1999 5 del SETTORE TECNICO FEDERAZIONE ITALI AN A G I UO CO CALCI O FEDERAZIONE ITALIANA GIUOCO CALCIO settembre ottobre Spedizione in abb. post. art. 2 comma 20/C legge 662/96 - Filiale di Roma COVERCIANO 24-25 SETTEMBRE 1999 IL PROCURATORE SPORTIVO NEL CALCIO DEL 2000 La figura dell'osservatore in relazione all'analisi della partita P La riabilitazione nei traumi dell'articolazione della caviglia SOMMARIO EDITORIALE COVERCIANO: FORUM PERMANENTE DELLE PROBLEMATICHE DEL CALCIO NAZIONALE ED INTERNAZIONALE FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA di Mario Valitutti 2 LA FIGURA DELL’OSSERVATORE IN RELAZIONE ALL’ANALISI DELLA PARTITA di Giancarlo Camolese 3 SETTORE GIOVANILE E SCOLASTICO RICERCA E CALCIO GIOVANILE a cura di Carlo Castagna e da I a IV Stefano D’Ottavio FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA L’INFLUENZA DELLA FATICA SULLA PRECISIONE-VELOCITÀ DEL TIRO IN PORTA IN GIOVANI CALCIATORI FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA di Massimo Civalleri 25 LA RESISTENZA PASSIVA di Riccardo Capanna 32 SEZIONE MEDICA LA RIABILITAZIONE NEI TRAUMI DELL’ARTICOLAZIONE DELLA CAVIGLIA di N. Tjouroudis, L.Gatteschi, M.G.Rubenni 36 FORMAZIONE ISTRUZIONE TECNICA IL SOVRACCARICO AGONISTICO ED IL RENDIMENTO SPORTIVO di Gianni Leali 41 CENTRO STUDI E RICERCHE STUDIO SULL’INCIDENZA DEGLI STRANIERI NELLE ROSE DEI CLUB ITALIANI ED EUROPEI di Paolo Piani 42 FONDAZIONE «MUSEO DEL CALCIO» I LIBRI DELLA FONDAZIONE «MUSEO DEL CALCIO» a cura di Fino Fini 44 Le opinioni espresse negli articoli firmati non riflettono necessariamente l’opinione ufficiale del Settore Tecnico. Tutto il materiale inviato non sarà restituito. La riproduzione di articoli o immagini è autorizzata a condizione che ne venga citata la fonte. Direttore Segreteria Stampa Mario Valitutti Fabrizio Cattaneo (coordinatore) Monica Risaliti Marco Viani ATENA s.r.l. Via di Val Tellina, 47 00151 ROMA Tel. 06/58204422 r.a. 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Non saranno accettate richieste effettuate per telefono. 1 EDITORIALE Coverciano: forum permanente delle problematiche del calcio nazionale ed internazionale di Mario Valitutti I l 9° corso per “Coach educators” dell’UEFA che avrà luogo a Coverciano dal 1° al 5 novembre, e che fa seguito all’8° corso che si era tenuto, sempre a Coverciano, dal 21 al 25 giugno scorso, caratterizza una stagione di attività del Settore Tecnico che ha spaziato tra numerose iniziative volte ad affrontare tematiche relative al sistema calcio nel suo complesso. Il corso, organizzato in collaborazione tra UEFA e FIGC attraverso le strutture offerte dal Settore Tecnico, ha coinvolto i responsabili delle scuole allenatori delle 54 Federazioni associate all’UEFA che sarà presente ai massimi livelli. Il 24 settembre scorso, la FIFA, sempre in collaborazione con la Federcalcio, ha organizzato per la prima volta un convegno di carattere internazionale sul ruolo e sulle prospettive dell’agente FIFA visto anche in relazione all’attività dei procuratori sportivi nazionali. Ai lavori, coordinati dal Segretario generale della FIFA Zen Ruffinen, hanno partecipato i vertici del calcio nazionale ed internazionale e le conclusioni del congresso sono state trasferite alle competenti istituzioni della FIFA. Il 16 ottobre, su iniziativa del Comune di Firenze, Coverciano ha ospitato il primo incontro sulla “Comunicazione del 2000” cui hanno partecipato editori e direttori delle principali testate giornalistiche sportive. In quell’occasione si è convenuto di fare di Coverciano la sede per un tavolo permanente per dibattere le problematiche del settore. Il 28 ottobre, alla presenza del Presidente e del Vicepresidente federale, del Presidente della LND e del Presidente del S.G. e S. e di Ottavio Bianchi, coordinatore delle rappresentative nazionali giovanili, è stata presentata alla stampa la relazione della “Commissione per la tutela del vivaio calcistico nazionale” affidata congiuntamente al S.T e al S.G. e S. dal Consiglio Federale. Il 18 e il 19 ottobre il Settore Tecnico ha organizzato uno stage per i partecipanti al “Corso di perfezionamento in diritto ed economia dello sport nell’Unione Europea” indetto dall’Università di Teramo. La Sezione medica del S.T. ha assunto “centralità” nell’ambito federale con particolare riferimento nella lotta al doping e nella tutela della salute degli atleti, dando il proprio contributo nelle varie sedi di discussione ed elaborazione delle normative in materia predisponendo un opuscolo illustrativo (che è stato allegato al n.4 de “Il Notiziario”) rivolto agli operatori del settore e, in prospettiva, ai giovani che praticano lo sport ed alle loro famiglie. Facendo seguito a quanto preannunciato in occasione della scomparsa di Italo Allodi, è stato organizzato, su incarico del Consiglio Federale e d’intesa con la Commissione Direttori Sportivi e l’A.D.I.S.E., il Corso per Direttori Sportivi che intende fornire ai partecipanti le conoscenze necessarie per 2 affrontare le nuove problematiche di un calcio in continua e rapida evoluzione. A ciò va aggiunta la consueta attività istituzionale che va dall’attività del segretariato a quella delle Sezioni e del Centro Studi. Trattasi di una serie variegata di compiti e di funzioni che si svolgono sia al centro che in periferia. In questa occasione ci limitiamo a riportare solo i dati relativi ai corsi fin qui organizzati: •Corso Master per l’abilitazione ad “Allenatore Professionista di Prima categoria” per la stagione sportiva 1998-99 (terminato il 10/7/99) •Inaugurazione del nuovo Corso Master per la stagione 1999-2000; •Corso per l’abilitazione ad “Allenatore Professionista di Seconda Categoria” ( terminato il24/7/99); •Corso per l’abilitazione a “Preparatore Atletico” (terminato 1l 23/4/99); •Corso per Allenatore di Base riservato ai partecipanti al raduno di preparazione pre-campionato per calciatori professionisti privi di contratto (terminato il 13/8/99) •Corso di aggiornamento riservato ai Docenti di tecnica calcistica dei corsi Allenatori periferici (78/1/99); •Seminario di aggiornamento riservato agli Allenatori dei portieri tesserati nella stagione 1998/99 per le società di serie C1 della Lega Professionisti di serie C (17-18/5/99); •Stage di aggiornamento per allenatori professionisti della Federazione Georgiana (13-23/5/99). Nell’immediato futuro - mentre confermiamo la pubblicazione di una “news letter” periodica, quale strumento di approfondimento delle tematiche più attuali e l’avviato processo di costruzione di una Banca Dati che accumuli e diffonda il più possibile la conoscenza sul calcio (progetto questo all’attenzione della FIFA) - è nelle nostre intenzioni di fare di Coverciano anche un punto di incontro con il mondo della cultura che si rivolge o si ispira al calcio. Il primo di questi incontri sarà dedicato al rapporto tra calcio e letteratura. Per concludere ricordiamo che nel prossimo mese di novembre, organizzata dal Settore Tecnico, si svolgerà la manifestazione “Panchina d’oro, d’argento e speciale” che verranno assegnate in base alla votazione espressa dagli allenatori professionisti responsabili delle prime squadre di A,B,C1 e C2. La manifestazione è inserita nell’annuale incontro di aggiornamento che, quest’anno, avrà come temi di discussione la figura del doppio arbitro, il fuorigioco, le proposte della FIFA per un nuovo calendario dei campionati nazionali e la tutela del patrimonio calcistico nazionale. FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA METODOLOGIA LA FIGURA DELL’OSSERVATORE IN RELAZIONE ALL’ANALISI DELLA PARTITA di Giancarlo Camolese* L ’osservazione è un procedimento selettivo e si differenzia dal semplice guardare o vedere perché lo sguardo dell’osservatore è guidato dalle ipotesi che egli ha formulato o che fanno parte del suo bagaglio di esperienze. L’osservazione non è di per sé obiettiva, nel senso di permettere una registrazione diretta e fedele della realtà, anzi è costantemente esposta al rischio della soggettività, della parzialità e degli errori o distorsioni che ne derivano. Per limitare tutto ciò è quindi importante scegliere procedure il più possibile controllate, sistematiche, ripetibili, eliminando per quanto possibile ciò che potrebbe invalidare l’attendibilità delle osservazioni condotte che sono legate ai soggetti della ricerca, alla “qualità” dell’osservatore, alle tecniche di registrazione e codifica dei dati scelti dal ricercatore. Cercare di interpretare ciò che vediamo non è sicuramente prerogativa solo dell’uomo moderno e sfruttato solo in campo calcistico; fin dall’antichità osser vare ha rappresentato il metodo più semplice per dare spiegazione ad un qualsiasi fenomeno, più o meno complesso, valutabile attraverso i sensi. La funzione dell’osservatore è quindi quella di ricercare il maggior numero di dati utili alla risoluzione di un problema, scegliendo il modo più appropriato che tenga conto del “campo” della ricerca e dell’ambito in cui essa si svolge. In sostanza, sia che si tratti di osservare in campo etologico o psicologico o sportivo, il processo di ricerca è pressoché identico e segue percorsi determinati così riassumibili: • IDENTIFICAZIONE DEL PROPBLEMA DI RICERCA Il primo compito di un osservatore, o di una serie di osservatori, è quello di identificare una problematica di cui si vogliano aumentare gli aspetti conosciuti. • PIANIFICAZIONE DEL PROGRAMMA DI LAVORO Si decide la strategia più appropriata per affrontare l’osservazione, partendo dalla scelta dei dati da prendere in considerazione e da come raccogliere le informazioni. • FASE DELL’OSSERVAZIONE E’ la fase in cui si mettono in atto le procedure scelte. • ANALISI ED INTERPRETAZIONE DEI DATI Si analizzano e si interpretano le informazioni raccolte, scegliendo il modo più appropriato per la comunicazione dei risultati raggiunti. • COMUNICAZIONE DEI RISULTATI Nella comunicazione dei risultati bisognerà descrivere anche le procedure usate per il raggiungimento dello scopo, cercando di essere chiari e sintetici. Ruolo dell’osservatore nel calcio COMPITI In ambito calcistico, l’osservatore è la figura presente all’interno della società, o che collabora con essa, cui viene chiesto di raccogliere informazioni dettagliate su un determinato argomento. In linea di massima le ricerche possono essere fatte su: 1.Analisi di una squadra L’osservatore è incaricato da un responsabile della società di visionare una squadra, il più delle volte futura avversaria, col compito di individuarne pregi e difetti. 2.Analisi tecnica, tattica, fisica e personalità di uno o più giocatori Il compito è di valutare l’opera- to di un giocatore che potrebbe rientrare nei piani della società, tenendo conto delle sue caratteristiche tecniche, tattiche, fisiche e di personalità. 3.Analisi dell’operato di un allenatore Si cerca di analizzare le capacità di un allenatore, considerando sia la sua abilità nella tattica applicata, sia i suoi comportamenti in campo. 4.Ricerca di giovani talenti Questo tipo di ricerca necessita di persone adeguatamente preparate e specializzate, poiché si ha a che fare con giocatori non ancora maturi sotto il profilo psicofisico e che devono essere giudicati in base alle loro qualità presenti ma, soprattutto, per le loro potenzialità future. Qualità dell’osservatore Quello dell’osservatore è sicuramente un ruolo importante e difficile, importante perché i dati che egli riporta, se interpretati ed utilizzati, possono essere di aiuto sia all’allenatore nella preparazione della partita, sia alla società nella programmazione della futura squadra. Difficile perché le variabili da prendere in considerazione in una ricerca sono molteplici e mutabili con il passare del tempo e con le esigenze che cambiano e si trasformano. E’ importante che un osservatore, o chi scelga di svolgere questa professione, cerchi di soddisfare alcune caratteristiche che ho così riassunto: • VOGLIA DI RICERCARE ED AGGIORNARSI * Allenatore professionista di 1ª categoria. Tesi di fine corso Master 1998/99. 3 FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA METODOLOGIA Disporre di informazioni prima di affrontare la ricerca facilita sicuramente il compito, sia che si tratti di analizzare una partita, sia che si debba valutare le qualità di un giocatore. Nuove tecnologie, Internet per esempio, permettono di consultare banche dati, giornali, siti delle squadre di calcio che forniscono un gran numero di notizie che possono dimostrarsi utili. • BUONA CONOSCENZA DEL GIOCO DEL CALCIO Il riferimento è soprattutto rivolto alla conoscenza dei sistemi di gioco e alle loro caratteristiche e peculiarità per ciò che concerne pregi e difetti. • INTELLIGENZA ED ELASTICITÀ MENTALE Doti fondamentali per capire i rapporti di causa-effetto che si verificano durante una gara. • INTUIZIONE Spesso chi osserva deve andare oltre ciò che vede e ci possono essere situazioni non molto chiare che vanno interpretate. • CAPACITÀ DI STUPIRSI L’osservatore non deve cadere nell’errore di voler per forza vedere confermate le sue ipotesi di partenza o i dati di precedenti osservazioni. • CAPACITÀ DI ASTRARRE Intendo la capacità di astrarre dal contesto osservato, immaginando sia la squadra osservata che i suoi giocatori in azione contro la propria squadra. • ESPERIENZA E’ sicuramente la qualità che più accomuna chi svolge questo ruolo. Quando parlo di esperienza non intendo necessariamente riferirmi all’età anagrafica ma, soprattutto, alle conoscenze ed alla qualità delle precedenti esperienze. 4 • BUONA MEMORIA Permette di ricordare e fissare nella mente i dati selezionati, ma anche aspetti e particolari della gara non preventivati e, quindi, imprevisti. Raccolta dei dati Un altro problema che si presenta a chi deve svolgere una ricerca è quello di come, o meglio, con quale strumento raccogliere le informazioni. Al momento penso di poter affermare che le tecniche più usate in ambito calcistico, relativamente all’analisi della partita, sono: • OSSERVARE E RICORDARE Chi si fida della propria memoria assiste alla partita senza alcun strumento utile a ricordare. Con questo metodo si vuole privilegiare la propria esperienza, con evidenti limiti di qualità ed attendibilità nella stesura della relazione. • CARTA E PENNA Questa tecnica, nonostante le tante rivoluzioni tecnologiche, costituisce probabilmente il mezzo più usato per la raccolta dei dati. I vantaggi sono relativi alla sua facilità d’uso, soprattutto quando l’osservatore semplifica il suo compito con l’aiuto di una griglia di osservazione; l’inconveniente principale è dato dal fatto che, quando egli scrive, a meno che non decida di farlo durante i tempi morti della gara, deve distogliere l’attenzione dal terreno di gioco. • REGISTRAZIONE SU NASTRO AUDIO La tecnica in esame consente all’osservatore di essere libero dal compito di dividere l’attenzione tra quanto sta avvenendo e la sua registrazione. Egli può così mantenere lo sguardo fisso sulle azioni di gioco, coglierne momenti ed atteggiamenti particolari anche quando la palla è fuori dal terreno, senza perdere la continuità della registrazione. Attraverso il registratore è possibile mettere in evidenza alcuni comportamenti che, in un primo tempo, possono sembrare ininfluenti. Ovviamente, più lo stadio è gremito, più la registrazione e la sua qualità saranno difficoltose. Anche questa tecnica, come quella con carta e penna, permette di decidere se annotare gli avvenimenti in modo quasi continuo oppure annotare solo i momenti più significativi. • RIPRESA CON VIDEOCAMERA Filmando una partita di calcio si ha sicuramente la possibilità di poter fissare le azioni di gioco in modo permanente ed oggettivo. L’uso di questa tecnica si dimostra estremamente utile quando l’azione procede ad una velocità tale da non rendere possibile fissarne tutti gli elementi con altre tecniche. La sua efficacia risulta altresì vantaggiosa quando l’azione è tanto complessa da non permettere che l’attenzione dell’osservatore si fissi su più comportamenti che si verificano quasi simultaneamente. Oltre a ciò, la telecamera consente di personalizzare la ripresa, ponendo l’attenzione sulle situazioni ritenute più importanti e permettendo poi di vedere rallentati i momenti di gioco più complessi. Gli svantaggi di questa tecnica sono legati alla potenzialità del mezzo in quanto la ripresa non riesce mai a dare un’immagine globale del terreno di gioco ma, anzi, privilegia sempre qualche aspetto particolare a discapito di ciò che avviene al di fuori del campo visivo della telecamera. Analisi della gara e spiegazione analitica dei dati presi in considerazione FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA METODOLOGIA La mia proposta di analisi della gara è strutturata su 11 “fogli”. Ad ogni “foglio” segue la spiegazione analitica dei contenuti. Ritengo sia importante, oltre alla spiegazione analitica dei dati tecnico-tattici, indicare anche alcuni accorgimenti di carattere generale che possono servire all’allenatore ed all’osservatore al fine di avere una relazione il più possibile accurata e precisa della squadra presa in esame. Chi va ad osservare una gara non può esimersi dal concordare e selezionare con il proprio allenatore i dati significativi che devono essere rilevati. E’ altresì importante che la terminologia specifica usata sia nota ad entrambi, al fine di evitare malintesi ed essere sicuri che, quando si parla di un dato concetto tecnico-tattico e si esprimono giudizi sulle caratteristiche fisiche dei calciatori, si intenda la stessa cosa. In sostanza, chi va ad osservare deve essere cosciente del fatto che, a prescindere dal suo modo di intendere il calcio, le cose basilari sono quelle richieste dall’allenatore e non le proprie valutazioni personali. Credo comunque che debba essere lasciato all’osservatore uno spazio all’interno di una relazione nel quale esprimere le proprie riflessioni ed opinioni. Oltre ai dati tecnici sarebbe utile chiarire con l’allenatore il modo in cui la relazione debba essere stilata, ovvero se gradisca leggerla in modo articolato, con stile narrativo, oppure in maniera sintetica con l’aiuto di una parte grafica. L’ideale sarebbe fare e ricevere una relazione sintetica con domande predeterminate, supportate da una parte grafica in grado di chiarire situazioni di gioco particolari. Una volta discussi questi dettagli, l’osserva- tore dovrà ricercare tutte le informazioni utili a facilitargli il lavoro: l’acquisizione di videocassette riguardanti precedenti gare della squadra da visionare, informazioni sulla numerazione dei giocatori da osservare, la probabile formazione, il probabile modulo di gioco. Internet permette di avere tutti questi dati con la consultazione on-line di quotidiani e dei siti di numerose squadre di calcio. Un altro aspetto fondamentale è che l’osservatore giunga allo stadio sede di gara con largo anticipo. Ciò gli consentirà di assistere alla fase di riscaldamento delle due squadre, fase dalla quale è già possibile trarre utili indicazioni. Per esempio, dal punto di visto psicologico, si può valutare quanto sia unito il gruppo squadra, se ricerchi momenti di aggregazione, se ci siano giocatori che influenzano positivamente i compagni o se questa fase sia vissuta solo a livello personale. In molti casi, nel classico riscaldamento in fila per due, è facile notare se chi si pone davanti al gruppo, rivesta anche, all’interno della squadra, un ruolo importante di leader riconosciuto dai compagni o invece imposto dalla società. In sostanza, molti segnali in questa fase possono dare l’idea della coesione esistente tra i giocatori, dello stato d’animo con cui si avvicinano alla gara, del momento psicologico che stanno vivendo espresso sia con atteggiamenti individuali che collettivi. Queste prime impressioni saranno poi verificate nel corso della gara e serviranno a valutare eventuali correlazioni tra un certo modo di vivere il momento pre gara e la prestazione vera e propria. Oltre all’aspetto psicologico, durante il riscaldamento si potranno osser- LEGENDA Giocatore squadra visionata Giocatore squadra visionata con palla Giocatore avversario Giocatore avversario con palla P Portiere della squadra visionata P Portiere della squadra avversaria Traiettoria della palla Movimento del giocatore senza palla Linea immaginaria vare le caratteristiche morfologiche dei giocatori, grazie alle situazioni più statiche rispetto a quelle della gara, traendo indicazioni più precise sulla loro struttura fisica. Con l’inizio della gara inizia la fase di osservazione vera e propria in cui l’attenzione e la concentrazione necessarie ad individuare i dati precedentemente selezionati devono essere massimali. Lo sguardo dell’osservatore cercherà di cogliere anche quei particolari non strettamente legati alla prestazione della squadra ma che possono essere poi usati come termometro per valutare la compattezza del gruppo nel suo insieme. Per esempio, la reazione dei giocatori in panchina dopo un gol realizzato dai compagni può dare un’idea della coesione del gruppo, del coinvolgimento generale oppure, nel caso opposto, del totale disinteresse. L’esperienza insegna che un gruppo unito, convinto degli obiettivi da perseguire, condivisi da tutti i suoi componenti, ottiene sempre più risultati di un insieme di giocatori che antepongono il proprio interesse personale a quello collettivo. La relazione contenete tutte le osservazioni tecnico-tattiche e psicologiche sarà consegnata all’allenatore all’inizio della settimana 5 FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA METODOLOGIA Schema 1 Data ........ GARA............... Competizione............ Arbitro.......... Squadra visionata................. Campo ............. Dimensioni............ Cond. atmosferiche e del terreno di gioco................. Risultato........... n° SQUADRA data di nascita n° SQUADRA data di nascita Distinta gara, con n° maglia, nome giocatore, anno di nascita Marcatori......................... Posizione di classifica e gare precedenti ................................. Influenza della terna arbitrale e del pubblico sul risultato ........................................ che precede l’incontro contro la squadra visionata. E’ importante che anche la società e lo stesso osservatore abbiano una copia della relazione, a testimonianza del lavoro eseguito. FOGLIO N.1 PRESENTAZIONE DELLA GARA E DATI GENERALI (schema n.1) La prima parte di una relazione tipo raccoglie tutta una serie d’indicazioni che tendono a presentare la partita attraverso un 6 elenco di dati oggettivi e con alcune osservazioni di carattere generale che, pur non rientrando tra gli elementi tecnico-tattici, possono ugualmente essere ritenute importanti dall’allenatore. I dati oggettivi comprendono la data in cui la gara è stata disputata, il tipo di competizione, il nome dell’arbitro, la lista dei giocatori, il nome del campo di gara, le condizioni climatiche, lo stato del terreno di gioco, risultato finale ed eventuali marcatori. Questi dati servono a dare un’idea immediata del contesto in cui l’osservazione è stata effettuata. Per dati generali intendo: • Posizione di classifica e gare precedenti E’ palese che una squadra in testa alla classifica abbia qualità superiori e viva un momento psicologicamente migliore rispetto ad una squadra di bassa classifica. Sarà compito dell’allenatore, attraverso i dati tecnico-tattici forniti dall’osservatore, capirne il perché. Per quanto riguarda le gare precedenti, oltre ai risultati ottenuti nelle ultime gare, l’osservatore, soprattutto nel girone di ritorno, dovrà evidenziare il bilancio parziale dei risultati conseguiti in casa e fuori casa, dei gol subiti e di quelli realizzati, consentendo così all’allenatore di avere, e quindi di trasmettere ai propri giocatori, un’idea del grado di difficoltà a cui la squadra andrà incontro. • Dimensioni del terreno di gioco e distanza del pubblico I campi di calcio non sono tutti uguali, esistono differenze che possono essere anche molto marcate, basti pensare che la larghezza può variare tra 90 e 45 m. e che la lunghezza può variare tra 120 e 90 m. Le dimensioni diventano importanti quando c’è molta diversità tra il campo in cui si svolgerà la gara e quello abituale della squadra. Per esempio, dal punto di vista tecnico-tattico, non è la stessa cosa giocare su un campo largo 45 m. oppure 90 m. per quanto riguarda tempi di gioco, calci d’angolo o punizioni laterali. Lo stesso vale per il pressing in fase difensiva, per il mantenimento del possesso di palla, tutte situazioni in cui le dimensioni del terreno di gioco acquistano, per essere attuate, un’importanza rile- FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA METODOLOGIA vante. In base a ciò, l’allenatore dovrebbe scegliere, nella settimana precedente la gara, metodologie d’allenamento che tengano conto delle particolarità sopra citate. La distanza del pubblico dal terreno di gioco è da tenere in considerazione per due aspetti: il primo di carattere psicologico, in quanto una platea molto vicina al campo può influenzare la prestazione sia dei giocatori che dell’arbitro; il secondo aspetto è legato all’intensità del gioco ed alla sua durata: nei campi con gli spalti a ridosso del campo la palla non è mai “fuori”, come suol dirsi. L’osservatore dovrà porre la sua attenzione sul fatto che la squadra di casa possa sfruttare questa caratteristica del terreno di gioco consigliando quindi l’allenatore di preparare i giocatori con allenamenti specifici finalizzati ad affrontare questa particolare realtà. • Influenza della terna arbitrale sul risultato Molte volte, chi valuta e giudica P P Figura 1 5-3-2 contro 4-3-3 Schema 2 GARA........................................ DATA ................... Disposizione in campo della Squadra ad inizio gara .................. Contrapposizione delle Squadre .......................... .......................... Note .......................... .......................... .......................... Note .......................... .......................... .......................... una partita o una squadra in particolare, si lascia condizionare dal risultato finale. In caso di risultato positivo si evidenzieranno soprattutto gli aspetti favorevoli mentre, se ciò non avviene, le considerazioni finali saranno di segno opposto. Questo è un errore che un osservatore professionista non deve commettere, sforzandosi P P Figura 2 4-4-2 contro 3-4-3 invece di analizzare la gara a prescindere dal risultato in quanto molte sono le variabili che possono influenzarne l’esito finale. In questo contesto va inserito il discorso sulla terna arbitrale, o meglio, sui suoi errori. Si può perdere per due situazioni di fuorigioco non segnalate, o per un rigore ingiustamente assegnato e P P Figura 3 3-532 contro 3-4-1-2 7 FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA METODOLOGIA Schema 3 P FASE DIFENSIVA ELEMENTI GENERALI NOTE ................................ ............................... ............................... ................................ ................................ ................................ ................................ ................................. ................................ ................................ ................................ DISPOSIZIONE DIFENSIVA NEL 1° TEMPO DISPOSIZIONE DIFENSIVA NEL 2° TEMPO • Esiste concentrazione difensiva, quanti uomini rimangono dietro alla linea della palla e non partecipano alla fase difensiva ............................. .......................................................................................................... • La squadra è corta ..................................................................... • C'è equilibrio difensivo ............................................................... • Individua i giocatori in difficoltà nell'1>1 ......................................... • Individua eventuali difficoltà nel gioco aereo ed in quello sugli esterni ........................................................................................................ • Esiste copertura angoli ciechi, chi li compie .......................................... • Applicano la tattica del fuorigioco, in quali situazioni ................................ • Esiste solo risalita ................................................................................ • Come è disposto il centro campo ............................................................ • Come sono le marcature a metà campo e di che tipo ................................ • Quali sono i giocatori che rimangono in copertura ...................................... • Ci sono raddoppi di marcatura e chi li esegue .......................................... • Quali sono i giocatori più abili nella pressione individuale.............................. • La squadra attua il pressing, in quale zona del campo, in quali sitazioni....... .................................................................................................. • Gli attaccanti sostengono il lavoro difensivo, come rientrano........................ ...................................................................................................... questo non deve incidere sulla valutazione oggettiva della prestazione della squadra osservata. • Influenza del pubblico sul risultato Il pubblico, come si dice spesso, può essere “l’uomo in più” ma anche “quello in meno”. Il compito dell’osservatore sarà quello di 8 attestare in che misura l’atteggiamento del pubblico, sia in casa che in trasferta, possa risultare condizionante sia per la squadra nel suo insieme, sia per il singolo giocatore. Sarà utilissimo determinare la spiccata personalità dimostrata dalla squadra o, viceversa, quanto il gruppo subisca negativa- Figura 4. Concentrazione difensiva, sistema di gioco 4-5-1, un solo giocatore rimane dietro la linea della palla. mente un ambiente ostile. FOGLIO N.2 DISPOSIZIONE IN CAMPO DELLA SQUADRA (schema n.2) Questo secondo foglio serve per dare all’allenatore un’idea immediata della squadra visionata. La disposizione in campo, ovvero il sistema di gioco attuato, lo si potrà più facilmente notare in fase di non possesso di palla. Il calcio d’inizio, soprattutto se non è battuto dalla squadra da visionare, è un buon momento per registrare le posizioni in campo dei giocatori. Oltre a ciò, è importante rilevare anche la contrapposizione con il sistema di gioco usato dagli avversari, evidenziando i duelli individuali che si sono venuti a creare e le eventuali superiorità numeriche. Lo spazio dedicato alle note servirà per chiarire situazioni particolari che hanno caratterizzato la posizione dei giocatori sul terreno ed i compiti a loro assegnati. Nelle figure n.1, 2, 3 sono riportati alcuni esempi delle contrapposizioni dei FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA METODOLOGIA P Figura 5. Concentrazione difensiva, sistema di gioco 4-4-2, due giocatori rimangono dietro la linea della palla. sistemi di gioco più usati nel corso del Campionato di serie B 199899. FOGLIO N.3 FASE DIFENSIVA 1 (schema n.3) Elementi generali • In caso di concentrazione difensiva quanti uomini rimangono dietro alla linea della palla non partecipando alla fase difensiva. Per “concentrazione difensiva” (vedi figure n.4 e 5) si intende la situazione in cui i giocatori non in possesso di palla, e quindi in fase difensiva, tendono a restringere gli spazi arretrando a difesa della propria porta (difesa ad imbuto), in modo da avere più giocatori possibili dietro alla linea immaginaria della palla. L’osservatore dovrà porre la propria attenzione per verificare se i giocatori sappiano restringere gli spazi, sia verticalmente che orizzontalmente, e contare quanti sono i giocatori che non partecipano all’azione difensiva. • Se la squadra è corta rilevare chi la tiene corta • Se si formano interspazi tra i reparti nei quali giocare • Se c’è equilibrio difensivo Tutti questi dati indicano la capacità della squadra visionata di mantenersi raccolta, sia in orizzontale che in verticale, rifacendosi ai principi di tattica collettiva che riguardano la difesa. L’osservatore valuterà se la squadra è scaglionata in campo correttamente, ovvero se vi è copertura reciproca, se è abile nel ritardare l’azione d’attacco guadagnando tempo ed arretrando a difesa della propria porta. In caso negativo, dovrà evidenziare quali siano le zone del campo in cui c’è una cattiva distribuzione di giocatori e, soprattutto nel caso di squadre disposte a zona, se c’è la possibilità di giocare tra le linee. Nell’insieme, chi osserva rileverà se c’è equilibrio difensivo o, invece, se si creino delle inferiorità numeriche e, quindi, ampi spazi liberi in cui un’eventuale azione d’attacco può P P P P Figura 6 – 4-3-3 palla attaccata dalla linea difensiva sull'esterno, scala in difesa il centrocampista e al suo posto l'attaccante di sinistra. Figura 7 – 4-4-2 palla attaccata dalla linea difensiva sull'esterno, scala in difesa l'esterno di metà campo ed al suo posto rientro di una punta. Figura 8 – 3-4-3 palla attaccata all'esterno da un centrale difensivo, scala l'esterno di metà campo ed al suo posto rientro di un attaccante. Figura 8 bis – 4-4-2 palla attaccata all'esterno dal difensore laterale, rientro di un centrale di metà campo a completare la linea difensiva. 9 FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA METODOLOGIA P P Pressing ultraoffensivo Pressing offensivo Pressing difensivo P P P Figura 9. Zone per il pressing Figura 10. Attacco al difensore Figura 11. Attacco a metà campo avere il sopravvento. • Individuare i giocatori in difficoltà nell’1 contro 1 difensivo • Individuare eventuali difficoltà nel gioco aereo ed in quello sugli esterni Sia che si osservi una squadra che attua un marcamento a zona o a uomo, è importante porre grande attenzione ai duelli individuali, non limitandosi a segnalare le difficoltà ma sforzandosi di valutare la causa, soprattutto facendo riferimento alle caratteristiche singole dei due giocatori che si contrappongono. Nello stesso modo, sarebbe importante comprendere quali siano le situazioni d’attacco che hanno messo in difficoltà il reparto difensivo ed in particolare il gioco aereo e gli attacchi degli esterni. • Se c’è copertura degli angoli ciechi rilevare chi la attua Col concetto di “copertura dell’angolo cieco” si intende porre l’attenzione di chi visiona la squadra in fase difensiva, sul giocatore che rientra in copertura nella linea dei difensori, dalla parte opposta a quella dell’avversario in possesso di palla, e che viene aggredito dall’avversario. A seconda del sistema di gioco adottato, o anche all’interno dello stesso modulo, l’allenatore può cambiare l’uomo di copertura che, sostanzialmente, ha il compito di proteggere l’ultima linea difensiva da eventuali inserimenti di centrocampisti avversari o di neutralizzare eventuali cross che attraversino l’area di porta. L’osservatore valuterà in primo luogo se esiste una protezione adeguata sul lato opposto allo svolgimento dell’azione avversaria e chi sia e con quale movimento intervenga a salvaguardia della propria porta e della linea difensiva. Nelle figure n.6 ,7, 8 sono evidenziate alcune possibili coperture in differenti sistemi di gioco. • Quali sono i giocatori più abili nella pressione individuale • Se la squadra attua il pressing rilevare in quale zona del campo Con queste osservazioni si cerca di comprendere le capacità individuali e collettive della squadra nella riconquista della palla e, quindi, se l’atteggiamento dei giocatori è più aggressivo oppure rivolto all’attesa, alla chiusura degli spazi, all’intercettazione del gioco avversario ed allo sfruttamento dei suoi errori di esecuzione. E’ bene ricordare che per “pressione” si intende un’azione individuale di difesa che ha lo scopo di limitare tempo e spazio dell’avversario, al fine di riconquistare la palla o di rallentare l’azione. Per “pressing” si intende un’azione collettiva coordinata di due o tre giocatori in cui, chi pressa il portatore di palla avversario, ha il compito di favorire l’azione dei compagni che, attraverso contrasti diretti o indiretti, intercettamenti o anticipi sull’avversario più vicino, conquisteranno la palla. In definitiva, la pressione iniziale mette in difficoltà il portatore di palla, obbligandolo a scelte di gioco avventate o ad esecuzioni imprecise a 10 FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA METODOLOGIA P P P Figura 12.– 4-4-2 con centro campo in linea a quattro giocatori Figura 13.– 4-3-3 tre centro campisti disposti a triangolo con vertice basso. Figura 14.– 5-3-2 centro campo disposto a tre giocatori con vertice alto. tutto vantaggio della fase difensiva. Nel caso in cui la squadra attui il pressing, è bene che l’osservatore individui anche in quale zona del campo questo viene effettuato ed in quali particolari situazioni di gioco: ad esempio con palla giocata esternamente, in seguito a rimessa laterale, su rinvio da fondo campo o rimessa del portiere che cada lateralmente, in conseguenza di una respinta della difesa. Nelle figure n. 9, 10, 11 sono evidenziate le zone di campo in cui più frequentemente viene attuato il pressing e due situazioni di gioco usate per l’applicazione di questa tattica. • Se viene applicata la tattica del fuorigioco, rilevare in quali situazioni Il fuorigioco è una tattica difensiva che toglie profondità alla squadra avversaria ed indica la volontà di chi si difende di escludere almeno un giocatore che partecipa attivamente alla manovra dalla fase offensiva. L’osserva- tore dovrà valutare se la squadra, in fase difensiva, con un movimento coordinato di uno o più giocatori, metta in fuorigioco gli avversari oppure se lascia che questi vi vadano spontaneamente con movimenti in profondità effettuati con tempi sbagliati. La differenza è importante in quanto, nel primo caso, il fuorigioco è una tattica conseguente alla pressione sulla palla e al pressing, nel secondo caso l’attenzione si focalizza sulla bravura dell’ultimo difensore e della linea difensiva di giocare contro l’attaccante, valutando il momento di partenza del passaggio che intende servirlo in profondità. L’allenatore, in base a queste informazioni, dovrà lavorare in settimana preparando adeguate contromisure collettive per battere il movimento coordinato dei difensori avversari o sensibilizzando i propri attaccanti e centrocampisti a ricercare il tempo giusto per il passaggio profondo e per attaccare lo spazio dietro all’ultimo uomo o alla linea difensiva. L’osservatore valuterà quali sono le situazioni di gioco nelle quali viene maggiormente applicata questa tattica, per esempio sul passaggio all’attaccante che sta smarcandosi in profondità, oppure in occasione dei tiri liberi indiretti o in seguito a respinta etc. • Se viene attuata solo la risalita Attualmente sono poche le squadre che tendono a mettere in fuorigioco gli avversari, questo perché non è facile organizzare, senza commettere errori, la pressione ed il conseguente pressing, condizioni queste indispensabili per la riuscita di questa tattica, ed anche perché, nel corso degli anni, gli allenatori hanno trovato adeguate contromisure. Il concetto di mettere in fuorigioco è stato da molti accantonato e sostituito con una più prudente risalita che ha, come denominatore comune, il fatto che la palla sia innocua, o perché sta viaggiando con una traiettoria aerea e non può quindi 11 FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA METODOLOGIA P P P Figura 15.– 4-3-1-2 centrocampo a quattro disposti a rombo. Figura 16.– 3-5-2 centrocampo in linea con vertice basso a 5 uomini. Figura 17.– 3-5-2 centrocampo in linea con vertice alto a 5 uomini. difensivo e la copertura reciproca. • La disposizione del centrocampo Il centrocampo è comunemente considerato il settore nevralgico di una squadra e può essere disposto in vari modi che esaltano le caratteristiche dei giocatori che lo compongono. E’ quindi importante rilevare qual’é la posizione ed il numero dei giocatori che costituiscono il centrocampo avversario in relazione ai vari sistemi di gioco. Nelle figure n.12 ,13, 14, 15, 16, 17 sono prese in considerazione alcune tra le composizioni di centrocampo adottate più frequentemente. • Quali sono le marcature a metà campo • Quali sono i giocatori che rimangono in copertura • Se ci sono raddoppi di marcatura L’osservatore rileverà se, nella contrapposizione con i centrocampisti avversari, esistono delle particolarità nelle marcature. Per esempio, se c’è un giocatore che ha il compito di seguire in ogni parte del campo l’organizzatore del gioco avversario o la mezza punta o se ognuno si occupa esclusivamente del giocatore che entra nella propria zona di competenza. Inoltre, individuerà anche i giocatori predisposti alla copertura dei compagni che si inseriscono in fase offensiva e in quali zone di campo avvengono raddoppi di marcatura. Coperture e raddoppi sono due forme di collaborazione difensiva che garantiscono aiuto al giocatore impegnato nella riconquista della palla. La copertura, in particolare, è una posizione di protezione al compagno che ingaggia un duello uno contro uno e che consente di intervenire nel caso in cui la difesa individuale non vada a buon fine. La tipica azione di copertura è affidata al compagno che si trova nella zona adiacente a chi attacca il portatore di palla. Quando si parla di raddoppio si P Figura 18.– 4-4-2 con palla attaccata sulla fascia, raddoppio di marcatura effettuato dal centrocampista esterno. essere giocata, o perché ben aggredita e lontano da chi si difende. In sostanza, si può dire che la risalita ha il compito principale di mantenere la squadra corta, garantendo l’equilibrio 12 FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA METODOLOGIA due esempi di raddoppio di marcatura. • Se gli attaccanti sostengono il lavoro dei difensori, rilevare come rientrano Si dice spesso che le punte dovrebbero essere i primi difensori: non è sempre così, anche se questo sarebbe il sogno di ogni allenatore. L’osservatore valuterà la capacità degli attaccanti di sostenere il lavoro difensivo, considerando la posizione di rientro da questi assunta al termine dell’azione d’attacco, l’abilità o l’incapacità di pressare e mettere in difficoltà i difensori avversari in possesso di palla. Cercherà, inoltre, di capire se gli attaccanti orientano il pressing verso una particolare direzione e, soprattutto, se si fanno superare in dribbling o con la circolazione della palla da un uomo della linea difensiva, in grado quindi di portare superiorità numerica a metà campo. Indicherà ancora qual’è la posizione degli attaccanti in segui- to a palla inattiva contro e qual’è il compito tattico loro assegnato dall’allenatore. Nelle figure n. 20, 21, 22 sono evidenziate alcune possibili posizioni di rientro assunte dalle punte a seconda del sistema di gioco adottato. FOGLIO N.4 FASE DIFENSIVA 2 (schema n.4) • Linea difensiva Per linea intendo il numero di giocatori che costituiscono la linea difensiva in una squadra disposta a zona. Le figure n.23, 24, 25 rappresentano i difensori schierati a tre, quattro e a cinque, rispettivamente in uno 4-4-2, 3-43, 5-3-2 a zona. • Copertura semplice o doppia Per copertura semplice o doppia mi riferisco alla possibilità che ci siano una o due linee immaginarie di protezione tra i componenti della difesa e, di conseguenza, una maggiore o minore profondità per gli attaccanti. Nelle figure n. 26 e 27 sono illu- P P P Figura 20.– In un 4-4-2 rientro delle punte centralmente, tra loro in verticale. Figura 21.– In un 3-4-3 rientro degli attaccanti a triangolo con vertice alto. Figura 22.– In un 4-4-2 rientro centrale delle due punte a dividere il fronte di attacco. P Figura 19.– 5-3-2 raddoppio del centrocampista davanti alla difesa sulla punta avversaria. intende l’azione di due giocatori sul possessore di palla avversario attuata da i giocatori che operano in zone di campo vicine sia in orizzontale che in verticale. Nelle figure n. 18 e 19 sono illustrati 13 FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA METODOLOGIA Schema 4 FASE DIFENSIVA ELEMENTI TIPICI DELLA DIFESA A ZONA • • • • • La linea è a ................................................................................... Com'è la linea di copertura ..................................................................... I movimenti degli esterni sono corretti ............................................................... I movimenti dei centrali sono corretti ............................................ I due centrali accettano il 2 > 2 ........................................................ ELEMENTI TIPICI DELLA DIFESA A UOMO E MISTA • Chi sono i marcatori.......................................................................... • A chi sono contrapposti ..................................................................... • Quali sono le caratteristiche principali dei due marcatori ........................ ....................................................................................................... ................................................................................................... • Qual'è il giocatore che dà protezione ai marcatori ................................ • Nell'incrocio delle punte avversarie, è corretto il passaggio tra difensori della marcatura .................................................................................... • C'è marcatura "a uomo nella zona".......................................... ....................................................................................................... • Note ............................................................................................ ............................................................................................................... 14 P P Figura 23.– Linea a quattro difensori. Figura 24.– Linea a tre difensori. strate, in un 4-4-2, una copertura semplice ad una linea ed una doppia con due linee immaginarie di protezione in una situazione di gioco in cui la palla è attaccata esternamente. • Rilevare se i movimenti degli ester ni della linea difensiva sono corretti • Rilevare se i movimenti dei centrali sono corretti e se accettano il due contro due Sono molte le squadre che adottano la difesa a zona e, quindi, è bene che chi osserva valuti se i movimenti tipici della linea difensiva sono effettuati correttamente, ricordando, comunque, che l’azione di difesa inizia dalla linea d’attacco e che altrettanto importante è l’organizzazione che deve esistere tra i vari reparti. Nello specifico, l’osservatore verificherà le azioni di gioco in cui la palla viene attaccata esternamente e centralmente dalla linea difensiva ed i conseguenti movimenti di copertura da effettuare. Per esempio, nella linea a quattro, con P Figura 25.– Linea a cinque difensori. FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA METODOLOGIA P P Figura 26.– Copertura a una linea Figura 27.– Copertura a due linee palla da attaccare sulla fascia laterale, l’osservatore dovrà in particolare porre la sua attenzione al movimento di chiusura diagonale che dovrà essere effettuato dall’uomo della linea difensiva più lontano dalla palla, verificando che non sia troppo in chiusura e, nello stesso tempo, che non rimanga troppo aperto, lasciando così ampio spazio tra lui ed il compagno al suo fianco. Inoltre, controllerà, in caso di attacchi centrali, la posizione assunta dalla linea difensiva e se, nel caso che la squadra avversaria sia disposta con due attaccanti centrali, i difensori accettino il due contro due. Quest’ultimo dettaglio è importante perché indica la volontà di chi si difende di mantenere la squadra corta e la predisposizione ad accettare un maggior rischio difensivo. Nelle figure n. 28, 29, 30, 31 ho evidenziato alcune possibili azioni difensive ed i conseguenti movimenti di copertura. • Rilevare chi sono i marcatori e a chi sono contrapposti • Rilevare quali sono le caratteristiche principali dei due marcatori Questi dati selezionati, tipici della difesa a uomo, tendono ad evidenziare quali sono i marcatori della squadra e a chi sono stati contrapposti. Chi sceglie di mar- P P P P Figura 28 – 4-4-2 palla attaccata esternamente, scalata laterale della linea e rientro. Figura 29 – 4-4-2 palla attaccata centralmente con costruzione della piramide difensiva. Figura 30 – 3-4-3 palla attaccata dal centrale di destra della linea, con rientro dell'esterno di metà campo a sinistra. Figura 31 – 4-4-2 la linea difensiva accetta il 2 > 2 portato centralmente. 15 FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA METODOLOGIA Schema 5 FASE OFFENSIVA NOTE ................................ ............................... ............................... ................................ ................................ ................................ ................................ ................................. ................................ ................................ ................................ DISPOSIZIONE OFFENSIVA NEL 1° TEMPO DISPOSIZIONE OFFENSIVA NEL 2° TEMPO • È corretto lo scaglionamento offensivo ............................................... • La circolazione della palla è ..................................................................... • Il gioco inizia prevalentemente da .. ............................................................... ❏ Rilancio del portiere ❏ Apertura sugli esterni ❏ Costruzione con i centrali • Individua i giocatori in difficoltà nella circolazione della palla e nella costruzione del gioco ................................................................................... ................................................................................................... • I centrali si inseriscono e sostengono il gioco d'attacco ............................... • Gli esterni spingono o lavorano solo a sostegno ............................. • Ci sono centrocampisti che si inseriscono, con quali movimenti ........... ................................................................................................. • A centro campo c'è un'organizzazione di gioco...................................... • La squadra mantiene bene il possesso di palla ..................................... • Soffre il pressing avversario ................................................................ • La squadra predilige il gioco corto ........................................................ • Cambia gioco ............................................................................................... • La squadra dispone di fantasisti ............................................................. • La manovra trae impulso da iniziative personali ........................................ • C'è mobilità nel gioco d'attacco ............................................................... • Come sono disposti gli attaccanti .............................................................. • Quali sono i loro movimenti preferiti ........................................................... care a uomo chiede ai giocatori una totale dedizione nei confronti dell’avversario diretto qualunque sia la posizione della palla e il movimento effettuato. I vantaggi della difesa individuale sono così riassumibili: ogni giocatore è consapevole e responsabile del pro16 prio lavoro difensivo, le punte avversarie possono essere marcate in base alle loro caratteristiche individuali consentendo così all’allenatore eventuali correzioni ed aggiustamenti, la marcatura si può adattare ad ogni tipo di attacco. L’osservatore valuterà se il gio- catore che marca sa assumere, rispetto al proprio avversario, una posizione tale da consentirgli un intervento efficace ( contrasto, intercettamento, anticipo) e se la sua attenzione nella marcatura è costante in tutti i momenti della partita. Inoltre, cercherà di comprendere quali sono le caratteristiche fisiche messe in mostra dai difensori e la loro compatibilità con quelle degli attaccanti, evidenziando anche le eventuali difficoltà riscontrate durante la gara. • Rilevare qual’è il giocatore che dà protezione ai marcatori Una figura determinante, nel contesto della difesa a uomo, è il libero, ovvero colui che protegge e gioca alla spalle dei marcatori. Analizzando i suoi movimenti, 1’osservatore giudicherà la bravura del libero nell’intervenire in seconda battuta sull’avversario che abbia superato il proprio marcatore, nelle chiusure difensive in seguito a palle lanciate in profondità sia centralmente che lateralmente, il suo senso della posizione e la sua capacità di intuire il gioco avversario e di guidare con personalità i compagni di reparto. Inoltre, valuterà la sua capacità di accompagnare le marcature negli interscambi, di togliere o concedere profondità al gioco avversario sistemandosi in linea con gli altri difensori o staccandosi di qualche metro all’indietro, decidendo se adottare o meno la tattica del fuorigioco. • Rilevare se, nell’incrocio delle punte avversarie, è corretto lo scambio della marcatura Quando le punte avversarie si incrociano, è possibile che i marcatori decidano di scambiarsi la marcatura. L’osservatore dovrà porre la sua attenzione nel notare FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA METODOLOGIA P P P Figura 32.– Scaglionamento offensivo in un 4-3-3. Figura 33.– Scaglionamento offensivo in un 4-4-2. Figura 34.– Scaglionamento offensivo in un 5-3-2. se 1’automatismo tra i due difensori sia ben sincronizzato, se avvenga senza indecisioni tali da favorire gli attaccanti in fase di smarcamento. FOGLIO N.5 FASE OFFENSIVA 1 (schema n.5) Viene presa in esame la fase offensiva, quindi i momenti di gioco in cui la squadra è in possesso di palla. • Rilevare se è corretto lo scaglionamento offensivo della squadra Per scaglionamento si intende la predisposizione immediata dei giocatori in possesso di palla a disporsi in modo da formare triangoli su più linee, al fine di avere maggiori possibilità di sviluppare il gioco d’attacco avanzando non allineati ma con distanze disuguali ed angolazioni diverse. Nelle figure n. 32, 33, 34 sono evidenziati tre tipi di scaglionamento offensivi in tre differenti sistemi di gioco. • Rilevare se vi è circolazione della palla • Rilevare se il gioco inizia prevalentemente da un rilancio del portiere, da una apertura sugli esterni o su costruzione con i giocatori centrali Con queste annotazioni si rileverà con che velocità viene fatta circolare la palla e quali sono le scelte di inizio gioco preferenziali, in modo da poter dare all’allenatore informazioni utili per poter preparare le adeguate contromosse, ad esempio, in caso di circolazione lenta della palla, situazioni di pressing. • Individuare quali siano i giocatori in difficoltà nel far circolare la palla e nella costruzione del gioco. Questa indicazione sarà utile all’allenatore per preparare al meglio la fase difensiva, cercando di escludere dal gioco i calciatori avversari dotati di maggiore qualità in fase di impostazione e lasciando che siano gli avversari meno dotati tecnicamente ad assumersi il compito di iniziare l’azione, a tutto vantaggio di chi deve riconquistare la palla. • Rilevare se i centrali si inseriscono e sostengono il gioco d’attacco • Rilevare se gli esterni spingono e lavorano solo a sostegno Ritengo che le squadre che preparano il gioco da dietro siano le più pericolose in quanto ciò presuppone un lavoro organizzativo da parte dell’allenatore ed una buona collaborazione tra i giocatori al fine di sviluppare un’azione offensiva il più efficace possibile. In questo contesto va inserita la necessità di osservare attentamente quali sono i compiti tattici offensivi affidati ai centrali e agli esterni. I centrali che partecipano attivamente all’azione creano problemi a chi si difende in quanto i loro inserimenti sono finalizzati alla ricerca della superiorità numerica in qualche zona del campo; parimenti, avere a che a 17 FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA METODOLOGIA P Figura 35.– 3-4-1-2 taglio del centrocampista dall'interno in profondità verso l'esterno con palla sulla fascia destra. fare con esterni di difesa che costantemente si inseriscono in profondità, rende più difficoltoso e rischioso il mantenimento dell’equilibrio difensivo. Dal punto di vista tattico,1’allenatore potrà adottare le adeguate contromosse tenendo conto di quanto rilevato dall’osservatore, o adattando la squadra alle caratteristiche degli avversari o cercando di imporre il proprio gioco a prescindere dagli avversari. • Rilevare se a centrocampo c’è un’organizzazione di gioco Molte squadre hanno in mezzo al campo un giocatore dotato di spiccate qualità nell’impostazione della manovra. Spesso è 1’uomo che fa girare 1’intera squadra, scandendo i tempi di gioco e possedendo razionalità tattica di cui beneficiano tutti i suoi compagni. Diventa quindi indispensabile identificare questo giocatore, fornendo all’allenatore tutte quelle indicazioni utili per limitarne la 18 P Figura 36.– 4-4-2 taglio interno del centrocampista esterno, quando la palla è in possesso a un giocatore di metà campo. capacità e 1’efficacia. • Rilevare se i centrocampisti si inseriscono e con quali movimenti Occorre verificare la capacità dei centrocampisti di creare situazioni d’attacco in grado di mettere in difficoltà non solo il centrocampo avversario ma, in seguito al loro inserimento, anche 1’intero equilibrio difensivo, creando quella imprevedibilità che rappresenta uno dei principi fondamentali di una corretta fase d’attacco. Nelle figure n.35, 36, 37 sono illustrati alcuni movimenti d’inserimento più adottati dai giocatori di metà campo. • Rilevare se la squadra sa mantenere il possesso di palla • Rilevare se la squadra soffre il pressing avversario • Rilevare se la squadra predilige il gioco corto • Rilevare se la squadra é in grado di cambiare gioco L’osservatore cercherà di dare P Figura 37.– 3-5-2 corsa in sovrapposizione al giocatore in possesso di palla sulla fascia destra del centrocampista interno. all’allenatore un’idea generale circa lo sviluppo del gioco e della manovra collettiva dell’intera squadra. Per esempio, ci sono squadre che, attraverso il mantenimento del possesso di palla in una determinata zona del campo, cercano di attirare il maggior numero di avversari possibile per poi attaccarli o con cambi repentini dalla parta opposta o trovando un giocatore libero in profondità. Al contrario, se non si dispone di giocatori abili nel palleggi e quindi in difficoltà se aggrediti, è facile supporre che vengano adottate delle soluzioni offensive che prevedono una verticalizzazione quasi immediata del gioco. • Rilevare se la squadra dispone di fantasisti • Rilevare se la manovra trae impulso da iniziative personali • Rilevare se c’è mobilità nel gioco d’attacco Ogni tattica, anche la più accurata ed automatizzata, ha il limite FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA METODOLOGIA P Figura 38.– 4-4-2 con due punte sistemate in verticale. P Figura 39 – 4-4-2 con due punte in posizione orizzontale. P P Figura 40 – 4-3-3 con tre attaccanti disposti a triangolo con vertice alto. P P Figura 41 – Palla in profondità, deviazione aerea della punta più profonda per l'inserimento dell'altro attacante. Figura 42 – Palla in profondità, per l'incrocio delle due punte. Figura 43 – Palla a metà campo con tre possibili soluzioni per i tagli interni delle ali e per la corsa ad uscire della punta centrale. di essere prevedibile. Questo non significa necessariamente che perda la sua efficacia, basti pensare alle squadre tatticamente monotematiche che, pur essendo a tutti noto come giocano, mantengono inalterato il loro rendimento. E’ bene, però, che una squadra disponga di giocatori dotati di quella qualità difficile da imbrigliare: la fantasia. L’osservatore dovrà individuare quali sono i giocatori in grado di rendere la manovra offensiva imprevedibile o perché dotati di una visione di 19 FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA TMETODOLOGIA Schema 6 FASE OFFENSIVA SITUAZIONI DI GIOCO PIÙ RICERCATE DALLA SQUADRA IN POSSESSO DI PALLA ................................ ............................... ............................... ................................ ................................ ................................ ................................ ................................. ................................ ............................... ............................... ................................ ................................ ................................ ................................ ................................. CAMBIAMENTI TATTICI NEL CORSO DEL 1° E 2° TEMPO ................................ ............................... ............................... ................................ ................................ ................................ ................................ ................................. ................................ ............................... ............................... ................................ ................................ ................................ ................................ ................................. Schema 7 DISPOSIZIONE IN CAMPO NEL SECONDO TEMPO E SOSTITUZIONI EFFETTUATE DISPOSIZIONE IN CAMPO NEL 2° TEMPO 20 ESCE................ ......................... ......................... ......................... ......................... ................... ENTRA............. ......................... ......................... ......................... ......................... .................... MOTIVO............ ......................... ......................... ......................... ......................... ......................... ......................... FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA METODOLOGIA gioco che consente loro di eseguire giocate qualitativamente importanti o perché in grado di portare scompiglio nella difesa avversaria con i loro spunti personali. L’osservatore, ,inoltre, valuterà se, nello sviluppo della manovra offensiva, i giocatori cerchino di non dare punti di riferimento costanti ai difensori avversari, cambiando spesso le proprie posizioni e creando spazi nel rispetto dei tempi di gioco. • Rilevare la disposizione degli attaccanti • Rilevare quali sono i movimenti preferiti dagli attaccanti Occorre rilevare la posizione degli attaccanti sul terreno di gioco quando la palla è in possesso ad un compagno di squadra e quali sono i movimenti preferiti al fine di smarcarsi ed essere quindi raggiunti dal passaggio. Nelle figure n. 38, 39, 40, 41, 42, 43 sono evidenziate alcune possibili disposizioni degli attaccanti in fase offensiva ed alcuni movimenti effettuati per ricevere la palla. FOGLIO N.6 FASE OFFENSVA 2 (schema n.6) L’osservatore dovrà riassumere graficamente le situazioni offensive più ricercate dalla squadra visionata. Questa é la parte della relazione che sintetizza i temi di gioco preferiti, le giocate ricorrenti effettuate con la palla in movimento da più giocatori e che caratterizzano, nel loro insieme, la prestazione. Difficilmente, nel corso della gara, si vede un’ampia varietà di schemi in quanto, abitualmente, i giocatori tendono a ripetere ciò che per loro è facile ed efficace e, di conseguenza, ben identificabile da parte dell’osservatore. Inoltre, grande importanza riveste annotare i cambiamenti tattici, ovvero le variazioni dei compiti assegnati ai giocatori e la loro disposizione sul terreno di gioco, provando ad intuire il motivo per il quale 1’allenatore abbia apportato la modifica. In questo caso non vengono prese in considerazione le sostituzioni ma i cambiamenti voluti dall’allenatore e che interessano i giocatori presenti sul campo. FOGLIO N.7 DISPOSIZIONE DELLA SQUADRA IN CAMPO NEL II° TEMPO (schema n.7) In questa parte della relazione verranno compresi i dati riguardanti la disposizione della squadra all’inizio del II° tempo con la lista delle eventuali sostituzioni effettuate. Quest’ultimo punto è Schema 8 PALLE INATTIVE A FAVORE ANGOLI CHI LI CALCIA............................................................................. COME ......................................................................................... QUALI SONO I SALTATORI............................................................ OBIETTIVI ................................................................................... PUNIZIONI CHI LI CALCIA............................................................................. COME ......................................................................................... QUALI SONO I SALTATORI............................................................ ............................................. ............................................. .............................................. OBIETTIVI ................................................................................... RIMESSE LATERALI ..................................................................................... ............................................. ............................................. .............................................. 21 FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA METODOLOGIA Schema 9 PALLE INATTIVE CONTRO ANGOLI PUNIZIONI QUANTI GIOCATORI VANNO "SUL PALO."......................................... .................................................................................................... IDENTIFICA LE PARTI DELL'AREA DI RIGORE OCCUPATE A ZONA.......................................................................................... .................................................................................................... CI SONO MARCATURE INDIVIDUALIZZATE................................... ..................................................................................................... QUANTI GIOCATORI NON PARTECIPANO ALLA FASE DIFENSIVA .................................................................................................... ..................................................................................................... ............................................. ............................................. .............................................. QUALI SONO I GIOCATORI A ZONA.............................................. .................................................................................................... ................................................................................................... QUANTI UOMINI FORMANO LE BARRIERE.................................. .......................................................................................................... .................................................................................................... ............................................. ............................................. .............................................. molto importante in quanto 1’ingresso sul terreno di gioco di forze fresche può risultare determinate nel raggiungimento del risultato. E’ importante, inoltre, che 1’osservatore comprenda i motivi dei cambi e in quale situazione essi avvengano (ad esempio in base al risultato parziale dell’incontro etc.). I motivi possono essere tecnici, tattici o fisici. Sono tecnici quando la sostituzione avviene per motivi di scarso rendimento, tattici quando, con 1’ingresso del nuovo giocatore, 1’allenatore modifica anche il sistema di gioco, fisici in conseguenza di un infortunio. Personalmente ho notato che gli allenatori sono spesso ripetitivi, comportandosi nello stesso modo a seconda del risultato da raggiungere; è quindi facile comprendere che tentare di conoscere in anticipo le possibili mosse tattiche 22 dell’allenatore avversario può risultare di grande utilità nell’interpretazione della gara e del suo risultato. FOGLIO N.8 PALLE INATTIVE A FAVORE (schema n.8) L’osservatore dovrà porre attenzione sull’esecuzione delle palle inattive. Con l’evoluzione dell’organizzazione difensiva, é sempre più difficile riuscire a segnare su azione manovrata e questo ha indotto molti allenatori a dedicare sempre più tempo alla preparazione di situazioni di palla inattiva, a volte anche complesse. Oltre a ciò, si deve aggiungere 1’aumentato numero di giocatori che si sono specializzati nell’esecuzione di conclusioni dirette in porta e che possono, grazie alla loro capacità balistica, condizionare 1’esito di una gara. E’ importante, dunque, evidenziare ed analizzare 1’esecuzione di calci d’angolo, di punizioni, delle rimesse laterali e dei calci di rigore. Per i calci d’angolo e le punizioni sarà fondamentale rilevare chi li calcia, come e con quali tipo di traiettorie, quali sono i saltatori e in quali direzioni sia indirizzata la palla. Le rimesse laterali saranno annotate solo nel caso in cui esse evidenzino una particolare preparazione e se tale esecuzione si ripeta spesso nell’arco della gara. Molti allenatori, ad esempio, sfruttano la capacità di alcuni giocatori di effettuare rimesse molto lunghe per preparare schemi di gioco che possono risultare pericolosi proprio perché inaspettati. Ritengo importante che 1’analisi delle palle inattive sia messa in evidenza anche graficamente, con semplici simboli ma, allo stesso tempo, chiari e che rendano, a chi li osserva, un’idea immediata FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA METODOLOGIA P Figura 44 – Disposizione su angolo con 2 uomini sui pali, 1 a disturbare la battuta, e gli altri in marcatura individuale. P Figura 45 – Disposizione su angolo con 1 uomo sul palo, 1 sul vertice corto e uno su quello lungo, gli altri in marcatura. di ciò che è avvenuto in campo. Sarebbe quindi bene che 1’osservatore potesse rivedere in cassetta le situazioni di palla inattiva in modo da valutarne con accuratezza i movimenti dei giocatori finalizzati sia al colpo di testa sia a favorire (blocchi) la conclusione di un compagno o la creazione di una zona da attaccare. FOGLIO N.9 PALLE INATTIVE CONTRO (schema n.9) Altrettanto meritevoli di atten- zione sono le situazioni di palla inattiva subite perché possono evidenziare qualche difetto nella disposizione difensiva che potrebbe essere sfruttato. Per esempio, in caso di corner,1’osservatore dovrebbe rilevare se c’é un giocatore adibito a disturbare chi calcia 1’angolo, se ci sono uno o due giocatori col compito di andare sul palo e se le marcature all’interno dell’area sono a uomo o a zona. Queste opzioni contengono implicite strategie che hanno lo scopo di privilegiare e salvaguardare particolari zone all’interno dell’area di rigore o quello di esaltare caratteristiche difensive individuali dei giocatori. Non solo, ci sono allenatori che richiedono il rientro di tutti i loro giocatori nei pressi o all’interno dell’area di rigore con 1’intento di tutelarsi dal punto di vista difensivo ma, soprattutto, con 1’idea di ripartire subito in contropiede sfruttando il probabile sbilanciamento della squadra avversaria. Dunque, le palle inattive contro sono molto importanti da analizzare e possono permettere all’allenatore di preparare situazioni di gioco che possono creare difficoltà sfruttando i difetti di disposizione collettiva difensiva e individuali. Nella figure n.44 e 45 sono rappresentate due disposizioni difensive tra le più usate in occasione di calcio d’angolo. Note conclusive della relazione L’osservatore, per concludere la relazione, dovrà dare un giudizio sulle caratteristiche individuali dei giocatori visionati. Nella valutazione saranno indicati altri dati oggettivi come 1’anno di nascita, 1’altezza e le qualità tecniche, tattiche e di personalità di ogni gio23 FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA METODOLOGIA catore. Ci si dovrà sforzare di andare oltre al rendimento offerto nella gara in oggetto, non limitandosi ad una semplice descrizione di ciò che si è visto nel corso della partita ma illustrando le potenziali capacità dei singoli. Ciò presuppone una conoscenza approfondita, frutto di precedenti ricerche che serviranno a dare un’idea meno approssimata possibile delle qualità dei giocatori presi in esame. La sinteticità del giudizio e, al contempo, la sua completezza saranno sicuramente aspetti apprezzati da chi dovrà poi leggere la relazione. In ultimo l’osservatore darà, riassumendo, una sua opinione personale su quanto visto, tenendo conto delle due fasi di gioco (difensiva e offensiva), dei rapporti tra i reparti ed il loro funzionamento, della condizione fisica generale riscontrata e di tutte quelle altre indicazioni che riterrà utile per sottolineare pregi e difetti della squadra visionata. Conclusioni Chi ha avuto la pazienza di leggere questo lavoro si sarà accorto di quanto possa essere complesso il lavoro dell’osservatore e di come, necessariamente, esso cambi nel tempo. Venti anni fa sarebbe stato impensabile ricevere informazioni sulla linea difensiva a zona, sul pressing ad invito, sui blocchi in caso di palle inattive etc. L’evolversi del gioco, sia dal punto di vista della velocità d’esecuzione, sia sotto il profilo tattico ha obbligatoriamente costretto e costringerà in futuro gli osservatori a rivedere costantemente sia il tipo di dati da rilevare, sia la terminologia da usare nello stilare la relazione. Questo perché il cambiare delle esigenze del mondo 24 del calcio ed il progresso tecnologico indurrà, inevitabilmente, gli allenatori e gli osservatori a studiare nuovi metodi di analisi delle gare. Ciò che sarà sempre più difficile prevedere riguarderà 1’interpretazione dei dati relativi ed il loro utilizzo essendo legata alla soggettività di ciascun allenatore. Egli ha quindi la possibilità di dare importanza e risalto al lavoro svolto dall’osservatore, per esempio preparando gli allenamenti precedenti alla gara contro la squadra visionata sfruttando le informazioni ricevute, oppure rendendo edotti i propri giocatori delle difficoltà che incontreranno, spiegando loro pregi e difetti dei prossimi avversari. Il rapporto personale che si viene a creare tra 1’allenatore e 1’osservatore è quindi fondamentale al fine di aumentare le possibilità di successo in un ambiente destinato sempre di più a curare anche i più piccoli dettagli. Sono convinto che la figura dell’osservatore debba andare oltre i compiti fino ad ora assegnati. Egli deve essere considerato un vero e proprio ricercatore, attento ai cambiamenti, alle novità proposte dagli allenatori, alle nuove metodologie di allenamento, in pratica una figura protesa verso il futuro. Per svolgere questa funzione 1’osservatore dovrà quindi essere molto preparato, disposto ad aggiornarsi continuamente, mettendo a disposizione il suo sapere non solo per quanto riguarda 1’analisi della gara, ma anche per quanto riguarda la crescita collettiva di tutti gli allenatori che lavorano all’interno della società. E’ questa un’utopia? In questo momento forse sì, ma facendo una riflessione molto semplice, legata agli enornmi interessi che gravitano intorno al calcio, prendendo per vera una frase che ultimamente circola tra gli addetti ai lavori “il calcio è un’industria”, mi chiedo quanti soldi vengono attualmente investiti nella ricerca? Cosa significa, nel calcio, ricerca se non investire nei settori giovanili e nelle professionalità che possono permettere a questo sport di rimanere sempre il più bello ed affascinante del mondo? La figura dell’osservatore dovrà quindi essere rivalutata nelle sue competenze, considerata come una figura in grado di mantenere costantemente informata la società dei mutamenti, con uno sguardo sempre rivolto alle nuove idee ed alle nuove tecnologie, in un mondo che si avvia ad aprire un nuovo secolo in cui le informazioni disponibili, accessibili a tutti, saranno molteplici. II suo compito sarà dunque quello di ordinare e valutare tutto questo materiale, trasmettendo ciò che egli riterrà più utile per il miglioramento del gioco. Questo mio lavoro è stato svolto nella stagione sportiva 199899, il risultato è stato molto positivo ed il futuro mi riserva nuovamente la possibilità di tornare a fare 1’allenatore, sicuramente più arricchito dall’esperienza appena conclusa. Come vorrò che siano le relazioni del mio osservatore? Sicuramente ricche di particolari, sintetica nell’esposizione, contenente schemi di gioco sia offensivi che difensivi. Sarà sufficiente a vincere? Non lo so, ma avere molte conoscenze mi rassicura, mi dà la possibilità di trasmettere una serie di nozioni che potrebbero risultare utili e, inoltre, mi dà la certezza di riuscire ad infondere ciò che ritengo essere le cose più importanti: la passione, il coraggio,1’entusiasmo e 1’amore per questo sport. RICERCA E CALCIO GIOVANILE a cura di Carlo Castagna e Stefano D’Ottavio Riteniamo importante riportare in questa rubrica dedicata al Settore Giovanile una serie di estratti di articoli tratti dalla letteratura specialistica internazionale. Fattori influenzanti la selezione nel calcio giovanile di L.Hansen, K.Klausen, J.Bangsbo, J.Muller * G rande importanza riveste, nella scienza dell’educazione fisica e dello sport, la selezione del talento. Attualmente, nonostante i grandi sforzi prodotti in questo campo, non si è in grado di stabilire, mediante sistemi quantitativi, il futuro successo di un giovane calciatore. Naturalmente la predizione prestativa è tanto più utile quanto più essa viene effettuata precocemente e ciò, ovviamente, complica notevolmente la materia. Infatti, spesso avviene che soggetti precoci fisicamente vengano individuati come talenti e preferiti a soggetti biologicamente ancora in ritardo (differenza tra età biologica ed età cronologica). Ciò provoca, da un lato, un’errata stima del talento e, dall’altro, un possibile allontanamento di coloro che sono, solo momentaneamente, biologicamente sfavoriti. Il fenomeno della differenziazione biologica in alcuni momenti della ontogenesi umana è così alle volte drammatico che ha spinto autorità nel campo della scienza applicata al calcio ad affermare che una delle soluzioni, anche se impraticabili, del problema sarebbe il prevedere categorie realizzate secondo la maturazione biologica (Reilly T., 1966, Science and Soccer). Recentemente, in Danimarca, è stato concluso uno studio in cui sono stati indagati i possibili fattori genetico-antropometrici che determinano il successo calcistico. Allo scopo fu seguito un campione di 98 giovani calciatori danesi facenti capo a due gruppi: uno costituito da calciatori scelti da squadre professionistiche (GE) e l’altro da soggetti praticanti calcio di pari età cronologica (NE). I giovani calciatori vennero osservati partendo dall’età di 10-12 anni e valutati per tre volte ad intervalli di sei mesi. Nel corso del periodo di osservazione vennero rilevati nei due gruppi indistintamente il grado di maturazione mediante il volume dei testicoli, il livello di testosterone serico e dell’IGLF-I. I risultati della sperimentazione hanno messo in evidenza come, nel corso delle osservazioni, i giovani calciatori appartenenti al gruppo GE erano più alti di quelli presenti nel gruppo NE (152.7, 155.7 e 160 cm. (GE) vs. 147.4, 150.1 e 154.3 cm (NE), p=.015) ed in possesso di minor grasso sottocutaneo, come evidenziato dall’inferiore spessore delle pliche adipose (27.6, 28.3 e 27.5 mm (GE) vs. 33.7, 35.1 e 36.1 mm (NE), p= .005). Sempre a favore del gruppo GE vennero rilevati valori superiori del volume testicolare e la tendenza a maggiori livelli di testosterone. Tra i gruppi non vennero rilevati, invece, differenze nella predisposizione genetica all’incremento staturale. Dai dati rilevati in questo studio, risulta chiaro come la selezione dei giovani calciatori sia associata ad una precocità biologica ed ad una momentanea (dato che non sono state rilevate differenze nella predisposizione genetica all’incremento della statura) superiorità nell’altezza e nella massa magra rispetto ai pari età. *da Pediatric Exercises Science, 199, Vol. 11, Iss 3, pp.199-207 Titolo originale: Short longitudinal study of boys playing soccer: parental height, birth weight and lenghtn anthropometry and puberal maturation in elite and non-elite palyers. I Il ruolo dell’equilibrio dinamico nel determinismo della prestazione di tiro in giovani calciatori di V.Hatzitaki, I.Kollias, G.Papaiakovou, T.Nikodelis * P restazioni complesse dal punto di vista coordinativo-condizionale, come gli elementi della tecnica calcistica, necessitano di particolare attenzione nel loro insegnamento al fine di promuovere la loro plasticità, intesa come adattabilità “delle maniere” (ad esempio i tiri: interno collo, esterno, collo, pieno etc.) alle mai uguali situazioni di gioco. Inutile dire che le attenzioni devono essere tanto più grandi tanto quanto più giovani sono i calciatori. Particolarmente importante, in condizioni di gioco, risulta la capacità del giocatore di mantenere i segmenti corporei nel giusto assetto, ovvero in parole povere, mantenere l’equilibrio. Mantenere l’equilibrio significa, specialmente per il calciatore, riordinare nella maniera più veloce ed opportuna le variazioni di dislocamento del proprio baricentro che variano al repentino variare delle posizioni dei vari distretti corporei. L’equilibrio del calciatore è, quindi, necessariamente un equilibrio dinamico ed avere un buon equilibrio nel calcio vuol dire possedere abilità nel riacquistare stabilità dopo averla persa a causa di una perturbazione di gioco. Non si possono effettuare finte senza avere un buon equilibrio dinamico. In base a questi assunti, quali dovrebbero essere le strategie di allenamento da impiegare con i giovanissimi? Hatzitaki et coll. (1999) hanno rilevato, studiando quantitativamente la prestazione tecnica di 50 calciatori in erba (età tra 11 e 13 anni), che la capacità di equilibrio dinamico influenza in maniera importante la prestazione di tiro. Gli autori della ricerca, inoltre, specificano come particolarmente importanti, per il miglioramento della efficacia del tiro, risultino quegli esercizi che stimolano l’equilibrio dinamico della gamba di appoggio nel piano medio-laterale. * da Journal of Human Movement Studies, Vol. 36, Iss 6, pp. 273-288 Titolo originale: The role of dynamic equilibrium in instep kicking performance of young soccer I Una curiosa indagine di A.P.Mattick * L ’ indagine ha riguardato in particolar modo coloro che hanno assistito alle partite delle fasi finali dei campionati del mondo di calcio. Infatti, sullo Scottish Medical Journal (1999), è apparso un articolo in cui un ricercatore ha analizzato le urgenze ospedaliere avvenute nel corso delle partite di Francia 1998. Ebbene, il dottor Mattick ha rilevato che, nel corso delle 151 emergenze avvenute con telespettatori che assistevano agli incontri del mondiale nel corso delle cinque settimane di competizione, la maggior parte dei ricoverati erano giovani coinvolti in traumi da abuso di alcolici. Il medico scozzese conclude la sua curiosa indagine specificando che la maggior parte delle urgenze avvenne a seguito del match di apertura tra Scozia e Brasile. Chissà che cosa sarebbe avvenuto se la Scozia fosse arrivata in finale? * da Scottish Medical Journal, 1999, Vol 44, Iss 3, pp. 75-76 Titolo originale: The Football World Cup 1998: an analysis of related attendances to an accident and emercency departament Determinanti psicologiche della percezione della competenza calcistica in giovani calciatori Influenza dei genitori sulle risposte cognitive ed affettive alla pratica agonistica del calcio di D.A.Weigand, C.J. Broadhurst * ella crescita calcistica di un giovane, come ben sappiamo, hanno grande importanza gli stimoli di vario genere che provengono dall’ambiente esterno in termini di condizionamento psicologico. Weigand e Broadhurst hanno portato a termine una interessante ricerca nel corso della quale sono stati somministrati a 124 calciatori britannici, di età compresa tra i 12 ed i 18 anni (13.76+1.54 anni), dei test psicologici atti a rilevare le relazioni intercorrenti tra la percezione di competenza, le motivazioni intrinseche e le percezioni di controllo. L’analisi bivariata mise in evidenza come esistessero positive relazioni tra la propria percezione di competenza in ambito calcistico, l’orientamento motivazionale e la percezione interiore di controllo. La più sofisticata analisi gerarchica multipla indicò che il fattore che meglio era in grado di predire la percezione individuale di competenza calcistica era costituito dagli anni dio pratica calcistica, seguito dal possesso di motivazioni intrinseche e dal grado di percezione della capacità di controllo sopra le cause inducenti al successo. Inutile dire che l’allenatore dei giovanissimi deve prestare molta attenzione affinché l’allievo coltivi sin dai primi calci una sana motivazione interna che lo porti a praticare nel tempo la disciplina. La creazione di una congrua percezione di competenza calcistica passa, ovviamente, attraverso la progressiva comprensione del gioco (game understanding) la quale deve essere progressivamente implementata. Passando quindi dal facile al difficile e dal semplice al complicato, “cum granum salis”, si riuscirà a sviluppare nell’allievo anche la percezione di essere in grado di controllare le cause del successo, in questo caso calcistico. Naturalmente, per successo è bene intendere quello relativo e non quello assoluto (Orlik, 1998). uanto è importante il supporto dei genitori all’attività calcistica intrapresa dai propri figli? E come devessere l’atteggiamento dei genitori per promuovere una sana prat i c a c a l c i s t i c a ? B a b k e s e We i s s , n e l l o r o studio, lo hanno chiesto a due gruppi di giovani calciatori avviati alla pratica agonistica. I due gruppi, costituiti da 114 bambine e 113 bambini americani praticanti il calcio, completarono, nel corso della ricerca, un questionario avente lo scopo di valutare la percezione soggettiva di competenza nello sport praticato, il loro grado di soddisfazione, la motivazione intrinseca nonché l’influenza dei genitori sulla loro partecipazione al calcio. Inoltre, vennero studiati (sempre mediante questionario) in 160 madri e 123 padri i loro atteggiamenti e comportamenti nei confronti dell’attività sportiva (calcio) praticata dai propri figli. L’analisi statistica dei dati (analisi di regressione) ha evidenziato che sia le madri che i padri risultavano come un esempio positivo di pratica fisica, che avevano una positiva opinione nei riguardi della competenza sportiva dei propri figli e che rinforzavano positivamente il loro successo, che con maggiore frequenza erano associati ai figli in possesso di maggiore percezione di competenza di gioco, soddisfazione alla pratica e motivazione intrinseca. Inoltre, i bambini che percepivano i loro genitori essere coinvolti nella loro pratica calcistica ed esercitare una minore pressione al successo, presentavano una risposta psico sociale più positiva. Comunque dalla ricerca non furono evidenziate relazioni tra genitori e la percezione psico sociale dei bambini. *da International Journal of Sport Psychology, 1998, Vol. 29, Iss 1, pp. 324-338 Titolo originale: The relationship among perceived competence, intrinsic motivation and control perceptions in youth soccer *da Pediatric Exercise Science, 1999, Vol 11, Iss, pp. 44-62 Titolo originale: Parental influence on children’s cognitive and affective responses to competitive soccer partecipation N di M.L. Babkes, M.R.Weiss* Q III Definizione di un modello per valutare l’influenza della sezione muscolare della coscia sulla prestazione di salto verticale in giovani calciatori professionisti 0.330+0.32 metri quadrati. Il PPO nel salto è risultato essere pari a 4981+380 Watt. La relazione logaritmica lineare tra CSA e PPO, qualora espressa nella forma y=ax (con x elevato alla b), riporta un esponente b pari a 0.67 (r al quadrato = 0.73, 95% C.I.o.54-1.27). I valori dell’esponente b, in questo studio, si distribuiscono attorno al valore teorico determinato mediante la teoria della proporzionalità corporea. Questo studio evidenzia che, quando si vuol controllare l’influenza delle dimensioni corporee allo scopo di effettuare comparazioni interpersonali della prestazione di salto verticale dovrebbe essere applicate appropriate tecniche. d i A . M . B a t t e rh a m , C . A . B a r n e s , D.R.Mullineaux * L ’abilità di generare una elevata potenza muscolare è una caratteristica che è propria di numerose azioni di gioco nel calcio. Al fine di effettuare valide comparizioni tra le prestazioni di diversi soggetti è bene limitare al minimo l’influenza della taglia corporea. Lo scopo di questo studio è stato quello di verificare quale fosse la migliore modalità di controllare l’influenza della sezione trasversa della coscia (CSA) sulla prestazione di salto verticale in giovani calciatori di Èlite. Alla ricerca hanno preso parte nove giocatori professionisti (età 18.1+0.6 anni; altezza 181+6 cm.; massa 70.5+5.0 Kg.) che si sono offerti volontari alla sperimentazione. Dopo un riscaldamento standard, ciascuno dei giocatori ha effettuato tre salti verticali mediante contro movimento su di una pedana dinamometrica (AMTI, OR6-7, Watertown, MA USA). Le forze campionate, a 100hz, sono state acquisite attraverso l’AMLAB (Lane Cove, Australia). Lo sviluppo della potenza è stato valutato derivandolo dal prodotto tra la risultante verticale della forza con la velocità del centro di massa (l’impulso netto della forza verticale diviso la massa corporea). Il massimo valore ottenuto nei tre salti è stato ritenuto il valore da tenere in considerazione e, quindi, utilizzato per i calcoli e considerato come picco massimo di potenza (PPO). La sezione trasversale della coscia è stata determinata mediante Risonanza Nucleare Magnetica nel punto medio del femore. I valori della sezione media della coscia, ottenuti combinando i valori delle due gambe, è stato pari a IV *d a Te k n o s p o r t n . 1 1 A b s t r a c t p r e s e n t a t o al IV Congresso Mondiale “Science and Football” Sidney 1999 Titolo originale: Modelling the influence of thigh muscle cross sectional area on vertical jump per formance in young professional soccer players. FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA PREPARAZIONE ATLETICA L’INFLUENZA DELLA FATICA SULLA PRECISIONE-VELOCITÀ DEL TIRO IN PORTA IN GIOVANI CALCIATORI di Massimo Civalleri * L a prestazione “tiro in porta” può essere rappresentata in termini di precisione e velocità, ma la prestazione ottimale è sicuramente quella che permette al calciatore di segnare una rete. Dufour (1989) afferma che il 90% delle azioni d’attacco termina senza un tiro in porta, mentre, del restante 10%, soltanto l’1% realizza una rete in quanto: • il 45% dei tiri vengono bloccati dal portiere o vengono intercettati dalla difesa; • il 45% dei tiri finiscono fuori dello specchio della porta. Perché una così alta percentuale di tiri non ha successo? Tra i vari fattori che possono influenzare negativamente il tiro in porta vi è la fatica. Infatti la diminuzione dell’attenzione e, quindi, della precisione che si registra a fine partita è spesso legata al fatto che il giocatore è psicologicamente affaticato (Weineck, 1994). La fatica, infatti, influenza negativamente la capacità di elaborazione del cervello in quanto le poche risorse disponibili (l’attenzione lavora solo con pochi bit d’informazione) sono, in questo caso, riportate brutalmente sulle spiacevoli sensazioni di fatica muscolare proveniente dall’interno dell’organismo. Inoltre, influenzano direttamente la potenza del tiro e di conseguenza la sua velocità. Tutto questo può provocare, da parte del giocatore, delle risposte automatizzate in confronto alle altre. Cioè le risposte tendono a prevalere indipendentemente dal loro grado di efficacia. Sovente, in situazioni di gara particolarmente stressanti ed affaticanti, sequenze motorie errate o poco convenienti tendono a riapparire, soprattutto nei soggetti ancora in fase di apprendimento tecnico (Weineck, 1994). Emozioni e fatica modificano dunque, generalmente in modo negativo, le capacità di elaborazione del cervello (precisione) e le capacità fisiche (velocità del tiro). Lo scopo di questo lavoro è quello di verificare l’influenza della fatica sulla precisione e sulla velocità del tiro con dei giovani calciatori. In particolare, si è cercato di verificare se c’era o meno una diminuzione della prestazione “tiro in porta” nei parametri precisione e velocità dovuta alla fatica. 2. REFERENZE BIBLIOGRAFICHE Prima di verificare il comportamento del tiro in porta sotto l’influenza della fatica, è stato fatto uno studio generale della letteratura sportiva concernente la fatica e la precisione-velocità del tiro in porta nel calcio. 2.1 Le teorie della fatica ( in Martin “Fatica e controllo dell’allenamento”) Ci sono due ipotesi: la prima distingue la fatica centrale e la fatica periferica, l’altra cerca di provare che questa differenza è inammissibile, perché non c’è fatica di natura periferica senza ripercussioni centrali e la fatica viene trattata come fenomeno globale. De Marees (1979) distingue la fatica centrale e la fatica periferica, sapendo che essa è una fatica muscolare dove i bisogni energetici della muscolatura non sono più coperti e l’equilibrio tra i processi metabolici di demolizione e di assimilazione non potrebbe più essere mantenuto. Nella fatica centrale si evidenzierebbe un peggioramento delle capacità di rendimento coordinativo che sarebbe causato da una pesante attività muscolare (perifericamente) e da un carico elevato di lavoro di coordinazione (centralmente). Anche Kuchler (1983), nella sua teoria della fatica muscolare, distingue la fatica centrale, riferita al lavoro del sistema nervoso centrale, e la fatica periferica, comprendente i processi che si sviluppano in periferia nel sistema neuromuscolare. Contro queste teorie Findeisen et al. (1983) sostengono l’idea che, per lo stretto intreccio tra i diversi fattori dei processi di affaticamento muscolare e delle prestazioni coordinative del sistema nervoso centrale, non sarebbe possibile distinguere tra fatica periferica e fatica centrale. Secondo loro, si possono differenziare solo gradi diversi di affaticamento, per cui distinguono tra fatica ed esaurimento. I fenomeni della fatica scompaiono entro le 24 ore, quelli di esaurimento solo dopo tre/sette giorni. Le stesse argomentazioni vengono addotte, dal punto di vista della fisiologia del lavoro, da Ulmer (cfr. Schmidt, Thews, 1976) che evidenzia dal punto di vista teorico una fatica fisica (muscolare) ed una psichica, ma ricorda che le due forme appaiono generalmente combinate. Anche in Ulmer la fatica viene graduata in esaurimento ed eccesso di carico (superallenamento). Nel primo si raggiunge un accentuato stato di affaticamento a breve termine, mentre nel secondo l’equilibrio tra fatica e recupero viene alterato per un lungo periodo. Questa distinzione fra fatica ed esaurimento ha una lunga tradizione in fisiologia (Schafer, 1959, Haider, 1962, Schmidtke, 1965); l’esaurimento viene visto principalmente * Preparatore Atletico Tesi di fine corso 1999 25 FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA PREPARAZIONE ATLETICA come stato eccessivo di fatica o viene definito come stato cronico di affaticamento. Ci sono dunque dei problemi per formulare una teoria della fatica. Il problema è affrontato con difficoltà perché, come dicono Edwards (1981), Bigland-Ritche, (1981) e Davies, McDonagh (1982), l’esecuzione delle azioni motorie è sottoposta a meccanismi complessi di controllo, basati su diversi sistemi fisiologici e psicologici che possono essere paragonati ad una catena di comando con diverse componenti. Dunque se lo sviluppo di una azione sportiva dipende dal funzionamento di un elemento di questa catena, vuol dire che il solo venir meno di uno di essi può condurre alla diminuzione del rendimento muscolare, cioè alla fatica. La fatica nel rendimento muscolare sembra dipenda, anzitutto, dal genere e dall’intensità di carico. Secondo la valutazione di Davies, McDonagh (1982), i carichi con intensità massima portano ad una improvvisa disfunzione nella trasmissione neuromuscolare e nel potenziale muscolare e vengono accompagnati da un rapido svuotamento delle riserve di creatinfosfato e da un aumento dell’ADP, che a loro volta possono portare al mancato funzionamento della fase eccitazione/contrazione del muscolo. Ad intensità di carico leggermente minori, che possono essere mantenute per ore, è probabile che la fatica venga prodotta dallo svuotamento delle riserve di glicogeno epatico muscolare. 2.2 Velocità e precisone del tiro in porta (in Bosco-Luthanen “Fisiologia e biomeccanica applicata al calcio”) La velocità impressa alla palla da un calcio effettuato con il collo del piede da giocatori esperti è 26 stata registrata da vari studiosi ed è: 18-20 m/s (Isokawa et al., 1987), 18-22 m/s (Luthanen, 1987), 20 m/s (arto dominante) e 17 m/s (arto non dominante) (Narici, Sirtori, Mognoni, 1987). Roberts (1986) afferma che la velocità del piede nel momento in cui sta per colpire la palla è approssimativamente di 18-24 m/s e, se il contatto è buono, la velocità della palla può essere fino a 7 m/s maggiore di quella del piede. Robertson (1985) ha notato che la velocità della palla prodotta da giocatori esperti (giocatori olimpionici canadesi) è di 2427 m/s. Calcoli effettuati durante il Campionato del Mondo 1990, attraverso la televisione, suggeriscono che le velocità prodotte dai migliori giocatori professionisti possono raggiungere i 32-35 m/s. Plagenhoef (1971) non ha trovato un buon rapporto tra la velocità del piede e della palla ed ha concluso che la posizione del piede quando colpisce il pallone è una variabile maggiore rispetto al raggiungimento della velocità massima del piede. Invece Zernicke (1978) ha notato che in un calcio di punta, eseguito a velocità elevata (più di 27,4 m/s), media (21,3 m/s) e lenta (15,23 m/s) da giocatori professionisti, c’è una stretta correlazione tra velocità del piede e della palla. Asami (1983) ha notato, inoltre, che i giocatori esperti calciano la palla ad una maggiore velocità rispetto a giocatori meno esperti, malgrado la velocità del piede sia la stessa. Ne hanno concluso che la capacità di ottenere una buona rigidità del corpo mentre si calcia è la chiave per un miglior rendimento nel calciare il pallone. Si è scoperto che la rigidità del piede è più importante del blocco della cavi- glia. La velocità dei tiri dipende soprattutto dall’area di contatto del piede con la palla. Le dimensioni maggiori della palla favoriscono una maggiore precisione. Efficacia e precisione meccaniche nel calciare sono state al loro massimo quando la velocità della palla è stata dell’80% massima (Asami,et al., 1976). 3. PROTOCOLLO SPERIMENTALE E METODI 3.1 Popolazione La popolazione oggetto della ricerca era composta da 15 giovani calciatori, di età compresa tra i 15 ed i 16 anni. I soggetti partecipano al campionato “allievi”. La tabella 1 mostra i dati antropometrici dei soggetti. 3.2 Prova di valutazione La prova è composta da tre momenti: a.una prima serie di 10 tiri in porta; b. una serie di esercitazioni affaticanti; c.una seconda serie di 10 tiri in porta. 3.2.1. Protocollo della prova A) Prima serie di tiri Vengono effettuati 10 tiri in porta dalla distanza di 16.50 m. (corrispondenti al limite dell’area di rigore). La porta è tracciata su un muro nel modo illustrato in fig. 1. I tiri sono effettuati uno di seguito all’altro nel tempo fissato di 1’40”. Vale a dire 10 secondi per tiro. A ciascun tiro viene assegnato un punteggio in base al punto della porta colpito. II punteggio è il seguente: zona A: 4 punti; zona B: 2 punti; il resto della porta è considerato fuori (zona F: 0 punti). Dunque, come si può vedere dalla figura, le zone da colpire sono quelle angolari. II FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA PREPARAZIONE ATLETICA Tabella 1 Figura 1 pallone deve essere colpito senza effettuare rincorsa, calciando di collo piede. L’operatore segna su una tabella, per ciascun tiro, la zona colpita dal pallone. B) Esercizi affaticanti 1. Esecuzione del test di Cooper; 2. Esecuzione di una serie di tre sprint eseguiti a navetta. Test di Cooper: correre, il più rapidamente possibile, per 12 minuti, senza interruzione. II risultato del test è rappresentato dalla distanza che il giocatore è riuscito a percorrere nel tempo stabilito. Tre sprint a navetta: andare e tornare su 5-10-15 m. (fig. 2), per un totale di 60 m. per sprint. Tra le tre ripetizioni ci sono 30” di recupero. C) Vedi il punto A. 3.3. Procedura di applicazione II giocatore, dopo il riscaldamento, comincia la prova effettuando la prima serie di 10 tiri in porta. Poi comincia a correre (su un percorso prestabilito, meglio se di 200 o 400 m.) AI termine dei 12 minuti, il giocatore si ferma e viene segnata la distanza percorsa. Dopo 45” il soggetto effettua i tre sprint a navetta alla massima velocità. La prova finisce con l’esecuzione della seconda serie di 10 tiri. Durante tutta la durata della prova, a intervalli regolari, la frequenza cardiaca del soggetto (cardiofrequenzimetro) viene presa e scritta su una tabella, dove vengono anche registrati i dati antropometrici del soggetto. Durante le serie di tiri in porta un registratore, messo in modo da essere alla stessa distanza dal pallone e dal muro, registra il rumore del contatto tra piede e palla e il rumore del contatto tra palla e muro. Questo serve per determinare la velocità del pallone e quindi del tiro. I due rumori registrati ci danno un intervallo di tempo, dai quali, con un computer, si può ricavare la velocità effettiva del tiro. 3. 4. Luogo e periodo di acquisizione dei dati. II luogo utilizzato per effettuare la prova è stato il campo di gioco. 27 FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA PREPARAZIONE ATLETICA Figura 2 Su un muro è stata tracciata la porta modificata. Sul terreno di gioco è stato tracciato un percorso di 200 m. di lunghezza. La prova è stata eseguita tra marzo e aprile. 4. RISULTATI 4.1. Trattamento statistico Le medie della velocità dei tiri realizzati nelle due prove, come i punteggi ottenuti, per quanto concerne la precisione, sono stati comparati utilizzando il t-test di Student e il test di Wilcoxon. Per tutti i calcoli statistici la soglia di significatività è stata fissa28 una differenza significativa (P”0,05) con i valori medi (velocità) dei 10 tiri della seconda prova (M(1-10)2%) effettuata nelle stesse condizioni sperimentali (r=0,91 ) dopo gli esercizi affaticanti (x=52,59 -+ 6,02 Km/h) (mls 14,61-+1,67). La differenza media tra le velocità medie della prima prova e le ta a P”0,05. 4.2 Precisione dei tiri La media dei punteggi ottenuti al termine della prima prova è stata di 6,13 + 3,89 (n=15). Alcuna differenza significativa (P>0.05) è stata rilevata con il valore medio dei punteggi dei tiri nella seconda prova effettuata dopo gli esercizi affaticanti. (6,53 + 3.95). 4.3. Velocità dei tiri Le velocità medie (espresse in Kmlh) dei 10 tiri della prima prova (M(1-10)1 %) sono nella tabella 2 e hanno una media di Kmlh 54,29 -+ 5,47 (m/s 15,08 +1,52) (n=15). Da sottolineare velocità medie della seconda prova è stata di -1,7 -+ 2,44 Kmlh (mls -0,47 -+ 0,68) (n=15). . Altrettanto significativa (P<0,05) si rivela essere la differenza tra la velocità media dei primi 5 tiri [M(1-5)1%) della prima prova e quella degli ultimi cinque tiri [M(6-10)2%) della seconda prova (tabella 2). 4. 4 Esercizi affaticanti Si è preso in considerazione solo il test di Cooper. I risultati sono visibili nel grafico (fig.3). La distanza media percorsa è stata di m. 2594 -+ 235 (n=15). 4.4.1. La frequenza cardiaca FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA PREPARAZIONE ATLETICA Figura 3 Figura 4 La frequenza cardiaca è stata rilevata per avere un’indicazione sull’intensità delle prove e in particolare durante le esercitazioni affaticanti, in quanto, attraverso essa, si manifesta I’effetto dello sforzo totale sull’organismo (Weineck 1994). I risultati sono stati soddisfacentì. Utilizzando il normogramma di Astrand: 220 b.m. - età, che permette di ottenere la frequenza cardiaca massima teorica, è stata comparata quest’ultima con la frequenza cardiaca massima ottenuta durante lo sforzo. Come si può vedere nella tabella 3, la percentuale di lavoro (% LAV.) è stata, in tutti i soggetti, superiore all’85%, addirittura per 14 soggetti è risultata superiore al 90%. 5. DISCUSSIONE E CONCLUSIONE 5.1. Discussione Come si può vedere dai risultati ottenuti nelle due prove (fig.4), per quanto concerne la precisione del tiro non si é ottenuto nulla, perché su 15 soggetti esaminati, 5 hanno migliorato il punteggio ottenuto nella prima prova, 6 hanno peggiorato e 3 sono stati nulli, Le differenze ricavate dai punteggi delle due prove non sono state significative (P>0,05). Per quanto riguarda la velocità del tiro si può sottolineare che c’è stata una diminuzione della velocità tra la velocità media dei primi 10 tiri e quella dei secondi 10 (fig. 5). Le velocità medie dei tiri effettuati nelle prove sono state comparate tra loro, utilizzando il Ttest di Student e si è trovata una differenza significativa, quindi non casuale (P”0,05) (fig.6). Inoltre le due prove sono state effettuate nelle medesime condizioni sperimentali, come testimo29 FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA PREPARAZIONE ATLETICA Figura 5 Figura 6 Figura 7 Figura 8 30 nia l’alto coefficiente di correlazione (r=Q,91 ) (fig.7). Altrettanto significativa (P<0,05) risulta essere la differenza tra la velocità media dei primi 5 tiri della prima prova e quella degli ultimi cinque tiri della seconda prova. Questi valori risultano dalla scomposizione delle due prove a metà, cioè prendendo in considerazione separatamente i primi 5 tiri e i secondi 5 (fig.8). Come già detto precedentemente, l’intensità dello sforzo è stata rilevata prendendo la frequenza cardiaca dei soggetti durante la prova. Si può vedere dal grafico (fig.9) come la frequenza cardiaca massima ottenuta, tradotta in percentuale di lavoro, varia dall’85%/% al 100%/% della frequenza cardiaca massima teorica. Per questo si può dire che i soggetti hanno risposto bene alle richieste impegnandosi a fondo, a volte al massimo, come prevedeva il protocollo del test di Cooper. Quest’ultima affermazione può essere confermata del grafico successivo (fig.10), dove sono stati sovrapposti i risultati del test di Cooper e le percentuali di lavoro. 5. 2. Conclusione In conclusione si può dire che l’ipotesi di lavoro alla base di questo studio è stata in parte confermata. Mentre per la precisione non si sono avute delle differenze significative, per quanto riguarda la velocità dei tiri c’è stata una diminuzione della prestazione “tiro in porta” sotto l’influenza della fatica. Dal punto di vista pratico, questo studio e il tipo di prova proposto possono servire per determinare quali potrebbero essere i giocatori che alla fine della partita sono ancora in FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA PREPARAZIONE ATLETICA Figura 9 forma e che, in fese di realizzazione di un gol, possono risultare • non bisognerà avvertire i giocatori dei punteggi delle diverse Figura 10 più efficaci, perché non patiscono un calo delle prestazioni di precisione-velocità del tiro dovuto all’affaticamento. 6. CONSIDERAZIONI FINALI La prova denuncia dei limiti: zone, come è successo invece in questo studio. Questo per evitare tiri di “sicurezza” (in zona B), che garantiscano lo stesso l’acquisizione di punti. • la prova si rivela complessa, perché richiede molto tempo e non permette l’esecuzione contemporanea di più persone. Inoltre per poter essere sviluppata con efficacia, bisogna prevedere la presenza di almeno due operatori, che controllano la regolarità della prova. D’altronde: • il test di Cooper si rivela un buon esercizio affaticante (purché sia svolto con serietà e diligenza). Quindi è possibile sfruttare un test molto conosciuto e utilizzato. • inoltre, se si considera la prova del soggetto G.G. (Cooper 2200 m. all’85%% della sua FC max teor.), che ha evidenziato un incremento notevole della velocità dei tiri per un mancato affaticamento, allora si può far notare che gli altri soggetti hanno svolto la prova in modo esemplare e corretto. Questo studio lascia spazio ad ulteriori approfondimenti soprattutto riguardo: • al tipo di esercizio da effettuare per affaticare i soggetti esaminati; • al tipo di prova da utilizzare per valutare la precisione del tiro in porta; 31 FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA PREPARAZIONE ATLETICA LA RESISTENZA PASSIVA di Riccardo Capanna* C onsiderazione sull’allenamento della forza e della resistenza Ho l’impressione che, in questo momento storico, si stia enfatizzando troppo l’importanza degli esercizi di rafforzamento proposti indiscriminatamente. Penso, invece, che sia necessario perseguire solo l’incremento di quelle qualità di forza, che risultino praticamente utilizzabili per fare migliorare tecnicamente il giocatore. Partendo da questo presupposto, credo che il calciatore debba allenarsi essenzialmente per sviluppare, o mantenere inalterate, le capacità fisiche che possano ottimizzare il suo comportamento in gara (accelerare, pressare, eseguire cambi di direzione, calciare, ecc.). In questo senso sono da privilegiare soprattutto le esercitazioni di forza esplosivo - elastica. Se, invece, si presenta la necessità di riequilibrare delle insufficienze muscolari, o rieducare l’atleta dopo un infortunio, è ovvio che bisogna utilizzare anche i metodi classici della pesistica, e/o l’elettrostimolazione, ritenuti idonei allo sviluppo della forza massimo-dinamica o di quella derivante dall’aumento della massa muscolare. Nonostante, però, su vari fronti si affermi il contrario, credo sia la resistenza la capacità fisica che più caratterizza la prestazione di un giocatore, in quanto assicura un rendimento tecnico-tattico costante sia in una singola partita, che a lungo termine, per un numero elevato di partite. Alla luce di questa affermazione, reputo sia giunto il momento di accettare l’evidenza che esiste un tipo di resistenza specifica, il cui sviluppo si basa su presupposti strettamente collegati alle esigenze tecniche del gioco del cal32 cio e, per tale ragione, si renda necessario programmare delle modalità di allenamento sostanzialmente diverse da quelle applicate attualmente. In questo senso, il mio è un tentativo di perseguire una nuova strada. I presupposti della proposta Durante una partita di calcio, qualunque sia la durata delle pause che separano una fase di gioco dall’altra, l’attività dei meccanismi di recupero risulta insufficiente a reintegrare totalmente le energie consumate. Questo significa che il giocatore disputa buona parte della partita in un regime in cui deve resistere ad un affaticamento progressivamente crescente. Se ora vogliamo definire quale sia il “tipo di resistenza” che deve essere sviluppata per opporsi alla fatica, non possiamo certo fare riferimento al modello classico che deriva dall’atletica leggera, perché in questa disciplina il termine resistenza è sinonimo di sforzo continuativo. Nel calcio, al contrario, la prestazione è caratterizzata dall’alternarsi di fasi attive e da pause, per cui il modello di resistenza tende ad identificarsi “nella capacità di saper riprodurre, tutte le volte che le esigenze della partita lo richie- Considero le PAUSE il fulcro del mio progetto di lavoro, poiché tanto più un atleta recupera rapidamente durante ognuna di esse, tanto minore sarà l’incidenza dell’affaticamento sulla sua prestazione complessiva. dono, un’attività tecnico - tattica redditizia”. Questa affermazione è confermata da studi effettuati da Brooks e McGarry (1995), i quali affermano che soggetti allenati e non allenati, a parità di sforzo, producono la medesima quantità di lattato, ma i primi si distinguono perché possiedono un sistema di smaltimento più efficace. Se l’equazione - più si è allenati, più rapido è il recupero - è vera, ho motivo di credere che sia possibile perseguire modalità di allenamento più efficaci, di quelle utilizzate attualmente, per ridurre drasticamente i tempi di ripristino dopo uno sforzo. La capacità che ha l’organismo di incrementare l’attività biochimica che si realizza durante la pausa, l’ho chiamata RESISTENZA PASSIVA, per distinguerla dalla resistenza attiva che è, invece, la capacità di estrinsecare energie biochimiche durante uno sforzo. Una strategia pratica Secondo il mio modo di pensare, per affrontare il problema di come allenare la resistenza passiva, non ci sono possibilità di compromesso tra il “tradizionale” ed il “nuovo”. La programmazione tradizionale, che deriva direttamente dagli studi effettuati all’inizio degli anni ‘50 da un Autore dell’ex Unione Sovietica (Metveev), prevede, nel periodo di precampionato, una prima fase di allenamento in cui la quantità di lavoro è elevata e le pause sono brevi. Seguono una * Preparatore Atletico F.C. Genoa calcio Settore Giovanile FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA PREPARAZIONE ATLETICA seconda ed una terza fase in cui, progressivamente, la quantità decresce e la durata delle pause aumenta. Inoltre l’intensità, che è bassa all’inizio della preparazione, aumenta decisamente prima dell’inizio del campionato. Durante il campionato, poi, l’intensità e la quantità si stabilizzano, così come avviene per la durata delle pause. La programmazione che propongo segue, invece, la prassi seguente. Nei primi 4/8 giorni iniziali del periodo di precampionato, detti di “rodaggio”, si gettano le basi del lavoro futuro. Si struttura, per ognuna delle sei tipologie di allenamento codificate (vedi in seguito), un rapporto qualità - intensità dello stimolo che rimarrà inalterato per tutto il campionato. Vengono fissate, così, le modalità gestuali con cui sono effettuate le esercitazioni (qualità dello stimolo) ed il loro rapporto spazio - temporale (intensità dello stimolo). In questo momento le pause sono relativamente ampie. Successivamente, inizia un percorso allenante, che procederà per tutta la durata del campionato. A tale percorso fa da guida la legge biologica detta “sindrome generale di adattamento”, che permette di perseguire livelli sempre più elevati di rendimento. L’incremento del carico di allenamento, in tal senso, prevede, per ognuna delle tipologie di esercitazione previste, la modulazione dello stimolo allenante attraverso l’incremento progressivo della quantità, ed il decremento progressivo della durata delle pause. Le caratteristiche che contraddistinguono i vari tipi di allenamento La struttura di ogni seduta sottende al principio dell’intermittenza, che permette di program- Tutte le esercitazioni indicate di seguito sono utilizzate per stimolare l’organismo dell’atleta, affinché possa essere ottimizzato il rendimento dei meccanismi di recupero specifici, attivati da ogni tipo di sforzo che precede le pause. mare un elevato numero di pause. Le caratteristiche delle esercitazioni che, attualmente, sembra possano risolvere il problema sono: Tipologia specifica 1a - Comprende miscele di distanze dai 50 m. ai 300 m. (questi ultimi in maggiore quantità durante il precampionato). I tratti dai 50 m. ai 100 m. sono percorsi ad intensità medio - alta ad un ritmo da 14”/15” sui 100 m. I tratti più lunghi sono percorsi ad un ritmo di 18”/20” sui 100 m. Tipologia specifica 1b - Comprende delle ripetizioni della durata di 4’/5’ in cui sono miscelati, a piacere, 2”/3” percorsi ad alta intensità, con 10”/15” percorsi in corsa lenta, ed 8”/10” percorsi ad intensità media. Tipologia speciale 1c - Comprende l’attività di gioco con la palla. Sono compresi il possesso palla o le mini partite su campi ridotti, che ho chiamato “esercizio di gara”, e le esercitazioni tecnico-tattiche in regime di resistenza. Tipologia specifica 2a - Comprende prove brevi, da 5 m. a 30 m., corse ad intensità massima. Tipologia specifica 2b - Comprende prove, dai 30 m. ai 60 m., corse ad intensità sotto massimale. Tipologia speciale 2c - Comprende prove, di lunghezza variabile dagli 8 m. ai 60 m., suddivise in tratti di 4m. - 5m. molto angolati l’uno rispetto all’altro (angolo inferiore ai 90°). L’esercizio prevede nella corsa un impegno massimale ed inoltre, fra un tratto e l’altro, agli atleti è richiesto un brevissimo arresto con immediata ripartenza, od un repentino cambio di direzione senza soluzione di continuità. Sono esercitazioni con cui è possibile sviluppare concretamente le capacità di forza specifica del calciatore (capacità di accelerare e frenare) in regime di resistenza. Perché alcune esercitazioni sono indicate come specifiche ed altre come speciali A questo proposito, bisogna fare una precisazione per evitare delle incomprensioni. Nello sport, il carico di allenamento rappresenta lo “stimolo” che, preposto ad avviare un processo di adattamento, ha carattere di specificità, perché in grado di determinare un effetto direttamente correlato con la causa che l’ha provocato. Anche l’adattamento, cioè il risultato ottenuto con l’allenamento, può risultare più o meno correlato con le qualità fisiche, tecniche e tattiche necessarie per migliorare il rendimento in fase agonistica, per cui sono codificate diverse tipologie di preparazione. L’ordine crescente di correlazione prevede in successione la Preparazione fisica generale (PFG), la Preparazione fisica specifica (PFSca), la 33 FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA PREPARAZIONE ATLETICA Preparazione fisica speciale (PFSle), l’Esercizio di gara, e la Gara. In risposta alla domanda, preciso che ritengo “specifiche” le esercitazioni caratterizzate da una corsa di tipo atletico. Queste ultime hanno una correlazione più bassa rispetto alle esercitazioni “speciali”, con le quali, invece, il giocatore mira allo sviluppo di una qualità fisica, utilizzando forme motorie (tecnica con e senza palla) uguali a quelle che realizza durante la partita. Sono esercitazioni speciali, e le identifico come “esercizio di gara”, anche il possesso palla e le mini partite eseguite con un numero limitato di giocatori (da 1>1 a 5>5), nelle quali, oltre all’aspetto fisico, assume rilevanza anche quello agonistico. La quantità totale, in metri od in minuti, per ogni tipo di esercitazione A campionato inoltrato reputo sufficiente la quantità seguente: Nelle esercitazioni 1a, la distanza oscilla dai 2000 m. ai 3000 m. Nelle esercitazioni 1b, la durata oscilla dai 15’ ai 20’. Nelle esercitazioni 1c, la durata oscilla dai 15’ ai 30’ comprese le pause. Nelle esercitazioni 2a, la distanza oscilla dai 500 m. ai 600 m. Nelle esercitazioni 2b, la distanza oscilla dai 1200 m. ai 1500 m. Nelle esercitazioni 2c, la distanza oscilla dai 1000 m. ai 1200 m. Durata delle micropause fra le ripetizioni e delle macropause fra le serie Ricordando che l’incremento 34 dell’Entità del carico di allenamento, effettuato progressivamente attraverso la riduzione dei tempi di pausa, fa parte integrante del mio metodo, posso precisare che in una situazione di preparazione avanzata la durata della pausa può essere: Nelle esercitazioni 1a, fra le ripetizioni 30”/20”; fra le serie 3’/1’30”. Nelle esercitazioni 1b, fra le ripetizioni 3’/2’. Nelle esercitazioni 1c, fra le ripetizioni 60”/30”; fra le serie 2’/30”. Nelle esercitazioni 2a, fra le ripetizioni 40”/10”; fra le serie 3’/2’. Nelle esercitazioni 2b, fra le ripetizioni 30”/20”; fra le serie 3’/2’. Nelle esercitazioni 2c, fra le ripetizioni 30”/15”; fra le serie 3’/2’. Queste sono indicazioni di citazioni sono organizzate con distanze, tempi di percorrenza e pause mantenute pressoché costanti per tutta la seduta. Il metodo che propongo prevede, invece, l’utilizzazione di varie possibilità, miranti a soddisfare esigenze più simili alla partita. Una prima variante prevede di alternare nelle serie, o nelle sedute: • Distanze costanti - pause variabili • Distanze variabili - pause costanti • Distanze variabili - pause variabili Applicando un’altra variante, specie durante il Campionato, si possono prevedere, per ogni ripetizione, dei cambi di ritmo (veloce - lento - veloce). Un’ulteriore variante consiste nell’inserire, nell’ambito delle ripetizioni, dei micro-micro recuperi (1” - 2”) con ripartenza Es. di Programma settimanale delle esercitazioni durante il campionato Mart. Merc. Vene. 1ª Sett. 2ª Sett. 3ª Sett. 4ª Sett. 1a 2b Forza 1c (5>5) 2a Forza 1b 2c Forza 1a + 1b 1c (3>3) Forza massima. E’ possibile personalizzare il tempo di pausa, tenendo conto delle verifiche effettuate attraverso le esercitazioni cronometrate che sono indicate come test Capanna a “navetta”. Considerazioni relative alla durata delle esercitazioni e delle pause E necessario precisare che, nella prassi tradizionale, le eser- da fermi. Programma settimanale delle esercitazioni durante il campionato Le esercitazioni 1a, 1b, 1c (5>5 ed eventualmente il 4>4): il martedì. Le esercitazioni 2a, 2b, 2c, 1c (3>3 ed eventualmente l’1>1e/o il 2>2): il mercoledì. Le esercitazioni di FORZA FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA PREPARAZIONE ATLETICA coordinativa, mirate allo sviluppo dell’accelerazione, e le esercitazioni 2a con pause ampie: il venerdì. Ad esempio: Gli esercizi di forza solo il venerdì Si può affermare che il muscolo può sviluppare la forza in vario modo. In particolare, nel mio programma del venerdì, non rientrano la pesistica e l’elettrostimolazione, ma gli esercizi di forza coordinativa (balzi e sprint) utilizzati per “insegnare o ricordare” all’organismo come si estendono rapidamente gli arti inferiori. E’ un’attività, a carattere qualitativo, che permette di migliorare il gesto atletico ed ottimizzare la fase di accelerazione nella molto più delle cosiddette esercitazioni di rapidità. L’organizzazione dell’attività durante il precampionato Il precampionato è caratterizzato dal fatto che le sedute di allenamento sono concentrate nel tempo. La logica dell’alternanza dei vari tipi di esercitazioni è, però, la medesima che regola l’organizzazione di una settimana durante il campionato (prima seduta: una tipologia del gruppo 1; seconda seduta: una tipologia del gruppo 2 o 1c (5>5); terza seduta: la Forza). Ad esempio: Verifica del miglioramento della capacità di recupero Gli adattamenti alla migliorata capacità di recupero li controllo Es. di organizzazione dell'attività durante il precampionato LUN. MAR. MER. Tecnica Te-Ta MATTINO +1a +2a POMERIGGIO Te-Ta Tattica Riposo Te-Ta GIO. VEN. SAB. DOM. 2b Tecnica Te-Ta Te-Ta +Te-Ta 1b +Forza +2c Te-Ta Te-Ta 1a Riposo +Forza +1c(5>5) +Forza +1c(3>3) +Tattica corsa, momento tecnico spesso determinante. Se vi è equilibrio fra quantità (80 - 100 impulsi) e densità (pause ampie), gli esercizi non determinano disturbi muscolari, ed anzi sollecitano in maniera specifica il Sistema Ner voso, applicando periodicamente il test Capanna a “navetta”. Il protocollo del test prevede l’esecuzione di tre esercitazioni cronometrate effettuate a distanza di qualche giorno l’una dall’altra. La prima esercitazione comprende 6 prove di 40 m. (20 m. all’anda- ta e 20 m. al ritorno), corsa alla massima intensità con un recupero fra le prove di 40”, la seconda esercitazione con un recupero di 30”, e la terza con un recupero di 20”. L’elaborazione dei dati cronometrici si effettua nel seguente modo. Si calcola, dapprima, il tempo medio (TM) e, successivamente, di quanto questo tempo è, in percentuale, più lento della prova effettuata più velocemente (T1), applicando la formula. DECREMENTO % = (TM - T1) : T1) * 100 Valutazione dei risultati Dopo la prima verifica, gli atleti che hanno un decremento percentuale superiore al 2% sono considerati di 4° fascia. Alla seconda verifica tutti gli atleti, esclusi quelli di 4° fascia (che possono ripetere il test con 40” di recupero), eseguono l’esercitazione cronometrata con 30” di recupero. Chi non rientra in un decremento del 2% è considerato di 3° fascia. La terza verifica, con recupero di 20”, la effettuano solo gli atleti che negli altri due test hanno avuto decremento inferiore al 2%. I giocatori che, dopo questa prova, hanno decremento superiore al 2% sono considerati di 2° fascia, chi lo ha inferiore è qualificato di 1° fascia. E’ possibile in questo modo suddividere gli atleti in “fasce di capacità” e strutturare le esercitazioni tenendo in debito conto il reale adattamento degli atleti. E’ possibile proporre, di conseguenza, un carico di allenamento con un “peso” che permetterà all’atleta di esprimersi sempre al meglio delle sue possibilità (mantenendo inalterate qualità ed intensità) e, quindi, ottenere un stimolazione specifica più significativa. 35 SEZIONE MEDICA RIABILITAZIONE LA RIABILITAZIONE NEI TRAUMI DELL’ARTICOLAZIONE DELLA CAVIGLIA di N. Tjouroudis°*, L.Gatteschi*, M.G.Rubenni * L e articolazioni del piede e della caviglia sono parte di un complesso sistema che provvede sia alla stabilità sia alla flessibilità. Questo complesso articolare è sottoposto a sollecitazioni di diversa entità in stretto rapporto con diversi fattori quali il gesto atletico specifico, il livello agonistico, il tipo di calzatura, lo stato del terreno, l’età e le condizioni psicofisiche del soggetto. Epidemiologia Le lesioni della caviglia sono i traumi da sport più diffusi. Costituiscono il 20-25% di tutte le lesioni nel calcio. Quest’incidenza può variare tra l’1.7 ed il 2.0 per mille ore di esposizione al gioco. Malgrado l’alta frequenza dei traumi distorsivi della caviglia, esiste una grande varietà di tecniche diagnostiche cliniche e metodi di trattamento. L’85% di tutte le lesioni della caviglia sono distorsive e, di queste, l’85% sono lesioni dei legamenti laterali. Il legamento deltoideo o legamento mediale è colpito per il 5% e le lesioni della sindesmosi tibioperonali sono circa il 10%. Le lesioni del complesso legamentoso laterale della caviglia sono classificate in tre gradi (I,II,III) secondo l’entità della lesione ed il grado della compromissione funzionale (tab.1). Nel calcio la causa maggiore (60%) di lesione è il contatto. Il riscaldamento insufficiente è considerato anch’esso un importante fattore di lesione (5%). Il 60-70% di lesioni si verifica durante le partite. E’ stata osservata una tendenza all’incidenza di lesioni all’inizio del primo tempo e verso la fine del secondo. Il tipo di lesione non varia secondo il ruolo di ogni giocatore. Le lesioni sono più frequenti negli attaccanti 36 Tabella 1 LE LESIONI DEL COMPLESSO LEGAMENTOSO LATERALE DELLA CAVIGLIA Distorsioni in assenza di lesioni capsulolegamentose GRADO I complete del legamento peroneo astragalico anteriore, l'articolazione è stabile. Lesione del legamento peroneo astragalico anteriore isolata GRADO II e parziale lesione del legamento peroneo calcaneare, provoca limitazione funzionale e instabilità nei casi più gravi. Lesioni complesse che interessano sia il peroneo astragalico GRADO III anteriore, il peroneo calcaneare e le altre strutture legamentose con notevole lacerazione capsulare. esterni probabilmente per la velocità di conduzione delle azioni, la ricerca di rimessa del cross verso il centro area e la tendenza degli avversari a impedire tale azione attraverso il contrasto ed il tackling. Inoltre, in generale, le lesioni sono frequenti nei difensori laterali a causa dei contrasti nel momento di calciare e degli interventi in scivolata. Il disegno e la costruzione della scarpa, in relazione ai terreni di gioco, sono fattori importanti per le lesioni del complesso piede-caviglia. Trattamento della lesione Spesso è difficile stabilire l’entità del danno articolare a causa della tumefazione, della contrattura e del dolore riferito dal paziente. Perciò la valutazione per l’instabilità con il test del cassetto anteriore, per valutare l’integrità del legamento peroneo astralgico anteriore, e di rotazione per valutare la lesione dei legamenti peroneo astralgico anteriore e peroneo calcaneare, possono essere scarsamente significativi al fine di valutare l’entità del danno capsulo-legamentoso. Importante sottolineare che il recupero di una lesione inizia nel momento in cui viene realizzato il trauma ed il corretto trattamento delle lesioni della caviglia è determinante ai fini dell’ottenimento di un rapido e completo recupero del calciatore. Spesso, infatti, traumi distorsivi vengono sottovalutati nella loro importanza e vengono trattati in maniera inadeguata con una semplice immobilizzazione rigida (stecca gessata) o con bendaggio elastico per qualche giorno. Occorre ricordare che i legamenti non sono strutture anatomiche inerti in grado di impedire o permettere i vari movimenti articolari, ma elementi ricchi di recettori propriocettivi che, emettono segnali variabili secondo la variazione della velocità, della forza e della direzione dei movimenti articolari. Queste informazioni sono elaborate dai centri superiori di regolazione nervosa che, a loro volta, inviano stimoli ai * Sezione Medica Settore Tecnico F.I.G.C. ° ISEF di Firenze SEZIONE MEDICA RIABILITAZIONE muscoli. Questa risposta muscolare riflessa è in grado di limitare o impedire un certo movimento articolare proteggendo le strutture articolari. La lesione legamentosa e il conseguente edema provoca un’alterazione dei segnali emessi da questi recettori con conseguente squilibrio della risposta muscolare e l’instaurarsi dell’instabilità funzionale causa delle ripetute lesioni recidivanti. Lo scopo del trattamento iniziale delle lesioni acute della caviglia è di proteggere i legamenti danneggiati da un’ulteriore lesione e di controllare l’edema che si può sviluppare nell’articolazione. Il trattamento delle distorsioni gravi della caviglia, quando esiste una completa lesione legamentosa, può essere conservativo o chirurgico. Molti studi in letteratura confrontano i risultati di tutti e due per la determinazione del miglior trattamento per la stabilità della caviglia. Il trattamento conservativo funzionale dovrebbe essere la prima scelta anche nei casi di lesione completa di un legamento laterale. Questo tipo di trattamento include un breve periodo di protezione della caviglia con tutore ortopedico o bendaggio rigido (taping) che permette una precoce mobilizzazione e carico. Certi autori raccomandano la riparazione delle lesioni gravi della caviglia attraverso intervento chirurgico (tab.2). Sono molte le tecniche descritte per la riparazione delle lesioni legamentose acute. Nei 10-20% dei casi rimangono problemi residui. In questo caso è molto importante rispondere alle molte possibilità di una diagnosi differenziale. Attenzione deve essere rivolta verso possibili lesioni condrali o sindrome da conflit- to della caviTabella 2 glia. INDICAZIONI PER INTERVENTO CHIRURGICO DI Riabilitazione RIPARAZIONE DELLE LESIONI DELLA CAVIGLIA. Il processo riabilitativo ha ˚ Lussazione astragalocalcanea con completa lesione legamentosa. inizio con il trattamento ˚ Tilt maggiore di 100° del lato colpito con radiografie dinamiche. della fase acuta e prosegue finCassetto astagalico anteriore notevole (valutazione ˚ clinica). ché il calciatore non recupera ˚ Confermata lesione (RMN) di ambedue i legamenti peroneo astragalico anteriore e peroneo calcaneare. completamente la sua capacità ˚ Frattura osteocondrale. prestativa. Fase acuta - Il primo obiettivo è quello di ridur- La rigidità dei tessuti molli, la forre il processo infiammatorio, con- mazione del tessuto di riparazione trollare l’edema e diminuire il e l’immobilità articolare hanno dolore. L’applicazione di ghiaccio un ruolo importante nell’influenper 20 minuti ogni ora, più volte zare la normale meccanica articonell’arco della giornata, riduce sia lare. Un massaggio di frizione trail dolore che l’edema. L’applica- sversale aiuta a ridurre le aderenzione di un bendaggio funzionale ze dovute al tessuto di riparazione o di un tutore permette una limi- e permette di ricostruire il tessuto tazione precisa ed una minor sol- funzionale normale. La mobilizzalecitazione degli elementi anato- zione dei tessuti molli promuove mici alterati rispettando al massi- la distendibilità sia della compomo i gradi della libertà articolare; nente contrattile sia di quella non è importante considerare sempre contrattile. Esercizi di allungale conseguenze dell’azione lesiva mento, inizialmente per il tricipisia dal punto di vista anatomico te della sura-tendine d’Achille, sono utili per recuperare la flessiche funzionale. Fase subacuta – Quando il pro- bilità. Le tecniche di PNF (facilitacesso infiammatorio si è esaurito, zione neuromuscolare propriocetsi può procedere all’applicazione tiva) sono utili per una mobilizzadi contrasto freddo-caldo. Un zione precoce selettiva nel rispetciclo di 4 minuti caldo e di 2 to delle leggi biologiche di recuminuti freddo può essere ripetuto pero. In questa fase risulta utile la più volte. TENS e magnetoterapia possono essere usati per ridurre criocinetica, tecnica che usa la dolore e tumefazione. Tecniche di combinazione di applicazione del massaggio leggero sono utili per freddo. (preferibilmente immerridurre lo spasmo muscolare e la sione nel ghiaccio) sulla parte rigidità durante le fasi iniziali del lesionata, accompagnata da una trattamento. Relativamente serie graduale e progressiva di all’arco del movimento, per ripri- esercizi nella fase acuta della lesiostinare il normale arco del movi- ne. La caviglia è immersa (ferma) mento e la flessibilità è necessario per circa venti minuti in acqua individuare le varie strutture ed i fredda e ghiaccio ed il calciatore è fattori che limitano il movimento. istruito per i vari esercizi. Questi 37 SEZIONE MEDICA RIABILITAZIONE esercizi sono progressivi. Iniziano con attività semplici senza il carico del peso corporeo e, progressivamente, diventano più complessi con il carico del peso corporeo. Questa progressione può essere realizzata in più sezioni di trattamento (due, tre per giorno) per più giorni, in relazione alla gravità della lesione. Di solito si alternano cinque serie di applicazioni di freddo con esercizi attivi. Tutte le serie di esercizi devono essere realizzate senza dolore. Al calciatore viene raccomandato di non proseguire gli esercizi con dolore. L’esercizio ristabilisce la funzione neuromuscolare, aumenta il flusso sanguigno e riduce l’edema attraverso l’azione muscolare. La moderata anestesia dovuta all’applicazione del freddo permette la realizzazione di una serie di esercizi per 3-5 minuti. Alla fine di ogni serie di esercizi si procede con l’applicazione del freddo per venti minuti. La criocinetica permette di iniziare la riabilitazione molto prima, riducendo il tempo complessivo del trattamento. Relativamente al recupero della propriocezione, va osservato che il sistema propriocettivo ha il compito di ricevere mediante recettori, trasmettere mediante le fibre nervose, integrare mediante il midollo spinale e la corteccia cerebrale i messaggi provenienti dalle aree periferiche. Esso svolge un ruolo di grande importanza nella coordinazione dei movimenti e nella precisa percezione spaziale dell’articolazione, nel fornire informazioni sia a livello conscio, relativamente alla posizione e al movimento in atto, sia a livello inconscio, in relazione allo stimolo dei circuiti riflessi spinali (sensazione cinestesica) e nella consapevolezza dei rapporti che sono 38 istituiti tra i vari segmenti corporei a riposo (sensazione posturale). Un danno ai propriocettori è in grado di provocare la perdita del controllo posturale e della coordinazione dinamica muscolare: immobilizzazioni articolari così prolungate e/o stati infiammatori a carico delle strutture capsulolegamentose possono alterare la funzionalità recettoriale portando ad una notevole alterazione dei riflessi posturali ed ad un rilasciamento dell’articolazione. Questa condizione è definita instabilità funzionale. Per il successo del trattamento riabilitativo è di grande importanza l’eliminazione dell’instabilità funzionale. Nella prima fase rieducativa, da noi svolta molto precocemente, il training propriocettivo tende a rieducare i riflessi propriocettivi così da prevenire l’atrofia delle terminazioni nervose e ripristinare la coscienza del movimento: in tal modo l’articolazione può riacquistare la sua configurazione spaziale. La nostra esperienza ci ha condotto ad attuare un programma di riabilitazione precoce così da non esitare in una limitazione funzionale da cui deriva sempre instabilità funzionale. Naturalmente gli esercizi non dovranno sollecitare in maniera anomala le strutture in fase di riparazione. Le esercitazioni, sempre più impegnative, raggiungono gradualmente alte velocità angolari negli spostamenti articolari in tutti i piani del movimento, così da aumentare le sollecitazioni di squilibrio e creare riflessi condizionali capaci di evocare funzioni stabilizzatrici. Relativamente alla forza, gli esercizi di potenziamento rappresentano una componente importante nel ripristino della normale biomeccanica e funzio- ne. Gli esercizi di potenziamento possono essere effettuati sia a catena cinetica chiusa sia a catena cinetica aperta, tuttavia sono le esercitazioni a catena cinetica chiusa quelle che simulano le richieste prestative sia di una normale attività deambulatoria che di una prestazione sportiva. Uno studio fatto sulla correlazione tra i valori di forza dell’arto inferiore e l’incidenza di traumi distorsivi ha messo in evidenza un aumento di rischio nei calciatori con: 1) aumento del rapporto tra la forza del movimento del piede in eversione e inversione; 2) aumento della forza di flessione plantare; 3) diminuzione del rapporto tra forza di dorsiflessione e di flessione plantare del piede. Infine, per l’analisi del gesto è importante valutare il pattern del gesto durante il ciclo del passo per determinare la presenza di ogni alterazione dello stato di corretto equilibrio. L’avampiede, il mesopiede, il retropiede possono presentare alterazioni funzionali durante l’intera fase di appoggio. Inoltre, è importante riconoscere ogni anomalia funzionale che si presenta alle strutture a monte come: ginocchio, pelvi, rachide, come conseguenza di alterazioni funzionali del complesso piedecaviglia. Le più importanti alterazioni biomeccanico-funzionali includono un incremento eccessivo della pronazione e della supinazione. Queste alterazioni sono variazioni intrinseche ad una compensazione meccanica in quanto investono un’articolazione con 6 gradi di libertà. Le velocità angolari che si realizzano intorno ai vari assi, nel momento in cui questi cambiano il loro orientamento, possono sovraccaricare il complesso piede-caviglia dando SEZIONE MEDICA RIABILITAZIONE origine ad un circolo vizioso che alimenta una maggior disfunzione specialmente durante la richiesta prestativa sportiva. Deficit biomeccanici possono portare al sistema sollecitazioni che creano le lesioni da sovraccarico durante il ritorno all’attività sportiva. Infatti, una lesione sottovalutata e trattata in modo inadeguato ai fini di ottenere un rapido ritorno all’attività, senza considerare l’importanza di tale complesso articolare (piedecaviglia) nell’economia del gioco del calcio, rappresenta il rischio principale di una serie di recidive che portano a limitare l’abilità prestativa del calciatore. Un anomalo controllo posturale realizza l’equivalente di un’instabilità funzionale. Diversi studi hanno confermato la validità dell’esame stabilometrico ed il suo utilizzo nella prevenzione delle lesioni della caviglia. Si deve inoltre sottolineare che il bendaggio funzionale o le ortesi riducono fortemente le ricadute nei calciatori che hanno già subito un trauma distorsivo della caviglia. Viene presentato un modello di riferimento utilizzabile in una lesione dell’articolazione della caviglia, allorché il soggetto sia uscito dalla fase acuta. Il protocollo è suddiviso in tre fasi che non hanno una precisa scansione temporale, ma che sono da prevedersi utilizzabili in relazione agli andamenti clinici riscontrati nel calciatore infortunato. MODELLO DI RIABILITAZIONE DELL’ARTICOLAZIONE DELLA CAVIGLIA Ia FASE 1. Muovere l’articolazione in una vaschetta con acqua fredda (acqua e ghiaccio). 2. Stretching per il tendine di Achille 15 secX5. 3. Applicazione di caldo e freddo (iniziare e finire con il ghiaccio). 4. Contrazione isometrica dei m.peronei a ginocchio flesso a 90° (5X10). 5. Stare in equilibrio sul piede leso 1-2 minuti per volta (alternare con quello sano). 6. Arricciare e rilasciare le dita su di un asciugamano (fig.1). 7. In piscina: riabilitazione in acqua. Esercitazioni per il mantenimento delle qualità aerobiche del calciatore. Movimenti senza carico per riprendere confidenza con la completa articolarità (graduaFigura 1 Figura 2 le progressione). 8. Cyclette, bicicletta. 9. Ghiaccio ed elevazione per 20 minuti ogni 6° minuti. Ripetere più volte. Tutto il programma deve essere ripetuto mattina e sera. IIa FASE 1. Usare il ghiaccio per 15 minuti prima dell’esercizio e per 5 minuti dopo. Sollevare i talloni reggendosi ad un tavolo per varie volte (circa 20X3). 2. Sollevare i talloni senza reggersi al tavolo (5 minuti di ghiaccio). 3. Quando 1. e 2. sono eseguiti senza problemi, passare a sollevare il tallone del piede leso reggendosi al tavolo (5 minuti di ghiaccio). 4. Sollevare il tallone del piede leso senza reggersi al tavolo (5 minuti di ghiaccio). 5. Se tutto va bene ripetere da 1. a 4. velocizzando l’azione (10 minuti di ghiaccio). 6. Esercizi sulle tavole da seduto. Iniziare con dorsiflessione e flessione plantare e, successivamente, passare a movimenti complessi (fig.2). 7. Camminare in avanti tallonepunta ed indietro punta-tallone. 8. Esercizi isotonici per i peronei con elastici: da seduto con ginocchio flesso da 45° a 90° tenendo il tallone fermo sul pavimento (15X3) (fig.3). 9. Esercizi di stretching per gastrosoleo e tendine d’Achille usando un piano inclinato di 5 centimetri (20 sec.X3). 10. Quando la flessibilità comincia a essere buona, sollevare i talloni utilizzando un piano inclinato di 5 centimetri. 11. Camminare tallone-punta e punta-tallone avanti e indietro. 12. Potenziamento del medio gluteo utilizzando gli elastici: abduzione dell’arto per 30° tenendo il ginocchio esteso, controlaterale flesso, tronco dritto. 13. Ghiaccio ed elevazione per 20 minuti ogni 60 minuti. 39 SEZIONE MEDICA RIABILITAZIONE Figura 3 a b d e ESERCIZI ISOMETRICI PER I PERONEI CON ELASTICI c Tutto il programma va ripetuto mattina e sera. IIIa FASE 1. Esercizi isometrici controresistenza per dorsiflessione ed eversione 5-10 sec. (3X10). 2. Esercizi isotonici con elastici per dorsiflessione, eversione, rotazione (3X10). 3. Esercizi con palla contro il muro, ginocchio a 90° (esercitare la pressione prima con l’avampiede e poi col tallone). 4. Stare in equilibrio sull’arto leso su uno scalino, facendo oscillare l’arto sano. 5. Esercizi sulle tavole sia su due piedi sia su un piede solo. Da usare 4-5 volte al giorno. 6. Leg press. Con ginocchio flesso a 90° ed esteso, spinte sull’avampiede (3X10). 7. Saltare sul piede leso assicurando l’atterramento sullo stesso punto. Successivamente 40 ruotando di 90°. 180° e 360°. 8. Corsa per 10 m. con passi obliqui sx. dx. prima in avanti e poi indietro. 9. Corsa con figure a 8 che si restringono progressivamente nei giorni successivi. 10. Saltellare su un piano di appoggio alto circa 30.40 cm. Partire col piede leso in appoggio sul piano, spingendo su questo, saltare in alto estendendo gli arti ed atterrare con lo stesso piede di nuovo sul piano. Alternare dx. e sx.. Ripetere 10 volte. 11. Esercitazioni con la palla: palleggiare utilizzando tutte le articolazioni (piede, ginocchio, spalla, testa), tecnica (calcio di interno, di collo), stop a seguire, esercitazioni tra i cinesini, palleggiare sul muro, movimenti con cambi di direzione (aumento progressivo di velocità). Applicare sempre il ghiaccio alla fine di ogni seduta. Tutto il programma va ripetuto mattina e sera. 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. IVa FASE (Ritorno all’attività sportiva) Ripristinare i movimenti normali e i pattern delle sollecitazioni a tutte le articolazioni. Mettere in evidenza i movimenti nei vari piani. Esigere simultanei reclutamenti dei vari gruppi muscolari. Facilitare ed allenare i meccanismi naturali propriocettivi. Richiedere attività muscolare concentrica, eccentrica, isometrica. Esigere azioni di stabilizzazione, accelerazione, decelerazione. Sviluppare esercitazioni necessarie per la competizione. Recupero psicologico. FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA INDAGINE IL SOVRACCARICO AGONISTICO ED IL RENDIMENTO SPORTIVO di Gianni Leali* G ià nel 1967 il problema del sovraccarico di impegni agonistici cui sono sottoposti i calciatori delle squadre di grandi club era stato oggetto di trattazione in occasione del Corso Internazionale per Allenatori di Calcio indetto dall’UEFA e svoltosi a Zeist, in Olanda. Senza dubbio oggi si ripropone in maniera ancora più forte perché, soprattutto ai livelli superiori, oltre alle gare di Campionato, di Coppa nazionale e internazionale, di Rappresentative nazionali vengono disputati incontri e tornei cosiddetti amichevoli che, però, di amichevole hanno ben poco a causa del valore economico e del prestigio che ad essi si attribuisce. Già dopo i primi giorni di preparazione molte squadre sono chiamate a disputare tornei competitivi che richiedono uno sforzo considerevole sia dal punto di vista fisico che psichico. Se si considera poi che nel corso della stagione sportiva i giocatori delle squadre più rappresentative disputano per un lungo periodo due gare ogni settimana, si può affermare che non solo è aumentato il numero complessivo delle prove agonistiche (tra 70-80 per i giocatori di classe più elevata), ma anche la loro densità. In questa situazione di aumentato impegno agonistico, si verifica che spesso gli allenatori ed i preparatori atletici si lamentino del poco tempo a disposizione per l’allenamento vero e proprio, sia di tipo condizionale che tecnico- tattico. L’aumento della densità delle competizioni necessita, infatti, di un tempo maggiore per il recupero, con l’inevitabile costrizione del tempo da dedicare all’attività di allenamento e, quindi, con maggiori difficoltà per fare in modo che le prestazioni dei propri giocatori si mantengano sempre ad un livello elevato. E non è vero che solo giocando gare importanti ci si mantiene in forma, perché tale affermazione è semplicistica e smentita dai fatti. E’ il giusto equilibrio tra attività agonistica e di allenamento che rappresenta sempre la situazione più favorevole per il buon mantenimento della condizione fisica e per il perfezionamento del gioco collettivo. Tali rilievi ed osservazioni, tuttavia, non possono avere come obiettivo di ridurre il numero delle competizioni, né di dare ad alcune di esse un valore minore rispetto ad altre. Il pubblico affolla gli stadi e le sale televisive soltanto se lo spettacolo calcistico gli offre interesse ed eccitazione. La riduzione del numero degli incontri, inoltre, sarebbe utopistica perché non bene accetta non solo dalle Società, che vedrebbero diminuiti i loro incassi ma anche dagli stessi giocatori che, di riflesso, vedrebbero decurtati i loro guadagni. D’altronde la tendenza all’aumento del periodo agonistico e all’intensificazione del calendario delle gare è una caratteristica non solo del calcio ma di tutto lo sport moderno. Il problema, pertanto, non può essere risolto che agendo in altre direzioni: con un lavoro sui giocatori sempre più personalizzato; con un maggior numero di sostituzioni possibili nel corso della gara, con una sosta di 3-4 settimane tra dicembre e gennaio (come accade in Germania ed in Francia); con rose ancora più ampie di giocatori e, soprattutto, con l’utilizzo sistematico del turn-over; con una preparazione psicologica che consenta un miglior controllo dello stress che è un fenomeno con cui occorre inevitabilmente fare i conti. La fatica non è soltanto questione di muscoli, ma anche di testa per cui, nel panorama dell’allenamento, la preparazione mentale non può essere ignorata. L’atleta deve imparare a gestire lo stress prodotto dall’obbligo del risultato, dalle aspettative dell’ambiente, dal confronto con gli avversari, contenendo la tensione nei giusti limiti. Pratiche di rilassamento, come il training autogeno o lo yoga, devono essere accettate anche dai calciatori i quali devono capire che certe cose non le si fanno perché si è malati ma perché arricchiscono il bagaglio professionale e contribuiscono a migliorare la prestazione. Le esigenze del calcio non sono solo di natura tecnico-tattica e fisicomuscolari ma anche e soprattutto psico-nervose e di questa verità gli addetti ai lavori non devono mai dimenticarsi. Naturalmente sono necessarie anche un’alimentazione e tecniche di recupero sempre più accurate e sofisticate, nonché strategie dell’organizzazione e programmazione dell’allenamento più adeguate. C’è oggigiorno, indiscutibilmente, un overdose di calcio giocato, ma nessuno è in grado di fornire la ricetta sicura per mantenere sempre relativamente elevato il potenziale atletico dei calciatori. E non sono nemmeno rimedi sicuri le nostre precedenti osservazioni, che vogliono soltanto suggerire riflessioni e proporre stimoli per ulteriori approfondimenti. Un invito ed una raccomandazione ci permettiamo, comunque, di rivolgere al momento ai nostri tecnici: di non restare ancorati a idee che hanno perso ormai il loro valore teorico e pratico per i profondi cambiamenti che, oggigiorno, lo sport di alto livello ed i metodi della preparazione degli atleti di vertice hanno subito. * Coordinatore della Sezione Formazione Istruzione Tecnica. 41 CENTRO STUDI E RICERCHE STATISTICHE STUDIO SULL’INCIDENZA DEGLI STRANIERI NELLE ROSE DEI CLUB ITALIANI ED EUROPEI di Paolo Piani L uis Silvio Dardanello, Soren Skov, Jorge Caraballo, Michel Platini, Paulo Roberto Falcao, Diego Armando Maradona: illustri carneadi e campionissimi della pedata, con un unico comune denominatore: aver calcato i verdi prati degli stadi italiani, chi infiammando le folle con gesti atletici e tecnici favolosi, chi venendo sbeffeggiato e caldamente invitato a tornare nel proprio Paese. Da qui prende spunto un’indagine che vuole verificare il numero di giocatori stranieri nei principali campionati europei, in particolare dell’Italia dove viene presentata anche un’evoluzione storica, a partire dalla stagione 1980-81, anno della riapertura delle frontiere dopo circa 15 anni di autarchia decisi in seguito alla debacle azzurra ai Campionati mondiali del 1966 quando il coreano Pak Doo Ik decretò la più clamorosa sconfitta della Nazionale azzurra. Nei dati da noi elaborati abbiamo considerato tutti gli stranieri che abbiano militato nel periodo in società professionistiche italiane, e quindi anche in serie C1 e C2, dove negli ultimissimi anni sempre più fre- 42 quentemente si sono affacciati giocatori di fuorivia. Passiamo ora ad illustrare i dati: nel ed Inghilterra. Il dato è stato ottenuto dividendo il numero delle presenze degli stranieri per il numero totale grafico 1 viene riportata la percentuale delle presenze straniere sul totale complessivo nei campionati 1998-99 di Francia, Italia, Spagna, Germania delle presenze di tutti i giocatori impiegati in quel campionato. Un dato balza subito in evidenza: l’Italia ha impiegato meno stranieri rispetto all’Inghilterra (dove abbiamo considerato stranieri tutti i non selezionabili per la Nazionale e pertanto anche i giocatori britannici), alla Germania e alla Spagna. Un dato, questo, abbastanza sorprendente visto che stampa e mass media hanno sempre indicato quello italiano come il campionato più esterofilo. E’ la Francia la nazione, fra quelle considerate, dove maggiore è l’incidenza di giocatori selezionabili per la nazionale sul totale di quelli impiegati. Scelta più ampia per il selezionatore dei “blues”, a caso, o forse no, freschi campioni del mondo. Per quanto riguarda i ruoli, in tutti i campionati la percentuale delle presenze degli attaccanti stranieri appare molto alta, addirittura superiore al 50% in Spagna e Germania. Un altro dato assolutamente sorprendente è il CENTRO STUDI E RICERCHE STATISTICHE 60% delle presenze straniere fra i portieri in Inghilterra. In Italia, pressochè assenti i portieri, è fra attaccanti (44%) e centrocampisti (33%) che si conta il maggior numero di stranieri, con percentuali comunque decisamente inferiori rispetto a Paesi come Inghilterra, Spagna e Germania. Passiamo alla seconda parte di questa analisi: quella che riguarda più specificatamente la realtà italiana. Nel grafico 2 è rappresentato l’import-export degli stranieri. Come era facilmente intuibile a partire dal campionato 1996-97, il primo dell’era post Bosman, il numero di stranieri tesserati è lievitato in maniera esponenziale e in tre anni si è addirittura triplicato. In questi ultimi anni c’è da dire anche che è aumentato notevolmente il turnover con stranieri che resistono un anno soltanto. Non a caso quasi la metà degli stranieri del 1997-98 ha “ballato” una sola stagione in quello che da più parti viene definito il “campionato più difficile del mondo” Diamo ora uno sguardo alla loro provenienza rimandando alla tabella 1 e al grafico 3: la parte del leone la fa il Brasile con ben 76 giocatori importati (13,5%) davanti all’Argentina con 52 (9,3%), la Francia (quasi tutti concentrati negli ultimi anni) con 44 (7,8%), l’Olanda con 34 (6,1%) e la Serbia con 31. Solo al sesto posto la Germania con 30 giocatori al pari dell’Uruguay. Ben il 90% proviene da Europa (60%) e Sudamerica (30%): in questo siamo una nazione legata alla tradizione calcistica, al contrario per esempio di Paesi come la Francia abituata da anni a setacciare il continente africano. C’è da dire, comunque, che la globalizzazione dei mercati ha contagiato negli ultimi anni anche i nostri club che nell’ultimissimo periodo si sono aperti a nuovi mercati più esotici tipo Honduras, Giappone, Panama, Sierra Leone, Togo, Ecuador, etc. 43 FONDAZIONE «MUSEO DEL CALCIO» FONDAZIONE «MUSEO DEL CALCIO CENTRO DI DOCUMENTAZIONE STORICA E CULTURALE DEL GIUOCO DEL CALCIO» La Fondazione “MUSEO DEL CALCIO CENTRO DI DOCUMENTAZIONE STORICA E CULTURALE DEL GIUOCO DEL CALCIO" ha come suo obbiettivo istituzionale la diffusione della cultura calcistica nelle sue varie forme. Una di queste consiste nella presentazione ed offerta di pubblicazioni inerenti il fenomeno calcistico nel suo complesso. A tale scopo offriamo un elenco di opere il cui facilitato acquisto può avvenire tramite versamento su conto corrente postale n°11807500 Intestato a "Fondazione Museo del Calcio" Viale Aldo Palazzeschi, n.20 - 50135 Firenze. – Tel. 055/600526 – Fax 055/6193190. F. Accame L’ANALISI DELLA PARTITA DI CALCIO £.15.000 F. Accame LA ZONA NEL CALCIO £.12.000 F. Accame PRIMA DEL RISULTATO £.12.000 F. Accame LA SINTASSI DEL CALCIO £.12.000 F.Accame PRATICA DEL LINGUAGGIO £. 30.000 A. Aledda I CATTOLICI E LA RINASCITA DELLO SPORT ITALIANO £. 23.000 B. Anderson STRETCHING £. 23.000 A. Antonucci ANTONELAST £. 50.000 A. Antonucci, Materazzi DIARIO AGENDA DELL'ALLENATORE DI CALCIO MODERNO £. 25.000 E. Arcelli CALCIO: ALIMENTAZIONE E INTEGRAZIONE £. 30.000 E. Arcelli, F. Ferretti CALCIO: PREPARAZIONE ATLETICA 8. 25.000 J. Bangsbo FISIOLOGIA DEL CALCIO £. 45.000 J. Bangsbo LA PREPARAZIONE FISICA NEL CALCIO £. 45.000 L. Bani SPORT PER TUTTI & LEGISLAZIONE REGIONALE £. 22.000 P. Bellotti, A. Donati L’ORGANIZZAZIONE DELL’ALLENAMENTO SPORTIVO £ 25.000 S. Beraldo, C. Polletti IL LIBRO DELLA PREPARAZIONE FISICA £. 25.000 N.A. Bernestein FISIOLOGIA DEL MOVIMENTO £.35.000 Blazquez, D. Sanchez AVVIAMENTO AGLI SPORT DI SQUADRA £. 22.000 M. Bonfanti, M. Ghizzo I GIOVANI E IL CALCIO £.16.000 M. Bonfanti, G. Leali, A. Pereni ILGIOCO DEL CALCIO ESERCITAZIONI ADDESTRATIVE 2 WHS e libro £.75.000. 44 M. Bonfanti, A. Pereni IL GIOCO DEL CALCIO: 100 ESERCITAZIONI PER GIOVANI CALCIATORI £.22.000 M. Bonfanti, A. Pereni CALCIO PALLA INATTIVA £30.000 M. Bonfanti, M. Ghizzo IL FUTURO È CALCIO £.12.000 L. Bonizzoni IL GIOCO A ZONA £.18.000 L. Bonizzoni DRIBBLING £. 12.000 L. Bonizzoni PENALTY £.12.000 L. Bonizzoni PRESSING £.12.000 L. Bonizzoni, G. Leali IL PORTIERE £.16.000 L. Bonizzoni G. Leali I DIFENSORI £. 12.000 L. Bonizzoni, G. Leali I CENTROCAMPISTI £.12.000 L. Bonizzoni, G. Leali LE PUNTE £.12.000 C. Bosco VALUTAZIONE DELLA FORZA CON IL TEST DI BOSCO £.24.000 C. Bosco ASPETTI FISIOLOGICI DELLA PREPARAZIONE FISICA DEL CALCIATORE £.22.000 C. Bosco LA FORZA MUSCOLARE £.40.000 C. Bosco, P. Luhtanen FISIOLOGIA E BIOMECCANICA APPLICATA AL CALCIO £.22.000 C. Bosco, A. Viru BIOLOGIA DELL’ALLENAMENTO £. 30.000 L. Busquet LA PUBALGIA £.60.000 M. Cabrini PSICOLOGIA NEL CALCIO £. 30.000 M. Cabrini GIOCARE CON LA TESTA £. 30.000 A. Calligaris LE SCIENZE DELL’ALLENAMENTO £. 28.000 A. Calligaris ELEMENTI DI PRONTO SOCCORSO £. 18.000 A. Calligaris, A. Del Freo PREPARAZIONE FISICO-TECNICA DEL CALCIATORE ATTRAVERSO 500 ESERCIZI CON IL PALLONE £30.000 P. Cambone LO STRETCHING NELLA PREPARAZIONE FISICA DEL CALCIATORE £.22.000 P. Cambone STRETCHING £. 16.000 F. e F. Cannavacciuolo PREPARAZIONE FISICA DEL CALCIATORE £.28.000 F. e F. Cannavacciuolo LA FORZA NEL CALCIO £. 25.000 F. Casali L'ADDESTRAMENTO DEI GIOVANI PORTIERI £. 40.000 con video cassetta E. Cecchini IL PROCESSO DELLA FORMAZIONE TATTICA £. 18.000 E. Ciammaroni LA KINESITERAPIA DELLE ALGIE VERTEBRALI £.23.000 E. Ciammaroni LA KINESITERAPIA NELLE CARENZE TORACO-ADDOMINO-RESPIRATORIE £.24.000 G. Cometti LA PLIOMETRIA £.25.000 G. Cometti CALCIO E POTENZIAMENTO MUSCOLARE £.35.000 N.Comucci, G.Leali ALLENAMENTO DI CONDIZIONE PER IL CALCIATORE £. 20.000 V. Corraro, M. Lussu, P.G.Palmesino, V. Prunelli, P. Ricci, A. Ristorto QUADERNO DI CAMPO PROPOSTA PER UN PERCORSO DI RICERCA £. 30.000 M. Cosmai INTERVENTO PSICOLOGICO E PSICOTERAPEUTICO NELLO SPORT £.25.000 A. D'Aprile TENNIS OK £. 35.000 A. Del Freo TECNICA VELOCITÀ E RITMO NEL GIOCO DEL CALCIO £. 30.000 A. Di Musciano, S. Roticiani S. Testa PROGRAMMA DI UN ANNO PER L’AVVIAMENTO AL CALCIO £.20.000 A. Donati LA VALUTAZIONE NELL’AVVIAMENTO ALLO SPORT (+ VIDEO CASSETTA VHS REALIZZATA DALLA SCUOLA DELLO SPORT) £.50.000 D. D. Donskoj, V. M. Zatziorskij BIOMECCANICA £. 35.000 S. D’Ottavio LA PRESTAZIONE DEL GIOVANE CALCIATORE £.28.000 S. D’Ottavio INSEGNARE IL CALCIO £.20.000 V. I. Dubrovskj MASSAGGIO, MANTENIMENTO E RICOSTRUZIONE DELLE CAPACITÀ DI PRESTAZIONE £.30.000 F. Facchini IL TRAINING AUTOGENO £.16.000 F. Facchini LA PSICOLOGIA DEL CALCIATORE £.16.000 J. Ferrandez ALLENAMENTO DELLA RESISTENZA NEL CALCIO £.28.000 J. Fleischmann - R. Linc. ANATOMIA UMANA APPLICATA ALL’EDUCAZIONE FISICA E ALLO SPORT £. 90.000 S. Folgueira 1010 ESERCIZI DI DIFESA NEL CALCIO £. 30.000 G. Fortunio, C. Moretti ELEMENTI DI ENDOCRINOLOGIA APPLICATA ALLO SPORT £.25.000 L. Giannelli CENTO ANNI DEL CAMPIONATO DI CALCIO £. 45.000 Gori - Tanga IL CORPO E L'AZIONE MOTORIA £. 45.000 Gori - Tanga L'APPRENDIMENTO MOTORIO TRA MENTE E CERVELLO £. 35.000 M. Grimaldi STORIA DEL CALCIO IN ITALIA £. 20.000 J. A. Gurevic 1.500 ESERCIZI PER LA STRUTTURAZIONE DELL’ ALLENAMENTO IN CIRCUITO £. 25.000 E. Hahn L’ALLENAMENTO INFANTILE. PROBLEMI, TEORIA DELL’ALLENAMENTO, PRATICA £. 20.000 D. E. Harre TEORIA DELL’ALLENAMENTO £.35.000 C. Herveou, L. Messean TECNICA DI RIEDUCAZIONE PROPRIOCETTIVA £.35.000 A. Hotz L’APPRENDIMENTO QUALITATIVO DEI MOVIMENTI £. 28.000 FONDAZIONE «MUSEO DEL CALCIO» S. D. Kacialin LA TATTICA DEL CALCIO £.15.000 M. Kamber IL DOPING NELLO SPORT £. 18.000 K. P. Knebel, B. Herbeck, S. 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IL CALCIO IN CD-ROM £ 66.000 Andrea Galluzzo IL FIORENTINO £. 25.000 Da compilare e spedire a «FONDAZIONE MUSEO DEL CALCIO» Viale Aldo Palazzeschi, 20 - 50135 FIRENZE ✂ Cognome.................................... Nome ....................................... Società ..................................................... INDIRIZZO .................................................................. CAP ..................... Città............................ PROV......... DESIDERO RICEVERE I SEGUENTI LIBRI: TITOLO DEL LIBRO ............................................................................................... N° copie..............L. .................. TITOLO DEL LIBRO ............................................................................................. N° copie..............L. .................. TITOLO DEL LIBRO ................................................................................................. N° copie..............L. .................. 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