, ovvero essere disponibili a raccontarsi, perché attraverso la confidenza si costruire un vero e proprio circuito di reciprocità all’interno del quale si sviluppa l’integrazione: se ci si ri-conosce (ci si guarda da nuovi punti di ista) si può sviluppare ri-conoscenza. Coloro che hanno partecipato a queste riflessioni hanno convenuto che l’integrazione è una questione di scambio: ognuno dà qualcosa di sé, porta la propria cultura, la propria diversità. Per agevolare questo processo è necessario formulare iniziative attorno ad oggetti della quotidianità, che diventano il pretesto della conoscenza e dello scambio. La convivialità è alla base di queste iniziative e con questa premessa sono stati proposti progetti che toccano più fasce di età e che danno modo di occupare con utilità e passione il proprio tempo libero. Annalisa Porzio (Assistente Sociale Servizi Sociali Comune di Cavriago) 27 Non fanno casino solo quelli là PROGETTO: “MI RACCONTI UNA STORIA?” Laboratori di lettura e gioco OGGETTO: Stimolare le persone a raccontarsi e a dialogare COSA SI FA IN CONCRETO: un adulto esperto e un giovane di origine straniera, attraverso la passione per la lettura di uno e la propensione dell’altro alla recitazione, propongono testi narrativi, racconti e giochi dai quali far nascere momenti di dialogo e a loro volta nuovi racconti, non dovendo necessariamente saper leggere o scrivere in italiano per portare un pezzo di sé! RIVOLTO A CHI: bambini e loro famiglie A CHE PUNTO SIAMO: i due conduttori hanno già svolto tre incontri presso il Centro Culturale Multiplo e stanno pensando ad altre possibili letture e temi attorno ai quali proporre racconti e scambi, perché siano di stimolo per una partecipazione attiva e condivisa. COSA POTRESTI FARE TU:( COSA TI CHIEDIAMO DI FARE SE HAI UN PO’ DI TEMPO) proporre ai conduttori dei temi utili a coinvolgere i bambini e le famiglie a partecipare agli incontri! PROGETTO: “INDOVINA CHI VIENE A CENA?” Laboratori di cucina OGGETTO: Condividere il tempo libero di donne italiane e straniere imparando a conoscersi oltre le differenze. COSA SI FA IN CONCRETO: ponendo al centro degli incontri il CIBO si sviluppano attività di aggregazione, volte anche all’acquisizione di competenze culinarie nonché alla diffusione delle diverse culture presenti nel territorio. Ideazione di una cena multi-culturale aperta alla cittadinanza e successivamente realizzazione di un ciclo di laboratori di cucina. RIVOLTO A CHI: donne italiane e straniere A CHE PUNTO SIAMO: la cena è stata realizzata a settembre. Si stanno organizzando i laboratori (date e ricette) e ricevendo le adesioni, partendo dalle collaborazioni avviate con la cena, al fine di costituire i gruppi e attribuirne i ruoli. COSA POTRESTI FARE TU( COSA TI CHIEDIAMO DI FARE SE HAI UN PO’ DI TEMPO) partecipare per stare in compagnia, condividendo le tue conoscenze culinarie! 28 Non fanno casino solo quelli là PROGETTO: “PER FARE UN TAVOLO…. CI VUOLE IL LEGNO” Laboratorio di falegnameria OGGETTO: Valorizzare il lavoro manuale come recupero di abilità anche spendibili nel futuro, tramandando ai più giovani le conoscenze degli adulti COSA SI FA IN CONCRETO: gli adulti mettono a disposizione le loro abilità e le loro passioni per insegnarle ai più giovani, coinvolgendo quando possibile anche i genitori per sottolineare l’importanza delle cose fatte insieme, attraverso un laboratorio RIVOLTO A CHI: ragazzi dagli 11 ai 13 anni. A CHE PUNTO SIAMO: insegnanti e luogo sono stati definiti, ora si costruisce il gruppo di ragazzi interessati e si definisce il calendario degli incontri che partiranno ad aprile. COSA POTRESTI FARE TU( COSA TI CHIEDIAMO DI FARE SE HAI UN PO’ DI TEMPO) Se sei un genitore proporre a tuo figlio/a di partecipare, se hai competenze nella falegnameria dare una mano, se sei un ragazzo portare qualche idea su cosa costruire! PROGETTO: “FESTIVAL DELL’ARIA” Gara aerei di carta OGGETTO: creare un’occasione per genitori e figli per giocare insieme a costo zero! COSA SI FA IN CONCRETO: viene organizzata una gara di aerei di carta, con tanto di giuria che valuterà il volo più lungo e il volo con maggior permanenza in aria, premiando i primi classificati! Un pomeriggio di allegria, riempiendo il cielo di colori, attraverso il gioco più vecchio del mondo! RIVOLTO A CHI: bambini dai 5 anni compiuti e fino ai 14 anni. A CHE PUNTO SIAMO: si sta scrivendo il regolamento per tutti coloro che parteciperanno, si sta componendo la giuria e definendo la miglior data per lo svolgimento della gara. COSA POTRESTI FARE TU( COSA TI CHIEDIAMO DI FARE SE HAI UN PO’ DI TEMPO) Armarti di un foglio di carta, provare a costruire un aereo e iscriverti alla gara. 29 Centro Studio e Lavoro “La Cremeria” Partecipazione del Centro Studio e Lavoro “La Cremeria” a “Educare una questione di comunità” OGGETTO: proposta progettuale per realizzare, all’interno del progetto già in corso di svolgimento, 1) un’iniziativa di presentazione e una pubblicazione con l’obiettivo di restituire alla cittadinanza il percorso finora svolto dai gruppi di lavoro e presentare i progetti per il futuro scaturiti da questo stesso lavoro; 2) un ciclo di incontri con gli studenti da realizzare presso l’Istituto Comprensivo di Cavriago, in accordo con la scuola, condotti da operatori di strada, operatori dei servizi territoriali (ad es. Sert), figure cioè in grado di interagire efficacemente con gli adolescenti per far passare messaggi e contenuti chiari e diretti, sui temi tipici del disagio adolescenziale (violenza, prevaricazione, bullismo, aggressività, razzismo, dipendenze, vandalismo, etc) che si manifestano non solo a scuola ma anche in luoghi di aggregazione extrascolastici, formali e non, come ad esempio centro culturale, parrocchia, associazioni sportive, bar. COSA SI FA IN CONCRETO: presentazione pubblica e attività formativa RIVOLTO A CHI: l’iniziativa pubblica è rivolta alla cittadinanza; gli incontri formativi agli studenti dell’Istituto Comprensivo. Per informazioni: Tel. 0522/576911 e-mail: [email protected] www.csl-cremeria.it A CHE PUNTO SIAMO: si sta valutando come reperire i fondi necessari a realizzare le attività. Per ora è stata presentata alla Fondazione Manodori una richiesta di contributo a sostegno di queste 2 attività. Siamo in attesa di conoscere l’esito di questa richiesta COSA POTRESTI FARE TU ( COSA TI CHIEDIAMO DI FARE SE HAI UN PO’ DI TEMPO). Posso aiutare mio figlio a cogliere questa opportunità. Posso promuovere il progetto tra gli altri genitori. Posso collaborare con gli educatori. 30 Testimonianze TESTIMONIANZE TESTIMONIANZE 31 Testimonianze “Gennaio 2013: mi è stato proposta la partecipazione attiva al Progetto Educare: una questione di comunità, per il mio impegno di pedagogista presso i Servizi Educativi Prima Infanzia del Comune di Cavriago. Si trattava di coordinare il gruppo Regole e Fiducia, uno dei temi individuati nella prima fase di lavoro, che ha riguardato la “raccolta delle opinioni dei cittadini”. Ho accettato con entusiasmo. Lo stile di lavoro in gruppo non mi è nuovo, anzi. Nei contesti educativi si procede sempre in modo collegiale e ciò mi porta “a credere” e a “stare bene” dentro a processi partecipativi e condivisi. L’anno trascorso è stato impegnativo per tutti…! Per parte mia, sento di sottolineare due aspetti. La fatica di creare uno “spazio mentale” ad un progetto nuovo da co-costruire e diffondere e il limite di non risiedere a Cavriago. Malgrado ciò, sono entrata nel percorso senza pormi troppe domande, cogliendo l’opportunità di dialogo fra il territorio e i Nidi e le Scuole d’Infanzia: “comunità di pratiche” e “comunità educanti” che ogni giorno vivono dentro al triangolo relazionale bambini, educatori-insegnati, genitori. Uno spaccato significativo del tessuto sociale locale che ha tanto da scambiare con le vicende che animano la vita quotidiana del paese. E’ stato un percorso complesso, come tale si è delineato fra “alti e bassi” e “sapori e dissapori”, con un andamento discontinuo, in termini di partecipazione e di investimento di energie. Ma nella molteplicità di sentimenti, punti di vista e percezioni rispetto al cammino intrapreso, è indiscutibile che Educare:… ha offerto - a chi ne ha fatto parte e a chi è stato sulla soglia l’occasione di elaborare opinioni personali rispetto ai bisogni della comunità e alle possibili soluzioni. In più, i cittadini che hanno scelto di essere protagonisti attivi del processo hanno dato “risonanza pubblica” ai loro pensieri, interrogandosi reciprocamente nei gruppi di lavoro sul perché di alcuni fatti e sul come intervenire. Con questa scelta, hanno avviato un delicato, prezioso e lento lavoro di “cura e manutenzione delle relazioni”. Efficaci riattivatori della “fiducia reciproca”.Prima ancora della realizzazione di bellissimi progetti, che sono stati avviati in ambito sociale, culturale educativo, ecc. , questo è il valore aggiunto del progetto di sviluppo di comunità di Cavriago. E questa dinamica del “vis a vis” ha modificato lo sguardo con cui si colgono i problemi, le loro soluzioni, il loro cambiamento… Grazie anche alla supervisione di Gino Mazzoli, prezioso occhio esterno, indispensabile nei momenti di rilancio e di sintesi. E’ possibile che i risultati non siano perfettamente corrispondenti alle aspettative iniziali, per questo soprattutto ai più increduli chiedo: “Per Cavriago il 2013 senza Educare… sarebbe stato l’anno che abbiamo vissuto?” . Non credo! Le iniziative realizzate con grande entusiasmo, il clima vivace e dialettico che ha caratterizzato le riunioni, la “voglia di fare” tipicamente cavriaghese, le narrazioni appassionate, la volontà di riuscire in questa impresa, per citare alcune delle variabili in gioco, mi portano a pensare che per molti abitanti del paese non sia più come prima. Si delinea una nuova prospettiva di progettazione quella del “uno per tutti tutti per uno”. Certo restano tante persone da raggiungere, si naviga ancora molto nella cerchia degli addetti ai lavori degli ambiti coinvolti, in collaborazione con un buon numero di figure professionali interne agli uffici comunali. Ma il processo 32 Testimonianze è lento, perché le relazioni richiedono tempi lunghi e perseveranza, e soprattutto perché esso non si sviluppa secondo la politica della delega ad altri. Un effettivo “empowerment” del tessuto sociale è in carico ad ogni singola persona che abita una comunità, attraverso coinvolgimento, disseminazione e promozione ad altri.” Benedetta Gazza “Ascoltami, per favore, ho bisogno di parlare; non bombardarmi di domande, consigli, idee. Non sentirti obbligato a risolvere le mie difficoltà. Mancheresti tu di fiducia nelle mie capacità?” Poesia Anonimo “Il mio percorso personale all'interno di questa esperienza è partito l'anno passato dal momento in cui Gino Mazzoli ha intervistato me e gli altri catechisti della parrocchia sul tema del nostro cammino educativo dei nostri ragazzi e delle problematiche che nascono quotidianamente nel rapporto con loro e con le rispettive famiglie. Il mio interesse è via via aumentato sino al momento in cui nella serata conclusiva del cammino di indagine ci sono stati presentati i risultati e le considerazioni conclusive. È stato in quel momento che ho sentito lo stimolo ad intraprendere un percorso con altre persone interessate per poter dare un contributo alla soluzione ad almeno alcune delle problematiche emerse in quell'indagine. Quando si sono formati i diversi gruppi di lavoro ho pensato di dare il mio personale contributo a quello delle Regole... Da diversi anni seguendo i ragazzi mi ero convinto che molte delle problematiche di questi adolescenti erano frutto dei momenti educativi vissuti all'interno delle proprie famiglie e quindi sono entrato a far parte di quel gruppo di lavoro per dare un contributo alle difficoltà educative vissute all'interno delle mura domestiche. Certamente non ho mai pensato di avere delle risposte o delle certezze da mettere in campo ma di una cosa ero assolutamente certo che se il problema principale era più legato alle famiglie di questi ragazzi più che a loro stessi, era il momento di cominciare a confrontarsi e a parlarsi nella prospettiva di un aiuto vicendevole. All'interno del nostro gruppo però, dopo una prima fase che dava qualche speranza di iniziativa, legata alla partecipazione di qualche genitore (sempre molto pochi però), sono rimasti solo degli addetti ai lavori, insegnanti, operatori sociali, un nonno (il sottoscritto) e un paio di genitori. Personalmente avevo elaborato un progetto, peraltro già sperimentato con alcuni gruppi di genitori dei ragazzi del catechismo, di incontri nelle case a piccoli gruppi di famiglie, proponendo delle videoconferenze di alcuni esperti sulle problematiche della coppia, della loro formazione, dei rapporti educativi con gli adolescenti come Osvaldo Poli psicoterapeuta, Raffaello Rossi consulente familiare e coniugale, Anna Oliverio Ferraris psicologa e psicoterapeuta. Al termine della visione del filmato c'è la possibilità, ed è questo il punto essenziale, di confrontarsi, di mettere in comune le proprie 33 Testimonianze difficoltà e cercare si aiutarsi reciprocamente ad arrivare ad una qualche soluzione. È un po' come guardarsi in uno specchio insieme ad altre famiglie e dare un senso ai propri comportamenti cercando, se possibile, di correggere eventuali atteggiamenti e scelte forse non del tutto positive all'interno del proprio ruolo educativo. Diciamo che questa per ora è rimasta una proposta scritta sulla carta che spero possa diventare operativa a breve. Perché questo succeda è sufficiente che una famiglia interessata mi apra la propria casa, invitandomi con qualche altra famiglia amica per vivere insieme questo momento di confronto.” Ettore De Luca “Partecipare a questi lavori di gruppo mi ha dato l’opportunità, ancora una volta, di sentire l’appartenenza a questa comunità. Conoscere persone di età diversa e cultura diversa arricchisce il nostro pensiero e aiuta ad aprirci al nuovo, superando i pregiudizi che sono spesso causa di chiusura verso l’altro. Consiglierei a chiunque di partecipare a questi gruppi, fa bene a noi come persone e produciamo un patrimonio per il paese.” Gina Maioli “Attraverso questa esperienza ho riscoperto una parte di me che credevo sopita….e si chiama creatività! Il contatto con i bambini, poi, è stato un momento di grande gioia e felicità ed è un’esperienza da provare, molto positiva per la propria crescita personale”. Tonino Giberti “Ho deciso di partecipare a questo progetto per poter avere nuove idee a partire dal confronto con altri genitori. Mi sono trovato in un bel gruppo di persone, ben assortito, ma, ahimè, con pochi genitori con la stessa età dei miei figli. Sono state portate subito alla discussione svariate idee e proposte di lavoro e ci siamo accorti che alcuni dei nostri progetti si incontravano con i pensieri che altri gruppi stavano già elaborando. Così unendoci a questi altri gruppi abbiamo potuto rendere operative alcune di queste proposte come il laboratorio di falegnameria e i laboratori sui social network. Questa esperienza è stata positiva. E’ una bella soddisfazione poter condividere con altre persone alcune delle mie proposte e idee e alcune di queste si stanno già realizzando.” Pierluigi Benini “Ho partecipato al primo incontro di “Educare, questione di comunità” perché credo che il concetto di Comunità negli anni si sia perso. Quando ero bambina potevo permettermi di venire in paese a piedi o in bicicletta da sola, perché comunque in ogni casa c’era un conoscente a cui chiedere eventualmente aiuto in caso di bisogno, tutti ti conoscevano, tutti ti avrebbero dato una mano, tutti potevano rimproverarti se ti comportavi male. Oggi queste cose non esistono più. Ognuno di noi nutre un timore nei confronti degli altri, non si ha più fiducia nel prossimo, e il diverso incute paura. E per i nostri figli non siamo tranquilli, e li teniamo blindati in gabbie dorate. 34 Testimonianze Perché il gruppo “Regole e fiducia”. Perché le mie bimbe sono ancora piccole, quando è iniziato il tavolo frequentavano entrambe ancora la scuola dell’infanzia. Il concetto di bullismo a quell’età è forse sentito come qualcosa che ancora non ci riguarda. Ma forse è un primo barlume di bullismo anche strappare sempre i giochi di mano agli altri bambini, o rispondere ad un adulto che ti rimprovera con una pernacchia, o voler comandare sempre il gioco. Regole, perché non è vero che a quell’età le regole contano poco. A quell’età le regole sono fondamentali. Poche, ma chiare. E da rispettare, insieme, grandi e piccoli. Fiducia. Fiducia che l’adulto deve guadagnarsi attimo dopo attimo dal bambino. E nello stesso tempo fiducia che dobbiamo dare al bambino. Piccolo, ma è sempre e comunque un essere pensante. Che per diventare grande ha bisogno di tutta la nostra fiducia. Che non gli verrà mai dal vivere in una gabbia dorata. La cosa che maggiormente mi ha colpito di questa esperienza è stata la frase di alcuni ragazzi. “I miei genitori non hanno tempo per me”. Come genitore perennemente in corsa…mi ha colpito. Spesso mia figlia piccola mi chiede di essere presa in braccio, e magari io che ho ottomila cose in mano o sto lavando i piatti o non so ….le dico dopo. Ma un attimo dopo, sono già grandi. E quell’attimo…è svanito.” Lucia Ferrari 35 36 RINGRAZIAMENTI Un ringraziamento sentito a tutti coloro che hanno partecipato attivamente e condiviso questo percorso e a tutti coloro che continueranno a sostenere questo progetto in futuro per la crescita di tutta la comunità cavriaghese. Ada - Adriana Macchiaverna – Alessandro Domenichini - Alessandro Musiari Andrea Davolo - Anna Cioni - Annalisa Porzio - Antonia Sandrolini - Antonio Lombardo – Antonio Sirica - Barbara Scalabrini - Barbara Mantovi - Benedetta Gazza - Catia Cavatorti – Centro Studio e Lavoro “La Cremeria” S.r.l.- Chiara Barazzoni - Claudia Camellini - Cristina Melloni - Cinzia Terenziani - Cira Imparato – Damiano - Daniela Friggeri - Devis Zavaroni - Eleonora Fornaciari Elisa Fiengo - Enrica Melli – Erica Bragazzi Eris Gozzi - Ettore De Luca Eugenio Sassi - Federica Novara - Fiammetta Zoboli – Filomena De Luca Franco Drigani – Giacomo Bonibaldoni - Giacomo Friggeri - Gina Maioli - Gino Mazzoli Giovanna Bonilauri - Giovanna Giovannini - Giusi Raimo - Glauco Fantini Italina Beneventi - Jodi Curti - Laura Govi – Labiad Ahmed - Laura Colli Laura Govi - Lara Manco - Leo Gualdi – Leontina Arduini - Lino Terzi Liusca Boni - Luana Veratti – Lucia Ferrari - Lucia Perrone Luigi Copelli - Luisa Sibaldi Marcella Freddi - Marco Battini - Marco Chiari Marco Ottolini - Mariapia Gilioli Marina Cavecchi – Marta Biacchi - Mara Vitali Maura Friggeri – Michela Marzaroli - Monica Caramaschi - Nadia Ammuni -Nadia Cirlini - Paola Salsi Paola Salsi - Patrizia Acquatici - Pierluigi Benini Pietro Caso - Pietro Gualerzi Pietro Toscano – Renzo Tachino - Roberta Ferrari - Roberto Bertani - Rosanna Pattini - Samanta Fiorni - Samira Bouatyeb Sandra Spagni – Sara Poli - Simona Monari – Susy Sorvillo - Teresa Villani Toni Giberti - Vera Di Stefano 36