1999
5
del
SETTORE TECNICO
FEDERAZIONE
ITALI AN A
G I UO CO CALCI O
FEDERAZIONE ITALIANA GIUOCO CALCIO
settembre ottobre
Spedizione in abb. post. art. 2 comma 20/C legge 662/96 - Filiale di Roma
COVERCIANO 24-25 SETTEMBRE 1999
IL PROCURATORE SPORTIVO NEL CALCIO DEL 2000
La figura dell'osservatore
in relazione all'analisi
della partita
P
La riabilitazione nei traumi
dell'articolazione della caviglia
SOMMARIO
EDITORIALE
COVERCIANO: FORUM PERMANENTE
DELLE PROBLEMATICHE DEL
CALCIO NAZIONALE ED
INTERNAZIONALE
FORMAZIONE
E ISTRUZIONE TECNICA
di Mario Valitutti
2
LA FIGURA DELL’OSSERVATORE
IN RELAZIONE ALL’ANALISI
DELLA PARTITA
di Giancarlo Camolese
3
SETTORE GIOVANILE E
SCOLASTICO
RICERCA E CALCIO GIOVANILE
a cura di Carlo Castagna e
da I a IV
Stefano D’Ottavio
FORMAZIONE
E ISTRUZIONE TECNICA
L’INFLUENZA DELLA FATICA SULLA
PRECISIONE-VELOCITÀ DEL TIRO
IN PORTA IN GIOVANI CALCIATORI
FORMAZIONE
E ISTRUZIONE TECNICA
di Massimo Civalleri
25
LA RESISTENZA PASSIVA
di Riccardo Capanna
32
SEZIONE MEDICA
LA RIABILITAZIONE NEI
TRAUMI DELL’ARTICOLAZIONE
DELLA CAVIGLIA
di N. Tjouroudis,
L.Gatteschi, M.G.Rubenni
36
FORMAZIONE
ISTRUZIONE TECNICA
IL SOVRACCARICO AGONISTICO
ED IL RENDIMENTO SPORTIVO
di Gianni Leali
41
CENTRO STUDI
E RICERCHE
STUDIO SULL’INCIDENZA
DEGLI STRANIERI NELLE ROSE
DEI CLUB ITALIANI ED EUROPEI
di Paolo Piani
42
FONDAZIONE
«MUSEO DEL CALCIO»
I LIBRI DELLA FONDAZIONE
«MUSEO DEL CALCIO»
a cura di Fino Fini
44
Le opinioni espresse negli
articoli firmati non riflettono necessariamente l’opinione ufficiale del Settore Tecnico. Tutto il materiale inviato
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telefono.
1
EDITORIALE
Coverciano: forum permanente delle problematiche del calcio nazionale ed internazionale
di Mario Valitutti
I
l 9° corso per “Coach educators” dell’UEFA che
avrà luogo a Coverciano dal 1° al 5 novembre, e
che fa seguito all’8° corso che si era tenuto, sempre a Coverciano, dal 21 al 25 giugno scorso, caratterizza una stagione di attività del Settore Tecnico che ha
spaziato tra numerose iniziative volte ad affrontare
tematiche relative al sistema calcio nel suo complesso.
Il corso, organizzato in collaborazione tra UEFA e
FIGC attraverso le strutture offerte dal Settore Tecnico,
ha coinvolto i responsabili delle scuole allenatori delle
54 Federazioni associate all’UEFA che sarà presente ai
massimi livelli.
Il 24 settembre scorso, la FIFA, sempre in collaborazione con la Federcalcio, ha organizzato per la prima
volta un convegno di carattere internazionale sul ruolo
e sulle prospettive dell’agente FIFA visto anche in relazione all’attività dei procuratori sportivi nazionali. Ai
lavori, coordinati dal Segretario generale della FIFA
Zen Ruffinen, hanno partecipato i vertici del calcio
nazionale ed internazionale e le conclusioni del congresso sono state trasferite alle competenti istituzioni
della FIFA. Il 16 ottobre, su iniziativa del Comune di
Firenze, Coverciano ha ospitato il primo incontro sulla
“Comunicazione del 2000” cui hanno partecipato editori e direttori delle principali testate giornalistiche
sportive. In quell’occasione si è convenuto di fare di
Coverciano la sede per un tavolo permanente per
dibattere le problematiche del settore.
Il 28 ottobre, alla presenza del Presidente e del
Vicepresidente federale, del Presidente della LND e del
Presidente del S.G. e S. e di Ottavio Bianchi, coordinatore delle rappresentative nazionali giovanili, è stata
presentata alla stampa la relazione della “Commissione
per la tutela del vivaio calcistico nazionale” affidata congiuntamente al S.T e al S.G. e S. dal Consiglio Federale.
Il 18 e il 19 ottobre il Settore Tecnico ha organizzato
uno stage per i partecipanti al “Corso di perfezionamento in diritto ed economia dello sport nell’Unione
Europea” indetto dall’Università di Teramo. La
Sezione medica del S.T. ha assunto “centralità”
nell’ambito federale con particolare riferimento nella
lotta al doping e nella tutela della salute degli atleti,
dando il proprio contributo nelle varie sedi di discussione ed elaborazione delle normative in materia predisponendo un opuscolo illustrativo (che è stato allegato
al n.4 de “Il Notiziario”) rivolto agli operatori del settore e, in prospettiva, ai giovani che praticano lo sport ed
alle loro famiglie. Facendo seguito a quanto preannunciato in occasione della scomparsa di Italo Allodi, è
stato organizzato, su incarico del Consiglio Federale e
d’intesa con la Commissione Direttori Sportivi e
l’A.D.I.S.E., il Corso per Direttori Sportivi che intende
fornire ai partecipanti le conoscenze necessarie per
2
affrontare le nuove problematiche di un calcio in continua e rapida evoluzione. A ciò va aggiunta la consueta
attività istituzionale che va dall’attività del segretariato a
quella delle Sezioni e del Centro Studi. Trattasi di una
serie variegata di compiti e di funzioni che si svolgono
sia al centro che in periferia. In questa occasione ci
limitiamo a riportare solo i dati relativi ai corsi fin qui
organizzati:
•Corso Master per l’abilitazione ad “Allenatore
Professionista di Prima categoria” per la stagione
sportiva 1998-99 (terminato il 10/7/99)
•Inaugurazione del nuovo Corso Master per la stagione 1999-2000;
•Corso per l’abilitazione ad “Allenatore Professionista
di Seconda Categoria”
( terminato il24/7/99);
•Corso per l’abilitazione a “Preparatore Atletico” (terminato 1l 23/4/99);
•Corso per Allenatore di Base riservato ai partecipanti
al raduno di preparazione pre-campionato per calciatori professionisti privi di contratto (terminato il
13/8/99)
•Corso di aggiornamento riservato ai Docenti di tecnica calcistica dei corsi Allenatori periferici (78/1/99);
•Seminario di aggiornamento riservato agli Allenatori
dei portieri tesserati nella stagione 1998/99 per le
società di serie C1 della Lega Professionisti di serie C
(17-18/5/99);
•Stage di aggiornamento per allenatori professionisti
della Federazione Georgiana (13-23/5/99).
Nell’immediato futuro - mentre confermiamo la
pubblicazione di una “news letter” periodica, quale
strumento di approfondimento delle tematiche più
attuali e l’avviato processo di costruzione di una
Banca Dati che accumuli e diffonda il più possibile la
conoscenza sul calcio (progetto questo all’attenzione
della FIFA) - è nelle nostre intenzioni di fare di
Coverciano anche un punto di incontro con il
mondo della cultura che si rivolge o si ispira al calcio. Il primo di questi incontri sarà dedicato al rapporto tra calcio e letteratura.
Per concludere ricordiamo che nel prossimo mese di
novembre, organizzata dal Settore Tecnico, si svolgerà
la manifestazione “Panchina d’oro, d’argento e speciale” che verranno assegnate in base alla votazione
espressa dagli allenatori professionisti responsabili
delle prime squadre di A,B,C1 e C2. La manifestazione
è inserita nell’annuale incontro di aggiornamento che,
quest’anno, avrà come temi di discussione la figura del
doppio arbitro, il fuorigioco, le proposte della FIFA
per un nuovo calendario dei campionati nazionali e la
tutela del patrimonio calcistico nazionale.
FORMAZIONE
E ISTRUZIONE TECNICA
METODOLOGIA
LA FIGURA DELL’OSSERVATORE
IN RELAZIONE ALL’ANALISI
DELLA PARTITA
di Giancarlo Camolese*
L
’osservazione è un procedimento selettivo e si differenzia dal semplice guardare o vedere perché lo sguardo
dell’osservatore è guidato dalle
ipotesi che egli ha formulato o
che fanno parte del suo bagaglio
di esperienze. L’osservazione non
è di per sé obiettiva, nel senso di
permettere una registrazione
diretta e fedele della realtà, anzi è
costantemente esposta al rischio
della soggettività, della parzialità e
degli errori o distorsioni che ne
derivano. Per limitare tutto ciò è
quindi importante scegliere procedure il più possibile controllate,
sistematiche, ripetibili, eliminando per quanto possibile ciò che
potrebbe invalidare l’attendibilità
delle osservazioni condotte che
sono legate ai soggetti della ricerca, alla “qualità” dell’osservatore,
alle tecniche di registrazione e
codifica dei dati scelti dal ricercatore. Cercare di interpretare ciò
che vediamo non è sicuramente
prerogativa solo dell’uomo
moderno e sfruttato solo in
campo calcistico; fin dall’antichità
osser vare ha rappresentato il
metodo più semplice per dare
spiegazione ad un qualsiasi fenomeno, più o meno complesso,
valutabile attraverso i sensi. La
funzione dell’osservatore è quindi
quella di ricercare il maggior
numero di dati utili alla risoluzione di un problema, scegliendo il
modo più appropriato che tenga
conto del “campo” della ricerca e
dell’ambito in cui essa si svolge. In
sostanza, sia che si tratti di osservare in campo etologico o psicologico o sportivo, il processo di
ricerca è pressoché identico e
segue percorsi determinati così
riassumibili:
• IDENTIFICAZIONE
DEL
PROPBLEMA DI RICERCA
Il primo compito di un osservatore, o di una serie di osservatori,
è quello di identificare una problematica di cui si vogliano
aumentare gli aspetti conosciuti.
• PIANIFICAZIONE DEL PROGRAMMA DI LAVORO
Si decide la strategia più appropriata per affrontare l’osservazione, partendo dalla scelta dei dati
da prendere in considerazione e
da come raccogliere le informazioni.
• FASE DELL’OSSERVAZIONE
E’ la fase in cui si mettono in
atto le procedure scelte.
• ANALISI ED INTERPRETAZIONE DEI DATI
Si analizzano e si interpretano le
informazioni raccolte, scegliendo
il modo più appropriato per la
comunicazione dei risultati raggiunti.
• COMUNICAZIONE DEI RISULTATI
Nella comunicazione dei risultati bisognerà descrivere anche le
procedure usate per il raggiungimento dello scopo, cercando di
essere chiari e sintetici.
Ruolo dell’osservatore nel calcio
COMPITI
In ambito calcistico, l’osservatore è la figura presente all’interno
della società, o che collabora con
essa, cui viene chiesto di raccogliere informazioni dettagliate su
un determinato argomento. In
linea di massima le ricerche possono essere fatte su:
1.Analisi di una squadra
L’osservatore è incaricato da un
responsabile della società di visionare una squadra, il più delle
volte futura avversaria, col compito di individuarne pregi e difetti.
2.Analisi tecnica, tattica, fisica e
personalità di uno o più giocatori
Il compito è di valutare l’opera-
to di un giocatore che potrebbe
rientrare nei piani della società,
tenendo conto delle sue caratteristiche tecniche, tattiche, fisiche e
di personalità.
3.Analisi dell’operato di un allenatore
Si cerca di analizzare le capacità
di un allenatore, considerando sia
la sua abilità nella tattica applicata, sia i suoi comportamenti in
campo.
4.Ricerca di giovani talenti
Questo tipo di ricerca necessita
di persone adeguatamente preparate e specializzate, poiché si ha a
che fare con giocatori non ancora
maturi sotto il profilo psicofisico e
che devono essere giudicati in
base alle loro qualità presenti ma,
soprattutto, per le loro potenzialità future.
Qualità dell’osservatore
Quello dell’osservatore è sicuramente un ruolo importante e difficile, importante perché i dati
che egli riporta, se interpretati ed
utilizzati, possono essere di aiuto
sia all’allenatore nella preparazione della partita, sia alla società
nella programmazione della futura squadra. Difficile perché le
variabili da prendere in considerazione in una ricerca sono molteplici e mutabili con il passare del
tempo e con le esigenze che cambiano e si trasformano. E’ importante che un osservatore, o chi
scelga di svolgere questa professione, cerchi di soddisfare alcune
caratteristiche che ho così riassunto:
• VOGLIA DI RICERCARE ED
AGGIORNARSI
* Allenatore professionista
di 1ª categoria.
Tesi di fine corso Master
1998/99.
3
FORMAZIONE
E ISTRUZIONE TECNICA
METODOLOGIA
Disporre di informazioni prima
di affrontare la ricerca facilita
sicuramente il compito, sia che si
tratti di analizzare una partita, sia
che si debba valutare le qualità di
un giocatore. Nuove tecnologie,
Internet per esempio, permettono
di consultare banche dati, giornali, siti delle squadre di calcio che
forniscono un gran numero di
notizie che possono dimostrarsi
utili.
• BUONA CONOSCENZA DEL
GIOCO DEL CALCIO
Il riferimento è soprattutto rivolto alla conoscenza dei sistemi di
gioco e alle loro caratteristiche e
peculiarità per ciò che concerne
pregi e difetti.
• INTELLIGENZA ED ELASTICITÀ MENTALE
Doti fondamentali per capire i
rapporti di causa-effetto che si
verificano durante una gara.
• INTUIZIONE
Spesso chi osserva deve andare
oltre ciò che vede e ci possono
essere situazioni non molto chiare
che vanno interpretate.
• CAPACITÀ DI STUPIRSI
L’osservatore non deve cadere
nell’errore di voler per forza vedere confermate le sue ipotesi di
partenza o i dati di precedenti
osservazioni.
• CAPACITÀ DI ASTRARRE
Intendo la capacità di astrarre
dal contesto osservato, immaginando sia la squadra osservata che
i suoi giocatori in azione contro la
propria squadra.
• ESPERIENZA
E’ sicuramente la qualità che
più accomuna chi svolge questo
ruolo. Quando parlo di esperienza non intendo necessariamente
riferirmi all’età anagrafica ma,
soprattutto, alle conoscenze ed
alla qualità delle precedenti esperienze.
4
• BUONA MEMORIA
Permette di ricordare e fissare
nella mente i dati selezionati, ma
anche aspetti e particolari della
gara non preventivati e, quindi,
imprevisti.
Raccolta dei dati
Un altro problema che si presenta a chi deve svolgere una
ricerca è quello di come, o
meglio, con quale strumento raccogliere le informazioni. Al
momento penso di poter affermare che le tecniche più usate in
ambito calcistico, relativamente
all’analisi della partita, sono:
• OSSERVARE E RICORDARE
Chi si fida della propria memoria assiste alla partita senza alcun
strumento utile a ricordare. Con
questo metodo si vuole privilegiare la propria esperienza, con evidenti limiti di qualità ed attendibilità nella stesura della relazione.
• CARTA E PENNA
Questa tecnica, nonostante le
tante rivoluzioni tecnologiche,
costituisce probabilmente il
mezzo più usato per la raccolta
dei dati. I vantaggi sono relativi
alla sua facilità d’uso, soprattutto
quando l’osservatore semplifica il
suo compito con l’aiuto di una
griglia di osservazione; l’inconveniente principale è dato dal fatto
che, quando egli scrive, a meno
che non decida di farlo durante i
tempi morti della gara, deve distogliere l’attenzione dal terreno di
gioco.
• REGISTRAZIONE SU NASTRO
AUDIO
La tecnica in esame consente
all’osservatore di essere libero dal
compito di dividere l’attenzione
tra quanto sta avvenendo e la sua
registrazione. Egli può così mantenere lo sguardo fisso sulle azioni
di gioco, coglierne momenti ed
atteggiamenti particolari anche
quando la palla è fuori dal terreno, senza perdere la continuità
della registrazione. Attraverso il
registratore è possibile mettere in
evidenza alcuni comportamenti
che, in un primo tempo, possono
sembrare ininfluenti. Ovviamente,
più lo stadio è gremito, più la
registrazione e la sua qualità
saranno difficoltose. Anche questa tecnica, come quella con
carta e penna, permette di decidere se annotare gli avvenimenti
in modo quasi continuo oppure
annotare solo i momenti più
significativi.
• RIPRESA CON VIDEOCAMERA
Filmando una partita di calcio si
ha sicuramente la possibilità di
poter fissare le azioni di gioco in
modo permanente ed oggettivo.
L’uso di questa tecnica si dimostra
estremamente utile quando l’azione procede ad una velocità tale da
non rendere possibile fissarne
tutti gli elementi con altre tecniche. La sua efficacia risulta altresì
vantaggiosa quando l’azione è
tanto complessa da non permettere che l’attenzione dell’osservatore si fissi su più comportamenti
che si verificano quasi simultaneamente. Oltre a ciò, la telecamera
consente di personalizzare la
ripresa, ponendo l’attenzione
sulle situazioni ritenute più
importanti e permettendo poi di
vedere rallentati i momenti di
gioco più complessi. Gli svantaggi
di questa tecnica sono legati alla
potenzialità del mezzo in quanto
la ripresa non riesce mai a dare
un’immagine globale del terreno
di gioco ma, anzi, privilegia sempre qualche aspetto particolare a
discapito di ciò che avviene al di
fuori del campo visivo della telecamera.
Analisi della gara e spiegazione analitica dei dati presi in considerazione
FORMAZIONE
E ISTRUZIONE TECNICA
METODOLOGIA
La mia proposta di analisi della
gara è strutturata su 11 “fogli”. Ad
ogni “foglio” segue la spiegazione
analitica dei contenuti. Ritengo
sia importante, oltre alla spiegazione analitica dei dati tecnico-tattici, indicare anche alcuni accorgimenti di carattere generale che
possono servire all’allenatore ed
all’osservatore al fine di avere una
relazione il più possibile accurata
e precisa della squadra presa in
esame. Chi va ad osservare una
gara non può esimersi dal concordare e selezionare con il proprio
allenatore i dati significativi che
devono essere rilevati. E’ altresì
importante che la terminologia
specifica usata sia nota ad entrambi, al fine di evitare malintesi ed
essere sicuri che, quando si parla
di un dato concetto tecnico-tattico
e si esprimono giudizi sulle caratteristiche fisiche dei calciatori, si
intenda la stessa cosa. In sostanza,
chi va ad osservare deve essere
cosciente del fatto che, a prescindere dal suo modo di intendere il
calcio, le cose basilari sono quelle
richieste dall’allenatore e non le
proprie valutazioni personali.
Credo comunque che debba essere lasciato all’osservatore uno spazio all’interno di una relazione
nel quale esprimere le proprie
riflessioni ed opinioni. Oltre ai
dati tecnici sarebbe utile chiarire
con l’allenatore il modo in cui la
relazione debba essere stilata,
ovvero se gradisca leggerla in
modo articolato, con stile narrativo, oppure in maniera sintetica
con l’aiuto di una parte grafica.
L’ideale sarebbe fare e ricevere
una relazione sintetica con
domande predeterminate, supportate da una parte grafica in
grado di chiarire situazioni di
gioco particolari. Una volta
discussi questi dettagli, l’osserva-
tore dovrà ricercare tutte le informazioni utili a facilitargli il lavoro:
l’acquisizione di videocassette
riguardanti precedenti gare della
squadra da visionare, informazioni sulla numerazione dei giocatori
da osservare, la probabile formazione, il probabile modulo di
gioco. Internet permette di avere
tutti questi dati con la consultazione on-line di quotidiani e dei siti
di numerose squadre di calcio.
Un altro aspetto fondamentale è
che l’osservatore giunga allo stadio sede di gara con largo anticipo. Ciò gli consentirà di assistere
alla fase di riscaldamento delle
due squadre, fase dalla quale è già
possibile trarre utili indicazioni.
Per esempio, dal punto di visto
psicologico, si può valutare quanto sia unito il gruppo squadra, se
ricerchi momenti di aggregazione, se ci siano giocatori che
influenzano positivamente i compagni o se questa fase sia vissuta
solo a livello personale. In molti
casi, nel classico riscaldamento in
fila per due, è facile notare se chi
si pone davanti al gruppo, rivesta
anche, all’interno della squadra,
un ruolo importante di leader
riconosciuto dai compagni o invece imposto dalla società. In
sostanza, molti segnali in questa
fase possono dare l’idea della coesione esistente tra i giocatori,
dello stato d’animo con cui si avvicinano alla gara, del momento
psicologico che stanno vivendo
espresso sia con atteggiamenti
individuali che collettivi. Queste
prime impressioni saranno poi
verificate nel corso della gara e
serviranno a valutare eventuali
correlazioni tra un certo modo di
vivere il momento pre gara e la
prestazione vera e propria. Oltre
all’aspetto psicologico, durante il
riscaldamento si potranno osser-
LEGENDA
Giocatore squadra visionata
Giocatore squadra visionata con palla
Giocatore avversario
Giocatore avversario con palla
P
Portiere della squadra visionata
P
Portiere della squadra avversaria
Traiettoria della palla
Movimento del giocatore senza palla
Linea immaginaria
vare le caratteristiche morfologiche dei giocatori, grazie alle situazioni più statiche rispetto a quelle
della gara, traendo indicazioni
più precise sulla loro struttura fisica. Con l’inizio della gara inizia la
fase di osservazione vera e propria
in cui l’attenzione e la concentrazione necessarie ad individuare i
dati precedentemente selezionati
devono essere massimali. Lo
sguardo dell’osservatore cercherà
di cogliere anche quei particolari
non strettamente legati alla prestazione della squadra ma che
possono essere poi usati come termometro per valutare la compattezza del gruppo nel suo insieme.
Per esempio, la reazione dei giocatori in panchina dopo un gol
realizzato dai compagni può dare
un’idea della coesione del gruppo, del coinvolgimento generale
oppure, nel caso opposto, del
totale disinteresse. L’esperienza
insegna che un gruppo unito,
convinto degli obiettivi da perseguire, condivisi da tutti i suoi
componenti, ottiene sempre più
risultati di un insieme di giocatori che antepongono il proprio
interesse personale a quello collettivo.
La relazione contenete tutte le
osservazioni tecnico-tattiche e psicologiche sarà consegnata all’allenatore all’inizio della settimana
5
FORMAZIONE
E ISTRUZIONE TECNICA
METODOLOGIA
Schema 1
Data ........ GARA...............
Competizione............
Arbitro..........
Squadra visionata.................
Campo .............
Dimensioni............
Cond. atmosferiche e del terreno di gioco.................
Risultato...........
n°
SQUADRA
data di
nascita
n°
SQUADRA
data di
nascita
Distinta gara, con n° maglia, nome giocatore, anno di nascita
Marcatori.........................
Posizione di classifica e gare precedenti .................................
Influenza della terna arbitrale e del pubblico sul risultato ........................................
che precede l’incontro contro la
squadra visionata. E’ importante
che anche la società e lo stesso
osservatore abbiano una copia
della relazione, a testimonianza
del lavoro eseguito.
FOGLIO N.1
PRESENTAZIONE
DELLA
GARA E DATI GENERALI (schema n.1)
La prima parte di una relazione
tipo raccoglie tutta una serie
d’indicazioni che tendono a presentare la partita attraverso un
6
elenco di dati oggettivi e con alcune osservazioni di carattere generale che, pur non rientrando tra
gli elementi tecnico-tattici, possono ugualmente essere ritenute
importanti dall’allenatore. I dati
oggettivi comprendono la data in
cui la gara è stata disputata, il tipo
di competizione, il nome
dell’arbitro, la lista dei giocatori,
il nome del campo di gara, le condizioni climatiche, lo stato del terreno di gioco, risultato finale ed
eventuali marcatori. Questi dati
servono a dare un’idea immediata
del contesto in cui l’osservazione
è stata effettuata. Per dati generali
intendo:
• Posizione di classifica e gare
precedenti
E’ palese che una squadra in
testa alla classifica abbia qualità
superiori e viva un momento psicologicamente migliore rispetto
ad una squadra di bassa classifica.
Sarà compito dell’allenatore,
attraverso i dati tecnico-tattici forniti dall’osservatore, capirne il
perché. Per quanto riguarda le
gare precedenti, oltre ai risultati
ottenuti nelle ultime gare, l’osservatore, soprattutto nel girone di
ritorno, dovrà evidenziare il bilancio parziale dei risultati conseguiti
in casa e fuori casa, dei gol subiti
e di quelli realizzati, consentendo
così all’allenatore di avere, e quindi di trasmettere ai propri giocatori, un’idea del grado di difficoltà a
cui la squadra andrà incontro.
• Dimensioni del terreno di gioco
e distanza del pubblico
I campi di calcio non sono tutti
uguali, esistono differenze che
possono essere anche molto marcate, basti pensare che la larghezza può variare tra 90 e 45 m. e che
la lunghezza può variare tra 120 e
90 m. Le dimensioni diventano
importanti quando c’è molta
diversità tra il campo in cui si svolgerà la gara e quello abituale della
squadra. Per esempio, dal punto
di vista tecnico-tattico, non è la
stessa cosa giocare su un campo
largo 45 m. oppure 90 m. per
quanto riguarda tempi di gioco,
calci d’angolo o punizioni laterali.
Lo stesso vale per il pressing in
fase difensiva, per il mantenimento del possesso di palla, tutte situazioni in cui le dimensioni del terreno di gioco acquistano, per
essere attuate, un’importanza rile-
FORMAZIONE
E ISTRUZIONE TECNICA
METODOLOGIA
vante. In base a ciò, l’allenatore
dovrebbe scegliere, nella settimana precedente la gara, metodologie d’allenamento che tengano
conto delle particolarità sopra
citate. La distanza del pubblico
dal terreno di gioco è da tenere in
considerazione per due aspetti: il
primo di carattere psicologico, in
quanto una platea molto vicina al
campo può influenzare la prestazione sia dei giocatori che
dell’arbitro; il secondo aspetto è
legato all’intensità del gioco ed
alla sua durata: nei campi con gli
spalti a ridosso del campo la palla
non è mai “fuori”, come suol dirsi.
L’osservatore dovrà porre la sua
attenzione sul fatto che la squadra
di casa possa sfruttare questa
caratteristica del terreno di gioco
consigliando quindi l’allenatore
di preparare i giocatori con allenamenti specifici finalizzati ad
affrontare questa particolare
realtà.
• Influenza della terna arbitrale
sul risultato
Molte volte, chi valuta e giudica
P
P
Figura 1
5-3-2 contro 4-3-3
Schema 2
GARA........................................
DATA ...................
Disposizione in
campo della
Squadra ad inizio
gara ..................
Contrapposizione
delle Squadre
..........................
..........................
Note
..........................
..........................
..........................
Note
..........................
..........................
..........................
una partita o una squadra in particolare, si lascia condizionare dal
risultato finale. In caso di risultato
positivo si evidenzieranno soprattutto gli aspetti favorevoli mentre,
se ciò non avviene, le considerazioni finali saranno di segno
opposto. Questo è un errore che
un osservatore professionista non
deve commettere, sforzandosi
P
P
Figura 2 4-4-2 contro 3-4-3
invece di analizzare la gara a prescindere dal risultato in quanto
molte sono le variabili che possono influenzarne l’esito finale. In
questo contesto va inserito il
discorso sulla terna arbitrale, o
meglio, sui suoi errori. Si può perdere per due situazioni di fuorigioco non segnalate, o per un
rigore ingiustamente assegnato e
P
P
Figura 3 3-532 contro 3-4-1-2
7
FORMAZIONE
E ISTRUZIONE TECNICA
METODOLOGIA
Schema 3
P
FASE DIFENSIVA
ELEMENTI GENERALI
NOTE
................................
...............................
...............................
................................
................................
................................
................................
.................................
................................
................................
................................
DISPOSIZIONE DIFENSIVA
NEL 1° TEMPO
DISPOSIZIONE DIFENSIVA
NEL 2° TEMPO
• Esiste concentrazione difensiva, quanti uomini rimangono dietro alla linea
della palla e non partecipano alla fase difensiva .............................
..........................................................................................................
• La squadra è corta .....................................................................
• C'è equilibrio difensivo ...............................................................
• Individua i giocatori in difficoltà nell'1>1 .........................................
• Individua eventuali difficoltà nel gioco aereo ed in quello sugli esterni
........................................................................................................
• Esiste copertura angoli ciechi, chi li compie ..........................................
• Applicano la tattica del fuorigioco, in quali situazioni ................................
• Esiste solo risalita ................................................................................
• Come è disposto il centro campo ............................................................
• Come sono le marcature a metà campo e di che tipo ................................
• Quali sono i giocatori che rimangono in copertura ......................................
• Ci sono raddoppi di marcatura e chi li esegue ..........................................
• Quali sono i giocatori più abili nella pressione individuale..............................
• La squadra attua il pressing, in quale zona del campo, in quali sitazioni.......
..................................................................................................
• Gli attaccanti sostengono il lavoro difensivo, come rientrano........................
......................................................................................................
questo non deve incidere sulla
valutazione oggettiva della prestazione della squadra osservata.
• Influenza del pubblico sul risultato
Il pubblico, come si dice spesso,
può essere “l’uomo in più” ma
anche “quello in meno”. Il compito dell’osservatore sarà quello di
8
attestare in che misura l’atteggiamento del pubblico, sia in casa
che in trasferta, possa risultare
condizionante sia per la squadra
nel suo insieme, sia per il singolo
giocatore. Sarà utilissimo determinare la spiccata personalità dimostrata dalla squadra o, viceversa,
quanto il gruppo subisca negativa-
Figura 4. Concentrazione difensiva,
sistema di gioco 4-5-1, un solo giocatore
rimane dietro la linea della palla.
mente un ambiente ostile.
FOGLIO N.2
DISPOSIZIONE IN CAMPO
DELLA SQUADRA (schema n.2)
Questo secondo foglio serve per
dare all’allenatore un’idea immediata della squadra visionata. La
disposizione in campo, ovvero il
sistema di gioco attuato, lo si
potrà più facilmente notare in
fase di non possesso di palla. Il
calcio d’inizio, soprattutto se non
è battuto dalla squadra da visionare, è un buon momento per registrare le posizioni in campo dei
giocatori. Oltre a ciò, è importante rilevare anche la contrapposizione con il sistema di gioco usato
dagli avversari, evidenziando i
duelli individuali che si sono
venuti a creare e le eventuali
superiorità numeriche. Lo spazio
dedicato alle note servirà per
chiarire situazioni particolari che
hanno caratterizzato la posizione
dei giocatori sul terreno ed i compiti a loro assegnati. Nelle figure
n.1, 2, 3 sono riportati alcuni
esempi delle contrapposizioni dei
FORMAZIONE
E ISTRUZIONE TECNICA
METODOLOGIA
P
Figura 5. Concentrazione difensiva,
sistema di gioco 4-4-2, due giocatori
rimangono dietro la linea della palla.
sistemi di gioco più usati nel corso
del Campionato di serie B 199899.
FOGLIO N.3
FASE DIFENSIVA 1 (schema
n.3)
Elementi generali
• In caso di concentrazione difensiva quanti uomini rimangono
dietro alla linea della palla non
partecipando alla fase difensiva.
Per “concentrazione difensiva”
(vedi figure n.4 e 5) si intende la
situazione in cui i giocatori non in
possesso di palla, e quindi in fase
difensiva, tendono a restringere
gli spazi arretrando a difesa della
propria porta (difesa ad imbuto),
in modo da avere più giocatori
possibili dietro alla linea immaginaria della palla. L’osservatore
dovrà porre la propria attenzione
per verificare se i giocatori sappiano restringere gli spazi, sia verticalmente che orizzontalmente, e
contare quanti sono i giocatori
che non partecipano all’azione
difensiva.
• Se la squadra è corta rilevare chi
la tiene corta
• Se si formano interspazi tra i
reparti nei quali giocare
• Se c’è equilibrio difensivo
Tutti questi dati indicano la
capacità della squadra visionata di
mantenersi raccolta, sia in orizzontale che in verticale, rifacendosi ai principi di tattica collettiva
che riguardano la difesa. L’osservatore valuterà se la squadra è scaglionata in campo correttamente,
ovvero se vi è copertura reciproca,
se è abile nel ritardare l’azione
d’attacco guadagnando tempo ed
arretrando a difesa della propria
porta. In caso negativo, dovrà evidenziare quali siano le zone del
campo in cui c’è una cattiva distribuzione di giocatori e, soprattutto
nel caso di squadre disposte a
zona, se c’è la possibilità di giocare tra le linee. Nell’insieme, chi
osserva rileverà se c’è equilibrio
difensivo o, invece, se si creino
delle inferiorità numeriche e,
quindi, ampi spazi liberi in cui
un’eventuale azione d’attacco può
P
P
P
P
Figura 6 – 4-3-3 palla
attaccata dalla linea difensiva
sull'esterno, scala in difesa il
centrocampista e al suo posto
l'attaccante di sinistra.
Figura 7 – 4-4-2 palla
attaccata dalla linea difensiva
sull'esterno, scala in difesa
l'esterno di metà campo ed al
suo posto rientro di una punta.
Figura 8 – 3-4-3 palla
attaccata all'esterno da un
centrale difensivo, scala
l'esterno di metà campo ed al
suo posto rientro di un
attaccante.
Figura 8 bis – 4-4-2 palla
attaccata all'esterno dal
difensore laterale, rientro di un
centrale di metà campo a
completare la linea difensiva.
9
FORMAZIONE
E ISTRUZIONE TECNICA
METODOLOGIA
P
P
Pressing ultraoffensivo
Pressing offensivo
Pressing difensivo
P
P
P
Figura 9. Zone per il pressing
Figura 10. Attacco al difensore
Figura 11. Attacco a metà campo
avere il sopravvento.
• Individuare i giocatori in difficoltà nell’1 contro 1 difensivo
• Individuare eventuali difficoltà
nel gioco aereo ed in quello
sugli esterni
Sia che si osservi una squadra
che attua un marcamento a zona
o a uomo, è importante porre
grande attenzione ai duelli individuali, non limitandosi a segnalare
le difficoltà ma sforzandosi di
valutare la causa, soprattutto
facendo riferimento alle caratteristiche singole dei due giocatori
che si contrappongono. Nello
stesso modo, sarebbe importante
comprendere quali siano le situazioni d’attacco che hanno messo
in difficoltà il reparto difensivo ed
in particolare il gioco aereo e gli
attacchi degli esterni.
• Se c’è copertura degli angoli ciechi rilevare chi la attua
Col concetto di “copertura
dell’angolo cieco” si intende
porre l’attenzione di chi visiona la
squadra in fase difensiva, sul giocatore che rientra in copertura
nella linea dei difensori, dalla
parte opposta a quella dell’avversario in possesso di palla, e che
viene aggredito dall’avversario. A
seconda del sistema di gioco adottato, o anche all’interno dello
stesso modulo, l’allenatore può
cambiare l’uomo di copertura
che, sostanzialmente, ha il compito di proteggere l’ultima linea
difensiva da eventuali inserimenti
di centrocampisti avversari o di
neutralizzare eventuali cross che
attraversino l’area di porta.
L’osservatore valuterà in primo
luogo se esiste una protezione
adeguata sul lato opposto allo
svolgimento dell’azione avversaria
e chi sia e con quale movimento
intervenga a salvaguardia della
propria porta e della linea difensiva. Nelle figure n.6 ,7, 8 sono evidenziate alcune possibili coperture in differenti sistemi di gioco.
• Quali sono i giocatori più abili
nella pressione individuale
• Se la squadra attua il pressing
rilevare in quale zona del campo
Con queste osservazioni si cerca
di comprendere le capacità individuali e collettive della squadra
nella riconquista della palla e,
quindi, se l’atteggiamento dei giocatori è più aggressivo oppure
rivolto all’attesa, alla chiusura
degli spazi, all’intercettazione del
gioco avversario ed allo sfruttamento dei suoi errori di esecuzione. E’ bene ricordare che per
“pressione” si intende un’azione
individuale di difesa che ha lo
scopo di limitare tempo e spazio
dell’avversario, al fine di riconquistare la palla o di rallentare l’azione. Per “pressing” si intende
un’azione collettiva coordinata di
due o tre giocatori in cui, chi
pressa il portatore di palla avversario, ha il compito di favorire
l’azione dei compagni che, attraverso contrasti diretti o indiretti,
intercettamenti o anticipi
sull’avversario più vicino, conquisteranno la palla. In definitiva, la
pressione iniziale mette in difficoltà il portatore di palla, obbligandolo a scelte di gioco avventate o ad esecuzioni imprecise a
10
FORMAZIONE
E ISTRUZIONE TECNICA
METODOLOGIA
P
P
P
Figura 12.– 4-4-2 con centro
campo in linea a quattro giocatori
Figura 13.– 4-3-3 tre centro
campisti disposti a triangolo con
vertice basso.
Figura 14.– 5-3-2 centro campo
disposto a tre giocatori con vertice
alto.
tutto vantaggio della fase difensiva. Nel caso in cui la squadra attui
il pressing, è bene che l’osservatore individui anche in quale zona
del campo questo viene effettuato
ed in quali particolari situazioni
di gioco: ad esempio con palla
giocata esternamente, in seguito a
rimessa laterale, su rinvio da
fondo campo o rimessa del portiere che cada lateralmente, in conseguenza di una respinta della
difesa. Nelle figure n. 9, 10, 11
sono evidenziate le zone di campo
in cui più frequentemente viene
attuato il pressing e due situazioni
di gioco usate per l’applicazione
di questa tattica.
• Se viene applicata la tattica del
fuorigioco, rilevare in quali
situazioni
Il fuorigioco è una tattica difensiva che toglie profondità alla
squadra avversaria ed indica la
volontà di chi si difende di escludere almeno un giocatore che
partecipa attivamente alla manovra dalla fase offensiva. L’osserva-
tore dovrà valutare se la squadra,
in fase difensiva, con un movimento coordinato di uno o più
giocatori, metta in fuorigioco gli
avversari oppure se lascia che questi vi vadano spontaneamente con
movimenti in profondità effettuati
con tempi sbagliati. La differenza
è importante in quanto, nel
primo caso, il fuorigioco è una tattica conseguente alla pressione
sulla palla e al pressing, nel secondo caso l’attenzione si focalizza
sulla bravura dell’ultimo difensore e della linea difensiva di giocare contro l’attaccante, valutando il
momento di partenza del passaggio che intende servirlo in profondità. L’allenatore, in base a queste
informazioni, dovrà lavorare in
settimana preparando adeguate
contromisure collettive per battere il movimento coordinato dei
difensori avversari o sensibilizzando i propri attaccanti e centrocampisti a ricercare il tempo giusto per il passaggio profondo e
per attaccare lo spazio dietro
all’ultimo uomo o alla linea difensiva. L’osservatore valuterà quali
sono le situazioni di gioco nelle
quali viene maggiormente applicata questa tattica, per esempio
sul passaggio all’attaccante che sta
smarcandosi in profondità, oppure in occasione dei tiri liberi indiretti o in seguito a respinta etc.
• Se viene attuata solo la risalita
Attualmente sono poche le
squadre che tendono a mettere in
fuorigioco gli avversari, questo
perché non è facile organizzare,
senza commettere errori, la pressione ed il conseguente pressing,
condizioni queste indispensabili
per la riuscita di questa tattica, ed
anche perché, nel corso degli
anni, gli allenatori hanno trovato
adeguate contromisure. Il concetto di mettere in fuorigioco è stato
da molti accantonato e sostituito
con una più prudente risalita che
ha, come denominatore comune,
il fatto che la palla sia innocua, o
perché sta viaggiando con una
traiettoria aerea e non può quindi
11
FORMAZIONE
E ISTRUZIONE TECNICA
METODOLOGIA
P
P
P
Figura 15.– 4-3-1-2 centrocampo
a quattro disposti a rombo.
Figura 16.– 3-5-2 centrocampo
in linea con vertice basso a 5
uomini.
Figura 17.– 3-5-2 centrocampo
in linea con vertice alto a 5 uomini.
difensivo e la copertura reciproca.
• La disposizione del centrocampo
Il centrocampo è comunemente
considerato il settore nevralgico
di una squadra e può essere disposto in vari modi che esaltano le
caratteristiche dei giocatori che lo
compongono. E’ quindi importante rilevare qual’é la posizione
ed il numero dei giocatori che
costituiscono il centrocampo
avversario in relazione ai vari sistemi di gioco. Nelle figure n.12 ,13,
14, 15, 16, 17 sono prese in considerazione alcune tra le composizioni di centrocampo adottate più
frequentemente.
• Quali sono le marcature a metà
campo
• Quali sono i giocatori che
rimangono in copertura
• Se ci sono raddoppi di marcatura
L’osservatore rileverà se, nella
contrapposizione con i centrocampisti avversari, esistono delle
particolarità nelle marcature. Per
esempio, se c’è un giocatore che
ha il compito di seguire in ogni
parte del campo l’organizzatore
del gioco avversario o la mezza
punta o se ognuno si occupa
esclusivamente del giocatore che
entra nella propria zona di competenza. Inoltre, individuerà
anche i giocatori predisposti alla
copertura dei compagni che si
inseriscono in fase offensiva e in
quali zone di campo avvengono
raddoppi di marcatura. Coperture
e raddoppi sono due forme di collaborazione difensiva che garantiscono aiuto al giocatore impegnato nella riconquista della palla. La
copertura, in particolare, è una
posizione di protezione al compagno che ingaggia un duello uno
contro uno e che consente di
intervenire nel caso in cui la difesa individuale non vada a buon
fine. La tipica azione di copertura
è affidata al compagno che si
trova nella zona adiacente a chi
attacca il portatore di palla.
Quando si parla di raddoppio si
P
Figura 18.– 4-4-2 con palla
attaccata sulla fascia, raddoppio
di marcatura effettuato dal
centrocampista esterno.
essere giocata, o perché ben
aggredita e lontano da chi si
difende. In sostanza, si può dire
che la risalita ha il compito principale di mantenere la squadra
corta, garantendo l’equilibrio
12
FORMAZIONE
E ISTRUZIONE TECNICA
METODOLOGIA
due esempi di raddoppio di marcatura.
• Se gli attaccanti sostengono il
lavoro dei difensori, rilevare
come rientrano
Si dice spesso che le punte
dovrebbero essere i primi difensori: non è sempre così, anche se
questo sarebbe il sogno di ogni
allenatore. L’osservatore valuterà
la capacità degli attaccanti di
sostenere il lavoro difensivo, considerando la posizione di rientro
da questi assunta al termine
dell’azione d’attacco, l’abilità o
l’incapacità di pressare e mettere
in difficoltà i difensori avversari in
possesso di palla. Cercherà, inoltre, di capire se gli attaccanti
orientano il pressing verso una
particolare direzione e, soprattutto, se si fanno superare in dribbling o con la circolazione della
palla da un uomo della linea
difensiva, in grado quindi di portare superiorità numerica a metà
campo. Indicherà ancora qual’è la
posizione degli attaccanti in segui-
to a palla inattiva contro e qual’è
il compito tattico loro assegnato
dall’allenatore. Nelle figure n. 20,
21, 22 sono evidenziate alcune
possibili posizioni di rientro
assunte dalle punte a seconda del
sistema di gioco adottato.
FOGLIO N.4
FASE DIFENSIVA 2 (schema
n.4)
• Linea difensiva
Per linea intendo il numero di
giocatori che costituiscono la
linea difensiva in una squadra
disposta a zona. Le figure n.23,
24, 25 rappresentano i difensori
schierati a tre, quattro e a cinque,
rispettivamente in uno 4-4-2, 3-43, 5-3-2 a zona.
• Copertura semplice o doppia
Per copertura semplice o doppia mi riferisco alla possibilità che
ci siano una o due linee immaginarie di protezione tra i componenti della difesa e, di conseguenza, una maggiore o minore
profondità per gli attaccanti.
Nelle figure n. 26 e 27 sono illu-
P
P
P
Figura 20.– In un 4-4-2 rientro
delle punte centralmente, tra loro
in verticale.
Figura 21.– In un 3-4-3 rientro
degli attaccanti a triangolo con
vertice alto.
Figura 22.– In un 4-4-2 rientro
centrale delle due punte a dividere
il fronte di attacco.
P
Figura 19.– 5-3-2 raddoppio del
centrocampista davanti alla difesa
sulla punta avversaria.
intende l’azione di due giocatori
sul possessore di palla avversario
attuata da i giocatori che operano
in zone di campo vicine sia in
orizzontale che in verticale. Nelle
figure n. 18 e 19 sono illustrati
13
FORMAZIONE
E ISTRUZIONE TECNICA
METODOLOGIA
Schema 4
FASE DIFENSIVA
ELEMENTI TIPICI DELLA DIFESA A ZONA
•
•
•
•
•
La linea è a ...................................................................................
Com'è la linea di copertura .....................................................................
I movimenti degli esterni sono corretti ...............................................................
I movimenti dei centrali sono corretti ............................................
I due centrali accettano il 2 > 2 ........................................................
ELEMENTI TIPICI DELLA DIFESA A UOMO E MISTA
• Chi sono i marcatori..........................................................................
• A chi sono contrapposti .....................................................................
• Quali sono le caratteristiche principali dei due marcatori ........................
.......................................................................................................
...................................................................................................
• Qual'è il giocatore che dà protezione ai marcatori ................................
• Nell'incrocio delle punte avversarie, è corretto il passaggio tra difensori della
marcatura ....................................................................................
• C'è marcatura "a uomo nella zona"..........................................
.......................................................................................................
• Note ............................................................................................
...............................................................................................................
14
P
P
Figura 23.– Linea a quattro
difensori.
Figura 24.– Linea a tre difensori.
strate, in un 4-4-2, una copertura
semplice ad una linea ed una doppia con due linee immaginarie di
protezione in una situazione di
gioco in cui la palla è attaccata
esternamente.
• Rilevare se i movimenti degli
ester ni della linea difensiva
sono corretti
• Rilevare se i movimenti dei centrali sono corretti e se accettano
il due contro due
Sono molte le squadre che adottano la difesa a zona e, quindi, è
bene che chi osserva valuti se i
movimenti tipici della linea difensiva sono effettuati correttamente,
ricordando, comunque, che
l’azione di difesa inizia dalla linea
d’attacco e che altrettanto importante è l’organizzazione che deve
esistere tra i vari reparti. Nello
specifico, l’osservatore verificherà
le azioni di gioco in cui la palla
viene attaccata esternamente e
centralmente dalla linea difensiva
ed i conseguenti movimenti di
copertura da effettuare. Per esempio, nella linea a quattro, con
P
Figura 25.– Linea a cinque
difensori.
FORMAZIONE
E ISTRUZIONE TECNICA
METODOLOGIA
P
P
Figura 26.– Copertura a una linea
Figura 27.– Copertura a due linee
palla da attaccare sulla fascia laterale, l’osservatore dovrà in particolare porre la sua attenzione al
movimento di chiusura diagonale
che dovrà essere effettuato
dall’uomo della linea difensiva
più lontano dalla palla, verificando che non sia troppo in chiusura
e, nello stesso tempo, che non
rimanga troppo aperto, lasciando
così ampio spazio tra lui ed il
compagno al suo fianco. Inoltre,
controllerà, in caso di attacchi
centrali, la posizione assunta dalla
linea difensiva e se, nel caso che la
squadra avversaria sia disposta con
due attaccanti centrali, i difensori
accettino il due contro due.
Quest’ultimo dettaglio è importante perché indica la volontà di
chi si difende di mantenere la
squadra corta e la predisposizione
ad accettare un maggior rischio
difensivo. Nelle figure n. 28, 29,
30, 31 ho evidenziato alcune possibili azioni difensive ed i conseguenti movimenti di copertura.
• Rilevare chi sono i marcatori e a
chi sono contrapposti
• Rilevare quali sono le caratteristiche principali dei due marcatori
Questi dati selezionati, tipici
della difesa a uomo, tendono ad
evidenziare quali sono i marcatori
della squadra e a chi sono stati
contrapposti. Chi sceglie di mar-
P
P
P
P
Figura 28 – 4-4-2 palla
attaccata esternamente,
scalata laterale della linea e
rientro.
Figura 29 – 4-4-2 palla
attaccata centralmente con
costruzione della piramide
difensiva.
Figura 30 – 3-4-3 palla
attaccata dal centrale di destra
della linea, con rientro
dell'esterno di metà campo a
sinistra.
Figura 31 – 4-4-2 la linea
difensiva accetta il 2 > 2 portato
centralmente.
15
FORMAZIONE
E ISTRUZIONE TECNICA
METODOLOGIA
Schema 5
FASE OFFENSIVA
NOTE
................................
...............................
...............................
................................
................................
................................
................................
.................................
................................
................................
................................
DISPOSIZIONE OFFENSIVA
NEL 1° TEMPO
DISPOSIZIONE OFFENSIVA
NEL 2° TEMPO
• È corretto lo scaglionamento offensivo ...............................................
• La circolazione della palla è .....................................................................
• Il gioco inizia prevalentemente da .. ...............................................................
❏ Rilancio del portiere
❏ Apertura sugli esterni
❏ Costruzione con i centrali
• Individua i giocatori in difficoltà nella circolazione della palla e nella costruzione
del gioco ...................................................................................
...................................................................................................
• I centrali si inseriscono e sostengono il gioco d'attacco ...............................
• Gli esterni spingono o lavorano solo a sostegno .............................
• Ci sono centrocampisti che si inseriscono, con quali movimenti ...........
.................................................................................................
• A centro campo c'è un'organizzazione di gioco......................................
• La squadra mantiene bene il possesso di palla .....................................
• Soffre il pressing avversario ................................................................
• La squadra predilige il gioco corto ........................................................
• Cambia gioco ...............................................................................................
• La squadra dispone di fantasisti .............................................................
• La manovra trae impulso da iniziative personali ........................................
• C'è mobilità nel gioco d'attacco ...............................................................
• Come sono disposti gli attaccanti ..............................................................
• Quali sono i loro movimenti preferiti ...........................................................
care a uomo chiede ai giocatori
una totale dedizione nei confronti
dell’avversario diretto qualunque
sia la posizione della palla e il
movimento effettuato. I vantaggi
della difesa individuale sono così
riassumibili: ogni giocatore è consapevole e responsabile del pro16
prio lavoro difensivo, le punte
avversarie possono essere marcate
in base alle loro caratteristiche
individuali consentendo così
all’allenatore eventuali correzioni
ed aggiustamenti, la marcatura si
può adattare ad ogni tipo di attacco. L’osservatore valuterà se il gio-
catore che marca sa assumere,
rispetto al proprio avversario, una
posizione tale da consentirgli un
intervento efficace ( contrasto,
intercettamento, anticipo) e se la
sua attenzione nella marcatura è
costante in tutti i momenti della
partita. Inoltre, cercherà di comprendere quali sono le caratteristiche fisiche messe in mostra dai
difensori e la loro compatibilità
con quelle degli attaccanti, evidenziando anche le eventuali difficoltà riscontrate durante la gara.
• Rilevare qual’è il giocatore che
dà protezione ai marcatori
Una figura determinante, nel
contesto della difesa a uomo, è il
libero, ovvero colui che protegge
e gioca alla spalle dei marcatori.
Analizzando i suoi movimenti,
1’osservatore giudicherà la bravura del libero nell’intervenire
in seconda battuta sull’avversario
che abbia superato il proprio
marcatore, nelle chiusure difensive in seguito a palle lanciate in
profondità sia centralmente che
lateralmente, il suo senso della
posizione e la sua capacità di
intuire il gioco avversario e di
guidare con personalità i compagni di reparto. Inoltre, valuterà
la sua capacità di accompagnare
le marcature negli interscambi,
di togliere o concedere profondità al gioco avversario sistemandosi in linea con gli altri difensori o staccandosi di qualche
metro all’indietro, decidendo se
adottare o meno la tattica del
fuorigioco.
• Rilevare se, nell’incrocio delle
punte avversarie, è corretto lo
scambio della marcatura
Quando le punte avversarie si
incrociano, è possibile che i marcatori decidano di scambiarsi la
marcatura. L’osservatore dovrà
porre la sua attenzione nel notare
FORMAZIONE
E ISTRUZIONE TECNICA
METODOLOGIA
P
P
P
Figura 32.– Scaglionamento
offensivo in un 4-3-3.
Figura 33.– Scaglionamento
offensivo in un 4-4-2.
Figura 34.– Scaglionamento
offensivo in un 5-3-2.
se 1’automatismo tra i due difensori sia ben sincronizzato, se
avvenga senza indecisioni tali da
favorire gli attaccanti in fase di
smarcamento.
FOGLIO N.5
FASE OFFENSIVA 1 (schema
n.5)
Viene presa in esame la fase
offensiva, quindi i momenti di
gioco in cui la squadra è in possesso di palla.
• Rilevare se è corretto lo scaglionamento offensivo della squadra
Per scaglionamento si intende la
predisposizione immediata dei
giocatori in possesso di palla a
disporsi in modo da formare
triangoli su più linee, al fine di
avere maggiori possibilità di sviluppare il gioco d’attacco avanzando non allineati ma con
distanze disuguali ed angolazioni
diverse. Nelle figure n. 32, 33, 34
sono evidenziati tre tipi di scaglionamento offensivi in tre differenti
sistemi di gioco.
• Rilevare se vi è circolazione
della palla
• Rilevare se il gioco inizia prevalentemente da un rilancio del
portiere, da una apertura sugli
esterni o su costruzione con i
giocatori centrali
Con queste annotazioni si rileverà con che velocità viene fatta
circolare la palla e quali sono le
scelte di inizio gioco preferenziali,
in modo da poter dare all’allenatore informazioni utili per poter
preparare le adeguate contromosse, ad esempio, in caso di circolazione lenta della palla, situazioni
di pressing.
• Individuare quali siano i giocatori in difficoltà nel far circolare
la palla e nella costruzione del
gioco.
Questa indicazione sarà utile
all’allenatore per preparare al
meglio la fase difensiva, cercando
di escludere dal gioco i calciatori
avversari dotati di maggiore qualità in fase di impostazione e
lasciando che siano gli avversari
meno dotati tecnicamente ad
assumersi il compito di iniziare
l’azione, a tutto vantaggio di chi
deve riconquistare la palla.
• Rilevare se i centrali si inseriscono e sostengono il gioco d’attacco
• Rilevare se gli esterni spingono e
lavorano solo a sostegno
Ritengo che le squadre che preparano il gioco da dietro siano le
più pericolose in quanto ciò presuppone un lavoro organizzativo
da parte dell’allenatore ed una
buona collaborazione tra i giocatori al fine di sviluppare un’azione
offensiva il più efficace possibile.
In questo contesto va inserita la
necessità di osservare attentamente quali sono i compiti tattici
offensivi affidati ai centrali e agli
esterni. I centrali che partecipano
attivamente all’azione creano problemi a chi si difende in quanto i
loro inserimenti sono finalizzati
alla ricerca della superiorità
numerica in qualche zona del
campo; parimenti, avere a che a
17
FORMAZIONE
E ISTRUZIONE TECNICA
METODOLOGIA
P
Figura 35.– 3-4-1-2 taglio del
centrocampista dall'interno in
profondità verso l'esterno con palla
sulla fascia destra.
fare con esterni di difesa che
costantemente si inseriscono in
profondità, rende più difficoltoso
e rischioso il mantenimento
dell’equilibrio difensivo. Dal
punto di vista tattico,1’allenatore
potrà adottare le adeguate contromosse tenendo conto di quanto
rilevato dall’osservatore, o adattando la squadra alle caratteristiche degli avversari o cercando di
imporre il proprio gioco a prescindere dagli avversari.
• Rilevare se a centrocampo c’è
un’organizzazione di gioco
Molte squadre hanno in mezzo
al campo un giocatore dotato di
spiccate qualità nell’impostazione
della manovra. Spesso è 1’uomo
che fa girare 1’intera squadra,
scandendo i tempi di gioco e possedendo razionalità tattica di cui
beneficiano tutti i suoi compagni.
Diventa quindi indispensabile
identificare questo giocatore, fornendo all’allenatore tutte quelle
indicazioni utili per limitarne la
18
P
Figura 36.– 4-4-2 taglio interno
del centrocampista esterno,
quando la palla è in possesso a un
giocatore di metà campo.
capacità e 1’efficacia.
• Rilevare se i centrocampisti si
inseriscono e con quali movimenti
Occorre verificare la capacità
dei centrocampisti di creare situazioni d’attacco in grado di mettere in difficoltà non solo il centrocampo avversario ma, in seguito al
loro inserimento, anche 1’intero
equilibrio difensivo, creando quella imprevedibilità che rappresenta
uno dei principi fondamentali di
una corretta fase d’attacco. Nelle
figure n.35, 36, 37 sono illustrati
alcuni movimenti d’inserimento
più adottati dai giocatori di metà
campo.
• Rilevare se la squadra sa mantenere il possesso di palla
• Rilevare se la squadra soffre il
pressing avversario
• Rilevare se la squadra predilige
il gioco corto
• Rilevare se la squadra é in grado
di cambiare gioco
L’osservatore cercherà di dare
P
Figura 37.– 3-5-2 corsa in
sovrapposizione al giocatore in
possesso di palla sulla fascia destra
del centrocampista interno.
all’allenatore un’idea generale
circa lo sviluppo del gioco e della
manovra collettiva dell’intera
squadra. Per esempio, ci sono
squadre che, attraverso il mantenimento del possesso di palla in
una determinata zona del campo,
cercano di attirare il maggior
numero di avversari possibile per
poi attaccarli o con cambi repentini dalla parta opposta o trovando un giocatore libero in profondità. Al contrario, se non si dispone di giocatori abili nel palleggi e
quindi in difficoltà se aggrediti, è
facile supporre che vengano
adottate delle soluzioni offensive
che prevedono una verticalizzazione quasi immediata del gioco.
• Rilevare se la squadra dispone di
fantasisti
• Rilevare se la manovra trae
impulso da iniziative personali
• Rilevare se c’è mobilità nel gioco
d’attacco
Ogni tattica, anche la più accurata ed automatizzata, ha il limite
FORMAZIONE
E ISTRUZIONE TECNICA
METODOLOGIA
P
Figura 38.– 4-4-2 con due punte
sistemate in verticale.
P
Figura 39 – 4-4-2 con due punte
in posizione orizzontale.
P
P
Figura 40 – 4-3-3 con tre attaccanti
disposti a triangolo con vertice
alto.
P
P
Figura 41 – Palla in profondità,
deviazione aerea della punta più
profonda per l'inserimento
dell'altro attacante.
Figura 42 – Palla in profondità, per
l'incrocio delle due punte.
Figura 43 – Palla a metà campo
con tre possibili soluzioni per i tagli
interni delle ali e per la corsa ad
uscire della punta centrale.
di essere prevedibile. Questo non
significa necessariamente che
perda la sua efficacia, basti pensare alle squadre tatticamente
monotematiche che, pur essendo
a tutti noto come giocano, mantengono inalterato il loro rendimento. E’ bene, però, che una
squadra disponga di giocatori
dotati di quella qualità difficile da
imbrigliare: la fantasia. L’osservatore dovrà individuare quali sono
i giocatori in grado di rendere la
manovra offensiva imprevedibile
o perché dotati di una visione di
19
FORMAZIONE
E ISTRUZIONE TECNICA
TMETODOLOGIA
Schema 6
FASE OFFENSIVA
SITUAZIONI DI GIOCO PIÙ RICERCATE
DALLA SQUADRA IN POSSESSO DI PALLA
................................
...............................
...............................
................................
................................
................................
................................
.................................
................................
...............................
...............................
................................
................................
................................
................................
.................................
CAMBIAMENTI TATTICI NEL CORSO
DEL 1° E 2° TEMPO
................................
...............................
...............................
................................
................................
................................
................................
.................................
................................
...............................
...............................
................................
................................
................................
................................
.................................
Schema 7
DISPOSIZIONE IN CAMPO NEL SECONDO TEMPO E SOSTITUZIONI EFFETTUATE
DISPOSIZIONE
IN CAMPO
NEL 2° TEMPO
20
ESCE................
.........................
.........................
.........................
.........................
...................
ENTRA.............
.........................
.........................
.........................
.........................
....................
MOTIVO............
.........................
.........................
.........................
.........................
.........................
.........................
FORMAZIONE
E ISTRUZIONE TECNICA
METODOLOGIA
gioco che consente loro di eseguire giocate qualitativamente
importanti o perché in grado di
portare scompiglio nella difesa
avversaria con i loro spunti personali. L’osservatore, ,inoltre, valuterà se, nello sviluppo della manovra offensiva, i giocatori cerchino
di non dare punti di riferimento
costanti ai difensori avversari,
cambiando spesso le proprie posizioni e creando spazi nel rispetto
dei tempi di gioco.
• Rilevare la disposizione degli
attaccanti
• Rilevare quali sono i movimenti
preferiti dagli attaccanti
Occorre rilevare la posizione
degli attaccanti sul terreno di
gioco quando la palla è in possesso ad un compagno di squadra e
quali sono i movimenti preferiti al
fine di smarcarsi ed essere quindi
raggiunti dal passaggio. Nelle
figure n. 38, 39, 40, 41, 42, 43
sono evidenziate alcune possibili
disposizioni degli attaccanti in
fase offensiva ed alcuni movimenti effettuati per ricevere la palla.
FOGLIO N.6
FASE OFFENSVA 2 (schema
n.6)
L’osservatore dovrà riassumere
graficamente le situazioni offensive più ricercate dalla squadra
visionata. Questa é la parte della
relazione che sintetizza i temi di
gioco preferiti, le giocate ricorrenti effettuate con la palla in
movimento da più giocatori e
che caratterizzano, nel loro insieme, la prestazione. Difficilmente,
nel corso della gara, si vede
un’ampia varietà di schemi in
quanto, abitualmente, i giocatori
tendono a ripetere ciò che per
loro è facile ed efficace e, di conseguenza, ben identificabile da
parte dell’osservatore. Inoltre,
grande importanza riveste annotare i cambiamenti tattici, ovvero
le variazioni dei compiti assegnati
ai giocatori e la loro disposizione
sul terreno di gioco, provando ad
intuire il motivo per il quale
1’allenatore abbia apportato la
modifica. In questo caso non vengono prese in considerazione le
sostituzioni ma i cambiamenti
voluti dall’allenatore e che interessano i giocatori presenti sul
campo.
FOGLIO N.7
DISPOSIZIONE DELLA SQUADRA IN CAMPO NEL II° TEMPO
(schema n.7)
In questa parte della relazione
verranno compresi i dati riguardanti la disposizione della squadra all’inizio del II° tempo con la
lista delle eventuali sostituzioni
effettuate. Quest’ultimo punto è
Schema 8
PALLE INATTIVE A FAVORE
ANGOLI
CHI LI CALCIA.............................................................................
COME .........................................................................................
QUALI SONO I SALTATORI............................................................
OBIETTIVI ...................................................................................
PUNIZIONI
CHI LI CALCIA.............................................................................
COME .........................................................................................
QUALI SONO I SALTATORI............................................................
.............................................
.............................................
..............................................
OBIETTIVI ...................................................................................
RIMESSE LATERALI .....................................................................................
.............................................
.............................................
..............................................
21
FORMAZIONE
E ISTRUZIONE TECNICA
METODOLOGIA
Schema 9
PALLE INATTIVE CONTRO
ANGOLI
PUNIZIONI
QUANTI GIOCATORI VANNO "SUL PALO.".........................................
....................................................................................................
IDENTIFICA LE PARTI DELL'AREA DI RIGORE OCCUPATE A
ZONA..........................................................................................
....................................................................................................
CI SONO MARCATURE INDIVIDUALIZZATE...................................
.....................................................................................................
QUANTI GIOCATORI NON PARTECIPANO ALLA FASE DIFENSIVA
....................................................................................................
.....................................................................................................
.............................................
.............................................
..............................................
QUALI SONO I GIOCATORI A ZONA..............................................
....................................................................................................
...................................................................................................
QUANTI UOMINI FORMANO LE BARRIERE..................................
..........................................................................................................
....................................................................................................
.............................................
.............................................
..............................................
molto importante in quanto
1’ingresso sul terreno di gioco di
forze fresche può risultare determinate nel raggiungimento del
risultato. E’ importante, inoltre,
che 1’osservatore comprenda i
motivi dei cambi e in quale situazione essi avvengano (ad esempio
in base al risultato parziale
dell’incontro etc.). I motivi possono essere tecnici, tattici o fisici.
Sono tecnici quando la sostituzione avviene per motivi di scarso
rendimento, tattici quando, con
1’ingresso del nuovo giocatore,
1’allenatore modifica anche il
sistema di gioco, fisici in conseguenza di un infortunio.
Personalmente ho notato che gli
allenatori sono spesso ripetitivi,
comportandosi nello stesso modo
a seconda del risultato da raggiungere; è quindi facile comprendere
che tentare di conoscere in anticipo le possibili mosse tattiche
22
dell’allenatore avversario può
risultare di grande utilità
nell’interpretazione della gara e
del suo risultato.
FOGLIO N.8
PALLE INATTIVE A FAVORE
(schema n.8)
L’osservatore dovrà porre attenzione sull’esecuzione delle palle
inattive. Con l’evoluzione
dell’organizzazione difensiva, é
sempre più difficile riuscire a
segnare su azione manovrata e
questo ha indotto molti allenatori
a dedicare sempre più tempo alla
preparazione di situazioni di palla
inattiva, a volte anche complesse.
Oltre a ciò, si deve aggiungere
1’aumentato numero di giocatori
che si sono specializzati nell’esecuzione di conclusioni dirette in
porta e che possono, grazie alla
loro capacità balistica, condizionare 1’esito di una gara. E’ importante, dunque, evidenziare ed
analizzare 1’esecuzione di calci
d’angolo, di punizioni, delle
rimesse laterali e dei calci di rigore. Per i calci d’angolo e le punizioni sarà fondamentale rilevare
chi li calcia, come e con quali tipo
di traiettorie, quali sono i saltatori
e in quali direzioni sia indirizzata
la palla. Le rimesse laterali saranno annotate solo nel caso in cui
esse evidenzino una particolare
preparazione e se tale esecuzione
si ripeta spesso nell’arco della
gara. Molti allenatori, ad esempio,
sfruttano la capacità di alcuni giocatori di effettuare rimesse molto
lunghe per preparare schemi di
gioco che possono risultare pericolosi proprio perché inaspettati.
Ritengo importante che 1’analisi
delle palle inattive sia messa in
evidenza anche graficamente, con
semplici simboli ma, allo stesso
tempo, chiari e che rendano, a
chi li osserva, un’idea immediata
FORMAZIONE
E ISTRUZIONE TECNICA
METODOLOGIA
P
Figura 44 – Disposizione su angolo con 2 uomini sui pali, 1 a disturbare la battuta,
e gli altri in marcatura individuale.
P
Figura 45 – Disposizione su angolo con 1 uomo sul palo, 1 sul vertice corto e uno
su quello lungo, gli altri in marcatura.
di ciò che è avvenuto in campo.
Sarebbe quindi bene che 1’osservatore potesse rivedere in cassetta
le situazioni di palla inattiva in
modo da valutarne con accuratezza i movimenti dei giocatori finalizzati sia al colpo di testa sia a
favorire (blocchi) la conclusione
di un compagno o la creazione di
una zona da attaccare.
FOGLIO N.9
PALLE INATTIVE CONTRO
(schema n.9)
Altrettanto meritevoli di atten-
zione sono le situazioni di palla
inattiva subite perché possono evidenziare qualche difetto nella
disposizione difensiva che potrebbe essere sfruttato. Per esempio,
in caso di corner,1’osservatore
dovrebbe rilevare se c’é un giocatore adibito a disturbare chi calcia
1’angolo, se ci sono uno o due
giocatori col compito di andare
sul palo e se le marcature
all’interno dell’area sono a uomo
o a zona. Queste opzioni contengono implicite strategie che
hanno lo scopo di privilegiare e
salvaguardare particolari zone
all’interno dell’area di rigore o
quello di esaltare caratteristiche
difensive individuali dei giocatori.
Non solo, ci sono allenatori che
richiedono il rientro di tutti i loro
giocatori nei pressi o all’interno
dell’area di rigore con 1’intento
di tutelarsi dal punto di vista
difensivo ma, soprattutto, con
1’idea di ripartire subito in contropiede sfruttando il probabile
sbilanciamento della squadra
avversaria. Dunque, le palle inattive contro sono molto importanti
da analizzare e possono permettere all’allenatore di preparare
situazioni di gioco che possono
creare difficoltà sfruttando i difetti di disposizione collettiva difensiva e individuali. Nella figure n.44
e 45 sono rappresentate due
disposizioni difensive tra le più
usate in occasione di calcio
d’angolo.
Note conclusive della relazione
L’osservatore, per concludere la
relazione, dovrà dare un giudizio
sulle caratteristiche individuali dei
giocatori visionati. Nella valutazione saranno indicati altri dati
oggettivi come 1’anno di nascita,
1’altezza e le qualità tecniche, tattiche e di personalità di ogni gio23
FORMAZIONE
E ISTRUZIONE TECNICA
METODOLOGIA
catore. Ci si dovrà sforzare di
andare oltre al rendimento offerto nella gara in oggetto, non limitandosi ad una semplice descrizione di ciò che si è visto nel corso
della partita ma illustrando le
potenziali capacità dei singoli. Ciò
presuppone una conoscenza
approfondita, frutto di precedenti
ricerche che serviranno a dare
un’idea meno approssimata possibile delle qualità dei giocatori
presi in esame. La sinteticità del
giudizio e, al contempo, la sua
completezza saranno sicuramente
aspetti apprezzati da chi dovrà poi
leggere la relazione. In ultimo
l’osservatore darà, riassumendo,
una sua opinione personale su
quanto visto, tenendo conto delle
due fasi di gioco (difensiva e
offensiva), dei rapporti tra i reparti ed il loro funzionamento, della
condizione fisica generale riscontrata e di tutte quelle altre indicazioni che riterrà utile per sottolineare pregi e difetti della squadra
visionata.
Conclusioni
Chi ha avuto la pazienza di leggere questo lavoro si sarà accorto
di quanto possa essere complesso
il lavoro dell’osservatore e di
come, necessariamente, esso
cambi nel tempo. Venti anni fa
sarebbe stato impensabile ricevere
informazioni sulla linea difensiva a
zona, sul pressing ad invito, sui
blocchi in caso di palle inattive
etc. L’evolversi del gioco, sia dal
punto di vista della velocità d’esecuzione, sia sotto il profilo tattico
ha obbligatoriamente costretto e
costringerà in futuro gli osservatori a rivedere costantemente sia il
tipo di dati da rilevare, sia la terminologia da usare nello stilare la
relazione. Questo perché il cambiare delle esigenze del mondo
24
del calcio ed il progresso tecnologico indurrà, inevitabilmente, gli
allenatori e gli osservatori a studiare nuovi metodi di analisi delle
gare. Ciò che sarà sempre più difficile prevedere riguarderà 1’interpretazione dei dati relativi ed il
loro utilizzo essendo legata alla
soggettività di ciascun allenatore.
Egli ha quindi la possibilità di dare
importanza e risalto al lavoro svolto dall’osservatore, per esempio
preparando gli allenamenti precedenti alla gara contro la squadra
visionata sfruttando le informazioni ricevute, oppure rendendo
edotti i propri giocatori delle difficoltà che incontreranno, spiegando loro pregi e difetti dei prossimi
avversari. Il rapporto personale
che si viene a creare tra 1’allenatore e 1’osservatore è quindi fondamentale al fine di aumentare le
possibilità di successo in un
ambiente destinato sempre di più
a curare anche i più piccoli dettagli. Sono convinto che la figura
dell’osservatore debba andare
oltre i compiti fino ad ora assegnati. Egli deve essere considerato un
vero e proprio ricercatore, attento
ai cambiamenti, alle novità proposte dagli allenatori, alle nuove
metodologie di allenamento, in
pratica una figura protesa verso il
futuro. Per svolgere questa funzione 1’osservatore dovrà quindi essere molto preparato, disposto ad
aggiornarsi continuamente, mettendo a disposizione il suo sapere
non solo per quanto riguarda
1’analisi della gara, ma anche per
quanto riguarda la crescita collettiva di tutti gli allenatori che lavorano all’interno della società. E’
questa un’utopia? In questo
momento forse sì, ma facendo una
riflessione molto semplice, legata
agli enornmi interessi che gravitano intorno al calcio, prendendo
per vera una frase che ultimamente circola tra gli addetti ai lavori “il
calcio è un’industria”, mi chiedo
quanti soldi vengono attualmente
investiti nella ricerca? Cosa significa, nel calcio, ricerca se non investire nei settori giovanili e nelle
professionalità che possono permettere a questo sport di rimanere sempre il più bello ed affascinante del mondo? La figura
dell’osservatore dovrà quindi essere rivalutata nelle sue competenze,
considerata come una figura in
grado di mantenere costantemente informata la società dei mutamenti, con uno sguardo sempre
rivolto alle nuove idee ed alle
nuove tecnologie, in un mondo
che si avvia ad aprire un nuovo
secolo in cui le informazioni
disponibili, accessibili a tutti,
saranno molteplici. II suo compito
sarà dunque quello di ordinare e
valutare tutto questo materiale,
trasmettendo ciò che egli riterrà
più utile per il miglioramento del
gioco. Questo mio lavoro è stato
svolto nella stagione sportiva 199899, il risultato è stato molto positivo ed il futuro mi riserva nuovamente la possibilità di tornare a
fare 1’allenatore, sicuramente più
arricchito dall’esperienza appena
conclusa. Come vorrò che siano le
relazioni del mio osservatore?
Sicuramente ricche di particolari, sintetica nell’esposizione, contenente schemi di gioco sia offensivi che difensivi. Sarà sufficiente a
vincere? Non lo so, ma avere
molte conoscenze mi rassicura, mi
dà la possibilità di trasmettere una
serie di nozioni che potrebbero
risultare utili e, inoltre, mi dà la
certezza di riuscire ad infondere
ciò che ritengo essere le cose più
importanti: la passione, il coraggio,1’entusiasmo e 1’amore per
questo sport.
RICERCA E CALCIO GIOVANILE
a cura di Carlo Castagna e Stefano D’Ottavio
Riteniamo importante riportare in questa rubrica dedicata al Settore Giovanile
una serie di estratti di articoli tratti dalla letteratura specialistica internazionale.
Fattori influenzanti
la selezione nel
calcio giovanile
di L.Hansen, K.Klausen, J.Bangsbo, J.Muller *
G
rande importanza riveste, nella scienza
dell’educazione fisica e dello sport, la selezione del talento. Attualmente, nonostante
i grandi sforzi prodotti in questo campo, non si è
in grado di stabilire, mediante sistemi quantitativi, il futuro successo di un giovane calciatore.
Naturalmente la predizione prestativa è tanto più
utile quanto più essa viene effettuata precocemente e ciò, ovviamente, complica notevolmente
la materia. Infatti, spesso avviene che soggetti precoci fisicamente vengano individuati come talenti
e preferiti a soggetti biologicamente ancora in
ritardo (differenza tra età biologica ed età cronologica). Ciò provoca, da un lato, un’errata stima
del talento e, dall’altro, un possibile allontanamento di coloro che sono, solo momentaneamente, biologicamente sfavoriti. Il fenomeno della
differenziazione biologica in alcuni momenti
della ontogenesi umana è così alle volte drammatico che ha spinto autorità nel campo della scienza applicata al calcio ad affermare che una delle
soluzioni, anche se impraticabili, del problema
sarebbe il prevedere categorie realizzate secondo
la maturazione biologica (Reilly T., 1966, Science
and Soccer). Recentemente, in Danimarca, è
stato concluso uno studio in cui sono stati indagati i possibili fattori genetico-antropometrici
che determinano il successo calcistico. Allo scopo
fu seguito un campione di 98 giovani calciatori
danesi facenti capo a due gruppi: uno costituito
da calciatori scelti da squadre professionistiche
(GE) e l’altro da soggetti praticanti calcio di pari
età cronologica (NE). I giovani calciatori vennero
osservati partendo dall’età di 10-12 anni e valutati
per tre volte ad intervalli di sei mesi. Nel corso
del periodo di osservazione vennero rilevati nei
due gruppi indistintamente il grado di maturazione mediante il volume dei testicoli, il livello di
testosterone serico e dell’IGLF-I. I risultati della
sperimentazione hanno messo in evidenza come,
nel corso delle osservazioni, i giovani calciatori
appartenenti al gruppo GE erano più alti di quelli presenti nel gruppo NE (152.7, 155.7 e 160 cm.
(GE) vs. 147.4, 150.1 e 154.3 cm (NE), p=.015) ed
in possesso di minor grasso sottocutaneo, come
evidenziato dall’inferiore spessore delle pliche
adipose (27.6, 28.3 e 27.5 mm (GE) vs. 33.7, 35.1
e 36.1 mm (NE), p= .005). Sempre a favore del
gruppo GE vennero rilevati valori superiori del
volume testicolare e la tendenza a maggiori livelli
di testosterone. Tra i gruppi non vennero rilevati,
invece, differenze nella predisposizione genetica
all’incremento staturale. Dai dati rilevati in questo studio, risulta chiaro come la selezione dei
giovani calciatori sia associata ad una precocità
biologica ed ad una momentanea (dato che non
sono state rilevate differenze nella predisposizione genetica all’incremento della statura) superiorità nell’altezza e nella massa magra rispetto ai
pari età.
*da Pediatric Exercises Science, 199, Vol. 11, Iss
3, pp.199-207
Titolo originale: Short longitudinal study of boys
playing soccer: parental height, birth weight and
lenghtn anthropometry and puberal maturation
in elite and non-elite palyers.
I
Il ruolo dell’equilibrio
dinamico nel
determinismo della
prestazione di tiro
in giovani calciatori
di V.Hatzitaki, I.Kollias,
G.Papaiakovou, T.Nikodelis *
P
restazioni complesse dal punto di vista
coordinativo-condizionale, come gli elementi della tecnica calcistica, necessitano
di particolare attenzione nel loro insegnamento al fine di promuovere la loro plasticità, intesa come adattabilità “delle maniere” (ad esempio i tiri: interno collo, esterno, collo, pieno
etc.) alle mai uguali situazioni di gioco. Inutile
dire che le attenzioni devono essere tanto più
grandi tanto quanto più giovani sono i calciatori. Particolarmente importante, in condizioni di gioco, risulta la capacità del giocatore di
mantenere i segmenti corporei nel giusto
assetto, ovvero in parole povere, mantenere
l’equilibrio. Mantenere l’equilibrio significa,
specialmente per il calciatore, riordinare nella
maniera più veloce ed opportuna le variazioni
di dislocamento del proprio baricentro che
variano al repentino variare delle posizioni dei
vari distretti corporei. L’equilibrio del calciatore è, quindi, necessariamente un equilibrio
dinamico ed avere un buon equilibrio nel calcio vuol dire possedere abilità nel riacquistare
stabilità dopo averla persa a causa di una perturbazione di gioco. Non si possono effettuare
finte senza avere un buon equilibrio dinamico.
In base a questi assunti, quali dovrebbero
essere le strategie di allenamento da impiegare con i giovanissimi? Hatzitaki et coll. (1999)
hanno rilevato, studiando quantitativamente la
prestazione tecnica di 50 calciatori in erba
(età tra 11 e 13 anni), che la capacità di equilibrio dinamico influenza in maniera importante la prestazione di tiro. Gli autori della ricerca, inoltre, specificano come particolarmente
importanti, per il miglioramento della efficacia del tiro, risultino quegli esercizi che stimolano l’equilibrio dinamico della gamba di
appoggio nel piano medio-laterale.
* da Journal of Human Movement Studies, Vol.
36, Iss 6, pp. 273-288
Titolo originale: The role of dynamic equilibrium in instep kicking performance of young
soccer
I
Una curiosa indagine
di A.P.Mattick *
L
’ indagine ha riguardato in particolar modo
coloro che hanno assistito alle partite delle
fasi finali dei campionati del mondo di calcio. Infatti, sullo Scottish Medical Journal (1999), è
apparso un articolo in cui un ricercatore ha analizzato le urgenze ospedaliere avvenute nel corso
delle partite di Francia 1998. Ebbene, il dottor
Mattick ha rilevato che, nel corso delle 151 emergenze avvenute con telespettatori che assistevano
agli incontri del mondiale nel corso delle cinque
settimane di competizione, la maggior parte dei
ricoverati erano giovani coinvolti in traumi da
abuso di alcolici. Il medico scozzese conclude la sua
curiosa indagine specificando che la maggior parte
delle urgenze avvenne a seguito del match di apertura tra Scozia e Brasile. Chissà che cosa sarebbe
avvenuto se la Scozia fosse arrivata in finale?
* da Scottish Medical Journal, 1999, Vol 44, Iss 3,
pp. 75-76
Titolo originale: The Football World Cup 1998:
an analysis of related attendances to an accident
and emercency departament
Determinanti
psicologiche della
percezione della
competenza calcistica
in giovani calciatori
Influenza dei genitori
sulle risposte cognitive
ed affettive alla pratica
agonistica del calcio
di D.A.Weigand, C.J. Broadhurst *
ella crescita calcistica di un giovane, come
ben sappiamo, hanno grande importanza
gli stimoli di vario genere che provengono
dall’ambiente esterno in termini di condizionamento psicologico.
Weigand e Broadhurst hanno portato a termine
una interessante ricerca nel corso della quale
sono stati somministrati a 124 calciatori britannici, di età compresa tra i 12 ed i 18 anni (13.76+1.54 anni), dei test psicologici atti a rilevare le
relazioni intercorrenti tra la percezione di competenza, le motivazioni intrinseche e le percezioni di controllo. L’analisi bivariata mise in evidenza come esistessero positive relazioni tra la propria percezione di competenza in ambito calcistico, l’orientamento motivazionale e la percezione
interiore di controllo. La più sofisticata analisi
gerarchica multipla indicò che il fattore che
meglio era in grado di predire la percezione individuale di competenza calcistica era costituito
dagli anni dio pratica calcistica, seguito dal possesso di motivazioni intrinseche e dal grado di
percezione della capacità di controllo sopra le
cause inducenti al successo. Inutile dire che l’allenatore dei giovanissimi deve prestare molta attenzione affinché l’allievo coltivi sin dai primi calci
una sana motivazione interna che lo porti a praticare nel tempo la disciplina. La creazione di una
congrua percezione di competenza calcistica
passa, ovviamente, attraverso la progressiva comprensione del gioco (game understanding) la
quale deve essere progressivamente implementata. Passando quindi dal facile al difficile e dal semplice al complicato, “cum granum salis”, si riuscirà
a sviluppare nell’allievo anche la percezione di
essere in grado di controllare le cause del successo, in questo caso calcistico. Naturalmente, per
successo è bene intendere quello relativo e non
quello assoluto (Orlik, 1998).
uanto è importante il supporto
dei genitori all’attività calcistica
intrapresa dai propri figli? E
come devessere l’atteggiamento
dei genitori per promuovere una sana prat i c a c a l c i s t i c a ? B a b k e s e We i s s , n e l l o r o
studio, lo hanno chiesto a due gruppi di
giovani calciatori avviati alla pratica agonistica. I due gruppi, costituiti da 114
bambine e 113 bambini americani praticanti il calcio, completarono, nel corso
della ricerca, un questionario avente lo
scopo di valutare la percezione soggettiva
di competenza nello sport praticato, il
loro grado di soddisfazione, la motivazione intrinseca nonché l’influenza dei genitori sulla loro partecipazione al calcio.
Inoltre, vennero studiati (sempre mediante questionario) in 160 madri e 123 padri
i loro atteggiamenti e comportamenti nei
confronti dell’attività sportiva (calcio)
praticata dai propri figli. L’analisi statistica dei dati (analisi di regressione) ha evidenziato che sia le madri che i padri risultavano come un esempio positivo di pratica fisica, che avevano una positiva opinione nei riguardi della competenza sportiva
dei propri figli e che rinforzavano positivamente il loro successo, che con maggiore frequenza erano associati ai figli in
possesso di maggiore percezione di competenza di gioco, soddisfazione alla pratica e motivazione intrinseca. Inoltre, i
bambini che percepivano i loro genitori
essere coinvolti nella loro pratica calcistica ed esercitare una minore pressione al
successo, presentavano una risposta psico
sociale più positiva. Comunque dalla
ricerca non furono evidenziate relazioni
tra genitori e la percezione psico sociale
dei bambini.
*da International Journal of Sport Psychology,
1998, Vol. 29, Iss 1, pp. 324-338
Titolo originale: The relationship among perceived competence, intrinsic motivation and control
perceptions in youth soccer
*da Pediatric Exercise Science, 1999, Vol 11, Iss,
pp. 44-62
Titolo originale: Parental influence on children’s
cognitive and affective responses to competitive
soccer partecipation
N
di M.L. Babkes, M.R.Weiss*
Q
III
Definizione di un
modello per
valutare l’influenza
della sezione
muscolare della
coscia sulla
prestazione di
salto verticale in
giovani calciatori
professionisti
0.330+0.32 metri quadrati. Il PPO nel salto è
risultato essere pari a 4981+380 Watt. La relazione logaritmica lineare tra CSA e PPO, qualora espressa nella forma y=ax (con x elevato
alla b), riporta un esponente b pari a 0.67 (r
al quadrato = 0.73, 95% C.I.o.54-1.27). I valori
dell’esponente b, in questo studio, si distribuiscono attorno al valore teorico determinato mediante la teoria della proporzionalità
corporea. Questo studio evidenzia che, quando si vuol controllare l’influenza delle dimensioni corporee allo scopo di effettuare comparazioni interpersonali della prestazione di
salto verticale dovrebbe essere applicate
appropriate tecniche.
d i A . M . B a t t e rh a m , C . A . B a r n e s ,
D.R.Mullineaux *
L
’abilità di generare una elevata potenza
muscolare è una caratteristica che è
propria di numerose azioni di gioco nel
calcio. Al fine di effettuare valide comparizioni tra le prestazioni di diversi soggetti è bene
limitare al minimo l’influenza della taglia corporea. Lo scopo di questo studio è stato quello di verificare quale fosse la migliore modalità di controllare l’influenza della sezione
trasversa della coscia (CSA) sulla prestazione
di salto verticale in giovani calciatori di Èlite.
Alla ricerca hanno preso parte nove giocatori
professionisti (età 18.1+0.6 anni; altezza
181+6 cm.; massa 70.5+5.0 Kg.) che si sono
offerti volontari alla sperimentazione. Dopo
un riscaldamento standard, ciascuno dei giocatori ha effettuato tre salti verticali mediante
contro movimento su di una pedana dinamometrica (AMTI, OR6-7, Watertown, MA USA).
Le forze campionate, a 100hz, sono state
acquisite attraverso l’AMLAB (Lane Cove,
Australia). Lo sviluppo della potenza è stato
valutato derivandolo dal prodotto tra la risultante verticale della forza con la velocità del
centro di massa (l’impulso netto della forza
verticale diviso la massa corporea). Il massimo
valore ottenuto nei tre salti è stato ritenuto il
valore da tenere in considerazione e, quindi,
utilizzato per i calcoli e considerato come
picco massimo di potenza (PPO). La sezione
trasversale della coscia è stata determinata
mediante Risonanza Nucleare Magnetica nel
punto medio del femore. I valori della sezione
media della coscia, ottenuti combinando i
valori delle due gambe, è stato pari a
IV
*d a Te k n o s p o r t n . 1 1 A b s t r a c t p r e s e n t a t o
al IV Congresso Mondiale “Science and
Football” Sidney 1999
Titolo originale: Modelling the influence of thigh muscle cross sectional area
on vertical jump per formance in young
professional soccer players.
FORMAZIONE
E ISTRUZIONE TECNICA
PREPARAZIONE ATLETICA
L’INFLUENZA DELLA FATICA
SULLA PRECISIONE-VELOCITÀ
DEL TIRO IN PORTA
IN GIOVANI CALCIATORI
di Massimo Civalleri *
L
a prestazione “tiro in porta”
può essere rappresentata in
termini di precisione e velocità, ma la prestazione ottimale è
sicuramente quella che permette
al calciatore di segnare una rete.
Dufour (1989) afferma che il 90%
delle azioni d’attacco termina
senza un tiro in porta, mentre, del
restante 10%, soltanto l’1% realizza una rete in quanto:
• il 45% dei tiri vengono bloccati
dal portiere o vengono intercettati dalla difesa;
• il 45% dei tiri finiscono fuori
dello specchio della porta.
Perché una così alta percentuale
di tiri non ha successo? Tra i vari
fattori che possono influenzare
negativamente il tiro in porta vi è
la fatica. Infatti la diminuzione
dell’attenzione e, quindi, della
precisione che si registra a fine
partita è spesso legata al fatto che
il giocatore è psicologicamente
affaticato (Weineck, 1994). La
fatica, infatti, influenza negativamente la capacità di elaborazione
del cervello in quanto le poche
risorse disponibili (l’attenzione
lavora solo con pochi bit d’informazione) sono, in questo caso,
riportate brutalmente sulle spiacevoli sensazioni di fatica muscolare proveniente dall’interno
dell’organismo. Inoltre, influenzano direttamente la potenza del
tiro e di conseguenza la sua velocità. Tutto questo può provocare,
da parte del giocatore, delle risposte automatizzate in confronto
alle altre. Cioè le risposte tendono
a prevalere indipendentemente
dal loro grado di efficacia.
Sovente, in situazioni di gara particolarmente stressanti ed affaticanti, sequenze motorie errate o
poco convenienti tendono a riapparire, soprattutto nei soggetti
ancora in fase di apprendimento
tecnico
(Weineck,
1994).
Emozioni e fatica modificano
dunque, generalmente in modo
negativo, le capacità di elaborazione del cervello (precisione) e le
capacità fisiche (velocità del tiro).
Lo scopo di questo lavoro è quello
di verificare l’influenza della fatica sulla precisione e sulla velocità
del tiro con dei giovani calciatori.
In particolare, si è cercato di verificare se c’era o meno una diminuzione della prestazione “tiro in
porta” nei parametri precisione e
velocità dovuta alla fatica.
2. REFERENZE BIBLIOGRAFICHE
Prima di verificare il comportamento del tiro in porta sotto
l’influenza della fatica, è stato
fatto uno studio generale della letteratura sportiva concernente la
fatica e la precisione-velocità del
tiro in porta nel calcio.
2.1 Le teorie della fatica ( in Martin
“Fatica e controllo dell’allenamento”)
Ci sono due ipotesi: la prima
distingue la fatica centrale e la
fatica periferica, l’altra cerca di
provare che questa differenza è
inammissibile, perché non c’è
fatica di natura periferica senza
ripercussioni centrali e la fatica
viene trattata come fenomeno globale. De Marees (1979) distingue
la fatica centrale e la fatica periferica, sapendo che essa è una fatica
muscolare dove i bisogni energetici della muscolatura non sono più
coperti e l’equilibrio tra i processi
metabolici di demolizione e di
assimilazione non potrebbe più
essere mantenuto. Nella fatica
centrale si evidenzierebbe un peggioramento delle capacità di rendimento coordinativo che sarebbe
causato da una pesante attività
muscolare (perifericamente) e da
un carico elevato di lavoro di
coordinazione (centralmente).
Anche Kuchler (1983), nella sua
teoria della fatica muscolare,
distingue la fatica centrale, riferita
al lavoro del sistema nervoso centrale, e la fatica periferica, comprendente i processi che si sviluppano in periferia nel sistema neuromuscolare. Contro queste teorie Findeisen et al. (1983) sostengono l’idea che, per lo stretto
intreccio tra i diversi fattori dei
processi di affaticamento muscolare e delle prestazioni coordinative
del sistema nervoso centrale, non
sarebbe possibile distinguere tra
fatica periferica e fatica centrale.
Secondo loro, si possono differenziare solo gradi diversi di affaticamento, per cui distinguono tra
fatica ed esaurimento. I fenomeni
della fatica scompaiono entro le
24 ore, quelli di esaurimento solo
dopo tre/sette giorni. Le stesse
argomentazioni vengono addotte,
dal punto di vista della fisiologia
del lavoro, da Ulmer (cfr.
Schmidt, Thews, 1976) che evidenzia dal punto di vista teorico
una fatica fisica (muscolare) ed
una psichica, ma ricorda che le
due forme appaiono generalmente combinate. Anche in Ulmer la
fatica viene graduata in esaurimento ed eccesso di carico (superallenamento). Nel primo si raggiunge un accentuato stato di
affaticamento a breve termine,
mentre nel secondo l’equilibrio
tra fatica e recupero viene alterato
per un lungo periodo. Questa
distinzione fra fatica ed esaurimento ha una lunga tradizione in
fisiologia (Schafer, 1959, Haider,
1962, Schmidtke, 1965); l’esaurimento viene visto principalmente
* Preparatore Atletico
Tesi di fine corso 1999
25
FORMAZIONE
E ISTRUZIONE TECNICA
PREPARAZIONE ATLETICA
come stato eccessivo di fatica o
viene definito come stato cronico
di affaticamento. Ci sono dunque
dei problemi per formulare una
teoria della fatica. Il problema è
affrontato con difficoltà perché,
come dicono Edwards (1981),
Bigland-Ritche, (1981) e Davies,
McDonagh (1982), l’esecuzione
delle azioni motorie è sottoposta a
meccanismi complessi di controllo, basati su diversi sistemi fisiologici e psicologici che possono
essere paragonati ad una catena
di comando con diverse componenti. Dunque se lo sviluppo di
una azione sportiva dipende dal
funzionamento di un elemento di
questa catena, vuol dire che il solo
venir meno di uno di essi può
condurre alla diminuzione del
rendimento muscolare, cioè alla
fatica. La fatica nel rendimento
muscolare sembra dipenda, anzitutto, dal genere e dall’intensità
di carico. Secondo la valutazione
di Davies, McDonagh (1982), i
carichi con intensità massima portano ad una improvvisa disfunzione nella trasmissione neuromuscolare e nel potenziale muscolare
e vengono accompagnati da un
rapido svuotamento delle riserve
di creatinfosfato e da un aumento
dell’ADP, che a loro volta possono
portare al mancato funzionamento della fase eccitazione/contrazione del muscolo. Ad intensità di
carico leggermente minori, che
possono essere mantenute per
ore, è probabile che la fatica
venga prodotta dallo svuotamento
delle riserve di glicogeno epatico
muscolare.
2.2 Velocità e precisone del tiro in
porta (in Bosco-Luthanen “Fisiologia
e biomeccanica applicata al calcio”)
La velocità impressa alla palla da
un calcio effettuato con il collo
del piede da giocatori esperti è
26
stata registrata da vari studiosi ed
è: 18-20 m/s (Isokawa et al.,
1987), 18-22 m/s (Luthanen,
1987), 20 m/s (arto dominante) e
17 m/s (arto non dominante)
(Narici, Sirtori, Mognoni, 1987).
Roberts (1986) afferma che la
velocità del piede nel momento in
cui sta per colpire la palla è
approssimativamente di 18-24
m/s e, se il contatto è buono, la
velocità della palla può essere fino
a 7 m/s maggiore di quella del
piede. Robertson (1985) ha notato che la velocità della palla prodotta da giocatori esperti (giocatori olimpionici canadesi) è di 2427 m/s. Calcoli effettuati durante
il Campionato del Mondo 1990,
attraverso la televisione, suggeriscono che le velocità prodotte dai
migliori giocatori professionisti
possono raggiungere i 32-35 m/s.
Plagenhoef (1971) non ha trovato
un buon rapporto tra la velocità
del piede e della palla ed ha concluso che la posizione del piede
quando colpisce il pallone è una
variabile maggiore rispetto al raggiungimento della velocità massima del piede. Invece Zernicke
(1978) ha notato che in un calcio
di punta, eseguito a velocità elevata (più di 27,4 m/s), media (21,3
m/s) e lenta (15,23 m/s) da giocatori professionisti, c’è una stretta correlazione tra velocità del
piede e della palla. Asami (1983)
ha notato, inoltre, che i giocatori
esperti calciano la palla ad una
maggiore velocità rispetto a giocatori meno esperti, malgrado la
velocità del piede sia la stessa. Ne
hanno concluso che la capacità di
ottenere una buona rigidità del
corpo mentre si calcia è la chiave
per un miglior rendimento nel
calciare il pallone. Si è scoperto
che la rigidità del piede è più
importante del blocco della cavi-
glia. La velocità dei tiri dipende
soprattutto dall’area di contatto
del piede con la palla. Le dimensioni maggiori della palla favoriscono una maggiore precisione.
Efficacia e precisione meccaniche
nel calciare sono state al loro massimo quando la velocità della
palla è stata dell’80% massima
(Asami,et al., 1976).
3. PROTOCOLLO SPERIMENTALE E METODI
3.1 Popolazione
La popolazione oggetto della
ricerca era composta da 15 giovani calciatori, di età compresa tra i
15 ed i 16 anni. I soggetti partecipano al campionato “allievi”. La
tabella 1 mostra i dati antropometrici dei soggetti.
3.2 Prova di valutazione
La prova è composta da tre
momenti:
a.una prima serie di 10 tiri in
porta;
b. una serie di esercitazioni affaticanti;
c.una seconda serie di 10 tiri in
porta.
3.2.1. Protocollo della prova
A) Prima serie di tiri
Vengono effettuati 10 tiri in
porta dalla distanza di 16.50 m.
(corrispondenti al limite dell’area
di rigore). La porta è tracciata su
un muro nel modo illustrato in
fig. 1.
I tiri sono effettuati uno di
seguito all’altro nel tempo fissato
di 1’40”. Vale a dire 10 secondi
per tiro. A ciascun tiro viene assegnato un punteggio in base al
punto della porta colpito. II punteggio è il seguente: zona A: 4
punti; zona B: 2 punti; il resto
della porta è considerato fuori
(zona F: 0 punti). Dunque, come
si può vedere dalla figura, le zone
da colpire sono quelle angolari. II
FORMAZIONE
E ISTRUZIONE TECNICA
PREPARAZIONE ATLETICA
Tabella 1
Figura 1
pallone deve essere colpito senza
effettuare rincorsa, calciando di
collo piede. L’operatore segna su
una tabella, per ciascun tiro, la
zona colpita dal pallone.
B) Esercizi affaticanti
1. Esecuzione del test di
Cooper;
2. Esecuzione di una serie di tre
sprint eseguiti a navetta.
Test di Cooper: correre, il più
rapidamente possibile, per 12
minuti, senza interruzione. II
risultato del test è rappresentato
dalla distanza che il giocatore è
riuscito a percorrere nel tempo
stabilito.
Tre sprint a navetta: andare e
tornare su 5-10-15 m. (fig. 2), per
un totale di 60 m. per sprint. Tra
le tre ripetizioni ci sono 30” di
recupero.
C) Vedi il punto A.
3.3. Procedura di applicazione
II giocatore, dopo il riscaldamento, comincia la prova effettuando la prima serie di 10 tiri in
porta. Poi comincia a correre (su
un percorso prestabilito, meglio
se di 200 o 400 m.)
AI termine dei 12 minuti, il giocatore si ferma e viene segnata la
distanza percorsa. Dopo 45” il soggetto effettua i tre sprint a navetta
alla massima velocità. La prova
finisce con l’esecuzione della
seconda serie di 10 tiri. Durante
tutta la durata della prova, a intervalli regolari, la frequenza cardiaca del soggetto (cardiofrequenzimetro) viene presa e scritta su
una tabella, dove vengono anche
registrati i dati antropometrici del
soggetto. Durante le serie di tiri in
porta un registratore, messo in
modo da essere alla stessa distanza
dal pallone e dal muro, registra il
rumore del contatto tra piede e
palla e il rumore del contatto tra
palla e muro. Questo serve per
determinare la velocità del pallone e quindi del tiro. I due rumori
registrati ci danno un intervallo di
tempo, dai quali, con un computer, si può ricavare la velocità
effettiva del tiro.
3. 4. Luogo e periodo di acquisizione dei dati.
II luogo utilizzato per effettuare
la prova è stato il campo di gioco.
27
FORMAZIONE
E ISTRUZIONE TECNICA
PREPARAZIONE ATLETICA
Figura 2
Su un muro è stata tracciata la
porta modificata. Sul terreno di
gioco è stato tracciato un percorso di 200 m. di lunghezza. La
prova è stata eseguita tra marzo e
aprile.
4. RISULTATI
4.1. Trattamento statistico
Le medie della velocità dei tiri
realizzati nelle due prove, come i
punteggi ottenuti, per quanto
concerne la precisione, sono stati
comparati utilizzando il t-test di
Student e il test di Wilcoxon.
Per tutti i calcoli statistici la
soglia di significatività è stata fissa28
una differenza significativa
(P”0,05) con i valori medi (velocità) dei 10 tiri della seconda
prova (M(1-10)2%) effettuata
nelle stesse condizioni sperimentali (r=0,91 ) dopo gli esercizi affaticanti (x=52,59 -+ 6,02 Km/h)
(mls 14,61-+1,67).
La differenza media tra le velocità medie della prima prova e le
ta a P”0,05.
4.2 Precisione dei tiri
La media dei punteggi ottenuti
al termine della prima prova è
stata di 6,13 + 3,89 (n=15). Alcuna
differenza significativa (P>0.05) è
stata rilevata con il valore medio
dei punteggi dei tiri nella seconda
prova effettuata dopo gli esercizi
affaticanti. (6,53 + 3.95).
4.3. Velocità dei tiri
Le velocità medie (espresse in
Kmlh) dei 10 tiri della prima
prova (M(1-10)1 %) sono nella
tabella 2 e hanno una media di
Kmlh 54,29 -+ 5,47 (m/s 15,08 +1,52) (n=15). Da sottolineare
velocità medie della seconda
prova è stata di -1,7 -+ 2,44 Kmlh
(mls -0,47 -+ 0,68) (n=15). .
Altrettanto significativa (P<0,05)
si rivela essere la differenza tra la
velocità media dei primi 5 tiri
[M(1-5)1%) della prima prova e
quella degli ultimi cinque tiri
[M(6-10)2%) della seconda prova
(tabella 2).
4. 4 Esercizi affaticanti
Si è preso in considerazione
solo il test di Cooper. I risultati
sono visibili nel grafico (fig.3).
La distanza media percorsa è stata
di m. 2594 -+ 235 (n=15).
4.4.1. La frequenza cardiaca
FORMAZIONE
E ISTRUZIONE TECNICA
PREPARAZIONE ATLETICA
Figura 3
Figura 4
La frequenza cardiaca è stata
rilevata per avere un’indicazione
sull’intensità delle prove e in particolare durante le esercitazioni
affaticanti, in quanto, attraverso
essa, si manifesta I’effetto dello
sforzo totale sull’organismo
(Weineck 1994).
I risultati sono stati soddisfacentì. Utilizzando il normogramma di Astrand: 220 b.m. - età, che
permette di ottenere la frequenza
cardiaca massima teorica, è stata
comparata quest’ultima con la frequenza cardiaca massima ottenuta
durante lo sforzo. Come si può
vedere nella tabella 3, la percentuale di lavoro (% LAV.) è stata, in
tutti i soggetti, superiore all’85%,
addirittura per 14 soggetti è risultata superiore al 90%.
5. DISCUSSIONE E CONCLUSIONE
5.1. Discussione
Come si può vedere dai risultati
ottenuti nelle due prove (fig.4),
per quanto concerne la precisione del tiro non si é ottenuto
nulla, perché su 15 soggetti esaminati, 5 hanno migliorato il punteggio ottenuto nella prima prova,
6 hanno peggiorato e 3 sono stati
nulli, Le differenze ricavate dai
punteggi delle due prove non
sono state significative (P>0,05).
Per quanto riguarda la velocità
del tiro si può sottolineare che c’è
stata una diminuzione della velocità tra la velocità media dei primi
10 tiri e quella dei secondi 10 (fig.
5).
Le velocità medie dei tiri effettuati nelle prove sono state comparate tra loro, utilizzando il Ttest di Student e si è trovata una
differenza significativa, quindi
non casuale (P”0,05) (fig.6).
Inoltre le due prove sono state
effettuate nelle medesime condizioni sperimentali, come testimo29
FORMAZIONE
E ISTRUZIONE TECNICA
PREPARAZIONE ATLETICA
Figura 5
Figura 6
Figura 7
Figura 8
30
nia l’alto coefficiente di correlazione (r=Q,91 ) (fig.7).
Altrettanto significativa (P<0,05)
risulta essere la differenza tra la
velocità media dei primi 5 tiri
della prima prova e quella degli
ultimi cinque tiri della seconda
prova.
Questi valori risultano dalla
scomposizione delle due prove a
metà, cioè prendendo in considerazione separatamente i primi 5
tiri e i secondi 5 (fig.8).
Come già detto precedentemente, l’intensità dello sforzo è stata
rilevata prendendo la frequenza
cardiaca dei soggetti durante la
prova. Si può vedere dal grafico
(fig.9) come la frequenza cardiaca massima ottenuta, tradotta in
percentuale di lavoro, varia
dall’85%/% al 100%/% della frequenza cardiaca massima teorica.
Per questo si può dire che i soggetti hanno risposto bene alle
richieste impegnandosi a fondo, a
volte al massimo, come prevedeva
il protocollo del test di Cooper.
Quest’ultima affermazione può
essere confermata del grafico successivo (fig.10), dove sono stati
sovrapposti i risultati del test di
Cooper e le percentuali di lavoro.
5. 2. Conclusione
In conclusione si può dire che
l’ipotesi di lavoro alla base di questo studio è stata in parte confermata.
Mentre per la precisione non si
sono avute delle differenze significative, per quanto riguarda la
velocità dei tiri c’è stata una
diminuzione della prestazione
“tiro in porta” sotto l’influenza
della fatica. Dal punto di vista
pratico, questo studio e il tipo di
prova proposto possono servire
per determinare quali potrebbero essere i giocatori che alla fine
della partita sono ancora in
FORMAZIONE
E ISTRUZIONE TECNICA
PREPARAZIONE ATLETICA
Figura 9
forma e che, in fese di realizzazione di un gol, possono risultare
• non bisognerà avvertire i giocatori dei punteggi delle diverse
Figura 10
più efficaci, perché non patiscono un calo delle prestazioni di
precisione-velocità del tiro dovuto all’affaticamento.
6. CONSIDERAZIONI FINALI
La prova denuncia dei limiti:
zone, come è successo invece
in questo studio. Questo per
evitare tiri di “sicurezza” (in
zona B), che garantiscano lo
stesso l’acquisizione di punti.
• la prova si rivela complessa,
perché richiede molto tempo e
non permette l’esecuzione contemporanea di più persone. Inoltre per
poter essere sviluppata con efficacia,
bisogna prevedere
la presenza di almeno due operatori,
che controllano la
regolarità della
prova.
D’altronde:
• il test di Cooper si
rivela un buon esercizio affaticante
(purché sia svolto
con serietà e diligenza). Quindi è
possibile sfruttare
un test molto conosciuto e utilizzato.
• inoltre, se si considera la prova del
soggetto
G.G.
(Cooper 2200 m.
all’85%% della sua
FC max teor.), che
ha evidenziato un
incremento notevole della velocità dei
tiri per un mancato
affaticamento, allora si può far notare
che gli altri soggetti
hanno svolto la
prova in modo
esemplare e corretto.
Questo studio lascia
spazio ad ulteriori
approfondimenti
soprattutto riguardo:
• al tipo di esercizio da effettuare per affaticare i soggetti esaminati;
• al tipo di prova da utilizzare
per valutare la precisione del
tiro in porta;
31
FORMAZIONE
E ISTRUZIONE TECNICA
PREPARAZIONE ATLETICA
LA RESISTENZA PASSIVA
di Riccardo Capanna*
C
onsiderazione sull’allenamento della forza e della
resistenza
Ho l’impressione che, in questo
momento storico, si stia enfatizzando troppo l’importanza degli esercizi di rafforzamento proposti indiscriminatamente. Penso, invece,
che sia necessario perseguire solo
l’incremento di quelle qualità di
forza, che risultino praticamente
utilizzabili per fare migliorare tecnicamente il giocatore. Partendo
da questo presupposto, credo che
il calciatore debba allenarsi essenzialmente per sviluppare, o mantenere inalterate, le capacità fisiche
che possano ottimizzare il suo
comportamento in gara (accelerare, pressare, eseguire cambi di
direzione, calciare, ecc.). In questo
senso sono da privilegiare soprattutto le esercitazioni di forza esplosivo - elastica.
Se, invece, si presenta la necessità di riequilibrare delle insufficienze muscolari, o rieducare
l’atleta dopo un infortunio, è ovvio
che bisogna utilizzare anche i
metodi classici della pesistica, e/o
l’elettrostimolazione, ritenuti idonei allo sviluppo della forza massimo-dinamica o di quella derivante
dall’aumento della massa muscolare. Nonostante, però, su vari fronti
si affermi il contrario, credo sia la
resistenza la capacità fisica che più
caratterizza la prestazione di un
giocatore, in quanto assicura un
rendimento tecnico-tattico costante sia in una singola partita, che a
lungo termine, per un numero elevato di partite. Alla luce di questa
affermazione, reputo sia giunto il
momento di accettare l’evidenza
che esiste un tipo di resistenza specifica, il cui sviluppo si basa su presupposti strettamente collegati alle
esigenze tecniche del gioco del cal32
cio e, per tale ragione, si renda
necessario programmare delle
modalità di allenamento sostanzialmente diverse da quelle applicate
attualmente. In questo senso, il
mio è un tentativo di perseguire
una nuova strada.
I presupposti della proposta
Durante una partita di calcio,
qualunque sia la durata delle
pause che separano una fase di
gioco dall’altra, l’attività dei meccanismi di recupero risulta insufficiente a reintegrare totalmente le
energie consumate. Questo significa che il giocatore disputa buona
parte della partita in un regime in
cui deve resistere ad un affaticamento progressivamente crescente.
Se ora vogliamo definire quale
sia il “tipo di resistenza” che deve
essere sviluppata per opporsi alla
fatica, non possiamo certo fare
riferimento al modello classico che
deriva dall’atletica leggera, perché
in questa disciplina il termine resistenza è sinonimo di sforzo continuativo.
Nel calcio, al contrario, la prestazione è caratterizzata dall’alternarsi di fasi attive e da pause, per cui il
modello di resistenza tende ad
identificarsi “nella capacità di
saper riprodurre, tutte le volte che
le esigenze della partita lo richie-
Considero le PAUSE il fulcro del mio progetto di lavoro, poiché tanto più un atleta recupera rapidamente
durante ognuna di esse,
tanto minore sarà l’incidenza dell’affaticamento sulla
sua prestazione complessiva.
dono, un’attività tecnico - tattica
redditizia”.
Questa affermazione è confermata da studi effettuati da Brooks e
McGarry (1995), i quali affermano
che soggetti allenati e non allenati,
a parità di sforzo, producono la
medesima quantità di lattato, ma i
primi si distinguono perché possiedono un sistema di smaltimento
più efficace.
Se l’equazione - più si è allenati,
più rapido è il recupero - è vera, ho
motivo di credere che sia possibile
perseguire modalità di allenamento più efficaci, di quelle utilizzate
attualmente, per ridurre drasticamente i tempi di ripristino dopo
uno sforzo.
La capacità che ha l’organismo
di incrementare l’attività biochimica che si realizza durante la pausa,
l’ho chiamata RESISTENZA PASSIVA, per distinguerla dalla resistenza attiva che è, invece, la capacità di estrinsecare energie biochimiche durante uno sforzo.
Una strategia pratica
Secondo il mio modo di pensare,
per affrontare il problema di come
allenare la resistenza passiva, non
ci sono possibilità di compromesso
tra il “tradizionale” ed il “nuovo”.
La programmazione tradizionale, che deriva direttamente dagli
studi effettuati all’inizio degli anni
‘50 da un Autore dell’ex Unione
Sovietica (Metveev), prevede, nel
periodo di precampionato, una
prima fase di allenamento in cui la
quantità di lavoro è elevata e le
pause sono brevi. Seguono una
* Preparatore Atletico
F.C. Genoa calcio
Settore Giovanile
FORMAZIONE
E ISTRUZIONE TECNICA
PREPARAZIONE ATLETICA
seconda ed una terza fase in cui,
progressivamente, la quantità
decresce e la durata delle pause
aumenta. Inoltre l’intensità, che è
bassa all’inizio della preparazione,
aumenta decisamente prima
dell’inizio del campionato.
Durante il campionato, poi,
l’intensità e la quantità si stabilizzano, così come avviene per la durata
delle pause. La programmazione
che propongo segue, invece, la
prassi seguente. Nei primi 4/8
giorni iniziali del periodo di precampionato, detti di “rodaggio”, si
gettano le basi del lavoro futuro. Si
struttura, per ognuna delle sei
tipologie di allenamento codificate
(vedi in seguito), un rapporto qualità - intensità dello stimolo che
rimarrà inalterato per tutto il campionato. Vengono fissate, così, le
modalità gestuali con cui sono
effettuate le esercitazioni (qualità
dello stimolo) ed il loro rapporto
spazio - temporale (intensità dello
stimolo). In questo momento le
pause sono relativamente ampie.
Successivamente, inizia un percorso allenante, che procederà per
tutta la durata del campionato. A
tale percorso fa da guida la legge
biologica detta “sindrome generale
di adattamento”, che permette di
perseguire livelli sempre più elevati di rendimento. L’incremento del
carico di allenamento, in tal senso,
prevede, per ognuna delle tipologie di esercitazione previste, la
modulazione dello stimolo allenante attraverso l’incremento progressivo della quantità, ed il decremento progressivo della durata
delle pause.
Le caratteristiche che contraddistinguono i vari tipi di allenamento
La struttura di ogni seduta sottende al principio dell’intermittenza, che permette di program-
Tutte le esercitazioni indicate di seguito sono utilizzate
per stimolare l’organismo
dell’atleta, affinché possa
essere ottimizzato il rendimento dei meccanismi di
recupero specifici, attivati da
ogni tipo di sforzo che precede le pause.
mare un elevato numero di pause.
Le caratteristiche delle esercitazioni che, attualmente, sembra
possano risolvere il problema
sono:
Tipologia specifica 1a
- Comprende miscele di distanze
dai 50 m. ai 300 m. (questi ultimi in maggiore quantità durante il precampionato).
I tratti dai 50 m. ai 100 m.
sono percorsi ad intensità
medio - alta ad un ritmo da
14”/15” sui 100 m. I tratti più
lunghi sono percorsi ad un
ritmo di 18”/20” sui 100 m.
Tipologia specifica 1b
- Comprende delle ripetizioni
della durata di 4’/5’ in cui
sono miscelati, a piacere, 2”/3”
percorsi ad alta intensità, con
10”/15” percorsi in corsa lenta,
ed 8”/10” percorsi ad intensità
media.
Tipologia speciale 1c
- Comprende l’attività di gioco
con la palla. Sono compresi il
possesso palla o le mini partite
su campi ridotti, che ho chiamato “esercizio di gara”, e le
esercitazioni tecnico-tattiche in
regime di resistenza.
Tipologia specifica 2a
- Comprende prove brevi, da 5
m. a 30 m., corse ad intensità
massima.
Tipologia specifica 2b
- Comprende prove, dai 30 m.
ai 60 m., corse ad intensità sotto
massimale.
Tipologia speciale 2c
- Comprende prove, di lunghezza variabile dagli 8 m. ai 60 m.,
suddivise in tratti di 4m. - 5m.
molto angolati l’uno rispetto
all’altro (angolo inferiore ai
90°). L’esercizio prevede nella
corsa un impegno massimale
ed inoltre, fra un tratto e
l’altro, agli atleti è richiesto un
brevissimo arresto con immediata ripartenza, od un repentino cambio di direzione senza
soluzione di continuità. Sono
esercitazioni con cui è possibile
sviluppare concretamente le
capacità di forza specifica del
calciatore (capacità di accelerare e frenare) in regime di resistenza.
Perché alcune esercitazioni
sono indicate come specifiche
ed altre come speciali
A questo proposito, bisogna
fare una precisazione per evitare
delle incomprensioni. Nello
sport, il carico di allenamento
rappresenta lo “stimolo” che,
preposto ad avviare un processo
di adattamento, ha carattere di
specificità, perché in grado di
determinare un effetto direttamente correlato con la causa che
l’ha provocato. Anche l’adattamento, cioè il risultato ottenuto
con l’allenamento, può risultare
più o meno correlato con le qualità fisiche, tecniche e tattiche
necessarie per migliorare il rendimento in fase agonistica, per
cui sono codificate diverse tipologie di preparazione.
L’ordine crescente di correlazione prevede in successione la
Preparazione fisica generale
(PFG), la Preparazione fisica
specifica
(PFSca),
la
33
FORMAZIONE
E ISTRUZIONE TECNICA
PREPARAZIONE ATLETICA
Preparazione fisica speciale
(PFSle), l’Esercizio di gara, e la
Gara. In risposta alla domanda,
preciso che ritengo “specifiche”
le esercitazioni caratterizzate da
una corsa di tipo atletico. Queste
ultime hanno una correlazione
più bassa rispetto alle esercitazioni “speciali”, con le quali,
invece, il giocatore mira allo sviluppo di una qualità fisica, utilizzando forme motorie (tecnica
con e senza palla) uguali a quelle che realizza durante la partita.
Sono esercitazioni speciali, e le
identifico come “esercizio di
gara”, anche il possesso palla e le
mini partite eseguite con un
numero limitato di giocatori (da
1>1 a 5>5), nelle quali, oltre
all’aspetto fisico, assume rilevanza anche quello agonistico.
La quantità totale, in metri od
in minuti, per ogni tipo di esercitazione
A campionato inoltrato reputo
sufficiente la quantità seguente:
Nelle esercitazioni 1a, la
distanza oscilla dai 2000 m. ai
3000 m.
Nelle esercitazioni 1b, la durata oscilla dai 15’ ai 20’.
Nelle esercitazioni 1c, la durata oscilla dai 15’ ai 30’ comprese
le pause.
Nelle esercitazioni 2a, la
distanza oscilla dai 500 m. ai 600
m.
Nelle esercitazioni 2b, la
distanza oscilla dai 1200 m. ai
1500 m.
Nelle esercitazioni 2c, la
distanza oscilla dai 1000 m. ai
1200 m.
Durata delle micropause fra le
ripetizioni e delle macropause
fra le serie
Ricordando che l’incremento
34
dell’Entità del carico di allenamento, effettuato progressivamente attraverso la riduzione dei
tempi di pausa, fa parte integrante del mio metodo, posso
precisare che in una situazione
di preparazione avanzata la
durata della pausa può essere:
Nelle esercitazioni 1a, fra le
ripetizioni 30”/20”; fra le serie
3’/1’30”.
Nelle esercitazioni 1b, fra le
ripetizioni 3’/2’.
Nelle esercitazioni 1c, fra le
ripetizioni 60”/30”; fra le serie
2’/30”.
Nelle esercitazioni 2a, fra le
ripetizioni 40”/10”; fra le serie
3’/2’.
Nelle esercitazioni 2b, fra le
ripetizioni 30”/20”; fra le serie
3’/2’.
Nelle esercitazioni 2c, fra le
ripetizioni 30”/15”; fra le serie
3’/2’.
Queste sono indicazioni di
citazioni sono organizzate con
distanze, tempi di percorrenza e
pause mantenute pressoché
costanti per tutta la seduta.
Il metodo che propongo prevede, invece, l’utilizzazione di varie
possibilità, miranti a soddisfare
esigenze più simili alla partita.
Una prima variante prevede di
alternare nelle serie, o nelle
sedute:
• Distanze costanti - pause
variabili
• Distanze variabili - pause
costanti
• Distanze variabili - pause
variabili
Applicando un’altra variante,
specie durante il Campionato, si
possono prevedere, per ogni
ripetizione, dei cambi di ritmo
(veloce - lento - veloce).
Un’ulteriore variante consiste
nell’inserire, nell’ambito delle
ripetizioni, dei micro-micro
recuperi (1” - 2”) con ripartenza
Es. di Programma settimanale delle esercitazioni durante il campionato
Mart.
Merc.
Vene.
1ª Sett.
2ª Sett.
3ª Sett.
4ª Sett.
1a
2b
Forza
1c (5>5)
2a
Forza
1b
2c
Forza
1a + 1b
1c (3>3)
Forza
massima. E’ possibile personalizzare il tempo di pausa, tenendo
conto delle verifiche effettuate
attraverso le esercitazioni cronometrate che sono indicate come
test Capanna a “navetta”.
Considerazioni relative alla
durata delle esercitazioni e delle
pause
E necessario precisare che,
nella prassi tradizionale, le eser-
da fermi.
Programma settimanale delle
esercitazioni durante il campionato
Le esercitazioni 1a, 1b, 1c (5>5
ed eventualmente il 4>4): il martedì.
Le esercitazioni 2a, 2b, 2c, 1c
(3>3 ed eventualmente l’1>1e/o
il 2>2): il mercoledì.
Le esercitazioni di FORZA
FORMAZIONE
E ISTRUZIONE TECNICA
PREPARAZIONE ATLETICA
coordinativa, mirate allo sviluppo dell’accelerazione, e le esercitazioni 2a con pause ampie: il
venerdì.
Ad esempio:
Gli esercizi di forza solo il
venerdì
Si può affermare che il muscolo può sviluppare la forza in
vario modo. In particolare, nel
mio programma del venerdì,
non rientrano la pesistica e
l’elettrostimolazione, ma gli
esercizi di forza coordinativa
(balzi e sprint) utilizzati per
“insegnare o ricordare” all’organismo come si estendono rapidamente gli arti inferiori.
E’ un’attività, a carattere qualitativo, che permette di migliorare il gesto atletico ed ottimizzare
la fase di accelerazione nella
molto più delle cosiddette esercitazioni di rapidità.
L’organizzazione dell’attività
durante il precampionato
Il precampionato è caratterizzato
dal fatto che le sedute di allenamento sono concentrate nel
tempo.
La logica dell’alternanza dei vari
tipi di esercitazioni è, però, la
medesima che regola l’organizzazione di una settimana durante il
campionato (prima seduta: una
tipologia del gruppo 1; seconda
seduta: una tipologia del gruppo 2
o 1c (5>5); terza seduta: la Forza).
Ad esempio:
Verifica del miglioramento della
capacità di recupero
Gli adattamenti alla migliorata
capacità di recupero li controllo
Es. di organizzazione dell'attività durante il precampionato
LUN. MAR. MER.
Tecnica Te-Ta
MATTINO
+1a
+2a
POMERIGGIO Te-Ta
Tattica
Riposo
Te-Ta
GIO.
VEN.
SAB. DOM.
2b
Tecnica
Te-Ta
Te-Ta
+Te-Ta
1b
+Forza
+2c
Te-Ta
Te-Ta
1a
Riposo
+Forza +1c(5>5) +Forza +1c(3>3) +Tattica
corsa, momento tecnico spesso
determinante.
Se vi è equilibrio fra quantità
(80 - 100 impulsi) e densità
(pause ampie), gli esercizi non
determinano disturbi muscolari,
ed anzi sollecitano in maniera
specifica il Sistema Ner voso,
applicando periodicamente il test
Capanna a “navetta”. Il protocollo
del test prevede l’esecuzione di tre
esercitazioni cronometrate effettuate a distanza di qualche giorno
l’una dall’altra.
La prima esercitazione comprende 6 prove di 40 m. (20 m. all’anda-
ta e 20 m. al ritorno), corsa alla
massima intensità con un recupero
fra le prove di 40”, la seconda esercitazione con un recupero di 30”, e
la terza con un recupero di 20”.
L’elaborazione dei dati cronometrici si effettua nel seguente modo.
Si calcola, dapprima, il tempo
medio (TM) e, successivamente, di
quanto questo tempo è, in percentuale, più lento della prova effettuata più velocemente (T1), applicando la formula.
DECREMENTO % =
(TM - T1) : T1) * 100
Valutazione dei risultati
Dopo la prima verifica, gli atleti
che hanno un decremento percentuale superiore al 2% sono considerati di 4° fascia. Alla seconda
verifica tutti gli atleti, esclusi quelli
di 4° fascia (che possono ripetere il
test con 40” di recupero), eseguono l’esercitazione cronometrata
con 30” di recupero. Chi non rientra in un decremento del 2% è
considerato di 3° fascia. La terza
verifica, con recupero di 20”, la
effettuano solo gli atleti che negli
altri due test hanno avuto decremento inferiore al 2%. I giocatori
che, dopo questa prova, hanno
decremento superiore al 2% sono
considerati di 2° fascia, chi lo ha
inferiore è qualificato di 1° fascia.
E’ possibile in questo modo suddividere gli atleti in “fasce di capacità” e strutturare le esercitazioni
tenendo in debito conto il reale
adattamento degli atleti. E’ possibile proporre, di conseguenza, un
carico di allenamento con un
“peso” che permetterà all’atleta di
esprimersi sempre al meglio delle
sue possibilità (mantenendo inalterate qualità ed intensità) e, quindi,
ottenere un stimolazione specifica
più significativa.
35
SEZIONE MEDICA
RIABILITAZIONE
LA RIABILITAZIONE NEI
TRAUMI DELL’ARTICOLAZIONE
DELLA CAVIGLIA
di N. Tjouroudis°*, L.Gatteschi*,
M.G.Rubenni *
L
e articolazioni del piede e
della caviglia sono parte di
un complesso sistema che
provvede sia alla stabilità sia alla
flessibilità. Questo complesso articolare è sottoposto a sollecitazioni
di diversa entità in stretto rapporto con diversi fattori quali il gesto
atletico specifico, il livello agonistico, il tipo di calzatura, lo stato
del terreno, l’età e le condizioni
psicofisiche del soggetto.
Epidemiologia
Le lesioni della caviglia sono i
traumi da sport più diffusi.
Costituiscono il 20-25% di tutte le
lesioni nel calcio. Quest’incidenza
può variare tra l’1.7 ed il 2.0 per
mille ore di esposizione al gioco.
Malgrado l’alta frequenza dei
traumi distorsivi della caviglia, esiste una grande varietà di tecniche
diagnostiche cliniche e metodi di
trattamento. L’85% di tutte le
lesioni della caviglia sono distorsive e, di queste, l’85% sono lesioni
dei legamenti laterali. Il legamento deltoideo o legamento mediale
è colpito per il 5% e le lesioni
della sindesmosi tibioperonali
sono circa il 10%. Le lesioni del
complesso legamentoso laterale
della caviglia sono classificate in
tre gradi (I,II,III) secondo l’entità
della lesione ed il grado della
compromissione funzionale
(tab.1).
Nel calcio la causa maggiore
(60%) di lesione è il contatto. Il
riscaldamento insufficiente è considerato anch’esso un importante
fattore di lesione (5%). Il 60-70%
di lesioni si verifica durante le
partite. E’ stata osservata una tendenza all’incidenza di lesioni
all’inizio del primo tempo e verso
la fine del secondo. Il tipo di
lesione non varia secondo il ruolo
di ogni giocatore. Le lesioni sono
più frequenti negli attaccanti
36
Tabella 1
LE LESIONI DEL COMPLESSO LEGAMENTOSO LATERALE
DELLA CAVIGLIA
Distorsioni in assenza di lesioni capsulolegamentose
GRADO I complete del legamento peroneo astragalico anteriore,
l'articolazione è stabile.
Lesione del legamento peroneo astragalico anteriore isolata
GRADO II e parziale lesione del legamento peroneo calcaneare,
provoca limitazione funzionale e instabilità nei casi più gravi.
Lesioni complesse che interessano sia il peroneo astragalico
GRADO III anteriore, il peroneo calcaneare e le altre strutture
legamentose con notevole lacerazione capsulare.
esterni probabilmente per la velocità di conduzione delle azioni, la
ricerca di rimessa del cross verso il
centro area e la tendenza degli
avversari a impedire tale azione
attraverso il contrasto ed il tackling. Inoltre, in generale, le lesioni sono frequenti nei difensori
laterali a causa dei contrasti nel
momento di calciare e degli interventi in scivolata. Il disegno e la
costruzione della scarpa, in relazione ai terreni di gioco, sono fattori importanti per le lesioni del
complesso piede-caviglia.
Trattamento della lesione
Spesso è difficile stabilire
l’entità del danno articolare a
causa della tumefazione, della
contrattura e del dolore riferito
dal paziente. Perciò la valutazione
per l’instabilità con il test del cassetto anteriore, per valutare l’integrità del legamento peroneo
astralgico anteriore, e di rotazione
per valutare la lesione dei legamenti peroneo astralgico anteriore e peroneo calcaneare, possono
essere scarsamente significativi al
fine di valutare l’entità del danno
capsulo-legamentoso. Importante
sottolineare che il recupero di
una lesione inizia nel momento in
cui viene realizzato il trauma ed il
corretto trattamento delle lesioni
della caviglia è determinante ai
fini dell’ottenimento di un rapido
e completo recupero del calciatore. Spesso, infatti, traumi distorsivi
vengono sottovalutati nella loro
importanza e vengono trattati in
maniera inadeguata con una semplice immobilizzazione rigida
(stecca gessata) o con bendaggio
elastico per qualche giorno.
Occorre ricordare che i legamenti
non sono strutture anatomiche
inerti in grado di impedire o permettere i vari movimenti articolari, ma elementi ricchi di recettori
propriocettivi che, emettono
segnali variabili secondo la variazione della velocità, della forza e
della direzione dei movimenti
articolari. Queste informazioni
sono elaborate dai centri superiori di regolazione nervosa che, a
loro volta, inviano stimoli ai
* Sezione Medica Settore
Tecnico F.I.G.C.
° ISEF di Firenze
SEZIONE MEDICA
RIABILITAZIONE
muscoli. Questa risposta muscolare riflessa è in grado di limitare o
impedire un certo movimento
articolare proteggendo le strutture articolari. La lesione legamentosa e il conseguente edema provoca un’alterazione dei segnali
emessi da questi recettori con
conseguente squilibrio della risposta muscolare e l’instaurarsi
dell’instabilità funzionale causa
delle ripetute lesioni recidivanti.
Lo scopo del trattamento iniziale
delle lesioni acute della caviglia è
di proteggere i legamenti danneggiati da un’ulteriore lesione e di
controllare l’edema che si può sviluppare nell’articolazione. Il trattamento delle distorsioni gravi
della caviglia, quando esiste una
completa lesione legamentosa,
può essere conservativo o chirurgico. Molti studi in letteratura
confrontano i risultati di tutti e
due per la determinazione del
miglior trattamento per la stabilità della caviglia. Il trattamento
conservativo funzionale dovrebbe
essere la prima scelta anche nei
casi di lesione completa di un
legamento laterale. Questo tipo di
trattamento include un breve
periodo di protezione della caviglia con tutore ortopedico o bendaggio rigido (taping) che permette una precoce mobilizzazione
e carico. Certi autori raccomandano la riparazione delle lesioni
gravi della caviglia attraverso
intervento chirurgico (tab.2).
Sono molte le tecniche descritte
per la riparazione delle lesioni
legamentose acute.
Nei 10-20% dei casi rimangono
problemi residui. In questo caso è
molto importante rispondere alle
molte possibilità di una diagnosi
differenziale. Attenzione deve
essere rivolta verso possibili lesioni condrali o sindrome da conflit-
to della caviTabella 2
glia.
INDICAZIONI PER INTERVENTO CHIRURGICO DI
Riabilitazione
RIPARAZIONE DELLE LESIONI DELLA CAVIGLIA.
Il processo
riabilitativo ha
˚ Lussazione astragalocalcanea con completa lesione
legamentosa.
inizio con il
trattamento
˚ Tilt maggiore di 100° del lato colpito con radiografie
dinamiche.
della fase acuta
e prosegue finCassetto astagalico anteriore notevole (valutazione
˚ clinica).
ché il calciatore
non recupera
˚ Confermata lesione (RMN) di ambedue i legamenti
peroneo astragalico anteriore e peroneo calcaneare.
completamente
la sua capacità
˚ Frattura osteocondrale.
prestativa.
Fase acuta - Il
primo obiettivo è quello di ridur- La rigidità dei tessuti molli, la forre il processo infiammatorio, con- mazione del tessuto di riparazione
trollare l’edema e diminuire il e l’immobilità articolare hanno
dolore. L’applicazione di ghiaccio un ruolo importante nell’influenper 20 minuti ogni ora, più volte zare la normale meccanica articonell’arco della giornata, riduce sia lare. Un massaggio di frizione trail dolore che l’edema. L’applica- sversale aiuta a ridurre le aderenzione di un bendaggio funzionale ze dovute al tessuto di riparazione
o di un tutore permette una limi- e permette di ricostruire il tessuto
tazione precisa ed una minor sol- funzionale normale. La mobilizzalecitazione degli elementi anato- zione dei tessuti molli promuove
mici alterati rispettando al massi- la distendibilità sia della compomo i gradi della libertà articolare; nente contrattile sia di quella non
è importante considerare sempre contrattile. Esercizi di allungale conseguenze dell’azione lesiva mento, inizialmente per il tricipisia dal punto di vista anatomico te della sura-tendine d’Achille,
sono utili per recuperare la flessiche funzionale.
Fase subacuta – Quando il pro- bilità. Le tecniche di PNF (facilitacesso infiammatorio si è esaurito, zione neuromuscolare propriocetsi può procedere all’applicazione tiva) sono utili per una mobilizzadi contrasto freddo-caldo. Un zione precoce selettiva nel rispetciclo di 4 minuti caldo e di 2 to delle leggi biologiche di recuminuti freddo può essere ripetuto pero.
In questa fase risulta utile la
più volte. TENS e magnetoterapia
possono essere usati per ridurre criocinetica, tecnica che usa la
dolore e tumefazione. Tecniche di combinazione di applicazione del
massaggio leggero sono utili per freddo. (preferibilmente immerridurre lo spasmo muscolare e la sione nel ghiaccio) sulla parte
rigidità durante le fasi iniziali del lesionata, accompagnata da una
trattamento.
Relativamente serie graduale e progressiva di
all’arco del movimento, per ripri- esercizi nella fase acuta della lesiostinare il normale arco del movi- ne. La caviglia è immersa (ferma)
mento e la flessibilità è necessario per circa venti minuti in acqua
individuare le varie strutture ed i fredda e ghiaccio ed il calciatore è
fattori che limitano il movimento. istruito per i vari esercizi. Questi
37
SEZIONE MEDICA
RIABILITAZIONE
esercizi sono progressivi. Iniziano
con attività semplici senza il carico del peso corporeo e, progressivamente, diventano più complessi con il carico del peso corporeo.
Questa progressione può essere
realizzata in più sezioni di trattamento (due, tre per giorno) per
più giorni, in relazione alla gravità
della lesione. Di solito si alternano cinque serie di applicazioni di
freddo con esercizi attivi. Tutte le
serie di esercizi devono essere realizzate senza dolore. Al calciatore
viene raccomandato di non proseguire gli esercizi con dolore.
L’esercizio ristabilisce la funzione
neuromuscolare, aumenta il flusso
sanguigno e riduce l’edema attraverso l’azione muscolare. La
moderata anestesia dovuta
all’applicazione del freddo permette la realizzazione di una serie
di esercizi per 3-5 minuti. Alla fine
di ogni serie di esercizi si procede
con l’applicazione del freddo per
venti minuti. La criocinetica permette di iniziare la riabilitazione
molto prima, riducendo il tempo
complessivo del trattamento.
Relativamente al recupero della
propriocezione, va osservato che il
sistema propriocettivo ha il compito di ricevere mediante recettori,
trasmettere mediante le fibre nervose, integrare mediante il midollo spinale e la corteccia cerebrale i
messaggi provenienti dalle aree
periferiche. Esso svolge un ruolo
di grande importanza nella coordinazione dei movimenti e nella
precisa percezione spaziale
dell’articolazione, nel fornire
informazioni sia a livello conscio,
relativamente alla posizione e al
movimento in atto, sia a livello
inconscio, in relazione allo stimolo dei circuiti riflessi spinali (sensazione cinestesica) e nella consapevolezza dei rapporti che sono
38
istituiti tra i vari segmenti corporei
a riposo (sensazione posturale).
Un danno ai propriocettori è in
grado di provocare la perdita del
controllo posturale e della coordinazione dinamica muscolare:
immobilizzazioni articolari così
prolungate e/o stati infiammatori
a carico delle strutture capsulolegamentose possono alterare la
funzionalità recettoriale portando
ad una notevole alterazione dei
riflessi posturali ed ad un rilasciamento dell’articolazione. Questa
condizione è definita instabilità
funzionale. Per il successo del trattamento riabilitativo è di grande
importanza
l’eliminazione
dell’instabilità funzionale. Nella
prima fase rieducativa, da noi svolta molto precocemente, il training
propriocettivo tende a rieducare i
riflessi propriocettivi così da prevenire l’atrofia delle terminazioni
nervose e ripristinare la coscienza
del movimento: in tal modo l’articolazione può riacquistare la sua
configurazione spaziale. La nostra
esperienza ci ha condotto ad
attuare un programma di riabilitazione precoce così da non esitare
in una limitazione funzionale da
cui deriva sempre instabilità funzionale.
Naturalmente gli esercizi non
dovranno sollecitare in maniera
anomala le strutture in fase di
riparazione. Le esercitazioni, sempre più impegnative, raggiungono
gradualmente alte velocità angolari negli spostamenti articolari in
tutti i piani del movimento, così
da aumentare le sollecitazioni di
squilibrio e creare riflessi condizionali capaci di evocare funzioni
stabilizzatrici. Relativamente alla
forza, gli esercizi di potenziamento rappresentano una componente importante nel ripristino della
normale biomeccanica e funzio-
ne. Gli esercizi di potenziamento
possono essere effettuati sia a
catena cinetica chiusa sia a catena
cinetica aperta, tuttavia sono le
esercitazioni a catena cinetica
chiusa quelle che simulano le
richieste prestative sia di una normale attività deambulatoria che di
una prestazione sportiva. Uno
studio fatto sulla correlazione tra i
valori di forza dell’arto inferiore e
l’incidenza di traumi distorsivi ha
messo in evidenza un aumento di
rischio nei calciatori con: 1)
aumento del rapporto tra la forza
del movimento del piede in eversione e inversione; 2) aumento
della forza di flessione plantare;
3) diminuzione del rapporto tra
forza di dorsiflessione e di flessione plantare del piede. Infine, per
l’analisi del gesto è importante
valutare il pattern del gesto
durante il ciclo del passo per
determinare la presenza di ogni
alterazione dello stato di corretto
equilibrio. L’avampiede, il mesopiede, il retropiede possono presentare alterazioni funzionali
durante l’intera fase di appoggio.
Inoltre, è importante riconoscere
ogni anomalia funzionale che si
presenta alle strutture a monte
come: ginocchio, pelvi, rachide,
come conseguenza di alterazioni
funzionali del complesso piedecaviglia. Le più importanti alterazioni biomeccanico-funzionali
includono un incremento eccessivo della pronazione e della supinazione. Queste alterazioni sono
variazioni intrinseche ad una
compensazione meccanica in
quanto investono un’articolazione
con 6 gradi di libertà. Le velocità
angolari che si realizzano intorno
ai vari assi, nel momento in cui
questi cambiano il loro orientamento, possono sovraccaricare il
complesso piede-caviglia dando
SEZIONE MEDICA
RIABILITAZIONE
origine ad un circolo vizioso che
alimenta una maggior disfunzione
specialmente durante la richiesta
prestativa sportiva. Deficit biomeccanici possono portare al sistema
sollecitazioni che creano le lesioni
da sovraccarico durante il ritorno
all’attività sportiva. Infatti, una
lesione sottovalutata e trattata in
modo inadeguato ai fini di ottenere un rapido ritorno all’attività,
senza considerare l’importanza di
tale complesso articolare (piedecaviglia) nell’economia del gioco
del calcio, rappresenta il rischio
principale di una serie di recidive
che portano a limitare l’abilità
prestativa del calciatore. Un anomalo controllo posturale realizza
l’equivalente di un’instabilità funzionale. Diversi studi hanno confermato la validità dell’esame stabilometrico ed il suo utilizzo nella
prevenzione delle lesioni della
caviglia. Si deve inoltre sottolineare che il bendaggio funzionale o
le ortesi riducono fortemente le
ricadute nei calciatori che hanno
già subito un trauma distorsivo
della caviglia. Viene presentato un
modello di riferimento utilizzabile
in una lesione dell’articolazione
della caviglia, allorché il soggetto
sia uscito dalla fase acuta. Il protocollo è suddiviso in tre fasi che
non hanno una precisa scansione
temporale, ma che sono da prevedersi utilizzabili in relazione agli
andamenti clinici riscontrati nel
calciatore infortunato.
MODELLO DI RIABILITAZIONE DELL’ARTICOLAZIONE
DELLA CAVIGLIA
Ia FASE
1. Muovere l’articolazione in
una vaschetta con acqua fredda (acqua e ghiaccio).
2. Stretching per il tendine di
Achille 15 secX5.
3. Applicazione di caldo e freddo (iniziare e finire con il
ghiaccio).
4. Contrazione isometrica dei
m.peronei a ginocchio flesso a
90° (5X10).
5. Stare in equilibrio sul piede
leso 1-2 minuti per volta
(alternare con quello sano).
6. Arricciare e rilasciare le dita
su di un asciugamano (fig.1).
7. In piscina: riabilitazione in
acqua. Esercitazioni per il
mantenimento delle qualità
aerobiche del calciatore.
Movimenti senza carico per
riprendere confidenza con la
completa articolarità (graduaFigura 1
Figura 2
le progressione).
8. Cyclette, bicicletta.
9. Ghiaccio ed elevazione per 20
minuti ogni 6° minuti.
Ripetere più volte.
Tutto il programma deve essere
ripetuto mattina e sera.
IIa FASE
1. Usare il ghiaccio per 15 minuti prima dell’esercizio e per 5
minuti dopo. Sollevare i talloni reggendosi ad un tavolo
per varie volte (circa 20X3).
2. Sollevare i talloni senza reggersi al tavolo (5 minuti di
ghiaccio).
3. Quando 1. e 2. sono eseguiti
senza problemi, passare a sollevare il tallone del piede leso
reggendosi al tavolo (5 minuti
di ghiaccio).
4. Sollevare il tallone del piede
leso senza reggersi al tavolo (5
minuti di ghiaccio).
5. Se tutto va bene ripetere da 1.
a 4. velocizzando l’azione (10
minuti di ghiaccio).
6. Esercizi sulle tavole da seduto.
Iniziare con dorsiflessione e
flessione plantare e, successivamente, passare a movimenti
complessi (fig.2).
7. Camminare in avanti tallonepunta ed indietro punta-tallone.
8. Esercizi isotonici
per i peronei con
elastici: da seduto
con ginocchio flesso da 45° a 90°
tenendo il tallone
fermo sul pavimento (15X3) (fig.3).
9. Esercizi di stretching per gastrosoleo e tendine
d’Achille usando
un piano inclinato
di 5 centimetri (20 sec.X3).
10. Quando la flessibilità comincia a essere buona, sollevare i
talloni utilizzando un piano
inclinato di 5 centimetri.
11. Camminare tallone-punta e
punta-tallone avanti e indietro.
12. Potenziamento del medio gluteo utilizzando gli elastici:
abduzione dell’arto per 30°
tenendo il ginocchio esteso,
controlaterale flesso, tronco
dritto.
13. Ghiaccio ed elevazione per 20
minuti ogni 60 minuti.
39
SEZIONE MEDICA
RIABILITAZIONE
Figura 3
a
b
d
e
ESERCIZI ISOMETRICI PER
I PERONEI CON ELASTICI
c
Tutto il programma va ripetuto
mattina e sera.
IIIa FASE
1. Esercizi isometrici controresistenza per dorsiflessione ed
eversione 5-10 sec. (3X10).
2. Esercizi isotonici con elastici
per dorsiflessione, eversione,
rotazione (3X10).
3. Esercizi con palla contro il
muro, ginocchio a 90° (esercitare la pressione prima con
l’avampiede e poi col tallone).
4. Stare in equilibrio sull’arto
leso su uno scalino, facendo
oscillare l’arto sano.
5. Esercizi sulle tavole sia su due
piedi sia su un piede solo. Da
usare 4-5 volte al giorno.
6. Leg press. Con ginocchio flesso a 90° ed esteso, spinte
sull’avampiede (3X10).
7. Saltare sul piede leso assicurando l’atterramento sullo
stesso punto. Successivamente
40
ruotando di 90°. 180° e 360°.
8. Corsa per 10 m. con passi obliqui sx. dx. prima in avanti e
poi indietro.
9. Corsa con figure a 8 che si
restringono progressivamente
nei giorni successivi.
10. Saltellare su un piano di
appoggio alto circa 30.40 cm.
Partire col piede leso in
appoggio sul piano, spingendo su questo, saltare in alto
estendendo gli arti ed atterrare con lo stesso piede di
nuovo sul piano. Alternare dx.
e sx.. Ripetere 10 volte.
11. Esercitazioni con la palla: palleggiare utilizzando tutte le
articolazioni (piede, ginocchio, spalla, testa), tecnica
(calcio di interno, di collo),
stop a seguire, esercitazioni
tra i cinesini, palleggiare sul
muro, movimenti con cambi
di direzione (aumento progressivo di velocità).
Applicare sempre il ghiaccio alla
fine di ogni seduta. Tutto il programma va ripetuto mattina e
sera.
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
IVa FASE
(Ritorno all’attività sportiva)
Ripristinare i movimenti normali e i pattern delle sollecitazioni a tutte le articolazioni.
Mettere in evidenza i movimenti nei vari piani.
Esigere simultanei reclutamenti dei vari gruppi muscolari.
Facilitare ed allenare i meccanismi naturali propriocettivi.
Richiedere attività muscolare
concentrica, eccentrica, isometrica.
Esigere azioni di stabilizzazione, accelerazione, decelerazione.
Sviluppare esercitazioni necessarie per la competizione.
Recupero psicologico.
FORMAZIONE
E ISTRUZIONE TECNICA
INDAGINE
IL SOVRACCARICO AGONISTICO
ED IL RENDIMENTO SPORTIVO
di Gianni Leali*
G
ià nel 1967 il problema del
sovraccarico di impegni
agonistici cui sono sottoposti i calciatori delle squadre di
grandi club era stato oggetto di
trattazione in occasione del Corso
Internazionale per Allenatori di
Calcio indetto dall’UEFA e svoltosi
a Zeist, in Olanda. Senza dubbio
oggi si ripropone in maniera ancora più forte perché, soprattutto ai
livelli superiori, oltre alle gare di
Campionato, di Coppa nazionale e
internazionale, di Rappresentative
nazionali vengono disputati incontri e tornei cosiddetti amichevoli
che, però, di amichevole hanno
ben poco a causa del valore economico e del prestigio che ad essi si
attribuisce. Già dopo i primi giorni
di preparazione molte squadre
sono chiamate a disputare tornei
competitivi che richiedono uno
sforzo considerevole sia dal punto
di vista fisico che psichico. Se si
considera poi che nel corso della
stagione sportiva i giocatori delle
squadre più rappresentative disputano per un lungo periodo due
gare ogni settimana, si può affermare che non solo è aumentato il
numero complessivo delle prove
agonistiche (tra 70-80 per i giocatori di classe più elevata), ma anche
la loro densità. In questa situazione
di aumentato impegno agonistico,
si verifica che spesso gli allenatori
ed i preparatori atletici si lamentino del poco tempo a disposizione
per l’allenamento vero e proprio,
sia di tipo condizionale che tecnico- tattico. L’aumento della densità
delle competizioni necessita, infatti, di un tempo maggiore per il
recupero, con l’inevitabile costrizione del tempo da dedicare
all’attività di allenamento e, quindi, con maggiori difficoltà per fare
in modo che le prestazioni dei propri giocatori si mantengano sempre ad un livello elevato. E non è
vero che solo giocando gare importanti ci si mantiene in forma, perché tale affermazione è semplicistica e smentita dai fatti. E’ il giusto
equilibrio tra attività agonistica e di
allenamento che rappresenta sempre la situazione più favorevole per
il buon mantenimento della condizione fisica e per il perfezionamento del gioco collettivo. Tali rilievi
ed osservazioni, tuttavia, non possono avere come obiettivo di ridurre il numero delle competizioni,
né di dare ad alcune di esse un
valore minore rispetto ad altre. Il
pubblico affolla gli stadi e le sale
televisive soltanto se lo spettacolo
calcistico gli offre interesse ed eccitazione. La riduzione del numero
degli incontri, inoltre, sarebbe utopistica perché non bene accetta
non solo dalle Società, che vedrebbero diminuiti i loro incassi ma
anche dagli stessi giocatori che, di
riflesso, vedrebbero decurtati i loro
guadagni. D’altronde la tendenza
all’aumento del periodo agonistico
e all’intensificazione del calendario
delle gare è una caratteristica non
solo del calcio ma di tutto lo sport
moderno. Il problema, pertanto,
non può essere risolto che agendo
in altre direzioni: con un lavoro sui
giocatori sempre più personalizzato; con un maggior numero di
sostituzioni possibili nel corso della
gara, con una sosta di 3-4 settimane
tra dicembre e gennaio (come
accade in Germania ed in Francia);
con rose ancora più ampie di giocatori e, soprattutto, con l’utilizzo
sistematico del turn-over; con una
preparazione psicologica che consenta un miglior controllo dello
stress che è un fenomeno con cui
occorre inevitabilmente fare i
conti. La fatica non è soltanto questione di muscoli, ma anche di
testa per cui, nel panorama
dell’allenamento, la preparazione
mentale non può essere ignorata.
L’atleta deve imparare a gestire lo
stress prodotto dall’obbligo del
risultato, dalle aspettative
dell’ambiente, dal confronto con
gli avversari, contenendo la tensione nei giusti limiti. Pratiche di rilassamento, come il training autogeno o lo yoga, devono essere accettate anche dai calciatori i quali
devono capire che certe cose non
le si fanno perché si è malati ma
perché arricchiscono il bagaglio
professionale e contribuiscono a
migliorare la prestazione. Le esigenze del calcio non sono solo di
natura tecnico-tattica e fisicomuscolari ma anche e soprattutto
psico-nervose e di questa verità gli
addetti ai lavori non devono mai
dimenticarsi. Naturalmente sono
necessarie anche un’alimentazione
e tecniche di recupero sempre più
accurate e sofisticate, nonché strategie dell’organizzazione e programmazione dell’allenamento più
adeguate.
C’è oggigiorno, indiscutibilmente, un overdose di calcio giocato,
ma nessuno è in grado di fornire la
ricetta sicura per mantenere sempre relativamente elevato il potenziale atletico dei calciatori. E non
sono nemmeno rimedi sicuri le
nostre precedenti osservazioni, che
vogliono soltanto suggerire riflessioni e proporre stimoli per ulteriori approfondimenti. Un invito ed
una raccomandazione ci permettiamo, comunque, di rivolgere al
momento ai nostri tecnici: di non
restare ancorati a idee che hanno
perso ormai il loro valore teorico e
pratico per i profondi cambiamenti che, oggigiorno, lo sport di alto
livello ed i metodi della preparazione degli atleti di vertice hanno
subito.
* Coordinatore della Sezione
Formazione Istruzione Tecnica.
41
CENTRO STUDI
E RICERCHE
STATISTICHE
STUDIO SULL’INCIDENZA DEGLI
STRANIERI NELLE ROSE DEI
CLUB ITALIANI ED EUROPEI
di Paolo Piani
L
uis Silvio Dardanello, Soren
Skov, Jorge Caraballo, Michel
Platini, Paulo Roberto Falcao,
Diego Armando Maradona: illustri
carneadi e campionissimi della pedata, con un unico comune denominatore: aver calcato i verdi prati degli
stadi italiani, chi infiammando le folle
con gesti atletici e tecnici favolosi, chi
venendo sbeffeggiato e caldamente
invitato a tornare nel proprio Paese.
Da qui prende spunto un’indagine
che vuole verificare il numero di giocatori stranieri nei principali campionati europei, in particolare dell’Italia
dove viene presentata anche un’evoluzione storica, a partire dalla stagione
1980-81, anno della riapertura delle
frontiere dopo circa 15 anni di autarchia decisi in seguito alla debacle
azzurra ai Campionati mondiali del
1966 quando il coreano Pak Doo Ik
decretò la più clamorosa sconfitta
della Nazionale azzurra.
Nei dati da noi elaborati abbiamo
considerato tutti gli stranieri che
abbiano militato nel periodo in
società professionistiche italiane, e
quindi anche in serie C1 e C2, dove
negli ultimissimi anni sempre più fre-
42
quentemente si sono affacciati giocatori di fuorivia.
Passiamo ora ad illustrare i dati: nel
ed Inghilterra. Il dato è stato ottenuto
dividendo il numero delle presenze
degli stranieri per il numero totale
grafico 1 viene riportata la percentuale delle presenze straniere sul totale
complessivo nei campionati 1998-99
di Francia, Italia, Spagna, Germania
delle presenze di tutti i giocatori
impiegati in quel campionato. Un
dato balza subito in evidenza: l’Italia
ha impiegato meno stranieri rispetto
all’Inghilterra (dove abbiamo considerato stranieri tutti i non selezionabili per la Nazionale e pertanto anche i
giocatori britannici), alla Germania e
alla Spagna. Un dato, questo, abbastanza sorprendente visto che stampa
e mass media hanno sempre indicato
quello italiano come il campionato
più esterofilo. E’ la Francia la nazione,
fra quelle considerate, dove maggiore
è l’incidenza di giocatori selezionabili
per la nazionale sul totale di quelli
impiegati. Scelta più ampia per il selezionatore dei “blues”, a caso, o forse
no, freschi campioni del mondo.
Per quanto riguarda i ruoli, in tutti i
campionati la percentuale delle presenze degli attaccanti stranieri appare
molto alta, addirittura superiore al
50% in Spagna e Germania. Un altro
dato assolutamente sorprendente è il
CENTRO STUDI
E RICERCHE
STATISTICHE
60% delle presenze straniere fra i portieri in Inghilterra. In Italia, pressochè
assenti i portieri, è fra attaccanti
(44%) e centrocampisti (33%) che si
conta il maggior numero di stranieri,
con percentuali comunque decisamente inferiori rispetto a Paesi come
Inghilterra, Spagna e Germania.
Passiamo alla seconda parte di questa
analisi: quella che riguarda più specificatamente la realtà italiana. Nel grafico 2 è rappresentato l’import-export
degli stranieri. Come era facilmente
intuibile a partire dal campionato
1996-97, il primo dell’era post
Bosman, il numero di stranieri tesserati è lievitato in maniera esponenziale e in tre anni si è addirittura triplicato. In questi ultimi anni c’è da dire
anche che è aumentato notevolmente
il turnover con stranieri che resistono
un anno soltanto. Non a caso quasi la
metà degli stranieri del 1997-98 ha
“ballato” una sola stagione in quello
che da più parti viene definito il “campionato più difficile del mondo”
Diamo ora uno sguardo alla loro provenienza rimandando alla tabella 1 e
al grafico 3: la parte del leone la fa il
Brasile con ben 76 giocatori importati
(13,5%) davanti all’Argentina con 52
(9,3%), la Francia (quasi tutti concentrati negli ultimi anni) con 44 (7,8%),
l’Olanda con 34 (6,1%) e la Serbia
con 31. Solo al sesto posto la
Germania con 30 giocatori al pari
dell’Uruguay.
Ben il 90% proviene da Europa
(60%) e Sudamerica (30%): in questo siamo una nazione legata alla tradizione calcistica, al contrario per
esempio di Paesi come la Francia abituata da anni a setacciare il continente africano. C’è da dire, comunque,
che la globalizzazione dei mercati ha
contagiato negli ultimi anni anche i
nostri club che nell’ultimissimo periodo si sono aperti a nuovi mercati più
esotici tipo Honduras, Giappone,
Panama, Sierra Leone, Togo,
Ecuador, etc.
43
FONDAZIONE
«MUSEO DEL CALCIO»
FONDAZIONE «MUSEO DEL CALCIO CENTRO
DI DOCUMENTAZIONE STORICA
E CULTURALE DEL GIUOCO DEL CALCIO»
La Fondazione “MUSEO DEL CALCIO CENTRO DI DOCUMENTAZIONE STORICA E CULTURALE DEL GIUOCO DEL CALCIO" ha come suo obbiettivo istituzionale la diffusione della cultura calcistica nelle sue varie forme. Una di queste consiste nella presentazione ed offerta di pubblicazioni inerenti il fenomeno calcistico nel suo complesso. A tale scopo offriamo un elenco di opere il cui facilitato acquisto può avvenire tramite versamento su conto corrente postale n°11807500 Intestato a "Fondazione Museo del Calcio"
Viale Aldo Palazzeschi, n.20 - 50135 Firenze. – Tel. 055/600526 – Fax 055/6193190.
F. Accame
L’ANALISI DELLA PARTITA DI CALCIO
£.15.000
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LA ZONA NEL CALCIO
£.12.000
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PRIMA DEL RISULTATO
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LA SINTASSI DEL CALCIO
£.12.000
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I CATTOLICI E LA RINASCITA
DELLO SPORT ITALIANO
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£. 23.000
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£. 50.000
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DI CALCIO MODERNO
£. 25.000
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CALCIO: ALIMENTAZIONE
E INTEGRAZIONE
£. 30.000
E. Arcelli, F. Ferretti
CALCIO: PREPARAZIONE ATLETICA
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J. Bangsbo
FISIOLOGIA DEL CALCIO
£. 45.000
J. Bangsbo
LA PREPARAZIONE FISICA NEL CALCIO
£. 45.000
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SPORT PER TUTTI & LEGISLAZIONE REGIONALE
£. 22.000
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L’ORGANIZZAZIONE
DELL’ALLENAMENTO SPORTIVO
£ 25.000
S. Beraldo, C. Polletti
IL LIBRO DELLA PREPARAZIONE FISICA
£. 25.000
N.A. Bernestein
FISIOLOGIA DEL MOVIMENTO
£.35.000
Blazquez, D. Sanchez
AVVIAMENTO AGLI SPORT DI
SQUADRA
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M. Bonfanti, M. Ghizzo
I GIOVANI E IL CALCIO
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M. Bonfanti, G. Leali, A. Pereni
ILGIOCO DEL CALCIO ESERCITAZIONI ADDESTRATIVE
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44
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100 ESERCITAZIONI PER GIOVANI
CALCIATORI
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M. Bonfanti, A. Pereni
CALCIO PALLA INATTIVA
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L. Bonizzoni
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IL PORTIERE
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L. Bonizzoni G. Leali
I DIFENSORI
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I CENTROCAMPISTI
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LE PUNTE
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VALUTAZIONE DELLA FORZA
CON IL TEST DI BOSCO
£.24.000
C. Bosco
ASPETTI FISIOLOGICI
DELLA PREPARAZIONE FISICA
DEL CALCIATORE
£.22.000
C. Bosco
LA FORZA MUSCOLARE
£.40.000
C. Bosco, P. Luhtanen
FISIOLOGIA E BIOMECCANICA
APPLICATA AL CALCIO
£.22.000
C. Bosco, A. Viru
BIOLOGIA DELL’ALLENAMENTO
£. 30.000
L. Busquet
LA PUBALGIA
£.60.000
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PSICOLOGIA NEL CALCIO
£. 30.000
M. Cabrini
GIOCARE CON LA TESTA
£. 30.000
A. Calligaris
LE SCIENZE DELL’ALLENAMENTO
£. 28.000
A. Calligaris
ELEMENTI DI PRONTO SOCCORSO
£. 18.000
A. Calligaris, A. Del Freo
PREPARAZIONE FISICO-TECNICA
DEL CALCIATORE ATTRAVERSO
500 ESERCIZI CON IL PALLONE
£30.000
P. Cambone
LO STRETCHING NELLA PREPARAZIONE FISICA DEL CALCIATORE
£.22.000
P. Cambone
STRETCHING
£. 16.000
F. e F. Cannavacciuolo
PREPARAZIONE FISICA
DEL CALCIATORE
£.28.000
F. e F. Cannavacciuolo
LA FORZA NEL CALCIO
£. 25.000
F. Casali
L'ADDESTRAMENTO DEI GIOVANI
PORTIERI
£. 40.000 con video cassetta
E. Cecchini
IL PROCESSO DELLA FORMAZIONE
TATTICA
£. 18.000
E. Ciammaroni
LA KINESITERAPIA DELLE ALGIE
VERTEBRALI
£.23.000
E. Ciammaroni
LA KINESITERAPIA NELLE CARENZE
TORACO-ADDOMINO-RESPIRATORIE
£.24.000
G. Cometti
LA PLIOMETRIA
£.25.000
G. Cometti
CALCIO E POTENZIAMENTO
MUSCOLARE
£.35.000
N.Comucci, G.Leali
ALLENAMENTO DI CONDIZIONE
PER IL CALCIATORE
£. 20.000
V. Corraro, M. Lussu, P.G.Palmesino,
V. Prunelli, P. Ricci, A. Ristorto
QUADERNO DI CAMPO PROPOSTA
PER UN PERCORSO DI RICERCA
£. 30.000
M. Cosmai
INTERVENTO PSICOLOGICO
E PSICOTERAPEUTICO NELLO SPORT
£.25.000
A. D'Aprile
TENNIS OK
£. 35.000
A. Del Freo
TECNICA VELOCITÀ E RITMO
NEL GIOCO DEL CALCIO
£. 30.000
A. Di Musciano, S. Roticiani S. Testa
PROGRAMMA DI UN ANNO
PER L’AVVIAMENTO AL CALCIO
£.20.000
A. Donati
LA VALUTAZIONE NELL’AVVIAMENTO
ALLO SPORT (+ VIDEO CASSETTA
VHS REALIZZATA DALLA SCUOLA
DELLO SPORT)
£.50.000
D. D. Donskoj, V. M. Zatziorskij
BIOMECCANICA
£. 35.000
S. D’Ottavio
LA PRESTAZIONE DEL GIOVANE
CALCIATORE
£.28.000
S. D’Ottavio
INSEGNARE IL CALCIO
£.20.000
V. I. Dubrovskj
MASSAGGIO, MANTENIMENTO
E RICOSTRUZIONE
DELLE CAPACITÀ DI PRESTAZIONE
£.30.000
F. Facchini
IL TRAINING AUTOGENO
£.16.000
F. Facchini
LA PSICOLOGIA DEL CALCIATORE
£.16.000
J. Ferrandez
ALLENAMENTO
DELLA RESISTENZA NEL CALCIO
£.28.000
J. Fleischmann - R. Linc.
ANATOMIA UMANA APPLICATA
ALL’EDUCAZIONE FISICA
E ALLO SPORT
£. 90.000
S. Folgueira
1010 ESERCIZI DI DIFESA NEL CALCIO
£. 30.000
G. Fortunio, C. Moretti
ELEMENTI DI ENDOCRINOLOGIA
APPLICATA ALLO SPORT
£.25.000
L. Giannelli
CENTO ANNI DEL CAMPIONATO
DI CALCIO
£. 45.000
Gori - Tanga
IL CORPO E L'AZIONE MOTORIA
£. 45.000
Gori - Tanga
L'APPRENDIMENTO MOTORIO
TRA MENTE E CERVELLO
£. 35.000
M. Grimaldi
STORIA DEL CALCIO IN ITALIA
£. 20.000
J. A. Gurevic
1.500 ESERCIZI
PER LA STRUTTURAZIONE
DELL’ ALLENAMENTO IN CIRCUITO
£. 25.000
E. Hahn
L’ALLENAMENTO INFANTILE.
PROBLEMI, TEORIA
DELL’ALLENAMENTO, PRATICA
£. 20.000
D. E. Harre
TEORIA DELL’ALLENAMENTO
£.35.000
C. Herveou, L. Messean
TECNICA DI RIEDUCAZIONE
PROPRIOCETTIVA
£.35.000
A. Hotz
L’APPRENDIMENTO QUALITATIVO
DEI MOVIMENTI
£. 28.000
FONDAZIONE
«MUSEO DEL CALCIO»
S. D. Kacialin
LA TATTICA DEL CALCIO
£.15.000
M. Kamber
IL DOPING NELLO SPORT
£. 18.000
K. P. Knebel, B. Herbeck, S. Hamsen
LA GINNASTICA FUNZIONALE
NELLA PREPARAZIONE
DEL CALCIATORE
£.28.000
B. Kos
1200 ESERCIZI DI GINNASTICA
£.20.000
A. Lamberti
ASSOCIAZIONISMO SPORTIVO
£.16.000
G. Leali
CALCIO TECNICA E TATTICA
£.25.000
G. Leali
ESERCIZI PER L’ALLENAMENTO
MUSCOLARE
£.20.000
G.Leali, M. Risaliti
IL CALCIO AL FEMMINILE
£. 20.000
M. Manganini, G. Russo
LA RIEDUCAZIONE FUNZIONALE
NELL'INTERVENTO DEL LCA
£. 45.000
M. Mangano
ESERCIZI ADDOMINALI
£. 18.000
R. Manno
L’ALLENAMENTO ALLA FORZA
£.22.000
A. Manoni, C. Filippi
PRESTAZIONI TECNICO TATTICHE
DEI PIU GRANDI PORTIERI DEL MONDO
£.20.000
Mariucci
NUOVE SCHEDE PER L'ALLENATORE
E SUPER LAVAGNA TATTICA
£. 70.000
D. Martin, K.Carl, Lehnertz
MANUALE DI TEORIA
DELL’ALLENAMENTO
£. 35.000
G. Martone
PROGRAMMA DI FORMAZIONE
PER IL GIOVANE PORTIERE DI CALCIO
£.18.000
S. Mazzali
LA ZONA NEL CALCIO
£.20.000
S. Mazzali, A. Bacconi
LA PREPARAZIONE FISICA
DEL CALCIATORE
£. 25.000
S. Mazzali
PESISTICA E PERFORMANCE SPORTIVA
£. 23.000
S. Mazzali
LO SPOGLIATOIO
£. 22.000
S. Mazzali, A. Nuccorini
IL CALCIO a 5
£. 27.000
K. Meinel
TEORIA DEL MOVIMENTO
£.40.000
F. Meloni
GINNASTICA ENERGETICA
£. 18.000
G. Menegali
L’ARBITRO DI CALCIO
£. 16.000
P. P. Mennea, M. Olivieri
DIRITTO E ORDINAMENTO
ISTITUZIONALE SPORTIVO
L. 25.000
P. Mennea, F. Valitutti
MENNEA LA GRANDE CORSA
£.20.000
E. Molinas, I. Argiolas
L’INSEGNAMENTO DELLE ABILITÀ
TECNICHE DEL GIOCO DEL CALCIO
£.24.000
M. Mondoni
DAL MINIBASKET ALL’AVVIAMENTO
AL BASKET (6-14 anni)
£. 18.000
C.M. Norris
FLESSIBILITÀ
£. 22.000
L. Orsatti
SPORT CON DISABILI MENTALI
£. 28.000
V. P. Oserov
SVILUPPO PSICOMOTORIO
DEGLI ATLETI
£.20.000
Palladino - L. Gradauer
IMPARARE LA PALLAVOLO GIOCANDO
£. 22.000
G. Palmisciano
500 ESERCIZI PER L’EQUILIBRIO
£. 22.000
G. Palmisciano
500 ESERCIZI PER LA COORDINAZIONE
OCULO-MANUALE
£. 23.000
P. Palombini
TECNICA PRATICA DI SHIATSU
£.25.000
P. Papini, E. Quintavalle, L. Ugolini
PORTIERE DI CALCIO
LA PREPARAZIONE POLIVALENTE
£. 24.000
A. Pereni, M. Di Cesare
CALCIO: IL MANUALE TENC.
E TATT. DELL’ALLENATORE
£. 30.000
TEORIA E METODOLOGIA
DEI GIOCHI SPORTIVI
£.20.000
W. Perosino
IL LIBRO AZZURRO
£. 28.000
P. Pierangeli, G.Testa
SOCIOLOGIA DELLO SPORT
APPLICATA AL CALCIO
£ 15.000
E. Pignatti
FORZA E VELOCITÀ
£.22.000
A. Pintus
RITORNO ALL’ATTIVITÀ
AGONISTICA DEL CALCIATORE
DOPO RICOSTRUZIONE DEL l.c.a.
£. 45.000
V. Platonov
L'ALLENAMENTO SPORTIVO
TEORIA E METODOLOGIA
£. 40.000
S. Rufino
L’EDUCAZIONE MOTORIA NELLA
SCUOLA ELEMENTARE
£. 20.000
F. Tribastone
COMPENDIO DI GINNASTICA
CORRETTIVA
£. 50.000
S. L. Ulisse
IL POTENZIAMENTO MUSCOLARE
CON GLI ELASTICI
£. 22.000
A. Umili
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PER GIOVANISSIMI (11-13 ANNI)
£.30.000
F. Valitutti
TRA SESSO E SPORT
£.24.000
F. Valitutti
IN VIAGGIO PER UN AMICO
(Gaetano Scirea)
£. 20.000
S. Vatta
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E LE CAPACITÀ COORDINATIVE
£. 90.000 con video cassetta
G. Rusca
CALCIO COME ALLENARE
I PRIMI CALCI E I PULCINI
£. 31.000
L. Vecchiet.
MANUALE DI MED. DELLO SPORT
APPL. AL CALCIO
£. 30.000
S.S.S. - F.M.C.
ANNUARIO DEGLI ALLENATORI
DI CALCIO
£. 25.000
P. Veneziani
LA PSICOMOTRICITÀ FUNZIONALE
APPLICATA AL GIOCO DEL CALCIO
£. 22.000
J. V. Verchosanskij
LA PROGRAMMAZIONE
E L’ORGANIZZAZIONE
NEL PROCESSO DI ALLENAMENTO
£.25.000
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FORZA ESPLOSIVA
£. 27.000
H. Wein
PROGRAMMI VINCENTI NEL CALCIO
£. 20.000
H. Wein
IMPARARE IL CALCIO
£.26.000
S.S.S. - F.M.C.
ANNUARIO DEGLI ALLENATORI
DI CALCIO 3ª CAT. 2 volumi
£.55.000
F. Santoro
ABOLIZIONE DEL VINCOLO SPORTIVO
£.10.000
E. Sasso, A. Sormani
IL CENTRAVANTI
£. 13.000
M. Seno, C. Bourrel
ALLENARE I DILETTANTI
£. 30.000
P. Sotgiu, F. Pellegrini
ATTIVITÀ MOTORIA
E PROCESSO EDUCATIVO
£.25.000
Ph. E. Souchard
LO STRETCHING GLOBALE ATTIVO
£. 62.000
V. M. Subik, J. Levin
IMMUNOLOGIA E SPORT
£.30.000
L. Teodorescu
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LA PREPARAZIONE FISICA
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£. 70.000
Mario Bonfanti e coll.
IL CALCIO IN CD-ROM
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IL FIORENTINO
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Da compilare e spedire a «FONDAZIONE MUSEO DEL CALCIO» Viale Aldo Palazzeschi, 20 - 50135 FIRENZE
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INDIRIZZO .................................................................. CAP ..................... Città............................ PROV.........
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intestato a «Fondazione Museo del Calcio»
V.le Aldo Palazzeschi,20 - 50135 FIRENZE
Al prezzo di copertina vanno aggiunte £. 4.000
per la spedizione. Ogni ulteriore libro comporta
un’aggiunta di £. 2.000 alle spese di spedizione
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La figura dell`osservatore in relazione all`analisi