EMISSIONI DI GAS SERRA DEGLI ALLEVAMENTI ITALIANI. QUALI SCENARI? Il progetto di ricerca INEA “Scenari di Cambiamenti Climatici per gli Allevamenti Italiani (SCCAI)” si propone di offrire un contributo utile agli operatori del settore e ai decisori politici sulle diverse opzioni di mitigazione delle emissioni di gas ad effetto serra (di seguito gas serra) da applicare nel settore agricolo, in particolare in alcune produzioni zootecniche. Il progetto di ricerca analizza le politiche sul clima applicate all’agricoltura, e da un punto di vista tecnico approfondisce le opzioni di mitigazione nei processi produttivi, ma anche rispetto al consumo (disponibilità a pagare dei consumatori su prodotti con impronta carbonica, certificazione sia dei prodotti, ecc.). Tra gli obiettivi principali della ricerca vi è la divulgazione presso gli operatori del settore zootecnico dei temi legati alle politiche climatiche, al fine di diffondere maggiore consapevolezza sugli obiettivi delle politiche e anche sulle possibilità offerte dalla programmazione per lo sviluppo rurale per attuare gli interventi utili nelle aziende agricole e lungo la filiera. Il primo passo dell’attività di divulgazione è costituito nel produrre un opuscolo informativo da diffondere nelle aziende anche attraverso eventi seminariali. L’opuscolo “Emissioni di gas serra degli allevamenti italiani. Quali scenari?” descrive il quadro conoscitivo delle fonti di emissioni di gas serra in agricoltura e del loro andamento del tempo, nonché le politiche di mitigazione di queste emissioni. Esso contiene alcuni dei risultati del progetto di ricerca, in termini di analisi e di riduzione dell’impronta carbonica di alcune produzioni zootecniche e presenta i principali strumenti di certificazione delle emissioni di una azienda o di un prodotto, nonché gli strumenti messi a disposizione dalla politica di sviluppo rurale per affrontare la mitigazione delle emissioni in agricoltura. Nel dettaglio, nel capitolo 1 vengono presentate le politiche di mitigazione delle emissioni agricole sia nel contesto internazionale che in quello europeo. In particolare, si tiene in considerazione dei target di riduzioni prescritti dal protocollo di Kyoto per i paesi membri dell’ UE, mentre nel contesto europeo vengono descritte le principali politiche adottate dall’UE in materia di riduzione delle emissioni di gas serra per il settore agricolo. A tal riguardo, si analizzano il pacchetto Clima ed Energia all’interno della Strategia Europa 2020, e i limiti e le future opportunità offerte dalle norme comuni di contabilizzazione delle emissioni e dei sink del settore agro-forestale nell’ambito del LULUCF (Land Use, Land Use Change and Forestry). Nel capitolo 2 si esaminano l’impronta carbonica e le diverse opzioni di mitigazione delle emissioni di gas ad effetto serra del settore agricolo, focalizzando l’attenzione su alcune produzioni zootecniche, quali bovino da latte per la produzione di latte alimentare bovino da latte per la produzione di formaggio Parmigiano-Reggiano, bovino da carne (allevamenti da ingrasso), suino pesante, pollo da carne, gallina ovaiola. In particolare, si è misurata l’impronta carbonica delle filiere zootecniche del nostro Paese, individuando in primis l’unità di prodotto di riferimento di un’azienda 1 tipo per ogni categoria di filiera zootecnica e successivamente si è quantificato il complesso delle emissioni di gas serra per ciascuna delle filiere zootecniche analizzate, identificando le fasi a maggior impatto e gli elementi maggiormente riducenti l’impronta di carbonio. Sulla base dei risultati ottenuti sono state considerate alcune opzioni di mitigazione delle emissioni associate alle filiere analizzate, per evidenziare alcuni miglioramenti che si possono apportare alle diverse fasi dei processi produttivi impattanti. In generale, l’adozione di tecniche e pratiche più efficienti è la chiave per la riduzione dell’impronta carbonica delle produzioni agro-zootecniche, attraverso ad esempio una migliore gestione delle condizioni di salute e benessere degli animali, l’aumento delle rese produttive unitarie, la riduzione delle emissioni enteriche (ruminanti), la riduzione dell’apporto proteico della razione, la gestione delle deiezioni, la produzione e il risparmio di energia, ecc. Il capitolo 3 espone le opzioni di certificazione delle emissioni, in linea con la politica integrata di prodotto (COM (2003)302) e i loro possibili limiti e benefici. Sono state esaminate due tipologie di certificazione delle emissioni per le aziende basate su approcci differenti: la certificazione delle emissioni di gas serra di un prodotto e la certificazione dell’emissione di CO2 dell’azienda agricola. Per quanto riguarda la prima, essa calcola le emissioni di CO2 durante la fase di produzione di un prodotto tramite l’impronta carbonica, data dalla somma di tutte le emissioni di gas serra associate a un prodotto in tutto il suo ciclo di vita, calcolate sulla base della metodologia LCA (Life Cycle Assessment) e in linea con le norme PAS 2050:2008 e la ISO 14067. Per quanto riguarda la seconda certificazione, invece, consiste non solo nel calcolo dell’impronta carbonica di un prodotto, ma anche nella definizione di piani di gestione di riduzione delle emissioni secondo i criteri e i prerequisiti stabiliti dalla norma ISO 14064. Tali sistemi di certificazioni mostrano molteplici benefici ma anche alcuni limiti dal punto di vista del consumatore e del produttore; a titolo di esempio, la IC da una parte può sensibilizzare le industrie e i consumatori sulle problematiche legate alle emissioni di CO2, dall’altro presuppone un consumatore informato e interessato, esperto sulle emissioni di carbonio. Nell’ultimo capitolo sono esplorate le potenzialità offerte dall’agricoltura nel mitigare i cambiamenti climatici e ridurre le emissioni di carbonio nella nuova Politica Agricola Comune, in particolare sul primo pilastro con i pagamenti verdi e nella politica di sviluppo rurale con la priorità 4 “Preservare, ripristinare e valorizzare gli ecosistemi connessi all’agricoltura e alla silvicoltura” e la priorità 5 “Promuovere l’efficienza delle risorse e sostenere la transizione verso un’economia a basso carbonio e resiliente al clima nel settore agricolo, alimentare e forestale”. A tal riguardo, l’azione clima acquista rilevanza all’interno dei PSR, prevedendo pagamenti agro-climatico-ambientali per gli agricoltori che si impegnano volontariamente a realizzare interventi consistenti in uno o più impegni agro-climatico-ambientali su terreni agricoli determinati dagli Stati membri. I contenuti dell’opuscolo saranno diffusi e discussi con gli agricoltori nell’ambito di incontri formativi programmati nell’ambito del progetto e d’intesa con il Ministero e alcune associazioni di categoria. di Adele Vinci 2