Prefazione
Questo è un gioco da ragazzi. Un divertimento. Una scommessa. La scommessa di riuscire a
tradurre l’ultimo libro di Harry Potter, il Principe Mezzo-Sangue, entro un mese dalla sua
uscita in lingua originale. Se state leggendo questa prefazione, vuol dire che ci siamo riusciti.
Trenta capitoli in trenta giorni, centinaia di pagine pazientemente macinate dai ragazzi del
forum Harry Potter Art (il migliore fan-club italiano di HP) di ForumFree. Anche se questa
impresa è stata compiuta gratuitamente e senza alcun scopo di lucro, il risultato non è senza
valore. Qui dentro ci sono ore di lavoro, discussioni e correzioni, e da capo. Qui c’è il frutto
dell’impegno di ragazzi di diciotto anni (a volte meno) che per un mese almeno hanno
dimostrato che l’inglese e l’italiano non sono solamente due materie nella riforma Moratti, ma
sono lingue vive che “si parlano” tra loro attraverso la mediazione straordinaria di una
persona, il traduttore, che per un miracolo delle cose le intende entrambe, e riesce a donare
questa sua capacità a chi non la ha. Opera culturale, quindi? Certamente, ma anche opera
magnificamente effimera, che probabilmente durerà solo i giorni e i mesi che ci separano
dall’uscita della traduzione ufficiale. Il 6 di gennaio, quando il sesto libro di Harry Potter sarà
finalmente in libreria, chi avrà letto e spero apprezzato questa traduzione comprerà il libro
(perché chi ama Harry Potter ama anche i suoi libri, e li ama fisicamente, deve possederli ben
allineati nello scaffale della sua camera…) e al massimo userà il nostro lavoro solo per
confrontare le nostre scelte con quelle dei traduttori “ufficiali”. Se e quando questo succederà,
chi ci legge dovrà ricordare che la traduzione è sempre una mediazione, e mediazione vuol
dire compromesso. L’inglese dei libri di Harry Potter non è affatto banale, come un’errata
caratterizzazione di questi come opere da bambini potrebbe fare immaginare. In Harry Potter
abbiamo l’inglese aulico di Silente, il gergo colloquiale di studenti sedicenni (Harry, Ron,
Hermione,…), l’accento di Boston di Hagrid, la pronuncia francese di Fleur. L’inglese di Harry
Potter è un inglese fatto di neologismi, assonanze e giochi di parole, con continui rimandi a
una cultura profondamente diversa (e lontana) dalla nostra. Noi abbiamo fatto del nostro
meglio per rendere questa lingua, viva, nell’altra lingua viva che è l’italiano, la nostra lingua. E
l’abbiamo fatto, dovrà ricordarlo chi ci legge quando incontrerà dei passaggi che gli
sembreranno poco chiari, lo abbiamo fatto rinunciando al dubbio privilegio che i traduttori
‘ufficiali’ si sono arrogati di cambiare, spesso indiscriminatamente, i nomi delle cose, delle
persone e dei luoghi del mondo di Harry Potter. Severus Snape, Capocasa di Slytherin; in
questo nome tutto serpeggia, e allora da noi lo chiamiamo Severus Piton, un piccolo piacere
dell’orecchio in meno, una banalità volgare in più, E Parvati Patil, la ragazzina indiana
studentessa di Howgarths, per noi non è abbastanza indiana, così, in una maniera che sfiora
il razzismo culturale, la facciamo diventare Calì Patil. Cultura da televisione, dove tutto deve
essere semplice, chiaro e volgare; anche le allusioni, anche le citazioni nascoste, devono
essere evidenti, tra una pubblicità e l’altra. Noi questo,per fortuna, non potevamo farlo, e non
l’abbiamo fatto. Sia chiaro, per omogeneità con i libri precedenti anche per noi Snape sarà
Piton e, a malincuore, Parvati sarà Calì; ma non aggiungeremo altro alla fastidiosa
presunzione dei traduttori ‘ufficiali’ di avere a che fare con un pubblico di lettori
fondamentalmente ignorante e intellettualmente limitato. Certo, lo diciamo subito, anche noi
le nostre libertà ce le siamo prese, ma lo abbiamo fatto lavorando sulle equivalenze culturali,
perché nelle nostre pagine si realizzasse il miracolo per cui una scuola di maghi in Scozia ci
sembra familiare, vicina, quotidiana come un Istituto Geometri di Milano o un Liceo Scientifico
di Palermo. Per questo forse il pasticcio di pastinache nella nostra traduzione si trasformerà
(magicamente?) in purea di patate. Ci scuseranno gli amanti del pasticcio di pastinache, noi
non lo abbiamo mai assaggiato. Il purea di patate si.
Harry Potter e il Principe Mezzosangue
-CAPITOLO 1–
L’altro Ministro
Tradotto da: Elanor87
Revisionato: Pix
La mezzanotte si stava avvicinando e, il Primo Ministro era seduto da solo nel suo ufficio,
leggendo un lungo appunto senza realmente capirlo.
Stava aspettando una chiamata dal presidente di una nazione lontana, e si chiedeva quando
quell'uomo miserabile avrebbe telefonato, stanco di reprimere i ricordi di quella settimana che
era stata la più lunga, noiosa e difficile. Non c'era più molto spazio nella sua mente per
pensare ad altro. E più cercava di focalizzare la pagina di fronte a lui, più nella sua mente
appariva, molto chiaramente, la faccia gongolante di uno dei suoi oppositori politici. Questo in
particolare era apparso nel giornale quel incredibile giorno, non solo per elencare tutte le
orribili cose accadute nella settimana trascorsa (come se fosse stato necessario ricordarle a
tutti), ma anche per spiegare il perché tutte erano un errore del governo.
Le pulsazioni del Primo Ministro accelerarono ad una velocità considerevole a quelle accuse,
poiché non erano ne corrette ne vere. Quanto era a terra il suo governo, effettivamente, per
non aver fermato il collasso del ponte? Era oltraggioso per chiunque sentirsi dire, che non
avevano speso abbastanza nei ponti.
Il ponte aveva, più o meno, dieci anni, e i migliori esperti non riuscivano a giustificare il
perché si fosse spezzato nettamente in due, gettando una dozzina di macchine nell’acqua del
fiume sottostante. E come osavano insinuare che era una mancanza di poliziotti il risultato di
quei due, estremamente orribili e molto-ben-pubblicizzati, omicidi? O che il governo doveva in
qualche modo prevedere il tremendo uragano che nel West Country aveva causato molti
danni a persone e a proprietà? Ed era colpa sua, se uno dei suoi Ministri Minori, Herbert
Chorley, aveva scelto quella settimana per comportarsi stranamente ed andare a trascorrere
un po’ di tempo con la sua famiglia?
“Il malcontento sta ossessionando la Nazione” aveva concluso il suo opponente,
nascondendo a malapena il suo ampio sorriso. E per sua sfortuna, era completamente vero.
Lo accettava egli stesso; le persone sembravano realmente più misere ed anormali. Le
condizioni meteorologiche erano desolanti; tutti questi venti freddi in pieno Luglio… non era
possibile, non era normale…
Il Primo Ministro andò alla seconda pagina dell’appunto, e notando quanto fosse lungo
concordò con se stesso che il suo era un pessimo lavoro. Stiracchiandosi, diede una fievole
occhiata al suo ufficio. Era una bella stanza con un fine caminetto di marmo di fronte ad una
lunga finestra scorrevole, decisamente chiusa contro l’inaspettato vento gelato. Con uno
leggero brivido, si alzò e si mosse verso la finestra, guardando la rarefatta foschia di quella
nebbia che premeva contro il vetro. Così, mentre contemplava il vetro dando le spalle al suo
ufficio, sentì un leggero colpo di tosse provenire alle sue spalle.
Si immobilizzò, faccia a faccia con il proprio sguardo terrorizzato riflesso nel vetro scuro.
Conosceva quella tosse. L’aveva già sentita prima. Si voltò lentamente, trovandosi ora di
fronte alla stanza vuota.
“Si?” disse, cercando di sembrare più coraggioso di come si sentiva.
Per un breve momento si concesse di pensare, all’impossibile speranza, che nessuno
volesse rispondergli.
Tuttavia, una voce replicò immediatamente, una gracidante e decisa voce che suonava come
se fosse pronta a fare una constatazione. La voce arrivava – il Primo Ministro lo sapeva già
dal primo colpo di tosse - dal ranocchioso, piccolo, uomo con in testa una lunga parrucca
argentata che era ritratto in un minuto, sporco, dipinto ad olio situato in un lontano cantuccio
della stanza.
“Al Primo Ministro dei Babbani. Dobbiamo incontrarci urgentemente. Gentilmente, rispondere
all’istante. Sinceramente, Caramell.” L’ uomo nel dipinto lanciò un’occhiata inquisitoria al
Primo Ministro.
“Hem…” che rispose, ”ascolta… non è un buon momento per me… sto aspettando una
telefonata… dal Presidente del -”
“Questo si può riorganizzare” disse il portavoce subito. Il cuore del Primo Ministro saltò: era
veramente terrorizzato.
“Ma io veramente speravo di poter parlare -”
“Noi possiamo ordinare di far dimenticare al Presidente di chiamare. Potrà telefonare domani
notte.“ aggiunse il piccolo uomo. “Gentilmente, risponda immediatamente al Signor Caramell”
“Io… oh… molto bene…” disse debolmente il primo ministro, “Si, posso vedere Caramell”
Si affrettò verso la sua scrivania, raddrizzando la cravatta quando l’omino se ne fu andato.
Ebbe appena il tempo di riappropriarsi della sedia e distendere il suo volto, in quella che
sperava sembrasse un’espressione tranquilla e rilassata, quando delle brillanti e verdi
fiamme presero vita nella griglia vuota sotto il suo caminetto di marmo. Guardava la scena,
tentando di non mostrare né stupore né paura: un uomo apparve nelle fiamme scorrendo,
velocemente, in alto. Un secondo più tardi uscì, realmente, fuori sull’antico tappeto,
spazzolandosi la cenere dalle maniche del suo lungo mantello, con in mano una bombetta
verde limone.
“Ah… Primo Ministro” disse Cornelius Caramell, avvicinandosi e porgendo la mano senza
esitazioni. “Sono felice di rivederla.”
Il Primo Ministro, onestamente, non poteva restituire il complimento, così decise di non
parlare affatto.
Non era nemmeno remotamente felice di vedere Caramell, poiché le sue apparizioni, oltre ad
essere francamente allarmanti, generalmente stavano a significare, all’incirca, che stava per
sentire delle pessime notizie. E in più, Caramell era chiaramente preoccupato. Era sciupato,
più calvo e più cupo, e sul suo volto spiccava uno sguardo stanco. Il Primo Ministro aveva già
visto quel genere di sguardo su altri politici, e non era mai un buon segno.
“Come posso aiutarla?” disse, stringendo brevemente la mano di Caramell ed indicandogli
una delle sedie più dure situate davanti alla scrivania.
“Non so da dove incominciare…” mormorò Caramell, tirando su la sedia, sedendosi ed
appoggiando la bombetta verde sulle gambe.
“Che settimana, che settimana…”
“Ne ha avuta una pessima anche lei, non è vero?” chiese rigidamente il Primo Ministro,
sperando di far capire, con questo, che aveva già avuto abbastanza problemi, senza dover
aggiungere quelli extra di Caramell.
“Si, certamente…” disse Caramell, strofinandosi stancamente gli occhi e lanciando
un’occhiata cupa al Primo Ministro. “Ho avuto la vostra stessa settimana. Il ponte di
Brockdale… gli omicidi di Vance e Bones… per non parlare del putiferio a West Country…”
“Voi – hem – voi – voglio dire, qualcuno di voi era – era coinvolto in quei – in quelle cose?”
Caramell fissò il Primo Ministro con uno sguardo piuttosto severo. “Certamente alcuni lo
erano,” disse, “indubbiamente voi avete capito cosa sta accadendo, vero?”
“Io…” il Primo Ministro esitò. Era precisamente questa specie di comportamento che gli
aveva fatto disprezzare le visite di Caramell così tanto. Dopotutto, lui era il Primo Ministro, e
non apprezzava il fatto di sentirsi come un ragazzino ignorante. Ma, ovviamente, era stato
così già dal primo incontro con Caramell, la sua prima sera da Primo Ministro. Si ricordava
tutto perfettamente, come se fosse stato ieri, e sapeva che lo avrebbe perseguitato fino al
giorno della sua morte.
Era in piedi da solo in quello stesso ufficio, gustandosi la vittoria che era stata sua dopo tanti
anni di sogni e progetti, quando aveva sentito un colpo di tosse provenire da dietro di lui,
come quella sera, e si era girato trovando quel piccolo, brutto, ritratto comunicante, che
annunciava che il Ministro Della Magia stava per presentarsi da lui.
Naturalmente, pensò che la lunga campagna e la tensione per l’elezione l’avevano fatto
diventare pazzo. Si era assolutamente spaventato trovando un ritratto parlante, ma non era
niente in confronto a ciò che provò nel vedere un mago auto-invitato che sbucava dal camino
porgendogli la mano. Era rimasto ammutolito dall’inizio alla fine dal discorso di Caramell
riguardo al fatto che c’erano ancora maghi e streghe che vivevano in segreto in tutto il mondo
e dalle sue rassicurazioni al fatto che non doveva pensare anche a loro poiché il Ministro
della Magia aveva la responsabilità sull’intera comunità magica e cercava di nasconderla agli
occhi della popolazione non-magica. Questo era, aveva detto Caramell, un lavoro difficile che
comprendeva dalle regolazioni sull’uso responsabile di manici di scopa al mantenere sotto
controllo la popolazione dei draghi (Il Primo Ministro ricordava che a questo punto aveva
sentito il bisogno di aggrapparsi alla scrivania). Caramell allora gli aveva dato una pacca sulla
spalla, stupito, in modo paterno.
“Non si preoccupi,” aveva detto, “li importunerei solo se ci fosse qualcosa di veramente serio
dalla nostra parte, qualcosa che sia talmente eclatante da colpire anche i Babbani – la
popolazione non magica, voglio dire – in caso contrario, vivi e lascia vivere. E devo dire, voi
la state prendendo molto meglio del vostro predecessore. Lui ha provato a gettarmi fuori dalla
finestra, convinto che ero una burla pianificata dall’opposizione”
Dopo questo, il Primo Ministro aveva ritrovato la sua voce. “Voi siete… non siete una burla,
allora?”
Era la sua ultima disperata speranza.
“No,” disse delicatamente Caramell, ”mi spiace non lo sono. Guardi.”
E trasformò la tazza del Primo Ministro in un gerbillo .
“Ma,” disse affannosamente il Primo Ministro, guardando la sua tazza masticare un angolo
del suo prossimo discorso, “ma perché – perché nessuno me ne ha parlato –”
“Il Ministro della Magia rivela se stesso – o se stessa – solo al Primo Ministro Babbano del
giorno,” disse Caramell, dando un colpetto alla bacchetta nascosta nella sua giacca,
“abbiamo trovato in questo il miglior modo per mantenere il segreto.”
“Ma allora,” gemette il Primo Ministro, “perché un ex Primo Ministro non mi ha avvertito –?”
A questo, Caramell aveva riso.
“Mio caro Primo Ministro, voi lo andreste mai a raccontare a qualcuno?”
Ancora ridacchiano, Caramell aveva gettato una strana polvere nel camino, si era infilato
nelle fiamme verde smeraldo ed era sparito accompagnato da un fruscio.
Il Primo Ministro si alzato, era in piedi, immobile, e realizzò che non avrebbe mai parlato ad
anima viva di quell’incontro, chi gli avrebbe mai creduto?
Per un certo tempo aveva provato a convincersi che, effettivamente, Caramell era stato solo
un allucinazione causata soprattutto, dalla mancanza di sonno durante la faticosa campagna
elettorale. In un tentativo inutile di rimuovere questo scomodo ricordo, aveva regalato il
gerbillo a sua nipote ed aveva ordinato alla sua segretaria personale di far rimuovere il
quadro del piccolo e sporco uomo che aveva annunciato l’arrivo di Caramell. Tuttavia, per la
costernazione dei Primi Ministri, il ritratto si era dimostrato impossibile da rimuovere. Quando
molti carpentieri, un costruttore o due, uno storico d’arte ed il cancelliere del Ministero delle
Finanze avevano tentato di rimuoverlo dalla parete senza successo, il Primo Ministro aveva
gettato la spugna, e si era ritrovato semplicemente a sperare che quella cosa rimanesse
silenziosa ed immobile sino al termine della sua carica. Poteva giurare di aver intravisto
occasionalmente l’occupante del dipinto sbadigliare o grattarsi il naso; una volta o due perfino
di averlo visto camminare e lasciarsi una scia marrone e fangosa dietro di se. Tuttavia, si
allenò a non guardare molto il dipinto, e si ripeteva spesso e fermamente che erano stati i
suoi occhi a giocargli qualche scherzo quando qualcosa di simile accadeva.
Poi, tre anni fa, in una notte molto simile a questa, il Primo Ministro si era ritrovato da solo nel
suo ufficio quando il ritratto aveva nuovamente annunciato l’arrivo imminente di Caramell,
che era sbucato dal camino fradicio, ed in un evidente stato di panico. Prima che il Primo
Ministro fosse riuscito a chiedergli perché stesse gocciolando dappertutto, Caramell aveva
già iniziato un discorso su una certa prigione di cui il Primo Ministro non aveva mai sentito
parlare, un uomo chiamato ‘Serious’ Black, qualcosa che suonava come Hogwarts, ed un
ragazzo chiamato Harry Potter, non una cosa che avesse, un remoto, senso per il Primo
Ministro.
“… sono appena arrivato da Azkaban,” Caramell aveva ansimato, capovolgendo una
considerevole quantità d’acqua dall’orlo della sua bombetta nella tasca “Metà del Mare del
Nord, sapete, un volo spaventoso, i Dissennatori sono in preda all’eccitazione –” rabbrividì “–
loro non hanno mai avuto un evasione prima. In ogni modo, sono dovuto correre da voi,
Ministro. Black è un famoso assassino di Babbani, e potrebbe progettare di riunirsi a VoiSapete-Chi… ma certamente, voi non sapete chi sia Voi-Sapete-Chi!” Aveva lanciato
un’occhiata disperata al Primo Ministro, quindi disse “Bene, si sieda, sediamoci, é meglio se
gliel’ introduca… Prenda un Whisky…”
Il Primo Ministro fu risentito nel sentirsi dire di sedersi nel proprio ufficio e sentirsi offrire il
proprio Whisky, ma malgrado questo si sedette ugualmente. Caramell estrasse la sua
bacchetta ed evocò due grandi bicchieri pieni di liquido ambrato dall’aria piuttosto delicata, ne
mise uno nella mano del Ministro e fece comparire una sedia.
Caramell aveva parlato per più di un’ora. Ad un certo punto, aveva rifiutato di pronunciare un
nome, e lo scrisse sopra una parte di pergamena che aveva poi spinto nella mano libera del
Primo Ministro.
Quando infine Caramell si era alzato in piedi, l’altro lo imitò.
“Così, voi pensate che questo…” lanciò un’occhiata al nome scritto sul foglio nella sua mano
sinistra “Lord Vol–”
“Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato!” ringhiò Caramell.
“Sono spiacente… voi pensate che Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato è ancora vivo,
allora?”
“Beh, Silente pensa che lo sia,” disse Caramell fissando il mantello sotto al mento, “ma noi
non lo abbiamo mai trovato. Se mi chiedete, non è pericoloso a meno che non abbia un
qualche aiuto, dunque è di Black che dobbiamo preoccuparci. Metterete fuori
quell’avvertimento, allora? Eccellente. Bene, spero che non dovremmo più rivederci, Primo
Ministro! Buona notte.”
Ma invece si erano rivisti ancora. Meno di un anno dopo un Caramell dallo sguardo
inquietante era comparso silenziosamente nell’armadio per informare il Primo Ministro che
c’era stato un piccolo incidente alla coppa del mondo del Kwidditch (o a qualcosa che
suonava simile) e che parecchi Babbani erano stati ‘coinvolti’, ma che il Primo Ministro non si
doveva preoccupare, perché il fatto che il marchio di Voi-Sapete-Chi era stato avvistato
nuovamente non significava nulla; Caramell era sicuro che si trattava di un avvenimento
isolato e l’ufficio di rapporto con i Babbani si stava occupando, proprio mentre loro parlavano,
di tutte le modifiche di memoria necessarie.
“Oh, quasi mi dimenticavo” aveva aggiunto Caramell, “stiamo importando tre draghi stranieri
ed una sfinge per il torneo Tremaghi, è tutto abbastanza sistematico, ma il Dipartimento per
la Regolazione ed il Controllo di Creature Magiche mi ha detto che c’è un piccolo cavillo che
ci costringe ad avvertirvi quando importiamo creature altamente pericolose.
“Io – che cosa – Draghi?” farfugliò il Primo Ministro.
“Si, tre,” disse Caramell. “Ed una sfinge. Beh, le auguro una buona giornata.”
Il Primo Ministro aveva sperato oltre modo che i draghi e le sfingi fossero le cose peggiori,
ma no.
Meno di due anni più tardi Caramell era sbucato nuovamente dal fuoco, questa volta con la
notizia che c’era stata una evasione di massa ad Azkaban.
“Un’evasione di massa?” aveva ripetuto malinconicamente il Primo Ministro.
“Non è necessario preoccuparsi, non c’è ragione di preoccuparsi!” aveva gridato Caramell già
con un piede immerso nelle fiamme “Risolveremo tutto in poco temo – pensavo solo che
fosse giusto avvisarvi!“
E prima ancora che il Primo Ministro avesse il tempo per gridare “No, aspetta un momento!”
Caramell era già sparito in una pioggia di scintille verdi.
Qualsiasi cosa i giornali o l’opposizione affermassero, il Primo Ministro non era certo un
uomo irragionevole. Non aveva esposto il fatto che secondo lui, a dispetto di tutte le
assicurazioni che Caramell gli aveva dato al loro primo colloquio, loro si incontravano più
spesso, e neppure che Caramell sembrava più frustrato ad ogni visita. Sebbene a lui
piacesse pensare poco al Ministro della Magia (o, come denominava Caramell nella sua
mente, l’ Altro Ministro), il Primo Ministro non poteva dare alcun aiuto, ma solo temere che
alla prossima comparsa Caramell fosse accompagnato da notizie più gravi. Il fatto, dunque,
che Caramell saltasse fuori ancora una volta dalle fiamme, arruffato, irritato e severamente
sorpreso dal fatto che il Primo Ministro non sapeva, esattamente cosa ci facesse lui lì nel suo
ufficio, poteva considerarsi la peggiore cosa capitata in quella settimana estremamente
oscura.
“Cosa vuoi che ne sappia di come va nella – ehm – comunità magica?” Il Primo Ministro ora
era seccato.”Ho una nazione da mandare avanti, ed ho già abbastanza guai a cui pensare in
questo momento senza –”
“Abbiamo le stesse preoccupazioni,” lo interruppe Caramell, “Il ponte di Brock Dale non è
crollato spontaneamente. Quello non era realmente un uragano. Gli omicidi non sono opera
di Babbani. E la famiglia di Herbert Chorley sarebbe stata più al sicuro senza di lui.
Attualmente stiamo prendendo accordi per trasferirlo all’ospedale di San Mungo per Malattie
e Ferite Magiche. Il trasferimento dovrebbe essere effettuato stasera.”
“Cosa state… Sono impaurito… Io… cosa?” Si infuriò il Primo Ministro.
Caramell prese un profondo respiro e disse “Primo Ministro, Sono spiacente di dovervi
informare che Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato è tornato”
“Tornato? quando dite ‘tornato’ è vivo? Significa –”
Il Primo Ministro brancolò nella sua memoria cercando i dettagli di quella orribile
conversazione avuta tre anni prima, quando Caramell gli aveva parlato di quel mago che era
temuto da tutti, quel mago che aveva commesso più di mille crimini terribili, prima della sua
scomparsa quindici anni prima.
“Si, vivo,” disse Caramell, “Questo è – non lo so – è un uomo vivo se non può essere ucciso?
Non l’ho realmente capito, Silente non me l’ha spiegato esattamente – ma in ogni modo, ha
certamente riacquistato il corpo, e cammina, parla ed uccide, quindi suppongo che secondo i
termini di questa discussione, si, lui è vivo.”
Il Primo Ministro non sapeva cosa dire, ma la continua abitudine di sembrare bene informato
spinse la sua mente a riesumare il ricordo della loro precedente conversazione.
“E’ con Serious Black – hem – Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato”
“Black? Black?” disse Caramell, rigirando rapidamente la bombetta tra le mani. “Sirius Black
intendete? Per Merlino, no. Black è morto. In fondo ci siamo – Hem – sbagliati riguardo a
Black. Era innocente dopo tutto. E non era nelle schiere di Colui-Che-Non-Deve-EssereNominato. Voglio dire,“ aggiunse in tono difensivo, rigirando più velocemente la bombetta
“tutte le prove erano esplicite, – avevamo più di cinquanta testimoni oculari – ma in ogni
modo, lui ora è morto. Assassinato, in effetti. Nei locali del Ministero della Magia. C’è
un’inchiesta in corso…”
Con sua grande sorpresa, a questo punto il Primo Ministro si sentì trafiggere per un momento
da un moto di compassione per Caramell. Era, tuttavia, offuscato da un barlume di
compiacimento a quel pensiero, sebbene non possedeva il potere di materializzarsi dai
camini, non c’era mai stato neppure un omicidio in tutti i dipartimenti del governo sotto la sua
carica… non ancora, in ogni modo…
Mentre il Primo Ministro toccava superstiziosamente il legno della sua scrivania, Caramell
continuò, “Ma Black non è più un problema. Il punto è, siamo alla guerra, e devono essere
prese delle decisioni.”
“Alla guerra?” ripeté nervosamente il Primo Ministro, “Sicuro che non sia un’esagerazione?”
“Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato si è riunito con i suoi seguaci evasi da Azkaban in
Gennaio.” disse Caramell, parlando molto rapidamente e rigirando la sua bombetta così
velocemente che questa divenne una sfocatura verde limone.” da allora si sono mossi
all’aperto, si sono spinti in disastri. Il ponte di Brockdale – lo ha fatto, Primo Ministro, aveva
minacciato un’uccisione di Babbani di massa a meno che io non stessi da parte per lui e –”
“Buon Dio, è per un vostro errore che quelle persone sono state uccise ed io devo rispondere
alle domande riguardo alle componenti arrugginite, corrose e non so cosa fare?” disse il
Primo Ministro furiosamente.
“Un mio errore!” disse Caramell iniziando a scaldarsi, “Volete dire che avreste ceduto ad un
ricatto come quello?”
“Forse no,” disse il Primo Ministro, alzandosi e camminando attorno alla stanza, “ma avrei
utilizzato tutte le mie forze per fare in modo di catturare il ricattatore o interferire prima che
commettesse qualsiasi atrocità!”
“Pensa veramente che io non ho adoperato tutte le mie forze?” domandò animatamente
Caramell.
“Ogni Auror nel ministero stava – e sta – cercando di trovare lui ed il cerchio dei suoi seguaci,
ma stiamo parlando di uno dei maghi più potenti di tutti i tempi, un mago che è riuscito ad
evitare la cattura da almeno tre decenni!”
“Così suppongo che state anche per dirmi che è stato lui a causare l’uragano nel West
Country, giusto?” disse il Primio Ministro, la sua rabbia aumentava ad ogni passo che faceva.
Era infuriato, aveva scoperto i motivi di quei terribili disastri e tuttavia sapeva che non poteva
rivelarli pubblicamente, questo era peggio di qualsiasi errore commesso dal governo.
“Quello non era un uragano,” Disse miseramente Caramell.
“Mi scusi!” Ringhiò il Primo Ministro, ora calpestando su e giù. “Alberi sradicati, case
scoperchiate, lampioni piegati, orribili lesioni –”
“Erano i Mangiamorte,“ disse Caramell, “i seguaci di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato
e… e pensiamo che ci sia stata anche la partecipazione di un gigante.”
Il Primo Ministro si fermò improvvisamente, come se avesse colpito una parete invisibile.
“La partecipazione di cosa?”
Caramell si lasciò sfuggire una smorfia. “Ha usato i giganti l’ultima volta, quando desiderava
un qualcosa di grande effetto. L’ufficio dell’informazione sbagliata(?)sta lavorando attorno
all’orologio, abbiamo squadre di Obliviatori fuori che stanno tentando di modificare la
memoria di tutti i babbani che hanno visto ciò che è realmente accaduto; abbiamo la maggior
parte del Dipartimento per la Regolazione ed il Controllo delle Creature Magiche che sta
girando attorno a Somerset, ma non riusciamo a trovare il gigante – è stato un disastro”
“Ma non mi dite!” disse furiosamente il Primo Ministro.
“Non negherò che il morale è abbastanza basso al Ministero,” disse Caramell, “tra tutto
questo e la sparizione di Amelia Bones.”
“La sparizione di chi?”
“Amelia Bones. Capo del Dipartimento dell’Applicazione della Legge Magica. Pensiamo che
Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato in persona l’abbia uccisa, perché era una strega
molto dotata e – e tutto prova che lei ha messo su una vera battaglia.
Caramell si schiarì la voce, e smise, con fatica, di rigirare la bombetta tra le mani.
“Ma quell’omicidio era nei giornali,” disse il Primo Ministro, allontanando momentaneamente
la rabbia, “I nostri giornali. Amelia Bones… c’era scritto che lei era solamente una donna di
mezz’età che viveva da sola. È stato solo un orrendo omicidio, no? È stato molto
pubblicizzato. La polizia è delusa, vedete?”
Caramell sospirò. “Beh, certamente lo è. E’ stata uccisa in una stanza chiusa
dall’interno,vero? Noi, d’altra parte, sappiamo esattamente chi è stato, non che questo ci aiuti
a catturarlo. E poi c’è Emmeline Vance, forse voi non avete sentito nulla riguardo a questo…”
“Oh, si ho sentito!” disse il Primo Ministro, “as a matter of fact. The papers had a field day
with it, 'breakdown of law and order in the Prime Minister's backyard--'” [aiuto]
“E come se tutto ciò non fosse sufficiente,” disse Caramell, a malapena ascoltando il Primo
Ministro,“ abbiamo i Dissennatori dappertutto, attaccano la gente a destra, ed a manca…”
Una volta, in tempi felici, questa frase non avrebbe avuto senso per il Primo Ministro, ma ora
lui era più istruito.
“Pensavo che i Dissennatori fossero di guardia alla prigione di Azkaban?” disse
prudentemente.
“Lo erano,” disse stancamente Caramell. ”Ma ora non più. Hanno lasciato la prigione e si
sono uniti a Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato. Non fingerò che non sia stato un brutto
colpo.”
“Ma,” Disse il Primo Ministro, con un chiaro moto di orrore, “non mi avevate detto che queste
creature sottraevano la felicità e la speranza dalle persone?”
“Si, esattamente. E stanno procreando. Questa è la causa della nebbia.”
Il Primo Ministro sprofondò debolmente nella sedia più vicina. L’idea che creature invisibili
giravano per la città e la campagna, diffondendo disperazione e sfiducia nei suoi elettori, lo
rese abbastanza debole.
“Ora ascolti, Caramell – dovete fare qualcosa! E’ vostra responsabilità come Ministro della
Magia!“
“Mio caro Primo Ministro, non potete pensare che io sia ancora il Ministro della Magia dopo
tutto questo, vero? Sono stato buttato fuori tre giorni fa! La comunità magica intera ha urlato
alle mie dimissioni per una quindicina di giorni. Non li ho mai visti così uniti nel mio intero
periodo di attività!” disse Caramell, accennando ad un breve sorriso. Il Primo Ministro si perse
per un secondo tra quelle parole. Malgrado la sua indignazione alla posizione in cui era stato
posto, provò un moto di compassione per lo stanco uomo sedutogli di fronte.
“Sono molto spiacente,” disse infine, “c’è qualcosa che posso fare…?”
“E’ molto gentile da parte vostra, Primo Ministro, ma non c’è nulla. Sono stato mandato qui
per potervi aggiornare sugli eventi recenti e per introdurre il mio successore. Piuttosto,
pensavo che fosse qui oramai, ma sicuramente avrà avuto molto da fare.”
Caramell guardò attorno al ritratto del piccolo sporco uomo che indossava una parrucca
argentata, che stava scavando nel suo orecchio con la punta di un aculeo. Vedendo
l’occhiata di Caramell, il ritratto disse “Sarà qui tra un momento, sta giusto finendo una lettera
per Silente.”
“Gli auguro buona fortuna,” disse amaramente Caramell, per la prima volta con una punta di
amarezza nella voce, “ho scritto almeno due volte al giorno a Silente nell’arco di quindici
giorni, ma lui non ha mai risposto. Se lui avesse provato a persuadere il ragazzo, io potrei
ancora essere… beh, magari Scrimgeour avrà più fortuna.”
Caramell si immerse in quello che era chiaramente un silenzio offeso, ma che fu quasi
immediatamente rotto dal ritratto, che parlò con la sua gracidante voce ufficiale.
“Al Primo Ministro dei Babbani. Richiesta di Riunione. Urgente. Gentilmente, rispondere
all’istante. Rufus Scrimgeour, Ministro della Magia.”
“Si, si, bene,” disse il Primo Ministro distrattamente, ed esitò appena, quando le fiamme verdi
ricomparirono nella grata, crescendo e rivelando nel mezzo la figura di un altro mago,
sputandolo fuori un momento dopo sopra l’antico tappeto.
Caramell si alzò in piedi, e, dopo un momento di esitazione, il Primo Ministro fece lo stesso,
guardando il nuovo arrivato raddrizzarsi e spazzolarsi la cenere dalle lunghe vesti nere
guardandosi attorno.
Il Primo Ministro pensò insensatamente che Rufus Scrimgeour assomigliava ad un vecchio
leone. C’erano striature di grigio nella criniera bruna e nelle folte sopracciglia. Aveva
penetranti occhi gialli dietro ad un paio di occhiali dalla montatura di metallo ed era
evidentemente slanciato, con le sue falcate [aiuto] che lo facevano sembrare aggraziato
anche se camminava leggermente zoppicando. Dava un’immediata impressione di sagacità
ed ostinatezza. Il Primo Ministro pensò di aver capito il perché la comunità magica avesse
preferito Scrimgeour a Caramell in quel momento di grave pericolo.
“Come va?” disse gentilmente il Primo Ministro, tendendo la propria mano.
Scrimgeour la strinse brevemente, studiando la stanza ed estraendo la propria bacchetta
dalle vesti.
“Caramell vi ha detto tutto?” chiese, avvicinandosi alla porta colpendo leggermente il buco
della serratura con la bacchetta. Il Primo Ministro sentì la serratura scattare.
“Ehm – si,” disse, ”se non vi dispiace, preferirei che la porta rimanesse sbloccata.“
“Io piuttosto non voglio essere interrotto.” disse brevemente Scrimgeour, “ho visto,” aggiunse,
puntando la bacchetta verso le finestre e facendo in modo che una tenda le coprisse. “Ok,
bene, sono un uomo occupato, quindi parliamo chiaramente. Prima di tutto, dobbiamo
discutere sulla vostra sicurezza.”
Il Primo Ministro si innalzò in tutta la sua altezza e rispose “Sono perfettamente soddisfatto
della sicurezza che possiedo, grazie mill –“
“Bene, ma noi,” tagliò corto Scrimgeour, “sarebbe una disgrazia per i Babbani se il loro Primo
Ministro fosse sotto la Maledizione Imperius. Il nuovo segretario nel vostro ufficio esterno –”
“Non voglio licenziare Kingsley Shacklebolt, se è questo che state suggerendo!” disse
vivamente il Primo Ministro, “È molto efficiente, smaltisce il doppio del lavoro degl’ altri –“
“Questo è perché lui è un mago,” disse Scrimgeour, senza la benché minima ombra di
sorriso, “un Auror altamente addestrato, assegnatovi per proteggervi.”
“No, aspettate un momento” enunciò il Primo Ministro, “voi non potete inserire le vostre
persone nel mio ufficio, sono io che decido chi lavora per me –”
“Io penso che voi siete soddisfatto ugualmente con Shacklebolt, non è vero?” disse
freddamente Scrimgeour .
“Sono – cioè – ero –”
“Allora non c’è problema, giusto?” disse Scrimgeour.
“Io… bene, finché il lavoro di Shacklebolt continua ad essere… hem… eccellente,” disse
tremolante il Primo Ministro, ma Scrimgeour sembrò che lo stesse ascoltando a malapena.
“Ora, riguardo a Herbert Chorley – il vostro Ministro Minore,” continuò, “quello che sta
intrattenendo il pubblico impersonando un’anatra.”
“Lui cosa?” chiese il Primo Ministro.
“E’ una chiara conseguenza di una Maledizione Imperius male effettuata,” disse Scrimgeour
“ha confuso il suo cervello, ma potrebbe essere ancora pericoloso.”
“Sta soltanto starnazzando!” disse debolmente il Primo Ministro, “Certamente un po’ di
vacanza… Magari bere un drink…”
“Una squadra di guaritori dell’ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche lo stanno
esaminando mentre parliamo. Finora ha tentato di strangolarne tre,” disse Scrimgeour.
“Penso che sia meglio eliminarlo dalla società Babbana per un po’.”
“Io… bene, si rimetterà, non è vero?” disse ansiosamente il Primo Ministro.
Scrimgeour si limitò a scrollare le spalle, già dirigendosi nuovamente verso il camino.
”Bene, questo era tutto ciò che avevo realmente da dirvi. Vi terrò informato sugli eventuali
sviluppi – Hem- Probabilmente sarò troppo occupato per venire personalmente, in quel caso
manderò Caramell. Ha acconsentito a restare in una divisione consultativa.”
Caramell tentò di sfoggiare un sorriso, ma senza successo. Sembrava che avesse il mal di
denti.
Scrimgeour si frugò in tasca alla ricerca della misteriosa polvere da lanciare nel fuoco per
farlo diventare verde.
Il Primo Ministro li guardò disperatamente per un momento, poi le parole contro cui aveva
combattuto per tutta la sera scoppiarono.
“Ma per Dio, – siete maghi! Potete usare la magia! – Sicuramente potrete fare qualcosa!”
Scrimgeour girò su se stesso, scambiando un’occhiata incredula con Caramell, che riuscì a
controllarsi, sfoggiò un sorriso e disse gentilmente, “Il problema è che anche l’altra parte sa
fare magie, Primo Ministro.”
E dopo questo, uno dopo l’altro, i due maghi entrarono nel fuoco verde intenso e sparirono.
-CAPITOLO 2–
Spinner’s End
Tradotto da: Elanor87
Revisionato: Pix
Molte miglia lontane, la foschia che aveva premuto contro il vetro del primo ministro si trovava
oltre un fiume sporco che scorreva in mezzo a due sponde invase dai rifiuti.
Una immensa ciminiera, relitto di una fabbrica abbandonata, si innalzava oscura e
minacciosa. Non c’era alcun suono oltre al gorgogliare dell’acqua scura e nessun segno di
vita oltre, ad una magra, volpe che strisciava verso la riva annusando tra i rifiuti, nella
speranza di trovare degli avanzi tra i vecchi incarti di Fish-and-chip.
Improvvisamente, con un debole pop, una snella, incappucciata figura comparve sottilmente
sul bordo della riva.
La volpe s’immobilizzò, assistendo prudentemente a questo nuovo evento.
La figura guardò per un momento quale sentiero percorrere, quindi, facendo comparire una
luce, si incamminò rapidamente, con il mantello che frusciava sopra l’erba.
Con un secondo pop più rumoroso, un’altra figura incappucciata comparve.
“Aspetta!”
L’urlo spaventò la volpe, ora accovacciata del tutto nel sottobosco. Saltò dal suo nascondiglio
sino alla riva.
Ci fu un getto di luce verde, un guaito, e la volpe cadde a terra, morta.
La seconda figura rigirò l’animale con la punta del piede.
“Solo una volpe,“ Disse la voce della donna sdegnosamente da sotto il cappuccio, “pensavo
che forse un Auror– Cissy, aspetta!”
Ma la donna, che si era fermata per guardare il getto di luce verde, si stava già arrampicando
sulla riva che la volpe aveva appena toccato.
“Cissy – Narcissa – Ascoltami!”
La seconda donna fermò la prima aggrappandosi al suo braccio, ma l’altra si divincolò.
“Torna indietro Bella!”
“Devi ascoltarmi!”
“Ho già ascoltato. Ed ho preso la mia decisione. Lasciami da sola!”
La donna chiamata Narcissa guadagnò la punta della riva, dove delle vecchie inferiate
allineate separavano il fiume da una stretta strada sassosa. L’altra donna, Bella, la seguì
immediatamente. Spalla a spalla, guardarono oltre la strada, dove c’erano file e file di case
pericolanti di mattone con le finestre insulse e cieche nell’oscurità.
“Lui vive qui?” Chiese Bella, con la voce colma di disprezzo, “in questo letamaio babbano?
Dobbiamo essere le prime del nostro genere ad averci mai messo piede-”
Ma Narcissa non la stava ascoltando, scivolò nella buca tra le inferiate arrugginite e percorse
come una furia la strada.
“Cissy, aspetta!”
Bella la seguì, con il mantello che svolazzava dietro di lei, e vide Narcisa infilarsi in un vicolo
tra le case in un secondo, in una via quasi identica.
Alcuni lampioni erano rotti. Le due donne stavano camminando tra l’oscurità e la luce,
l’inseguitrice catturò nuovamente la sua preda mentre stava girando un angolo, mantenendo
il suo braccio in una presa salda questa volta, in modo da affrontarla.
“Cissy, non devi fare questo, non puoi fidarti di lui-”
“Il Signore Oscuro si fida di lui, o no?”
“Il Signore Oscuro è… io credo… in errore,” Bella ansimò, i suoi occhi brillarono per un
momento mentre controllò che fossero effettivamente sole. “in ogni caso, eravamo d’accordo
di non parlare con nessuno del piano. Questo è un tradimento del Signore Oscuro…”
“Vattene, Bella!“ Ringhiò Narcissa, estraendo la bacchetta da sotto il mantello, puntandola
minacciosamente sull’altro volto. Bella rise solamente.
“Cissy, alla tua stessa sorella? Non vorrai -”
“Non c’è nulla che vorrei fare di più.” Narcissa sospirò, una nota di isteria nella sua voce, e
quando calò la bacchetta come se fosse stata una lama, ci fu un altro lampo di luce e Bella
lasciò il braccio di sua sorella come se bruciasse.
“Narcissa!”
Ma Narcissa si era già allontanata velocemente, pulendosi la mano, con la sua inseguitrice
che la seguiva ancora, ora mantenendosi a distanza, movendosi nel labirinto di case di
mattone. In fine, Narcissa si infilò in una strada chiamata Spinner’s End, sopra la quale la
vecchia ciminiera imperava minacciosa.
I suoi passi echeggiarono sulla strada ciottolosa, camminò sorpassando le finestre incrinate e
rotte, fino a che non raggiunse l’ultima casa, dove una fioca luce traspariva dalle tende di una
stanza in basso.
Bussò alla porta prima che Bella potesse catturarla.
Assieme aspettarono, ansimanti, inalando l’odore del fiume sporco trasportato dalla brezza
della notte.
Alcuni secondi dopo sentirono dei movimenti provenire da dietro alla porta, dove si aprì una
piccola fessura.
Attraverso di essa si poteva distinguere un uomo intento a guardare attorno a loro, un uomo
con dei lunghi capelli neri attorno al volto olivastro ed agli occhi neri.
Narcissa gettò indietro il suo cappuccio. Era così pallida che quasi risplendeva nell’oscurità; i
lunghi capelli biondi che affluivano dietro alle sue spalle, le conferivano l’aria di una persona
annegata.
“Narcissa!” Disse l’uomo, aprendo ancora un po’ la porta, consentendo alla luce di illuminare
lei e sua sorella.“Che piacevole sorpresa!”
“Severus,” Disse lei, in un teso sussurro. “posso parlare con te? È urgente.”
“Ma naturalmente.”
Lui si scansò permettendole di entrare in casa. La sorella, ancora incappucciata, la seguì
senza invito.
“Piton,” Disse passandogli accanto.
“Bellatrix,” Rispose lui, arricciando la bocca in un sorriso beffeggiante quando chiuse la porta
con uno schiocco.
Erano entrati direttamente in un piccolo salotto, che dava un’impressione di oscurità, come
una cella piena. Le pareti erano completamente ricoperte di libri, molti di essi avevano una
vecchia copertina di cuoio marrone o nera; un logoro divano, una vecchia poltrona ed un
tavolo traballante erano raggruppati assieme nello stagno del getto fioco della luce
proveniente da una candela appesa al soffitto. Il posto aveva un’ aria trascurata, sebbene
non era abitualmente disabitato.
Piton indicò a Narcissa il sofà. Lei si levò il mantello, lo gettò da parte e si sedette, fissando le
proprie mani bianche per controllare se avevano terminato di tremare. Bellatrix abbassò
molto lentamente il proprio cappuccio. Accigliata come sua sorella, con pesanti occhi
socchiusi e una mascella spiccata, non spostò il suo sguardo fisso su Piton quando si sedette
appresso a Narcissa.
“Così… cosa posso fare per te?” Chiese Piton, sedendosi sulla poltrona di fronte alle due
sorelle.
“Siamo… siamo soli, non è vero?” Chiese Narcissa prudentemente.
“Si, ovviamente. Beh, Minus è qui, ma non stiamo contando anche il parassita, no?”
Puntò la sua bacchetta sul muro di libri dietro di lui, e con uno scoppio un portello nascosto si
aprì, rivelando una scala stretta su cui un piccolo uomo era immobile.
“Come avrai chiaramente intuito, Minus, abbiamo ospiti.” Disse Piton pigramente.
L’uomo strisciò, gobbo, verso gli ultimi gradini ed entrò nella stanza.
Aveva dei piccoli, acquosi occhi, un naso aguzzo ed una smorfia sgradevole sul volto.
La sua mano sinistra accarezzò la destra, che sembrava avvolta da un guanto argentato.
“Narcissa!” Disse con la sua voce stridula, “E Bellatrix! Quale incantevole -”
”Minus ci porterà da bere, se volete gradire,” disse Piton, “dopodiché tornerà nella sua
stanza.”
Minus sussultò come se Piton gli avesse gettato qualcosa addosso.
“Non sono il tuo servo” Stridette, evitando di incrociare gli occhi di Piton.
“Davvero? Avevo avuto questa impressione quando Il Signore Oscuro ti ha mandato qui per
aiutare.”
“Aiutare, si – ma non preparare i tuoi drink o - o pulire la tua casa!”
“Non avevo idea, Minus, che tu bramassi delle missioni più pericolose.” Disse Piton
dolcemente, “Ma questo si può risolvere. Parlerò al Signore Oscuro -”
“Posso parlare io stesso con lui se lo desidero!”
“Naturalmente,” Disse Piton beffardamente. “Ma nel frattempo portaci le bevande. Un po’ di
vino fatto dagli elfi basterà.”
Minus esitò un momento, si guardò attorno valutando se gli convenisse o no replicare e
discutere, quindi si voltò e scomparve in un altro sportello nascosto. Si sentì il battere e lo
scontrarsi dei bicchieri.
Pochi secondi dopo tornò, trasportando una bottiglia polverosa e tre bicchieri su un vassoio.
Appoggiò il tutto sopra il tavolino traballante, e si congedò sbattendo dietro di se la porta
nascosta ricoperta di libri.
Piton versò del vino rosso-sangue nei bicchieri, ponendoli due alle sorelle. Narcissa mormorò
un grazie, mentre Bellatrix al contrario non disse nulla, ma continuò a fissare Piton. Questo
non sembrò scomporlo, ma piuttosto divertirlo.
“Al Signore Oscuro” disse, innalzando il suo bicchiere per poi vuotarlo.
Le due sorelle lo imitarono. Piton riempì nuovamente i bicchieri. Poiché Narcissa era al suo
secondo bicchiere, disse con decisione, “Severus, mi spiace di essere venuta così ma
dovevo vederti. Penso che tu sia l’unico che possa aiutarmi -”
Piton le fece un cenno con la mano per zittirla, puntò la bacchetta verso la porta nascosta. Ci
fu uno scoppio, seguito dal suono di Minus che si affrettava giù per le scale.
“Le mie scuse” Disse Piton, “Ultimamente ha l’abitudine di ascoltare attraverso le porte, non
so cosa possa significare… stavi dicendo, Narcissa?”
Lei fece un lungo, tremolante respiro e riprese.
“Severus, so che non dovrei essere qui. Avevo detto che non ne avrei parlato con nessuno,
ma -”
“Allora devi mettere a freno la tua linguetta!” ringhiò Bellatrix, “specialmente con la presente
compagnia!”
“ ‘Presente compagnia’?” ripeté sarcasticamente Piton, “E cosa, hum, dovrei intendere con
questo, Bellatrix?”
“Che non mi fido di te, Piton, e lo sai molto bene!”
Narcissa si lasciò sfuggire un gemito, e si coprì il volto con le mani. Piton appoggiò il
bicchiere sul tavolo, e si sedette più comodamente con le braccia appoggiate ai braccioli
della poltrona, sorridendo alla faccia minacciosa di Bellatrix.
“Narcissa, penso che dovremmo ascoltare ciò che Bellatrix ha da dirci, per preservarci da
tediose interruzioni. Bene, continua, Bellatrix,” disse Piton, “Perché tu non ti fidi di me?”
“Per molte ragioni!” Disse Bellatrix, sporgendosi dal sofà e sbattendo il bicchiere sopra il
tavolo. “Dove iniziare! Dov’eri quando il Signore Oscuro è caduto? Perché non hai mai fatto
alcun tentativo per cercarlo quando era scomparso? Cos’ hai fatto in tutti questi anni che sei
vissuto dietro alle spalle di Silente? Perché hai impedito al Signore Oscuro di impossessarsi
della Pietra Filosofale? Perché non sei venuto immediatamente quando il Signore Oscuro è
rinato? Dov’eri alcune settimane fa, quando abbiamo combattuto per impossessarci della
profezia per il Signore Oscuro? E perché, Piton, Harry Potter è ancora vivo quando lo hai
avuto sotto la tua mercé per ben cinque anni?”
Fece una pausa, il petto che si alzava ed abbassava velocemente, le guance assunsero
colore. Dietro di lei, Narcissa era seduta immobile, con il volto ancora nascosto dalle mani.
Piton sorrise.
“Prima che ti risponda – oh, si, Bellatrix, sto per darti delle risposte! Puoi riportare le mie
parole anche agli altri che bisbigliano alle mie spalle, raccontando storie false sulla mia
docenza al Signore Oscuro! Prima che ti risponda, lascia che ti faccia io una domanda. Pensi
veramente che se il Signore Oscuro non mi ha mai posto ognuna di quelle domande? E pensi
veramente che io sarei seduto qui, a parlare con voi, se non fossi riuscito a dare delle
risposte soddisfacenti per ognuna di esse?”
Bellatrix esitò.
“So che lui si fida di te ma -”
“Pensi che sia in errore? Oh credi che lo abbia imbrogliato in qualche modo? Ingannato il
Signore Oscuro, il mago più grande, il più perfetto Legilimens che il mondo abbia mai potuto
vedere?”
Bellatrix non disse nulla, ma si accorse, per la prima volta, di una piccola sconfitta. Piton non
rincarò la dose, in ogni modo prese nuovamente il suo bicchiere, ne bevve un po’, e continuò.
“Mi chiedi dov’ero quando il Signore Oscuro è caduto. Ero esattamente dove lui aveva
ordinato che fossi, alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, perché desiderava che io
spiassi Albus Silente. Presumo che tu sappia che ho assunto la carica di insegnante su
ordine del Signore Oscuro, giusto?”
Bellatrix annuì impercettibilmente, dopodiché aprì la bocca per ribattere, ma Piton l’anticipò.
“Chiedi perché non ho tentato di ritrovarlo quando lui sparì. Per la stessa ragione per cui
Avery, Yaxley, i Carrows, Greyback, Lucius” inclinò la testa in direzione di Narcissa “e molti
altri non l’ hanno fatto. Credevo che lui fosse morto. Non sono fiero di questo, ero in errore,
ma così è stato… se lui non avesse perdonato coloro che avevano perso la fede quella notte,
si ritroverebbe con ben pochi seguaci dalla sua parte.”
“Ci sarei io” Disse Bellatrix appassionatamente, “Io, che ho speso molti anni ad Azkaban per
lui!”
“Si, effettivamente, molto ammirevole. ”Disse Piton in un tono di voce calibrato, “Ma, credo,
non eri molto utile in prigione per lui, però la tua mossa è stato indubbiamente d’effetto -”
“D’effetto!” stridette lei; nella sua furia si poteva vedere degli scorci di pazzia. “Mentre io
resistevo ai Dissennatori, tu eri ad Hogwarts, confortandoti giocando all’animaletto domestico
di Silente!”
“Non completamente,” Disse tranquillamente Piton, “Non ha voluto affidarmi la carica di
insegnate di Difesa Contro Le Arti Oscure, come sai. Sembrava pensare che potesse, ah,
determinare una ricaduta… tentandomi a ripercorrere le mie vecchie strade.”
“E’ stato questo il tuo sacrificio per il Signore Oscuro, non essere insegnante della tua
materia preferita?” schernì lei, “Perché sei rimasto lì tutto questo tempo, Piton? Ancora a
spiare Silente per conto di un padrone che ritenevi morto?”
“Non proprio,” Disse Piton, “Anche se il Signore Oscuro è stato lieto di sapere che non ho
disertato il lavoro. Ho avuto sedici anni di informazioni su Silente da portargli quando lui è
tornato. Un regalo di bentornato piuttosto utile, invece che le infinite rievocazioni di quanto
Azkaban sia sgradevole…”
“Ma tu sei rimasto -”
“Si, Bellatrix, sono rimasto,” disse Piton, mostrando per la prima volta un punto di
impazienza. “Avevo un lavoro comodo che ho preferito ad una restrizione ad Azkaban.
Stavano indagando sui mangiamorte. La protezione di Silente mi ha preservato dalla
prigione, era molto più conveniente, ed io l ’ho adoperata. Ripeto, al Signore Oscuro non ha
protestato su questo, e non vedo il perché dovresti farlo tu.
“Penso che la prossima cosa che tu voglia sapere,” disse con voce un po’ più alta, vedendo
che Bellatrix stava per interromperlo, “perché mi sono messo in mezzo tra la Pietra Filosofale
ed il Signore Oscuro. E’ facile rispondere. Lui non sapeva se fidarsi di me. Ha pensato, come
te, che fossi passato da fedele mangiamorte, a tirapiedi di Silente. Era in condizioni pietose,
veramente debole, usufruendo del corpo di un mago mediocre. Non ha osato rivelarsi ad un
vecchio alleato, specialmente se colui poteva portarlo da Silente o al Ministero. Sono
profondamente rammaricato del fatto che non si sia fidato di me. Sarebbe rinato tre anni fa.
Al momento, avevo visto solo un avido e indegno Raptor tentare di rubare la Pietra e, lo
ammetto, ho fatto di tutto per contrastarlo.”
La bocca di Bellatrix si distorse in una smorfia come se avesse preso una dose di medicina
sgradevole.
“Ma non sei tornato quando lui è riapparso, non sei volato immediatamente da lui quando hai
sentito il Marchio Nero bruciare -”
“Corretto. Sono tornato due ore più tardi. Sono tornato su ordine di Silente.”
“Su ordine -?” cominciò lei, in tono d’oltraggio.
“Pensa!” Disse Piton, nuovamente impaziente. “Pensa! Aspettando due ore, appena due ore,
sono riuscito a mantenermi il lavoro da spia a Hogwarts! Premettendo che Silente pensa che
io sia tornato dal Signore Oscuro solo perché me l’ha ordinato lui, sono riuscito a passare
delle informazioni su Silente e l’Ordine della Fenice da allora! Considera, Bellatrix: il Marchio
Nero stava diventando sempre più evidente con il passare dei mesi, sapevo che stava per
tornare, tutti i mangiamorte lo sapevano! Ho avuto molto tempo per pensare a cosa fare,
progettare il mio movimento seguente, scappare come Karkaroff, l’ ho fatto?
“Il fastidio iniziale del Signore Oscuro di fronte al mio ritardo è scomparso interamente, posso
assicurartelo, quando gli ho spiegato che gli sono rimasto fedele, anche se ha pensato che
fossi un uomo di Silente. Si, il Signore Oscuro pensava che l’avessi lasciato per sempre, ma
era in errore.”
“Ma di quale utilità sei stato?” sogghignò Bellatrix, “Quali informazioni utili abbiamo avuto da
te?”
“Le mie informazioni sono andate direttamente al Signore Oscuro,” disse Piton. “Se ha scelto
di non ripartirle con te -”
“Ripartisce tutto con me!” Disse Bellatrix, infervorandosi immediatamente, “Lui mi chiama la
sua più fedele, la sua più leale -”
“Lo fa?” disse Piton, incrinando dolcemente la sua voce per mostrare il suo disappunto. “Lo fa
ancora, dopo il fiasco al ministero?”
“Non è stato un mio errore!” Disse Bellatrix, arrossendo, “Il Signore Oscuro, in passato, mi ha
istruito con il suo più prezioso – Se Lucius non avesse -”
“Oh no, non lo fare - non provare a far ricadere la colpa su mio marito!” disse Narcissa, con
una voce bassa e mortale, fissando la sorella.
“Non c’è un punto di condivisione della colpa,” disse uniformemente Piton. “Quel che è fatto è
fatto.”
“Ma non da te!” disse Bellatrix furiosamente. “No, eri ancora una volta assente mentre il resto
di noi affrontava il pericolo, tu non c’eri, vero Piton?”
”I miei ordini erano di rimanere in dietro” disse Piton. “Forse sei in disaccordo con il Signore
Oscuro, forse pensi che Silente non si sarebbe insospettito nel vedermi combattere contro
l’Ordine della Fenice fianco a fianco con i mangiamorte non è vero? E- ricordami – tu parli di
pericoli… stavate affrontando sei adolescenti, eravate voi giusto?”
“Più tardi si sono uniti, come sai bene, all’ Ordine della Fenice!” ringhiò Bellatrix, “E, a
proposito dell’Ordine, ancora ti ostini a sostenere di non poterci rivelare il Quartier Generale,
non è vero?”
“Io non sono il Custode Segreto, non posso rivelare il nome del posto. Capisci quale magia è
in atto, non è vero? Il Signore Oscuro è soddisfatto con le informazioni che gli ho passato
sull’ Ordine. Hanno condotto, come forse avrai indovinato, al bloccaggio e all’omicidio di
Emmeline Vance e certamente contribuito all’uccisione di Sirius Black, benché vi ho dato
l’accreditamento per finirlo.”
Inclinò la testa e la spostò. La sua espressione non si ammorbidì.
“Stai evitando la mia ultima domanda, Piton. Harry Potter. Avresti potuto ucciderlo in un
momento qualunque in questi cinque anni. Perché non l’hai fatto?”
“Hai discusso di questo con il Signore Oscuro?” Chiese Piton.
“Lui… ultimamente, lo… lo sto chiedendo a te, Piton!”
“Se avessi assassinato Harry Potter, il nostro Signore non potrebbe utilizzare la sua anima
per rigenerarsi, rendendosi invincibile -”
“Stai affermando che avevi già previsto le sue intenzioni verso il ragazzo!” schernì lei.
“Non sto affermando questo; Non avevo idea di quali fossero i suoi piani; Ho già confessato
di aver creduto che fosse scomparso definitivamente. Soltanto, sto tentando di spiegare il
perché il Signore Oscuro non è dispiaciuto che Potter sia sopravvissuto, almeno fino ad un
anno fa…”
“Ma perché lo hai lasciato vivere?”
“Non lo hai capito? E’ stata solo la protezione di Silente a mantenermi fuori da Azkaban! Non
credi che uccidere il suo allievo favorito si sarebbe ritorto contro di me? Ma non è solo
questo. Voglio ricordarti che quando Potter è arrivato per la prima volta ad Hogwarts c’erano
ancora molte storie che giravano sul suo conto, voci che dicevano che era lui stesso un
grande mago oscuro, considerato che era riuscito a sopravvivere all’attacco dell’ Oscuro
Signore. Effettivamente, molti dei suoi vecchi seguaci ritenevano il potere di Potter uno
stendardo sotto il quale riunirci ancora una volta. Ero curioso, lo ammetto, e non ero per
niente propenso ad assassinarlo quando quell’ idiota è arrivato al castello.
“Naturalmente, subito mi è parso piuttosto chiaro che non possedeva affatto quello
straordinario talento di cui tutti parlavano. E’ riuscito ad uscire da un certo numero di
situazioni spinose grazie ad una semplice combinazione di fortuna e l’aiuto di amici di talento.
E’ mediocre all’ultimo grado, antipatico e soddisfatto di se stesso com’era suo padre prima di
lui. Ho fatto di tutto per farlo espellere da Hogwarts, dove credo a malapena che lui meritasse
di esserci, ma ucciderlo o permettere che sia ucciso davanti a me? Sarei stato uno sciocco a
rischiare con Silente che lo protegge.”
“E con tutto questo noi dovremmo supporre di credere che Silente non ha mai avuto sospetti
su di te?” chiese Bellatrix. “Che lui non ha idea della tua vera fedeltà, che ti crede ancora
implicitamente?”
“Ho interpretato bene la mia parte,” disse Piton. “E trascuri la debolezza più grande di Silente:
deve credere al meglio delle persone. Gli ho rifilato un racconto con profondissimo rimorso
quando sono entrato a far parte del suo staff, fresco dai miei giorni da Mangiamorte, e mi ha
accolto a braccia aperte - comunque, come dico, non ha mai voluto concedermi di
avvicinarmi alle Arti Oscure per potermi aiutare. –Silente è stato un grande mago – oh, si, lui
ha,” (fece un verso sarcastico in direzione di Bellatrix), “il Signore Oscuro lo riconosce.
Tuttavia, sono soddisfatto di dire che Silente sta diventando vecchio. Il duello dell’altro mese
con l’ Oscuro Signore lo ha agitato. Ha subito una seria ferita, perché le sue reazioni sono più
lente di una volta. Ma in tutti questi anni non ha smesso di fidarsi di Severus Piton, ed in ciò
sta il mio grande valore per il Signore Oscuro.”
Bellatrix non sembrò ancora contenta, benché sembrasse incerta su come attaccare alla
meglio Piton. Approfittando del suo silenzio, Piton si voltò verso la sorella.
“Ora… sei venuta per chiedermi aiuto, Narcissa?”
Narcissa guardò verso di lui, il volto contorto in una eloquente espressione di disperazione.
“Si Severus, io - io penso che tu sia l’unico che mi possa aiutare, altrimenti non so dove
andare. Lucius è in prigione e…”
Chiuse gli occhi e due grosse lacrime filtrarono da sotto le sue palpebre.
“Il Signore Oscuro mi ha proibito di parlare di questo,“ continuò Narcissa, con gli occhi
sempre chiusi, “Desidera che nessuno venga a conoscenza del piano. È veramente…
segreto. Ma - ”
“Se l’ ha proibito, non devi parlare,” disse Piton immediatamente, “La parola del Signore
Oscuro è legge.”
Narcissa rantolò come se le avessero gettato addosso un secchio di acqua gelida. Bellatrix
sembrò soddisfatta per la prima volta da quando aveva messo piede nella casa.
“Visto!” Disse trionfante a sua sorella, “Anche Piton dice così: se ti ha detto di non parlare,
pretende il tuo silenzio!”
Ma Piton si alzò in piedi e si diresse verso la piccola finestra, scrutando tramite la tenda la
strada deserta, le chiuse con uno scatto. Si voltò verso Narcissa accigliato.
“Può darsi che io sappia del piano,” disse con una voce bassa, “Sono uno dei pochi ai quali il
Signore Oscuro ha parlato. Tuttavia, avendo coinvolto me nel segreto, Narcissa, saresti
colpevole di alto tradimento verso il Signore Oscuro.”
“Pensavo che tu dovevi sapere di questo!” Disse Narcissa, respirando più liberamente, “Si
fida così tanto di te, Severus…”
“Sai del piano?” disse Bellatrix, l’espressione soddisfatta ora sostituita da un’occhiata di
oltraggio, “lo sai?”
“Certamente,” Disse Piton, “Ma che aiuto richiedi, Narcissa? Se stai immaginando che io
possa persuadere il Signore Oscuro di cambiare idea, mi spiace, ma non c’è nessuna
speranza, neppure una.”
“Severus,” sussurrò lei, con le lacrime che scivolavano giù dalle sue guance pallide, “Mio
figlio… il mio unico figlio…”
“Draco dovrebbe esserne fiero,” Disse indifferentemente Bellatrix. “Il Signore Oscuro gli ha
assegnato un grande onore. E dirò questo per Draco: non vuole allontanarsi dal suo dovere,
sembra felice di poter provarsi, eccitato al prospetto -”
Narcissa cominciò a piangere seriamente, lo sguardo implorante fisso su Piton.
”Questo è perché ha sedici anni, e non ha idea di quali circostanze sono! Perché, Severus?
Perché mio figlio? E’ troppo pericoloso! Questa è una vendetta per gli errori di Lucius, lo so!”
Piton non disse nulla. Guardò oltre le sue lacrime come se fossero indecenti, ma non poteva
pretendere di non sentirla.
“Ecco perché è stato scelto Draco, non è vero?” persistette, “Per punire Lucius?”
“Se Draco riesce,” disse Piton, spostando il suo sguardo lontano da lei, “Sarà onorato più di
chiunque altro.”
“Ma questo non potrà mai succedere!” singhiozzò Narcissa. “Come può riuscirci, quando il
Signore Oscuro stesso -?”
Bellatrix sussultò; Narcissa sembrò perdere i nervi.
“Intendevo solo dire… se nessuno ancora c’è riuscito… Severus… per favore… sei sempre
stato l’insegnante preferito di Draco… sei un vecchio amico di Lucius… ti prego… sei il
favorito del Signore Oscuro, il suo consigliere di fiducia… puoi parlare con lui, persuaderlo -?”
“Il Signore Oscuro non può essere persuaso, e io non sono così stupido da provarci,” disse
piano Piton, “non posso fingere che il Signore Oscuro non sia arrabbiato con Lucius. Lucius è
stato supposto per essere in carica. Si è fatto catturare, assieme a molti altri, e non riuscito
ad afferrare la profezia. Si, il Signore Oscuro è arrabbiato, Narcissa, veramente arrabbiato.”
“Allora avevo ragione, ha scelto Draco per vendicarsi!” singhiozzò Narcissa, “Lui non vuole
che riesca nella missione, ha mandato lui perché spera che muoia provandoci!”
Quando Piton non disse nulla, Narcissa sembrò perdere tutto l’auto-controllo rimastogli. Si
alzò in piedi e barcollando ai avvicinò a Piton, aggrappandosi ai suoi vestiti. “Tu lo puoi fare.
Tu lo puoi fare a posto di Draco, Severus. Tu ci riusciresti, naturalmente ci riusciresti, e lui ti
ricompenserebbe più di tutti noi -”
Piton catturò i suoi polsi ed allontanò le sue mani. Guardò il suo volto intriso di lacrime, e
disse lentamente, ”Lui vuole che lo faccia, alla fine, penso. Ma è determinato che Draco ci
provi per primo. Vedi, così, nell’improbabile caso che lui riesca, io posso continuare a
rimanere ad Hogwarts un po’ più a lungo, compiendo il mio lavoro da spia.”
“In altre parole, a lui non interessa se Draco viene ucciso!”
“Il Signore Oscuro è veramente arrabbiato,” ripeté tranquillamente Piton, “non è riuscito ad
ascoltare la profezia. Sai come me, Narcissa, che non perdona facilmente.”
Lei si accasciò ai suoi piedi, singhiozzando e gemendo sul pavimento.
“Il mio unico figlio… il mio unico figlio…”
“Dovresti esserne fiera!” Disse spietatamente Bellatrix. “Se avessi dei figli, sarei felice di
introdurli al servizio del Signore Oscuro!”
Narcissa emise un breve grido di disperazione, e ghermì i suoi lunghi capelli biondi. Piton la
aiutò ad alzarsi, prendendola per le braccia e facendola sedere sopra il sofà. Versò altro vino
e le mise il bicchiere in mano di forza.
“Narcissa, ora basta. Bevi questo. Ascoltami.”
Lei sembrò un po’ più calma; buttò giù il vino con una lunga sorsata.
“Potrebbe essere possibile… per me, aiutare Draco.”
Lei si rizzò, il volto bianco-carta, gli occhi spalancati.
“Severus - oh, Severus - puoi davvero aiutarlo? Puoi occuparti di lui, evitargli qualsiasi
danno?”
“Posso provarci.”
Lei allontanò il bicchiere; questo oscillò sul tavolo quando scivolò dal sofà per inginocchiarsi
ai piedi di Piton, prendendogli una mano tra le sue e premendo le labbra su di essa.
“Lo proteggeresti… Severus, lo giurerai? Saresti pronto a fare un Giuramento Infrangibile?”
“Il Giuramento Infrangibile?” L’espressione di Piton era illeggibile, Bellatrix tuttavia si lasciò
sfuggire uno schiamazzo ed una risata trionfante.
“Non stai ascoltando, Narcissa? Oh, ci proverà, ne sono sicura… le parole vuote di
circostanza, le usuali azioni da serpeverde… oh, su ordine del Signore Oscuro,
naturalmente!”
Piton non guardò Bellatrix. I suoi occhi neri erano fissi su quelli azzurri e lacrimanti di
Narcissa mentre lei continuava a ghermire la sua mano.
“Certamente, Narcissa, farò il Giuramento Infrangibile.” disse tranquillamente, “Forse tua
sorella acconsentirà ad essere il nostro Garante.”
La bocca di Bellatrix si spalancò. Piton si abbassò in modo da essere di fronte a Narcissa,
sotto lo sguardo stupito di Bellatrix, si afferrarono la mano destra.
“Hai bisogno della tua bacchetta, Bellatrix,” disse freddamente Piton.
Lei la trasse, guardandoli stupita.
“E devi venire un po’ più vicino,” disse lui.
Lei fece un passo in avanti in modo che si levasse in piedi sopra di loro, mettendo la punta
della bacchetta sopra le loro mani unite.
Narcissa parlò.
“Vuoi, Severus, vigilare su mio figlio Draco per il tempo che si appresta a compiere la volontà
del Signore Oscuro?”
“Lo voglio,” disse Piton.
Una piccola lingua di fuoco brillante si levò dalla bacchetta per stringersi attorno alle sue
mani come per legarle.
“E vuoi usare, le tue abilità al meglio, per proteggerlo dai danni?”
“Lo voglio.” Disse Piton.
Una seconda lingua di fuoco fuoriuscì dalla bacchetta, e si collegò con il primo, creando una
catena fine e luminosa.
“E, se si dimostra necessario…nel caso mio figlio venisse a mancare…” Narcissa bisbigliò (la
mano di Piton si contrasse tra la sua, ma non la levò) “ Compirai l’atto che il Signore Oscuro
ha ordinato a Draco di effettuare?”
C’era silenzio in quel momento. Bellatrix li guardava, con la bacchetta sopra le loro mani, con
gli occhi spalancati.
“Lo voglio.”Disse Piton.
La faccia sbalordita di Bellatrix fu illuminata dal fuoco rosso emesso dalla bacchetta, che si
andò ad unire ai primi due attorno alle loro mani, come una corda, come un serpente ardente.
-CAPITOLO 3Volere e Non Volere
Tradotto da: DYN
Riadattato da: Pix
Harry Potter stava russando rumorosamente. Era rimasto seduto su una sedia di fronte alla
finestra della sua camera da letto per quasi quattro ore, con lo sguardo fisso sulla via, che si
andava pian piano scurendo, ed infine si è addormentato, con un lato della faccia appoggiato
sul freddo vetro della finestra, gli occhiali di traverso e la bocca spalancata. La condensa che
si era formata sulla finestra, a causa del suo respiro, scintillò alla luce arancione dei lampioni,
e quella luce artificiale assieme ai suoi capelli neri e scompigliati, contribuivano a dargli un
aspetto quasi spettrale.
Tutti i suoi averi erano sparsi per la stanza insieme ad una buona spolverata di immondizia.
Piume di gufo, torsoli di mela, e cartacce di merendine sparse ovunque sul pavimento, un
certo numero di libri di testo buttati alla rinfusa tra i suoi vestiti. Un mucchio di giornali
sparpagliati in una pozza di luce sulla sua scrivania. Il titolo di un giornale diceva:
HARRY POTTER: IL PRESCELTO?
Continuano a circolare le voci riguardante il recente misterioso disordine accaduto al
Ministero della Magia, durante il quale Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato è stato
nuovamente avvistato.
“Non abbiamo il permesso di dire nulla riguardo a quanto è accaduto, non chiedetemi nulla,”
ha detto un ‘Obliviatore’ agitato, che si è rifiutato di dire il suo nome, mentre usciva dal
Ministero la scorsa notte.
Tuttavia le voci secondo le quali il fatto sarebbe legato alla leggendaria Sala delle Profezie
sarebbero state confermate da alte cariche del Ministero.
Benché quelli del Ministero si fossero fino ad ora rifiutati anche solo di confermare l’esistenza
di un tale posto, una crescente parte della Comunità Magica crede che i Mangiamorte, che
ora sono rinchiusi ad Azkaban per trasgressione e tentato furto, stessero tentando di rubare
la profezia. La natura di quest’ultima è sconosciuta, anche se la versione più diffusa, riguarda
anche Harry Potter, l’unica persona al mondo ad essere sopravvissuta ad un anatema
mortale, e che era presente al Ministero nella notte in questione. Alcuni hanno rinominato
Potter ‘Il Prescelto’, credendo che la profezia lo nomini come l’unico in grado di liberarli da
Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato.
L’attuale collocazione della profezia, se esiste, è sconosciuta, anche se… (continua alla 5°
colonna a pag.2)
Un secondo giornale era posto di lato al primo. Questo era uno dei titoli in prima pagina
SCRIMGEOUR E’ IL SUCCESSORE DI CARAMELL
La maggior parte di questa prima pagina era presa da una grande foto in bianco e nero di un
uomo con molti capelli spessi, simili alla criniera di un leone, con la faccia piuttosto sfigurata.
L’immagine si muoveva – l’uomo stava fluttuando verso il soffitto.
Rufus Scrimgeour, precedentemente capo dell’ufficio degli Auror nel Dipartimento per
l’Applicazione della Legge Magica, ha successo Cornelius Caramell nella carica di Ministro
della Magia.
La nomina è stata accolta con entusiasmo dalla comunità Magica, anche se alcune voci
dicono che tra il nuovo Ministro e Albus Silente, da poco rinominato Stregone Capo del
Wizengamot, ci siano delle discrepanze.
I rappresentanti di Scrimgeour hanno ammesso che quest’ultimo ha incontrato Silente
appena ha preso pienamente possesso del lavoro, ma si sono rifiutati di commentare su cosa
abbiano discusso. Albus Silente è conosciuto… (continua a pag. 3 colonna 2).
A sinistra di questo giornale ce n’era un terzo, era piegato in modo che un articolo con il titolo
‘IL MINISTERO GARANTISCE PER L’INCOLUMITA’ DEGLI STUDENTI’ era visibile.
Nominato oggi Ministro della Magia, Rufus Scrimgeour, parla delle nuove, dure misure
approntate dal Ministero per assicurare la sicurezza degli studenti che torneranno alla Scuola
di Magia e Stregoneria di Hogwarts questo autunno.
“Per ovvi motivi, non posso spiegarvi nel particolare i nuovi, rigorosi programmi di sicurezza,”
ha detto il Ministro anche se un membro ha confermato che le difese comprendono turni di
guardia e incantesimi, un compito difficile per i Spezzaincantesimi e per un piccolo gruppo di
esperti Auror dedicato solamente alla protezione della scuola di Hogwarts.
In molti sembrano rassicurati dal duro sistema di sicurezza degli studenti che il Ministro ha
deciso di adottare. La signora Augusta Paciock dice, “mio nipote Neville – un buon amico di
Harry Potter, che ha combattuto contro i Mangiamorte insieme a lui nel Ministero a giugno e –
Ma il resto della pagina era coperta dalla grande gabbia per uccelli situata in cima ai giornali.
All’interno della gabbia c’era una magnifica civetta bianca. I suoi occhi ambrati esaminavano
imperiosamente la stanza, la sua testa girava occasionalmente verso il suo padrone che
russava. Una o due volte ha ticchettato con il suo becco, impaziente, ma Harry era
addormentato troppo profondamente per poterla sentire.
Un grande baule era situato al centro della stanza. Il suo coperchio era aperto; sembrava che
aspettasse qualcosa, tuttavia era quasi vuoto, eccetto che per un residuo di vecchia
biancheria intima, di dolci, di boccette d’inchiostro vuote, e una penna d’oca spezzata, che
coprivano tutta il fondo del baule. Lì vicino, sul pavimento era posato un volantino con un
blasone viola, su cui era scritto:
Pubblicato a nome del Ministero della Magia
PROTEGGETE LA VOSTRA CASA E LA VOSTRA FAMIGLIA
DALLE FORZE OSCURE
La comunità magica è attualmente sotto minaccia da un’organizzazione chiamata i
Mangiamorte. L’osservazione di questa semplice guida di sicurezza contribuirà a proteggere
voi, la vostra famiglia e la vostra casa dall’attacco.
1. Non lasciate la casa senza nessuno a proteggerla;
2. Particolare attenzione va fatta durante le ore buie. Dove fosse possibile cercate di
completare gli spostamenti prima che sia notte;
3. Rivedete le misure di sicurezza intorno alla vostra casa, e assicuratevi che tutti i familiari
ne siano informati quali barriere o incantesimi di disillusione, e, nel caso in cui qualche
membro della famiglia sia minorenne evitate le apparizioni.
4. Mettetevi d’accordo sulle domande di sicurezza da porvi con amici, parenti e vicini, in
modo da scoprire un Mangiamorte mascherato da, oppure trasformato per mezzo della
pozione polisucco. (vedi pagina 2)
5. Se ritenete che un membro della famiglia, un collega, un amico, o un vicino di casa si stia
comportando in modo strano, mettetevi in contatto con il dipartimento per l’ applicazione della
legge magica immediatamente. Potrebbero essere sotto l’effetto della Maledizione Imperius
(vedi pagina 4).
6. Se il Marchio Nero compare sul tetto della tua dimora o di un’altra costruzione, NON
ENTRATE, ma mettetevi in contatto con l’ufficio degli Auror immediatamente.
7. Visioni non confermate ci informano che i Mangiamorte possono ora usufruire di ‘Inferi’
(vedi pagina 10) qualunque avvistamento di ‘Inferius’ o un incontro con questi ultimi va
segnalato IMMEDIATAMENTE al ministero.
Harry grugnì nel sonno e la sua faccia scivolo sulla finestra di qualche centimetro, facendo
storcere ancora di più gli occhiali, ma non si svegliò. Una sveglia, riparata da Harry parecchi
anni prima ticchetta rumorosamente sul davanzale, sono le dieci e cinquantanove minuti,
dietro di essa, tenuta nella mano distesa di Harry, c’è un pezzo di pergamena scritta con una
scrittura sottile e inclinata. Harry l’aveva letta così spesso da quando ,tre giorni prima era
arrivata che anche se era stata trasportata strettamente chiusa in un rotolo, si era appiattita
moltissimo.
Caro Harry,
se per voi è possibile, citofonerò al numero quattro di Privet Drive il prossimo venerdì, alle
undici di sera, per scortarti alla Tana, dove sei stato invitato a passare il resto delle vacanze
estive.
Se sei d’accordo, sarei felice se mi dessi una mano a fare una cosa che spero di compiere
sulla strada verso la Tana.
Ti spiegherò meglio quando ci vedremo. Spedisci gentilmente una risposta con questo gufo.
Sperando di vederti questo venerdì,
francamente,
Albus Silente.
Nonostante la conoscesse a memoria, Harry dava occhiate a questa missiva ogni pochi
minuti da quando erano passate le sette di quella sera, aveva preso posizione dietro la
finestra della sua camera, che aveva una buona visuale su entrambe le estremità di Privet
Drive. Sapeva che era inutile continuare a rileggere le parole di Silente; Harry aveva spedito il
suo “SI” con lo stesso gufo, come era scritto nella lettera, e l’unica cosa che poteva fare era
aspettare: o Silente stava arrivando o altrimenti no.
Ma Harry non aveva fatto le sue valige. Gli sembrava troppo bello per essere vero che stava
per essere salvato dai Dursley dopo due settimane passate a Privet Drive. Non riusciva però
a liberarsi della sensazione che qualcosa sarebbe andato storto – la sua risposta alla lettera
di Silente poteva essere andata persa; Silente avrebbe potuto non andare a prenderlo; la
lettera poteva, inoltre, non provenire affatto da Silente, ma poteva essere un trucco, uno
scherzo o una trappola. Pensando a tutto ciò Harry non era riuscito a fare i bagagli, con la
possibilità che poi avrebbe dovuto disfarli un’altra volta. L’unica cosa che aveva fatto
nell’eventualità di partire era stato chiudere Edvige, la sua civetta bianca, al sicuro nella sua
gabbia. La lancetta dei minuti della sveglia raggiunse il numero dodici e, in quel preciso
momento, il lampione fuori dalla finestra si spense. Harry si svegliò, come se il buio
improvviso fosse un allarme. Frettolosamente raddrizzò i suoi occhiali e scollò la sua guancia
dal vetro, guardò fuori con il naso schiacciato sulla finestra. Una figura alta con un lungo
mantello che ondeggiava nel buio, che stava camminando sulla stradina del giardino. Harry
scattò come se avesse ricevuto una scossa elettrica andò oltre la sua sedia e cominciò
raccogliere qualunque cosa dal pavimento e a gettarla nel baule. Proprio mentre lanciava un
misto di abiti, due libri di testo e un pacchetto di patatine fritte, attraverso la stanza, risuonò il
campanello.
Al piano di sotto, in soggiorno zio Vernon urlava, “Chi è che bussa a quest’ora della notte?”
Harry si bloccò con un telescopio in una mano ed un paio di scarpe da ginnastica nell’altra. Si
era completamente scordato di avvertire i Dursley che sarebbe arrivato Silente. Provando un
po’ di panico, si arrampicò oltre il baule e bruscamente aprì la porta della sua camera,
appena in tempo per sentire una profonda voce che diceva, “Buonasera. Lei deve essere il
signor Dursley. Immagino che Harry le abbia detto che sarei venuto a prenderlo?”
Harry fece le scale due alla volta, di corsa, fermandosi a parecchi scalini dal piano di sotto,
poiché la sua lunga esperienza gli aveva insegnato a restare il più lontano possibile dalla
portata del braccio di suo zio. Sulla porta si trovava un uomo con i capelli e la barba argentati
lunghi fino alla vita. Gli occhiali a mezzaluna erano poggiati sul suo naso incrinato, portava un
lungo, nero mantello da viaggio e un cappello a punta. Vernon Dursley, i cui baffi erano folti
quanto quelli di Silente, solo che erano neri, e portava un lungo vestito rosato, guardava
stupito l’ospite, come se no credesse a ciò che vedeva. “A giudicare dal vostro sguardo
sbalordito credo che Harry non vi abbia avvertiti che sarei venuto,” disse Silente
tranquillamente “tuttavia spero che mi lascerete lo stesso entrare in casa vostra. È
sconsigliato restare sui gradini di casa in questi giorni pericolosi.”
Fece intelligentemente un passo oltre la soglia di casa e si chiuse la porta alle spalle.
“È passato molto tempo dalla mia ultima visita”, disse Silente, scrutando zio Vernon da dietro
gli occhiali. “Devo dire che le vostre agapanthuses [Ndt credo siano becogne o ortensie]
stanno fiorendo molto bene.” Vernon Dursley non disse nulla, Harry non aveva dubbi sul fatto
che volesse concludere il discorso, e presto – la vena che pulsava sulla tempia di suo zio
stava raggiungendo il livello di pericolo – ma qualcosa di Silente sembrava avergli tolto
momentaneamente il respiro. Poteva essere la chiara apparenza da mago, ma poteva anche
essere che persino lo Vernon avesse capito che quello non era un uomo con cui poteva fare
il bullo. “Ah! Buonasera Harry,” disse Silente guardando in su verso di lui con un espressione
soddisfatta. “Eccellente, eccellente.”
Queste parole sembrarono destare zio Vernon. Era chiaro che era lontano da qualsiasi cosa
potesse accettare, qualunque uomo guardasse Harry e dicesse “eccellente” era un uomo che
non poteva guardarlo dritto negli occhi.
“Non vorrei sembrare scortese –” cominciò, con un tono che era scortese in ogni sillaba.
“– la scortesia accidentale ha ancora luogo e in modo allarmante,” finì la frase Silente “è
meglio non dire nulla, mio caro signore. Ah! E questa deve essere Petunia.” La Porta della
cucina era aperta e la zia di Harry era lì in piedi, aveva i guanti di gomma e una vestaglia
sopra la camicia da notte, chiaramente interrotta a metà nel momento prima di andare a letto,
in cui pulisce tutte le superfici della cucina.[Ndt nn sono molto convinto] La sua faccia
cavallina non disse nulla, era shockata.
“Albus Silente,” disse Silente, quando zio Vernon non era riuscito a fare una presentazione.
“Abbiamo corrisposto, naturalmente.” Harry si ricordò di quella volta che Silente aveva
spedito a zia Petunia una strillettera, ma la zia la lesse prima dell’esplosione. “e questo
dev’essere vostro figlio Duddley?” Duddley stava scrutando la stanza dalla porta del
soggiorno. La sua grande testa bionda che spuntava dal colletto del suo pigiama, che
sembrava lo stesse per sputare fuori, la sua bocca era spalancata, in un espressione di
sbalordimento e paura. Silente attese per un momento o due, per vedere se uno dei Dursley
avrebbe detto qualcosa, ma visto che restavano tutti in silenzio fece un sorriso.
“Potremmo supporre che mi abbiate invitato a sedermi nel vostro salotto?”
Duddley si scansò dalla strada quando passò Silente. Harry che aveva ancora in mano il
telescopio e le scarpe, saltò gli ultimi due gradini e seguì Silente, che si era seduto nella
poltrona più vicina al caminetto, e dava un’occhiata intorno con un interesse benigno.
“Non dovremmo – non dovremmo andare via, professore?” domandò Harry ansiosamente.
“Si, effettivamente dovremmo, ma ci sono alcune cose di cui dobbiamo discutere in primo
luogo,” disse Silente “e preferirei non farlo all’aperto. Approfitterò soltanto un po’ dell’ospitalità
di tua zia e di tuo zio”
“Deve farlo per forza?” Vernon Dursley era entrato nella stanza con Petunia alle sue spalle e
Duddley che li seguiva a ruota.
“Si,” disse Silente semplicemente, “dovrei”. Estrasse la sua bacchetta così velocemente che
Harry lo vide a malapena; e con un movimento della mano il divano si mosse in avanti e fece
cadere i Dursley su di esso. Un altro movimento della bacchetta e il sofà tornò al suo posto
originale. “Possiamo anche metterci comodi,” disse piacevolmente Silente. Mentre Silente
rimetteva la bacchetta in tasca Harry notò che la sua mano era annerita e raggrinzita, come
se la sua carne fosse stata bruciata.
“Signore – che cosa è successo alla vostra –?”
“Più tardi, Harry,” disse Silente. “Mettiti seduto,prego,”
Harry prese la poltrona rimanente e, deciso a non guardare in faccia i Dursley, si mise seduto
in silenzio.
“Ammetterei che stavate per offrirmi da bere,” disse Silente a zio Vernon “ma direi che sono
stato troppo ottimista da questo punto di vista.”
Un terzo tocco della bacchetta, e una bottiglia polverosa e cinque bicchieri apparvero a
mezz’aria. La bottiglia si capovolse e versò una generosa quantità di liquido color miele in
ciascun bicchiere, che si diressero verso ogni persona nella stanza.
“Un ottimo idromele maturato, di Madama Rosmerta,” disse Silente alzando il bicchiere a
Harry, che prese il suo bevve. Non aveva mai assaggiato nulla del genere prima. I Dursley
dopo essersi scambiati degli sguardi spaventati ignorarono completamente i loro bicchieri,
una cosa difficile da fare, dato che questi penzolavano di lato alle loro teste.
“Bene, Harry” disse Silente girandosi verso di lui, “si è presentata una difficoltà che spero tu
riesca a risolvere per noi. Per noi, intendo l’Ordine della Fenice. Prima di tutto devo dirti che
una settimana fa abbiamo trovato il testamento di Sirius, ti ha lasciato tutti i suoi averi.”
A quelle parole, sul divano, zio Vernon girò la testa, ma Harry non lo guardava, non riuscì a
trovare nient’altro da dire se non “Oh. Bene.”
“Questo è, ragionevolmente semplice da capire,” disse Silente “ti verrà aggiunta una quantità
ragionevole di oro nel tuo conto alla Gringott ed erediterai tutti i possedimenti personali di
Sirius. La parte un po’ problematica è la parte legale –”
“Il suo padrino è morto?” disse zio Vernon gridando dal sofà. Silente e Harry si girarono
entrambi verso di lui. Il bicchiere di idromele ora stava sbattendo insistentemente sul lato
della testa di zio Vernon che tentò di mandarlo via. “È morto? Il suo padrino?”
“Si,” disse Silente. Non chiese a Harry perché non lo avesse detto ai Dursley. “Il nostro
problema.” Continuò a dire a Harry come se non ci fosse stata nessuna interruzione, “è che
Sirius ti ha lasciato anche il numero dodici di Grimmauld Place.”
“Gli ha lasciato una casa?” disse avido lo zio Vernon, i suoi piccoli occhi che si restringevano,
ma nessuno gli rispose.
“Potete continuare ad usarla come sede,” disse Harry. “Non preoccupatevi. Potete prenderla,
io non la voglio, veramente.” Harry non voleva più mettere piede al numero dodici di
Grimmauld Place se poteva a evitarlo. Pensava che gli sarebbe rimasto per sempre, nitido
nella memoria, Sirius che sia aggirava da solo per le stanze scure e ammuffite, imprigionato
all’interno del posto che aveva sempre voluto lasciare. “È generoso da parte tua,” disse
Silente. “Tuttavia, abbiamo sgomberato temporaneamente l’edificio.”
“Perché?”
“Bene,” disse Silente ignorando i mormorii di zio Vernon che ora veniva picchiato sulla testa
dal persistente bicchiere di idromele, “la tradizione della famiglia Black, vuole che la casa
vada passata in linea diretta al maschio successivo con il cognome Black. Sirius era l’ultimo
della linea, dato che come suo fratello minore, non aveva figli. Mentre lui voleva che tu avessi
la casa, e tuttavia possibile alcuni magie o incantesimi siano stati fatti per impedire che vada
in possesso di chiunque non sia un purosangue.”
Un’immagine ben definita del ritratto della madre di Sirius che urlava e sputacchiava, appeso
nel corridoio del numero dodici di Grimmauld Place, apparve nella mente di Harry.
“Scommetto che ha,” disse.
“Calma” lo interruppe Silente. “E se un tale incantesimo esiste, allora la proprietà della casa
passa probabilmente al maggiore dei parenti in vita di Sirius, cioè sua cugina, Bellatrix
Lestrange.”
Senza sapere cosa stesse facendo, Harry balzò in piedi; il telescopio e le scarpe da
ginnastica che aveva in grembo rotolarono sul pavimento. Bellatrx Lestrange, l’assassina di
Sirius, avrebbe ereditato casa sua?
“No” disse.
“Bene. Ovviamente anche noi preferiremmo che non la ottenesse,” disse Silente
tranquillamente. “La situazione è piena di complicazioni. Non sappiamo se gli incantesimi che
noi stessi abbiamo fatto sull’edificio, per esempio quello per renderlo impossibile da mettere
sulle mappe, rimarranno ora che è passato dalle mani di Sirius. Potrebbe essere che Bellatrix
arriverà sul gradino della porta in qualsiasi momento. Naturalmente siamo andati via, appena
ci siamo accorti che si poteva identificare la nostra posizione.”
“Ma come avete fatto a capire che io non ho il permesso di ereditarla?”
“Fortunatamente,” disse Silente “c’è un semplice test.”
Mise il suo bicchiere vuoto su un piccolo tavolino al lato della sua sedia, ma prima che
potesse fare qualunque altra cosa zio Vernon gridò, “Puoi andare a prendere queste cose
maledette fuori da qui?”
Harry si guardò intorno, tutti e tre i Dursley si stavano coprendo la testa con le braccia mentre
i loro bicchieri rimbalzavano su e giù sui loro crani, e il loro contenuto volava da tutte le parti.
“Oh, mi dispiace,” disse gentilmente Silente e alzò di nuovo la sua bacchetta. – Tutti e tre i
bicchieri scomparvero. “ma sarebbe stato il modo migliore per prenderli, capite.”
Sembrava che zio Vernon stesse per dire ogni tipo di cosa sgradevole, ma si costrinse a
risedersi nuovamente tra i cuscini con zia Petunia e Duddley e così non disse nulla,
mantenendo i suoi piccoli occhi porcini sulla bacchetta di Silente.
“Vedi,” disse Silente girandosi nuovamente verso Harry e continuando a parlare come se zio
Vernon non ci fosse, “se veramente hai ereditato la casa, hai ereditato anche –” e mosse la
sua bacchetta per una quinta volta. Ci fu una un forte botto e comparve un elfo domestico,
con un grugno al posto del naso, grandi orecchie da pipistrello, ed enormi occhi sanguinari,
accucciandosi sulla moquette dei Dursley e vestito di panni sudici. Zia Petunia cacciò fuori un
urlo; nulla del genere era mai entrato nella sua casa prima d’ora. Duddley alzò i piedi e li
mise sul divano, come se pensasse che la creatura potesse salirgli sui pantaloni del pigiama,
e zio Vernon ruggì, “Che cosa diavolo è quello?”
“Kreacher” disse Silente.
“Kreacher non vuole, Kreacher non vuole, Kreacher non vuole!” gracchiò l’elfo domestico,
urlò quasi quanto zio Vernon, picchiando i piedi per terra e tirandosi le orecchie.
“Kreacher appartiene a Miss Bellatrix, oh si, Kreacher deve andare ai Black, Kreacher
desidera la sua nuova padrona, Kreacher non andrà a quel marmocchio di Harry Potter,
Kreacher non, non, non –“
“Come puoi vedere, Harry.” Disse Silente parlando sopra gli insistenti borbottii di Kreacher,
eccessivi di “non,non,non,”
“Kreacher sta mostrando una certa riluttanza nel passare in tua proprietà.”
“Non mi importa,” disse ancora Harry, osservando con riluttanza l’elfo domestico che si
contorceva. “Non lo voglio.”
“Non voglio, Non voglio, Non voglio, Non voglio –“
“Preferisci che passi nelle mani di Bellatrix Lestrange? Considerando che ha vissuto nella
sede dell’Ordine della Fenice per un anno intero?”
“non, non, non, non –“
Harry fissò Silente. Capiva che Kreacher non poteva andare a vivere con Bellatrix Lestrange,
ma l’idea che diventasse suo, di avere la responsabilità della creatura che aveva denunciato
Sirius era ripugnante.
“Dagli un ordine,” disse Silente. “Dato che è passato in tua proprietà ti dovrà obbedire. Se
non lo farà dovremo trovare un modo di mantenerlo col suo legittimo proprietario.”
“non,non,non,NON!”
La voce di Kreacher era diventata un grido. Harry non riuscì a pensare a nulla da ordinargli,
tranne “Zitto Kreacher!”
Per un momento sembrò che Kreacher stesse soffocando. Aveva afferrato la sua gola, che
cercava di funzionare ancora, e i suoi occhi si gonfiarono. Dopo alcuni secondi in cui riprese
aria, si gettò a faccia in avanti sulla moquette (zia Petunia si lamentava) e batteva le mani e i
piedi sul pavimento, facendosi male da solo, ma era completamente silenzioso.
“Bene, questo facilita le cose,” disse allegramente Silente. “Sembra che Sirius avesse capito
cosa stava facendo. Sei il legittimo proprietario del numero dodici di Grimmauld Place e di
Kreacher.”
“Devo – devo tenerlo con me?” Chiese Harry, con Kreacher buttato ai suoi piedi.
“No, se non vuoi” disse Silente “se posso darti un suggerimento, potresti ordinargli di andare
a lavorare nelle cucine ad Hogwarts, in modo che gli altri elfi domestici possano tenerlo
d’occhio.”
“Si” disse Harry deciso, “si, farò così. Ehm – Kreacher – desidero che tu vada a lavorare nelle
cucine di Hogwarts con gli altri elfi domestici.”
Kreacher che in quel momento di trovava con le braccia e i piedi in aria, fece a Harry uno
sguardo di odio profondo, e con un altro forte botto scomparve.
“Bene,” disse Silente. “C’è ancora il problema di Fierobecco, l’Ippogrifo. Hagrid se ne sta
occupando da quando Sirius è deceduto, ma Fierobecco ora è tuo, ma se preferisci fare in
modo diverso –”
“No,” rispose subito Harry, “può restare con Hagrid. Credo che Fierobecco lo preferisca.”
“Hagrid ne sarà felice,” disse Silente sorridendo. “Era eccitato al pensiero di poter vedere
ancora Fierobecco. Abbiamo, inoltre, negli interessi della sicurezza di Fierobecco di
ribattezzarlo Witherwings [Ntd: in italiano sarebbe Aliovunque Wither = ovunque Wings = Ali)
per il momento, anche se dubito che il Ministero indovinerebbe mai che è l’ippogrifo che una
volta avevano sentenziato a morte. Ora, Harry, hai preparato il tuo baule?” chiese Silente
dubbioso.
“Devo solo andare a – ehm – finire,” disse frettolosamente Harry, affrettandosi a raccogliere il
suo telescopio e le sue scarpe che erano caduti. Ci mise poco, appena dieci minuti a
raccogliere tutto ciò di cui avesse bisogno; Infine dovette estrarre il Mantello dell’Invisibilità da
sotto al letto, tappare la boccetta del suo inchiostro cambia colore e chiudere a forza il baule
sul suo calderone. Dopo prese il baule in una mano, la gabbia di Edwige nell’altra, e scese di
nuovo le scale; rimase deluso del fatto che Silente non lo aspettava nel corridoio, il che
significava che doveva tornare nel salotto. Nessuno stava parlando. Silente stava ronzando
tranquillamente, l’atmosfera sembrava tranquilla, ma in realtà era carica di freddezza, e Harry
non osò guardare i Dursley, e disse “Professore – ora sono pronto.”
“Bene” disse Silente. “Appena un’ultima cosa, allora.” E si girò verso i Dursley un’altra volta.
“ Saprete senza dubbio che Harry entra nell’età adulta tra un –“
“Non un anno,” disse zia Petunia parlando per la prima volta dall’arrivo di Silente.
“Scusi?” disse Silente in modo gentile.
“No, no. È un mese più giovane di Duddley, e Dudders non compirà diciotto anni se non tra
2.”
“Ah!” disse piacevolmente Silente, “ma nel mondo dei Maghi si diventa maggiorenni a
diciassette anni.”
“Ridicolo!” mormorò lo zio Vernon, ma Silente lo ignorò, “come già sapete il mago chiamato
Lord Voldemort è ritornato in questo Paese. La comunità magica è attualmente in stato di
guerra. Harry, che Lord Voldemort ha già tentato di uccidere un certo numero di volte, ora è
molto più in pericolo rispetto a quando l’ho lasciato sul gradino di casa vostra quindici anni fa,
con una lettera che spiegava circa l’omicidio dei suoi genitori, e la richiesta che vi occupaste
di lui.” Silente fece una pausa, ed anche se la sua voce era rimasta calma e lui non dava
segni evidenti di rabbia, Harry riteneva una sorta di freddo provenire lui. “Non avete fatto
quello che vi ho chiesto. Non avete mai trattato Harry come un figlio. Non ha ricevuto niente
dalle vostre mani, se non la negligenza e spesso la crudeltà. La cosa migliore che si può dire
è che si sieda tra voi.” Sia zia Petunia che zio Vernon si guardarono istintivamente attorno,
come se pensassero di veder spuntare qualcuno tra loro apparte Duddley.
“Noi – non lo trattiamo al pari di Dudders? È questo che vorresti –?” cominciò lo zio Vernon
furente, ma Silente alzò la sua voce per ottenere il silenzio, un silenzio che sembrò aver
colpito zio Vernon “La magia che ho evocato quindici anni fa e che ha aumentato la sua
protezione è l’unico motivo per cui Harry può chiamare questo posto ‘Casa’. È stato sempre
trattato come un miserabile qui, sempre malvoluto, sempre maltrattato, avete almeno, con
riluttanza, concessogli una stanza. Questa magia cesserà di funzionare nel momento in cui
Harry diverrà diciassettenne; cioè dal momento in cui diventerà adulto. Vi chiedo solo questo:
che permettiate ad Harry di tornare, una volta in più in questa casa, prima del suo
diciassettesimo compleanno, in modo da essere protetto fino a quel giorno.”
Nessuno dei Dursley disse nulla. Duddley mugugnò un po’, come se stesse ancora
ragionando su come fosse stato trattato. Zio Vernon lo osservava come se avesse qualcosa
in gola; Zia Petunia era stranamente rugosa.
“Bene Harry, per noi è tempo di andare,” disse infine Silente, alzandosi in piedi e
raddrizzandosi il suo mantello nero e lungo. “Al nostro prossimo incontro,” disse rivolto ai
Dursley e li osservò come se quel momento potesse rimanere per sempre, e dopo essersi
sistemato il cappello, uscì dalla stanza. “Arrivederci,” disse frettolosamente Harry, che
trasportava il suo baule e la gabbia di Edwige.
“Non possiamo essere rallentati da questi,” disse estraendo ancora la sua bacchetta, “li
invierò alla Tana, li troveremo là. Tuttavia vorrei che ti portasti il Mantello dell’Invisibilità, non
si sa mai…” Harry estrasse il suo Mantello dell’Invisibilità dal suo baule con una certa
difficoltà, cercando di non mostrare ai Dursley il suo contenuto. Quando lo ebbe messo nella
tasca interna del suo giacchetto, Silente mosse la sua bacchetta e il baule e la gabbia di
Edwige sparirono. Silente allora mosse ancora la sua bacchetta e la porta d’ingresso si aprì
sulla nebbia fredda. “Ed ora Harry andiamo fuori nella notte a tentare di compiere
un’impresa.”
-CAPITOLO 4Horace Slughorn
Tradotto da: sir_gordon
Revisionato da: Pix
Malgrado il fatto che aveva speso ogni momento di quei pochi giorni con la disperata
speranza che Silente venisse effettivamente a prenderlo, Harry adesso si sentiva a disagio a
starci insieme, li fuori dal numero 4 di Privet Drive. Non aveva mai avuto prima, una vera e
propria, conversazione con il Preside fuori da Hogwarts; c’era solitamente uno scrittorio fra
loro. Continuava ad attraversargli la memoria il loro ultimo incontro, faccia a faccia, e questo
aveva intensificato il senso di imbarazzo di Harry; aveva gridato molto in quell’occasione, e
sempre in quell’occasione non aveva trovato modo migliore che fracassare gli oggetti più
preziosi di Silente.
Silente, tuttavia, sembrava completamente disteso.
“Tieni la bacchetta pronta, Harry,” disse brillantemente.
“Ma pensavo che non fosse permesso usare la magia fuori dalla scuola, signore?”
“Se ci fosse un attacco,” disse Silente, ”ti do il permesso di usare tulle le controfatture o
maledizioni di cui hai bisogno. Comunque, non penso che ti debba preoccupare di essere
attaccato questa sera.”
“Perché no, signore?”
“Tu sei con me,” disse Silente semplicemente. “Questo può bastare, Harry.”
Si incamminarono e si fermarono su un altura alla fine di Privet Drive.
“Tu non hai ancora, naturalmente, superato la prova di Materializzazione”, disse Silente.
“No,” disse Harry. “Pensavo che bisognasse avere 17 anni?”
“Tu fai,” disse Silente. “Così, dovrai aggrapparti molto stretto al mio braccio. Alla mia sinistra,
se non ti dispiace – come hai notato, il braccio con il quale impugno la bacchetta è un po’
fragile al momento.”
Harry afferro l’avambraccio di Silente.
“Molto bene,” disse Silente. “Beh, possiamo andare.”
Il braccio di Silente lo avvolse come un pennarello [Ndt nn riesco a trovare una parola che ci
vada bene] e lo strinse per una migliore presa: la cosa che seguì era sconosciuta, tutto era
diventato nero; si sentiva sempre più pressato in ogni punto del suo corpo; non riusciva a
respirare, era come avere delle corde di ferro che stringevano attorno al torace; i suoi occhi
erano compressi verso l’interno della sua testa; i timpani venivano spinti sempre più dentro al
suo cranio fino a che –
Prese un profondo respiro di fredda aria notturna ed apri gli occhi. Sembrava come se fosse
stato appena forzato a passare in un tubo di gomma molto stretto. Ci mise qualche secondo
prima di realizzare che Privet Drive era svanita. Ora Harry e Silente si stavano alzando in
piedi in un posto che sembrava essere il centro di una piazza di un villaggio deserto, al centro
di questa si ergeva una lapide commemorativa di una guerra ed alcuni banchi. La sua
comprensione andava di pari passo con i suoi sensi, Harry realizzò di essersi Smaterializzato
per la prima volta nella sua vita.
“Tutto bene?” chiese Silente guardando in basso ansiosamente. “E’ una strana sensazione
per chi non l’ha mai fatto prima.”
“Sto bene,” disse Harry, che si sentiva tuttavia abbastanza riluttante da quando avevano
lasciato Privet Drive. “Ma forse preferisco le scope.”
Silente sorrise, estrasse il suo mantello da viaggio e se lo avvolse agilmente al collo, dicendo,
“Da questa parte.”
Si avviarono con passo veloce oltre una locanda vuota ed alcune case. Secondo un orologio
posizionato su una chiesa vicina, era quasi mezzanotte.
“Mi vuoi dire, Harry,” disse Silente. “La tua cicatrice… ti dà ancora fastidio?”
Harry sollevò istintivamente la mano sulla fronte strofinando la cicatrice a forma di saetta.
“No,” disse Harry, “e mi sorprendo di questo. Io pensavo che dovesse bruciarmi ogni volta
che il potere di Voldemort aumentasse.”
Guardò in alto verso Silente e vide un espressione soddisfatta sul suo volto.
“Io, invece la penso diversamente,” disse Silente. “Lord Voldemort ha finalmente capito che è
pericoloso accedere all’interno dei tuoi pensieri felici. Sembra che ora stia impiegando l’
Occlumanzia contro di te.”
“Bene, non mi rammarico di questo,” disse Harry, nessuno sentirebbe la mancanza dei
disturbi nel sonno né degli allarmanti flash della mente di Voldemort.
Girarono l’ angolo, passarono vicino ad una cabina telefonica e ad una fermata di autobus.
Harry guardò ancora di traverso Silente. “Professore?”
“Harry?”
“Ehm – dove siamo esattamente?”
“Questo, Harry, è il magico villaggio di Budleigh Babberton.”
“Che cosa facciamo noi qui?”
“Ah, sì, naturalmente, non ti ho detto nulla,” disse Silente. “Beh, ho perso il conto del numero
delle volte che ripetuto questo, negli ultimi anni, ma siamo, ancora una volta, di nuovo qua.
Siamo qui per persuadere un mio vecchio collega di rinunciare alla pensione e ritornare ad
Hogwarts.”
“Come posso aiutarla in questo, signore?”
“Oh, penso che troveremo un modo,” disse Silente facendo il vago. “Andiamo di qua, Harry.”
Continuarono su una via ripida e stretta che costeggiava le case. Tutte le finestre erano
scure. Lo strano freddo che si propagava da due settimane a Privet Drive era anche qui.
Pensando ai Dissennatori, Harry lanciò uno sguardo dietro le spalle e afferrò felicemente la
sua bacchetta che era nella sua tasca.
“Professore, perché non siamo apparsi direttamente nella casa del vostro anziano collega?”
“Poiché sarebbe abbastanza maleducato non bussare alla porta di ingresso,” disse Silente.
“La cortesia che si offre ad un collega mago impone l'opportunità di rifiutarci l'entrata. In ogni
caso, la maggior parte delle dimore di maghi sono protette da Apparizioni indesiderate. A
Hogwarts, per esempio –”
"– non puoi Apparire da nessuna parte all'interno del castello o delle sue mura," disse
velocemente Harry “Hermione Granger me lo ha detto.”
“Ed ha completamente ragione. Dobbiamo girare ancora a sinistra.”
L'orologio della chiesa rintoccava la mezzanotte dietro loro. Harry si è domandò perché
Silente non considerava scortese presentarsi dal suo collega anziano a quell’ora così tarda,
ma ora che si era stabilita tra loro una conversazione, aveva domande più urgenti da porgli.
“Signore, ho visto sulla Gazzetta del Profeta che Caramell è stato licenziato…”
“Giusto,” disse Silente, adesso stavano girando per una via laterale ripida. “E’ stato sostituito,
sono sicuro che tu l’avrai già visto, da Rufus Scrimgeour, che è stato Capoufficio degli Auror.”
“Lui è… ma pensa che sia la cosa giusta?” chiese Harry
“Un interessante domanda,” disse Silente. “E’ certamente un tipo capace. Ha una personalità
più decisa e valida di quella di Cornelius.”
“Si, ma io intendevo –”
“So cosa volessi intendere. Rufus è un uomo di azione ed ha combattuto i Mangiamorte per
la maggior parte della sua vita, non sottovaluta Lord Voldemort.”
Harry attese, ma Silente non disse nulla circa la discordanza con Scrimgeour che la Gazzetta
del Profeta aveva riportato, e lui non era così sfrontato da chiederlo direttamente, cosi
cambio discorso.
“Ahm… signore… ho saputo di Madama Bones.”
“Sì,” disse tranquillamente Silente. “Una perdita terribile. Era una grande strega. Appena ci
penso – Ahi.” Indicò la sua mano ferita.
“Professore, che cosa è accaduto al suo –?”
“Non ho tempo ora per spiegare,” disse Silente. “E’ un racconto eccitante, desidero farlo con
dovizia di particolari.”
Sorrise ad Harry, che capì che non era un rimprovero e che aveva avuto il permesso di
continuare a far domande.
“Signore… ho ricevuto dal Ministero della Magia l’opuscolo con un gufo, riguardava le misure
di sicurezza da mantenere in caso si incontrino Mangiamorte…”
“Sì, ne ho ricevuto uno io stesso,” disse Silente, accennando un sorriso. “Lo hai trovato
utile?”
“Non proprio.” disse Harry.
“No, non c’avevo pensato. Non mi hai chiesto, per esempio, qual è il sapore del mio pasticcio
favorito, di controllare che fossi effettivamente il professor Silente e non un impostore.”
“No non l’ho fatto…” comincio Harry, non era pienamente sicuro se lo stesse rimproverando
oppure no.
“Per il futuro, Harry, il sapore è il lampone… anche se naturalmente, se fossi un Mangiamorte
avrei ricercato tutte le mie informazioni prima di prendere le mie sembianze.”
“Ahm… giusto,” disse Harry. “Beh, quell'opuscolo, accennava qualcosa circa Inferi. Che cosa
sono esattamente? L'opuscolo non era molto chiaro.”
“Sono cadaveri,” disse Silente con calma. “Corpi morti che sono stati stregati dalla magia
nera. Gli Inferi non si vedono da molto tempo, non da quando Voldemort era al potere… Ha
ucciso abbastanza gente per fare un esercito di loro. Questo è il posto, Harry, proprio qui…”
Si stavano avvicinando ad una piccola casa di pietra collocata al centro di un giardino. Harry
era troppo occupato a convogliare l'idea orribile degli Inferi per porre molta attenzione a
qualcos’ altro, ma raggiunto il cancello anteriore, Silente si fermo del tutto ed Harry lo imitò.
“Oh caro. Oh caro, caro, caro.”
Harry seguì tenendo lo sguardo fisso ed attento il percorso di fronte, sentiva il battito del suo
cuore. La porta di fronte si stava sollevando dai suoi cardini.
Silente diede uno sguardo su e giù nella via. Sembrava proprio deserta.
“Fuori la bacchetta e seguimi, Harry,” gli disse con calma.
Aprì il cancello e si incamminò rapidamente e senza far rumore per la stradina nel giardino,
Harry gli stava attaccato, allora spinsero la porta di fronte molto dolcemente, con le loro
bacchette sempre sollevate e pronte.
“Lumos.”
Dalla punta della bacchetta di Silente fuoriuscì un fascio di luce che illumino tutto il corridoio.
Sulla sinistra, un’altra porta aperta si ergeva. Tenendo la bacchetta in modo che illuminasse
verso l’alto, Silente camminava nel soggiorno con Harry dietro, sulla destra.
Una scena di devastazione totale apparve ai loro occhi. Un orologio a pendolo era rotto sotto
i loro piedi, la sua facciata era crepata, il suo pendolo si trova poco più lontano abbandonato
come una spada caduta. Un pianoforte era fuori dalla stanza, i suoi tasti sparsi per il
pavimento. I rottami di un lampadario scrollato e caduto erano vicini. Resti di cuscini
deflagrati, piume che fuoriuscivano dai lati; frammenti di vetro e porcellana erano deposti
come polvere dappertutto. Silente alzò la sua bacchetta ancora più su, in modo che la luce
arrivasse alle pareti, sulla carta da parati era stata spruzzata qualcosa gelatinoso e di un
rosso scuro. Si sentiva solo il piccolo respiro di Harry mentre Silente si guardava attorno.
“Non è gradevole?” disse severamente. “Sì, qualche cosa di orribile è accaduto qui.”
Silente avanzò con attenzione verso la metà della stanza, esaminando i rottami ai suoi piedi.
Harry seguiva, guardando intorno, spaventato su cosa potesse vedere nascosto dietro la
carcassa del piano o del sofà capovolto, ma lì non c’era segno di nessun corpo.
“Probabilmente c’è una lotta e – e lo hanno trascinato fuori, professore?” suggerì Harry,
provando a non immaginare quanto male ad un uomo dovrebbe essere inferto per lasciare
quelle macchie sulle pareti.
“Non penso,” disse Silente con calma, scrutando dietro una poltrona troppo imbottita caduta
di lato.
“Significa che è…?”
“Ancora qui da qualche parte? Si.”
E senza avvertimento, Silente di getto, affondò la punta della sua bacchetta dietro la poltrona
troppo imbottita, che urlò, “Ouch!”
”Buona sera, Horace,” disse Silente, sistemandosi.
Harry spalancò la bocca. Dove un secondo spaccato prima c’era una poltrona, là ora era
rannicchiato un uomo enormemente grasso, calvo, anziano che stava massaggiando la parte
bassa della sua pancia e guardava storto Silente con un occhio di vetro danneggiato ed uno
acquoso.
“Non era necessario attaccare con la bacchetta in modo così duro,” disse con voce rauca,
mettendosi in piedi con difficoltà. “Mi hai fatto male.”
La bacchetta illuminata scintillava ha sulla sua testa lucida, sui suoi occhi sporgenti, sui suoi
enormi baffi da tricheco, d'argento, e sui bottoni altamente lucidati della sua giacca di velluto
marrone rossiccio, indossata sopra in abbinamento ad un pigiama di seta color lilla. La parte
superiore della sua testa raggiunse a mala pena il mento di Silente.
“Che cosa ti porta qui?” grugnì mentre vacillava sui suoi piedi, massaggiando tranquillamente
la sua pancia. Sembrava notevolmente impassibile per un uomo che era stato appena
scoperto mentre si fingeva essere una poltrona.
“Mio caro Horace,” disse Silente, con aria divertita, “Se realmente i mangiamorte fossero
venuti, ci sarebbe il Marchio Nero sopra la casa.”
Il mago applaudì con le sue mani tozze all’altezza della sua ampia fronte.
“Il Marchio Nero,” mormorò. “Sapevo che c’era qual cosa… ah buona. Non avrei avuto
comunque tempo, stavo dando gli ultimi ritocchi sulla tappezzeria mentre siete entrati nella
stanza.”
Fece un gran sospiro, che gli sollevò le estremità dei suoi enormi baffi.
“Vuoi una mano per riordinare?” Silente chiese gentilmente.
"Per favore," disse l’altro.
Si levarono in piedi e i due maghi uno alto e sottile e l’altro corto e tondo mossero le loro
bacchette in un ampio, identico movimento.
La mobilia stava ritornando nei relative spazi; gli ornamenti si riparavano a mezz’aria, le
piume ritornavano nei cuscini; i libri strappati si riparavano mentre si posizionavano sulle
mensole; le lanterne ad olio volavano sopra i tavoli e si riaccendevano; una ampia collezione
di cornici d’argento brillante attraversavano la stanza e si posavano, interi e senza nessuna
macchia, su uno scrittoio; strappi, crepe e fori vennero riparati e tutte le pareti vennero
asciugate.
“A proposito, che genere di sangue era quello?” chiese Silente ad alta voce sopra il
rintoccare del pendolo rimesso a nuovo.
“Sulle pareti? Drago,” gridò il mago chiamato Horace, così, con una stridio fragoroso e un
tintinnare, il lampadario si fissò nuovamente al il soffitto.
Alla fine un suono metallico dal pianoforte e poi il silenzio.
“Si, drago,” ripeté il mago informalmente. “La mia ultima bottiglia, il suo valore è molto alto al
momento. Ed è ancora riutilizzabile.”
Ripulì la superficie di una piccola bottiglia di cristallo, che si trovava in piedi in cima ad una
credenza, e la tenne contro luce per esaminare il liquido denso che c’era dentro.
“Hmm… Presa polverulenta.”
Mise la bottiglia dietro la credenza e sospirò. Fu allora che il suo sguardo cadde su Harry.
“Oho,” disse, i suoi grandi occhi passarono rapidamente sulla fronte di Harry e sulla cicatrice
a forma di saetta. “Oho!”
“Questo,” disse Silente, muovendosi in avanti per fare le presentazioni, “è Harry Potter.
Harry, questo è un mio vecchio amico e collega, Horace Slughorn.”
Slughorn rivolse a Silente un espressione scaltra. “Così è questo il modo con cui vuoi
persuadermi, è? Bene, la risposta è no. Albus.”
Spinse oltre Harry, la sua faccia volgeva altrove decisa e assente con l'aria di un uomo che
prova a resistere ad una tentazione.
“Suppongo che possiamo avere una bevanda, almeno?” chiese Silente. “Per i vecchi tempi?”
Slughorn esitò.
“Va bene allora, una bevanda,” disse scortesemente.
Silente sorrise ad Harry e lo diresse verso una sedia, non diversa da quella che Slughorn
aveva recentemente impersonato, che si era rimessa in piedi accanto alla luce di una
lampada ad olio appena riaccesa. Harry prese la sedia con l'impressione distinta che Silente,
per qualche motivo, desiderava mantenerlo in mostra. Certamente quando Slughorn, che era
stato occupato con i decanters ed i bicchieri, si voltò di nuovo verso la stanza, i suoi occhi
caddero immediatamente su Harry.
“Hmm,” disse, distogliendo subito lo sguardo come se avesse paura di danneggiare i suoi
occhi. “Qui –” diede una bevanda a Silente, che si era già seduto senza invito, spinse il
vassoio a Harry , ed allora affondò sul cuscino del sofà contrariato ed in silenzio. I suoi piedini
erano così corti che non toccavano il pavimento.
“Bene, come hai intenzione di mantenerti da parte, Horace?” chiese Silente.
“Non so bene,” disse Slughorn immediatamente. “Cuore debole. Affanno. Anche i reumatismi.
Non posso muovermi come voglio. Beh, questo è quello che ti aspetta. Vecchiaia.
Stanchezza.”
“Ma devi muoverti con ragionevole rapidità per preparare un tal benvenuto per noi con un
tempo così breve,” disse Silente. “Non potevi avere più di tre minuti di preavviso?”
Slughorn ribatté, mezz’ irritato, mezzo fiero, “Due. Non ho sentito il mio Incantesimo
dell'Intruso spegnersi, mi stavo concedendo un bagno. Eppure,” aggiunse severamente,
sembrando alla parte posteriore di tiro egli stesso insieme ancora [Ndt??], “di fatto, sono i
resti di un uomo anziano, Albus. Un uomo anziano stanco che si è guadagnato il privilegio di
una vita calma ed alcuni oggetti per comodità.”
Certamente li ha avuti, pensò Harry, osservando intorno la stanza. C’era aria viziata e chiusa,
tuttavia nessuno potrebbe dire che era un posto scomodo; c’erano sedie e poggiapiedi
morbidi, bevande e libri, scatole di cioccolato e paffuti cuscini. Se Harry non avesse
conosciuto chi avesse vissuto là, avrebbe pensato ad una signora anziana ricca e pignola.
“Non siete ancora vecchio come me, Horace,” disse Silente.
“Beh, allora forse dovrai pensare alla pensione,” disse senza mezzi termini Slughorn. I suoi
occhi pallidi come dell'uva spina avevano notato la mano infortunata di Silente. “Riflessi non
più come prima, vedo.”
“Sei abbastanza nel giusto,” disse Silente serenamente, agitando indietro la sua manica per
rivelare le sommità delle bruciature e degli anelli anneriti; la vista di questo fece drizzare
sgradevolmente la parte posteriore del collo di Harry. “Sono indubbiamente più lento di una
volta. Ma d'altra parte…”
Scrollo le spalle e stese le sue mani largamente, come per dire che l'età ha avuto la sua
ricompensa, ed anche perché Harry notò un anello sulla sua mano indenne che non aveva
visto mai prima indossare da Silente: Era grande, piuttosto grossolano fatto di materiale che
somigliava ad oro incastonato con una pesante pietra nera che si era spezzata a metà. Gli
occhi di Slughorn indugiarono per un momento sull'anello, ed anche Harry notò
momentaneamente una piega molto piccola aggrottarsi sulla sua fronte larga.
“Così, tutte queste precauzioni contro gli intrusi, Horace… sono contro i Mangiamorte, o me?”
chiese Silente.
“Che cosa desidererebbero i Mangiamorte da un vecchio ‘rompi-bariere’ [Ndt nn so lacio così
però credo che sia Spezzaincantesimi] difficile come me?” domandò Slughorn.
“Immagino che desidererebbero usare il tuo talento considerevole dell’ imposizione, per
torturare e uccidere,” disse Silente. “Realmente mi dici che nessuno è venuto ancora per
reclutarti?”
Gli occhi di Slughorn guardarono malignamente Silente per un momento, allora mormorò, “Io
non ho dato loro nessuna possibilità. Non sono rimasto in un posto per più di un anno. Non
rimango mai in un posto più di una settimana. Mi sposto da casa in casa di Babbani – i
proprietari di questo posto sono in ferie nelle Isole Canarie – è stato molto piacevole, mi
rincrescerà andarmene. È abbastanza facile una volta scoperto, un semplice Incantesimo di
Gelo su questi impianti antifurto che loro usano contro gli scassinatori che entrano di
nascosto anziché agire in modo subdolo per avere libertà di accertarsi che i vicini di casa non
ti individuino mentre suoni il piano.”
“Ingegnoso,” disse Silente. “Ma suona piuttosto come una noiosa esistenza per una vecchia
‘rompi-bariera’ [Ndt vale la stessa cosa] alla ricerca di una vita calma. Ora, se vuoi fare
ritorno ad Hogwarts –”
“Se stai tentando di dirmi che la mia vita sia più pacifica in quella scuola pestilenziale, puoi
risparmiare il fiato, Albus! Potrei venire di nascosto, ma alcune voci divertenti mi hanno
raggiunto da Dolores Umbridge quando è partita! Se quello il modo di trattate gli insegnanti
attualmente –”
“La professoressa Umbridge è entrata in conflitto con la nostra comunità di centauri,” disse
Silente. "Penso, Horace, sarebbe andata meglio se nella foresta non avesse chiamato un
orda di centauri arrabbiati ‘ripugnanti mezzuomini’.”
“Cosa ha fatto?” disse Slughorn . “Stupida donna. Non mi è mai piaciuta.”
Harry rise sotto i baffi e sia Silente che Slughorn si voltarono a guardarlo.
“Scusate,” disse frettolosamente Harry. “E’ giusto – non la gradivo nemmeno io”
Silente si alzò in piedi piuttosto improvvisamente.
“State andando via?” chiese immediatamente Slughorn, speranzoso.
“No, mi stavo domandando se potrei usare la vostra stanza da bagno,” disse Silente.
“Oh,” disse Slughorn, chiaramente deluso. “La seconda a sinistra giù lungo il corridoio.”
Silente camminò a grandi passi attraverso la stanza. Una volta che la porta si chiuse dietro
lui, ci fu silenzio. Dopo alcuni momenti, Slughorn si inginocchio ma sembrava incerto su cosa
fare. Sparò uno sguardo furtivo ad Harry, girò attorno al fuoco dandogli le spalle, scaldandosi
il suo largo sedere.
“Non pensi che non conosca il perché ti ha abbia portato,” disse bruscamente.
Harry guardo semplicemente Slughorn. Gli occhi acquosi di Slughorn che prima scorrevano
sopra la cicatrice di Harry, questa volta anche sul resto della sua faccia.
“Assomigli molto a tuo padre.”
“Si, me l’hanno detto,” disse Harry.
“Tranne per occhi. Li hai ereditati –”
“Si, gli occhi di mia madre.” Harry aveva sentito spesso questa frase.
“Hmm. Sì, beh. Non dovrei fare favoritismi come insegnante, naturalmente, ma lei era una
delle mie favorite. Tua madre,” aggiunse Slughorn, in risposta allo sguardo interrogatorio di
Harry. “Lily Evans. Una delle più brillanti studentesse a cui ho insegnato. Vivace, sai.
Ragazza affascinante. Ho osato dirle che doveva venire nella mia Casa. Rispose che era
molto sfrontato tornare troppo indietro.”
“Qual era la sua Casa?”
“Ero il Capo dei Serpeverde,” disse Slughorn. “Oh, ora,” disse rapidamente, vedendo
l'espressione sulla faccia di Harry e scuotendo un tozzo anello verso di lui, “non dovresti
disprezzarmi! Sarai Grifondoro come lei, suppongo? Sì, va solitamente tramandato con la
famiglia. Non sempre, comunque. Mai sentito parlare di Sirius Black? Devi conoscerlo per
forza – è stato nelle prime pagine dei giornali negli ultimi anni – è morto alcune settimane fa
–”
Era come se una mano invisibile avesse torto gli intestini di Harry e li tenesse ben stretti.
“Bene, in ogni modo, era un grande amico di scuola di tuo padre. La famiglia di Black era
stata tutta nella mia Casa, ma Sirius è finito nella Casa dei Grifondoro! Una vergogna – era
un ragazzo di talento. Ho avuto suo fratello, Regulus, quando è venuto, ma li avrei graditi
insieme.”
Suonava come un collezionista entusiastico che aveva fatto un’offerta migliore ad un asta.
Perso apparentemente nei suoi ricordi, guardò verso la parete opposta, girandosi di un po’
per ottenere un calore uniforme sulla parte posteriore.
“Tua madre è nata da genitori Babbani, naturalmente. Non potevo crederlo quando l’ho
scoperto. Pensavo che dovesse essere una Purosangue, lei era così brava.”
“Una dei miei amici migliori è figlia di Babbani,” disse Harry, “ed è la migliore del nostro
anno.”
“Divertente quello che a volte accade, non è vero?” disse Slughorn.
“Non proprio,” disse freddamente Harry.
Slughorn guardò verso di lui sorpreso. “Non devi pensare che io abbia pregiudizi!” disse. “No,
no, no! Non ho giusto detto che vostra madre era uno dei miei allievi favoriti in assoluto? E
c’è stato Dirk Cresswell durante l'anno dopo uguale a lei – ora è capo dell'Ufficio Relazioni
con i Goblin, naturalmente – un altro figlio di Babbani, un allievo molto dotato ed ancora mi
fornisce informazioni interne eccellenti, sugli avvenimenti alla Gringotts!”
Gli tornò su e giù un piccolo, sorriso in un senso di auto-soddisfazione e si rivolse verso
alcune fotografie incorniciate in strutture brillanti sulla credenza, dove delle persone molto
piccole si muovevano.
“Tutti gli ex-allievi, tutte firmate. Noterete Barnabas Cuffe, redattore della Gazzetta del
Profeta, lui è sempre interessato a sentire la mia opinione sulle notizie del giorno. E
Ambrosius Flume, proprietario di Honeydukes (Negozio di dolci a Hogsmeade) – un grosso
cesto di dolci ogni compleanno e tutto perché potevo presentarlo a Ciceron Harkiss che gli ha
dato il suo primo lavoro! E sul fondo – lo puoi vedere se stendi il collo – è Gwenog Jones, che
è naturalmente, capitano del Holyhead Harpies… la gente si stupisce sempre quando sente il
primo nome con il Harpies, ed ho biglietti gratis quando li desidero!”
Questo pensiero sembrò confortarlo enormemente.
“E tutta questa gente sa dove trovarla, per trasmetterle informazioni?" chiese Harry,
domandandosi come mai i Mangiamorte non avessero rintracciato Slughorn con i suoi cesti
pieni di dolci, biglietti di Quidditch e di tutta la gente che voleva i suoi pareri sulle notizie del
giorno.
Il sorriso sulla faccia di Slughorn andò via rapidamente quanto il sangue che era sparso
prima sulle pareti.
“Naturalmente no” disse, guardando verso Harry. “Sono stato in contatto con ognuno di loro
per un anno.”
Harry ebbe l'impressione che le parole di Slughorn lo scossero; lo osservò abbastanza fisso
per un momento. Allora scrollò le spalle.
“Tuttavia… il mago prudente tiene la testa giù in alcune situazioni. Tutti molto bravi a parole
per Silente, ma assumere una carica ad Hogwarts ora sarebbe l’equivalente di una
dichiarazione pubblica che faccio parte dell’Ordine della Fenice! E mentre sono sicuro che
sono molto eccellenti e brave e tutto il resto, non immagino personalmente il tasso di
mortalità –”
“Non dove unirsi all'Ordine per insegnare a Hogwarts,” disse Harry, che non poteva affatto
mantenere una nota di scherno dalla sua voce: era duro avere simpatia per Slughorn avere
indulgenza per la sua esistenza da quando si era ricordato di Sirius, umiliatosi in una caverna
e nutrito di ratti. “La maggior parte degli insegnanti non sono nell’ Ordine e nessuno di loro è
stato mai ucciso – beh, a meno che contaste Raptor che ha ottenuto ciò che si è meritato di
vedere mentre stava lavorando con Voldemort.”
Harry era sicuro che Slughorn, come tutti i maghi, non potrebbe sopportare di sentire il nome
Voldemort detto ad alta voce senza essere frustrato: Slughorn si diede una scrollata e ed
emise un suono rauco di protesta, che Harry ignorò.
“Considero che i professori siano più sicuri della maggior parte della gente mentre come
Preside c’è Silente; e ritengo che sia l'unico che Voldemort teme veramente, non è così?” si
accese Harry.
Slughorn guardo fisso per un momento o due: sembrava pensare alle parole di Harry.
“Beh, sì, è giusto che Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato non ha cercato mai una lotta
con Silente,” mormorò con riluttanza. “E suppongo che si potrebbe sostenere che, poiché,
non mi sono unito con i Mangiamorte, Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato può
difficilmente considerarmi un amico… nel qual caso, potrei ben pensare che sia più sicuro un
posticino più vicino a Albus… non posso fingere che la morte di Amelia Bones non mi abbia
agitato… se, con tutti i suoi contatti e protezioni nel Ministero…”
Silente rientrò di nuovo nella stanza e Slughorn saltò come se avesse dimenticato che fosse
in casa.
“Oh, sei tu, Albus,” disse. “Sei stato via a lungo. Problemi di stomaco?”
“No, stavo soltanto leggendo le riviste Babbane” disse Silente. “Amo lavorare a maglia i
modelli. Bene, Harry, abbiamo abusato dell’ospitalità di Horace abbastanza a lungo; Penso
che sia tempo per noi di andare.”
Per niente riluttante ad obbedire, Harry si mise in piedi. Slughorn si finse sorpreso.
“State andando?”
“Sì, effettivamente. Penso di riconoscere una causa persa quando ne vedo.”
“Persa …?”
Slughorn sembrava agitato. Giocherellava con i suoi pollici grassi mentre guardava Silente
indossare il suo mantello da viaggio, ed Harry chiudere la zip della sua giacca.
“Beh, sono spiacente che non desideri il lavoro, Horace,” disse Silente, sollevando la sua
mano indenne in un saluto d'addio. “Hogwarts sarebbe stata felice di rivederti ancora. La
nostra sicurezza, ciò nonostante, è notevolmente aumentata, sei sempre il benvenuto se
desideri venirci a trovare.”
“Sì… beh… molto gentile... come si dice…”
“Arrivederci, allora.”
“Arrivederla” disse Harry.
Erano alla porta anteriore quando ci fu un grido da dietro loro.
“Va bene, va bene, lo farò!”
Silente si era girato per vedere Slughorn levatosi in piedi senza respiro sulla porta del
soggiorno.
“Uscirete dalla pensione?”
“Sì, sì,” disse impazientemente Slughorn. “Devo essere pazzo, ma sì.”
“Meraviglioso” disse Silente, raggiante. “Allora, Horace, ci vedremo il primo Settembre.”
“Sì, coraggiosamente ci sarò.” grugni Slughorn.
Mentre uscivano fuori dal viale del giardino, la voce di Slughorn risuono dietro di loro,
“Desidero un aumento di paga, Silente!”
Silente rise sotto i baffi. Il cancello del giardino oscillò e si chiuse dietro di loro e si avviarono
verso la collina attraverso l'oscurità ed a una foschia vorticosa.
“Buon lavoro, Harry,” disse Silente.
“Non ho fatto nulla,” rispose sorpreso Harry .
“Oh sì. Hai mostrato a Horace esattamente quello che si troverà di fronte ad Hogwarts al suo
ritorno. Ti piace?”
“Ahm ...”
Harry non era sicuro se avesse gradito Slughorn oppure no. Suppose che era stato utile in un
qual modo, ma inoltre aveva l’impressione di essere stato inutile e, anche se diceva il
contrario, much too surprised that a Muggle-born should make a good witch. [Ndt provate voi]
“Horace,” disse Silente, togliendo ad Harry la responsabilità di dire qualche cosa, “ama le sue
comodità. Inoltre gradisce la compagnia di gente famosa, riuscita e potente. Gode della stima
che influenza questa gente. Non ha mai desiderato occupare il trono egli stesso; preferisce il
posto dietro – più possibilità, vedi. Ha scelto attentamente i favoriti ad Hogwarts, alcuni per la
loro ambizione o i loro cervelli, a volte per il loro fascino o il loro talento, ed ha sempre avuto
un’ abilità misteriosa per scegliere coloro che avrebbero continuato ad eccellere nei loro
campi. Horace ha formato un tipo di club dei suoi favoriti con se al centro, facendo le
presentazioni, allestendo i contatti utili fra i membri e sempre raccogliendo un certo genere di
beneficio di ritorno, che uno faccia dell’ananas cristallizzato o la probabilità suggerire il
membro più giovane per l’Ufficio di Relazione con i Goblin.”
Ad Harry venne in mente l’immagine improvvisa e chiara di un grande ragno gonfiato, che
filava una rete intorno a lui, tirando un filo qui e là portandosi vicino grandi e sugose mosche.
“Ti dico tutto questo,” continuò Silente, “per non andare contro Horace – o, come dobbiamo
ora chiamarlo, il professor Slughorn – ma per metterlo a tua protezione. Proverà
indubbiamente ad averti con lui, Harry. Saresti il gioiello della sua collezione; ‘il ragazzo che è
sopravvissuto’… o, come ti denominano attualmente, il Prescelto.”
A queste parole, un freddo che non aveva nulla che fare con la foschia circostante raggiunse
Harry. Gli avevano ricordato delle parole che si era sentito dire alcune settimane fa, parole
che avevano un significato orribile e particolare su di lui:
Nessuno può vivere mentre l'altro sopravvive…
Silente si era fermato, all’altezza della chiesa che avevano già passato all’andata.
“Qui andrà bene, Harry. Afferra il mio braccio.”
Si preparò questa volta, Harry era pronto per la Smaterializzazione, ma ancora la trovava
sgradevole. Quando la pressione fu sparita e si ritrovò di nuovo in grado di respirare, si stava
alzando in piedi in un vicolo di un paese, al lato di Silente e stava guardando avanti il tortuoso
contorno della sua seconda costruzione favorita nel mondo: la Tana. Nonostante la
sensazione di terrore che lo aveva appena attraversato, il suo coraggio non potrebbe aiutarlo
come la vista di questa costruzione. Ron era là dentro… e così anche la sig.ra Weasley, che
cucinava meglio di chiunque lui conoscesse…
“Se non ti dispiace, Harry,” disse Silente, mentre attraversavano il cancello, “gradirei parlare
con te prima di separarci. In privato. Forse qui dentro?” Silente indicava verso un fabbricato
di pietra diroccato in cui i Weasley riponevano le loro scope. Un po’ imbarazzato, Silente
seguito da Harry attraversò la porta cigolante e si ritrovarono in uno spazio poco più piccolo
di un normale armadietto. Silente illuminò la sua bacchetta, in modo da poterla usare come
una torcia e sorrise ad Harry.
“Spero che vorrai perdonarmi per quello che sto per dirti, Harry, ma sono lieto di come hai
fatto fronte a tutto quello che è accaduto al Ministero. Permettimi di dire che penso che Sirius
sia stato fiero di te.”
Harry deglutì; la sua voce sembrava venir meno. Non pensava all’eventualità di una
discussione su Sirius; era stato abbastanza doloroso sentire lo zio Vernon dire ‘Il padrino è
morto?’ e perfino più doloroso sentire nome di Sirius gettato con indifferenza fuori da
Slughorn.
“E’ stato crudele,” disse delicatamente Silente, “che tu e Sirius abbiate vissuto insieme per un
periodo così breve. Una conclusione brutale a quello che doveva essere un rapporto lungo e
felice.”
Harry annui col capo, i suoi occhi guardavano fisso un ragno ora che si arrampicava sul
cappello di Silente. Si Potrebbe dire che Silente comprendesse, quello che si potrebbe
persino sospettare, fino a che la sua lettera non arrivasse, che Harry avesse passato quasi
tutto il suo tempo dai Dursley sul suo letto, rifiutando i pasti e fissando dalla finestra
appannata, il freddo gelido che veniva associato ai Dissennatori.
“E’ dura,” disse finalmente Harry, con una voce bassa, “devo ancora rendermi conto che lui
non mi scriverà più.”
I suoi occhi bruciarono improvvisamente e cominciarono a tremolare. Riteneva stupido
ammetterlo, ma il fatto che aveva avuto qualcuno fuori da Hogwarts che si preoccupava di
cosa accadeva, quasi come un genitore, era stata una delle cose migliori della scoperta del
suo padrino… ed ora la posta portata dai gufi non aveva più nessun conforto per lui.
“Sirius ha rappresentato molto per te che non avevi mai saputo nulla prima” disse Silente
delicatamente. “Naturalmente, la perdita è stata devastante…”
“Ma mentre ero dai Dursley,” interruppe Harry, la sua voce cresceva sempre più forte, “ho
realizzato che non posso chiudermi in me stesso… o avere un esaurimento nervoso. Sirius
non avrebbe desiderato questo! E comunque, la vita è troppo corta… Guardi la signora
Bones, guardi Emmeline Vance… Potrei esserci io dopo, non potrebbe? Ma se è,” disse
ferocemente, ora osservando diritto negli occhi blu di Silente che brillano nella luce della
bacchetta, “mi assicurerò di prendere tanti Mangiamorte quanti io possa, e anche Voldemort
se posso controllarlo.”
“Parlando dei tuoi genitori e di Sirius,” disse Silente, dando delle pacche di approvazione ad
Harry. “Mi toglierei il cappello per te… se non fossi impaurito di lanciarti addosso diversi
ragni.”
“E ora, Harry, chiudiamo questo discorso… Desumo che tu voglia parlare dell’articolo di due
settimane fa della Gazzetta del Profeta?”
“Sì,” disse Harry ed il battito del cuore accelerò lievemente.
“Allora avrai visto che ci sono state così tante fuoriuscite di informazioni, come un
inondazione riguardo all’avventura nella Stanza delle Profezie?”
“Sì” disse ancora Harry. “Ed ora tutti sanno che sono quello…”
“No, non sanno,” interruppe Silente. “Ci sono solo due persone al mondo che conoscono il
contenuto completo della profezia fatta su di te e Lord Voldemort ed entrambi si trovano in
questa puzzolente, e molto stretta rimessa per scope. È vero, tuttavia, che molti hanno
indovinato, correttamente, che Voldemort ha trasmesso ai suoi Mangiamorte l’ordine di
rubare una profezia e che questa vi interessa entrambi.”
“Ora, penso che sia corretto chiedere se hai detto a qualcuno a che conosci che cosa la
profezia riporta?”
“No,” disse Harry.
“Una saggia decisione, nel complesso,” disse Silente. “Anche se penso che dovrai
rassicurare i tuoi amici, il sig. Ronald Weasley e la sig.na Hermione Granger. Sì,” continuò,
quando Harry lo osservò sconcertato “penso che dovrebbero sapere. Gli fai un torto non
confidando questa cosa così importante a loro.”
“Non voglio…”
“… preoccuparli o spaventarli?” disse Silente, esaminando Harry da sopra la parte superiore
dei suoi occhiali a mezzaluna. “O forse, confessare che tu stesso sei preoccupato e
spaventato? Hai bisogno dei tuoi amici, Harry. Come hai detto così giustamente, Sirius non
avrebbe desiderato che ti chiudessi.”
Harry non disse nulla, ma Silente non sembrava richiedere una risposta. E continuò “Adesso
cambiamo discorso, benché riferito a questo, è mio desiderio darti lezioni private quest’anno.”
“Private… con voi?” chiese Harry, sorpreso dal suo silenzio preoccupato.
“Sì. Penso che sia tempo che io prenda in mano la tua educazione.”
“Che cosa vuole insegnarmi, signore?”
”Oh, un po’ di questo, un po’ di quello," disse Silente con disinvoltura.
Harry attendeva speranzoso, ma Silente non diede nessun dettaglio, sembrava che la sua
domanda lo avesse un po’ infastidito.
“Se prendo lezioni da voi, non dovrò fare le lezioni di Occlumanzia con Piton, sarà così?”
“Il professor Piton, Harry… no, non le prenderai.”
“Buono,” disse Harry confortato, “perché erano un…”
Si fermò, attento a non dire che cosa realmente pensava.
“Penso che la parola ‘fiasco’ sia appropriata.” disse Silente, annuendo col capo.
Harry rise.
“Bene, penso che non vedrò molto il professor Piton d'ora in poi,” disse, “perché non mi
lascerà continuare le lezioni di Pozioni a meno che ottenessi 'eccezionale' nel mio G.U.F.O.,
che sicuramente non ho ottenuto.”
“Non contare i tuoi gufi prima che siano arrivati.” disse Silente seriamente. “Che, ora che ci
penso, dovrebbero arrivare non molto più tardi della giornata di oggi. Ora, due nuove cose,
Harry, prima che parta,”
“in primo luogo, desidero che tu tenga il tuo mantello dell’ invisibilità sempre con te, da questo
momento in avanti. Anche all'interno di Hogwarts. Giusto nel caso, lo capisci?”
Harry annui col capo.
“Ed infine, mentre rimarrai qui, alla Tana è stata data la più alta sicurezza che il Ministero di
Magia potesse fornire. Queste misure hanno causato una determinata quantità di
inconvenienti a Arthur ed a Molly… tutta la loro posta, per esempio, sta andando al Ministero
prima di essere spedita. Non gli danno molta importanza, la loro sola preoccupazione è la tua
sicurezza. Tuttavia, non sarebbe un buon atteggiamento verso di loro rischiare l’osso del
collo.”
“Capisco.” disse rapidamente Harry.
“Molto bene, allora.” disse Silente, aprendo la porta del ripostiglio per le scope e facendo un
passo fuori all’aria aperta. “Vedo una luce nella cucina. Non priviamo Molly ancora più
allungo della probabilità di deplorare quanto ancora sei dimagrito.”
-CAPITOLO 5Un eccesso di Fleer
Tradotto da: Elanor87
Revisionato da: Pix
Harry e Silente si avvicinarono alla porta posteriore della Tana, circondata dal disordine di
vecchi stivali di Wellington e calderoni arrugginiti.
Harry poteva sentire il leggero chiocciare sonnolento dei polli provenire da un capannone
distante.
Silente bussò tre volte, ed Harry vide un movimento improvviso provenire dalla finestra della
cucina.
“Chi è là?” Disse una voce nervosa che riconobbe come quella della Signora Weasley.
“Dichiarati!”
“Sono io, Silente, ho portato Harry.”
La porta si aprì immediatamente. C’era la Signor Weasley, bassa, grassoccia, e indossava
una vecchia toga verde.
“Harry caro! Accidenti, Albus, mi hai fatto prendere uno spavento, mi avevi detto di non
aspettarvi prima di domattina!”
“Siamo stati fortunati.” Disse Silente, accompagnando Harry oltre la porta, “Slughorn si è
dimostrato molto più persuadibile di quello che credevo. Harry ce l’ ha fatta, ovviamente. Ah,
ciao, Ninfadora!”
Guardandosi attorno, Harry si accorse che la signora Weasley non era sola, malgrado l’ora
tarda.
Una giovane strega, con il volto pallido, a forma di cuore, e capelli marroni simili al colore di
un topo, era seduta alla tavola e tra le mani reggeva un grosso boccale.
“Salve Professore,” disse . “Hey, Harry!”
“Ciao, Tonks.”
Harry pensò che sembrasse in qualche modo più tirata, malata, e c’era qualcosa di forzato
nel suo sorriso.
Il suo aspetto era certamente molto meno vitale del solito, senza i capelli dell’usuale colore
rosa – Bubblegum.
“E’ meglio che vada,” disse lei velocemente, alzandosi e adagiandosi il mantello sulle spalle.
“Grazie per il the e la simpatia, Molly.”
“Per favore, non andartene per me.” Disse cortesemente Silente. ”Non posso restare, ho
argomenti urgenti da discutere con Rufus Scrimgeour.”
“No, no, devo veramente andare.” Disse Tonks, evitando gli occhi di Silente. “Notte –”
“Cara, perché non vieni a cena questo fine settimana, Remus e Malocchio verranno –”
“No, veramente Molly… grazie comunque… buonanotte a tutti.”
Tonks si affrettò a sorpassare Harry e Silente; alcuni passi oltre il gradino davanti alla porta,
girò su se stessa e scomparve in un aria sottile.
Harry notò che la Signora Weasley aveva un’espressione turbata.
“Bene, ci vedremo ad Hogwarts, Harry,” disse Silente, “prenditi cura di te stesso. Molly, al tuo
servizio.”
Fece un inchino alla signora Weasley, dopodiché seguì Tonks, svanendo nello stesso punto.
La signora Weasley chiuse la porta sul cortile vuoto, e diresse Harry per la spalla verso la
piena luce di una lanterna per esaminare il suo aspetto.
“Sei come Ron,” disse lei, sospirando, guardandolo dall’alto al basso. “Sembra che entrambi
abbiate un Incantesimo Estendibile su di voi. Credo che Ron sia cresciuto di almeno quattro
pollici dall’ultima volta che gli ho comprato i vestiti per la scuola. Hai fame, Harry?”
“Si.” Disse Harry, rendendosi improvvisamente conto che effettivamente era realmente
affamato.
“Siediti, caro, ti preparerò qualcosa.”
Appena Harry si sedette, un gatto dal pelo fulvo, con la faccia schiacciata, si accoccolò sui
suoi ginocchi, facendo le fusa.
“Così… anche Hermione è qui?” domandò tranquillamente, accarezzando Grattastinchi dietro
alle orecchie.
“Oh, si, È arrivata due giorni fa,” disse la signora Weasley, colpendo una grossa pentola di
ferro con la bacchetta: che rispose al tocco con un forte fragore, iniziando a bollire
immediatamente. “Sono tutti a letto, ovviamente. Non ti aspettavamo prima di ore. Tu sei qui
–”
Colpì la pentola di nuovo; questa si sollevò in aria, dirigendosi verso Harry e capovolgendosi.
La Signora Weasley fece scivolare una scodella sotto di essa, giusto in tempo per catturare il
flusso di minestra di cipolla.
“Pane, caro?”
“Grazie, signora Weasley.”
Lei agitò la bacchetta sopra la sua spalla, ed una pagnotta assieme ad un coltello spiccarono
il volo, appoggiandosi dolcemente sulla tavola.
Appena il pane si fu affettato, e la pentola tornata sulla stufa, la signora Weasley si sedette di
fronte ad Harry.
“Così, sei riuscito a convincere Horace Slughorn ad accettare il lavoro?”
Harry non disse nulla, la sua bocca era talmente piena di minestra calda che non poteva
parlare.
“Ha insegnato ad Arthur e me,” disse la Signora Weasley, “lui era ad Hogwarts anni fa, penso
che abbia incominciato contemporaneamente con Silente. Ti è piaciuto?”
Con la bocca ora piena di pane, Harry scrollò la testa in segno di diniego.
“So cosa intendi dire,” disse la signora Weasley, annuendo. “Ovviamente può essere
affascinante quanto vuole, ma ad Arthur non è mai piaciuto molto. Il Ministero è pieno di
vecchi favoriti di Slughorn, lui era molto bravo a farli promuovere, ma non ha mai avuto molto
tempo per Arthur – sembrava che pensasse che non avesse capacità. Beh, questo dimostra
che anche Slughorn commette degli errori. Non so se Ron ti ha informato in qualcuna delle
sue lettere – è appena accaduto – ma Arthur è stato promosso.”
Non poteva essere più chiaro che la signora Weasley stava morendo dalla voglia di dirlo.
Harry inghiottì una quantità di minestra molto calda, ed ebbe l’ impressione che delle
vesciche si crearono nella sua gola.
“Grande!” sussurrò.
“Sei molto dolce,” disse la Signora Weasley, credendo che gli occhi lucidi di Harry fossero a
causa dell’emozione per la notizia.
“Si, Rufus Scrimgeour ha realizzato nuovi uffici in risposta alla presente situazione, e Arthur
dirige l’ufficio per la Detenzione e la Confisca di Incantesimi Difensivi Contraffatti e Oggetti
Protettivi. È un grande lavoro, ha dieci persone che gli fanno rapporto ogni ora!”
“Cosa esattamente –?”
“Beh, vedi, tra tutto il panico che ha creato Tu-Sai-Chi, cose strane stanno affiorando in
vendita ovunque, cose che si suppone servano a difendersi dalla minaccia di Tu-Sai-Chi e
dei Mangiamorte.Puoi immaginare, no? Pozioni difensive che in realtà non sono altro che
sugo di carne con un po’ di pus di bobutubero aggiunto, o istruzioni per incantesimi difensivi
che in realtà ti fanno cadere le orecchie… Beh, la maggior parte dei preparatori sono persone
come Mudungus Fletcher, coloro che non hanno mai avuto un giorno di lavoro onesto nelle
loro vite e traggono vantaggio da ciò che spaventa tutti, quindi in ogni momento capitano
cose ripugnanti. L’altro giorno Arthur ha confiscato una scatola di Spioscopi maledetti,
sicuramente venduti da un Mangiamorte. Come puoi vedere, è un lavoro molto importante e
gli ho parlato di quanto fosse stato sciocco a sentire la mancanza delle candele e tutte quelle
altre immondizie Babbane.” La Signora Weasley finì il suo discorso con una espressione dura
sul volto, come se fosse stato Harry a suggerire che fosse naturale sentire la mancanza delle
candele.
“Il signor Weasley è ancora al lavoro?” Chiese Harry.
“Si. Anche se in effetti è un po’ in ritardo, ha detto che sarebbe tornato intorno alla
mezzanotte…”
Lei si girò per guardare il grosso orologio appoggiato sgraziatamente sopra una pila di
lenzuoli nel cestello del bucato alla fine del tavolo.
Harry lo riconobbe immediatamente: aveva nove mani, sopra ognuna c’era scritto il nome di
un membro della famiglia, e usualmente era appeso nel muro del salotto dei Weasley, anche
se l’attuale posizione suggeriva che la Signora Weasley ora lo portasse sempre con se.
Ognuna delle nove mani ora indicava ‘pericolo di morte’.
“E’ sempre così,” disse la Signora Weasley, in un tono casuale poco convincente, “da quanto
Tu-Sai-Chi è tornato all’aperto. Io credo che ognuno sia in pericolo di morte, ora… Non penso
che solo la nostra famiglia… ma non conosco nessun altro che ha un orologio come questo,
così non posso controllare. Oh!”
Con un esclamazione improvvisa, indicò la mano del Signor Weasley, che ora si era spostata
su ‘Viaggio’
“Sta arrivando!”
E, un momento più tardi, si sentì un colpo sulla porta posteriore. La Signora Weasley saltò in
piedi e si diresse velocemente verso di essa; con una mano sulla maniglia della porta, e il
volto schiacciato contro il legno, disse dolcemente “Arthur, sei tu?”
“Si,” disse il Signor Weasley, con una voce stanca. “Ma ti direi comunque questo se fossi un
Mangiamorte, cara. Fuori la domanda.”
“Oh, onestamente…”
“Molly!”
“Ok, ok… qual è la tua ambizione più cara?”
“Scoprire come gli aerei riescono a volare.”
La signora Weasley annuì e girò la maniglia. Ma evidentemente il signor Weasley teneva
l’altra parte, poiché la porta rimase fermamente chiusa.
“Molly! Devo farti la tua domanda prima!”
“Arthur, questo è veramente ridicolo…”
“Come ti piace che io ti chiami quando siamo soli insieme?”
Anche con la luce debole della lanterna, Harry poteva dire che la signora Weasley ora era di
un rosso vivo; egli stesso si sentì improvvisamente avvampare intorno alle orecchie e al collo,
ed inghiottì frettolosamente la minestra, provocando un rumore con il cucchiaio per quanto lo
aveva premuto contro la bocca.
“Mollydondolante.” [Ndt nn e’ molto romantico] sussurrò la signora Weasley, mortificata nel
crack proveniente dalla porta.
“Corretto,” disse il signor Weasley, “ora puoi farmi entrare.”
La signora Weasley aprì la porta rivelando suo marito, un magro, spoglio mago dai capelli
rossi con un paio di occhiali dalla montatura di corno ed un lungo, polveroso, mantello da
viaggio. “Non vedo perché dobbiamo farlo ogni volta che torni a casa!” disse la signora
Weasley, ancora colorita in volto, aiutando il marito a togliersi il mantello.
“Voglio dire, un Mangiamorte avrebbe potuto forzarti a dargli la tua risposta prima di
impersonarti.”
“Lo so, cara, ma questa è la procedura del Ministero e io devo dare l’esempio. Qualcosa
odora di buono –minestra di cipolle?”
Il Signor Weasley si voltò speranzoso verso il tavolo.
“Harry! Non ti aspettavamo prima di domattina!”
Si strinsero le mani, dopodiché il signor Weasley si lasciò cadere su una sedia accanto ad
Harry, e la signora Weasley mise una scodella di minestra di fronte a lui.
“Grazie Molly, è stata una notte dura. Qualche idiota ha iniziato a vendere delle Medaglie
Metamorfiche.
Te ne metti una al collo, e sei capace di trasformarti come vuoi. Centomila travestimenti a
solo 10 Galeoni!”
“E cosa succede realmente quando ne indossi una?”
“Diventi di uno spiacevole colore arancione, ma ad un paio di persone sono cresciuti dei
tentacoli come verruche sui loro corpi. Come se il San Mungo non avesse già abbastanza
lavoro!”
“Sembra una di quelle cose che Fred e George troverebbero divertente,” disse la Sinora
Weasley esitante.
“Sei sicuro –?”
“Naturalmente che lo sono!” disse il signor Weasley, “I ragazzi non farebbero una cosa del
genere, non ora, non quando le persone cercano disperatamente protezione.”
“E così è per questo che sei in ritardo, Medaglie Metamorfiche?”
“No, abbiamo avuto un vento spaventoso di un ritorno di fiamma maledetto giù a Elefante e
Castello, ma fortunatamente il Gruppo di Imposizione della Legge Magica lo ha separato per
il tempo che siamo venuti da là.”
Harry soffocò uno sbadiglio dietro alla mano.
“Letto!” disse immediatamente la Signora Weasley, “Ho già pronta tutta per te la stanza di
Fred e George.”
“Perché, loro dove sono?”
“Oh, sono a Diagon Alley, dormono in un piccolo appartamento sopra il loro negozio di
scherzi, dato che sono così occupati,” disse la signora Weasley, “devo dire che, anche se
all’inizio non approvavo, loro hanno davvero un gran fiuto per gli affari! Vieni caro, i tuoi
bagagli sono già là…”
“ ‘Notte, signor Weasley,” disse Harry, spingendo la sedia. Grattastinchi saltò giù dal suo
grembo ed uscì furtivamente dalla stanza.
“Buona notte, Harry,” ripose il Signor Weasley.
Harry vide la Signora Weasley lanciare un’occhiata all’orologio nel cesto dei panni prima di
uscire dalla cucina.
Tutte le mani erano ancora puntate su ‘Pericolo di morte’.
La stanza di Fred e George era al secondo piano.
La Signora Weasley puntò la bacchetta su una lampada appoggiata ad un tavolo in fondo al
letto, che si accese immediatamente, inondando la stanza di un piacevole chiarore dorato.
Malgrado un grosso vaso di fiori fosse appoggiato ad una scrivania situata sotto la finestra, il
profumo non riusciva a coprire l’odore duraturo di ciò che Harry pensava che fosse polvere
da sparo. Una considerevole porzione del pavimento era dedicata ad un vasto numero di non
marcati, sigillati scatoloni di cartone, in mezzo ai quali c’erano anche i bauli di scuola di
Harry. La stanza doveva essere adoperata come magazzino provvisorio.
Edvige fischiò tranquillamente ad Harry da sopra il suo trespolo in cima ad un grande
armadio, dopodiché decollò fuori dalla finestra. Harry sapeva che aveva aspettato di vederlo
prima di uscire fuori a caccia.
Dopo aver augurato alla Signora Weasley la buonanotte, Harry indossò il pigiama e si infilò in
uno dei letti.
C’era qualcosa di duro nella federa.
Frugando dentro di essa, estrasse un dolce appiccicoso arancione – viola, che riconobbe
come una Pastiglia Vomitolenta.
Sorridendo, si voltò e s’addormentò.
Un secondo più tardi – o almeno, così sembrava ad Harry – fu svegliato da un suono che
sembrava quello delle cannonate. Si drizzò a sedere, e sentì il rumore delle tende che
venivano aperte: la luce solare lo colpì improvvisamente e duramente ad entrambi gli occhi.
Si coprì il volto con una mano, mentre con l’altra cercava a tentoni i suoi occhiali.
“Wuzzgoinon?” [?Ndt]
“Non sapevamo che tu fossi già qui!” disse una voce forte ed eccitata, ed Harry ricevette un
colpo tagliente alla parte superiore della testa.
“Ron, non colpirlo!” disse con rimprovero la voce di una ragazza.
Finalmente la mano di Harry trovò gli occhiali, li indossò prontamente, sebbene la luce fosse
talmente forte che comunque non riuscì a vedere nulla.
Una lunga, incombente ombra fremette di fronte a lui per un momento.
Sbatté gli occhi, e la figura di Ron Weasley fu finalmente messa a fuoco, sogghignante verso
di lui.
“Tutto ok?”
“Mai stato meglio,” disse Harry, strofinandosi la testa e crollando nuovamente sui guanciali.
“Tu?”
“Non male,” disse Ron, accostando una scatola di cartone al letto e sedendosi in cima.
“Quando sei arrivato? La mamma ce l’ ha detto solo adesso.”
“Circa all’una di questa mattina.”
“I Babbani erano a posto? Ti hanno trattato bene?”
“Come al solito,” disse Harry, mentre Hermione si sedeva sul bordo del letto. “Non mi hanno
parlato molto, ma per me è meglio in questo senso. E tu Hermione? Come stai?”
“Oh, bene,” disse Hermione, esaminando Harry come se fosse un malato, in cerca di
qualcosa.
Harry pensava di sapere il perché di quel comportamento, e dato che non aveva alcun
desiderio di discutere della morte di Sirius o qualsiasi altra miserabile materia al momento,
disse, ”Che ore sono? Ho perso la colazione?”
“Oh, non preoccuparti per questo. Mamma ti ha portato su un vassoio, lei ti considera
denutrito,” rispose Ron, roteando gli occhi. “Allora, che è successo?”
“Nulla di che, sono solamente stato a casa dei miei zii. No?”
“Ma andiamo!” disse Ron, “sei andato via con Silente!”
“Non è stato molto eccitante. Mi ha solamente chiesto di aiutarlo a persuadere un vecchio
insegnante ad uscire dalla pensione. Si chiama Horace Slughorn.”
“Oh,” Disse Ron, sembrando deluso, “noi pensavamo –”
Hermione lanciò un’occhiataccia a Ron, e Ron cambiò approccio a tutta velocità.
“– noi pensavamo a qualcosa di simile.”
“Davvero?” disse Harry, divertito.
“Si… Si, ora che la Umbridge non c'è più, ovviamente avremo bisogno di un altro insegnante
di Difesa Contro le Arti Oscure. O no? Così… hem… lui com’è?”
“Assomiglia un po’ ad un tricheco, e usava dirigere i Serpeverde.” Disse Harry. “C’è qualcosa
che non va, Hermione?”
Lei lo stava guardando come se si aspettasse che da un momento all’altro qualche sintomo
strano si fosse manifestato. Si ricompose velocemente, sfoggiando un sorriso poco
convincente.
“No, naturalmente no! Così… hem… Slughorn ti sembrava un buon insegnante?”
“Non so,” disse Harry, “ma non può essere peggiore della Umbridge, no?”
“Io conosco qualcuno che è peggiore della Umbridge,” disse una voce dall’uscio della porta.
La sorella più giovane di Ron entrò nella stanza, e sembrava piuttosto irritata. “Ciao, Harry.”
“Che cosa ti è successo?” chiese Ron.
“E’ lei,” disse Ginny, lasciandosi cadere con un tonfo sul letto di Harry. “Mi fa diventare
matta!”
“Che cos’ ha fatto adesso?” disse Hermione favorevolmente.
“E’ il modo in cui mi parla – tu penseresti che io abbia tre anni!”
“Lo so,” disse Hermione, abbassando la voce. “E’ così piena di se!”
Harry si stupì di sentire Hermione parlare così della Signora Weasley, e non poté biasimare
Ron quanto disse irritato, “Non potete lasciarla in pace per almeno cinque secondi?”
“Oh, giusto, difendila!” esclamò Ginny, “sappiamo tutti che non puoi ottenere nulla da lei!”
Questo sembrava un commento strano da fare sulla madre di Ron. Iniziando a capire di aver
perso il filo del discorso, Harry disse “A chi vi state –?“
Ma questa domanda ebbe una risposta prima ancora che Harry finisse di pronunciarla.
La porta della camera si aprì nuovamente, ed Harry si tirò istintivamente le coperte sin sotto il
mento, facendo scivolare a terra Hermione e Ginny.
Sulla soglia della porta, c’era una giovane donna da una bellezza così sbalorditiva che la
stanza sembrò improvvisamente priva di aria.
Era alta, fiancheggiata dai lunghi capelli biondi, e sembrava emanare un debole barlume
argenteo.
Per completare questa perfetta visione, trasportava un vassoio da colazione stracarico.
“ ‘Arri!” disse rocamente. “Come sei cresciuto!”
Non appena entrò nella stanza, la signora Weasley comparve sulla porta, indossando la sua
vestaglia, accigliata.
“Non era necessario portare il vassoio, lo stavo per fare io!”
“Non c’è problema,” disse Fleur Delacour, appoggiando il vassoio tra le ginocchia di Harry e
abbassandosi a baciargli le guance: ad Harry sembrò che la pelle, dov’era stata toccata dalle
sue labbra, iniziasse a bruciare.
“Ero impaziànte di vederti. Ricordi mia sorella, Gabrielle? Non ha smesso un momento di
parlare di ‘Arri Potter. Sarà felice di vederti di nuovo.”
“Oh… c’è anche lei qui?” gracchiò Harry.
“Oh, no, sciocchino,” disse Fleur, con una risata tintinnante. “Intendevo l’estate prossima,
quando noi – ma non sai nulla?”
I suoi grandi occhi azzurri si spalancarono, e lanciò un occhiata di disapprovazione verso la
Signora Weasley, che disse, “Non abbiamo ancora avuto modo di informarlo.”
Fleur tornò da Harry, oscillando la sua chioma bionda, mentre la frustrazione si faceva largo
sul volto della Signora Weasley.
“Io e Bill ci sposeremo.”
“Oh!” disse Harry, notando come la signora Weasley, Hermione e Ginny erano impegnate ad
evitare il suo sguardo.
“Wow. Hem – congratulazioni!”
Lei piombò su di Harry, baciandolo nuovamente.
“Bill è veramonte occupato al momento, lavora duramonte, io lavoro solo part-time alla
Gringott per il mio englese , così mi ha portato qui per qualche giorno per conoscere la sua
famiglia. Sono stata felisce di sapere che anche tu saresti venuto – non c’è molto da fare qui,
a meno che non ti piacciano i polli o cucinare. Bene – goditi la colazione ‘Arri.”
Con queste parole lei si girò graziosamente, e sembrò fluttuare fuori dalla stanza, chiudendo
tranquillamente la porta dietro di se.
La signora Weasley fece un verso strano, nasale, che assomigliava ad un : “tchah!”
“Mamma la odia,” disse tranquillamente Ginny.
“Io non la odio!” disse la signora Weasley, in un sussurro trasversale.
“Penso solo che siano un po’ affrettati, e questo è tutto!”
“Si sono conosciuti in un anno,” disse Ron, che sembrava stranamente debole e fissava la
porta chiusa.
“Beh, non è sufficiente! So perché è accaduto, naturalmente. Con tutta questa incertezza che
ha creato il ritorno di Voi – Sapete – Chi, le persone pensano di poter morire l’indomani, così
prendono le decisioni sulle quali normalmente si riflette per parecchio tempo,
precipitosamente. È stato così anche la volta scorsa, quando lui era potente e le persone
fuggivano insieme da tutte le parti –”
“Inclusi tu e papà,” disse Ginny astutamente.
“Si, beh, io e papà siamo stati fatti l’uno per l’altra. Cosa serviva aspettare?” disse la Signora
Weasley. “Mentre Bill e Fleur… beh… cos ’hanno in comune? Lui è un gran lavoratore, una
persona realistica. Mentre lei è –”
"Una vacca," disse Ginny, scotendo la testa. “Ma Bill non è una persona realistica. E’ uno
Spezza-Incantesimi, no? Gli piace un po’ di avventura, un po’ di fascino… mi chiedo perché
sia andato per Fleer [Ndt ?].”
“Smettila di chiamarla così Ginny!” disse la Signora Weasley stridulamente, quando Harry ed
Hermione scoppiarono a ridere.
“Bene,è meglio che vada… Mangia le tue uova finché sono calde, Harry.”
Dopo un'altra occhiata preoccupata, lasciò la stanza.
Ron sembrava ancora leggermente stordito. Scuoteva la testa, come un cane che tenta di
liberarsi dall'acqua dalle orecchie.
“Non ti abitui a lei avendola per casa?” chiese Harry.
“Beh, tu fallo,” disse Ron, “ma se lei salta fuori inaspettatamente, tu apprezza.”
“ Sei patetico,” disse Hermione furiosamente, allontanandosi il più possibile da Ron a grandi
passi.
“Non vuoi realmente vederla qui in giro per sempre, vero?” Chiese Ginny incredulamente a
Ron.
Quando lui si limitò a scrollarsi, lei disse, “Beh, la mamma, se può, fermerà questa cosa, ci
puoi scommettere qualsiasi cosa.”
“Come può farlo?” Chiese Harry.
“Lei ci prova invitando Tonks a cena. Penso che speri che Bill cada ai suoi piedi. Io spero che
ce la faccia. Sarei molto felice di averla nella mia famiglia.”
“Si, funzionerà!” Disse Ron sarcasticamente, “ascolta, nessun individuo sano di mente
andrebbe a preferire Tonks quando c’è Fleur nei paraggi. Voglio dire, Tonks è ok da guardare
quando non sta facendo cose stupide con il suo naso o con i suoi capelli, ma –”
“Lei è dannatamente più simpatica di Fleer,” disse Ginny
“E più intelligente, è un Auror!” disse Hermione da un angolo.
“Fleur non è stupida. È stata abbastanza buona per entrare nel torneo Tremaghi,” disse
Harry.
“Non anche tu, eh!” disse Hermione amaramente.
“Suppongo che ti piaccia il modo in cu Fleer dice ‘Arri’,” disse Ginny sprezzantemente.
“No,” disse Harry, pentendosi di aver parlato, “stavo giusto dicendo, Fleer – voglio dire, Fleur
–”
“Sarei molto più felice di avere Tonks in famiglia,” disse Ginny, “almeno con lei ci si diverte.”
“Non è stata molto divertente recentemente,” disse Ron, “ogni volta che l’ ho vista sembrava
Mirtilla Malcontenta.”
“Questo non è giusto,” interruppe Hermione, ”lei non ha ancora superato ciò che è
accaduto… tu sai… voglio dire, era suo cugino!”
Il cuore di Harry affondò. Erano arrivati a Sirius. Raccogliendo la forchetta, iniziò a spolpare
le uova e infilarle nella sua bocca, sperando di non dover prendere parte alla discussione.
“Tonks e Sirius a stento si sono conosciuti l’uno e l’altra!” disse Ron, “Sirius ha passato metà
della sua vita ad Azkaban, e prima ancora le loro famiglie non si frequentavano –”
“Non è questo il punto!” disse Hermione, “lei pensa che lui era un suo limite, ed è morto!”
“Come fa a lavorare quando uno è fuori?” chiese Harry, a dispetto di se stesso.
“Beh, lei combatteva contro Bellatrix Lestrange, no? Penso che lei ritenga che se solo
l’avesse finita, non avrebbe potuto uccidere Sirius.”
“Questo è stupido.”
“E’ il rimorso del sopravvissuto,” disse Hermione. “So che Lupin ha provato a parlare della
sua battaglia, ma lei è veramente depressa. Attualmente ha anche dei problemi con le sue
Metamorfosi.”
“Con le sue –?”
“Lei non riesce a cambiare il suo aspetto come usava fare.” Spiegò Hermione, “penso che i
suoi poteri abbiano subito lo shock, o qualcosa di simile.”
“Non sapevo che una cosa simile potesse accadere…”
“Neppure io,” disse Hermione, “ma penso che se sei realmente depresso…”
La porta della stanza si aprì nuovamente, e la testa della signora Weasley fece capolino nella
stanza.
“Ginny,” sussurrò, “vieni giù ad aiutarmi con il pranzo.”
“Ma sto parlando con loro!” disse Ginny, insolentemente.
“Ora.” Disse la signora Weasley, prima di ritirarsi.
“Lei vuole che vada così non starà da sola con Fleer.” disse Ginny di malumore.
Fece ondeggiare i suoi lunghi capelli rossi in una buona imitazione di Fleur, e attraversò la
stanza con le braccia alzate come una ballerina.
“Voi fareste meglio a scendere velocemente…” disse alla prima di lasciarli.
Harry approfittò dell’improvviso silenzio per mangiare ancora un po’ della sua colazione.
Hermione scrutò nelle scatole di Fred e George, sebbene continuasse a lanciare occhiate ad
Harry. Ron, che stava mangiandosi un toast di Harry, guardava ancora la porta con aria
sognante.
“Che cos’è questo?” chiese infine Hermione, sollevando quello che sembrava essere un
piccolo telescopio.
“Non lo so,” disse Ron, “ma se Fred e George l’ hanno lasciato qui, significa che non è
ancora pronto per il negozio di scherzi, quindi attenta.”
“Tua madre dice che il negozio va bene,” disse Harry, “dice che Fred e George hanno un
vero fiuto per gli affari.”
“Che è un’affermazione inadeguata,” disse Ron, “loro rastrellano Galeoni! Non ce la faccio ad
aspettare di vedere il posto, non siamo ancora potuti andare a Diagon Alley, perché la
mamma dice che ci deve essere anche papà, per una sicurezza in più, ma lui è stato
veramente impegnato con il lavoro, però sembra eccellente.”
“E riguardo a Percy?” chiese Harry; era uno dei tre fratelli Weasley più grandi, e aveva litigato
con il resto della famiglia. “Parla di nuovo con tuo padre e tua madre?”
“No,” disse Ron.
“Ma ora sa che tuo padre era aveva ragione, ora che Voldemort è tornato –”
“Silente dice che le persone trovano di gran lunga più facile perdonare chi è nel sbagliato
invece che nel giusto,” disse Hermione, “l’ho sentito dirlo a tua madre, Ron.”
“Suona come la tipica cosa che Silente direbbe,” disse Ron.
“Mi darà delle lezioni private questo anno,” disse Harry, normalmente.
Ron si strozzò con un pezzetto di Toast, ed Hermione sussultò.
“Perché non ce l’ hai detto prima!” disse Ron.
“Me lo sono appena ricordato,” disse con onestà Harry, “me l’ ha detto ieri notte nel tuo
magazzino delle scope.”
“Accidenti… lezioni private con Silente!” disse Ron, impressionato. “Vorrei sapere perché
lui…?”
La sua voce diminuì. Harry guardò lui ed Hermione cambiare espressione. Harry lasciò la
forchetta ed il coltello, il cuore che gli batteva troppo velocemente, considerando il fatto che
sedeva solamente a letto.
Silente gli aveva detto di dirlo… Perché non ora? Fissò la forchetta, che luccicava sotto il
flusso della luce solare sul suo grembo, e disse, “Non so esattamente perché voglia darmi
delle lezioni, ma penso che debba essere a causa della profezia.”
Né Ron né Hermione parlarono. Harry ebbe l’impressione che si fossero congelati.
Continuò a parlare, fissando la forchetta.
“Sapete… quella che hanno tentato di rubare al Ministero.”
“Nessuno sa cosa diceva, però,” disse Hermione velocemente, “è andata persa.”
“Benché il Profeta dice –” iniziò Ron, ma Hermione disse, “shh!”
“Il Profeta è nel giust,.” disse Harry, sforzandosi di guardare entrambi.
Hermione sembrava impaurita, e Ron stupito.
“Quella sfera di vetro che si è rotta non era l’unica registrazione della Profezia. Ho sentito
l’intera profezia nell’ufficio di Silente, era a lui che la Profezia era stata svelata, e così ha
potuto riferirmela. Da quello che ha detto,” Harry prese un profondo respiro, “sono l’unico che
può finire Voldemort… almeno, ha detto che nessuno di noi due può vivere, se l’altro
sopravvive.”
I tre si fissarono in silenzio per un momento. Poi ci fu un forte colpo, ed Hermione scomparì
dietro ad un fumo nero.
“Hermione!” gridarono Ron ed Harry; il vassoio scivolò a terra con uno schianto.
Hermione emerse dal fumo tenendo stretto a se il telescopio, tossendo e mostrando un
brillante occhio nero-viola.
“L’ho schiacciato e questo – questo mi ha tirato un pugno!” disse , respirando
affannosamente.
Ora potevano vedere un piccolo pugno sporgere fuori dall’estremità del telescopio.
“Non preoccuparti,” disse Ron, tentando di non ridere, “la mamma ti rimetterà a posto, è
brava a curare le ferite non gravi…”
“Oh, beh, ma ora farò attenzione a quel coso!” disse Hermione velocemente, “Harry, oh
Harry…” Si sedette nuovamente sul bordo del letto.
“Ci siamo chiesti, dopo il ritorno dal Ministero… ovviamente non ti abbiamo voluto dire nulla,
ma da quello che Lucius Malfoy aveva detto della Profezia, di come era su di te e su
Voldemort, bene, noi abbiamo pensato ad una cosa come questa… oh, Harry.” Lei lo fissò, e
quindi sussurro, “Sei spaventato?”
“Non tanto come all’inizio,” disse Harry, “quando l’ ho sentita per la prima volta ero… ma ora,
sembra quasi che sapessi fin dall’inizio che avrei dovuto affrontarlo, alla fine…”
“Quando abbiamo saputo che Silente ti sarebbe venuto a prendere di persona, pensavamo
che ti avrebbe parlato di qualcosa riguardo alla Profezia,” disse Ron con impazienza, “ed
avevamo ragione, non è vero? Non ti darebbe lezioni se pensasse che tu non potresti farcela,
non perderebbe il suo tempo – deve credere che tu abbia qualche chance!”
“E’ vero,” disse Hermione, “ti sei chiesto cosa ti insegnerà, Harry? Magia difensiva veramente
avanzata, probabilmente… potenti contro incantesimi… contro-fatture…”
Harry non stava realmente ascoltandola. Un calore si stava infondendo in lui, e non aveva
nulla a che fare con la luce solare, un qualche nodo nel suo torace sembrò sciogliersi.
Sapeva che Ron ed Hermione erano rimasti Shockati, ma il fatto che loro erano ancora lì, a
fianco a lui, per sostenerlo, recandogli parole di conforto, senza indietreggiare di fronte a lui
pensando che fosse contaminato o pericoloso… valeva più di qualsiasi cosa che lui avrebbe
mai potuto dirgli.
“…e incantesimi evasivi generali,” concluse Hermione, “beh, almeno tu conosci una delle
lezioni che avrai quest’ anno, più di me e Ron. Chissà quando arriveranno i nostri risultati del
G.U.F.O.!”
“non tra molto, è già passato un mese!”Disse Ron.
“Aspettate” Disse Harry, un’altra parte della conversazione della notte precedente si era fatta
spazio nella sua memoria, “Penso che Silente mi abbia riferito che i nostri risultati al G.U.F.O.
dovrebbero arrivare oggi!”
“Oggi?” strillò Hermione, “Oggi? Ma perché tu – Oh mio Dio - Avresti dovuto dircelo –“ lei
saltò in piedi.
“Vado a vedere se qualche gufo è arrivato…”
Ma quando Harry scese dopo dieci minuti, portando con se il vassoio della colazione
completamente vuoto, trovò Hermione seduta al tavolo della cucina, in agitazione con la
signora Weasley che tentava di ridurre la sua somiglianza ad un panda.
“Non vuole andarsene!” disse la signora Weasley ansiosamente, stando in piedi sopra ad
Hermione con la bacchetta in mano, mentre nell’altra reggeva una copia de ‘L’aiutante del
Guaritore’ aperto su ‘tagli, lividi ed escoriazioni‘.
“Non riesco a capire, ha sempre funzionato!”
“Deve essere una di quelle idee di scherzi divertenti di Fred e George , sicuramente è stato
fatto per non farlo scomparire.” disse Ginny.
“Ma deve andare via!” strillò Hermione, ”non posso andare in giro con una cosa come questa
per sempre!”
“Non dovrai, cara, troveremo un antidoto, non preoccuparti.” Disse dolcemente la Signora
Weasley.
“Bill mi ha raccontato che Fred e George sono molto divertenti.” disse Fleur, sorridendo
serenamente.
“Si, non posso respirare a causa delle risate!” ringhiò Hermione.
Saltò in piedi ed iniziò a camminare per la cucina, intrecciando nervosamente le dita.
“Signora Weasley, lei è sicura di non aver visto nessun gufo arrivare questa mattina?”
“Si, cara, lo avrei notato.” disse la signora Weasley pazientemente.
“So di aver mancato in Antiche Rune” mormorò Hermione febbrilmente, “ho sicuramente fatto
almeno un errore di traduzione grave. E la prova pratica di Difesa contro le Arti oscure non
era per niente buona. Pensavo di aver fatto la prova di trasfigurazione giusta al momento, ma
ora ripensandoci –“
“Hermione, perché non stai zitta, non sei l’unica ad essere nervosa!” urlò Ron, “e quando
avrai i tuoi undici eccezionale…”
“Non lo dire, non lo dire, non lo dire!” disse Hermione, sbattendo le mani istericamente, “so di
aver fallito tutto.”
“E che cosa si fa se abbiamo fallito?” chiese Harry in generale, ma fu nuovamente Hermione
a parlare.
“Dovremo discutere le nostre opzioni con il nostro capocasa, l’ho chiesto alla professoressa
McGrannitt alla fine dell’ultimo esame.”
Lo stomaco di Harry si contorse. Lui si pentì di non aver mangiato meno a colazione.
“A Beauxbatons,” disse Fleur compiaciuta, “abbiamo un modo diverso per fare questo. Penso
che sia migliore. Noi dobbiamo affrontare gli esami al sesto anno, e non al quinto –”
Le parole di Fleur furono sovrastate da un grido.
Hermione indicava qualcosa fuori dal vetro della cucina.
Tre macchioline nere erano chiaramente visibili nel cielo, e si ingrandivano
progressivamente.”
“Quelli sono sicuramente gufi!” disse Ron rocamente,andandosi ad unire ad Hermione di
fronte alla finestra.
“E ce ne sono tre,” disse Harry, posizionandosi all’altro lato di Hermione.
“Uno per ognuno di noi,” disse Hermione, in un sussurro terrorizzato. “Oh no… oh no… oh
no!” afferrò sia Harry che Ron per i gomiti.
I gufi volavano verso la tana, tre belli tawnies [Ndt?], ognuno dei quali diventava sempre più
visibile man mano che si avvicinava alla casa; trasportavano delle buste.
“Oh no!” gridò Hermione. La signora Weasley si avvicinò ed aprì la finestra della cucina.
Uno, due, tre gufi spiccarono il volo attraverso di essa e si posizionarono allineati sopra il
tavolo.
Tutti e tre sollevarono la zampa destra.
Harry avanzò. La lettera destinata a lui era legata alla zampa del gufo di centro. Sciolse la
busta con dita tremanti. Alla sua sinistra, Ron cercava di prendere i propri risultati; e alla sua
destra, le mani di Hermione tremavano talmente tanto che anche il gufo tremò.
Nessuno in cucina parlò. Finalmente, Harry riuscì a staccare completamente la busta.
L’aprì velocemente, e prese la pergamena all’interno.
RISULTATO GIUDIZIO UNICO PER FATTUCCHIERE ORDINARI.
Gradi passati: Gradi Falliti:
Eccezionale (E) Scadente (S)
Oltre Ogni Previsione (O) Desolante (D)
Accettabile (A) Troll (T)
HARRY JAMES POTTER HA OTTENUTO:
Astronomia A
Cura delle Creature Magiche O
Incantesimi O
Difesa Contro le Arti Oscure E
Divinazione S
Erbologia O
Storia della Magia D
Pozioni O
Trasfigurazione O
Harry rilesse la pergamena più volte, respirare gli sembrava sempre più facile ora. Era tutto a
posto.
Aveva sempre saputo che avrebbe fallito Divinazione, e non aveva avuto alcuna possibilità di
superare Storia della Magia poiché era crollato a metà esame. Ma tutto il resto lo aveva
passato! Fece scorrere il suo dito sui voti… era passato dignitosamente a Trasfigurazione ed
aveva anche superato le sue aspettative per Pozioni. E, meglio di tutto questo, era riuscito ad
ottenere un Eccezionale in Difesa Contro le Arti Oscure.
Si guardò attorno: Hermione era dietro di lui ed aveva la testa ancora affondata nella
pergamena, mentre Ron sembrava felice.
“Ho fallito solo Divinazione e storia della magia, ma chi si preoccupa di quelle materie?” disse
tranquillamente ad Harry. “Qui – scambio! –”
Harry guardò i voti di Ron. Non c’era alcun eccezionale.
“Sapevo che tu eri il migliore a Difesa contro le Arti Oscure,” disse Ron, dando un colpetto
sulla spalla ad Harry. “Siamo stati bravi, non è vero?”
“Ben fatto!” disse orgogliosamente la Signora Weasley, arruffando i capelli rossi di Ron,
“sette gufi, più di quelli di Fred e George mesi assieme!”
“Hermione?” disse Ginny cautamente, poiché Hermione non si era ancora girata. “Com’è
andata?”
“Io – non male,” disse Hermione, con una voce piccola piccola.
“Oh, avanti!” disse Ron, prendendole i risultati di mano.
“OH! – dieci Eccezionale ed un Oltre Ogni Previsione in Difesa Contro Le Arti Oscure!”
Abbassò il suo sguardo su di lei, mezzo divertito e mezzo disperato. “Sei delusa, non è
vero?”
Hermione scosse la testa, ma Harry scoppiò a ridere.
“Bene, siamo studenti M.A.G.O. adesso!” sogghignò Ron. “Mamma,ci sono ancora delle
salsicce?”
Harry lanciò un’altra occhiata ai suoi risultati. Erano buoni quanto aveva sperato. Sentiva solo
una piccola punta di rammarico… Era la fine della sua ambizione di divenire un Auror. Non
aveva raggiunto il grado di Pozioni richiesto. Lo sapeva da molto tempo, ma provò una
leggera torsione allo stomaco quando guardò nuovamente quella piccola O nera.
Era strano, veramente, pensare che era stato un Mangiamorte travestito a dirgli che sarebbe
diventato un buon Auror, ma in qualche modo questa idea aveva lasciato un segno in lui, e
non aveva realmente pensato a qualcos’altro da fare. Inoltre, sembrava il destino giusto per
lui da quando aveva ascoltato la Profezia settimane prima… Nessuno può vivere se l’altro
sopravvive… Non avrebbe vissuto fino in fondo la profezia, dando a se stesso maggiori
possibilità di sopravvivenza, se si fosse unito a quei maghi altamente addestrati il cui lavoro
era trovare e uccidere Voldemort?
-CAPITOLO 6La deviazione di Draco
Tradotto da: Necromancer
Revisionato da: Pix
Harry rimase nei confini della Tana per il resto delle settimane. Passò la maggior parte delle
sue giornate giocando, due per squadra, a Quidditch nell'orto dei Weasley (lui ed Hermione
contro Ron e Ginny; Hermione era terribile mentre Ginny brava, così erano ragionevolmente
ben bilanciati) e le sue sere mangiando tre porzioni di tutto quello che la Signora Wasley gli
metteva davanti.
Sarebbe stata una felice, piacevole vacanza ma non lo fu, per il peso delle sparizioni, per
incidenti vari, anche per le morti, che ora apparivano giornaliere nel ‘Profeta’. Qualche volta
Bill e la Signora Weasley portarono a casa notizie prima ancora che raggiungessero la carta.
Con dispiacere della Signora Weasley la celebrazione del sedicesimo compleanno di Harry fu
guastata da spaventose notizie portate da Remus Lupin, che sembrava sciupato e torvo, i
suoi capelli striati liberamente con il grigio, i suoi vestiti più vecchi e rattoppati che mai.
“Ci sono stati un altro paio di attacchi dai Dissennatori,” annunciò Il Signor Weasley
passandogli una fetta di torta, “ed hanno trovato il corpo di Igor Karkaroff in una catapecchia
nel nord. Il Marchio Nero è stato posto sopra di essa… beh, francamente, sono sorpreso che
sia riuscito a rimanere vivo per quasi un anno fuggendo dai Mangiamorte; il fratello di Sirius,
Regulus, per quanto ricordo rimase vivo giusto un paio di giorni.”
“Si,beh,” disse la Signora Weasley, “forse dovremmo parlare di qualcosa di diver–”
“Hai sentito di Florean Fortebraccio, Remus?” chiese Bill, a cui Fleur offriva insistentemente
vino.
“L'uomo che lavorava –”
“– al botteghino dei gelati a Diagon Alley?” lo interrusse Harry, con una spiacevole
sensazione di vuoto da qualche parte nel suo stomaco. “Spesso mi dava gelati gratis… Che
gli è successo?”
“Rapito, a giudicare dal suo botteghino.”
“Per quale motivo?” chiese Ron, mentre la Signora Weasley guardava in modo significativo
Bill.
“Chi lo sa? Deve averli infastiditi in qualche modo. Era un bravo uomo,Florean.”
“A proposito di Diagon Alley,” disse il Signor Weasley, “sembra che anche Olivander non ci
sia più.”
“Il costruttore di Bacchette?” disse Ginny, guardandolo allarmata.
“Esatto, il negozio è vuoto. Nessun segno di lotta. Nessuno sa se è andato via
volontariamente o è stato rapito…” disse il Sig. Weasley
“Ma come – farà la gente per le bacchette?”
“Le avranno tramite altri costruttori di bacchette,” disse Lupin. “Ma Olivander era il migliore, e
se l'altra parte lo ha, non è una buona cosa per noi.”
Il giorno seguente il compleanno, le loro lettere e le liste dei libri arrivarono da Hogwarts. La
lettera di Harry incluse una sorpresa: era stato eletto Capitano della squadra di Quidditch.
“Questo ti da eguale stato con i prefetti!” disse Hermione piangendo di gioia. “Adesso puoi
usare il nostro bagno speciale e tutto il resto!”
“Wow, ricordo quando Charlie indossò una di queste,” disse Ron con allegria, osservando la
nuova spilla da capitano. “Harry, è cosi bello, sei il mio capitano, sempre che mi fai tornare in
squadra, ovviamente, ha ha…”
“Bene, suppongo che possiamo fare un salto a Diagon Alley, adesso che avete queste,”
disse la Signora Weasley guardando le liste dei libri.” Andremo Sabato, il giorno in cui Arthur
non lavora. Non vado lì senza lui.”
“Mamma, onestamente, credi che Tu-Sai-Chi si nasconderà dietro uno scaffale al Ghirigoro?”
ridacchiò Ron.
“Fortebraccio e Olivander sono andanti in vacanza allora?” disse la Signora Weasley,
infiammandosi. “Se credi che la sicurezza sia una cosa divertente, puoi anche restare qui,
prenderò io i tuoi libri –”
“No, io voglio venire, voglio vedere il negozio di Fred & George!” aggiunse Ron
frettolosamente.
“Beh, allora devi rinfrescarti le idee, giovanotto, prima che io decida che tu sia troppo
immaturo per venire con noi!” disse la Signora Weasley rabbiosamente, afferrando l'orologio,
tutte e nove le lancette dell'orologio continuavano a indicare pericolo mortale. “E questo vale
anche per il ritorno ad Hogwarts.”
Ron fissava Harry incredulo, dopo vide sua madre alzare il cesto del bucato, posare il
traballante orologio fra le sua braccia e uscire frettolosamente dalla stanza.
“Non si può più nemmeno scherzare…”
Ma Ron stette attento a non essere più poco serio quando si parlava di Voldemort nei giorni
seguenti. Sabato arrivò senza nessun altra sfuriata da parte della Signora Weasley, però
sembrava molto agitata a colazione. Bill, che sarebbe rimasto a casa con Fleur (per il piacere
di Hermione e Ginny), passò un sacchetto di monete d'oro a Harry attraverso il tavolo.
“Dov’ è il mio?” chiese Ron, gli occhi spalancati.
“Ho preso solo quello di Harry, idiota,” disse Bill. “L'ho preso dalla banca per te, perché per il
pubblico avere i loro soldi porta via circa cinque ore, i Goblin hanno aumentato un sacco la
sorveglianza. Due giorni fa il borioso Arkie Philpott e stato bloccato da un Sensore di
Onestà… bene, credimi, così è più facile.”
“Grazie, Bill,” disse Harry prendendo il suo oro.
“Lui è sempre cosi pennsiaroso,” sussurrò Fleur adorante, accarezzando il naso di Bill. Dietro
Fleur, Ginny mimò di vomitare nei suoi cereali. Harry si soffocò con i suo e Ron gli diede una
pacca sulla schiena.
Era una nuvolosa, scura giornata. Una delle speciali macchine del ministero, in cui Harry era
già stato prima, li aspettava fuori quando uscirono con i loro mantelli fuori dalla Tana.
“E' bene che papà può farsi dare di nuovo queste,” disse Ron gradendo, stendendosi
libidinosamente mentre la macchina si allontanava in tranquillità dalla Tana, Bill e Fleur che
salutavano dalla cucina. Lui, Harry, Hermione e Ginny stavano seduti comodamente nel
sedile anteriore.
“Non ti ci abituare, è solo per Harry che ci danno questa macchina,” disse il Signor Weasley.
Lui e la Signora Weasley stavano seduti nel sedile davanti con l'autista del Ministero; il sedile
davanti era stato magicamente modificato in modo che diventò molto simile ad un sofà a due
piazze
“Grazie a lui c'è questa straordinaria mole di sicurezza. Ed entreremo al paiolo magico con
ancora più scorta.”
Harry non disse niente; non amava fare shopping circondato da Auror. Mise il suo Mantello
dell'Invisibilità nel suo zaino, per Silente sarebbe stato abbastanza buona come protezione, e
sentì che anche per il Ministero avrebbe dovuto esserlo, anzi, ora che ci pensava, non era
sicuro che il Ministero sapesse del suo Mantello.
“Eccoci,” disse l'autista, parlando per la prima volta quando la macchina lentamente si fermò
davanti il Paiolo Magico. “Ti devo aspettare, hai idea di quanto ci starai?”
“Qualche ora, penso,” disse il Signor Weasley “ah eccolo,è qui.”
Harry imitò il Signor Weasley ed entrò dentro alla locanda, ma non vi era nessun Auror,
dentro, ma la gigante forma di Rubeus Hagrid, il guardiacaccia della scuola, che indossava
una lunga giacca in pelle di castoro, ignorando gli increduli sguardi dei Babbani che
passavano.
“Harry!” esplose, abbracciando Harry in una stretta morsa nel momento in cui scese dalla
macchina.
“Fierobecco – ehm, WitherWings – dovresti vederlo sai, Harry, è così felice di essere di
nuovo all'aria aperta –”
“Sono contento che lui sia felice,” disse Harry, a bassa voce massaggiandosi le costole. “Non
sapevamo che con 'La scorta' intendevano te!”
“Lo sò, come i vecchi tempi eh? Il Ministero voleva mandare degli Auror ma Silente ha
insistito e ha detto che ci sarei stato io,” disse Hagrid allegramente. "Andiamo – dopo di
voi,Molly,Arthur –”
Il Paiolo Magico era per la prima volta nella memoria di Harry, totalmente vuoto. Solo Tom
l'oste, raggrinzito e senza denti, rimase nella locanda. Li guardò speranzoso come entrarono,
ma prima che potesse parlare, Hagrid disse “Siamo solo di passaggio, oggi, Tom. Affari di
Hogwarts, lo sai.”
Tom annuì deluso e ritornò a lucidare i bicchieri.
Harry, Hermione, Hagrid e i Weasley camminarono attraverso il bar e uscirono lungo il
piccolo cortile nel retro. Hagrid prese il suo ombrello rosa e con esso tocco certi mattoni nel
muro, che si aprì per formare un arco che dava su una ventosa e lastricata strada.
Oltrepassarono l'arco e si fermarono ad osservare la via quasi deserta.
Diagon Alley era cambiata. Le scintillanti e colorate vetrine che esponevano libri di
incantesimi, ingredienti di pozioni e calderoni non si vedevano più, occultati da grandi
manifesti del Ministero della Magia che vi erano stati incollati sopra. Molti di questi tetri
manifesti dall’aria ufficiale mostravano una versione ingrandita dell’opuscolo Ministeriale sulla
sicurezza, opuscolo divulgato all’inizio dell’estate, altri riproducevano, però, le foto in
movimento ed in bianco e nero dei Mangiamorte che si sapevano essere liberi. Bellatrix
Lestrange sogghignava dalla vicina farmacia. Un certo numero di vetrine erano state coperte
con sbarre di legno, comprese quelle della Gelateria Florian di Florian Fortebraccio. Per
contro, un certo numero di squallide bancarelle erano spuntate lungo la strada. Nella più
vicina, che era stata eretta davanti al Ghirigoro sotto una macchiata tenda a strisce, c’era un
cartone appuntato che riportava la seguente scritta:
AMULETI: Efficaci contro Lupi Mannari, Dissennatori ed Inferi.
Una piccola strega decrepita faceva sbatacchiare verso i passanti bracciate di emblemi
d’argento montati su catenelle.
“Uno per la giovane ragazza, signora?” chiese alla signora Weasley al suo passaggio,
sbirciando Ginny. “Per proteggere il suo bel collo?”
“Se fossi in servizio…” interloquì il signor Weasley, folgorando arrabbiato la venditrice di
amuleti.
“Si, ma non puoi arrestare nessuno ora, caro, andiamo di fretta,” interruppe la signora
Weasley, consultando nervosamente una lista. “Penso sia meglio andare al negozio di
Madama McClan prima, Hermione ha bisogno di vestiti nuovi, e la toga di Ron mostra buona
parte della caviglia, ed anche tu ne hai bisogno di una nuova, Harry, sei cresciuto così tanto –
andiamo ora, tutti –”
“Molly, non c'è motivo che andiamo tutti da Madama McClan,” disse il signor Weasley.
“Perché loro tre non vanno insieme a Hagrid, e noi andiamo al Ghirigoro e prendere i libri di
tutti?”
“Non so,” disse la signora Weasley ansiosamente, chiaramente divisa tra il desiderio di finire
gli acquisti velocemente e la voglia di rimanere tutti insieme. “Hagrid, pensi –?”
“Non ti ci preoccupare, loro ci staranno bene con me, Molly,” la rassicurò Hagrid, sventolando
in aria la sua mano grande come il coperchio di un bidone della spazzatura. La signora
Weasley non sembrava molto convinta della decisione, ma acconsentì, affrettandosi verso il
Ghirigoro col marito e Ginny mentre Harry, Ron, Hermione ed Hagrid si dirigevano verso il
negozio di Madama McClan.
Harry notò che molte delle persone che incrociavano avevano lo stesso sguardo preoccupato
della signora Weasley e che nessuno si fermava a parlare con gli altri. Gli acquirenti stavano
tutti uniti in gruppo, concentrati nei propri affari. Nessuno sembrava andare a far spese da
solo.
“Potremmo starci un po’ stretti lì tutti noi,” disse Hagrid, fermandosi all’esterno del negozio di
Madama McClan e abbassandosi per scrutare attraverso una finestra. “Io ci starò di guardia
fuori, Ok?”
Così Harry, Ron ed Hermione entrarono insieme nel piccolo negozio. Sembrava vuoto, a
prima vista, ma la porta non fece in tempo a chiudersi dietro di loro, che sentirono una voce
familiare giungere da dietro una rastrelliera piena di vesti ornate verdi e blu.
“…non un bambino, in caso tu non lo sappia, Madre. Sono perfettamente in grado di fare i
miei acquisti da solo.”
Ci fu uno schioccare ed una voce, che Harry riconobbe essere quella della proprietaria,
Madama McClan, disse, “Ora, caro, tua madre ha completamente ragione, nessuno di noi
pensa di andare in giro per conto proprio, non è cosa da fare per un bambino –”
“Cerchi di stare attenta con quello spillo!”
Un adolescente dal viso pallido ed appuntito e capelli biondo soffuso apparve dal retro della
rastrelliera, indossando una veste verde scuro di bella fattura che brillava di spilli sull’orlo
della manica. Camminò fino allo specchio per rimirarsi. Ci mise qualche minuto prima di
accorgersi di Harry, Ron ed Hermione riflessi alle sue spalle. Strinse gli occhi grigi.
“Se ti stai chiedendo il motivo di questo tanfo, Madre, è per il fatto che è appena entrata una
sporca Mezzosangue,” disse Draco Malfoy.
“Non c’è alcun bisogno di usare un tale linguaggio!” sentenziò Madama McClan, uscendo
velocemente da dietro l’appendiabiti con in mano un metro ed una bacchetta. “E non voglio
vedere bacchette nel mio negozio!” aggiunse ferocemente, dopo che con un’occhiata alla
porta aveva visto sia Harry che Ron in posizione con le bacchette pronte e puntate su Malfoy.
Hermione, leggermente arretrata rispetto a loro, bisbigliò, “No, non fatelo, veramente, non
importa…”
"Sì, vi piace fare magie fuori dalla scuola,” sghignazzò Malfoy. “Chi ti ha fatto l’occhio nero,
Granger? Voglio mandargli dei fiori.”
“Ne ho abbastanza!” sbraitò Madama McClan, guardando sopra le sue spalle come supporto.
“Signora – per favore –”
Narcissa Malfoy spuntò da dietro l’appendiabiti a rastrelliera.
“Mettetele via,” disse freddamente a Harry e Ron. “Se attaccate mio figlio, posso assicurarvi
che sarà l’ultima cosa che fate.”
“Davvero?” rispose Harry, facendo un passo avanti e fissando quella faccia arrogante che,
per il suo pallore, sembrava quello della sorella. Era alto quanto lei, adesso. “Andando a
cercare un gruppetto dei suoi amici Mangiamorte per farci fuori, vero?”
Madama McClan squittì e si strinse le mani al cuore.
“Sul serio, non dovreste accusare – è una cosa pericolosa da dire – via le bacchette, per
favore!”
Ma Harry non la ripose. Narcissa Malfoy sorrise sgradevolmente.
“Vedo che l’essere il cocco di Silente ti ha dato un falso senso di sicurezza, Potter. Ma
Silente non c’è sempre a proteggerti.”
Harry guardò l’intero negozio con aria di sfida. "Wow… guarda un po’… ora non c’è! Perché
non ci prova, allora? Potrebbero anche trovarle una cella doppia ad Azkaban insieme con
quel perdente di suo marito!”
Malfoy fece un movimento brusco verso Harry, ma inciampò nella veste troppo lunga. Ron
sghignazzo sonoramente.
“Non osare parlare a mia madre in quel modo, Potter!” ringhiò Malfoy.
“Va tutto bene, Draco,” disse Narcissa, trattenendolo con le sottili dita bianche sulla spalla.
“Mi aspetto che Potter si riunisca col suo caro Sirius, prima che io mi riunisca con Lucius.”
Harry sollevò la bacchetta.
“Harry, no!” lo ammonì Hermione, afferrandogli la mano e tentando di abbassarla. “Pensaci…
Tu non devi… avresti tanti di quei problemi…”
Madama McClan rabbrividì per un momento sul posto, quindi decise di agire come se niente
fosse successo e nella speranza che non accadesse. Si inchinò davanti a Malfoy, che stava
ancora sbirciando Harry.
“Penso che questa manica sinistra debba scendere ancora un po’, caro, lasciamela solo –”
“Ahi!” tuonò Malfoy, allontanandole la mano con uno schiaffo. “Guarda dove metti gli spilli,
donna! Madre – non lo voglio più –”
Si sfilò la veste da sopra la testa e la getto sul pavimento ai piedi di Madama McClan.
“Hai ragione, Draco,” disse Narcissa, sbirciando contemporaneamente Hermione, “ora so che
tipo di feccia frequenta questo negozio… Troveremo di meglio da Twilfitt and Tatting's.”
Entrambi si avviarono a grandi passi fuori dal negozio, Malfoy fu ben accorto di urtare Ron il
più duramente possibile mentre passava.
“Bene, davvero!” disse Madama McClan, tirando su la veste caduta e passandovi su la punta
della bacchetta come se si trattasse di un aspirapolvere, finché non fu rimossa tutta la
polvere.
Fu disattenta durante l’intera prova delle nuove vesti di Ron ed Harry, e cercò di vendere ad
Hermione un abbigliamento da mago anziché uno da strega e, quando finalmente li
accompagnò fuori dal negozio, aveva l’aria di essere felice di vederli andare via.
“Preso tutto?” chiese raggiante Hagrid quando tornarono da lui.
“All’incirca,” disse Harry. “Hai visto i Malfoy?”
“Sì,” rispose Hagrid, noncurante. “Ma non avrebbero osato di fare qualcosa in mezzo a
Diagon Alley, Harry. Non ti ci preoccupare di loro.”
Harry, Ron ed Hermione si scambiarono uno sguardo, ma prima che potessero far recedere
Hagrid da queste confortanti parole, il signore e la signora Weasley insieme a Ginny
apparvero tutti carichi di pacchi di libri.
“State tutti bene?” chiese la signora Weasley. “Prese le vostre divise? Bene allora, possiamo
fare una scappatina in farmacia e all’Emporio dei Gufi sulla strada per il negozio di Fred e
George – State vicini, adesso…”
Né Harry né Ron comprarono alcun ingrediente in farmacia, visto che non avrebbero
continuato lo studio di Pozioni, ma entrambi comprarono, all’Emporio dei Gufi, una grande
scatola di biscottini gufici per Edvige e Leotordo. Con la signora Weasley che controllava
l’orologio ogni minuto circa, poi, si allontanarono lungo la strada alla ricerca dei Tiri Vispi
Weasley, il negozio di scherzi aperto da Fred e George.
“Non posiamo proprio restare a lungo,” disse la signora Weasley. “Possiamo solo dare una
rapida occhiata e tornare alla macchina. Dovremmo essere vicini, questo è il numero 92…
94…”
“Wow!,” esclamò Ron, arrestandosi.
Messe al riparo dai manifesti ammuffiti delle vetrine circostanti, le vetrine di Fred e George
colpivano gli occhi come un’esposizione di fuochi d’artificio. Chiunque passasse per caso nei
dintorni, si voltava a guardarle, ed alcune persone sbalordite s’erano appena fermate
incantate. La vetrina di sinistra era straordinariamente piena di un assortimento di oggetti che
ruotavano, scoppiettavano, lampeggiavano, rimbalzavano ed urlavano. Ad Harry si
inumidirono gli occhi al solo guardarli. La vetrina destra era coperta da un gigantesco poster
pomposo come quello Ministeriale, ma adornato di lettere gialle e lampeggianti:
Perché Essere Preoccupati Per Tu-Sai-Chi?
Si DOVREBBE essere preoccupati per
TU-SAI-COSA
Quel Senso di Costipazione - Che Attanaglia la Nazione!
Harry scoppiò a ridere. Sentì un flebile gemito dietro di lui e, voltatosi a guardare, vide la
signora Weasley esterrefatta, ammutolita, a guardare il poster. Le sue labbra si muovevano
silenziosamente, mimando il nome “TU-SAI-COSA.”
“Saranno uccisi nel loro letto!” bisbigliò.
“No che non lo saranno!” disse Ron che, come Harry, stava ridendo. “È fortissimo!”
Lui ed Harry entrarono nel negozio. Era strapieno di clienti. Harry non riuscì ad avvicinarsi
agli scaffali. Si guardò attorno, osservando le scatole ammucchiate fino al soffitto: c’erano le
Merendine Marinare che i gemelli avevano perfezionato nel precedente anno ad Hogwarts,
che non avevano terminato. Harry s’accorse che i Torroni Sanguinolenti erano molto richiesti
dall’unica scatola aperta rimasta sullo scaffale. C’erano casse piene di Bacchette Finte, le più
economiche che si trasformavano in un pollo di gomma o in un paio di mutande quando
agitate, le più care che percuotevano l’utente disattento sulla testa e sul collo. C’erano
scatole di piume che si distinguevano in vari tipi: Auto-Scriventi, Verifica-Formule e RispostaBreve. Si aprì un piccolo spazio nella folla ed Harry si spinse verso il bancone dove un
gruppo di deliziati ragazzini di dieci anni stava guardando un minuscolo uomo di legno che
lentamente saliva verso una vera coppia di forche poste su in una scatola che portava la
scritta: “Boia Riutilizzabile — Incantalo o ti impiccherà!”
“Incantesimo Sogni ad Occhi Aperti Brevettato…”
Hermione era riuscita a farsi spazio verso un grande display presso il bancone e stava
leggendo le informazioni sul retro di una scatola che sorreggeva un’ illustrazione colorata
raffigurante un bellissimo giovane ed una ragazza in estasi sul ponte di una nave pirata.
“Un semplice incantesimo ed entrerete in un sogno ad occhi aperti estremamente realistico
della durata di trenta minuti, di alta qualità, facile da utilizzare nel bel mezzo di una lezione e
virtualmente non identificabile (effetti secondari includono una espressione vacua e un lieve
sbavare). Non vendibile ai minori di sedici anni.”
“Sai” disse Hermione, alzando lo sguardo su Harry, “è veramente una magia straordinaria!”
“Per quello che hai detto, Hermione,” disse una voce dietro loro, “ne puoi avere uno gratis.”
Fred era in piedi di fronte a loro, raggiante, vestito di un completo color magenta che
s’intonava magnificamente con i suoi capelli color fiamma.
“Come stai, Harry?” si strinsero la mano. “E che è successo al tuo occhio, Hermione?“
“Il tuo telescopio pugile,” rispose mestamente.
“Oh accidenti, me ne ero dimenticato,” rispose Fred. “Qui –”
Sfilò un tubetto dalla tasca e glielo porse. Lei ne svitò il tappo con circospezione facendone
uscire una densa pasta gialla.
“Mettine un pochino, il livido se ne andrà in un’ora,” disse Fred. “Dovevamo trovare una
pozione decente per rimuovere gli ematomi, avendo testato molti prodotti su noi stessi.”
Hermione lo guardò nervosa. “È sicura, vero?” chiese.
“Certo!” disse Fred. “Vieni, Harry, ti faccio fare un giro.”
Harry lasciò Hermione che ungeva l’occhio nero con la pomata e seguì Fred verso il retro del
negozio, dove vide un reparto di carte da gioco e trucchi con la corda.
“Trucchi magici Babbani!” sentenziò Fred felicemente, indicandoli. “Per tipi strani come papà,
sai, quelli che adorano la roba dei Babbani. Non rendono molto, ma abbiamo abbastanza
clienti fissi, sono delle grandi novità… oh, ecco George…”
Il gemello di Fred strattonò energicamente la mano di Harry.
“Gli fai fare un giro? Vieni sul retro, Harry, è là che facciamo veramente soldi… metti in tasca
qualcosa, tu, e pagherai molto più che non in Galeoni!” aggiunse per avvisare un ragazzino
che tirava di scatto la mano fuori da un catino etichettato con una scritta nera: Marchio Nero
Commestibile – Per far star male chiunque.
George spostò una tenda a lato dei trucchi Babbani ed Harry vide una stanza buia e meno
affollata. I pacchetti dei prodotti allineati su questi scaffali erano più pacati.
“Abbiamo appena sviluppato questa linea più seria,” disse Fred. “Strano come sia
successo…”
“Mi crederesti se ti dicessi quante persone, anche gente che lavora al Ministero, non sappia
fare un Incantesimo Scudo decente?,” disse George. “Naturalmente non hanno avuto te
come insegnante, Harry.”
“Giusto… bene, pensavamo ad un Cappello Scudo un po’ per ridere, sai, una sfida ai tuoi
compagni a farti una fattura mentre lo indossi e guardare la sua faccia quando la fattura
rimbalza. Ma il Ministero ne ha comprati cinquecento per il suo equipaggiamento ai
dipendenti! E stiamo ancora ricevendo ordini massicci!”
“Così abbiamo esteso l’incantesimo a Mantelli Scudo, Guanti Scudo,”
“…Voglio dire, non possono fare molto contro le Maledizioni Senza Perdono, ma per le
fatture minori o per il malocchio”
“E poi abbiamo pensato a tutto il settore di Difesa contro le Arti Oscure, perché è talmente
redditizio,” continuò George entusiasticamente. “Questo è recentissimo. Guarda, Polvere
Oscura Istantanea, l’abbiamo importata dal Perù. Pratico se si vuole scappare in fretta.”
“Ed i Detonatori da Diversivo stanno giusto andandosene adesso dagli scaffali, guarda,”
proseguì Fred, indicando un certo numero di corni dall'aspetto scuro che si trovavano un po’
fuori vista. “Ne fai cadere uno ed essi corrono a nascondersi e producono un forte suono,
dandoti così il diversivo di cui hai bisogno.”
“Pratico,” disse Harry, impressionato.
“Prendi,” disse George, acciuffandone una coppia e tirandola ad Harry.
Una giovane strega con capelli corti e biondi fece capolino dalla tenda. Harry vide che anche
lei aveva le vesti magenta dello staff.
“C’è un cliente qui fuori che chiede di un calderone finto, Signor Weasley, Signor Weasley,”
disse. Harry trovò veramente insolito sentir chiamare Fred e George ‘Signor Weasley,’ ma
loro si avviarono a grandi passi.
“Hai ragione, Verity, arrivo,” rispose prontamente George. “Harry, serviti da solo di tutto ciò
che vuoi, Ok? Tutto gratis.”
“Non posso accettarlo!” replicò Harry, che aveva già estratto il sacchetto dei soldi per pagare
i Detonatori da Diversivo.
“Tu non paghi qui,” esclamò Fred con fermezza restituendo l’oro ad Harry.
“Ma…”
“Tu ci hai dato i soldi per iniziare, non l’abbiamo dimenticato,” disse George prontamente.
"Prendi tutto ciò che desideri e ricordati soltanto di dire alla gente dove li hai presi, se te lo
chiede.”
George spostò la tenda per andare ad aiutare il cliente, e Fred ricondusse Harry nella parte
principale del negozio per trovare Hermione e Ginny ancora occupate a fissare gli
Incantesimi Sogni ad Occhi Aperti.
“Voi ragazze non avete ancora visto la nostra speciale AmmiraStrega?” chiese Fred.
“Seguitemi, signore…”
Nei pressi della vetrina c’era un insieme di prodotti rosa shocking che un gruppo di ragazze
eccitate stava guardando ridendo entusiasticamente. Hermione e Ginny esitarono,
sembrando sospettose.
“Eccole,” disse Fred fieramente. “Il miglior set di pozioni d’amore che possiate mai trovare.”
Ginny inarcò scetticamente un sopraciglio. “Funzionano?” chiese.
“Certo che funzionano, fino ad un massimo di 24 ore, per un tempo che dipende dal peso del
ragazzo in questione…”
“…e dal fascino della ragazza,” aggiunse George, ricomparso improvvisamente al loro fianco.
“Ma non possiamo venderlo a nostra sorella,” aggiunse, diventando improvvisamente serio,
“non quando sta già uscendo con cinque ragazzi circa, per quanto ne sappiamo…”
“Qualunque cosa abbiate sentito da Ron, è una grossa bugia,” rispose calma Ginny,
sporgendosi per prendere un vasetto rosa dallo scaffale. “Cos’è?”
“Elimina Pustole in Dieci Secondi,” rispose Fred. “Eccellente per ogni cosa, dai foruncoli ai
punti neri, ma non cambiare argomento. Al momento stai o non stai uscendo con un ragazzo
chiamato Dean Thomas?”
“Sì,” disse Ginny. “E l’ultima volta che l’ho visto era decisamente un ragazzo e non cinque.
Cosa sono questi?”
Indicava un certo numero di palle di pelo rotonde, un po’ meno vistose ma sempre rosa o
porpora, tutte rotolanti in fondo ad una gabbia mentre emettevano uno squittio acuto.
“Mini-Puff” disse George. “Puffskein in miniatura, non possiamo allevarli in fretta quanto
vorremmo. E che mi dici di Michael Corner?”
“L’ho scaricato, non sapeva perdere,” disse Ginny, inserendo un dito tra le sbarre della
gabbia e guardando i Mini-Puff affollarvisi attorno. “Sono veramente carini!”
“Sono piuttosto coccolosi, sì,” riconobbe Fred. “Ma tu stai passando da un ragazzo all’altro un
po’ troppo velocemente, no?”
Ginny si girò a guardarlo, le mani sui fianchi. Aveva negli occhi lo stesso bagliore della
signora Weasley, tanto che Harry si sorprese nel non vedere Fred indietreggiare.
“Non sono fatti tuoi. E grazie tante a te,” aggiunse irosamente rivolta a Ron, che era appena
apparso, carico di mercanzia, al fianco di George, “per non aver spettegolato di me con
questi due!”
“Sono tre Galeoni, nove Falci ed uno Zellino,” disse Fred, esaminando le numerose scatole
tra le braccia di Ron. “Paga.”
“Sono vostro fratello!”
“Ed è nostra anche la roba che stai sgraffignando. Tre Galeoni e nove Falci. Ti posso fare lo
sconto dello Zellino.”
“Ma io non ho tre Galeoni e nove Falci!”
“Allora faresti meglio a rimettere a posto la roba, e fai attenzione a metterla nello scaffale
giusto.”
Ron calciò molte scatole, imprecò e fece un gestaccio a Fred che sfortunatamente fu visto
dalla signora Weasley, che aveva scelto proprio quel momento per comparire.
“Se ti vedo farlo un’altra volta ti faccio una fattura che ti incollerà tutte le dita,” disse
severamente.
“Mamma, posso avere uno Mini-Puff?” chiese a sua volta Ginny.
“Un che?” rispose cautamente la signora Weasley.
“Guarda, sono così graziosi…”
La signora Weasley si spostò per guardare i Mini-Puff, così Harry, Ron e Hermione ebbero
momentaneamente la visuale libera sulla via. Draco Malfoy, da solo, si affrettava in strada.
Oltrepassò i Tiri Vispi Weasley, si guardò alle spalle. Un secondo più tardi, era uscito dalla
visuale della vetrina e lo persero di vista.
“Mi chiedo dove sia sua madre.” disse Harry, aggrottando le sopracciglia.
“L’avrà mollata, a quel che sembra,” rispose Ron.
“Perché, in ogni caso?” disse Hermione.
Harry non disse nulla. Stava ragionando con molta concentrazione. Narcissa Malfoy non
avrebbe lasciato volentieri che il suo prezioso figlio si allontanasse dalla sua vista. Malfoy
doveva aver fatto uno sforzo enorme per togliersi dalle sue grinfie.
Harry, provando rabbia verso Malfoy, era sicuro che la ragione non potesse essere
innocente.
Si guardò intorno. La signora Weasley e Ginny erano rannicchiate sui Mini-Puff. Il signor
Weasley stava esaminando felicemente un pacchetto di carte da gioco truccate fatte dai
Babbani. Fred e George erano impegnati con i clienti. Dall’altra parte della vetrina, Hagrid
dava loro le spalle, controllando la via su ogni lato.
“Qui sotto, svelti,” disse Harry, estraendo il Mantello dell’Invisibilità dallo zaino.
“Oh… non so, Harry,” replicò Hermione, guardando incerta verso la signora Weasley.
“Andiamo!” replicò Ron.
Hermione esitò solo un secondo, quindi s’infilò sotto il mantello con Harry e Ron. Nessuno si
accorse della loro sparizione. Erano tutti interessati ai prodotti di Fred e George. Harry, Ron
ed Hermione si strinsero per oltrepassare la porta il più velocemente possibile, ma nel tempo
che ci misero ad arrivare alla strada, Malfoy era sparito con altrettanto successo.
“È andato in quella direzione,” mormorò Harry il più sottovoce possibile, affinché Hagrid, che
stava canticchiando sottovoce, non potesse sentire. “Andiamo.”
Si affrettarono, scrutando attentamente a destra ed a sinistra, attraverso le porte e le vetrine
dei negozi, sino a che Hermione non indicò avanti.
“È lui, no?” sussurrò. “Ha girato a sinistra?”
“Che sorpresa,” bisbigliò Ron.
In quanto Malfoy s’era guardato attorno e, quindi, era scivolato fuori vista in Notturn Alley.
“Svelti, o lo perdiamo,” disse Harry, accelerando.
“Possono vederci i piedi!" disse Hermione ansiosa, col mantello svolazzante attorno alle loro
caviglie. Era ormai sempre più difficile, per loro, nascondersi tutti e tre sotto il mantello.
“Non importa,” rispose Harry impaziente, “muoviamoci!”
Notturn Alley, la strada laterale dedicata alle Arti Oscure, però, sembrava completamente
deserta. Scrutarono attentamente nelle vetrine mentre le superavano ma nessun negozio
sembrava avere alcun cliente. Harry suppose che fosse un po’ fuori luogo, in tempi di
pericolo e sospetto, acquistare manufatti oscuri… o almeno, essere visti durante l’acquisto.
Hermione gli diede un pizzicotto.
“Ahi!”
“Sch! Guarda! È lì!” disse in un soffio all’orecchio di Harry.
Erano arrivati al livello del solo negozio in Notturn Alley che Harry avesse mai visitato: Magie
Sinister, che vendeva una gran varietà di oggetti oscuri. In mezzo a casse piene di teschi e
vecchie bottiglie, c’era Draco Malfoy in piedi e voltato di spalle rispetto a loro, appena visibile
al di là del grosso armadio nero in cui Harry si era nascosto, una volta, per sfuggire a Malfoy
ed a suo padre. A giudicare dai movimenti delle mani, Malfoy stava discutendo
animatamente. Il proprietario del negozio, il signor Sinister, un uomo untuoso e curvo, era in
piedi di fronte a Malfoy. Aveva una strana espressione, un misto tra rancore e paura.
“Se soltanto potessimo sentire quel che sta dicendo!” disse Hermione.
“Possiamo!” Rispose Ron eccitato. “Un attimo… dannazione…”
Tirò fuori una coppia di scatole e aprì la più grande.
“Orecchie Oblunghe, guarda!”
“Fantastico!” disse Hermione, mentre Ron dipanava i lunghi fili color carne e cominciava ad
infilarli sotto la porta. “Oh, spero che la porta non sia Imperturbabile…”
“No!” fu la risposta allegra di Ron. “Ascoltate!”
Appoggiarono insieme le orecchie all’estremità del filo e ascoltarono con attenzione,
attraverso di essi la voce di Malfoy si sentiva forte e chiara, come se fosse stata accesa una
radio.
“Lo sa riparare?”
“Può darsi,” disse Sinister, in un tono che suggeriva che non era disposto a impegnarsi.
“Tuttavia è necessario che io lo veda. Perché non lo porta al negozio?”
“Non posso,” disse Malfoy. “Deve restare fisso. Volevo solo chiederle cosa fare.”
Harry vide Sinister leccarsi nervosamente le labbra.
“Beh, senza vederlo, posso solo dire che è un lavoro veramente difficile, forse impossibile.
Non posso garantire nulla.”
“No?” chiese Malfoy, ed Harry seppe, dal tono usato, che Malfoy lo stava schernendolo.
“Forse questo le darà maggiore fiducia in me.”
Si mosse verso Sinister e spari dalla vista dietro l’armadio. Harry, Ron ed Hermione si
spinsero di fianco nel tentativo di vederlo ancora, ma tutto quello che poterono vedere fu
Sinister che sembrava veramente spaventato.
“Ne parli con qualcuno,” disse Malfoy, “e ci sarà una punizione. Conosce Fenrir Greyback? È
un amico di famiglia, farà una visita improvvisa di tanto in tanto per essere sicuro che al
problema sia rivolta tutta l’attenzione necessaria.”
“Non ci sarà alcun bisogno di…”
“Questo lo decido io,” rispose Malfoy. “Beh, è meglio che vada. E non dimentichi di tenere
quello al sicuro. Ne ho bisogno.”
“Forse preferisce portarlo via subito?”
“No, certo che non voglio, stupido, piccolo uomo, che figura farei a portarlo per strada? Solo
non venderlo.”
“Certamente no… signore.”
Sinister fece lo stesso inchino che Harry aveva visto fare a Lucius Malfoy.
“Non una parola con nessuno, Sinister, compresa mia madre, capito?”
“Certo, certo,” mormorò Sinister, inchinandosi ancora.
L’attimo successivo, il campanello della porta tintinnò forte all’uscita di Malfoy che sembrava
veramente soddisfatto di se stesso. Passò così vicino ad Harry, Ron ed Hermione che
sentirono il del mantello fluttuare ancora sulle ginocchia. All’interno del negozio, Sinister era
rimasto raggelato. Il suo untuoso sorriso era svanito. Sembrava preoccupato.
“Di cosa parlava?” mormorò Ron, riavvolgendo le Orecchie Oblunghe.
“Non so,” borbottò Harry, intento a pensare. “Vuole far aggiustare qualcosa… e vuole che
qualcosa sia messo da parte qui… Avete visto cosa indicava quando ha detto 'quello?'”
“No, era dietro l’armadio.”
“Voi due restate qui,” bisbigliò Hermione.
“Cosa fai…?”
Ma Hermione era già uscita dal mantello. Si controllò i capelli nel vetro, quindi s’infilò decisa
nel negozio, facendo risuonare di nuovo il campanello. Ron infilò rudemente le Orecchie
Oblunghe sotto la porta passandone un estremità ad Harry.
“Salve, mattinata orribile, vero?” disse brillantemente Hermione rivolgendosi a Sinister, che
non rispose, ma che la guardò. Borbottando cordialmente, Hermione si mise a girellare tra
l’accozzaglia di oggetti in vetrina.
“È in vendita questa collana?” chiese, fermandosi di fronte ad una di questi.
“Se ha millecinquecento galeoni,” rispose il signor Sinister freddamente.
“Oh… ehm… no, non ne ho così tanti,” rispose Hermione vagando in giro. “E… quanto per
questo simpatico… uhm… teschio?”
“Sedici Galeoni.”
“Così è in vendita? E può… prenderlo chiunque?”
Il signor Sinister la squadrò bieco. Harry aveva la sgradevole sensazione che sapesse
perfettamente cosa Hermione era entrata a fare. Apparentemente anche Hermione sentì di
essere stata scoperta, perché improvvisamente gettò all’aria ogni cautela.
“La questione è che… ehm… il ragazzo che è appena stato qua, Draco Malfoy, bene, è un
mio amico, ed io voglio comprargli un regalo di compleanno, ma lui ha già tutto, ed io non
voglio prendergli le stesse cose, così… uhm…”
Ad Harry era sembrata una storia che non reggeva molto, ed evidentemente anche Sinister la
pensava allo stesso modo.
“Fuori,” le disse bruscamente. “Vada fuori!”
Hermione non se lo fece dire due volte, si precipitò fuori dalla porta con Sinister alle
calcagna. Non appena il campanello trillò di nuovo, Sinister le sbatté dietro la porta
apponendovi il cartello di ‘Chiuso’.
“Ah bene,” disse Ron, tirando il mantello sopra Hermione. “Pregevole tentativo, ma eri un po’
ovvia…”
“Beh, la prossima volta puoi mostrarmi come fare, Maestro del Mistero!” disse con asprezza.
Ron ed Hermione litigarono sino al ritorno ai Tiri Vispi Weasley, dove dovettero per forza
fermarsi per evitare di essere scoperti dagli sguardi veramente ansiosi con cui la signora
Weasley ed Hagrid si guardavano attorno, avendo chiaramente notato la loro assenza. Una
volta nel negozio, Harry si tolse rapidamente il Mantello dell’Invisibilità, lo mise nello zaino e
sostenne, d’accordo con agli altri due e in risposta alle accuse della signora Weasley, che
erano stati a lungo nella stanza sul retro, e che era probabile che non avesse cercato
abbastanza attentamente…
-CAPITOLO 7Lo Slug Club
trad. by DYN
Harry passò molto tempo delle ultime settimane di vacanza meditando su ciò che aveva visto
fare a Malfoy a Nocturn Alley. La cosa che gli dava più fastidio era il sorriso soddisfatto che
era sulla faccia Malfoy quando era uscito dal negozio.Qualunque cosa renda felice Malfoy
non può che essere una brutta notizia. Però ne Ron ne Hermione sembravano realmente
curiosi di scoprire cosa stesse facendo Malfoy quel giorno; o almeno, sembravano annoiati
ogni volta che Harry tornava su questo discorso.
“Si, Harry ti ho già detto che sono d’accordo anch’io che ci sa sotto qualcosa”, disse
Hermione impaziente. Era seduta sul davanzale della camera di Fred e George, con i piedi
appoggiati su una delle scatole di cartone, e aveva alzato solo un attimo lo sguardo dalla sua
nuova copia di Traduzione Avanzata delle Rune. “Ma non avevamo detto che ci potrebbero
essere molte spiegazioni?”
“Forse ha rotto la sua Mano della Gloria” disse Ron, mentre cercava di raddrizzare i
ramoscelli piegati della coda del suo manico di scopa. “Ricordate, quel braccio tutto
raggrinzito che aveva Malfoy?”
“E che mi dite allora di quando ha detto ‘non dimenticare di tenere la bocca chiusa’?” chiese
Harry per l’ennesima volta “credo che Borgin abbia un altro oggetto rotto, e Malfoy li vuole
tutti e due.”
“Tu credi?” che ora stava tentando di togliere della sporcizia dall’impugnatura del suo manico
di scopa.
“Si,credo,”disse Harry. E quando ne Ron ne Hermione risposero, disse, “Il Padre di Malfoy è
finito ad Azkaban. Non pensate che voglia vendicarsi?”
Ron guardò in alto strizzando gli occhi.
“Malfoy, vendicarsi? E cosa potrebbe fare?”
“È questo il punto, non lo so!”, disse Harry frustrato. “Ma sta combinando qualcosa, e
faremmo bene a prenderlo seriamente. Suo padre è un mangiamorte e –“
Harry si interruppe, i suoi occhi fissati sulla finestra dietro Hermione, la bocca aperta. Aveva
appena avuto un’illuminazione.
“Harry?” disse Hermione con voce ansiosa. “Cos’hai?”
“Ti sta di nuovo facendo male la cicatrice?” chiese Ron nervoso.
“È un mangiamorte,” disse Harry lentamente. “Ha preso il posto di suo padre come
mangiamorte!”
Ci fu un attimo di silenzio, poi Ron scoppiò a ridere.
“Malfoy? Ha sedici anni Harry! Pensi che Tu-Sai-Chi abbia bisogno di Malfoy?”
“Mi sembra molto improbabile, Harry”, disse Hermione con voce repressa. “Cosa ti fa
pensare che Malfoy –“
“Da Madama Mc Clain. Lei non lo ha nemmeno toccato, ma Malfoy è sobbalzato ed ha
cominciato ad urlare quando lei ha provato ad arrotolargli la manica. Era la manica del
braccio sinistro. È stato segnato con il Marchio Nero.
Ron e Hermione si guardarono.
“bene...” disse Ron, anche se non sembrava molto convinto.
“Penso che volesse solo uscire in fretta da là, Harry,” disse Hermione.
“Ha mostrato a Borgin qualcosa che non siamo riusciti a vedere”, continuò testardamente
Harry. “qualcosa che ha spaventato Sinister. Era il Marchio Nero, lo so – voleva mostrare a
Sinister con chi aveva a che fare, avete visto quanto lo ha trattato seriamente Sinister!”
Ron ed Hermione si scambiarono un altro sguardo.
“Non sono sicuro, Harry…”
“Non sono ancora convinto che Tu-Sai-Chi voglia far diventare Malfoy un mangiamorte…”
Annoiato, ma assolutamente sicuro di avere ragione, Harry afferrò una pila di divise da
Quidditch e uscì dalla stanza; la signora Weasley li aveva avvisati di non preparare i loro
bagagli all’ultimo momento. Mentre usciva urtò Ginny, che stava tornando nella sua stanza
con una pila di panni appena lavati e stirati.
“Non ti conviene scendere in cucina proprio ora”gli disse.
“C’è Phlegm lì intorno”.
“Starò attento a non caderci dentro”. Sorrise Harry.
Infatti, quando Harry entrò nella cucina trovò Fleur seduta al tavolo da pranzo, impegnata
nell’organizzazione del suo matrimonio con Bill, mentre la signora Weasley controllava i
legumi che si “autosbucciavano”, apparentemente irritata.
“…Io e Bill abbiamo desciso solamonte le due damigelle d’onore, Ginny e Gabrielle saranno
così carine insiome. Stavo pensando di farle vestire di un oro pallido, perché naturalmonte il
rosa risulterebbe orribile con il colore dei sciapelli di ginny –“
“Ah, Harry!” urlò la signora Weasley, interrompendo il monologo di Fleur. “Bene, ti volevo
spiegare il programma di sicurezza di domani per il ritorno ad Hogwarts. Ci daranno di nuovo
delle macchine del Ministero, e degli Auror ci aspetteranno alla stazione –“
“Ci sarà anche Tonks?” chiese Harry porgendole le divise da Quidditch.
“No, penso di no, da quello che ha detto Arthur è stata mandata da qualche altra parte”.
“Ha dociso da sola di andarsene, quella Tonks,” stava meditando Fleur, esanminado il suo
riflesso nel retro del cucchiaino. “Un grande sbalio, secondo moi –“
“Si, grazie,” disse la signora Weasley bruscamente, interrompendo nuovamente Fleur. “Sarà
meglio che tu adesso vada a preparare i bagagli, li vorrei vedere pronti per stasera perché
domani non avremo tempo per la solita confusione dell’ultimo minuto.”
Ed infatti la loro partenza il giorno dopo filò più liscia del solito. Le macchine del Ministero li
aspettavano all’entrata della Tana, bauli pronti, il gatto di Hermione, Grattastinchi, chiuso al
sicuro nella sua cuccetta da viaggio, e Edvige, il gufo di Ron Leo, e il nuovo Puffskein color
porpora di Ginny, Arnold, chiusi nelle loro gabbie.
“Au revoir, ‘Arry”,disse Fleur dandogli un bacio per salutarlo. Ron corse avanti speranzoso,
ma Ginny gli fece lo sgambetto e lui cadde in avanti ai piedi di Fleur. Furioso e rosso in faccia
, si diresse velocemente dentro la macchina senza neanche salutare.
Non c’era Hagrid ad attenderli allegramente alla stazione di King’s Cross. C’erano invece,
due Auror dall’aspetto sgradevole, vestiti con abiti scuri da babbani, che si avvicinarono alle
macchine non appena queste si fermarono, e fiancheggiarono il gruppo, scortandoli fin dentro
la stazione, senza dire una parola.
“Veloci, veloci, attraversate la barriera,” disse la signora Weasley “Sarebbe meglio che Harry
andasse per primo, con –“
Indicò con lo sguardo uno degli Auror che chinò il capo, e afferrò il braccio di Harry tentando
di dirigerlo verso la barriera tra le piattaforme nove e dieci.
“So camminare da solo, grazie,” disse Harry irritato, strattonando il suo braccio, tirandolo fuori
dalla presa dell’Auror. Spinse il suo carrello attraverso la solida barriera, ignorando il suo
silenzioso compagno, e si ritrovò, un istante dopo, sulla piattaforma nove e tre quarti, dove lo
scarlatto Espresso di Hogwarts continuava a emettere vapore sulla folla.
Dopo pochi secondi Hermione e la famiglia Weasley si unirono a lui. Senza interpellare il suo
Auror, Harry indicò a Ron ed Hermione di seguirlo lungo la piattaforma, cercando un
compartimento vuoto.
“non possiamo, Garry”, disse Hermione, sembrando dispiaciuta. “Ron ed io dobbiamo prima
andare nel vagone dei prefetti e poi dobbiamo pattugliare per un po’ i corridoi.”
“Oh! Già, mi ero scordato” disse Harry.
“Sarà meglio che ti affretti a salire sul treno, ti rimangono solo pochi minuti prima di partire,”
disse la signora Weasley, guardando il suo orologio. “bene, buon anno scolastico Ron…”
“Signor Weasley, posso dirle due parole?” disse Harry deciso.
“Ma certamente”, disse il signor Weasley, che apparve un po’ sorpreso, ma che seguì Harry
lontano dagli altri, in modo che non potessero sentire.
Dopo averci pensato molto Harry era giutno alla conclusione che, se doveva dirlo a qualcuno,
il signor Weasley era la persona giusta; prima di tutto perché lavorava al ministero ed era
quindi nella posizione migliore per effettuare ulteriori indagini, e in secondo luogo perché
pensava che non si sarebbe infuriato se glielo avesse detto.
Non appena si spostarono notò la signora Weasley e l’Auror girarsi guardarli con sospetto
non appena si allontanarono.
“Quando eravamo a Diagon Alley,” cominciò Harry, ma il signor Weasley lo prevenne con
una smorfia.
“Ho quasi scoperto dove siete andati tu, Ron e Hermione, quando avete detto di essere stati
nel retro del negozio di Fred e George, sai?”
“come ha fatto – ?”
“Harry, per favore. Stai parlando con l’uomo che ha cresciuto Fred e George.”
“Ehm…si, bene, non eravamo nel retro.”
“Molto bene, ora sentiamo la parte peggiore.”
“beh, abbiamo seguito Draco Malfoy. Abbiamo usato il mio mantello dell’invisibilità.”
“Avevate una ragione in particolare per farlo, o era solo un mero capriccio?”
“lo abbiamo fatto perché pensavo che Draco stesse tramando qualcosa,” disse Harry. “era
fuggito da sua madre, e volevo sapere perché.”
“Ovviamente lo hai fatto,” disse il signor Weasley rassegnato. “beh? Avete scoperto il
perché?”
“È entrato da Magie Sinister,” disse Harry, “ed ha cominciato a costringere il negoziante,
Sinister, ad aiutarlo ad aggiustare qualcosa. E gli ha anche chiesto di tenere al sicuro
qualcos’altro per lui. L’ha fatto sembrare come se fosse una cosa dello stesso tipo di quella
che aveva bisogno di essere aggiustata. Come se andassero in coppia. E...”
Harry trasse un profondo respiro.
“C’è dell’altro. Abbiamo visto Malfoy saltare quando Madama McKlein ha provato a toccargli il
suo braccio sinistro. Penso che sia stato contrassegnato con il Marchio Nero. Penso che stia
sostituendo suo padre nel ruolo di Mangiamorte.”
Il signor Weasley lo guardò colmo di sorpresa. Dopo un momento disse “Harry, dubito che
Tu-Sai-Chi permettesse ad un sedicenne –“
“Esiste qualcuno che sa veramente cosa Tu-Sai-Chi vuole o non vuole fare?” disse Harry
arrabbiato. “Mi scusi signor Weasley, ma non è che potrebbe investigare? Se Malfoy vuole
far aggiustare qualcosa, ed ha bisogno di minacciare Sinister per farlo, probabilmente è
qualcosa di oscuro o pericoloso, non è così?”
“Per essere onesti Harry, ne dubito molto,” disse il signor Weasley lentamente “Capisci,
quando Lucius Malfoy è stato arrestato abbiamo controllato tutta la casa. E abbiamo portato
via tutto ciò che poteva essere pericoloso.”
“Penso che abbiate lasciato qualcosa,” disse Harry testardamente
“Beh, forse,” disse il signor Weasley, ma Harry pensò che lo aveva detto solo per
compiacerlo.
Ci fu un fischio alle loro spalle, quasi tutti erano saliti sul treno, e le porte si stavano
chiudendo.
“È meglio se ti sbrighi!” disse il signor Weasley, dato che la signora Weasley stava gridando,
“Harry, presto!”
Corse in avanti e il signore e la signora Wealsey lo aiutarono a caricare il suo baule sul treno.
“Ah! Caro mi ero scordata di dirti che verrai a stare da noi per Natale, è stato tutto deciso con
Silente, quindi ci vedremo abbastanza presto,” disse la signora Weasley attraverso il
finestrino, poiché Harry aveva chiuso la porta e il treno stava iniziando a partire. “Riguardati e
–“
Il treno stava acquistando velocità.
“ – stammi bene – “
Ora aveva cominciato ad urlare per farsi sentire.
“ – rimani al sicuro!”
Harry continuò a salutare fin quando il treno non girò alla prima curva e il signore e la signora
Weasley non furono più visibili, dopodichè si girò per cercare dove fossero andati gli altri.
Immaginò che Ron ed Hermione fossero rinchiusi nel vagone dei prefetti, ma Ginny era poco
lontano, nel mezzo di un corridoio, chiacchierando con delle amiche. Harry si diresse verso di
lei trascinando il suo baule.
Al suo passaggio tutti lo fissavano spudoratamente. Alcuni si premevano contro i ventri delle
porte dei loro compartimenti per guardarlo. Harry si aspettava una ripresa nella quantità di
persone che lo avrebbero fissato dopo tutto ciò che la “voce del profeta” aveva scritto
riguardo al fatto che lui era il “prescelto”, ma lui non apprezzava il fatto di restare sotto i
riflettori. Diede un colpetto sulla spalla di Ginny.
“Andiamo a cercare un compartimento?”
“non posso Harry, ho detto a Dean che ci saremmo incontrati,” disse Ginny in fretta. “Ci
vediamo dopo.”
“ok,” disse Harry. Si sentì stranamente seccato quando lei se ne andò, i suoi lunghi capelli
rossi che danzavano dietro di lei; si era talmente abituato alla sua presenza durante l’estate
che si era quasi dimenticato che Ginny non ciondolava intorno a lui, Ron e Hermione mentre
erano a Hogwarts. Dopodichè strizzo gli occhi e si guardò intorno: era circondato da ragazze
affascinate da lui.
“Ciao Harry!” disse una voce familiare dietro di lui.
“Neville!” disse Harry sollevato, mentre si girava per vedere il ragazzo dalla faccia tonda che
si dirigeva verso di lui.
“Ciao, Harry,” disse una ragazza con lunghi capelli e dei grandi, e annebbiati, occhi, che si
trovava subito dietro Neville.
“Ciao, Luna, come stai?”
“Molto bene, grazie,”disse Luna. Stringeva una rivista sul torace; sulla copertina, era scritto
con grandi lettere che all’interno c’erano una coppia di Spettrolenti gratuitamente.
“Il Cavillo va ancora forte, allora?” chiese Harry, che provava un certo affetto per la rivista,
avendogli dato un’intervista in esclusiva, l’anno precedente.
“Oh si, vende abbastanza,” rispose Luna tranquillamente.
“Troviamo uno scompartimento libero,” disse Harry, e i tre si incamminarono lungo il treno
attraverso orde di studenti che li fissavano in silenzio. Alla fine riuscirono a trovare uno
scompartimento vuoto e Harry ci si infilò in fretta dentro.
“Non smettevano di fissarci,” indicando lui e Luna, “perché siamo con te!”
“Vi fissavano perché anche voi eravate al Ministero,” disse Harry mentre sistemava il baule
sulla retina portabagagli. “La nostra piccola avventura era ovunque sui giornali, lo avrete visto
anche voi.”
“si, pensavo che la nonna si sarebbe arrabbiata per tutta quella pubblicità,” disse Neville, “
Invece è stata molto contenta. Dice che finalmente inizio a comportarmi come il mio papà. Mi
ha comprato anche una bacchetta nuova, guarda!”
Neville la estrasse e la mostrò ad Harry.
“Ciliegio e peli di unicorno”, disse orgoglioso. “pensiamo che sia una delle ultime che abbia
venduto Olivander, è scomparso il giorno dopo – ehi! Oscar, torna qui!”
E si tuffò sotto il sedile per bloccare una delle frequenti fughe per la libertà del suo rospo.
“Faremo ancora riunioni dell’ES quest’anno, Harry? Chiese Luna, mentre stava un paio di
occhiali psichedelici dal centro de Il Cavillo.
“No, ormai ci siamo sbarazzati della Umbridge, no?” disse Harry sedendosi.
Mentre si rialzava Neville sbatte la testa contro il sedile. Sembrava abbastanza deluso.
“Mi piaceva l’ES! ho imparato molto da te!”
“Anche a me piacevano molto le riunioni,”disse Luna serenamente “Sembrava come se
avessi degli amici.”
Questa era una di quelle cose che Luna diceva spesso, e che facevano provare ad Harry un
misto di pietà ed imbarazzo. Prima che potesse rispondere sentirono un po’ di chiasso fuori
dalla loro porta; un gruppo di ragazze del quarto anno stava sussurrando e ridacchiando
dall’altra parte del vetro.
“Chiediglielo tu!”
“No, tu”
“Lo faccio io!”
E una di loro, una ragazza dall’aria sfrontata e con grandi occhi scuri, con il mento
pronunciato e lunghi capelli neri entrò dalla porta.
“Ciao, Harry,Romilda, Romilda Vane,” disse fiduciosamente ad alta voce. “Perché non ti
unisci a noi nel nostro scompartimento? Non dovresti stare con loro,” aggiunse in un sussurro
,indicando a Neville, il quale perseverava sotto il sedile alla ricerca di Oscar,e a Luna che ora
portava le sue Spettrolenti, che le davano l’aspetto di un demente gufo multicolore.
“Loro sono amici miei,” disse Harry freddamente
“Oh,” disse la ragazza sembrando molto sorpresa “Oh.Ok.”
E uscì, chiudendosi la porta alle spalle.
“La gente si aspetta che tu abbia amici migliori di noi,” disse Luna, mostrando ancora la
capacità di mettere in imbarazzo per la sua onestà.
“Voi siete i migliori!”, disse Herry in breve. “nessuno di loro era al Ministero. Loro non hanno
combattuto insieme a me.”
“È veramente una bella cosa da dire,” disse Luna radiosa, spinse più in su le Spettrolenti, e si
rimise a leggere Il Cavillo.
“Noi però non lo abbiamo affrontato,” disse Neville emergendo da sotto il sedile, pieno di
peluria e polvere in mezzo ai capelli e un’ormai rassegnato Oscar tra le mani. “Tu lo hai fatto.
Dovresti sentire cosa dice mia nonna su di te ‘Quell’Harry Potter ha più spina dorsale di tutto
il Ministero della Magia messo insieme!’ penso che darebbe qualunque cosa pur di averti
come nipote…”
Harry sorrise, e, sentendosi a disagio, decise di cambiare discorso parlando dei risultati dei
G.U.F.O. appena fosse stato possibile. Mentre Neville ripeteva i suoi voti si chiese ad alta
voce se gli avrebbero permesso di prendere un M.A.G.O. in trasfigurazione, con solo un
“Accettabile”, Harry lo guardava senza sentirlo veramente.
L’infanzia di Neville era stata rovinata da Voldemort, esattamente come quella di Harry, ma
Neville non aveva idea di quanto fosse stato vicino dall’avere il destino di Harry. La profezia
poteva riferirsi ad entrambi, prima che Voldemort , per qualche ragione imperscrutabile,
decise di credere che Harry fosse quello di cui la profezia parlava.
Se Voldemort avesse scelto Neville, adesso Neville sarebbe stato seduto di fronte a lui
portando la cicatrice a forma di fulmine e il peso della profezia….oppure no? La madre di
Neville sarebbe morta per salvarlo, come fece Lily con Harry? Sicuramente lo avrebbe voluto
farlo…ma se non fosse riuscita a mettersi tra Neville e Voldemort?Quindi non ci sarebbe
stato affatto alcun prescelto? Un sedile vuoto dove ora era seduto Neville è un Harry senza
cicatrice, e che sarebbe stato baciato alla partenza da sua madre e non da quella di Ron?
“Stai bene Harry? Sembri strano,”disse Neville.
Harry cominciò.
“Scusa – Io –”
“Sei impossessato da uno Spaccatutto Schizzoide?”chiese Luna.
“Io – cosa?”
“Uno Spaccatutto Schizzoide…loro sono invisibili, galleggiano attraverso le tue orecchie e poi
ti arricciano il cervello,” disse “penso di sentirne la presenza di uno qui intorno”.
Dopodichè mosse le mani nell’aria come se stesse scacciando delle mosche invisibili. Harry
e Neville si guardarono l’un l’altro, e cominciarono a parlare di Quidditch.
Il tempo fuori dai finestrini era come quello di tutta l’estate; attraversarono tratti in cui c’era
meno nebbia e quindi trapelava un po’ di debole e chiara luce solare. Proprio in uno di quei
momenti di poca luce solare, finalmente entrarono nello scompartimento Ron e Hermione.
“Speriamo che il carrello del pranzo si sbrighi, ho fame,” disse Ron desideroso, crollando poi
nel sedile accanto ad Harry, strofinandosi lo stomaco. “Ciao Neville. Ciao Luna. Indovina un
po’?” aggiunse aggiunse rivolgendosi ad Harry “Malfoy non sta svolgendo i suoi doveri da
prefetto. Se ne sta tranquillamente seduto nel suo scompartimento con gli altri serpeverde, lo
abbiamo visto mentre passavamo.”
Harry si raddrizzò a sedere, interessato. Non era da Malfoy sprecare la possibilità di
dimostrare la sua potenza come prefetto, come ne aveva abusato tutto l’anno precedente.
“Cosa ha fatto quando siete passati?”
“Il solito” disse Ron facendo un volgare segno con la mano.“Non è da lui però, no? Beh ha
fatto il solito gesto con la mano, ma perché non è fuori a fare il bullo con quelli del primo
anno?”
“Non so,”disse Harry, ma la sua mente correva. Questo non sembrava come se Malfoy
avesse qualcosa di più importante a cui pensare anziché pensare a fare il bullo con gli
studenti più piccoli?
“Forse preferisce la squadra di inquisizione,”disse Hermione.
“O forse essere un prefetto lo ha addomesticato un po’, dopotutto”
“Non penso che sia questo,” disse Harry, “Penso che sia –”
Ma prima che riuscisse ad esporre la sua teoria , la porta dello scompartimento si aprì
un’altra volta e una ragazza del terzo anno ,che respirava a fatica, entrò.
“Devo consegnare queste a Neville Paciock e Harry P-Potter,” disse vacillando non appena i
suoi occhi si incrociarono con quelli di Harry, diventando tutta rossa. Consegnò loro due
pergamene arrotolate con un nastro viola. Confusi, Harry e Neville presero ognuno la propria
pergamena, e la ragazza uscì, inciampando fuori dallo scompartimento.
“Che cos’è?” chiese Ron dopo che Harry ebbe srotolato al sua.
“Un invito,” disse Harry
“Harry,
Sarei Felice se tu ti unissi a me per il pranzo, nello scompartimento C.
Sinceramente, Professor H.E.F. Horace Slughorn”
“Chi è il professor Slughorn?” chiese Neville, guardando perplesso il suo invito.
“Un nuovo insegnante,” disse Harry “Beh suppongo che ci dovremmo andare, no?”
“Ma cosa vuole da me?” chiese Neville nervosamente, come se stesse pensando ad una
punizione.
“Non ne ho idea”, disse Harry, anche se non era completamente vero, sebbene non avesse
ancora alcuna prova che la sua impressione fosse corretta. “Ascolta,” aggiunse, “andiamo
sotto il mantello dell’invisibilità, in modo da poter dare un’occhiata a ciò che Malfoy sta
tramando.”
Questa idea, tuttavia si rivelò non attuabile: era impossibile passare con il mantello
dell’invisibilità per i corridoi pieni di gente senza farsi notare. Harry l’ho rimise, con rimpianto,
dentro la borsa, riflettendo che sarebbe stato bello portarlo, evitando di attirare l’attenzione di
tutti quegli sguardi. Ogni momento c’erano studenti che uscivano dagli scompartimenti per
dargli un’occhiata più da vicino. L’unica eccezione fu Cho Chang, che corse nel suo
scompartimento non appena vide Harry avvicinarsi. Mentre passava Harry sbirciò dal vetro
della porta, e la vide intenta a parlare con la sua amica Marietta, che si era messa uno strato
molto spesso di trucco, che però non copriva completamente le pustole che aveva ancora
incise sulla faccia. Sorridendo leggermente Harry proseguì avanti.
Quando arrivarono allo scompartimento C, si accorsero immediatamente di non essere i soli
ad essere stati invitati da Slughorn, benché, a giudicare dall’accoglienza Harry sembrava
essere il più atteso.
“Harry, ragazzo mio!” disse Slughorn, saltando alla sua vista. La sua testa pelata e i suoi baffi
argentei luccicarono alla luce del sole, come i bottoni dorati del suo panciotto. “È bello
rivederti! E tu devi essere il signor Paciock!”
Neville chinò il capo, apparentemente spaventato.Ad un gesto di Slughorn si sedettero uno di
fronte all’altro negli unici due sedili liberi, i più vicini alla porta. Harry osservò gli altri ragazzi.
Riconobbe un serpeverde del loro stesso anno, un ragazzo di colore, alto, con gli zigomi
pronunciati e grandi occhi inclinati; c’erano anche due ragazzi del settimo anno che Harry
non conosceva, e, Harry non era completamente sicuro del perché fosse là, Ginny.
“Ora, conoscete tutti?” chiese Slughorn a Harry e Neville. “Blaise Zabini è nel vostro stesso
anno –”
Zabini non fece nessun segno di saluto,e neanche Harry e Neville: gli studenti di serpeverde
e quelli di grifondoro si odiano per principio.
“Lui è Cormac McLaggen, forse vi siete già incrociati – ? No?”
McLaggen era un ragazzo di grossa corporatura, con capelli elettrici, e alzò una mano per
salutare Harry e Neville, che chinarono il capo per salutare a loro volta.
“– e questo è Marcus Belbi, no so se – ?”
Belby, sembrava nervoso, e fece un sorriso forzato.
“ – e questa giovane e affascinante signorina mi ha detto che già vi conosce” concluse
Slughorn. Ginny fece delle smorfie ad Harry e Neville da dietro a Slughorn.
“Bene, ora una cosa piacevole,” disse Slughorn, “la possibilità di conoscerci tutti un po’
meglio. Qui, prendete un tovagliolo. Ho impacchettato il mio pranzo(?) il carrello, da quel che
mi ricordo, ha le Bacchette di Liquore e il sistema digestivo di un anziano signore come me,
non può reggere certe cose… tacchino, Belby?”
Belby accettò quello che sembrava un mezzo tacchino freddo.
“stavo giusto dicendo al giovane Marcus qui, che ho avuto il piacere di fare da insegnante a
suo zio Dàmocle,” disse Slughorn a Harry e Neville, facendo passare un cesto di panini. “Un
mago eccezionale, e il suo Ordine di Merlino è stato più che meritato. Vedi molto tuo zio,
Marcus?”
Sfortunatamente Belby aveva appena staccato un grande boccone di tacchino, e, nella fretta
di rispondere a Slughorn inghiottì troppo velocemente, diventando rosso in faccia, e
cominciando a soffocare.
“Anapneo,” disse Slughorn calmo, puntando la sua bacchetta a Belby, che riprese a respirare
regolarmente.
“No…non molto,no,” disse respirando affannosamente Belby.
“Beh certo, suppongo sia molto occupato,” disse Slughorn guardando curiosamente Belby.
“dubito che abbia inventato la pozione Wolfsbane senza un considerabile duro lavoro!”
“Suppongo che…” disse Belby, che sembrava aver deciso di non prendere più un altro morso
di tacchino fin quando Slughorn non avesse finito di fargli domande. “Ehm…lui e il mio papà
non vanno molto d’accordo, quindi capisce che non so molto su di…”
La sua voce si abbassò perché Slughorn gli fece un sorriso freddo e si girò verso McLaggen.
“Ora, tu, Cormac,”disse Slughorn, “Ho saputo che tu vedi molto tuo zio Tiberius, perché ho
visto una splendida foto di voi due a caccia di Nogtails a, penso, Norfolk?”
“Oh, si, è stato divertente,” disse McLaggen. “siamo andati con Bertie Crouch e con Rufus
Scrimgeour – prima che diventasse Ministro, ovviamente –”
“Ah, conosci anche Bertie e Rufus?” chiese Slughorn radioso, mentre offriva una piccola
torta, e, per qualche motivo Belby fu tagliato fuori. “ora, dimmi…”
Era come sospettava Harry. Apparentemente ognuno era stato invitato in base alle
conoscenze importanti che aveva, tutti tranne Ginny. Zabini fu interrogato dopo McLaggen,
ed è risultato avere una strega splendidamente bella per madre (che, Harry riuscì a capire, si
era sposata sette volte, ed ognuno dei suoi mariti morì misteriosamente, lasciandole i loro
soldi). Dopo fu il turno di Neville: questi furono dieci minuti di disagio, a causa dei genitori di
Neville, Auror molto famosi, che furono torturati fino alla pazzia da Bellatrix Lestrange ed un
gruppo di altri mangiamorte. Alla fine dell’interrogatorio di Neville,Harry ebbe l’impressione
che Slughorn si riservasse di dare un giudizio su Neville, per vedere se avesse uno
qualunque dei tanti talenti che avevano i genitori.
“E ora,” disse Slughorn, che si muoveva impazientemente sul sedile, come se stesse
presentando il suo attore preferito. “Harry Potter! Da dove cominciare?”contemplava Harry
come se fosse un pezzo particolarmente grande e succulento di tacchino, quindi disse, “‘il
prescelto’, così ti chiamano ora!”
Harry non disse nulla. Belby, McLaggen e Zabini lo fissavano.
“Certamente,” disse Slughorn, “sono circolate voci per anni…ricordo molto bene quando –
beh – quella terribile notte – Lily – James – e tu sei sopravvissuto – e le voci secondo cui tu
devi avere dei poteri fuori dal comune –”
Zabini diede un piccolo colpo di tosse chiaramente a significato del suo scetticismo.
Una voce arrabbiata scoppiò dietro Slughorn.
“Già Zabini, perché tu sei così dotato…ti atteggi…”
“oh caro!” disse Slughorn che si guardò intorno a Ginny, la quale stava rivolgendo uno
sguardo furioso a Zabini. “Devi stare attento Blaise! Ho visto questa giovane signorina
eseguire i più meravigliosi Bat Bogey Hex mentre passavo nel suo vagone! Non la infastidirei
se fossi in te!”
Zabini appariva ancora sprezzante.
“Comunque,” disse Slughorn, girandosi di nuovo verso Harry. “Le voci che giravano
quest’estate. Ovviamente, uno non sa più a chi credere, il Profeta avrebbe potuto stampare
delle inesattezze – ma su quel fatto ci sono pochi dubbi, ci sono molti testimoni, ci sono stati
realmente dei disturbi al Ministero, è tu eri lì in mezzo!”
Harry non riuscì a trovare nessun modo per uscire fuori da quella situazione, così chinò il
capo e non disse nulla. Slughorn lo guardò radioso.
“Così modesto, così modesto, non c’è da meravigliarsi che Silente sia così affettuoso con te
– tu eri lì, quindi? Ma il resto delle storie? – così sensazionali, uno non più veramente a chi
credere – questa favolosa profezia, per esempio – ?”
“Non abbiamo mai sentito la profezia,” disse Neville, diventando di un rosa scuro dopo averlo
detto.
“È vero,” disse Ginny, fedele. “Anche io e Neville eravamo là, e tutte queste storie riguardo al
“prescelto” sono la solita immondizia che inventa il Profeta.”
“Anche voi due eravate là?” chiese Slughorn con grande interesse, guardando da Ginny a
Neville, ma entrambi si rimisero tranquillamente a sedere, prima del suo sorriso
incoraggiante.
“Si…bene…è vero che il Profeta spesso gonfi le notizie, naturalmente…” disse Slughorn
sembrando un po’ deluso. “Mi ricordo di quando il caro Gwenog – ovviamente intendo
Gwenog Jones il capitano della squadra Arpie Testasacra –”
E continuo con il suo racconto, ma Harry ebbe l’impressione che Slughorn non avesse affatto
finito con lui, e che non era stato convinto affatto da Ginny e Neville.
Il pomeriggio continuò con altri aneddoti su maghi famosi a cui Slughorn aveva insegnato, e
che, secondo lui, erano stati molto lieti ,ad Howarts, di unirsi a quello che lui ha definito lo
‘Slugh Club’. Harry non poteva più aspettare ad andarsene, ma non sapeva come farlo
educatamente. Infine il treno emerse in un altro sfogo di luce in mezzo alla nebbia, un
tramonto rosso, e Slughorn guardò furioso il crepuscolo.
“Oh! È già buio! Non avevo notato che hanno acceso le lampade! È meglio ce voi vi andiate a
mettere le divise, tutti voi. McLaggen dovresti prendere in prestito quel libro sui Nogtails.
Harry, Blaise – Perché volta vi lascio passare. E la stessa cosa vale per voi signorina,” disse
facendo l’occhiolino a Ginny “”Bene, andate, andate!”
Dato che spinse Harry fuori nel corridoio buio, Zabini ne approfittò per lanciare un occhiata ad
Harry, che la ricambiò con interesse. Lui, Ginny e Neville seguirono Zabini lungo il treno.
“Sono contento che sia finita” mormorò Neville. “è un uomo strano, vero?”
“Si, un po’” disse Harry, i suoi occhi puntati su Zabini. “Come mai ci sei finita anche tu,
Ginny?”
“Mi ha visto fare un incantesimo a Zacharia Smith,” disse GInny. “Ti ricordi, quell’idiota di
Tassorosso che era nell’ES? Si è messo a fare domande su quello che è successo al
Ministero, e mi ha annoiato talmente tanto che gli ho fatto un incantesimo – quando Slughorn
è entrato ho pensato che mi avrebbe messo in punizione, ma lui ha pensato che fosse
davvero un buon incantesimo e così mi ha invitato a pranzo! Pazzo eh?”
“Sicuramente un motivo migliore che essere invitato perché la propria madre è famosa,”
disse Harry guardando con la coda dell’occhio il retro della testa di Zabini, “o a causa del loro
Zio –”
Ma Harry si interruppe. Gli era appena venuta un’idea, un’idea sconsiderata ma
potenzialmente geniale… nel tempo di un minuto, e Zabini sarebbe rientrato nello
scompartimento dei Serpeverde del sesto anno, dove c’era anche Malfoy, ritenendosi
ascoltato solo dai suoi compagni di Serpeverde…se solo Harry fosse riuscito ad entrare,
dietro di lui, cosa sarebbe riuscito a vedere ed ascoltare? Era vero che era rimasto poco
viaggio da fare – la stazione di Hogsmeade era a poco più di mezz’ora da lì, a giudicare dalla
selvatichezza del paesaggio che passava fuori dai finestrini – ma nessuno sembrava credere
ai sospetti di Harry, cosicché doveva trovare le prove per confermare la sua teoria.
“Ci vediamo dopo”, disse Harry a bassa voce, estraendo il suo mantello dell’invisibilità e
gettandoselo sopra.
“Ma cosa vuoi – ?” chiese Neville.
“Dopo!” sussurrò Harry che si scagliò dietro Zabini il più silenziosamente possibile, sebbene il
rumore provocato dal treno rendesse quasi inutile la cautela.
I corridoi erano quasi completamente vuoti ora. Quasi tutti erano tornati nei loro
scompartimenti per cambiarsi, e mettersi le divise della scuola. Era il più vicino possibile a
Zabini, senza toccarlo, Harry non fu rapido abbastanza ad infilarsi nello scompartimento
quando Zabini ha aperto la porta. Zabini era già entrato e stava chiudendo al porta quando
Harry infilo frettolosamente un piede in messo, per evitare di farlo chiudere.
“Cosa c’è che non va con la porta?” chiese Zabini, dato che aveva richiuso diverse volte la
porta scorrevole sul piede di Harry.
Harry afferrò la porta e la spinse con molta forza per farla aprire;Zabini stava ancora
spingendo sulla maniglia, e cadde sul grembo di Gregory Goyle, Harry ne approfittò per
sgattaiolare dentro e sedersi momentaneamente sul sedile vuoto di Zabini, Fu fortunato che
Goyle e Zabini si stessero bloccando l’un l’altro, attirando l’attenzione su di loro, perché Harry
era quasi certo che i suoi piedi e le sue caviglie fossero usciti per un attimo da sotto il
mantello; infatti in quell’orribile momento pensò che Malfoy avesse notato le sue scarpe da
ginnastica. Ma in quel momento Goyle chiudette la porta e scaraventò Zabini via da lui; e
Zabini tornò al suo sedile guardandosi intorno agitato, Vincent Tiger tornò ai suoi fumetti, e
Malfoy ridacchiò sdraiandosi su due sedili, con la testa poggiata sul grembo di Pansy
Parkinson. Le lanterne oscillarono sul soffitto del vagone illuminando di una luce intensa la
scena: Harry poteva leggere ogni parola del fumetto di Tiger,che era direttamente da sotto di
lui.
“Quindi, Zabini,” disse Malfoy, “che cosa voleva Slughorn?”
“Stava solo cercando di fare conoscenza con persone ben inserite nella società.” disse
Zabini, che guardava ancora minaccioso verso Goyle. “Non che abbia trovato molto.”
Queste informazioni non sembravano interessare Malfoy. “Chi altro ha invitato?” chiese.
“McLaggen di Grifondoro,” disse Zabini.
“Oh, si, suo zio è importante al ministero,” disse Malfoy.
“ – un altro chiamato Belby di Corvonero –”
“no quello è solo un chiacchierone!” disse Pansy.
“ – e Paciock, Potter e quella ragazza Weasley,” concluse Zabini.
Malfoy si mise a sedere bruscamente, colpendo la mano di Pansy.
“Ha invitato Paciock?”
“Beh credo proprio di si, dato che Paciock era lì,” disse Zabini con aria di indifferenza.
“Cos’ha Paciock da poter interessare Slughorn?”
Zabini scrollò le spalle.
“Potter, Potter, ovviamente ha voluto dare uno sguardo al ‘Prescelto’,” sogghignò Malfoy, “Ma
la ragazza Weasley! Cos’ha lei di così speciale?”
“Piace a molti ragazzi,” disse Pansy, guardando Malfoy con la coda dell’occhi, per vedere
quale reazione avrebbe avuto. “Anche tu pensi che sia carina, vero? E tutti noi sappiamo
quanto ti piace!”
“Non mi avvicinerei mai ad una piccola traditrice di puro sangue come lei, neanche se fosse
la ragazza più bella del pianeta,” disse Zabini freddamente, e Pansy sembrava contenta.
Malfoy riaffondò nel suo grembo, e le permise di accarezzargli i capelli.
“Comunque anche mio padre è stato un buon mago ai suoi tempi.Mio padre è stato uno dei
suoi favoriti. Slughorn probabilmente non sa che ci sono anche io sul treno, o –”
“Credo che non ti avrebbe invitato comunque,” disse Zabini. “Mi ha chiesto se sapevo
qualcosa riguardo al padre di Nott appena sono arrivato. Erano vecchi amici,
apparentemente, ma non appena ha saputo che era stato arrestato al Ministero, non
sembrava più tanto contento, e alla fine Nott non è stato invitato, giusto? Penso che Slughorn
non sia interessato ai Mangiamorte.”
Malfoy sembrava arrabbiato, ma si sforzò di fare una singolare e rumorosa risata.
“beh, chi se ne importa di cosa interessa a Slughorn. In fondo chie è lui? È solo uno stupido
insegnante.” Malfoy sbadigliò in modo ostentato. “Voglio dire, forse l’anno prossimo non sarò
neanche più ad Hogwarts, cosa mi importa se qualche vecchio, grasso piaccio oppure no?”
“Che significa che l’anno prossimo potresti non essere più ad Hogwarts?” disse Pansy
indignata.
“Bhè, non si sa mai,” disse Malfoy con l’ombra di un sorrisetto. “Potrei, - ehm – passare a
compiti più grandi ed importanti.”
Accoccolato nella reticella portabagagli sotto il suo mantello, il cuore di Harry cominciò a
battere forte. Che cosa avrebbero detto Ron ed Hermione di questo? Tiger e Goyle stavano
fissando Malfoy, evidentemente non avevano avuto nessun accenno a qualche piano per
passare a compiti più grandi ed importanti.Anche Zabini aveva assunto un aspetto di
curiosità. Pansy riprese ad accarezzare lentamente i capelli di Malfoy, guardandolo confusa.
“Cosa vuoi dire?”
Malfoy scrollò le spalle.
“Mia madre vuole che finisca gli studi, ma personalmente non la vedo come una cosa
particolarmente importante di questi tempi. Voglio dire, pensateci…Quando il signore oscuro
ci prenderà, si preoccuperà di quanti G.U.F.O. o M.A.G.O. abbiamo preso? Naturalmente
no…si baserà solo sul genere di servizi che avrà ricevuto, il livello di fedeltà che gli è stato
dimostrato.”
“E tu pensi di essere in grado di fare qualcosa per lui?” chiese Zabini aspramente.
“Sedicenne e non ancora qualificato?”
“Te l’ho appena detto, no? Quanto vuoi che gli importi se sono qualificato? Forse il lavoro che
egli vuole che io faccia è qualcosa per cui non si ha bisogno di essere qualificati”, disse
Malfoy tranquillamente”.
Tiger e Goyle stavano seduti, con le bocche aperte, sembravano dei gargoyle. Pansy fissava
Malfoy come se non avesse mai visto nulla di così imponente.
“Si vede Hogwarts,” disse Malfoy, interrompendo l’effetto che lui stesso aveva creato,
indicando fuori dal finestrino. “sarebbe meglio che ci mettessimo le divise.”
Harry era così occupato a fissare Malfoy che non fece caso a Goyle che stava tirando via il
suo baule; come questo ha oscillato dette una forte botta in testa a Harry, che emise
involontariamente un respiro affannoso, a causa del dolore, e Malfoy fissò la reticella
portabagagli accigliato.
Harry non si preoccupò di Malfoy, ma ancora non gli piaceva l’idea di essere scoperto a
nascondersi sotto il suo mantello dell’invisibilità da un gruppo di Serpeverde ben poco
amichevoli. I suoi occhi ancora lacrimavano e la testa risentiva ancora della botta. Estrasse la
sua bacchetta, attento a non muovere il mantello, e aspettò, trattenendo il respiro. Con suo
sollievo Malfoy pensò di aver solo immaginato il rumore;, perché si mise la sua divisa insieme
agli altri, chiuse a chiave il suo baule, e come il treno cominciò a rallentare, si legò il mantello
intorno al collo.
Harry potette vedere i corridoi riempirsi di nuovo e sperava che Hermione e Ron portassero
le sue cose sulla piattaforma al posto suo; rimase li dov’era finche il compartimento non si
svuotò del tutto. Con una frenata finale, il treno si fermò del tutto.
Goyle aprì di scatto la porta e si gettò fuori in una folla di ragazzi del secondo anno, che se
fecero da parte; Tiger e Zabini lo seguirono.
“Voi andate avanti,” disse Malfoy a Pansy, che lo stava aspettando con la mano tesa,
sperando che lui la tenesse. “devo controllare una cosa”.
Pansy uscì. Ora Harry e Malfoy erano soli nello scompartimento. La gente passava, e
scendeva sulla banchina buia. Malfoy si diresse verso il finestrino e tirò le tendine, in modo
che nessuno potesse vedere. Quindi si piegò sopra il suo baule e lo aprì di nuovo.
Harry lo scrutò da sopra la reticella portabagagli, il suo cuore che batteva più rapidamente.
Che cos’era che Malfoy voleva nascondere a Pansy? Stava forse cercando il misterioso
oggetto rotto che era così importante da riparare?
“Petrificus Totalus”
Senza preavviso Malfoy aveva puntato la sua bacchetta verso Harry, paralizzandolo
immediatamente. Malfoy rovesciò Harry dalla retina portabagagli, e Harry vide tutto questo
come se fosse stato fatto al rallentatore, e cadde con un forte tonfo per terra, ai piedi di
Malfoy, il suo Mantello dell’invisibilità sotto di lui, e le sue gambe piegate come se fosse
inginocchiato in un’angusta posizione. Non poteva muovere un solo muscolo; poteva solo
fissare Malfoy che sorrideva.
“L’avevo capito,” disse giubilante “Ho sentito il baule di Goyle che ti colpiva. E mi era
sembrato di aver visto qualcosa di bianco lampeggiare subito dopo il ritorno di Zabini…”
I suoi occhi indugiarono per un momento sulle scarpe di Harry.
“Suppongo che tu abbia bloccato la porta dopo che Zabini è entrato, giusto?”
Riflettè un momento.
“Ovviamente non hai sentito nulla di cui preoccuparsi, Potter. Ma visto che sei qui…”
E stampò un forte pugno sulla faccia di Harry. Harry era sicuro che il suo naso si fosse rotto;
il sangue schizzò ovunque.
“Questo era per mio padre. Ora, vediamo…”
Malfoy tirò fuori il mantello da sotto il corpo immobilizzato di Harry e glielo gettò sopra.
“non pensò che ti troveranno finche il treno non sarà tornato a Londra,” disse tranquillamente.
“ci si vede in giro Potter…oppure no.”
E prendendosi cura di passare sopra le dita di Harry, Malfoy lasciò lo scompartimento.
CAPITOLO 8 Il trionfo di Piton
Trad. by Pinga_mc
Revisione di amelia
Harry non era in grado di muovere neppure un muscolo. Giaceva sotto il Mantello
dell’Invisibilità con il sangue caldo e bagnato che gli colava dal naso sulla faccia; stava
ascoltando le voci ed i passi nel corridoio. Il suo immediato pensiero fu che qualcuno avrebbe
controllato di sicuro lo scompartimento, prima che il treno partisse di nuovo. Subito dopo però
gli venne in mente che, se anche qualcuno avesse guardato nello scompartimento, non
avrebbe potuto né vederlo né sentirlo. Il meglio che poteva sperare era che qualcuno
entrasse nello scompartimento ed inciampasse su di lui.
Harry non aveva mai odiato Malfoy tanto, come dal momento in cui giaceva là, come una
ridicola tartaruga girata sul dorso, con il sangue che gli gocciolava disgustosamente nella
bocca forzatamente aperta. In che stupida situazione si era cacciato… ed ora anche gli ultimi
passi si stavano allontanando; tutti si stavano sparpagliando lungo la buia piattaforma là fuori:
poteva sentire i bauli trascinati che sfregavano per terra ed un chiassoso chiacchiericcio.
Ron ed Hermione avrebbero sicuramente pensato che era sceso dal treno senza di loro. Una
volta arrivati a Hogwarts avrebbero preso posto in Sala Grande, e solo dopo aver guardato
su e giù lungo il tavolo di Grifondoro svariate volte, si sarebbero finalmente resi conto che
non era là. A quel punto lui si sarebbe senza dubbio già trovato a metà strada verso Londra.
Cercò di emettere qualche suono, fosse anche solo un grugnito, ma non gli era possibile.
Allora si ricordò che alcuni maghi, come Silente ad esempio, potevano fare magie anche
senza pronunciare a voce alta le relative formule, così cercò di attirare a sé la bacchetta, che
gli era sfuggita di mano, ripetendo più e più volte le parole Accio bacchetta! nella mente, ma
non accadde proprio nulla.
Gli sembrò di udire lo stormire delle fronde degli alberi che circondavano il lago ed il lontano
fischio di un gufo, ma nessun indizio che gli potesse suggerire che lo stavano cercando né, e
si vergognò un pochino per averlo sperato, voci allarmate che si domandassero dove fosse
finito Harry Potter. Una sensazione di disperazione si diffuse in lui mentre immaginava il
convoglio di carrozze, trainate dai Thestral, inerpicarsi su verso la scuola e gli echi attutiti
delle risate provenienti dalla carrozza di Malfoy, dove lui stava narrando ai suoi compagni
Serpeverde il suo attacco a Harry.
Il treno sobbalzò, facendo rotolare Harry di lato. Ora fissava la polverosa parte inferiore dei
sedili invece del soffitto. Il pavimento cominciò a vibrare quando la locomotiva prese vita con
un rombo potente. L’Espresso stava ripartendo e nessuno sapeva che lui era ancora lì…
All’improvviso sentì il Mantello dell’Invisibilità volare via ed una voce sopra la sua testa dire,
“Ehi, ciao Harry.”.
Ci fu un lampo di luce rossa ed il corpo di Harry si sbloccò; era finalmente in grado di mettersi
in una più dignitosa posizione seduta: strofinò via rudemente il sangue dal suo livido percorso
con il dorso della mano e sollevò la testa guardando in alto verso Tonks, che teneva in mano
il Mantello dell’Invisibilità che gli aveva appena tirato via.
“Sarebbe meglio se uscissimo di qui, e alla svelta.” Disse, mentre i finestrini venivano
oscurati dal vapore ed il treno si avviava ad uscire dalla stazione. “Muoviti, saltiamo.”
Harry la seguì di corsa nel corridoio. Lei aprì la porta del treno e balzò sulla piattaforma, che
sembrava scorrere di sotto, mentre il treno prendeva lo slancio. La seguì, barcollando un po’
nell’atterraggio, quindi si raddrizzò in tempo per vedere la luccicante locomotiva scarlatta
prendere velocità dietro l’angolo, e sparire dalla vista.
L’aria fredda della notte alleviò il pulsare del suo naso. Tonks lo stava guardando; era
arrabbiato e imbarazzato per essere stato trovato in quella ridicola posizione. Lei gli restituì
silenziosamente il Mantello dell’Invisibilità.
“Chi te lo ha fatto?”
“Draco Malfoy.” Disse Harry amaramente. “Grazie di… tutto…”
“Di niente,” disse Tonks, ma senza sorridere. Da quello che Harry poteva vedere
nell’oscurità, aveva un aspetto miserabile e capelli color topo come quando l’aveva incontrata
alla Tana.“Posso sistemarti il naso se stai fermo.”
A Harry quell’idea non piaceva molto; avrebbe preferito recarsi da Madama Chips,
l’infermiera del castello, nella quale riponeva maggiore fiducia quando si trattava di
Incantesimi di Guarigione [N.d.T.: Healing Spells], ma gli sembrava scortese dirlo, così
rimase immobile e chiuse gli occhi,
“Episkey” disse Tonks. [N.d.T.: Epistaxis = Epistassi, emorragia nasale e Key = chiave,
interruttore]
Il naso di Harry diventò prima molto caldo, e poi molto freddo. Alzò una mano e lo tastò con
circospezione. Sembrava essere stato sistemato.
“Grazie mille!”
“È meglio che ti rimetta su il mantello, così possiamo andare verso la scuola.” disse Tonks,
sempre senza sorridere. Mentre Harry si rimetteva sotto il mantello, la strega fece ondeggiare
la bacchetta: dalla punta emerse un’immensa creatura argentea a quattro zampe che subito
svanì nell’oscurità.
“Era un Patronus?” chiese Harry, che aveva già visto Silente mandare un messaggio a quel
modo.
“Sì, sto informando il castello che ti ho trovato, altrimenti si preoccuperanno. Andiamo, è
meglio non perder tempo.”
Si misero in moto vero il sentiero che conduceva alla scuola.
“Come hai fatto a trovarmi?”
“Ho notato che non eri sceso dal treno e sapevo che avevi quel mantello. Ho pensato che ti
stessi nascondendo per qualche ragione. Quando ho visto che le tendine di quello
scompartimento erano state abbassate ho pensato che fosse meglio controllare.”
“Ad ogni modo, cosa stavi facendo qui?” chiese Harry.
“Ho una stanza qui a Hogsmade, ora, per fornire un’ulteriore protezione alla scuola,” disse
Tonks.
“Ci sei solo tu qui, o… ?”
“No, ci sono anche Proudfoot, Savage, e Dawlish.”
“Dawlish, quell’Auror che Silente attaccò l’anno scorso?”
“Esatto.”
Arrancarono nel buio e deserto sentiero, seguendo le tracce appena lasciate dalle carrozze.
Harry sbirciava di traverso Tonks, da sotto il mantello. L’anno precedente si era dimostrata
curiosa (al punto di diventare anche un po’ noiosa talvolta), rideva con facilità e faceva
scherzi. Ora sembrava più vecchia e molto più seria e determinata. Tutto questo era
conseguenza di ciò che era accaduto al Ministero? Con disagio ricordò che Hermione gli
aveva suggerito di dirle qualcosa di confortante, riguardo a Sirius, tipo che non era stata
minimamente colpa sua; lui però non era mai riuscito a farlo. Era ben lontano dall’incolparla
della morte di Sirius; non era colpa sua più che di chiunque altro (e certo era molto meno
colpevole di lui stesso), ma non gli piaceva parlare di Sirius, se solo poteva evitarlo. Così
scarpinarono in silenzio nella notte fredda; il lungo mantello di Tonks stava ondeggiando sul
terreno dietro di loro.
Essendo sempre passato di lì sulle carrozze, Harry non si era mai reso bene conto di quanto
la stazione di Hogsmeade distasse da Hogwarts. Con suo gran sollievo, finalmente vide le
alte colonne ai lati del cancello, ognuna con un cinghiale alato sulla sommità. Aveva freddo,
era affamato e desiderava veramente lasciarsi alle spalle questa nuova, triste Tonks. Ma
quando allungò la mano per aprire il cancello, lo trovò chiuso con una catena.
“Alohomora” esclamò con sicurezza, puntando la bacchetta sul lucchetto, ma non accadde
nulla.
“Non funziona con queste.” spiegò Tonks. “Le ha stregate Silente personalmente.”
Harry si guardò intorno e suggerì “Posso scavalcare il muro.”.
“Non puoi,” affermò Tonks. “Ci sono incantesimi anti-intrusi su tutte le mura. Le misure di
sicurezza sono state rafforzate di mille volte quest’estate.”
“Bene, allora, ” disse Harry, cominciando a trovare fastidiosa quella sua mancanza d’aiuto,
“suppongo che dovrò dormire qui fuori ed attendere domattina.”
“Qualcuno sta venendo qui per te,” disse Tonks, “Guarda.”
Dal castello una lanterna si stava mano mano avvicinando, muovendosi a scatti. Harry fu così
felice di vederla che si sentiva anche disposto a sopportare sia le stizzite critiche di Gazza sul
suo ritardo che il suo sbraitare sulla regolare applicazione dei serrapollici per migliorare il suo
rispetto degli orari. Fu solo quando la fiammeggiante luce gialla si trovò a poco più di tre metri
da loro, ed egli si tolse il Mantello dell’Invisibilità così da poter essere visto, che riconobbe,
con un moto di puro disgusto, il naso ricurvo ed i lunghi, neri ed unti capelli di Severus Piton..
“Bene, bene, bene,” sogghignò Piton, estraendo la bacchetta ed aprendo subito il lucchetto,
così che le catene si riavvolsero indietro ed il cancello si aprì cigolando. “Gentile, da parte
tua, renderti visibile, Potter, sebbene tu abbia evidentemente deciso che indossare la divisa
scolastica avrebbe sminuito la tua apparizione.”
“Non ho potuto cambiarmi, non avevo il mio… “ cercò di giustificarsi Harry, ma Piton lo
interruppe.
“Non c’è alcun bisogno che tu rimanga, Ninfadora, Potter è abbastanza… ah!… al sicuro
nelle mie mani.”
“Intendevo inviare il messaggio ad Hagrid,” rispose Tonks, accigliandosi.
“Hagrid era in ritardo per il banchetto d’inizio anno, proprio come Potter, così l’ho ricevuto io.
E, per inciso,” disse Piton, rimanendo indietro per permettere a Harry di oltrepassarlo, “ero
curioso di vedere il tuo nuovo Patronus.”
Le sbatté il cancello in faccia con un sonoro fragore e toccò le catene con la bacchetta così
che quelle strisciarono, tintinnati, al loro posto.
“Mi pare che quello vecchio fosse meglio,” disse Piton, con malizia facilmente riconoscibile
nella voce. “Questo nuovo sembra debole.”
Come Piton fece oscillare la lanterna, Harry vide che Tonks aveva accusato il colpo e lesse
nel suo volto tutta la collera che stava provando. Poi fu nuovamente inghiottita dall’oscurità.
“Buonanotte,” le gridò Harry oltre la spalla, mentre si incamminava verso la scuola con Piton.
“E grazie di… tutto.”
“Arrivederci, Harry.”
Piton non parlò per circa un minuto. A Harry pareva che dentro di lui si stessero generando
ondate d’odio così potenti che gli sembrava inverosimile che Piton non se ne sentisse ardere.
Aveva detestato Piton fin dal loro primo incontro, ma per Piton la possibilità che Harry lo
perdonasse era svanita definitivamente ed irrevocabilmente, a causa del suo atteggiamento
verso Sirius. Qualsiasi cosa Silente avesse affermato, e Harry aveva avuto tempo di rifletterci
su durante l’estate, aveva concluso che le sprezzanti osservazioni di Piton, sul rimanere
nascosto al sicuro mentre il resto dell’Ordine della Fenice era fuori a combattere contro
Voldemort, erano probabilmente state il fattore più potente che aveva spinto Sirius a
precipitarsi al Ministero la notte in cui era morto. Harry si era aggrappato a quest’idea, perché
gli permetteva di incolpare Piton, cosa che non gli dispiaceva affatto, ed anche perché era
consapevole che se c’era qualcuno che non era dispiaciuto per la morte di Sirius, quello era
proprio l’uomo che camminava a grandi passi accanto a lui nell’oscurità.
“Direi che cinquanta punti in meno a Grifondoro per il tuo ritardo siano appropriati,” disse
infine Piton. “E, vediamo, altri venti punti in meno per il tuo abbigliamento da Babbano. Non
credo che ci sia mai stata una Casa che abbia cominciato così presto a perdere punti… non
abbiamo ancora cominciato a mangiare il pudding. Può darsi che tu abbia stabilito un
primato, Potter.”
Il furore e l’odio ribollivano in Harry come fiamme incandescenti, ma avrebbe preferito
rimanere immobilizzato per tutto il tragitto di ritorno verso Londra, piuttosto che raccontare a
Piton perché era in ritardo.
“Suppongo tu volessi fare un’entrata ad effetto, vero?” Continuò Piton. “E senza auto volante
a disposizione, hai deciso che irrompere nella Sala Grande nel pieno del banchetto d’inizio
anno avrebbe creato un effetto sensazionale.”
Harry rimase ancora in silenzio, anche se si aspettava che il suo petto potesse esplodere da
un momento all’altro. Sapeva che Piton era andato a prenderlo per questo motivo, per quei
pochi minuti in cui poteva stuzzicarlo e tormentarlo senza che qualcun altro potesse
ascoltare.
Alla fine raggiunsero la gradinata del castello e mentre la grande porta di quercia si apriva nel
vasto salone di ingresso, tutto parato a festa, uno scoppio di chiacchiere e di risate ed il
tintinnio di piatti e bicchieri li accolse dalle porte aperte della Sala Grande. Harry si chiese se
potesse indossare il Mantello dell’Invisibilità e quindi raggiungere il suo posto lungo il tavolo
di Grifondoro (che, disgraziatamente, era proprio quello più lontano dall’ingresso) senza
essere notato. Proprio come se gli avesse letto nella mente, Piton disse “Niente mantello.
Puoi camminare in modo che ti vedano tutti, il che, sono sicuro, è esattamente quello che
volevi.”
Harry si voltò ed avanzò con decisione attraverso la porta: qualunque cosa pur di andar via
da Piton. La Sala Grande, con i quattro lunghi tavoli delle Case e quello degli insegnanti
posto in cima, era decorata come al solito con candele sospese a mezz’aria, che rendevano
scintillanti e luminosi i piatti sotto di loro. Fu una dolorosa ma sfavillante visione per Harry
che, ad ogni modo, camminò così veloce che aveva già sorpassato il tavolo dei Tassorosso
prima che gli studenti cominciassero a guardarlo, e quando si alzarono in piedi per vederlo
meglio, aveva già individuato Ron ed Hermione, e si era diretto lungo la panca, infilandosi tra
loro.
“Dove sei stato… accidenti, cos’hai fatto alla faccia?” chiese Ron, strabuzzando gli occhi
come chiunque altro nelle vicinanze.
“Perché, cosa c’è che non va?” chiese Harry, afferrando un cucchiaio per osservarsi nel suo
distorto riflesso.
“Sei pieno di sangue!” esclamò Hermione. “Vieni qui…”
Alzò la bacchetta, pronunciò “Tergeo!” ed il sangue secco svanì.
“Grazie.” disse Harry, palpando la sua faccia ora pulita. “Come è il mio naso?”
“Normale” mormorò Hermione con ansia. “Perché non dovrebbe? Harry, cos’è successo?
Eravamo molto spaventati per te!”
“Ve lo dirò più tardi.” tagliò corto Harry. Era ben consapevole che Ginny, Neville, Dean e
Seamus li stavano ascoltando di nascosto; anche Nick Quasi Senza Testa, il fantasma di
Grifondoro, fluttuava sopra la panca per origliare.
“Ma…” esclamò Hermione.
“Non ora, Hermione,” disse Harry, con un tono carico di significato. Sperava proprio che tutti
loro pensassero che era stato coinvolto in qualcosa d’eroico, che implicasse preferibilmente
un paio di Mangiamorte ed un Dissennatore. Ovviamente, Malfoy doveva già aver diffuso
quanto più possibile la sua storia, ma c’era sempre qualche probabilità che non avesse
ancora raggiunto tutte le orecchie dei Grifondoro.
Si allungò oltre Ron per afferrare un paio di cosce di pollo ed una manciata di patatine, ma
svanirono prima che le potesse prendere, per essere rimpiazzate con il pudding.
“Ti sei perso lo Smistamento, “ disse Hermione, mentre Ron affondava la mano in una grossa
torta di cioccolato.
“Il Cappello ha detto qualcosa d’interessante?” chiese Harry, prendendo un pezzo di crostata
alla melassa.
“Più o meno le solite cose, davvero… ci ha raccomandato di rimanere tutti uniti di fronte ai
nemici, lo sai.”
“Silente non ha fatto alcun accenno a Voldemort?”
“Non ancora, ma di solito rinvia il suo discorso alla fine del banchetto. Non ci manca molto,
ormai.”
“Piton ha detto che anche Hagrid era in ritardo…”
“Hai visto Piton? Come mai?” bofonchiò Ron, mentre si strafogava di dolci.
“Mi ci sono imbattuto per caso” rispose Harry evasivamente.
“Hagrid aveva solo pochi minuti di ritardo, “spiegò Hermione. “Guarda, ti sta salutando,
Harry.”
Harry alzò lo sguardo verso la tavola degli insegnanti e fece un largo sorriso a Hagrid, che lo
stava ancora salutando. Hagrid non aveva ancora del tutto imparato a comportarsi con la
dignità della Professoressa McGranitt, Capocasa dei Grifondoro, la cui sommità del capo
spuntava all’incirca tra il gomito e la spalla di Hagrid, al quale era seduta a fianco e che stava
osservando con disapprovazione i loro entusiastici saluti. Harry fu sorpreso di vedere
l’insegnante di Divinazione, la Professoressa Cooman, seduta all’altro lato di Hagrid;
raramente lasciava la sua torre e non l’aveva mai vista al banchetto di inizio anno prima di
allora. Era stravagante come il solito, rilucente di collane e scialli svolazzanti, e con gli occhi
resi enormi dalle lenti degli occhiali. Avendola sempre considerata un po’ come
un’imbrogliona, Harry era rimasto scioccato quando aveva scoperto, alla fine del precedente
anno scolastico, che era stata proprio lei a fare la profezia che aveva indotto Lord Voldemort
ad uccidere i suoi genitori e ad attaccare Harry stesso. Questa scoperta lo rendeva ancora
meno desideroso di ritrovarsi in sua compagnia, ma, con suo sollievo, da quest’anno poteva
abbandonare Divinazione. I suoi occhi, grandi come fari, ruotarono nella sua direzione ed egli
volse velocemente lo sguardo verso il tavolo di Serpeverde. Draco Malfoy, tra rauche risate
ed applausi, stava mimando il momento in cui gli aveva spaccato il naso. Harry abbassò lo
sguardo a fissare la sua torta alla melassa, bruciando nuovamente di rabbia. Cosa avrebbe
dato per poter affrontare Malfoy faccia a faccia…
“Allora, cosa voleva il Professor Slughorn?” Chiese Hermione.
“Sapere cos’era realmente successo al Ministero.” Rispose Harry.
“Lui e chiunque altro qui dentro,” arricciò il naso Hermione. “Sul treno tutti ci hanno rivolto
domande su questo, vero Ron?”
“Sì,” rispose Ron. “Tutti volevano sapere se tu sei davvero …”
“Ci sono state diverse discussioni su quel tema anche tra i fantasmi,” li interruppe Nick Quasi
Senza Testa, inclinando verso Harry la sua testa quasi del tutto staccata, che oscillò
pericolosamente nella gorgiera. “Sono considerato un po’ come un’autorità in tema di Potter;
è largamente risaputo che siamo amici. Ad ogni modo, ho garantito alla comunità dei
fantasmi che non ti avrei importunato per ottenere informazioni.’Harry Potter sa che può
confidarsi con me in estrema tranquillità’, ho detto loro. ‘Morirei piuttosto che tradire la sua
fiducia’.”
“Che non vale poi molto, visto che sei già morto,” osservò Ron.
“Ancora una volta, dimostri la stessa sensibilità di un’ascia non affilata,” rispose Nick Quasi
Senza Testa con tono offeso, e si sollevò in aria scivolando verso l’estremità più lontana del
tavolo dei Grifondoro, proprio mentre Silente si alzava in piedi al tavolo degli insegnanti. Il
brusio e le risate che echeggiavano nella Sala cessarono quasi istantaneamente.
“Vi auguro la miglior serata possibile!” esclamò sorridendo apertamente con le braccia
allargate come se volesse abbracciare l’intera sala.
“Cos’è successo alla sua mano?” mormorò Hermione con un filo di fiato.
Non era l’unica che aveva notato che la mano destra di Silente era tutta nera e sembrava
morta proprio come lo era nella notte in cui era andato a prendere Harry dai Dursley. La sala
era piena di mormorii; Silente, interpretandoli correttamente, semplicemente sorrise e fece
scivolare la manica color oro e porpora sulla mano ferita.
“Nulla di cui preoccuparsi,” disse con disinvoltura. “Ed ora… il benvenuto ai nostri nuovi
studenti, ed il bentornato ai nostri vecchi studenti! Un altro anno pieno d’istruzione magica vi
attende…”
“La sua mano era già così quando l’ho visto questa estate,” sussurrò Harry a Hermione
“Pensavo che sarebbe guarita per l’inizio della scuola, ma… forse Madama Chips non è stata
in grado di farlo.”
“Sembra come se fosse morta, “ disse Hermione, con un’espressione nauseata. “Ci sono
certe ferite che non si possono curare… antichi sortilegi… e ci sono veleni senza antidoti…”
“… e il signor Gazza, il nostro guardiano, mi ha chiesto di dire che sono completamente fuori
legge tutti gli scherzi comprati nel negozio Tiri Vispi Weasley.”
“Coloro che desiderano giocare nella squadra di Quidditch della propria Casa, forniscano il
loro nominativo al Capocasa, come il solito. Stiamo anche cercando nuovi commentatori per
le partite di Quidditch, gli interessati facciano altrettanto.”
“Siamo lieti di dare il benvenuto ad un nuovo membro del personale insegnante di
quest’anno, il Professor Slughorn,” Slughorn si alzò, la testa pelata che luccicava alla luce
delle candele e la grossa pancia, avvolta in una alta cintura, che gettava l’ombra sulla tavola,
“che è un mio vecchio collega e che ha accettato di riassumere il suo vecchio posto di
Professore di Pozioni.”
“Pozioni?”
“Pozioni???”
La parola echeggiò attraverso la sala mentre tutti si chiedevano se avevano capito bene.
“Pozioni?” esclamarono Ron e Hermione all’unisono, girandosi a fissare Harry. “Ma tu avevi
detto…”
“Il Professo Piton, invece,” disse Silente, alzando la voce per sovrastare il rumoreggiare della
sala, “prenderà la cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure.”
“No!” urlo Harry, così forte che molte teste si girarono nella sua direzione. Ma non gliene
importava nulla; stava guardando fissamente verso il tavolo degli insegnati, assolutamente
furioso. Perché, dopo tutto questo tempo, la cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure era stata
affidata a Piton? Non era ormai ampiamente risaputo da anni che Silente non si fidava di lui
per questo incarico?
“Ma Harry, avevi detto che Slughorn sarebbe diventato il nuovo Professore di Difesa Contro
le Arti Oscure!” esclamò Hermione.
“Io pensavo che fosse così!” rispose Harry, spremendosi il cervello per cercare di ricordare
quando Silente glielo aveva detto, ma, ora che ci pensava, non era in grado di rammentare
se Silente gli avesse mai detto cosa avrebbe insegnato Slughorn.
Piton, che era seduto alla destra di Silente, non si alzò in piedi quando fu fatto il suo nome;
sollevò solo una mano in un indolente riconoscimento all’applauso che proveniva dal tavolo di
Serpeverde, nondimeno Harry era sicuro di aver scorto un lampo di trionfo in quel viso che
odiava così tanto.
“Bene, almeno c’è una buona notizia,” disse con astio. “Piton se ne sarà andato per la fine
dell’anno scolastico.”
“Cosa intendi dire?” chiese Ron.
“Quella cattedra porta iella. Nessuno è durato per più di un anno… Raptor è addirittura
morto… Personalmente terrò le dita incrociate per un’altra morte…”
“Harry!” esclamò Hermione scioccata, con tono di rimprovero.
“Potrebbe semplicemente tornare ad insegnare Pozioni alla fine dell’anno” obiettò Ron con
ragionevolezza. “Quello Slughorn potrebbe non voler rimanere a lungo. Come Moody.”
Silente si schiarì la voce. Harry, Ron e Hermione non erano i soli che stavano parlando;
nell’intera Sala Grande era esploso un grande ronzio di fitte conversazioni alla notizia che
Piton aveva finalmente realizzato il suo più grande desiderio. Apparentemente inconsapevole
della sensazionale natura della notizia che aveva appena comunicato, Silente non disse
nient’altro in merito alle nomine degli insegnanti, ma attese alcuni secondi per assicurarsi che
il silenzio fosse completo prima di continuare.
“Ora, come tutti in questa Sala sanno, Lord Voldemort ed i suoi seguaci sono ancora una
volta in libertà e stanno riacquistando potere.”
Il silenzio sembrava tendersi e sciogliersi mentre Silente parlava. Harry sbirciò verso Malfoy.
Malfoy non stava guardando Silente, ma stava muovendo la forchetta a mezz’aria, come se
trovasse le parole del Preside non degne della sua attenzione.
“Non potrò mai sottolineare con sufficiente forza quanto è pericolosa l’attuale situazione, e
quanta attenzione ognuno di noi deve porre per assicurarsi di rimanere al sicuro dentro
Hogwarts. Le difese magiche del castello sono state rafforzate durante l’estate, ed ora siamo
protetti in nuovi e più potenti modi, ma dobbiamo ancora guardarci scrupolosamente dalla
negligenza da parte di qualsiasi studente o membro del corpo insegnate. Vi esorto, quindi, ad
attenervi ad ogni restrizione che i vostri insegnanti vi impongano per la vostra sicurezza, per
quanto seccante possiate trovarla… in particolare la regola di non rimanere fuori oltre l’orario
di chiusura. Vi prego vivamente, qualsiasi cosa strana o sospetta possiate notare dentro o
fuori del castello, di riferirla immediatamente ad un insegnante. Confido che vi comportiate,
costantemente, con il massimo riguardo per la vostra ed altrui sicurezza.”
Gli occhi azzurri di Silente passarono velocemente in rassegna gli studenti, poi sorrise ancora
una volta.
“Ma ora i vostri letti vi attendono, caldi e confortevoli proprio come voi li desiderate, e so che
la vostra principale necessità è riposarvi bene prima delle lezioni di domani. Permettetemi
quindi di augurarvi la buonanotte. Pip pip!”
Con l’usuale assordante stridore, le panche furono sposate e le centinaia di studenti
cominciarono ad uscire dalla Sala Grande diretti ai loro dormitori. Harry, che non aveva
affatto fretta di uscire con la folla vociante, né di avvicinarsi sufficientemente a Malfoy per
permettergli di raccontare nuovamente la storia del naso spaccato, rimase indietro, fingendo
di allacciarsi le scarpe da ginnastica, permettendo così alla maggior parte dei Grifondoro di
superarlo. Hermione si lanciò a svolgere i suoi compiti da prefetto, come guida alle matricole
del primo anno, ma Ron rimase con Harry.
“Cos’è realmente successo al tuo naso?” gli chiese, quando furono molto indietro rispetto alla
calca che premeva per uscire dalla Sala Grande, e non furono più a portata d’orecchi di
nessuno.
Harry glielo raccontò. Il fatto che Ron non ridesse era un saldo segno della loro amicizia.
“Avevo visto Malfoy mimare qualcosa riguardo ad un naso,” mormorò cupamente.
“Sì, bene, non importa,” rispose Harry amaramente. “Ascolta quello che stava dicendo prima
che si accorgesse che io ero là…”
Harry pensava che Ron sarebbe rimasto sbalordito dalle vanterie di Malfoy. Con quella che
Harry considerò espressione di autentica testardaggine, Ron si dimostrò assolutamente non
impressionato.
“Avanti Harry, stava solo pavoneggiandosi con la Parkinson… Quale missione gli avrebbe
mai affidato Tu-Sai-Chi?”
“Come sai che Voldemort non ha bisogno di avere qualcuno a Hogwarts? Potrebbero essere
il primo…”
“Vorrei che finisci di dire quel nome, Harry,” lo rimproverò una voce dietro di lui. Harry guardò
dietro le sue spalle e vide Hagrid scuotere la testa.
“Silente usa quel nome, “ affermò Harry con decisione.
“ Sì, ma lui è Silente!” mormorò Hagrid in modo enigmatico.
“Com’è che eri in ritardo, Harry? Ero preoccupato.”
“Ritardi vari sul treno, “rispose Harry,. “Tu perché eri in ritardo?”
“Ero con Grop, “spiegò Hagrid festosamente. “Perdo sempre le sue tracce. Ora ci ha una
nuova casa sulle montagne, ce la ha data Silente… una bella caverna grande. È molto più
contento che quando era nella foresta. Ci siamo fatti una bella chiacchierata.”
“Veramente?” chiese Harry facendo ben attenzione a non incrociare lo sguardo di Ron;
l’ultima volta che aveva incontrato il fratellastro di Hagrid, un gigante selvaggio con la
tendenza a strappar via gli alberi dalle loro radici, il suo vocabolario comprendeva cinque
parole, due delle quali neppure pronunciate correttamente.
“Oh sì, è veramente migliorato,” esclamò Hagrid pieno d’orgoglio. “Ti stupirai. Penso che ci
insegno a fare il mio assistente.”
Ron sbuffò rumorosamente, ma cercò di farlo passare per uno starnuto. Ora erano di fronte
al grande portone di quercia dell’ingresso.
“Comunque, vi vedo domani pomeriggio, subito la prima lezione del pomeriggio. Venite
presto e potete salutare Fiero… cioè Witherwings!”
Sollevando un braccio in un festoso addio, uscì dalla porta immergendosi nell’oscurità.
Harry e Ron si guardarono l’un l’altro. Harry intuì che anche Ron sarebbe voluto sprofondare.
“ Non segui più Cura delle Creature Magiche, vero?”
Ron scosse la testa. “Neppure tu, giusto?”
Anche Harry scosse la testa.
“E neppure Hermione,” mormorò Ron, “vero?”
Harry scosse ancora la testa. Non voleva pensare a quello che Hagrid avrebbe detto una
volta realizzato che i suoi tre studenti preferiti avevano abbandonato la sua materia.
CAPITOLO 9–
Il Principe Mezzosangue
trad. by Mawdiz
Revisione di amelia
La mattina seguente Harry e Ron incontrarono Hermione nella Sala comune prima di
colazione. Sperando di ricevere supporto alla sua teoria, Harry non perse tempo e raccontò
ad Hermione quello che aveva sentito dire di nascosto da Malfoy sull’Espresso di Hogwarts.
‘Ma ovviamente voleva solo mettersi in mostra con la Parkinson, no?’ lo interruppe Ron prima
che Hermione potesse dire altro.
‘Beh,’ disse lei incerta, ‘Non so… Potrebbe anche essere che Malfoy si volesse mostrare più
importante di quello che è… ma questa è una bugia grossa da raccontare…’
‘Esatto,’ disse Harry, ma non poté approfondire l’argomento, perché troppe persone stavano
cercando di ascoltare la loro conversazione, per non parlare di chi lo fissava e di chi
mormorava nascondendosi dietro alle mani.
‘È offensivo indicare col dito,’ sbottò Ron irritato con un ragazzino particolarmente minuscolo
del primo anno, appena raggiunsero la coda per uscire dal buco dietro al ritratto. Il ragazzo,
che aveva bisbigliato qualcosa su Harry al suo amico coprendosi la bocca con la mano,
diventò prontamente rosso di vergogna e, allarmato, si sbilanciò cadendo dal buco. Ron
sghignazzò.
‘Amo essere del sesto anno. E ci ritaglieremo un po’ di tempo libero quest’anno. Intere ore in
cui potremo semplicemente stare seduti qui e rilassarci.’
‘Avremo bisogno di quel tempo per studiare, Ron!’ disse Hermione, appena iniziarono a
scendere giù per il corridoio.
‘Si, ma non oggi,’ rispose Ron. ‘Oggi conto di fare una bella dormita.’
‘Fermo!’ esclamò Hermione, tirando fuori un braccio e bloccando un ragazzo del quarto anno
che la stava spintonando per cercare di passare e che aveva un disco verde lime stretto
saldamente in mano. ‘I Frisbee Zannuti sono vietati, consegnalo,’ gli disse severamente. Il
ragazzo, arrabbiato, le consegnò il Frisbee ringhioso, passò abbassando la testa sotto al
braccio di Hermione, e decollò dietro agli amici. Ron aspettò che sparisse, quindi strappò il
Frisbee alla presa di Hermione.
‘Eccellente, ho sempre voluto uno di questi.’
Le rimostranze di Hermione furono interrotte da una sonora risatina. Lavanda Brown, aveva
apparentemente trovato la risposta di Ron altamente divertente. Continuò a ridere anche
dopo averli oltrepassati, lanciando uno sguardo a Ron da sopra la spalla. Ron sembrava
piuttosto soddisfatto di se stesso.
Il soffitto della Sala Grande era sereno, blu e striato da fragili fili di nuvole, proprio come i
riquadri di cielo visibili attraverso le alte finestre a bifore. Mentre si abbuffavano di porridge,
uova e pancetta, Harry e Ron raccontarono ad Hermione della conversazione imbarazzante
avuta con Hagrid la sera precedente.
‘Ma lui non può realmente pensare che avremo continuato a seguire Cura delle Creature
Magiche!’ disse, guardandoli afflitta. ‘Voglio dire, quando qualcuno di noi ha manifestato…
sapete… entusiasmo?’
‘Ma è così, comunque, no?’ Chiese Ron, trangugiando un intero uovo fritto. ‘Noi eravamo gli
unici che davano il massimo a lezione, perché ci piace Hagrid. Ma lui pensa che a noi piaccia
quella stupida materia. Pensate che qualcuno la continuerà fino ai M.A.G.O.?’
Né Harry né Hermione risposero; non ce n’era bisogno. Sapevano perfettamente che
nessuno del loro anno avrebbe voluto continuare Cura delle Creature Magiche. Evitarono lo
sguardo di Hagrid e risposero tiepidamente al suo vivace saluto con la mano, quando lui
lasciò il tavolo degli insegnanti dieci minuti dopo.
Dopo aver mangiato, restarono ai loro posti aspettando che la professoressa McGranitt
scendesse dal tavolo degli insegnanti. La distribuzione degli orari fu molto più complicata del
solito, quest’anno, perchè la professoressa McGranitt doveva prima assicurarsi che ognuno
avesse raggiunto, nei G.U.F.O., il voto necessario a continuare con i corsi scelti per i
M.A.G.O.
Per Hermione fu subito ovvio continuare con Incantesimi, Difesa contro le Arti Oscure,
Trasfigurazione, Erbologia, Aritmanzia, Rune Antiche, e Pozioni, e partì sparata per la prima
lezione di Rune Antiche senza altri indugi. Neville richiese un po’ più di tempo per essere
smistato; il suo viso rotondo era ansioso mentre la professoressa McGranitt guardava con
superiorità la sua domanda e poi consultava i suoi risultati dei G.U.F.O.
‘Erbologia, bene,’ disse. ‘La professoressa Sprite sarà contenta di vederti di nuovo con
“Eccezionale” al G.U.F.O. E ti sei qualificato con ‘Oltre le Aspettative’ in Difesa Contro le Arti
Oscure. Ma il problema è Trasfigurazione. Mi spiace Paciock ma un “Accettabile” non è
abbastanza alto per continuare al livello del M.A.G.O., non penso proprio che riusciresti a far
fronte ai compiti in classe.’
Neville chinò la testa. La professoressa McGranitt lo scrutò attraverso gli occhiali quadrati.
‘Perché vuoi continuare Trasfigurazione, comunque? Non ho mai avuto l’impressione che ti
piacesse particolarmente.’
Neville apparve infelice e mormorò qualcosa come ‘mia nonna lo vuole.’
‘Mah,’ sbuffò la professoressa McGranitt. ‘È tempo che tua nonna impari ad essere fiera del
nipote che ha, piuttosto che di quello che pensa che dovrebbe avere – soprattutto dopo ciò
che è successo al Ministero.
Neville diventò molto rosso e sbatté le palpebre confuso; la professoressa McGranitt non gli
aveva mai fatto un complimento, prima.
‘Mi spiace, Paciock, ma non posso accettarti nella mia classe di M.A.G.O. Comunque vedo
che hai ottenuto ‘Oltre le Aspettative’ in Incantesimi – perché non tenti un M.A.G.O. in
Incantesimi?’
‘Mia nonna pensa che Incantesimi sia una scelta che richiede poco impegno,’ mormorò
Neville.
‘Prendi Incantesimi,’ disse la Professoressa McGranitt, ‘ed io manderò due righe ad Augusta
ricordandole che solo perché lei fa fallito il suo G.U.F.O in Incantesimi, la materia non è
necessariamente priva di valore.’
Sorridendo leggermente all’espressione di compiaciuta incredulità del viso di Neville, la
professoressa McGranitt batté con la punta della bacchetta un orario vuoto e lo porse,
compilato con l’orario delle nuove lezioni, a Neville.
La professoressa McGranitt passò oltre a Calì Patil, la cui prima domanda fu se Fiorenzo, il
bel centauro, avesse continuato ad insegnare Divinazione.
‘Lui e la professoressa Cooman si divideranno le classi quest’anno,’ disse la professoressa
McGranitt, con un cenno di disapprovazione nella voce; era risaputo che disprezzasse
Divinazione. ‘Il sesto anno sarà tenuto dalla professoressa Cooman.’
Calì si tolse da Divinazione cinque minuti dopo, leggermente mortificata.
‘Allora Potter, Potter…’ disse la professoressa McGranitt, consultando i suoi voti mentre si
voltava verso Harry. ‘Incantesimi, Difesa contro le Arti Oscure, Erbologia, Trasfigurazione…
tutto bene. Devo dire che sono compiaciuta del voto ottenuto in Trasfigurazione, Potter, molto
compiaciuta. Ora, perché non ti sei segnato per continuare con Pozioni? Pensavo che la tua
aspirazione fosse diventare Auror?’
‘Lo era, ma lei mi ha detto che dovevo prendere ‘Eccezionale’ al G.U.F.O., professoressa.’
‘E così era finché il professor Piton insegnava la materia. Il professor Slughorn, tuttavia, è
assolutamente felice di accettare al M.A.G.O. studenti con ‘Oltre le Aspettative’ al G.U.F.O.
Desideri continuare con Pozioni?’
‘Si,’ disse Harry, ‘ma non ho comprato i libri o gli ingredienti, o nient’altro –’
‘Sono sicura che il professor Slughorn potrà prestarti qualcosa,’ disse la professoressa
McGranitt. ‘Molto bene, Potter, eccoti il tuo orario. Oh, a proposito – venti speranzosi si sono
già iscritti per la squadra di Quidditch di Grifondoro. Ti passerò la lista a tempo debito così
che tu possa fissare le selezioni con comodo.’
Qualche minuto più tardi, a Ron furono assegnate le stesse materie di Harry, e i due
lasciarono il tavolo insieme.
‘Guarda,’ disse Ron compiaciuto, guardando il suo orario, ‘abbiamo un’ora libera ora… e una
dopo l’intervallo… e dopo pranzo… eccellente!’
Ritornarono nella sala comune, che era vuota tranne per una mezza dozzina di studenti del
settimo anno, compresa Katie Bell, la sola componente rimasta della squadra di Quidditch di
Grifondoro originale a cui Harry si era unito il primo anno.
‘Pensavo che l’avresti avuta tu, ben fatto!’ lo apostrofò, indicando la spilla di Capitano sul
petto di Harry. ‘Fammi sapere quando farai le selezioni!’
‘Non essere sciocca,’ disse Harry, ‘non hai certo bisogno di provare, ti ho vista giocare per
cinque anni…’
‘Non devi iniziare così,’ lo avvertì. ‘Per quel che sai, ci può essere qualcuno molto più bravo
di me là fuori. Ottime squadre sono state rovinate prima d’ora perché i capitani facevano
giocare le solite facce, o ammettevano i propri amici…’
Ron sembrò un po’ a disagio e iniziò a giocare con il Frisbee Zannuto che Hermione aveva
confiscato allo studente del quarto anno. Il Frisbee sfrecciava attraverso la sala comune,
ringhiando e tentando di staccare morsi di tappezzeria. Grattastinchi lo seguiva con gli occhi
gialli e gli soffiava ogni volta che si avvicinava troppo.
Un’ora dopo lasciarono, con riluttanza, l’assolata sala comune per la lezione di Difesa Contro
le Arti Oscure quattro piani più in basso. Hermione stava già aspettando in coda fuori, le
braccia cariche di pesanti libri, con un’aria afflitta.
‘Ci hanno dato moltissimi compiti per Rune Antiche,’ disse ansiosa quando Harry e Ron la
raggiunsero. ‘Quaranta centimetri di composizione, due traduzioni, e devo leggere questi per
mercoledì!’
‘Vergogna,’ sbadigliò Ron.
‘Aspetta,’ disse lei risentita. ‘Scommetto che Piton ci caricherà ancora di più.’
La porta della classe si aprì mentre parlava, e Piton uscì nel corridoio, con la faccia pallida
incorniciata come sempre da due sipari di untuosi capelli neri. Il silenzio cadde sulla fila
immediatamente.
‘Dentro,’ disse.
Harry si guardò intorno mentre entravano. Piton aveva già imposto la sua personalità all’aula;
era più buia del solito perchè delle tende erano state tirate sulle finestre ed era illuminata da
candele. Nuovi quadri decoravano i muri, molti mostravano persone sofferenti, che
sfoggiavano orride ferite o parti del corpo stranamente contorte. Nessuno parlò mentre si
sistemavano, guardando tutto attorno le fosche orribili immagini.
‘Non vi ho chiesto di tirar fuori i libri,’ disse Piton, chiudendo la porta e spostandosi per
vedere la classe da dietro la cattedra. Hermione lasciò ricadere frettolosamente la sua copia
di “Senza-Volto a Confronto” nella borsa e la stivò sotto la sedia. ‘Desidero parlarvi, ed esigo
la vostra più completa attenzione.’
I suoi occhi neri traghettarono sopra i loro visi girati, indugiando per una frazione di secondo
in più rispetto agli altri, su quello di Harry.
‘Avete avuto cinque insegnanti in questa materia finora, credo.’
Credi… come non li avessi visti tutti venire ed andare, Piton sperando di essere tu il
successivo, pensò con disprezzo Harry.
‘Naturalmente, questi insegnanti hanno avuto tutti i propri metodi e le proprie priorità. Vista
questa confusione sono sorpreso che molti di voi abbiano strappato un G.U.F.O. in questa
materia. E sarò ancora più stupito se tutti voi riuscirete continuare con il M.A.G.O., che sarà
un corso molto più avanzato.’
Piton iniziò a girare lungo i bordi della classe, parlando ora a voce più bassa. La classe
allungò il collo per continuare a vederlo. ‘Le Arti Oscure,’ disse Piton, ‘sono molte, diverse,
sempre mutanti, ed eterne. Combatterle è come combattere un mostro a molte teste, a cui,
ogni volta che si recida un collo, spunti una testa persino più feroce ed abile. Voi state
combattendo qualcosa di indefinito, mutevole, indistruttibile.’
Harry osservò Piton. Sicuramente una cosa era rispettare le Arti Oscure come un pericoloso
nemico, un’altra parlarne, come stava facendo Piton, con un’amorevole carezza nella voce.
‘Le vostre difese,’ disse Piton, a voce un po’ più alta, ‘devono perciò essere altrettanto
flessibili e creative quanto le Arti che tentate di sconfiggere. Questi dipinti,’ ne indicò alcuni
passandoci accanto maestosamente, ‘danno un’equa rappresentazione di quello che
succede a chi subisce, per esempio, la Maledizione Cruciatus’ (fece un cenno con la mano
verso una strega che stava chiaramente urlando in agonia) ‘o prova il Bacio del
Dissennatore’ (un mago giaceva rannicchiato a terra contro un muro, con gli occhi
inespressivi) ‘o provoca l’aggressione di un Inferius’ (una massa sanguinolenta sul
pavimento).
‘È stato visto un Inferius, allora?’ Disse Calì Patil a voce alta. ‘È confermato, li sta usando?’
‘Il Signore Oscuro ha usato gli Inferius in passato,’ disse Piton, ‘il che significa che dovreste
essere sufficientemente informati per supporre che potrebbe usarli nuovamente. Ora…’
Passò di nuovo attorno all’altro lato della classe verso il suo tavolo, e di nuovo, la classe lo
guardò passare, con le nere vesti ondeggianti all’indietro.
‘… voi siete, suppongo, del tutto nuovi all’uso di incantesimi non verbali. Qual è il vantaggio di
un incantesimo non verbale?’
La mano di Hermione si rizzò immediatamente in aria. Piton prese tempo guardando tutti gli
altri, assicurandosi di non avere altra scelta, prima di dire seccamente, ‘Molto bene –
signorina Granger?’
‘L’avversario non ha alcun avvertimento sul tipo di magia che si sta per usare,’ disse
Hermione, ‘questo dà una frazione di secondo di vantaggio.’
‘Una risposta copiata parola per parola dal Libro Standard di Incantesimi, Livello 6,’ disse
Piton con sdegno (in un angolo, Malfoy represse una risata), ‘ma in sostanza corretta. Sì,
coloro che progrediscono nell’usare la magia senza pronunciare gli incantesimi, guadagnano
un elemento sorpresa nel loro formulare magie. Non tutti i maghi sanno farlo, ovviamente; è
una questione di concentrazione e di potere mentale che ad alcuni,’ il suo sguardo si posò
maliziosamente su Harry un’altra volta, ‘… mancano.’
Harry sapeva che Piton stava pensando alle loro disastrose lezioni di Occlumanzia dell’anno
precedente. Rifiutò però di abbassare lo sguardo, ma fissò cupo Piton finché questi non
guardò altrove.
‘Ora vi dividerete,’ continuò Piton, ‘in coppie. Uno cercherà di lanciare all’altro un incantesimo
senza parlare. L’altro tenterà di respingere l’incantesimo ugualmente in silenzio. Provate.’
Sebbene Piton non lo sapesse, Harry aveva insegnato almeno a metà della classe (a quelli
che erano stati membri dell’ES) come fare un Incantesimo Scudo l’anno precedente.
Nessuno di loro aveva mai lanciato incantesimi senza parlare, in ogni caso. Ne risultò un
ragionevole numero di imbrogli; molte persone si limitarono a sussurrare gli incantesimi
invece di dirli ad alta voce. Come al solito dieci minuti di lezione furono sufficienti ad
Hermione per riuscire ad annullare l’Incantesimo Gambemolli lanciato mormorando da
Neville, senza proferire una sola parola, cosa che avrebbe sicuramente fatto assegnare venti
punti a Grifondoro da qualsiasi altro insegnante ragionevole, pensò Harry seccamente, ma
che Piton ignorò. Scivolava fra loro mentre facevano pratica, assomigliando sempre più ad un
pipistrello troppo cresciuto, indugiando a guardare Harry e Ron che lottavano per raggiungere
l’obiettivo.
Ron, che avrebbe dovuto colpire Harry con una fattura, era rosso in faccia, le labbra
strettamente compresse per resistere alla tentazione di pronunciare l’incantesimo. Harry
teneva la bacchetta alzata, aspettando sulle spine di respingere un incantesimo che
sembrava improbabile che arrivasse.
‘Patetico, Weasley,’ disse Piton dopo un attimo. ‘Ecco – lascia che ti mostri…’
Girò la sua bacchetta verso Harry, così veloce che Harry reagì istintivamente; dimenticandosi
completamente degli incantesimi non verbali urlò ‘Protego!’
Il suo Incantesimo Scudo fu così forte che Piton perse l’equilibrio e colpì un banco. L’intera
classe si era girata a guardare Piton rialzarsi con aria minacciosa.
‘Ricordi che ho detto che stiamo facendo pratica su incantesimi non verbali, Potter?’
‘Si,’ rispose Harry rigidamente.
‘Si, signore!’
‘Non c’è alcun bisogno che mi chiami “signore”, Professore.’
Le parole gli erano sfuggite prima di rendersi conto di cosa avesse detto. Parecchie persone
rimasero a bocca aperta, inclusa Hermione. Dietro a Piton, comunque, Ron, Dean, e Seamus
fecero un sorriso di apprezzamento.
‘Punizione, sabato sera, nel mio ufficio,’ disse Piton. ‘Io non tollero impertinenze da nessuno,
Potter… nemmeno dal Prescelto.’
‘È stato eccezionale, Harry!’ rise di gusto Ron, una volta che furono al sicuro sulla via
dell’intervallo per la lezione successiva.
‘Veramente non avresti dovuto dirglielo,’ disse Hermione, guardando accigliata Ron. ‘Cosa ti
aveva fatto?’
‘Stava cercando di colpirmi con una maledizione, nel caso non te ne fossi accorta!’ disse
furioso Harry. ‘Ne ho avuto abbastanza durante quelle lezioni di Occlumanzia! Perché non ha
usato un’altra cavia invece? A che gioco sta giocando Silente, comunque, lasciandogli
insegnare Difesa? L’hai sentito parlare delle Arti Oscure? Le ama! Tutte quelle infarciture
indefinite, indistruttibili –’
‘Beh,’ disse Hermione, ‘penso che ne parli in modo abbastanza simile a te.’
‘Simile a me?’
‘Si, quando ci hai raccontato com’è affrontare Voldemort. Ci hai detto che non è stato solo
memorizzare un pugno di incantesimi, hai detto che c’eri solo tu, il tuo cervello e il tuo istinto
– bene, non è quello che Piton ci stava dicendo? Che veramente prende importanza essere
coraggiosi e pensare rapidamente?’
Harry era talmente impreparato al fatto che lei avesse citato le sue parole come se fossero
tratte dal Libro Standard degli Incantesimi, che non replicò.
‘Harry! Ehi, Harry!’
Harry si guardò attorno. Jack Sloper, uno dei Battitori della squadra di Quidditch di Grifondoro
dell’anno precedente, stava correndogli incontro tenendo un rotolo di pergamena.
‘Per te,’ ansimò Sloper. ‘Senti, ho sentito che sei il nuovo Capitano. Quando terrai le
selezioni?’
‘Non ne sono ancora sicuro,’ rispose Harry, pensando tra sé che Sloper sarebbe stato molto
fortunato a tornare in squadra. ‘Te lo farò sapere.’
‘Oh, bene. Speravo che fosse per questo weekend –’
Ma Harry non stava ascoltando; aveva appena riconosciuto la sottile scrittura obliqua sulla
pergamena. Lasciando Sloper a metà frase, corse via con Ron ed Hermione e, appena
furono un po’ lontani, srotolò la pergamena.
Caro Harry
Vorrei iniziare le nostre lezioni private questo Sabato. Cortesemente vieni nel mio ufficio alle
venti. Spero ti sia godendo il primo giorno del rientro a scuola.
Cordiali saluti.
Albus Silente
P.S. mi piacciono i Pallini Acidi [N.d.T.: Acid Pops in Inglese].
‘Gli piacciono i Pallini Acidi?’ disse Ron, che aveva letto il messaggio da sopra la spalla di
Harry e sembrava perplesso.
‘È la parola d’ordine per passare il Gargoyle fuori del suo studio,’ disse Harry a bassa voce.
‘Ah! Piton non ne sarà contento… Non potrò andare in punizione da lui!’
Lui, Ron ed Hermione passarono l’intero intervallo a speculare su quello che Silente avrebbe
insegnato ad Harry. Ron credeva che, molto probabilmente, dovesse trattarsi di fatture
spettacolari e maledizioni che i Mangiamorte non conoscevano. Hermione disse che quelle
cose erano illegali, e che riteneva più probabile che Silente volesse insegnare a Harry magie
difensive avanzate. Dopo la pausa, lei andò ad Aritmanzia mentre Harry e Ron ritornarono
alla sala comune dove iniziarono brontolando i compiti di Piton. Questi risultarono essere così
complessi che ancora non li avevano finiti quando Hermione li raggiunse per l’ora libera dopo
pranzo (sebbene lei accelerasse considerevolmente il processo). Avevano appena finito,
quando suonò la campanella per la doppia lezione di Pozioni del pomeriggio e si avviarono
per il familiare percorso giù verso la classe sotterranea che era stata, per molto tempo, di
Piton.
Quando arivarono nel corridoio, videro che c’era solo una dozzina di persone promosse al
livello di M.A.G.O. Tiger e Goyle non avevano evidentemente raggiunto il livello di G.U.F.O.
necessario, ma quattro Serpeverde ce l’avevano fatta, incluso Malfoy. C’erano quattro
Corvonero e un Tassorosso, Ernie Macmillan, che a Harry piaceva nonostante le maniere
piuttosto pompose.
‘Harry,’ disse Ernie magniloquente, porgendo la mano appena Harry si avvicinò, ‘non
abbiamo avuto possibilità di salutarci questa mattina a Difesa Contro le Arti Oscure. Buona
lezione, penso, ma l’Incantesimo Scudo è roba vecchia, naturalmente, per noi vecchi
camerati dell’ES… e come state voi, Ron – Hermione?’
Prima che potessero rispondere qualcosa in più di ‘bene’, la porta del sotterraneo si aprì e la
pancia di Slughorn lo precedette fuori dalla porta. Mentre entrarono in fila nella stanza, i suoi
grandi e folti baffi si curvarono sopra la bocca raggiante e salutò con particolare entusiasmo
Harry e Zabini.
Il sotterraneo era, insolitamente, già pieno di vapori e strani odori. Harry, Ron, e Hermione
annusarono interessati passando accanto a grandi calderoni ribollenti. I quattro Serpeverde
presero un tavolo assieme, così fecero i quattro Corvonero. Questo lasciava Harry, Ron, ed
Hermione a condividere il tavolo con Ernie. Scelsero quello più vicino ad un calderone giallo
oro che stava emanando uno dei profumi più seducenti che Harry avesse mai inalato: era
qualcosa che gli ricordava simultaneamente la crostata di melassa, l’odore del legno del
manico di scopa, e un profumo di fiori che gli sembrava di aver sentito alla Tana. Scoprì che
stava respirando molto lentamente e profondamente e che i fumi della pozione sembravano
riempirlo come una bevanda. Lo assalì un grande appagamento; fece un gran sorriso a Ron
che pigramente glielo rese.
‘Dunque, dunque, dunque,’ disse Slughorn, il cui profilo massiccio tremolava fra lo scintillio
dei vapori. ‘Tirate tutti fuori le bilance e gli ingredienti per le pozioni, e non dimenticate la
vostra copia di Pozioni Avanzate…’
‘Signore?’ disse Harry, alzando la mano.
‘Harry, ragazzo mio?’
‘Non ho il libro o le bilance o nient’altro – e neanche Ron – perché non pensavamo che
avremmo potuto seguire il M.A.G.O., sa –’
‘Ah, si, la professoressa McGranitt mi ha accennato… non c’è da preoccuparsi, mio caro
ragazzo, non c’è assolutamente da preoccuparsi. Potete usare gli ingredienti del laboratorio
oggi, e sono sicuro di potervi prestare alcune bilance, e c’è una piccola scorta di vecchi libri
qui, andranno bene finché non potrete ordinarli al Ghirigoro…’
Slughorn avanzò a grandi passi verso la credenza d’angolo e, dopo una breve ricerca
emerse con due copie molto ammaccate di Pozioni Avanzate di Libatius Borage, che diede
ad Harry e Ron assieme a due serie di bilance ossidate (macchiate).
‘Allora,’ disse Slughorn ritornando davanti alla classe e gonfiando il petto già rigonfio a tal
punto che i bottoni del panciotto minacciarono di scoppiare. ‘Ho preparato alcune pozioni
perchè possiate osservarle, solo per interesse, sapete. Questo è il genere di cose che
dovreste riuscire a fare dopo aver completato il vostro M.A.G.O. Dovreste averne sentito
parlare, anche se non le avete ancora preparate. Qualcuno mi dice cos’è questa?’
Indicò il calderone più vicino al tavolo dei Serpeverde. Harry si alzò leggermente dal suo
sedile a guardare quella che sembrava semplice acqua evaporare.
La mano allenata di Hermione si alzò prima di quella di chiunque altro. Slughorn la indicò.
‘È Veritaserum, una pozione inodore e incolore che forza chi la beve a dire la verità,’ disse
Hermione.
‘Molto bene, molto bene!’ disse Slughorn felicemente. ‘Ora,’ continuò puntando al paiolo
vicino al tavolo dei Corvonero, ‘questa qui è abbastanza conosciuta… figura in qualche
volantino del Ministero anche recentemente… chi sa –?’
La mano di Hermione fu la più veloce ancora una volta.
‘È Pozione Polisucco, Signore,’ disse.
Anche Harry aveva riconosciuto la sostanza fangosa che sobbolliva lenta nel secondo
calderone, ma non si risentì con Hermione per essersi presa il merito della risposta; lei,
dopotutto, era quella che era riuscita a farla, quando erano al secondo anno.
‘Eccellente, eccellente! Ora, questa qui… sì, mia cara?’ disse Slughorn, sembrando piuttosto
divertito, appena la mano di Hermione colpì nuovamente l’aria.
‘È Amortentia!’
‘Lo è, infatti. Sembra quasi sciocco chiederlo,’ disse Slughorn, che sembrava piuttosto
impressionato, ‘ma suppongo tu sappia cosa fa?’
‘È la più potente pozione d’amore del mondo!’ disse Hermione.
‘Assolutamente esatto! L’hai riconosciuta, presumo, dalla sua unica lucentezza
madreperlacea?’
‘E dal vapore che sale in spirali caratteristiche,’ disse Hermione con entusiasmo, ‘e si
suppone che profumi in maniera diversa per ognuno di noi, a seconda di ciò che ci attrae, e
per me profuma di erba appena tagliata e pergamena nuova e –’
Ma arrossì leggermente e non completò la frase.
‘Posso chiedere il tuo nome, mia cara?’ disse Slughorn, ignorando l’imbarazzo di Hermione.
‘Hermione Granger, Signore.’
‘Granger? Granger? Puoi avere qualche discendenza con Hector Dagworth-Granger, che
fondò la Più Straordinaria Società di Pozionisti?’
‘No, non credo, Signore. Vede, io sono nata da Babbani.’
Harry vide Malfoy piegarsi verso Nott e mormorare qualcosa; entrambi sghignazzarono, ma
Slughorn non si stupì; al contrario, si illuminò e volse lo sguardo da Hermione a Harry che le
sedeva vicino.
‘Oh! “Una delle mie migliori amiche è nata Babbana, ed è la migliore nel nostro anno!” Devo
dedurre che questa sia l’amica di cui hai parlato, Harry?’
‘Si, signore,’ rispose Harry.
‘Bene, bene, venti punti ben guadagnati a Grifondoro, signorina Granger,’ disse Slughorn
gioviale.
Malfoy assunse l’espressione che aveva quando Hermione gli dette un pugno in faccia.
Hermione si voltò verso Harry con un’espressione raggiante e sussurrò, ‘Gli hai veramente
detto che sono la migliore del nostro anno? Oh, Harry!’
‘Beh, cosa c’è di così impressionante in questo?’ Mormorò Ron, che per qualche motivo
sembrava irritato. ‘Tu sei la migliore nel nostro anno – gliel’avrei detto se l’avesse chiesto a
me!’
Hermione sorrise ma lo zittì con un gesto perchè potessero ascoltare quello che stava
dicendo Slughorn. Ron sembrava leggermente di malumore.
‘L’Amortentia non crea veramente l’amore, naturalmente. È impossibile creare o imitare
l’amore. No, questa causerà semplicemente una potente infatuazione o ossessione. È
probabilmente la pozione più pericolosa e potente in questa stanza – oh, sì,’ disse, annuendo
seriamente col capo verso Malfoy e Nott che stavano entrambi sorridendo scettici. ‘Quando
avrete visto abbastanza della vita come me non sottovaluterete il potere di un amore
ossessivo…’
‘E ora,’ disse Slughorn, ‘è giunto per noi il tempo di iniziare a lavorare.’
‘Signore, non ci ha detto cosa c’è in questo,’ disse Ernie Macmillan, puntando verso un
piccolo calderone nero che stava sulla cattedra di Slughorn. La pozione che c’era dentro
sguazzava allegramente; era il colore dell’oro fuso e larghe gocce guizzavano come
pesciolini dorati lungo la superficie, sebbene neanche una particella fosse uscita.
‘Oh!,’ disse di nuovo Slughorn. Harry era sicuro che Slughorn non avesse affatto dimenticato
la pozione, ma avesse aspettato che gli fosse chiesto per drammatizzare l’effetto. ‘Sì. Quella.
Bene, quella, signore e signori, è una curiosa pozioncina chiamata Felix Felicis. Credo,’ si
girò sorridendo, per guardare Hermione che aveva sonoramente sussultato, ‘che tu sappia
che effetto fa la Felix Felicis, signorina Granger?’
‘È fortuna liquida,’ disse Hermione eccitata. ‘Rende fortunati!’
Tutti gli studenti sembrarono alzarsi a sedere più dritti. Ora tutto ciò che Harry poteva vedere
di Malfoy era il retro della sua lucida testa bionda perché finalmente stava prestando a
Slughorn la sua piena, completa attenzione.
‘Assolutamente esatto, altri dieci punti a Grifondoro. Sì, è una piccola pozione divertente, la
Felix Felicis,’ disse Slughorn. ‘Disperatamente difficile da fare, e disastrosa se si sbaglia.
Comunque, se infusa correttamente, come è stata preparata questa, vi accorgerete che tutti i
vostri sforzi avranno successo… almeno finché l’effetto non svanisce.’
‘Perché la gente non la beve sempre allora, Signore?’ chiese Terry Boot impaziente.
‘Perché se presa in eccesso, causa vertigini, spericolatezza, ed un pericoloso eccesso di
fiducia in se stessi,’ disse Slughorn. ‘L’eccesso di una cosa buona, sapete… diventa
altamente tossico in grandi quantità. Ma presa con parsimonia e molto occasionalmente….’
‘L’ha mai presa, Signore?’ Chiese Michael Corner con grande interesse.
‘Due volte in tutta la mia vita,’ rispose Slughorn. ‘Una volta quando avevo ventiquattro anni, e
una volta quando ne avevo cinquantasette. Due cucchiai colmi presi a colazione. Due giorni
perfetti.’
Guardò sognante nel vuoto. Che stesse recitando o no, pensò Harry, l’effetto era ottimo.
‘E quello,’ disse Slughorn, apparentemente tornando sulla terra, ‘è ciò che offrirò come
premio in questa lezione.’
Ci fu silenzio tale che ogni bolla e gorgoglio delle pozioni intorno sembrava amplificato dieci
volte.
‘Una bottiglietta di Felix Felicis,’ disse Slughorn, prendendo una minuscola bottiglia di vetro
con un tappo di sughero dalla tasca e mostrandola a tutti. ‘Sufficiente per dodici ore di
fortuna. Dall’alba al tramonto, sarete fortunati in qualsiasi cosa tenterete.’
‘Ora, devo avvisarvi che Felix Felicis è una sostanza proibita nelle competizioni
organizzate… eventi sportivi, per esempio, esami o elezioni. Così il vincitore dovrà usarla
solo in una giornata normale… e vedere come quella giornata normale diventi straordinaria!’
‘Dunque,’ disse Slughorn, improvvisamente attivo ed energico, ‘cosa dovete fare per vincere
il mio favoloso premio? Bene, andate a pagina dieci di Pozioni Avanzate. Ci resta poco più di
un’ora, che dovrebbe essere sufficiente per fare un decente tentativo di preparazione del
Distillato della Morte Vivente [N.d.T.: Draught of Living Death in Inglese].
‘So che è più complessa di qualsiasi altra abbiate tentato prima, e non mi aspetto una
pozione perfetta da nessuno. La persona che la farà meglio, comunque, vincerà questa
piccola dose di Felix. Cominciate!’
Si sentì raschiare mentre ciascuno tirò davanti a sé il proprio calderone e ci fu qualche forte
rumore metallico appena le persone cominciarono ad aggiungere peso alle bilance, ma
nessuno parlava. La concentrazione nella stanza era quasi tangibile. Harry vide Malfoy
sfogliare febbrilmente la sua copia di Pozioni Avanzate. Non poteva essere più chiaro che
Malfoy realmente volesse quella giornata fortunata. Harry si piegò rapidamente sopra il libro
ammaccato che Slughorn gli aveva prestato.
Con fastidio vide che il precedente proprietario aveva scribacchiato su tutte le pagine, così
che i margini erano altrettanto neri che le parti stampate. Piegandosi per decifrare gli
ingredienti (persino qui il precedente proprietario aveva fatto annotazioni e cancellato parole)
Harry si affrettò verso la credenza delle scorte per trovare quello di cui aveva bisogno. Come
si precipitò indietro al suo calderone, vide Malfoy tagliare radici di valeriana più velocemente
che poteva.
Ognuno tirava occhiate intorno per vedere quello che faceva il resto della classe; questo era
sia il vantaggio che lo svantaggio in Pozioni, che era difficile mantenere il proprio lavoro
riservato. Entro dieci minuti, l’intera stanza era piena di vapori bluastri. Hermione,
ovviamente, sembrava aver fatto i maggiori progressi. La sua pozione assomigliava già al
“liquido omogeneo, color ribes” citato come ideale a metà preparazione.
Avendo finito di tagliuzzare le sue radici, Harry si piegò di nuovo sul libro. Era veramente
molto irritante dover tentare di decifrare le istruzioni sotto tutti gli stupidi scarabocchi del
precedente proprietario, che per qualche ragione dissentiva con l’ordine di tagliare il Fagiolo
Soporifero e aveva scritto l’istruzione alternativa:
Schiacciato col lato piatto di un pugnale d’argento, rilascia succo migliore che se tagliato.
‘Signore, penso che conosciate mio nonno, Abraxas Malfoy?’
Harry guardò su. Slughorn stava proprio passando il tavolo dei Serpeverde.
‘Sì,’ disse Slughorn senza guardare Malfoy, ‘mi è dispiaciuto sapere che era morto, sebbene
naturalmente non sia stata una cosa inaspettata, sifilide di Drago alla sua età...’
E andò oltre. Harry si chinò di nuovo sul calderone, sorridendo compiaciuto. Avrebbe potuto
dire che Malfoy si sarebbe aspettato di essere trattato come Harry o Zabini; forse aveva
perfino sperato in un trattamento di favore del tipo di quello che aveva imparato ad aspettarsi
da Piton. Sembrava che Malfoy non potesse contare su nient’altro se non sul suo talento per
vincere la bottiglia di Felix Felicis.
Il Fagiolo Soporifero si stava dimostrando molto difficile da tagliare. Harry si voltò verso
Hermione.
‘Posso prendere in prestito il tuo coltello d’argento?’
Lei annuì impaziente, senza distogliere lo sguardo dalla sua pozione, che era ancora di un
rosso cupo, mentre secondo il libro avrebbe dovuto virare ad una leggera tonalità di lilla,
adesso.
Harry schiacciò il suo fagiolo con la parte piatta del pugnale. Con sua meraviglia, trasudò
immediatamente così tanto succo che si meravigliò come il fagiolo raggrinzito potesse averlo
contenuto tutto. Velocemente versandolo tutto col mestolo nel calderone vide, con sua
sorpresa, che la pozione assumeva esattamente il tono di lilla descritto nel libro.
La sua irritazione per il precedente proprietario svanì di botto, Harry adesso scrutava le
successive righe di istruzioni. Secondo il libro, doveva rimescolare in senso anti-orario finché
la pozione diventava chiara come acqua. Secondo le aggiunte fatte dal precedente
proprietario, comunque, avrebbe dovuto aggiungere un giro in senso orario ogni sette in
senso antiorario. Poteva il vecchio proprietario aver ragione una seconda volta?
Harry mescolò in senso antiorario, trattenne il respiro, e ne fece uno in senso orario, L’effetto
fu immediato. La pozione diventò rosa pallido.
‘Come hai fatto?’ domandò Hermione, che aveva la faccia rossa e i capelli che diventavano
sempre più cespugliosi per i fumi del suo calderone; la sua pozione era ancora risolutamente
viola.
‘Aggiungi un giro in senso orario –’
‘No, no, il libro dice in senso antiorario!’ disse bruscamente.Harry scrollò le spalle e continuò quello che stava facendo. Sette giri in senso anti-orario, uno
in senso orario, pausa… sette giri in senso anti-orario, uno in senso orario…
Dall’altra parte del tavolo, Ron stava imprecando fluidamente sotto voce; la sua pozione
sembrava liquirizia liquida. Harry si guardò intorno. Per quello che poteva vedere, la pozione
di nessun altro era diventata pallida come la sua. Si sentì eccitato, qualcosa che non era mai
successo in quel sotterraneo.
‘È tempo... su!’ ordinò Slughorn. ‘Smettete di mescolare, per favore!’
Slughorn si mosse lentamente fra i tavoli, osservando dentro i calderoni. Non fece commenti,
ma occasionalmente dava alla pozione una mescolata o un’annusata. Alla fine raggiunse il
tavolo dove erano seduti Harry, Ron, Hermione, ed Ernie. Sorrise triste alla sostanza
catramosa nel calderone di Ron. Passò oltre al miscuglio blu di Ernie. Fece un cenno di
approvazione alla pozione di Hermione. Poi vide quella di Harry, e un’espressione di
incredulo piacere gli si diffuse in faccia.
‘Il sicuro vincitore!’ urlò al sotterraneo. ‘Eccellente, eccellente, Harry! Buon Dio, è chiaro che
hai ereditato il talento di tua madre, era un’esperta in Pozioni, Lily! Eccoti, allora, eccoti – una
bottiglia di Felix Felicis, come promesso, e usala bene!’
Harry fece scivolare la piccola bottiglia di liquido dorato nella sua tasca interna, sentendo una
strana combinazione di piacere per gli sguardi furiosi sulle facce dei Serpeverde, e di senso
di colpa, per l’espressione delusa su quella di Hermione. Ron sembrava semplicemente
ammutolito.
‘Come hai fatto?’ Gli sussurrò all’orecchio mentre uscivano dal sotterraneo.
‘Ho avuto fortuna, presumo,’ disse Harry, perché Malfoy era a tiro di voce.
Una volta che si furono accomodati al sicuro al tavolo dei Grifondoro per cena, comunque, si
sentì abbastanza sicuro da poterglielo dire. La faccia di Hermione si pietrificava sempre più
ad ogni parola che lui pronunciava.
‘Suppongo che pensi che abbia barato?’ concluse [Harry], infastidito dalla sua espressione.
‘Beh, non è stato esattamente un lavoro completamente tuo, no?’ Rispose lei indispettita.
‘Ha solo seguito istruzioni differenti dalle nostre,’ disse Ron. ‘Avrebbe potuto essere una
catastrofe, no? Ma ha corso il rischio ed è stato ripagato. ‘Emise un sospiro. ‘Slughorn
avrebbe potuto dare quel libro a me, ma no, ho preso quello in cui nessuno ha mai scritto. Ho
vomitato, per l’aspetto di pagina cinquantadue ma –’
‘Aspetta,’ disse una voce vicina all’orecchio sinistro di Harry e lui sentì un improvviso
diffondersi di quell’odore di fiori che l’aveva colpito nel sotterraneo di Slughorn. Si guardò
intorno e vide che Ginny si era unita a loro. ‘Ho sentito bene? Hai preso ordini da qualcosa
che qualcuno ha scritto in un libro, Harry?’
Sembrava allarmata e arrabbiata. Harry capì immediatamente che cosa le stava passando
per la testa.
‘Non è nulla,’ disse rassicurante, abbassando la voce. ‘Non è come, sai, il diario di Riddle. È
solo un vecchio libro di testo su cui qualcuno ha scarabocchiato.’
‘Ma tu stai facendo quello che dice?’
‘Ho solo provato alcuni suggerimenti scritti a margine, onestamente, Ginny, non c’è niente di
strano –’
‘Ginny ha centrato il problema,’ disse Hermione, rianimandosi improvvisamente. ‘Dobbiamo
controllare che non ci sia nulla di strano lì dentro. Voglio dire, tutte quelle anomale istruzioni,
chissà?’
‘Ehi!’ disse Harry indignato, mentre lei tirò fuori dalla borsa la sua copia di Pozioni Avanzate
alzando la bacchetta. ‘Specialis Revelio!’ disse, battendola elegantemente sulla copertina.
Non successe nulla di nulla. Il libro semplicemente restò lì, sembrando vecchio e sporco e
rosicchiato dai topi.
‘Finito?’ Chiese irritato Harry. ‘O vuoi aspettare e vedere se fa qualche giro all’indietro?’
‘Sembra a posto,’ disse Hermione, guardando ancora il libro sospettosa. ‘Voglio dire, sembra
davvero essere… solo un libro di testo.’
‘Bene. Allora lo riprenderò,’ disse Harry, tirandolo via dal tavolo, ma gli scivolò di mano e
atterrò aperto sul pavimento.
Nessun altro stava guardando. Harry si chinò per recuperare il libro, e appena lo fece, vide
qualcosa scarabocchiato lungo il fondo del retro di copertina nella stessa piccola scrittura
ristretta delle istruzioni che gli avevano fatto vincere la sua bottiglia di Felix Felicis, ora
accuratamente nascosta all’interno di un vecchio paio di calzini, di sopra, nel suo baule.
Questo libro è di proprietà del Principe Mezzosangue
-Capitolo 10La casa di Gaunt
Trad. by Expelliarmus
Revisione di amelia
Per tutte le altre lezioni di Pozioni della settimana Harry continuò a seguire le istruzioni del
Principe Mezzosangue ogni qual volta queste si discostavano da quelle di Libatius Borage,
con il risultato che alla loro quarta lezione Slughorn stava vaneggiando sulle abilità di Harry,
affermando che raramente aveva insegnato a qualcuno così pieno di talento. Né Ron né
Hermione ne erano particolarmente contenti. Nonostante Harry si fosse offerto di condividere
il proprio libro con entrambi, Ron aveva molte più difficoltà a decifrare la calligrafia rispetto ad
Harry, e non poteva chiedergli di leggere le istruzioni ad alta voce o avrebbe destato sospetti.
Hermione, nel frattempo, andava avanti in maniera risoluta con quelle che lei chiamava le
istruzioni “ufficiali”, diventando però sempre più di cattivo umore quando queste portavano a
risultati più scarsi rispetto a quelle del Principe.
Harry continuava vagamente a chiedersi chi fosse stato il Principe Mezzosangue.
Sebbene la quantità di compiti che era stata loro assegnata gli impedisse di leggere
interamente la sua copia di Preparazione Avanzata di Pozioni, l’aveva sfogliata a sufficienza
per vedere che c’era a mala pena una pagina su cui il Principe non aveva aggiunto delle
note; non erano tutte sulla preparazione di pozioni. Qua e la erano presenti delle indicazioni
per quelli che sembravano essere incantesimi che il Principe stesso aveva inventato. “O lei
stessa” disse Hermione irritata, ascoltando casualmente Harry che mostrava alcune di queste
indicazioni a Ron nella sala comune di Sabato pomeriggio. “Potrebbe essere stata una
ragazza. Mi pare che la calligrafia assomigli più a quella di una ragazza che non a quella di
un ragazzo.”
“Principe Mezzosangue, veniva chiamato,” disse Harry. “Quante ragazze sono state principi?”
Hermione sembrò non avere nessuna risposta alla domanda. L’unica cosa che fece fu
imbronciarsi e tirare via il suo tema sui Princìpi della Ri-materializzazione lontano da Ron,
che stava tentando di leggerlo a testa in giù.
Harry diede un’occhiata al suo orologio e ripose di fretta la vecchia copia di Preparazione
Avanzata di Pozioni nella borsa.
“Sono le otto meno cinque, farei meglio ad andare, o arriverò in ritardo da Silente.”
“Ooooh!” rantolò Hermione, alzando lo sguardo all’improvviso. “Buona fortuna! Ti
aspetteremo in piedi, vogliamo sentire cosa ti insegna!”
“Speriamo vada bene,” disse Ron, ed entrambi guardarono Harry andar via attraverso il buco
nel ritratto.
Harry procedeva attraverso corridoi deserti, anche se dovette nascondersi in fretta dietro una
statua quando la professoressa Cooman sbucò da dietro l’angolo, borbottando fra sé e sé
mentre mescolava un mazzo di carte da gioco dall’aspetto sudicio che leggeva camminando.
“Due di picche, conflitto,” mormorò, mentre sorpassava il luogo dove Harry si era acquattato,
di nascosto. “Sette di picche: un cattivo presagio. Dieci di picche: violenza. Fante di picche:
un oscuro ragazzo, probabilmente preoccupato, che detesta chi fa domande…”
Si fermò di botto, giusto dall’altro lato della statua dietro cui si era nascosto Harry.
“Bene, non può essere corretto,” disse contrariata, e Harry la sentì rimescolare
vigorosamente mentre riprendeva nuovamente a camminare, non lasciando niente dietro di
sé a parte un forte odore di sherry da cucina. Harry aspettò finché non fu abbastanza sicuro
che fosse andata via, quindi si affrettò di nuovo verso il luogo nel corridoio al settimo piano
dove un singolo gargoyle stava contro la parete.
“Scoppi acidi” disse Harry, e il gargoyle si spostò lateralmente; la parete che stava dietro
scivolò mettendosi da parte, e fu rivelata una scala a spirale di pietra in movimento, sulla
quale Harry salì, in modo da essere trasportato con un moto circolare fino alla porta con il
battente in ottone che conduceva all’ufficio di Silente.
Harry bussò.
“Avanti,” disse la voce di Silente.
“Buona sera, signore,” disse Harry, entrando nell’ufficio del preside.
“Ah, buona sera Harry. Siediti,” disse Silente, sorridendo. “Spero che tu abbia avuto una
piacevole prima settimana di rientro a scuola.”
“Si, grazie, signore” disse Harry.
“Devi essere stato indaffarato, hai rimediato già una punizione!”
“Ehm,” iniziò Harry impacciatamene, ma Silente non pareva essere troppo arrabbiato.
“Ho stabilito con il professor Piton che riceverai la tua punizione sabato prossimo.”
“Bene,” disse Harry che aveva questioni più urgenti della punizione di Piton nella propria
testa, e che ora si guardava attorno furtivamente per cercare qualche indizio su ciò che
Silente aveva progettato di fare insieme a lui quella sera. L’ufficio circolare sembrava essere
come al solito; i delicati strumenti d’argento stavano su tavoli dalle gambe affusolate, mentre
frullavano ed emettevano fumo; i ritratti dei precedenti presidi e delle direttrici dormicchiavano
nelle loro cornici, e la splendida fenice di Silente, Fanny, stava sul suo ramo dietro la porta,
guardando Harry con chiaro interesse.
“Allora, Harry,” disse Silente in tono d’affari. “Ti sarai chiesto, ne sono sicuro, cosa ho
pensato di farti fare durante queste – per usare un termine più adatto – lezioni. ”
“Si, signore.”
“Bene, ho deciso che è arrivato il momento, ora che sai cosa ha spinto Lord Voldemort a
cercare di ucciderti quindici anni fa, che ti vengano fornite alcune informazioni.”
“Mi aveva detto, alla fine dell’ultimo trimestre, che stava per raccontarmi tutto,” disse Harry.
Fu difficile evitare un tono di accusa nella sua voce. “Signore,” aggiunse.
“E così ho fatto,” disse Silente serenamente. “Ti ho detto tutto quello che so. Da questo
momento in avanti, dovremo abbandonare le solide fondamenta dei fatti e viaggiare assieme
attraverso le paludi oscure della memoria dentro i boschi delle congetture più selvagge. Da
qui in avanti, Harry, potrei essere disgraziatamente in errore come Humphrey Belcher, che
pensava che i tempi fossero maturi per un paiolo fatto di formaggio.”
“Ma lei pensa di avere ragione?” disse Harry.
“Naturalmente sì, ma come ho già avuto modo di dimostrarti, commetto degli errori come
qualsiasi uomo. Infatti, essendo – perdonami – più intelligente rispetto alla maggior parte
degli uomini, i miei errori tendono ad essere proporzionalmente più grandi.”
“Signore,” disse Harry, “quello che sta per dirmi ha a che fare con la profezia? Mi aiuterà a…
sopravvivere?”
“Ha moltissimo a che fare con la profezia,” disse Silente, in maniera distaccata come se
Harry gli avesse chiesto informazioni su che tempo avrebbe fatto per i prossimi giorni, “e di
sicuro spero che ti aiuterà a sopravvivere.”
Silente si alzò in piedi e iniziò a passeggiare attorno alla scrivania, dietro Harry, che si girò
impazientemente sulla sua sedia per vedere Silente piegarsi verso l’armadietto accanto alla
porta. Quando Silente si tirò su, teneva in mano una familiare bacinella di pietra poco
profonda il cui bordo era inciso con degli strani simboli. Pose il Pensatoio sulla scrivania di
fronte a Harry.
“Sembri preoccupato.”
Harry aveva senza dubbio gettato uno sguardo al Pensatoio con un po’ di apprensione. Le
sue precedenti esperienze con quello strano aggeggio che memorizzava e rivelava pensieri e
ricordi, sebbene altamente istruttive, erano anche state sgradevoli. L’ultima volta che aveva
disturbato il suo contenuto, aveva visto molto più di quello che avrebbe desiderato. Ma
Silente sorrideva.
“Questa volta, entrerai nel pensatoio con me… e, cosa ancora più insolita, con il mio
permesso.”
“Dove andiamo, signore?”
“A fare una escursione sulle strade della memoria di Bob Ogden,” disse Silente estraendo
dalla tasca una bottiglia di cristallo contenente un turbinio di una strana sostanza color
argento chiaro.
“Chi era Bob Ogden?”
“Fu assunto dal Dipartimento per l’Applicazione delle Leggi Magiche,” disse Silente. “È morto
poco tempo fa, ma non prima che io lo trovassi e lo persuadessi a confidarmi questi ricordi.
Stiamo per accompagnarlo in una visita che fece mentre era in servizio. Se vuoi alzarti,
Harry…”
Ma Silente aveva qualche difficoltà a estrarre il tappo dalla bottiglia di cristallo: la sua mano
ferita sembrava rigida e dolorante.
“Posso – posso aiutarla, signore?”
“Nessun problema, Harry.”
Silente puntò la sua bacchetta verso la bottiglia e il tappo volò via.
“Signore – come si è ferito alla mano?” chiese di nuovo Harry, guardando le dita annerite con
un misto di disgusto e di compassione.
“Non è il momento per quella storia. Non ancora. Abbiamo un appuntamento con Bob
Ogden.”
Silente versò il contenuto argenteo della bottiglia nel Pensatoio, dove iniziò a ruotare e a
luccicare, né liquido né gassoso. “Dopo di te,” disse Silente indicando la bacinella. Harry si
piegò in avanti, prese un profondo respiro, e immerse il suo viso nella sostanza argentea.
Sentì i suoi piedi che lasciavano il pavimento dell’ufficio; stava cadendo, cadeva attraverso
un vortice oscuro e poi, all’improvviso, si trovò a sbattere le palpebre sotto un sole
abbagliante. Prima che i suoi occhi potessero adattarsi, Silente atterrò accanto a lui.
Si trovavano su una strada di campagna delimitata da un’alta, aggrovigliata siepe, sotto un
cielo estivo tanto brillante e azzurro quanto un Non-ti-scordar-di-me.
A circa dieci piedi davanti a loro stava un basso, paffuto uomo che portava degli occhiali
enormemente spessi tanto da far sembrare i suoi occhi simili a quelli di una talpa. Stava
leggendo un cartello di legno che sbucava fuori dai roveti sul lato sinistro della strada. Harry
capì che doveva trattarsi di Ogden; era l’unica persona intorno e indossava uno strano tipo di
abiti, spesso scelti da maghi che avevano poca esperienza, nel tentativo di apparire simili ai
Babbani: in questo caso, un frac sopra un costume da bagno intero a strisce. Comunque,
prima che Harry avesse il tempo di fare qualcosa di più che registrare il suo bizzarro aspetto,
Ogden iniziò a camminare velocemente per il sentiero.
Silente ed Harry lo seguirono. Passando vicino al segnale in legno, Harry diede un’occhiata
alle sue due frecce. Quella puntata verso la direzione dalla quale erano venuti diceva: Great
Hangleton, 8 chilometri. Quella che puntava verso Ogden diceva: Little Hangleton, 1.5
chilometri.
Camminarono per un po’, non vedendo nulla se non le siepi ai lati , il vasto cielo azzurro sulla
loro testa, e quella elegante figura con il frac di fronte a loro. Poi il sentiero curvò a sinistra e
scomparve, inclinandosi ripidamente su di un pendio, così che ebbero all’improvviso
un’inaspettata veduta dell’intera valle che giaceva di fronte a loro. Harry poteva vedere un
villaggio, senza dubbio Little Hangleton, annidato tra due ripide colline, con la chiesa e il
cimitero chiaramente visibili. Nella vallata, posta sull’altro lato del pendio, stava una bella
casa di campagna circondata da una larga distesa di prato verde e vellutato.
Ogden si lanciò riluttante in una specie di trotto a causa del pendio che scendeva ripido.
Silente allungo il passo, ed Harry si affrettò a seguirlo.
Pensò che Little Hangleton dovesse essere la loro meta finale e si domandava, così come
aveva fatto la sera in cui avevano trovato Slughorn, come mai dovessero avvicinarsi partendo
da una tale distanza. Comunque, scoprì presto che si sbagliava nel pensare di andare al
villaggio. Il sentiero curvò a destra e non appena svoltarono l’angolo videro l’estremità del
frac di Ogden che svaniva attraverso un’apertura nella siepe. Silente ed Harry lo seguirono
per una stretta strada fangosa, delimitata da siepi ancora più alte e selvagge di quelle che si
erano lasciati dietro. La via era storta, rocciosa, e piena di buche, in pendenza come la
precedente, e sembrava puntare verso un cumulo di alberi sinistri poco più in basso. Infatti, il
sentiero si aprì presto in un boschetto, e Silente ed Harry si fermarono dietro Ogden, che si
era bloccato e aveva impugnato la bacchetta.
Nonostante il cielo limpido, i vecchi alberi che stavano davanti gettavano cupe, scure, fredde
ombre, e passò qualche secondo prima che gli occhi di Harry potessero scorgere una
costruzione mezza nascosta in un groviglio di tronchi. Gli sembrò un posto stranissimo da
scegliere per un casa, o comunque una decisione singolare lasciare che gli alberi
crescessero tutto intorno, bloccando così la luce e impedendo la vista della valle sottostante.
Si chiese se per caso fosse disabitata; le sue pareti erano piene di muschio e così tante
tegole erano venute giù dal soffitto che le travi erano visibili in diversi punti. Attorno ad essa
crescevano delle ortiche, e le loro estremità raggiungevano le finestre, che erano piccole e
piene di sudiciume. Nel momento in cui arrivò alla conclusione che probabilmente nessuno
abitava lì, comunque, una finestra cigolante fu spalancata, e ne venne fuori una sottile scia di
vapore o fumo, come se qualcuno stesse cucinando.
Ogden si fece avanti silenziosamente e, così almeno sembrò ad Harry, piuttosto
prudentemente. Non appena le scure ombre degli alberi scivolarono su di lui, si fermò di
nuovo, fissando la porta d’ingresso, sulla quale qualcuno aveva inchiodato un serpente
morto.
Allora si udì un fruscio e un botto, e un uomo coperto di stracci venne giù dall’albero più
vicino, atterrando in piedi proprio davanti a Ogden, che saltò indietro così velocemente che
salì sulle code del suo frac e vi inciampò.
“Non sei il benvenuto.”
L’uomo che stava loro di fronte aveva dei folti capelli così pieni di sporcizia che sarebbero
potuti essere di qualunque colore. Molti dei sui denti mancavano all’appello. I suoi occhi
erano piccoli, scuri e fissavano direzioni opposte. Sarebbe potuto sembrare comico, ma non
lo era; l’effetto fu spaventoso ed Harry non potè biasimare Ogden per aver fatto diversi passi
indietro prima di iniziare a parlare.
“Ehm – buongiorno. Sono del Ministero della Magia – ”
“Non sei il benvenuto.”
“Ehm – mi dispiace – non riesco a capirla, ” disse teso Ogden.
Harry pensò che Ogden fosse estremamente confuso; quello sconosciuto era stato
chiarissimo secondo Harry, soprattutto perché brandiva la bacchetta in una mano e un
coltello alquanto insanguinato nell’altra.
“Tu lo capisci, ne sono certo, vero Harry?” disse Silente con tranquillità.
“Si, certamente,” disse Harry, un po’ spiazzato. “Perché Ogden non… ?”
Ma non appena i suoi occhi caddero nuovamente sul serpente morto appeso alla porta, capì
improvvisamente.
“Sta parlando Serpentese!”
“Benissimo,” disse Silente, mentre annuiva e sorrideva.
L’uomo con gli stracci stava ora avanzando verso Ogden, il coltello in una mano, la bacchetta
nell’altra.
“Ora, guardi – ” iniziò Ogden, ma troppo tardi: si udì un colpo, e Ogden era a terra, si teneva
il naso, mentre un disgustoso liquido giallognolo schizzava fra le sue dita.
“Morfin!” disse forte una voce.
Un uomo anziano venne di corsa fuori dal cottage, sbattendosi dietro la porta in modo che il
serpente morto oscillasse pateticamente. Quest’uomo era più basso del primo, e
stranamente proporzionato; le sue spalle erano larghissime e le sue braccia troppo lunghe,
che, assieme ai suoi vivaci occhi castani, ai corti e irsuti capelli, e alla faccia rugosa, gli
davano l’aspetto di una possente, attempata scimmia. Si fermò accanto all’uomo con il
coltello, che ora stava schiamazzando e rideva alla vista di Ogden li per terra.
“Il Ministero, vero?” disse l’uomo più anziano, guardando verso Ogden.
“Esatto!” disse Ogden arrabbiato, toccandosi il viso. “E lei, suppongo, è il signor Gaunt?”
“Giusto,” disse Gaunt. “L’ha presa dritto in faccia, vero?”
“Si!” rispose furioso Ogden.
“Avrebbe dovuto avvisarci della sua presenza, non è vero?” disse Gaunt aggressivamente.
“Questa è proprietà privata. Non può venire qui ed aspettarsi che mio figlio non si difenda.”
“Difendersi da cosa, da un uomo?” disse Ogden, rimettendosi in piedi.
“Dai ficcanaso. Dagli intrusi. Dai Babbani e dall’indecenza. Ogden puntò la bacchetta verso il
proprio naso, che stava ancora emettendo una grande quantità di ciò che sembrava essere
pus giallo, e improvvisamente il flusso si fermò. Il signor Gaunt sibilò a Morfin con l’angolo
della bocca. “Entra in casa. Non discutere.”
Questa volta, ormai preparato, Harry riconobbe il Serpentese; sebbene capisse cosa veniva
detto, poteva distinguere anche lo strano sibilo che Ogden udiva. Morfin sembrò sul punto di
ribattere, ma quando suo padre gli lanciò un’occhiataccia minacciosa cambiò idea si trascinò
verso il cottage con una strana andatura dondolante, sbattendo la porta dietro di lui, così che
il serpente oscillò di nuovo tristemente.
“È per vedere suo figlio che sono qui, signor Gaunt,” mentre puliva le ultime tracce di pus
dalla parte anteriore del suo frac. “Quello era Morfin, vero?”
“Ah, quello era Morfin,” disse il vecchio uomo indifferentemente. “Lei è un purosangue?”
chiese, in tono improvvisamente aggressivo.
“Questo non centra nulla,” disse Ogden freddamente, e Harry sentì crescere il suo rispetto
per Ogden. Evidentemente Gaunt la pensava piuttosto differentemente.
Guardò di traverso la faccia di Ogden e mormorò, in quello che sembrava chiaramente
essere un tono offensivo, “Ora ci penso io, ho visto nasi come i tuoi giù al villaggio.”
“Non ne dubito, visto che lascia carta bianca a suo figlio su di loro,” disse Ogden. “Forse
possiamo continuare questo discorso dentro?”
“Dentro?”
“Si, signor Gaunt. Gliel’ho ho già detto. Sono qui per Morfin. Abbiamo spedito un gufo – ”
“Io non uso i gufi,” disse Gaunt. “Non apro le lettere.”
“Quindi difficilmente può lamentarsi del fatto che non ha ricevuto nessun preavviso di
visitatori,” disse sarcasticamente Ogden. “Sono qui in seguito ad una grave violazione della
Legge Magica, che è avvenuta qui alle prime ore del mattino – ”
“Bene, bene, bene” grido Gaunt. “Entriamo in questa maledetta casa, allora, e che buon pro
vi faccia!”
La casa sembrava contenere tre piccole stanze. Due porte conducevano alla stanza
principale che serviva contemporaneamente da cucina e da soggiorno. Morfin stava seduto in
una sudicia poltrona accanto al fuoco fumante attorcigliando una vipera viva fra le sue grosse
dita e canticchiandole dolcemente in Serpentese:
Sibila, sibila, piccolo serpente
Striscia sul pavimento
Devi essere buono con Morfin
O ti appenderà alla porta.
Ci fu un rumore nell’angolo vicino alla finestra aperta, ed Harry capì che doveva esserci
qualcun altro nella stanza, una ragazza i cui abiti logori e ingrigiti erano esattamente dello
stesso colore della lurida parete di pietra dietro di lei. Stava in piedi accanto ad una pentola
fumante su un fornello nero ed imbrattato, e giocherellava con una mensola piena di pentole
e tegami dall’aspetto squallido. I suoi capelli erano lisci e opachi, e aveva un viso brutto,
pallido e piuttosto triste. I suoi occhi, come quelli del fratello, puntavano verso direzioni
opposte. Sembrava un po’ più pulita dei due uomini, ma Harry pensò di non avere mai visto
una persona più abbattuta.
“Mia figlia, Merope,” disse Gaunt a malincuore, non appena Ogden le diede uno sguardo
indagatore.
“Buongiorno,” disse Ogden.
Ella non rispose, ma con un’occhiata impaurita verso il padre voltò le spalle alla stanza e
continuò a riordinare le pentole sulla mensola che le stava dietro.
“Bene, signor Gaunt,” disse Ogden, “per andare dritto al punto, abbiamo ragione di credere
che suo figlio, Morfin, abbia fatto magie davanti ad un Babbano la scorsa notte sul tardi.”
“Ci fu un rumore assordante. Merope aveva fatto cadere una delle pentole.
“Raccoglila,” le urlò Gaunt. “Ecco, larva sul pavimento simile ad uno sporco Babbano, a cosa
serve la tua bacchetta, tu lurido sacco di letame?”
“Signor Gaunt, la prego!” disse Ogden con voce scioccata, quando Merope, che aveva già
rialzato la pentola, diventò piena di macchie scarlatte, perse di nuovo la presa della pentola,
tirò fuori dalla sua tasca la bacchetta tremando, la puntò verso la pentola, e borbottò un
rapido, impercettibile incantesimo che fece schizzare sul pavimento, lontano da lei, la
pentola, che urtò contro la parete opposta e si ruppe in due.
Morfin emise una insana risata. Gaunt gridò, “Aggiustala, tu inutile grumo, aggiustala!”
Merope avanzò nella stanza incespicando, ma prima che potesse sollevare la sua bacchetta,
Ogden alzò la sua e disse fermamente,
“Reparo.” La pentola si aggiustò all’istante.
Gaunt per un attimo sembrò come se stesse per urlare ad Ogden, ma sembrò avere un’idea
migliore di quella: invece, si prese gioco della figlia; “una fortuna che questo simpatico uomo
del Ministero si trovi qui, vero? Forse ti porterà via dalle mie mani, forse non gli dispiacciono i
luridi Maghinò…”.
Senza guardare nessuno o ringraziare Ogden, Merope tirò su la pentola e la riportò, con le
mani tremanti, sulla sua mensola. Stette in piedi quasi immobile, con la schiena al muro tra la
sudicia finestra e il fornello, come se non desiderasse altro che affondare nella pietra e
scomparire.
“Signor Gaunt,” riprese di nuovo Ogden, “come le ho già detto: la ragione della mia visita – ”
L’ho già sentita la prima volta!” ringhiò Gaunt. “E allora? Morfin ha dato ad un Babbano un
po’ di quello che si meritava – cosa c’è, quindi?”
“Morfin ha infranto la Legge Magica,” disse Ogden severamente.
“Morfin ha infranto la Legge Magica.” Gaunt imitò la voce di Ogden, rendendola pomposa e
cantilenante. Morfin schiamazzò nuovamente. “Ha dato ad uno sporco Babbano una lezione,
è illegale ora, vero?”
“Si,” disse Ogden. “Ho paura di si.”
Estrasse dalla tasca un piccolo rotolo di pergamena e lo spiegò.
“Cos’è quella allora, la sua sentenza?”, disse Gaunt, con la voce che si faceva più forte ed
arrabbiata.
“È una chiamata a comparire al Ministero per un’udienza – ”
“Chiamata! Chiamata? Chi ti crede di essere, per chiamare mio figlio a comparire da qualche
parte?”
“Sono il capo della Squadra per l’Applicazione della Legge Magica,” disse Ogden.
“E tu pensi che siamo della feccia, vero?” urlò Gaunt, avanzando verso Ogden, con un lurido
dito ingiallito che puntava al suo petto. “Feccia che corre al ministero non appena gli viene
detto di farlo? Sai con chi stai parlando, tu, piccolo Sanguesporco, lo sai?”
“Avevo come l’impressione di parlare con il signor Gaunt,” disse Ogden, guardingo, ma
stando in piedi nella sua posizione.
“Esatto!” ruggì Gaunt. Per un momento Harry pensò che Gaunt stesse facendo qualche gesto
osceno con la mano, ma dopo capì che stava mostrando ad Ogden lo sporco anello di pietra
nera che portava al suo dito medio agitandolo davanti agli occhi di Ogden. “Guarda questo!
Guardalo! Sai cos’è? Sai da dove viene? Per secoli è stato nella mia famiglia, ecco da dove
proveniamo, Purosangue dal primo all’ultimo. Sai quanto mi è stato offerto per questo, con lo
stemma di Peverell inciso sulla pietra?”
“Non ne ho proprio idea”, ammiccando non appena l’ anello arrivò ad un centimetro dal suo
naso, “e non ha molto a che vedere con la questione, signor Gaunt. Suo figlio ha commesso
–”
Con un urlo di rabbia Gaunt corse verso la figlia. Per una frazione di secondo Harry pensò
che stesse per strangolarla visto che le sue mani volarono verso la gola della ragazza; un
momento dopo la trascinava verso Ogden tirandola per una catinella d’oro attorno al suo
collo.
“Lo vedi questo?” grido ad Ogden, agitandogli un pesante medaglione d’oro, mentre Merope
biascicava e boccheggiava per respirare.
“Lo vedo, lo vedo!” disse in fretta Ogden.
“Serpeverde!” strillo Gaunt. “Salazar Serpeverde! Noi siamo i suoi ultimi discendenti in vita,
cosa hai da dire adesso, eh?”
“Signor Gaunt, sua figlia!” disse Ogden il allarme, ma Gaunt aveva già lasciato andare
Merope che barcollò lontano da lui, tornando indietro nel suo angolo, massaggiandosi il collo
e deglutendo per prendere aria.
“Ecco!” disse Gaunt trionfalmente, come se avesse appena dimostrato un complicato punto
al di la di ogni possibile disputa. “Non provare a parlarci come se fossimo fango sulle tue
scarpe! Generazioni di purosangue, tutti maghi – più di quanto tu possa dire, non ho dubbi!”
E sputò a terra ai piedi di Ogden. Morfin sghignazzò di nuovo. Merope, appoggiata accanto
alla finestra, con la testa china e la faccia nascosta dai suoi capelli lisci, non diceva nulla.
“Signor Gaunt,” disse accanitamente Ogden, “temo che né i suoi antenati né i miei abbiano
qualcosa a che vedere con il problema in questione. Sono qui a causa di Morfin, Morfin e il
Babbano a cui si è avvicinato la scorsa notte sul tardi. Le nostre informazioni” – diede uno
sguardo al suo rotolo di pergamena – “dicono che Morfin ha effettuato una fattura o un
malocchio sul suddetto Babbano, facendogli scoppiare un orticaria parecchio dolorosa.”
Morfin ridacchiò.
“Stai zitto, ragazzo,” ringhiò Gaunt in Serpentese, e Morfin si zittì di nuovo.
“E quindi cosa ha fatto, allora?” disse Gaunt provocatoriamente. “Penso che lei abbia già
sistemato la sporca faccia di quel Babbano, e cancellato la sua memoria – ”
“Non è proprio questo il punto, non è vero, signor Gaunt?” disse Ogden, “È stato un attacco
ingiustificato su un indifeso ? ”
“Ah, l’ho classificata come un amante dei Babbani dal primo momento che l’ho vista,” ghignò
Gaunt e sputò un’altra volta sul pavimento.
“Questa discussione non ci sta portando da nessuna parte,” disse deciso Ogden. “È chiaro
dal comportamento di suo figlio che egli non prova nessun rimorso per le sue azioni.” Gettò
nuovamente uno sguardo giù al suo rotolo di pergamena. “Morfin interverrà ad un’udienza il
quattordici di settembre per rispondere delle accuse di uso della magia di fronte ad un
Babbano e inflizione di danno e dolore allo stesso Ba – ”
Ogden si interruppe. Il rumore dei tintinnii e il trotto dei cavalli, e forti e allegre voci entravano
dalla finestra aperta. Evidentemente il viottolo serpeggiante che portava al villaggio doveva
passare vicinissimo al boschetto in cui si trovava la casa. Gaunt restò immobile, ascoltando,
con gli occhi spalancati. Morfin sibilò e volto la faccia verso quei suoni, con una espressione
arrabbiata. Merope alzò la testa. La sua faccia, come Harry potè vedere, era completamente
bianca.
“Mio Dio, che pugno nell’occhio!” strillò una voce di donna, chiaramente udibile dalla finestra
come se stesse lì nella stanza accanto a loro.
“Tuo padre non poteva spazzar via quel tugurio, Tom?”
“Non è nostra,” disse la voce di un giovane uomo. “Tutto sull’altro lato della vallata appartiene
a noi, ma quel cottage appartiene ad un vecchio barbone chiamato Gaunt e ai suoi figli. Il
figlio è completamente pazzo, dovresti ascoltare alcune delle storie che viene a raccontare al
villaggio – ”.
La ragazza rise. Il rumore dei tintinnii e il trotto crescevano sempre più. Morfin fece per
alzarsi dalla sua poltrona. “Resta al tuo posto,” lo ammonì suo padre, in Serpentese.
“Tom,” disse ancora la ragazza, così vicina da essere certamente accanto alla casa, “Potrei
sbagliarmi… ma qualcuno ha inchiodato un serpente su quella porta?”
“Buon Dio, hai ragione!” disse l’uomo. “Sarà stato il ragazzo, te l’ho detto che ha qualcosa
che non va in testa. Non guardarlo, Cecilia, cara.”
Il tintinnio e il trotto si facevano ora nuovamente più deboli.
“«Cara»”, bisbigliò Morfin in Serpentese, guardando sua sorella. “«Cara», così l’ha chiamata.
Quindi non ti avrebbe voluto comunque.”
Merope era così bianca che Harry era certo che stesse per svenire.
“Che cosa?” disse rapidamente Gaunt in Serpentese passando con lo sguardo dal figlio alla
figlia. “Di cosa stavi parlando, Morfin?”
“Le piace osservare quel Babbano,” disse Morfin con un espressione crudele sulla faccia
mentre fissava la sorella, che adesso sembrava terrorizzata. “Sempre in giardino quando
passa, sbirciando attraverso la siepe, non è vero? E la notte scorsa…”
Merope scosse la testa di scatto, implorante, ma Morfin andò avanti senza pietà, “Sempre
affacciata alla finestra aspettando che tornasse a casa a cavallo, non è vero?”
“Affacciata alla finestra per guardare un Babbano?” disse con calma Gaunt.
Tutti e tre i Gaunt sembravano aver dimenticato Ogden che li guardava disorientato e irritato
per la nuova interruzione di incomprensibili sibili e stridii.
“È vero?” chiese Gaunt con voce implacabile, facendo un passo o due verso la ragazza
terrorizzata. “Mia figlia… una purosangue discendente di Salazar Serpeverde… che brama
un sudicio Babbano dal sangue sporco?”
Merope scosse freneticamente il capo, spingendosi quanto più poteva contro il muro,
apparentemente incapace di parlare.
“Però io l’ho colpito, Padre!” ridacchiò Morfin. “L’ho colpito mentre passava e non sembrava
più così carino con l’orticaria su tutto il corpo, vero, Merope?”
“Tu, piccola, disgustosa Magonò, tu, sporca piccola traditrice del tuo stesso sangue!” ringhiò
Gaunt perdendo il controllo, mentre afferrava la figlia per la gola.
Sia Harry che Ogden urlarono “No!” nello stesso istante; Ogden alzò la sua bacchetta e urlò,
“Relascio!”
Gaunt venne scagliato indietro, lontano da sua figlia; inciampò su di una sedia e cadde di
schiena. Con un urlo di rabbia, Morfin si alzò con un balzo dalla sedia e corse verso Ogden,
brandendo il suo coltello coperto di sangue e scoccando malefici indiscriminatamente dalla
bacchetta.
Ogden scappò via per salvarsi la vita. Silente indicò che avrebbero dovuto seguirlo ed Harry
obbedì, con le urla di Merope che ancora echeggiavano nelle orecchie.
Ogden sfrecciò lungo il percorso e sbucò sul sentiero principale, con le mani sul capo,
quando si scontrò con il maestoso cavallo castano cavalcato da un giovane coi capelli scuri
molto carino. Sia lui che la bella ragazza che gli cavalcava accanto su un cavallo grigio
sbuffarono alla vista di Ogden, che balzò via dal fianco del cavallo e riprese a correre, con il
frac svolazzante, coperto di polvere dalla testa ai piedi, correndo precipitosamente sul
sentiero.
“Credo sia abbastanza, Harry” disse Silente. Afferrò Harry dal gomito e lo trascinò via. Un
momento dopo si alzarono entrambi in volo, leggeri attraverso l’oscurità, fino a che non
atterrarono, dritti in piedi, nell’ufficio di Silente illuminato ora dalla luce del tramonto.
“Cosa è accaduto alla ragazza nel cottage?” chiese subito Harry, mentre Silente accendeva
qualche altra lampada con un colpo di bacchetta.
“Merope, o quale che sia il suo nome?”
“Oh, è sopravvissuta,” disse Silente risedendosi dietro il suo tavolo e indicando ad Harry di
sedersi anche lui. “Ogden si è materializzò al Ministero ed è tornato nel giro di quindici minuti
con dei rinforzi. Morfin e suo padre hanno tentato di combattere, ma sono stati sopraffatti
entrambi, allontanati dal cottage e, successivamente, condannati dal Wizengamot. Morfin,
che aveva già un precedente per aver attaccato un Babbano, fu condannato a tre anni da
scontare nella prigione di Azkaban. Orvoloson, che aveva ferito alcuni impiegati del ministero
oltre ad Ogden, ricevette sei mesi.”
“Orvoloson?” ripeté Harry sorpreso.
“Esatto,” disse Silente, sorridendo in segno di approvazione. “Sono felice di vedere che stai
comprendendo.”
“Quel vecchio uomo era…?”
“Il nonno di Voldemort, sì,” disse Silente. “Orvoloson, suo figlio Morfin, e sua figlia Merope,
erano gli ultimi discendenti dei Gaunt, una famiglia di maghi molto antica, nota per una vena
di instabilità e violenza che si è ripetuta attraverso le generazioni a causa della loro abitudine
di sposarsi con i propri cugini. Una mancanza di facoltà mentali, unita a eccessive manie di
grandezza, lasciano intendere che l’importante famiglia sia andata logorandosi sempre più
per diverse generazioni, prima della nascita di Orvoloson. Lui, come hai visto, venne lasciato
nello squallore e nella povertà, con un pessimo carattere, una gran quantità di arroganza ed
orgoglio, e un paio di cimeli di famiglia che custodiva gelosamente tanto quanto suo figlio e
molto più di sua figlia.”
“Quindi, Merope,” disse Harry piegandosi in avanti sulla sedia e fissando Silente, “Quindi
Merope era… Signore, questo vuol dire che lei era … la madre di Voldemort?”
“Sì”, disse Silente. “E da quello che è accaduto abbiamo anche avuto un’apparizione fugace
del padre. Mi domando se te ne sei accorto?”
“Il Babbano attaccato da Morfin? L’uomo a cavallo?”
“Davvero molto bene,” disse Silente, sorridendo. “Si, quello era Tom Riddle Senior, il
Babbano di bell’aspetto che aveva l’abitudine di cavalcare oltre il cottage dei Gaunt e per il
quale Merope Gaunt provava una segreta e ardente passione.”
“E finirono per sposarsi?” Disse Harry incredulo, incapace di immaginare che due persone
così diverse si innamorassero.
“Credo tu stia dimenticando,” disse Silente “che Merope era una strega. Non credo che i suoi
poteri magici potessero esprimersi al meglio quando veniva terrorizzata dal padre. Una volta
che Orvoloson e Morfin furono al sicuro ad Azkaban, una volta che rimase sola e libera per la
prima volta nella sua vita, allora, sono sicuro, sia stata in grado di dare libero sfogo alle sue
abilità e di programmare la sua fuga dalla vita disperata che aveva condotto per diciotto
anni.”
“Non ti viene in mente nessuna misura che Merope abbia potuto prendere per far si che Tom
Riddle dimenticasse la sua compagna Babbana e si innamorasse invece di lei?”
“La maledizione Imperius?” Suggerì Harry. “O una pozione d’amore?”
“Benissimo. Personalmente credo che abbia usato una pozione d’amore. Sono sicuro che le
sarà sembrata più romantica, e non penso abbia incontrato molte difficoltà, durante qualche
calda giornata, mentre Riddle cavalcava da solo, a convincerlo a prendere un bicchiere
d’acqua. In tutti casi, pochi mesi dopo la scena a cui abbiamo appena assistito, il villaggio di
Little Hangleton godeva di un tremendo scandalo. Puoi immaginare i pettegolezzi che
saltarono fuori quando il figlio del signore del villaggio scappò con la figlia del vagabondo,
Merope.”
“Ma lo shock degli abitanti del villaggio fu niente a confronto di quello di Orvoloson. Ritornò
da Azkaban, sicuro di trovare la figlia che aspettava obbedientemente il suo ritorno con un
pasto caldo già pronto in tavola. Invece, trovò solo due centimetri di polvere e il suo biglietto
d’addio, in cui spiegava cosa aveva fatto.”
“Da quello che sono stato in grado di scoprire, egli non menzionò mai più il suo nome o la
sua esistenza da quel momento in poi. Lo shock per l’abbandono della figlia contribuì
probabilmente alla sua scomparsa prematura… o forse semplicemente non aveva mai
imparato a nutrirsi da solo. Azkaban aveva indebolito molto Orvoloson, e non visse tanto a
lungo da veder tornare Morfin al cottage.”
“E Merope? Lei… lei è morta, non è vero? Voldemort non venne cresciuto in un orfanotrofio?”
“Si, infatti,” disse Silente. “Dobbiamo certamente fare una gran quantità di supposizioni qui,
anche se penso che non sia difficile dedurre cosa accadde. Vedi, pochi mesi dopo il loro
matrimonio in fuga, Tom Riddle ritornò alla casa di campagna di Little Hangleton senza la
moglie. Le voci in giro fra i vicini dicevano che fosse stato tradito e preso in giro. Ciò che egli
voleva dire, ne sono certo, era di essere stato sotto un incantesimo che ora era svanito,
benché suppongo che non abbia mai usato queste precise parole per paura di essere
considerato pazzo.
Quando udirono cosa stava dicendo, comunque, gli abitanti del villaggio supposero che
Merope avesse mentito a Tom Riddle fingendo di essere in attesa del suo bambino, e che fu
costretto a sposarla per questo motivo.”
“Ma lei ebbe il suo bambino.”
“Sì, ma non prima di un anno da quando si sposarono. Tom Riddle la lasciò mentre era
ancora incinta.”
“Cosa andò storto?” chiese Harry. “Perché la pozione d’amore smise di funzionare?”
“Di nuovo un’ipotesi”, disse Silente, “ma credo che Merope, che era profondamente
innamorata di suo marito, non riuscì a sopportare l’idea di continuare a renderlo schiavo
attraverso l’uso della magia. Credo che scelse di non dargli più la pozione. Probabilmente,
innamorata com’era, si era convinta che lui in cambio si sarebbe innamorato di lei. Può darsi
che pensasse che sarebbe rimasto per il bene del bambino. Se è andata così, si sbagliò su
entrambi i fronti. Lui la lasciò, non la rivide mai più, e non si preoccupò mai di scoprire cosa
avvenne di suo figlio.”
Il cielo fuori era nero e le lampade dell’ufficio di Silente sembravano più brillanti di prima.
“Credo possa bastare per stanotte, Harry,” disse Silente dopo un momento o due.
“Si, Signore,” disse Harry.
Si alzò, ma non andò via.
“Signore… è importante conoscere tutte queste cose sul passato di Voldemort?”
“Credo sia importantissimo,” disse Silente.
“E… ha qualcosa a che fare con la profezia?”
“Ha tutto a che fare con la profezia”.
“Bene,” disse Harry, un po’ confuso, ma rassicurato al tempo stesso.
Si voltò per andarsene, ma poi gli venne in mente un’altra domanda e si voltò di nuovo
indietro. “Signore, posso riferire a Ron ed Hermione tutto ciò che mi ha detto?”
Silente sembrò pensarci un momento, poi disse, “Si, credo che il Signor Weasley e la
signorina Granger abbiano dato prova di essere degni di fiducia. Ma Harry, devo però
chiederti di dire loro di non rivelare niente di tutto ciò a nessun altro. Non sarebbe una buona
idea se circolassero voci su quello che so, o sospetto di sapere, sui segreti di Voldemort.”
“No, Signore, posso garantirle che lo dirò solo a Ron ed HHermione. Buona notte.”
Si voltò di nuovo, era quasi arrivato alla porta quando lo vide. Appoggiato su uno dei tavolini
dalle lunghe gambe affusolate che reggevano così tanti aggeggi d’argento dall’aspetto fragile,
c’era un brutto anello d’oro incastonato con una grande pietra nera rotta.
“Signore” disse Harry fissandolo. “Quell’anello…”
“Si?” disse Silente.
“Lei indossava quell’anello quando siamo andati a trovare il Professor Slughorn quella notte.”
“Si.” Annuì Silente.
“Ma non è… Signore, non è lo stesso anello che Orvoloson Gaunt ha mostrato ad Ogden?”
Silente chinò la testa. “Esattamente lo stesso.”
“Ma come è arrivato…? Lo ha sempre avuto lei?”
“No, l’ho acquisito di recente,” disse Silente. “Proprio pochi giorni prima che venissi a
recuperarti a casa di tuo zio e tua zia.”
“Allora dovrebbe essere stato intorno allo stesso periodo in cui si è ferito la mano, signore?”
“All’incirca in quel periodo, si, Harry.”
Harry esitò. Silente stava sorridendo.
“Signore, come esattamente... ?”
“È troppo tardi, Harry. Ascolterai la storia un’altra volta. Buona notte.”
“Buona notte, signore”
-Capitolo 11 –
Trad by -GiulyHermione dà una mano
Come Hermione aveva predetto, i tempi liberi del sesto anno non erano le ore di beato
rilassamento che Ron si era aspettato, ma tempo nel quale tentare di stare al passo con
l'immensa quantità di compiti assegnati. Non solo studiavano come se avessero esami ogni
giorno, ma le lezioni stesse erano diventate difficili come mai prima. Harry capiva a stento
metà delle cose che la professoressa Mc Granitt spiegava loro quei giorni; persino Hermione
aveva dovuto chierle di ripetere le istruzioni una volta o due. Incredibilmente, e con
risentimento crescente di Hermione, la materia in cui Harry andava meglio era diventata
inaspettatamente pozioni, grazie al principe mezzosangue. Gli incantesimi non verbali erano
ora pretesi, non solo a Difesa contro le arti oscure, ma anche in incantesimi e trasfigurazione.
In Sala Comune o all’ora dei pasti, Harry poteva vedere spesso compagni col volto arrossato
e teso come se avessero usato troppo Tu-Sai-Che di Fred e George. Sapeva anche, però,
che in realtà si stavano sforzando per fare qualche incantesimo senza pronunciarne la
formula ad alta voce. Era un sollievo uscire all'aperto verso le serre; ad erbologia si stavano
occupando di piante molto più pericolose quanto mai prima, ma almeno gli era permesso di
imprecare ad alta voce se i tentacoli velenosi li assalivano inaspettatamente alle spalle. Una
conseguenza dell'enorme quantità di compiti e delle frenetiche ore di pratica di incantesimi
non verbali fu che Harry, Ron ed Hermione non avevano avuto la possibilità di trovare il
tempo di andare a trovare Hagrid fino ad ora. Egli aveva smesso di venire al tavolo degli
insegnanti per i pasti, un brutto segno, e nelle poche occasioni in cui l'avevano incrociato nei
corridoi o nei prati all'esterno, lui non era misteriosamente riuscito a vederli o sentire i loro
saluti.
"Dobbiamo andare da lui e chiarire" disse Hermione, il sabato seguente a colazione,
guardando l'enorme sedia vuota di Hagrid al tavolo degli insegnanti.
"Abbiamo le selezioni di Quidditch stamani" disse Ron "E dovremmo far pratica
dell'incantesimo Aguamenti per Vitious! E in ogni caso, chiarire cosa? Come facciamo a dirgli
che odiavamo la sua stupida materia?"
"Noi non la odiavamo!" disse Hermione.
"Parla per te, io non ho dimenticato gli schiopodi," disse Ron cupamente " E devo farvi notare
che abbiamo una facile scappatoia. L'avete sentito raccontare che continua ad andare da
quello stupido di suo fratello - noi avremmo dovuto insegnare a Grop come allacciarsi le
scarpe, se fossimo rimasti."
"Odio non poter parlare con Hagrid," disse Hermione, un po' turbata.
"Ci andremo dopo il quidditch," la rassicurò Harry. Anche lui sentiva la mancanza di Hagrid,
sebbene, come Ron, pensava fosse meglio non avere mai a che fare con Grop in vita loro.
"Ma, considerando il numero di persone che si è proposto, le selezioni potrebbero durare
tutta la mattinata". Era un po' nervoso nell'affrontare la sua prima difficoltà come capitano. "
Non capisco come mai la squadra sia così popolare in questo periodo."
"Oh, ma dai Harry" sbottò Hermione, improvvisamente impaziente. "Non è il quidditch a
essere popolare, sei te! Non sei mai stato così interessante e, francamente, non sei mai stato
nemmeno così desiderabile."
Ron ingoiò un enorme pezzo di aringa affumicata. Hermione lo guardò sdegnosamente prima
di rivolgersi nuovamente ad Harry.
"Tutti sanno che avevi detto la verità, no? Tutta la comunità magica ha dovuto ammettere che
avevi ragione riguardo il ritorno di Voldemort e che avevi combattuto con lui in due occasioni
negli ultimi due anni, riuscendo però a sfuggirgli entrambe le volte. Ed ora ti chiamano "Il
Prescelto" - beh, andiamo, non capisci perchè la gente è affascinata da te?"
Di colpo Harry trovò che nella sala grande facesse molto caldo, sebbene il soffitto mostrasse
ancora un cielo freddo e piovoso.
"E poi hai subito tutta quella persecuzione dal ministero quando cercava di farti passare per
un matto e un bugiardo. Puoi ancora vedere i segni dove quella donna diabolica ti ha fatto
scrivere con il tuo stesso sangue, ma tu continui a tenerti in disperte da questa storia..."
"Puoi ancora vedere dove quei cervelli mi hanno attaccato al ministero, guarda," Disse Ron,
sollevando le maniche della divisa.
"E come se non bastasse, sei anche cresciuto di un atrentina di centimetri quest'estate"
Concluse Hermione ignorando Ron.
"Io sono alto," Disse Ron ignorato da tutti.
La posta via gufo arrivò, precipitandosi dalle finestre schizzate di pioggia, schizzando tutti di
gocce d'acqua. Molte persone ricevevano più posta del solito; genitori ansiosi desiderosi di
contattare i propri figli e rassicurarli che a casa andava tutto bene. Harry non aveva ricevuto
lettere dall'inizio del trimestre; il suo unico corrispondente regolare ora era morto e, sebbene
avesse sperato che Lupin potesse scrivergli di tanto in tanto, finora era rimasto deluso. Fu
molto sorpreso, perciò, nel vedere la sua candida Edvige volare in mezzo a tutti quei gufi
bruni o grigi. Atterrò di fronte a lui trasportando un grande pacco squadrato. Un secondo più
tardi, un pacco identico atterò di frontea Ron, schiantandosi insieme al suo minuscolo ed
esausto gufo, Leotordo.
"Ah" Disse Harry, strappando l'involucro e mostrando la nuova copia di "Pozioni avanzate"
appena arrivata dal Ghirigoro. "Oh,bene" Disse Hermione entusiasta. "Ora puoi restituire
quella copia tutta segnata"
"Sei matta?" disse Harry. "Mi tento quella! Guarda, ho già pensato a tutto..."
Tirò fuori la vecchia copia di "Pozioni avanzate" dalla cartella e colpì la copertina,
mormorando "Diffindo". La copertina si staccò. Fece la stessa cosa con il libro nuovo
(Hermione guardava scandalizzata). Dopodichè scambiò le copertine e le colpì entrambe
dicendo "Reparo". Da una parte pose la copia del principe, ora come nuova, e da un altra la
copia fresca di Ghirigoro che ora sembrava di seconda mano.
"Restituirò a Slughorn la nuova. Non avrà nulla da lamentarsi, costa nove galeoni."
Hermione strinse le labbra con rabbiosa disapprovazione, ma fu distratta da un terzo gufo
che era atterrato davanti a lei con una copia della gazzetta del Profeta. Aprì sgraziatamente il
giornale ed esaminò la prima pagina.
"E' morto qualcunoche conosciamo?" domandò Ron con voce volutamente noncurante.
ripeteva la stessa domanda ogni volta che hermione apriva il giornale.
"No, ma ci sono stati altri attacchi d parte di dissennatori," Disse Hermione. "E un arresto"
"Ottimo, chi?" Disse Harry, pensando a Bellatrix Lestrange.
"Stan Picchetto" Disse Hermione.
"Cosa?" disse Harry sbalordito.
"Stan Picchetto, bigliettaio del popolaremezzo di trasporto magico, il Nottetempo, è stato
arrestato con il sospetto di aver agito come mangiamorte. Il signor Picchetto, 21 anni, è stato
preso in custodia dopo un'incursione nella sua casa a Clapham..."
"Stn Picchetto un mangiamorte?" Disse Harry, ricordando il brufoloso ragazzo che aveva
incontrato tre anni prima. "Impossibile!"
"Può darsi che fosse stato sotto la maledizione Imperius" Disse Ron pensoso. "Non si può
mai dire"
"Non sembra," Disse Hermione che stava ancora leggendo. "Qui dice che è stato arrestato
dopo che l'avevano sentito parlare in un pub di alcuni piani segreti dei mangiamorte." Alzò lo
sguardo con un'espressione sgomenta sul volto. "Se fosse stato sotto la maledizione
Imperius, difficilmente sarebbe andato a spifferare in giro i loro piani, no?"
"Pare che volesse far sembrare di sapere più di quanto sapeva in realtà." Disse Ron. "Non
era lui che diceva di star per diventare ministro della magia quando cercava di far colpo su
una Veela?"
"Sì, è lui" confermò Harry. "Non so a che gioco stanno giocando prendendo Stan sul serio."
"Probabilmente voglionodare l'impressione che stanno facendo qualcosa" Disse Hermione
accigliata. "La gente è terrificata - Lo sai che i genitori delle gemelle Patil vogliono che le filie
tornino a casa? ed Eloise Midgen si è appena ritirata. Il padre è venuto a prenderla la notte
scorsa."
"Cosa!" Disse Ron, guardando Hermione con occhi stralunati."Ma Hogwarts è più sicura delle
loro case, per forza! Ci sono gli auror, e tutti quegli incantesimi protettivi extra, e c'è Silente!"
"Non credo che lui ci sia sempre," disse Hermione molto tranquillamente, lanciando uno
sguardo al tavolo degli insegnanti, oltre il bordo della Gazzetta del Profeta. "Non l'hai notato?
Il suo posto è stato vuoto almeno quanto quello di Hagrid, la scorsa settimana."
Harry e Ron guardarono verso il tavolo degli insegnanti. La sedia del preside era veramente
vuota. E adesso che ci pensava, non aveva più visto Silente fin dalla loro lezione privata la
settimana precedente.
"Credo che abbia lasciato la scuola per fare qualcosa per l'Ordine," sussurrò Hermione.
"Voglio dire...sembra tutto così grave, no?"
Harry e Ron non risposero, ma Harry sapeva che satavano pensando tutti alla stessa cosa.
C'era stato un orribile incidente il giorno prima, ed Hannah Abbott era stata fatta uscire,
durante la lezione di erbologia, per essere informata del fatto che la madre era stata trovata
morta. Non avevano più visto Hannah da allora.
Quando cinque minuti più tardi lasciarono il tavolo dei Grifondoro per dirigersi al campo di
quidditch, passarono davanti a Lavanda Brown e Calì patil. Ricordando ciò che Hermione
aveva detto riguardo la decisione dei genitori delle gemelle di ritirarle da scuola, Harry non fu
sorpreso di vedere le due, molto amiche, sussurrare tra loro apparentemente tristi. Ciò che
sorprese Harry fu che, non appena Ron arrivò alla loro altezza, Calì sferrò subito una
gomitata a Lavanda, che si guardò intorno e lanciò a Ron un grande sorriso. Ron ammiccò
verso di lei per sfoggiargli poi un sorriso esitante. All'istante la sua camminata si fece in
qualche modo più impettita.
Harry resistette alla tentazione di scoppiare a ridere, ricordando che Ron si era trattenuto allo
stesso modo quando Malfoy gli aveva rotto il Naso; Hermione, però, sembrò fredda e
distaccata durante tutto il tragitto verso lo stadio attraverso la fredda e nebbiosa
pioggerellina, e si diresse a cercare un posto in tribuna senza augurare a Ron buona fortuna.
Come Harry aveva previsto, le selezioni durarono per la maggior parte della mattina. Metà
della Casa del Grifondoro sembrava essersi radunata lì, da quelli del primo anno che
tenevano strette alcune orribili vecchie scope della scuola, , fino ad alcuni del settimo anno
che torreggiavano intimidatoriamente sugli altri. In quest’ultimo gruppo era presente un
robusto ragazzo dai capelli ispidi che Harry riconobbe immediatamente per averlo incontrato
sull’ Hogwarts Express.
“Ci siamo incontrati sul treno, nello scompartimento del vecchio Sluggy,” disse
confidenzialmente uscendo dal gruppo per stringere la mano ad Harry. “Cormac McLaggen,
Portiere.”
“Non partecipasti alle selezioni dell’anno scorso, vero?” chiese Harry, guerdando le spalle di
McLaggen e pensando che potesse bloccare tutti e tre gli anelli senza neanche muoversi.
“Ero in infermeria quando ci furono le selezioni,” rispose McLaggen, con aria arrogante.
“Avevo mangiato una libbra di uova di Doxy per scommessa.”
“Ok,” replicò Harry. “Be’… se vuoi aspettare lì…” Indicò verso il bordo del campo, vicino a
dove era seduta Hermione. Pensò di vedere un guizzo di irritazione passare sul viso di
McLaggen e si chiese se si aspettasse di avere un trattamento di favore perché entrambi
favoriti del “vecchio Sluggy”.
Harry decise di cominciare con degli esercizi di base, chiedendo a tutti i candidati di dividersi
in gruppi di dieci e di fare, in volo, un giro del campo. Ciò si rivelò essere una buona
decisione: il primo gruppo di dieci era composto da studenti del primo anno, e fu evidente che
nessuno aveva mai volato a lungo precedentemente. Solo un ragazzino riuscì a restare in
volo per più di pochi secondi, e rimase così sorpreso di ciò che andò immediatamente a
sbattere contro uno dei pali delle porte.
Il secondo gruppo era composto da dieci delle ragazze più sciocche che Harry avesse mai
conosciuto che, al fischio di Harry, non fecero altro che ridacchiare e abbracciarsi l'una con
l'altra. Romilda Vane era una di queste. Quando disse loro di lasciare il campo, lo fecero con
totale spensieratezza ed andarono a sedersi sulle tribune dando fastidio a tutti gli altri.
Quelli del terzo gruppo si scontrarono tra di loro a metà del loro giro del campo. La maggior
parte di quelli del quarto gruppo erano venuti senza scope. Il quinto gruppo era formato da
Tassorosso.
“Se c’è qualcun altro che non è di Grifondoro,” ruggì Harry, che cominciava ad essere
veramente infastidito, “se ne vada adesso, per favore!”
Ci fu una pausa, poi una coppia di piccoli Corvonero si allontanò correndo dal campo,
sbuffando e ridendo.
Dopo due ore, qualche protesta e diversi scoppi d’ira, tra cui uno che aveva provocato la
rottura di una Comet Duecentosessanta e diversi denti rotti, Harry aveva trovato i tre
cercatori: Katie Bell, che rientrava in squadra dopo un'ottima prova, una nuova scoperta
chiamata Demelza Robins, che era particolarmente brava a scansare i bolidi, e Ginny
Weasley, che aveva volato magnificamente per tutta la prova e, aveva anche segnato
diciassette volte. Per quanto soddisfatto delle sue scelte, Harry urlato fino a diventare rauco
con tutti quelli che avevano protestato, e adesso stava affrontando la stessa battaglia con i
Battitori scartati.
“Questa è la mia ultima decisione e se non ve ne andate dalla selezione dei Portieri vi faccio
un maleficio,” urlò.
Nessuno dei battitori che aveva sceltoera all'altezza di Fred e George, ma era abbastanza
soddisfatto di loro: Jimmy Peakes, un ragazzo del terzo anno basso con delle spalle
ampie,per la ferocia con cui aveva colpito un bolide, era riuscito a far spuntare sulla nuca di
Harry un bernoccolo grande come un uovo, e Ritchie Coote, dall'aspetto scarno ma con
un’ottima mira. Essi raggiunsero in panchina Katie, Demelza e Ginny per seguire la selezione
dell’ultimo membro della loro squadra.
Harry aveva volutamente lasciato per ultima la selezione del Portiere, sperando di avere uno
stadio meno affollato e minore pressione sui candidati. Sfortunatamente, invece, si erano
aggiunti agli spettatori tutti quelli che erano stati scartati ed alcune persone che erano scese
in ritardo dopo un'abbondante colazione, così lo stadio era più affollato che mai. Harry lanciò
uno sguardo a Ron, che aveva sempre avuto problemi a tenere i nervi saldi. Harry aveva
sperato che l’aver vinto la gara finale, l’anno precedente, lo avesse sbloccato, ma
apparentemente non era così: Ron aveva assunto un tenue colorito verdastro.
Nessuno dei primi cinque aspiranti riuscì a parare più di due tiri ciascuno. Con gran
disappunto di Harry, Cormac McLaggen riuscì a parare quattro tiri su cinque. Sull’ultimo,
però, si mosse nella direzione completamente opposta, il pubblico rise e fischiò mentre
McLaggen tornava a terra digrignando i denti.
Ron sembrava sul punto di svenire quando montò sulla sua Tornado Undici.
“Buona fortuna” gridò una voce dalle tribune. Harry si guardò intorno aspettandosi fosse
Hermione, ed invece si trattava di Lavanda Brown. Harry avrebbe voluto nascondere il viso
tra le mani, come fece lei un attimo più tardi, ma considerò che come Capitano gli toccava
mostrare un po’ di fermezza in più, e tornò a voltarsi per osservare la prova di Ron.
Ora come ora non avrebbe dovuto preoccuparsi: Ron parò uno, due, tre, quattro, cinque
rigori di fila. Entusiasta, e trattenendosi a stento dall’unirsi alle acclamazioni della folla, Harry
si voltò verso McLaggen per dirgli che, sfortunatamente, Ron l’aveva superato, ma trovò il
volto arrossato di McLaggen a pochi centimetri dal suo. Fece un rapido passo indietro.
“Sua sorella non ha fatto un tiro serio,” disse McLaggen minaccioso. Aveva una vena che gli
pulsava sulla tempia identica a quella che spesso Harry aveva visto sulla tempia di zio
Vernon. “Gli ha fatto fare una parata facile.”
“Stupidaggini,” replicò Harry con freddezza. “Era proprio quello che ha quasi mancato.”
McLaggen fece un passo verso Harry, che restò fermo questa volta.
“Dammi un’altra possibilità.”
“No,” rispose Harry. “Hai fatto la tua prova. Ne hai parati quattro. Ron ne ha parati cinque. Il
Portiere è Ron, ha vinto in modo corretto. Levati dai piedi.”
Per un momento ebbe l’impressione che McLaggen l’avrebbe picchiato, ma questi si
accontentò di una smorfia maligna e se ne andò precipitosamente, brontolando all’aria fredda
quelle che sembravano minacce.
Harry si voltò verso la sua nuova squadra che lo aspettava raggiante.
“Ben fatto,” disse con voce rauca. “Avete volato tutti veramente bene…”
“Sei stato magnifico, Ron!”
Questa volta si trattava veramente di Hermione che correva verso di loro dalle tribune. Harry
vide Lavanda uscire dal campo a braccetto con Calì di cattivo umore. Ron sembrava
estremamente soddisfatto di se stesso ed persino più alto del solito, quando si girò
sorridendo verso la squadra e verso Hermione.
Dopo aver fissato la data del loro primo allenamento completo per il giovedì successivo,
Harry, Ron ed Hermione salutarono il resto della squadra e si diressero verso la capanna di
Hagrid. Un pallido sole cercava di far capolino dalle nuvole, in quel momento, e finalmente
aveva smesso di piovigginare. Harry si sentì molto affamato; Sperava che, da Hagrid, ci
fosse qualcosa da mangiare.
“Credevo di star per perdere il quarto tiro,” disse Ron felicemente.“Un tiro insidioso di
Demelza, l’avete visto, pieno di effetto…”
“Si, si, sei stato magnifico,” rispose Hermione un po’ distratta.
“Sono stato più bravo di quel McLaggen, in ogni caso,” insisté Ron con voce soddisfatta.
“Avete visto come si è tuffato nella direzione sbagliata al quinto tiro? Sembrava quasi essere
sotto incantesimo Confundus…”
Con gran sorpresa di Harry, a queste parole Hermione arrossì istantaneamente. Ron non si
accorse di nulla, era troppo occupato a descrivere ogni rigore parato in tutti i più piccoli
dettagli.
Il grande ippogrifo grigio, Fierobecco, era icatenato di fronte alla capanna di Hagrid. Fece
scattare il becco al loro avvicinarsi e rivolse la grande testa verso di loro.
“Oh cielo,” esclamò Hermione nervosamente. “È ancora molto spaventoso, vero?”
“Ma vai, lo hai cavalcato, no?” fece notare Ron. Harry si avvicinò ed accennò un inchino
rivolto all’ippogrifo, senza interrompere il contatto visivo o ammiccare. Dopo qualche
secondo, Fierobecco s’inchinò a sua volta.
“Come stai?” Gli chiese Harry a voce bassa, avvicinandosi ed accarezzandogli la testa
piumata. “Ti manca? Ma qui stai bene con Hagrid, vero?”
“Ehi!” disse una voce forte
Hagrid aveva svoltato, a passi svelti, attorno l’angolo della sua capanna indossando un
ampio grembiule a fiori e trasportando un sacco di patate. Il suo enorme segugio, Thor era
alle calcagna; abbaiò sonoramente e balzò avanti.
“Stateci lontano da lui! Vi staccherà le dita… oh. Ci siete voi.”
Thor saltava attorno a Ron ed Hermione tentando di leccar loro le orecchie. Hagrid si fermò e
li guardò per una frazione di secondo, poi si voltò e si precipitò in casa, sbattendo la porta
dietro di sè.
“Oh cielo!” Esclamò Hermione affranta.
“Non ti preoccupare per lui,” disse Harry con decisione. Si diresse direttamente alla porta e
bussò con forza.
“Hagrid! Apri, vogliamo parlarti!”
Dall’interno non giunse alcun suono.
“Se non apri la porta, la facciamo saltare in aria!” Intimò Harry, estraendo la bacchetta.
“Harry!” Esclamò Hermione scioccata. “Non puoi veramente…”
“Certo che posso!” rispose Harry. “Stai indietro…”
Prima che potesse aggiungere altro, però, la porta si apri di nuovo come Harry sapeva che
sarebbe accaduto, e sulla soglia c’era Hagrid che li guardava torvo e sembrava, nonostante il
grembiule a fiori, veramente minaccioso.
“Sono un insegnante!” Ruggì a Harry. “Un insegnante, Potter! Come ti ci permetti di farci
saltare la mia porta!”
“Mi dispiace, Signore,” rispose Harry, enfatizzando l’ultima parola mentre riponeva la
bacchetta nella veste.
Hagrid sembrò frastornato.
“Da quando mi ci chiami «Signore», tu?”
“Da quando tu mi chiami «Potter»?”
“Oh, molto sveglio,” grugnì Hagrid. “Molto divertente. Vorresti farmela in barba a me, vero?
Va bene, vienici dentro, tu ingrato piccolo…”
Borbottando cupamente, fece un passo indietro e li lasciò entrare. Hermione si infilò dietro
Harry sembrando alquanto spaventata.
“Be’?” proruppe Hagrid, irritato, appena Harry, Hermione e Ron si furono seduti attorno
all’enorme tavolo di legno. Thor poggiò immediatamente la testa sulle ginocchia di Harry
sbavandogli su tutto il vestito. “Di che ci si tratta? Dispiaciuti per me? Pensate che sia solo o
chissà che?”
“No,” rispose Harry seccamente. “Volevamo vederti.”
“Ci sei mancato!” soggiunse Hermione tremando.
“Vi ci sono mancato, eh?” Sbuffò Hagrid. “E già. Giusto.”
Passeggiando , mise bruscamente il the in infusione nel suo enorme bollitore di rame,
borbottando per tutto il tempo. Alla fine sbatté sul tavolo tre tazze della grandezza di un
secchio, piene di un the scuro come il mogano e un piatto dei suoi pasticcini duri come la
pietra. Harry si sentiva così affamato persino con la cucina di Hagrid, e ne prese uno.
“Hagrid,” cominciò Hermione timidamente quando lui si unì al gruppo sedendosi al tavolo e
cominciando a pelare le patate con tale brutalità come se ogni tubero gli avesse fatto
un’offesa personale, “avremmo voluto veramente continuare Cura delle Creature Magiche,
sai.”
Hagrid sbuffò nuovamente. Harry pensò piuttosto a fantasmi racchiusi nelle patate (????) ,
ed era profondamente grato del fatto che non fossero per la loro cena.
“Volevamo!” ripeté Hermione. “Ma nessuno di noi poteva inserirla nell’orario delle lezioni!”
“E già. Giusto,” disse Hagrid nuovamente.
Si sentì un bizzarro suono di qualcosa che sguazzava e si girarono per vedere da dove
provenisse: Hermione si fece sfuggire un piccolo urlo e Ron balzò dalla sedia e si precipitò
dall’altra parte del tavolo, lontano dal grosso barile che si trovava nell’angolo e che loro
avevano notato a malapena. Era pieno di qualcosa che aveva l’apparenza di vermi lunghi
trenta centimetri, che si contorcevano viscidi e bianchi.
“Cosa sono, Hagrid?” Chiese Harry, cercando di sembrare interessato anziché disgustato,
mettendo via subito il suo pasticcino roccioso, però.
“Solo larve giganti,” rispose Hagrid.
“E quando cresceranno che…?” domandò Ron preoccupato.
“Non ci cresceranno proprio per niente,” rispose Hagrid. “Ce le ho prese per darcele da
mangiare ad Aragog.”
Senza alcun preavviso, scoppiò in lacrime.
“Hagrid!” urlò Hermione alzandosi di scatto, correndo intorno al tavolo per il lato più lungo per
evitare il barile coi vermi, e abbracciandogli le spalle che sobbalzavano. “Che c’è?”
“E'… lui…” singhiozzò Hagrid, gli occhi scuri grondanti mentre si asciugava il viso con il suo
grembiule. “Si tratta… Aragog… penso che… ci stia per morire… E' stato malato per tutta
l’estate e non ci migliora… non so che farci se… se lui… ci siamo stati insieme per tanto
tempo…”
Hermione gli diede dei colpetti sulla spalla, sembrando totalmente incapace di dire qualcosa.
Harry immaginava come lei dovesse sentirsi. Aveva visto Hagrid presentare un selvaggio
cucciolo di drago come se fosse un orsacchiotto di peluche, lo aveva visto cantare la ninna
nanna a scorpioni giganti con pungiglioni e ventose per succhiare il sangue, lo aveva visto
tentare di ragionare col suo brutale fratellastro gigante, ma questo era forse il più
incomprensibile di tutti i suoi mostri: il gigantesco ragno parlante, Aragog, che aveva la tana
nel profondo della Foresta Proibita e dal quale lui e Ron erano riusciti a scappare per il rotto
della cuffia quattro anni prima.
“C’è… c’è qualcosa che possiamo fare?” chiese Hermione, ignorando le smorfie frenetiche di
Ron e il suo scuotere la testa.
“Non credo ci possiamo nulla, Hermione,” gemette Hagrid, tentando di arrestare il flusso di
lacrime. “Vedi, c’è che il resto della tribù… la famiglia di Aragog… sono un po’ strani ora… un
po’ agitati…”
“Sì, abbiamo avuto un assaggio di questa loro qualità” disse Ron sottovoce.
“… Non credo che ci sia sicuro per nessuno, tranne me, andarci vicino alla colonia al
momento,” concluse Hagrid, soffiandosi il naso con forza nel grembiule ed sollevando lo
sguardo. “Grazie per esserti offerta, però, Hermione…significa molto…”
Passato questo momento, l’atmosfera parve notevolmente più serena, e per quanto né Harry
né Ron avessero mostrato alcuna intenzione di portare larve giganti come cibo per l’enorme
ragno mortale, sembrò che Hagrid avesse assunto come dato di fatto che a loro sarebbe
piaciuto poterlo fare, e tornò di nuovo ad essere se stesso.
“Ehm, ho sempre saputo che ci avreste trovato complicato di infilarmi nel vostro orario,” disse
con voce rauca, versando loro un altro po’ di the. “Anche se insistendoci per avere delle
giratempo…”
“Non le avremmo avute,” rispose Hermione. “Abbiamo frantumato l’intero stock di giratempo
del Ministero, quando siamo stati lì l’estate scorsa. Era riportato nella Gazzetta del Profeta.”
“Ah, be’ allora,” borbottò Hagrid. “Non c’era proprio modo che ci potevate farlo… Mi dispiace
di…lo sapete… Sono stato dispiaciuto per Aragog… e mi ci domandavo, se la Professoressa
Caporal ci fosse stata lei, voi…”
Al che tutti e tre affermarono categoricamente e falsamente che la Professoressa Caporal,
che aveva sostituito Hagrid qualche volta, era stata un’insegnante pessima, con il risultato
che, quando Hagrid li salutò al cadere del crepuscolo, sembrava molto più allegro.
“Sto morendo di fame,” disse Harry appena la porta si fu chiusa alle sue spalle e si furono
avviati sui prati scuri e deserti. Aveva lasciato perdere con i pasticcini rocciosi dopo aver
sentito un sinistro rumore di rottura provenire da uno dei suoi denti posteriori. “E stasera ho
anche la punizione con Piton, non ho molto tempo per la cena…”
Appena entrarono nel castello, scorsero Cormac McLaggen entrare nella Sala Grande.
Dovette fare due tentativi per passare nella porta. La prima volta andò a sbattere contro lo
stipite. Ron scoppiò semplicemente in una maligna risata sguaiata e lo seguì velocemente
nella Sala, ma Harry bloccò Hermione per un braccio e la tirò indietro.
“Cosa?” Iniziò Hermione sulla difensiva.
“Se me lo chiedessi,” disse Harry pacatamente, “direi che McLaggen sembra proprio essere
stato colpito da un incantesimo Confundus. E aspettava proprio davanti al posto dov’eri
seduta tu.”
Hermione arrossì.
“Oh, va bene allora, l’ho fatto,” sussurrò. “Ma avresti dovuto sentire cosa andava dicendo di
Ron e Ginny! In ogni caso ha un carattere orribile, hai visto come ha reagito quando lo hai
scartato… non avresti voluto un tipo come lui in squadra.”
“No,” ammise Harry. “No, Credo sia vero. Ma non credi sia stata una cosa disonesta,
Hermione? Voglio dire, sei un prefetto, no?”
“Oh, finiscila,” scattò lei quando lo vide sogghignare.
“Che fate voi due?” domandò Ron ricomparendo sulla soglia della Sala Grande con fare
sospettoso.
“Niente,” risposero Harry e Hermione all’unisono, e si affrettarono dietro Ron. Il profumo di
arrosto provocò una fitta allo stomaco affamato di Harry, ma non avevano fatto neanche tre
passi verso il tavolo dei Grifondoro, che il Professor Slughorn si parò loro di fronte bloccando
il cammino.
“Harry, Harry, proprio la persona che speravo di vedere!” disse amichevolmente a voce alta,
giocherellando con la punta dei suoi baffi da tricheco e gonfiando l'enorme pancia. “Speravo
di incontrarti prima di cena! Che ne diresti di venire nella mia stanza per un assaggio di
zuppa, stanotte? Faremo una festicciola, giusto per le stelle emergenti, ho chiesto a
McLaggen di venire, ed a Zabini, alla graziosa Melinda Bobbin… non so, la conosci? La sua
famiglia possiede una grande catena di Farmacie… e, naturalmente, spero molto che anche
la Signorina Granger voglia farmi l’onore di partecipare.”
Slughorn lanciò ad Hermione un breve sguardo finendo di parlare. Era come se Ron non
fosse presente. Slughorn non lo degnò nemmeno di uno sguardo.
“Non posso venire, Professore,” rispose Harry immediatamente. “Sono in punizione con il
Professor Piton.”
“Oh caro!” esclamò Slughorn, il suo sguardo si abbassò comicamente. “Caro, caro, facevo
conto su di te, Harry! Be’, adesso dovrò solo fare una chiaccherata col Professor Piton per
spiegare la situazione, e sono certo che riuscirò a persuaderlo a rimandare la tua punizione.
Sì, ci vediamo dopo!”
Si affrettò fuori dalla Sala.
“Non ha alcuna possibilità di persuadere Piton,” affermò Harry appena Slughorn fu fuori dalla
portata della voce. “Questa punizione è già stata rimandata una volta. Piton può farlo per
Silente, ma non credo che lo farebbe per chiunque altro.”
“Oh, vorrei che tu potessi venire, non voglio andarci da sola!” esclamò Hermione
ansiosamente. Harry sapeva che stava pensando a McLaggen.
“Dubito che sarai sola, probabilmente avrà invitato anche Ginny,” disse Ron aspramente, in
quanto sembrava non aver preso bene il fatto di essere stato ignorato da Slughorn.
Finita la cena si diressero verso la torre del Grifondoro. La Sala Comune era molto affollata,
come se molte persone avessero appena finito la cena, in ogni caso loro riuscirono a trovare
un tavolo ed a sedersi. Ron, che era rimasto imbronciato fin dall’incontro con Slughorn,
incrociò le braccia e alzò lo sguardo accigliato verso il soffitto. Hermione raccolse una copia
del Profeta della Sera che qualcuno aveva abbandonato su una sedia.
“Niente di nuovo?” chiese Harry.
“No in realtà…” Hermione aveva aperto il giornale e stava scorrendo con lo sguardo le pagine
interne. “Oh, guarda, c’è tuo padre, Ron… sta bene!” aggiunse immediatamente notando lo
sguardo allarmato di Ron. “Dice solo che è andato ad ispezionare casa Malfoy. «Questa
seconda perquisizione alla residenza del Mangiamorte non sembra aver prodotto risultati.
Arthur Weasley, dell’Ufficio per il Ritrovamento e la Confisca di Incantesimi Difensivi ed
Oggetti Protettivi Contraffatti, ha detto che la sua squadra ha agito in base ad una soffiata
riservata.»”
“Sì, la mia!” esclamò Harry. “Gli parlai di Malfoy e dell’oggetto che voleva che Sinister
riparasse mentre eravamo a King’s Cross! Be’, se non è a casa loro, qualunque cosa sia,
potrebbe averla portata ad Hogwarts con sé…”
“Ma come avrebbe potuto fare, Harry?” chiese Hermione sorpresa mentre riponeva il
giornale. “Siamo stati tutti perquisiti all’arrivo, no?”
“Davvero?” domandò Harry, preso alla sprovvista. “Io no!”
“Oh no, certo che no, avevo dimenticato che sei arrivato in ritardo… be’, Gazza ci ha fatti
scorrere addosso dei Sensori Segreti quando siamo entrati nell’Atrio. Qualsiasi oggetto
Oscuro sarebbe stato trovato. Lo so per il fatto che a Tiger è stata confiscata una Testolina.
Così, capisci, Malfoy non può aver introdotto nulla di pericoloso.
Momentaneamente spiazzato, Harry osservò per un po’ Ginny Weasley giocare con Arnold, il
puffskein, prima di trovare un’obiezione valida.
“Qualcuno potrebbe averglielo mandato con un gufo, allora,” affermò. “Sua madre o qualcun
altro.”
“Anche tutti i gufi vengono perquisiti,” rispose Hermione. “Lo ha detto Gazza mentre faceva
passare quei Sensori Segreti ovunque potesse arrivare.”
Completamente sconcertato, stavolta, Harry non trovò nient'altro da dire. Apparentemente
non c’era alcun modo in cui Malfoy avrebbe potuto introdurre a scuola un pericoloso oggetto
Oscuro. Guardò speranzoso Ron che era seduto con le braccia conserte, sbirciando verso
Lavanda Brown.
“Ti viene in mente in quale modo Malfoy…?”
“Oh, finiscila, Harry,” sbottò Ron.
“Ascolta, non è colpa mia se Slughorn ha invitato me ed Hermione a quella stupida festa,
nessuno di noi due ci vuole andare, lo sai!” esclamò Harry infiammandosi.
“Be’, poiché non sono stato invitato a nessuna festa,” concluse Ron alzandosi, “penso proprio
che me ne andrò a letto.”
Si diresse con decisione verso la porta del dormitorio dei ragazzi, lasciando Harry ed
Hermione che lo fissavano.
“Harry?” disse la nuova cacciatrice, Demelza Robins, comparendogli improvvisamente alle
spalle. “Ho un messaggio per te.”
“Dal Professor Slughorn?” chiese Harry speranzoso.
“No… dal Professor Piton,” rispose Demelza. Il cuore di Harry sprofondò. “Dice che devi
andare al suo ufficio alle otto e mezza per la punizione… ehm… non importa quanti inviti a
feste tu abbia ricevuto. E vuole che tu sappia che dovrai scegliere i Vermicoli marci da quelli
buoni da usare in Pozioni e… dice anche che non ci sarà bisogno di portare guanti protettivi.”
“Va bene,” sospirò Harry sconsolato. “Grazie mille, Demelza.”
Capitolo 12 – Argento e Opali
traduzione by Hadda
Revisione by Gab82
Dov’era Silente, e cosa stava facendo? Harry vide il Preside solo altre due volte nelle
settimane successive. Lo vide raramente a pranzo, inoltre, ed Harry era sicuro che Hermione
fosse nel giusto nel pensare che lui lasciasse la scuola per diversi giorni ogni volta. Silente
aveva dimenticato le lezioni che si pensava dovesse dare a Harry? Il Preside aveva detto che
le lezioni avrebbero avuto a che fare con la profezia. Harry si era sentito rafforzato e
confortato, mentre ora si sentiva un pò abbandonato.
A metà Ottobre ci fu la prima gita a Hogsmeade. Harry si era chiesto se queste gite
sarebbero state ancora permesse, date le misure di sicurezza intorno alla scuola sempre
crescenti, ma fu lieto di sapere che sarebbero andati. Era sempre positivo stare fuori dal
castello per qualche ora.
Harry si svegliò presto la mattina della gita, era una giornata tempestosa ed ingannò il tempo
prima di colazione leggendo la sua copia di Pozioni Avanzate. Di solito non leggeva i libri di
scuola quando stava sdraiato a letto. Un comportamento del genere, come Ron giustamente
gli fece notare, era indecente per chiunque a parte Hermione, che era completamente strana
proprio per questo. Harry sentiva, comunque, che difficilmente la copia del Principe MezzoSangue di Pozioni Avanzate poteva essere considerata un libro di testo. Più Harry procedeva
con la lettura, più si rendeva conto di quanto fosse ricco, non solamente dei semplici
suggerimenti o trucchi sulle pozioni che stavano facendo guadagnare tanto splendore alla
sua reputazione con Slughorn ma, scarabocchiati ai lati, anche ingegnose fatture e malefici
che, Harry era sicuro a giudicare dalle cancellazioni e revisioni, fossero state inventate dallo
stesso Principe.
Harry aveva già provato ad usare alcune delle formule inventate dal Principe. C’era un
maleficio che faceva crescere le unghie dei piedi in modo terribilmente velocemente (la provò
su Tiger nel corridoio, con esiti molto divertenti). Una fattura che incollava la lingua al palato
(usata un paio di volte, fra gli applausi generali, su un inconsapevole Argus Gazza). Quella
più utile, probabilmente, era Muffliato, un incantesimo che riempiva le orecchie di chiunque
stesse vicino con un ronzio irriconoscibile, così che lunghe conversazioni potessero essere
tenute in classe senza essere ascoltate per sbaglio. L’unica persona che non trovava questi
incantesimi divertenti, era Hermione, che assumeva una rigida espressione di completa
disapprovazione, e rifiutava di parlare con Harry se lui aveva usato la formula Muffliato su
qualcuno nelle vicinanze.
Seduto sul letto, Harry mise il libro di fianco, per esaminare più da vicino le istruzioni
scarabocchiate per un incantesimo che sembrava aver causato qualche problema al
Principe. C’erano troppe cancellazioni e modifiche ma, finalmente, calcato in un angolo della
pagina c’era uno scarabocchio:
Levicorpus (n-vbl)
Mentre il vento e il nevischio sbattevano incessantemente sulla finestra, e Neville russava
sonoramente, Harry fissò le lettere tra parentesi. N-vbl… che doveva significare “non
verbale”. Harry era piuttosto dubbioso, non sapeva se sarebbe stato in grado di fare questo
particolare incantesimo. Aveva ancora difficoltà con gli incantesimi non verbali, e Piton gli
criticava immediatamente questi errori ad ogni lezione di Difesa contro le arti Oscure - il
principe, però, si era dimostrato un professore molto più in gamba di Piton fino a questo
punto.
Puntando la mano verso un punto indistinto, fece un gesto verso l’alto e disse Levicorpus!
all’interno della sua testa.
“Aaaaaaaargh!”
Ci fu un lampo di luce, e la stanza si riempì di voci: tutti s’erano svegliati, Ron era quello che
aveva urlato. Harry fece cadere il libro di Pozioni Avanzate preso dal panico. Ron era
rovesciato a mezz’aria dondolando come se un uncino invisibile lo tenesse sollevato per la
caviglia.
”Scusa!” gridò Harry, mentre Dean e Seamus ridevano come matti, e Neville si tirava su da
terra, dato che era caduto dal letto. “Aspetta… ti faccio scendere…”
Cercò a testoni il libro di pozioni e lo sfogliò rapidamente freneticamente, cercando di trovare
la pagina giusta. Alla fine la trovò ed interpretò la parola illeggibile sotto la formula, pregando
che fosse il contro incantesimo. Harry pensò Liberacorpus! con tutta la sua mente.
Ci fu un altro lampo di luce e Ron cadde scompostamente sul suo materasso.
“Scusa!” disse di nuovo Harry debolmente, mentre Dean e Seamus continuavavano a ridere
sgangheratamente. “Domani,” disse Ron con voce soffocata, “Farai meglio a mettere la
sveglia”.
Nel tempo che impiegarono a vestirsi, imbottendosi con diversi maglioni fatti a mano della
signora Weasley e indossando mantello, sciarpe e guanti, lo shock di Ron era passato e
aveva deciso che la nuova formula di Harry era molto divertente; così divertente, infatti, che
non perse tempo e raccontò a Hermione la storia non appena si sedettero per la colazione.
“... e c’è stato un’altro lampo di luce e sono caduto di nuovo sul letto!” Ron fece un gran
sorriso e si servì da solo, prendendo delle salsicce.
Hermione non abbozzò neanche un sorriso durante il racconto, una volta finito indirizzò la
sua espressione di fredda disapprovazione verso Harry
“L’incantesimo, per caso, era un altro di quelli presi dal tuo libro di pozioni?” chiese.
Harry si accigliò.
“Vuoi sempre immaginare agli esiti peggiori, non è vero?”
“Lo era?”
“Beh…si, l’ ho trovato lì, e allora?”
“Quindi hai semplicemente deciso di provare un incantesimo scritto a mano e sconosciuto per
vedere cosa sarebbe successo?”
“Che cosa importa se era scritto a mano?” disse Harry, preferendo non rispondere al resto
della domanda.
“Perché probabilmente la formula non è una di quelle approvate dal Ministro della Magia,”
disse Hermione. “E poi,” aggiunse, appena Harry e Ron portarono gli occhi al cielo, “perché
sto iniziando a credere che questo Principe avesse un carattere un pò sfuggente”
“Era per ridere!” disse Ron, inclinando una bottiglia di ketchup sulle sue salsicce. “Solo una
risata, Hermione, nient’altro!”
“Persone che dondolano appese per la caviglia?” disse Hermione. “Chi spreca il proprio
tempo e le proprie energie per trovare un incantesimo come questo?”
“Fred e George,” disse Ron stringendo le spalle, “è il loro genere di cose. E, ehm…”
“Mio padre,” disse Harry. S’era ricordato solo adesso.
“Cosa?” dissero Ron ed Hermione insieme.
“Mio padre usò quest’incantesimo,” disse Harry. “Io… me lo ha detto Lupin.”
Quest’ultima parte non era vera. Harry aveva visto suo padre usare l’incantesimo su Piton,
infatti, ma non aveva mai raccontato a Ron ed Hermione di quella particolare escursione nel
Pensatoio. Ora, comunque, gli venne in mente una splendida possibilità. Il Principe
MezzoSangue poteva essere stato…?
“Forse tuo padre lo ha usato, Harry,” disse Hermione, “ma non è stato l’unico. Noi abbiamo
visto un intero gruppo di persone usarlo, nel caso te ne fossi dimenticato. Persone che
dondolavano in aria. Galleggiavano tutti insieme, impotenti, senza nessuno che li aiutasse.”
Harry la guardò fissamente. Si sentì depresso, anche lui ricordava il comportamento dei
Mangiamorte alla Coppa del Mondo di Quidditch. Ron andò in suo aiuto.
“Quella è stata una cosa diversa,” esclamò. “Loro ne stavano abusando. Harry e suo padre si
sono semplicemente fatti una risata. A te non piace il Principe, Hermione,” aggiunse,
indicandola severamente con una salsiccia, “perché lui è più bravo di te in Pozioni…”
“Non c’entra niente con questo!” disse Hermione, le guance che arrossivano. “Penso solo
che sia veramente da irresponsabili provare a fare un incantesimo quando non sai neanche a
cosa serva, e smettetela di parlare a proposito del «Principe» come se fosse veramente un
nobile, scommetto che è solo uno stupido soprannome, e non mi sembra sia stato una
persona così simpatica!”
“Non vedo da cosa tu lo possa capire,” disse Harry animatamente. “Se io volessi diventare un
Mangiamorte non andrei a vantarmi in giro dicendo di essere «Mezzo-Sangue», non trovi?”
Appena detto ciò, Harry ricordò che suo padre era stato un puro-sangue, ma cercò di
spingere fuori questo pensiero dalla mente; si sarebbe preoccupato di questo più tardi…
“I Mangiamorte non possono essere tutti puro-sangue, non sono rimasti abbastanza maghi
puro-sangue,” disse Hermione con decisione. “Credo che la maggior parte di loro sia mezzosangue, ma fanno finta di essere puri. Sono solo i maghi figli di babbani che loro odiano, loro
sarebbero contenti di farvi arruolare con loro.”
“Non c’è nessuna possibilità che mi accettino come Mangia Morte!” disse Ron indignato, un
pezzo di salsiccia volò via dalla forchetta ora brandita verso Hermione e colpì Ernie
Macmillan in testa. “La mia intera famiglia è considerata come traditori del sangue! Questo,
per i Mangiamorte, è altrettanto una pecca quanto essere figli di Babbani!”
“E loro adorerebbero avere me,” disse Harry sarcasticamente. “Saremmo potuti essere
grandi amici se non avessero cercato di farmi fuori.”
Questo fece ridere Ron. Perfino Hermione fece un sorriso forzato, e tutti e tre furono distratti
dall’arrivo di Ginny.
“Ciao, Harry, suppongo di doverti dare questo.”
Era un rotolo di pergamena con il nome di Harry scritto in calligrafia sottile, familiare ed
inclinata.
“Grazie, Ginny... E’ la prossima lezione di Silente!” disse Harry a Ron ed Hermione, mentre
apriva la pergamena e la leggeva velocemente. “Lunedì sera!” Si sentì improvvisamente
rassicurato e felice. “Vuoi venire con noi a Hogsmeade, Ginny?” le chiese.
“Devo andarci con Dean… magari ci vediamo lì,” rispose lei facendo un cenno mentre
andava via.
Gazza era in attesa nei pressi delle porte di quercia dell’ingresso principale, come al solito, e
barrava i nomi delle persone che avevano il permesso di andare a Hogsmeade. La procedura
durò più del solito perché Gazza eseguiva un triplo controllo su tutti gli studenti con il suo
Sensore Segreto.
“Che cosa importa se portiamo di nascosto materiale oscuro FUORI?” chiese Ron,
squadrando il lungo e sottile Sensore Segreto con apprensione. “Non sarebbe meglio
controllare quello che noi portiamo DENTRO?”
La sua sfacciataggine gli fece meritare alcuni colpetti extra del Sensore, e stava quasi per
tirarsi indietro, quando scesero verso il vento ed il nevischio.
La passeggiata fino a Hogsmeade non fu divertente. Harry si avvolse la sciarpa intorno alla
parte inferiore del viso; le parti esposte furono presto come escoriate ed intorpidite. La strada
per il villaggio era piena di studenti piegati in due contro il vento tagliente. Più di una volta
Harry pensò che avrebbe fatto meglio a restare nella calda sala comune e, quando
finalmente arrivarono a Hogsmeade e videro che il negozio di scherzi di Zonko era stato
chiuso, Harry capì che questa gita non era destinata ad essere divertente. Ron indicò, con
una mano difficilmente distinguibile per via dei guanti, in direzione di Mielandia, che era
fortunatamente aperto, Harry ed Hermione procedettero faticosamente dietro di lui fino
all’interno del negozio affollato.
“Grazie al cielo,” disse Ron rabbrividendo una volta che furono avvolti dall’aria calda e
profumata di caramelle. “Stiamo qui tutta la sera!”
“Harry, ragazzo mio!” disse una voce tonante alle loro spalle.
“Oh, no,” bisbigliò Harry. Tutti e tre si girarono e videro il Professor Slughorn che indossava
un enorme cappello di pelliccia ed un cappotto con un bavero della stessa pelliccia, stringeva
una grande borsa di ananas cristallizzato ed occupava almeno un quarto del negozio.
“Harry, hai mancato tre delle mie piccole cene finora!” disse Slughorn colpendolo con un
pugno amichevole nel petto. “Non va bene, ragazzo mio, ci tengo molto ad averti da me!
Anche la signorina Granger le adora, non è vero?”
“Si,” disse Hermione impotente, “sono veramente…”
“E allora perché non vieni, Harry?” chiese Slughorn.
“Ecco, ho allenamento con la squadra di Quidditch, professore,” disse Harry, che aveva
realmente fissato un allenamento ogni volta che Slughorn gli aveva inviato un piccolo invito
adornato con un nastro viola. Questa strategia faceva sì che Ron non fosse escluso, e di
solito se la ridevano con Ginny, immaginando Hermione silenziosa con McLaggen e Zabini.
“Bene, mi aspetto di sicuro che tu vinca la prima partita, dopo tutto questo duro lavoro!” disse
Slughorn. “Ma una piccola distrazione non ha mai fatto male a nessuno. Ora, cosa ne pensi
di lunedì notte, voi non avrete la possibilità di allenarvi con questo tempo…”
“Non posso Professore, ho un… ehm… un appuntamento con il Professor Silente, quella
sera.”
“Ancora sfortuna!” si lamentò Slughorn drammaticamente. “Ah, be'… non mi puoi sfuggire per
sempre, Harry!” E con un gesto regale, lui uscì dal negozio, facendo tanto poco caso a Ron
quasi come se egli fosse stata una pubblicità degli Scarafaggi a Grappolo.
“Non posso credere che tu ne abbia evitato un altro,” disse Hermione, scuotendo la testa.
“Non sono così male, sai… a volte possono essere quasi divertenti…” Poi lei fece caso
all’espressione di Ron. “Oh, guarda… hanno le piume di zucchero deluxe… dovrebbero
durare delle ore!”
Contento che Hermione avesse cambiato discorso, Harry trovò molto più interessanti le
nuove piume di zucchero deluxe di quanto non avrebbe fatto normalmente, ma Ron continuò
a guardare imbronciato e fece spallucce quando Hermione gli chiese dove volesse andare
dopo.”
“Andiamo ai Tre Manici di Scopa,” disse Harry. “Dovrebbe esserci un bel calduccio.”
Si misero di nuovo le sciarpe sulla faccia e lasciarono il negozio di dolci. Il vento era tagliente
come coltelli sui loro volti, dopo lo zuccheroso tepore del negozio di dolci. La strada non era
molto frequentata. Nessuno si attardava in chiacchiere, tutti s’affrettavano verso le loro
destinazioni. L’unica eccezione erano due uomini poco davanti a loro fermi proprio davanti ai
Tre Manici di Scopa. Uno era molto alto e magro. Guardando di traverso attraverso gli
occhiali bagnati dalla pioggia, Harry riconobbe il barman dell’altro pub di Hogsmeade, la
Testa di Porco. Appena Harry, Ron ed Hermione si avvicinarono, il barman si strinse più
saldamente il mantello attorno al collo e si allontanò, lasciando quello più basso ad
annaspare con qualcosa fra le braccia. Erano a pochi metri quando Harry capì chi era.
“Mundungus!”
L’uomo tozzo e con le gambe storte aveva lunghi capelli argentei e sciolti, saltò e diede un
calcio ad una vecchia valigia, che si aprì violentemente, liberando quello che sembrava
essere l’intero contenuto di una vetrina di un negozio di ciarpame.
“Oh, ciao, Harry,” disse Mundungus Fletcher, con una disinvoltura molto poco convincente.
“Bene… non mi trattenete.” Ed iniziò a grattare per terra per recuperare il contenuto della sua
valigia, sembrava che non vedesse l’ora di andarsene.
“Stai vendendo questa roba?” chiese Harry, che guardava Mundungus mentre raccattava da
terra quello che sembrava un intero assortimento di oggetti sudici.
“Oh, beh, il minimo che serve per mantenermi,” disse Mundungus. “Dammelo!”
Ron si era inchinato ed aveva preso un oggetto argentato.
“Aspetta un attimo,” disse Ron lentamente. “Mi sembra familiare…”
“Grazie tante!” disse Mundungus, strappando il calice dalle mani di Ron e ficcandolo di nuovo
nella valigia. “Bene, ora vi saluto…OUCH!”
Harry spinse Mundungus contro il muro del pub tenendolo per la gola. Mentre lo teneva tirò
fuori velocemente la bacchetta con l’altra mano.
“Harry!” strillò Hermione
“L’ hai rubato dalla casa di Sirius,” disse Harry, che ora alto abbastanza da stare naso a naso
con Mundungus, e gli arrivava un brutto odore di tabacco vecchio ed alcool. “Ha sopra lo
stemma della Famiglia Black.”
“Io…no…cosa…?” farfugliò Mundungus, che lentamente stava diventando viola.
“Che cosa hai fatto, sei andato a casa sua la notte in cui è morto e l’hai svaligiata?” ringhiò
Harry.
“Io...no...”
“Harry, non puoi!” gridò Hermione, mentre Mundungus stava diventando blu.
Ci fu un bang, ed Harry sentì la mano lasciare la gola di Mundungus. Ansimando e
farfugliando Mundungus afferrò la valigia caduta, e – CRACK – sparì.
Harry urlò a squarciagola, girando su due piedi per vedere dove fosse andato Mundungus.
“TORNA INDIETRO, LADRO - !”
“Non è più qui Harry.” Tonks era apparsa dal nulla, i capelli color topo erano bagnati dal
nevischio.
“Probabilmente Mundungus è già a Londra in questo momento, non può sentire le tue urla.”
“Ha rubato le cose di Sirius! Le ha rubate!”
“Si, ma calmati,” disse Tonks, che non sembrava colpita da questa informazione. “Faresti
meglio ad andare via da questo posto freddo.”
Lei guardò attraverso la porta dei Tre Manici di Scopa. Una volta entrato, Harry sbraitò,
“Stava rubando le cose di Sirius!”
“Si Harry, ma per piacere non urlare, ci stanno fissando tutti,” sussurrò Hermione. “Vai e
siediti, io ti prendo qualcosa da bere.”
Harry era ancora molto arrabbiato quando Hermione tornò al loro tavolo, qualche minuto
dopo, con tre bottiglie di burrobirra.
“L’Ordine non può controllare Mundungus?” chiese Harry agli altri due in un sussurro furioso.
“Non possono almeno fare in modo che non rubi tutto quello che non è inchiodato a terra al
quartier generale?”
“Shh!” disse Hermione disperatamente, guardandosi intorno per essere sicura che nessuno li
stesse ascoltando; c’era una coppia di maghi vicino a loro che stavano fissando Harry con
molto interesse, e Zabini stava ciondolando da un pilastro non molto lontano. “Harry, anche io
sono inorridita, so che sono tue le cose che sta rubando…”
Harry iniziò a bere la sua burrobirra, per un momento aveva dimenticato che ora il numero
dodici di Grimmauld Place gli apparteneva.
“Si, sono le mie cose!” disse. “C’è poco da meravigliarsi che non fosse contento di vedermi!
Bene, andrò da Silente e gli dirò quello che sta succedendo, lui è l’unico che possa
spaventare Mundungus.”
“Buona idea,” sussurrò Hermione, rassicurata dal fatto che Harry si stava calmando. “Ron,
cosa stai fissando?”
“Niente,” disse Ron, guardando velocemente oltre il bancone, ma Harry sapeva che lui stava
cercando di attirare l’attenzione dell’attraente barista, Madama Rosmerta, per cui aveva un
debole.
“Credo che <
Ron ignorò questa allusione, e sorseggiò la sua bevanda in quello che probabilmente lui
considerava un dignitoso silenzio. Harry stava pensando a Sirius ed a come, in ogni caso, lui
odiasse quei calici d’argento. Hermione tamburellò con le dita sul tavolo, i suoi occhi
andavano da Ron al bancone. Quando Harry finì anche l’ultima goccia nella sua bottiglia
disse, “Possiamo farla finita con l’uscita e tornarcene a scuola, allora?”
I due annuirono. Non era stata una gita divertente ed il tempo stava peggiorando ogni minuto
di più. Ancora una volta si strinsero saldamente nei loro mantelli, risistemarono le sciarpe,
indossarono di nuovo i guanti, quindi seguirono Katie Bell ed una sua amica fuori dal pub e
nella strada principale. I pensieri di Harry andarono a Ginny, mentre camminavano a fatica
lungo la strada per Hogwarts che era diventata un pantano. Loro non l’avevano incontrata,
pensò Harry, di sicuro perché lei e Dean erano intimamente chiusi nel locale di Madama
Piediburro, il ritrovo dalle coppiette. S’incupì, abbassò la testa verso la neve sciolta e
continuò ad andare avanti a fatica.
Passò un po’ di tempo prima che Harry si accorgesse che le voci di Katie Bell e la sua amica,
che erano portate fino a lui dal vento, erano diventate stridule ed alte. Harry guardò verso le
loro figure indistinte. Le due ragazze stavano discutendo a proposito di qualcosa che Katie
teneva in mano.
“Non ha niente a che fare con te, Leanne!” Harry sentì dire a Katie.
Girarono un angolo del viottolo, il nevischio stava diventando spesso e fitto e gli occhiali di
Harry si stavano sporcando. Come alzò la mano con il guanto per pulirli, Leanne cercò di
prendere il pacchetto che Katie stava tenendo. Katie diede uno strattone ed il pacchetto
cadde a terra.
Improvvisamente, Katie si sollevò in aria, non come aveva fatto Ron, sospeso comicamente
per la caviglia, ma graziosamente, le sue braccia distese, come se stesse volando. C’era
però qualcosa che non quadrava, qualcosa di pauroso… I capelli le venivano tirati con forza
dal vento violento, ma gli occhi erano chiusi e il volto era quasi senza espressione. Harry,
Ron, Hermione e Leanne si fermarono tutti immobili, e guardarono.
Quindi, a circa due metri da terra, Katie emise un urlo terribile. Aveva gli occhi aperti, ma
qualunque cosa stesse vedendo, o qualunque cosa stesse provando, era chiaro che le stava
causando una sofferenza terribile. Urlò ed urlò ancora. Leanne iniziò ad urlare anche lei e
afferrò Katie per le caviglie cercando di tirarla verso terra. Harry, Ron ed Hermione si
precipitarono ad aiutarla, ma appena afferrarono le gambe di Katie lei cadde su di loro. Harry
e Ron cercarono di trattenerla ma lei si stava contorcendo tanto che era difficile trovare
appiglio. Riuscirono a farla stendere a terra, invece, mentre lei pestava il suolo e urlava,
apparentemente incapace di riconoscerli.
Harry si guardò intorno, ma i dintorni erano deserti.
“Restate qui!” urlò agli altri contro il vento sibilante. “Vado a cercare aiuto!”
Iniziò a correre a tutta velocità verso la scuola. Non aveva mai visto nessuno comportarsi
come Katie aveva appena fatto e non riusciva a capire da cosa potesse essere stato causato.
Si precipitò oltre una curva del viottolo ed andò a sbattere contro quello che poteva sembrare
un enorme orso ritto sulle sue zampe posteriori.
“Hagrid!” ansimò, liberandosi dalla siepe nella quale era caduto.
“Harry!” disse Hagrid che era pieno di nevischio sulle sopracciglia e sulla barba ed indossava
il suo grande cappotto di pelliccia. “Ci stavo facendo una visitina a Grop, sta a venire su così
bene che non ci…" “Hagrid, c’è un ferito lì dietro, o colpito da una maledizione, o chissà…”
“Cosa?” disse Hagrid, piegandosi per ascoltare quello che Harry stava dicendo contro
l’infuriare del vento.
“Qualcuno ha ricevuto una maledizione!” urlò Harry.
“Una maledizione? Chi ci ha preso una maledizione… non Ron? Hermione?”
“No, nessuno di loro, è Katie Bell… da questa parte…”
Insieme corsero indietro seguendo il viottolo. Non impiegarono molto tempo per trovare il
piccolo gruppo di persone che stava intorno a Katie, che si stava ancora contorcendo e
urlando da terra. Ron, Hermione e Leanne stavano cercando di tranquillizzarla.
“Allontanatevi!” urlò Hagrid. “Fatemela vedere!”
“Le è successo qualcosa!” singhiozzò Leanne. “Non so cosa…”
Hagrid fissò Katie per qualche secondo, quindi, senza dire niente, la prese da terra, la
bilanciò fra le sue braccia, e corse via verso il castello con lei. In pochi secondi le urla
perforanti di Katie non si sentirono più e l’unico rumore rimase il ruggito del vento.
Hermione s’avvicinò all’amica di Katie, che stava singhiozzando, e le mise un braccio sulle
spalle.
“Tu sei Leanne, vero?”
La ragazza annuì.
“E’ successo tutto all’improvviso, oppure...?”
“E’ successo quando il pacchetto si è spaccato,” singhiozzò Leanne, indicando ora il
pacchetto di carta marrone che stava zuppo per terra, la spaccatura rivelava una luce
verdastra. Ron si inchinò, allungò la mano, ma Harry gli afferrò il braccio e lo tirò indietro.
“Non lo toccare!”
Ron strisciò indietro. Una collana ornata di opale era visibile, dopo aver spostato l’incarto.
“L’ ho già vista,” disse Harry fissando l’oggetto. “Era in una vetrina di Sinister anni fa. Il
cartellino diceva che era maledetta. Katie deve averla toccata.” Harry guardò Leanne, che
aveva iniziato a tremare senza riuscire a fermarsi. “Dove l’ ha presa Katie?”
“Ecco, era il motivo per cui stavamo discutendo. Lei è tornata dal bagno dei Tre Manici di
Scopa tenendolo in mano, ha detto che era una sorpresa per qualcuno a Hogwarts e che
l’avrebbe dovuta consegnare. Sembrava che fosse molto divertita quando l’ ha detto…Oh no,
oh no, scommetto che è stata colpita dalla maledizione Imperius ed io non me ne sono resa
conto!”
Leanne tremò e continuò a tremare. Hermione le cinse gentilmente le spalle
"Katie non ti ha detto chi gliel’ ha data, Leanne?”
“No… non me l’ ha voluto dire... le ho detto che era una stupida e di non portarlo dentro la
scuola, ma lei non mi ha voluto ascoltare… e quando ho cercato di prenderglielo… lei… lei”
Leanne proruppe in un gemito di disperazione.
“Faremmo meglio a tornare a scuola,” disse Hermione, ancora con le braccia sulle spalle di
Leanne. “Potremmo andare a vedere come sta. Andiamo…”
Harry esitò per un momento, poi si levò la sciarpa dal viso e, ignorando il sussulto di Ron,
coprì con attenzione la collana e la raccolse.
“Dobbiamo farla vedere a Madama Chips,” spiegò.
Mentre seguiva Hermione e Leanne lungo la strada, Harry pensava furiosamente. Erano
appena entrati nel terreno di Hogwarts quando lui parlò, non riusciva a tenere i pensieri per
se.
“Malfoy conosce quella collana. Era in un astuccio da Sinister quattro anni fa, l’ ho visto
mentre l’osservava attentamente, quando ero nascosto sia a lui che a suo padre. E’ quello
che stava comprando quel giorno in cui l’ ho seguito! Lui se ne è ricordato ed è tornato per
lei.”
“Io… non so, Harry,” disse Ron esitante. “Un sacco di persone vanno da Sinister… e quella
ragazza non ha detto che Katie l’ ha trovata nel bagno delle ragazze?”
“Lei ha detto che l’aveva quando è tornata dal bagno, non è necessario che l’abbia trovata
proprio nel bagno...”
“McGranitt!” disse Ron facendo attenzione.
Harry alzò lo sguardo. Era proprio la Professoressa McGranitt che si avvicinava lungo la
strada, facendo turbinare il nevischio, per incontrarli.
“Hagrid ha detto che voi quattro avete visto cosa è successo a Katie Bell… salite nel mio
ufficio immediatamente, prego. Che cosa hai in mano, Potter?”
“E’ la cosa che ha toccato lei,” disse Harry.
“Santo Cielo,” disse la Professoressa McGranitt, e sembrò allarmata quando prese la collana
da Harry.
“No, no, Gazza, loro sono con me!” aggiunse lei rudemente, mentre Gazza strascicava
nell’Atrio, sollevando il suo Sensore Segreto. “Porti questa collana al professor Piton,
immediatamente, ma si assicuri di non toccarla, la lasci avvolta nella sciarpa!”
Harry e gli altri seguirono la Professoressa McGranitt sulle scale e dentro il suo ufficio. I vetri
delle finestre, sporchi di nevischio, sbattevano negli infissi e la stanza era fredda nonostante
un fuoco scoppiettasse nel focolare. La Professoressa McGranitt chiuse la porta e liberò la
scrivania per vedere in faccia Harry,Ron, Hermione e Leanne, che ancora singhiozzava.
“Allora?” disse lei all’improvviso. “Cosa è successo?”
Esitante, e con molte pause per cercare di non piangere, Leanne raccontò alla Professoressa
McGranitt di come Katie fosse andata nel bagno dei Tre Manici di Scopa e fosse tornata
tenendo il pacchetto senza nessun segno, di come Katie sembrasse un po’ strana, e di come
loro avessero discusso a proposito della convenienza di accettare di consegnare un pacco
sconosciuto, di come la discussione fosse culminata in una zuffa per il pacco, che si era
aperto con uno strappo. A questo punto, Leanne era così affranta che non riuscì a dire più
una parola.
“Bene,” disse la Professoressa McGranitt duramente, “vai in infermeria, Leanne, e fatti dare
da Madama Chips qualcosa per lo shock.”
Quanto Leanne uscì, la Professoressa McGranitt poso di nuovo lo sguardo su Harry, Ron ed
Hermione.
“Che cosa è successo quando Katie ha toccato la collana?”
“Si è sollevata in aria,” disse Harry, prima che Ron o Hermione potessero parlare, “e poi ha
iniziato ad urlare e ha perso conoscenza. Professoressa, posso vedere il Professor Silente,
per piacere?
“Il preside starà fuori fino a Lunedì, Potter,” disse la Professoressa McGranitt, con aria
sorpresa.
“Via?” esclamò Harry arrabbiato.
“Si, Potter, via!” disse la McGranitt aspramente. “Ma tutto quello che hai da dire a proposito di
questa tremenda vicenda lo puoi dire a me, ne sono sicura!”
Per una frazione di secondo, Harry esitò. La Professoressa McGranitt non ispirava
confidenza. Silente, benché lo intimidisse di più, sembrava meno propenso ad affossare una
teoria, pur insensata. Questa era una questione di vita o di morte, comunque, e non era il
momento di preoccuparsi di essere deriso.
“Penso che sia stato Draco Malfoy a dare quella collana a Katie, Professoressa.”
Ad un fianco, Ron si sfregò il naso in evidente imbarazzo, e dall’altro, Hermione striscio con i
piedi, come se fosse desiderosa di mettere una certa distanza fra lei ed Harry.
“Questa è un’accusa molto seria, Potter,” disse la Professoressa McGranitt, dopo un attimo di
sbigottimento. “Hai qualche prova?”
“No,” disse Harry, “ma…” e le raccontò di aver seguito Malfoy da Sinister, e la conversazione
che aveva origliato tra lui ed il Signor Sinister.
Quando finì di parlare, la Professoressa McGranitt sembrava un poco confusa.
“Malfoy ha portato qualcosa da Sinister per farlo riparare?"
"No, Professoressa, voleva solo che Sinister gli dicesse come riparare qualcosa, non l'aveva
con sé. Ma non è questo il punto, il fatto è che comprò qualcosa quel giorno, e credo che
fosse quella collana…”
“Tu hai visto Malfoy uscire dal negozio con un pacchetto simile?”
“No, Professoressa, ha detto a Sinister di conservarla in negozio per lui…"
“Ma, Harry,” lo interruppe Hermione, “Sinister gli chiese se la voleva prendere, e Malfoy disse
di no…”
“Perché non la voleva toccare, ovviamente!” disse Harry arrabbiato.
“Per caso ha detto «Quanto vorrei andarmene in giro con questa addosso?»” disse Hermione
“Beh, sarebbe sembrato uno po’ stupido con una collana addosso,” disse Ron.
“Oh Ron,” disse Hermione esasperata, “sarebbe stata avvolta bene, così non l’avrebbe
dovuta toccare, ed è così facile nasconderla in un mantello per non farla vedere a nessuno!
Credo che qualunque cosa abbia potuto prenotare da Sinister, sia qualcosa di rumoroso
oppure enorme, qualcosa che avrebbe attirato l’attenzione su di lui se l’avesse portata in
strada… e in ogni caso,” continuò lei alzando la voce, prima che Harry la potesse
interrompere, “Io ho chiesto a Sinister informazioni sulla collana, non ricordate? Quando sono
andata per cercare di capire cosa avesse cercato Malfoy, l’ ho vista lì. E Sinister mi ha detto
quanto costava senza problemi, non ha accennato al fatto che potesse essere già venduta o
qualcosa del genere…”
“Certo, è ovvio, ha capito che cosa eri andata a fare dopo cinque secondi, per forza che non
te lo ha detto… comunque potrebbe aver deciso di mandarla a Malfoy dopo…”
“Basta così!” disse la Professoressa McGranitt, quando Hermione aprì la bocca per replicare,
e sembrava furiosa. “Potter, apprezzo che tu mi abbia raccontato tutto questo, ma non puoi
puntare il dito ed accusare il Signor Malfoy solo perché è stato nel negozio dove questa
collana potrebbe essere stata comprata. Probabilmente ci sono state centinaia di persone…”
“… è quello che ho detto io…”
“… ed in ogni caso, quest’anno sono state applicate le più severe misure di sicurezza. Non
credo che quella collana sarebbe potuta entrare nella scuola senza che ce né
accorgessimo…”
“Ma…”
“… e soprattutto,” disse la Professoressa McGranitt, per chiudere definitivamente il discorso,
“Il Signor Malfoy non è andato a Hogsmeade, oggi.”
Harry rimase a bocca aperta, si sentiva umiliato.
“Come fa a saperlo, Professoressa?”
“Perché era in punizione con me. Non ha finito i compiti di Trasfigurazione due volte di
seguito. Quindi, grazie per avermi messo al corrente dei tuoi sospetti, Potter,” disse con tono
pesante, “ma ora devo andare in infermeria per vedere come sta Katie Bell. Buongiorno a
tutti.”
Lei aprì la porta dell’ufficio. Non ebbero altra alternativa che uscire dalla stanza in silenzio.
Harry era arrabbiato con gli altri due perché si erano schierati con la McGranitt. Nonostante
tutto, però, si unì alla discussione quando ripresero a parlare dell’accaduto.
“E allora? Chi pensate sia quello a cui Katie dovesse dare la collana?” chiese Ron, dopo aver
salito le scale per la sala comune.
“Lo sa solo il Cielo,” disse Hermione. “Ma chiunque fosse, l’ ha scampata per un pelo.
Nessuno avrebbe potuto aprire il pacchetto senza toccare la collana.”
“Poteva essere destinata ad un sacco di persone,” disse Harry. “Silente… i Mangiamorte
sarebbero contenti di sbarazzarsi di lui, deve essere uno dei loro obbiettivi principali. Oppure
Slughorn… Silente crede che Voldemort lo voglia con lui, e che sia contento del fatto che si
sia schierato con Silente. Oppure…”
“Oppure tu,” disse Hermione turbata.
"Non è possibile,” disse Harry, “altrimenti Katie si sarebbe semplicemente girata lungo la
strada e sarebbe venuta a darmela, non credi? Ero dietro di loro lungo tutta la strada sin dai
Tre Manici di Scopa. Avrebbe avuto molto più senso consegnare il pacco fuori da Hogwarts,
visto che Gazza controlla chiunque esca od entri. Mi piacerebbe sapere perché Malfoy le
avrebbe dovuto dire di portarla dentro il castello…”
“Harry, Malfoy non era a Hogsmeade!” disse Hermione, che stava pestando i piedi per la
rabbia.
“Potrebbe aver avuto un complice” disse Harry. “Tiger o Goyle… oppure, pensateci, un altro
Mangiamorte, ora potrà contare su complici migliori di Tiger e Goyle ora che si è arruolato…”
Ron ed Hermione si guardarono come se si stessero dicendo che non si arrivava a nulla a
continuare a discutere con lui.
“Dilligrout,” disse Hermione fermamente una volta raggiunta la Signora Grassa.
Il ritratto roteò, aprendosi per farli entrare nella Sala Comune. Era quasi piena e odorava di
vestiti bagnati. Sembrava che un sacco di persone fossero tornate da Hogsmeade in anticipo
per via del tempo. Non c’erano mormorii o pettegolezzi, comunque: di sicuro la notizia
dell’incidente di Katie non era ancora arrivata.
“Non è stato un attacco molto astuto, se ti ci fermi un attimo a pensare,” disse Ron
scacciando via con indifferenza uno del primo anno da una delle comode poltrone presso il
camino, così da potersi sedere lui. “La maledizione non sarebbe mai riuscita ad entrare nel
castello. Certo non si può dire che fosse infallibile.”
“Hai ragione,” disse Hermione, scacciano Ron a calci dalla poltrona e restituendola a quello
del primo anno. “Non è stato affatto un piano ben escogitato.”
“E da quando Malfoy è un grande pensatore?” chiese Harry.
Né Ron né Hermione gli risposero.
Capitolo 12 – Argento e Opali
[B]traduzione by Hadda
Revisione by Gab82
Dov’era Silente, e cosa stava facendo? Harry vide il Preside solo altre due volte nelle
settimane successive. Lo vide raramente a pranzo, inoltre, ed Harry era sicuro che Hermione
fosse nel giusto nel pensare che lui lasciasse la scuola per diversi giorni ogni volta. Silente
aveva dimenticato le lezioni che si pensava dovesse dare a Harry? Il Preside aveva detto che
le lezioni avrebbero avuto a che fare con la profezia. Harry si era sentito rafforzato e
confortato, mentre ora si sentiva un pò abbandonato.
A metà Ottobre ci fu la prima gita a Hogsmeade. Harry si era chiesto se queste gite
sarebbero state ancora permesse, date le misure di sicurezza intorno alla scuola sempre
crescenti, ma fu lieto di sapere che sarebbero andati. Era sempre positivo stare fuori dal
castello per qualche ora.
Harry si svegliò presto la mattina della gita, era una giornata tempestosa ed ingannò il tempo
prima di colazione leggendo la sua copia di Pozioni Avanzate. Di solito non leggeva i libri di
scuola quando stava sdraiato a letto. Un comportamento del genere, come Ron giustamente
gli fece notare, era indecente per chiunque a parte Hermione, che era completamente strana
proprio per questo. Harry sentiva, comunque, che difficilmente la copia del Principe MezzoSangue di Pozioni Avanzate poteva essere considerata un libro di testo. Più Harry procedeva
con la lettura, più si rendeva conto di quanto fosse ricco, non solamente dei semplici
suggerimenti o trucchi sulle pozioni che stavano facendo guadagnare tanto splendore alla
sua reputazione con Slughorn ma, scarabocchiati ai lati, anche ingegnose fatture e malefici
che, Harry era sicuro a giudicare dalle cancellazioni e revisioni, fossero state inventate dallo
stesso Principe.
Harry aveva già provato ad usare alcune delle formule inventate dal Principe. C’era un
maleficio che faceva crescere le unghie dei piedi in modo terribilmente velocemente (la provò
su Tiger nel corridoio, con esiti molto divertenti). Una fattura che incollava la lingua al palato
(usata un paio di volte, fra gli applausi generali, su un inconsapevole Argus Gazza). Quella
più utile, probabilmente, era Muffliato, un incantesimo che riempiva le orecchie di chiunque
stesse vicino con un ronzio irriconoscibile, così che lunghe conversazioni potessero essere
tenute in classe senza essere ascoltate per sbaglio. L’unica persona che non trovava questi
incantesimi divertenti, era Hermione, che assumeva una rigida espressione di completa
disapprovazione, e rifiutava di parlare con Harry se lui aveva usato la formula Muffliato su
qualcuno nelle vicinanze.
Seduto sul letto, Harry mise il libro di fianco, per esaminare più da vicino le istruzioni
scarabocchiate per un incantesimo che sembrava aver causato qualche problema al
Principe. C’erano troppe cancellazioni e modifiche ma, finalmente, calcato in un angolo della
pagina c’era uno scarabocchio:
Levicorpus (n-vbl)
Mentre il vento e il nevischio sbattevano incessantemente sulla finestra, e Neville russava
sonoramente, Harry fissò le lettere tra parentesi. N-vbl… che doveva significare “non
verbale”. Harry era piuttosto dubbioso, non sapeva se sarebbe stato in grado di fare questo
particolare incantesimo. Aveva ancora difficoltà con gli incantesimi non verbali, e Piton gli
criticava immediatamente questi errori ad ogni lezione di Difesa contro le arti Oscure - il
principe, però, si era dimostrato un professore molto più in gamba di Piton fino a questo
punto.
Puntando la mano verso un punto indistinto, fece un gesto verso l’alto e disse Levicorpus!
all’interno della sua testa.
“Aaaaaaaargh!”
Ci fu un lampo di luce, e la stanza si riempì di voci: tutti s’erano svegliati, Ron era quello che
aveva urlato. Harry fece cadere il libro di Pozioni Avanzate preso dal panico. Ron era
rovesciato a mezz’aria dondolando come se un uncino invisibile lo tenesse sollevato per la
caviglia.
”Scusa!” gridò Harry, mentre Dean e Seamus ridevano come matti, e Neville si tirava su da
terra, dato che era caduto dal letto. “Aspetta… ti faccio scendere…”
Cercò a testoni il libro di pozioni e lo sfogliò rapidamente freneticamente, cercando di trovare
la pagina giusta. Alla fine la trovò ed interpretò la parola illeggibile sotto la formula, pregando
che fosse il contro incantesimo. Harry pensò Liberacorpus! con tutta la sua mente.
Ci fu un altro lampo di luce e Ron cadde scompostamente sul suo materasso.
“Scusa!” disse di nuovo Harry debolmente, mentre Dean e Seamus continuavavano a ridere
sgangheratamente. “Domani,” disse Ron con voce soffocata, “Farai meglio a mettere la
sveglia”.
Nel tempo che impiegarono a vestirsi, imbottendosi con diversi maglioni fatti a mano della
signora Weasley e indossando mantello, sciarpe e guanti, lo shock di Ron era passato e
aveva deciso che la nuova formula di Harry era molto divertente; così divertente, infatti, che
non perse tempo e raccontò a Hermione la storia non appena si sedettero per la colazione.
“... e c’è stato un’altro lampo di luce e sono caduto di nuovo sul letto!” Ron fece un gran
sorriso e si servì da solo, prendendo delle salsicce.
Hermione non abbozzò neanche un sorriso durante il racconto, una volta finito indirizzò la
sua espressione di fredda disapprovazione verso Harry
“L’incantesimo, per caso, era un altro di quelli presi dal tuo libro di pozioni?” chiese.
Harry si accigliò.
“Vuoi sempre immaginare agli esiti peggiori, non è vero?”
“Lo era?”
“Beh…si, l’ ho trovato lì, e allora?”
“Quindi hai semplicemente deciso di provare un incantesimo scritto a mano e sconosciuto per
vedere cosa sarebbe successo?”
“Che cosa importa se era scritto a mano?” disse Harry, preferendo non rispondere al resto
della domanda.
“Perché probabilmente la formula non è una di quelle approvate dal Ministro della Magia,”
disse Hermione. “E poi,” aggiunse, appena Harry e Ron portarono gli occhi al cielo, “perché
sto iniziando a credere che questo Principe avesse un carattere un pò sfuggente”
“Era per ridere!” disse Ron, inclinando una bottiglia di ketchup sulle sue salsicce. “Solo una
risata, Hermione, nient’altro!”
“Persone che dondolano appese per la caviglia?” disse Hermione. “Chi spreca il proprio
tempo e le proprie energie per trovare un incantesimo come questo?”
“Fred e George,” disse Ron stringendo le spalle, “è il loro genere di cose. E, ehm…”
“Mio padre,” disse Harry. S’era ricordato solo adesso.
“Cosa?” dissero Ron ed Hermione insieme.
“Mio padre usò quest’incantesimo,” disse Harry. “Io… me lo ha detto Lupin.”
Quest’ultima parte non era vera. Harry aveva visto suo padre usare l’incantesimo su Piton,
infatti, ma non aveva mai raccontato a Ron ed Hermione di quella particolare escursione nel
Pensatoio. Ora, comunque, gli venne in mente una splendida possibilità. Il Principe
MezzoSangue poteva essere stato…?
“Forse tuo padre lo ha usato, Harry,” disse Hermione, “ma non è stato l’unico. Noi abbiamo
visto un intero gruppo di persone usarlo, nel caso te ne fossi dimenticato. Persone che
dondolavano in aria. Galleggiavano tutti insieme, impotenti, senza nessuno che li aiutasse.”
Harry la guardò fissamente. Si sentì depresso, anche lui ricordava il comportamento dei
Mangiamorte alla Coppa del Mondo di Quidditch. Ron andò in suo aiuto.
“Quella è stata una cosa diversa,” esclamò. “Loro ne stavano abusando. Harry e suo padre si
sono semplicemente fatti una risata. A te non piace il Principe, Hermione,” aggiunse,
indicandola severamente con una salsiccia, “perché lui è più bravo di te in Pozioni…”
“Non c’entra niente con questo!” disse Hermione, le guance che arrossivano. “Penso solo
che sia veramente da irresponsabili provare a fare un incantesimo quando non sai neanche a
cosa serva, e smettetela di parlare a proposito del «Principe» come se fosse veramente un
nobile, scommetto che è solo uno stupido soprannome, e non mi sembra sia stato una
persona così simpatica!”
“Non vedo da cosa tu lo possa capire,” disse Harry animatamente. “Se io volessi diventare un
Mangiamorte non andrei a vantarmi in giro dicendo di essere «Mezzo-Sangue», non trovi?”
Appena detto ciò, Harry ricordò che suo padre era stato un puro-sangue, ma cercò di
spingere fuori questo pensiero dalla mente; si sarebbe preoccupato di questo più tardi…
“I Mangiamorte non possono essere tutti puro-sangue, non sono rimasti abbastanza maghi
puro-sangue,” disse Hermione con decisione. “Credo che la maggior parte di loro sia mezzosangue, ma fanno finta di essere puri. Sono solo i maghi figli di babbani che loro odiano, loro
sarebbero contenti di farvi arruolare con loro.”
“Non c’è nessuna possibilità che mi accettino come Mangia Morte!” disse Ron indignato, un
pezzo di salsiccia volò via dalla forchetta ora brandita verso Hermione e colpì Ernie
Macmillan in testa. “La mia intera famiglia è considerata come traditori del sangue! Questo,
per i Mangiamorte, è altrettanto una pecca quanto essere figli di Babbani!”
“E loro adorerebbero avere me,” disse Harry sarcasticamente. “Saremmo potuti essere
grandi amici se non avessero cercato di farmi fuori.”
Questo fece ridere Ron. Perfino Hermione fece un sorriso forzato, e tutti e tre furono distratti
dall’arrivo di Ginny.
“Ciao, Harry, suppongo di doverti dare questo.”
Era un rotolo di pergamena con il nome di Harry scritto in calligrafia sottile, familiare ed
inclinata.
“Grazie, Ginny... E’ la prossima lezione di Silente!” disse Harry a Ron ed Hermione, mentre
apriva la pergamena e la leggeva velocemente. “Lunedì sera!” Si sentì improvvisamente
rassicurato e felice. “Vuoi venire con noi a Hogsmeade, Ginny?” le chiese.
“Devo andarci con Dean… magari ci vediamo lì,” rispose lei facendo un cenno mentre
andava via.
Gazza era in attesa nei pressi delle porte di quercia dell’ingresso principale, come al solito, e
barrava i nomi delle persone che avevano il permesso di andare a Hogsmeade. La procedura
durò più del solito perché Gazza eseguiva un triplo controllo su tutti gli studenti con il suo
Sensore Segreto.
“Che cosa importa se portiamo di nascosto materiale oscuro FUORI?” chiese Ron,
squadrando il lungo e sottile Sensore Segreto con apprensione. “Non sarebbe meglio
controllare quello che noi portiamo DENTRO?”
La sua sfacciataggine gli fece meritare alcuni colpetti extra del Sensore, e stava quasi per
tirarsi indietro, quando scesero verso il vento ed il nevischio.
La passeggiata fino a Hogsmeade non fu divertente. Harry si avvolse la sciarpa intorno alla
parte inferiore del viso; le parti esposte furono presto come escoriate ed intorpidite. La strada
per il villaggio era piena di studenti piegati in due contro il vento tagliente. Più di una volta
Harry pensò che avrebbe fatto meglio a restare nella calda sala comune e, quando
finalmente arrivarono a Hogsmeade e videro che il negozio di scherzi di Zonko era stato
chiuso, Harry capì che questa gita non era destinata ad essere divertente. Ron indicò, con
una mano difficilmente distinguibile per via dei guanti, in direzione di Mielandia, che era
fortunatamente aperto, Harry ed Hermione procedettero faticosamente dietro di lui fino
all’interno del negozio affollato.
“Grazie al cielo,” disse Ron rabbrividendo una volta che furono avvolti dall’aria calda e
profumata di caramelle. “Stiamo qui tutta la sera!”
“Harry, ragazzo mio!” disse una voce tonante alle loro spalle.
“Oh, no,” bisbigliò Harry. Tutti e tre si girarono e videro il Professor Slughorn che indossava
un enorme cappello di pelliccia ed un cappotto con un bavero della stessa pelliccia, stringeva
una grande borsa di ananas cristallizzato ed occupava almeno un quarto del negozio.
“Harry, hai mancato tre delle mie piccole cene finora!” disse Slughorn colpendolo con un
pugno amichevole nel petto. “Non va bene, ragazzo mio, ci tengo molto ad averti da me!
Anche la signorina Granger le adora, non è vero?”
“Si,” disse Hermione impotente, “sono veramente…”
“E allora perché non vieni, Harry?” chiese Slughorn.
“Ecco, ho allenamento con la squadra di Quidditch, professore,” disse Harry, che aveva
realmente fissato un allenamento ogni volta che Slughorn gli aveva inviato un piccolo invito
adornato con un nastro viola. Questa strategia faceva sì che Ron non fosse escluso, e di
solito se la ridevano con Ginny, immaginando Hermione silenziosa con McLaggen e Zabini.
“Bene, mi aspetto di sicuro che tu vinca la prima partita, dopo tutto questo duro lavoro!” disse
Slughorn. “Ma una piccola distrazione non ha mai fatto male a nessuno. Ora, cosa ne pensi
di lunedì notte, voi non avrete la possibilità di allenarvi con questo tempo…”
“Non posso Professore, ho un… ehm… un appuntamento con il Professor Silente, quella
sera.”
“Ancora sfortuna!” si lamentò Slughorn drammaticamente. “Ah, be'… non mi puoi sfuggire per
sempre, Harry!” E con un gesto regale, lui uscì dal negozio, facendo tanto poco caso a Ron
quasi come se egli fosse stata una pubblicità degli Scarafaggi a Grappolo.
“Non posso credere che tu ne abbia evitato un altro,” disse Hermione, scuotendo la testa.
“Non sono così male, sai… a volte possono essere quasi divertenti…” Poi lei fece caso
all’espressione di Ron. “Oh, guarda… hanno le piume di zucchero deluxe… dovrebbero
durare delle ore!”
Contento che Hermione avesse cambiato discorso, Harry trovò molto più interessanti le
nuove piume di zucchero deluxe di quanto non avrebbe fatto normalmente, ma Ron continuò
a guardare imbronciato e fece spallucce quando Hermione gli chiese dove volesse andare
dopo.”
“Andiamo ai Tre Manici di Scopa,” disse Harry. “Dovrebbe esserci un bel calduccio.”
Si misero di nuovo le sciarpe sulla faccia e lasciarono il negozio di dolci. Il vento era tagliente
come coltelli sui loro volti, dopo lo zuccheroso tepore del negozio di dolci. La strada non era
molto frequentata. Nessuno si attardava in chiacchiere, tutti s’affrettavano verso le loro
destinazioni. L’unica eccezione erano due uomini poco davanti a loro fermi proprio davanti ai
Tre Manici di Scopa. Uno era molto alto e magro. Guardando di traverso attraverso gli
occhiali bagnati dalla pioggia, Harry riconobbe il barman dell’altro pub di Hogsmeade, la
Testa di Porco. Appena Harry, Ron ed Hermione si avvicinarono, il barman si strinse più
saldamente il mantello attorno al collo e si allontanò, lasciando quello più basso ad
annaspare con qualcosa fra le braccia. Erano a pochi metri quando Harry capì chi era.
“Mundungus!”
L’uomo tozzo e con le gambe storte aveva lunghi capelli argentei e sciolti, saltò e diede un
calcio ad una vecchia valigia, che si aprì violentemente, liberando quello che sembrava
essere l’intero contenuto di una vetrina di un negozio di ciarpame.
“Oh, ciao, Harry,” disse Mundungus Fletcher, con una disinvoltura molto poco convincente.
“Bene… non mi trattenete.” Ed iniziò a grattare per terra per recuperare il contenuto della sua
valigia, sembrava che non vedesse l’ora di andarsene.
“Stai vendendo questa roba?” chiese Harry, che guardava Mundungus mentre raccattava da
terra quello che sembrava un intero assortimento di oggetti sudici.
“Oh, beh, il minimo che serve per mantenermi,” disse Mundungus. “Dammelo!”
Ron si era inchinato ed aveva preso un oggetto argentato.
“Aspetta un attimo,” disse Ron lentamente. “Mi sembra familiare…”
“Grazie tante!” disse Mundungus, strappando il calice dalle mani di Ron e ficcandolo di nuovo
nella valigia. “Bene, ora vi saluto…OUCH!”
Harry spinse Mundungus contro il muro del pub tenendolo per la gola. Mentre lo teneva tirò
fuori velocemente la bacchetta con l’altra mano.
“Harry!” strillò Hermione
“L’ hai rubato dalla casa di Sirius,” disse Harry, che ora alto abbastanza da stare naso a naso
con Mundungus, e gli arrivava un brutto odore di tabacco vecchio ed alcool. “Ha sopra lo
stemma della Famiglia Black.”
“Io…no…cosa…?” farfugliò Mundungus, che lentamente stava diventando viola.
“Che cosa hai fatto, sei andato a casa sua la notte in cui è morto e l’hai svaligiata?” ringhiò
Harry.
“Io...no...”
“Harry, non puoi!” gridò Hermione, mentre Mundungus stava diventando blu.
Ci fu un bang, ed Harry sentì la mano lasciare la gola di Mundungus. Ansimando e
farfugliando Mundungus afferrò la valigia caduta, e – CRACK – sparì.
Harry urlò a squarciagola, girando su due piedi per vedere dove fosse andato Mundungus.
“TORNA INDIETRO, LADRO - !”
“Non è più qui Harry.” Tonks era apparsa dal nulla, i capelli color topo erano bagnati dal
nevischio.
“Probabilmente Mundungus è già a Londra in questo momento, non può sentire le tue urla.”
“Ha rubato le cose di Sirius! Le ha rubate!”
“Si, ma calmati,” disse Tonks, che non sembrava colpita da questa informazione. “Faresti
meglio ad andare via da questo posto freddo.”
Lei guardò attraverso la porta dei Tre Manici di Scopa. Una volta entrato, Harry sbraitò,
“Stava rubando le cose di Sirius!”
“Si Harry, ma per piacere non urlare, ci stanno fissando tutti,” sussurrò Hermione. “Vai e
siediti, io ti prendo qualcosa da bere.”
Harry era ancora molto arrabbiato quando Hermione tornò al loro tavolo, qualche minuto
dopo, con tre bottiglie di burrobirra.
“L’Ordine non può controllare Mundungus?” chiese Harry agli altri due in un sussurro furioso.
“Non possono almeno fare in modo che non rubi tutto quello che non è inchiodato a terra al
quartier generale?”
“Shh!” disse Hermione disperatamente, guardandosi intorno per essere sicura che nessuno li
stesse ascoltando; c’era una coppia di maghi vicino a loro che stavano fissando Harry con
molto interesse, e Zabini stava ciondolando da un pilastro non molto lontano. “Harry, anche io
sono inorridita, so che sono tue le cose che sta rubando…”
Harry iniziò a bere la sua burrobirra, per un momento aveva dimenticato che ora il numero
dodici di Grimmauld Place gli apparteneva.
“Si, sono le mie cose!” disse. “C’è poco da meravigliarsi che non fosse contento di vedermi!
Bene, andrò da Silente e gli dirò quello che sta succedendo, lui è l’unico che possa
spaventare Mundungus.”
“Buona idea,” sussurrò Hermione, rassicurata dal fatto che Harry si stava calmando. “Ron,
cosa stai fissando?”
“Niente,” disse Ron, guardando velocemente oltre il bancone, ma Harry sapeva che lui stava
cercando di attirare l’attenzione dell’attraente barista, Madama Rosmerta, per cui aveva un
debole.
“Credo che <
Ron ignorò questa allusione, e sorseggiò la sua bevanda in quello che probabilmente lui
considerava un dignitoso silenzio. Harry stava pensando a Sirius ed a come, in ogni caso, lui
odiasse quei calici d’argento. Hermione tamburellò con le dita sul tavolo, i suoi occhi
andavano da Ron al bancone. Quando Harry finì anche l’ultima goccia nella sua bottiglia
disse, “Possiamo farla finita con l’uscita e tornarcene a scuola, allora?”
I due annuirono. Non era stata una gita divertente ed il tempo stava peggiorando ogni minuto
di più. Ancora una volta si strinsero saldamente nei loro mantelli, risistemarono le sciarpe,
indossarono di nuovo i guanti, quindi seguirono Katie Bell ed una sua amica fuori dal pub e
nella strada principale. I pensieri di Harry andarono a Ginny, mentre camminavano a fatica
lungo la strada per Hogwarts che era diventata un pantano. Loro non l’avevano incontrata,
pensò Harry, di sicuro perché lei e Dean erano intimamente chiusi nel locale di Madama
Piediburro, il ritrovo dalle coppiette. S’incupì, abbassò la testa verso la neve sciolta e
continuò ad andare avanti a fatica.
Passò un po’ di tempo prima che Harry si accorgesse che le voci di Katie Bell e la sua amica,
che erano portate fino a lui dal vento, erano diventate stridule ed alte. Harry guardò verso le
loro figure indistinte. Le due ragazze stavano discutendo a proposito di qualcosa che Katie
teneva in mano.
“Non ha niente a che fare con te, Leanne!” Harry sentì dire a Katie.
Girarono un angolo del viottolo, il nevischio stava diventando spesso e fitto e gli occhiali di
Harry si stavano sporcando. Come alzò la mano con il guanto per pulirli, Leanne cercò di
prendere il pacchetto che Katie stava tenendo. Katie diede uno strattone ed il pacchetto
cadde a terra.
Improvvisamente, Katie si sollevò in aria, non come aveva fatto Ron, sospeso comicamente
per la caviglia, ma graziosamente, le sue braccia distese, come se stesse volando. C’era
però qualcosa che non quadrava, qualcosa di pauroso… I capelli le venivano tirati con forza
dal vento violento, ma gli occhi erano chiusi e il volto era quasi senza espressione. Harry,
Ron, Hermione e Leanne si fermarono tutti immobili, e guardarono.
Quindi, a circa due metri da terra, Katie emise un urlo terribile. Aveva gli occhi aperti, ma
qualunque cosa stesse vedendo, o qualunque cosa stesse provando, era chiaro che le stava
causando una sofferenza terribile. Urlò ed urlò ancora. Leanne iniziò ad urlare anche lei e
afferrò Katie per le caviglie cercando di tirarla verso terra. Harry, Ron ed Hermione si
precipitarono ad aiutarla, ma appena afferrarono le gambe di Katie lei cadde su di loro. Harry
e Ron cercarono di trattenerla ma lei si stava contorcendo tanto che era difficile trovare
appiglio. Riuscirono a farla stendere a terra, invece, mentre lei pestava il suolo e urlava,
apparentemente incapace di riconoscerli.
Harry si guardò intorno, ma i dintorni erano deserti.
“Restate qui!” urlò agli altri contro il vento sibilante. “Vado a cercare aiuto!”
Iniziò a correre a tutta velocità verso la scuola. Non aveva mai visto nessuno comportarsi
come Katie aveva appena fatto e non riusciva a capire da cosa potesse essere stato causato.
Si precipitò oltre una curva del viottolo ed andò a sbattere contro quello che poteva sembrare
un enorme orso ritto sulle sue zampe posteriori.
“Hagrid!” ansimò, liberandosi dalla siepe nella quale era caduto.
“Harry!” disse Hagrid che era pieno di nevischio sulle sopracciglia e sulla barba ed indossava
il suo grande cappotto di pelliccia. “Ci stavo facendo una visitina a Grop, sta a venire su così
bene che non ci…" “Hagrid, c’è un ferito lì dietro, o colpito da una maledizione, o chissà…”
“Cosa?” disse Hagrid, piegandosi per ascoltare quello che Harry stava dicendo contro
l’infuriare del vento.
“Qualcuno ha ricevuto una maledizione!” urlò Harry.
“Una maledizione? Chi ci ha preso una maledizione… non Ron? Hermione?”
“No, nessuno di loro, è Katie Bell… da questa parte…”
Insieme corsero indietro seguendo il viottolo. Non impiegarono molto tempo per trovare il
piccolo gruppo di persone che stava intorno a Katie, che si stava ancora contorcendo e
urlando da terra. Ron, Hermione e Leanne stavano cercando di tranquillizzarla.
“Allontanatevi!” urlò Hagrid. “Fatemela vedere!”
“Le è successo qualcosa!” singhiozzò Leanne. “Non so cosa…”
Hagrid fissò Katie per qualche secondo, quindi, senza dire niente, la prese da terra, la
bilanciò fra le sue braccia, e corse via verso il castello con lei. In pochi secondi le urla
perforanti di Katie non si sentirono più e l’unico rumore rimase il ruggito del vento.
Hermione s’avvicinò all’amica di Katie, che stava singhiozzando, e le mise un braccio sulle
spalle.
“Tu sei Leanne, vero?”
La ragazza annuì.
“E’ successo tutto all’improvviso, oppure...?”
“E’ successo quando il pacchetto si è spaccato,” singhiozzò Leanne, indicando ora il
pacchetto di carta marrone che stava zuppo per terra, la spaccatura rivelava una luce
verdastra. Ron si inchinò, allungò la mano, ma Harry gli afferrò il braccio e lo tirò indietro.
“Non lo toccare!”
Ron strisciò indietro. Una collana ornata di opale era visibile, dopo aver spostato l’incarto.
“L’ ho già vista,” disse Harry fissando l’oggetto. “Era in una vetrina di Sinister anni fa. Il
cartellino diceva che era maledetta. Katie deve averla toccata.” Harry guardò Leanne, che
aveva iniziato a tremare senza riuscire a fermarsi. “Dove l’ ha presa Katie?”
“Ecco, era il motivo per cui stavamo discutendo. Lei è tornata dal bagno dei Tre Manici di
Scopa tenendolo in mano, ha detto che era una sorpresa per qualcuno a Hogwarts e che
l’avrebbe dovuta consegnare. Sembrava che fosse molto divertita quando l’ ha detto…Oh no,
oh no, scommetto che è stata colpita dalla maledizione Imperius ed io non me ne sono resa
conto!”
Leanne tremò e continuò a tremare. Hermione le cinse gentilmente le spalle
"Katie non ti ha detto chi gliel’ ha data, Leanne?”
“No… non me l’ ha voluto dire... le ho detto che era una stupida e di non portarlo dentro la
scuola, ma lei non mi ha voluto ascoltare… e quando ho cercato di prenderglielo… lei… lei”
Leanne proruppe in un gemito di disperazione.
“Faremmo meglio a tornare a scuola,” disse Hermione, ancora con le braccia sulle spalle di
Leanne. “Potremmo andare a vedere come sta. Andiamo…”
Harry esitò per un momento, poi si levò la sciarpa dal viso e, ignorando il sussulto di Ron,
coprì con attenzione la collana e la raccolse.
“Dobbiamo farla vedere a Madama Chips,” spiegò.
Mentre seguiva Hermione e Leanne lungo la strada, Harry pensava furiosamente. Erano
appena entrati nel terreno di Hogwarts quando lui parlò, non riusciva a tenere i pensieri per
se.
“Malfoy conosce quella collana. Era in un astuccio da Sinister quattro anni fa, l’ ho visto
mentre l’osservava attentamente, quando ero nascosto sia a lui che a suo padre. E’ quello
che stava comprando quel giorno in cui l’ ho seguito! Lui se ne è ricordato ed è tornato per
lei.”
“Io… non so, Harry,” disse Ron esitante. “Un sacco di persone vanno da Sinister… e quella
ragazza non ha detto che Katie l’ ha trovata nel bagno delle ragazze?”
“Lei ha detto che l’aveva quando è tornata dal bagno, non è necessario che l’abbia trovata
proprio nel bagno...”
“McGranitt!” disse Ron facendo attenzione.
Harry alzò lo sguardo. Era proprio la Professoressa McGranitt che si avvicinava lungo la
strada, facendo turbinare il nevischio, per incontrarli.
“Hagrid ha detto che voi quattro avete visto cosa è successo a Katie Bell… salite nel mio
ufficio immediatamente, prego. Che cosa hai in mano, Potter?”
“E’ la cosa che ha toccato lei,” disse Harry.
“Santo Cielo,” disse la Professoressa McGranitt, e sembrò allarmata quando prese la collana
da Harry.
“No, no, Gazza, loro sono con me!” aggiunse lei rudemente, mentre Gazza strascicava
nell’Atrio, sollevando il suo Sensore Segreto. “Porti questa collana al professor Piton,
immediatamente, ma si assicuri di non toccarla, la lasci avvolta nella sciarpa!”
Harry e gli altri seguirono la Professoressa McGranitt sulle scale e dentro il suo ufficio. I vetri
delle finestre, sporchi di nevischio, sbattevano negli infissi e la stanza era fredda nonostante
un fuoco scoppiettasse nel focolare. La Professoressa McGranitt chiuse la porta e liberò la
scrivania per vedere in faccia Harry,Ron, Hermione e Leanne, che ancora singhiozzava.
“Allora?” disse lei all’improvviso. “Cosa è successo?”
Esitante, e con molte pause per cercare di non piangere, Leanne raccontò alla Professoressa
McGranitt di come Katie fosse andata nel bagno dei Tre Manici di Scopa e fosse tornata
tenendo il pacchetto senza nessun segno, di come Katie sembrasse un po’ strana, e di come
loro avessero discusso a proposito della convenienza di accettare di consegnare un pacco
sconosciuto, di come la discussione fosse culminata in una zuffa per il pacco, che si era
aperto con uno strappo. A questo punto, Leanne era così affranta che non riuscì a dire più
una parola.
“Bene,” disse la Professoressa McGranitt duramente, “vai in infermeria, Leanne, e fatti dare
da Madama Chips qualcosa per lo shock.”
Quanto Leanne uscì, la Professoressa McGranitt poso di nuovo lo sguardo su Harry, Ron ed
Hermione.
“Che cosa è successo quando Katie ha toccato la collana?”
“Si è sollevata in aria,” disse Harry, prima che Ron o Hermione potessero parlare, “e poi ha
iniziato ad urlare e ha perso conoscenza. Professoressa, posso vedere il Professor Silente,
per piacere?
“Il preside starà fuori fino a Lunedì, Potter,” disse la Professoressa McGranitt, con aria
sorpresa.
“Via?” esclamò Harry arrabbiato.
“Si, Potter, via!” disse la McGranitt aspramente. “Ma tutto quello che hai da dire a proposito di
questa tremenda vicenda lo puoi dire a me, ne sono sicura!”
Per una frazione di secondo, Harry esitò. La Professoressa McGranitt non ispirava
confidenza. Silente, benché lo intimidisse di più, sembrava meno propenso ad affossare una
teoria, pur insensata. Questa era una questione di vita o di morte, comunque, e non era il
momento di preoccuparsi di essere deriso.
“Penso che sia stato Draco Malfoy a dare quella collana a Katie, Professoressa.”
Ad un fianco, Ron si sfregò il naso in evidente imbarazzo, e dall’altro, Hermione striscio con i
piedi, come se fosse desiderosa di mettere una certa distanza fra lei ed Harry.
“Questa è un’accusa molto seria, Potter,” disse la Professoressa McGranitt, dopo un attimo di
sbigottimento. “Hai qualche prova?”
“No,” disse Harry, “ma…” e le raccontò di aver seguito Malfoy da Sinister, e la conversazione
che aveva origliato tra lui ed il Signor Sinister.
Quando finì di parlare, la Professoressa McGranitt sembrava un poco confusa.
“Malfoy ha portato qualcosa da Sinister per farlo riparare?"
"No, Professoressa, voleva solo che Sinister gli dicesse come riparare qualcosa, non l'aveva
con sé. Ma non è questo il punto, il fatto è che comprò qualcosa quel giorno, e credo che
fosse quella collana…”
“Tu hai visto Malfoy uscire dal negozio con un pacchetto simile?”
“No, Professoressa, ha detto a Sinister di conservarla in negozio per lui…"
“Ma, Harry,” lo interruppe Hermione, “Sinister gli chiese se la voleva prendere, e Malfoy disse
di no…”
“Perché non la voleva toccare, ovviamente!” disse Harry arrabbiato.
“Per caso ha detto «Quanto vorrei andarmene in giro con questa addosso?»” disse Hermione
“Beh, sarebbe sembrato uno po’ stupido con una collana addosso,” disse Ron.
“Oh Ron,” disse Hermione esasperata, “sarebbe stata avvolta bene, così non l’avrebbe
dovuta toccare, ed è così facile nasconderla in un mantello per non farla vedere a nessuno!
Credo che qualunque cosa abbia potuto prenotare da Sinister, sia qualcosa di rumoroso
oppure enorme, qualcosa che avrebbe attirato l’attenzione su di lui se l’avesse portata in
strada… e in ogni caso,” continuò lei alzando la voce, prima che Harry la potesse
interrompere, “Io ho chiesto a Sinister informazioni sulla collana, non ricordate? Quando sono
andata per cercare di capire cosa avesse cercato Malfoy, l’ ho vista lì. E Sinister mi ha detto
quanto costava senza problemi, non ha accennato al fatto che potesse essere già venduta o
qualcosa del genere…”
“Certo, è ovvio, ha capito che cosa eri andata a fare dopo cinque secondi, per forza che non
te lo ha detto… comunque potrebbe aver deciso di mandarla a Malfoy dopo…”
“Basta così!” disse la Professoressa McGranitt, quando Hermione aprì la bocca per replicare,
e sembrava furiosa. “Potter, apprezzo che tu mi abbia raccontato tutto questo, ma non puoi
puntare il dito ed accusare il Signor Malfoy solo perché è stato nel negozio dove questa
collana potrebbe essere stata comprata. Probabilmente ci sono state centinaia di persone…”
“… è quello che ho detto io…”
“… ed in ogni caso, quest’anno sono state applicate le più severe misure di sicurezza. Non
credo che quella collana sarebbe potuta entrare nella scuola senza che ce né
accorgessimo…”
“Ma…”
“… e soprattutto,” disse la Professoressa McGranitt, per chiudere definitivamente il discorso,
“Il Signor Malfoy non è andato a Hogsmeade, oggi.”
Harry rimase a bocca aperta, si sentiva umiliato.
“Come fa a saperlo, Professoressa?”
“Perché era in punizione con me. Non ha finito i compiti di Trasfigurazione due volte di
seguito. Quindi, grazie per avermi messo al corrente dei tuoi sospetti, Potter,” disse con tono
pesante, “ma ora devo andare in infermeria per vedere come sta Katie Bell. Buongiorno a
tutti.”
Lei aprì la porta dell’ufficio. Non ebbero altra alternativa che uscire dalla stanza in silenzio.
Harry era arrabbiato con gli altri due perché si erano schierati con la McGranitt. Nonostante
tutto, però, si unì alla discussione quando ripresero a parlare dell’accaduto.
“E allora? Chi pensate sia quello a cui Katie dovesse dare la collana?” chiese Ron, dopo aver
salito le scale per la sala comune.
“Lo sa solo il Cielo,” disse Hermione. “Ma chiunque fosse, l’ ha scampata per un pelo.
Nessuno avrebbe potuto aprire il pacchetto senza toccare la collana.”
“Poteva essere destinata ad un sacco di persone,” disse Harry. “Silente… i Mangiamorte
sarebbero contenti di sbarazzarsi di lui, deve essere uno dei loro obbiettivi principali. Oppure
Slughorn… Silente crede che Voldemort lo voglia con lui, e che sia contento del fatto che si
sia schierato con Silente. Oppure…”
“Oppure tu,” disse Hermione turbata.
"Non è possibile,” disse Harry, “altrimenti Katie si sarebbe semplicemente girata lungo la
strada e sarebbe venuta a darmela, non credi? Ero dietro di loro lungo tutta la strada sin dai
Tre Manici di Scopa. Avrebbe avuto molto più senso consegnare il pacco fuori da Hogwarts,
visto che Gazza controlla chiunque esca od entri. Mi piacerebbe sapere perché Malfoy le
avrebbe dovuto dire di portarla dentro il castello…”
“Harry, Malfoy non era a Hogsmeade!” disse Hermione, che stava pestando i piedi per la
rabbia.
“Potrebbe aver avuto un complice” disse Harry. “Tiger o Goyle… oppure, pensateci, un altro
Mangiamorte, ora potrà contare su complici migliori di Tiger e Goyle ora che si è arruolato…”
Ron ed Hermione si guardarono come se si stessero dicendo che non si arrivava a nulla a
continuare a discutere con lui.
“Dilligrout,” disse Hermione fermamente una volta raggiunta la Signora Grassa.
Il ritratto roteò, aprendosi per farli entrare nella Sala Comune. Era quasi piena e odorava di
vestiti bagnati. Sembrava che un sacco di persone fossero tornate da Hogsmeade in anticipo
per via del tempo. Non c’erano mormorii o pettegolezzi, comunque: di sicuro la notizia
dell’incidente di Katie non era ancora arrivata.
“Non è stato un attacco molto astuto, se ti ci fermi un attimo a pensare,” disse Ron
scacciando via con indifferenza uno del primo anno da una delle comode poltrone presso il
camino, così da potersi sedere lui. “La maledizione non sarebbe mai riuscita ad entrare nel
castello. Certo non si può dire che fosse infallibile.”
“Hai ragione,” disse Hermione, scacciano Ron a calci dalla poltrona e restituendola a quello
del primo anno. “Non è stato affatto un piano ben escogitato.”
“E da quando Malfoy è un grande pensatore?” chiese Harry.
Né Ron né Hermione gli risposero.
Capitolo 12 – Argento e Opali
[B]traduzione by Hadda
Revisione by Gab82
Dov’era Silente, e cosa stava facendo? Harry vide il Preside solo altre due volte nelle
settimane successive. Lo vide raramente a pranzo, inoltre, ed Harry era sicuro che Hermione
fosse nel giusto nel pensare che lui lasciasse la scuola per diversi giorni ogni volta. Silente
aveva dimenticato le lezioni che si pensava dovesse dare a Harry? Il Preside aveva detto che
le lezioni avrebbero avuto a che fare con la profezia. Harry si era sentito rafforzato e
confortato, mentre ora si sentiva un pò abbandonato.
A metà Ottobre ci fu la prima gita a Hogsmeade. Harry si era chiesto se queste gite
sarebbero state ancora permesse, date le misure di sicurezza intorno alla scuola sempre
crescenti, ma fu lieto di sapere che sarebbero andati. Era sempre positivo stare fuori dal
castello per qualche ora.
Harry si svegliò presto la mattina della gita, era una giornata tempestosa ed ingannò il tempo
prima di colazione leggendo la sua copia di Pozioni Avanzate. Di solito non leggeva i libri di
scuola quando stava sdraiato a letto. Un comportamento del genere, come Ron giustamente
gli fece notare, era indecente per chiunque a parte Hermione, che era completamente strana
proprio per questo. Harry sentiva, comunque, che difficilmente la copia del Principe MezzoSangue di Pozioni Avanzate poteva essere considerata un libro di testo. Più Harry procedeva
con la lettura, più si rendeva conto di quanto fosse ricco, non solamente dei semplici
suggerimenti o trucchi sulle pozioni che stavano facendo guadagnare tanto splendore alla
sua reputazione con Slughorn ma, scarabocchiati ai lati, anche ingegnose fatture e malefici
che, Harry era sicuro a giudicare dalle cancellazioni e revisioni, fossero state inventate dallo
stesso Principe.
Harry aveva già provato ad usare alcune delle formule inventate dal Principe. C’era un
maleficio che faceva crescere le unghie dei piedi in modo terribilmente velocemente (la provò
su Tiger nel corridoio, con esiti molto divertenti). Una fattura che incollava la lingua al palato
(usata un paio di volte, fra gli applausi generali, su un inconsapevole Argus Gazza). Quella
più utile, probabilmente, era Muffliato, un incantesimo che riempiva le orecchie di chiunque
stesse vicino con un ronzio irriconoscibile, così che lunghe conversazioni potessero essere
tenute in classe senza essere ascoltate per sbaglio. L’unica persona che non trovava questi
incantesimi divertenti, era Hermione, che assumeva una rigida espressione di completa
disapprovazione, e rifiutava di parlare con Harry se lui aveva usato la formula Muffliato su
qualcuno nelle vicinanze.
Seduto sul letto, Harry mise il libro di fianco, per esaminare più da vicino le istruzioni
scarabocchiate per un incantesimo che sembrava aver causato qualche problema al
Principe. C’erano troppe cancellazioni e modifiche ma, finalmente, calcato in un angolo della
pagina c’era uno scarabocchio:
Levicorpus (n-vbl)
Mentre il vento e il nevischio sbattevano incessantemente sulla finestra, e Neville russava
sonoramente, Harry fissò le lettere tra parentesi. N-vbl… che doveva significare “non
verbale”. Harry era piuttosto dubbioso, non sapeva se sarebbe stato in grado di fare questo
particolare incantesimo. Aveva ancora difficoltà con gli incantesimi non verbali, e Piton gli
criticava immediatamente questi errori ad ogni lezione di Difesa contro le arti Oscure - il
principe, però, si era dimostrato un professore molto più in gamba di Piton fino a questo
punto.
Puntando la mano verso un punto indistinto, fece un gesto verso l’alto e disse Levicorpus!
all’interno della sua testa.
“Aaaaaaaargh!”
Ci fu un lampo di luce, e la stanza si riempì di voci: tutti s’erano svegliati, Ron era quello che
aveva urlato. Harry fece cadere il libro di Pozioni Avanzate preso dal panico. Ron era
rovesciato a mezz’aria dondolando come se un uncino invisibile lo tenesse sollevato per la
caviglia.
”Scusa!” gridò Harry, mentre Dean e Seamus ridevano come matti, e Neville si tirava su da
terra, dato che era caduto dal letto. “Aspetta… ti faccio scendere…”
Cercò a testoni il libro di pozioni e lo sfogliò rapidamente freneticamente, cercando di trovare
la pagina giusta. Alla fine la trovò ed interpretò la parola illeggibile sotto la formula, pregando
che fosse il contro incantesimo. Harry pensò Liberacorpus! con tutta la sua mente.
Ci fu un altro lampo di luce e Ron cadde scompostamente sul suo materasso.
“Scusa!” disse di nuovo Harry debolmente, mentre Dean e Seamus continuavavano a ridere
sgangheratamente. “Domani,” disse Ron con voce soffocata, “Farai meglio a mettere la
sveglia”.
Nel tempo che impiegarono a vestirsi, imbottendosi con diversi maglioni fatti a mano della
signora Weasley e indossando mantello, sciarpe e guanti, lo shock di Ron era passato e
aveva deciso che la nuova formula di Harry era molto divertente; così divertente, infatti, che
non perse tempo e raccontò a Hermione la storia non appena si sedettero per la colazione.
“... e c’è stato un’altro lampo di luce e sono caduto di nuovo sul letto!” Ron fece un gran
sorriso e si servì da solo, prendendo delle salsicce.
Hermione non abbozzò neanche un sorriso durante il racconto, una volta finito indirizzò la
sua espressione di fredda disapprovazione verso Harry
“L’incantesimo, per caso, era un altro di quelli presi dal tuo libro di pozioni?” chiese.
Harry si accigliò.
“Vuoi sempre immaginare agli esiti peggiori, non è vero?”
“Lo era?”
“Beh…si, l’ ho trovato lì, e allora?”
“Quindi hai semplicemente deciso di provare un incantesimo scritto a mano e sconosciuto per
vedere cosa sarebbe successo?”
“Che cosa importa se era scritto a mano?” disse Harry, preferendo non rispondere al resto
della domanda.
“Perché probabilmente la formula non è una di quelle approvate dal Ministro della Magia,”
disse Hermione. “E poi,” aggiunse, appena Harry e Ron portarono gli occhi al cielo, “perché
sto iniziando a credere che questo Principe avesse un carattere un pò sfuggente”
“Era per ridere!” disse Ron, inclinando una bottiglia di ketchup sulle sue salsicce. “Solo una
risata, Hermione, nient’altro!”
“Persone che dondolano appese per la caviglia?” disse Hermione. “Chi spreca il proprio
tempo e le proprie energie per trovare un incantesimo come questo?”
“Fred e George,” disse Ron stringendo le spalle, “è il loro genere di cose. E, ehm…”
“Mio padre,” disse Harry. S’era ricordato solo adesso.
“Cosa?” dissero Ron ed Hermione insieme.
“Mio padre usò quest’incantesimo,” disse Harry. “Io… me lo ha detto Lupin.”
Quest’ultima parte non era vera. Harry aveva visto suo padre usare l’incantesimo su Piton,
infatti, ma non aveva mai raccontato a Ron ed Hermione di quella particolare escursione nel
Pensatoio. Ora, comunque, gli venne in mente una splendida possibilità. Il Principe
MezzoSangue poteva essere stato…?
“Forse tuo padre lo ha usato, Harry,” disse Hermione, “ma non è stato l’unico. Noi abbiamo
visto un intero gruppo di persone usarlo, nel caso te ne fossi dimenticato. Persone che
dondolavano in aria. Galleggiavano tutti insieme, impotenti, senza nessuno che li aiutasse.”
Harry la guardò fissamente. Si sentì depresso, anche lui ricordava il comportamento dei
Mangiamorte alla Coppa del Mondo di Quidditch. Ron andò in suo aiuto.
“Quella è stata una cosa diversa,” esclamò. “Loro ne stavano abusando. Harry e suo padre si
sono semplicemente fatti una risata. A te non piace il Principe, Hermione,” aggiunse,
indicandola severamente con una salsiccia, “perché lui è più bravo di te in Pozioni…”
“Non c’entra niente con questo!” disse Hermione, le guance che arrossivano. “Penso solo
che sia veramente da irresponsabili provare a fare un incantesimo quando non sai neanche a
cosa serva, e smettetela di parlare a proposito del «Principe» come se fosse veramente un
nobile, scommetto che è solo uno stupido soprannome, e non mi sembra sia stato una
persona così simpatica!”
“Non vedo da cosa tu lo possa capire,” disse Harry animatamente. “Se io volessi diventare un
Mangiamorte non andrei a vantarmi in giro dicendo di essere «Mezzo-Sangue», non trovi?”
Appena detto ciò, Harry ricordò che suo padre era stato un puro-sangue, ma cercò di
spingere fuori questo pensiero dalla mente; si sarebbe preoccupato di questo più tardi…
“I Mangiamorte non possono essere tutti puro-sangue, non sono rimasti abbastanza maghi
puro-sangue,” disse Hermione con decisione. “Credo che la maggior parte di loro sia mezzosangue, ma fanno finta di essere puri. Sono solo i maghi figli di babbani che loro odiano, loro
sarebbero contenti di farvi arruolare con loro.”
“Non c’è nessuna possibilità che mi accettino come Mangia Morte!” disse Ron indignato, un
pezzo di salsiccia volò via dalla forchetta ora brandita verso Hermione e colpì Ernie
Macmillan in testa. “La mia intera famiglia è considerata come traditori del sangue! Questo,
per i Mangiamorte, è altrettanto una pecca quanto essere figli di Babbani!”
“E loro adorerebbero avere me,” disse Harry sarcasticamente. “Saremmo potuti essere
grandi amici se non avessero cercato di farmi fuori.”
Questo fece ridere Ron. Perfino Hermione fece un sorriso forzato, e tutti e tre furono distratti
dall’arrivo di Ginny.
“Ciao, Harry, suppongo di doverti dare questo.”
Era un rotolo di pergamena con il nome di Harry scritto in calligrafia sottile, familiare ed
inclinata.
“Grazie, Ginny... E’ la prossima lezione di Silente!” disse Harry a Ron ed Hermione, mentre
apriva la pergamena e la leggeva velocemente. “Lunedì sera!” Si sentì improvvisamente
rassicurato e felice. “Vuoi venire con noi a Hogsmeade, Ginny?” le chiese.
“Devo andarci con Dean… magari ci vediamo lì,” rispose lei facendo un cenno mentre
andava via.
Gazza era in attesa nei pressi delle porte di quercia dell’ingresso principale, come al solito, e
barrava i nomi delle persone che avevano il permesso di andare a Hogsmeade. La procedura
durò più del solito perché Gazza eseguiva un triplo controllo su tutti gli studenti con il suo
Sensore Segreto.
“Che cosa importa se portiamo di nascosto materiale oscuro FUORI?” chiese Ron,
squadrando il lungo e sottile Sensore Segreto con apprensione. “Non sarebbe meglio
controllare quello che noi portiamo DENTRO?”
La sua sfacciataggine gli fece meritare alcuni colpetti extra del Sensore, e stava quasi per
tirarsi indietro, quando scesero verso il vento ed il nevischio.
La passeggiata fino a Hogsmeade non fu divertente. Harry si avvolse la sciarpa intorno alla
parte inferiore del viso; le parti esposte furono presto come escoriate ed intorpidite. La strada
per il villaggio era piena di studenti piegati in due contro il vento tagliente. Più di una volta
Harry pensò che avrebbe fatto meglio a restare nella calda sala comune e, quando
finalmente arrivarono a Hogsmeade e videro che il negozio di scherzi di Zonko era stato
chiuso, Harry capì che questa gita non era destinata ad essere divertente. Ron indicò, con
una mano difficilmente distinguibile per via dei guanti, in direzione di Mielandia, che era
fortunatamente aperto, Harry ed Hermione procedettero faticosamente dietro di lui fino
all’interno del negozio affollato.
“Grazie al cielo,” disse Ron rabbrividendo una volta che furono avvolti dall’aria calda e
profumata di caramelle. “Stiamo qui tutta la sera!”
“Harry, ragazzo mio!” disse una voce tonante alle loro spalle.
“Oh, no,” bisbigliò Harry. Tutti e tre si girarono e videro il Professor Slughorn che indossava
un enorme cappello di pelliccia ed un cappotto con un bavero della stessa pelliccia, stringeva
una grande borsa di ananas cristallizzato ed occupava almeno un quarto del negozio.
“Harry, hai mancato tre delle mie piccole cene finora!” disse Slughorn colpendolo con un
pugno amichevole nel petto. “Non va bene, ragazzo mio, ci tengo molto ad averti da me!
Anche la signorina Granger le adora, non è vero?”
“Si,” disse Hermione impotente, “sono veramente…”
“E allora perché non vieni, Harry?” chiese Slughorn.
“Ecco, ho allenamento con la squadra di Quidditch, professore,” disse Harry, che aveva
realmente fissato un allenamento ogni volta che Slughorn gli aveva inviato un piccolo invito
adornato con un nastro viola. Questa strategia faceva sì che Ron non fosse escluso, e di
solito se la ridevano con Ginny, immaginando Hermione silenziosa con McLaggen e Zabini.
“Bene, mi aspetto di sicuro che tu vinca la prima partita, dopo tutto questo duro lavoro!” disse
Slughorn. “Ma una piccola distrazione non ha mai fatto male a nessuno. Ora, cosa ne pensi
di lunedì notte, voi non avrete la possibilità di allenarvi con questo tempo…”
“Non posso Professore, ho un… ehm… un appuntamento con il Professor Silente, quella
sera.”
“Ancora sfortuna!” si lamentò Slughorn drammaticamente. “Ah, be'… non mi puoi sfuggire per
sempre, Harry!” E con un gesto regale, lui uscì dal negozio, facendo tanto poco caso a Ron
quasi come se egli fosse stata una pubblicità degli Scarafaggi a Grappolo.
“Non posso credere che tu ne abbia evitato un altro,” disse Hermione, scuotendo la testa.
“Non sono così male, sai… a volte possono essere quasi divertenti…” Poi lei fece caso
all’espressione di Ron. “Oh, guarda… hanno le piume di zucchero deluxe… dovrebbero
durare delle ore!”
Contento che Hermione avesse cambiato discorso, Harry trovò molto più interessanti le
nuove piume di zucchero deluxe di quanto non avrebbe fatto normalmente, ma Ron continuò
a guardare imbronciato e fece spallucce quando Hermione gli chiese dove volesse andare
dopo.”
“Andiamo ai Tre Manici di Scopa,” disse Harry. “Dovrebbe esserci un bel calduccio.”
Si misero di nuovo le sciarpe sulla faccia e lasciarono il negozio di dolci. Il vento era tagliente
come coltelli sui loro volti, dopo lo zuccheroso tepore del negozio di dolci. La strada non era
molto frequentata. Nessuno si attardava in chiacchiere, tutti s’affrettavano verso le loro
destinazioni. L’unica eccezione erano due uomini poco davanti a loro fermi proprio davanti ai
Tre Manici di Scopa. Uno era molto alto e magro. Guardando di traverso attraverso gli
occhiali bagnati dalla pioggia, Harry riconobbe il barman dell’altro pub di Hogsmeade, la
Testa di Porco. Appena Harry, Ron ed Hermione si avvicinarono, il barman si strinse più
saldamente il mantello attorno al collo e si allontanò, lasciando quello più basso ad
annaspare con qualcosa fra le braccia. Erano a pochi metri quando Harry capì chi era.
“Mundungus!”
L’uomo tozzo e con le gambe storte aveva lunghi capelli argentei e sciolti, saltò e diede un
calcio ad una vecchia valigia, che si aprì violentemente, liberando quello che sembrava
essere l’intero contenuto di una vetrina di un negozio di ciarpame.
“Oh, ciao, Harry,” disse Mundungus Fletcher, con una disinvoltura molto poco convincente.
“Bene… non mi trattenete.” Ed iniziò a grattare per terra per recuperare il contenuto della sua
valigia, sembrava che non vedesse l’ora di andarsene.
“Stai vendendo questa roba?” chiese Harry, che guardava Mundungus mentre raccattava da
terra quello che sembrava un intero assortimento di oggetti sudici.
“Oh, beh, il minimo che serve per mantenermi,” disse Mundungus. “Dammelo!”
Ron si era inchinato ed aveva preso un oggetto argentato.
“Aspetta un attimo,” disse Ron lentamente. “Mi sembra familiare…”
“Grazie tante!” disse Mundungus, strappando il calice dalle mani di Ron e ficcandolo di nuovo
nella valigia. “Bene, ora vi saluto…OUCH!”
Harry spinse Mundungus contro il muro del pub tenendolo per la gola. Mentre lo teneva tirò
fuori velocemente la bacchetta con l’altra mano.
“Harry!” strillò Hermione
“L’ hai rubato dalla casa di Sirius,” disse Harry, che ora alto abbastanza da stare naso a naso
con Mundungus, e gli arrivava un brutto odore di tabacco vecchio ed alcool. “Ha sopra lo
stemma della Famiglia Black.”
“Io…no…cosa…?” farfugliò Mundungus, che lentamente stava diventando viola.
“Che cosa hai fatto, sei andato a casa sua la notte in cui è morto e l’hai svaligiata?” ringhiò
Harry.
“Io...no...”
“Harry, non puoi!” gridò Hermione, mentre Mundungus stava diventando blu.
Ci fu un bang, ed Harry sentì la mano lasciare la gola di Mundungus. Ansimando e
farfugliando Mundungus afferrò la valigia caduta, e – CRACK – sparì.
Harry urlò a squarciagola, girando su due piedi per vedere dove fosse andato Mundungus.
“TORNA INDIETRO, LADRO - !”
“Non è più qui Harry.” Tonks era apparsa dal nulla, i capelli color topo erano bagnati dal
nevischio.
“Probabilmente Mundungus è già a Londra in questo momento, non può sentire le tue urla.”
“Ha rubato le cose di Sirius! Le ha rubate!”
“Si, ma calmati,” disse Tonks, che non sembrava colpita da questa informazione. “Faresti
meglio ad andare via da questo posto freddo.”
Lei guardò attraverso la porta dei Tre Manici di Scopa. Una volta entrato, Harry sbraitò,
“Stava rubando le cose di Sirius!”
“Si Harry, ma per piacere non urlare, ci stanno fissando tutti,” sussurrò Hermione. “Vai e
siediti, io ti prendo qualcosa da bere.”
Harry era ancora molto arrabbiato quando Hermione tornò al loro tavolo, qualche minuto
dopo, con tre bottiglie di burrobirra.
“L’Ordine non può controllare Mundungus?” chiese Harry agli altri due in un sussurro furioso.
“Non possono almeno fare in modo che non rubi tutto quello che non è inchiodato a terra al
quartier generale?”
“Shh!” disse Hermione disperatamente, guardandosi intorno per essere sicura che nessuno li
stesse ascoltando; c’era una coppia di maghi vicino a loro che stavano fissando Harry con
molto interesse, e Zabini stava ciondolando da un pilastro non molto lontano. “Harry, anche io
sono inorridita, so che sono tue le cose che sta rubando…”
Harry iniziò a bere la sua burrobirra, per un momento aveva dimenticato che ora il numero
dodici di Grimmauld Place gli apparteneva.
“Si, sono le mie cose!” disse. “C’è poco da meravigliarsi che non fosse contento di vedermi!
Bene, andrò da Silente e gli dirò quello che sta succedendo, lui è l’unico che possa
spaventare Mundungus.”
“Buona idea,” sussurrò Hermione, rassicurata dal fatto che Harry si stava calmando. “Ron,
cosa stai fissando?”
“Niente,” disse Ron, guardando velocemente oltre il bancone, ma Harry sapeva che lui stava
cercando di attirare l’attenzione dell’attraente barista, Madama Rosmerta, per cui aveva un
debole.
“Credo che <
Ron ignorò questa allusione, e sorseggiò la sua bevanda in quello che probabilmente lui
considerava un dignitoso silenzio. Harry stava pensando a Sirius ed a come, in ogni caso, lui
odiasse quei calici d’argento. Hermione tamburellò con le dita sul tavolo, i suoi occhi
andavano da Ron al bancone. Quando Harry finì anche l’ultima goccia nella sua bottiglia
disse, “Possiamo farla finita con l’uscita e tornarcene a scuola, allora?”
I due annuirono. Non era stata una gita divertente ed il tempo stava peggiorando ogni minuto
di più. Ancora una volta si strinsero saldamente nei loro mantelli, risistemarono le sciarpe,
indossarono di nuovo i guanti, quindi seguirono Katie Bell ed una sua amica fuori dal pub e
nella strada principale. I pensieri di Harry andarono a Ginny, mentre camminavano a fatica
lungo la strada per Hogwarts che era diventata un pantano. Loro non l’avevano incontrata,
pensò Harry, di sicuro perché lei e Dean erano intimamente chiusi nel locale di Madama
Piediburro, il ritrovo dalle coppiette. S’incupì, abbassò la testa verso la neve sciolta e
continuò ad andare avanti a fatica.
Passò un po’ di tempo prima che Harry si accorgesse che le voci di Katie Bell e la sua amica,
che erano portate fino a lui dal vento, erano diventate stridule ed alte. Harry guardò verso le
loro figure indistinte. Le due ragazze stavano discutendo a proposito di qualcosa che Katie
teneva in mano.
“Non ha niente a che fare con te, Leanne!” Harry sentì dire a Katie.
Girarono un angolo del viottolo, il nevischio stava diventando spesso e fitto e gli occhiali di
Harry si stavano sporcando. Come alzò la mano con il guanto per pulirli, Leanne cercò di
prendere il pacchetto che Katie stava tenendo. Katie diede uno strattone ed il pacchetto
cadde a terra.
Improvvisamente, Katie si sollevò in aria, non come aveva fatto Ron, sospeso comicamente
per la caviglia, ma graziosamente, le sue braccia distese, come se stesse volando. C’era
però qualcosa che non quadrava, qualcosa di pauroso… I capelli le venivano tirati con forza
dal vento violento, ma gli occhi erano chiusi e il volto era quasi senza espressione. Harry,
Ron, Hermione e Leanne si fermarono tutti immobili, e guardarono.
Quindi, a circa due metri da terra, Katie emise un urlo terribile. Aveva gli occhi aperti, ma
qualunque cosa stesse vedendo, o qualunque cosa stesse provando, era chiaro che le stava
causando una sofferenza terribile. Urlò ed urlò ancora. Leanne iniziò ad urlare anche lei e
afferrò Katie per le caviglie cercando di tirarla verso terra. Harry, Ron ed Hermione si
precipitarono ad aiutarla, ma appena afferrarono le gambe di Katie lei cadde su di loro. Harry
e Ron cercarono di trattenerla ma lei si stava contorcendo tanto che era difficile trovare
appiglio. Riuscirono a farla stendere a terra, invece, mentre lei pestava il suolo e urlava,
apparentemente incapace di riconoscerli.
Harry si guardò intorno, ma i dintorni erano deserti.
“Restate qui!” urlò agli altri contro il vento sibilante. “Vado a cercare aiuto!”
Iniziò a correre a tutta velocità verso la scuola. Non aveva mai visto nessuno comportarsi
come Katie aveva appena fatto e non riusciva a capire da cosa potesse essere stato causato.
Si precipitò oltre una curva del viottolo ed andò a sbattere contro quello che poteva sembrare
un enorme orso ritto sulle sue zampe posteriori.
“Hagrid!” ansimò, liberandosi dalla siepe nella quale era caduto.
“Harry!” disse Hagrid che era pieno di nevischio sulle sopracciglia e sulla barba ed indossava
il suo grande cappotto di pelliccia. “Ci stavo facendo una visitina a Grop, sta a venire su così
bene che non ci…" “Hagrid, c’è un ferito lì dietro, o colpito da una maledizione, o chissà…”
“Cosa?” disse Hagrid, piegandosi per ascoltare quello che Harry stava dicendo contro
l’infuriare del vento.
“Qualcuno ha ricevuto una maledizione!” urlò Harry.
“Una maledizione? Chi ci ha preso una maledizione… non Ron? Hermione?”
“No, nessuno di loro, è Katie Bell… da questa parte…”
Insieme corsero indietro seguendo il viottolo. Non impiegarono molto tempo per trovare il
piccolo gruppo di persone che stava intorno a Katie, che si stava ancora contorcendo e
urlando da terra. Ron, Hermione e Leanne stavano cercando di tranquillizzarla.
“Allontanatevi!” urlò Hagrid. “Fatemela vedere!”
“Le è successo qualcosa!” singhiozzò Leanne. “Non so cosa…”
Hagrid fissò Katie per qualche secondo, quindi, senza dire niente, la prese da terra, la
bilanciò fra le sue braccia, e corse via verso il castello con lei. In pochi secondi le urla
perforanti di Katie non si sentirono più e l’unico rumore rimase il ruggito del vento.
Hermione s’avvicinò all’amica di Katie, che stava singhiozzando, e le mise un braccio sulle
spalle.
“Tu sei Leanne, vero?”
La ragazza annuì.
“E’ successo tutto all’improvviso, oppure...?”
“E’ successo quando il pacchetto si è spaccato,” singhiozzò Leanne, indicando ora il
pacchetto di carta marrone che stava zuppo per terra, la spaccatura rivelava una luce
verdastra. Ron si inchinò, allungò la mano, ma Harry gli afferrò il braccio e lo tirò indietro.
“Non lo toccare!”
Ron strisciò indietro. Una collana ornata di opale era visibile, dopo aver spostato l’incarto.
“L’ ho già vista,” disse Harry fissando l’oggetto. “Era in una vetrina di Sinister anni fa. Il
cartellino diceva che era maledetta. Katie deve averla toccata.” Harry guardò Leanne, che
aveva iniziato a tremare senza riuscire a fermarsi. “Dove l’ ha presa Katie?”
“Ecco, era il motivo per cui stavamo discutendo. Lei è tornata dal bagno dei Tre Manici di
Scopa tenendolo in mano, ha detto che era una sorpresa per qualcuno a Hogwarts e che
l’avrebbe dovuta consegnare. Sembrava che fosse molto divertita quando l’ ha detto…Oh no,
oh no, scommetto che è stata colpita dalla maledizione Imperius ed io non me ne sono resa
conto!”
Leanne tremò e continuò a tremare. Hermione le cinse gentilmente le spalle
"Katie non ti ha detto chi gliel’ ha data, Leanne?”
“No… non me l’ ha voluto dire... le ho detto che era una stupida e di non portarlo dentro la
scuola, ma lei non mi ha voluto ascoltare… e quando ho cercato di prenderglielo… lei… lei”
Leanne proruppe in un gemito di disperazione.
“Faremmo meglio a tornare a scuola,” disse Hermione, ancora con le braccia sulle spalle di
Leanne. “Potremmo andare a vedere come sta. Andiamo…”
Harry esitò per un momento, poi si levò la sciarpa dal viso e, ignorando il sussulto di Ron,
coprì con attenzione la collana e la raccolse.
“Dobbiamo farla vedere a Madama Chips,” spiegò.
Mentre seguiva Hermione e Leanne lungo la strada, Harry pensava furiosamente. Erano
appena entrati nel terreno di Hogwarts quando lui parlò, non riusciva a tenere i pensieri per
se.
“Malfoy conosce quella collana. Era in un astuccio da Sinister quattro anni fa, l’ ho visto
mentre l’osservava attentamente, quando ero nascosto sia a lui che a suo padre. E’ quello
che stava comprando quel giorno in cui l’ ho seguito! Lui se ne è ricordato ed è tornato per
lei.”
“Io… non so, Harry,” disse Ron esitante. “Un sacco di persone vanno da Sinister… e quella
ragazza non ha detto che Katie l’ ha trovata nel bagno delle ragazze?”
“Lei ha detto che l’aveva quando è tornata dal bagno, non è necessario che l’abbia trovata
proprio nel bagno...”
“McGranitt!” disse Ron facendo attenzione.
Harry alzò lo sguardo. Era proprio la Professoressa McGranitt che si avvicinava lungo la
strada, facendo turbinare il nevischio, per incontrarli.
“Hagrid ha detto che voi quattro avete visto cosa è successo a Katie Bell… salite nel mio
ufficio immediatamente, prego. Che cosa hai in mano, Potter?”
“E’ la cosa che ha toccato lei,” disse Harry.
“Santo Cielo,” disse la Professoressa McGranitt, e sembrò allarmata quando prese la collana
da Harry.
“No, no, Gazza, loro sono con me!” aggiunse lei rudemente, mentre Gazza strascicava
nell’Atrio, sollevando il suo Sensore Segreto. “Porti questa collana al professor Piton,
immediatamente, ma si assicuri di non toccarla, la lasci avvolta nella sciarpa!”
Harry e gli altri seguirono la Professoressa McGranitt sulle scale e dentro il suo ufficio. I vetri
delle finestre, sporchi di nevischio, sbattevano negli infissi e la stanza era fredda nonostante
un fuoco scoppiettasse nel focolare. La Professoressa McGranitt chiuse la porta e liberò la
scrivania per vedere in faccia Harry,Ron, Hermione e Leanne, che ancora singhiozzava.
“Allora?” disse lei all’improvviso. “Cosa è successo?”
Esitante, e con molte pause per cercare di non piangere, Leanne raccontò alla Professoressa
McGranitt di come Katie fosse andata nel bagno dei Tre Manici di Scopa e fosse tornata
tenendo il pacchetto senza nessun segno, di come Katie sembrasse un po’ strana, e di come
loro avessero discusso a proposito della convenienza di accettare di consegnare un pacco
sconosciuto, di come la discussione fosse culminata in una zuffa per il pacco, che si era
aperto con uno strappo. A questo punto, Leanne era così affranta che non riuscì a dire più
una parola.
“Bene,” disse la Professoressa McGranitt duramente, “vai in infermeria, Leanne, e fatti dare
da Madama Chips qualcosa per lo shock.”
Quanto Leanne uscì, la Professoressa McGranitt poso di nuovo lo sguardo su Harry, Ron ed
Hermione.
“Che cosa è successo quando Katie ha toccato la collana?”
“Si è sollevata in aria,” disse Harry, prima che Ron o Hermione potessero parlare, “e poi ha
iniziato ad urlare e ha perso conoscenza. Professoressa, posso vedere il Professor Silente,
per piacere?
“Il preside starà fuori fino a Lunedì, Potter,” disse la Professoressa McGranitt, con aria
sorpresa.
“Via?” esclamò Harry arrabbiato.
“Si, Potter, via!” disse la McGranitt aspramente. “Ma tutto quello che hai da dire a proposito di
questa tremenda vicenda lo puoi dire a me, ne sono sicura!”
Per una frazione di secondo, Harry esitò. La Professoressa McGranitt non ispirava
confidenza. Silente, benché lo intimidisse di più, sembrava meno propenso ad affossare una
teoria, pur insensata. Questa era una questione di vita o di morte, comunque, e non era il
momento di preoccuparsi di essere deriso.
“Penso che sia stato Draco Malfoy a dare quella collana a Katie, Professoressa.”
Ad un fianco, Ron si sfregò il naso in evidente imbarazzo, e dall’altro, Hermione striscio con i
piedi, come se fosse desiderosa di mettere una certa distanza fra lei ed Harry.
“Questa è un’accusa molto seria, Potter,” disse la Professoressa McGranitt, dopo un attimo di
sbigottimento. “Hai qualche prova?”
“No,” disse Harry, “ma…” e le raccontò di aver seguito Malfoy da Sinister, e la conversazione
che aveva origliato tra lui ed il Signor Sinister.
Quando finì di parlare, la Professoressa McGranitt sembrava un poco confusa.
“Malfoy ha portato qualcosa da Sinister per farlo riparare?"
"No, Professoressa, voleva solo che Sinister gli dicesse come riparare qualcosa, non l'aveva
con sé. Ma non è questo il punto, il fatto è che comprò qualcosa quel giorno, e credo che
fosse quella collana…”
“Tu hai visto Malfoy uscire dal negozio con un pacchetto simile?”
“No, Professoressa, ha detto a Sinister di conservarla in negozio per lui…"
“Ma, Harry,” lo interruppe Hermione, “Sinister gli chiese se la voleva prendere, e Malfoy disse
di no…”
“Perché non la voleva toccare, ovviamente!” disse Harry arrabbiato.
“Per caso ha detto «Quanto vorrei andarmene in giro con questa addosso?»” disse Hermione
“Beh, sarebbe sembrato uno po’ stupido con una collana addosso,” disse Ron.
“Oh Ron,” disse Hermione esasperata, “sarebbe stata avvolta bene, così non l’avrebbe
dovuta toccare, ed è così facile nasconderla in un mantello per non farla vedere a nessuno!
Credo che qualunque cosa abbia potuto prenotare da Sinister, sia qualcosa di rumoroso
oppure enorme, qualcosa che avrebbe attirato l’attenzione su di lui se l’avesse portata in
strada… e in ogni caso,” continuò lei alzando la voce, prima che Harry la potesse
interrompere, “Io ho chiesto a Sinister informazioni sulla collana, non ricordate? Quando sono
andata per cercare di capire cosa avesse cercato Malfoy, l’ ho vista lì. E Sinister mi ha detto
quanto costava senza problemi, non ha accennato al fatto che potesse essere già venduta o
qualcosa del genere…”
“Certo, è ovvio, ha capito che cosa eri andata a fare dopo cinque secondi, per forza che non
te lo ha detto… comunque potrebbe aver deciso di mandarla a Malfoy dopo…”
“Basta così!” disse la Professoressa McGranitt, quando Hermione aprì la bocca per replicare,
e sembrava furiosa. “Potter, apprezzo che tu mi abbia raccontato tutto questo, ma non puoi
puntare il dito ed accusare il Signor Malfoy solo perché è stato nel negozio dove questa
collana potrebbe essere stata comprata. Probabilmente ci sono state centinaia di persone…”
“… è quello che ho detto io…”
“… ed in ogni caso, quest’anno sono state applicate le più severe misure di sicurezza. Non
credo che quella collana sarebbe potuta entrare nella scuola senza che ce né
accorgessimo…”
“Ma…”
“… e soprattutto,” disse la Professoressa McGranitt, per chiudere definitivamente il discorso,
“Il Signor Malfoy non è andato a Hogsmeade, oggi.”
Harry rimase a bocca aperta, si sentiva umiliato.
“Come fa a saperlo, Professoressa?”
“Perché era in punizione con me. Non ha finito i compiti di Trasfigurazione due volte di
seguito. Quindi, grazie per avermi messo al corrente dei tuoi sospetti, Potter,” disse con tono
pesante, “ma ora devo andare in infermeria per vedere come sta Katie Bell. Buongiorno a
tutti.”
Lei aprì la porta dell’ufficio. Non ebbero altra alternativa che uscire dalla stanza in silenzio.
Harry era arrabbiato con gli altri due perché si erano schierati con la McGranitt. Nonostante
tutto, però, si unì alla discussione quando ripresero a parlare dell’accaduto.
“E allora? Chi pensate sia quello a cui Katie dovesse dare la collana?” chiese Ron, dopo aver
salito le scale per la sala comune.
“Lo sa solo il Cielo,” disse Hermione. “Ma chiunque fosse, l’ ha scampata per un pelo.
Nessuno avrebbe potuto aprire il pacchetto senza toccare la collana.”
“Poteva essere destinata ad un sacco di persone,” disse Harry. “Silente… i Mangiamorte
sarebbero contenti di sbarazzarsi di lui, deve essere uno dei loro obbiettivi principali. Oppure
Slughorn… Silente crede che Voldemort lo voglia con lui, e che sia contento del fatto che si
sia schierato con Silente. Oppure…”
“Oppure tu,” disse Hermione turbata.
"Non è possibile,” disse Harry, “altrimenti Katie si sarebbe semplicemente girata lungo la
strada e sarebbe venuta a darmela, non credi? Ero dietro di loro lungo tutta la strada sin dai
Tre Manici di Scopa. Avrebbe avuto molto più senso consegnare il pacco fuori da Hogwarts,
visto che Gazza controlla chiunque esca od entri. Mi piacerebbe sapere perché Malfoy le
avrebbe dovuto dire di portarla dentro il castello…”
“Harry, Malfoy non era a Hogsmeade!” disse Hermione, che stava pestando i piedi per la
rabbia.
“Potrebbe aver avuto un complice” disse Harry. “Tiger o Goyle… oppure, pensateci, un altro
Mangiamorte, ora potrà contare su complici migliori di Tiger e Goyle ora che si è arruolato…”
Ron ed Hermione si guardarono come se si stessero dicendo che non si arrivava a nulla a
continuare a discutere con lui.
“Dilligrout,” disse Hermione fermamente una volta raggiunta la Signora Grassa.
Il ritratto roteò, aprendosi per farli entrare nella Sala Comune. Era quasi piena e odorava di
vestiti bagnati. Sembrava che un sacco di persone fossero tornate da Hogsmeade in anticipo
per via del tempo. Non c’erano mormorii o pettegolezzi, comunque: di sicuro la notizia
dell’incidente di Katie non era ancora arrivata.
“Non è stato un attacco molto astuto, se ti ci fermi un attimo a pensare,” disse Ron
scacciando via con indifferenza uno del primo anno da una delle comode poltrone presso il
camino, così da potersi sedere lui. “La maledizione non sarebbe mai riuscita ad entrare nel
castello. Certo non si può dire che fosse infallibile.”
“Hai ragione,” disse Hermione, scacciano Ron a calci dalla poltrona e restituendola a quello
del primo anno. “Non è stato affatto un piano ben escogitato.”
“E da quando Malfoy è un grande pensatore?” chiese Harry.
Né Ron né Hermione gli risposero.
Capitolo 12 – Argento e Opali
[B]traduzione by Hadda
Revisione by Gab82
Dov’era Silente, e cosa stava facendo? Harry vide il Preside solo altre due volte nelle
settimane successive. Lo vide raramente a pranzo, inoltre, ed Harry era sicuro che Hermione
fosse nel giusto nel pensare che lui lasciasse la scuola per diversi giorni ogni volta. Silente
aveva dimenticato le lezioni che si pensava dovesse dare a Harry? Il Preside aveva detto che
le lezioni avrebbero avuto a che fare con la profezia. Harry si era sentito rafforzato e
confortato, mentre ora si sentiva un pò abbandonato.
A metà Ottobre ci fu la prima gita a Hogsmeade. Harry si era chiesto se queste gite
sarebbero state ancora permesse, date le misure di sicurezza intorno alla scuola sempre
crescenti, ma fu lieto di sapere che sarebbero andati. Era sempre positivo stare fuori dal
castello per qualche ora.
Harry si svegliò presto la mattina della gita, era una giornata tempestosa ed ingannò il tempo
prima di colazione leggendo la sua copia di Pozioni Avanzate. Di solito non leggeva i libri di
scuola quando stava sdraiato a letto. Un comportamento del genere, come Ron giustamente
gli fece notare, era indecente per chiunque a parte Hermione, che era completamente strana
proprio per questo. Harry sentiva, comunque, che difficilmente la copia del Principe MezzoSangue di Pozioni Avanzate poteva essere considerata un libro di testo. Più Harry procedeva
con la lettura, più si rendeva conto di quanto fosse ricco, non solamente dei semplici
suggerimenti o trucchi sulle pozioni che stavano facendo guadagnare tanto splendore alla
sua reputazione con Slughorn ma, scarabocchiati ai lati, anche ingegnose fatture e malefici
che, Harry era sicuro a giudicare dalle cancellazioni e revisioni, fossero state inventate dallo
stesso Principe.
Harry aveva già provato ad usare alcune delle formule inventate dal Principe. C’era un
maleficio che faceva crescere le unghie dei piedi in modo terribilmente velocemente (la provò
su Tiger nel corridoio, con esiti molto divertenti). Una fattura che incollava la lingua al palato
(usata un paio di volte, fra gli applausi generali, su un inconsapevole Argus Gazza). Quella
più utile, probabilmente, era Muffliato, un incantesimo che riempiva le orecchie di chiunque
stesse vicino con un ronzio irriconoscibile, così che lunghe conversazioni potessero essere
tenute in classe senza essere ascoltate per sbaglio. L’unica persona che non trovava questi
incantesimi divertenti, era Hermione, che assumeva una rigida espressione di completa
disapprovazione, e rifiutava di parlare con Harry se lui aveva usato la formula Muffliato su
qualcuno nelle vicinanze.
Seduto sul letto, Harry mise il libro di fianco, per esaminare più da vicino le istruzioni
scarabocchiate per un incantesimo che sembrava aver causato qualche problema al
Principe. C’erano troppe cancellazioni e modifiche ma, finalmente, calcato in un angolo della
pagina c’era uno scarabocchio:
Levicorpus (n-vbl)
Mentre il vento e il nevischio sbattevano incessantemente sulla finestra, e Neville russava
sonoramente, Harry fissò le lettere tra parentesi. N-vbl… che doveva significare “non
verbale”. Harry era piuttosto dubbioso, non sapeva se sarebbe stato in grado di fare questo
particolare incantesimo. Aveva ancora difficoltà con gli incantesimi non verbali, e Piton gli
criticava immediatamente questi errori ad ogni lezione di Difesa contro le arti Oscure - il
principe, però, si era dimostrato un professore molto più in gamba di Piton fino a questo
punto.
Puntando la mano verso un punto indistinto, fece un gesto verso l’alto e disse Levicorpus!
all’interno della sua testa.
“Aaaaaaaargh!”
Ci fu un lampo di luce, e la stanza si riempì di voci: tutti s’erano svegliati, Ron era quello che
aveva urlato. Harry fece cadere il libro di Pozioni Avanzate preso dal panico. Ron era
rovesciato a mezz’aria dondolando come se un uncino invisibile lo tenesse sollevato per la
caviglia.
”Scusa!” gridò Harry, mentre Dean e Seamus ridevano come matti, e Neville si tirava su da
terra, dato che era caduto dal letto. “Aspetta… ti faccio scendere…”
Cercò a testoni il libro di pozioni e lo sfogliò rapidamente freneticamente, cercando di trovare
la pagina giusta. Alla fine la trovò ed interpretò la parola illeggibile sotto la formula, pregando
che fosse il contro incantesimo. Harry pensò Liberacorpus! con tutta la sua mente.
Ci fu un altro lampo di luce e Ron cadde scompostamente sul suo materasso.
“Scusa!” disse di nuovo Harry debolmente, mentre Dean e Seamus continuavavano a ridere
sgangheratamente. “Domani,” disse Ron con voce soffocata, “Farai meglio a mettere la
sveglia”.
Nel tempo che impiegarono a vestirsi, imbottendosi con diversi maglioni fatti a mano della
signora Weasley e indossando mantello, sciarpe e guanti, lo shock di Ron era passato e
aveva deciso che la nuova formula di Harry era molto divertente; così divertente, infatti, che
non perse tempo e raccontò a Hermione la storia non appena si sedettero per la colazione.
“... e c’è stato un’altro lampo di luce e sono caduto di nuovo sul letto!” Ron fece un gran
sorriso e si servì da solo, prendendo delle salsicce.
Hermione non abbozzò neanche un sorriso durante il racconto, una volta finito indirizzò la
sua espressione di fredda disapprovazione verso Harry
“L’incantesimo, per caso, era un altro di quelli presi dal tuo libro di pozioni?” chiese.
Harry si accigliò.
“Vuoi sempre immaginare agli esiti peggiori, non è vero?”
“Lo era?”
“Beh…si, l’ ho trovato lì, e allora?”
“Quindi hai semplicemente deciso di provare un incantesimo scritto a mano e sconosciuto per
vedere cosa sarebbe successo?”
“Che cosa importa se era scritto a mano?” disse Harry, preferendo non rispondere al resto
della domanda.
“Perché probabilmente la formula non è una di quelle approvate dal Ministro della Magia,”
disse Hermione. “E poi,” aggiunse, appena Harry e Ron portarono gli occhi al cielo, “perché
sto iniziando a credere che questo Principe avesse un carattere un pò sfuggente”
“Era per ridere!” disse Ron, inclinando una bottiglia di ketchup sulle sue salsicce. “Solo una
risata, Hermione, nient’altro!”
“Persone che dondolano appese per la caviglia?” disse Hermione. “Chi spreca il proprio
tempo e le proprie energie per trovare un incantesimo come questo?”
“Fred e George,” disse Ron stringendo le spalle, “è il loro genere di cose. E, ehm…”
“Mio padre,” disse Harry. S’era ricordato solo adesso.
“Cosa?” dissero Ron ed Hermione insieme.
“Mio padre usò quest’incantesimo,” disse Harry. “Io… me lo ha detto Lupin.”
Quest’ultima parte non era vera. Harry aveva visto suo padre usare l’incantesimo su Piton,
infatti, ma non aveva mai raccontato a Ron ed Hermione di quella particolare escursione nel
Pensatoio. Ora, comunque, gli venne in mente una splendida possibilità. Il Principe
MezzoSangue poteva essere stato…?
“Forse tuo padre lo ha usato, Harry,” disse Hermione, “ma non è stato l’unico. Noi abbiamo
visto un intero gruppo di persone usarlo, nel caso te ne fossi dimenticato. Persone che
dondolavano in aria. Galleggiavano tutti insieme, impotenti, senza nessuno che li aiutasse.”
Harry la guardò fissamente. Si sentì depresso, anche lui ricordava il comportamento dei
Mangiamorte alla Coppa del Mondo di Quidditch. Ron andò in suo aiuto.
“Quella è stata una cosa diversa,” esclamò. “Loro ne stavano abusando. Harry e suo padre si
sono semplicemente fatti una risata. A te non piace il Principe, Hermione,” aggiunse,
indicandola severamente con una salsiccia, “perché lui è più bravo di te in Pozioni…”
“Non c’entra niente con questo!” disse Hermione, le guance che arrossivano. “Penso solo
che sia veramente da irresponsabili provare a fare un incantesimo quando non sai neanche a
cosa serva, e smettetela di parlare a proposito del «Principe» come se fosse veramente un
nobile, scommetto che è solo uno stupido soprannome, e non mi sembra sia stato una
persona così simpatica!”
“Non vedo da cosa tu lo possa capire,” disse Harry animatamente. “Se io volessi diventare un
Mangiamorte non andrei a vantarmi in giro dicendo di essere «Mezzo-Sangue», non trovi?”
Appena detto ciò, Harry ricordò che suo padre era stato un puro-sangue, ma cercò di
spingere fuori questo pensiero dalla mente; si sarebbe preoccupato di questo più tardi…
“I Mangiamorte non possono essere tutti puro-sangue, non sono rimasti abbastanza maghi
puro-sangue,” disse Hermione con decisione. “Credo che la maggior parte di loro sia mezzosangue, ma fanno finta di essere puri. Sono solo i maghi figli di babbani che loro odiano, loro
sarebbero contenti di farvi arruolare con loro.”
“Non c’è nessuna possibilità che mi accettino come Mangia Morte!” disse Ron indignato, un
pezzo di salsiccia volò via dalla forchetta ora brandita verso Hermione e colpì Ernie
Macmillan in testa. “La mia intera famiglia è considerata come traditori del sangue! Questo,
per i Mangiamorte, è altrettanto una pecca quanto essere figli di Babbani!”
“E loro adorerebbero avere me,” disse Harry sarcasticamente. “Saremmo potuti essere
grandi amici se non avessero cercato di farmi fuori.”
Questo fece ridere Ron. Perfino Hermione fece un sorriso forzato, e tutti e tre furono distratti
dall’arrivo di Ginny.
“Ciao, Harry, suppongo di doverti dare questo.”
Era un rotolo di pergamena con il nome di Harry scritto in calligrafia sottile, familiare ed
inclinata.
“Grazie, Ginny... E’ la prossima lezione di Silente!” disse Harry a Ron ed Hermione, mentre
apriva la pergamena e la leggeva velocemente. “Lunedì sera!” Si sentì improvvisamente
rassicurato e felice. “Vuoi venire con noi a Hogsmeade, Ginny?” le chiese.
“Devo andarci con Dean… magari ci vediamo lì,” rispose lei facendo un cenno mentre
andava via.
Gazza era in attesa nei pressi delle porte di quercia dell’ingresso principale, come al solito, e
barrava i nomi delle persone che avevano il permesso di andare a Hogsmeade. La procedura
durò più del solito perché Gazza eseguiva un triplo controllo su tutti gli studenti con il suo
Sensore Segreto.
“Che cosa importa se portiamo di nascosto materiale oscuro FUORI?” chiese Ron,
squadrando il lungo e sottile Sensore Segreto con apprensione. “Non sarebbe meglio
controllare quello che noi portiamo DENTRO?”
La sua sfacciataggine gli fece meritare alcuni colpetti extra del Sensore, e stava quasi per
tirarsi indietro, quando scesero verso il vento ed il nevischio.
La passeggiata fino a Hogsmeade non fu divertente. Harry si avvolse la sciarpa intorno alla
parte inferiore del viso; le parti esposte furono presto come escoriate ed intorpidite. La strada
per il villaggio era piena di studenti piegati in due contro il vento tagliente. Più di una volta
Harry pensò che avrebbe fatto meglio a restare nella calda sala comune e, quando
finalmente arrivarono a Hogsmeade e videro che il negozio di scherzi di Zonko era stato
chiuso, Harry capì che questa gita non era destinata ad essere divertente. Ron indicò, con
una mano difficilmente distinguibile per via dei guanti, in direzione di Mielandia, che era
fortunatamente aperto, Harry ed Hermione procedettero faticosamente dietro di lui fino
all’interno del negozio affollato.
“Grazie al cielo,” disse Ron rabbrividendo una volta che furono avvolti dall’aria calda e
profumata di caramelle. “Stiamo qui tutta la sera!”
“Harry, ragazzo mio!” disse una voce tonante alle loro spalle.
“Oh, no,” bisbigliò Harry. Tutti e tre si girarono e videro il Professor Slughorn che indossava
un enorme cappello di pelliccia ed un cappotto con un bavero della stessa pelliccia, stringeva
una grande borsa di ananas cristallizzato ed occupava almeno un quarto del negozio.
“Harry, hai mancato tre delle mie piccole cene finora!” disse Slughorn colpendolo con un
pugno amichevole nel petto. “Non va bene, ragazzo mio, ci tengo molto ad averti da me!
Anche la signorina Granger le adora, non è vero?”
“Si,” disse Hermione impotente, “sono veramente…”
“E allora perché non vieni, Harry?” chiese Slughorn.
“Ecco, ho allenamento con la squadra di Quidditch, professore,” disse Harry, che aveva
realmente fissato un allenamento ogni volta che Slughorn gli aveva inviato un piccolo invito
adornato con un nastro viola. Questa strategia faceva sì che Ron non fosse escluso, e di
solito se la ridevano con Ginny, immaginando Hermione silenziosa con McLaggen e Zabini.
“Bene, mi aspetto di sicuro che tu vinca la prima partita, dopo tutto questo duro lavoro!” disse
Slughorn. “Ma una piccola distrazione non ha mai fatto male a nessuno. Ora, cosa ne pensi
di lunedì notte, voi non avrete la possibilità di allenarvi con questo tempo…”
“Non posso Professore, ho un… ehm… un appuntamento con il Professor Silente, quella
sera.”
“Ancora sfortuna!” si lamentò Slughorn drammaticamente. “Ah, be'… non mi puoi sfuggire per
sempre, Harry!” E con un gesto regale, lui uscì dal negozio, facendo tanto poco caso a Ron
quasi come se egli fosse stata una pubblicità degli Scarafaggi a Grappolo.
“Non posso credere che tu ne abbia evitato un altro,” disse Hermione, scuotendo la testa.
“Non sono così male, sai… a volte possono essere quasi divertenti…” Poi lei fece caso
all’espressione di Ron. “Oh, guarda… hanno le piume di zucchero deluxe… dovrebbero
durare delle ore!”
Contento che Hermione avesse cambiato discorso, Harry trovò molto più interessanti le
nuove piume di zucchero deluxe di quanto non avrebbe fatto normalmente, ma Ron continuò
a guardare imbronciato e fece spallucce quando Hermione gli chiese dove volesse andare
dopo.”
“Andiamo ai Tre Manici di Scopa,” disse Harry. “Dovrebbe esserci un bel calduccio.”
Si misero di nuovo le sciarpe sulla faccia e lasciarono il negozio di dolci. Il vento era tagliente
come coltelli sui loro volti, dopo lo zuccheroso tepore del negozio di dolci. La strada non era
molto frequentata. Nessuno si attardava in chiacchiere, tutti s’affrettavano verso le loro
destinazioni. L’unica eccezione erano due uomini poco davanti a loro fermi proprio davanti ai
Tre Manici di Scopa. Uno era molto alto e magro. Guardando di traverso attraverso gli
occhiali bagnati dalla pioggia, Harry riconobbe il barman dell’altro pub di Hogsmeade, la
Testa di Porco. Appena Harry, Ron ed Hermione si avvicinarono, il barman si strinse più
saldamente il mantello attorno al collo e si allontanò, lasciando quello più basso ad
annaspare con qualcosa fra le braccia. Erano a pochi metri quando Harry capì chi era.
“Mundungus!”
L’uomo tozzo e con le gambe storte aveva lunghi capelli argentei e sciolti, saltò e diede un
calcio ad una vecchia valigia, che si aprì violentemente, liberando quello che sembrava
essere l’intero contenuto di una vetrina di un negozio di ciarpame.
“Oh, ciao, Harry,” disse Mundungus Fletcher, con una disinvoltura molto poco convincente.
“Bene… non mi trattenete.” Ed iniziò a grattare per terra per recuperare il contenuto della sua
valigia, sembrava che non vedesse l’ora di andarsene.
“Stai vendendo questa roba?” chiese Harry, che guardava Mundungus mentre raccattava da
terra quello che sembrava un intero assortimento di oggetti sudici.
“Oh, beh, il minimo che serve per mantenermi,” disse Mundungus. “Dammelo!”
Ron si era inchinato ed aveva preso un oggetto argentato.
“Aspetta un attimo,” disse Ron lentamente. “Mi sembra familiare…”
“Grazie tante!” disse Mundungus, strappando il calice dalle mani di Ron e ficcandolo di nuovo
nella valigia. “Bene, ora vi saluto…OUCH!”
Harry spinse Mundungus contro il muro del pub tenendolo per la gola. Mentre lo teneva tirò
fuori velocemente la bacchetta con l’altra mano.
“Harry!” strillò Hermione
“L’ hai rubato dalla casa di Sirius,” disse Harry, che ora alto abbastanza da stare naso a naso
con Mundungus, e gli arrivava un brutto odore di tabacco vecchio ed alcool. “Ha sopra lo
stemma della Famiglia Black.”
“Io…no…cosa…?” farfugliò Mundungus, che lentamente stava diventando viola.
“Che cosa hai fatto, sei andato a casa sua la notte in cui è morto e l’hai svaligiata?” ringhiò
Harry.
“Io...no...”
“Harry, non puoi!” gridò Hermione, mentre Mundungus stava diventando blu.
Ci fu un bang, ed Harry sentì la mano lasciare la gola di Mundungus. Ansimando e
farfugliando Mundungus afferrò la valigia caduta, e – CRACK – sparì.
Harry urlò a squarciagola, girando su due piedi per vedere dove fosse andato Mundungus.
“TORNA INDIETRO, LADRO - !”
“Non è più qui Harry.” Tonks era apparsa dal nulla, i capelli color topo erano bagnati dal
nevischio.
“Probabilmente Mundungus è già a Londra in questo momento, non può sentire le tue urla.”
“Ha rubato le cose di Sirius! Le ha rubate!”
“Si, ma calmati,” disse Tonks, che non sembrava colpita da questa informazione. “Faresti
meglio ad andare via da questo posto freddo.”
Lei guardò attraverso la porta dei Tre Manici di Scopa. Una volta entrato, Harry sbraitò,
“Stava rubando le cose di Sirius!”
“Si Harry, ma per piacere non urlare, ci stanno fissando tutti,” sussurrò Hermione. “Vai e
siediti, io ti prendo qualcosa da bere.”
Harry era ancora molto arrabbiato quando Hermione tornò al loro tavolo, qualche minuto
dopo, con tre bottiglie di burrobirra.
“L’Ordine non può controllare Mundungus?” chiese Harry agli altri due in un sussurro furioso.
“Non possono almeno fare in modo che non rubi tutto quello che non è inchiodato a terra al
quartier generale?”
“Shh!” disse Hermione disperatamente, guardandosi intorno per essere sicura che nessuno li
stesse ascoltando; c’era una coppia di maghi vicino a loro che stavano fissando Harry con
molto interesse, e Zabini stava ciondolando da un pilastro non molto lontano. “Harry, anche io
sono inorridita, so che sono tue le cose che sta rubando…”
Harry iniziò a bere la sua burrobirra, per un momento aveva dimenticato che ora il numero
dodici di Grimmauld Place gli apparteneva.
“Si, sono le mie cose!” disse. “C’è poco da meravigliarsi che non fosse contento di vedermi!
Bene, andrò da Silente e gli dirò quello che sta succedendo, lui è l’unico che possa
spaventare Mundungus.”
“Buona idea,” sussurrò Hermione, rassicurata dal fatto che Harry si stava calmando. “Ron,
cosa stai fissando?”
“Niente,” disse Ron, guardando velocemente oltre il bancone, ma Harry sapeva che lui stava
cercando di attirare l’attenzione dell’attraente barista, Madama Rosmerta, per cui aveva un
debole.
“Credo che <
Ron ignorò questa allusione, e sorseggiò la sua bevanda in quello che probabilmente lui
considerava un dignitoso silenzio. Harry stava pensando a Sirius ed a come, in ogni caso, lui
odiasse quei calici d’argento. Hermione tamburellò con le dita sul tavolo, i suoi occhi
andavano da Ron al bancone. Quando Harry finì anche l’ultima goccia nella sua bottiglia
disse, “Possiamo farla finita con l’uscita e tornarcene a scuola, allora?”
I due annuirono. Non era stata una gita divertente ed il tempo stava peggiorando ogni minuto
di più. Ancora una volta si strinsero saldamente nei loro mantelli, risistemarono le sciarpe,
indossarono di nuovo i guanti, quindi seguirono Katie Bell ed una sua amica fuori dal pub e
nella strada principale. I pensieri di Harry andarono a Ginny, mentre camminavano a fatica
lungo la strada per Hogwarts che era diventata un pantano. Loro non l’avevano incontrata,
pensò Harry, di sicuro perché lei e Dean erano intimamente chiusi nel locale di Madama
Piediburro, il ritrovo dalle coppiette. S’incupì, abbassò la testa verso la neve sciolta e
continuò ad andare avanti a fatica.
Passò un po’ di tempo prima che Harry si accorgesse che le voci di Katie Bell e la sua amica,
che erano portate fino a lui dal vento, erano diventate stridule ed alte. Harry guardò verso le
loro figure indistinte. Le due ragazze stavano discutendo a proposito di qualcosa che Katie
teneva in mano.
“Non ha niente a che fare con te, Leanne!” Harry sentì dire a Katie.
Girarono un angolo del viottolo, il nevischio stava diventando spesso e fitto e gli occhiali di
Harry si stavano sporcando. Come alzò la mano con il guanto per pulirli, Leanne cercò di
prendere il pacchetto che Katie stava tenendo. Katie diede uno strattone ed il pacchetto
cadde a terra.
Improvvisamente, Katie si sollevò in aria, non come aveva fatto Ron, sospeso comicamente
per la caviglia, ma graziosamente, le sue braccia distese, come se stesse volando. C’era
però qualcosa che non quadrava, qualcosa di pauroso… I capelli le venivano tirati con forza
dal vento violento, ma gli occhi erano chiusi e il volto era quasi senza espressione. Harry,
Ron, Hermione e Leanne si fermarono tutti immobili, e guardarono.
Quindi, a circa due metri da terra, Katie emise un urlo terribile. Aveva gli occhi aperti, ma
qualunque cosa stesse vedendo, o qualunque cosa stesse provando, era chiaro che le stava
causando una sofferenza terribile. Urlò ed urlò ancora. Leanne iniziò ad urlare anche lei e
afferrò Katie per le caviglie cercando di tirarla verso terra. Harry, Ron ed Hermione si
precipitarono ad aiutarla, ma appena afferrarono le gambe di Katie lei cadde su di loro. Harry
e Ron cercarono di trattenerla ma lei si stava contorcendo tanto che era difficile trovare
appiglio. Riuscirono a farla stendere a terra, invece, mentre lei pestava il suolo e urlava,
apparentemente incapace di riconoscerli.
Harry si guardò intorno, ma i dintorni erano deserti.
“Restate qui!” urlò agli altri contro il vento sibilante. “Vado a cercare aiuto!”
Iniziò a correre a tutta velocità verso la scuola. Non aveva mai visto nessuno comportarsi
come Katie aveva appena fatto e non riusciva a capire da cosa potesse essere stato causato.
Si precipitò oltre una curva del viottolo ed andò a sbattere contro quello che poteva sembrare
un enorme orso ritto sulle sue zampe posteriori.
“Hagrid!” ansimò, liberandosi dalla siepe nella quale era caduto.
“Harry!” disse Hagrid che era pieno di nevischio sulle sopracciglia e sulla barba ed indossava
il suo grande cappotto di pelliccia. “Ci stavo facendo una visitina a Grop, sta a venire su così
bene che non ci…" “Hagrid, c’è un ferito lì dietro, o colpito da una maledizione, o chissà…”
“Cosa?” disse Hagrid, piegandosi per ascoltare quello che Harry stava dicendo contro
l’infuriare del vento.
“Qualcuno ha ricevuto una maledizione!” urlò Harry.
“Una maledizione? Chi ci ha preso una maledizione… non Ron? Hermione?”
“No, nessuno di loro, è Katie Bell… da questa parte…”
Insieme corsero indietro seguendo il viottolo. Non impiegarono molto tempo per trovare il
piccolo gruppo di persone che stava intorno a Katie, che si stava ancora contorcendo e
urlando da terra. Ron, Hermione e Leanne stavano cercando di tranquillizzarla.
“Allontanatevi!” urlò Hagrid. “Fatemela vedere!”
“Le è successo qualcosa!” singhiozzò Leanne. “Non so cosa…”
Hagrid fissò Katie per qualche secondo, quindi, senza dire niente, la prese da terra, la
bilanciò fra le sue braccia, e corse via verso il castello con lei. In pochi secondi le urla
perforanti di Katie non si sentirono più e l’unico rumore rimase il ruggito del vento.
Hermione s’avvicinò all’amica di Katie, che stava singhiozzando, e le mise un braccio sulle
spalle.
“Tu sei Leanne, vero?”
La ragazza annuì.
“E’ successo tutto all’improvviso, oppure...?”
“E’ successo quando il pacchetto si è spaccato,” singhiozzò Leanne, indicando ora il
pacchetto di carta marrone che stava zuppo per terra, la spaccatura rivelava una luce
verdastra. Ron si inchinò, allungò la mano, ma Harry gli afferrò il braccio e lo tirò indietro.
“Non lo toccare!”
Ron strisciò indietro. Una collana ornata di opale era visibile, dopo aver spostato l’incarto.
“L’ ho già vista,” disse Harry fissando l’oggetto. “Era in una vetrina di Sinister anni fa. Il
cartellino diceva che era maledetta. Katie deve averla toccata.” Harry guardò Leanne, che
aveva iniziato a tremare senza riuscire a fermarsi. “Dove l’ ha presa Katie?”
“Ecco, era il motivo per cui stavamo discutendo. Lei è tornata dal bagno dei Tre Manici di
Scopa tenendolo in mano, ha detto che era una sorpresa per qualcuno a Hogwarts e che
l’avrebbe dovuta consegnare. Sembrava che fosse molto divertita quando l’ ha detto…Oh no,
oh no, scommetto che è stata colpita dalla maledizione Imperius ed io non me ne sono resa
conto!”
Leanne tremò e continuò a tremare. Hermione le cinse gentilmente le spalle
"Katie non ti ha detto chi gliel’ ha data, Leanne?”
“No… non me l’ ha voluto dire... le ho detto che era una stupida e di non portarlo dentro la
scuola, ma lei non mi ha voluto ascoltare… e quando ho cercato di prenderglielo… lei… lei”
Leanne proruppe in un gemito di disperazione.
“Faremmo meglio a tornare a scuola,” disse Hermione, ancora con le braccia sulle spalle di
Leanne. “Potremmo andare a vedere come sta. Andiamo…”
Harry esitò per un momento, poi si levò la sciarpa dal viso e, ignorando il sussulto di Ron,
coprì con attenzione la collana e la raccolse.
“Dobbiamo farla vedere a Madama Chips,” spiegò.
Mentre seguiva Hermione e Leanne lungo la strada, Harry pensava furiosamente. Erano
appena entrati nel terreno di Hogwarts quando lui parlò, non riusciva a tenere i pensieri per
se.
“Malfoy conosce quella collana. Era in un astuccio da Sinister quattro anni fa, l’ ho visto
mentre l’osservava attentamente, quando ero nascosto sia a lui che a suo padre. E’ quello
che stava comprando quel giorno in cui l’ ho seguito! Lui se ne è ricordato ed è tornato per
lei.”
“Io… non so, Harry,” disse Ron esitante. “Un sacco di persone vanno da Sinister… e quella
ragazza non ha detto che Katie l’ ha trovata nel bagno delle ragazze?”
“Lei ha detto che l’aveva quando è tornata dal bagno, non è necessario che l’abbia trovata
proprio nel bagno...”
“McGranitt!” disse Ron facendo attenzione.
Harry alzò lo sguardo. Era proprio la Professoressa McGranitt che si avvicinava lungo la
strada, facendo turbinare il nevischio, per incontrarli.
“Hagrid ha detto che voi quattro avete visto cosa è successo a Katie Bell… salite nel mio
ufficio immediatamente, prego. Che cosa hai in mano, Potter?”
“E’ la cosa che ha toccato lei,” disse Harry.
“Santo Cielo,” disse la Professoressa McGranitt, e sembrò allarmata quando prese la collana
da Harry.
“No, no, Gazza, loro sono con me!” aggiunse lei rudemente, mentre Gazza strascicava
nell’Atrio, sollevando il suo Sensore Segreto. “Porti questa collana al professor Piton,
immediatamente, ma si assicuri di non toccarla, la lasci avvolta nella sciarpa!”
Harry e gli altri seguirono la Professoressa McGranitt sulle scale e dentro il suo ufficio. I vetri
delle finestre, sporchi di nevischio, sbattevano negli infissi e la stanza era fredda nonostante
un fuoco scoppiettasse nel focolare. La Professoressa McGranitt chiuse la porta e liberò la
scrivania per vedere in faccia Harry,Ron, Hermione e Leanne, che ancora singhiozzava.
“Allora?” disse lei all’improvviso. “Cosa è successo?”
Esitante, e con molte pause per cercare di non piangere, Leanne raccontò alla Professoressa
McGranitt di come Katie fosse andata nel bagno dei Tre Manici di Scopa e fosse tornata
tenendo il pacchetto senza nessun segno, di come Katie sembrasse un po’ strana, e di come
loro avessero discusso a proposito della convenienza di accettare di consegnare un pacco
sconosciuto, di come la discussione fosse culminata in una zuffa per il pacco, che si era
aperto con uno strappo. A questo punto, Leanne era così affranta che non riuscì a dire più
una parola.
“Bene,” disse la Professoressa McGranitt duramente, “vai in infermeria, Leanne, e fatti dare
da Madama Chips qualcosa per lo shock.”
Quanto Leanne uscì, la Professoressa McGranitt poso di nuovo lo sguardo su Harry, Ron ed
Hermione.
“Che cosa è successo quando Katie ha toccato la collana?”
“Si è sollevata in aria,” disse Harry, prima che Ron o Hermione potessero parlare, “e poi ha
iniziato ad urlare e ha perso conoscenza. Professoressa, posso vedere il Professor Silente,
per piacere?
“Il preside starà fuori fino a Lunedì, Potter,” disse la Professoressa McGranitt, con aria
sorpresa.
“Via?” esclamò Harry arrabbiato.
“Si, Potter, via!” disse la McGranitt aspramente. “Ma tutto quello che hai da dire a proposito di
questa tremenda vicenda lo puoi dire a me, ne sono sicura!”
Per una frazione di secondo, Harry esitò. La Professoressa McGranitt non ispirava
confidenza. Silente, benché lo intimidisse di più, sembrava meno propenso ad affossare una
teoria, pur insensata. Questa era una questione di vita o di morte, comunque, e non era il
momento di preoccuparsi di essere deriso.
“Penso che sia stato Draco Malfoy a dare quella collana a Katie, Professoressa.”
Ad un fianco, Ron si sfregò il naso in evidente imbarazzo, e dall’altro, Hermione striscio con i
piedi, come se fosse desiderosa di mettere una certa distanza fra lei ed Harry.
“Questa è un’accusa molto seria, Potter,” disse la Professoressa McGranitt, dopo un attimo di
sbigottimento. “Hai qualche prova?”
“No,” disse Harry, “ma…” e le raccontò di aver seguito Malfoy da Sinister, e la conversazione
che aveva origliato tra lui ed il Signor Sinister.
Quando finì di parlare, la Professoressa McGranitt sembrava un poco confusa.
“Malfoy ha portato qualcosa da Sinister per farlo riparare?"
"No, Professoressa, voleva solo che Sinister gli dicesse come riparare qualcosa, non l'aveva
con sé. Ma non è questo il punto, il fatto è che comprò qualcosa quel giorno, e credo che
fosse quella collana…”
“Tu hai visto Malfoy uscire dal negozio con un pacchetto simile?”
“No, Professoressa, ha detto a Sinister di conservarla in negozio per lui…"
“Ma, Harry,” lo interruppe Hermione, “Sinister gli chiese se la voleva prendere, e Malfoy disse
di no…”
“Perché non la voleva toccare, ovviamente!” disse Harry arrabbiato.
“Per caso ha detto «Quanto vorrei andarmene in giro con questa addosso?»” disse Hermione
“Beh, sarebbe sembrato uno po’ stupido con una collana addosso,” disse Ron.
“Oh Ron,” disse Hermione esasperata, “sarebbe stata avvolta bene, così non l’avrebbe
dovuta toccare, ed è così facile nasconderla in un mantello per non farla vedere a nessuno!
Credo che qualunque cosa abbia potuto prenotare da Sinister, sia qualcosa di rumoroso
oppure enorme, qualcosa che avrebbe attirato l’attenzione su di lui se l’avesse portata in
strada… e in ogni caso,” continuò lei alzando la voce, prima che Harry la potesse
interrompere, “Io ho chiesto a Sinister informazioni sulla collana, non ricordate? Quando sono
andata per cercare di capire cosa avesse cercato Malfoy, l’ ho vista lì. E Sinister mi ha detto
quanto costava senza problemi, non ha accennato al fatto che potesse essere già venduta o
qualcosa del genere…”
“Certo, è ovvio, ha capito che cosa eri andata a fare dopo cinque secondi, per forza che non
te lo ha detto… comunque potrebbe aver deciso di mandarla a Malfoy dopo…”
“Basta così!” disse la Professoressa McGranitt, quando Hermione aprì la bocca per replicare,
e sembrava furiosa. “Potter, apprezzo che tu mi abbia raccontato tutto questo, ma non puoi
puntare il dito ed accusare il Signor Malfoy solo perché è stato nel negozio dove questa
collana potrebbe essere stata comprata. Probabilmente ci sono state centinaia di persone…”
“… è quello che ho detto io…”
“… ed in ogni caso, quest’anno sono state applicate le più severe misure di sicurezza. Non
credo che quella collana sarebbe potuta entrare nella scuola senza che ce né
accorgessimo…”
“Ma…”
“… e soprattutto,” disse la Professoressa McGranitt, per chiudere definitivamente il discorso,
“Il Signor Malfoy non è andato a Hogsmeade, oggi.”
Harry rimase a bocca aperta, si sentiva umiliato.
“Come fa a saperlo, Professoressa?”
“Perché era in punizione con me. Non ha finito i compiti di Trasfigurazione due volte di
seguito. Quindi, grazie per avermi messo al corrente dei tuoi sospetti, Potter,” disse con tono
pesante, “ma ora devo andare in infermeria per vedere come sta Katie Bell. Buongiorno a
tutti.”
Lei aprì la porta dell’ufficio. Non ebbero altra alternativa che uscire dalla stanza in silenzio.
Harry era arrabbiato con gli altri due perché si erano schierati con la McGranitt. Nonostante
tutto, però, si unì alla discussione quando ripresero a parlare dell’accaduto.
“E allora? Chi pensate sia quello a cui Katie dovesse dare la collana?” chiese Ron, dopo aver
salito le scale per la sala comune.
“Lo sa solo il Cielo,” disse Hermione. “Ma chiunque fosse, l’ ha scampata per un pelo.
Nessuno avrebbe potuto aprire il pacchetto senza toccare la collana.”
“Poteva essere destinata ad un sacco di persone,” disse Harry. “Silente… i Mangiamorte
sarebbero contenti di sbarazzarsi di lui, deve essere uno dei loro obbiettivi principali. Oppure
Slughorn… Silente crede che Voldemort lo voglia con lui, e che sia contento del fatto che si
sia schierato con Silente. Oppure…”
“Oppure tu,” disse Hermione turbata.
"Non è possibile,” disse Harry, “altrimenti Katie si sarebbe semplicemente girata lungo la
strada e sarebbe venuta a darmela, non credi? Ero dietro di loro lungo tutta la strada sin dai
Tre Manici di Scopa. Avrebbe avuto molto più senso consegnare il pacco fuori da Hogwarts,
visto che Gazza controlla chiunque esca od entri. Mi piacerebbe sapere perché Malfoy le
avrebbe dovuto dire di portarla dentro il castello…”
“Harry, Malfoy non era a Hogsmeade!” disse Hermione, che stava pestando i piedi per la
rabbia.
“Potrebbe aver avuto un complice” disse Harry. “Tiger o Goyle… oppure, pensateci, un altro
Mangiamorte, ora potrà contare su complici migliori di Tiger e Goyle ora che si è arruolato…”
Ron ed Hermione si guardarono come se si stessero dicendo che non si arrivava a nulla a
continuare a discutere con lui.
“Dilligrout,” disse Hermione fermamente una volta raggiunta la Signora Grassa.
Il ritratto roteò, aprendosi per farli entrare nella Sala Comune. Era quasi piena e odorava di
vestiti bagnati. Sembrava che un sacco di persone fossero tornate da Hogsmeade in anticipo
per via del tempo. Non c’erano mormorii o pettegolezzi, comunque: di sicuro la notizia
dell’incidente di Katie non era ancora arrivata.
“Non è stato un attacco molto astuto, se ti ci fermi un attimo a pensare,” disse Ron
scacciando via con indifferenza uno del primo anno da una delle comode poltrone presso il
camino, così da potersi sedere lui. “La maledizione non sarebbe mai riuscita ad entrare nel
castello. Certo non si può dire che fosse infallibile.”
“Hai ragione,” disse Hermione, scacciano Ron a calci dalla poltrona e restituendola a quello
del primo anno. “Non è stato affatto un piano ben escogitato.”
“E da quando Malfoy è un grande pensatore?” chiese Harry.
Né Ron né Hermione gli risposero.
Capitolo 12 – Argento e Opali
[B]traduzione by Hadda
Revisione by Gab82
Dov’era Silente, e cosa stava facendo? Harry vide il Preside solo altre due volte nelle
settimane successive. Lo vide raramente a pranzo, inoltre, ed Harry era sicuro che Hermione
fosse nel giusto nel pensare che lui lasciasse la scuola per diversi giorni ogni volta. Silente
aveva dimenticato le lezioni che si pensava dovesse dare a Harry? Il Preside aveva detto che
le lezioni avrebbero avuto a che fare con la profezia. Harry si era sentito rafforzato e
confortato, mentre ora si sentiva un pò abbandonato.
A metà Ottobre ci fu la prima gita a Hogsmeade. Harry si era chiesto se queste gite
sarebbero state ancora permesse, date le misure di sicurezza intorno alla scuola sempre
crescenti, ma fu lieto di sapere che sarebbero andati. Era sempre positivo stare fuori dal
castello per qualche ora.
Harry si svegliò presto la mattina della gita, era una giornata tempestosa ed ingannò il tempo
prima di colazione leggendo la sua copia di Pozioni Avanzate. Di solito non leggeva i libri di
scuola quando stava sdraiato a letto. Un comportamento del genere, come Ron giustamente
gli fece notare, era indecente per chiunque a parte Hermione, che era completamente strana
proprio per questo. Harry sentiva, comunque, che difficilmente la copia del Principe MezzoSangue di Pozioni Avanzate poteva essere considerata un libro di testo. Più Harry procedeva
con la lettura, più si rendeva conto di quanto fosse ricco, non solamente dei semplici
suggerimenti o trucchi sulle pozioni che stavano facendo guadagnare tanto splendore alla
sua reputazione con Slughorn ma, scarabocchiati ai lati, anche ingegnose fatture e malefici
che, Harry era sicuro a giudicare dalle cancellazioni e revisioni, fossero state inventate dallo
stesso Principe.
Harry aveva già provato ad usare alcune delle formule inventate dal Principe. C’era un
maleficio che faceva crescere le unghie dei piedi in modo terribilmente velocemente (la provò
su Tiger nel corridoio, con esiti molto divertenti). Una fattura che incollava la lingua al palato
(usata un paio di volte, fra gli applausi generali, su un inconsapevole Argus Gazza). Quella
più utile, probabilmente, era Muffliato, un incantesimo che riempiva le orecchie di chiunque
stesse vicino con un ronzio irriconoscibile, così che lunghe conversazioni potessero essere
tenute in classe senza essere ascoltate per sbaglio. L’unica persona che non trovava questi
incantesimi divertenti, era Hermione, che assumeva una rigida espressione di completa
disapprovazione, e rifiutava di parlare con Harry se lui aveva usato la formula Muffliato su
qualcuno nelle vicinanze.
Seduto sul letto, Harry mise il libro di fianco, per esaminare più da vicino le istruzioni
scarabocchiate per un incantesimo che sembrava aver causato qualche problema al
Principe. C’erano troppe cancellazioni e modifiche ma, finalmente, calcato in un angolo della
pagina c’era uno scarabocchio:
Levicorpus (n-vbl)
Mentre il vento e il nevischio sbattevano incessantemente sulla finestra, e Neville russava
sonoramente, Harry fissò le lettere tra parentesi. N-vbl… che doveva significare “non
verbale”. Harry era piuttosto dubbioso, non sapeva se sarebbe stato in grado di fare questo
particolare incantesimo. Aveva ancora difficoltà con gli incantesimi non verbali, e Piton gli
criticava immediatamente questi errori ad ogni lezione di Difesa contro le arti Oscure - il
principe, però, si era dimostrato un professore molto più in gamba di Piton fino a questo
punto.
Puntando la mano verso un punto indistinto, fece un gesto verso l’alto e disse Levicorpus!
all’interno della sua testa.
“Aaaaaaaargh!”
Ci fu un lampo di luce, e la stanza si riempì di voci: tutti s’erano svegliati, Ron era quello che
aveva urlato. Harry fece cadere il libro di Pozioni Avanzate preso dal panico. Ron era
rovesciato a mezz’aria dondolando come se un uncino invisibile lo tenesse sollevato per la
caviglia.
”Scusa!” gridò Harry, mentre Dean e Seamus ridevano come matti, e Neville si tirava su da
terra, dato che era caduto dal letto. “Aspetta… ti faccio scendere…”
Cercò a testoni il libro di pozioni e lo sfogliò rapidamente freneticamente, cercando di trovare
la pagina giusta. Alla fine la trovò ed interpretò la parola illeggibile sotto la formula, pregando
che fosse il contro incantesimo. Harry pensò Liberacorpus! con tutta la sua mente.
Ci fu un altro lampo di luce e Ron cadde scompostamente sul suo materasso.
“Scusa!” disse di nuovo Harry debolmente, mentre Dean e Seamus continuavavano a ridere
sgangheratamente. “Domani,” disse Ron con voce soffocata, “Farai meglio a mettere la
sveglia”.
Nel tempo che impiegarono a vestirsi, imbottendosi con diversi maglioni fatti a mano della
signora Weasley e indossando mantello, sciarpe e guanti, lo shock di Ron era passato e
aveva deciso che la nuova formula di Harry era molto divertente; così divertente, infatti, che
non perse tempo e raccontò a Hermione la storia non appena si sedettero per la colazione.
“... e c’è stato un’altro lampo di luce e sono caduto di nuovo sul letto!” Ron fece un gran
sorriso e si servì da solo, prendendo delle salsicce.
Hermione non abbozzò neanche un sorriso durante il racconto, una volta finito indirizzò la
sua espressione di fredda disapprovazione verso Harry
“L’incantesimo, per caso, era un altro di quelli presi dal tuo libro di pozioni?” chiese.
Harry si accigliò.
“Vuoi sempre immaginare agli esiti peggiori, non è vero?”
“Lo era?”
“Beh…si, l’ ho trovato lì, e allora?”
“Quindi hai semplicemente deciso di provare un incantesimo scritto a mano e sconosciuto per
vedere cosa sarebbe successo?”
“Che cosa importa se era scritto a mano?” disse Harry, preferendo non rispondere al resto
della domanda.
“Perché probabilmente la formula non è una di quelle approvate dal Ministro della Magia,”
disse Hermione. “E poi,” aggiunse, appena Harry e Ron portarono gli occhi al cielo, “perché
sto iniziando a credere che questo Principe avesse un carattere un pò sfuggente”
“Era per ridere!” disse Ron, inclinando una bottiglia di ketchup sulle sue salsicce. “Solo una
risata, Hermione, nient’altro!”
“Persone che dondolano appese per la caviglia?” disse Hermione. “Chi spreca il proprio
tempo e le proprie energie per trovare un incantesimo come questo?”
“Fred e George,” disse Ron stringendo le spalle, “è il loro genere di cose. E, ehm…”
“Mio padre,” disse Harry. S’era ricordato solo adesso.
“Cosa?” dissero Ron ed Hermione insieme.
“Mio padre usò quest’incantesimo,” disse Harry. “Io… me lo ha detto Lupin.”
Quest’ultima parte non era vera. Harry aveva visto suo padre usare l’incantesimo su Piton,
infatti, ma non aveva mai raccontato a Ron ed Hermione di quella particolare escursione nel
Pensatoio. Ora, comunque, gli venne in mente una splendida possibilità. Il Principe
MezzoSangue poteva essere stato…?
“Forse tuo padre lo ha usato, Harry,” disse Hermione, “ma non è stato l’unico. Noi abbiamo
visto un intero gruppo di persone usarlo, nel caso te ne fossi dimenticato. Persone che
dondolavano in aria. Galleggiavano tutti insieme, impotenti, senza nessuno che li aiutasse.”
Harry la guardò fissamente. Si sentì depresso, anche lui ricordava il comportamento dei
Mangiamorte alla Coppa del Mondo di Quidditch. Ron andò in suo aiuto.
“Quella è stata una cosa diversa,” esclamò. “Loro ne stavano abusando. Harry e suo padre si
sono semplicemente fatti una risata. A te non piace il Principe, Hermione,” aggiunse,
indicandola severamente con una salsiccia, “perché lui è più bravo di te in Pozioni…”
“Non c’entra niente con questo!” disse Hermione, le guance che arrossivano. “Penso solo
che sia veramente da irresponsabili provare a fare un incantesimo quando non sai neanche a
cosa serva, e smettetela di parlare a proposito del «Principe» come se fosse veramente un
nobile, scommetto che è solo uno stupido soprannome, e non mi sembra sia stato una
persona così simpatica!”
“Non vedo da cosa tu lo possa capire,” disse Harry animatamente. “Se io volessi diventare un
Mangiamorte non andrei a vantarmi in giro dicendo di essere «Mezzo-Sangue», non trovi?”
Appena detto ciò, Harry ricordò che suo padre era stato un puro-sangue, ma cercò di
spingere fuori questo pensiero dalla mente; si sarebbe preoccupato di questo più tardi…
“I Mangiamorte non possono essere tutti puro-sangue, non sono rimasti abbastanza maghi
puro-sangue,” disse Hermione con decisione. “Credo che la maggior parte di loro sia mezzosangue, ma fanno finta di essere puri. Sono solo i maghi figli di babbani che loro odiano, loro
sarebbero contenti di farvi arruolare con loro.”
“Non c’è nessuna possibilità che mi accettino come Mangia Morte!” disse Ron indignato, un
pezzo di salsiccia volò via dalla forchetta ora brandita verso Hermione e colpì Ernie
Macmillan in testa. “La mia intera famiglia è considerata come traditori del sangue! Questo,
per i Mangiamorte, è altrettanto una pecca quanto essere figli di Babbani!”
“E loro adorerebbero avere me,” disse Harry sarcasticamente. “Saremmo potuti essere
grandi amici se non avessero cercato di farmi fuori.”
Questo fece ridere Ron. Perfino Hermione fece un sorriso forzato, e tutti e tre furono distratti
dall’arrivo di Ginny.
“Ciao, Harry, suppongo di doverti dare questo.”
Era un rotolo di pergamena con il nome di Harry scritto in calligrafia sottile, familiare ed
inclinata.
“Grazie, Ginny... E’ la prossima lezione di Silente!” disse Harry a Ron ed Hermione, mentre
apriva la pergamena e la leggeva velocemente. “Lunedì sera!” Si sentì improvvisamente
rassicurato e felice. “Vuoi venire con noi a Hogsmeade, Ginny?” le chiese.
“Devo andarci con Dean… magari ci vediamo lì,” rispose lei facendo un cenno mentre
andava via.
Gazza era in attesa nei pressi delle porte di quercia dell’ingresso principale, come al solito, e
barrava i nomi delle persone che avevano il permesso di andare a Hogsmeade. La procedura
durò più del solito perché Gazza eseguiva un triplo controllo su tutti gli studenti con il suo
Sensore Segreto.
“Che cosa importa se portiamo di nascosto materiale oscuro FUORI?” chiese Ron,
squadrando il lungo e sottile Sensore Segreto con apprensione. “Non sarebbe meglio
controllare quello che noi portiamo DENTRO?”
La sua sfacciataggine gli fece meritare alcuni colpetti extra del Sensore, e stava quasi per
tirarsi indietro, quando scesero verso il vento ed il nevischio.
La passeggiata fino a Hogsmeade non fu divertente. Harry si avvolse la sciarpa intorno alla
parte inferiore del viso; le parti esposte furono presto come escoriate ed intorpidite. La strada
per il villaggio era piena di studenti piegati in due contro il vento tagliente. Più di una volta
Harry pensò che avrebbe fatto meglio a restare nella calda sala comune e, quando
finalmente arrivarono a Hogsmeade e videro che il negozio di scherzi di Zonko era stato
chiuso, Harry capì che questa gita non era destinata ad essere divertente. Ron indicò, con
una mano difficilmente distinguibile per via dei guanti, in direzione di Mielandia, che era
fortunatamente aperto, Harry ed Hermione procedettero faticosamente dietro di lui fino
all’interno del negozio affollato.
“Grazie al cielo,” disse Ron rabbrividendo una volta che furono avvolti dall’aria calda e
profumata di caramelle. “Stiamo qui tutta la sera!”
“Harry, ragazzo mio!” disse una voce tonante alle loro spalle.
“Oh, no,” bisbigliò Harry. Tutti e tre si girarono e videro il Professor Slughorn che indossava
un enorme cappello di pelliccia ed un cappotto con un bavero della stessa pelliccia, stringeva
una grande borsa di ananas cristallizzato ed occupava almeno un quarto del negozio.
“Harry, hai mancato tre delle mie piccole cene finora!” disse Slughorn colpendolo con un
pugno amichevole nel petto. “Non va bene, ragazzo mio, ci tengo molto ad averti da me!
Anche la signorina Granger le adora, non è vero?”
“Si,” disse Hermione impotente, “sono veramente…”
“E allora perché non vieni, Harry?” chiese Slughorn.
“Ecco, ho allenamento con la squadra di Quidditch, professore,” disse Harry, che aveva
realmente fissato un allenamento ogni volta che Slughorn gli aveva inviato un piccolo invito
adornato con un nastro viola. Questa strategia faceva sì che Ron non fosse escluso, e di
solito se la ridevano con Ginny, immaginando Hermione silenziosa con McLaggen e Zabini.
“Bene, mi aspetto di sicuro che tu vinca la prima partita, dopo tutto questo duro lavoro!” disse
Slughorn. “Ma una piccola distrazione non ha mai fatto male a nessuno. Ora, cosa ne pensi
di lunedì notte, voi non avrete la possibilità di allenarvi con questo tempo…”
“Non posso Professore, ho un… ehm… un appuntamento con il Professor Silente, quella
sera.”
“Ancora sfortuna!” si lamentò Slughorn drammaticamente. “Ah, be'… non mi puoi sfuggire per
sempre, Harry!” E con un gesto regale, lui uscì dal negozio, facendo tanto poco caso a Ron
quasi come se egli fosse stata una pubblicità degli Scarafaggi a Grappolo.
“Non posso credere che tu ne abbia evitato un altro,” disse Hermione, scuotendo la testa.
“Non sono così male, sai… a volte possono essere quasi divertenti…” Poi lei fece caso
all’espressione di Ron. “Oh, guarda… hanno le piume di zucchero deluxe… dovrebbero
durare delle ore!”
Contento che Hermione avesse cambiato discorso, Harry trovò molto più interessanti le
nuove piume di zucchero deluxe di quanto non avrebbe fatto normalmente, ma Ron continuò
a guardare imbronciato e fece spallucce quando Hermione gli chiese dove volesse andare
dopo.”
“Andiamo ai Tre Manici di Scopa,” disse Harry. “Dovrebbe esserci un bel calduccio.”
Si misero di nuovo le sciarpe sulla faccia e lasciarono il negozio di dolci. Il vento era tagliente
come coltelli sui loro volti, dopo lo zuccheroso tepore del negozio di dolci. La strada non era
molto frequentata. Nessuno si attardava in chiacchiere, tutti s’affrettavano verso le loro
destinazioni. L’unica eccezione erano due uomini poco davanti a loro fermi proprio davanti ai
Tre Manici di Scopa. Uno era molto alto e magro. Guardando di traverso attraverso gli
occhiali bagnati dalla pioggia, Harry riconobbe il barman dell’altro pub di Hogsmeade, la
Testa di Porco. Appena Harry, Ron ed Hermione si avvicinarono, il barman si strinse più
saldamente il mantello attorno al collo e si allontanò, lasciando quello più basso ad
annaspare con qualcosa fra le braccia. Erano a pochi metri quando Harry capì chi era.
“Mundungus!”
L’uomo tozzo e con le gambe storte aveva lunghi capelli argentei e sciolti, saltò e diede un
calcio ad una vecchia valigia, che si aprì violentemente, liberando quello che sembrava
essere l’intero contenuto di una vetrina di un negozio di ciarpame.
“Oh, ciao, Harry,” disse Mundungus Fletcher, con una disinvoltura molto poco convincente.
“Bene… non mi trattenete.” Ed iniziò a grattare per terra per recuperare il contenuto della sua
valigia, sembrava che non vedesse l’ora di andarsene.
“Stai vendendo questa roba?” chiese Harry, che guardava Mundungus mentre raccattava da
terra quello che sembrava un intero assortimento di oggetti sudici.
“Oh, beh, il minimo che serve per mantenermi,” disse Mundungus. “Dammelo!”
Ron si era inchinato ed aveva preso un oggetto argentato.
“Aspetta un attimo,” disse Ron lentamente. “Mi sembra familiare…”
“Grazie tante!” disse Mundungus, strappando il calice dalle mani di Ron e ficcandolo di nuovo
nella valigia. “Bene, ora vi saluto…OUCH!”
Harry spinse Mundungus contro il muro del pub tenendolo per la gola. Mentre lo teneva tirò
fuori velocemente la bacchetta con l’altra mano.
“Harry!” strillò Hermione
“L’ hai rubato dalla casa di Sirius,” disse Harry, che ora alto abbastanza da stare naso a naso
con Mundungus, e gli arrivava un brutto odore di tabacco vecchio ed alcool. “Ha sopra lo
stemma della Famiglia Black.”
“Io…no…cosa…?” farfugliò Mundungus, che lentamente stava diventando viola.
“Che cosa hai fatto, sei andato a casa sua la notte in cui è morto e l’hai svaligiata?” ringhiò
Harry.
“Io...no...”
“Harry, non puoi!” gridò Hermione, mentre Mundungus stava diventando blu.
Ci fu un bang, ed Harry sentì la mano lasciare la gola di Mundungus. Ansimando e
farfugliando Mundungus afferrò la valigia caduta, e – CRACK – sparì.
Harry urlò a squarciagola, girando su due piedi per vedere dove fosse andato Mundungus.
“TORNA INDIETRO, LADRO - !”
“Non è più qui Harry.” Tonks era apparsa dal nulla, i capelli color topo erano bagnati dal
nevischio.
“Probabilmente Mundungus è già a Londra in questo momento, non può sentire le tue urla.”
“Ha rubato le cose di Sirius! Le ha rubate!”
“Si, ma calmati,” disse Tonks, che non sembrava colpita da questa informazione. “Faresti
meglio ad andare via da questo posto freddo.”
Lei guardò attraverso la porta dei Tre Manici di Scopa. Una volta entrato, Harry sbraitò,
“Stava rubando le cose di Sirius!”
“Si Harry, ma per piacere non urlare, ci stanno fissando tutti,” sussurrò Hermione. “Vai e
siediti, io ti prendo qualcosa da bere.”
Harry era ancora molto arrabbiato quando Hermione tornò al loro tavolo, qualche minuto
dopo, con tre bottiglie di burrobirra.
“L’Ordine non può controllare Mundungus?” chiese Harry agli altri due in un sussurro furioso.
“Non possono almeno fare in modo che non rubi tutto quello che non è inchiodato a terra al
quartier generale?”
“Shh!” disse Hermione disperatamente, guardandosi intorno per essere sicura che nessuno li
stesse ascoltando; c’era una coppia di maghi vicino a loro che stavano fissando Harry con
molto interesse, e Zabini stava ciondolando da un pilastro non molto lontano. “Harry, anche io
sono inorridita, so che sono tue le cose che sta rubando…”
Harry iniziò a bere la sua burrobirra, per un momento aveva dimenticato che ora il numero
dodici di Grimmauld Place gli apparteneva.
“Si, sono le mie cose!” disse. “C’è poco da meravigliarsi che non fosse contento di vedermi!
Bene, andrò da Silente e gli dirò quello che sta succedendo, lui è l’unico che possa
spaventare Mundungus.”
“Buona idea,” sussurrò Hermione, rassicurata dal fatto che Harry si stava calmando. “Ron,
cosa stai fissando?”
“Niente,” disse Ron, guardando velocemente oltre il bancone, ma Harry sapeva che lui stava
cercando di attirare l’attenzione dell’attraente barista, Madama Rosmerta, per cui aveva un
debole.
“Credo che <
Ron ignorò questa allusione, e sorseggiò la sua bevanda in quello che probabilmente lui
considerava un dignitoso silenzio. Harry stava pensando a Sirius ed a come, in ogni caso, lui
odiasse quei calici d’argento. Hermione tamburellò con le dita sul tavolo, i suoi occhi
andavano da Ron al bancone. Quando Harry finì anche l’ultima goccia nella sua bottiglia
disse, “Possiamo farla finita con l’uscita e tornarcene a scuola, allora?”
I due annuirono. Non era stata una gita divertente ed il tempo stava peggiorando ogni minuto
di più. Ancora una volta si strinsero saldamente nei loro mantelli, risistemarono le sciarpe,
indossarono di nuovo i guanti, quindi seguirono Katie Bell ed una sua amica fuori dal pub e
nella strada principale. I pensieri di Harry andarono a Ginny, mentre camminavano a fatica
lungo la strada per Hogwarts che era diventata un pantano. Loro non l’avevano incontrata,
pensò Harry, di sicuro perché lei e Dean erano intimamente chiusi nel locale di Madama
Piediburro, il ritrovo dalle coppiette. S’incupì, abbassò la testa verso la neve sciolta e
continuò ad andare avanti a fatica.
Passò un po’ di tempo prima che Harry si accorgesse che le voci di Katie Bell e la sua amica,
che erano portate fino a lui dal vento, erano diventate stridule ed alte. Harry guardò verso le
loro figure indistinte. Le due ragazze stavano discutendo a proposito di qualcosa che Katie
teneva in mano.
“Non ha niente a che fare con te, Leanne!” Harry sentì dire a Katie.
Girarono un angolo del viottolo, il nevischio stava diventando spesso e fitto e gli occhiali di
Harry si stavano sporcando. Come alzò la mano con il guanto per pulirli, Leanne cercò di
prendere il pacchetto che Katie stava tenendo. Katie diede uno strattone ed il pacchetto
cadde a terra.
Improvvisamente, Katie si sollevò in aria, non come aveva fatto Ron, sospeso comicamente
per la caviglia, ma graziosamente, le sue braccia distese, come se stesse volando. C’era
però qualcosa che non quadrava, qualcosa di pauroso… I capelli le venivano tirati con forza
dal vento violento, ma gli occhi erano chiusi e il volto era quasi senza espressione. Harry,
Ron, Hermione e Leanne si fermarono tutti immobili, e guardarono.
Quindi, a circa due metri da terra, Katie emise un urlo terribile. Aveva gli occhi aperti, ma
qualunque cosa stesse vedendo, o qualunque cosa stesse provando, era chiaro che le stava
causando una sofferenza terribile. Urlò ed urlò ancora. Leanne iniziò ad urlare anche lei e
afferrò Katie per le caviglie cercando di tirarla verso terra. Harry, Ron ed Hermione si
precipitarono ad aiutarla, ma appena afferrarono le gambe di Katie lei cadde su di loro. Harry
e Ron cercarono di trattenerla ma lei si stava contorcendo tanto che era difficile trovare
appiglio. Riuscirono a farla stendere a terra, invece, mentre lei pestava il suolo e urlava,
apparentemente incapace di riconoscerli.
Harry si guardò intorno, ma i dintorni erano deserti.
“Restate qui!” urlò agli altri contro il vento sibilante. “Vado a cercare aiuto!”
Iniziò a correre a tutta velocità verso la scuola. Non aveva mai visto nessuno comportarsi
come Katie aveva appena fatto e non riusciva a capire da cosa potesse essere stato causato.
Si precipitò oltre una curva del viottolo ed andò a sbattere contro quello che poteva sembrare
un enorme orso ritto sulle sue zampe posteriori.
“Hagrid!” ansimò, liberandosi dalla siepe nella quale era caduto.
“Harry!” disse Hagrid che era pieno di nevischio sulle sopracciglia e sulla barba ed indossava
il suo grande cappotto di pelliccia. “Ci stavo facendo una visitina a Grop, sta a venire su così
bene che non ci…" “Hagrid, c’è un ferito lì dietro, o colpito da una maledizione, o chissà…”
“Cosa?” disse Hagrid, piegandosi per ascoltare quello che Harry stava dicendo contro
l’infuriare del vento.
“Qualcuno ha ricevuto una maledizione!” urlò Harry.
“Una maledizione? Chi ci ha preso una maledizione… non Ron? Hermione?”
“No, nessuno di loro, è Katie Bell… da questa parte…”
Insieme corsero indietro seguendo il viottolo. Non impiegarono molto tempo per trovare il
piccolo gruppo di persone che stava intorno a Katie, che si stava ancora contorcendo e
urlando da terra. Ron, Hermione e Leanne stavano cercando di tranquillizzarla.
“Allontanatevi!” urlò Hagrid. “Fatemela vedere!”
“Le è successo qualcosa!” singhiozzò Leanne. “Non so cosa…”
Hagrid fissò Katie per qualche secondo, quindi, senza dire niente, la prese da terra, la
bilanciò fra le sue braccia, e corse via verso il castello con lei. In pochi secondi le urla
perforanti di Katie non si sentirono più e l’unico rumore rimase il ruggito del vento.
Hermione s’avvicinò all’amica di Katie, che stava singhiozzando, e le mise un braccio sulle
spalle.
“Tu sei Leanne, vero?”
La ragazza annuì.
“E’ successo tutto all’improvviso, oppure...?”
“E’ successo quando il pacchetto si è spaccato,” singhiozzò Leanne, indicando ora il
pacchetto di carta marrone che stava zuppo per terra, la spaccatura rivelava una luce
verdastra. Ron si inchinò, allungò la mano, ma Harry gli afferrò il braccio e lo tirò indietro.
“Non lo toccare!”
Ron strisciò indietro. Una collana ornata di opale era visibile, dopo aver spostato l’incarto.
“L’ ho già vista,” disse Harry fissando l’oggetto. “Era in una vetrina di Sinister anni fa. Il
cartellino diceva che era maledetta. Katie deve averla toccata.” Harry guardò Leanne, che
aveva iniziato a tremare senza riuscire a fermarsi. “Dove l’ ha presa Katie?”
“Ecco, era il motivo per cui stavamo discutendo. Lei è tornata dal bagno dei Tre Manici di
Scopa tenendolo in mano, ha detto che era una sorpresa per qualcuno a Hogwarts e che
l’avrebbe dovuta consegnare. Sembrava che fosse molto divertita quando l’ ha detto…Oh no,
oh no, scommetto che è stata colpita dalla maledizione Imperius ed io non me ne sono resa
conto!”
Leanne tremò e continuò a tremare. Hermione le cinse gentilmente le spalle
"Katie non ti ha detto chi gliel’ ha data, Leanne?”
“No… non me l’ ha voluto dire... le ho detto che era una stupida e di non portarlo dentro la
scuola, ma lei non mi ha voluto ascoltare… e quando ho cercato di prenderglielo… lei… lei”
Leanne proruppe in un gemito di disperazione.
“Faremmo meglio a tornare a scuola,” disse Hermione, ancora con le braccia sulle spalle di
Leanne. “Potremmo andare a vedere come sta. Andiamo…”
Harry esitò per un momento, poi si levò la sciarpa dal viso e, ignorando il sussulto di Ron,
coprì con attenzione la collana e la raccolse.
“Dobbiamo farla vedere a Madama Chips,” spiegò.
Mentre seguiva Hermione e Leanne lungo la strada, Harry pensava furiosamente. Erano
appena entrati nel terreno di Hogwarts quando lui parlò, non riusciva a tenere i pensieri per
se.
“Malfoy conosce quella collana. Era in un astuccio da Sinister quattro anni fa, l’ ho visto
mentre l’osservava attentamente, quando ero nascosto sia a lui che a suo padre. E’ quello
che stava comprando quel giorno in cui l’ ho seguito! Lui se ne è ricordato ed è tornato per
lei.”
“Io… non so, Harry,” disse Ron esitante. “Un sacco di persone vanno da Sinister… e quella
ragazza non ha detto che Katie l’ ha trovata nel bagno delle ragazze?”
“Lei ha detto che l’aveva quando è tornata dal bagno, non è necessario che l’abbia trovata
proprio nel bagno...”
“McGranitt!” disse Ron facendo attenzione.
Harry alzò lo sguardo. Era proprio la Professoressa McGranitt che si avvicinava lungo la
strada, facendo turbinare il nevischio, per incontrarli.
“Hagrid ha detto che voi quattro avete visto cosa è successo a Katie Bell… salite nel mio
ufficio immediatamente, prego. Che cosa hai in mano, Potter?”
“E’ la cosa che ha toccato lei,” disse Harry.
“Santo Cielo,” disse la Professoressa McGranitt, e sembrò allarmata quando prese la collana
da Harry.
“No, no, Gazza, loro sono con me!” aggiunse lei rudemente, mentre Gazza strascicava
nell’Atrio, sollevando il suo Sensore Segreto. “Porti questa collana al professor Piton,
immediatamente, ma si assicuri di non toccarla, la lasci avvolta nella sciarpa!”
Harry e gli altri seguirono la Professoressa McGranitt sulle scale e dentro il suo ufficio. I vetri
delle finestre, sporchi di nevischio, sbattevano negli infissi e la stanza era fredda nonostante
un fuoco scoppiettasse nel focolare. La Professoressa McGranitt chiuse la porta e liberò la
scrivania per vedere in faccia Harry,Ron, Hermione e Leanne, che ancora singhiozzava.
“Allora?” disse lei all’improvviso. “Cosa è successo?”
Esitante, e con molte pause per cercare di non piangere, Leanne raccontò alla Professoressa
McGranitt di come Katie fosse andata nel bagno dei Tre Manici di Scopa e fosse tornata
tenendo il pacchetto senza nessun segno, di come Katie sembrasse un po’ strana, e di come
loro avessero discusso a proposito della convenienza di accettare di consegnare un pacco
sconosciuto, di come la discussione fosse culminata in una zuffa per il pacco, che si era
aperto con uno strappo. A questo punto, Leanne era così affranta che non riuscì a dire più
una parola.
“Bene,” disse la Professoressa McGranitt duramente, “vai in infermeria, Leanne, e fatti dare
da Madama Chips qualcosa per lo shock.”
Quanto Leanne uscì, la Professoressa McGranitt poso di nuovo lo sguardo su Harry, Ron ed
Hermione.
“Che cosa è successo quando Katie ha toccato la collana?”
“Si è sollevata in aria,” disse Harry, prima che Ron o Hermione potessero parlare, “e poi ha
iniziato ad urlare e ha perso conoscenza. Professoressa, posso vedere il Professor Silente,
per piacere?
“Il preside starà fuori fino a Lunedì, Potter,” disse la Professoressa McGranitt, con aria
sorpresa.
“Via?” esclamò Harry arrabbiato.
“Si, Potter, via!” disse la McGranitt aspramente. “Ma tutto quello che hai da dire a proposito di
questa tremenda vicenda lo puoi dire a me, ne sono sicura!”
Per una frazione di secondo, Harry esitò. La Professoressa McGranitt non ispirava
confidenza. Silente, benché lo intimidisse di più, sembrava meno propenso ad affossare una
teoria, pur insensata. Questa era una questione di vita o di morte, comunque, e non era il
momento di preoccuparsi di essere deriso.
“Penso che sia stato Draco Malfoy a dare quella collana a Katie, Professoressa.”
Ad un fianco, Ron si sfregò il naso in evidente imbarazzo, e dall’altro, Hermione striscio con i
piedi, come se fosse desiderosa di mettere una certa distanza fra lei ed Harry.
“Questa è un’accusa molto seria, Potter,” disse la Professoressa McGranitt, dopo un attimo di
sbigottimento. “Hai qualche prova?”
“No,” disse Harry, “ma…” e le raccontò di aver seguito Malfoy da Sinister, e la conversazione
che aveva origliato tra lui ed il Signor Sinister.
Quando finì di parlare, la Professoressa McGranitt sembrava un poco confusa.
“Malfoy ha portato qualcosa da Sinister per farlo riparare?"
"No, Professoressa, voleva solo che Sinister gli dicesse come riparare qualcosa, non l'aveva
con sé. Ma non è questo il punto, il fatto è che comprò qualcosa quel giorno, e credo che
fosse quella collana…”
“Tu hai visto Malfoy uscire dal negozio con un pacchetto simile?”
“No, Professoressa, ha detto a Sinister di conservarla in negozio per lui…"
“Ma, Harry,” lo interruppe Hermione, “Sinister gli chiese se la voleva prendere, e Malfoy disse
di no…”
“Perché non la voleva toccare, ovviamente!” disse Harry arrabbiato.
“Per caso ha detto «Quanto vorrei andarmene in giro con questa addosso?»” disse Hermione
“Beh, sarebbe sembrato uno po’ stupido con una collana addosso,” disse Ron.
“Oh Ron,” disse Hermione esasperata, “sarebbe stata avvolta bene, così non l’avrebbe
dovuta toccare, ed è così facile nasconderla in un mantello per non farla vedere a nessuno!
Credo che qualunque cosa abbia potuto prenotare da Sinister, sia qualcosa di rumoroso
oppure enorme, qualcosa che avrebbe attirato l’attenzione su di lui se l’avesse portata in
strada… e in ogni caso,” continuò lei alzando la voce, prima che Harry la potesse
interrompere, “Io ho chiesto a Sinister informazioni sulla collana, non ricordate? Quando sono
andata per cercare di capire cosa avesse cercato Malfoy, l’ ho vista lì. E Sinister mi ha detto
quanto costava senza problemi, non ha accennato al fatto che potesse essere già venduta o
qualcosa del genere…”
“Certo, è ovvio, ha capito che cosa eri andata a fare dopo cinque secondi, per forza che non
te lo ha detto… comunque potrebbe aver deciso di mandarla a Malfoy dopo…”
“Basta così!” disse la Professoressa McGranitt, quando Hermione aprì la bocca per replicare,
e sembrava furiosa. “Potter, apprezzo che tu mi abbia raccontato tutto questo, ma non puoi
puntare il dito ed accusare il Signor Malfoy solo perché è stato nel negozio dove questa
collana potrebbe essere stata comprata. Probabilmente ci sono state centinaia di persone…”
“… è quello che ho detto io…”
“… ed in ogni caso, quest’anno sono state applicate le più severe misure di sicurezza. Non
credo che quella collana sarebbe potuta entrare nella scuola senza che ce né
accorgessimo…”
“Ma…”
“… e soprattutto,” disse la Professoressa McGranitt, per chiudere definitivamente il discorso,
“Il Signor Malfoy non è andato a Hogsmeade, oggi.”
Harry rimase a bocca aperta, si sentiva umiliato.
“Come fa a saperlo, Professoressa?”
“Perché era in punizione con me. Non ha finito i compiti di Trasfigurazione due volte di
seguito. Quindi, grazie per avermi messo al corrente dei tuoi sospetti, Potter,” disse con tono
pesante, “ma ora devo andare in infermeria per vedere come sta Katie Bell. Buongiorno a
tutti.”
Lei aprì la porta dell’ufficio. Non ebbero altra alternativa che uscire dalla stanza in silenzio.
Harry era arrabbiato con gli altri due perché si erano schierati con la McGranitt. Nonostante
tutto, però, si unì alla discussione quando ripresero a parlare dell’accaduto.
“E allora? Chi pensate sia quello a cui Katie dovesse dare la collana?” chiese Ron, dopo aver
salito le scale per la sala comune.
“Lo sa solo il Cielo,” disse Hermione. “Ma chiunque fosse, l’ ha scampata per un pelo.
Nessuno avrebbe potuto aprire il pacchetto senza toccare la collana.”
“Poteva essere destinata ad un sacco di persone,” disse Harry. “Silente… i Mangiamorte
sarebbero contenti di sbarazzarsi di lui, deve essere uno dei loro obbiettivi principali. Oppure
Slughorn… Silente crede che Voldemort lo voglia con lui, e che sia contento del fatto che si
sia schierato con Silente. Oppure…”
“Oppure tu,” disse Hermione turbata.
"Non è possibile,” disse Harry, “altrimenti Katie si sarebbe semplicemente girata lungo la
strada e sarebbe venuta a darmela, non credi? Ero dietro di loro lungo tutta la strada sin dai
Tre Manici di Scopa. Avrebbe avuto molto più senso consegnare il pacco fuori da Hogwarts,
visto che Gazza controlla chiunque esca od entri. Mi piacerebbe sapere perché Malfoy le
avrebbe dovuto dire di portarla dentro il castello…”
“Harry, Malfoy non era a Hogsmeade!” disse Hermione, che stava pestando i piedi per la
rabbia.
“Potrebbe aver avuto un complice” disse Harry. “Tiger o Goyle… oppure, pensateci, un altro
Mangiamorte, ora potrà contare su complici migliori di Tiger e Goyle ora che si è arruolato…”
Ron ed Hermione si guardarono come se si stessero dicendo che non si arrivava a nulla a
continuare a discutere con lui.
“Dilligrout,” disse Hermione fermamente una volta raggiunta la Signora Grassa.
Il ritratto roteò, aprendosi per farli entrare nella Sala Comune. Era quasi piena e odorava di
vestiti bagnati. Sembrava che un sacco di persone fossero tornate da Hogsmeade in anticipo
per via del tempo. Non c’erano mormorii o pettegolezzi, comunque: di sicuro la notizia
dell’incidente di Katie non era ancora arrivata.
“Non è stato un attacco molto astuto, se ti ci fermi un attimo a pensare,” disse Ron
scacciando via con indifferenza uno del primo anno da una delle comode poltrone presso il
camino, così da potersi sedere lui. “La maledizione non sarebbe mai riuscita ad entrare nel
castello. Certo non si può dire che fosse infallibile.”
“Hai ragione,” disse Hermione, scacciano Ron a calci dalla poltrona e restituendola a quello
del primo anno. “Non è stato affatto un piano ben escogitato.”
“E da quando Malfoy è un grande pensatore?” chiese Harry.
Né Ron né Hermione gli risposero.
-Capitolo 13L'indovinello segreto
Trad by AvRiL FaN/sir_gordon
rev. by Mawdiz
Katie fu dimessa dall’ospedale di San Mungo per malattie e ferite magiche il giorno seguente,
da quache tempo la notizia che lei era stata maledetta si era sparsa dappertutto nella scuola,
sebbene i particolari fossero confusi e nessuno tranne Harry, Ron, Hermione e Leanne
sembrava sapere che Katie stessa non era l'obiettivo predestinato.
"Oh, e Malfoy sa, naturalmente" disse Harry a Ron e Hermione, che continuarono il loro
nuovo piano d'azione di fingere sordità quando Harry menzionava la sua teoria che Malfoy
era un Mangiamorte.
Harry si era domandato se Silente sarebbe ritornato da dovunque si trovasse in tempo per la
lezione di lunedì sera, ma non avendo avuto notizie contrarie, si presentò davanti alla porta
dell'ufficio di Silente alle otto in punto, bussò, e gli fu detto di entrare. Lì c'era seduto Silente,
pareva insolitamente stanco; la sua mano era annerita e ustionata come sempre, ma sorrise
quando indicò a Harry di sedersi. Il Pensatoio era nuovamente sistemato sulla scrivania e
rifletteva macchioline di luce argentata sul soffitto.
"Devi essere stato occupato mentre sono stato via," disse Silente "credo che tu sia stato
testimone all’incidente di Katie."
"Sì, signore. Come sta?"
"Ancora molto male, anche se è stata relativamente fortunata. Sembra che sia
spiacevolmente venuta a contatto con la collana la più piccola superficie possibile di pelle:
c'era un piccolissimo buco nel suo guanto. Se l’avesse indossata o solo l’avesse tenuta nella
mano senza guanto, sarebbe morta, forse immediatamente. Fortunatamente il professor
Piton è stato capace di fare abbastanza per prevenire una rapida diffusione della maledizione
–"
"Perché lui?" Chiese Harry velocemente. "Perché non Madama Chips?"
"Impertinente", disse una voce calma da uno dei ritratti sul muro, e Phineas Nigellus Black, il
bis-bis-nonno di Sirius, alzò la testa dalle braccia, appoggiato alle quali sembrava dormire.
"non avrei mai permesso che uno studente interrogasse Hogwarts per la maniera in cui
opera, ai miei tempi."
"Sì, grazie, Phineas," disse Silente calmandolo.
"Il professor Piton ha più conoscenza sulle Arti Oscure rispetto a Madama Chips, Harry.
Comunque, lo staff del San Mungo mi sta inviando degli aggiornamenti ogni ora e sono
fiducioso che presto Katie si rimetterà completamente."
"Dove è stato questo fine settimana, signore?" chiese Harry ignorando un forte sentimento di
non spingere troppo la sua fortuna, un sentimento apparentemente condiviso da Phineas
Nigellus, che sibilò calmo.
"Preferirei non dirlo ora," disse Silente. "Comunque te lo dirò nel momento appropriato."
"Me lo dirà?"disse Harry allarmato.
"Sì, immagino di sì" disse Silente tirando fuori dalla sua veste una fresca bottiglia di memorie
argentate e stappandola con un colpo della sua bacchetta.
"Signore," disse Harry esitante, "ho incontrato Mundungus a Hogsmeade."
"Ah si sono già consapevole che Mundungus sta trattando la tua eredità con scarsa
considerazione e leggerezza" disse Silente aggrottando leggermente la fronte. "Si è rintanato
da quando lo hai affrontato fuori dai Tre Manici di Scopa; penso persino che abbia una gran
paura di affrontarmi. Comunque stai tranquillo che non porterà via nessun’altro dei vecchi
beni di proprietà di Sirius"
"Quel vecchio rognoso mezzosangue ha rubato i tesori di famiglia dei Black?" disse Phineas
Nigellus, infuriato; e uscì fuori dalla sua cornice, indubbiamente per andare a visitare il suo
ritratto al numero dodici, di Grimmauld Place.
"Professore", disse Harry, dopo una breve pausa, "la professoressa McGranitt le ha riferito
ciò che le ho raccontato dopo che Katie è stata ferita? Riguardo a Draco Malfoy?"
"Si, mi ha detto dei tuoi sospetti, "disse Silente
"E lei –?"
"Prenderò tutte le misure appropriate per indagare su chiunque possa aver dato una mano
nell’incidente di Katie" disse Silente. "Ma quello che mi interessa adesso, Harry, è la nostra
lezione"
Harry si risentì leggermente risentito: se le loro lezioni erano così importanti, perchè c'era
stato un intervallo di tempo così lungo tra la prima e al seconda lezione? Comunque non
disse più nulla riguardo a Draco Malfoy, ma osservò, appena Silente versò le fresche
memorie nel Pensatoio, che iniziarono ancora una volta a turbinare all'interno del bacino di
pietra, fra le lunghe dita delle sue mani.
"Ti ricorderai, sono sicuro, che abbiamo lasciato la storia degli esordi di Lord Voldemort al
punto in cui il bel Babbano, Tom Riddle, aveva abbandonato sua moglie che era una strega,
Merope, ed era tornato nella sua casa paterna, a Little Hangleton. Merope fu lasciata sola a
Londra, incinta del bambino che un giorno sarebbe diventato Lord Voldemort"
"Come fa a sapere che era a Londra, signore?"
"A causa della testimonianza di un tale Caractacus Sinister [in inglese Burke, del negozio
Borgin and Burkes, tradotto in italiano con ‘Magie Sinister’, n.d.T.]", disse Silente, "che, per
una strana coincidenza, l'aiutò trovando proprio il negozio da cui proviene la collana di cui
abbiamo appena discusso."
Rimescolò il contenuto del Pensatoio facendolo girare come Harry lo aveva visto mescolare
molto prima, come un cercatore d'oro setaccia la sabbia alla ricerca dell'oro. Fuori dalla
turbinante massa argentata emerse un ometto anziano che girò lentamente nel Pensatoio,
argenteo come un fantasma ma molto più solido, con una folta massa di capelli che gli
copriva completamente gli occhi.
"Sì, lo abbiamo acquisito in curiose circostanze. È stato portato da una giovane strega
appena prima di Natale, oh molti anni fa. Disse che le serviva l'oro disperatamente, beh,
quello era molto ovvio. Era coperta di stracci e lontano da essere bella... stava per avere un
bambino, sa. Disse che il medaglione era stato di Serpeverde. Beh, ascoltiamo quel genere
di storia tutte le volte, "Oh, questa era di Merlino, era la sua teiera preferita," ma quando l'ho
guardata, aveva il suo marchio a posto, e un paio di semplici incantesimi mi bastavano per
capire lfurono sufficienti a dirmi la verità. Naturalmente questo lo rendeva di un valore
inestimabile. Lei non sembrava aver idea di quanto valesse. Fu felice di prendere dieci
Galeoni per quello. Il miglior affare che avessimo mai fatto!"
Silente diede al Pensatoio una vigorosissima mescolata e Caractacus Sinister ritonò nella
turbinosa massa di memorie da cui era arrivato.
"Le diede solo dieci Galeoni?" disse Harry indignato.
"Caractacus Burk non era famoso per la sua generosità" disse Silente "così sappiamo che,
verso la fine della sua gravidanza, Merope si trovava sola a Londra e con un disperato
bisogno di oro, talmente disperata da vendere il suo unico possedimento importante, il
medaglione, che era uno dei tesori di famiglia di Marvolo."
"Ma poteva utilizzare la magia" disse Harry impaziente. "Avrebbe potuto avere cibo e
qualsiasi altra cosa per sé stessa utilizzando la magia, non è vero?"
"Ah," disse Silente, "forse poteva. Ma è mia opinione – sto ipotizzando ancora, ma sono
sicuro di aver ragione – che quando suo marito l'abbandonò, Merope smise di usare la
magia. Non credo che volesse più essere una strega. Naturalmente è anche possibile che
l'amore non corrisposto e le attese disilluse le abbiano estinto i poteri; questo può succedere.
In ogni caso, come stai per vedere, Merope rifiutò di utilizzare la sua bacchetta anche per
salvare la sua propria vita.
"Non voleva neppure restare viva per suo figlio?"
Silente inarcò le sopracciglia.
"Puoi forse sentirti dispiaciuto per Lord Voldemort?"
"No," disse Harry velocemente, "ma lei aveva un’opportunità, no? Non come mia mamma –"
"Anche tua madre ha avuto possibilità di scegliere" disse Silente gentilmente.
"Si, Merope Riddle ha scelto la morte malgrado avesse un figlio che aveva bisogno di lei, ma
non giudicarla troppo duramente, Harry. Era molto indebolita dalle lunghe sofferenze e non
ha mai avuto il coraggio di tua madre. E adesso, se potessi alzarti..."
"Dove stiamo andando?" chiese Harry, appena Silente lo raggiunse davanti alla scrivania.
"Questa volta," disse Silente, "stiamo per entrare nella mia memoria. Penso che la troverai
ricca di dettagli, e gratificantemente accurata. Dopo di te Harry..."
Harry si piegò sopra il Pensatoio; la sua faccia ruppe la fredda superficie di memoria e poi
cadde nuovamente nell'oscurità... Alcuni secondi dopo i suoi piedi toccarono il suolo, aprì gli
occhi e vide che lui e Silente si trovavano in un'affaccendata strada di una Londra fuori dal
tempo.
"Eccomi là," disse Silente brillantemente, puntando di fronte a loro un'alta figura che stava
attraversando la strada di fronte ad un carretto del latte trainato da cavalli.
I lunghi capelli e la barba di questo giovane Silente erano di un castano ramato. Raggiunto il
loro lato di strada, inforcò la via lungo il marciapiede attirando occhiate curiose per lo
sgargiante abito di velluto color prugna che indossava.
"Bel vestito, signore," disse Harry, prima di potersi fermare, ma Silente ridacchiò mentre
seguivano il suo giovane sé stesso a breve distanza, oltrepassare una serie di cancelli di
ferro fino a uno spoglio cortile fronteggiato da una costruzione quadrata persino più fredda,
circondata da alte inferriate. Montò i pochi scalini daventi alla porta d’ingresso e
immediatamente bussò. Dopo un momento o due la porta venne aperta da una ragazza
trasandata che indossava un grembiule.
"Buon pomeriggio. Ho un appuntamento con Mrs Cole, che, credo, essere la governante qui."
"Oh," disse la ragazza con aria sconcertata, facendo entrare quel Silente dall’aspetto
eccentrico. "Um ... Soltanto un mom"... MRS COLE!" muggì oltre le sue spalle.
Harry sentì una voce distante che gridava qualcosa in risposta. La ragazza si girò
nuovamente verso Silente.
"Venga dentro, lei sta arrivando."
Silente camminò lungo un corridoio piastrellato di bianco e di nero, tutto di quel posto era
vecchio, ma immacolatamente pulito. Harry e il Silente più anziano lo seguirono. Prima che la
porta d'ingresso venisse chiusa dietro di loro, una donna magra, che pareva infastidita, venne
in fretta verso di loro. Aveva un viso affilato che semprava più ansioso che scortese e stava
parlando con un altro aiutante con il grembiule mentre camminava verso Silente.
".... e su di sopra dai lo iodio a Marta, Billy Stubbs si è grattato le croste e Eric Whalley sta
rigettando per tutte le sue lenzuola – c’è pollo su qualsiasi cosa," disse a nessuno in
particolare, e poi i suoi occhi caddero su Silente, si fermò immediatamente, sembrando
stupita come se una giraffa avesse appena attraversato la sua soglia.
"Buon pomeriggo," disse Silente, porgendole la mano.
Mrs. Cole rimase semplicemente a bocca aperta.
"Il mio nome è Albus Silente. Le ho spedito una lettera chiedendole un appuntamento e lei mi
ha gentilmente invitato qui oggi."
Mrs. Cole sbatté le palpebre. Apparentemente decidendo che Silente non era un'allucinazine,
disse debolmente, "Oh, sì. Bene – bene, allora – è meglio andare nella mia stanza. Sì."
Condusse Silente in una piccola stanza che sembrava in parte un salotto e in parte un ufficio.
Era squallida come il corridoio e i mobili erano vecchi e mal ridotti. Invitò Silente a sedersi su
una sedia traballante e si sedette dietro una scrivania disordinata, sbirciandolo
nervosamente.
"Sono qui, come le ho detto nella mia lettera, per discutere di Tom Riddle e delle disposizioni
per il suo futuro," disse Silente.
"È un familiare?" chiese Mrs Cole.
"No, sono un insegnante," disse Silente. "Sono venuto per offrire a Tom un posto nella mia
scuola."
"Che scuola è, allora?"
"Si chiama Hogwarts," disse Silente.
"E come mai siete interessati a Tom?"
"Crediamo che abbia le qualità che stiamo cercando–"
"Vuol dire che ha vinto una borsa di studio? Come ha fatto? Non si è mai iscritto per averne
una."
"Bene, il suo nome è stato registrato nella nostra scuola sin dalla sua nascita –"
"Chi lo ha registrato? I suoi genitori?"
Non c'erano dubbi che Mrs Cole fosse una donna inopportunamente acuta. Apparentemente
anche Silente pensò così, secondo Harry che lo vide ora estrarre la sua bacchetta dalla tasca
del suo vestito di velluto e prendere, allo stesso tempo, un pezzo di carta perfettamente pulita
dalla scrivania di Mrs Cole.
"Ecco," disse Silente, ondeggiando la sua bacchetta all’improvviso appena le passò il pezzo
di carta. "Penso che questo renderà tutto più chiaro." Gli occhi di Mrs. Cole si scivolarono
fuori fuoco e poi di nuovo a posto mentre guardò attentamente il pezzo di carta bianco per un
attimo.
"Quello sembra perfettamente in ordine," disse placidamente, restituendolo. Poi il suo
sguardo cadde sulla bottiglia di gin e sui due bicchieri che certamente non erano presenti
pochi secondi prima.
"Hem – posso offrirle un bicchiere di gin? Disse con voce molto raffinata.
"Grazie mille," disse Silente radioso.
Divenne presto chiaro Mrs Cole non era una debuttante come bevitrice di gin.
Versando a entrambi una dose generosa, prosciugò il suo bicchiere in un attimo. Leccandosi
apertamente le labbra, per la prima volta sorrise a Silente, e questi non esitò a sfruttare
questo suo vantaggio.
"Mi domandavo se lei potesse dirmi qualche cosa sulla storia di Tom Riddle? Penso che sia
nato qui all'orfanotrofio."
"È vero," disse Mrs Cole prendendo dell'altro gin. "Ricordo tutto chiaramente, perchè io
stessa ero appena arrivata qui. La vigilia di capodanno, un freddo pungente, nevicava, sa.
Una brutta notte. E questa ragazza, non molto più vecchia di me a quel tempo, venne su per
gli scalini di ingresso. Beh, non era la prima. La portammo dentro e in un'ora ebbe il bambino.
E morì in un'altra ora."
Mrs Cole annuì platealmente e prese un altro generoso sorso di gin.
"Disse qualcosa prima di morire?" Chiese Silente.
"Niente riguardo al padre del bambino, per esempio?"
"Ora, appena accadde, lo fece," disse Mrs Cole, che sembrava persino divertendosi ora, con
il gin in mano e un pubblico apassionato sua storia.
"Ricordo che mi disse, ‘spero che assomigli al suo papà’ e, non mento, faceva bene a
sperarlo, perché non era bella – e poi mi disse che voleva chiamarlo Tom, per il padre, e
Orvoloson [Marvolo nella versione inglese, n.d.T.], per suo [di lei] padre – sì, lo so, nome
buffo, vero? Ci domandammo se provenisse da un circo – e disse che il cognome del
bambino doveva essere Riddle. E morì subito dopo quello, senza altre parole.
"Beh, lo chiamammo semplicemente come ci aveva detto, sembrava così importante per la
povera ragazza, ma né Tom, nè Marvolo né nessuno dei Riddle venne mai a cecarlo, né
nessun’altra famiglia così è rimasto qui all'orfanotrofio fino ad adesso."
Mrs. Cole si servì, quasi distrattamente, un'altra salutare dose di gin. Due macchie rosa
apparvero sulle sue guance ossute. Poi disse "È un ragazzo bizzarro."
"Sì," disse Silente "ho pensato che potesse esserlo."
"Era anche un bizzarro bambino. Difficilmente piangeva, sa. E poi quando divenne un po' più
grande, diventò... strano."
"In che senso, strano?" Chiese Silente gentilmente.
"Be, lui –"
Ma Mrs. Cole tagliò corto,e non c'era niente di confuso o vago nell'occhiata inquisitoria
gettata a Silente da sopra il suo bicchiere di gin.
"Ha inequivocabilmente un posto nella sua scuola, ha detto?"
"Inequivocabilmente," disse Silente
"E niente di quello che dirò può cambiare questo?"
"Niente," disse Silente
Lo prenderete con voi, comunque?”
“Sì comunque” ripeté seriamente Silente.
Lo fissò di traverso per capire se fidarsi veramente o noi. Apparentemente decise che poteva,
perché disse improvvisamente “lui spaventa gli altri bambini.”
“Vuol dire che è un bullo?” chiese Silente.
“Penso che lo potrebbe essere…” disse la sig.ra Cole, aggrottando leggermente le
sopracciglia “…ma è dura coglierlo sul fatto. Ci sono stati degli incidenti… cose brutte... “
Silente non la indusse a parlare, anche se Harry avrebbe detto che fosse interessato. Prese
ancora un altro sorso di gin e le sue guance rosse diventarono ancora più rosse.
“Il coniglio di Billy Stubbs… beh, Tom disse di non aver fatto nulla e non vedo come potesse
averlo fatto, ma tuttavia, non poteva impiccarsi da solo ad una trave, no?”
“Non penso, no” disse tranquillamente Silente.
“Ma, sarei sorpresa del contrario. Quello che so e che aveva discusso con Billy il giorno
prima. Ed poi – “ Mrs Cole prese un altro sorso di gin, versandone un pò sopra il suo mento
questa volta “alla gita estiva – li portiamo fuori, sapete, una volta all'anno, in campagna o al
mare – beh, Amy Benson e Dennis Bishop dopo quella volta non sono stati più gli stessi, e
tutto quello che gli abbiamo cavato è sono entrati in una caverna con Tom Riddle. Egli giurò
che erano andati lì per esplorarla, ma qualcosa è accaduto là dentro, ne sono sicura. E, poi ci
sono state altre cose stravaganti…”
Guardò ancora Silente, e le sue guance erano ancora rosse, ma il suo sguardo era fisso.
“Non penso che molte persone sentiranno la sua mancanza.”
“Capirete, e ne sono sicuro, che non lo tratterremo per sempre.” disse Silente. “Dovrà
ritornare qui, per lo meno, ogni estate.”
“Oh, meglio che una botta sul naso con una mazza arrugginita” disse Mrs Cole con un forte
singhiozzo. Si alzò in piedi, e Harry restò impressionato nel vederla ancora lucida, anche se
due terzi del gin era andato. “Suppongo che voglia vederlo?”
“Molto volentieri” disse Silente, alzandosi. Lei lo precedette fuori dal suo ufficio e su per le
scale, sbraitando istruzioni e ammonizioni agli aiutanti e ai ragazzi mentre passava. Harry
vide, che tutti gli orfani portavano lo stesso tipo di tunica grigiastra. Sembravano
ragionevolmente ben curati, ma non si poteva negare che quello fosse un posto macabro per
crescere.
“Siamo arrivati” disse Mrs Cole, appena svoltarono sul secondo pianerottolo, fermandosi fuori
dalla prima porta del lungo corridoio. Bussò due volte ed entrarò.
“Tom? Hai un ospite. Questo è il sig. Silenta – mi scusi, Silenti. È venuto per parlarti – bene,
vi lascio.”
Harry ed i due Silente entrarono nella stanza e Mrs Cole chiuse la porta dietro di loro. Era
una piccola stanza spoglia con nient’altro che un vecchio armadio e un letto di ferro. Un
ragazzo stava seduto sulle coperte grigie, le gambe allungate davanti a lui, con un libro in
mano.
Non c’era traccia dei Gaunts nella faccia di Tom Riddle. Il desiderio di Merope, che aveva
espresso prima di morire, si era avverato: era il suo bel padre in miniatura, alto per aver
undici anni, capelli scuri e carnagione pallida. I suoi occhi si strinsero leggermente come vide
lo strano abbigliamento di Silente. Ci fu un momento di silenzio.
“Come stai, Tom?” disse Silente, andandogli incontro e porgendogli la mano. Il ragazzo esitò,
poi prese la mano e la strinse. Silente avvicinò la dura sedia di legno a fianco di Riddle, così
la coppia sembrava un paziente in ospedale e il suo visitatore.
“Sono il professor Silente.”
“'Professore?” ripeté Riddle. Sembrava prudente. “Sta per ‘dottore’? Che cosa è venuto a fare
qui? L’ha convinta lei a visitarmi?”
Stava indicando la porta attraverso cui Mrs Cole era appena uscita.
“No, no” disse sorridendo Silente.
“Non le credo” disse Riddle. “Vuole che mi visiti, vero? Dica la verità!”
Disse le ultime tre parole con una forza echeggiante, quasi scioccante. Suonava come un
ordine e sembrava che l’avesse impartito molte volte prima di allora. I suoi occhi si erano
spalancati e stava fissando Silente, che non rispose nulla e continuò a sorridere
piacevolmente. Dopo qualche secondo, Riddle smise di fissarlo sebbene sembrasse ancora
alquanto cauto.
“Chi siete?”
“Te l’ho detto. Il mio nome è il Professor Silente e lavoro ad una scuola chiamata Hogwarts.
Sono venuto ad offrirti un posto nella mia scuola – la tua nuova scuola, se vorrai venire.” La
reazione di Riddle a questa notizia fu sorprendente. Saltò giù dal letto ed andò verso Silente,
sembrando furioso.
“Non puoi imbrogliarmi! Il manicomio, è da là che viene, vero? ‘'Professore,’ sì, naturalmente
– beh, io non verrò, vede? Quel vecchio gatto dovrebbe venire in manicomio. Non ho fatto
mai nulla alla piccola Amy Benson o a Dennis Bishop e potete chiederglielo, ve lo diranno!
“Non provengo dal manicomio” disse pazientemente Silente. “sono un insegnante e, se ti
siederai tranquillamente, ti racconterò di Hogwarts. Naturalmente, se non vorrai venire alla
scuola, nessuno tvi forzerà –”
“Vorrei proprio vedere” ghignò Riddle.
“Hogwarts,” continuò Silente, come se non avesse sentito le ultime parole di Riddle, “è una
scuola per la persone con abilità speciali–”
“Non sono pazzo!”
“So che non sei pazzo. Hogwarts non è una scuola per persone pazze. È una scuola di
magia.”
Ci fu silenzio. Riddle era congelato, la sua faccia divenne inespressiva, ma i suoi occhi
stavano tremolando avanti e indietro fra quelli di Silente, come se provasse a scoprire se
stesse mentendo.
“Magia?” ripeté in un bisbiglio.
“Esatto,” disse Silente.
“È… è magia, quello che posso fare?”
“Cos’è che puoi fare?”
“Un po’ di tutto,” disse prendendo fiato Riddle. Per l’eccitazione un rossore stava salendo dal
collo fine le sue guance scavate; sembrava febbricitante. “Posso fare muovere le cose senza
toccarle. Posso far fare agli animali quello che desidero, senza addestrarli. Posso far
succedere brutte cose alle persone che mi infastidiscono. Posso far loro del male, se lo
voglio.”
Le sue gambe stavano tremando. Inciampò in avanti e si sedette sul letto, fissando le sue
mani, la sua testa era piegata come se stesse pregando.
“Sapevo di essere differente” bisbigliò a sé stesso agitando le dita. “Sapevo di essere
speciale. Sempre, ho sempre saputo che ci fosse qualche cosa.”
“Beh, avevi perfettamente ragione,” disse Silente, che non stava più sorridendo, ma guardava
Riddle, intensamente. “Sei un mago.”
Riddle alzò la testa. Il suo viso era trasfigurato: c’era una felicità selvaggia su di esso, che
tuttavia non ne migliorava l’aspetto; al contrario, i suoi tratti finemente scolpiti sembravano in
qualche modo più duri, la sua espressione quasi bestiale.
“Anche lei è un mago?”
“Sì, lo sono.”
“Lo dimostri,” disse immediatamente Riddle, nello stesso tono di comando che aveva usato
quando aveva detto, ‘dica la verità’.
Silente alzò le sopracciglia. “Se, te lo dimostro, accetterai il tuo posto a Hogwarts –”
“Certamente!”
“Allora dovrai chiamarmi ‘Professore 'o 'Signore'.“
L’espressione di Riddle si indurì per un momento, prima che dicesse, con una voce
irriconoscibilmente gentile, “Mi spiace signore. Volevo dire – per favore, professore, può
mostrarmi –?”
Harry era sicuro che Silente si sarebbe rifiutato, che avrebbe detto a Riddle che ci sarebbe
stato tutto il tempo per le dimostrazioni pratiche a Hogwarts, che si trovavano attualmente in
una costruzione piena di Babbani e quindi dovevano essere prudenti. Con sua grande
sorpresa, tuttavia, Silente estrasse la sua bacchetta da una tasca interna del rivestimento del
vestito, la puntò al misero armadio nell’angolo e diede un colpetto con la bacchetta.
L’armadio andò in fiamme.
Riddle saltò in piedi. Harry lo sentì urlare pieno di collera e scioccato; tutto quello che
possedeva in questo mondo era là dentro; ma proprio mentre Riddle si avvicinava a Silente,
le fiamme scomparvero, lasciando l’armadio completamente intatto.
Riddle spostò lo sguardo dall’armadio a Silente, poi con espressione bramosa, indicò la
bacchetta.
“Dove posso prenderne una?”
“Tutto a suo tempo” disse Silente. “Penso che ci sia qualcosa che sta provando ad uscire dal
tuo armadio.”
Effettivamente si poteva sentire un debole tintinnio provenire dall’interno. Per la prima volta,
Riddle sembrava spaventato.
“Apri la porta” disse Silente.
Ridde esitò, quindi attraversò la stanza ed aprì la porta dell’armadio. Sulla mensola
superiore, sopra dei vestiti logori appesi, un piccolo contenitore di cartone si stava agitando e
sbattendo come se ci fossero parecchi topolini frenetici bloccati all'interno.
“Tirala fuori” disse Silente.
Riddle tirò giù la scatola tremolante. Sembrava innervosito.
“C’è qualche cosa in quella scatola che non doveste avere?” chiese Silente.
Riddle gettò un lungo sguardo a Silente, chiaramente, stava calcolando cosa dire. “Sì,
suppongo di sì, signore,” disse infine, con voce inespressiva.
“Aprila,” disse Silente.
Riddle tolse il coperchio e capovolse il contenuto sul suo letto senza guardarlo. Harry, che si
aspettava qualcosa di più emozionante, vide soltanto una confusione di piccoli oggetti di tutti i
giorni: uno yo-yo, un ditale d'argento ed un’armonica da bocca annerita fra le altre cose. Una
volta fuori dalla scatola, smisero di fremere e rimasero immobili sulle sottili coperte.
“Li restituirai ai loro proprietari con le tue scuse,” disse tranquillamente Silente, mettendo la
sua bacchetta nuovamente dentro la sua giacca. “Saprò se sarà stato fatto. E ti avverto: il
furto non è tollerato a Hogwarts.”
Riddle non sembrò minimamente mortificato; stava ancora fissando freddamente e valutando
Silente. Infine disse con voce incolore, “Sì, signore.”
“A Hogwarts,” continuò Silente “ti insegniamo non solo ad usare la magia, ma a controllarla.
Tu hai – involontariamente, sono sicuro – usato i tuoi poteri in un modo che non è né
insegnato, né tollerato alla nostra scuola. Non sei il primo, né sarai l’ultimo, che si è fatto
sfuggire l’uso della magia. Ma dovresti sapere che Hogwarts può espellere gli allievi ed il
Ministero della Magia – sì, c’è un Ministero – punisce ancora più severamente chi viola le
leggi. Tutti i nuovi maghi devono accettare che, entrando nel nostro mondo, devono
osservare le nostre leggi.”
“Sì, signore,” disse di nuovo Riddle.
Era impossibile dire cosa stesse pensando; la sua faccia rimase impassibile mentre metteva
a posto il piccolo bottino di oggetti rubati dentro il contenitore di cartone. Quando ebbe finito,
si girò verso Silente e disse senza riguardo “Sono senza soldi.”
“Si rimedia facilmente,” disse Silente, estraendo un portamonete di cuoio dalla sua tasca.
“Esiste un fondo monetario a Hogwarts per coloro che richiedono assistenza per comprare i
libri e gli abiti. Potreste dovere comprare alcuni dei tuoi libri di incantesimio di seconda mano,
ma –”
“Dove comprate i libri di incantesimi?” interruppe Riddle, che aveva preso il pesante
sacchetto di soldi senza ringraziare Silente ed ora stava esaminando un grosso Galeone
d’oro.
“A Diagon Alley,“ disse Silente. “Ho la tua lista dei libri e dell’equipaggiamento scolastico con
me. Posso aiutarti a trovare tutto –”
“Verrà con me?” chiese Riddle, guardando in su.
“Certamente, se tu –”
“Non ho bisogno di lei,” disse Riddle. “Sono abituato a fare le cose da solo, io vado in giro per
Londra per conto ogni volta. Come si arriva in questa Diagon Alley – signore?” aggiunse,
incrociando lo sguardo di Silente.
Harry pensava che Silente avrebbe insistito per accompagnare Riddle, ma ancora una volta
fu sorpreso. Silente allungò a Riddle la busta contenente la sua lista dell’equipaggiamento
della scuola e, dopo aver detto a Riddle esattamente come arrivare al Paiolo Magico
dall’orfanotrofio, disse, “Tu potrai vederlo, anche se i Babbani intorno a te – le persone che
non hanno poteri magici – non lo vedranno. Chiedi di Tom il barman – abbastanza facile
ricordarselo, si chiama come te –”
Riddle diede un irritato strattone, come per scacciare una mosca fastidiosa.
“Non ti piace il nome ‘Tom’?”
“Ci sono troppi Tom” mormorò Riddle. Poi, come se non potesse soffocare la domanda,
come se scoppiasse dalla voglia a dispetto di se stesso, domandò: “Mio padre era un mago?
Si chiama anche lui Tom Riddle, mi hanno detto.”
“Sono spiacente non so,” disse Silente, con una voce gentile.
“Mia madre non poteva avere poteri magici, o non sarebbe morta” disse Riddle, più per se
stesso che per Silente. “Doveva essere lui. Quindi – una volta comprate tutte le mie cose –
quando potrò venire a questa Hogwarts?”
“Tutti i particolari sono sulla seconda parte della pergamena nella tua busta” disse Silente.
“Andrai alla stazione di King's Cross il primo di settembre. C’è anche un biglietto del treno
dentro.”
Riddle annuì col capo. Silente si alzò in piedi e gli tese ancora una volta la mano.
Stringendogli la mano, Riddle disse “Posso parlare ai serpenti. L’ho scoperto quando siamo
stati in gita per il paese – loro hanno trovato me, mi hanno bisbigliato. È normale per un
mago?”
Harry poteva dire che avesse aspettato a menzionare questa abilità tenendola nascosta fino
a quel momento, determinato ad impressionare Silente.
“È insolito,” disse Silente, dopo aver esitato un momento “ma non senza precedenti.”
Il suo tono era indifferente ma i suoi occhi si mossero curiosi sul viso di Riddle. Si fermarono
per un momento, l’uomo e il ragazzo, guardandosi a vicenda. Poi la stretta di mano si sciolse;
Silente era alla porta.
“Arrivederci, Tom. Ti vedrò a Hogwarts.”
“Penso che sia tutto” disse il Silente dai capelli bianchi a fianco di Harry e qualche secondo
dopo, stavanoancora una volta fluttuando senza peso attraverso l’oscurità, prima di atterrare
nell’ufficio del tempo attuale.
“Siediti” disse Silente, atterrando al fianco di Harry.
Harry obbedì, la sua mente ancora piena di ciò che aveva appena visto.
“Ci ha creduto molto più velocemente di quanto ho fatto io – intendo, quando gli ha detto che
era un mago” disse Harry. “Io non ho creduto inizialmente ad Hagrid, quando me l’ha detto.”
“Sì, Riddle era perfettamente pronto a credere di essere – per usare il suo termine –
'speciale',“ disse Silente.
“Lei sapeva – allora?” chiese Harry.
“Sapevo di aver incontrato il mago oscuro più pericoloso di tutti i tempi?” disse Silente. “No,
non avevo idea che si sarebbe trasformato in quello che è adesso. Tuttavia, certamente sono
stato incuriosito da lui. Tornai a Hogwarts intenzionato a tenerelo sotto controllo, anche se lo
dovevo fare ugualmente, dato che era solo e senza amici, ma che, ormai, sentivo di dover
fare per la sicurezza degli altri, più che per la sua."
“I suoi poteri, come hai sentito, erano sorprendentemente ben sviluppati per un mago così
giovane e – cosa più interessante e minacciosa – aveva già scoperto di avere un certo
controllo su di essi ed aveva cominciato ad usarli coscientemente. E come hai visto, non
erano gli esperimenti casuali tipici dei giovani maghi: già stava usando la magia contro la
gente, per spaventare, punire, controllare. Le storielle del coniglio strangolato e del ragazzo e
della ragazza attirati nella caverna erano erano più indicative… 'Posso far loro del male, se lo
voglio…’”
“Ed era un Rettilofono,” disse inserendosi Harry.
“Sì, effettivamente; un'abilità rara ed una presunta inclinazione alle arti scure, anche se come
sappiamo, ci sono Rettilofoni anche fra i grandi e i buoni. Infatti, la sua capacità di parlare ai
serpenti non mi ha reso inquieto quanto i suoi istinti evidenti verso la crudeltà, la segretezza e
la dominazione.”
“Il tempo sta ancora giocando con noi” disse Silente, indicando il cielo scuro oltre le finestre.
“Ma prima che tu vada, desidero attirare la tua attenzione su determinate caratteristiche della
scena che abbiamo appena vissuto, dato che hanno un grande importanza per gli argomenti
che discuteremo nelle riunioni future.”
“In primo luogo, spero che tu abbia notato la reazione di Riddle quando ho accennato che un
altro aveva il suo nome, 'Tom'?”
Harry annuì col capo.
“Là ha mostrato il suo disprezzo per qualsiasi cosa che lo legasse alle altre persone,
qualsiasi cosa che lo rendesse comune. Anche allora, desiderava essere differente,
separato, famoso. Cambiò il suo nome, come sai, alcuni anni dopo quella conversazione e
creò il personaggio di ‘Lord Voldemort' dietro il quale è stato nascosto per tanto tempo. “
“Avrai inoltre notato che Tom Riddle era già apparentemente altamente autosufficiente,
selettivo e, apparentemente, senza amici? Non ha desiderato l'aiuto o la compagnia nel suo
viaggio al Diagon Alley. Ha preferito fare da solo. L'adulto Voldemort fa lo stesso. Sentirai
molti dei suoi Mangiamorte sostenere che hanno la sua fiducia, che loro solo sono vicini a lui,
lo capiscono. Si ingannano. Lord Voldemort non ha avuto mai un amico, né credo che ne
abbia desiderato mai uno.”
“Ed infine – spero che tu non sia troppo assonnato per prestare l'attenzione a questo, Harry –
Tom Riddle da giovane gradiva raccogliere i trofei. Hai visto la scatola di articoli che aveva
rubato e che era nascosta nella sua stanza. Erano stati presi alle vittime quando faceva il
bullo, trofei, se vuoi, con l’uso sgradevole di un po’ di magia. Tieni a mente questa mania del
collezionismo, sarà molto importante più avanti.
“E adesso è davvero l’ora di andare a letto.”
Harry si alzò in piedi. Mentre attraversava la stanza, i suoi occhi si posarono sul tavolino sul
quale, la volta precedente, era poggiato l’anello di Orvoloson Gaunt, ma l’anello non era più
lì.
“Si, Harry?” disse Silente quando Harry si fermò.
“L’anello non c’è più,” disse Harry, guardandosi intorno. “Ma pensavo che lei potesse avere
l’armonica a bocca o qualcos’altro.”
Silente gli sorrise compiaciuto, osservandolo da sopra i suoi occhiali a mezza-luna.
“Molto astuto, Harry, ma l'armonica a bocca è sempre stata solo un'armonica a bocca.”
E sul messaggio enigmatico, fece un cenno a Harry che capì di essere stato congedato.
-CAPITOLO 14Felix Felicis
Trad By Aussie87
Harry ebbe Erbologia come prima cosa il mattino seguente. Non era riuscito a dire a Ron ed
Hermione della sua lezione con Silente durante la colazione per timore di essere sentito da
orecchie indiscrete, ma li mise al corrente mentre camminavano attraverso le chiazze di
vegetazione verso le serre. Il vento brutale del fine settimana era finalmente scomparso; la
strana nebbiolina era ritornata e impiegarono un po’ più del solito per trovare la giusta serra.
“Uao, terrificante comunque, Voi-Sapete-Chi da ragazzo” disse Ron a bassa voce, mentre si
mettevano ai loro posti attorno ad uno dei tronchi delle nodose GroviglioPiante che
formavano il progetto di quel trimestre, e cominciarono ad infilarsi i loro guanti protettivi. “Ma
ancora non capisco perché Silente ti sta mostrando tutto questo. Cioè, è davvero
interessante e tutto, ma qual è il punto?”
“Non so,” disse Harry, inserendo una protezione di gomma. “Ma lui dice che è tutto
importante e che mi aiuterà a sopravvivere.”
“Io penso che sia affascinante,” disse Hermione convintamene. “Ha assolutamente senso
conoscere Voldemort il più possibile. Come scoprirai le sue debolezze altrimenti?”
“Allora com’era l’ultima festa di Slughorn?” le chiese Harry rocamente attraverso la
protezione di gomma.
“Oh, è stato abbastanza divertente, davvero,” disse Hermione, ora infilandosi gli occhiali
protettivi. “Voglio dire, blatera un po’ dei suoi ex-alunni famosi, e adula assolutamente
McLaggen perché ha delle così buone conoscenze, ma ci ha dato del cibo davvero squisito e
ci ha presentati a Gwenog Jones.”
“Gwenog Jones?’ disse Ron, gli occhi spalancati sotto i suoi occhiali protettivi. ‘Quella
Gwenog Jones? Capitano delle Arpie Testasanta?’
‘Esatto,’ disse Hermione. ‘Personalmente, io pensavo che fosse un po’ piena di sé, ma –‘
‘Basta chiacchiere laggiù!’ disse la professoressa Sprite in modo spiccio, agitandosi e
apparendo severa. ‘State rimanendo indietro, tutti gli altri hanno iniziato e Neville ha già avuto
il suo primo baccello!’
Si guardarono attorno; infatti, lì sedeva Neville con un labbro sanguinante e diversi brutti
graffi sul un lato del suo viso, ma stringendo un oggetto verde spiacevolmente pulsante più o
meno della dimensione di un pompelmo.
‘OK, professoressa, stiamo iniziando ora!’ disse Ron, aggiungendo a bassa voce, quando lei
si fu allontanata ancora, ‘Avremmo dovuto usare Muffliato, Harry.’
‘No, non avremmo dovuto!’ disse Hermione subito, apparendo, come faceva sempre,
profondamente arrabbiata al pensiero del Principe Mezzosangue e dei suoi incantesimi. ‘Beh,
forza…faremmo meglio a continuare…’
Diede agli altri due un’occhiata apprensiva; fecero tutti dei profondi respiri e poi si tuffarono
nel tronco nodoso tra di loro.
Prese immediatamente vita; lunghi rami rampicanti, spinosi, simili a rovi volarono fuori dalla
cima e sferzarono attraverso l’aria. Uno si aggrovigliò nei capelli di Hermione e Ron lo sbatté
indietro con un paio di cesoie; Harry riuscì ad intrappolare un paio di tralci e ad annodarli
insieme; un buco si aprì in mezzo a tutti i rami simili a tentacoli; Hermione immerse il suo
braccio coraggiosamente in questo buco, che si chiuse come una trappola attorno al suo
gomito; Harry e Ron tirarono e strapparono i tralci, forzando il buco a riaprirsi ed Hermione
liberò il braccio con uno strattone, stringendo tra le dita un baccello proprio come quello di
Neville. Subito, i tralci spinosi scattarono indietro all’interno e il tronco nodoso sedeva lì come
un pezzo di legno innocentemente morto.
‘Sai, non penso che avrò uno di questi nel mio giardino quando avrò una casa mia,’ disse
Ron, tirandosi gli occhiali protettivi sulla fronte e asciugandosi il sudore dal viso.
‘Passami una ciotola,’ disse Hermione, tenendo il baccello pulsante a distanza; Harry gliene
porse una e lei vi versò dentro il baccello con un’espressione di disgusto.
‘Non siate schizzinosi, spremeteli, sono migliori quando sono freschi!’ gridò la professoressa
Sprite.
‘Comunque,’ disse Hermione, continuando la loro conversazione interrotta come se un pezzo
di legno non li avesse appena attaccati, ‘Slughorn ha intenzione di dare una festa natalizia,
Harry, e non c’è modo che tu riesca a sgusciare via da questa perché a dire la verità mi ha
chiesto di controllare le tue serate libere, così da poter essere sicuro di farla una sera in cui tu
possa venire.’
Harry gemette. Ron, nel frattempo, che stava tentando di far scoppiare il baccello nella
ciotola mettendoci sopra entrambe le mani, alzandosi e schiacciandolo più forte che poteva,
disse in tono arrabbiato, ‘E questa è un’altra festa solo per i preferiti di Slughorn, vero?’
‘Solo per lo Slug Club, sì,’ disse Hermione.
Il baccello volò da sotto le dita di Ron e colpì il vetro della serra, rimbalzando sul retro della
testa della professoressa Sprite e abbattendo il suo vecchio cappello rattoppato. Harry andò
a riprendere il baccello; quando tornò, Hermione stava dicendo, ‘Guarda, non ho inventato io
il nome “Slug Club” –‘
‘”Slug Club”,’ ripeté Ron con un ghigno degno di Malfoy. ‘E’ patetico. Beh, spero che tu ti
goda la tua festa. Perché non cerchi di uscire con McLaggen, così Slughorn può nominarvi
Re e Regina Slug –‘
‘Ci è permesso portare degli ospiti,’ disse Hermione, la quale per qualche ragione era
diventata di un brillante, rosso bollente, ‘e io avevo intenzione di chiederti di venire, ma se
pensi che sia così stupido allora non me ne preoccuperò!’
Harry all’improvviso desiderò che il baccello fosse volato un po’ più lontano, così da non aver
dovuto sedere lì con loro due. Ignorato da entrambi, afferrò la ciotola che conteneva il
baccello e iniziò a tentare di aprirlo con i mezzi più rumorosi ed energici a cui potesse
pensare; sfortunatamente, poteva ancora udire ogni parola della loro conversazione.
‘Avevi intenzione di chiederlo a me?’ chiese Ron, in un tono completamente diverso.
‘Sì,’ disse Hermione arrabbiata. ‘Ma ovviamente se preferiresti che uscissi con McLaggen…’
Ci fu una pausa mentre Harry continuava a colpire il baccello elastico con una paletta.
‘No, non voglio,’ disse Ron, a voce bassissima.
Harry mancò il baccello, colpì la ciotola e questa si frantumò.
‘Reparo,’ disse in fretta, colpendo i pezzi con la bacchetta, e la ciotola ritornò di colpo intera.
Il fracasso, comunque, sembrò aver reso coscienti Ron ed Hermione della presenza di Harry.
Hermione sembrava confusa e immediatamente iniziò ad agitarsi sulla sua copia di Alberi
Carnivori del Mondo per scoprire il modo corretto per spremere i baccelli di GroviglioPiante;
Ron, d’altro canto, sembrava imbarazzato ma anche piuttosto soddisfatto di sé.
‘Passami quello, Harry’ disse Hermione precipitosamente, ‘dice che dovremmo forarli con
qualcosa di appuntito…’
Harry le passò il baccello nella ciotola, sia lui che Ron si rinfilarono gli occhiali protettivi sugli
occhi e si immersero, ancora una volta, nel tronco.
Non era davvero sorpreso, pensò Harry, mentre combatteva con un ramo spinoso deciso a
strangolarlo; aveva avuto un sospetto che questo sarebbe potuto accadere prima o poi. Ma
non era sicuro di come si sentiva riguardo a ciò…lui e Cho erano ora troppo imbarazzati per
guardarsi, stare soli a parlarsi; e se Ron ed Hermione avessero iniziato ad uscire insieme e
poi si fossero separati? La loro amicizia sarebbe potuta sopravvivere a questo? Harry ricordò
le poche settimane durante le quali non si erano parlati durante il terzo anno; non si era
divertito a cercare di fare da ponte per la distanza tra loro. E poi, cosa sarebbe successo se
non si fossero separati? Se fossero diventati come Bill e Fleur, e sarebbe diventato
atrocemente imbarazzante stare in loro presenza, così che lui sarebbe stato escluso
definitivamente?
‘Ti ho preso!’ gridò Ron, tirando un secondo baccello dal tronco proprio quando Hermione
riuscì ad aprire con uno scatto il primo, cosicché la ciotola fu piena di tuberi che si
contorcevano come vermi verde pallido.
Il resto della lezione passò senza ulteriori menzioni della festa di Slughorn. Sebbene Harry
osservò i suoi due amici più da vicino durante i giorni successivi, Ron ed Hermione non
sembravano affatto diversi eccetto per il fatto che erano più gentili del solito l’uno verso l’altra.
Harry pensò che avrebbe dovuto soltanto aspettare e vedere cosa sarebbe successo sotto
l’influenza della Burrobirra nella stanza debolmente illuminata di Slughorn la sera della festa.
Nel frattempo, comunque, aveva preoccupazioni più urgenti.
Katie Bell era ancora all’Ospedale San Mungo con nessuna prospettiva di andarsene, il che
significava che la promettente squadra di Grifondoro che Harry stava allenando così
attentamente da settembre aveva un Cacciatore in meno. Continuò a rinviare il momento di
rimpiazzare Katie nella speranza che sarebbe tornata, ma la partita di apertura contro
Serpeverde incombeva e alla fine dovette accettare che non sarebbe arrivata in tempo per
giocare.
Harry non pensava di poter sopportare un altro provino con tutta la casa. Con una
sensazione di vuoto che aveva poco a che fare con il Quidditch, bloccò in un angolo Dean
Thomas dopo Trasfigurazione un giorno. La maggior parte della classe se n’era già andata,
sebbene diversi cinguettanti uccellini gialli stavano ancora sfrecciando in giro per la stanza,
tutti ad opera di Hermione; nessun altro era riuscito ad evocare più di una piuma dall’aria.
‘Sei ancora interessato a giocare come Cacciatore?’
‘Cos-? Sì, certo!’ disse Dean eccitato. Oltre la spalla di Dean Harry vide Seamus Finnegan
sbattere i libri nella sua borsa, con fare stizzoso. Una delle ragioni per cui Harry aveva
preferito non chiedere a Dean di giocare era che sapeva che a Seamus non sarebbe
piaciuto. D’altra parte, doveva fare ciò che era meglio per la squadra, e Dean aveva
sorpassato di molto Seamus ai provini.
‘Bene allora, sei dentro,’ disse Harry. ‘C’è un allenamento stasera, sette in punto.’
‘Perfetto,’ disse Dean. ‘Grazie, Harry! Non vedo l’ora di dirlo a Ginny!’
Corse a tutta velocità fuori dalla stanza, lasciando Harry e Seamus da soli insieme, un
momento di disagio reso non più facile quando una cacca di uccello atterrò sulla testa di
Seamus mentre uno dei canarini di hermione passò sibilando sopra di loro.
Seamus non era l’unica persona scontenta dalla scelta del sostituto si Katie. C’era parecchio
brontolare nella sala comune riguardo al fatto che Harry ora aveva scelto due dei suoi
compagni di classe per la squadra. Poiché Harry aveva sopportato borbottii di gran lunga
peggiori di questi durante la sua carriera scolastica, non fu particolarmente infastidito, ma
nondimeno, la pressione affinché procurasse una vittoria nell’imminente partita contro
Serpeverde stava crescendo . se Grifondoro vinceva, Harry sapeva che l’intera casa avrebbe
dimenticato di averlo criticato e avrebbe giurato di aver sempre saputo che era una grande
squadra. Se perdevano… beh, Harry pensò torvamente, aveva già sopportato mormorii
peggiori…
Harry non ebbe alcuna ragione per rimpiangere la sua scelta una volta che vide Seamus
volare quella sera; lavorò bene con Ginny e Demelza. I battitori, Peakes e Coote, stavano
continuamente migliorando. Il solo problema era Ron.
Harry aveva saputo sin dal principio che Ron era un giocatore incoerente che soffriva di nervi
e di mancanza di sicurezza, e sfortunatamente, l’imminente prospettiva della partita di
apertura della stagione sembrava aver riportato alla luce tutte le sue vecchie insicurezze.
Dopo aver lasciato entrare mezza dozzina di goal, la maggior parte dei quali segnati da
Ginny, la sua tecnica divenne sempre più incoerente, finché alla fine diede un pugno in bocca
a Demenza Robins che veniva nella sua direzione.
‘e’ stato un incidente, mi dispiace, Demenza, mi dispiace davvero!’ le urlo dietro Ron mentre
lei tornava zigzagando a terra gocciolando sangue dappertutto. ‘Sono solo –‘
‘Andato in panico,’ disse Ginny arrabbiata, atterrando accanto a Demenza ed esaminando il
suo labbro gonfio. ‘Sei un idiota, Ron, guarda in che stato è!’
‘Posso sistemarlo,’ disse Harry, atterrando vicino alle due ragazze, puntando la sua
bacchetta alla bocca di Demenza e dicendo ‘Episkey’.
‘E Ginny, non chiamare Ron idiota, non sei il capitano di questa squadra –‘
‘Beh, tu sembravi troppo occupato per chiamarlo idiota e ho pensato che qualcuno doveva–‘
Harry si sforzò di non ridere.
‘In aria, tutti, andiamo…’
Nel complesso fu uno dei peggiori allenamenti che avevano avuto quel trimestre, sebbene
Harry non credeva che l’onestà fosse la migliore politica quando erano così vicini alla partita.
‘Buon lavoro, tutti quanti, penso che schiacceremo i Serpeverde,’ disse in tono fortificante, e i
Cacciatori e i Battitori lasciarono lo spogliatoio apparendo ragionevolmente felici di loro
stessi.
‘Ho giocato come un sacco di cacca di drago,’ disse Ron in tono piatto quando la porta si
chiuse sbattendo dietro Ginny.
'No, non è vero,’ disse Harry fermamente. ‘Sei il migliore Portiere che ha fatto il provino, Ron.
Il tuo solo problema sono i nervi.’
Mantenne un inesorabile flusso di incoraggiamento lungo tutta la strada di ritorno al castello,
e quando raggiunsero il secondo piano Ron appariva già marginalmente più allegro.
Quando Harry spinse la tappezzeria per prendere la loro solita scorciatoia per la torre di
Grifondoro, comunque, si trovarono a guardare Dean e Ginny, che erano serrati in uno stretto
abbraccio e si stavano baciando intensamente come se fossero stati incollati insieme.
Fu come se qualcosa di grande e meschino erompesse in vita nello stomaco di Harry,
dilaniandolo dall’interno: sangue caldo sembrava inondargli il cervello, così che tutti i pensieri
furono spenti, rimpiazzati da un impulso selvaggio di trasformare Dean in gelatina.
Combattendo contro questa improvvisa pazzia, sentì la voce di Ron come se provenisse da
una grande distanza.
‘Oi!’
Dean e Ginny si staccarono e si guardarono attorno.
‘Cosa?’ disse Ginny.
‘Non voglio trovare mia sorella sbaciucchiare la gente in pubblico!’
‘Questo era un corridoio deserto finché non siete arrivati voi a intromettervi!’ disse Ginny.
Dean appariva imbarazzato. Fece a Harry un sorriso furtivo che Harry non ritornò, mentre il
mostro appena nato dentro di lui stava ruggendo le istantanee dimissioni di Dean dalla
squadra.
‘Hem… andiamo, Ginny,’ disse Dean, ‘torniamo nella sala comune…’
‘Vai tu!’ disse Ginny. ‘Voglio scambiare due parole con il mio caro fratello!’
Dean se ne andò, apparendo come se non gli dispiacesse andarsene dalla scena.
‘Bene,’ disse Ginny, scostandosi i capelli dal viso e gettando uno sguardo truce su Ron,
‘Sistemiamo questa storia una volta per tutte. Non sono affari tuoi con che esco e che cosa ci
faccio, Ron –‘
‘Si, lo è!’ disse Ron, altrettanto arrabbiato. ‘Pensi che voglia che le persone dicano che mia
sorella è una –‘
‘Una cosa?’ gridò Ginny, tendendo la sua bacchetta. ‘Una cosa, esattamente?’
‘Non significa niente, Ginny –‘ disse Harry automaticamente, sebbene il mostro stava
ruggendo la sua approvazione delle parole di Ron.
‘Oh sì invece!’ disse lei, infiammandosi verso Harry. ‘Solo perché lui non ha mai
sbaciucchiato nessuno in vita sua, solo perché il miglio bacio che lui abbia mai ricevuto è da
parte di zia Muriel –‘
‘Chiudi la bocca!’ urlò rabbiosamente Ron, sorpassando il rosso e diventando marroncino.
‘No, non la chiuderò!’ gridò Ginny, fuori di sé. ‘Ti ho visto con Fleer, sperando che ti baciasse
sulla guancia ogni volta che la vedevi. E’ patetico! Se uscissi e avessi qualche
sbaciucchiamento tu stesso non t’importerebbe così tanto che chiunque altro lo fa!’
Anche Ron aveva tirato fuori la sua bacchetta; Harry si mise rapidamente tra di loro.
‘Tu non sai di cosa stai parlando!’ Ruggì Ron, cercando di prendere la mira verso Ginny
attorno ad Harry, che ora era in piedi di fronte a lei con le braccia aperte. ‘Solo perché non lo
faccio in pubblico -!’
Ginny rise sguaiatamente di derisione, cercando di spingere Harry lontano.
‘Hai baciato Leotordo, vero? O hai una fotografia di zia Muriel sotto il cuscino?’
‘Tu –‘
Un raggio di luce arancione volò sotto il braccio sinistro di Harry e mancò Ginny di pochi
centimetri; Harry spinse Ron contro il muro.
‘Non essere stupido –‘
‘Harry ha sbaciucchiato Cho Chang!’ ridò Ginny, che sembrava vicina alle lacrime ora. ‘E
Hermione ha sbaciucchiato Victor Krum, sei solo tu che ti comporti come se fosse qualcosa
di disgustoso, Ron, ed è perché hai tanta esperienza quanto un dodicenne!’
E con quello, si precipitò via. Harry lasciò rapidamente andare Ron; lo sguardo sul suo viso
era omicida. Stettero entrambi lì, respirando pesantemente, finché Mrs Purr, la gatta di
Gazza, apparve dietro l’angolo, il che ruppe la tension.
‘Andiamo,’ disse Harry, mentre il suono dei passi strascicati di gazza raggiunse le loro
orecchie.
Salirono in fretta le scale e lungo un corridoio del settimo piano. ‘Oi, fuori dai piedi!’ Ron
abbaiò a una ragazzina che saltò per lo spavento e rovesciò una bottiglia di uova di rospo.
Harry notò a stento il suono del vetro frantumato; si sentiva disorientato, con le vertigini;
essere colpito da un fulmine deve essere qualcosa del genere. E’ solo perché è la sorella si
Ron, si disse. Non ti ha fatto piacere vederla baciare Dean solo perché è la sorella di Ron…
Ma non richiesta nella sua mente comparve un’immagine di quello stesso corridoio deserto
con lui stesso che baciava Ginny invece… il mostro nel suo grembo fece le fusa… ma poi
vide Ron sventrare l’arazzo che faceva da tenda e puntare la bacchetta contro Harry,
gridando cose come “tradimento della fiducia”…”credevo che fossi mio amico”…
‘Pensi che Hermione abbia davvero sbaciucchiato Krum?’ Ron chiese bruscamente, mentre
si avvicinavano alla Signora Grassa. Harry ebbe un colpevole sussulto e storse la sua
immaginazione lontana da un corridoio nel quale Ron non si intrometteva, nel quale lui e
Ginny erano completamente soli –
‘Cosa?’ disse confusamente. ‘Oh… ehm…’
La risposta onesta era ‘sì, ma non voleva darla.
Comunque Ron sembrò dedurre il peggio dall’espressione sul viso di Harry.
‘Diiligrout,’ disse tetramente alla Signora Grassa, e varcarono il buco del ritratto per entrare
nella sala comune. Nessuno di loro nominò Ginny o Hermione di nuovo; per la verità, si
parlarono a malapena quella sera e andarono a letto in silenzio, ognuno assorto nei propri
pensieri.
Harry rimase sdraiato sveglio per un bel po’, guardando in alto al baldacchino del suo letto e
cercando di convincersi che i suoi sentimenti per Ginny erano completamente da fratello
maggiore. Avevano vissuto, o no, come fratello e sorella tutta l’estate, giocando a Quidditch,
prendendo in giro Ron e ridendo di Bill e Fleer? Conosceva Ginny da anni ormai… era
naturale che si sentisse protettivo… naturale che volesse preoccuparsi per lei… che volesse
fare a pezzi Dean arto per arto per averla baciata… no… avrebbe dovuto controllare quel
particolare sentimento fraterno…
Ron russando emise un forte grugnito.
E’ la sorella di Ron, Harry si disse fermamente. La sorella di Ron. E’ oltre i limiti. Non avrebbe
rischiato la sua amicizia con Ron per niente al mondo. Diede un pugno al cuscino per dargli
una forma più comoda e aspettò che il sonno arrivasse, cercando il più possibile di lasciare
vagare i suoi pensieri dovunque tranne che vicino a Ginny.
Harry si svegliò la mattina dopo sentendosi leggermente intontito e confuso da una serie di
sogni nei quali Ron gli aveva dato la caccia con una mazza da Battitore, ma per mezzogiorno
avrebbe volentieri scambiato il Ron del sogno per quello vero, che stava non solo ostentando
freddezza eccessiva verso Ginny e Dean, ma anche minacciando una ferita e sconcertando
Hermione con una gelida, beffarda indifferenza. Per di più, Ron sembrava essere diventato,
durante la notte, suscettibile e pronto ad attaccare come la media degli Schiopodi Sparacoda.
Harry trascorse la giornata cercando di mantenere la pace tra Ron e Hermione senza
successo: alla fine, Hermione andò a letto indignatissima e Ron camminò a passi misurati al
dormitorio dei ragazzi dopo aver imprecato in tono arrabbiato a diversi spaventati ragazzi del
primo anno per averlo guardato.
Per lo sgomento di Harry, la nuova aggressività di Ron non svanì durante i giorni successivi.
Anche peggiore, coincise con una caduta persino più in basso delle sue abilità di portiere, il
che lo rese ancora più aggressivo, così che durante l’allenamento di Quidditch finale prima
della partita di Sabato, non riuscì a parare ogni singolo goal che i Cacciatori gli lanciarono,
ma urlò rabbiosamente contro tutti così tanto che ridusse Demenza Robins alle lacrime.
‘Sta zitto e lasciala stare!’ gridò Peakes, che era circa due terzi dell’altezza di Ron, sebbene
ci sia da riconoscere che portava una pesante mazza.
‘BASTA COSI’!’ sbraitò Harry, che aveva visto Ginny guardare torvamente in direzione di Ron
e, ricordando la sua reputazione di abile lanciatrice dell’Incantesimo Muco di Pipistrello, volò
verso di loro per intervenire prima che le cose gli sfuggissero di mano. ‘Peakes, vai a mettere
a posto i bolidi. Demenza, riprenditi, hai giocato davvero bene oggi. Ron…’ aspettò finché il
resto della squadra fosse fuori dalla portata d’orecchio prima di dire, ‘sei il mio migliore
amico, ma continua a comportarti così e ti caccerò fuori dalla squadra.
Per un momento pensò davvero che Ron potesse colpirlo, ma poi qualcosa di molto peggiore
accadde: Ron sembrò cedere sulla sua scopa; tutta la resistenza scomparve e disse, ‘Do le
dimissioni. Sono patetico.’
‘Non sei patetico e non stai dando le dimissioni!’ disse Harry tenacemente, afferrando Ron
per il davanti dei suoi vestiti. ‘Può parare qualsiasi cosa quando sei in forma, è un problema
mentale il tuo!’
‘Mi stai dando pazzo?’
‘Sì, forse si!’
Si guardarono con odio per un momento, poi Ron scosse la testa stancamente.
‘So che non hai più tempo per trovare un altro Portiere, quindi giocherò domani, ma se
perdiamo, e perderemo, me ne vado dalla squadra.’
Niente di ciò che Harry disse fece alcuna differenza. Cercò di migliorare la sicurezza di Ron
durante tutta la cena, ma Ron era troppo occupato ad essere scontroso e sgarbato con
Hermione per notarlo. Harry continuò nella sala comune quella sera, ma la sua asserzione
che l’intera squadra sarebbe stata devastata se Ron se ne fosse andato fu in qualche modo
indebolita dal fatto che il resto della squadra era seduta a confabulare in un angolo lontano,
chiaramente mormorando riguardo a Ron e lanciandogli occhiate minacciose. Alla fine, Harry
cercò di arrabbiarsi ancora nella speranza di provocare in Ron un atteggiamento spavaldo, e
magari abile a parare, ma questa strategia non sembrò funzionare affatto meglio
dell’incoraggiamento; Ron andò a letto più avvilito e disperato che mai.
Harry rimase sveglio molto a lungo nell’oscurità. Non voleva perdere l’imminente partita; non
solo era il primo come capitano, ma era determinato a battere Draco Malfoy a Quidditch
anche se non poteva ancora provare i suoi sospetti riguardo a lui. Tuttavia se Ron giocava
come aveva fatto negli ultimi allenamenti, le loro possibilità di vittoria erano molto basse…
Se solo ci fosse stato qualcosa che avrebbe potuto fare per aiutare Ron a riprendersi… a
farlo giocare al meglio della sua forma… qualcosa che gli avrebbe assicurato che Ron
avesse davvero una buona giornata…
E la risposta venne a Harry in un improvviso, glorioso colpo d’inspirazione.
La colazione fu la solita storia di agitazione il mattino seguente; i Serpeverde sibilarono e
fischiarono forte ogni qualvolta un membro della squadra di Grifondoro entrava nella Sala
Grande. Harry lanciò uno sguardo al soffitto e vide cielo chiaro, azzurro pallido: un buon
presagio.
Il tavolo di Grifondoro, una massa compatta di rosso e oro, gridò esultante mentre Harry e
Ron si avvicinavano. Harry sorrise e salutò; Ron fece una debole smorfia e scosse la testa.
‘Su con la vita, Ron!’ gridò Lavanda. ‘So che sarai fantastico!’
Ron la ignorò.
‘Tè?’ gli chiese Harry. ‘Caffè? Succo di zucca?’
‘Qualsiasi cosa,’ disse Ron tetramente, morsicando di malumore un pezzo di toast.
Pochi minuti dopo Hermione, che era diventata così stanca del recente comportamento
spiacevole di Ron da non essere scesa con loro per colazione, si fermò mentre stava
raggiungendo il tavolo.
‘Come vi sentite voi due?’ chiese titubante, gli occhi puntati sul retro della testa di Ron.
‘Bene,’ disse Harry, che si stava concentrando nel porgere a Ron un bicchiere di succo di
zucca. ‘Eccoti, Ron. Bevilo tutto.’
Ron aveva appena avvicinato il bicchiere alla labbra quando Hermione parlò in tono
pungente.
‘Non berlo, Ron!’
Sia Harry che Ron alzarono lo sguardo su di lei.
‘Perché no?’ disse Ron
Hermione ora stava fissando Harry come se non potesse credere ai suoi occhi.
‘Hai appena messo qualcosa in quella bibita.’
‘Scusami?’ disse Harry.
‘Mi hai sentito. Ti ho visto. Hai appena versato qualcosa nella bibita di Ron. Hai la bottiglia
nella tua mano destra proprio in questo momento!’
‘Non so di cosa tu stia parlando,’ disse Harry, nascondendo la bottiglietta frettolosamente in
tasca.
‘Ron, ti avverto, non berlo!’ Hermione disse di nuovo, allarmata, ma Ron alzò il bicchiere, lo
scolò tutto d’un fiato e disse, ‘Smettila di comandarmi a bacchetta, Hermione.’
Lei sembrò scandalizzata. Piegandosi così tanto così che solo Harry potesse sentirla sibilare,
‘Dovresti essere espulso per quello. Non me lo sarei mai aspettato da parte tua, Harry!’
‘Senti chi parla,’ le sussurrò di rimando. ‘Confuso qualcuno ultimamente?’
Si precipitò da un’alta parte del tavolo lontana da loro. Harry la guardò andare senza
rimpianto. Hermione non aveva mai davvero capito che affare serio fosse il Quidditch. Poi si
girò verso Ron che stava facendo schioccare le labbra.
‘E’ quasi ora,’ disse Harry allegramente.
L’erba ghiacciata scricchiolava sotto i piedi mentre avanzavano a grandi passi verso lo
stadio.
‘Che fortuna che il tempo sia così buono, eh?’ Harry chiese a Ron.
‘Già,’ disse Ron, che era pallido e sembrava vicino a sentirsi male.
Ginny e Demenza stavano già indossando le loro divise da Quidditch e aspettavano nello
spogliatoio.
‘Le condizioni sembrano ideali,’ disse Ginny, ignorando Ron. ‘E indovina? Quel cacciatore di
Serpeverde Vaisey –si è preso un Bolide in testa ieri durante il loro allenamento, ed è troppo
dolorante per giocare! E c’è anche di meglio – anche Malfoy si è ammalato!’
‘Cosa?’ disse Harry, girando su sé stesso per fissarla. ‘E’ malato? Cos’ha che non va?’
‘Non ne ho idea, ma è fantastico per noi,’ disse Ginny allegramente. ‘Faranno giocare Harper
al suo poto; è del mio anno ed è un idiota.’
Harry sorrise vagamente di rimando, ma mentre indossava la sua divisa scarlatta la sua
mente era lontana dal Quidditch. Malfoy aveva affermato già una volta di non poter giocare a
causa di una ferita, ma in quella occasione si era assicurato che l’intera partita fosse
riprogrammata in un’occasione che fosse più adatta ai Serpeverde. Perché ora era felice di
lasciar andare avanti un sostituto? Era davvero malato, o stava fingendo?
‘Sospetto, vero?’ disse a voce bassa a Ron. ‘Malfoy che non gioca?’
‘Io lo definirei colpo di fortuna,’ disse Ron, sembrando leggermente più animato. ‘E anche
Vaisey fuori, è il loro migliore tiratore, non immaginavo – hey!’ disse improvvisamente,
bloccandosi a metà mentre stava indossando i suoi guanti da portiere e fissando Harry.
‘Cosa?’
‘Io… tu… ‘ Ron abbassò la voce; sembrava sia spaventato che eccitato. ‘La mia bibita… il
mio succo di zucca… non avrai…?’
Harry alzò le sopracciglia, ma non disse nulla se non, ‘Inizieremo tra circa cinque minuti,
faresti meglio a metterti gli scarponi.’
Camminarono fuori sul campo verso urla agitate e fischi. Un’estremità dello stadio era di un
compatto color rosso e oro; l’altra, un mare di verde e argento. Anche molti Tassorosso e
Corvonero si erano schierati: tra tutte le urla e gli applausi Harry poteva udire distintamente il
ruggito del famoso cappello con la testa di leone di Luna Lovegood.
Harry andò da Madama Bumb, l’arbitro, che era pronta a rilasciare le palle dalla cassa.
‘Capitani, stringetevi le mani,’ disse, e Harry si ritrovò la mano schiacciata dal nuovo capitano
di Serpeverde, Urquhart. ‘Montate sulle vostre scope. Al fischio… tre… due… uno…’
Il fischietto suonò, Harry e gli altri si staccarono con forza dal terreno ghiacciato, e furono
lontani.
Harry volteggiò attorno al perimetro del campi cercando il Boccino mantenendo un occhio su
Harper, che stava zigzagando un pezzo sotto di lui. Poi una voce che era stonatamene
diversa dal solito commentatore si levò.
‘Bene, eccoli che partono, e penso che siamo tutti sorpresi di vedere la squadra che Potter
ha messo insieme quest’anno. Molti pensano, data la frammentaria performance di Ronald
Weasley come Portiere lo scorso anno, che avrebbe potuto essere fuori dalla squadra, ma
certo, una stretta amicizia personale con il Capitano sicuramente aiuta…’
Queste parole furono salutate con scherno e applausi dall’estremità Serpeverde del campo.
Harry si sporse a lato della sua scopa per guardare verso il podio del commentatore. Un
ragazzo alto, magro biondo con un naso all’insù stava lì, a parlare nel megafono magico che
era stato di Lee Jordan un tempo; Harry riconobbe Zacharias Smith, un giocatore di
Tassorosso che detestava di cuore.
‘Oh, ed ecco che arriva il primo tentativo di segnare da parte di Serpeverde, è Urquhart che si
muove velocemente in basso verso il campo e –‘
Lo stomaco di Harry si rovesciò.
‘- Weasley la para, beh, è destinato ad avere fortuna a volte, suppongo…’
‘Hai ragione, Smith, lo è,’ mormorò Harry, sorridendo a sé stesso, mentre si tuffava tra i
Cacciatori con gli occhi cercando tutt’attorno qualche segno dello sfuggente Boccino.
Dopo mezz’ora di gioco, Grifondoro conduceva per sessanta punti a zero, Ron aveva fatto
alcune parate spettacolari, alcune proprio per le punte dei guanti, e Ginny aveva segnato
quattro dei sei goal di Grifondoro. Questo fermò efficacemente Zacharias dal chiedersi ad
alta voce se i due Weasley fossero lì solo perché piacevano a Harry, e lui cominciò invece
con Peakes e Coote.
‘Certo, Coote non ha davvero la consueta corporatura per un Battitore,’ disse Zacharias
altezzosamente, ‘di solito hanno un po’ più di muscoli –‘
‘Tiragli un Bolide!’ Harry gridò a Coote mentre gli sfrecciava accanto, ma Coote, sorridendo
ampiamente, scelse di mirare il Bolide successivo ad Harper invece, che stava proprio
oltrepassando Harry nella direzione opposta. Harry fu lieto di sentire il sordo tonk che
significava che il Bolide aveva trovato il suo bersaglio.
Sembrava che Grifondoro non potesse sbagliare. Segnarono ancora e ancora, e ancora e
ancora, dall’altra estremità del campo, Ron parava i goal con apparente facilità. A dire la
verità stava sorridendo in quel momento, e quando la folla accolse una parata
particolarmente buona con eccitante coro del vecchio beniamino Weasley è il nostro Re, lui
finse di dirigerli dall’alto.
‘Pensa di avere qualcosa di speciale oggi, vero?’ disse una voce maligna, ed Harry fu quasi
buttato giù dalla scopa mentre Harper sbatte contro di lui con forza e di proposito, ‘Il tuo
amico traditore del suo sangue…’
La schiena di madama Bumb era girata, e sebbene i Grifondoro sotto gridarono di rabbia, nel
momento in cui lei si girò per guardare Harper si era già allontanato a tutta velocità. Con la
spalla dolorante, Harry gli corse dietro, determinato a speronarlo di rimando…
‘E penso che Harper di Serpeverde abbia visto il boccino!’ disse Zacharias Smith attraverso il
megafono. ‘Sì, ha certamente visto qualcosa che Potter non ha visto!’
Smith era davvero un idiota, pensò Harry, non li aveva visti scontrarsi? Ma il momento
successivo, il suo stomaco sembrò abbandonare il cielo – Smith aveva ragione e Harry si
sbagliava: Harper non era corso in basso a caso; aveva individuato quello che Harry non
aveva: il Boccino stava sfrecciando molto in alo sopra di loro, brillando luminoso contro il
chiaro cielo blu.
Harry accelerò; il vento gli fischiava nelle orecchie così da affogare ogni suono del commento
di Smith o della folla, ma Harper era ancora davanti a lui, e Grifondoro era in vantaggio di soli
cento punti; se Harper arrivava lì per primo Grifondoro aveva perso… e ora Harper era a
pochi passi dal Boccino, la sua mano tesa…
‘Hey, Harper!’ gridò Harry disperato. ‘Quanto ti ha pagato Malfoy per venire al posto suo?’
Non sapeva cosa gliel’aveva fatto dire, ma Harper ritardò di qualche secondo; si lasciò
sfuggire il Boccino, se lo lasciò scivolare tra le dita e gli sfrecciò proprio accanto: Harry diede
un forte colpo alla minuscola, fluttuante palla e la prese.
‘SI’!’ urlò Harry: girandosi, si precipitò versò terra, il Boccino tenuto alto nella sua mano.
Mentre la folla realizzava cosa era successo, un grande grido si alzò che annegò quasi il
suono del fischio che segnalava la fine del gioco.
‘Ginny, dove stai andando?’ gridò Jarry, che si era trovato intrappolato in mezzo a un
abbraccio di massa a mezz’aria con il resto della squadra, ma Ginny li superò velocemente
finché, con un divino fracasso, si schiantò contro il podio del commentatore. Mentre la folla
strillava e rideva, la squadra di Grifondoro atterrò accanto ai relitti di legno sotto ai quali
Zacharias si muoveva debolmente; Harry sentì Ginny dire allegramente alla professoressa
McGranitt, ‘Ho dimenticato di frenare, Professoressa, scusi.’
Ridendo, Harry si liberò dal resto della squadra e abbracciò Ginny, ma la lasciò andare molto
velocemente. Evitando il suo sguardo, diede invece una pacca sulla schiena ad un allegro
Ron mentre, dimenticate tutte le ostilità, la squadra di Grifondoro lasciava il campo a
braccetto, dando pugni in aria e salutando i loro tifosi.
L’atmosfera negli spogliatoi era di giubilo.
‘Festa su in sala comune, ha detto Seamus!’ urlò Dean esuberante. ‘Andiamo, Ginny,
Demenza!”
Ron e Harry furono gli ultimi due negli spogliatoi. Erano proprio sul punto di andarsene
quando entrò Hermione. Si stava rigirando la sciarpa di Grifondoro tra le mani e appariva
sconvolta ma determinata.
‘Vorrei scambiare due parole con te, Harry.’ Fece un respiro profondo. ‘Non avresti dovuto
farlo. Hai sentito Slughorn, è illegale.’
‘Cosa hai intenzione di fare, farci scoprire?’ domandò Ron.
‘Di che cosa state parlando voi due?’ chiese Harry, girandosi per appendere la sua divisa
così che nessuno di loro lo vedesse sorridere.
‘Sai perfettamente di che cosa stiamo parlando!’ disse Hermione in tono stridulo. ‘hai corretto
di nascosto il succo di Ron con la pozione portafortuna a colazione! Felix Felicis!’
‘Non non l’ho fatto,’ disse Harry, girandosi per guardare in faccia entrambi.
‘Sì l’hai fatto, Harry, ed ecco perché è andato tutto bene, mancavano dei giocatori di
Serpeverde e Ron le ha parate tutte!’
‘Non gliel’ho messa dentro!’ disse Harry, ora sorridendo apertamente. Fece scivolare le mani
all’interno della tasca della sua giacca e tirò fuori la minuscola bottiglietta che Hermione
aveva visto nella sua mano quella mattina. Era piena di pozione dorata e il tappo era ancora
sigillato saldamente con la cera. ‘Volevo che Ron pensasse che l’avessi fatto, così ho finto di
farlo quando sapevo che stavi guardando.’ Guardò Ron. ‘Le hai parate tutte perché ti sentivi
fortunato. Hai fatto tutto da solo.’
Rimise la pozione in tasca.
‘Non c’era davvero niente nel mio succo di zucca?’ disse Ron, sbalordito. ‘Ma il tempo è
bello… e Vaisey non poteva giocare…Davvero non mi è stata data della pozione
portafortuna?’
Harry scosse la testa. Ron lo guardò a bocca aperta per un attimo, poi si girò verso
Hermione, imitando la sua voce.
‘Tu hai aggiunto del Felix Felicis al succo di Ron stamattina, ecco perché le ha parate tutte!
Vedi? Riesco a parare dei goal senza aiuto, Hermione!’
‘Non ho mai detto che non riesci – Ron, anche tu pensavi di averla bevuta!’
Ma Ron l’aveva superata a grandi passi ed era già fuori dalla porta con la sua scopa in
spalla.
‘Ehm,’ disse Harry nell’improvviso silenzio; non si aspettava che il suo piano gli si ritorcesse
contro così, ‘and…andiamo su alla festa, allora?’
‘Vai tu!’ disse Hermione, ricacciando indietro le lacrime. ‘Sono stanca di Ron al momento,
non so cosa avrei dovuto fare…’
E anche lei si precipitò fuori dallo spogliatoio.
Harry camminò lentamente su per i terreni verso il castello attraverso la folla, molti dei quali
gli gridarono congratulazioni, ma sentì un gran senso di delusione; era sicuro che se Ron
avesse vinto la partita, lui ed Hermione sarebbero immediatamente stati di nuovo amici. Non
vedeva come avrebbe potuto spiegare a Hermione che ciò che aveva fatto per offendere Ron
era stato baciare Victor Krum, non quando l’offesa si era verificata così tanto prima.
Harry non riuscì a vedere Hermione ai festeggiamenti di Grifondoro, che era in pieno
svolgimento quando lui arrivò. Rinnovate urla di esultanza e applausi salutarono la sua
apparizione e fu presto circondato da una folla di persone che si congratulavano con lui. Un
po’ per il cercare di scrollarsi di dosso i fratelli Canon, che volevano un’analisi dettagliata
della partita, e un po’ per il vasto gruppo di ragazze che lo circondavano, ridendo ai suoi
commenti meno divertenti e sbattendo le ciglia, gli ci volle parecchio tempo prima che
potesse cercare di trovare Ron. Alla fine, si districò da Romilda Vane, che stava fortemente
accennando che le sarebbe piaciuto andare alla festa natalizia di Slughorn con lui. Mentre si
stava chinando verso il tavolo delle bibite camminò dritto contro Ginny, Arnold il PuffSkein a
passeggio sulla sua spalla e Grattastinchi che miagolava speranzoso ai sui piedi.
‘Cerchi Ron?’ chiese lei, ammiccando. ‘E’ laggiù, quello sporco ipocrita.’
Harry guardò verso l’angolo che lei stava indicando. Lì, in bella vista davanti all’intera sala,
stava Ron avvolto così strettamente attorno a Lavanda Brown che era difficile dire a chi
appartenessero le varie mani.
‘Sembra che le stia mangiando la faccia, vero?’ disse Ginny serenamente. ‘Ma suppongo che
debba rifinire la sua tecnica in qualche modo. Bella partita, Harry.’
Gli diede dei colpetti sul braccio; Harry sentì una sensazione di vuoto nello stomaco, ma poi
lei andò via per servirsi di altra Burrobirra. Grattastinchi trotterellò dietro di lei, i suoi occhi
gialli fissi su Arnold.
Harry spostò lo sguardo lontano da Ron, che non sembrava disposto a riemergere presto,
giusto in tempo per vedere il buco del ritratto chiudersi. Con una sensazione di cedimento
pensò di aver visto una criniera di cespugliosi capelli castani correre fuori dalla sua vista.
Si lanciò in avanti, schivò Romilda Vane di nuovo, e aprì spingendolo il ritratto della Signora
Grassa. Il corridoio all’esterno sembrava essere deserto.
‘Hermione?’
La trovò nella prima classe non chiusa a chiave che tentò. Era seduta sulla cattedra, sola
fatta eccezione per un piccolo anello di cinguettanti uccellini gialli che le giravano attorno alla
testa, che aveva chiaramente appena fatto apparire a mezz’aria. Harry non poté evitare di
ammirare il suo incantesimo in un momento come quello.
‘Oh, ciao, Harry,’ disse nervosamente. ‘Mi stavo solo esercitando.’
‘Si… sono – ehm – davvero belli…’ disse Harry.
Non aveva idea di cosa dirle. Si stava solo chiedendo se ci fosse qualche possibilità che non
avesse notato Ron, che se ne fosse semplicemente andata perché la festa era un po’ troppo
chiassosa, quando lei disse, in tono innaturalmente acuto, ‘Ron sembra godersi i
festeggiamenti.’
‘Ehm… è così?’ disse Harry.
‘Non fingere di non averlo visto,’ disse Hermione. ‘Non lo stava esattamente nascondendo,
era –‘
La porta dietro di loro si spalancò. Con orrore di Harry, Ron entrò, ridendo, tirando Lavanda
per mano.
‘Oh,’ disse lui, fermandosi di botto alla vista di Harry e Hermione.
‘Oops!’ disse Lavanda, e fece marcia indietro fuori dalla stanza, ridacchiando. La porta si
chiuse sbattendo dietro di lei.
Ci fu un orribile crescente, fluttuante silenzio. Hermione stava fissando Ron, che si rifiutava di
guardarla, ma disse con uno strano misto di spacconeria e imbarazzo, ‘Ciao, Harry! Mi stavo
chiedendo dove fossi andato!’
Hermione scivolò giù dal tavolo. La piccola calca di uccellini dorati continuò a cinguettare in
cerchi attorno alla sua testa cosicché sembrava uno stano modello pennuto del sistema
solare.
‘Non dovresti lasciare aspettare Lavanda fuori,’ disse tranquillamente. ‘Si chiederà dove sei
andato.’
Camminò molto lentamente e a testa alta verso la porta. Harry lanciò uno sguardo a Ron, che
sembrava sollevato che non fosse successo niente di peggio.
‘Oppugno!’ giunse un urlo dall’entrata.
Harry si girò per vedere Hermione puntare la bacchetta a Ron, con un’espressione feroce: il
piccolo stormo di uccelli stava volando velocemente come una pioggia di grossi proiettili
dorati verso Ron, che strillava e si copriva il viso con le mani, ma gli uccelli attaccarono,
beccando e graffiando ogni pezzetto di carne che riuscivano a raggiungere.
‘Lasciatemi!’ urlò lui, ma con un ultimo sguardo di furia vendicativa, Hermione tirò con forza la
porta in modo da aprirla e vi sparì aldilà. Harry penso di aver sentito un singhiozzo prima che
la porta sbattesse.
Capitolo 15. Il Giuramento Inviolabile
Traduttore: Hermes Desy (vince960)
La neve turbinava di nuovo contro le finestre ghiacciate; il Natale si stava avvicinando a
grandi passi. Hagrid aveva già consegnato da solo i soliti dodici alberi di Natale per la Grande
Sala; ghirlande di nastri e agrifoglio erano intrecciate sulle ringhiere delle scale; candele
eterne brillavano dall’interno degli elmi delle armature e grandi ramoscelli di vischio erano
stati appesi ad intervalli regolari lungo il corridoio. Grossi gruppi di ragazze tendevano a
convergere sotto i ramoscelli di vischio ogni volta che Harry passava, e questo causava degli
ingorghi nei corridoi; fortunatamente, però, le lunghe uscite notturne di Harry gli avevano
donato una conoscenza straordinariamente buona dei passaggi segreti del castello, e così
spesso, senza troppe difficoltà, riusciva a percorrere rotte libere da vischio quando doveva
spostarsi da una classe all’altra.
Ron, a cui un tempo la necessità di queste deviazioni avrebbe provocato gelosia, piuttosto
che ilarità, adesso semplicemente se la rideva alla grande. Sebbene Harry certamente
preferisse questo nuovo Ron, allegro e scherzoso, al tipo aggressivo e scontroso che aveva
dovuto sopportare nelle passate settimane, il miglioramento di Ron aveva un prezzo pesante.
Per prima cosa, Harry doveva sbrigarsela con la presenza continua di Lavanda Brown, che
sembrava considerare ogni momento che non baciava Ron come un momento perso; in più,
Harry si ritrovava di nuovo ed essere il migliore amico di due persone che sembrava
improbabile si potessero addirittura mai più parlare.
Ron, che ancora portava sulle mani e gli avambracci i segni dell’attacco degli uccelli di
Hermione, teneva un atteggiamento difensivo e risentito.
“Non si può lamentare,” disse a Harry. “ E’ lei che pomiciava con Krum. E così adesso ha
capito che c’è qualcuno che vuole pomiciare con me, invece. Siamo in un paese libero. Non
ho fatto niente di male.”
Harry non rispose, facendo finta di essere preso da un libro (‘Alla ricerca della Quintessenza’)
che avrebbero dovuto leggere prima della lezione di Incantesimi del mattino seguente. Visto
che voleva rimanere amico sia di Ron che di Hermione, passava un sacco di tempo con la
bocca ben chiusa.
“Non le ho mai promesso niente,” borbottò Ron. “Voglio dire, OK, stavo per andare con lei
alla festa di Natale di Slughorn, ma non ho mai detto… solo come amici… Io sono uno spirito
libero…”
Harry girò una pagina di ‘Quintessenza’, consapevole che Ron lo stava guardando. La voce
di Ron si trasformò in un brontolio indistinto, a malapena percepibile sopra il sonoro
scoppiettio del fuoco, ma Harry comunque colse di nuovo le parole “Krum” e “Non si può
lamentare”.
Gli impegni di Hermione erano così intensi che Harry poteva parlarle solo la sera, mentre
Ron era, in ogni caso, così strettamente intrecciato con Lavanda da non badare a quello che
faceva Harry. Hermione si rifiutava di rimanere nella stanza comune quando c’era anche
Ron, cosicché Harry normalmente la raggiungeva in biblioteca, il che voleva dire che la loro
conversazione si svolgeva sottovoce.
“Lui è perfettamente libero di baciare chi vuole,” disse Hermione, mentre la bibliotecaria, la
Signora Pince, andava avanti e indietro per gli scaffali dietro di loro. “Non me ne può fregare
di meno.”
E così dicendo, alzò la penna d’oca e mise il puntino su una ‘i’ con tanta rabbia da fare un
buco nella sua pergamena. Harry non disse niente. Forse avrebbe perso per sempre la voce,
per mancanza di uso. Harry si abbassò leggermente sul libro di Pozioni Avanzate e continuò
a prendere appunti sull’Elisir Eterno, fermandosi di tanto in tanto a decifrare le utili note del
Principe a margine del testo di Libatius Borage.
“E, a proposito,” disse Hermione dopo un po’, “devi stare attento.”
“Te lo ripeto per l’ultima volta,” disse Harry, con una voce leggermente rauca, dopo tre quarti
d’ora di silenzio, “non ho nessuna intenzione di restituire questo libro. Ho imparato più cose
dal Principe Messo-Sangue di quelle che Piton o Slughorn mi hanno insegnato in – “
“Non sto parlando del tuo stupido cosiddetto Principe,” disse Hermione, guardando male il
libro come se l’avesse offesa. “Sto parlando di prima. Sono andata al bagno delle ragazze un
attimo prima di venire qui, e una dozzina di ragazze, compresa Romilda Vane, stavano
discutendo su come farti bere un filtro d’amore. Sperano tutte di convincerti di portarle alla
festa di Slughorn, e pare che tutte abbiano comprato i filtri di Fred e George. E ho paura che
funzionino davvero –“
"Allora perché non glieli avete confiscati?" chiese Harry. Gli sembrava inconcepibile che la
straordinaria mania di Hermione per il rispetto delle regole l’avesse abbandonata proprio in
quel momento cruciale.
“Non avevano i filtri nel bagno con loro,” disse sprezzantemente Hermione, “Stavano solo
discutendo le tattiche. E dubito che il Principe Mezzo-Sangue”, diede al libro un altro sguardo
sprezzante “possa essersi inventato un antidoto per una dozzina di filtri d’amore
contemporaneamente. Fossi in te, io inviterei qualcuna a venire con te, così le altre
smetteranno di pensare che hanno ancora qualche possibilità. La festa è domani, ormai sono
disperate.”
“Non c’è nessuno che mi piacerebbe invitare,” borbottò Harry, che cercava ancora più che
poteva di non pensare a Ginny, nonostante il fatto che lei continuava a popolare i suoi sogni
in una maniera che lo rendeva estremamente grato del fatto che Ron non era capace di fare
la Legilimanzia.
“Bene, allora stai attento a quello che bevi, perché Romilda Vane sembra sapere quello che
fa.” disse con cattiveria Hermione.
Srotolò un po’ la lunga pergamena su cui stava facendo il saggio di Aritmanzia e continuò a
scrivere con la penna d’oca. Harry la guardò, con la mente molto distante.
“Aspetta un momento,” disse lentamente. “Pensavo che Gazza avesse proibito qualsiasi
oggetto comprato da ‘Tiri Vispi Weasley’!"
"E quando mai qualcuno si è preoccupato dei divieti di Gazza?" chiese Hermione, ancora
concentrata sul suo saggio.
"Ma pensavo che tutti i gufi fossero perquisiti. Com’è possibile che queste ragazze riescano
ad introdurre filtri d’amore qui nella scuola?"
"Fred e George glieli mandano facendoli passare per profumi o pozioni per la tosse," disse
Hermione. "Fa parte del loro servizio di Ordini via Gufo."
"Mi sembri abbastanza esperta."
Hermione lo guardò male, come aveva fatto con la sua copia di Pozioni Avanzate.
"Era tutto scritto sul retro delle bottiglie che ci hanno mostrato, a me e Ginny, quest’estate,"
disse freddamente, "Io non vado in giro a mettere filtri nei bicchieri della gente... o a fare finta
di averlo fatto, che è altrettanto ignobile..."
"OK, OK, basta così," disse rapidamente Harry. "La questione è, Gazza si sta facendo
fregare, non è così? Queste ragazze stanno facendo entrare delle cose nella scuola
facendole passare per qualcos’altro! E allora perché Malfoy non avrebbe potuto introdurre la
collana nella scuola --?"
"Oh, Harry... basta..."
"Andiamo, perché no?" domandò Harry.
"Allora," sospirò Hermione, “i Sensori di Segretezza individuano fatture, maledizioni e
incantesimi di invisibilità, non è così? Vengono usati per individuate magie e oggetti oscuri.
Avrebbero sicuramente rilevato una maledizione potente come quella nella collana in meno di
un secondo. Ma qualcosa messo nella bottiglia sbagliata non darebbe segnale – e poi i filtri
d’amore non sono oscuri o pericolosi – "
"Facile a dirsi, per te," borbottò Harry, pensando a Romilda Vane.
"— e così toccherebbe a Gazza stabilire che non è una pozione per la tosse, e lui non è un
buon mago, dubito che saprebbe distinguere una pozione dall’– "
Hermione si fermò di botto; anche Harry l’aveva sentito. Qualcuno si era mosso dietro di loro,
nell’oscurità degli scaffali. Aspettarono, e un attimo dopo la faccia d’avvoltoio della Signora
Pince apparve dietro l’angolo, con le sue guance scavate, la pelle come pergamena, il lungo
naso adunco illuminato impietosamente dalla lampada che portava.
"La biblioteca sta chiudendo." disse, "Vi dispiace riportare tutto quello che avevate in
consultazione nel relativo – Cosa hai fatto a quel libo, mascalzone?"
"Non è della biblioteca, è mio!" disse in fretta Harry, cercando di togliere rapidamente dal
tavolo la sua copia di Pozioni Avanzate mentre la Signora Pince si avventava su di essa con
la sua mano ad artiglio.
" Rovinato!" sibilò. "Profanato, insozzato!"
"E’ solo un libro con qualche appunto!" disse Harry, strappandoglielo dalle mani.
Alla Signora Pince, sembrava dovesse venire un infarto da un momento all’altro; Hermione,
che aveva rapidamente raccolto tutte le sue cose, prese Harry per un braccio e lo trascinò
via.
"Ti proibirà l’accesso alla biblioteca se non stai attento. Dovevi proprio portarti dietro quello
stupido libro?"
"Non è colpa mia se è rimbambita, Hermione. O pensi che ti abbia sentito mentre parlavi
male di Gazza? Ho sempre pensato che ci fosse qualcosa tra quei due..."
"Oh, ha ha.."
Contenti del fatto che potevano parlare di nuovo normalmente, si avviarono verso la sala
comune lungo il corridoio deserto illuminato dalle lampade, discutendo se Gazza e la Signora
Pince fossero o meno segretamente innamorati.
"Patacca" disse Harry alla Signora Grassa. Era la nuova parola d’ordine dei giorni festivi.
"Sarai tu," disse la Signora Grassa con un sorriso malizioso, e si spostò in avanti per farli
passare.
"Ciao, Harry!" disse Romilda Vane, appena passarono attraverso il ritratto. "Ti va
un’acquaviola?"
Hermione da sopra la spalla gli diede uno sguardo del tipo "cosa-ti-avevo-detto?"
"No grazie," disse rapidamente Harry. "Non mi piace molto."
"Allora prendi questi," disse Romilda, mettendogli in mano una scatola. "Sono Calderoni di
cioccolata, al firewhiskey. Me li ha mandati mia nonna, ma a me non piacciono.”
"Oh—va bene -- grazie." Disse Harry, che non sapeva cos’altro dire. " Ehm – Stavo giusto
andando con ..."
Si allontanò di corsa dietro Hermione, facendo sfumare la voce dietro di lui.
"Te l’ho detto," disse sbrigativamente Hermione," Prima inviti qualcuno, prima ti lasceranno in
pace, e potrai --"
Impallidì improvvisamente; aveva appena visto Ron e Lavanda, intrecciati sul divano.
"Allora, Buona Notte, Harry" disse Hermione, anche se erano solo le sette di sera, e se ne
andò verso le stanze delle ragazze senza dire una parola.
Harry andò a letto cercando di consolarsi col fatto che avrebbero dovuto lottare solamente
con un altro giorno di lezioni, più la festa di Slughorn, dopo di che lui e Ron sarebbero partiti
insieme per la Tana. Adesso sembrava impossibile che Ron e Hermione potessero far pace
prima dell’inizio delle vacanze, ma magari, in qualche modo, questa pausa poteva dar loro il
modo di calmarsi e riconsiderare il loro comportamento...
Ma non aveva molte speranze, e quelle che aveva diminuirono ancora dopo aver dovuto
affrontare con loro una lezione di Trasfigurazione, il giorno dopo. Avevano appena iniziato
l’argomento enormemente difficile della trasfigurazione umana; lavorando di fronte a uno
specchio, sarebbero dovuti riuscire a cambiare il colore delle loro sopracciglia. Hermione rise
malignamente al primo disastroso tentativo di Ron, che in qualche modo riuscì a farsi
crescere un paio di spettacolari baffi a manubrio; Ron si vendicò con una crudele ma precisa
imitazione di Hermione mentre saltava su e giù nella sedia ogni volta che la Professoressa
McGranitt faceva una domanda, imitazione che Lavanda e Calì trovarono molto divertente, e
portò nuovamente quasi alle lacrime Hermione. Al suono della campanella corse fuori dalla
classe, lasciandosi indietro metà delle sue cose; Harry decise che Hermione aveva più
bisogno di lui che Ron, raccolse quello che lei aveva lasciato e la seguì.
La raggiunse finalmente mentre riemergeva dal bagno delle ragazze al piano di sotto. Era
accompagnata da Luna Lovegood, che le dava dei leggeri colpetti sulle spalle.
"Oh, ciao, Harry," disse Luna. "Lo sai che una delle tue sopracciglia è color giallo brillante?"
"Ciao, Luna. Hermione, hai lasciato le tue cose..."
Le porse i libri.
"Oh, si," disse Hermione con la voce strozzata, prendendo le sue cose e girandosi
rapidamente per nascondere il fato che si stava asciugando le lacrime con il porta-matite.
"Grazie, Harry. OK, è meglio che vada..."
E se ne andò in fretta, senza dare il tempo a Harry di dirle nessuna parola di conforto, per
quanto in effetti non gliene veniva in mente nessuna.
"E’ un po’ sconvolta," disse Luna. "All’inizio pensavo che in bagno ci fosse Mirtilla
Malcontenta, invece era Hermione. Stava dicendo qualcosa su Ron Weasley..."
"Si, hanno avuto una discussione," disse Harry.
"Ron qualche volta sa essere divertente, non è vero?" disse Luna mentre si avviavano
insieme per il corridoio. "Ma può essere anche un po’ sgarbato. Me ne sono accorta
l’altr’anno."
"Penso di si," disse Harry. Luna stava dimostrando la sua solita attitudine ad enunciare verità
spiacevoli; non aveva mai incontrato una come lei. "Allora, come è andato il semestre? "
"Oh, a posto," disse Luna. "Un po’ sola senza l’Esercito di Silente. Ginny è stata gentile, però.
L’altro giorno ha fatto smettere due ragazzi che mi chiamavano ‘Lunatica’ durante la lezione
di Trasfigurazione --"
"Che ne diresti di venire con me alla festa di Slughorn, questa sera?"
Le parole uscirono dalla bocca di Harry prima che le potesse fermare: le udì come se fosse
un altro a parlare.
Luna girò verso di lui i suoi occhi sporgenti, sorpresa.
"La festa di Slughorn? Con te?"
"Si," disse Harry, "Possiamo portare degli amici, così ho pensato che ti poteva far piacere…
Voglio dire…. " Voleva che le sue intenzioni fossero perfettamente chiare. Voglio dire, solo
come amici, così. Ma se non vuoi..."
Stava già quasi sperando che lei gli dicesse di no.
"Oh no, voglio venire con te, come amica!" disse Luna, raggiante come non l’aveva mai vista
prima. "Nessuno mi ha mai invitato ad una festa, come amica! E’ per questo che ti sei tinto il
sopracciglio? Devo tingermi anche il mio?"
"No" disse fermamente Harry, "Questo è stato un errore. Hermione me lo rimetterà a posto.
Allora, ci vediamo all’ingresso alle otto."
"AHA!" gridò una voce dall’alto, e entrambi fecero un salto; senza badarci, erano passati
proprio sotto Pix, che stava appeso a testa in giù da un lampadario e sorrideva
maliziosamente.
"Potty ha invitato Lunatica alla festa! Potty è innaromato di Lunatica! Potty è
innnnnnnarrrrrrommmmato di Lunatica!"
E schizzò via chiocciando e strillando, "Potty ama Lunatica!"
"E’ bello che queste cose rimangano così, private," disse Harry. E neanche a dirlo, in un
attimo tutta la scuola seppe che Harry Potter sarebbe andato alla festa di Slughorn con Luna
Lovegood.
"Potevi portare chiunque!" disse incredulo Ron a cena. "Chiunque! E hai scelto Lunatica
Lovegood?"
"Non chiamarla così, Ron!" scattò Ginny, fermandosi dietro a Harry mentre andava dai suoi
amici. "Sono contento che tu l’abbia invitata, Harry, è così eccitata."
E andò a sedersi in fondo al tavolo con Dean. Harry cercò di essere contento che Ginny
fosse contenta che avesse invitato Luna alla festa, ma non ci riuscì molto bene. Più lontano
Hermione stava da sola, giocherellando con lo stufato. Harry notò che Ron la guardava
furtivamente.
"Potresti chiederle scusa," suggerì bruscamente Harry.
"E poi farmi attaccare da un altro stormo di canarini?" borbottò Ron.
"Ma perché l’hai scimmiottata?"
"Ha riso per i miei baffi!!"
"Se per questo anch’io, è stata la cosa più stupida che abbia mai visto."
Ma Ron sembrava non averlo sentito; Lavanda era appena arrivata con Calì. Strizzandosi tra
Harry e Ron, Lavanda gettò le braccia al collo di Ron.
"Ciao, Harry," disse Calì, come Harry leggermente annoiata e imbarazzata per il
comportamento dei loro due amici.
"Ciao," disse Harry, "Come va? Allora sei rimasta a Hogwarts? Ho sentito che i tuoi genitori
volevano portarti via."
"Sono riuscita a convincerli, per adesso," disse Calì. "Quella storia di Katie li ha veramente
terrorizzati, ma visto che non è successo nient’altro da allora... Oh, ciao, Hermione!"
Calì sorrise sinceramente. Harry capì che si sentiva in colpa per aver preso in giro Hermione
a Transfigurazione. Si guardò intorno e vide che anche Hermione le sorrideva, se possibile
anche più caldamente. Le ragazze sono strane, a volte.
"Ciao, Calì!" disse Hermione, ignorando completamente Ron e Lavanda. "Vai alla festa di
Slughorn, stasera?"
"Nessuno mi ha invitato," disse tristemente Calì. "Mi piacerebbe andarci, però, dicono che
sarà una vera forza... Tu ci vai, vero?"
"Si, ho appuntamento con Cormac alle otto, e -"
Si sentì un rumore come una ventosa staccata da un lavandino intasato, e Ron riemerse.
Hermione fece finta di non aver visto o sentito nulla.
"- andremo alla festa insieme."
"Cormac?" disse Calì. "Cormac McLaggen, vuoi dire?"
"Esatto," disse Hermione dolcemente. "Quello che *quasi*" – mise molta enfasi sulla parola
‘quasi’ - "è diventato il Portiere di Grifondoro."
"State insieme, allora?" disse Calì, spalancando gli occhi.
"Oh - si – non lo sapevi?" disse Harmione, con un’improbabile risatina decisamente nonHermionesca.
"No!" disse Calì, decisamente eccitata da questo pettegolezzo. "Cavolo, ti piacciono i
giocatori di Quidditch, eh? Prima Krum, poi McLaggen. . ."
"Mi piacciono *i bravi* giocatori di Quidditch," la corresse Hermione, ancora sorridendo. "Bhe,
ciao allora... Devo andare a prepararmi per la festa..."
Se ne andò. Lavanda e Calì cominciarono a chiacchierare fitto fitto su questo nuovo sviluppo,
con tutto quello che avevano sentito su McLaggen, e tutto quello che avevano sempre
immaginato su Hermione. Ron sembrava stranamente spento e non disse nulla. Harry fu
lasciato a considerare fino a che punto possono abbassarsi le ragazze per avere la loro
vendetta.
Quella sera, quando alle otto arrivò alla sala d’ingresso, notò un numero stranamente alto di
ragazze in agguato, che sembravano guardarlo con risentimento mentre si avvicinava a
Luna. Lei portava un luccicante completo argentato che attirava un certo numero di risatine
dalle presenti, ma che comunque non le stava male. Harry fu contento, in ogni caso, che non
si fosse messa gli orecchini di ravanelli, la collana di tappi di burrobirra e i suoi Spectrespecs.
"Ciao," disse. "Ci avviamo?"
"Oh si," disse contenta. "Dov’è la festa?"
"Nell’ufficio di Slughorn," disse Harry, indirizzandola verso la scalinata di marmo, lontano
dalle occhiate e dai bisbigli. "Hai sentito che stasera ci sarà anche un vampiro?"
"Rufus Scrimgeour?" chiese Luna.
"Io - cosa?" disse Harry, sconcertato. "Vuoi dire, il Ministro della Magia?"
"Si, è un vampiro," disse Luna con sicurezza. "Mio padre ha scritto un articolo lunghissimo su
questo quando Scrimgeour sostituì Cornelius Caramell, ma fu costretto a non pubblicarlo da
qualcuno li al Ministero. Chiaramente, non volevano che la verità uscisse fuori!"
Harry, a cui sembrava molto improbabile che Rufus Scrimgeour fosse un vampiro, ma che
era abituato al fatto che Luna ripetesse le bizzarre teorie del padre come se fossero fatti
assodati, non replicò; stavano già raggiungendo l’ufficio di Slughorn e le risate, la musica e le
chiacchiere rumorose diventavano più forti ad ogni passo che facevano.
Che fosse stato costruito così, o perché avesse usato qualche trucco magico, l’ufficio di
Slughorn era molto più spazioso degli uffici degli altri insegnanti. Il soffitto e le pareti erano
stati coperte di tende color smeraldo, cremisi e oro, e così sembrava di essere all’interno di
una grossa tenda. La sala era piena zeppa di gente, immersa nella luce rossa di una
lampada d’oro cesellata appesa al centro del soffitto, all’interno della quale svolazzavano
delle vere fate, ognuna un puntino di luce. Un canto rumoroso, accompagnato dal suono di
quelli che sembravano mandolini, si levava da un angolo; una foschia di fumo di pipa era
sospesa su alcuni vecchi stregoni immersi in una conversazione, e molti elfi domestici
cercavano squittendo di districarsi in una foresta di ginocchia, nascosti dai pesanti vassoi
d’argento che trasportavano, tanto da sembrare dei tavolini vaganti.
"Harry, ragazzo mio!" esplose Slughorn, appena Harry e Luna si fecero spazio attraverso la
porta. "Vieni, vieni, voglio farti conoscere un sacco di gente!"
Slughorn portava un cappello di velluto a frange che si intonava alla giacca del suo smoking.
Tenendo stretto il braccio di Harry, come se sperasse di Disapparire con lui, Slughorn lo
portò con decisione nel mezzo della festa. Harry afferrò la mano di Luna e la trascinò con se.
"Harry, voglio presentarti Eldred Worple, un mio vecchio studente, autore di 'Fratelli di
sangue: la mia vita coi vampiri’ – e, naturalmente, il suo amico Sanguini."
Worple, che era un piccolo e tozzo uomo occhialuto, afferrò la mano di Harry e la strinse
entusiasticamente; il vampiro Sanguini, alto e emaciato e con delle profonde occhiaie sotto gli
occhi, appena mosse il capo. Sembrava abbastanza annoiato. Vicino a lui c’era un gruppetto
di ragazze che sembravano curiose e eccitate.
"Harry Potter, che piacere!" disse Worple, puntando il suo sguardo da miope dritto sulla
faccia Harry. "Stavo giusto dicendo l’altro giorno al Professor Slughorn: 'Dov’è la biografia di
Harry Potter che tutti stiamo aspettando?'"
"Ehm," disse Harry, "davvero?"
"Sempre modesto, proprio come ti descriveva Horace!" disse Worple. "Ma seriamente," — il
suo atteggiamento cambiò, diventando improvvisamente professionale; — "Mi piacerebbe
scriverla io stesso — la gente implora di sapere qualcosa di te, caro ragazzo, implora! Se tu
accettassi di rilasciarmi qualche intervista, diciamo in sessioni di quattro o cinque ore, pensa,
potremo finire il libro in pochi mesi. E tutto con pochissimo sforzo da parte tua, te lo assicuro
– chiedi a Sanguini se non è – Sanguini, fermo li!" disse Worple, improvvisamente severo,
perché il vampiro si stava avvicinando al gruppo di ragazze, con uno sguardo piuttosto
affamato. "Vieni, prendi un pasticcino," disse Worple, afferrandone uno da un elfo di
passaggio e infilandolo nella mano di Sanguini prima di rivolgere nuovamente la sua
attenzione a Herry. "Mio caro ragazzo, non sai quanti soldi potresti ricavarci —"
"No, guardi, non mi interessa," disse con fermezza Harry, "mi scusi, ho appena visto una mia
amica, mi dispiace." Tirò dietro di se Luna in mezzo alla folla; aveva appena visto scomparire
una criniera di capelli castani dietro quelle che sembravano due delle Weird Sisters.
"Hermione! Hermione !"
"Harry! Eccoti qua, grazie al cielo! Ciao, Luna !"
"Che ti è successo?" chiese Harry, perché Hermione sembrava decisamente scombussolata,
come se fosse appena sfuggita a una foresta di Tranelli del Diavolo.
"Oh, sono appena sfuggita — voglio dire, ho appena lasciato Cormac," disse. "Sotto il
vischio," aggiunse come spiegazione, visto che Harry continuava a guardarla con aria
interrogativa.
"Ti sta bene per averlo portato qui," le disse severamente. "Ho pensato che Ron si sarebbe
infastidito di più," disse Hermione spassionatamente. "All’inizio avevo pensato a Zacharias
Smith, ma ho pensato, tutto sommato —"
"Hai pensato a Smith?" disse Harry, confuso.
"Si, l’ho fatto, e sto cominciando a desiderare di aver scelto lui, invece. McLaggen fa
sembrare Grop un gentiluomo. Andiamo da questa parte, dovremmo riuscire a vederlo
arrivare, è così alto. . ." Tutti e tre si aprirono la strada verso l’altro lato della stanza,
raccogliendo boccali di idromele lungo il cammino, e realizzarono troppo tardi che la
Professoressa Cooman era li in piedi da sola.
"Salve," disse cortesemente Luna alla Professoressa Cooman.
"Buona sera, mia cara," disse la Professoressa Cooman, mettendo a fuoco Luna con una
certa difficoltà. "E’ un pezzo che non ti vedo alle mie lezioni..."
"No, ho Fiorenzo quest’anno," disse Luna.
"Oh, naturalmente," disse la Professoressa Cooman con un una malevola risatina da ubriaca.
"O il Cavallo da Soma, come mi piace definirlo. Lo avresti mai pensato, che ora che sono
tornata alla scuola del Professor Silente, avrebbe potuto liberarsi di quel cavallo, no? Invece
no ... ci dividiamo le lezioni. . . . Francamente è un insulto, un insulto. . . Lo sai…" La
Professoressa Cooman sembrava troppo brilla per riconoscere Harry.
Protetto dalla sua critica furiosa di Fiorenzo, Harry si avvicinò a Hermione e disse,
"Parliamoci chiaro. Hai intenzione di dire a Ron che hai interferito nella selezione dei
Portieri?"
Hermione sollevò le sopracciglia. "Credi davvero che potrei cadere così in basso?"
Harry la guardò ammiccando. "Hermione, se puoi uscire con McLaggen —"
"Non è la stessa cosa," disse Hermione con dignità. "Non ho nessuna intenzione di dire a
Ron quello che può o non può essere successo alla selezione dei Portieri."
"Bene," disse Harry con enfasi. "Perché ne uscirebbe distrutto, e perderemmo sicuramente il
prossimo incontro —"
"Il Quidditch!" disse infuriata Hermione. "Possibile che ai ragazzi interessi solo quello?
Cormac non mi ha chiesto niente di me, no, mi ha servito una non-stop di 'Le cento grandi
parate di Cormac McLaggen' fin da quando — oh no, eccolo che arriva!" Si mosse così
velocemente che sembrava essere Disapparsa; un momento era qui, immediatamente dopo
si era fatta strada tra due streghe sghignazzanti ed era scomparsa.
"Hai visto Hermione?" chiese McLaggen, aprendosi la strada tra la folla un minuto dopo.
"No, mi dispiace," disse Harry, e si voltò rapidamente per unirsi alla conversazione di Luna,
dimenticandosi per una frazione di secondo con chi stava parlando.
"Harry Potter!" disse la Professoressa Cooman con una voce profonda e vibrante, notandolo
per la prima volta.
"Oh, salve," disse Harry senza entusiasmo.
"Mio caro ragazzo!" disse con trasporto in un sussurro. "Le voci! Le storie! 'Il Prescelto'!
Naturalmente lo sapevo da tanto tempo. . . . I segni sono stati sempre infausti, Harry. . . Ma
perché non sei ritornato a Divinazione? Specialmente per te, questa materia è
fondamentale!"
"Ah, Sybilla, tutti noi pensiamo che la nostra materia sia la più importante!" disse una voce
robusta, e Slughorn comparve a fianco della Professoressa Cooman, con la faccia molto
arrossata, il cappello di velluto un po’ storto, un bicchiere di idromele in una mano e un
enorme pezzo di torta nell’altra. "Ma non credo di aver mai visto uno più portato per Pozioni!"
disse Slughorn, riferendosi a Harry con uno sguardo amorevole, anche se iniettato di sangue.
"Un talento naturale, vedi — come sua madre! Ho avuto pochissimi studenti con questo tipo
di abilità, fattelo dire, Sybilla — persino Severus —" Con orrore Harry vide Slughorn allungare
un braccio e come materializzare dal nulla Piton in mezzo a loro. "Smettila di nasconderti,
unisciti a noi, Severus!" disse con un allegro singhiozzo Slughorn. "Stavo proprio parlando
dell’abilità eccezionale di Harry a Pozioni! Un po’ di merito è anche tuo, naturalmente, che gli
hai insegnato per cinque anni!"
Preso in trappola, con il braccio di Slughorn intorno alle spalle, Piton guardò Harry da sopra il
suo naso adunco, con gli occhi neri socchiusi. "Strano, non ho mai avuto l’impressione di
essere riuscito ad insegnare nulla a Potter."
"E allora, è talento naturale!" gridò Slughorn. "Avresti dovuto vedere cosa mi ha fatto, la prima
lezione, la Bevanda della Morte Vivente — non ho mai avuto uno studente che ne abbia fatta
una migliore al primo tentativo, penso neanche tu, Severus —"
"Davvero?" disse piano Piton, trapassando Harry con gli occhi, che si sentì leggermente
inquieto. L’ultima cosa che voleva era che Piton cominciasse a indagare sulla ragione della
sua nuova eccezionale attitudine per Pozioni.
"Raccontami quali altre materie hai scelto, Harry" chiese Slughorn.
"Difesa contro le Arti Oscure, Incantesimi, Trasfigurazione, Erbologia..."
"Praticamente, tutte le materie richieste per un Aurora," disse Piton con una leggera smorfia.
"Si, in effetti, è quello che mi piacerebbe," disse Harry con aria di sfida.
"E ci riuscirai benissimo!" tuonò Slughorn.
"Non credo dovresti diventare un Aurora, Harry," disse improvvisamente Luna. Tutti la
guardarono. "Gli Aurora fanno parte della Cospirazione di Rotfang, pensavo lo sapessero
tutti, ormai. Hanno progettato di distruggere dall’interno il Ministero della Magia, utilizzando
una combinazione di Magia Oscura e infezione delle gengive."
Dal ridere, a Harry andò metà dell’idromele su per il naso. Sarebbe valsa la pena di portare
Luna solo per questo. Riemerse dal calice tossendo, fradicio ma sempre col sorriso, quando
vide una cosa che gli sollevò ancor di più lo spirito. Gazza stava trascinando per un orecchio
Draco Malfoy verso di loro.
"Professor Slughorn," ansimò Gazza, con le mascelle che gli tremavano e una luce
maniacale negli occhi sporgenti, "Ho scoperto questo ragazzo che si aggirava nel corridoio
del piano di sopra. Dice di essere stato invitato alla festa e che ha fatto tardi per prepararsi.
Lo ha invitato davvero, Professore?"
Malfoy si liberò della presa di Gazza, furioso. "Va bene, non sono stato invitato!" disse con
rabbia. "Cercavo di imbucarmi, contento?"
"No, non sono contento!" disse Gazza, un’affermazione completamente in contrasto con la
gioia che gli si vedeva in faccia. "Sei nei guai, ragazzo! Mi sembra che il preside abbia vietato
le passeggiate notturne, senza un regolare premesso, non è così?"
"Va bene, Argus, va bene," disse Slughorn, agitando la mano. "E’ Natale, e non è un crimine
voler partecipare a una festa. Solo per stavolta, ci dimenticheremo della punizione; puoi
rimanere, Draco.”
L’espressione di offeso disappunto di Gazza era perfettamente prevedibile; ma perché, si
chiese Harry guardandolo, anche Malfoy sembrava ugualmente scontento? E perché Piton
stava guardando Malfoy con un’espressione allo stesso tempo infuriata e… possibile? …. un
po’ preoccupata? Ma prima che Harry potesse definire bene quello che aveva visto, Gazza si
girò e andò via trascinando i piedi, borbottando sottovoce; Malfoy si era ricomposto un sorriso
sul viso e stava ringraziando Slughorn per la sua generosità, e il volto di Piton era di nuovo
imperscrutabilmente piatto.
"Figurati, non è nulla," disse Slughorn agitando la mano, di fronte ai ringraziamenti di Malfoy.
"Conoscevo tuo nonno, dopo tutto...."
"Il nonno aveva un’altissima considerazione di lei, signore," disse rapidamente Malfoy.
"Diceva che lei era il più grande esperto di pozioni che avesse mai incontrato..."
Harry fissò Malfoy. Non era la smaccata adulazione che lo incuriosiva; da un bel po’ di tempo
aveva visto Malfoy farlo con Piton. Era il fatto che, dopo tutto, Malfoy sembrava fosse malato.
Erano secoli che non vedeva Malfoy da vicino; ora si rese conto che Malfoy aveva delle
ombre scure sotto gli occhi e la sua pelle aveva un colorito grigiastro.
"Vorrei scambiare due parole con te, Draco," disse Piton improvvisamente.
"Su, Severus," disse Slughorn, ancora con un singhiozzo, "è Natale, non essere troppo duro
—"
"Sono il Capo della Casa, e sono io che decido quanto devo essere o non essere duro,"
disse bruscamente Piton. "Vieni con me, Draco."
Si allontanarono, Piton davanti a Malfoy che lo guardava con risentimento. Harry rimase
fermo per un attimo, indeciso, poi disse, "Torno subito, Luna — ehm — il bagno."
"OK," disse allegra, e mentre Harry si allontanava tra la folla gli sembrò di averla sentita
riassumere la teoria della Cospirazione di Rotfang alla Professoressa Cooman, che
sembrava sinceramente interessata. Gli fu facile, lasciata la festa, tirare fuori dalla tasca il
Mantello dell’Invisibilità e metterselo addosso, visto che il corridoio era completamente
deserto. Fu più difficile trovare Piton e Malfoy. Harry corse per il corridoio, il suono dei suoi
piedi coperto dalla musica e dalle chiacchiere rumorose che ancora uscivano dall’ufficio di
Slughorn alle sue spalle. Forse Piton aveva portato Malfoy nel suo ufficio nelle segrete….
Oppure lo stava riportando nella sala comune di Serpeverde. . . Harry appoggiò l’orecchio
porta dopo porta mentre correva per il corridoio finché, con un forte scossa di eccitazione, si
accucciò per guardare dal buco della serratura dell’ultima classe del corridoio e sentì delle
voci.
" . . . non possiamo permetterci errori, Draco, perché se ti fai espellere —"
"Io non c’entro niente con quella faccenda, va bene?"
"Spero che tu stia dicendo la verità, perché è stata una cosa maldestra e sciocca. Già
sospettano che ci sia tu di mezzo."
"Chi mi sospetta?" disse con rabbia Malfoy. "Per l’ultima volta, non sono stato io, OK? Quella
ragazza, Bell, doveva avere dei nemici sconosciuti — non mi guardi così! Lo so cosa sta
facendo, non sono stupido, ma non funzionerà — Posso fermarla!"
Ci fu una pausa e poi Piton disse con calma, "Ah . . . Vedo che zia Bellatrix ti ha insegnato
l’Occlumanzia. Quali pensieri stai cercando di nascondere al tuo padrone, Draco?"
"Non sto cercando di nascondergli niente, è lei, che non voglio si impicci di queste cose!"
Harry premette ancora di più l’orecchio sul buco della serratura. . . . Cosa era successo che
faceva parlare in questo modo Malfoy a Piton — Piton, verso il quale aveva mostrato sempre
rispetto, e persino simpatia?
"Allora perché hai continuato a evitarmi per tutto il semestre? Temevi la mia interferenza?
Devi renderti conto che se qualcun altro avesse osato non presentarsi nel mio ufficio quando
gli avevo detto ripetutamente di venire, Draco —"
"Allora mi metta in punizione! Mi denunci a Silente!" lo schernì Malfoy.
Ci fu un’altra pausa. Poi Piton disse, "Sai bene che non voglio fare ne l’una ne l’altra cosa."
"Allora è meglio che smetta di chiamarmi nel suo ufficio!"
"Ascoltami," disse Piton con una voce così bassa che per sentirlo Harry dovette quasi
incollare l’orecchio al buco della serratura. "Sto cercando di aiutati. Ho giurato a tua madre di
proteggerti. Ho fatto il Giuramento Inviolabile, Draco —"
"E allora credo che invece che dovrà violarlo, perché non ho bisogno della sua protezione! E’
compito mio, me l’ha affidato e lo sto facendo, ho un piano che non può fallire, solo ci sta
volendo un po’ di più di quanto pensassi!"
"Qual è il tuo piano?"
"Non sono affari suoi!"
"Se mi dici cosa stai cercando di fare, posso aiutarti..."
"Ho tutto l’aiuto che mi serve, grazie, non sono solo!"
"Stanotte però eri da solo; una cosa estremamente stupida, girare per i corridoi senza
nessuno che facesse da palo e senza rinforzi, questi sono errori elementari—"
"Avrei avuto con me Crabbe e Goyle se lei non li avesse messi in punizione!"
"Non gridare!" scattò Piton, perché la voce di Malfoy, per l’eccitazione, si era alzata troppo.
"Se i tuoi amici Crabbe e Goyle vogliono passare l’esame di Difesa contro le Arti Oscure,
avranno bisogno di lavorare un po’ più seriamente di quanto stiano facendo ades —"
"Ma a che serve?" disse Malfoy. "Difesa contro le Arti Oscure — è tutta una balla, una messa
in scena, non è vero? Come se noi avessimo bisogno di proteggerci contro le Arti Oscure —"
"E’ una messa in scena fondamentale per il successo, Draco!" disse Piton. "Dove pensi sarei
finito tutti questi anni, se non fossi stato capace di recitare? Adesso ascoltami! Sei stato
avventato, andare in giro la notte, farti scoprire, e fidarti di due assistenti come Crabbe e
Goyle —"
"Non ci sono solo loro, ci sono altre persone dalla mia parte, persone migliori!"
"E allora perché non ti confidi con me, posso —"
"Lo so cosa vuole fare! Lei vuole rubarmi la gloria!"
Ci fu un’altra pausa, poi Piton disse freddamente, “Stai parlando come un bambino. Posso
capire che la cattura e l’arresto di tuo padre ti abbiano sconvolto, ma —"
Harry ebbe solo un secondo; sentì i passi di Malfoy dall’altro lato della porta e si getto di lato
proprio mentre si spalancava. Malfoy corse via lungo il corridoio, superò la porta aperta
dell’ufficio di Slughorns, girò dietro l’angolo più lontano e scomparve dalla sua vista. Osando
a malapena respirare, Harry rimase accucciato fin quando Piton uscì lentamente dalla classe.
Con un’espressione indecifrabile, tornò alla festa. Harry rimase sul pavimento, nascosto dal
mantello, con mille pensieri che si rincorrevano nella sua testa.
Capitolo XVI: Un Natale molto Gelido
Trad by: -The Zed“E così Piton si stava offrendo di aiutarlo? Stava definitivamente offrendosi di aiutarlo?”
“Se me lo chiedi Un’altra volta,”disse Harry,”Ti Infilzo con questo semino”
“Sto solo controllando!”disse Ron. Entrambi erano soli nella cucina della Tana, sbucciando
una montagna di semi per la signora Weasly. La Neve cadeva lentamente fuori dalla finestra
posta dinnanzi a loro.
“Si, Piton si stava offrendo di aiutarlo!” ripeté Harry. “Ha detto di aver promesso alla madre di
Malfoy di proteggerlo, che ha fatto un “Voto Infrangente o qualcosa del genere---”
“Un Voto Infrangibile?” disse Ron sorpreso “Nah, non può aver… Ne sei sicuro?”
“Si, ne sono certo,” disse Harry “Perché? Che significa?”
“Bé, non si può rompere un Voto Infrangibile…”
“A questo c’ero arrivato anche da solo. Che Succede se lo rompi?”
“Muori”, disse semplicemente Ron.” Fred e George cercarono di farmene fare uno quando
avevo circa cinque anni. C’è mancato poco, Stavo stringendo le mani a Fred e tutto il resto
quando papà ci ha scoperti , andò fuori di testa” disse Ron ricordando la scena. “Solo quella
volta ho visto papà arrabbiato tanto quanto la Mamma, Penso che la chiappa destra di Fred
non sia più la stessa da allora.”
“Si, beh, tralasciando la chiappa destra di Fred ---“
“Permesso?”disse la voce di Fred come i gemelli entraRono nella cucina.
“Ahh, Gorge, guardali. Stanno usando coltelli e tutto il resto, che Dio li benedica.”
“Avrò diciassette anni in poco più di due mesi,” disse Ron mettendo il broncio, “e allora potrò
farlo usando la magia!”
“Ma nel frattempo,” Disse George, sedendosi e mettendo i piedi sul tavolo, “Possiamo
goderci la tua dimostrazione di un corretto uso di un – ooops, che cosa stupenda!”
“Voi mi avete fatto sbagliare!” disse Ron succhiandosi il pollice tagliato. “Aspettate solo che
arrivi ai diciassette ---“
“Sono sicuro che ci stupirai con una fin qui insospettata, abilità magica,” disse Fred.
“Parlando delle tue inaspettate capacità, Ronald,” disse gorge, “cos’è questa faccendo che
abbiamo sentito da Ginny su questa fanciulla di nome…. A meno che la nostra informazione
non sia sbagliata... Lavanda Brown?”
Ron cominciò ad arrossire, ma non pareva dispiaciuto quando si voltò verso i suoi semi.
“Sono fatti miei.”
“Che risposta brutale,”disse Fred.”Davvero non so proprio come puoi pensare a questo. No,
sinceramente, quello che volevamo sapere era… come è successo?”
“Cosa volete dire?”
“Ha avuto un incidente o qualcosa del genere?”
“Cosa..?!”
“Beh, come fa a sopportare un tale decerebrato? Attento con quello!”
La signora Weasly entrò nella stanza giusto in tempo per vedere Ron lanciare il coltello dei
semi a Fred, che lo trasformò in un aereoplanino di carta con un solo cenno della sua
bacchetta,
“Ron!”disse furiosa”Non farti vedere mai più a lanciare dei coltelli!”
“Non lo farò,”disse Ron”non mi farò vedere”aggiunse sottovoce mentre si voltava verso la
montagna di semi.
“Fred, George, mi dispiace, cari, ma Remus è arrivato stanotte e così Bill dovrà schiacciarsi
in camera con voi.”
“No c’è problema;” disse George.
-“Quindi, dato che Charlie non verrà a casa, restano Harry e Ron a dormire in soffitta, e se
Fleur resta con Ginny - “- Questo diventerà il Natale migliore di Ginny –“ mormorò Fred. “Ognuno starà comodo, o almeno avrà un letto,” disse la signora Weasly leggermente
stressata.
“Quindi Percy non farà vedere la sua brutta faccia?” domandò Fred.
La signora Weasly si voltò prima di rispondergli.” No. È occupato penso, al Ministero.”
“O è il più grande idiota del mondo,” disse Fred nonappena la Signora Weasly ebbe lasciato
la cucina.”Uno dei due. Beh, ora andiamocene, George.”
“Che cosa avete da fare?” chiese Ron.”Non potete aiutarci con questi semi? Dovete solo
agitare la vostra bacchetta e così saremmo liberi di andare anche noi!”
“No, non penso che si possa fare,” disse Fred seriamente.”Spellare semi senza usare la
magia è una cosa che ti fa crescere molto, ti fa capire come è difficile sia per i gabbani –“ “- e
se vuoi che qualcuno ti aiuti, Ron,” aggiunse George facendo svolazzare l’aereoplanino verso
di lui “Io non gli lancerei contro dei coltelli, è solo un suggerimento. Noi ce ne andiamo al
villaggio, c’è una ragazza molto carina che lavora al giornalaio, e pensa che i miei giochi con
le carte siano qualcosa di meraviglioso… Qualcosa come magia vera…”
“Infami” disse Ron scuro in volto, guardando i gemelli attraversare il vialetto innevato. “Ci
avrebbero messo dieci secondi e poi avremmo potuto andarcene anche noi.”
“Non io,” disse Harry . “Ho promesso a Silente che non sarei andato in giro mentre restavo
qui per il Natale.”
“Oh, già” disse Ron. Prese un’altra manciata di semi e disse, “Dirai a Silente quello che hai
sentito della conversazione tra Malfoy e Piton?”
“Si,” disse Harry. “andrò a dirlo a chiunque possa metterci fine e Silente è al primo posto della
lista. Dovrei parlarne di nuovo anche con tuo padre.”
“Peccato non aver sentito che cosa ha in mente Malfoy…” “Non potrei averlo fatto, era
appunto questo il succo della discussione, Malfoy si rifiutava di dirlo a Piton”
Ci fù un attimo di silenzio poi Ron aggiunse “Comunque sai cosa diranno di tutto ciò Papà e
Silente, e tutti gli altri? Diranno che Piton non stà veramente cercando di aiutare Malfoy,
stava solo cercando di scoprire cosa aveva in mente…”
“Loro non l’hanno sentito,”disse Harry amaramente “Nessuno è un così bravo attore,
nemmeno Piton.”
“Già… ma loro non la penseranno così” disse Ron.
Harry si girò aggrottando le sopracciglia “Tu pensi che io abbia ragione, vero?”,
“Certo!”disse Ron di fretta “Sul serio! Ma loro sono tutti convinti che Piton stia dalla nostra,
no?”
Harry non disse nulla. Aveva già pensato che quella sarebbe stata l’obiezione più gettonata
tra quelle lanciate nei confRonti dei suoi nuovi sospetti; poteva quasi sentire Hermione dirgli:
Certo, Harry, si stava solo offrendo di aiutarlo per fregarlo e farsi svelare i suoi piani…
Questa era pura immaginazione, comunque, non aveva avuto l’opportunità di dire a
Hermione cosa aveva origliato, Lei era scomparsa dalla festa del professor Slughorn prima
del suo ritorno, o almeno questo aveva capito da un infuriato McLaggen, ed era già tornata a
letto quando Harry era arrivato nella sala comune. Come lui e Ron erano partiti per la Tana il
giorno dopo, ebbe appena il tempo di augurarle Buon Natale e dirle di aver qualche notizia
importante da dirle al loro ritorno dalle vacanze. Ognimodo, non era nemmeno sicuro che lo
avesse sentito, Ron e Lavanda si stavano dando un lungo e completo saluto non-verbale alle
sue spalle mentre lui le parlava.
Comunque, nemmeno Hermione avrebbe più potuto negare che Malfoy aveva
definitivamente in mente qualcosa, e Piton lo sapeva, cos’ Harry si sentiva pienamente
giustificato a dire “Te l’avevo detto” cosa che aveva già fatto parecchie volte con Ron.
Harry non ebbe l’opportunità di parlare col Signor Weasly, che lavorava molto a lungo al
Ministero, fino alla sera della vigilia.
I Weasly e i loro ospiti erano seduti nel salotto, che Ginny aveva decorato in modo
prodigioso, sembrava quasi di sedere nel bel mezzo di un’esplosione di decori. Fred, George,
Harry e Ron erano ancora gli unici a sapere che l’angelo sulla cima dell’abete era uno
Gnomo da giardino che aveva morsicato Fred sulla caviglia mentre stava raccogliendo le
carote per la cena. Schiantato, colorato d’oro, spinto dentro a un minuscolo tutu e con un
piccolo paio d’ali incollatogli sulla schiena, guardava in cagnesco verso di loro, il più brutto
Angelo che Harry avesse mai visto, con una grossa testa somigliante a una patata e piedi
pelosi.
Erano tutti riuniti col fine di ascoltare il programma radiofonico della cantante preferita dalla
signora Weasly, Celestina Warbeck, la cui voce gorgheggiava fuori dall’ impianto radio in
legno dei Weasly. Fleur, che sembrava trovare celestina molto ottusa, parlava
rumorosamente nell’angolo dove la signora Weasly aggrottava le ciglia puntando la bacchetta
verso il regolatore del volume, di modo che la voce di celestina crescesse sempre più alta.
Col sottofondo di un particolare pezzo jazz intitolato “Un caldeRone pieno di caldo, forte
amore,” Fred e George iniziaRono una partita a Spara-Schiocco con Ginny, Ron continuava
a lanciare verso Fleur e Bill occhiate nascoste, sicuramente cercando di carpire qualche
consiglio. Intanto, Remus Lupin, che era più trasandato e stanco che mai, sedeva di fronte al
fuoco, perso nei suoi pensieri al punto da non sentire la voce di Celestina
Oh, vieni e mescola il mio caldeRone,
e se lo fai bene
bollirò di forte e caldo amore
per tenerti al caldo stanotte.
“Noi la ballavamo quando avevamo diciott’anni, spostando il suo sguardo su suo marito.”te lo
ricordi, Arthur?”
“Mphf?” disse il signor Weasly che continuava ad annuire mentre sbucciava il suo mandarino.
“Oh, si, che bei tempi…”
Con uno sforzo, si sedette più dritto e lanciò un’occhiata a Harry che sedeva lì accanto”Mi
spiace,”disse, spostando lo sguardo alla radio mentre Celestina finiva il ritornello
“Ritorneremo con voi presto.”
“Nessun problema,” disse Harry ghignando, “è stato impegnato al Ministero?”
“molto” disse il signor Weasly. “e per di più non andiamo da nessuna parte, dei tre arresti fatti
nell’ ultimo paio di mesi, dubito fortemente che ci sia anche un solo Mangiamorte, ma non
dirlo a nessuno, Harry” aggiunse, apparendo più sveglio che dispiaciuto.
“Non staranno ancora trattenendo Stan Picchetto vero?” domandò Harry.
“Ho paura di si” disse il signor Weasly “So che Silente stà interferendo direttamente con
Scrimgeour approposito di Stan… Cioè, a chiunque lo domandi, nessuno è convinto che Stan
sia un Mangiamorte più di quanto lo sia questo mandarino... Ma ai piani alti vogliono che si
pensi che stiamo facendo progressi e ‘tre arresti’ suona meglio di ‘tre arresti e un rilascio ’ ma
ripeto, è tutto top secret…”
“Non dirò nulla,” disse Harry, esitò un momento, chiedendosi se fosse il momento giusto per
intraprendere una discussione sui suoi sospetti mentre Celestina riprendeva con la canzone
“Tu hai strappato il cuore dal mio petto”.
“Signor Weasly, sa quello che le dicevo alla stazione prima della partenza per la Scuola…”
“Ho controllato, Harry”disse il signor Weasly.”Sono stato a casa dei Malfoy, non c’era niente,
ne rotto e comunque non poteva essere li”
“Si, lo so, ho letto sul profeta che aveva controllato.. ma questo è qualcosa di differente… un
po’ più…”
E disse al signor Weasly tutto quello che aveva sentito dire tra Malfoy e Piton. Come ebbe
parlato, Harry vide la testa di Lupin girarsi un poco verso di lui, ascoltando ogni parola.
Quando ebbe finito, c’era il silenzio, eccezion fatta per la voce di Celestina.
Oh, mio povero cuore
Dove sei andato
Mi hai lasciato per incanto…
“Hai pensato Harry”, disse il signor Weasly “che Piton probabilmente cercava solo…?”
“Cercava di offrirgli una mano, per poter scoprire cosa ha in mente Malfoy?” disse Harry in
fretta “Si, sapevo che l’avrebbe detto, ma come possiamo saperlo?”
“Non è nostro compito saperlo” disse Lupin inaspettatamente. Aveva girato la testa in modo
da poter fissare Harry in volto.
“è compito di Silente. Silente si fida di Severus, e questo deve essere abbastanza per tutti
noi.”
“Ma,”disse Harry ”Pensa, anche solo per un momento, che Silente si sbagli approposito di
Piton…”
“Altri l’hanno già detto, molte volte. Dipende dal se tu ti fidi o no del giudizio di Silente, io si, e
quindi mi fido di Severus.”
“Ma Silente può sbagliarsi” replicò Harry “L’ha detto lui stesso, e tu” – Guardò Lupin fisso
negli occhi – “ti piace veramente Piton”
“A me non piace ne dispiace Severus,” disse Lupin. “No, Harry, stò dicendo il vero,”aggiunse
appena Harry accennò un’espressione scettica “Non siamo mai stati amici, dopo tutto quello
che c’è stato tra James, Sirius e Severus, c’è troppa amarezza in quello. Ma non dimentico
che, durante l’anno che ho passato a Hogwarts, Severus ha fatto per me la Pozione Antilupo
ogni mese, perfettamente, e così non ho dovuto soffrire come faccio di solito durante la luna
piena.”
“Ma si è ‘accidentalmente? Lasciato scappare che sei un Lupo Mannaro, e così te ne sei
dovuto andare!”disse Harry amaramente
Lupin alzò le spalle. “La notizia si sarebbe sparsa in ogni caso. Sappiamo entrambi che
voleva il mio lavoroma avrebbe potuto far un danno molto più grande sbagliandosi nel
preparare la pozione, mi ha tenuto in salute, devo essergliene grato”
“forse non ha sbagliato nella pozione perché Silente lo controllava” disse Harry
“Sei determinato ad odiarlo, Harry,” disse Lupin con un debole sorriso.
“E ti capisco, con James come padre e Sirius come patrigno, hai ereditato un vecchio
pregiudizio, comunque riferisci a Silente quello che hai detto a me e Arthur, ma non ti
aspettare che lui condivida il tuo punto di vista sulla faccenda, non ti aspettare nemmeno che
sia sorpreso al riguardo. Potrebbe esser su ordine di Silente che Severus ha interrogato
Draco.”;
… e adesso che siamo soli
ti ringrazio di avermi
ridato il mio cuore!
Celestina terminò la sua canzone con una alta e lunga nota e uno scroscio di applausi uscì
dalla radio, applausi a cui la signora Weasly si unì entusiasta.
“è finalmonte finita?”disse Fleur ad alta voce. ”Grazie al cielo che orribile---“
“Prendiamo una tazza di zabaglione prima di dormire?”disse la signora Weasly ad alta voce,
balzando in piedi.”chi ne vuole una?”
“Perché sei arrivato così tardi?” chiese Harry a Lupin, mentre il signor Weasly si alzava per
dirigersi in cucina e tutti gli altri cominciavano a stiracchiarsi.
“Oh, sono stato sottoterra,” disse Lupin “Letteralmente, per questo non ho potuto scriverti,
mandarti delle lettere sarebbe stato un buon diversivo.”
“Cosa vuoi dire?”
“Ho vissuto un po’ con i miei simili”disse Lupin.
“Lupi Mannari,” aggiunse all’occhiata perplessa di Harry “Quasi tutti loro stanno dalla parte di
Voldemort. Silente voleva una spia tra loro, e quindi…”
Aveva un tono leggermente amaro, e quando se ne accorse sorrise, “Non mi stò almentando,
è un lavoro necessario e chi poteva farlo meglio di me? Comunque, è stato difficile
guadagnarsi la loro fiducia, porto su di me i segni inconfondibili di chi ha cercato di vivere in
mezzo ai maghi, loro ormai rifiutano la società e vivono ai margini, rubando e talvolta
uccidendo, per mangiare.”
“Come mai si sono alleati con Voldemort?”
“Pensano che, sotto il suo dominio, avrebbero una vita migliore,”disse Lupin.
“Ed è arduo discutere con Greyback là fuori…”
“Chi è Grayback?”
“Non hai mai sentito parlare di lui?” disse Lupin torcendosi nervosamente le mani
“Fenrir Grayback è, probabilmente, il più selvaggio Lupo Mannaro vivo al giorno d’oggi,
reputo la sua missione quella di mordere e contaminare più umani possibile; vuole creare
abbastanza Lupi Mannari da sorpassare i maghi. Voldemort gli ha promesso un premio in
cambio dei suoi servigi, Grayback è specializzato in bambini… Mordili mentre sono giovani,
dice, toglili dai genitori e dalla gente comune, insegnagli a odiare i maghi. Voldemort ha
minacciato di sguinzagliarlo addosso ai figli e alle figlie della popolazione magica, e questa è
una minaccia che di solito produce buoni risultati.” Lupin fece una pausa prima di aggiungere,
“è stato Grayback a mordere me”
“Cosa?” disse Harry stupito.
“Intendi dire quando eri ancora bambino?”
“Si, mio padre lo aveva offeso. Per molto tempo non sapevo chi fosse il Lupo Mannaro che
mi aveva morso; provavo persino pietà per lui, credevo che fosse fuori di se, come quando mi
trasformo io. Ma Grayback non è così, Prima della luna piena si posiziona vicino alla vittima,
assicurandosi che sia abbastanza vicino per colpire. Predispone tutto. Questo è l’uomo che
Voldemort usa per convincere i Lupi mannari. E io non posso pretendere che la mia piccola
insistenza si faccia strada al punto da mettere in discussione Grayback, che continua a
ripetere che noi Lupi Mannari abbiamo bisogno di sangue, e che sia necessario vendicarci
sulle persone normali.” “ma tu sei normale!”disse Harry ferocemente. “Hai solo un…un
problema –“
Lupin scoppiò a ridere. “a volte mi ricordi molto James. Lui lo chiamava il mio piccolo
problema di peli quando eravamo in compagnia. Molte persone credevamo che io possedessi
un coniglio maleducato…”
Lupin accettò volentieri la tazza di zabaglione offertagli dal signor Weasly e lo ringraziò,
sembrava lievemente più allegro, Harry, nel frattempo si senti un poco più eccitato,
quell’ultimo riferimento a suo padre gli ricordò qualcosa che aveva intenzione di chiedere a
Lupin.
“Hai mai sentiti di qualcuno che si facesse chiamare Il Principe Mezzosangue?”
“Il mezzosangue cosa?”
“Principe”disse Harry guardandolo da vicino per scorgere qualche segno di riconoscimento.
“Non ci sono principi dei maghi,” disse Lupin sorridendo” è un titolo che pensi di adottare? Io
pensavo che ‘Il Prescelto’ fosse abbastanza.”
“Non ha a che fare con me” disse Harry indignato “Il principe Mezzosangue era qualcuno che
frequentava Hogwarts, ho il suo vecchio libro di pozioni. Ci ha scritto sopra incantesimi
ovunque, incantesimi che ha inventato. Uno di quelli è Levicorpus –“
“Oh, quello aveva un discreto successo mentre io ero a Hogwarts” disse Lupin ricordando
“C’è stato un periodo durante il mio quinto anno in cui non ci si poteva dirigere da nessuna
parte senza essere appesi in aria per la propria caviglia.”
“Mio padre l’ha usato,”disse Harry “L’ho visto nel Pensatoio, l’ha usato su Piton”
Cercò di sembrare casuale, come se il commento non avesse importanza, ma non era sicuro
che avrebbe sortito l’effetto previsto, il sorriso di Lupin era un pò troppo comprensivo.
“Si,”disse Lupin” Ma non era l’unico, come ho detto, era molto popolare…”
“sai come queste cose vanno e vengono…”
“Ma sembra che sia stato inventato quando eravate a scuola voi, ”insistette Harry.
“Non necessariamente,” replicò Lupin “Le fatture vanno e vengono come qualsiasi altra cosa.
Guardò Harry direttamente negli occhi e disse “James era un purosangue, Harry, e ti giuro
che non ci ha mai chiesto di chiamarlo Principe”
Abbandonando l’idea Harry chiese “e non era Sirius, o tu?”
“Definitivamente No.”
“Oh.”disse Harry guardando il fuoco “è solo che, bè, questo Principe mi ha aiutato molto in
Pozioni”
“Quanto è vecchio questo libro, Harry?”
“Non so, non ho mai controllato.”
“Beh, forse questo potrebbe darti qualche indizio su quando questo Principe è stato a
Hogwarts,” disse Lupin
Poco dopo, Fleur decise di imitare Celestina nell’interpretazione di ‘Un caldeRone pieno di
caldo, forte amore ’ che fu bloccata dall’intero gruppo, una volta vista l’espressione della
signora Weasly, che diceva chiaramente che era ora di andare a letto, Harry e Ron si
affrettaRono su per la stanza che porta alla soffitta di Ron dove un letto da campo era stato
aggiunto per Harry.
Ron cadde addormentato quasi subito scavò nel suo bagaglio e ne tirò fuori la sua copia di
‘Pozioni Avanzate’ e se la portò a letto.
Girò pagine e pagine prima di trovare, sulla copertina del libro, la data di pubblicazione,
risalente più o meno a cinquant’anni prima.
Ne suo padre, ne gli amici di suo padre erano stati a Hogwarts cinquant’anni prima.
Dispiaciuto, Harry rimise a posto il libro, spense la lampada, e si girò nel letto, pensando ai
Lupi mannari e a Piton, a Stan Picchetto e al Principe mezzosangue, e infine cadde in uno
strano sonno, pieno di ombre crepitanti e pianti di bambini…
“Deve essere uno scherzo…”
Harry si svegliò di colpo vedendo una protuberanza ai piedi del suo letto. Si mise gli occhiali
e si diede un’occhiata attorno. La piccola finestra era completamente ricoperta dalla neve, e,
di fRonte a lui, Ron sedeva sul suo letto esaminando quella che sembrava essere una
spessa catenina d’oro.
“Cos’è quella roba?” chiese Harry.
“è il regalo di Lavanda”, disse Ron disgustato, “Pensa veramente che io indosserei mai…”
Harry guardò più attentamente e scoppiò a ridere, alla fine della catenina in smaglianti lettere
dorate stava scritto “Il mio amore”
“Bella,” disse Harry, “eccellente, Dovresti proprio indossarla davanti a Fred e George.”
“Se ti azzardi a dirglielo,” nascondendo la collana sotto il cuscino, “Io.. io ti…ti..”
“Mi Balbetterai contro?” ridacchio Harry “Suvvia”
“Come ha potuto pensare che mi sarebbe piaciuto un oggetto come questa, cosa?” disse
Ron rivolgendosi shockato al cielo.
“Bè, prova a ricordare, “disse Harry “Le hai mai detto che non ti sarebbe piaciuto andare in
giro con la scritta ‘Il mio amore’ attorno al collo?”
“Beh, ammise Ron, non è che abbiamo parlato molto, è più che altro..”
“Pomiciare.” Disse Harry.
“Beh, si” disse Ron, esitò un momento prima di dire “Davvero Hermione esce con quel
McLaggen?”
“Non saprei,”ammise Harry “Erano alla festa di Slughorn insieme, ma non penso che sia
andata bene.”
Ron apparve leggermente più sollevato e cominciò ad aprire gli altri regali.
Quelli di Harry includevano un nuovo maglione con ricamato un Boccino d’Oro da parte della
signora Weasly, una grande confezione dei ‘tiri vispi Weasly’ da parte dei gemelli e un umido
pacchetto ammuffito con la scritta ‘Al Padrone’ da parte di Kreacher, Harry lo fissò per un
momento. “Pensi che sia abbastanza sicuro aprirlo?” chiese “Non può esser niente di
pericoloso, tutta la nostra posta viene continuamente controllata dal Ministero,” disse Ron
che fissava il pacchetto con aria sospettosa.
“Non ho pensato di mandare qualcosa a Kreacher. Di solito le persone fanno dei Regali ai
loro Elfi Domestici?” disse Harry squadrando il pacchetto.
“Hermione lo farebbe:”disse Ron “Ma aspettiamo e vediamo prima di sentirci in colpa” Un
momento dopo Harry aprì il pacco che si rivelò contenere una larga quantità di vermi.
”carino” disse Ron sogghignando. “Molto profondo, preferisco questi al posto della collana,”
disse Harry a Ron.
Tutti stavano indossando i nuovi maglioni quando scesero per il pranzo di Natale, tutti a parte
Fleur (per cui la signora Weasly aveva deciso di non sprecarsi).
La stessa signora Weasly, che indossava un nuovo cappello da strega fiammante e una
collana di brillanti.
“Fred e George me li hanno regalati! Non sono stupendi?”
“Beh, devo dire che ti apprezziamo sempre di più mamma,” disse George “ora che laviamo i
nostri stessi calzini.”
“Pasticcio Remus?”
“Harry, hai un verme tra i capelli” disse Ginny allegramente, sporgendosi sopra il tavolo per
toglierlo, Harry sentì qualcosa per la schiena che non aveva nulla a che fare con i vermi.
“Orribile” disse Fleur scrollandosi le spalle.
“Già”disse Ron.”vuoi del sugo Feur?”
Nell’ intento di aiutarla, Ron fece volare il contenitore del sugo, il disastro fu evitato da Bill
che, con un gesto della sua bacchetta fece rientrare il sugo nel contenitore.
“Sei maldostro come quella Tonks” disse Feur a Ron una volta finito di baciare Bill in
ringraziamento.
“Fa siompre cadere qualcosa”
“Avevo invitato la cara Tonks per unirsi a noi, oggi,” disse la signora Weasly, appoggiando le
carote con forza eccessiva a fissando Fleur.”Ma non ha voluto venire. L’hai sentita di recente,
Remus?”
“No, non sono stato in contatto con nessuno per molto tempo,” disse Lupin “Ma avrà la sua
famiglia con cui passare il natale, non cedi?”
“Hmmm,” disse la signora Weasly “Forse, ma avevo l’impressione che fosse intenzionata a
passare il natale da sola.”
Diede a Lupin un’occhiata annoiata, come se fosse per colpa sua che Fleur stesse per
diventare sua nuora al posto di Tonks, ma Harry, lanciando un’occhiata a Fleur, che stava
imboccando Bill con piccoli pezzi di tacchino dalla sua forchetta, pensò che quella che la
signora Weasly stava combattendo era certamente una battaglia persa. Comunque, in questo
modo, si ricordò di una cosa che aveva intenzione di chiedere a Lupin, l’uomo che sapeva più
di tutti sui Patronus”
“Il Patronus di Tonks ha cambiato forma,” gli disse “O almeno così ha detto Piton, non
sapevo che potesse succedere, come mai un Patronus può cambiare aspetto?”
Lupin si prese un po di tempo, mangiò il suo tacchino e inghiottì prima di risponder
lentamente “A volte… a causa di un forte shock.. o uno sbalzo emotivo…”
“Sembrava grosso, e aveva quattro zampe,” disse Harry, poi colpito da un pensiero
improvviso, aggiunse sottovoce “Non è che magari poteva essere…?”
“Arthur!” disse la signora Weasly di colpo, era balzata dalla sua sedia, con una mano al petto
e fissava fuori dalla finestra della cucina. “Arthur, è Percy!”
“Cosa?”
Il signor Weasly si guardò attorno, tutti fissaRono immediatamente la finestra della cucina,
Ginny si alzò per vedere meglio. Quindi, Percy Weasly stava attraversando il vialetto innevato
che portava alla tana, ma non era solo.
“Arthur, lui… lui è qui col Ministro!”
E Harry vide l’uomo che aveva visto sulla gazzetta del Profeta che seguiva Percy sul vialetto
di casa.
Prima che qualcuno potesse fare qualcosa, prima che il signor o la signora Weasly potessero
anche solo dire qualcosa la porta dell’ingresso si aprì e sulla soglia apparve Percy Weasly.
Ci fu un momento di sentito silenzio dopo di che Percy disse “Buon natale, madre”
“Oh, Percy!” disse la signora Weasly mentre si lanciava tra le sue braccia.
Rufus Scrimgeour aspettava sulla soglia, sorridendo mentre assisteva alla scena.
“Dovete perdonare l’intrusione,” disse, guardando il signor Weasly “Percy e io eravamo nelle
vicinanze, al lavoro, e non ha potuto resistere al pensierosi vedervi..”
Percy comunque non diede segno di voler salutare nessun altro membro della famiglia.
Restava in piedi, stirato, guardandosi attorno mentre il signor Weasly, Fred e George lo
fissavano impietriti.
“Prego, entri Ministro, si sieda!” starnazzò la signora Weasly
“No, no, grazie mia cara Molly,” disse Scrimgeour, Harry pensò che avesse chiesto il suo
nome a Percy prima di entrare, “Non voglio interrompere, non saremmo nemmeno venuti se
Percy non avesse voluto vedervi con tanta insistenza..”
“Oh, Perce!” disse la signora Weasly in lacrime, sporgendosi per baciarlo.
“Resteremo solo per pochi minuti, no, no, vi assicuro che non voglio entrare!” Beh, se
qualcuno mi volesse mostrare il vostro fantastico giardino.. Ah, quando quel giovanotto
finisce, perché non viene a fare due passi con me?”
L’atmosfera attorno al tavolo cambiò rapidamente. Tutti lanciavano occhiate da Scrimgeour a
Harry. Nessuno fece finta di credere che Scrimgeour non conoscesse il nome di Harry, o che
trovasse naturale che lui fosse scelto per accompagnarlo in giardino quando Ginny, Fleur e
George avevano già ripulito i loro piatti.
“Certo” disse Harry per rompere il silenzio.
Lui non era stupido, se Scrimgeoru voleva parlare con lui, questa poteva essere la ragione
per cui Percy era venuto a fare visita alla famiglia.
“Va tutto bene” disse Harry passando accanto a Lupin che sembrava essersi innervosito.
“Bene” aggiunse quando il signor Weasly aprì la bocca per parlare.
“Meraviglioso!” disse Scrimgeour, aspettando Harry sulla soglia e facendolo passare per
primo.
“Faremo solo un giretto nel giardino, poi io e Percy ce ne andremo. Continuate pure!”
Harry Oltrepassò il piccolo vialetto verso il retro della casa dove stava il giardino
completamente coperto di neve, mentre Scrimgeour sorrideva al suo fianco, lui, a quanto
sapeva Harry, era stato a capo dell’ufficio degli Auror, sembrava un tipo difficile e segnato
dalle battaglie, molto differente dal corpulento Caramell con la bombetta.
“Fantastico,” disse Scrimgeour guardando il giardino coperto di neve di fRonte a se.
“Fantastico.”
Harry non disse niente. Poteva dire che Scrimgeour lo stava guardando ma non se ne
accertò.
“Avevo voglia di parlarti da molto tempo,” disse Scrimgeour dopo qualche momento.
“Lo sapevi?”
“No” disse Harry sinceramente.
“Già, da molto tempo, ma Silente è molto protettivo nei tuoi riguardi,” disse Scrimgeour.”
Naturale, certo, naturale, dopo tutto quello che hai passato… E specialmente dopo quanto
successo al Ministero in Giugno..”
Si fermò per aspettare una risposta di Harry, che non arrivò, così continuo:”Speravo in
un’occasione per parlarti sin da quando sono entrato in carica, ma Silente – molto
comprensibilmente, devo dire –lo ha prevenuto”
Di nuovo, Harry non disse nulla, aspettando.
“Tutte le vomiche ti girano attorno!” disse Scrimgeour “Beh, certo, sappiamo entrambi che la
storia è stata distorta.. .Tutti questi bisbigli su una profezia, sul fatto che tu saresti ‘Il
Prescelto’…”
Harry pensò che Scrimgeour si stesse lentamente avvicinando al punto.
“Penso che Silente abbia discusso queste cose con te, non è così?”
Harry tentennò, chiedendosi se avrebbe dovuto mentire o no. Guardò le impRonte di gnomi
sulla neve, vicino ai vasi dei fiori, che portavano al punto dove Fred aveva catturatolo gnomo
che in quello stesso momento stava indossando un tutu dalla cima dell’albero di Natale.
Infine, decise per la verità… O una parte di essa.
“Si, ne abbiamo discusso.”
“Avete, avete…”disse Scrimgeour. Harry poteva vedere, al limite del suo campo visivo,
Scrimgeour fissarlo, così fece finta di essere molto interessato a uno gnomo che aveva
appena fatto sbucare la propria testa dalla sua tana nascosta sotto un rododendro. “E cosa ti
ha detto Silente?”
“Mi spiace, ma questa è una cosa tra me e lui,” disse Harry mantenendo la sua voce il più
gentile possibile e anche il tono di Scrimgeour era amichevole quando disse:
“Oh, certo, è una domanda confidenziale. Non vorrei che tu divulgassi… no, no, e comunque,
importerebbe qualcosa il fatto che tu sia o no ‘Il Prescelto’?”
Harry dovette riflettere prima di rispondere. “non capisco cosa intende dire, Ministro”
“Beh, certo, per te sarà di estrema importanza” disse Scrimgeour ridendo “Ma per la
comunità magica in generale, è più una percezione no? È quello che sembra alla gente
l’importante”
Harry non disse niente, ora cominciava a intravedere il punto della situazione, ma non
avrebbe aiutato Scrimgeour ad arrivarci. Lo gnomo nel rododendro stava ora scavando
cercando vermi tra le radici e Harry tenne il suo sguardo fisso su di esso.
“Vedi, la gente crede che tu sia ‘Il Prescelto” disse Scrimgeour.
“Ti immaginano come una specie di eroe, cosa che tut sei comunque, prescelto o no, quante
volte hai affRontato Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato fino ad ora? Beh, in ogni caso…”
continuò, senza aspettare una risposta”Il punto è: tu per loro sei il simbolo della speranza.
L’idea che ci sia qualcuno la fuori che abbia la possibilità, che sia destinato a distruggere
Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato , beh, naturalmente, aiuta molto le persone. E una
volta capito questo, Harry, capirai anche che tu ha, diciamo, un dovere, di schierarti col
Ministero, e dare una spinta a tutti”
Lo gnomo era appena riuscito a acchiappare un verme e ora cercava di afferrarlo meglio per
toglierlo dal terreno ghiacciato.
Harry rimase in silenzio così a lungo che Scrimgeour spostò lo sguardo da lui allo gnomo”
Piccole divertenti creature, non trovi?”ma tu che ne pensi, Harry?”
“Non credo di capire esattamente cosa vuole da me ‘ schierarsi col Ministero’, cosa
significa?”
“Oh, niente di oneroso, te lo assicuro,” disse Scrimgeour. “Se solo tu potessi passare e farti
vedere al Ministero qualche volta, per esempio, potrebbe dare una buona impressione. E di
certo, una volta che tu ti troveresti la, avresti l’opportunità di parlare con Gawain Robards, il
mio successore come capo degli Auror. Dolores Umbridge mi ha rivelato della tua ambizione
di diventare Auror. Questo ti può aiutare molto…”
Harry sentì una punta di rabbia ribollire nel suo stomaco ‘e così Dolores Umbridge era ancora
al ministero eh?’
“così in parole povere,” disse Harry col tono di chi vuole solo sistemare qualche dettaglio “Lei
vuole che dia l’impressione di lavorare per il Ministero?”
“Questo darebbe a tutti una spinta a credere che tu sia molto più coinvolto, Harry”
disse Scrimgeour, sembrando sollevato che Harry si fosse affezionato all’idea così in fretta.
“ ‘Il Prescelto’, sai… Serve a dare speranza alla gente, la sensazione che stiano succedendo
cose buone..”
“Ma se cominciassi a entrare e uscire dal Ministero,” disse Harry continuando a sforzarsi di
mantenere un tono amichevole “non sembrerà che io approvi la line di condotta del
Ministero?”
“Beh” disse Scrimgeour aggrottando le sopracciglia, “si, questo fa parte di quello che noi
vorremmo-“
“no, non penso che possa funzionare” disse Harry educatamente. “Vede, io non approvo
alcune cose che state facendo al Ministero. Trattenere Stan Picchetto ad esempio.”
Scrimgeour non parlò per un momento ma la sua espressione si indurì rapidamente. “Non mi
aspetto che tu capisca,” disse, incapace di trattenere la rabbia nella sua voce “Questi sono
tempi pericolosi e alcuna misure devono essere prese, tu hai sedici anni-“
“Silente ha un po’ più di sedici anni, e anche lui non è d’accordo sul fatto di trattenere Stan ad
Azkaban” disse Harry “Lei fa di Stan un capo espiatorio, come vuole fare di me la sua
mascot.”
Si guardaRono l’un l’altro per un lungo momento, infine Scimgeour disse, senza pretesa di
sembrare caloroso, “Vedo che preferisci – come il tuo eroe, Silente – di dissociarti dal
Ministero?” “Io non voglio essere usato,” disse Harry.
“qualcuno potrebbe dire che è tuo dovere farti usare dal Ministero!” “Già, e qualcuno potrebbe
dire che è suo dovere controllare che luna persona sia veramente un Mangiamorte prima di
schiaffarlo in prigione, “ disse Harry mentre il suo temperamento saliva “Le stà facendo quello
che fece Barty Crouch. Lei non le vede mai di buon occhio, eh? Le persone? Come fece
Caramell, sostenendo che tutto fosse rose e fiori mentre altre persone venivano assassinate
sotto il suo naso, e adesso abbiamo lei, che sbatte in prigione la gente sbagliata e
pretendendo di avere ‘Il Prescelto’ al suo servizio…”
“Quindi tu non sei ‘Il Prescelto?” disse Scrimgeour.
“Come ha detto lei, in ogni caso questo non ha importanza,” disse Harry con una risata
amara, “non per lei, almeno”
“Non avrei dovuto dirlo” disse Scrimgeour velocemente “è stato indiscreto –“
“No, è stato onesto,” disse Harry. “Una delle poche cose che mi ha detto onestamente. Non
le importa se io vivrò o morirò, ma le importa che io convinca la gente che lai vincerà la
guerra contro Voldemort. Io non ho dimenticato, Ministro..” disse Harry mostrando il dorso
della mano destra, dove, con una luce chiara, risplendevano ancora le cicatrici che Dolores
Umbridge lo aveva costretto a farsi per punizione. ‘ Non devo dire bugie’.
“Non mi ricordo che lei si sia schierato in mia difesa mentre cercavo di dire a tutti che
Voldemort era tornato, Il Ministero non era così ansioso di fare amicizia lo scorso anno.
Scese un silenzio ghiacciato quasi quanto la terra sotto i loro piedi. Lo gnomo era finalmente
riuscito a strappare il verme dal terreno e lo succhiava felice, appoggiandosi al tRonco del
rododendro.
“Cosa ti ha detto di fare Silente?” disse Scrimgeour bruscamente. “Dove se ne va quando si
assenta da Hogwarts?”
“Non ne ho idea, “ disse Harry.
“E non me lo diresti nemmeno se lo sapessi,” disse Scrimgeour “giusto?”
“No, non lo farei” disse Harry.
“Beh, allora dovrò cercare di scoprire qualcosa in altri modi.”
“ci può provare;” disse Harry con tono indifferente “Ma lei sembra più intelligente di Caramell,
quindi penso che abbia imparato dai suoi sbagli. Lui cercò di interferire a Hogwarts. Credo
che abbia notato che lui non è più Ministro, ma Silente continua a essere il Preside. Io
lascerei Silente in pace, se fossi in lei”
Ci fu una lunga pausa.
“Beh, mi sembra che abbia fatto davvero un buon lavoro con te” disse Scrimgeour, con occhi
di ghiaccio da dietro le lenti appannate.
“L’uomo di Silente in tutto e per tutto eh, Potter?”
“Si, lo sono” disse Harry “Felice di averla conosciuto;”
E girando le spalle al Ministro della Magia, se ne tornò verso la casa.
-CAPITOLO 17–
Una memoria lenta
trad. by Le Terry Potter rivisto da Hermes Desy (vince960)
Nel tardo pomeriggio, qualche giorno dopo Capodanno, Harry, Ron, e Ginny si misero in fila
accanto al camino per ritornare a Hogwarts. Il Ministero aveva organizzato questo
collegamento straordinario con la Metropolvere per far tornare gli studenti a scuola
velocemente ed in modo sicuro. Solo la signora Weasley era lì a salutarli, perché il signor
Weasley, Fred, George, Bill, e Fleur erano tutti al lavoro. Al momento della partenza la
signora Weasley scoppiò in lacrime.
Bisogna ammettere che negli ultimi tempi ci voleva veramente poco per farla piangere; stava
piangendo a intermittenza da quando Percy si era precipitato via di casa il giorno di Natale
con gli occhiali sporchi di purea di patate (cosa della quala sia Fred, George che Ginny
rivendicavano il credito).
"Non piangere, mamma" disse Ginny, dandole dei colpettini sulla schiena mentre la signora
Weasley le singhiozzava sulla spalla. "E’ tutto a posto..."
"Sì, non preoccuparti per noi" disse Ron, permettendo a sua madre di assestargli un bacio
molto umido sulla guancia, "o per Percy. Lui è così scemo che non sarebbe una gran perdita,
no?"
La signora Weasley singhiozzò più forte che mai mentre stringeva Harry tra le braccia.
"Promettimi che baderai a te stesso....stai lontano dai guai...."
"Lo faccio sempre, signora Weasley", disse Harry. "Io adoro la vita tranquilla, mi conosce."
La signora Weasley fece una risata umida e se ne andò. "Statemi bene allora, tutti voi...."
Harry entrò nel fuoco color smeraldo e gridò "Hogwarts!" Ebbe un’ultima fugace vista della
cucina dei Weasley e della faccia triste della signora Weasley prima che le fiamme lo
avvolgessero; ruotando molto velocemente, catturò degli scorci confusi di altre stanze della
Magia, che gli sfuggivano davanti prima che lui potesse osservarle veramente; dopo rallentò,
e alla fine si fermò nel bel mezzo del camino dello studio della professoressa McGranitt. Lei
distolse appena gli occhi dal suo lavoro mentre Harry con difficoltà usciva fuori dal camino.
"Buona Sera, Potter. Cerchi di non spargere troppa cenere sul tappeto."
"No, Professoressa."
Harry si raddrizzò gli occhiali e si risistemò i capelli mentre Ron arrivava, ruotando. Quando
anche Ginny fu arrivata, tutti e tre uscirono dall'ufficio della McGranitt e si avviarono verso la
Torre dei Grifondoro. Mentre passavano, Harry guardò fuori dalle finestre del corridoio; il sole
stava tramontando sui campi coperti da un manto di neve ancora più alto di quello che aveva
coperto il giardino della Tana. In lontananza, riuscì a vedere Hagrid che dava da mangiare a
Fierobecco di fronte alla sua capanna.
"Patacca," disse con sicurezza Ron, quando raggiunsero la Signora Grassa, che sembrava
più pallida del solito e sobbalzò alla sua voce squillante.
"No," disse lei.
"Cosa vuoi dire con ‘no’"?
"C'è una nuova parola d'ordine" disse. "E per favore non gridare."
"Ma noi siamo stati fuori, come potevamo saperlo —?"
"Harry! Ginny!"
Hermione si stava muovendo in fretta verso di loro; aveva la faccia molto arrossata ed era
imbacuccata in un mantello, con il cappello e i guanti.
"Sono arrivata un paio d'ore fa, sono appena andata a visitare Hagrid e Fiero — voglio dire
Witherwings" disse col fiato corto. "Avete passato un buon Natale?"
"Sì" disse subito Ron, "abbastanza movimentato, Rufus Scrim —" “Ti ho portato una cosa,
Harry" disse Hermione, non guardando Ron ne dando alcun segno di averlo sentito. "Oh,
aspetta — la parola d'ordine. Sobrietà."
"Precisamente" disse la Signora Grassa con voce flebile, e si voltò rivelando il passaggio del
ritratto.
"Cosa cos’ha?" chiese Harry.
" A Natale ha un po’esagerato, a quanto pare." disse Hermione, alzando gli occhi al cielo,
precedendolo nell'affollata sala comune. "Lei e la sua amica Violet si sono scolate tutto il vino
del quadro dei frati ubriachi nel corridoio degli Incantesimi. Comunque..."
Si frugò nella tasca un attimo, quindi estrasse un rotolo di pergamena con la scrittura di
Silente.
"Grande" disse Harry, srotolandola immediatamente per scoprire che la lezione con Silente
era prevista per quella stessa notte. "Ho molte cose da dirgli — e anche a te. Sediamoci —"
Ma in quel momento si sentì un forte grido:"Won-Won!" e Lavanda Brown, spuntando dal
nulla, si gettò tra le braccia di Ron. Parecchi dei presenti ridacchiarono; Hermione fece una
risatina metallica e disse, "C'è un tavolo li...Sto arrivando. Ginny?"
"No, grazie, ho detto a Dean che ci saremo visti" disse Ginny, ma Harry notò che non
sembrava esserne molto entusiasta. Lasciando Ron e Lavanda intrecciati in una specie di
incontro di lotta libera, Harry andò con Hermione verso il tavolo.
"Allora, com'è stato il tuo Natale?"
"Oh, buono" rispose lei scrollando le spalle. "Niente di speciale. E tu, da Won-Won?
"Adesso ti racconto," rispose Harry. "Ma senti, Hermione, proprio non puoi —"
"No, non posso" disse lei piano. "Non chiedermelo nemmeno."
"Io pensavo che forse, sai, a Natale —"
"E’ la Signora Grassa che si è bevuta un tino di vino vecchio di cinquecento anni, Harry, non
io. Allora, quali erano queste notizie importanti che dovevi raccontarmi?"
Sembrava troppo orgogliosa per poter discutere con lei in quel momento, così Harry lasciò
cadere l’argomento Ron e le raccontò tutto quello che aveva sentito dire a Malfoy e Piton.
Quando finì, Hermione rimase pensierosa per un momento e dopo disse, "Non credi —?"
"— che lui stesse fingendo di offrirgli il suo aiuto in modo da convincere Malfoy a dirgli cosa
stava facendo?"
"Ecco, sì" disse Hermione.
"Il padre di Ron e Lupin la pensano così," disse Harry con riluttanza "Ma questo comunque
dimostra sicuramente che Malfoy sta macchinando qualcosa, non puoi negarlo."
"No, non posso" rispose lei lentamente.
"Ed è agli ordini di Voldemort, proprio come dicevo io!"
"Mmh...qualcuno di loro ha fatto realmente il nome di Voldemort?"
Harry aggrottò le sopracciglia, cercando di ricordare. "Non ne sono sicuro...Piton ha
sicuramente detto 'il tuo padrone', e chi potrebbe essere altrimenti?"
"Non lo so" disse Hermione, mordendosi il labbro. "Forse suo padre?"
Fissò lo sguardo sull’altro capo della stanza, apparentemente persa nei suoi pensieri, senza
neanche accorgersi che Lavanda stava facendo il solletico a Ron. "Come sta Lupin?"
"Non molto bene" disse Harry, e le disse tutto sulla missione di Lupin fra i licantropi e sulle
difficoltà che stava affrontando. "Hai mai sentito parlare di questo Fenrir Greyback?"
"Certo!" disse Hermione, profondamente sorpresa. "E anche tu, Harry!"
"Quando, a Storia della Magia? Ti assicuro che non ho mai sentito ..."
"No, no, non a Storia della Magia — Malfoy ha minacciato Borgin di mandargli Fenzir!" disse
Hermione. "A Notturn Alley, non ricordi? Ha detto a Borgin che Greyback era un vecchio
amico di famiglia e che avrebbe vigilato sui progressi di Borgin!"
Harry la guardò a bocca aperta. "Me l'ero dimenticato! Ma questo dimostra che Malfoy è un
Mangiamorte, altrimenti come potrebbe essere in contatto con Greyback e dirgli cosa fare?"
"E' piuttosto sospetto," disse piano Hermione. "A meno che . . ." "Oh, andiamo," disse Harry
esasperato, "non c’è altra spiegazione!"
"Bene . . . c'è anche la possibilità che fosse solo una minaccia vuota." "Sei incredibile, sei,"
disse Harry, agitando la testa.
"Vedremo chi ha ragione. . . . Ti rimangerai queste parole, Hermione, proprio come il Ministro.
Oh sì, ho anche litigato con Rufus Scrimgeour. . . ."
Il resto della serata passò serenamente, con entrambi che se la prendevano col Ministro della
Magia, perché Hermione, come Ron, pensava che dopo tutto quello che il Ministero aveva
fatto passare a Harry durante l'anno precedente, ci voleva proprio un bel coraggio adesso a
chiedergli di aiutarli.
Il nuovo semestre iniziò il giorno dopo con una piacevole sorpresa per quelli del sesto anno:
una grande scritta era stata appesa durante la notte sul tabellone della sala comune.
LEZIONI DI SMATERIALIZZAZIONE
Se avete diciassette anni, o se ne compirete diciassette entro e non oltre il prossimo 31
Agosto, siete idonei per un corso di dodici settimane di Lezioni di Smaterializzazione tenute
da un Istruttore di Smaterializzazione del Ministro della Magia. Vi preghiamo di lasciare il
vostro nome se desiderate partecipare. Costo: 12 Galeoni.
Harry e Ron si unirono alla folla che si accalcava davanti all'avviso e che faceva la fila per
scrivere il proprio nome sotto l’annuncio. Ron stava per tirar fuori la penna per firmare dopo
Hermione quando Lavanda arrivò di soppiatto dietro di lui, gli mise le mani davanti agli occhi,
e trillò, "Chi sono, Won-Won?" Harry si girò e vide che Hermione se ne stava andando,
camminando rigida; la raggiunse, non volendo rimanere indietro con Ron e Lavanda, ma con
sua sorpresa, anche Ron li raggiunse vicino al passaggio del ritratto, le orecchie rosse e
un’espressione contrariata. Senza dire una parola, Hermione accelerò per affiancarsi a
Neville.
"Così — Smaterializzazione," disse Ron, in un tono che rendeva perfettamente chiaro che
Harry non doveva accennare a quanto accaduto prima. "Dovrebbe essere divertente, eh?"
"Non so," disse Harry. "Forse è meglio quando lo fai da solo, io non mi sono divertito molto
quando mi ha portato Silente."
"Mi sono dimenticato che l'hai già fatto ... Spero di superare questa prova alla prima," disse
Ron, ansioso. "Fred e George l'hanno fatto," "Charlie non c’è riuscito, però, non è vero?" "Sì,
ma Charlie è più grosso di me" — Ron allargò le braccia come se fosse un gorilla — "così
Fred e George non l’hanno preso in giro troppo . . . non davanti a lui, in ogni caso . . ."
"Quando faremo il test finale?" "Quando avremo compiuto diciassette anni. Cioè a Marzo, per
me!" "Sì, ma non potrai Materializzarti qui, non nel castello . . ."
"Non è questo il punto. Basta che tutti sappiano che potrei Smaterializzarmi, se lo volessi."
Ron non era l'unico ad essere eccitato all'idea della Smaterializzazione. Per tutto il giorno ci
furono lunghe discussioni sulle imminenti lezioni; essere in grado di svanire e riapparire a
volontà era considerata una cosa estremamente importante.
”Dev’essere una forza poter – “ Seamus fece schioccare le dita per indicare la
materializzazione. "Mio cugino Fergus me lo fa per dispetto, adesso gliela farò vedere… Non
avrà un attimo di tregua. . ."
Perso dalla visione di questa felice prospettiva, agitò la bacchetta con troppo entusiasmo, e
invece di produrre la fontana d'acqua pura che era l'oggetto dell'odierna lezione di
Incantesimi, fece partire un getto d'acqua che rimbalzò sul soffitto e colpì in faccia il Professor
Vitious.
"Harry si è già Smaterializzato," disse Ron ad un contrito Seamus; il Professor Vitious si era
asciugato con un colpo della sua bacchetta e gli aveva dato da scrivere per punizione cento
volte la frase "Io sono un mago, non un babbuino con un bastone in mano." "Sil — ehm —
qualcuno lo ha portato con se. Smaterializzazione assistita, sai."
"Wow!" bisbigliò Seamus, e lui, Dean, e Neville avvicinarono un po’ di più le loro teste per
sentire il racconto di cosa si provava a Smaterializzarsi. Per il resto della giornata, Harry fu
assediato dalle richieste degli altri del sesto anno per descrivere le sensazioni provate
durante la Smaterializzazione. Tutti sembravano in soggezione, ma non scoraggiati, quando
disse loro quanto fosse sgradevole, e alle otto meno dieci di sera stava ancora rispondendo
alle loro dettagliate domande, quando fu costretto a mentire dicendo che doveva restituire un
libro in biblioteca, per riuscire ad andarsene in tempo per la lezione con Silente.
Le lampade nell'ufficio di Silente erano accese, i ritratti dei Presidi passati russavano
leggermente nelle loro cornici, e il Pensatoio era ancora una volta pronto sulla scrivania. Le
mani di Silente erano ai suoi lati, la destra annerita e bruciata come sempre. Non sembrava
essere guarita affatto e Harry si domandò, forse per la centesima volta, cosa avesse
provocato una ferita così particolare, ma non glielo chiese; Silente aveva detto che al
momento opportuno lo avrebbe saputo e c'era, in ogni caso, un'altra cosa di cui voleva
parlare con lui. Ma prima che Harry potesse dire qualcosa su Piton e Malfoy, Silente parlò.
"Ho saputo che hai conosciuto il Ministro della Magia a Natale, non è così?" "Sì," disse Harry.
"Non è molto contento di me."
"No," sospirò Silente. "Non è neanche molto contento di me. Dobbiamo cercare di non farci
abbattere dalla nostra angoscia, Harry, ma combatterla."
Harry sorrise.
"Voleva che dicessi alla comunità Magica che il Ministero sta facendo un ottimo lavoro."
Anche Silente sorrise.
"E’ stata all’inizio un’idea di Caramell, lo sai? Durante i suoi ultimi giorni da Ministro, quando
stava provando disperatamente a salvarsi il posto, ha cercato di incontrarti, sperando che gli
avresti dato il tuo supporto —"
"Dopo tutto quello che ha fatto Caramell l'hanno scorso?" disse Harry con rabbia. "Dopo la
Umbridge?"
"Ho detto a Cornelius che non c'era nessuna possibilità, ma l'idea non è morta quando ha
lasciato l'ufficio. Poche ore dopo la nomina di Scrimgeour ci siamo incontrati, e ha preteso
che organizzassi un incontro con te —"
"Così è di questo che avete discusso!" sbottò Harry. "Era sulla Gazzetta del Profeta."
"Qualche volta, la Gazzetta anche la Gazzetta dice la verità," disse Silente, "anche se solo
accidentalmente. Sì, è di questo che abbiamo discusso. Bene, sembra che Rufus abbia
trovato il modo di chiuderti all’angolo, alla fine."
"Lui mi accusa di essere 'un uomo di Silente in tutto e per tutto"
"Molto scortese da parte sua."
"Gli ho detto che lo sono."
Silente aprì la bocca per parlare, poi la chiuse nuovamente. Dietro Harry, Fanny la fenice
fece un verso flebile, delicato e musicale. Con intenso imbarazzo, Harry realizzò
improvvisamente che i luminosi occhi blu di Silente sembravano umidi, così fissò il suo
sguardo sulle proprie ginocchia. Quando Silente parlò, tuttavia, la sua voce era abbastanza
ferma.
"Sono commosso, Harry."
"Scrimgeour voleva sapere dove va quando non è ad Hogwarts," disse Harry, guardando
ancora fisso le sue ginocchia.
"Sì, è molto curioso al riguardo," disse Silente, ora allegro, ed Harry pensò che ora fosse
sicuro alzare nuovamente lo sguardo. "Ha perfino tentato di farmi seguire. Divertente, in
realtà. Ha incaricato Dawlish di pedinarmi. Non è stato bello. Sono già stato costretto una
volta a fargli un incantesimo; l'ho fatto di nuovo con grande rammarico."
"Così loro ancora non sanno dove va?" chiese Harry, sperando di ottenere altre informazioni
su questo argomento così intrigante, ma Silente sorrise soltanto, da sopra gli occhiali a
mezzaluna.
"No, non lo sanno, e anche per te non è ancora arrivato il momento di saperlo. Ora,
suggerirei di affrettarci, a meno che non ci sia qualcos'altro —?" "Veramente c'è, signore,"
disse Harry. "Riguarda Malfoy e Piton."
"Professor Piton, Harry."
"Sì, signore. Li ho sentiti per caso durante la festa del Professor Slughorns . . . insomma, li ho
seguiti, in realtà ..."
Silente ascoltò la storia di Harry con una faccia impassibile. Quando Harry finì, non parlò per
qualche momento, poi disse, "Grazie per avermene parlato, Harry, ma ti suggerisco di
togliertelo dalla mente. Non penso che sia una cosa di grande importanza."
"Non è di grande importanza?" ripetè Harry incredulo. "Professore, ha capito quello che le ho
detto —?"
"Sì, Harry, grazie alle mie straordinarie capacità intellettive, ho capito tutto quello che mi hai
detto," disse Silente, un po' pungente. "Penso che potresti addirittura considerare la
possibilità che io abbia capito la situazione meglio di te. Di nuovo, sono felice che ti sia
confidato con me, ma permettimi di rassicurarti che non mi hai raccontato nulla che mi abbia
causato inquietudine."
Harry sedeva in un silenzio risentito, fissando attentamente Silente. Cosa stava accadendo?
Voleva dire che Silente aveva ordinato a Piton di scoprire cosa stesse facendo Malfoy, in
qual caso aveva già sentito da Piton tutto quello che Harry gli aveva detto? Oppure in realtà
era preoccupato per quello che aveva sentito, ma fingeva di non esserlo?
"Dunque, signore," disse Harry, in quello che sperava fosse un tono calmo e gentile, "si fida
ancora di —?"
"Sono stato abbastanza tollerante da rispondere già a questa domanda," disse Silente, ma la
sua voce non sembrava più così tollerante. "La mia risposta non è cambiata."
"Dovrei pensare di no," disse una voce sprezzante; evidentemente Phineas Nigellus fingeva
soltanto di essere addormentato. Silente lo ignorò.
"Ed ora, Harry, devo insistere perché facciamo in fretta. Ho cose più importanti di cui
discutere con te stasera."
Harry rimase seduto con un profondo senso di ribellione dentro di se. Cosa sarebbe
accaduto se si fosse rifiutato di cambiare discorso, se avesse insistito per discutere le colpe
di Malfoy? Come se avesse letto nella mente di Harry, Silente scosse la testa.
"Ah, Harry, ogni tanto succede, anche fra i migliori amici! Ognuno di noi crede che quello che
ha da dire sia molto più importante di qualsiasi cosa che l'altro potrebbe portare come
contributo!"
"Non penso che quello che lei ha da dire sia poco importante, signore," disse Harry
rigidamente.
"Bene, hai ragione, perchè così non è," disse Silente vivacemente. "Ho altri due ricordi da
mostrarti stasera, entrambi ottenuti con enorme difficoltà, ed il secondo è, penso, il più
importante che abbia in mio possesso."
Harry non disse nulla al riguardo; si sentiva ancora arrabbiato per la reazione di Silente alle
confidenze che gli aveva fatto, ma non avrebbe ottenuto niente continuando a discutere.
"Così," disse Silente, con voce squillante, "ci siamo trovati stasera per continuare il racconto
di Tom Riddle, che alla nostra ultima lezione abbiamo lasciato sulla soglia dei suoi anni ad
Hogwarts. Ti ricorderai di come si era sentito eccitato quando seppe di essere un mago, tanto
che rifiutò di farsi accompagnare a Diagon Alley, e che io, a mia volta, lo avvertii che alla
scuola non sarebbe stato tollerato nessun furto.
"Bene, l'inizio dell'anno scolastico arrivò e con esso anche Tom Riddle, un ragazzo calmo
con i suoi abiti di seconda mano, che si allineò con gli altri del primo anno per lo
smistamento. Fu assegnato alla Casa di Serpeverde quasi al momento che il Cappello
Parlante toccò la sua testa," continuò Silente, indicando con la mano annerita la mensola
dietro la sua testa su cui era posato il Cappello Parlante, antico ed immobile. " Quando
Riddle apprese che il famoso fondatore della Casa aveva la capacità di parlare con i serpenti,
non so dirlo — forse proprio quella sera. Questa informazione può solo averlo eccitato,
accrescendo il suo egocentrismo."
"Tuttavia, se anche il giovane studente di Serpeverde spaventava o cercava di impressionare
i suoi compagni nella sala comune parlando in Serpentese, nulla di ciò trapelò al personale.
Non mostrava alcun segno di arroganza o aggressività esteriore. Come orfano di insolito
talento e di bell'aspetto, attirò naturalmente l'attenzione e la simpatia del personale quasi dal
momento stesso del suo arrivo. Sembrava educato, quieto, ed assetato di conoscenza. Quasi
tutti erano impressionati molto favorevolmente da lui."
"Non disse loro niente, signore, di com’era quando l'aveva incontrato all'orfanotrofio?" chiese
Harry.
"No, non glielo dissi. Benché non avesse mostrato nessuna traccia di rimorso, era possibile
che si vergognasse di quanto era accaduto prima e che avesse deciso di voltare pagina.
Scelsi di dargliene la possibilità."
Silente fece una pausa e guardò con fare indagatore Harry, che aveva aperto la bocca per
parlare. Ecco di nuovo la tendenza di Silente a dare fiducia alle persone, nonostante le prove
schiaccianti che non la meritavano! Ma poi Harry si ricordò di una cosa. . . .
"Ma non si è fidato realmente di lui, signore, no? Lui mi disse . . . il Riddle che è uscito dal
diario disse, 'Silente non sembrava avermi in simpatia come gli altri insegnanti.'"
"Diciamo che non ho dato per scontato che fosse meritevole di fiducia," disse Silente. "Avevo
deciso, come ho già detto, di tenerlo d’occhio, e così feci. Non posso dire di aver ottenuto
molto da questa iniziale sorveglianza. Era molto cauto con me; riteneva, ne sono certo, che
nell'ebbrezza di scoprire la sua vera identità mi avesse rivelato un po’ troppo. Faceva
attenzione a non rivelare mai troppo di se, ma non poteva cancellare quello che
nell’eccitazione si era lasciato sfuggire, ne quello che la signora Cole mi aveva confidato.
Tuttavia, ebbe il buon senso di non provare mai a incantarmi come incantò molti dei miei
colleghi.
"Andando avanti con la scuola, riunì intorno a se un gruppo di amici devoti; li chiamo così, in
mancanza di un termine migliore, anche se come ti ho già fatto notare, indubbiamente Riddle
non provava alcun affetto per nessuno di loro. Questo gruppo aveva una sorta di fascino
oscuro al castello. Erano un gruppo estremamente eterogeneo; una miscela di deboli in cerca
di protezione, di ambiziosi in cerca di qualche gloria condivisa, e criminali che gravitavano
attorno a un capo che poteva mostrar loro forme più raffinate di crudeltà. In altre parole,
erano i precursori dei Mangiamorte, ed effettivamente alcuni di loro diventarono i primi
Mangiamorte dopo aver lasciato Hogwarts."
"Controllati rigidamente da Riddle, non furono mai scoperti a compiere evidenti malefatte,
anche se i loro sette anni ad Hogwarts furono contrassegnati da un certo numero di brutti
incidente ai quali non furono mai collegati in maniera soddisfacente, il più grave di questi fu,
naturalmente, l'apertura della Camera dei Segreti, che provocò la morte di una ragazza.
Come sai, Hagrid fu accusato ingiustamente di quel crimine.
"Non ho potuto trovare molti ricordi di Riddle ad Hogwarts," disse Silente,posando la mano
offesa sopra il Pensatoio. "Pochi di quelli che lo hanno conosciuto sono pronti a parlare di lui;
sono tutti troppo terrorizzati. Quello che so, l'ho trovato dopo che ebbe lasciato Hogwarts,
con molti e incessanti sforzi, rintracciando quei pochi che potevano essere indotti a parlare,
cercando vecchi documenti e discutendo con i testimoni, Babbani e Maghi che fossero.
"Quelli che riuscii a persuadere al colloquio, mi dissero che Riddle era perseguitato dalle sue
origini. Questo è comprensibile, naturalmente; era cresciuto in un orfanotrofio e voleva
sapere il motivo per cui si trovava lì. Sembra che abbia cercato inutilmente tracce del vecchio
Tom Riddle nelle targhe della stanza dei trofei, nella lista dei prefetti sui vecchi documenti
della scuola, persino nei libri di storia della Magia. Infine dovette accettare che il fatto che il
padre non avesse mai messo piede ad Hogwarts. Credo che sia stato allora che cambiò per
sempre nome, assumendo l'identità di Lord Voldemort, e cominciò le ricerche sulla famiglia di
sua madre, precedentemente disprezzata — la donna che, ricorderai, lui pensava non
potesse essere una strega se era stata costretta a soccombere alla vergognosa umana
debolezza della morte."
"Tutto quello su cui si basò fu il singolo nome 'Orvoloson', che, come seppe da coloro che
gestivano l'orfanotrofio, era il nome del padre di sua madre. Alla fine, dopo una ricerca
incessante, attraverso i vecchi libri delle famiglie dei Maghi, scoprì l'esistenza del ramo dei
Serpeverde che era sopravvissuto. Nell'estate del suo sedicesimo anno, lasciò l'orfanotrofio,
al quale ritornava ogni anno, e andò a cercare i Gaunt. Ed ora, Harry, se ti vuoi alzare ...":
Silente si sollevò, e Harry notò che teneva nuovamente una piccola bottiglia di cristallo con
un ricordo perlaceo che roteava all'interno.
"Sono stato molto fortunato ad averlo trovato," disse lui, versandolo nel Pensatoio. "Come
capirai quando lo avremo vissuto. Andiamo?"
Harry fece un passo verso il bacino di pietra e si piegò ubbidiente finché il viso non affondò
attraverso la superficie della memoria; percepì la sensazione familiare di cadere attraverso il
nulla e quindi si ritrovò su un pavimento di pietra sporco nell’oscurità quasi totale.
Gli servirono parecchi secondi per riconoscere il posto; nel frattempo, Silente era arrivato
accanto a lui. La casa dei Gaunt era ora più indescrivibilmente ripugnante di quanto Harry
non avesse mai visto. Il soffitto era pieno di ragnatele, il pavimento ricoperto da sporcizia;
cibo marcio e ammuffito giaceva sul tavolo in mezzo ad una massa di pentole incrostate.
L'unica luce proveniva da una singola candela posta ai piedi di un uomo con i capelli e la
barba così folti da non permettere ad Harry di vederne ne gli occhi ne la bocca. Stava curvo
su una poltrona accanto al fuoco, e Harry per un momento si domandò se fosse morto. A
quel punto si sentì bussare violentemente alla porta e l'uomo si svegliò all'improvviso,
brandendo una bacchetta magica nella mano destra e un corto coltello nella sinistra.
La porta si aprì scricchiolando. Lì sulla soglia, con una vecchia lampada nella mano, stava un
ragazzo che Harry riconobbe immediatamente: alto, pallido, scuro di capelli, ed attraente —
Voldemort adolescente.
Gli occhi di Voldemort si mossero lentamente tutt’attorno al tugurio e finalmente si posarono
sull'uomo in poltrona. Per qualche secondo i due si guardarono a vicenda, poi l'uomo si alzò
barcollando, mentre le molte bottiglie vuote ai suoi piedi scadevano rumorosamente sul
pavimento.
"TU!" gridò lui. "TU!"
Si lanciò, ubriaco com’era, contro Riddle, con la bacchetta e il coltello sollevati.
"Fermo."
Riddle gli disse in Serpentese. L'uomo scivolò contro il tavolo, mandando in frantumi sul
pavimento le pentole ammuffite. Guardò fisso Riddle. Ci fu un lungo silenzio mentre i due si
squadravano. L'uomo ruppe il silenzio.
”Tu parli...?"
"Sì, lo parlo," disse Riddle. Avanzò nella stanza, permettendo alla porta di chiudersi dietro di
lui. Harry non poteva fare a meno di provare una risentita ammirazione per la completa
assenza di paura di Voldemort. La sua faccia esprimeva solo disgusto e, forse, disappunto.
"Dov'è Orvoloson?" chiese.
"E' morto," disse l'altro. "Morto anni fa, e allora?"
Riddle aggrottò le sopracciglia.
"Chi sei tu, dunque?"
"Sono Morfin, e allora?"
"Il figlio di Orvoloson?"
"Chiaro che sono io, quindi..."
Morfin si scostò i capelli dalla sua faccia sporca, per vedere meglio Riddle, ed Harry vide che
portava alla mano destra l'anello con la pietra nera di Orvoloson.
"Pensavo che fossi quel Babbano," bisbigliò Morfin. "Sembri proprio quel Babbano."
"Quale Babbano?" disse Riddle aggressivamente.
"Quel Babbano che mia sorella si sognava, quel Babbano che sta nella villa grande in fondo
alla via," disse Morfin, ed inaspettatamente sputò sul pavimento, fra di loro. "Sembri proprio
come lui. Riddle. Ma adesso lui è più vecchio, no? Più vecchio di te, ora che ci penso ..."
Morfin sembrava sbalordito e ondeggiò un poco, ancora afferrando il bordo del tavolo per
sostenersi. "E’ tornato, vedi," aggiunse stupidamente.
Voldemort stava guardando Morfin come se stesse valutando le sue possibilità. Si mosse un
poco più vicino e disse, "Riddle è tornato qui?"
"Sì, l'ha lasciata, e se l’è meritato, sposarsi quel --" disse Morfin, sputando di nuovo sul
pavimento. "Ci ha derubati, prima di scappare. Dov'è il medaglione, eh? Dov'è il medaglione
di Serpeverde?"
Voldemort non rispose. Morfin si stava di nuovo infuriando; brandì il coltello e disse, "Ci ha
disonorati, lei, quella sgualfrina! E chi sei tu, vieni qui, e fai domande? E' tutto finito. . . .è tutto
finito. ..."
Distolse lo sguardo, barcollando leggermente, e Voldemort si avvicinò. Come lo fece,
un'innaturale oscurità spense la lampada di Voldemort e la candela di Morfin, spense ogni
cosa. . . le dita di Silente si strinsero attorno al braccio di Harry e si ritrovarono di nuovo nel
presente. La flebile luce dorata dell'ufficio di Silente sembrò abbagliare gli occhi di Harry dopo
quell'oscurità impenetrabile.
"E' tutto?" disse Harry ad un tratto. "Perchè all'improvviso tutto è diventato buio, cos'è
successo?"
"Perchè Morfin non riescì più a ricordare nulla da quel punto in poi," disse Silente, facendo
cenno ad Harry di sedersi di nuovo. "Quando sì svegliò il giorno dopo, era disteso per terra,
completamente solo. L'anello di Orvoloson non c'era più."
"Nel frattempo, nel villaggio di Little Hangleton, una domestica correva lungo High Street,
gridando che c'erano tre corpi nella sala da pranzo della grande villa: il vecchio Tom Riddle e
i suoi genitori.
"Le autorità Babbane rimasero perplesse. Da quello che so, ancora oggi non si spiegano
come siano morti i Riddle, dato che l’Avada Kedavra non lascia solitamente alcun segno. . . .
L'eccezione è seduta davanti a me," aggiunse Silente, con un cenno del capo alla cicatrice di
Harry. "Il Ministero, d'altra parte, seppe immediatamente che quello era un omicidio
perpetrato da un mago. Vennero inoltre a conoscenza del fatto che un pregiudicato antiBabbano viveva dall’altra parte della valle rispetto alla casa dei Riddle, un anti-Babbano che
era già stato incarcerato per aver assalito una delle persone uccise."
"Così il Ministero convocò Morfin. Non dovettero interrogarlo, usare il Veritaserum o la
Legilimanzia. Ammise immediatamente di aver commesso l'omicidio, fornendo dettagli che
solo l'assassino poteva conoscere. Era fiero, disse, di avere ucciso i Babbani, aveva atteso il
momento giusto per tutti quegli anni. Consegnò la sua bacchetta, che si rivelò subito essere
servita per uccidere i Riddle. E acconsentì di essere condotto ad Azkaban senza fare
nessuna resistenza."
"L’unica cosa che lo disturbava era il fatto che l'anello di suo padre fosse sparito. 'Mi ucciderà
per averlo perso', disse a quelli che l'avevano catturato, e lo ripeté ancora. 'Mi ucciderà per
aver perso il suo anello'. E quelle, apparentemente, furono le ultime parole che disse. Visse il
resto della sua vita ad Azkaban, piangendo la perdita dell'ultimo cimelio di Orvoloson, e ora è
sepolto accanto alla prigione, vicino alle altre povere anime che sono morte all'interno di quei
muri."
"Così Voldemort prese la bacchetta di Morfin e la usò?" disse Harry, raddrizzandosi nella
sedia.
"E’ così," disse Silente. "Non abbiamo alcun ricordo che ce lo dimostri, ma penso che
possiamo essere abbastanza sicuri che sia andata così. Voldemort stordì suo zio con lo
Stupeficium, prese la sua bacchetta, e si diresse attraverso la vallata verso 'la grande casa in
fondo alla via.' Lì assassinò il Babbano che aveva abbandonato sua madre strega, e, per
sicurezza, anche i suoi nonni Babbani, cancellando l'ultimo membro della indegna
discendenza dei Riddle e vendicandosi verso il padre che non l'aveva mai voluto. Dopo
ritornò al tugurio dei Gaunt, effettuò il complesso incantesimo che avrebbe impiantato una
falsa memoria nella mente di suo zio, posò la bacchetta di Morfin accanto al suo padrone
svenuto, si mise in tasca l'antico anello che portava, e se ne andò."
"E Morfin non capì mai che non era stato lui?"
"Mai," disse Silente. "Lui diede, come ho detto, una completa e orgogliosa confessione."
"Ma ha avuto questo vero ricordo dentro di se per tantissimo tempo!" "Sì, ma ci sarebbe
voluta una grande capacità in Legilimanzia per tirargliela fuori," disse Silente, "e perchè
qualcuno avrebbe dovuto cercare nella mente di Morfin quando lui aveva già confessato il
suo crimine? Tuttavia, riuscii a fare una visita a Morfin nelle sue ultime settimane di vita, al
tempo in cui stavo tentando di scoprire più cose possibili sul passato di Voldemort. Ho
estratto questo ricordo con molta difficoltà. Quando vidi cosa conteneva, tentai di usarlo per
far uscire Morfin da Azkaban. Prima che il Ministero decidesse, tuttavia, Morfin morì."
"Ma come mai il Ministero non si rese conto che Voldemort aveva fatto questo a Morfin?"
chiese Harry arrabbiato "Era minorenne a quel tempo, no? Pensavo che si potesse scoprire
la magia di un minorenne!" "Hai perfettamente ragione — si può rivelare la magia, ma non il
responsabile: ricorderai che sei stato incolpato dal Ministero per l'Incantesimo di Levitazione
che era, infatti, stato lanciato da —"
"Dobby," ringhiò Harry, quell'ingiustizia lo faceva arrabbiare ancora. "Così se sei minorenne e
fai una magia in una casa di una strega o un mago adulto, il Ministero non lo saprà mai?"
"Certamente non potranno dire chi ha effettuato la magia," disse Silente, sorridendo
leggermente allo sguardo di grande indignazione che vide sul volto di Harry. "Si conta sul
fatto che i genitori strega e mago facciano rispettare le regole ai loro figli, all'interno delle
pareti domestiche."
"Che stupidaggine!," scattò Harry. "Guardi cos'è accaduto qui, quello che è accaduto a
Morfin!"
"Concordo," disse Silente. "Qualsiasi cosa Morfin fosse, non meritava di morire in quel modo,
incolpato di omicidi che non aveva commesso. Ma stiamo facendo tardi, e vorrei che tu
vedessi quest'altro ricordo prima di separarci..."
Silente prese dalla tasca un'altra fiala di cristallo e Harry si ammutolì immediatamente,
ricordando che Silente aveva detto che quello era il ricordo più importante che avesse
raccolto. Harry notò che fu difficile rovesciarlo nel Pensatoio, come se si fosse leggermente
coagulato; possono andare a male i ricordi?
"Questo non ci porterà via molto tempo," disse Silente, quando ebbe finalmente svuotato la
fiala. "Torneremo indietro prima ancora che te ne accorga. Un'altra volta nel Pensatoio, allora
. . ."
E Harry cadde di nuovo attraverso la superficie argentata, arrivando stavolta proprio di fronte
ad un uomo che riconobbe immediatamente.
Era un Horace Slughorn molto più giovane. Harry era così abituato a vederlo calvo che trovò
piuttosto sconcertante la vista di Slughorn con i capelli folti, lucenti, color giallo paglierino.
Sembrava che qualcuno gli avesse costruito un tetto di paglia sulla testa, sebbene ci fosse
già una zona calva grande quanto un Galeone sulla parte superiore del capo. I suoi baffi,
meno voluminosi di quanto non fossero adesso, erano di un biondo-rossiccio. Non era
ancora rotondo come lo Slughorn che Harry conosceva adesso, sebbene i bottoni dorati sul
suo panciotto finemente ricamato stessero sostenendo una discreta tensione. Era
sprofondato in una comoda poltrona, con i piccoli piedi su un puff di velluto, una mano che
afferrava un piccolo bicchiere di vino, l'altra che rovistava in una scatola di ananas candito.
Harry si guardò intorno mentre Silente arrivava accanto a lui; vide che si trovavano nell'ufficio
di Slughorn. Una dozzina di ragazzi erano seduti attorno a Slughorn, tutti in sedie più dure o
più basse della sua, e tutti adolescenti. Harry riconobbe subito Voldemort. La sua era la
faccia più attraente di tutte e sembrava più rilassato di tutti gli altri ragazzi. La sua mano
destra era posata con negligenza sul bracciolo della sua sedia; con una scossa, Harry vide
che portava l'anello nero e oro di Orvoloson; aveva già ucciso suo padre.
"Signore, è vero che il Professor Merrythought sta per andare in pensione?" chiese lui.
"Tom, Tom, anche se lo sapessi non potrei dirtelo," disse Slughorn, muovendo in segno di
rimprovero il dito coperto di zucchero verso Riddle, ma rovinando un po' l'effetto con una
strizzatina d’occhio. "Devo ammetterlo, vorrei sapere quali sono le tue fonti, ragazzo, sei più
informato tu di metà del personale."
Riddle sorrise; gli altri ragazzi risero e gli rivolsero sguardi d'ammirazione.
"Con la tua innata capacità di sapere cose che non dovresti sapere, e la tua attenta
adulazione della gente che conta — grazie per l'ananas, a proposito, hai scelto bene, è il mio
preferito —"
Quando alcuni ragazzi risero, accadde qualcosa di molto strano. La stanza intera fu
improvvisamente riempita da una spessa nebbia bianca, cosicché Harry non riuscì a vedere
nient’altro che la faccia di Silente, che era in piedi accanto a lui. Allora la voce di Slughorn
risuonò attraverso la foschia, in modo innaturalmente forte, "Stai prendendo una brutta
strada, ragazzo, ricordatelo."
La nebbia si diradò improvvisamente così come era apparsa ma nessuno fece alcuna
allusione a ciò, e nessuno sembrava essersi accorto che era appena accaduto qualcosa di
inusuale. Sorpreso, Harry si guardò intorno quando un piccolo orologio dorato che stava
sopra la scrivania di Slughorn suonò le undici.
"Accipicchia, sono già le undici?" disse Slughorn. "Fareste meglio ad andare, ragazzi, o ci
ritroveremo tutti nei guai. Lestrange, voglio il tuo tema entro domani o andrai in punizione. Lo
stesso vale per te, Avery."
Slughorn si alzò dalla poltrona e posò il bicchiere vuoto sulla scrivania mentre i ragazzi
uscivano. Voldemort, tuttavia, era rimasto indietro. Harry avrebbe giurato che si fosse
attardato volutamente, per restare da solo nella stanza con Slughorn.
"Sbrigati, Tom," disse Slughorn, girandosi e vedendolo ancora lì. "Non vorrai essere pizzicato
in giro fuori orario, sei un prefetto..."
"Signore, volevo chiederle una cosa."
"Allora chiedi pure, ragazzo mio, chiedi pure...."
"Signore, mi chiedevo se sa qualcosa su. . . sugli Horcrux?"
Ed accadde ancora una volta: una densa nebbia riempì la stanza tanto che Harry non riuscì
più a vedere ne Slughorn ne Voldemort, solo Silente, che sorrideva serenamente accanto a
lui. Allora la voce di Slughorn urlò ancora, proprio come aveva fatto prima.
"Non so nulla sugli Horcrux e non te lo direi neanche se lo sapessi! Ora esci di qui
immediatamente e non osare menzionarli ancora!"
"Bene, è tutto," disse placidamente Silente accanto ad Harry.
"E’ tempo di andare."
E i piedi di Harry lasciarono il pavimento per ricadere, pochi secondi dopo, sul tappeto
davanti alla scrivania di Silente.
"Questo è tutto?" chiese Harry stupito.
Silente aveva detto che quello era il ricordo più importante di tutti, ma lui non riusciva a
vedere cosa avesse di così tanto significativo. Bisognava ammettere che la nebbia, ed il fatto
che nessuno sembrasse averla notata, era una cosa strana, ma tranne quello niente
sembrava essere accaduto se non che Voldemort aveva fatto una domanda e non aveva
avuto risposta.
"Come avrai notato," disse Silente, sedendosi nuovamente dietro la scrivania, "questo ricordo
è stato alterato."
"Alterato?" ripeté Harry, sedendosi a sua volta.
"Certo," disse Silente. "Il Professor Slughorn ha manipolato i suoi stessi ricordi."
"Ma perchè avrebbe dovuto farlo?"
"Perchè, penso, si vergognava di quello che ricordava," disse Silente. "Ha provato ad alterare
i suoi ricordi per mostrarsi in una luce migliore, cancellando quelle parti che non voleva farmi
vedere. E, come avrai notato, l'ha fatto in modo molto rozzo; ma questo è un bene, perché ci
dimostra che il ricordo reale è ancora li, sotto le alterazioni."
"E così, per la prima volta, ti affido un compito, Harry. Sarà tua cura persuadere il Professor
Slughorn a darci il vero ricordo, e questa sarà indubbiamente per noi l’informazione più
importante di tutte."
Harry lo guardò fisso.
"Ma, signore," disse, mantenendo la sua voce il più rispettosa possibile, "lei non ha bisogno
di me — potrebbe usare la Legilimanzia ... o il Veritaserum..."
"Il Professor Slughorn è un mago estremamente abile e sa che possiamo usare questi
mezzi," disse Silente. "E' molto più esperto in Occlumanzia del povero Morfin Gaunt, e mi
stupirei se non portasse sempre con se un antidoto contro il Veritaserum da quando l’ho
costretto a darmi questo ricordo."
"No, io penso che sarebbe insensato tentare di strappare la verità dal professor Slughorn con
la forza, e potrebbe fare più danno che bene; non voglio che se ne vada da Hogwarts.
Tuttavia, ha le sue debolezze, come tutti noi, e credo che tu sia l'unica persona a poter
penetrare le sue difese. La cosa più importante è ottenere il vero ricordo, Harry. . . .Quanto
importante, lo sapremo solo quando lo avremo visto. Allora, buona fortuna . . .e buona notte."
Un po' sorpreso per il distacco improvviso, Harry si affrettò ad alzarsi. "Buona notte, signore."
Mentre chiudeva dietro di se la porta dello studio, sentì chiaramente Phineas Nigellus dire,
"Non riesco a capire perchè il ragazzo dovrebbe riuscire a farlo meglio di te, Silente."
"Infatti non mi aspettavo che lo capissi, Phineas," replicò Silente, e Fanny emise un altro
flebile, musicale verso.
Capitolo 18: Sorprese di compleanno
trad. by Jasmine_Black
rev. by wolf3d
Il giorno seguente Harry confidò separatamente sia a Ron che a Hermione la missione che
Silente gli aveva affidato, dato che Hermione si rifiutava ancora di rimanere in presenza di
Ron più del tempo necessario di una fuggevole occhiata.
Ron pensava che Harry non avrebbe avuto nessun problema con Slughorn.
‘Ti adora’ gli disse durante la colazione, agitando una forchettata di uova fritte ‘Non ti
rifiuterebbe nulla, non al suo Principe delle Pozioni. Resta dopo la lezione questo pomeriggio
e chiediglielo!’
Hermione invece, aveva una visione più cupa.
‘Dev'essere veramente molto determinato a nascondere cosa è realmente accaduto se
Silente non è riuscito a tirarglielo fuori..’disse in un sussurro,mentre passeggiavano nel cortile
deserto e freddo durante la ricreazione ‘Horcruxes, Horcruxes...non ne ho mai sentito parlare’
‘Non le conosci?’
Harry era contrariato; sperava che Hermione potesse dargli un indizio di cosa fossero le
Horcruxes.
‘Devono essere Arti Oscure molto avanzate, altrimenti perchè Voldemort avrebbe voluto
informazioni al riguardo? Credo che sarà difficile avere l'informazione Harry, dovrai andarci
cauto su come affronterai Slughorn, pensa ad una strategia..’
‘Ron pensa che dovrei semplicemente restare dopo la lezione questo pomeriggio..’
‘Oh bè, se Won Won lo pensa, faresti meglio a fare come dice’ disse, infiammandosi ‘Dopo
tutto, quando mai i giudizi di Ron sono stati sbagliati ?’
‘Hermione, non potresti...?’
‘No!’ urlò arrabbiata, e scappò via, lasciandolo solo e immerso fino alle caviglie nella neve.
Le lezioni di Pozioni erano imbarazzanti negli ultimi giorni, dato che Harry Ron ed Hermione
dovevano dividere lo stesso banco. Quel giorno, Hermione spostò il suo calderone vicino ad
Ernie ed ignorò sia Ron che Harry.
‘Che cosa hai fatto?’ borbottò Ron a Harry, guardando l'arrogante profilo di Hermione.
Ma prima che Harry potesse rispondere, Slughorn chiese il silenzio alla classe.
‘Sedetevi, sedetevi per favore! Abbiamo un sacco di lavoro da fare questo pomeriggio! La
Terza Legge di Golpalott! Chi sa dirmela? Ma certo, Miss Granger!’
Hermione la recitò velocemente: ‘ La Terza Legge di Golpalott dice che l'antidoto di un veleno
miscelato sarà uguale alla somma degli antidoti dei diversi componenti’
‘Esatto!’ si congratulò Slughorn ‘Dieci punti per Grifondoro! Quindi,se presumiamo che la
terza legge di Golpalott sia esatta..
Harry prendeva per vere le parole di Slughorn sulla terza Legge, dato che non aveva capito
nulla. Nessuno, tranne Hermione,sembrava seguire quello che Slughorn diceva.
‘..significa, ovviamente, che presumendo di aver riconosciuto con precisione gli ingredienti
della pozione, grazie allo Scarpin RelevaSpell, il nostro obiettivo primario non è
semplicemente quello di selezionare i diversi antidoti, bensì di trovare quell'elemento che
aggiunto, grazie ad un processo quasi alchemico, trasformerà i diversi componenti’
Ron sedeva accanto ad Harry annuendo distrattamente, con la bocca mezza aperta,
guardando la sua copia di ‘Corso di Pozioni Avanzate’. Ron continuava a scordarsi che non
poteva più affidarsi ad Hermione per un aiuto, quando non riusciva a capire di cosa si
parlava.
‘..e quindi,’ concluse Slughorn ‘voglio che ognuno di voi prenda una fiala dalla mia cattedra.
Creerete un antidoto per la pozione che troverete dentro prima del termine della pozione.
Buona fortuna, e non dimenticate i guanti protettivi!’
Hermione aveva lasciato il suo posto e si era avviata verso al cattedra prima che la classe si
rendesse conto che era ora di iniziare, e nel momento in cui Ron e Harry ritornavano ai loro
posti aveva già svuotato la fiala nel suo calderone ed acceso il fuoco sotto di esso.
‘È un peccato che il Principe non sia in grado di aiutarti questa volta,’ disse in tono leggero
‘Devi capire i principi coinvolti questa volta. Niente scorciatoie o trucchi!’
Infastidito, Harry stappò la pozione presa dalla cattedra di Slughorn, che era di un rosa
pallido fluorescente, la svuotò nel calderone e accese il fuoco. Non aveva idea di quello che
avrebbe dovuto fare dopo. Diede un'occhiata a Ron, che rimaneva lì in piedi sembrando
abbastanza cupo, avendo copiato tutto quello che Harry faceva.
‘Sei sicuro che il Principe non abbia nessuno consiglio?’ sussurrò Ron.
Harry prese il suo libro di Pozioni Avanzate, e andò al capitolo degli antidoti. C'era la Terza
Legge di Golpalott, scritta esattamente come Hermione l'aveva enunciata, ma nessuna nota
illuminante del Principe che spiegava cosa significasse. Sembrava che il Principe, proprio
come Hermione, non avesse avuto difficoltà a capirla.
‘Niente,’ disse Harry, cupo.
Hermione adesso stava agitando la bacchetta entusiasticamente sopra il calderone.
Sfortunatamente non potevano neppure copiare il suo incantesimo, perchè era diventata così
brava negli Incantesimi non Verbali che non aveva bisogno di pronunciarli ad alta voce.
Ernie MacMillan stava borbottando ‘SPECIALIS REVELIO’ al suo calderone, cosa che
sembrava impressionante, così Harry e Ron si sbrigarono ad imitarlo.
Harry ci mise cinque minuti a capire che la sua reputazione di miglior Preparatore di Pozioni
stava crollando attorno a sè.
Slughorn aveva sbirciato nel suo calderone speranzosamente, preparandosi a lodarlo come
sempre faceva, ma stavolta se ne andò tossendo, a causa dell'odore di uova marce.
L'espressione di Hermione non poteva essere più soddisfatta. Aveva odiato l'essere
surclassata in ogni lezione di Pozioni. E adesso stava separando i misteriosi elementi in dieci
diverse fiale di cristallo.
Più per evitare quella fastidiosa visione che per altro, Harry guardò il suo libro, girando poche
pagine con forza eccessiva.
E lì c'era, scarabocchiata in mezzo ad una lunga lista di antidoti.
Semplicemente lasciar scivolare un Bezoar lungo la gola.
Harry si immobilizzò a quelle parole per un istante. Non aveva, tanto tanto tempo fa, sentito
parlare del Bezoar? Piton non l'aveva nominata alla sua primissima lezione di pozioni? Una
pietra presa dallo stomaco di una capra che proteggerà dalla maggior parte di veleni.
Non era la risposta alla Terza Legge di Golpalott, e se Piton fosse stato ancora il suo
insegnante di pozioni non avrebbe osato, ma era il momento per le risorse estreme. Si sbrigò
a raggiungere il ripostiglio, cercando, spingendo di qua e di là corni di unicorno e scatole di
erbe secche, finchè non raggiunse, in fondo, una scatola di cartone con scritto sopra
‘Bezoar’.
Aprì la scatola appena Slughorn tuonò ‘Due minuti rimasti’. Dentro c'erano una mezza
dozzina di oggetti marroni striminziti, che sembravano più reni seccati che pietre. Harry ne
prese una, mise la scatola a posto, e corse al suo calderone.
‘Tempo scaduto!’ urlò Slughorn ‘ Bene, fatemi vedere come ve la siete cavata! Blaise..cos'hai
per me?’
Lentamente, Slughorn si mosse nella stanza, esaminando i vari antidoti. Nessuno aveva finito
il compito, anche se Hermione stava cercando di inserire degli ingredienti nella bottiglia prima
che la raggiungesse. Ron aveva lasciato completamente perdere, e ora cercava di soffiare
via il fumo putrido dal suo calderone. Harry rimase lì ad aspettare, la pietra stretta in mano.
Slughorn raggiunse il loro tavolo per ultimo, annusò la pozione di Ernie e non si soffermò al
calderone di Ron, pur guardandosi indietro.
‘E tu Harry?’ disse ‘Cos'hai per me?’
Harry mostrò la sua mano, rivelando la pietra.
Slughorn la guardò per 10 secondi. Harry credette che stesse per sgridarlo, invece buttò la
testa all'indietro ed esplose in una risata.
‘Hai del fegato, ragazzo!’ latrò, prendendo il bezoar e mostrandolo alla classe ‘Oh, sei come
tua madre.. beh, non posso contraddirti, un bezoar farebbe certamente da antidoto a tutte
queste pozioni!’
Hermione, che aveva la faccia sudata, e qualcosa sul naso, sembrava livida. Il suo antidoto
mezzo terminato, compresi 52 ingredienti, più un suo capello bolliva alle spalle di Slughorn,
che aveva occhi solo per Harry.
‘E hai pensato al bezoar da solo, vero Harry?’ disse a denti stretti.
‘Questo è lo spirito individuale di cui ogni buon preparatore di pozioni ha bisogno!’ disse
Sloghorn felice, prima che Harry potesse rispondere ‘Proprio come sua madre, aveva la
stessa intuizione nella preparazione di pozioni, è indubbio che l'abbia preso da Lily. Si, Harry,
si, se tu avessi un bezoar in mano sicuramente farebbe effetto, anche se non su tutto, e
anche se sono molto rari, vale comunque la pena sapere come mischiare gli antidoti..’
L'unica persona a sembrare più arrabbiata di Hermione era Malfoy, che con piacere di Harry,
aveva creato qualcosa che assomigliava la vomito di gatto.
Prima che entrambi potessero riversare la rabbia di vedere Harry come primo della classe
senza fare nessun lavoro, la campanella suonò.
‘Tempo di prepararsi!’disse Slughorn ‘E altri 10 punti a Grifondoro per la sfacciata fortuna!’
Ancora ridacchiando si diresse dietro la cattedra.
Harry si prese un po’ di tempo per rimettere a posto le sue cose. Nè Ron nè Hermione gli
augurarono buona fortuna prima di uscire; sembravano entrambi infastiditi.
Alla fine Slughorn e Harry rimasero da soli.
‘Su, ragazzo, arriverai tardi alla prossima lezione’ disse Slughorn affabilmente,richiudendo la
sua borsa di pelle di drago.
‘Professore,’ disse Harry, sentendosi come Voldemort, ‘Volevo chiederle qualcosa’
‘Chiedi pure mio caro ragazzo, chiedi pure...’
‘Professore, mi chiedevo se sapesse dirmi qualcosa degli Horcruxes’.
Slughorn gelò. La sua faccia sembrò sprofondare. Si leccò le labbra e disse con voce roca
‘Che cosa hai detto?’
‘Le ho chiesto se sa qualcosa sugli Horcruxes, vede...’
‘Silente ti ha detto di farlo vero?’ sussurrò Slughorn. La sua voce era cambiata
completamente. Non era più geniale, ma scioccato, spaventato.
Rovistò nel taschino della giacca per un po’, tirando fuori un fazzolettino, asciugandosi la
fronte sudata.
‘Silente ti ha mostrato quella…memoria, vero?’ disse Slughorn ‘L'ha fatto, vero?’
‘Si, disse Harry, decidendo sul momento che era meglio non mentire.
‘Si, certo,’ disse Slughorn quietamente, ancora tamponando la sua faccia pallida.
‘Certo...bene, se hai visto quella memoria dovresti sapere che io non so nulla, NULLA ‘ripeté
con forza, riguardo agli Horcruxes.
Prese la sua borsa di pelle di drago, rimise il fazzolettino nel taschino, e marciò verso la
porta.
‘Professore,’ ripetè Harry disperato, ‘pensavo solo che potesse esserci un altro pezzettino di
memoria..’
‘Lo pensavi?’ disse Slughorn ‘Beh, vuol dire che ti sbagliavi! SBAGLI!’. Urlò l'ultima parola, e
prima che Harry potesse ribattere, sbattè la porta dell'aula dietro di se.
Nè Ron nè Hermione furono del tutto comprensivi con Harry quando gli raccontò del
disastroso colloquio; Hermione era ancora arrabbiata per il fatto che Harry avesse trionfato
senza aver fatto propriamente il lavoro. Ron era risentito perchè Harry aveva passato un
bezoar anche a lui.
‘Sarebbe sembrato stupido se l'avessi fatto entrambi!’ disse Harry,con irritazione ‘Senti,
dovevo provare ad ammorbidirlo in modo da potergli domandare di Voldemort!’ Oh!Calmati!’
aggiunse esasperato, quando Ron sussultò al sentire il suono del nome.
Infuriato dal suo fallimento, e dal comportamento di Ron ed Hermione, Harry, nei giorni
seguenti, rimuginò su quello che doveva fare con Slughorn. Decise che, per quel momento
avrebbe lasciato che Slughorn pensasse che si fosse dimenticato degli Horcruxes; era
sicuramente meglio farlo scivolare in un falso senso di sicurezza prima di tornare all'attacco.
Quando Harry non chiese più nulla, il Professore di pozioni tornò al suo solito trattamento
affettuoso, e sembrava aver messo da parte la cosa, Harry aspettò un invito ad una delle sue
feste serali, deciso ad accettare, anche se avesse dovuto cambiare il programma di
allenamento del Quidditch. Sfortunatamente, però, non arrivò alcun invito.
Harry controllo con Hermione e Ginny, e per qunato ne sapevano loro, nessuno l'aveva
ricevuto. Harry non poteva di fare a meno di pensare che questo significasse che Slughorn
fosse meno propenso a dimenticare di quanto sembrasse, e determinato a non dare ad Harry
altre opportunità di chiedere.
Nel frattempo la biblioteca di Hogwarts deluse Hermione per la prima volta; era così
scioccata che si dimenticò persino di essere arrabbiata con Harry per il trucco del bezoar.
‘Non ho trovato una sola spiegazione di cosa faccia un Horcruxes!’ gli disse ‘Neanche una!
Ho guardato nella zona proibita, persino nei libri più orribili, dove ti spiegano come mescolare
le più brutte pozioni, niente! Tutto quello che ho trovato, nell'introduzione di ‘La Magia più
Malvagia [N.d.T.: Magic Most Evil]’ -Ascolta! -delle Horcruxes, la più strana delle invenzioni
magiche non ne parleremo e non daremo informazioni’ ...ma capisci, allora perchè
menzionarle?’ disse impaziente, chiudendo violentemente il libro; questo lanciò un urlo
sepolcrale ‘Oh! stai zitto!’ intimò, rimettendolo in borsa.
La neve si sciolse attorno alla scuola appena arrivò febbraio, per essere sostituita da una
fredda asciutta umidità. Nubi grigio-violetto stavano sopra il castello, e una costante caduta di
pioggia fredda rendeva i prati scivolosi e fangosi. Il risultato di tutto questo fu che la prima
lezione di Materializzazione per il sesto anno, in programma il sabato, in modo da non
intralciare il corso delle regolari lezioni, si tenne nella Sala Grande invece che nel cortile.
Quando Harry ed Hermione arrivarono nella sala (Ron ci andò con Lavanda), scoprirono che
i tavoli erano scomparsi. La pioggia scivolava sulle alte finestre, e il cielo incantato era scuro
sopra di loro, quando si riunirono di fronte alla Professoressa McGranitt, Piton, Vitious e
Sprite, i capi delle case, e un piccolo mago, che Harry pensò fosse il loro insegnante di
Materializzazione del Ministero. Era stranamente incolore, con ciglia trasparenti, capelli a
ciuffo, e un'aria instabile, come se al primo soffio di vento potesse volare via. Harry si chiese
se la continua materializzazione e smaterializzazione potesse in qualche modo diminuire la
sua sostanza, o se la sua corporatura fosse ideale per qualcuno che desiderasse
smaterializzarsi.
‘Buongiorno!’ disse il mago del Ministero,quando tutti gli studenti arrivarono, e i capi delle
case li avevano invitati al silenzio. ‘Il mio nome è Wilkye Twycross e sarò il vostro insegnante
di Materializzazione per le prossime dodici settimane. Spero di essere capace di prepararvi
per l'esame di Materializzazione in questo periodo’
‘Malfoy, zitto e sta attento’ abbaiò la professoressa McGranitt.
Tutti si girarono. Malfoy era arrossito in una tonalità rosa chiaro: sembrava furioso quando si
allontanò da Crabble, con il quale sembrò aver avuto una discussione a bassa voce. Harry
diede un'occhiata anche a Piton, che sembrava infastidito, anche se, Harry sospettava, fosse
più per il fatto che la McGranitt uno della sua casa fosse rimproverato, che per la
maleducazione di Malfoy...
‘...per quel periodo, molti di voi dovrebbero essere pronti a passare il test..’ continuò
Twycross, come se non ci fossero state interruzioni...’come ben sapete, di solito è impossibile
materializzarsi o smaterializzarsi a Hogwarts. Il preside ha tolto l'incantesimo, solo in questa
Sala, per un'ora, in modo da potervi fare esercitare. Lasciatemi sottolineare che non potrete
materializzarvi al di fuori di queste mura, e vi sconsiglio di provarci. Vorrei che ognuno di voi
si posizionasse in modo da avere almeno un metro e mezzo di spazio di fronte a sè.
Ci fù un gran chiasso di gente che si spostava, prendeva posto, e cacciava gente dal proprio
spazio. I capi delle case intervenivano per aiutare a trovare posto, e per troncare le
discussioni.
‘Harry dove vai?’gli chiese Hermione.
Ma Harry non rispose,si stava muovendo velocemente attraverso la folla, passando i posti
che il professor Vitious stava assegnando ad alcuni Corvonero, che volevano stare tutti
davanti, superò la professoressa Sprite, che stava sistemando i Tassorosso in riga, fino a
che, girando attorno a Ernie McMillan, si trovo proprio alla fine della folla, proprio dietro
Malfoy, che stava sfruttando lo schiamazzo generale per continuare la conversazione con
Tiger, che stava ad un metro e mezzo e sembrava ammutolito.
‘Non so per quanto tempo, d'accordo?’ Malfoy urlava contro di lui, dimenticandosi di Harry
dietro di lui ‘Sta prendendo più tempo di quanto pensassi’
Tiger aprì la bocca, ma Malfoy sembrò indovinare cosa voleva dire.
‘ Non sono affari tuoi quello che sto facendo, Tiger, voglio solo che tu e Goyle facciate quello
che vi è stato detto e che controlliate!’
‘ Io dico ai miei amici quello che sto facendo, se voglio che facciano la guardia per me’ disse
Harry, a voce alta abbastanza perchè Malfoy lo sentisse.
Malfoy girò attorno al suo posto, la mano volò alla bacchetta,ma in quel preciso momento i
quattro Capi delle case urlarono ‘ SILENZIO! ‘ e il silenzio tornò di nuovo. Malfoy si girò
lentamente.
‘Grazie’ disse Twycross ‘adesso...’ Agitò la bacchetta: Vecchi ceppi di legno apparvero sul
pavimento di fronte ad ogni studente.
‘Le tre cose importanti da ricordare quando ci si Materializza sono le 3 D!’ disse Twycross
‘Determinazione, Destinazione, Deliberazione! ..Primo passo: fissate la vostra mente sulla
destinazione desiderata. In questo caso, l'interno del ceppo. Per favore,concentratevi sulla
vostra destinazione adesso!’
Tutti si guardarono attorno furtivamente, per controllare che tutti fossero di fronte al proprio
ceppo, quindi si sbrigarono a fare quello che gli era stato detto. Harry si concentrò sul
polveroso cerchio del pavimento, e provò a non pensare a nient'altro. Questo si rivelò
impossibile, dato che continuava a cercare di capire per che cosa Malfoy avesse bisogno di
controllo.
‘Secondo passo, ‘ disse Twycross ‘focalizzate la vostra determinazione ad occupare lo
spazio che vedete! Lasciate che la vostra brama passi dal vostro corpo fino ad ogni particella
del vostro corpo’
Harry si guardò attorno di soppiatto; alla sua sinistra Ernie MacMillan stava contemplando il
suo ceppo così intensamente che la sua faccia era diventata rosa;sembrava che stesse per
tirar fuori un uovo delle dimensioni di una Pluffa. Harry fece una piccola risata e si concentrò
di nuovo sul suo ceppo.
‘Passo numero 3 ‘ chiamò Twycross ‘ e SOLO quando vi darò il comando,concentratevi sul
posto,sentitevi trascinare verso il nulla,muovetevi con Deliberazione. Al mio comando
adesso! UNO...! DUE...!’
Harry si guardò attorno di nuovo; molte persone sembravano allarmate dalla richiesta di
smaterializzarsi così presto. Provò a fissarsi di nuovo sul suo ceppo; aveva già dimenticato
cosa significassero le 3 D.
‘TREEE!’
Harry ruotò sul posto, perse l'equilibrio, e quasi cadde. Non era l'unico. Tutta la sala era
piena di persone sdraiate; Neville era caduto di schiena; Ernie MacMillan, d'altro canto, fece
una specie di piroetta sul suo ceppo, e stette per un attimo sospeso, poi cadde, mentre Dean
Thomas rideva di lui.
‘Non vi preoccupate, non vi preoccupate’ disse Twycross asciutto, che sembrava non
aspettarsi nulla di più ‘ Aggiustate i vostri ceppi per favore, e ritornate alle vostre posizioni di
partenza...’
La seconda prova non fu meglio della prima, la terza fu ugualmente orribile. Non fino alla
quarta in cui successe qualcosa di eccitante. Ci fu un orribile urlo di dolore,e tutti si
guardarono attorno, terrorizzati di vedere Susan Ossas di Tassorosso nel suo ceppo, mentre
la sua gamba sinistra rimasta alla posizione di partenza.
I capi della case corsero verso di lei, ci fu un grosso scoppio, e una nube di fumo viola che
rivelò Susan Ossas singhiozzante, riunita alla sua gamba, ma terrorizzata.
‘Spaccatura, o la separazione casuale di parti del corpo’ disse Twycross senza emozioni,
‘capita quando la mente non è abbastanza determinata. Dovete continuamente concentrarvi
sulla vostra destinazione, senza fretta, ma con delibera...zione!’
Twycross fece un passo vanti, girò graziosamente su se stesso, con le braccia spalancate e
spari in un fluttuare d'abiti, riapparendo dall'altra parte della stanza.
‘Ricordatevi le tre D’ disse ‘ e provate di nuovo! Uno..Due...Tre..!’
Ma un ora dopo la cosa più interessante che fosse accaduta era la spaccatura di Susan
Ossas. Twycross non sembrava scoraggiato. Allacciandosi il mantello al collo disse
solamente ‘Fino al prossimo sabato, tutti, non dimenticate: Destinazione, Determinazione,
Deliberazione.’
Detto questo, con una mossa della sua bacchetta i ceppi scomparvero, e attraversò la Sala
accompagnato dalla professoressa McGranitt. Le chiacchiere cominciarono appena la gente
comincio a muoversi verso la Hall d'entrata.
‘Come ti è andata?’chiese Ron correndo vicino ad Harry ‘Credo di aver sentito qualcosa
l'ultima volta che ho provato ..una sorta di fremito ai piedi’
‘Credo che i tuoi allenamenti siano troppo pochi, Won Won’ disse una voce dietro di loro,ed
Hermione li sorpassò, con un sorrisetto affettato.
‘Io non ho sentito nulla’ disse Harry, ignorando l'interruzione ‘Ma non mi importa ora..’
‘Che vuol dire che non ti importa ..voglio dire, non vuoi imparare a smaterializzarti?’ disse
Ron incredulo
‘Non sono preoccupato, davvero. Preferisco volare’ disse Harry, dando un'occhiata oltre la
sua spalla per vedere dov'era Malfoy, e sbrigandosi a raggiungere l'Ingresso. ‘Senti, corri, c'è
una cosa che voglio fare.. ‘.
Perplesso, Ron lo seguì alla torre di Grifondoro di corsa. Era temporaneamente prigionieri di
Pix, che aveva chiuso a chiave una porta del quarto piano, e si rifiutava di far passare
chiunque finché qualcuno non avesse dato fuoco ai proprio calzoni, ma Harry e Ron
tornarono semplicemente indietro, e presero una delle loro fidate scorciatoie. In 5 minuti,
stavano passando attraverso il buco del ritratto.
‘Vuoi dirmi che cosa stiamo facendo?’ disse Ron, ansimando.
‘ Quassù ‘ disse Harry, attraversando la sala comune, e prendendo la strada per i dormitori
maschili.
Il loro dormitorio era, come Harry sperava, vuoto .Volò verso il suo baule e iniziò a rovistarci
dentro, mentre Ron lo guardava impaziente.
‘ Harry...’
‘Malfoy sta usando Tiger e Goyle come guardie. Stava discutendo con Tiger di questo proprio
ora. E voglio sapere...AHA!’
L'aveva trovato, una pergamena di forma quadrata all'apparenza bianca, che aprì, battendoci
sopra con la punta della bacchetta
‘Giuro solennemente di non avere buone intenzioni ..o Malfoy lo è..’.
Immediatamente, la Mappa del Malandrino apparve sulla superficie della pergamena. C'era
un disegno dettagliato di tutti i piani del castello, e, all'interno si muovevano dei piccoli puntini
che ne indicavano gli occupanti.
‘Aiutami a trovare Malfoy’ disse Harry con urgenza. Posò la mappa sul letto, e Ron iniziò a
cercare.
‘Eccolo!’ disse Ron dopo circa un minuto ‘E nella sala comune dei Serpeverde, guarda, con
Parkinosn, Zibini e Tiger e Goyle’
Harry guardò la mappa, un pò infastidito, ma anche sollevato.
‘Bene, d'ora in poi lo terrò d'occhio’ disse fermamente ‘ e nel momento i cui lo troverò a
girovagare con Tiger e Goyle che fanno da guardia, ci sarò anche io con il mio mantello
dell'Invisibilità per scoprire cosa sta...’ si interruppe appena Neville entrò nel dormitorio, con
addosso un odore di bruciato, cominciando a rovistare nel suo baule per tirar fuori un paio di
pantaloni puliti.
Nonostante la sua determinazione a tener d'occhio Malfoy, nelle settimane seguenti non
ebbe molta fortuna. Anche se consultava la mappa più spesso che poteva,talvolta andando al
bagno quando non ne aveva bisogno durante le lezioni, non vide mai Malfoy in posti sospetti.
Certo, spesso trovava Tiger e Goyle in giro più spesso del solito, o fermi in un corridoio, ma
Malfoy non era accanto a loro, anzi, era impossibile localizzarlo sulla mappa.
Harry giocherellò con la possibilità che Malfoy stesse lasciando il castello, ma non riusciva a
capire come potesse eludere la massiccia sorveglianza del castello. Poteva solo supporre
che si lasciava sfuggire Malfoy tra le centinaia di puntini che apparivano sulla mappa.
Riguardo al fatto che Malfoy, Tiger e Goyle non stessero sempre insieme, nonostante
sembrassero inseparabili, beh, queste cose accadevano diventando più grandi, e Ron ed
Harmione ne erano la prova vivente. Febbraio lasciò il posto a marzo, senza portare
cambiamenti al tempo, eccetto che diventò ventoso quanto umido. Nell'indignazione
generale, un volantino fu affisso in tutte le case comuni, avvertendo che la prossima gita a
Hogsmeade era stata cancellata. Ron era furioso.
‘Era nel giorno del mio compleanno!’ disse ‘La stavo aspettando!’
‘Comunque non è una gran sorpresa no?’ replicò Harry ‘ Non dopo quello che è successo a
Katie’
Non era ancora tornata dal San Mungo. Inoltre, c'erano state molte sparizioni, riportate dalla
Gazzetta del Profeta, inclusi molti parenti degli studenti di Hogwarts.
‘Ma adesso tutto quello che posso aspettare è la stupida Materializzazione!’ disse Ron
furente ‘ Bello scherzo di compleanno!’
Tre lezioni avanti, Smaterializzazione sembrava più difficile che mai, anche se molti erano
riusciti a spaccarsi. La frustrazione era alta, e c'era un certo odio verso Wilkie Twycross e le
sue tre D, che avevano ispirato un sacco di soprannomi, di cui i più cortesi erano Dog-breath
e Dung-Head.
‘Buon compleanno Ron!’ disse Harry, la mattina del primo Marzo, quando furono svegliati da
Seamus e Dean che andavano a far colazione facendo chiasso.
'Ecco il tuo regalo!’ Lanciò il pacchetto sul letto di Ron, dove si aggiunse ad una rispettabile di
altri pacchetti, che dovevano essere stati portati dagli elfi domestici durante la notte. ‘Grazie!’
disse Ron allegramente; mentre tirava via la carta, Harry uscì dal letto, aprì il suo baule,
cercando la mappa del malandrino, che aveva nascosto ogni volta dopo averla usata. Tirò
fuori la metà della sua roba prima di imbattersi in un mucchio di calzini dove la teneva
nascosta e dove teneva anche la bottiglia di Felix Felicis, la pozione della felicità.
‘Bene’ mormorò, riportando la mappa a letto con lui, battendoci sopra piano e mormorando
‘Giuro solennemente di non avere buone intenzioni’ così che Neville, che stava passando di
fianco al suo letto, non potesse sentire nulla.
‘Bello Harry!’ disse Ronny con entusiasmo, agitando i nuovi guanti da Portiere di Quidditch
che Harry gli aveva regalato.
‘Nessun problema’ disse Harry, assente, mentre cercava Malfoy nel suo dormitorio ‘Hey, non
credo che sia a letto’
Ron non rispose; era troppo occupato a scartare i regali, lanciando ogni tanto un urlo di
approvazione. ‘Veramente bei regali quest'anno!’ annunciò, tenendo un orologio d'oro in
mano, con strani simboli sopra, e piccole stelle che si muovevano. ‘Hai visto cosa mi hanno
regalato Mamma e Papà? ‘Ehi,se penso che diventerò maggiorenne anche io l'anno
prossimo..’
‘Bello!’ borbottò Harry, dando un occhiata all'orologio prima di tornare a scrutare la mappa.
Dov'era Malfoy? Non era al tavolo dei Serpeverde nella Sala Grande a fare colazione, non
era accanto a Piton, che era nel suo studio, non era nei bagni nè in infermeria...
‘Ne vuoi una?’ disse Ron raucamente, tirando fuori una scatola di Cioccorana. ‘No Grazie’
disse Harry, guardandolo ‘ Malfoy è scomparso di nuovo!’
‘Non può averlo fatto’ disse Ron, infilandosi un'altra Cioccorana in bocca mentre scivolava
fuori dal letto per vestirsi. ‘Dai, se non ti sbrighi, dovrai smaterializzarti a stomaco vuoto,
anche se potrebbe essere più facile’.
Ron guardò pensosamente la scatola di Cioccorana, quindi si decise e ne prese una terza.
Harry diede dei colpetti alla mappa, mormorando ‘Compiuto il Misfatto’, anche se non era
vero, e si vestì, continuando a riflettere. Doveva esserci una spiegazione per le periodiche
sparizioni di Malfoy, ma non riusciva a capire quale potesse essere. Il modo migliore sarebbe
stato seguirlo, ma anche con il mantello dell'Invisibilità era impossibile; aveva le lezioni,
l'allenamento di Quidditch, compiti e Materializzazione; non avrebbe potuto seguire Malfoy
senza che la sua continua assenza venisse notata.
‘Pronto?’ chiese a Ron. Era a metà strada dalla porta del dormitorio quando si rese conto che
Ron non si era mosso, ma era seduto sul letto, guardando la pioggia battere sulle finestre
con un strano sguardo assente.
‘Ron? Colazione.’
‘Non ho fame’
Harry gli si mise davanti ‘Ma credevo che avessi detto...’
‘Va bene, verrò giù con te ‘sospirò ' Ron, ‘ma non voglio mangiare’
Harry lo esaminò sospettoso. ‘Hai appena mangiato mezza scatola di Cioccorane, vero?’
‘Non è questo ‘ sospirò ancora ‘Non capiresti...’
‘Ok, ne ho abbastanza’ disse Harry, perplesso, mentre apriva la porta.
‘Harry!’ disse Ron all'improvviso.
‘Cosa c'è?’
‘Non posso sopportarlo!’
‘Non puoi sopportare cosa?’ chiese Harry, in allarme, notando il pallido viso di Ron, come se
dovesse sentirsi male.
‘Non posso smettere di pensarla’ disse Ron,rauco.
Harry lo guardò. Non se l'aspettava e non era sicuro di volerlo sapere. Potevano anche
essere amici, ma se Ron avesse cominciato a chiamare Lavanda 'Lav-Lav '
avrebbe dovuto riportarlo con i piedi per terra.
‘E perchè questo ti impedisce di fare colazione?’ chiese Harry, cercando di dare un tono
razionale alla discussione
‘Non sa nemmeno che esisto’ disse Ron facendo un gesto disperato
‘Lei lo sa di sicuro che esisti’ disse Harry, perplesso ‘Continua a starti dietro,no?’
Ron sbatté le palpebre. ‘Di chi stai parlando?
‘No, di chi TU stai parlando!?’ disse Harry, con una crescente impressione che la ragione
fosse andata via da quella conversazione.
‘Romilda Vane’ sospirò Ron, la sua faccia si illuminò appena lo disse, come se fosse stato
colpito da un raggio di sole.
Si guardarono a vicenda per almeno un minuto. ‘Stai scherzando vero? È uno scherzo!’
‘Io credo...Harry, credo di amarla..’ disse Ron con la voce strozzata.
‘Ok’ disse Harry, andando verso Ron per dare un'occhiata da vicino al suo viso pallido e agli
occhi confusi.’Ok, dillo di nuovo con una faccia seria’
‘Io la amo’ ripeté Ron, senza fiato, ? 'Hai visto i suoi capelli?’ sono neri, lucidi, setosi..e i suoi
occhi? I suoi grandi occhi neri...e il suo..’
‘Questo è molto divertente e quello che vuoi,’ disse Harry impaziente, ‘ma lo scherzo è finito
ok? Piantala!’
Si voltò per andarsene. Aveva fatto due passi verso la porta quando una scintilla gli passò
accanto all'orecchio. Vacillando, si guardò attorno. Ron aveva il pugno pronto, la sua faccia
era contorta per la rabbia, era in procinto di colpire di nuovo.
Harry reagì istintivamente, la sua bacchetta fu fuori dalla tasca, e l'incantesimo uscì dal
cervello senza pensarci nemmeno ‘ LEVICORPUS’
Ron urlò quando il si ritrovò sottosopra, dondolando, con i vestiti che penzolavano.
‘Perchè l'hai fatto?’ urlò Harry
‘Tu l'hai insultata Harry! Hai detto che era uno scherzo!’ urlò Ron, che stava diventando rosso
in viso mentre il sangue affluiva alla testa.
‘Questo è assurdo!’ disse Harry ‘Cosa pensi che..’
Poi vide la scatola aperta sul letto di Ron, e la forza lo colpì con la forza di un troll.
‘Da dove hai preso quelle Cioccorane?’
‘Erano un regalo di compleanno,’ urlò Ron, cercando di liberarsi,’Te lo ho anche offerte!’
‘Le hai prese dal pavimento, vero?’
‘Sono cadute dal mio letto, lasciami andare!’
‘Non sono cadute dal tuo letto, idiota, non capisci? Erano mie, le ho buttate fuori dal baule
prima mentre cercavo la mappa, me l'aveva regalate Romilda Vane prima di Natale, e sono
piene di una pozione d'amore!’
Ma solo una parola venne registrata da Ron.
‘Romilda?’ ripeté Ron ‘ hai detto Romilda? La conosci? Puoi presentarmi?’
Harry guardò il dondolante Ron, la cui faccia sembrava tremendamente speranzosa, e
combatté contro il desiderio di ridere. Una parte di lui, la parte più vicina al suo orecchio
destro, gli suggeriva di lasciar andare Ron e di lasciarlo andare in giro finche l'effetto della
pozione non se ne fosse andato...ma d'altra parte, loro avrebbero dovuto essere amici, Ron
non era in sè quando l'aveva attaccato, e Harry pensava che si sarebbe meritato un altro
pugno se avesse permesso a Ron di dichiarare ancora il suo amore per Romilda.
‘'Si, ti presenterò ‘ disse Harry, pensando velocemente ‘Ora ti lascerò, ok?’
Lasciò che Ron cadesse sul pavimento, (il suo orecchio faceva ancora male) ma Ron cadde
in piedi, sorridendo.
‘Sarà nello studio di Slughorn’ disse Harry,in tono confidenziale facendo strada verso la
porta.
‘Perchè dovrebbe essere lì?' 'disse Ron ansiosamente, sbrigandosi a raggiungerlo
‘Perchè ha ripetizioni di Pozioni’ disse Harry, inventando sul momento.
‘Forse potrei chiedere al professore se posso farle con lei’ disse Ron speranzoso
‘Grande idea!’disse Harry. Lavanda stava aspettando dietro al buco al ritratto,una
complicazione che Harry non aveva previsto.
‘Sei in ritardo Won Won,’ disse ‘Ho un regalo di..’
‘Lasciami in pace’ disse Ron impazientemente ‘ Harry mi sta per presentare Romilda Vane’
E senza dirle un'altra parola, presa la strada per uscire fuori dal buco del ritratto. Harry cerco
di farle una faccia dispiaciuta, ma poteva sembrare più che altro divertita, dato che lei
sembrava più offesa che mai, appena la Donna Grassa si chiuse dietro di loro.
Harry temeva che il Professor Slughorn potesse essere a colazione, ma rispose dalla porta
dell'uffiicio al primo toc-toc, aveva una veste di velluto verde addosso, un cappello da notte
dello stesso colore e occhi cisposi.
‘Harry’ borbottò ‘è molto presto per un colloquio, di solito di sabato dormo fino a tardi’
‘Professore, mi spiace davvero disturbarla,’ disse Harry con voce più bassa che poteva,
mentre Ron stava sulle punte dei piedi cercando di sbirciare nella stanza di Slughorn ‘ma il
mio amico Ron ha inghiottito una pozione d'amore per sbaglio. Non potrebbe dargli un
antidoto?’ L'avrei portato da Madama Chips, ma non dovremmo aver nulla a che fare con i
Tiri Vispi Weasley e sa.. qualche domanda non voluta..’
'Harry esperto di pozioni come sei, non potresti trovargli un rimediò?’ chiese Slughorn
‘Ehm’…disse Harry, distratto da Ron che gli dava delle gomitate nelle costole, nel tentativo di
entrare nella stanza con la forza, ‘Beh,non ho mai preparato un antidoto per una pozione
d'amore, signore, e prima che mi riesca magari Ron potrebbe commettere qualcosa di
grave..’
Ringraziando il cielo, Ron scelse quel momento per lamentarsi ‘Non riesco a vederla Harry,
lui la sta nascondendo?’
‘Era una pozione senza limite di tempo?’ chise Slughorn, osservando Ron con interesse
professionale ‘Più a lungo si tengono, più possono fortificarsi’
‘Questo spiega molte cose’ ansimò Harry, mentre impediva a Ron di buttare giù Slughorn a
pugni. ‘È il suo compleanno Professore,’ aggiunse implorandolo.
‘Oh, va bene allora, va bene...entrate entrate!’ disse Slughorn riluttante, ‘Ho l'occorrente nella
mia borsa, non è un antidoto difficile’
Ron sfrecciò nella calda, disordinata Stanza di Slughorn, inciampò sopra uno sgabellino
traballante, e riconquistò l'equilibrio attaccandosi al collo di Harry, sussurrando ‘ Non l'ha
visto, non l'ha visto vero?’
‘Non è ancora qui’ disse harry, guardando Slughorn aprire il suo kit per le pozioni, e
aggiungendo vari ingredienti in una piccola bottiglia di cristallo.
‘Bene!’ disse Ron soddisfatto ‘Come sto?’
‘Molto attraente’ disse Slughorn, dolcemente, dando a Ron un bicchiere di liquido trasparente
‘Adesso bevi questo, è un tonico per i nervi, ti manterrà calmo quando arriverà, capisci?’
‘Perfetto!’ disse Ron, e butto giù tutto in un sorso
Harry e Slughorn lo guardarono, per un momento, Ron li fissò. Poi, molto lentamente, il suo
sorriso sparì, lasciando il posto ad un espressione di terrore.
‘Tornato alla norma allora?’ disse Harry, sorridendo. Slughorn ridacchiò, ‘Grazie tante
Professore,’
‘Non dirlo nemmeno ragazzo mio,’ disse Slughorn, mentre Ron collassava sulla poltrona,' 'Ha
bisogno di qualcosa che lo tiri su’ continuò, affaccendandosi su un mobiletto pieno di drink
‘Vediamo, ho della BurroBirra, vino, l'ultima bottiglia di questo whisky
invecchiato..hmm..dovevo darlo a Silente per Natale..eh, va bè..non può sentire la mancanza
di qualcosa che non ha avuto! Perchè non l'apriamo ora per festeggiare il compleanno del
signor Weasley? Per scacciare via le pene d'amore non c'è nulla di meglio..’
Rise brevemente ed Harry lo imitò. Era la prima volta che si trovava quasi da solo con
Slughorn da quel primo tentativo disastroso di ottenere quella memoria. Forse, se Slughorn
avesse mantenuto il buonumore, forse se fossero andati avanti col whisky...
‘Eccoci qua’ disse Slughorn, dando ad Harry e Ron un bicchiere di whisky, prima di prendere
il suo ‘Beh, un buon compleanno Mr Weasley’
‘Ron’ sussurrò Harry
Ma Ron che non sembrava aver ascoltato il discorso, aveva già preso il whisky, e inghiottito
tutto d'un fiato.
Ci fu un terribile secondo in cui Harry realizzò che qualcosa non andava, e Slughorn
sembrava non averlo notato.
‘..e che tu possa avere molti...’
‘RON!’
Ron aveva fatto cadere il suo bicchiere, si era alzato per metà dalla sedia, piegandosi,
tremando incontrollabilmente. Della bava usciva dalla sua bocca e aveva gli occhi fuori dalle
orbite.
‘Professore’, gridò Harry ‘faccia qualcosa!’
Ma Slughorn sembrava paralizzato dallo shock. Ron si contrasse, cominciando a soffocare:
la sua pelle stava diventando blu.
‘Ma.. Cosa? ‘ balbettò Slughorn
Harry si precipitò ad un tavolo, lanciandosi sul kit per pozioni di Slughorn, buttando all'aria
contagocce e contenitori, mentre il terribile rumore di Ron che soffocava riempiva la stanza.
Poi la trovò, la pietra raggrinzita che sembrava un rene, che Slughorn gli aveva preso a
Pozioni.
Corse di nuovo al fianco di Ron, gli aprì completamente la bocca, e gli infilò il bezoar in gola.
Ron si scosse, e con un rumore rauco tornò immobile.
CAPITOLO 19
Gli elfi pedinatori
Tradotto da: sir_gordon
Revisionato da: pix
“Dai tutto sommato non è stato uno migliori compleanni di Ron,”disse Fred.
La sera stava arrivando; l’ infermeria era silenziosa, le finestre si stavano chiudendo e le
lampade si illuminavano. Il letto di Ron era l'unico occupato. Harry, Hermione e Ginny
stavano seduti intorno lui; avevano atteso tutto il giorno fuori dalle doppie porte del reparto,
provando a sbirciare dentro ogni volta che qualcuno entrava o usciva. Madama Chips li lasciò
entrare solo alle otto in punto. Fred e George arrivarono alle dieci passate.
“Questo non è il modo in cui abbiamo immaginato di darti il nostro regalo,” disse
risolutamente George, posando un grande regalo sull'armadietto al lato del letto di Ron e
sedendosi vicino Ginny.
“Si, quando ci hanno descritto la scena, eravamo increduli” disse Fred.
“Eravamo ad Hogsmeade, attendendo di sorprenderti…” disse George.
“Eravate ad Hogsmeade?” chiese Ginny, guardandoli.
“Stavamo pensando di comprare il negozio di Zonko” disse tristemente Fred. “Una filiale a
Hogsmeade, sapete, ma ci farà davvero molto bene se non potete più uscire i fine settimana
a comprare la nostra roba… Ma ora non importa.” Avvicinò la sedia ad Harry e guardò la
faccia pallida di Ron.
“Cos’è accaduto esattamente, Harry?”
Harry raccontò la storia che già aveva raccontato, altre cento volte, o almeno a lui sembrava
così, a Silente, alla McGrannit, Madama Chips, a Hermione ed a Ginny.
“…ed allora gli ho infilato il Bezoar in gola così ha ricominciato a respirare un po’ meglio,
Slughorn è andato a cercare aiuto, McGrannit e Madama Chips nella confusione lo hanno
portato qui. Ci hanno subito detto che tutto si sarebbe aggiustato. Madama Chips dice che
dovrà rimanere qui una settimana o in modo da… accertarsi che prenda l’Essenza del
Pentimento…”
“Accidenti, sei stato fortunato a pensare al Bezoar,” disse a voce bassa George.
“E’ stato fortunato ad avere qualcuno nella stanza,” disse Harry, che continuava a sudare
freddo al solo pensiero di che cosa sarebbe accaduto se non si fosse ricordato di quella
piccola pietra.
Hermione tirò su con il naso con un rumore quasi impercettibile. Era stata particolarmente
silenziosa per tutto il giorno. Si era precipitata, con una faccia bianca, fuori dell'ala
dell'ospedale ed aveva chiesto a Harry di raccontarle che cosa era accaduto, lei non aveva
preso quasi parte nella discussione ossessionante tra Ginny ed Harry di come Ron fosse
stato avvelenato, si era limitata a stare da parte, stanche di tutte quelle parole e con uno
sguardo spaventato, permettendo di finire la loro discussione e finalmente guardarla.
“Ma mamma e papà lo sanno?” chiese Fred a Ginny.
“Lo hanno già visto, sono arrivati un'ora fa… ora sono nell'ufficio di Silente, ma saranno
presto di ritorno…”
Ci fu una pausa mentre tutti guardavano Ron che borbottava un po’ durante il sonno.
“Così c’era del veleno nella bevanda?” disse tranquillamente Fred.
“Sì,” disse immediatamente Harry; non stava pensando a null’altro adesso si sentiva felice
che qualcuno gli desse l’opportunità di riprendere la discussione. “Slughorn l’ha gettata via…”
“Lui avrebbe potuto versare qualcosa nel bicchiere di Ron mentre non lo guardavate?”
“Probabilmente,” disse Harry, “ma perché Slughorn desidererebbe avvelenare Ron?”
“Nessun idea,” disse Fred, aggrottando le sopraciglia. “Non pensate che potrebbe averla
messa nel bicchiere per errore? Oppure aveva l’intenzione di darlo a te?”
“Perché Slughorn desidererebbe avvelenare Harry?” domandò Ginny.
“Non so,” disse Fred, “c’è molta gente in giro che gradirebbe avvelenare Harry, ma qui? 'il
Prescelto'?” “Così pensate che Slughorn sia un Mangiamorte?” disse Ginny.
“Tutto è possibile,” disse con un volto turbato Fred. “Potrebbe essere sotto l’influsso della
Maledizione Imperius,” disse George.
“O potrebbe non essere colpevole,” ribatte Ginny. “Il veleno poteva già essere nella bottiglia,
in quel caso probabilmente volevano uccidere Slughorn.”
“Chi desidera uccidere Slughorn?”
“Silente sa quanto Voldemort voglia Slughorn dalla sua parte” ribatté Harry. “Slughorn si
nascondeva da un anno prima che venisse a Hogwarts. E…” Gli torno alla memoria Silente
che non era stato capace di tirare fuori nulla da Slughorn. “…forse Voldemort lo desidera
lontano, forse lui pensa che potrebbe essere utile a Silente.”
“Ma tu hai detto che Slughorn stava progettando di dare il benservito a Silente per Natale,” gli
ricordò Ginny. “Esattamente l’avvelenatore aveva una possibilità facile di esserci dopo
Silente.”
“Allora l’avvelenatore non ha conosciuto molto bene Slughorn,” disse Hermione, parlando per
la prima volta da ore e suonavano come se arrivassero da un posto gelido. “Chiunque
conoscesse Slughorn sapeva che lui avrebbe mantenuto qualche cosa di saporito per se.”
“Er-mio-nee,” brontolò inatteso Ron fra loro.
Tutti caddero in silenzio, guardandolo ansiosamente, ma dopo un mormorio incomprensibile
di un momento soltanto cominciò a russare.
Le porte del dormitorio si aprirono, spaventando tutti: Hagrid era arrivato e si stava dirigendo
verso di loro, con i suoi capelli bagnati di pioggia , il suo cappotto di pelle d’orso che si
agitava dietro, in mano semi nascosta nel cappotto una balestra e lasciando delle orme
fangose dappertutto sul pavimento.
“Stato nella foresta tutto il giorno!” disse ansimante. “Aragog peggiora, lo sto leggendo per
lui… non sono andato a pranzo fino adesso… la professoressa Sprite allora mi ha detto di
Ron! Come sta?”
“Non male,” disse Harry. “Dicono che guarirà.”
“Non più di sei visitatori alla volta!” disse Madama Chips, uscendo di corsa dal suo ufficio.
“Con Hagrid siamo in sei,” precisò Gorge.
“Oh… sì.” Disse Madama Chips, che sembrava aver contato Hagrid come più di una
persona, vista la sua mole. Per coprire il suo sbaglio, si affrettò fuori per pulire le orme
fangose lasciate da Hagrid con la sua bacchetta.
“Non posso credere,” disse raucamente Hagrid, agitando la sua grande testa pelosa mentre
guardava Ron. “Ancora non crede… vedere qui… Chi desidera fargli male, eh?”
“Stavamo giusto discutendo di questo,” disse Harry. “Non lo sappiamo.”
“Qualcuno potrebbe averla contro la squadra di Quidditch dei Grifondoro, potrebbero?” disse
ansiosamente Hagrid. “Prima Katie, ora Ron…”
“Io non posso vedere, nessuno, farsi male fuori da una partita di Quidditch,” disse Hagrid
“Sono sollevato”
Il might've di legno fatto lo Serpeverde se could've ottenesse via con esso,“ disse Fred
ragionevolmente.
Wood might've done the Slytherins if he could 've got away with it,” said Fred fairly.
“Beh, non penso sia il Quidditch, ma penso che ci sia un collegamento fra gli attacchi.“ disse
tranquillamente Hermione
“Di cosa stai parlando?” chiese Fred.
“Beh, per prima cosa, entrambi gli attacchi dovevano essere mortali , anche se per fortuna
non lo sono stati. E secondo, ne il veleno ne la collana sembrano aver raggiunto la persona
che, suppongo, fosse l’obbiettivo. Naturalmente,” aggiunse seriamente, “le persone che sono
dietro questi attacchi sono ancora più pericolose, perché non sembrano preoccuparsi di
quanta gente possa maneggiare i loro oggetti prima che raggiungano realmente la loro
vittima.”
Prima che qualcuno potesse rispondere a questa sinistra dichiarazione, le porte di latta del
dormitorio si aprirono di nuovo il signore e la signora Weasley che si affrettavano per la
corsia. Non avevano fatto nient'altro che aspettarsi un recupero completo di Ron dalla ultima
loro visita; ora la signora Weasley aveva abbracciato Harry con una presa molto stretta.
“Silente ci ha raccontato di come lo hai salvato con il Bezoar,” disse singhiozzando. “Oh,
Harry, che cosa possiamo dire? Hai salvato Ginny… hai salvato Arthur… ora hai salvato
Ron…”
“Ma no… non ho fatto nulla…” mormorò maldestramente Harry.
“Proprio adesso stavo pensando che metà della nostra famiglia sembra doverti la loro vita,”
disse il signor Weasley con una voce soffocata. “Beh, posso dire che è stata una giornata
fortunata per i Weasley quando Ron ha deciso di sedersi nel tuo scompartimento su l’
Espresso per Hogwarts, Harry.”
Harry non riuscì a pensare ad alcuna risposta a questa affermazione finche Madame Chips
ricordò loro che potevano esserci soltanto sei visitatori per ogni paziente; lui ed Hermione
diventarono rossi e decisero di andare con Hagrid, lasciando Ron con la sua famiglia.
“E’ terribile,” ringhiò Hagrid attraverso la sua barba, mentre loro tre camminavano nel
corridoio che portava alla scalinata di marmo. “Questa sarebbe la nuova sicurezza, i ragazzi
dovrebbe essere tranquilli… Silente è preoccupato… non mi ha detto molto, ma cosa posso
dire…”
“Non ha nessuna idea, Hagrid?” chiese disperatamente Hermione.
“Io, aspettava centinaia di idee, cervello come il suo,” disse Hagrid. “Ma non conoscere ne,
chi ha portato quella collana, ne chi ha messo veleno in quel vino, o lo vogliono prendere in
trappola? Questo mi preoccupa,” disse Hagrid, abbassando la sua voce e gettando uno
sguardo sopra la sua spalla (Harry, per precauzione, controllo il soffitto per vedere se ci fosse
Pix).
“Quanto tempo riuscirà a rimanere aperta Hogwarts se i ragazzi saranno attaccati. La camera
dei Segreti è stata di nuovo aperta, è così? Ci sarebbe il panico, molti genitori porteranno i
figli via dalla scuola, e poi pensare che il consiglio…”
Hagrid smise di parlare mentre il fantasma di una donna dai capelli lunghi si spostava
serenamente oltre, allora riprese con un rauco bisbiglio “… il consiglio sta pensando di
chiudere per il loro bene.”
“Certo che no!?” disse Hermione, sembrando preoccupata.
“Guada dal loro punto di vista,” disse cupamente Hagrid. “Intendo, credevano di non correre
rischi mandando i ragazzi ad Hogwarts, non è cosi? Non si aspettano incidenti, non qui, dove
centinaia di piccoli maghi sono tutti insieme, ma dai tentati omicidi, questo fa la differenza.
Silente adesso è arrabbiato con Pit…”
Hagrid si fermò, una familiare espressione colpevole era comparsa visibilmente sulla sua
faccia sopra la sua barba nera aggrovigliata.
“Che cosa?” disse rapidamente Harry. “Silente è arrabbiato con Piton?”
“Io, non ho detto nulla” disse Hagrid, benché nel suo sguardo pieno di panico non poteva che
dire il contrario.
“Ma guarda che ora si è fatta, è quasi mezzanotte, bisogna tor…”
“Hagrid, perché Silente arrabbiato con Piton?” chiese ad alta voce Harry.
“Shhhh!” mormorò Hagrid, osservandolo più nervosamente che arrabbiato. “Non gridare,
Harry, vuoi che perda il mio lavoro? Fai attenzione, io non so, non voglio perdere il posto a
Cura delle Creature Magi…
“Non provare a farmi sentire colpevole, non funzionerà!” disse rigorosamente Harry. “Che
cosa ha fatto Piton?”
“Non so, Harry, non ho sentito tutto! Io… beh, è cominciato tutto fuori dalla foresta l’altra sera,
ho sentito per caso… parlare. Non ci ho fatto subito caso, mi sono nascosto ma non per
sentire , ma era… beh, una discussione accesa che non poteva non essere udita,”
“Ebbene?” sollecitò Harry, Hagrid strisciò con imbarazzo i suoi piedi enormi.
“Bene… ho sentito Piton che diceva a Silente che pretendeva troppo adesso o così mi è
parso di sentire… Piton… poi non ha detto più nulla…”
“Pretendeva troppo cosa?”
“Non so, Harry, suonava come se Piton fosse esausto, tutta qua… comunque, Silente gli ha
detto che il piano doveva procedere e che era tutto pronto. Come stabilito. Allora ha detto
delle indagini di Piton nella sua Casa, i Serpeverde. Beh, non c’è nulla di stano in questo!”
“Tutti i capi delle Case riferiscono cosa succede dentro…” Hagrid aggiunse frettolosamente,
visto che Harry e Hermione si scambiarono uno sguardo pieno di significativo.
“Si, ma Silente non ha discussioni con il resto di loro, non è così?” disse Harry.
“Guarda,” Hagrid strinse la balestra nelle sue mani; c’era stato un forte suono di un qualcosa
che si rompeva a metà. “So quanto non ti piaccia Piton, Harry, io non voglio dirti di più di
quanto ci è –”
“Guarda fuori,” disse succintamente Hermione.
Fecero appena in tempo a girarsi per vedere l'ombra di Argus Gazza che appariva in
lontananza sopra la parete dietro di loro prima che girasse l’angolo, gobbo, con la sua
mandibola tremante.
“Oho!” disse affannosamente. “Fuori cosi tardi, avete intenzione di farvi punire?”
“Non preoccupatevi, Gazza…” disse presto Hagrid. “Sono con me, no?”
“E che differenza fa?” chiese antipaticamente.
“Sono un maledetto insegnante, non sono un petardo che scoppia di nascosto!” disse Hagrid,
infuocandosi subito.
Ci fu un fastidioso sibilo poiché Gazza si gonfiò con furia; Mrs Purr arrivò, senza essere vista
si stava torcendo sinuosamente intorno alle caviglie magre di Gazza.
“Andatevene,” disse Hagrid dal angolo della sua bocca.
Harry non se lo fece ripetere due volte; lui e Hermione si affrettarono fuori; Le voci di Gazza e
di Hagrid echeggiavano dietro loro mentre correvano. Passarono vicino Pix e girarono per la
Torre dei Grifondoro, stavano strisciando fortunosamente dalla parte opposta delle urla e
degli schiamazzi,
Quando c’è disputa e quando ci son difficoltà
invita Pix, ne farà a quantità!
La Signora Grassa stava sonnecchiando e non gli sarebbe piaciuto essere svegliata, ma
dovette roteare in avanti per permettergli di arrampicarsi nella sala comune pacifica e vuota.
Non sembrava che la gente avesse saputo di Ron ancora; Harry fu molto alleviato di questo:
era stato interrogato abbastanza per quel giorno. Hermione gli diede la buona notte e si avviò
verso il dormitorio delle ragazze. Harry, tuttavia, rimase dietro, mettendosi a sedere al lato del
fuoco a guardare la brace.
Così Silente aveva discusso con Piton. Nonostante avesse parlato con Harry, nonostante la
sua insistenza si era fidato di Piton completamente, lui aveva perso la pazienza… Non
pensava che Piton trovasse duro investigare sui Serpeverde… o, forse, a investigare su un
singolo Serpeverde: Malfoy?
Era perché Silente non desiderava che Harry facesse qualche cosa di insensato, per
prendere questa faccenda nelle sue mani, che avesse creduto ai sospetti di Harry? Era la
cosa più sensata. Pensò che forse Silente non voleva distrarlo dalle loro lezioni e
dall’ottenimento della memoria di Slughorn. Forse Silente non pensava fosse giusto confidare
i sospetti circa il suo personale ad un sedicenne…
“Eccoti, Potter!”
Harry salto in piedi per lo shok, con la sua bacchetta pronta. Era proprio convinto che la sala
comune fosse vuota; non era affatto preparato per una figura grande e grossa spuntare
improvvisamente da una sedia distante. Con uno sguardo più attento vide che era Cormac
McLaggen.
“Stavo aspettando il tuo ritorno,” disse McLaggen, incurante della bacchetta estratta da
Harry. “Mi ero addormentato. Guarda, li ho visti portare Weasley fino all'ala dell'ospedale
molto velocemente. Non lo vedremo in campo per la prossima partita”
Occorsero ad Harry alcuni momenti prima di realizzare di che cosa McLaggen stava
parlando.
“Oh… giusto…Quidditch,” disse, mentre riponeva la sua bacchetta nuovamente dentro la
cinghia dei suoi jeans e passava una mano sui suoi capelli. “Si… non può farla.”
“Bene, allora, giocherò io come portiere, vuoi?” disse McLaggen.
“Si” disse Harry. “Si, suppongo di si…”
Non riusciva a pensare nulla contro di lui; dopo tutto, McLaggen certamente era stato il
migliore dopo Ron.
“Eccellente,” disse McLaggen con una voce soddisfatta. “Quando ci alleniamo?”
“Cosa? Oh… ci sarà domani sera l’allenamento.”
“Buono. Ascolta, Potter, ti vorrei parlare prima. Ho alcune idee sulle strategia che potresti
trovare utile.”
“Certo,” disse senza entusiasmo Harry. “Beh, le sentirò domani, allora. Sono abbastanza
stanco ora… ci vediamo…”
Le notizia che Ron fosse stato avvelenato si diffuse rapidamente il giorno seguente, ma non
produsse lo stesso effetto dell’attacco di Katie. La gente sembrava pensare che potesse
essere stato un incidente, dato che si trovava nella stanza del professore di Pozioni e avesse
preso subito l’antidoto; quindi non ci diedero molto peso. Infatti, i Grifondoro sembravano più
interessati al prossimo incontro di Quidditch contro i Tassorosso, molte lo erano soltanto
perché desideravano vedere Zacharias Smith, che ha giocava come Cacciatore nella
squadra di Tassorosso, che era stato punito severamente dopo il suo commento per la gara
iniziale contro i Serpeverde. Harry, tuttavia, ora era meno interessato che mai al Quidditch; si
stava velocemente ossessionando per Draco Malfoy. Controllava la Mappa del Malandrino
ogni volta che poteva, a volte faceva delle deviazioni per vedere cosa stesse combinando
Malfoy, ma non era ancora riuscito a trovarlo mentre faceva qualcosa fuori dall’ordinario. Ed
ancora c’erano quei periodi inspiegabili in cui Malfoy spariva semplicemente dalla mappa…
Ma Harry non aveva avuto molto tempo per considerare il problema, dato che aveva avuto gli
allenamenti di Quidditch, i compiti ed il fatto che ora si stava cercando caparbiamente di
nascondersi da Cormac McLaggen e Lavanda Brown.
Non sapeva quale dei due gli desse più fastidio. McLaggen continuava costantemente a
suggerire schemi di gioco e per rendere la sua permanenza come portiere fissa al posto di
Ron, e pensava che Harry vedendolo giocare regolarmente si convincesse di questo; inoltre
non perdeva tempo nel criticare gli altri giocatori e fornire ad Harry programmi di allenamento
dettagliati, di modo che Harry fu costretto più di una volta a ricordargli chi fosse il capitano.
Nel frattempo, Lavanda continuava a sedersi vicino Harry per discutere di Ron, che Harry
trovava più noiose delle tattiche di gioco di Quidditch di McLaggen. Inizialmente, Lavanda fu
molto infastidita che nessuno si fosse degnato di dirle che Ron fosse in infermeria…
“Significa, che io sono la sua ragazza!”
… ma sfortunatamente ora aveva deciso di perdonare a Harry questa dimenticanza e voleva
raccontargli i suoi sentimenti verso Ron, un'esperienza disastrosa di cui Harry avrebbe
rinunciato felicemente.
“Guarda, perchè non dici a Ron tutto questo?” chiese Harry, dopo che la discussione
particolarmente lunga fatta da Lavanda che spaziava in tutto da come Ron avesse
considerato i sui vestiti a come Harry potesse chiedere a Ron se considerasse ‘seria’ la loro
relazione
“Si, ma è sempre addormentato quando vado a trovarlo!” disse arrabbiata Lavanda.
“E’…?” disse Harry, sorpreso, lui aveva sempre trovato Ron perfettamente sveglio ed
interessato a sapere le novità sulla discussione tra Silente e Piton e anche di McLaggen per
quanto possibile, ogni volta che era andato a trovarlo in infermeria.
“Hermione Granger ancora va a fargli visita?” Lavanda chiese improvvisamente.
“Si, penso di si. Beh sono amici no?” rispose impacciatamente Harry.
“Gli amici, non ridono di me,” disse sdegnosamente Lavanda. “Non ha parlato con lui per
settimane dopo che ha cominciato ad uscire con me! Ma adesso suppongo che desideri
riavvicinarsi dato che è diventato un tipo interessante… “
“Essere avvelenati dici che fa diventare interessanti?” chiese Harry. “Comunque… mi spiace
ma devo andare… devo incontrare McLaggen per parlare di Quidditch,” disse in fretta Harry e
se ne andò attraverso una porta che sembrava essere parete solida e corse a tutta velocità
giù per la scorciatoia che lo portava nell’aula di Pozioni, li ne Lavanda ne McLaggen
potevano seguirlo.
La mattina dell’incontro di Quidditch contro Tassorosso, Harry andò in infermeria prima di
andare in campo. Ron era molto agitato; Madame Chips non lo avrebbe lasciato andare giù a
guardare l’incontro, riteneva che fosse troppo eccitante per lui.
“Così come procede con McLaggen?” chiese nervosamente ad Harry, apparentemente
dimenticandosi di aver già fatto due volte la stessa domanda.
“Te l’ho detto,” disse pazientemente Harry, “lui potrebbe essere un fuoriclasse ma non lo
voglio. Continua ad allenarsi e a dire a tutti cosa fare, pensa che potrebbe giocare ogni
posizione meglio di tutti noi. Non posso aspettare di essere cacciato fuori da lui. E parlo
anche a nome di altre persone,” aggiunse Harry, mentre prendeva nelle sue mani la sua
Firebolt “Smettila di fingerti addormentato quando Lavanda viene trovarti!? Mi sta facendo
diventare pazzo.”
“Oh,” disse Ron, sembrando imbarazzato. “Si, d’accordo.”
“Se non vuoi più uscire con lei, è meglio che lei lo sappia.” disse Harry.
“Si… certo… ma non è facile?” disse Ron. Fece una pausa. “Verrà Hermione a trovarmi
prima della partita?” aggiunse con indifferenza.
“No, già è andata giù al campo con Ginny.”
“Oh,” disse Ron, osservandolo piuttosto triste. “Ok. Beh, buona fortuna. Spero che tu colpisca
McLag… intendevo Smith.”
“Proverò” disse Harry, mettendosi la scopa sulle spalle. “Ci vediamo dopo l’incontro!”
Si affrettò giù per i corridoi deserti; la scuola intera era all'esterno, già nello stadio o li intorno.
Stava osservando dalle finestre che passava, provando a misurare quanto vento doveva
affrontare, fino a quando un rumore davanti a lui lo fece guardare in alto e vide Malfoy
camminare verso lui, accompagnato da due ragazze, sembrava irritato e offeso. Malfoy si
arrestò bruscamente alla vista di Harry, fece una risata forzata e continuò a camminare.
“Dov’è che andate?” chiese Harry.
“Si, veramente stavo venendo a chiamarti, perché è il tuo momento, Potter.” ghignò Malfoy.
“Dovresti affrettarti, aspettano 'il Capitano Prescelto'… 'il Ragazzo che fa Centro'… in
qualsiasi modo loro ti chiamano adesso.”
Una delle ragazze fece una risatina sciocca. Harry la fissò. E lei arrossì. Malfoy spinse oltre
Harry e lei e la sua amica lo seguirono di corsa, girando l’angolo e sparendo dalla vista. Harry
si girò e li guardò sparire. Lo aveva reso furioso; stava pensando solo alla partita ma adesso
c’era Malfoy, nascosto mentre il resto della scuola era assente: la probabilità migliore di Harry
tuttavia per scoprire cosa Malfoy macchinava. I secondi passavano silenziosi e Harry
rimaneva dove era, congelato, guardando il posto in cui Malfoy era sparito…
“Dove sei stato?” chiese Ginny, come Harry arrivò negli spogliatoi. La squadra intera si era
già cambiata; Coote e Peakes, i battitori, si colpivano nervosamente le cosce con le loro
mazze.
“Ho incontrato Malfoy,” disse tranquillamente Harry, mentre si metteva la sua casacca color
porpora.
“Così volevo sapere come mai è su al castello con una coppia dei ragazze mentre tutti gli altri
sono qui…”
“Ti importa ora?”
“Bene, probabilmente non adesso,” disse Harry, prendendo la sua Firebolt e mettendo i suoi
occhiali apposto. “Allora andiamo!”
E senza altre parole, andò fuori verso le acclamazioni ed a fischi assordanti; le nubi erano
irregolari; di tanto in tanto comparivano flash di luce solare.
“Brutta condizione,” disse McLaggen alla squadra. “Coote, Peakes, dovrete volare fuori dal
sole, in modo da no far vedere da dove cominciate…”
“Io sono il capitano, McLaggen, basta dare loro le istruzioni,” disse irosamente Harry. “Vai al
tuo posto in porta!”
Una volta che McLaggen andò via, Harry si girò verso Coote ed a Peakes.
“Assicuratevi di volare fuori dal sole,” disse loro con riluttanza. Strinse la mano con il capitano
di Tassorosso ed allora, sentì Madama Bump fischiare, diede un calcio e volò sopra il resto
della squadra, girando sul campo alla ricerca del Boccino d’oro. Pensava che se avesse fatto
presto, ci fosse la possibilità ti tornare al castello, prendere la Mappa del Malandrino e
scoprire cosa stesse architettando Malfoy…
“Ed ora è Smith di Tassorosso con la palla,” disse una voce sognante, che echeggiava sopra
i gli inni.
“Ha commentato lui l’ultima parta, Ginny Weasley vola verso in lui, penso cosa abbia in
mente. Smith è stato abbastanza rude con i Ginfondoro, io prevedo che si stia pentendo
adesso che ci sta giocando contro… Oh, guardate, ha perso la palla, Ginny glie l'ha presa,
preferisco lei , lei è molto più carina…“
Harry guardo in basso verso il posto del commentatore. Certamente nessuno con il cervello a
posto avrebbe lasciato il commento della partita a Luna Lovegood? Ma non c’erano dubbi lei
era là, capelli biondo-sporco, con la collana fatta con tappi di burrobirra… Al lato di Luna, la
professoressa McGrannitt che la stava osservando di traverso, come se effettivamente
stesse avendo gli stessi pensieri di Harry.
“… ma ora un grande giocatore di Tassorosso gli ha rubato la palla, non ricordo il nome, è
qualcosa come Bibble…no… è Buggins…”
“È Cadwallader!” disse forte la professoressa McGranitt al lato di Luna. La folla rise. Harry
guardava intorno al campo; non c’era segno del boccino. Un momento dopo, Cadwallader
segnò. McLaggen era intento a gridare verso Ginny che aveva perso la palla, con il risultato
che non avesse notato il passaggio di una grande sfera rossa a pochi centimetri dal suo
orecchio destro.
“McLaggen, fai attenzione a quello che fai tu lascia in pace gli altri!” gridò Harry, mentre
passava intorno a lui
“Non stai dando un grande esempio!” gli gridò dietro McLaggen, rosso in faccia e furioso.
“E Harry Potter adesso sta avendo una discussione con il suo portiere,” disse serenamente
Luna, mentre sia Tassorosso che Serpeverde li sotto nella folla la prendevano in giro.
“Non penso che possa aiutarlo a trovare il boccino, ma penso che stia escogitando uno
stratagemma…”
Imprecando irosamente, Harry ricominciò a girare sul campo, esplorando i cieli per cercare
un segno della molto piccola, pallina dorata con le ali.
Ginny e Demelza segnarono un goal per uno, dando ai sostenitori rosso-oro posizionati sotto
qualcosa da incoraggiare. Cadwallader segnò ancora, pareggiando la partita, ma Luna
sembrava non l’avesse notato; sembrava singolarmente disinteressata a tali cose del mondo
terreno come fosse un goal, sembrava più interessata ad attirare l’attenzione della folla a
come le nubi formassero delle forme che su Zacharias Smith, che finora non era riuscito ad
effettuare un possesso di palla per non più di un minuto, sembrava stesse soffrendo mentre
veniva chiamato ‘Lurgy perdente’
“Settanta a Quaranta per Tassorosso!” esplose la professoressa McGranitt nel megafono di
Luna. “è, già?” disse vagamente Luna. “Oh, guardate! Il portiere dei Grifondoro ha preso una
delle mazze dei Battitori”
Harry filava intorno a mezz’aria. Abbastanza sicuro, McLaggen, per i motivi conosciuti solo a
lui, aveva afferrato una mazza del Cacciatore ed era sembrato dimostrare come colpire una
Pluffa verso Cadwallader che sopravvanzava.
“Gli darai indietro la sua mazza e tornerai al tuo posto tra i pali!” ruggì Harry, andando verso
McLaggen proprio mentre McLaggen colpiva con ferocia una Pluffa verso di lui.
Un accecante, nauseante dolore… un flash di luce… grida distanti… e la sensazione di
caduta attraverso un tunnel… Quando riprese i sensi Harry, era disteso su qualcosa di
insolitamente caldo e comodo e stava guardando in su una lampada che gettava un cerchio
di luce dorata su un soffitto oscuro. Sollevò maldestramente la sua testa. Sulla sua destra si
trovava una figura familiare, lentigginosa, con capelli rossi.
“Carina la tua visita,” disse Ron, ghignante.
Harry batte gli occhi ed osservò intorno. Naturalmente: Era in Infermeria. La parte esterna del
cielo era indaco striato con cremisi. L’incontro doveva essere finito ore fa… come la speranza
di prendere Malfoy. La testa di Harry era stranamente pesante; sollevò una mano e ritenne di
indossare un turbante fatto di fasciature rigide.
“Cos’è successo?”
“Ti ha spezzato la testa,” disse Madama Chips, agitandosi sopra di lui e rimettendolo sul
cuscino.
“Niente di cui preoccuparsi, l’ho riparato immediatamente, ma rimarrai qui questa notte. Non
dovrà fare sforzi per alcune ore.”
“Non desidero rimanere qui per la notte,” disse irosamente Harry, sedendosi e gettando
indietro le sue coperte. “Desidero trovare McLaggen ed ucciderlo.”
“Sono spiacente ma penso che questo rientri nella dicitura ‘non possibile’ ,” disse Madama
Chips, spingendolo saldamente indietro sul letto ed alzando la sua bacchetta in modo
minaccioso. “Rimarrete qui fino a che non ti dimetta, Potter, o chiamerò il Preside.”
Così se né andò dentro il suo ufficio ed Harry affondò nuovamente dentro i suoi cuscini,
arrabbiatissimo.
“Sai quanto abbiamo perso?” chiese a Ron a denti stretti.
“Beh, si lo so.” disse con dolore Ron. “Il punteggio finale è stato trecentoventi a sessanta.”
“Magnifico” disse selvaggemente Harry . “Veramente magnifico! Quando prendo
McLaggen…”
“Appena lo trovo lo riduco al formato di un troll.”
“Personalmente, penso che ci sia un modo migliore, stregarlo con l’incantesimo delle unghie
del Principe. In ogni modo, il resto della squadra lo tratterà malissimo prima che esca di qui,
non sarà felice…“
C’era una nota di allegra cattiveria nelle parole di Ron; Harry poteva dire che non ci fosse
nulla di cosi allegro di come lo aveva ridotto McLaggen. Harry si buttò giù, guardando in su la
zona di luce sul soffitto, il suo cranio recentemente riparato non gli faceva più male,
precisamente, ma gli dava fastidio un po’ sotto tutto il bendaggio.
“Potevo sentire il commento della partita da qui,” disse Ron, la sua voce ora era scossa da
una risata. “Spero che Luna continui a commentare da oggi in poi… Loser's Lurgy …” Ma
Harry era ancora troppo arrabbiato per vedere il lato ironico della situazione, e dopo un
istante gli sbuffi di Ron cessarono.
“Ginny è venuta a farti visita mentre eri incosciente,” disse, dopo una lunga pausa,
l'immaginazione di Harry zummò in indietro nel tempo, ricostruendo velocemente la scena in
cui Ginny, piangente sopra la sua forma senza vita, confessando i suoi sentimenti e
dell'attrazione profonda che provava per lui mentre Ron dava il suo benestare…
“Mi diceva che sei arrivato giusto in tempo per la partita. Dove sei stato? Sei andato via da
qui abbastanza presto.”
“Oh…” disse Harry, come la scena che avesse negli occhi fosse esplosa. “Si… beh, ho visto
Malfoy che sgattaiolava fuori con una coppia di ragazze che non sembravano avessero
desiderato essere con lui e sono sicuro di non averlo visto poi sul campo di Quidditch con il
resto della scuola; ha saltato anche l'ultimo incontro, ricordi?” sospirò Harry. “Ora mi viene la
voglia di averlo seguito, la partita è stata veramente un fiasco…”
“Non essere stupido,” disse acutamente Ron. “Non puoi mancare ad una partita di Quidditch
per seguire Malfoy, sei il capitano!”
“Desidero sapere cosa combina,” disse Harry. “E non dire che è frutto della mia mente, non
dopo la cosa che ho sentito fra lui e Piton…”
“Non ho detto mai che è frutto della tua mente,” disse Ron, sollevandosi su un gomito e
mettendosi di fronte ad Harry, “ma non c’è una regola che dice che soltanto una persona alla
volta può essere sostituita! Ti stai ossessionando con Malfoy, Harry. Significa, che hai
pensato di mancare l’incontro per seguirlo…“
“Voglio fermarlo!” disse frustrato Harry. “Dov’è che va quando scompare dalla mappa?”
“Non so… Hogsmeade?” suggerì Ron, sbadigliando.
“Non l’ho mai visto passare nel passaggio segreto sulla mappa. Ho pensato che fossero
controllati adesso?”
“Bene allora, non so.” disse Ron.
Il silenzio era caduto fra loro. Harry guardò in su al cerchio di luce fatto dalla lampada sopra
lui, pensando… Se soltanto avesse il potere di Rufus Scrimgeour, avrebbe potuto far seguire
Malfoy, ma purtroppo Harry non aveva un ufficio pieno di Auror al suo ordine… Pensava
fugacemente a provare a seguirlo con i membri del E.S., ma c’era ancora il problema che le
persone sarebbero mancate dalle lezioni; la maggior parte di loro, dopo tutto, avevano
ancora programmi completi…
Adesso si sentiva un lieve russare proveniente dal letto di Ron. Dopo un istante Madama
Chips uscì dal suo ufficio, questa volta indossava una pesante vestaglia. Era più facile
fingere di dormire; Harry si arrotolò nella coperta e si mise su un fianco ascoltando tutte le
tende che si chiudevano con un gesto della bacchetta. Le lampade si spensero e tornò nel
suo ufficio; sentì lo scatto della porta che si chiudeva dietro di lei che si apprestava ad andare
a letto.
Questa era, Harry rifletteva nell’ oscurità, la terza volta in cui era stato portato in Infermeria a
causa di una ferita di Quidditch. L'ultima volta era caduto dalla sua scopa a causa della
presenza dei Dissennatori intorno al campo, e tempo prima, tutte le ossa del braccio gli erano
state rimosse con una magia inopportuna dal professor Allock… Quella era stata di gran
lunga la sua ferita più dolorosa… si ricordò dell'agonia della ricrescita delle ossa del braccio
in una notte, un disagio non facilitato dall'arrivo di un ospite inatteso nel mezzo del…”
Harry si tiro su a sedere velocemente, con il cuore che martellava, con il suo turbante storto.
Aveva la soluzione alla fine: Era possibile far seguire Malfoy… come poteva essersi
dimenticato, perché non ci aveva pensato prima? Ma la domanda era, come chiamarlo?
Come avrebbe fatto? Tranquillamente, a titolo di prova, Harry parlò nell’oscurità.
“Kreacher?”
Ci fù uno scoppio forte, ed dei suoni simili a dello strisciare e degli squittii riempirono la
stanza silenziosa. Ron si è svegliato con un guaito.
“Che cosa succede…?” Harry puntò frettolosamente la sua bacchetta verso la porta
dell'ufficio di Madame Pomfrey e mormorò, “Muffliato!” in modo non sentisse nulla. Allora si
mise all'estremità del suo letto per dare uno sguardo migliore a che cosa stava accendendo.
Due elfi domestici stavano rotolando sul pavimento al centro del dormitorio, uno indossava un
raggrinzito scialle marrone-rossiccio e parecchi cappelli di lana, l'altro, un vecchio panno
ripugnante messo insieme sopra le sue anche come un perizoma. Allora ci era un altro
scoppio forte e Pix il Poltergeist comparve nel mezzo sopra di loro.
“Stavo guardando questo, Potty!” disse con indignazione a Harry, indicando alla lotta lì sotto.
“Guardo le baruffe delle creature ubriache e squallide…”
“Kreacher non insulterà Harry Potter davanti a Dobby,no non voglio, o Dobby chiuderà la
bocca di Kreacher!” urlava Dobby con una voce aguzza.
“… stendilo, rivoltalo!” gridava Pix felicemente. “Strizzalo, piano!”
“Kreacher dirà quello che vuole al suo padrone, oh sì e ché padrone è, amico ripugnante di
Babbani, oh, povero Kreacher che padrone che ha…?”
Esattamente il padrone di Kreacher avrebbe detto la stessa cosa di lui, in un momento il
pugno bitorzoluto di Dobby affondò nella bocca di Kreacher e gli buttò giù la metà dei suoi
denti. Harry e Ron scesero dai loro letti e separarono i due elfi, benché continuassero a
provare e dare dei calci e pugni, incitati da Pix, che volteggiava intorno alla lampada e
strillava, “mettigli le dita nel naso, tiragli qualcosa…”
Harry puntò la sua bacchetta su Pix e disse, “Linguablocca!” Pix si afferrò la gola, ingoiando,
allora se ne andò dalla stanza facendo gestacci osceni ma incapace di parlare, a causa del
fatto che la sua lingua si era incollata al palato della sua bocca.
“Bella mossa,” disse Ron con apprezzo, alzando Dobby in aria in modo che il suo corpo
flagellato non venisse più a contatto con Kreacher. “Era un altro incantesimo del Principe?”
“Si” disse Harry, torcendo in una presa Kreacher. “Bene… vi sto ordinando di non combattere
più! Bene, Kreacher, ti proibisco di combattere con Dobby. Dobby, so che non posso darti un
ordine…”
“Dobby è un elfo libero e può obbedire a chiunque lui gradisca e Dobby farà le cose che
Harry desidera!” disse Dobby, rimettendo a posto lo scialle che indossava.
“Ok allora,” disse Harry. E liberarono i due elfi, che caddero sul pavimento ma non
continuarono a combattere.
“Il padrone lo ha chiamato?” gracchio Kreacher, facendo un inchino mentre guardava Harry
sembrando augurargli una morte dolorosa.
“Si,” disse Harry, gettando uno sguardo verso la porta dell'ufficio di Madama Chips per
controllare che il periodo del Muffliato stesse ancora funzionando; non c’era segno che
avesse sentito la confusione. “Ho un lavoro per te.”
“Kreacher farà quello che padrone desidera,” disse Kreacher, inchinandosi così in basso che
le sue labbra quasi toccarono i suoi piedi nodosi e bitorzoluti sulle punte, “perché Kreacher
non ha scelta, ma Kreacher prova vergogna ad avere un tal padrone, sì il…”
“Dobby lo farà, Harry Potter!” disse Dobby, i suoi occhi grandi come palle da tennis si stavano
gonfiando di lacrime. “Dobby è onorato aiutare, Harry Potter!”
“Adesso che ci penso, sarebbe l’ideale avervi entrambi,” disse Harry. “Ok allora… Io voglio
che pediniate Draco Malfoy.”
Ignorando lo sguardo mescolato di sorpresa e esasperazione sulla faccia del Ron, Harry
andò avanti, “Desidero conoscere dove sta andando, con chi viene a contatto e cosa sta
facendo. Desidero che lo seguiate durante tutto il giorno.”
“Sì, Harry Potter!” disse immediatamente Dobby, i suoi grandi occhi luccicavano
dall’emozione. “E se Dobby sbaglierà, Dobby si getterà fuori della torre superiore, Harry
Potter!”
“Non sarà necessario Dobby,” disse frettolosamente Harry.
“Il padrone desidera seguire il più giovane del Malfoy?” gracchio Kreacher. “Il padrone
desidera spiare sul pronipote di pura-razza della mia vecchia padrona?”
“Si è quello che voglio,” disse Harry, prevedendo un grande pericolo e determinato a
impedirlo immediatamente.
“E ti proibisco di andare fuori, Kreacher, o mostrargli che sei qui, o comunicare con lui, o
scrivergli i messaggi o… o mettersi in contatto con lui in qualsiasi senso. Capito?” Pensò di
aver visto Kreacher lottare per vedere se ci fosse qualche scappatoia nelle istruzioni appena
date ed attese. Dopo un momento o due, con grande soddisfazione di Harry, Kreacher si
inchinò profondamente e disse con un rancore amaro, “il padrone pensa a tutto e Kreacher
deve obbedire anche se Kreacher piuttosto servirebbe volentieri il ragazzo dei Malfoy, Oh
sì… “
“Ho deciso cosi quindi…” disse Harry. “Voglio che mi facciate dei rapporti regolarmente , ma
assicuratevi che non ci sia gente attorno a me. Ron e Hermione sono ok. E non dite a
nessuno cosa state facendo. Vi dovete appiccicare a Malfoy come una coppia di verruche.”
Capitolo 20: La Richiesta di Lord Voldemort
Traduttore: Hermes Desy (vince960)
Harry e Ron lasciarono l’ala dell’ospedale nel primo mattino di lunedì, rimessi in piena salute
dalle cure della Signora Chips e ora capaci di apprezzare i benefici di essere stati messi KO
e avvelenati, il migliore dei quali era che Hermione e Ron erano di nuovo amici. Hermione li
aveva persino accompagnati giù per colazione, portando con se la notizia che Ginny aveva
litigato con Dean. La creatura che sonnecchiava nel petto di Harry alzò improvvisamente la
testa, annusando l’aria speranzosa.
“Perché hanno litigato?” chiese, cercando di sembrare casuale appena imboccarono un
corridoio del settimo piano, che appariva deserto, se non per una ragazza molto piccola che
stava esaminando un arazzo con dei troll in tutù. La ragazzina sembrava terrorizzata alla
vista degli studenti del sesto anno che si stavano avvicinando e fece cadere le bilance di
pesante ottone che stava trasportando.
“Tutto a posto!” disse Hermione gentilmente, avvicinandosi per aiutarla. “Ecco…”
Hermione toccò le bilance con la sua bacchetta e disse: “Reparo”. La ragazzina non disse
neanche grazie, sembrava impietrita sul posto, mentre li guardò allontanarsi; Ron le diede
un’altra occhiata.
" Giurerei che diventano sempre più piccole" disse.
"Non ti preoccupare di lei," disse Harry, con una leggera impazienza. "Perché Ginny e Dean
hanno litigato, Hermione?"
"Oh, Dean stava ridendo del fatto che McLaggen ti aveva colpito con quel bolide," disse
Hermione.
"Dev’essere stato divertente," disse Ron, ragionevolmente. "Non è stato per niente
divertente!" disse Hermione, arrabbiata. "E’ stato terribile, e se Coote e Peakes non avessero
preso Harry, poteva finire molto male!"
"Oh, va bene, non c’era nessun bisogno che Ginny e Dean si lasciassero per questo," disse
Harry, sempre cercando di sembrare casuale. "O stanno ancora insieme?"
"Si, stanno ancora insieme — ma perché sei così interessato?" disse Hermione, lanciando a
Harry un’occhiata acuta.
"E’ solo che non voglio che la mia squadra di Quidditch sia di nuovo messa sotto-sopra!"
disse rapidamente Harry, ma Hermione continuò a sembrare sospettosa, e fu molto sollevato
quando una voce dietro di loro chiamò, "Harry!" dandogli una buona scusa per voltarsi e darle
le spalle. "Oh, ciao, Luna."
"Sono andata a trovarvi all’ospedale," disse Luna, rimestando nella sua borsa. "Ma mi hanno
detto che vi avevano dimesso..."
Mise una specie di cipolla verde, un grosso fungo a pallini e una considerevole quantità di
quella che sembrava lettiera di gatto nelle mani di Ron, e finalmente tirò fuori un rotolo di
pergamena piuttosto macchiato che diede a Harry.
". . . Mi è stato detto di darti questo."
Era una piccola pergamena, che Harry riconobbe subito come un altro invito per una lezione
con Silente.
"Stanotte," disse a Ron e Hermione, dopo averla aperta.
"Bel commento, l’ultima partita!" disse Ron a Luna mentre lei si riprendeva la cipolla verde, il
fungo e la lettiera di gatto. Luna sorrise vagamente.
"Mi stai prendendo in giro, vero?" disse. "Tutti dicono che è stata orribile."
"No, dico davvero!" si infervorò Ron. "Non mi ricordo di avere mai sentito un commento
migliore! Cos’è questa, piuttosto?" aggiunse, portandosi la specie di cipolla all’altezza degli
occhi.
"Oh, è una Gurdyroot," disse, ributtando la lettiera di gatto e il fungo dentro la borsa. "Puoi
tenerla, se vuoi, ne ho altre. Sono ottime per proteggerti dai Plimpy Divoratori." E se ne andò,
mentre Ron ridacchiava, con ancora in mano il Gurdyroot.
"Lo sai, la sto rivalutando, Luna," disse, mentre si avviavano di nuovo verso la Grande Sala.
"Lo so che è pazza, ma in un modo buono—" Smise di parlare improvvisamente. Lavanda
Brown stava ai piedi della scala di marmo con una faccia che minacciava tempesta. "Ciao,"
disse Ron nervosamente.
"Andiamo," bisbigliò Harry a Hermione, e si affrettarono ad allontanarsi, anche se riuscirono a
sentire Lavanda che diceva, "Perché non mi hai detto che saresti uscito oggi? E perché stavi
con lei?"
Quando arrivò per la colazione, mezz’ora più tardi, Ron sembrava allo stesso tempo triste e
infastidito e, sebbene sedesse vicino a Lavanda, Harry non li vide scambiarsi una parola per
tutto il tempo che furono insieme. Hermione si comportava come se non si accorgesse di
nulla, ma un paio di volte Harry vide un inspiegabile sorrisetto che le passava sul viso. Per
tutto il giorno sembrò particolarmente di buon umore, e quella sera nella sala comune
acconsentì persino a correggere (in altre parole, a finire di scrivere) il saggio di Erbologia di
Harry, qualcosa che si era risolutamente rifiutata di fare fino ad allora, perché sapeva che
Harry poi avrebbe fatto copiare il suo lavoro a Ron.
"Grazie, Hermione," disse Harry, dandole una veloce pacca sulla schiena mentre guardava
l’orologio, rendendosi conto che erano quasi le otto. "Ascolta, mi devo sbrigare o farò tardi
con Silente ..."
Hermione non rispose, piuttosto cancellò alcune delle sue frasi meno riuscite dal saggio di
Erbologia, un po’ affaticata. Sorridendo, Harry si affrettò a passare attraverso il foro del
ritratto verso l’ufficio del Rettore. Il gargoyle si fece da parte al riferimento ai bignè glassati, e
Harry fece la scala a chiocciola due gradini alla volta, per bussare alla porta proprio mentre
l’orologio all’interno batteva le otto.
"Entra," disse Silente, ma mentre Harry stava per aprire la porta, questa fu spalancata
dall’interno. C’era la Professoressa Cooman.
"Aha!" gridò, indicando drammaticamente Harry mentre lo guardava, sbattendo gli occhi,
attraverso i suoi grandi occhiali.
"Allora, Silente, è questo il motivo per cui mi butti fuori dal tuo ufficio senza tante cerimonie!"
"Mia cara Sybilla," disse leggermente esasperato Silente, "non è questione di buttarti fuori
senza tante cerimonie da nessuna parte, ma Harry ha un appuntamento, e io veramente non
penso abbiamo ancora molto da dirci —"
"Molto bene," disse la Professoressa Cooman, con un tono profondamente ferito. "Se non
vuoi espellere quell’usurpatore, va bene... Forse dovrei trovarmi un’altra scuola che apprezzi
di più il mio talento…”
La Professoressa Cooman passò oltre Harry e scomparve giù dalla scala a chiocciola; la
sentirono inciampare a metà strada, e immaginarono che avesse pestato uno dei suoi lunghi
scialli.
"Per favore, Harry, chiudi la porta e siediti" disse Silente. Sembrava stanco.
Harry obbedì, notando, mentre sedeva al suo solito posto di fronte alla scrivania di Silente,
che il Pensatoio era di nuovo in mezzo a loro, così come due bottigliette di cristallo piene di
vorticosi ricordi.
"La Professoressa Cooman si lamenta ancora perché Fiorenzo insegna?" chiese Harry.
"Si," disse Silente, "Divinazione ci sta dando più problemi di quanto non pensassi, visto che io
stesso non ho mai studiato questa materia. Non posso chiedere a Fiorenzo di tornare nella
foresta, dove adesso è un proscritto, ne posso chiedere a Sybilla Cooman di andarsene.
Detto fra noi, lei non ha idea del pericolo in cui si troverebbe fuori del Castello. Vedi, non sa –
e io penso sarebbe poco saggio rivelarglielo – che proprio lei ha fatto la profezia su te e
Voldemort."
Silente fece un profondo sospiro, poi disse, "Ma non ti preoccupare dei miei problemi con gli
insegnanti. Abbiamo questioni più importanti da discutere. Per prima cosa – hai fatto quello di
cui ti ho incaricato alla fine della nostra ultima lezione?"
"Ah," disse Harry, spiazzato. Con le lezioni di Apparizione e il Quidditch e l’avvelenamento di
Ron, la sua testa rotta e la sua determinazione a scoprire cosa stava macchinando Draco
Malfoy, Harry aveva quasi dimenticato del ricordo che Silente gli aveva chiesto di estrarre dal
Professor Slughorn. "Dunque, ho parlato con il Professor Slughorn alla fine della lezione di
Pozioni, Signore, ma… ehm… non vuole darmelo." Ci fu un breve silenzio.
"Vedo," disse alla fine Silente, guardando Harry dall’alto dei suoi occhiali a mezza-luna e
dando a Harry l’impressione di essere osservato ai raggi X. "E ti sembra di aver fatto del tuo
meglio per questo, non è vero? Di aver fatto ricorso a tutto il tuo considerevole ingegno? Di
non aver tralasciato nessuna astuzia nel tuo tentativo di recuperare quel ricordo?"
"Dunque," Harry si fermò, non sapendo più che dire. Il suo unico tentativo di recuperare il
ricordo adesso gli sembrava imbarazzantemente fiacco. “Dunque.. il giorno in cui Ron ha
bevuto per sbaglio il filtro d’amore, l’ho portato dal Professor Slughorn. Ho pensato che se
avessi trovato il Professor Slughorn di buon umore —" "E, ha funzionato?" chiese Silente.
"Dunque, no, Signore, perché Ron è stato avvelenato —" "— la qual cosa, naturalmente, ti ha
fatto dimenticare del tutto di recuperare il ricordo; non mi sarei aspettato niente di diverso,
con il tuo miglior amico in pericolo. Ma, quando è stato chiaro che il Signor Weasley si
sarebbe ripreso completamente, avrei sperato che tu ritornassi alla missione che ti avevo
affidato. Pensavo di averti spiegato chiaramente quanto è importante quel ricordo. In effetti,
ho fatto del mio meglio per imprimerti bene nella testa che questo è il ricordo più importante
di tutti e che senza di questo, staremmo solo perdendo tempo."
Un caldo e pungente senso di vergogna si propagò dalla cima dei capelli di Harry giù fino alla
punta dei piedi. Silente non aveva alzato la voce, non era sembrato neanche arrabbiato, ma
Harry avrebbe preferito sentirlo urlare; il suo freddo disappunto era peggio di ogni altra cosa
"Signore," disse con una certa disperazione, "non è che me ne sia disinteressato o altro, è
che ho avuto altre – altre cose. . ."
"Altre cose a cui pensare," Silente finì la frase per lui. "Capisco."
Di nuovo il silenzio cadde fra loro, il silenzio più imbarazzante che Harry avesse mai provato;
sembrava che non dovesse mai finire, interrotto solo dal leggero russare del ritratto di
Armando Dippet dietro la testa di Silente. Harry si sentiva stranamente rimpicciolito, come se
si fosse leggermente ristretto da quando era entrato nella stanza. Quando non riuscì più a
sopportarlo disse, "Professor Silente, mi dispiace veramente. Avrei dovuto impegnarmi di più.
... Avrei dovuto capire che non me l’avrebbe chiesto se non fosse stato veramente
importante."
"Grazie per quello che hai detto, Harry," disse calmo Silente. "Posso sperare, allora, che da
adesso darai la massima priorità a questa faccenda? Non avrebbe molto senso continuare le
nostre lezioni senza quel ricordo."
"Lo faro, Signore, lo prenderò," disse Harry deciso.
"Allora non parliamone più, per adesso," disse Silente più gentilmente, "ma continuiamo la
nostra storia da dove avevamo terminato l’altra volta. Ti ricordi dove eravamo rimasti?"
"Si, Signore," disse rapidamente Harry. "Voldemort ha ucciso suo padre e i suoi nonni e ha
fatto credere che fosse stato suo zio Morfin. Quindi è ritornato a Hogwarts e ha chiesto ... ha
chiesto al Professor Slughorn degli Horcrux," mormorò con un po’ di vergogna.
"Molto bene," disse Silente. "Ora, ti ricorderai, spero, che ti avevo detto fin dall’inizio come
durante i nostri incontri avremmo sconfinato nel regno delle ipotesi e delle speculazioni?"
“Si, Signore”.
"Finora, e spero tu sia d’accordo, ti ho mostrato delle prove ragionevolmente concrete delle
mie deduzioni su cosa ha fatto Voldemort fino all’età di diciassette anni?"
Harry annuì.
"Ma adesso, Harry," disse Silente, "adesso le cose cominciano a diventare più oscure e
strane. In effetti se è stato difficile trovare prove sul giovane Riddle, è stato quasi impossibile
trovare qualcuno preparato a ricordare l’uomo Voldemort. In realtà, dubito che ci sia anima
viva, a parte me stesso, che può darci pienamente conto della sua vita da quando ha lasciato
Hogwarts. Comunque, ho due ultimi ricordi che vorrei dividere con te." Silente indicò le due
bottigliette di cristallo che luccicavano accanto al Pensatoio. "Sarò lieto di sapere se le
conclusioni che ho tratto ti sembrano plausibili o meno."
L’idea che Silente avesse una così alta considerazione della sua opinione face provare ad
Harry ancora più vergogna per aver fallito il suo compito di recuperare il ricordo dell’Horcrux,
e il senso di colpa lo fece agitare nella sedia mentre Silente sollevava verso la luce la prima
delle due bottiglie e la esaminava.
"Spero che tu non sia stanco di tuffarti nei ricordi altrui, perché sono ricordi strani, questi
due,” disse. “Il primo è di una vecchia elfa domestica chiamata Hokey. Prima di vedere di
cosa Hokey è stata testimone, ti devo rapidamente raccontare di come Lord Voldemort lasciò
Hogwarts.
"Aveva raggiunto il settimo anno con, come ci si poteva aspettare, il massimo dei voti in ogni
esame che aveva dato. Intorno a lui, i suoi compagni di classe decidevano quale lavoro
cercare una volta lasciata Hogwarts. Quasi tutti si aspettavano grandi cose da Tom Riddle,
Prefetto, Capo Studente, vincitore del Premio per i Servizi Speciali per la Scuola. So per certo
che alcuni insegnanti, tra cui il Professor Slughorn, gli suggerirono di andare al Ministero
della Magia, gli offrirono degli incarichi, lo misero in contato con persone importanti. Rifiutò
tutte le offerte. Poco dopo, seppero che Voldemort lavorava da Borgin e Burkes."
"Da Borgin e Burkes?" ripetè Harry, stupito.
"Da Borgin e Burkes," ripetè calmo Silente. "Penso che ti sarà chiaro quali attrattive aveva
quel posto quando entreremo nel ricordo di Hokey. Ma quella non fu la prima scelta di
Voldemort per quanto riguarda il lavoro. Non lo seppe nessuno a quel tempo — io sono stato
uno dei pochi ai quali l’allora Rettore lo confidò – ma per prima cosa Voldemort andò dal
Professor Dippet e gli chiese di rimanere a Hogwarts come insegnante."
"Voleva rimanere qui?" chiese Harry sempre più meravigliato, “Perché?”.
"Credo che avesse diverse ragioni, anche se non ne confidò nessuna al Professor Dippet,"
disse Silente. "Per prima cosa, molto importante, Voldemort era, credo, più attaccato a
questa scuola di quanto sia mai stato a qualsiasi persona. Hogwarts è stato il luogo dove è
stato più felice; il primo e unico posto che abbia considerato come casa sua."
Harry si sentì un po’ a disagio per queste parole, perché era esattamente quello che lui
stesso sentiva verso Hogwarts.
"Seconda cosa, il castello è una fortezza dell’antica magia. Senza dubbio Voldemort ha
penetrato i suoi segreti molto di più della maggior parte degli studenti che sono passati di qui,
ma deve aver sentito che c’erano ancora misteri da svelare, tantissima magia ancora da
sfruttare."
"Per terzo, come insegnante, avrebbe avuto un enorme potere ed influenza su giovani
streghe e maghi. Forse ha avuto questa idea dal Professor Slughorn, l’insegnante con cui si
trovava meglio, che gli aveva dimostrato quanto potesse essere importante il ruolo di un
insegnante. Io non riesco ad immaginarmi neanche per un istante Voldemort che passa il
resto della sua vita a Hogwarts, però credo che lui la vedesse come un utile terreno di
reclutamento, un posto dove avrebbe potuto iniziare a mettere insieme un esercito."
"Ma non ottenne il lavoro, Signore?"
"No, non lo ottenne. Il Professor Dippet gli disse che a diciotto anni era troppo giovane, ma lo
invitò a ripresentarsi dopo qualche anno, se ancora avesse voluto insegnare."
"E lei come si sentì, Signore?" chiese esitando Harry. "Profondamente a disagio," disse
Silente. "Avevo consigliato io Armando di non dargli il posto — non gli spiegai le ragioni che
ho spiegato a te, perché il Professor Dippet era molto affezionato a Voldemort ed era
convinto della sua onestà. Ma io non volevo che Lord Voldemort tornasse in questa scuola, e
specialmente in una posizione di potere."
"Quale posizione voleva, Signore? Quale materia voleva insegnare?"
In qualche modo, Harry sapeva la risposta anche prima che Silente gliela desse.
"Difesa contro le Arti Oscure. A quel tempo la insegnava una vecchia Professoressa che si
chiamava Galatea Merrythought, che era a Hogwarts da circa cinquant’anni."
"Così Voldemort se ne andò da Borgin e Burkes, e tutti gli insegnanti che lo ammiravano
dissero che era un peccato, che un mago così giovane e brillante andasse a lavorare in un
negozio. Comunque, Voldemort non era un semplice commesso. Con la sua educazione,
bellezza e intelligenza, gli diedero un lavoro particolare che esiste solo in un posto come
Borgin e Burkes, la cui specialità, come sai, Harry, sono oggetti con proprietà rare e potenti.
Voldemort, lo mandavano in giro a convincere le persone a separarsi dai loro tesori che poi i
soci mettevano in vendita, e in questo risulta che fosse particolarmente dotato."
"C’è da scommetterci," disse Harry, incapace di controllarsi.
"Si, infatti," disse Silente, con un leggero sorriso. "E adesso è il momento di sentire Hokey,
l’elfa domestica di una strega molto vecchia e ricca, che si chiamava Hepzibah Smith."
Silente toccò una bottiglia con la sua bacchetta, il tappo volò via, e lui versò il ricordo
turbinoso nel Pensatoio, dicendo, "Dopo di te, Harry."
Harry si alzò in piedi e si curvò ancora una volta sopra l’argenteo e agitato contenuto del
bacino di pietra, finché il suo viso arrivò a toccarlo. Harry rotolò attraverso il nero niente e si
ritrovò in una sala, di fronte ad una vecchia signora enormemente grassa, che portava una
elaborata parrucca rossa e un vestito rosa brillante che le ricadeva tutto intorno, dandole
l’aspetto di una torta gelato che si stava sciogliendo. Si stava guardando in un piccolo
specchio ingioiellato e con un grosso piumino si passava del fondo tinta sulle guance già
scarlatte, mentre la più magra e vecchia elfa domestica che Harry avesse mai visto le infilava
i grassi piedi nelle strette pantofole di velluto.
"Sbrigati, Hokey!" disse Hepzibah imperiosamente. "Ha detto che sarebbe venuto alle
quattro, mancano solo pochi minuti e non è mai arrivato in ritardo!"
La signora mise via il piumino mentre l’elfa domestica si rialzava. La testa della domestica
raggiungeva a malapena il sedile della sedia di Hepzibah, e la sua pelle incartapecorita le
stava appesa addosso esattamente come il lenzuolo di lino spiegazzato che portava come
una toga.
"Come sto?" disse Hepzibah, girando la testa per ammirare da diverse angolazioni il suo viso
allo specchio.
"Meravigliosamente, Madame," disse Hokey con una voce acuta.
Harry non poté non pensare che nel contratto di Hokey ci fosse una clausola che la
obbligasse a mentire su questo punto, perché Hepzibah Smith non sembrava per niente
“Meravigliosa”, secondo lui.
Suonò campanello, e sia la padrona che l’elfa sussultarono.
"Presto, presto, è arrivato, Hokey!" strillò Hepzibah mentre l’elfa correva fuori dalla stanza,
che era così piena di oggetti che era inimmaginabile che qualcuno potesse trovare la strada
in mezzo a loro senza buttare giù almeno una dozzina di oggetti: c’erano armadietti pieni di
scatolette laccate, scatole piene di libri rilegati in oro, scaffali di globi e sfere celesti, e molti
vasi di piante rigogliose in contenitori di ottone. In effetti, la stanza sembrava un incrocio tra
un negozio di antiquariato magico e un museo.
L’elfa domestica ritornò dopo pochi minuti, seguita da un giovane alto che Harry non ebbe
difficoltà a riconoscere in Voldemort. Era vestito sobriamente, con un abito nero; i capelli
erano leggermente più lunghi di come li portasse alla Scuola e le guance erano incavate, ma
questo gli donava; sembrava più bello del solito. Voldemort trovò la sua strada attraverso la
stanza stipata con un aria che dimostrava come l’avesse visitata già molte volte e si inchinò
verso la piccola e grassa mano di Hepzibah, sfiorandola con le labbra.
"Le ho portato dei fiori," disse a voce bassa, tirando fuori dal nulla un mazzo di rose.
"Birichino, non avresti dovuto!" strillò la vecchia Hepzibah, per quanto Harry potesse notare
che c’era un vaso vuoto pronto sul tavolino vicino. "Stai viziando questa vecchia signora,
Tom. ... Siediti, siediti. . . . Dov’è Hokey? Ah ..."
L’elfa domestica arrivò di corsa nella stanza, portando un vassoio di dolcetti che mise
accanto alla sua padrona.
"Serviti, Tom," disse Hepzibah, "So che ti piacciono i miei dolci. Allora, come stai? Sei pallido.
Ti fanno lavorare troppo in quel negozio, l’ho detto centinaia di volte..."
Voldemort sorrise meccanicamente e Hepzibah lo ricambiò giuliva.
"Allora, con quale pretesto sei venuto a trovarmi, stavolta?" gli chiese, sbattendo le ciglia.
"Il Signor Burke vorrebbe fare una nuova offerta per l’armatura dei goblin," disse Voldemort.
"Cinquecento Galeoni, pensa che sia un’offerta più che ragionevole —"
"Piano, piano, non così in fretta, o potrei pensare che tu sia qui solo per i miei gioiellini!"
rispose Hepzibah con disappunto.
"Sono stato mandato qui per questo," disse Voldemort con calma. "Sono solo un povero
commesso, Madame, che fa quello che gli viene detto. Il Signor Burke vuole che le chieda —"
"Oh, il Signor Burke, bha!" disse Hepzibah, agitando la sua piccolo mano. "Ho qualcosa da
mostrarti che non ho mai fatto vedere al Signor Burke! Sai mantenere un segreto, Tom?
Promettimi che non dirai al Signor Burke che ce l’ho! Non mi lascerebbe più in pace se
sapesse che te l’ho mostrato, non lo vendo, a Burke, o a qualsiasi altro! Ma tu, Tom, lo puoi
apprezzare per la sua storia, non per i Galeoni che puoi ricavarne."
"Sarò lieto di vedere qualsiasi cosa che la Signorina Hepzibah vorrà mostrarmi," disse
Voldemort a bassa voce, e Hepzibah fece un’altra risatina da ragazzina.
"Manderò Hokey a prenderlo . . . Hokey, dove sei? Voglio mostrare a Mr. Riddle il nostro più
grande tesoro... Ora che ci penso, portali tutti e due, già che ci sei..."
"Ecco, Madame," disse l’elfa domestica, e Harry vide due scatole di cuoio, una sopra l’altra,
che sembrava si muovessero di moto proprio attraverso la stanza, anche se sapeva che la
piccola elfa le stava tenendo sopra la testa facendosi strada tra i tavoli, le poltroncine e gli
sgabelli.
"Ecco," disse felice Hepzibah, prendendo le scatole dall’elfa, mettendosele in grembo, e
preparandosi ad aprire la prima, "Questo ti piacerà, Tom. . . . Oh, se la mia famiglia sapesse
che te lo sto mostrando. . . . Non aspettano altro che di impossessarsene!"
Aprì il coperchio. Harry si sporse un po’ in avanti per avere una visuale migliore e vide quella
che sembrava una piccola coppa d’oro con due manici finemente lavorati.
"Sai cos’è questa, Tom? Prendila, guardala bene!" sussurrò Hepzibah, e Voldemort allungò
le sue lunghe dita e sollevò la coppa per un manico dal suo stretto alloggiamento di seta.
Harry pensò di aver visto un bagliore rossastro nei suoi occhi scuri. La stessa espressione
avida si rispecchiava curiosamente sul volto di Hepzibah, se non che i suoi piccoli occhi
erano fissi sui bei lineamenti di Voldemort.
"Un tasso," mormorò Voldemort, esaminando l’incisione sulla coppa. "Quindi questa coppa
apparteneva . . . ?"
"A Helga Tassorosso, come sai perfettamente, furbacchione!" disse Hepzibah, sporgendosi
in avanti con un forte scricchiolio dei suoi corsetti mentre gli pizzicava la guancia incavata.
"Non ti ho mai detto che sono una sua lontana discendente? Questa è passata per anni di
mano in mano nella nostra famiglia. Meravigliosa, vero? E si dice che abbia enormi poteri,
anche se io non li ho mai provati seriamente, la tengo solo qui, al sicuro. . ."
Riprese la coppa dal lungo indice di Voldemort e la rimise delicatamente nella scatola, troppo
intenta a riporla con cura nella sua posizione per notare l’ombra che attraversò il volto di
Voldemort quando gli fu ripresa via la coppa.
"E adesso," disse felice Hepzibah, "dov’è Hokey? Ah, ecco, sei qui —ora portala via, Hokey."
L’elfa riprese obbediente la scatola della coppa, e Hepzibah spostò la sua attenzione sulla
custodia molto più sottile che aveva in grembo.
" Questo ti piacerà ancora di più, Tom," sussurrò. "Avvicinati un po’, caro, così potrai vedere
meglio. . . . Naturalmente, Burke lo sa che ce l’ho, l’ho comprato da lui, ma suppongo che gli
piacerebbe riaverlo quando non ci sarò più..."
Alzò il fermaglio di fine filigrana e aprì la custodia. Sopra un liscio velluto scarlatto c’era un
pesante medaglione d’oro.
Voldemort allungò la mano, senza essere invitato a farlo, stavolta, e lo sollevò alla luce,
fissandolo.
"Il simbolo di Serpeverde," disse con calma, mentre la luce guizzava su una S decorata a
forma di serpente.
"Bravo!" disse Hepzibah, felice, evidentemente, alla vista di Voldemort che fissava impietrito il
suo medaglione. "L’ho pagato un occhio della testa, ma non potevo rinunciarci, un tesoro
così, dovevo averlo nella mia collezione. Pare che Burke l’abbia comprato da una pezzente
che probabilmente l’aveva rubato, ma non aveva idea del suo vero valore —"
Non ci si poteva sbagliare, stavolta: gli occhi di Voldemort si accesero di scarlatto a queste
parole, e Harry vide le sue nocche sbiancare mentre si stringevano intorno alla catena del
medaglione.
"— Suppongo che Burke le abbia pagato una sciocchezza ma, cosa vuoi. . . . Grazioso, eh?
E, di nuovo, tutti i poteri che gli sono attribuiti, anche se io lo tengo solo qui al sicuro. . . ."
Allungò la mano per riprendere il medaglione. Per un momento, Harry pensò che Voldemort
non lo avrebbe lasciato, ma un attimo dopo scivolò tra le sue dita e fu riposto sul suo cuscino
di velluto rosso.
“Ecco qui, Tom, spero ti sia piaciuto!”
Lo guardò bene in faccia e, per la prima volta, Harry vide vacillare il suo sciocco sorriso.
"Tutto bene, caro?"
"Oh si," disse piano Voldemort. "Si, va tutto molto bene. ..."
“Mi è sembrato — un gioco di luci, immagino —" disse Hepzibah, nervosa, e Harry immaginò
che anche lei avesse visto il lampo rosso negli occhi di Voldemort. "Tieni, Hokey, portali via e
chiudili bene... I soliti incantesimi..."
"E’ tempo di andare, Harry," disse Silente sottovoce, e mentre l’elfa domestica ballonzolava
via portando le scatole, Silente prese di nuovo Harry sopra il gomito e insieme, innalzandosi
attraverso l’oblio, tornarono nell’ufficio di Silente.
"Hepzibah Smith morì due giorni dopo questa piccola scena," disse Silente, riprendendo la
sua sedia e indicando a Harry di fare lo stesso. "Hokey l’elfa domestica fu arrestata dal
Ministero per aver avvelenato per errore la cioccolata calda della sua padrona."
"Assurdo!" disse rabbiosamente Harry.
"Vedo che siamo d’accordo," disse Silente. "Certo ci sono molte similitudini tra questa morte
e quella dei Riddle. In entrambi i casi, qualcun altro se ne assunse la colpa, qualcuno con un
vivido ricordo di aver causato la morte—" "Hokey confessò?"
"Disse che si ricordava di aver messo qualcosa nella cioccolata della padrona che si rivelò
non essere zucchero, ma un veleno mortale e poco conosciuto, disse Silente. "Si concluse
che non voleva farlo, ma visto che era vecchia e rimbambita —"
"Voldemort modificò il suo ricordo, proprio come con Morfin!" "Si, sono arrivato alla stessa
conclusione," disse Silente. "E, esattamente come con Morfin, il Ministero era portato a
sospettare di Hokey —"
"— perché era un’elfa domestica," disse Harry. Di rado gli capitava di provare tanta simpatia
per la società fondata da Hermione, la C.R.E.P.A. "Esattamente," disse Silente. "Era vecchia,
ammetteva di aver maneggiato la bevanda, e nessuno al Ministero si preoccupò di indagare
oltre. Come nel caso di Morfin, per quando riuscii a rintracciarla ed estrarle il suo ricordo, era
ormai alla fine della sua vita — ma il suo ricordo, naturalmente, non prova altro che
Voldemort era a conoscenza dell’esistenza della coppa e del medaglione”.
"Quando Hokey fu arrestata, la famiglia di Hepzibah si accorse che due dei suoi più grandi
tesori erano scomparsi. Ci volle un po’ per esserne sicuri, perché lei aveva molti posti segreti,
aveva sempre protetto gelosamente la sua collezione. Ma prima che si fosse sicuri oltre ogni
dubbio che la coppa e il medaglione erano spariti, il commesso di Borgin e Burkes, il giovane
che aveva visitato così regolarmente Hepzibah e l’aveva così bene incantata, si era licenziato
ed era scomparso. I suoi principali non avevano idea di dove fosse andato; erano sorpresi
come tutti della sua scomparsa. E questa per molto tempo è stata l’ultima cosa che fu vista o
udita di Tom Riddle.
"Ora," disse Silente, "se non ti dispiace, Harry, vorrei fermarmi ancora una volta per rivolgere
la tua attenzione su alcuni punti della nostra storia. Voldemort ha commesso un altro
omicidio; che sia stato il primo dopo i Riddle, questo non lo so, ma penso di si. Questa volta,
come hai visto, non ha ucciso per vendetta, ma per profitto. Voleva i due favolosi trofei che
quella povera donna infatuata gli aveva mostrato. Così come aveva a suo tempo derubato gli
altri bambini all’orfanotrofio, così come aveva rubato l’anello di suo zio Morfin, allo stesso
modo si impossessò della coppa e del medaglione di Hepzibah."
"Ma," disse Harry, accigliato, "mi sembra una follia. . . . Rischiare tutto, buttando via il suo
lavoro, solo per questi. . ."
"Per te sembra una follia, forse, ma non per Voldemort," disse Silente. "Spero che al
momento opportuno capirai cosa significano veramente questi oggetti per lui, Harry, ma devi
ammettere che non è difficile immaginare che considerasse almeno il medaglione come
legittimamente suo." "Il medaglione, forse," disse Harry, "ma perché prendere anche la
coppa?"
"Apparteneva ad un altro fondatore di Hogwarts," disse Silente. "Penso che senta ancora una
forte attrazione per la Scuola e che non possa resistere di fronte ad un oggetto così intriso
della storia di Hogwarts. Ci sono anche altre ragioni, credo... Spero di potertele dimostrare
quando sarà il momento."
"E adesso l’ultimo ricordo che ti devo mostrare, almeno finché non riuscirai a recuperare per
noi la memoria del Professor Slughorn. Ci sono dieci anni che separano il ricordo di Hokey da
questo, dieci anni in cui possiamo solo immaginare cosa stesse facendo Lord Voldemort. . ."
Harry si alzò nuovamente mentre Silente svuotava l’ultimo ricordo nel Pensatoio.
"Di chi è questo ricordo?" chiese. "Mio," rispose Silente.
Harry si tuffò seguendo Silente attraverso la massa agitata d’argento, per tornare nello stesso
ufficio che aveva appena lasciato. C’era Fanny che sonnecchiava beatamente sul suo
trespolo, e lì dietro la scrivania c’era Silente, che sembrava molto simile al Silente che Harry
aveva vicino, sebbene entrambe le mani fossero sane e intatte e il suo volto fosse, forse, un
po’ meno segnato dalle rughe. La sola differenza tra l’ufficio di adesso e questo era che nel
passato stava nevicando; fiocchi bluastri passavano di fronte alla finestra nell’oscurità e si
accumulavano sul davanzale.
Il Silente più giovane sembrava aspettare qualcuno e, infatti, pochi momenti dopo il loro
arrivo si sentì bussare alla porta. "Avanti," disse.
Harry si lasciò sfuggire un breve rantolo soffocato. Voldemort era entrato nella stanza. Il suo
aspetto non era quello che Harry aveva visto emergere dal grande calderone di pietra quasi
due anni prima: non aveva ancora le movenze di un serpente, i suoi occhi non erano ancora
scarlatti, il suo volto ancora non era come una maschera, ma comunque non aveva più la
bellezza del Tom Ridde del passato. Era come se la sua figura fosse stata bruciata e sfocata;
i suoi lineamenti sembravano di cera e perversamente distorti, il bianco degli occhi era
iniettato di sangue, sebbene le sue pupille non fossero ancora le fenditure che Harry sapeva
sarebbero diventate. Indossava un lungo mantello nero, e il suo volto era pallido come la
neve che gli riluceva sulle spalle.
Il Silente dietro la scrivania non mostrò nessun segno di sorpresa. Evidentemente avevano
un appuntamento.
"Buona sera, Tom," disse Silente cordialmente. "Perché non ti siedi?"
"Grazie," disse Voldemort, sedendosi sulla sedia che Silente aveva indicato — proprio la
sedia, a guardarla bene, che nel presente Harry aveva lasciato. "Ho sentito che sei diventato
preside," disse con una voce leggermente più acuta e fredda del passato. "Un’ottima scelta."
"Sono contento che approvi," disse Silente, sorridendo. "Posso offrirti qualcosa da bere?"
"Più che volentieri," disse Voldemort. "Ho fatto molta strada."
Silente si alzò e si spostò verso l’armadietto dove adesso teneva il Pensatoio, e che nel
passato era pieno di bottiglie. Dopo aver dato a Voldemort un calice di vino ed essersene
versato un altro per se, ritornò a sedere dietro la scrivania. "Allora, Tom ... a cosa devo
questo piacere?"
Voldemort non rispose immediatamente, ma sorseggiò appena il suo.
"Nessuno mi chiama più 'Tom' adesso," disse. "Ora, mi chiamano —"
"Lo so come ti chiamano," disse Silente, con un sorriso cordiale. "Ma per me, mi dispiace, tu
sarai sempre Tom Riddle. E’ una delle cose irritanti dei vecchi insegnanti. Temo che non
dimentichino mai gli inizi dei loro giovani studenti."
Sollevò il suo bicchiere come per brindare a Voldemort, il cui volto rimase privo di
espressione. Nonostante ciò, Harry sentì che l’atmosfera della stanza era sottilmente
cambiata: il rifiuto di Silente di usare il nome che Voldemort si era scelto era anche il rifiuto di
consentire a Voldemort di dettare le regole dell’incontro, e per Harry era evidente che
Voldemort l’aveva capito benissimo.
"Mi sorprende che tu sia rimasto qui così a lungo," disse Voldemort dopo una breve pausa.
"Mi sono sempre stupito che un mago come te non abbia mai desiderato di abbandonare la
Scuola."
"Mah," disse Silente, ancora sorridente, "per un mago come me non c’è niente di più
importante che tramandare gli antichi poteri e aiutare ad affinare giovani menti. Se mi ricordo
bene, anche tu una volta eri attratto dall’insegnamento."
"Lo sono ancora," disse Voldemort. "Semplicemente mi meravigliavo che tu — che sei
consultato così spesso dal Ministero e a cui ben due volte, penso, è stata offerta la poltrona
di Ministro —"
"Veramente tre volte, l’ultima volta che le ho contate," disse Silente. "Ma il Ministero non mi
ha mai attratto come carriera. Di nuovo, è qualcosa che abbiamo in comune, credo."
Voldemort piegò la testa, senza sorridere, e bevve un altro sorso di vino. Silente non ruppe il
silenzio che adesso si stendeva tra loro, aspettando, con un’aria di piacevole attesa, che
Voldemort parlasse per primo.
"Sono tornato," disse dopo un po’, "più tardi, forse, di quanto il Professor Dippet si aspettasse
. . . ma sono comunque tornato, per chiedere di nuovo quello che una volta mi dissero ero
troppo giovane per avere. Sono tornato per chiederti il permesso di tornare al castello, di
insegnare. Penso saprai che ho visto e fatto molte cose da quando ho lasciato questo posto.
Posso insegnare ai tuoi studenti cose che non potrebbero imparare da nessun altro mago."
Prima di parlare, Silente guardò per un po’ Voldemort da sopra il suo calice.
"Si, certamente. So che hai visto e fatto molte cose da quando ci hai lasciato," disse
tranquillamente. "Voci sulle tue azioni hanno raggiunto la tua vecchia scuola. Mi
dispiacerebbe credere alla metà di queste."
L’espressione di Voldemort rimase impassibile mentre diceva, "La grandezza produce
l’invidia, l’invidia genera la cattiveria, e la cattiveria partorisce le menzogne. Dovresti saperlo,
Silente."
"Quindi quello che hai fatto tu lo chiami ‘grandezza’, non è vero?" chiese delicatamente
Silente.
"Certamente," disse Voldemort, e i suoi occhi sembrarono prendere fuoco. "Ho sperimentato;
ho spinto i limiti della magia dove, forse, nessuno era mai arrivato—"
"Di un certo tipo di magia," lo corresse Silente con calma. "Di un certo tipo. Di un altro tipo tu
rimani . . . perdonami . . . deplorevolmente ignorante."
Per la prima volta, Voldemort sorrise. Era un ghigno tirato, una cosa malvagia, più
minaccioso della rabbia.
"La solita argomentazione," disse a bassa voce. "Ma niente di quello che ho visto al mondo
conferma la tua famosa affermazione che l’amore è più potente del mio tipo di magia,
Silente."
"Forse hai guardato nei posti sbagliati," suggerì Silente.
"Allora, dunque, quale posto migliore di qui a Hogwarts per cominciare le mie nuove
ricerche?" disse Voldemort. "Mi lascerai tornare? Mi consentirai di condividere le mie
conoscenze con i tuoi studenti? Me stesso e il mio talento sono a tua disposizione. Sono ai
tuoi ordini."
Silente sollevò le sopracciglia. "E cosa accadrà di quelli che sono ai tuoi, di ordini? Cosa
accadrà di quelli che si fanno chiamare — o sono stati chiamati — i Mangiamorte?"
Harry si accorse che Voldemort non si aspettava che Silente conoscesse questo nome; vide
gli occhi di Voldemort accendersi nuovamente di rosso, mentre le narici sottili si dilatavano.
"I miei amici," disse dopo un istante, "se la caveranno senza di me, ne sono sicuro."
"Sono lieto di sentire che li consideri amici," disse Silente. "Avevo l’impressione che fossero
piuttosto dei servi."
"Ti sbagli," disse Voldemort.
"Allora se io andassi stasera all’Hog's Head, non troverei un gruppo di questi — Nott, Rosier,
Muldber, Dolohov — che ti aspettano? Devono essere degli ottimi amici, per farsi tutta questa
strada di notte sotto la neve, solo per augurarti buona fortuna per il tuo posto da insegnante”
Senza dubbio, a Voldemort diede ancora più fastidio la dettagliata conoscenza delle persone
con le quali aveva viaggiato che aveva dimostrato Silente; nonostante tutto, si riprese quasi
subito.
"Sei onniscente come sempre, Silente."
"Oh no, sono solo amico dei baristi locali," minimizzò Silente. "Adesso, Tom . . ."
Silente posò il suo bicchiere vuoto e si raddrizzò nella sua sedia, con la punta delle dita a
toccarsi, nel suo caratteristico gesto.
"Diciamocelo sinceramente. Perché sei venuto qua, circondato dai tuoi scagnozzi, per
chiedere un lavoro che sappiamo entrambi tu non vuoi?"
Voldemort sembrò freddamente sorpreso. "Un lavoro che non voglio? Al contrario, Silente, lo
voglio eccome."
"Oh, tu vuoi tornare a Hogwarts, ma non desideri insegnare adesso come non lo volevi
quando avevi diciotto anni. Cosa vuoi veramente, Tom? Perché non provi a chiederlo
apertamente, per una volta?"
Voldemort fece una smorfia. "Se non vuoi darmi questo lavoro —"
"Naturalmente no," disse Silente. "E non credo assolutamente che tu ti aspettassi da me
qualcosa di diverso. Nonostante ciò, se sei venuto qua a chiederlo, ci deve essere un
motivo."
Voldemort si alzò. Somigliava sempre meno al Tom Riddle del passato, i suoi lineamenti
induriti dalla rabbia. "E’ la tua ultima parola?"
"Lo è," disse Silente, alzandosi anche lui.
"Allora non abbiamo più niente da dirci."
"No, niente," disse Silente, mentre una grande tristezza gli riempiva il volto. "E’ passato da un
pezzo il tempo in cui potevo terrorizzarti con un armadio in fiamme e costringerti a rimediare
ai tuoi misfatti. Ma vorrei ancora poterlo fare, Tom ... Lo vorrei veramente. . . ."
Per un attimo, Harry fu sul punto di lanciare un inutile avvertimento: era sicuro di aver visto la
mano di Voldemort scattare verso la bacchetta che aveva in tasca; ma il momento passò,
Voldemort si giro, la porta si chiuse, e se ne andò.
Harry sentì la mano di Silente stringergli di nuovo il braccio e un momento dopo si ritrovarono
nello stesso posto, ma non c’era neve sul davanzale, e la mano di Silente era di nuovo
annerita e inerte.
"Perché?" disse improvvisamente Harry, guardando in faccia Silente. "Perché è tornato? Lo
ha mai scoperto?"
"Ho delle idee," disse Silente, "ma non più di questo."
"Quali idee, Signore?"
"Te lo dirò, Harry, quando avrai recuperato quel ricordo del Professor Slughorn," disse
Silente.
"Quando avrai l’ultimo pezzo del puzzle, spero tutto sarà chiaro… per entrambi."
Harry ancora bruciava di curiosità e sebbene Silente fosse andato alla porta e la stesse
tenendo aperta per lui, non si mosse affatto.
"Voleva la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure, Signore? Non lo ha detto..."
"Oh, certo che voleva la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure," disse Silente. "Le
conseguenze del nostro breve incontro lo hanno dimostrato. Vedi, non siamo stati capaci di
tenere un insegnante di Difesa contro le Arti Oscure per più di un anno, dopo che ho rifiutato
la cattedra a Lord Voldemort."
-CAPITOLO 21–
La stanza introvabile
trad. by Mawdiz
Harry si scervellò durante la settimana successiva per trovare un modo di convincere
Slughorn a cedergli la vera memoria, ma non gli venne nessun lampo di genio e si ridusse a
fare quello che aveva fatto in quei giorni quando era perplesso: immergersi nel suo libro di
Pozioni, sperando che il Principe avesse scribacchiato qualcosa di utile a margine, così come
aveva fatto molte altre volte.
‘Non ci troverai niente,’ disse fermamente Hermione, la sera di sabato, tardi.
‘Non cominciare, Hermione,’ disse Harry. ‘Se non fosse stato per il Principe, Ron non
sarebbe seduto qui, ora.’
‘Ci sarebbe, se solo avessi ascoltato Piton il primo anno,’ disse Hermione tagliando corto.
Harry la ignorò. Aveva appena trovato un incantesimo (Sectumsempra!) graffiato sopra le
intriganti parole ‘Per nemici’, e aveva una gran voglia di provarlo, ma pensò che era meglio
non farlo davanti ad Hermione. Invece, furtivamente, piegò all’ingiù l’angolo della pagina.
Erano seduti accanto al fuoco nella sala comune; le uniche altre persone ancora alzate erano
compagni del sesto anno. C’era stata una certa eccitazione prima, quando erano tornati dalla
cena e avevano trovato un nuovo cartello in bacheca che annunciava la data della loro prova
di Apparizione.
Quelli che avrebbero compiuto i 17 anni entro o prima della data della prova, il 21 aprile,
avevano l’opportunità di iscriversi per partecipare a sessioni pratiche aggiuntive, che si
sarebbero tenute (sotto stretto controllo) a Hogsmeade.
Ron era andato in panico leggendo la notizia; non era ancora riuscito ad Apparire e temeva
che non sarebbe stato pronto per il test. Hermione, che era riuscita ad Apparire due volte, era
un po’ più fiduciosa, ma Harry, che non avrebbe avuto 17 anni per altri quattro mesi, non
avrebbe comunque potuto affrontare il test che fosse preparato o no.
‘Almeno tu sai Apparire, comunque!’ disse Ron teso. ‘Da luglio non avrai problemi!’
‘L’ho solo fatto una volta,’ gli ricordò Harry; era alla fine riuscito a scomparire e
rimaterializzarsi nel suo cerchio durante l’ultima lezione.
Avendo perso molto tempo a lamentarsi ad alta voce per Apparizione, Ron stava ora lottando
per finire un saggio perfidamente difficile per Piton che Harry ed Hermione avevano già
completato. Harry si aspettava un voto basso perché aveva dissentito con Piton sul modo
migliore per affrontare i Dissennatori, ma non gli importava: ora la memoria di Slughorn era la
cosa più importante per lui.
‘Te l’ho detto, quello stupido Principe non ti aiuterà in questo, Harry!’ disse Hermione a voce
più alta. ‘C’è solo un modo per forzare qualcuno a fare ciò che si vuole, ed è l’incantesimo
Imperius, che è illegale –‘
‘Sì, lo so, grazie,’ disse Harry senza alzare gli occhi dal libro. ‘Ecco perché sto cercando
qualcosa di diverso. Silente dice che il Veritaserum non funzionerà, ma può esserci
qualcos’altro, una pozione o un incantesimo…’
‘Stai scegliendo la via sbagliata,’ disse Hermione. ‘Silente dice che solo tu puoi ottenere la
memoria. Questo deve significare che puoi convincere Slughorn in un modo che le altre
persone non conoscono. Non si tratta di propinargli una pozione, chiunque potrebbe farlo –‘
‘Come scriveresti “belligerante”? disse Ron, scuotendo la sua penna molto forte fissando la
pergamena. ‘Non può essere C – U – L – O –‘ [B–U–M in inglese = culo, n.d.t.]
‘No, non può,’ disse Hermione, tirando il saggio di Ron verso di sé. ‘E neanche “Promettente”
inizia per O – R – G. Che tipo di piuma stai usando?’
‘È una delle penne Controlla-Scrittura di Fred e George… ma penso che l’incantesimo si stia
esaurendo…’
‘Sì, probabilmente,’ disse Hermione, indicando il titolo del compito, ‘perché ci è stato chiesto
come dovremmo comportarci con i Dissennatori, non “ScavaPaludi” [Dugbogs in inglese;
dug=scavare, bog=palude], e, inoltre, non ricordo che tu abbia cambiato il tuo nome in
“Roonil Wazlib”.
‘Ah, no!’ disse Ron fissando la pergamena inorridito. ‘Non dirmi che devo riscrivere tutta la
faccenda da capo!’
‘Va bene, possiamo rimediare,’ disse Hermione tirando a sé la pergamena e sfoderando la
bacchetta.
‘Ti amo, Hermione,’ disse Ron, sprofondando indietro nella sua sedia, sfregandosi gli occhi
stancamente.
Hermione arrossì debolmente, ma semplicemente disse, ‘Non ti far sentire da Lavanda dire
una cosa simile’
‘Non lo farò’ disse fra sé Ron. ‘Oppure sì… così mi pianterà in asso.’
‘Perché non la pianti tu se vuoi farla finita?’ chiese Harry.
‘Non hai mai piantato nessuno, vero?’ disse Ron. ‘Tu e Cho solo–‘
‘Una specie di cotta, sì,’ disse Harry.
‘Vorrei che fosse capitato anche a me e Lavanda’, disse Ron triste, guardando Hermione
mentre silenziosamente batteva con la punta della bacchetta ogni parola sbagliata, in modo
che si correggesse sulla pagina. ‘Ma più alludo che voglio farla finita, più saldamente lei si
attacca. È come uscire con la Piovra gigante.’
‘Ecco,’ disse Hermione venti minuti più tardi, rendendo il compito a Ron.
‘Un milione di grazie,’ disse Ron. ‘Posso prendere a prestito la tua penna per la conclusione?’
Harry, che finora non aveva trovato niente di utile nelle note del Principe Mezzosangue, si
guardò attorno; loro tre erano gli unici rimasti nella sala comune, visto che Seamus era
appena andato a letto maledicendo Piton e il suo saggio. L’unico suono era lo scoppiettio del
fuoco e il rumore della penna presa a prestito da Hermione, con cui Ron stava buttando giù
l’ultimo paragrafo sui Dissennatori.
Harry aveva appena chiuso sbadigliando il libro del Principe Mezzosangue, quando –
Crack.
Hermione si lasciò sfuggire un gridolino; Ron rovesciò inchiostro su tutto il suo compito e
Harry disse, ‘Kreacher!’
L’elfo domestico si inchinò profondamente verso il suo alluce nodoso.
‘Il padrone ha detto di volere regolari relazioni su cosa il giovane Malfoy sta facendo, così
Kreacher è venuto per farla –‘
Crack.
Dobby apparì a fianco di Kreacher, col copriteiera che usava come berretto di traverso.
‘Anche Dobby ha aiutato, Harry Potter!’ squittì, lanciando a Kreacher uno sguardo risentito. ‘E
Kreacher dovrebbe dire a Dobby quando viene a trovare Harry Potter, così da fare rapporto
assieme!’
‘Che significa?’ chiese Hermione, ancora scioccata da quelle improvvise apparizioni. ‘Cosa
sta succedendo, Harry?’
Harry esitò prima di rispondere, perché non aveva detto ad Hermione di aver messo
Kreacher e Dobby a pedinare Malfoy; gli elfi domestici erano sempre un argomento che la
rendeva suscettibile.
‘Bene… hanno seguito Malfoy per me,’ disse.
‘Giorno e notte,’ gracchiò Kreacher.
‘Dobby non ha dormito per una settimana, Harry Potter!’ disse Dobby con orgoglio,
ondeggiando sul posto.
Hermione sembrò indignata.
‘Non hai dormito, Dobby? Ma certamente, Harry, non gli avrai detto di non –‘
‘No, ovviamente,’ disse velocemente Harry. ‘Dobby, puoi dormire, capito? Ma qualcuno di voi
ha scoperto qualcosa?’ chiese precipitosamente, prima che Hermione potesse intervenire
ancora.
‘Il Padrone Malfoy si muove con una nobiltà che rispecchia il suo sangue puro,’ gracchiò
Kreacher immediatamente. ‘Le sue fattezze richiamano l’ossatura fine della mia signora e le
sue maniere sono quelle di –‘
‘Draco Malfoy è un ragazzo cattivo!’ squittì rabbiosamente Dobby. ‘Un cattivo ragazzo che –
che –‘
Egli rabbrividì dal fiocco del suo cappello alla punta dei suoi calzini e poi corse verso il fuoco,
come per tuffarcisi dentro; Harry non fu colto di sorpresa; rapidamente, lo intercettò a metà
strada e lo trattenne. Per qualche secondo Dobby lottò, poi si afflosciò.
‘Grazie, Harry Potter,’ ansimò. ‘Dobby ha ancora difficoltà a parlar male dei suoi vecchi
padroni…’
Harry lo lasciò; Dobby si raddrizzò il cappello-copriteiera e disse in maniera ribelle a
Kreacher, ‘Ma Kreacher dovrebbe sapere che Draco Malfoy non è un buon padrone per un
elfo domestico!’
‘Sì, non abbiamo bisogno di sentire il tuo amore per Malfoy,’ disse Harry a Kreacher.
‘Passiamo oltre e parliamo di dove sta andando veramente.’
Kreacher si inchinò ancora, con aria furente, e poi disse ‘Il Padrone Malfoy mangia nella Sala
Grande, dorme in un dormitorio nei sotterranei, frequenta i suoi corsi in vaietà di–‘
‘Dobby, dimmi tu,’ disse Harry, tagliando corto con Kreacher.
‘È andato da qualche parte dove non avrebbe dovuto?’
‘Harry Potter, signore,’ squittì Dobby con i grandi occhi scintillanti alla luce del fuoco, ‘il
giovane Malfoy non sta infrangendo regole che Dobby possa scoprire, ma è molto attento a
evitare punizioni. Ha fatto regolari visite al settimo piano con una varietà di altri studenti, che
lasciava a vigilare mentre lui entrava –‘
‘La stanza delle Necessità!’ disse Harry, battendosi forte la fronte con il libro Preparare
Pozioni, Corso Avanzato. Hermione e Ron lo fissarono. ‘Ecco dove strisciava! Ecco dove sta
facendo… qualsiasi cosa stia facendo!’ E ci scommetto che è questo il motivo per cui
scompariva dalla mappa – ripensandoci, non ho mai visto sulla mappa la Stanza delle
Necessità!’
‘Forse i Malandrini non hanno mai saputo che la Stanza era là,’ disse Ron.
‘Credo che faccia parte della magia della Stanza,’ disse Hermione. ‘Se hai bisogno che non
sia rintracciabile, non lo sarà.’
‘Dobby, hai tentato di entrare e dare un’occhiata a quello che Malfoy sta facendo?’ chiese
Harry impaziente.
‘No, Harry Potter, è impossibile,’ disse Dobby.
‘No, non lo è,’ disse Harry ad un tratto. ‘Malfoy è entrato nel nostro Quartier generale l’anno
scorso, quindi riuscirò ad entrare e a spiarlo, non c’è problema.’
‘Non credo ci riuscirai, Harry,’ disse Hermione lentamente. ‘Malfoy sapeva esattamente come
stavamo usando la stanza perché quella stupida Marietta aveva spifferato tutto. Aveva
bisogno che la Stanza diventasse il Quartier generale del ES [in inglese DA = Dumbledore
Army; in italiano l’Esercito di Silente], e così ha fatto. Ma tu non sai cosa diventa la stanza
quando Malfoy ci entra, così non sai cosa in cosa chiederle di trasformarsi.’
‘Ci sarà un modo,’ concluse Harry. ‘Sei stato bravissimo, Dobby.’
‘Anche Kreacher ha fatto bene,’ disse Hermione gentilmente; ma lontano da mostrarsi grato,
Kreacher distolse il suo brutto sguardo iniettato di sangue e gracchiò al soffitto, ‘La
Mezzosangue sta parlando a Kreacher, Kreacher fingerà di non aver sentito –‘
‘Esci di qui,’ gli disse seccamente Harry, e Kreacher fece un ultimo profondo inchino e
Scomparve. ‘Faresti meglio ad andare anche tu Dobby, e dormire un po’.’
‘Grazie Harry Potter, signore!’ squittì felicemente Dobby e Scomparve anche lui.
‘Buone notizie!’ disse Harry entusiasta, girandosi verso Ron ed Hermione nel momento in cui
la stanza era nuovamente libera da elfi.
‘Ora sappiamo dove sta andando Malfoy! Lo abbiamo messo all’angolo!’
‘Sì, è grandioso,’ disse Ron tristemente, cercando di asciugare la fradicia massa di inchiostro
che sino a poco prima era un compito quasi finito. Hermione lo tirò davanti a sé e cominciò
ad aspirare via l’inchiostro con la bacchetta.
‘Ma cosa significa di lui che va là con “diversi studenti”?’ disse Hermione. ‘Quante persone
sono coinvolte? Non penserai che faccia sapere a tante di loro cosa sta facendo…’
‘Sì, ‘ strano,’ disse Harry, accigliandosi. ‘L’ho sentito dire a Tiger che quello che sta facendo
non era affar suo… quindi cosa ha detto a tutti questi… tutti questi…’
La voce di Harry diminuì gradatamente; stava fissando il fuoco.
‘Dio, sono stato stupido,’ disse calmo. ‘È ovvio, vero? Ce n’era un grosso tino giù nel
sotterraneo… può averne rubato un po’ in qualsiasi momento durante quella lezione…’
‘Rubato cosa?’ disse Ron.
‘Pozione Pulisucco. Ha rubato un po’ della Pozione Polisucco che Slughorn ci ha mostrato
durante la nostra prima lezione di Pozioni… non c’erano molti studenti a far la guardia per
Malfoy, erano solo Tiger e Goyle come al solito… sì, tutto combacia!’ disse Harry, saltando
su e iniziando a camminare su e giù davanti al fuoco. ‘Sono abbastanza stupidi da fare ciò
che viene loro ordinato anche se lui non dice loro cosa sta combinando… ma lui non vuole
che siano visti fuori, nei pressi della Stanza delle Necessità, così gli ha fatto prendere la
Pozione Polisucco per farli sembrare altre persone… quelle due ragazze che ho visto con lui
quando ha perso il Quiddich – ha! Tiger e Goyle!’
‘Non vorrai dire,’ disse Hermione con voce calma, ‘che quella ragazzina a cui ho riparato la
bilancia –?’
‘Sì, naturalmente!’ disse Harry ad alta voce, fissandola. ‘Naturalmente! Malfoy deve essere
stato all’interno della Stanza in quel momento, così lei – cosa sto dicendo? – lui da fatto
cadere la bilancia per dire a Malfoy di non venir fuori, perché c’era qualcuno! E c’era anche
quella ragazza che ha fatto cadere le uova di rospo! Gli siamo passati davanti ogni volta
senza capire!’
‘Sta facendo trasformare Tiger e Goyle in ragazze?’ Ron scoppiò in una risata sonora.
‘Accidenti… non mi sorprende che non sembrassero troppo felici in questi giorni… Mi
stupisco che non gli abbiano detto di ficcarsela…’
‘Bene, non lo avrebbero fatto se lui gli avesse mostrato il suo Marchio Nero’, disse Harry.
‘Mmmhhh… il Marchio Nero non sappiamo se esiste,’ disse Hermione scettica, arrotolando il
compito asciutto di Ron prima che potesse capitargli qualche altro danno e porgendoglielo.
‘Vedremo,’ disse Harry sicuro.
‘Sì, vedremo,’ disse Hermione alzandosi in piedi e stirandosi. ‘Ma, Harry, prima che ti ecciti
tanto, continuo a pensare che non riuscirai ad entrare nella Stanza delle Necessità senza
prima sapere cosa c’è. E penso che non dovresti dimenticare,’ si tirò la borsa sulla spalla e gli
rivolse uno sguardo molto serio, ‘che saresti tenuto a concentrarti su come ottenere quella
memoria da Slughorn. Buonanotte.’
Harry la guardò andare, sentendosi lievemente di cattivo umore. Una volta che la porta del
dormitorio delle ragazze si fu chiusa dietro di lei, si girò verso Ron.
‘Cosa ne pensi?’
‘Vorrei poter Scomparire come un elfo domestico’, disse Ron, fissando il punto dove Dobby
era scomparso. ‘Avrei quel test di Apparizione in tasca.’
Harry non dormì bene quella notte. Restò steso, sveglio, per quelle che gli sembrarono ore,
domandandosi come Malfoy stesse usando la Stanza delle Necessità e cosa lui, Harry,
avrebbe visto quando ci fosse entrato il giorno successivo, perché qualsiasi cosa dicesse
Hermione, Harry era sicuro che se Malfoy era riuscito a vedere il Quartier generale dell’ES,
lui, di Malfoy, sarebbe stato in grado di vedere… cosa poteva essere? Un luogo di incontro?
Un nascondiglio? Un deposito? Un’officina? La mente di Harry lavorava fervidamente e i suoi
sogni, quando finalmente si fu addormentato, furono interrotti e disturbati dall’immagine di
Malfoy che si trasformava in Slughorn, che si trasformava in Piton…
La mattina seguente Harry era in gran anticipo per la colazione; aveva un’ora [in inglese
period= periodo, ma anche lezione] libera prima di Difesa contro le Arti Oscure ed era
determinato ad usarla provando ad entrare nella Stanza delle Necessità. Hermione ostentava
di non aver alcun interesse per i suoi sussurrati piani per riuscire ad entrare nella Stanza, e
questo irritava Harry perché pensava che lei avrebbe potuto essere di grande aiuto se solo
avesse voluto.
‘Guarda,’ disse lui tranquillamente sporgendosi e appoggiando una mano sull’Eco del Profeta
che lei aveva appena preso da un gufo postale, per evitarle di aprirlo e di sparirci dietro, ‘che
non mi sono dimenticato di Slughorn, ma non ho la minima idea di come cavargli fuori quella
memoria, e finché non ho un lampo di genio perché non dovrei tentare di capire cosa sta
facendo Malfoy?’
‘Te l’ho già detto, devi persuadere Slughorn,’ disse Hermione. ‘Non è questione di
imbrogliarlo o ammaliarlo, altrimenti Silente lo avrebbe fatto in un secondo. Anziché
trastullarti (perderti) fuori dalla stanza delle Necessità,’ tirò via il Profeta da sotto alla mano di
Harry e lo aprì per guardare la prima pagina, ‘dovresti andare a cercare Slughorn e
cominciare ad appellarti alla sua indole migliore.’
‘Qualcuno che conosciamo –?’ chiese Ron, mentre Hermione scorreva i titoli.
‘Sì!’ disse Hermione, facendo andare di traverso la colazione a Ron ed Harry, ‘ma va tutto
bene, non è morto – è Mundungus, è stato arrestato e mandato ad Azkaban! Qualcosa a che
fare con aver impersonato un Inferius durante un tentativo di furto… e qualcuno chiamato
Octavius Pepper è svanito… oh, e questo è terribile, un bimbo di 9 anni è stato arrestato per
aver tentato di uccidere i nonni, pensano fosse sotto l’incantesimo Imperius…’
Finirono la colazione in silenzio. Hermione partì immediatamente per Rune Antiche, Ron per
la sala comune dove doveva ancora finire la relazione di Piton sui Dissennatori, e Harry per il
corridoio del settimo piano e la distesa di muro opposta all’arazzo di Barnabas the Barmy
[barm=lievito di birra] che insegna danza ai trolls.
Harry si infilò il Mantello dell’Invisibilità dopo aver trovato un passaggio vuoto, non voleva
essere scocciato. Quando raggiunse la sua destinazione la trovò deserta. Harry non era
sicuro che le sue possibilità di entrare nella stanza sarebbero state migliori con Malfoy dentro
o fuori, ma almeno il primo tentativo non sarebbe stato complicato dalla presenza di Tiger o
Goyle che pretendevano di essere una ragazzina di 11 anni.
Quando raggiunse il posto dove era nascosta la porta della Stanza delle Necessità, chiuse gli
occhi. Sapeva cosa doveva fare; era diventato esperto l’anno precedente. Concentrandosi
con tutta la sua forza pensò, Ho bisogno di vedere cosa sta facendo Malfoy là dentro… Ho
bisogno di vedere cosa sta facendo Malfoy là dentro… Ho bisogno di vedere cosa sta
facendo Malfoy là dentro…
Camminò passando tre volte davanti alla porta, poi, col cuore che batteva per l’eccitazione,
aprì gli occhi e ci fu davanti – ma stava ancora guardando semplicemente una striscia di
muro bianco. Avanzò e gli diede una spintarella di prova. Il muro restò solido e resistente.
‘OK,’ disse Harry ad alta voce. ‘OK… ho pensato la cosa sbagliata…’
Pensò un momento, poi si rimise in moto, occhi chiusi, concentrandosi più che poteva.
Ho bisogno di vedere il posto in cui Malfoy continua a venire segretamente… Ho bisogno di
vedere il posto in cui Malfoy continua a venire segretamente…
Dopo essere passato davanti tre volte, aprì gli occhi speranzoso.
Non c’era nessuna porta.
‘Oh, esci fuori,’ disse al muro, irritato. ‘Era un’istruzione chiara… bene…’
Pensò duramente per diversi minuti prima di camminarci davanti a lunghi passi ancora una
volta.
Ho bisogno che diventi il posto che diventi per Draco Malfoy…
Non aprì immediatamente gli occhi quando ebbe terminato il suo pattugliamento; stava
ascoltando attentamente, come se pensasse di poter sentire la presenza della porta
schioccare fuori. Non sentì nulla, comunque, tranne il cinguettio distante degli uccelli
all’esterno. Aprì gli occhi.
Non c’era ancora nessuna porta.
Harry imprecò. Qualcuno gridò. Harry si guardò attorno e vide un branco di studenti del primo
anno che sembrava avessero incontrato uno spettro sboccato.
Harry provò ogni variante di ‘Ho bisogno di vedere cosa sta facendo là dentro Draco Malfoy’
che potesse pensare per un’ora buona, alla fine della quale dovette ammettere che Hermione
poteva aver avuto un’opinione esatta: semplicemente la Stanza non voleva aprirsi per lui.
Frustrato e irritato, partì per la lezione di Difesa contro le Arti Oscure, tirando via il Mantello
dell’Invisibilità e ficcandolo nella sua borsa come quando era venuto.
‘Nuovamente in ritardo, Potter,’ disse freddamente Piton, appena Harry si precipitò nella
stanza illuminata da candele. ’Dieci punti in meno per Grifondoro.’
Harry diede un’occhiataccia a Piton e si fiondò nel banco accanto a Ron; metà della classe
era ancora in piedi, tirando fuori i libri e organizzando le proprie cose; non sarebbe stato
molto più in ritardo di ciascuno di loro.
‘Prima di cominciare, voglio i vostri compiti sui Dissennatori,’ disse Piton, facendo oscillare
carezzevolmente la sua bacchetta in modo che 25 rotoli di pergamena si alzarono in volo e
atterrarono in una pila ordinata sul suo tavolo. ‘E spero per il vostro interesse che siano
meglio della spazzatura che ho dovuto tollerare sull’incantesimo Imperius. Ora, se aprite tutti i
libri a pagina – cosa c’è signor Finnegan?’
‘Signore,’ disse Seamus, ‘Mi stavo chiedendo, come definirebbe la differenza fra un Inferius e
un fantasma? Perché c’era qualcosa sul Profeta a proposito di un Inferius –‘
‘No, non c’era,’ disse Piton con voce annoiata.
‘Ma Signore, ho sentito delle persone parlare –‘
‘Se avessi letto veramente l’articolo in questione, Signor Finnegan, avresti dovuto sapere che
il cosiddetto Inferius non era altro che un furtivo puzzolente ladro di nome Mundungus
Fletcher.’
‘Pensavo che Piton e Mundungus fossero dalla stessa parte’ sussurrò Harry a Ron e
Hermione. ‘Non dovrebbe essere contrariato che Mundungus sia stato arrest–?
‘Ma Potter sembra aver molto da dire in proposito,’ disse Piton puntando improvvisamente al
retro della stanza, con i suoi occhi neri fissi su Harry. ‘Chiediamo a Potter come potremmo
definire la differenza fra un Inferius e un fantasma.’
L’intera classe si voltò a guardare Harry, che precipitosamente cercò di richiamare alla
memoria quello che Silente gli aveva detto la notte che erano andati a visitare Slughorn.
‘Hem – bene – i fantasmi sono trasparenti –‘ disse.
‘Oh, molto bene,’ lo interruppe Piton, arricciando le labbra. ‘Sì, è facile vedere come i quasi
sei anni di educazione magica non siano andati sprecati con te, Potter. I fantasmi sono
trasparenti.’
Pansy Parkinson si lasciò sfuggire un risolino acuto. Molte altre persone sorridevano
stupidamente. Harry fece un profondo respiro e continuò, calmo, nonostante dentro stesse
bollendo. ‘Sì, i fantasmi sono trasparenti, ma gli Inferi sono corpi morti, giusto? Quindi
dovrebbero essere solidi –‘
‘Un bambino di cinque anni avrebbe potuto dirci tanto,’ disse sarcastico Piton. ‘L’Inferius è un
cadavere che è stato rianimato dall’incantesimo di un mago Oscuro. Non è vivo, è
semplicemente usato come un burattino per eseguire gli ordini del mago. Un fantasma, e
credo ne siate ormai tutti informati, è una traccia lasciata sulla terra da un’anima dipartita… e
naturalmente, così come Potter ci ha saggiamente detto, trasparente.’
‘Bene, quello che ci ha detto Harry è la cosa più utile se lo scopo è distinguerli!’ disse Ron.
‘Se ne dovessimo incontrare uno faccia a faccia in una via scura basterà una rapida occhiata
per vedere se è solido, non gli chiederemo “Scusa, sei l’impronta di un’anima dipartita?”’
Ci fu un’ondata di risate, istantaneamente repressa dallo sguardo che Piton lanciò alla
classe.
‘Altri dieci punti tolti a Grifondoro,’ disse Piton. ‘Non mi sarei aspettato nulla di più raffinato da
te, Ronald Weasley, il ragazzo così solido che non riesce ad Apparire a un centimetro in una
stanza.’
‘No!’ sussurrò Hermione, afferrando il braccio di Harry non appena lui aprì la bocca, furioso.
‘Non è il caso, finiresti solo nuovamente in punizione, lascia perdere!’
‘Ora aprite i vostri libri a pagina duecentotredici.’ Disse Piton, con un lieve sorriso arrogante,
‘e leggete i primi due paragrafi sull’incantesimo Cruciatus...’
Ron fu molto pacato per il resto della lezione. Quando la campana suonò a fine lezione,
Lavanda raggiunse Ron e Harry (misteriosamente Hermione sparì dalla vista appena lei si
avvicinò) e ingiuriò caldamente Piton per essersi beffato delle Apparizioni di Ron, ma questo
sembrò solo irritare Ron che se la scrollò di dosso (se ne sbarazzò) facendo una deviazione
al bagno dei ragazzi con Harry.
‘Piton ha ragione, vero?’ disse Ron, dopo aver fissato uno specchio rotto per un minuto o
due. ‘Non so se valga la pena provare a passare il test. Non capisco proprio come funziona
Apparizione.’
‘Potresti anche fare le esercitazioni pratiche supplementari a Hogsmeade e vedere dove ti
portano,’ disse Harry ragionevolmente. ‘Sarà più interessante che provare a entrare in uno
stupido cerchio, comunque. Poi, se ancora non ci riuscirai – sai – bene come vorresti, potrai
posticipare il test, farlo con me dopo l’esta— Mirtilla, questo è il bagno dei ragazzi!’
Il fantasma di una ragazza emerse dal gabinetto in un cubicolo dietro a loro e fluttuò a
mezz’aria, fissandoli attraverso un paio di spesse, tonde lenti bianche.
‘Oh,’ disse abbattuta. ‘Siete voi due.’
‘Chi ti aspettavi?’ disse Ron, guardandola attraverso lo specchio.
‘Nessuno,’ disse Mirtilla, speluccandosi malinconicamente un brufolo sul mento. ‘Ha detto
che sarebbe tornato a trovarmi, ma, allora, anche tu hai detto che avresti fatto una scappata
a trovarmi...’ lanciò a Harry un’occhiata di rimprovero ‘...e non ti ho visto per mesi e mesi. Ho
imparato a non aspettarmi troppo dai ragazzi.’
‘Pensavo che vivessi in quel bagno delle ragazze’ disse Harry, che da anni stava
accuratamente alla larga da quel posto.
‘Ci vivo,’ disse lei con un’imbronciata alzata di spalle, ‘ma questo non significa che non posso
visitare altri posti. Sono venuta a trovarti nel tuo bagno una volta, ricordi?’
‘Vividamente,’ disse Harry.
‘Ma penso di piacergli,’ disse lagnandosi. ‘Forse se voi due ve ne andaste, lui tornerebbe
ancora... abbiamo molto in comune... sono sicura che se n’è accorto...’
E guardò speranzosa verso la porta.
‘Quando dici che avete molto in comune,’ disse Ron con aria persino divertita, ‘vorresti dire
che anche lui vive nello scarico di un gabinetto?’
‘No,’ disse Mirtilla ribelle, la sua voce echeggiò forte nel vecchio bagno piastrellato. ‘Intendo
dire che è sensibile, le persone lo intimidiscono e si sente solo e non ha nessuno con cui
parlare, e non lo spaventa mostrare i suoi sentimenti e piangere!’
‘C’è stato un ragazzo qui a piangere?’ disse Harry incurisito. ‘Un ragazzo giovane?’
‘Tu non preoccuparti!’ disse Mirtilla, con i suoi piccoli occhi sfuggenti fissi su Ron che si stava
indubbiamente sganasciando. ‘Ho promesso che non lo avrei detto a nessuno e porterò
questo segreto nella –‘
‘–non nella tomba, certamente?’ disse Ron con uno sbuffo. ‘Nelle fogne, forse...’
Mirtilla diede un ululato di rabbia e si immerse indietro nel gabinetto, facendo traboccare
l’acqua oltre i bordi, sul pavimento. Spronare Mirtilla sembrava aver ridato coraggio a Ron.
‘Hai ragione,’ disse, dondolando la cartella all’indietro, sulla spalla, ‘farò le sessioni pratiche a
Hogsmeade prima di decidere se fare il test.’
E così, il fine settimana successivo, Ron si unì a Hermione e agli altri del sesto anno che
avrebbero compiuto diciassette anni in tempo per affrontare il test da lì a quindici giorni. Harry
si sentì perfino geloso vedendoli pronti ad andare al villaggio; gli mancavano le gite là, ed era
una giornata di primavera paricolarmente bella, uno dei primi cieli limpidi che avesse visto da
molto tempo. Comunque, aveva deciso di usare il tempo per tentare un alto assalto alla
Stanza delle Necessità.
‘Faresti meglio,’ disse Hermione quando lui, nella Sala di ingresso, confessò questo piano a
lei e a Ron ‘ad andare dritto all’ufficio di Slughorn e provare a ottenere quella memoria.’
‘Ci sto provando!’ disse Harry di malumore, il che era perfettamente vero. Era rimasto indietro
dopo ogni lezione di pozioni quella settimana, per riuscire a mettere Slughorn nell’angolo
(con le spalle al muro, intrappolare), ma l’insegnante di Pozioni aveva sempre lasciato i
sotterranei così velocemente che Harry non era riuscito a bloccarlo. Due volte Harry era
andato al suo ufficio e aveva bussato senza ricevere risposta, sebbene la seconda volta era
sicuro di aver sentito il suono, subito soffocato, di un vecchio grammofono.
‘Non vuole parlare con me, Hermione! Ho provato a prenderlo nuovamente da solo ma lui
non ha intenzione di lasciare che accada ancora!’
‘Bene, devi solo restare da lui, no?’
La corta coda di persone che aspettava in file di passare Gazza, che al solito le pungolava
con il Sensore di Segretezze (Secrecy Sensor), mosse in avanti di qualche passo e Harry
non rispose perchè il custode non potesse sentire per caso. Augurò a Ron ed Hermione
buona fortuna, poi si girò e salì la scala di marmo ancora una volta, determinato, qualunque
cosa dicesse Hermione, a dedicare un’ora o due alla Stanza delle Necessità.
Una volta lontano dalla vista della Sala di ingresso, Harry tirò fuori la Mappa del Malandrino e
il Mantello dell’Invisibilità dalla borsa. Dopo essersi nascosto, battè sulla mappa, mormorò
‘giuro solennemente di non aver buone intenzioni,’ e la analizzò attentamente.
Dato che era domenica mattina, quasi tutti gli studenti erano nelle loro varie stanze comuni, i
Grifondoro in una torre, i Corvonero in un’altra, i Serpeverde nei sotterranei e i Tassorosso
nel seminterrato vicino alle cucine. Qui e là un’anima randagia vagava in giro per la biblioteca
o su per un corridoio... c’erano poche persone fuori nei giardini... e là, solo nel corridoio del
settimo piano, c’era Gregory Goyle. Non c’era traccia della stanza delle Necessità, ma Harry
non se ne preoccupò. Se Goyle era fuori di guardia, la Stanza era aperta, sia che la mappa
ne fosse al corrente o meno. Quindi si precipitò su per le scale, rallentando solo quando ebbe
raggiunto l’angolo nel corridoio, allora iniziò ad avanzare furtivo, molto lentamente, verso
quella stessa ragazzina che stringeva forte la sua pesante bilancia di ottone, e che Hermione
aveva così gentilmente aiutato quindici giorni prima. Aspettò di essere proprio dietro di lei
prima di chinarsi molto in basso e sussurrare ‘Ciao... sei molto carina, sai?’
Goyle cacciò un acuto grido di terrore, lanciò la bilancia in aria e scattò via scomparendo
dalla vista molto prima che il fragore della bilancia fracassata finisse di echeggiare per il
corridoio. Ridendo, Harry si girò a contemplare il bianco muro dietro al quale, era sicuro,
Draco Malfoy ora doveva essere immobile, raggelato e consapevole che qualcuno di non
benvenuto era là fuori, senza osare di mostrarsi. Questo diede ad Harry una piacevolissima
sensazione di potere mentre tentava di ricordare quali forme di parole non aveva ancora
provato.
Tuttavia quest’umore speranzoso non durò a lungo. Mezz’ora più tardi, dopo aver provato
molte altre variazioni della sua richiesta per vedere cosa Malfoy stava combinando, il muro
era senza porta come sempre. Harry si sentiva oltremodo frustrato; Malfoy si doveva trovare
a pochi passi da lui e ancora non c’era il minimo brandello di prova di ciò che stava facendo
là dentro. Perdendo completamente la pazienza, Harry corse verso il muro e lo prese a calci.
‘OUCH!’
Pensò di essersi rotto l’alluce; appena lo strinse, saltellando su un piede solo, il mantello
dell’Invisibilità gli scivolò via.
‘Harry?’
Si girò, su una gamba, e perse l’equilibrio. Là, assolutamente stupita, c’èra Tonks che
avanzava verso di lui come se passeggiasse frequentemente in questo corridoio.
‘Cosa stai facendo qui?’ le chiese, rimettendosi di nuovo in piedi; perchè lei doveva sempre
trovarlo lungo disteso sul pavimento?
‘Sono venuta per vedere Silente,’ disse Tonks.
Harry pensò che aveva un aspetto orribile; più magra del solito, i capelli lisci e opachi, color
grigio topo.
‘Il suo ufficio non è qui,’ disse Harry, ‘è dall’altro lato del castello, dietro il gargoyle –‘
‘Lo so,’ disse Tonks. ‘Lui non c’è. Sembra sia di nuovo andato via.’
‘Veramente?’ disse Harry riappoggiando cautamente a terra il suo piede livido. ‘Hey – non sai
dove va, suppongo?’
‘No,’ disse Tonks.
‘Per cosa lo volevi vedere?’
‘Niente di particolare,’ disse Tonks, speluccando forse inconsciamente, la manica del suo
abito. ‘Ho solo pensato che potesse sapere cosa sta succedendo... Ho sentito voci... persone
che si sono fatte male ...’
‘Sì, lo so, era tutto sui giornali,’ disse Hary. ‘Quel bambino che ha tentato di uccidere i suoi –‘
‘Il Profeta è spesso indietro con i tempi,’ disse Tonks che non sembrava ascoltarlo. ‘Non hai
ricevuto posta da nessuno dell’Ordine, recentemente?’
‘Nessuno dell’Ordine mi scrive più,’ disse Harry, ‘nessuno dopo Sirius –‘
Vide che i suoi occhi si erano riempiti di lacrime.
‘Mi spiace,’ mormorò imbarazzato. ‘Voglio dire... manca anche a me...’
‘Come?’ disse Tonks distrattamente, come se non lo avesse sentito. ‘Bene... ci vediamo in
giro, Harry...’
E improvvisamente si girò e tornò indietro nel corridoio, lasciando Harry a fissarla. Dopo un
minuto o poco più, lui si rimise addosso il Mantello dell’Invisibilità e riprese gli sforzi per
entrare nella stanza delle Necessità, ma era scoraggiato. Dopo molto tempo, un senso di
vuoto allo stomaco e la consapevolezza che Ron ed Hermione sarebbero presto tornati per
pranzo, gli fecero abbandonare il tentativo e lasciare il corridoio a Malfoy che sperava
sarebbe stato troppo spaventato per uscire da lì a diverse ore.
Trovò Ron e Hermione nella Sala Grande, quasi a metà di un pranzo iniziato in anticipo.
‘Ce l’ho fatta – beh, quasi!’ disse con entusiasmo Ron a Harry appena lo vide. ‘Avrei dovuto
Apparire all’esterno della sala da tè di Madame Piediburro e l’ho mancata di poco, finendo
vicino a Scrivenshaft, ma almeno mi sono mosso!’
‘Bravo,’ disse Harry. ‘Com’è andata Hermione?’
‘Oh, lei è stata perfetta, ovviamente,’ disse Ron, prima che Hermione potesse rispondere.
‘Perfetta deliberazione, divinazione e disperazione o qualsiasi diavolo sia – siamo andati tutti
per una bevuta veloce ai Tre Manici di Scopa, dopo, e avresti dovuto sentire Twycross
blaterare su di lei – sarò sorpreso se presto non solleverà la questione–‘
‘E tu che hai fatto?’ chiese Hermione, ignorando Ron. ‘Sei stato su alla stanza delle
Necessità tutto questo tempo?’
‘Già,’ disse Harry. ‘E indovina in cui mi sono imbattuto là? Tonks!’
‘Tonks?’ ripeterono Ron ed Hermione insieme, sorpresi.
‘Sì, ha detto di essere venuta a trovare Silente...’
‘Se ti dovessi dire,’ disse Ron una vola che Harry ebbe finito di descrivere la sua
conversazione con Tonks, ‘Sta crollando (un po’). Si è esaurita dopo quello che è successo al
Ministero.’
‘È un po’ strano,’ disse Hermione, che per qualche ragione sembrava molto coinvolta
(preoccupata). ‘È tenuta a sorvegliare la scuola, perchè avrebbe improvvisamente
abbandonato il suo posto per venire a vedere Silente, quando lui non è qui?’
‘Ho un’idea,’ disse Harry esitante. Si sentiva strano ad esprimerla; era molto più territorio di
Hermione che non suo. ‘Non pensate che potrebbe essere stata... sapete... innamorata di
Sirius?’
Hermione lo fissò.
‘Cosa diavolo ti fa dire una cosa simile?’
‘Non so,’ disse Harry, facendo spallucce, ‘ma si è quasi messa a piangere quando ho
menzionato il suo nome... e il suo Patronus è una grossa cosa a quattrozampe ora... Mi
domando se non è diventato... sapete... lui.’
‘È un’idea (opinione),’ disse Hermione lentamente. ‘Ma ancora non capisco perchè si sarebbe
precipitata nel castello per incontrare Silente, se veramente quello era il motivo per cui era
qui...’
‘Torni quello che ho detto io, vero?’ disse Ron che stava ora spalando purè di patate nella
sua bocca. ‘È diventata un po’ strana. È esaurita. Donne.’ Disse saggiamente a Harry. ‘Si
snervano facilmente.’
‘E già,’ disse Hermione, risvegliandosi dalle sue fantasticherie, ‘dubito che troverai una donna
che fa il broncio per mezz’ora perchè madame Rosmerta non ha riso per la sua barzelletta
dela strega, del Guaritore e della Mimbulus mimbletonia.’
Ron si accigliò.
CAPITOLO 22.
DOPO LA SEPOLTURA
Trad by. Emiliana84
Chiazze di azzurro cominciavano ad apparire qua e là nel cielo sopra le torri del castello, ma
questi segni dell’avvicinarsi dell’estate non contribuirono a migliorare l’umore di Harry. I suoi
tentativi di scoprire cosa stava tramando Malfoy erano falliti, come pure quelli di intavolare
una conversazione con Slughorn che avrebbe potuto convincerlo a consegnare il ricordo che
si era portato dentro per decenni.
“Per l’ultima volta, lascia perdere Malfoy.” Gli disse Hermione decisa.
Se ne stavano seduti in un angolo assolato del giardino, dopo pranzo. Ron e Hermione
stringevano un volantino del Ministero della Magia: Errori Comuni della Materializzazione e
Come Evitarli. Entrambi avrebbero affrontato l’esame quello stesso pomeriggio, ma i volantini
non si erano rivelati di alcun aiuto nel calmare loro i nervi. All’improvviso Ron sobbalzò e
cercò di nascondersi dietro Hermione, mentre una ragazza spuntava da dietro l’angolo.
“Non è Lavanda.” disse stancamente Hermione.
“Oh, bene.” disse Ron, visibilmente sollevato.
“Sei Harry Potter?” esordì la ragazza. “Mi hanno chiesto di consegnarti questo.”
“Grazie…”
Harry ebbe un tuffo al cuore mentre afferrava il piccolo rotolo di pergamena. Appena la
ragazza si fu allontanata, Harry esclamò: “Silente ha detto che non avrei avuto più lezioni con
lui fino a quando non gli avessi portato il ricordo!”
“Forse vuole sapere a che punto sei.” Suggerì Hermione, mentre Harry srotolava la
pergamena. Ma invece della scrittura lunga e stretta, elegante, di Silente vide uno
scarabocchio disordinato piuttosto difficile da leggere a causa di macchie bagnate che
costellavano la pergamena.
Cari Harry, Ron e Hermione,
Aragog è morto la notte scorsa. Harry, Ron, voi l’avete incontrato e sapete quant’era
speciale. Hermione, so che anche a te sarebbe piaciuto. Significherebbe molto per me se
poteste fare un salto da me stasera sul tardi. Pensavo di seppellirlo all’imbrunire, dato che
era il momento della giornata che preferiva. So che non dovreste essere fuori a tarda ora, ma
potete usare il Mantello. Non ve lo chiederei, ma davvero, da solo non ce la faccio.
Hagrid.
“Guardate questo!” disse Harry, passando il biglietto a Hermione.
“Oh, santo cielo!” esclamò lei, dandogli un’occhiata veloce e passandolo a sua volta a Ron,
che lo lesse con espressione di crescente stupore.
“E’ impazzito!” esclamò furioso. “Quella cosa ha dato ai suoi amici il permesso di mangiare
me e Harry! Gli ha detto di servirsi pure! E adesso Hagrid si aspetta che noi andiamo là a
piangere sul suo orribile corpo peloso!”.
“Non è solo questo”, puntualizzò Hermione. “Ci sta chiedendo di uscire dal castello di notte, e
sa benissimo che la sicurezza è centomila volte più stretta, e a quanti guai andremmo
incontro se dovessero scoprirci”.
“Non sarebbe la prima volta che andiamo a trovarlo di notte” disse Harry.
“Sì, ma non per una cosa del genere” rispose Hermione. “Abbiamo rischiato molto per aiutare
Hagrid in altre occasioni, ma dopotutto… Aragog è morto. Se si trattasse di salvarlo in
qualche modo, allora forse…”
“…avrei ancora meno voglia di andarci.” Terminò la frase Ron, deciso. “Tu non hai avuto il
piacere di conoscerlo, Hermione. Credimi, è molto meglio da morto”.
Harry riprese il biglietto e fissò le macchie che lo ricoprivano; copiose lacrime avevano
sbavato l’inchiostro…
“Harry, non starai mica pensando di andarci, vero?” disse (?) Hermione. “E’ un motivo stupido
per prendersi una punizione.”
Harry sospirò.
“Sì, lo so.” Disse Harry. “Credo proprio che Hagrid dovrà seppellire Aragog senza di noi.”
“Hai ragione.” disse Hermione, sollevata. “Senti, a Pozioni non ci sarà praticamente nessuno
oggi pomeriggio. Saremo quasi tutti a fare il test…tu approfittane per lavorarti Slunghorn.”
“Magari la centesima volta sarà quella fortunata, eh?” rispose amaramente Harry.
“Fortuna?” esclamò d’un tratto Ron. “Harry, ma certo – ti serve un po’ di fortuna!”
“Cosa vuoi dire?”
“Usa la tua pozione della fortuna!”
“Ron, hai – hai ragione!” esclamò Hermione, sorpresa. “Era così ovvio! Perché non ci ho
pensato prima?”
Harry li fissò entrambi. “La Felix Felicis?” disse. “Non saprei…veramente la stavo tenendo da
parte per…”
“Per cosa?”
“Cos’altro ci può essere di più importante del ricordo, Harry?” chiese Hermione.
Harry non rispose. Da qualche tempo, il pensiero della bottiglietta dorata continuava a
tornargli in mente; non erano altro che congetture vaghe e indefinite, ma in qualche modo
avevano a che fare con Ginny che mollava Dean, e Ron felice di vederla con un nuovo
ragazzo. Queste immagini, germogliate nei recessi della sua mente, restavano inconfessate,
tranne che nei suoi sogni e in quei momenti sospesi nella penombra tra il sonno e la veglia…
“Harry, sei ancora con noi?” chiese Hermione.
“Cosa? Si, certo” rispose Harry, tornando in sé. “Okay… va bene. Se non riesco a far parlare
Slughorn questo pomeriggio, prenderò un po’ di pozione e ci riproverò questa sera”.
“Bene, allora è deciso” tagliò corto Hermione, alzandosi in piedi e compiendo un’aggraziata
piroetta. “Destinazione… determinazione… deliberazione…” mormorò.
“Oh, piantala” la supplicò Ron. “Mi sento già abbastanza male – veloce, nascondimi!”.
“Non è Lavanda!” sbuffò Hermione impaziente, quando Ron si tuffò dietro di lei; due ragazze
stavano uscendo in giardino.
“Meno male!” disse Ron, sbirciando da dietro la spalla di Hermione per controllare. “Accidenti,
non sembrano molto allegre, vero?”.
“Sono le sorelle Montgomery. E’ ovvio che non sono allegre, non hai sentito quello che è
successo al fratello minore?” chiese Hermione.
“A dire il vero, ho perso un po’ il filo di quello che sta succedendo ai parenti degli altri” disse
Ron.
“Beh, è stato attaccato da un lupo mannaro. Gira voce che la madre si sia rifiutata di aiutare i
Mangiamorte. Comunque aveva solo cinque anni ed è morto al San Mungo. Non sono riusciti
a salvarlo.”
“E’ morto?” le fece eco Harry, sconvolto. “Ma credevo che i lupi mannari non uccidessero!
Non cercano solo di trasformarti in uno di loro?”.
“A volte uccidono” disse Ron, improvvisamente serio. “Ho sentito dire che capita quando il
lupo mannaro si lascia trasportare e perde il controllo”.
“Qual è il nome del lupo mannaro?” chiese prontamente Harry.
“Beh, si dice che sia stato Fenrir Dorsogrigio” rispose Hermione.
“Lo sapevo – il pazzo a cui piace attaccare i bambini, quello di cui mi ha parlato Lupin” disse
Harry con veemenza.
Hermione gli rivolse uno sguardo sconsolato.
“Harry, devi riuscire a farti dare quel ricordo” disse. “Alla fine è di questo che si tratta, no?
Riuscire a sconfiggere Voldemort. E’ lui la causa di tutte le cose orribili che stanno
succedendo…”.
Il suono della campanella li raggiunse dal castello e Ron e Hermione saltarono in piedi,
terrorizzati.
“Tranquilli, andrà bene” li rassicurò Harry, mentre si incamminavano verso l’entrata principale
per raggiungere gli altri studenti che aspettavano di fare l’esame. “Buona fortuna”.
“Anche a te!” rispose Hermione lanciandogli un’occhiata significativa mentre Harry si avviava
verso i sotterranei.
Erano solo in tre a Pozioni quel pomeriggio: Harry, Ernie e Draco Malfoy.
“Siete tutti troppo giovani per Materializzarvi?” chiese Slughorn, gioviale. “Non avete ancora
compiuto diciassette anni?”.
Scossero la testa tutti e tre.
“Molto bene” disse allegramente Slughorn. “Dato che siamo in pochi, faremo qualcosa di
diverso. Voglio che ciascuno di voi mi prepari qualcosa di divertente!”
“Forte, signore!” esclamò Ernie esultante, strofinandosi le mani. Malfoy dal canto suo non
accennò neppure un sorriso.
“Cosa intende dire, ‘qualcosa di divertente’?” domandò piuttosto seccato.
“Oh, sorprendetemi” rispose Slughorn con leggerezza.
Malfoy aprì la sua copia di Fare Pozioni: Livello Avanzato con espressione imbronciata. Era
chiaro che riteneva la lezione un inutile spreco di tempo. Senza dubbio, pensò Harry
sbirciando oltre il suo libro, Malfoy rimpiangeva le ore che avrebbe potuto passare nella
Stanza delle Necessità.
Era solo la sua immaginazione, o Malfoy, come Tonks, pareva dimagrito? Di certo era più
pallido; il suo colorito aveva una vaga sfumatura grigiastra, forse perché era da qualche
tempo che non vedeva la luce del sole. Ma non c’era traccia di arroganza, entusiasmo o
superiorità, né della sfrontatezza che aveva dimostrato sull’Espresso di Hogwarts, quando si
era vantato apertamente della missione che Voldemort gli aveva affidato… la ragione poteva
essere una sola, pensò Harry: Di qualsiasi compito si trattasse, non stava dando i risultati
sperati.
Decisamente sollevato, Harry si mise a sfogliare la sua copia di Fare Pozioni: Livello
Avanzato. Si imbatté in una versione pesantemente corretta dal Principe Mezzosangue
dell’Elisir dell’Euforia, che non solo pareva soddisfare i requisiti di Slughorn, ma (il cuore di
Harry sussultò al pensiero) se solo fosse riuscito a fargliene assaggiare un po’ avrebbe
potuto mettere il professore dell’umore adatto a consegnargli il ricordo…
“Bene, vediamo, questa pozione ha un aspetto fantastico,” disse Slughorn un’ora e mezza
dopo, e batté le mani mentre esaminava il liquido di colore giallo acceso nel calderone di
Harry. “Euforia, a quanto pare. E questo cos’è? Mmmm… hai aggiunto un tocco di menta
piperita, giusto? Poco ortodosso, ma che lampo di genio, Harry! Ovviamente, la menta
controbilancia gli eventuali effetti collaterali della pozione, come l’improvvisa vena canterina e
il prurito al naso… davvero non so da dove ti venga l’ispirazione, ragazzo mio… a meno che
–”
Col piede Harry spinse il libro del Principe ancora più a fondo nella cartella.
“– a meno che non siano i geni ereditati da tua madre!”
“Oh… già, probabilmente” disse Harry, sollevato.
Ernie era piuttosto irritato; deciso per una volta a superare Harry si era inventato una pozione
lì per lì, col risultato che si era solidificata e aveva formato una specie di grumo violaceo sul
fondo del suo calderone. Malfoy stava già raccogliendo le sue cose con un’espressione acida
in viso: Slughorn aveva decretato che la sua Pozione del Singhiozzo era a malapena
‘passabile’.
Entrambi si precipitarono fuori al suono della campanella.
“Signore…” esordì Harry. Slughorn si guardò intorno, e quando vide che in classe erano
rimasti solo lui e Harry, si dileguò in tutta fretta.
“Professore – Professore, non vuole assaggiare la mia po--?” gli gridò dietro Harry.
Ma Slughorn era già sparito. Sconfortato, Harry vuotò il contenuto del suo calderone e
radunò le sue cose, poi lasciò il sotterraneo e si incamminò a passo lento verso la Sala
Comune.
Ron e Hermione furono di ritorno nel tardo pomeriggio.
“Harry!” esclamò Hermione sbucando attraverso il buco del ritratto. “Harry, ce l’ho fatta!”.
“Complimenti!” disse lui. “E Ron?”
“Lui – lui non lo ha passato per un soffio,” sussurrò Hermione. In quel momento Ron entrò
nella stanza a passi strascicati, imbronciato. “E’ stato proprio sfortunato… una sciocchezza,
l’esaminatore si è accorto che aveva dimenticato mezzo sopracciglio… come è andata con
Slughorn?”.
“Niente da fare” disse Harry, quando Ron li ebbe raggiunti. “Che sfortuna! Tranquillo, la
prossima volta lo passi – possiamo provarlo assieme”.
“Sì, beh…” borbottò Ron imbronciato “ma per mezzo sopracciglio! Era solo un dettaglio!”
“Hai perfettamente ragione” tentò di placarlo Hermione. “E’ sembrato anche a me un po’
troppo severo…”.
Passarono la maggior parte della cena a parlar male dell’esaminatore di Materializzazione e
Ron sembrava leggermente rincuorato quando, ritornati nella Sala Comune, ripresero a
discutere la questione di Slughorn e del ricordo.
“Allora, Harry – hai intenzione di usare la Felix Felicis oppure no?” chiese Ron.
“Beh, sì, credo sia meglio” rispose Harry “ma non credo che mi serva tutta, dodici ore sono
tante, non ci vorrà mica tutta la notte… Ne prenderò solo un sorso. Due o tre ore dovrebbero
bastare”.
“Credimi, ti dà una sensazione fantastica!” disse Ron con un sorriso nostalgico. “Come se
niente potesse andare storto. Hai la certezza di non poter sbagliare”.
“Ma di cosa stai parlando?”scoppiò a ridere Hermione. “Se non l’hai mai assaggiata!”.
“Sì, ma ero credevo di averla presa, no?” replicò Ron, come se per lui la cosa fosse ovvia.
“E’ praticamente la stessa cosa …”.
Avendo appena visto Slughorn entrare nella Sala Grande e sapendo che a lui piaceva
mangiare con calma, si fermarono per un po’ nella Sala Comune. Il loro piano prevedeva che
Harry sarebbe andato nell’ufficio di Slughorn una volta che questi vi avesse fatto ritorno.
Quando il Sole raggiunse le cime degli alberi della Foresta Proibita, decisero che era giunto il
momento; dopo aver controllato che Neville, Dean e Seamus fossero tutti nella Sala Comune,
sgattaiolarono nel dormitorio dei ragazzi.
Harry frugò nel baule finché non trovò il paio di calzini arrotolati dentro cui era nascosta la
bottiglietta scintillante.
“Bene, è giunto il momento.” Detto questo, Harry portò la boccetta alle labbra e ne bevve un
sorso ben misurato.
“Senti qualcosa?” sussurrò Hermione.
Harry non rispose per qualche istante. Poi, lentamente ma in maniera sempre più decisa, un
formidabile senso di sicurezza s’impadronì di lui come se d’improvviso gli si spalancassero
davanti infinite possibilità; in quel momento era sicuro di poter fare qualsiasi cosa…
recuperare il ricordo di Slughorn non solo ora sembrava possibile, ma addirittura un gioco da
ragazzi.
Saltò in piedi con un gran sorriso, traboccante di fiducia in sé stesso.
“Benissimo” disse “Mi sento davvero benissimo. Bene… faccio un salto da Hagrid.”
“Cosa?” esclamarono Ron e Hermione, entrambi colti alla sprovvista.
“No, Harry - Devi andare da Slughorn, ricordi?” disse Hermione.
“No” ripetè Harry, sicuro di sé. “Vado da Hagrid, me lo sento, è la cosa giusta da fare”.
“Pensi che in questo momento la cosa giusta da fare sia andare a seppellire un ragno
gigante?” esclamò Ron attonito.
“Sì” rispose, estraendo dalla cartella il mantello dell’invisibilità. “Me lo sento, è il posto giusto
dove andare. Avete capito, no?”
“No” risposero all’unisono Ron e Hermione, entrambi visibilmente preoccupati.
“Questo è Felix Felicis, vero?” chiese ansiosa Hermione, osservando la bottiglietta in
controluce. “Non è che avevi una fiala uguale con dentro – non so…”
“…Concentrato di Pazzia?” suggerì Ron, mentre Harry si gettava il mantello sulle spalle.
Harry scoppiò a ridere; Ron e Hermione erano sempre più preoccupati.
“Fidatevi di me” disse. “So quello che sto facendo… o meglio…” raggiunse la porta con passo
veloce. “Felix lo sa”.
Si tirò su il cappuccio del mantello e cominciò a scendere le scale con Ron e Hermione alle
calcagna. Giunto in fondo, scivolò oltre la porta aperta.
“Cosa ci facevi là dentro con lei?” strillò Lavanda Brown; il suo sguardo attraversò Harry
soffermandosi su Ron e Hermione che sbucavano proprio in quel momento dalla porta del
dormitorio dei ragazzi. Harry sentì Ron balbettare incomprensibilmente dietro di lui mentre si
allontanava in tutta fretta verso l’altro lato della sala.
Uscire dalla Sala Comune non fu difficile; mentre si avvicinava Ginny e Dean sbucarono dal
buco del ritratto e Harry riuscì a scivolare in mezzo a loro. Nel farlo, inavvertitamente sfiorò
Ginny.
“Dean, piantala di spingermi, per favore!” esclamò Ginny seccata “Possibile che lo fai
sempre? Sono perfettamente in grado di passare da sola…”
Il ritratto si chiuse dietro Harry, che però fece in tempo a sentire la risposta secca di Dean…
con un senso di crescente euforia, Harry proseguì lungo il corridoio. Non dovette fare molta
attenzione, dato che non incontrò nessuno lungo il suo percorso. Ma la cosa non lo sorprese
affatto: quella sera, era la persona più fortunata di Hogwarts.
Non aveva idea del perché in quel momento andare da Hagrid fosse la cosa giusta. Era
come se la pozione gli indicasse il cammino, un passo alla volta: non riusciva a scorgere la
meta, né a che punto esattamente Slughorn avrebbe fatto il suo ingresso, ma sapeva che era
sulla strada giusta per ottenere il ricordo. Raggiunto l’Ingresso Principale vide che Gazza si
era dimenticato di chiudere a chiave il portone. Harry lo spalancò con un gran sorriso e si
fermò per un istante a respirare l’odore di erba e aria pulita prima di scendere la scalinata alla
tenue luce del crepuscolo.
Fu solo quando ebbe raggiunto l’ultimo gradino che si rese conto di quanto sarebbe stato
piacevole fare una piccola deviazione verso gli orti mentre andava da Hagrid. Non era proprio
indispensabile, ma secondo Harry era un’intuizione che andava assecondata, perciò si
incamminò in quella direzione e fu compiaciuto, anche se non del tutto sorpreso, di scorgere
il professor Slughorn che conversava con la professoressa Sprite.
“…ti ringrazio per aver trovato il tempo, Pomona” stava dicendo cortesemente Slughorn. “La
maggior parte degli esperti ritiene che siano molto più efficaci se le si raccoglie al
crepuscolo”.
“Sono assolutamente d’accordo” rispose con entusiasmo la professoressa Sprite. “Pensi che
siano abbastanza?”.
“Certamente!” disse Slughorn che, notò Harry, stringeva tra le braccia una certa quantità di
pianticelle. “Un paio di foglie per ciascuno dei miei studenti del terzo anno dovrebbero
bastare, e alcune di scorta nel caso qualcuno le lasci cuocere troppo a lungo… bene, buona
serata a te e ancora grazie!”.
La professoressa Sprite si allontanò nella crescente oscurità in direzione delle serre e
Slughorn avanzò verso il punto dove si trovava, invisibile, Harry.
Colto da un improvviso desiderio di rivelarsi, Harry si tolse il mantello con gesto elegante.
“Buona sera, professore”.
“Per la barba di Merlino, Harry, mi hai spaventato!” disse Slughorn fermandosi di colpo,
guardingo. “Come hai fatto a uscire dal castello?”.
“Credo che Gazza abbia dimenticato di chiudere le porte” rispose Harry allegramente,
godendosi l’espressione minacciosa di Slughorn.
“Presenterò un richiamo ufficiale, quell’uomo è più preoccupato della confusione che non
della sicurezza del castello… ma tu cosa ci fai qui?”.
“Beh, signore, si tratta di Hagrid” cominciò Harry, rendendosi conto che la cosa giusta da fare
in quel momento era dire la verità. “E’ sconvolto… ma lei non lo dirà a nessuno, vero
professore? Non voglio che finisca nei guai…”.
Aveva chiaramente destato la sua curiosità del professore.
“Beh, questo non te lo posso promettere” disse Slughorn spazientito. “D’altra parte… Silente
si fida ciecamente di Hagrid, quindi non può trattarsi di una cosa tanto grave…”.
“E’ per via del suo ragno gigante, ce l’ha da un sacco di anni…viveva nella Foresta Proibita,
sa… sapeva anche parlare…”
“Ho già sentito delle voci secondo cui ci sarebbero degli esemplari di Acromantula nella
Foresta…” bisbigliò Slughorn, volgendo lo sguardo verso la massa di alberi scuri. “Allora è
vero?”
“Sì” disse Harry. “Ma questo qui, Aragog, il primo che Hagrid abbia mai avuto…è morto ieri
notte. Hagrid è fuori di sé dal dolore. Voleva un po’ di compagnia durante la sepoltura, e io gli
ho promesso che sarei andato.”
“Commovente, davvero commovente” commentò Slughorn, improvvisamente distratto. I suoi
grandi occhi bramosi erano puntati sulle luci che provenivano dalla capanna di Hagrid. “Il
veleno di Acromantula è molto pregiato…se l’animale è appena morto potrebbe non essersi
ancora seccato… naturalmente non oserei fare niente di inopportuno se Hagrid è
sconvolto…ma se ci fosse il modo di procurarmene un po’… voglio dire, è praticamente
impossibile ottenere del veleno da un esemplare vivo…”.
Sembrava che Slughorn stesse parlando fra sé e sé piuttosto che con Harry.
“…sarebbe davvero uno spreco non prenderlo… potrebbe fruttarmi cento galeoni al litro… e
a essere sinceri, il mio stipendio non è poi un gran che…”
Harry intuì immediatamente cosa doveva dire.
“Beh,” disse, fingendosi esitante. “Beh… se volesse unirsi a noi, professore…a Hagrid
farebbe sicuramente piacere… sa, per dare ad Aragog un estremo saluto più dignitoso…” Fu
piuttosto convincente.
“Ma naturalmente!” disse Slughorn con gli occhi che gli luccicavano dall’entusiasmo. “Sai
cosa ti dico, Harry? Ci vediamo là, porterò un paio di bottiglie…sì, berremo alla salute –beh,
alla non-salute a dire il vero– della povera bestiola… dopo averla seppellita, gli daremo un
estremo saluto in grande stile. Vado a cambiarmi la cravatta, questa qui è un po’ troppo
allegra date le circostanze…”.
Si mise a correre in direzione del castello e Harry si incamminò a passi veloci verso la
capanna di Hagrid, sentendosi estremamente soddisfatto di sé.
“Ce l’hai fatta a venire” mormorò Hagrid quando, aperta la porta, scorse Harry che si toglieva
il mantello dell’invisibilità.
“Sì…ma Ron e Hermione non sono potuti venire.” Disse Harry. “Sono molto dispiaciuti.”.
“Non –non importa…Aragog si sarebbe commosso se sapeva che tu eri qui…”
Hagrid emise un singhiozzo. In segno di lutto si era legato attorno al braccio qualcosa di
molto simile a uno straccio immerso in lucido da scarpe; aveva gli occhi rossi e gonfi. Harry
gli diede alcuni colpetti sul gomito –era il punto più alto di Hagrid che riuscisse a raggiungerecercando di consolarlo.
“Dove lo seppelliamo?” chiese. “Nella foresta?”
“Cavolo, no!” rispose Hagrid, asciugandosi sul bordo della camicia le lacrime che sgorgavano
copiose. “Gli altri ragni non vogliono nemmeno che mi avvicini alle loro ragnatele. A quanto
pare era solo per ordine di Aragog che non hanno mai cercato di mangiarmi! L’avresti mai
detto, Harry?”
La risposta onesta era ‘sì’. Harry ricordava con dovizia di particolari il giorno in cui lui e Ron si
erano trovati faccia a faccia con l’Acromantula: Aragog era senza ombra di dubbio l’unico
motivo per cui gli altri ragni non avevano mai cercato di attaccare Hagrid.
“E’ la prima volta che non posso andare in una parte della foresta!” esclamò Hagrid
scuotendo la testa. “Non è stato facile portare via il corpo di Aragog, te l’assicuro! Di solito i
ragni mangiano i loro morti, sai…mai io volevo che avesse un bel funerale…e anche un
estremo saluto appropriato...”
Scoppiò nuovamente a piangere e Harry ricominciò a dargli colpetti sul braccio. Poi disse (la
pozione gli comunicò che era la cosa giusta da fare): “Hagrid, venendo qui ho incontrato il
professor Slughorn”.
“Non sarai mica nei guai, vero?” chiese Hagrid allarmato, sollevando lo sguardo. “Non saresti
dovuto uscire dal castello di sera, lo so bene…è tutta colpa mia – ”
“No, no, quando ha sentito cosa venivo a fare ha detto che gli avrebbe fatto molto piacere
raggiungerci e porgere anche lui l’estremo saluto ad Aragog.” Rispose Harry. “Credo sia
andato a mettersi qualcosa di più appropriato…e ha detto che avrebbe portato un paio di
bottiglie con sé, così potremo bere alla memoria di Aragog…”.
“Dici sul serio?” domandò Hagrid, sorpreso e commosso allo stesso tempo. “E’…è davvero
molto gentile da parte sua… anche il fatto di non averti dato una punizione… Non ho mai
avuto molto a che fare con Horace Slughorn prima d’ora…eppure viene a dare ad Aragog
l’estremo saluto? Beh…gli avrebbe fatto molto piacere, ad Aragog…”
Harry pensò tra sé e sé che se c’era qualcosa di Slughorn che Aragog avrebbe certamente
apprezzato, era l’abbondante quantità di carne che avrebbe potuto fornire. Ma non disse
niente, e si limitò ad avvicinarsi alla finestra sul retro, dalla quale poté scorgere l’orribile vista
del gigantesco ragno morto; giaceva riverso sul dorso, le zampe accartocciate e
aggrovigliate.
“Lo vuoi seppellire qui, Hagrid? Nel tuo giardino?”
“Stavo pensando…proprio dietro l’orto delle zucche” disse Hagrid con voce strozzata. “Ho già
scavato la…la fossa…Pensavo che potevamo dire un paio di cose su di lui…sai, i ricordi felici
–”
La sua voce si fece incerta, poi si ruppe. Un attimo dopo bussarono alla porta e lui andò ad
aprire, soffiandosi il naso con il suo enorme fazzoletto macchiato. Slughorn oltrepassò l’uscio
in fretta, con in mano diverse bottiglie; indossava una sobria cravatta nera.
“Hagrid” esordì con voce seria e profonda. “Mi è dispiaciuto molto sapere della tua perdita”.
“E’ molto gentile da parte tua” rispose Hagrid. “Grazie mille. E grazie anche per non aver
messo Harry in punizione…”
“Non me lo sarei mai sognato” esclamò Slughorn. “Notte triste, triste davvero… dov’è la
povera creatura?”.
“Qua fuori” disse Hagrid con voce tremante. “A-andiamo allora”.
Uscirono tutti e tre nel giardino sul retro. La luna brillava pallida tra gli alberi e la sua luce si
univa a quella della finestra di Hagrid ad illuminare il corpo di Aragog; questo giaceva sull’orlo
di una gigantesca buca, vicino a una montagna di terra fresca alta tre metri.
“Magnifico esemplare” commentò Slughorn, avvicinandosi alla testa del ragno, dove quattro
paia di occhi lattiginosi fissavano, vacui, il cielo, e due enormi chele ricurve brillavano
immobili al chiarore della luna. Mentre Slughorn si chinava sulle chele, apparentemente
interessato all’enorme testa pelosa, a Harry parve di sentire il tintinnio di alcune bottiglie.
“Non tutti ne apprezzano la bellezza” sospirò Hagrid rivolto a Slughorn mentre le lacrime gli
scorrevano dagli occhi gonfi. “Non sapevo che fossi interessato a creature come Aragog,
Horace”.
“Interessato? Mio caro Hagrid, ne sono affascinato” disse Slughorn, allontanandosi dal corpo.
Harry vide il luccichio di una bottiglia scomparire sotto il suo mantello, ma Hagrid, che si
stava di nuovo asciugando gli occhi, non si accorse di nulla. “Ora… diamo inizio alla
sepoltura?”.
Hagrid annuì e avanzò di qualche passo. Con un grugnito sollevò il ragno gigante e lo spinse
dentro la buca. Questo sbatté sul fondo con un orribile colpo secco; Hagrid ricominciò a
piangere.
“Certo dev’essere molto dura per te, che lo conoscevi meglio di chiunque altro” disse
Slughorn. Come Harry, non arrivava più in alto del gomito di Hagrid, ma cominciò ugualmente
a darvi dei colpetti d’incoraggiamento. “Lascia che sia io a dire due parole”.
Harry pensò che doveva essere riuscito a prendere del veleno di ottima qualità, poiché era un
sorrisetto compiaciuto quello che sfoggiò mentre si avvicinava al bordo della fossa per dire,
con voce lenta e solenne: “Addio a te, Aragog, Re degli Aracnidi. Coloro che ti conoscevano
non dimenticheranno la tua lunga e sincera amicizia! Il tuo corpo decadrà, ma il tuo spirito
continuerà ad abitare i luoghi silenziosi e intessuti di maestose ragnatale nella tua amata
foresta. Possano i tuoi discendenti dai molti occhi prosperare, e i tuoi amici umani trovare
conforto per la perdita subita.”
“E’…E’ stato bellissimo…” ululò Hagrid, e si afflosciò a terra, singhiozzando più forte che mai.
“Coraggio, Hagrid, coraggio.” Disse Slughorn, agitando la bacchetta. Il gigantesco mucchio di
terra si sollevò in aria e ricadde sul corpo del ragno con un tonfo attutito, fino a formare un
piccolo tumulo. “Torniamo dentro, e beviamo un bicchiere. Prendilo dall’altro braccio,
Harry…ecco, così… Coraggio, Hagrid, alzati…su, da bravo…”
Depositarono Hagrid su una sedia vicino al tavolo. Fang, che fino a quel momento era
rimasto nascosto nella sua cesta, gli avvicinò con cautela e, com’era suo solito, appoggiò la
testa pesante sulle ginocchia di Harry. Slughorn stappò una delle bottiglie di vino che aveva
portato.
“Le ho controllate tutte per assicurarmi che non siano avvelenate” rassicurò Harry, mentre
versava tre quarti della prima bottiglia in una delle tazze giganti e offrendola a Hagrid. “Le ho
fatte assaggiare una per una a un elfo domestico, dopo quello che è successo al tuo amico
Rupert.” [NdT. È veramente Rupert, non Ron.]
Harry si immaginò l’espressione sul volto di Hermione se fosse venuta a sapere di questo
abuso di elfi domestici, e decise che non le avrebbe riferito questa parte…
“Uno per Harry…” disse Slughorn, dividendo il contenuto della seconda bottiglia in due tazze.
“…e uno per me. Bene,” levò in alto il suo bicchiere. “Ad Aragog”.
“Ad Aragog” gli fecero eco Harry e Hagrid.
Slughorn e Hagrid bevvero una lunga sorsata. Harry tuttavia, avendo la strada illuminata da
Felix Felicis, capì che non doveva bere; perciò finse di prenderne un sorsetto e rimise la
tazza sul tavolo, davanti a sé.
“L’ho preso che era ancora un uovo, sapete…” disse Hagrid sconsolato. “Era una cosetta
minuscola appena è uscito. Più o meno della grandezza di un pechinese (cagnolino)”.
“Che carino…” commentò Slughorn.
“Lo tenevo in un armadio, su a scuola… fino al giorno in cui…beh…”.
Hagrid si era fatto scuro in volto, e Harry sapeva bene perché: Tom Riddle aveva fatto in
modo che Hagrid venisse espulso dalla scuola, incolpato di aver aperto la Camera dei
Segreti. Slughorn dal canto suo sembrava non ascoltarlo; stava fissando il soffitto da cui
pendevano alcune pentole d’ottone e un fascio di capelli bianchi, segosi e lucenti.
“Non sarà mica crine di unicorno, vero, Hagrid?”
“Oh, sì.” Disse Hagrid con tono indifferente. “Gli si staccano dalla coda, sai, s’impigliano ai
rami degli alberi nella foresta…”.
“Ma caro il mio ragazzo…hai idea di quanto valgono?”
“Beh, io li uso per fermare le bende se qualche creatura resta ferita e roba del genere…”
Fece spallucce. “Sono utilissimi… sai, sono molto resistenti.”
Slughorn prese un altro lungo sorso dalla sua tazza, e i suoi occhi cominciarono a muoversi
intorno alla capanna, alla ricerca di ulteriori tesori che avrebbero potuto trasformarsi in ampie
scorte di idromele (di quercia), ananas caramellato e giacche di velluto. Il professore riempì
nuovamente la tazza di Hagrid e la propria, poi cominciò a fare domande sui vari tipi di
creature che vivevano nella foresta e su come Hagrid fosse in grado di prendersene cura.
Hagrid, che diventava sempre più espansivo sotto l’influenza del vino e dell’interesse
dimostrato da Slughorn nei suoi confronti, smise infine di asciugarsi gli occhi e si lanciò in
una spiegazione particolareggiata dell’allevamento di Bowtrucles [NdT: ???].
A questo punto Felix Felicis richiamò l’attenzione di Harry, e lui si rese conto che la scorta di
vino che Slughorn aveva portato stava diminuendo a velocità spaventosa. Harry non aveva
ancora imparato a fare l’Incantesimo di Riempimento senza dire ad alta voce la formula, ma
la sola idea di non riuscirci in quel momento era ridicola; infatti Harry rise tra sé e sé quando,
dopo aver puntato la bacchetta sotto il tavolo e senza che né Hagrid né Slughorn se ne
accorgessero (si stavano scambiando storie sul commercio illegale di uova di drago) i
bicchieri cominciarono immediatamente a riempirsi.
Dopo circa un’ora, Hagrid e Slughorn avevano cominciato a fare dei brindisi piuttosto
stravaganti: a Hogwarts, a Silente, al vino fatto dagli elfi domestici, e a…
“A Harry Potter!” tuonò Hagrid, versandosi sul mento parte del suo quattordicesimo boccale
di vino mentre lo scolava.
“Dici bene” gli fece eco Slughorn, con voce leggermente velata. “A Parry Otter, il Ragazzo
Prescelto che– beh, qualcosa del genere…” mormorò, e vuotò a sua volta il bicchiere.
Non passò molto tempo prima che a Hagrid tornassero le lacrime agli occhi; spinse l’intero
fascio di crine di unicorno in mano a Slughorn, che da parte sua li infilò sotto il mantello
declamando brindisi: “All’amicizia! Alla generosità! Ai dieci galeoni a crine!”
Entro breve, Hagrid e Slughorn erano seduti fianco a fianco, l’uno con un braccio attorno alle
spalle dell’altro, intonando insieme una canzone lenta e triste che parlava di un mago
moribondo di nome Odo.
“Ahimè, tutti i buoni muoiono giovani” mormorò Hagrid, afflosciandosi sul tavolo, leggermente
strabico, mentre Slughorn continuava a canticchiare il ritornello. “Mio padre era troppo
giovane per andarsene… e anche i tuoi genitori lo erano, Harry…”
Grossi lacrimoni ripresero a scorrere lungo le sue guance; strinse il braccio di Harry e lo
scosse.
“I migliori maghi della loro generazione che ho mai conosciuto… una cosa orribile… davvero
orribile…”
Slughorn intonò lamentosamente:
‘E Odo, l’eroe, lo riportarono a casa
Nel luogo dove aveva vissuto da ragazzo
Lo seppellirono con il cappello girato al contrario
E la bacchetta spezzata a metà, che cosa triste.”
“…terribile.” Grugnì Hagrid. La sua enorme testa irsuta ciondolò e ricadde sulle sue braccia
conserte; si addormentò di colpo, e cominciò a russare.
“Mi dispiace” disse Slughorn, a cui era venuto il singhiozzo. “Sono stonato come una
campana.”
“Hagrid non stava parlando della sua canzone” disse piano Harry. “Stava parlando della
morte dei miei genitori”.
“Oh.” Disse Slughorn, trattenendo a stento un rutto. “Oh, santo cielo. Sì, è stato…è stato
davvero terribile. Terribile… proprio terribile…”
Sembrò non trovare le parole adatte, perciò decise di riempire entrambi i loro bicchieri.
“Immagino…immagino che tu non te ne ricordi, vero, Harry?”
“No –beh, avevo solo un anno quando sono morti” cominciò Harry, fissando la fiammella
della candela che danzava al ritmo del russare sordo di Hagrid. “Ma sono riuscito a ricostruire
tutto quello che è successo. Mio padre è morto per primo. Lo sapeva?”
“N-no…io non lo sapevo…” sussurrò Slughorn.
“Già… Voldemort l’ha ucciso, poi ha calpestato li suo cadavere ed è andato da mia madre”
continuò Harry.
Slughorn fu scosso da un brivido ma non riuscì a staccare lo sguardo dal volto di Harry.
“Le ha detto di togliersi di mezzo.” Disse Harry impietoso. “Me l’ha detto lui stesso, non era
necessario che morisse anche lei. Lui voleva me, solo me. Lei avrebbe potuto salvarsi.”
“Santo cielo” mormorò Slughorn a fil di voce. “Non era necessario che…? Avrebbe davvero
potuto… ma è orribile…”
“Orribile, vero?” ripetè Harry, la sua voce appena udibile. “E lei non si è spostata. Mio padre
era già morto, ma lei non voleva che morissi anch’io. Ha cercato di supplicare Voldemort…
ma lui è scoppiato a ridere…”.
“Ora basta!” implorò d’un tratto Slughorn, levando una mano tremante. “Davvero, ragazzo
mio, basta…Sono un uomo anziano… Non mi serve a niente sapere… non voglio sapere…”
“Ah, già, me n’ero dimenticato” mentì Harry, sotto l’influsso del Felix Felicis. “Lei le era
affezionato, non è vero?”
“Affezionato?” ripetè Slughorn; i suoi occhi si riempirono di lacrime. “Non riesco a immaginare
una sola persona che conoscendola non le abbia voluto bene… era molto coraggiosa… e
spiritosa… è stata la cosa più orribile –”
“E tuttavia lei non vuole aiutare suo figlio” insistette Harry. “Mia madre ha dato la sua vita per
me, e lei non vuole consegnarmi un semplice ricordo.”
Il sonoro russare di Hagrid riempì la capanna. Harry fissò senza batter ciglio gli occhi pieni di
lacrime di Slughorn. L’insegnante di pozioni non riuscì a distogliere lo sguardo.
“Non dire così…” sussurrò. “Non è questione di… se fosse per aiutare te, certo… ma ora
come ora, di che utilità potrebbe mai…”
“Sarebbe fondamentale” scandì Harry. “Silente ha bisogno di informazioni. Io ho bisogno di
informazioni”.
Sapeva di non compromettersi: Felix gli diceva che Slughorn non si sarebbe ricordato di nulla
la mattina dopo. Harry si curvò in avanti, sempre fissando Slughorn dritto negli occhi.
“Io sono il prescelto. Devo trovare il modo di uccidere Voldemort. Ho bisogno di quel ricordo.”
Slughorn impallidì sempre più; la sua fronte era imperlata di sudore.
“Tu sei davvero il Prescelto?”
“Certo che lo sono” rispose calmo Harry.
“Ma allora… caro ragazzo… mi stai chiedendo un sacrificio… mi stai chiedendo di aiutarti nel
tentativo di distruggere…”.
“Intende dire che non vuole liberarsi del mago che ha ucciso Lily Evans?”
“Harry, oh Harry… ma certo che lo voglio…è solo che..:”.
“Teme che scoprirà che lei mi ha aiutato?”
Slughorn non disse niente; pareva terrorizzato.
“Sia coraggioso come lo era mia madre, professore…”.
Slughorn sollevò una mano grassoccia e si premette sulla bocca le dita tremanti; per un
attimo sembrò un neonato troppo cresciuto.
“Non sono certo orgoglioso…” mormorò fra le dita. “Mi vergogno di ciò che –di ciò che il
ricordo mostra… Mi rendo conto di aver commesso uno sbaglio orribile quel giorno…”.
“Cancellerebbe il suo sbaglio, qualunque cosa lei abbia fatto, dandomi quel ricordo.”
Sottolineò Harry. “Sarebbe un gesto molto nobile e coraggioso.”
Hagrid si mosse nel sonno e seguitò a russare. Harry e Slughorn continuarono a fissarsi alla
luce tremolante della candela. Il silenzio durò a lungo, ma Felix consigliò a Harry di non
spezzarlo, di aspettare.
Poi, molto lentamente, Slughorn infilò una mano in tasca ed estrasse la sua bacchetta. L’altra
mano scomparve sotto il mantello e riemerse stringendo una bottiglietta vuota. Senza
distogliere lo sguardo, Slughorn sfiorò con la punta della bacchetta la propria tempia e ne
estrasse un lungo filo argenteo di memoria. Il filo si allungò e allungò, poi si ruppe e cominciò
a ondeggiare pendendo dalla bacchetta. Slughorn fece ricadere nella fiala, dove prese a
contorcersi e avvolgersi su se stesso come se fosse fatto di fumo; lui richiuse la bottiglietta
con mano tremante e la poggiò sul tavolo davanti a Harry.
“La ringrazio molto, professore”.
“Sei un bravo ragazzo” mormorò il professor Slughorn, con le lacrime che gli scorrevano
copiose lungo le guance paffute, inondando i baffoni da tricheco. “E hai i suoi occhi…
solo…non pensare male di me quando avrai visto il ricordo…”
Anche lui, come Hagrid, lasciò cadere la testa fra mani, trasse un profondo respiro, e si
addormentò.
CAPITOLO 23 – GLI HORCRUX
Harry riusciva a sentire gli effetti di Felix Felicis svanire mentre camminava furtivamente
verso il castello. Il portone d’ingresso era rimasto aperto per lui, ma al terzo piano aveva
incontrato Pix e solo con difficoltà aveva evitato una punizione tuffandosi di lato in una delle
sue scorciatoie. Quando raggiunse il ritratto della Signora Grassa e si tolse il Mantello
dell’Invisibilità, non fu sorpreso di trovarla riluttante ad aiutarlo.
“Ti sembra questa l’ora di chiamarmi?”
“Sono davvero dispiaciuto – sono dovuto uscire per qualcosa d’importante –“
“Beh, la parola d’ordine è cambiata a mezzanotte, perciò dovrai dormire in corridoio!”
“Sta scherzando!” disse Harry. “Perché è dovuta cambiare a mezzanotte?”
“E’ così” disse la Signora Grassa. “Se sei arrabbiato vai a prendertela con il Preside, è lui che
ha rafforzato la sicurezza.”
“Fantastico” disse Harry amaramente, guardando verso il pavimento. “Davvero brillante. Si,
andrei a prendermela con Silente se lui fosse qui, perché è lui che ha voluto che io –“
“Lui è qui.” Disse una voce dietro Harry. “Il professor Silente è ritornato a scuola un’ora fa.”
Nick-Quasi-Senza-Testa stava fluttuando verso Harry, la sua testa barcollava come al solito
sul suo collare.
“L’ho saputo dal Barone Sanguinario, che l’ha visto arrivare,” disse Nick. “E’ apparso, da
quanto dice il Barone, di buon umore, anche se un po’ stanco, ovviamente.”
“Dov’è?” chiese Harry con il cuore che sussultava.
“Oh, a lamentarsi e fare rumore sulla Torre dì Astronomia, è il suo passatempo preferito –“
“Non il Barone Sanguinario, Silente!”
“Oh – nel suo ufficio,” disse Nick. “Credo, da quello che ha detto il Barone, che abbia degli
affari da sbrigare prima di-“
“Si!” disse Harry, con l’eccitazione nel petto alla prospettiva di dire a Silente che era riuscito a
prendere la memoria. Si girò e si rimise a correre, ignorando la Signora Grassa che lo stava
chiamando.
“Torna indietro! Va bene, ho mentito! Ero irritata perché tu mi hai svegliata! La parola d’ordine
è ancora ‘verme solitario’!”
Ma Harry Si era già precipitato per il corridoio, e, in pochi minuti, stava dicendo ‘bignè di
caramelle’ al gargoyle di Silente, che si fece da parte, permettendo a Harry di salire sugli
scalini a spirale.
“Avanti” disse Silente quando Harry bussò. Sembrava esausto.
Harry aprì la porta. Era l’ufficio di Silente, lo stesso di sempre, ma con un cielo nero e
costellato visibile dalla finestra.
“Per l’amor del cielo, Harry!”, disse Silente sorpreso. “A cosa devo questo piacere così tardi?”
“Signore – L’ho presa. Ho preso la memoria da Slughorn.”
Harry tirò fuori la piccola bottiglietta di vetro e la mostrò a Silente. Per un momento o due, il
Preside sembrò confuso. Poi sulla sua faccia comparve un largo sorriso.
“Harry, questa è una notizia spettacolare! Davvero ben fatto! Sapevo che potevi farcela!”
Tutte le considerazioni sull’ora tarda apparentemente dimenticate, corse attorno alla sua
scrivania, prese nella sua mano illesa la bottiglietta con la memoria di Slughorn e si diresse a
gran passi verso la vetrina in cui teneva il Pensatoio.
“E adesso,” disse Silente, posando il bacino di pietra sulla sua scrivania e svuotando dentro il
contenuto della bottiglietta, “ adesso, finalmente, vedremo. Harry, veloce…”
Harry si abbassò obbedientemente sul Pensatoio e sentì i suoi piedi che lasciavano il
pavimento dell’ufficio…ancora una volta cadde attraverso l’oscurità e atterrò nell’ufficio di
Horace Slughorn di molti anni prima.
C’era un Horace Slughorn molto più giovane, con i suoi spessi, lucidi capelli color paglia e i
suoi baffi biondo rossicci, seduto di nuovo su una comoda poltrona con i braccioli nel suo
ufficio, i suoi piedi posati su un pouffe di velluto, un piccolo bicchiere di vino in una mano,
l’altra che rovistava in una scatola di mele di pino cristallizzate. Attorno a Slughorn c’erano
una mezza dozzina di ragazzi adolescenti, nel cui mezzo sedeva Tom Riddle, l’anello oro e
nero di Orvoloson brillava sul suo dito.
Silente atterrò a fianco a Harry appena Riddle chiese, “Signore, è vero che la professoressa
Merrythought andrà in pensione?”
“Tom, Tom, se lo sapessi non potrei dirtelo,” disse Slughorn agitando un dito in segno di
rimprovero verso Riddle, anche se allo stesso tempo gli faceva l’occhiolino. “Devo dire che mi
piacerebbe sapere dove ti sei procurato quest’informazione, ragazzo; sei più informato di
metà del personale.”
Riddle sorrise; gli altri ragazzi risero e lo guardarono con ammirazione.
“E che dire della tua misteriosa abilità di conoscere le cose che non dovresti, e la tua
scrupolosa adulazione delle persone che contano- grazie per le mele di pino, a proposito, hai
ragione, sono le mie preferite-“
Alcuni dei ragazzi ridacchiarono di nuovo.
“- Mi aspetto con fiducia che tu diventerai Ministro della Magia entro vent’anni. Quindici, se
continuerai a mandarmi mele di pino. Ho contatti eccellenti al Ministero.”
Ton Riddle sorrise soltanto mentre gli altri risero di nuovo.
Harry notò che lui non era il più grande, ma tutti gli altri sembravano considerarlo come il loro
leader.
“Non penso che la politica sia adatta a me, signore,” disse quando finirono le risate. “Non ho
il giusto tipo di sfondo sociale, per prima cosa.”
Una coppia di ragazzi attorno a lui si guardarono con un sorrisetto compiaciuto. Harry era
sicuro che si stavano gustando una barzelletta privata: senza dubbio su quello che sapevano,
o sospettavano, sui famosi antenati del loro leader.
“Stupidaggini,” disse Slughorn vivacemente, “non potrebbe essere più chiaro che tu discendi
da maghi rispettabili, con le abilità che hai. No, farai tanta strada, Tom, Non mi sono mai
sbagliato su uno studente.”
Il piccolo orologio d’oro sulla cattedra di Slughorn suonò le undici e lui si guardò attorno.
Per l’amor del cielo, è già così tardi? E’ meglio che andiate, ragazzi, o saremo tutti in un
guaio. Lestrange, voglio il tuo tema per domani o è punizione. Stessa cosa per te, Avery.”
Uno per uno i ragazzi uscirono in fila dalla stanza. Slughorn si sollevò dalla poltrona e portò il
suo bicchiere vuoto sulla cattedra. Un movimento dietro di lui lo fece voltare; Riddle era
ancora lì in piedi.
“Fa attenzione, Tom, non vuoi essere preso fuori dal letto dopo il coprifuoco, e proprio tu, un
prefetto…”
“Signore, volevo chiederle una cosa.”
“Chiedi allora, ragazzo mio, chiedi…”
“Signore, mi chiedevo cosa sapeva lei su…sugli Horcrux?”
Slughorn lo fissò, le sue grosse dita sfioravano il bordo del suo bicchiere di vino.
“Un progetto per Difesa Contro le Arti Oscure?”
Ma Harry era convinto che Slughorn sapeva perfettamente che quello non era un compito
scolastico.
“Non esattamente, signore,” disse Riddle. “Ho incontrato il termine mentre leggevo e non l’ho
compreso pienamente.”
“No…bene…farai grosse difficoltà a trovare un libro a Hogwarts che ti darà dettagli sugli
Horcrux, Tom. Quelle sono cose molto Oscure, davvero molto Oscure,” disse Slughorn.
“Ma lei ovviamente sa tutto, signore? Voglio dire, un mago come lei – mi scusi, intendo, se
non me lo può dire, ovviamente – semplicemente sapevo che se qualcuno avrebbe potuto
aiutarmi, questo qualcuno era lei – perciò ho giusto pensato di chiedere-“
Era davvero ben fatto, pensò Harry, l’esitazione, il tono casuale, l’attenta adulazione, e
nessuna in eccesso. Lui, Harry, aveva così tanta esperienza nel cercare di ottenere
informazioni con lusinghe da persone riluttanti a darle che non poteva non riconoscere un
maestro al lavoro. Era sicuro che Riddle voleva davvero tanto quell’informazione; forse aveva
pianificato questo momento da settimane.
“Bene,”disse Slughorn, senza guardare Riddle, ma perdendo tempo con il nastro della sua
scatola di mele di pino cristallizzate,”bene, non ti farà male se ti do una veduta generale.
Giusto che tu capisca il termine. Horcrux è la parola usata per indicate un oggetto in cui una
persona ha nascosto parte della sua anima.”
“Però, signore, non capisco come funziona.” Disse Riddle.
La sua voce era attentamente controllata, ma Harry poteva sentire la sua eccitazione.
“Beh, scindi la tua anima” disse Slughorn, “e nascondi parte di essa in un oggetto fuori dal
corpo. Così, anche se il corpo viene attaccato o distrutto, non si può morire, perché parte
dell’anima rimane materiale e intatta. Ma, ovviamente, una forma del genere di esistenza…”
La faccia di Slughorn si contrasse e Harry si trovò a ricordare parole che aveva sentito circa
due anni prima.
“Fui strappato via dal mio corpo, diventai meno che spirito, meno del più miserabile
fantasma…eppure ero vivo.”
“…pochi lo vorrebbero, Tom, molto pochi. La morte sarebbe preferibile.”
Ma la brama di Riddle era diventata evidente; la sua espressione era ingorda, non poteva
nascondere ancora a lungo il suo desiderio.
“Come dividi la tua anima?”
“Con un atto diabolico – l’atto supremo di malvagità. Commettendo un omicidio. L’uccisione
strappa l’anima. Il mago che intende creare un Horcrux userebbe il danno a suo vantaggio:
riporrebbe la porzione strappata –“
“Riporre? Ma come –?”
“C’è un incantesimo, ma non chiedermelo, non lo conosco!” disse Slughorn, scuotendo la
testa come un vecchio elefante infastidito dalle zanzare. “ Ho forse l’aspetto di uno che ha
provato – sembro un assassino?
“No, signore, ovviamente no,” disse Riddle velocemente. “Mi scusi…non intendevo
offenderla…”
“Ma figurati, figurati, non mi hai offeso,” disse rauco Slughorn. “E’ naturale essere curiosi su
queste cose…i maghi di un certo calibro sono sempre stati attratti da quell’aspetto della
magia…”
“Si, signore, disse Riddle. “Quello che non capisco però – solo una curiosità – voglio dire, un
solo Horcrux sarebbe utile? Puoi dividere la tua anima solo una volta? Non sarebbe meglio,
non ti renderebbe più forte, avere la tua anima divisa in più pezzi? Intendo, innanzitutto, non
è il sette il più potente numero magico, il sette non sarebbe –?”
“Per la barba di Merlino, Tom” urlò Slughorn. “Sette! Non è già abbastanza malvagio uccidere
una persona? E in ogni caso…malvagio abbastanza per dividere l’anima….ma dividerla in
sette parti…”
Slughorn sembrava essere profondamente turbato adesso: stava guardando fisso Riddle,
come se non l’avesse mai visto bene prima e Harry poteva giurare che si stava pentendo
della conversazione.
“Ovviamente,” mormorò, “questo è tutto in via ipotetica, quello di cui stiamo discutendo, vero?
Tutto accademico…”
“Si, signore, certo.” Disse Riddle velocemente.
“Ma nonostante questo, Tom…non parlarne in giro, quello che ti ho detto – o meglio, di cui
abbiamo discusso. La gente non gradirebbe sapere che abbiamo parlato degli Horcrux. E’ un
argomento vietato a Hogwarts, sai…Silente è particolarmente severo su questo…”
“Non dirò una parola, signore.” Disse Riddle e se ne andò, ma non prima che Harry avesse
visto la sua faccia, che era piena di quella stessa grande felicità che gli aveva visto addosso
quando aveva scoperto di essere un mago, il tipo di felicità che non rendeva migliori i suoi
lineamenti, ma li faceva, in qualche modo, meno umani…
“Grazie, Harry,” disse calmo Silente. “Andiamo…”
Quando Harry atterrò di nuovo sul pavimento dell’ufficio, Silente era già seduto dietro la sua
scrivania. Anche Harry si sedette, e aspettò che Silente iniziasse a parlare.
“Ho sperato di ottenere questa testimonianza per moltissimo tempo,” disse finalmente
Silente. “Conferma la teoria su cui ho lavorato, mi dice che ho ragione, e anche quanto siamo
ancora lontani da raggiungere…”
Harry improvvisamente notò che ogni singolo preside nei ritratti appesi ai muri si era sollevato
e stava ascoltando la loro conversazione. Un mago corpulento, con il naso rosso aveva
appena tirato fuori un corno acustico.
“Bene, Harry,” disse Silente, “Sono sicuro che hai capito il significato di quello che abbiamo
appena sentito. Alla stessa età che hai tu adesso, mese più mese meno, Tom Riddle stava
cercando di scoprire tutto quello che poteva per rendersi immortale.”
“E lei pensa che ci sia riuscito?” chiese Harry. “Ha fatto un Horcrux? Ed è per quello che non
è morto quando mi ha attaccato? Aveva un Horcrux nascosto da qualche parte? Una parte
della sua anima era al sicuro?”
“Una parte…o forse più,” disse Silente. “Hai sentito Voldemort: quello che in particolare
voleva da Horace era sapere cosa sarebbe successo al mago che creava più di un Horcrux,
cosa sarebbe successo al mago così determinato a evitare la morte da essere preparato ad
uccidere molte volte, dividere la propria anima ripetutamente, così da conservarla in molti,
separati e nascosti Horcrux. Nessun libro gli avrebbe dato quell’informazione. Per quanto ne
so, e sono sicuro, per quanto ne sapeva Voldemort, nessun mago aveva mai fatto più di
dividere in due la propria anima.”
Silente si fermò un attimo, schiarendosi le idee, e poi disse, “Quattro anni fa, ho ricevuto
quella che consideravo una prova certa che Voldemort aveva strappato la sua anima.”
“Dove?” chiese Harry. “Come?”
“Me l’hai portata tu, Harry,” disse Silente. “Il diario, il diario di Riddle, quello che dava
istruzioni per riaprire la Camera dei Segreti.”
“Non capisco, signore.” Disse Harry.
Beh, anche se non ho visto il Riddle che è uscito dal diario, quello che tu mi avevi descritto
era un fenomeno a cui non avevo mai assistito. Una semplice memoria cominciava a agire e
pensare da sé? Una semplice memoria, che estraeva la vita dalla ragazza a cui era capitato il
diario tra le mani? No, nel libro aveva vissuto qualcosa di più oscuro…un frammento di
anima, ne ero quasi sicuro. Il diario era stato un Horcrux. Ma questo sollevò un numero di
domande pari a quelle a cui rispondeva. Quello che più mi aveva intrigato e allarmato era che
il diario era stato inteso più come un’arma che come una protezione.”
“Continuo a non capire.” Disse Harry.
“Beh, funzionava come un Horcrux dovrebbe funzionare, in altre parola, il frammento di
anima nascosto al suo interno era tenuto al sicuro e ha sicuramente fatto la sua parte
impedendo la morte del suo possessore. Ma non poteva esserci dubbio che Riddle voleva
davvero tanto che il diario venisse letto, voleva che il pezzo della sua anima vivesse o
possedesse qualcun altro, così che il mostro di Serpeverde potesse venire nuovamente
sguinzagliato.”
“Non voleva che il suo duro lavoro fosse stato uno spreco,” disse Harry. “Voleva che la gente
venisse a conoscenza che era lui l’erede di Serpeverde, perché al tempo non poteva
prendere i riconoscimenti.”
“Corretto,” disse Silente, annuendo. “Ma non vedi, Harry, che se lui avesse voluto che il diario
passasse, o possedesse, futuri studenti di Hogwarts, sarebbe stato davvero indifferente per
quel prezioso frammento della sua anima nascosto lì dentro. Lo scopo di un Horcrux è, come
ha spiegato il professor Slughorn, tenere parte di se stessi nascosto e al sicuro, non finire in
mezzo alla vita di qualcun altro e correre il rischio di farlo distruggere, come infatti è
successo: quel particolare frammento di anima non c’è più; tu hai provveduto a questo.
“Il modo trascurato in cui Voldemort considerava questo Horcrux mi è sembrato molto strano.
Mi suggeriva che doveva aver fatto, o aveva pianificato di fare, altri Horcrux, così che la
perdita del primo non sarebbe stata tanto dannosa. Non desideravo crederci, ma nient’altro
sembrava avere senso.
“Poi tu mi hai detto, due anni dopo, che la notte in cui Voldemort ha ottenuto nuovamente un
corpo, ha fatto una constatazione molto illuminante e allarmante ai suoi Mangiamorte. ‘Io, che
mi sono spinto più in là di ogni altro sul sentiero che conduce all’immortalità.’ Era quello che
tu mi hai riferito che lui ha detto. ‘Più in là di ogni altro.’ E pensavo di sapere cosa significava,
anche se i Mangiamorte non l’avevano capito. Si riferiva ai suoi Horcrux, Horcrux al plurale,
Harry, cosa che non credo che qualsiasi altro mago abbia mai avuto. Finalmente tutto
quadrava: Lord Voldemort sembrava diventare meno umano con il passare degli anni, e la
trasformazione che aveva subito mi sembrava spiegabile solo se la sua anima fosse stata
mutilata al di là del regno di quello che noi di solito chiamiamo diavolo…”
“Per cui si è reso impossibile da uccidere uccidendo altre persone?” disse Harry. “Perché non
poteva creare una Pietra Filosofale, o rubarne una, se era così interessato all’immortalità?”
“Ma noi sappiamo che ha cercato di farlo giusto cinque anni fa,” disse Silente. “Ma ci sono
alcune ragioni per cui, credo, una Pietra Filosofale avrebbe interessato Lord Voldemort meno
degli Horcrux.
“Mentre l’Elisir di Lunga Vita estende la vita, deve essere bevuto regolarmente, per l’eternità,
se chi lo beve ha intenzione di mantenere l’immortalità. Per questo, Voldemort sarebbe
dipeso completamente dall’Elisir, e se questo fosse finito, o contaminato, o se la Pietra fosse
stata rubata, sarebbe morto come un qualsiasi altro uomo. Voldemort vuole agire da solo,
ricorda. Credo che avrebbe trovato il fatto di essere dipendente, anche dall’Elisir, intollerabile.
Ovviamente era pronto a berlo se l’avesse fatto uscire da quella orribile sottospecie di
esistenza a cui era stato condannato dopo averti attaccato, ma solo per riprendersi un corpo.
Dopo, ne sono convinto, avrebbe continuato a fare affidamento sui suoi Horcrux: non
avrebbe avuto bisogno di nient’altro, se solo avesse potuto riavere una forma umana. Era già
immortale, vedi…o comunque vicinissimo.
“Ma adesso, Harry, armati di quest’informazione, la memoria cruciale che sei riuscito a
procurarci, siamo più vicini al segreto per sconfiggere Lord Voldemort di chiunque altro lo sia
mai stato prima. L’hai sentito Harry: “Non sarebbe meglio, non ti renderebbe più forte, avere
la tua anima divisa in più pezzi… non è il sette il più potente numero magico…” non è il sette
il più potente numero magico. Si, penso che l’idea di un’anima divisa in sette parti sarebbe
apparsa grandiosa a Lord Voldemort.”
“Ha fatto sette Horcrux?” disse Harry con uno sguardo inorridito, mentre alcuni dei ritratti sulle
pareti facevano simili rumori di raccapriccio e offesa. “Ma potrebbero essere in una qualsiasi
parte del modo, nascosti, sotterrati o invisibili…”
“Sono felice che tu abbia capito la grandezza del problema,” disse Silente con calma. “ Ma
innanzitutto, no, Harry, non sette Horcrux: sei. La settima parte della sua anima, comunque
mutilata, risiede all’interno del suo corpo rigenerato. E’ quella la parte di lui che ha vissuto
un’esistenza spettrale per così tanti anni durante il suo esilio; senza di quella, non potrebbe
vivere. Quel settimo pezzo di anima, il pezzo che vive nel suo corpo, sarà l’ultimo da
attaccare per chiunque abbia intenzione di uccidere Voldemort.”
“Ma i sei Horcrux, allora,” disse Harry, con un po’ disperatamente, “Come faremo a trovarli?”
“Ti stai dimenticando…tu ne hai già distrutto uno. E io ne ho distrutto un altro.”
“Davvero?” disse Harry con ardore.
“Si, davvero,” disse Silente, e alzò la sua mano annerita e bruciata. “L’anello, Harry. L’anello
di Orvoloson. C’era una maledizione terribile sopra. Se non fosse stato, perdonami per la
mancanza di modestia, per la mia pelle prodigiosa e per l’azione tempestiva del professor
Piton quando sono ritornato a Hogwarts, gravemente ferito, non sarei sopravvissuto per
raccontare la storia. In ogni caso, una mano appassita non è niente in confronto a un settimo
dell’anima di Voldemort. L’anello non è più un Horcrux.”
“Ma come ha fatto a trovarlo?”
“Come tu sai bene, per molti anni ho lavorato per scoprire più che potevo sulla vita passata di
Voldemort. Ho viaggiato molto, visitando quei posti in lui era stato una volta. Sono incappato
nell’anello nascosto tra le rovine della casa dei Gaunt. Sembrava che una volta che
Voldemort era riuscito a chiuderci dentro una parte della sua anima, non voleva più
indossarlo. L’ha nascosto, protetto da molti incantesimi potenti, nel tugurio in cui avevano
vissuto i suoi antenati (Morfin trasportato ad Azkaban, ovviamente), senza mai immaginare
che un giorno mi sarei preso la briga di visitare la rovina, o che avrei potuto cercare le tracce
di occultamento magico.
“Comunque, non dobbiamo congratularci con noi stessi con troppo entusiasmo. Tu hai
distrutto il diario e io l’anello, ma se fosse giusta la nostra teoria sull’anima frammentata in
sette parti, rimangono quattro Horcrux.”
“E potrebbero essere dappertutto?” disse Harry. “Potrebbero essere vecchie scatole di latta,
o, non so, bottiglie vuote di pozioni…?”
“Tu stai pensando alle Passaporte, Harry, che devono essere oggetti ordinari, facili da non
essere notati. Ma Lord Voldemort usa scatole di latta o vecchie bottiglie vuote di pozioni per
nascondere la sua preziosa anima? Ti stai dimenticando quello che ti ho mostrato. A Lord
Voldemort piaceva collezionare trofei, e preferiva oggetti con una forte storia magica. Il suo
orgoglio, il suo credersi superiore, la sua determinazione a costruirsi un posto sbalorditivo
nella storia della magia; queste cose mi suggeriscono che Voldemort abbia scelto i suoi
Horcrux con cura, preferendo oggetti degni di onore.”
“Il diario non aveva niente di speciale.”
“Il diario, come hai detto tu stesso, era la prova che lui era l’erede di Serpeverde; sono sicuro
che Voldemort lo considerava di grandissima importanza.”
“Perciò, gli altri Horcrux? Disse Harry. “Pensa di sapere dove sono, signore?”
“Posso solo ipotizzare,” disse Silente. “Per le ragioni che ti ho già dato, credo che Lord
Voldemort preferisse oggetti che avessero in sé una certa grandezza. Ho scavato nel
passato di Voldemort per cercare di trovare testimonianze di scomparse di oggetti simili
attorno a lui.”
“Il medaglione!” disse Harry ad alta voce. “La coppa di Tassorosso!”
“Si,” disse Silente, sorridendo, “Sarei preparato a scommettere, forse non l’altra mano, ma
due dita si, che quelli sono gli Horcrux tre e quattro. I rimanenti due, presumendo che lui ne
abbia creati sei, sono più problematici, ma azzarderei l’ipotesi che, avendo preso oggetti di
Tassorosso e Serpeverde, abbia voluto trovare oggetti anche di Grifondoro o Corvonero.
Quattro oggetti dei quattro fondatori avrebbe, ne sono sicuro, esercitato un grosso prestigio
nell’immaginazione di Voldemort. Non ti posso dire, però, se è mai riuscito a trovare qualcosa
di Corvonero. Sono fiducioso, comunque, che l’unica reliquia conosciuta di Grifondoro rimane
al sicuro.”
Silente puntò il suo dito annerito verso la parete dietro di lui, dove una spada incastonata di
rubini era posta in una teca di vetro.
“Lei pensa che è per questo che voleva tornare a Hogwarts così tanto, signore?” disse Harry.
“Per cercare di trovare qualcosa di uno dei fondatori?”
“Esattamente,” disse Silente. “Ma sfortunatamente, questo non ci dà alcun vantaggio, perché
se ne andò, o almeno così credo, senza la possibilità di setacciare la scuola. Devo
concludere che non ha mai soddisfatto la sua ambizione di collezionare oggetti dei quattro
fondatori. Ne ha definitivamente due, forse ne ha trovati tre, e questo è il massimo che
possiamo fare per ora.”
“Anche se ha qualcosa di Corvonero o Grifondoro, questo lascia comunque un sesto
Horcrux,” disse Harry, contando sulle sue dita. “A meno che non li abbia entrambi?”
“Non penso,” disse Silente. “Penso di sapere qual è il sesto Horcrux. Mi domando cosa mi
dirai quando ti avrò confessato che per un po’ sono stato molto curioso del comportamento
del suo serpente, Nagini?”
“Il serpente?” disse Harry, sbigottito. “Si possono usare animali come Horcrux?”
“Beh, è sconsigliabile farlo,” disse Silente, “perché inserire una parte della tua anima in
qualcosa che può pensare e muoversi di testa sua è ovviamente una cosa molto rischiosa.
Comunque, se i miei calcoli sono giusti, a Voldemort mancava uno dei suoi sei Horcrux
quando è entrato nella casa dei tuoi genitori con l’intenzione di ucciderti.
“Sembra aver riservato la creazione degli Horcrux a delle morti particolarmente significanti.
Tu certamente lo saresti stato. Credeva che uccidendoti, stava distruggendo il pericolo che la
profezia aveva descritto. Credeva che stava per diventare invincibile. Sono sicuro che aveva
intenzione di creare l’Horcrux finale con la tua morte.
“Come ben sappiamo, ha fallito. Dopo un intervallo di alcuni anni, comunque, ha usato nagini
per uccidere un vecchio Babbano, e forse gli passò per la testa di farla diventare il suo sesto
Horcrux. Lei sottolinea il suo legame con Serpeverde, che accresce la mistica di Lord
Voldemort. Penso che sia affezionato a lei come lo potrebbe essere di qualsiasi altra cosa;
certamente gli piace averla vicino e sembra avere su di lei un controllo straordinario e
insolito, anche per un Rettilofono.”
“Perciò,” disse Harry, “il diario non c’è più, l’anello non c’è più. La coppa, il medaglione e il
serpente sono ancora intatti e lei pensa che ci potrebbe essere un Horcrux che fu una volta di
Corvonero o Grifondoro?”
“Un ammirabile riassunto succinto e accurato, si,” disse Silente, curvando la testa.
“E…li sta ancora cercando, signore? E’ quello che fa quando lascia la scuola?”
“Corretto,” disse Silente. “Ho cercato per tantissimo tempo. Penso….forse….che potrei
essere vicino a trovarne un altro. Ci sono segni promettenti.”
“E se così fosse,” disse Harry velocemente, “potrei venire con lei e aiutarla a liberarcene?”
Silente guardò Harry molto attentamente per un momento prima di dire, “Si, penso di si.”
“Davvero posso?” disse Harry, completamente colto alla sprovvista.
“Oh si,” disse Silente, sorridendo. “Penso che tu ti sia meritato questo diritto.”
Harry sentì il battito del suo cuore aumentare. Era davvero bello, per una volta non sentire
parole di cauzione e protezione. I ritratti dei presidi sulle pareti sembravano meno colpiti dalla
decisione di Silente; Harry ne vide pochi scuotere la testa e Phineas Nigellus in realtà
sbuffava.
“Voldemort sa quando un Horcrux viene distrutto, signore? Se ne accorge?” chiese Harry
ignorando i ritratti.
“Una domanda davvero interessante, Harry. Io credo di no. Credo che Voldemort adesso è
così immerso nella malvagità, e poi queste parti della sua anima sono state separate da lui
per così tanto tempo, che lui non si sente come ci sentiamo noi. Forse, in punto di morte,
potrebbe rendersi conto delle sue perdite…ma non lo era, per esempio, che il diario era stato
distrutto, fino a che non forzò Lucius Malfoy a dirgli la verità. Quando Voldemort scoprì che il
diario era stato distrutto e privato di tutti i suoi poteri, mi è stato detto che la sua rabbia era
terribile a vedersi.
“Ma pensavo che lui volesse che Lucius Malfoy lo portasse di nascosto all’interno di
Hogwarts?”
“Si, anni fa, quando era sicuro che sarebbe stato in grado di creare più Horcrux, ma Lucius
doveva aspettare l’ordine di Voldemort, e non lo ricevette mai, perché Voldemort fu
annientato poco dopo avergli dato il diario. Senza dubbio lui pensava che Lucius non avrebbe
osato fare niente con l’Horcrux se non farci attenzione, ma contava troppo sulla paura di
Lucius nei confronti di un padrone che era scomparso da anni e che Lucius credeva morto.
Ovviamente, Lucius non sapeva la vera natura del diario. So che Voldemort gli ha detto che il
diario avrebbe causato la riapertura della Camera dei Segreti, perché era astutamente
incantato. Se lucius avesse saputo che aveva tra le mani una parte dell’anima del suo
padrone, indubbiamente l’avrebbe trattato con più rispetto, ma invece ha portato avanti da
solo il vecchio piano per i suoi scopi: facendo finire il diario tra le mani della figlia di Arthur
Weasley, sperava di discreditare Arthur, di farmi cacciare da Hogwarts e di liberarsi di un
oggetto altamente incriminante in un colpo solo. Ah, povero Lucius…chissà la furia di
Voldemort per il fatto che aveva gettato via l’Horcrux esclusivamente per il suo guadagno, e
per il fiasco al Ministero l’anno scorso, non sarei sorpreso se lui fosse segretamente contento
di essere al sicuro ad Azkaban al momento.”
Harry rifletté per un momento, poi chiese, “Perciò se tutti i suoi Horcrux vengono distrutti,
Voldemort può essere ucciso?”
“Si, penso di si,” disse Silente. “Senza i suoi Horcrux, Voldemort sarà un uomo mortale con
un’anima mutilata e diminuita. Non ti dimenticare, però, che mentre la sua anima viene
danneggiata senza la possibilità di essere riparata, il suo cervello e il suo potere magico
rimangono intatti. Ci vorrà una pelle e un potere fuori dal comune per uccidere un mago
come Voldemort, anche senza i suoi Horcrux.”
“Ma io non ho una pelle e un potere fuori dal comune,” disse Harry, prima di riuscire a
fermarsi.
“Si, invece,” disse fermo Silente. “Tu hai un potere che Voldemort non ha mai avuto. Tu
puoi-”
“Lo so!” disse Harry con impazienza. “Io posso amare!” Fu solo con difficoltà che riuscì a
evitare si dire, ‘Che grande cosa’.
“Si, Harry, tu puoi amare,” disse Silente, che sembrava come se sapesse perfettamente bene
cosa Harry si era appena trattenuto dal dire. “Cosa che, dato tutto quello che ti è successo, è
una cosa grandiosa e degno di nota. Sei ancora troppo giovane per capire quanto sei fuori
dal comune, Harry.”
“Quindi, quando la profezia dice che avrò ‘poteri al Signore oscuro sconosciuti’, significa
giusto…l’amore?” chiese Harry, sentendosi un po’ abbattuto.
“Si…giusto l’amore,” disse Silente. “Ma Harry, non dimenticare mai che quello che la profezia
dice è importante solo perché Voldemort l’ha reso tale. Ti ho detto questo alla fine dell’anno
scorso. Voldemort ha scelto la persona che sarebbe stata più pericolosa per lui…e facendo
ciò, ti ha reso la persona più pericolosa per lui!”
“Ma significa la stessa-”
“No, per niente!” disse Silente sembrando impaziente. Puntando verso Harry la sua mano
nera e appassita, disse, “Stai dando troppa importanza alla profezia!”
“Ma,” farfugliò Harry, “ma lei mi ha detto che la profezia dice…”
“Se Voldemort non avesse mai sentito la profezia, questa sarebbe mai stata compiuta?
Avrebbe mai significato qualcosa? Ovviamente no! Pensi che tutte le profezie presenti nella
Sala delle Profezie sono state compiute?”
“Ma,” disse Harry, sconcertato, “ma l’anno scorso, lei ha detto che uno avrebbe dovuto
uccidere l’altro…”
“Harry, Harry, solo perché Voldemort ha fatto un grande errore, e ha agito sulle parole della
professoressa Cooman! Se Voldemort non avesse mai ucciso tuo padre, ti avrebbe causato
un furioso desiderio di vendetta? Ovviamente no! Se non avesse obbligato tua madre a
morire per te, ti avrebbe dato una protezione magica che lui stesso non poteva penetrare?
Ovviamente no, Harry! Non capisci? Voldemort stesso ha creato il suo peggior nemico,
esattamente come fanno dappertutto i tiranni! Hai una minima idea di quanti tiranni abbiano
paura della gente che opprimono? Tutti loro sanno che, un giorno, in mezzo alle loro molte
vittime, sicuramente ci sarà qualcuno che si ribellerà e lo caccerà! Voldemort non è diverso!
E’ sempre stato attento a vedere se ci sarebbe stato qualcuno che l’avrebbe sfidato. Ha
sentito la profezia e si è tuffato nell’azione, con il risultato che non solo ha scelto la persona
più simile a lui per finirlo, ma gli ha dato anche delle eccezionali armi mortali!”
“Ma…”
“E’ essenziale che tu capisca questo!” disse Silente, tirandosi in piedi e camminando a gran
passi per la stanza, i suoi vestiti scintillanti svolazzavano nel cammino; Harry non l’aveva mai
visto così agitato.
“Tentando di ucciderti, Voldemort stesso ha scelto la persona straordinaria che siede di fronte
a me, e gli ha dato gli strumenti per il lavoro! E’ colpa di Voldemort che tu eri in grado di
vedere nei suoi pensieri, le sue ambizioni, anche che tu capisci il linguaggio dei serpenti in
cui lui impartisce ordini, e, ancora, Harry, nonostante le tue visite privilegiate all’interno del
mondo di Voldemort (che, a proposito, sono un dono che cui qualsiasi mangiamorte
ucciderebbe per avere), tu non sei mai stato attratto dalle Arti oscure, non hai mai, neanche
per un secondo, mostrato il più piccolo desiderio di diventare un seguace di Voldemort!”
“Certo che no!” disse Harry indignato. “Ha ucciso mia mamma e mio papà!”
“Sei protetto, in breve, dalla tua capacità di amare!” disse Silente a voce molto alta. “L’unica
protezione che può funzionare contro il richiamo di potere come quello di Voldemort!
Nonostante tutte le tentazioni che hai dovuto sopportare, tutte le sofferenze, il tuo cuore
rimane puro, proprio come lo era quando avevi undici anni, quando ti sei specchiato in uno
specchio che rifletteva il tuo più grande desiderio, e lui ti ha mostrato solo la via per
ostacolare Lord Voldemort, e non l’immortalità o la ricchezza. Harry, hai anche solo la minima
idea di quanti pochi maghi avrebbero visto quello che hai visto tu nello specchio? Voldemort
avrebbe dovuto accorgersi di chi stava affrontando, ma invece no!”
“Ma adesso lo sa. Ti sei intromesso nella mente di Voldemort senza alcun danno per te
stesso,ma lui non ti può possedere senza andare incontro ad un agonia mortale,come ha
scoperto al Ministero. Non penso però che lui abbia capito il perché, Harry, aveva così tanta
fretta di dividere la sua anima, che non si è mai fermato per capire l’incomparabile potere di
un’anima pura e intatta.”
“Ma, signore,” disse Harry, facendo uno sforzo enorme per non sembrare polemico. “tutto
giunge sempre alla stessa conclusione, no? Devo cercarlo e ucciderlo, o…”
“Devi?” disse Silente. “Ovviamente devi!” Ma non a causa della profezia! Perché tu stesso
non ti darai mai pace fino a che non riuscirai a farlo! Lo sappiamo entrambi! Immagina, per
favore, solo per un momento, di non aver mai sentito la profezia! Che sentimenti avresti nei
confronti di Voldemort? Pensa!”
Harry guardò Silente che camminava su e giù di fronte a lui, e pensò. Pensò a sua madre,
suo padre e Sirius. Pensò a Cedric Diggory. Pensò a tutte le azioni terribili che sapeva che
aveva fatto Lord Voldemort. Una fiamma sembrò accendersi nel suo petto, bruciandogli la
gola.
“Vorrei ucciderlo,” disse Harry con calma. “E vorrei farlo io.”
“Ma certo che vorresti!” urlò Silente. “Vedi, la profezia non dice che tu devi fare qualcosa! Ma
la profezia ha fatto sì che Lord Voldemort ti abbia designato come suo eguale…in altre
parole, sei libero di scegliere la tua strada, libero di voltare le spalle alla profezia! Ma
Voldemort continua a dare grande importanza alla profezia. Continuerà a cercarti…questo
certamente fa sì che…”
“Che uno di noi due finirà per uccidere l’altro,” disse Harry. “Si.”
Ma capì solo alla fine quello che Silente aveva cercato di dirgli. Era, pensò lui, la differenza
tra essere trascinato in un’arena per fronteggiare una battaglia contro la morte ed entrare
nell’arena a testa alta. Alcune persone, forse, avrebbero detto che c’era ben poco da
scegliere tra le due cose, ma Silente sapeva – e anch’io, pensò Harry, in un impeto di fiero
orgoglio, e anche i miei genitori – che c’era tutta la differenza del mondo.
Capitolo 24: Sectumsempra
Traduttore: Hermes Desy (vince960)
Esausto ma felice per il suo lavoro notturno, il mattino dopo Harry raccontò quello che era
successo a Ron e Hermione durante la lezione di Incantesimi (dopo aver lanciato
l’incantesimo Muffliato su quelli che gli stavano intorno). Entrambi furono estremamente
colpiti dal modo in cui aveva ottenuto il ricordo da Slughorn e si meravigliarono decisamente
quando disse loro degli Horcrux di Voldemort e della promessa di Silente di portarlo con lui,
se ne avessero trovato un altro.
"Caspita!," disse Ron, quando Harry finì di raccontare; Ron stava distrattamente agitando la
sua bacchetta verso il soffitto, senza prestare la minima attenzione a quello che stava
facendo. "Caspita. Davvero andrai con Silente… a cercare di distruggere…. caspita! "
"Ron, stai facendo nevicare," disse pazientemente Hermione, afferrandogli il polso e
indirizzando la bacchetta lontano dal soffitto da cui, in effetti, stavano iniziando a cadere dei
grandi fiocchi bianchi. Lavanda Brown, notò Harry, stava fissando Hermione da un tavolo
vicino, con gli occhi molto rossi, e Hermione lasciò andare immediatamente il braccio di Ron.
"Oh si," disse Ron, guardando si le spalle con una certa sorpresa. "Mi dispiace... adesso
sembra che abbiamo una forfora terribile..."
Ron tolse un po’ della finta neve dalle spalle di Hermione e Lavanda scoppiò a piangere. Ron
assunse un’aria profondamente colpevole e le voltò le spalle.
"Ci siamo lasciati," disse a Harry a mezza bocca, "L’altra sera. Quando mi ha visto uscire dal
dormitorio con Hermione. Ovviamente non poteva vederti, e quindi ha pensato che eravamo
io e lei da soli."
"Ah," disse Harry. "Insomma — non ti dispiace che sia finita, non è vero?", "No," ammise
Ron. "E’ stato abbastanza brutto quando ha cominciato a strillare, ma almeno non sono stato
io a farla finita."
"Vigliacco," disse Hermione, anche se sembrava divertita. "Bene, è stata una brutta notte per
gli innamorati, qua in giro. Anche Ginny e Dean si sono lasciati, Harry."
Harry pensò di notare un’aria furba negli occhi mentre glielo diceva, ma Hermione non poteva
sapere che le sue interiora avevano cominciato improvvisamente a ballare la conga.
Cercando di mantenere la faccia immobile e la voce il più possibile indifferente, chiese,
"Come mai?"
"Oh, una cosa veramente sciocca . . . Mi ha detto che Dean continuava a cercare di aiutarla a
passare attraverso il passaggio del ritratto, come se lei non fosse capace di arrampicarsi da
sola. . . ma era un bel pezzo che la loro relazione traballava."
Harry lanciò uno sguardo a Dean dall’altra parte della classe. Sembrava sicuramente triste.
"Naturalmente, questo ti mette di fronte a un piccolo dilemma, non è vero?" disse Hermione.
"Cosa stai dicendo?" disse velocemente Harry.
"La squadra di Quidditch," disse Hermione. "Se Ginny e Dean non si rivolgono più la parola . .
."
"Oh — oh si," disse Harry.
"Vitius," disse Ron con un tono di avvertimento. Il piccolo e magro insegnante di Incantesimi
si stava avvicinando ballonzolando a loro, e Hermione era la sola che fosse riuscita a
trasformare l’aceto in vino; la sua ampolla era piena di un liquido rosso scuro, mentre il
contenuto di quelle di Harry e Ron era sempre di un torbido marroncino.
"Insomma, insomma, ragazzi," squittì il Professor Vitius con aria di rimprovero. "Più fatti e
meno parole . . . fatemi vedere. . . ."
Alzarono insieme le bacchette, concentrandosi intensamente, e le puntarono verso le loro
ampolle. L’aceto di Harry si trasformò in ghiaccio; l’ampolla di Ron esplose.
"Si ... compito per la prossima lezione…" disse il Professor Vitius, riemergendo da sotto il
tavolo e togliendosi dei frammenti di vetro dalla cima del cappello, ".. esercitazioni pratiche."
Dopo la lezione di Incantesimi, si ritrovarono ad avere uno dei pochi periodi liberi da poter
trascorrere insieme; tornarono alla sala comune. Ron sembrava sinceramente sollevato per
la fine della sua relazione con Lavanda, e anche Hermione sembrava allegra, anche se
quando qualcuno le chiedeva perché sorrideva, diceva semplicemente, "E’ una bella
giornata." Nessuno di loro sembrava accorgersi della feroce battaglia che infuriava nella
mente di Harry:
E’ la sorella di Ron.
Ma ha scaricato Dean!
E’ sempre la sorella di Ron.
Sono il suo migliore amico.
Questo peggiora le cose.
Se ci parlassi prima —
Ti picchierà.
E se non me ne fregasse niente?
E’ il tuo migliore amico!
Harry a malapena si rese conto che stavano passando attraverso il ritratto nell’assolata sala
comune, e si accorse solo vagamente del piccolo gruppo di studenti del settimo anno che si
era radunato li, finché Hermione non gridò, "Katie! Sei tornata! Come stai?"
Harry la guardò fisso: era Katie Bell, che sembrava essersi completamente rimessa ed era
circondata dai suoi amici in festa.
"Sto proprio bene!" disse contenta. "Mi hanno dimesso dal St. Mungo lunedì, sono stata un
paio di giorni a casa con Papà e Mamma e poi sono rientrata stamattina. Leanne mi stava
raccontando di McLaggen e dell’ultima partita, Harry. . . ."
"Si," disse Harry, "comunque, adesso che sei tornata e con Ron di nuovo in forma, abbiamo
buone speranze di stravincere con Corvonero, il che vuol dire che siamo ancora in corsa per
la Coppa. Senti, Katie . . ."
Doveva chiederglielo subito; la curiosità era riuscita persino a togliergli temporaneamente
Ginny dalla testa. Abbassò la voce mentre gli amici di Katie cominciavano a raccogliere le
loro cose; sembrava che fossero in ritardo per Trasfigurazione.
". . . quella collana . . . adesso ti ricordi chi te l’ha data?"
"No," disse Katie, scuotendo tristemente la testa. "Me lo chiedono tutti, ma non ho idea.
L’ultima cosa che mi ricordo era che stavo entrando nelle toilette del ‘Tre Manici di Scopa’."
"Allora sei sicura di essere andata in bagno?" disse Hermione.
"Insomma, so che ho aperto la porta," disse Katie, "quindi immagino che chiunque mi abbia
lanciato l’Imperius stesse proprio li dietro. Da quel momento, la mia memoria è vuota fino a
circa due settimane fa al St. Mungo. Senti, adesso devo andare, non sopporterei di farmi
dare una nota dalla McGranitt proprio il primo giorno che rientro a scuola..."
Prese la borsa e i libri e corse dietro ai suoi amici, lasciando Harry, Ron e Hermione a
ponderare quello che Katie aveva detto, seduti ad un tavolino vicino alla finestra.
"Allora deve essere stata una ragazza o una donna a dare la collana a Katie," disse
Hermione, "Se stava nel bagno delle signore.."
"O qualcuno che sembrava una ragazza o una donna," disse Harry. "Non ti dimenticare che a
Hogwarts c’era un calderone pieno di Pozione Polisucco. Sappiamo che una parte è stata
rubata..."
Con la mente, vide una sfilata di cloni di Tiger e Goyle passargli davanti agli occhi, tutti
trasformati in ragazze.
"Penso che berrò un altro sorso di Felix," disse Harry, "Devo tornare alla Stanza delle
Necessità."
"Sarebbe uno spreco assoluto della pozione," disse decisamente Hermione, posando la sua
copia del Sillabario dell’Incantatore che aveva appena tirato fuori dalla borsa. "Non puoi fidarti
solo della fortuna. Con Slughorn era diverso; tu avevi tutte le capacità per convincerlo, quello
che ti serviva era solo aggiustare un po’ le circostanze. Ma la fortuna non basta per superare
un incantesimo potente. Non sprecare quello che resta della pozione! Ti servirà tutta la
fortuna che puoi avere quando Silente ti porterà con lui..." Abbassò la voce fino a un
sussurro.
"Non ne potremmo fare altra?" chiese Ron a Harry, ignorando Hermione. "Sarebbe grande
averne una bella scorta... Dai un’occhiata al libro... "
Harry tirò fuori la sua copia di Pozioni Avanzate, e cercò alla voce Felix Felicis.
"Accidenti, è complicatissimo," disse, scorrendo la lista degli ingredienti. "E ci vogliono sei
mesi... devi lasciarla bollire lentamente ..."
"Tipico," disse Ron.
Harry stava mettendo a posto il libro quando si rese conto che l’angolo di una pagina era
piegato; andando alla pagina, vide che era l’incantesimo Sectumsempra, con la nota "Per i
Nemici," che aveva marcato qualche settimana prima. Ancora non aveva capito come
funzionasse, principalmente perché non voleva provarlo con intorno Hermione, ma stava
considerando l’idea di provarlo su McLaggen la prossima volta che l’avesse colto di sorpresa.
La sola persona che non fu particolarmente felice di rivedere Katie Bell a scuola fu Dean
Thomas, perché non sarebbe più stato necessario fargli coprire il ruolo di Katie come
Cacciatore. Dean assorbì il colpo abbastanza stoicamente quando Harry glielo disse,
alzando solo le spalle con un grugnito, ma mentre andava via Harry ebbe la netta sensazione
che Dean e Seamus a bassa voce stessero tramando qualcosa alle sue spalle.
La sera seguente ci furono i migliori allenamenti di Quidditch che Harry avesse mai visto da
Capitano. La squadra era così contenta di essersi liberata di McLaggen, così felice che Katie
fosse finalmente rientrata, che tutti volavano favolosamente bene.
Ginny non sembrava affatto abbattuta per la rottura con Dean; al contrario, era l’anima della
squadra. Le sue imitazioni di Ron che andava ansiosamente su e giù davanti alla porta
mentre la Pluffa gli arrivava addosso a tutta velocità, o di Harry che gridava ordini a
McLaggen prima di essere messo KO, mantenevano tutti di buon umore. Harry, ridendo
insieme agli altri, era lieto di avere un motivo innocente per guardare Ginny; aveva gia
ricevuto diversi colpi di Bolide durante l’allenamento perché non riusciva a tenere gli occhi
fissi sul Boccino.
Nella sua testa ancora infuriava la battaglia: Ginny o Ron? Qualche volta pensava che il Ron
del dopo-Lavanda avrebbe potuto non prendersela troppo a male se lui ci avesse provato con
Ginny, ma allo stesso tempo si ricordava dell’espressione di Ron quando l’aveva vista
baciarsi con Dean, ed era sicuro che Ron avrebbe considerato un tradimento anche il solo
fatto che Harry le tenesse la mano. . . .
Eppure Harry non poteva fare a meno di parlare con Ginny, ridere con lei, tornare dagli
allenamenti insieme a lei; per quanto gli rimordesse la coscienza, si ritrovò a pensare al
modo migliore per incontrarla da sola. L’ideale sarebbe stato che Slughorn organizzasse
un’altra delle sue piccole feste, così Ron non sarebbe stato tra i piedi — ma sfortunatamente,
Slughorn sembrava averci rinunciato. Un paio di volte Harry aveva pensato di chiedere aiuto
a Hermione, ma non pensava di poter sopportare l’aria di compiacimento che avrebbe avuto;
pensava di averla già intravista quando Hermione lo aveva beccato ad osservare Ginny o a
ridere delle sue battute. A complicare la questione, c’era la fastidiosa preoccupazione che se
non l’avesse fatto lui, qualcun altro ci avrebbe provato presto; lui e Ron erano finalmente
d’accordo sul fatto che la popolarità di Ginny era eccessiva per il suo stesso bene.
Tutto sommato, la tentazione di bere un altro sorso di Felix Felicis diventava ogni giorno più
forte, perché non era proprio questo il caso, come aveva detto Hermione, "di aggiustare un
po’ le circostanze"? Le giornate miti continuarono fino a maggio, e sembrava che Ron fosse
sempre appiccicato a Harry quando vedeva Ginny. Harry si trovò a desiderare che per un
colpo di fortuna Ron realizzasse che niente lo avrebbe fatto più felice che vedere il suo
migliore amico e sua sorella che si innamoravano o che li lasciasse insieme da soli per più di
qualche secondo. Sembrava che non ci fosse possibilità ne per l’una cosa ne per l’altra cosa,
perché l’ultima partita di Quidditch della stagione incombeva e Ron non pensava ad altro che
a discutere continuamente le tattiche di gioco con Harry.
Ron non era l’unico, se per questo; l’interesse per la partita Grifondoro-Corvonero stava
crescendo in tutta la scuola, perché la gara avrebbe deciso un campionato ancora
apertissimo. Se Grifondoro avesse battuto Corvonero con trecento punti di margine
(un’impresa difficilissima, ma Harry non aveva mai visto la sua squadra volare così bene)
avrebbero vinto il Campionato. Vincendo con meno di trecento punti sarebbero arrivati
secondi, dopo Corvonero; con una sconfitta di cento punti sarebbero arrivati terzi, dietro
Tassorosso, mentre se avessero perso per più di cento punti sarebbero arrivati ultimi e
nessuno, pensava Harry, avrebbe mai e poi mai dimenticato chi per la prima volta in due
secoli aveva capitanato Grifondoro all’ultimo posto della classifica.
L’avvicinamento a questo incontro cruciale aveva tutte le usuali caratteristiche: i membri delle
Case rivali cercavano di innervosire gli avversari nei corridoi; fastidiosi cori su singoli giocatori
venivano provati rumorosamente al loro passaggio; gli stessi membri delle squadre o
andavano in giro con aria arrogante godendosi tutta l’attenzione, oppure tra una lezione e
l’altra correvano in bagno a vomitare.
In qualche modo, la gara si era legata inestricabilmente, nella mente di Harry, con il successo
o il fallimento dei suoi piani su Ginny. Non poteva fare a meno di sentire che se avessero
vinto con più di trecento punti, le scene di euforia e una bella e rumorosa festa dopo la partita
avrebbero avuto lo stesso effetto di un’abbondante sorsata di Felix Felicis.
Preso da tutte le sue preoccupazioni, Harry non aveva dimenticato la sua altra ambizione:
scoprire cosa stava combinando Malfoy nella Stanza della Necessità. Stava ancora
controllando la Mappa del Malandrino, e dalle volte che non riusciva a individuare Malfoy, ne
deduceva che Malfoy passava ancora un sacco di tempo nella stanza. Sebbene Harry stesse
perdendo le speranze di poter mai entrare nella Stanza della Necessità, faceva sempre un
tentativo quando era nelle vicinanze. Però, per quanto potesse riformulare la sua richiesta, la
parete rimaneva fermamente priva di porta.
Pochi giorni prima della partita con Corvonero, Harry si ritrovò da solo a scendere a cena
dalla sala comune, perché Ron era di nuovo corso nel bagno più vicino a vomitare, e
Hermione era scappata fuori a cercare il Professor Vector a causa di un errore che pensava
di aver fatto nel suo ultimo saggio di Aritmanzia. Più per abitudine che per altro, Harry fece la
sua usuale deviazione lungo il corridoio del settimo piano, controllando la Mappa del
Malandrino lungo il percorso. Per un momento non riuscì a individuare Malfoy da nessuna
parte e immaginò che fosse nuovamente all’interno della Stanza della Necessità, ma poi vide
il puntino etichettato Malfoy nel bagno dei ragazzi al piano di sotto, insieme non a Tiger o
Goyle, ma a Mirtilla Malcontenta.
Harry smise di pensare a questa strana coppia solo quando andò a sbattere contro
un’armatura. Il forte rumore lo risvegliò dalle sue fantasticherie; scappando via dalla scena
prima che Gazza potesse intervenire, si precipitò già dalle scale sul ballatoio del piano
inferiore. Fuori dal bagno, accostò l’orecchio alla porta. Non riuscì a sentire nulla. Aprì molto
silenziosamente la porta.
Draco Malfoy era in piedi con le spalle alla porta, con le mani serrate ai bordi del lavandino, la
testa biondo-platino chinata.
"Non fare così," cantilenava la voce di Mirtilla Malcontenta da uno dei gabinetti. " Non fare
così. . . Dimmi cosa c’è... Posso aiutarti. . . ."
"Nessuno può aiutarmi," disse Malfoy. Tremava tutto. "Non posso farlo... Non posso... Non
funzionerà mai. . . e se non lo faccio subito... dice che mi ucciderà..."
E Harry realizzò, con uno shock così forte che sembrava paralizzarlo, che Malfoy stava
piangendo — piangendo veramente — con le lacrime che gli scorrevano sul pallido viso giù
nel lavandino sporco. Malfoy ansimava e singhiozzava quando, con un sobbalzo, guardò
nello specchio crepato e vide alle sue spalle Harry che lo fissava.
Malfoy si girò, estraendo la bacchetta. Istintivamente, Harry tirò fuori la sua. La maledizione
di Malfoy lo mancò per pochi centimetri, mandando in pezzi la lampadina sul muro dietro di
lui; Harry si spostò di lato, pensò Levicorpus! e agitò la bacchetta, ma Malfoy bloccò il
sortilegio e alzò la bacchetta per un altro —
"No! No! Basta!" gridò Mirtilla Malcontenta, facendo riecheggiare la sua voce tutt’intorno alla
stanza piastrellata. "Fermi! FERMI!"
Ci fu una forte esplosione, e il secchio dietro a Harry saltò in aria; Harry tentò la maledizione
Blocca-Gamba, ma rimbalzò sul muro dietro l’orecchio di Malfoy e distrusse lo sciacquone
dietro Mirtilla Malcontenta, che lanciò un grido; l’acqua si riversò dappertutto e Harry scivolò
mentre Malfoy, con la faccia contorta, gridava, "Cruci —"
"SECTUMSEMPRA!" ruggì Harry da terra, agitando selvaggiamente la bacchetta.
Un fiotto di sangue schizzò dalla faccia e dal petto di Malfoy, come se fosse stato squarciato
da una spada invisibile. Barcollò all’indietro e crollo sul pavimento bagnato con un tonfo,
mentre la bacchetta gli cadeva dalla mano destra inerte.
"No —" ansimò Harry.
Scivolando e barcollando, Harry si rialzò in piedi e si lanciò verso Malfoy, il cui viso adesso
era di un rosso scarlatto, mentre con le mani pallide si tormentava il petto intriso di sangue.
"No — Io non —"
Harry non sapeva cosa stava dicendo; cadde in ginocchio accanto a Malfoy, che tremava
senza controllo in una pozza del suo stesso sangue. Mirtilla Malcontenta lanciò un grido
assordante: "ASSASSINIO! ASSASSINIO NEL BAGNO! ASSASSINIO!"
La porta si spalancò dietro Harry che alzò gli occhi, terrorizzato: Piton era entrato di corsa
nella stanza, con la faccia livida. Spingendo via Harry bruscamente, si chinò su Malfoy, tirò
fuori la sua bacchetta e la passò sulle profonde ferite che la maledizione di Harry aveva
prodotto, bisbigliando delle parole magiche che sembravano quasi una canzone. L’emorragia
sembrò fermarsi; Piton pulì il sangue dal viso di Malfoy e ripeté l’incantesimo. Le ferite
cominciarono a rimarginarsi.
Harry stava ancora guardando, colto dall’orrore per quello che aveva fatto, a malapena
consapevole che anche lui era fradicio di acqua e sangue. Mirtilla Malcontenta stava ancora
singhiozzando e piangendo. Piron eseguì il contro-incantesimo per la terza volta, poi sollevò
in piedi Malfoy.
"Deve andare in infermeria. Potrebbero rimanere delle cicatrici, ma con un trattamento
immediato di dittamo potremmo evitare anche queste... Venga...."
Aiutò Malfoy ad attraversare il bagno, girandosi sulla porta per dire a Harry, con una voce
freddamente furiosa, "E lei, Potter . . . Mi aspetti qui."
Harry non pensò neanche per un attimo di disobbedire. Si rialzò lentamente, tremando, e
guardò giù sul pavimento. C’erano macchie di sangue come fiori scarlatti dappertutto. Non
riuscì neanche a trovare la forza di dire a Mirtilla Malcontenta di stare zitta, mentre lei
continuava a piangere e singhiozzare, divertendosi sempre di più.
Piton tornò dieci minuti dopo. Entrò nel bagno e si chiese la porta alle spalle.
"Vai via," disse a Mirtilla, che scomparì immediatamente nel water, lasciando dietro di se un
silenzio assordante.
"Non volevo farlo," disse subito Harry. La sua voce riecheggiò nello spazio freddo e umido.
"Non sapevo cosa avrebbe fatto l’incantesimo."
Ma Piton lo ignorò. "Sembra che l’abbia sottovalutata, Potter," disse sottovoce. "Chi avrebbe
mai pensato che arrivasse a conoscere questa Magia Oscura? Chi le ha insegnato
quell’incantesimo?"
"Io —l’ho letto da qualche parte."
"Dove?"
"Era — in un libro della biblioteca," inventò selvaggiamente Harry. "Non mi ricordo come si
chiamava —"
"Bugiardo," disse Piton. La gola di Harry si seccò. Sapeva cosa avrebbe fatto Piton e non
sarebbe mai stato capace di evitarlo...
Il bagno sembrò tremolare davanti ai suoi occhi; lottò per bloccare tutti i suoi pensieri ma, per
quanto potesse provare, la copia di Pozioni Avanzate del Principe Mezzo-Sangue gli si
agitava confusamente di fronte alla mente.
Un attimo dopo stava fissando nuovamente Piton, dentro il bagno distrutto e allagato. Guardò
Piton negli occhi, sperando nonostante tutto che Piton non avesse visto quello che temeva
avesse visto, ma —
"Mi porti la sua borsa," disse piano Piton, "e tutti i libri di scuola. Tutti. Me li porti qui. Subito!"
Discutere non sarebbe servito a niente. Harry si girò di scatto e schizzò fuori dal bagno.
Arrivato nel corridoio, cominciò a correre verso la torre di Grifondoro. Molte persone venivano
dalla direzione opposta; lo guardavano a bocca aperta, fradicio d’acqua e di sangue. Harry
non rispose alle loro domande e corse via.
Si sentiva stordito; era come se un cucciolo amatissimo fosse diventato improvvisamente
selvaggio; cosa aveva in testa il Principe quando aveva copiato quell’incantesimo nel libro? E
cosa sarebbe successo quando Piton l’avrebbe visto? Avrebbe detto a Slughorn — lo
stomaco di Harry si rivoltò — in che modo Harry aveva ottenuto così buoni risultati in Pozioni
per tutto l’anno? Avrebbe confiscato o distrutto quel libro che aveva insegnato a Harry tante
cose . . . Il libro che era diventato per lui una guida gentile e un amico? Harry non poteva
permetterlo. . . Non poteva. . .
"Dove sei — ? Perché sei fradicio — ? E’ sangue…." Ron era in cima alle scale e sembrava
confuso alla vista Harry.
"Ho bisogno del tuo libro," ansimò Harry. "Il tuo libro di Pozioni. Presto . . . dammelo . . ."
"Ma il Principe Mezzo- —"
"Te lo spiego dopo!"
Ron tirò fuori dalla borsa la sua copia di Pozioni Avanzate e gliela diede; Harry corse via
verso la sala comune. Li, prese la sua borsa, ignorando gli sguardi stupiti di alcune persone
che avevano già finito di cenare, si lanciò attraverso il passaggio del ritratto, e si precipitò
lungo il corridoio del settimo piano.
Si fermò con una scivolata davanti all’arazzo coi troll che ballavano, chiese gli occhi, e
cominciò a camminare.
Ho bisogno di un posto per nascondere il mio libro. . . Ho bisogno di un posto per nascondere
il mio libro. . . Ho bisogno di un posto per nascondere il mio libro. . .
Era passato su e giù per tre volte di fronte al lungo muro vuoto. Quando aprì gli occhi, ecco
che c’era, finalmente: la porta della Stanza della Necessità. Harry la spalancò, si getto
dentro, e chiuse la porta sbattendola.
Harry trattenne il respiro. Nonostante la fretta, il panico, la paura per quello che lo aspettava
nel bagno, non riusciva a non essere sopraffatto dalla meraviglia per quello che stava
vedendo. Si trovava in una stanza grande come una cattedrale, le cui alte finestre
mandavano raggi di luce su quella che sembrava una città fortificata, costruita con quelli che
Harry sapeva dovevano essere oggetti nascosti da generazioni di abitanti di Hogwarts.
C’erano vicoli e strade fiancheggiati da instabili torri di mobili rotti o danneggiati,
immagazzinati qui, forse, per nascondere le prove di qualche magia andata male, oppure
nascosti da elfi domestici maniaci del castello. C’erano migliaia e migliaia di libri, senza
dubbio vietati o scarabocchiati o rubati. C’erano catapulte con le ali e Frisbee Zannuti, alcuni
ancora abbastanza vitali da sollevarsi di malavoglia sopra le montagne di altri oggetti proibiti;
c’erano bottiglie incrinate di pozioni coagulate, cappelli, gioielli, mantelli; c’erano quelli che
sembravano gusci d’uovo di drago, bottiglie tappate il cui contenuto ancora riluceva
malvagiamente, alcune spade arrugginite e una pesante ascia macchiata di sangue.
Harry corse verso uno dei tanti vicoli tra tutti quei tesori nascosti. Girò a destra dopo un
gigantesco troll impagliato, corse per una scorciatoia poi girò a sinistra dopo l’Armadio
Svanitore rotto in cui Montague si era perso l’anno precedente, per fermarsi finalmente
accanto a una credenza sulla cui superficie cerano delle bolle come se ci avessero tirato
sopra dell’acido. Aprì con uno scricchiolio uno degli sportelli dell’armadio: era già stato
utilizzato come nascondiglio per qualcosa in una gabbia che era morto da un pezzo; lo
scheletro aveva cinque zampe. Infilò il libro del Principe Mezzo-Sangue dietro la gabbia e
chiuse lo sportello. Si fermò per un istante, il cuore che gli batteva terribilmente, mentre
guardava tutta quella confusione. . . . Sarebbe stato capace di ritrovare quel posto in mezzo a
tutta quella roba? Prese il busto scrostato di un orribile vecchio stregone da sopra una cassa
li vicino, e lo mise sopra la credenza dove aveva nascosto il libro, poi mise sulla testa della
statua una vecchia parrucca polverosa e una tiara consumata, per renderla più riconoscibile,
quindi si allontanò di corsa più velocemente che poteva attraverso i vicoli di robaccia
nascosta, fino alla porta, fino al corridoio, dove si chiuse la porta alle spalle, che si ritrasformò
immediatamente in pietra.
Harry si precipitò verso il bagno del piano di sotto, infilando nella borsa la copia di Ron del
libro di Pozioni Avanzate. Un minuto dopo, era nuovamente di fronte a Piton, che senza dire
una parola tese la mano verso la borsa di Harry. Harry gliela diede, ansimando, con un
dolore bruciante nel petto, e attese.
Uno a uno, Piton estrasse i libri di Harry e li esaminò. Alla fine, l’ultimo libro rimasto fu quello
di Pozioni, che Piton guardò con molta attenzione prima di parlare.
"Questa è la sua copia di Pozioni Avanzate, vero, Potter?"
"Si," disse Harry, ancora col fiatone.
"E’ proprio sicuro, Potter?"
"Si," disse Harry, con un po’ più di sicurezza.
"Questa è la copia di Pozioni Avanzate che ha acquistato da Flourish e Blotts?"
"Si," disse con decisione Harry.
"E allora perché," chiese Piton, "sul frontespizio c’è scritto il nome 'Roonil Wazlib'?"
Il cuore di Harry perse un colpo. "E’ il mio soprannome," disse.
"Il suo soprannome," ripeté Piton. "Si . . . i miei amici mi chiamano così," disse Harry.
"Lo so cos’è un soprannome," disse Piton. I freddi occhi neri di Piton lo stavano ancora
trapassando; cercò di non guardarli. Chiudi la mente. . . Chiudi la mente. . . . Ma non lo aveva
mai imparato bene. . . .
"Lo sa cosa penso, Potter?" disse Piton, a voce molto bassa. "Penso che lei sia un bugiardo
e un imbroglione e che lei meriti una punizione tutti i sabati fino alla fine del semestre. "Cosa
ne pensa, Potter?"
"Io — Io non sono d’accordo, signore," disse Harry, sempre cercando di non guardarlo negli
occhi.
"Allora, vedremo come si sentirà dopo la sua punizione" disse Piton. " Sabato mattina alle
dieci, Potter. Nel mio ufficio."
"Ma signore . . ." disse Harry, alzando disperatamente lo sguardo. "Il Quidditch . . . l’ultimo
incontro della sta ..."
"Alle dieci," sussurrò Piton, con un sorriso che mise in mostra i suoi denti gialli. "Peccato per
Grifondoro. . . quarto posto quest’anno, temo ..."
E lasciò il bagno senza dire un’altra parola, lasciando Harry a fissare lo specchio scheggiato,
sentendosi peggio, era sicuro, di quanto Ron non si fosse mai sentito in vita sua.
"Non ti dirò 'Te l’avevo detto,'" disse Hermione, un’ora più tardi nella sala comune.
"Smettila, Hermione," disse con rabbia Ron.
Harry non era andato a cena; non aveva per niente fame. Aveva appena finito di raccontare
cos’era successo a Ron, Hermione e Ginny. Non che ce ne fosse bisogno; le notizie si erano
sparse molto velocemente: Mirtilla Malcontenta aveva cominciato a spuntare su da ogni
bagno del castello per raccontare la storia. Malfoy era già stato visitato in infermeria da
Pansy Parkinson, che non aveva perso tempo a parlare male di Harry a destra e a sinistra, e
Piton aveva raccontato al personale tutto quello che era accaduto. Harry era già stato
chiamato fuori dalla stanza comune per sopportare quindici terribili minuti in compagnia della
Professoressa McGranitt, che gli aveva detto che era stato fortunato per non essere stato
espulso e che era completamente d’accordo sulla punizione di Piton, ogni sabato fino alla
fine del semestre.
"Ti avevo detto che c’era qualcosa che non andava in questo Principe," disse Hermione,
evidentemente incapace di trattenersi. "E avevo ragione, è vero o no?"
"No, non penso che avessi ragione," disse ostinatamente Harry.
Stava già passando un momento abbastanza brutto anche senza che Hermione gli facesse la
predica; gli sguardi dei giocatori di Grifondoro quando gli aveva detto che non avrebbe potuto
giocare il prossimo sabato erano stati la punizione peggiore. Harry si accorse che Ginny lo
guardava, ma non ricambiò lo sguardo; non voleva vedere la rabbia o il disappunto nei suoi
occhi. Le aveva solo detto che sarebbe stata lei a giocare come Cercatore e che Dean
sarebbe tornato in squadra al suo posto come Cacciatore. Forse, se avessero vinto, Ginny e
Dean avrebbero potuto rimettersi insieme, nell’euforia del dopo-partita. . . Il pensiero lo
attraversò come un coltello gelato. . . .
"Harry," disse Hermione, "come fai a essere ancora attaccato a quel libro quando
quell’incantesimo —“
"La vuoi smettere di palare di quel libro!" scattò Harry. "Il Principe l’ha solo ricopiato! Non ha
consigliato a nessuno di usarlo! Per quel che ne sappiamo, poteva anche aver annotato
qualcosa che era stato usato contro di lui!"
"Non ci posso credere," disse Hermione. "Tu stai veramente difendendo —
"Non sto difendendo quello che ho fatto!" disse velocemente Harry. "Vorrei non averlo fatto, e
non solo perché mi sono beccato una dozzina di punizioni con Piton. Lo sapete che non avrei
mai usato un incantesimo come quello, neanche su Malfoy, ma non potete dare la colpa al
Principe, non ha scritto 'è forte, provatelo!' — stava solo prendendo appunti per se stesso,
non per altri..."
"Mi stai dicendo," disse Hermione, "che vorresti tornare — ?"
"A riprenderlo? Ebbene si," disse Harry con decisione. "Ascolta, senza il Principe non avrei
mai vinto la Felix Felicis. Non sarei mai riuscito a salvare Ron dall’avvelenamento, non avrei
mai —"
"— avuto la fama di grande talento di Pozioni che non ti meriti," disse Hermione
malignamente.
"Dacci un taglio, Hermione!" disse Ginny, e Harry fu così sorpreso, così grato, che alzò lo
sguardo verso di lei. "Mi sembra di capire che Malfoy stava cercando di usare una
Maledizione senza Perdono, dovresti essere contenta che Harry avesse un buon asso nella
manica!"
"Certo, è chiaro che sono contenta che Harry non sia stato maledetto!" disse Hermione,
chiaramente irritata. "Ma non puoi chiamare ‘buono’ quel Sectumsempra, Ginny, guarda che
conseguenze ha causato! E avrei pensato, visto quello che ha significato per le vostre
possibilità nella partita —"
"Oh, non far finta di interessarti al Quidditch," scattò Ginny, "ti rendi solo ridicola."
Harry e Ron spalancarono gli occhi: Hermione e Ginny, che erano sempre andate d’accordo,
ora stavano sedute con le braccia incrociate, gli occhi fissi in direzioni opposte. Ron guardò
nervosamente Harry, poi prese un libro a caso e vi si nascose dietro. Harry, invece, per
quanto sapesse ne avesse poche ragioni, si sentì tutt’un tratto incredibilmente allegro, anche
se nessuno di loro aprì più bocca per il resto della serata.
La sua allegria ebbe vita corta. Il giorno seguente ci furono da sopportare le provocazioni di
Serpeverde, per non parlare della rabbia dei compagni di Grifondoro, che erano
profondamente arrabbiati per il fatto che il loro Capitano si era fatto buttar fuori dall’incontro
finale della stagione. Sabato mattina, qualsiasi cosa avesse potuto dire Hermione, Harry
sarebbe stato felice di scambiare tutta la Felix Felicis del mondo per entrare nel campo
Quidditch con Ron, Ginny, e gli altri. Fu quasi insopportabile staccarsi dal fiume di studenti
che camminavano fuori al sole, tutti con coccarde, cappelli e sciarpe e striscioni, per
scendere i gradini di pietra nelle segrete e camminare finché il suono distante della folla non
fu come cancellato, con la consapevolezza che non sarebbe riuscito a sentire una sola
parola del commento o un applauso, o un urlo di disappunto degli spettatori.
"Ah, Potter," disse Piton, quando Harry bussò alla porta e entrò nell’ufficio fastidiosamente
familiare che Piton, pur insegnando adesso ai piani superiori, non aveva lasciato. La stanza
era poco illuminata, come sempre, e le stesse cose morte e infangate erano sospese in
pozioni colorate sulle pareti tutto intorno. Sinistramente, c’erano molte scatole coperte da
ragnatele accatastate sul tavolo dove Harry avrebbe dovuto sedersi; si portavano appresso
un’aura di noioso, duro e inutile lavoro.
"Il Signor Gazza cercava qualcuno per mettere a posto questi vecchi documenti," disse Piton
a voce bassa. "Sono i verbali sui malfattori di Hogwarts e sulle loro punizioni. Dove
l’inchiostro si è sbiadito, o le schede sono state danneggiate dai topi, vorremmo che lei
ricopiasse sia i crimini che le punizioni e, assicurandosi che siano in ordine alfabetico, le
rimettesse nelle scatole. Non dovrà usare la magia."
"Va bene, Professore," disse Harry, con tutto il disprezzo che riuscì a mettere nelle ultime
quattro sillabe.
"Credo dovrebbe cominciare," disse Piton, con un sorriso malvagio sulle labbra, "con le
scatole mille e dodici fino alla mille e cinquantasei. Ci troverà dei nomi familiari, Potter, e
questo renderà più interessante il suo lavoro. Ecco, guardi. . ."
Con un movimento ostentato tirò fuori una scheda da una delle scatole più in alto, e lesse,
"James Potter e Sirius Black. Scoperti mentre utilizzavano un incantesimo illegale su Bertram
Aubrey. Testa di Aubrey grande il doppio del normale. Doppia punizione." Piton fece una
smorfia. "Deve essere di grande conforto che, sebbene loro non ci siano più, resti comunque
un ricordo delle loro grandi imprese."
Harry sentì la familiare sensazione ribollirgli all’interno dello stomaco. Mordendosi la lingua
per non replicare, si sedette di fronte alle scatole e se ne mise davanti una.
Era, come Harry si era aspettato, un lavoro inutile e noioso, segnato (come Piton aveva
sicuramente pianificato) dal puntuale colpo nello stomaco che accompagnava la lettura del
nome di suo padre o di Sirius, spesso accoppiati insieme in piccoli misfatti, e accompagnati
occasionalmente da quelli di Remus Lupin e Peter Minus. Mentre ricopiava tutte le loro
malefatte con le relative punizioni, si chiese cosa stava succedendo li fuori, dove la partita
doveva essere appena cominciata. . . Ginny giocava come Cercatore contro Cho . . .
Harry guardava sempre più spesso il grande orologio che ticchettava sul muro. Sembrava si
muovesse il doppio più lento di un normale orologio; forse Piton lo aveva stregato per farlo
andare così piano? Non poteva essere li solo da mezz’ora... un’ora ... un’ora e mezza. . . .
Lo stomaco di Harry cominciò a ruggire quando l’orologio segnò le dodici e mezza. Piton, che
non aveva parlato affatto dopo aver messo Harry al lavoro, all’una e dieci finalmente alzò la
testa.
"Penso possa bastare," disse freddamente. "Segni il punto dove è arrivato. Continuerà il
prossimo sabato alle dieci." Si, signore.
Harry infilò a caso una scheda piegata nella scatola e si precipitò fuori dalla porta prima che
Piton cambiasse idea. Corse su per le scale di pietra, allungando le orecchie per sentire
qualche suono dal campo, ma tutto era silenzioso. ... Era finita, allora. . . .
Fuori dalla Grande Sala affollata esitò, quindi corse su per la scalinata di marmo; sia che
Grifondoro vincesse o perdesse, i giocatori di solito festeggiavano o si commiseravano nella
loro sala comune.
"Quid agis?" domandò incerto alla Signora Grassa, chiedendosi cosa avrebbe trovato
all’interno.
La sua espressione fu imperscrutabile quando replicò, "Vedrai."
E si girò in avanti.
Un boato festoso proruppe dal buco dietro di lei. Harry rimase a bocca aperta mentre tutti,
appena lo videro, cominciarono a gridare. Alcune mani lo trascinarono nella stanza.
"Abbiamo vinto!" gridò Ron, saltandogli di fronte e mostrando a Harry la Coppa. " Abbiamo
vinto! Quattrocento cinquanta a centoquaranta! Abbiamo vinto!"
Harry si guardò intorno, c’era Ginny che correva verso di lui; aveva un’espressione dura e
aspra sul viso quando lo abbracciò. E senza pensarci, istintivamente, senza preoccuparsi del
fatto che cinquanta persone li stavano guardando, Harry la baciò.
Dopo alcuni lunghi istanti – ma poteva essere stata mezzora — o forse alcuni giorni assolati
— si separarono. La stanza era diventata molto silenziosa. Poi alcune persone cominciarono
ad applaudire rumorosamente e ci fu uno scoppio di risatine nervose. Harry vide da sopra la
testa di Ginny che Dean Thomas aveva in mano un bicchiere frantumato, e Romilda Vane
sembrava sul punto di lanciare qualcosa. Hermione sorrideva, ma gli occhi di Harry
cercarono Ron. Quando lo trovò, vide che aveva ancora in mano la Coppa, con l’espressione
di uno che ha preso una bastonata sulla testa.. Per una frazione di secondo si guardarono
l’uno con l’altro, poi Ron fece un leggero segno con la testa che Harry capì significava, Va
bene – se proprio dovete…
La creatura nel suo petto ruggì trionfante, sorrise a Ginny e le indicò senza parlare il
passaggio del ritratto. Una lunga camminata nei campi sembrava appropriata, durante la
quale – se avessero avuto il tempo – avrebbero anche potuto parlare della partita.
-CAPITOLO 25–
La veggente udita
trad. by Mawdiz
Il fatto che Harry Potter uscisse con Ginny Weasley sembrò interessare un gran numero di
persone, per la maggior parte ragazze, tuttavia Harry scoprì felicemente di avere una nuova
impermeabilità al pettegolezzo nelle ultime settimane. Dopotutto era stato un bel
cambiamento sentirsi parlar dietro per qualcosa che lo stava rendendo felice come non si
ricordava essere stato da molto tempo, piuttosto che per essere stato coinvolto in orride
scene di magia Oscura.
‘Non pensi che le persone avrebbero di meglio di cui parlare,’ disse Ginny appena si sedette
sul pavimento della Sala comune, appoggiata alle gambe di Harry e leggendo L’Eco del
Profeta. ‘Tre attacchi di Dissennatori in una settimana, e tutto quello che Romilda Vanes ha
da chiedermi è se è vero che hai un Ippogrifo tatuato sul petto.’
Sia Ron che Hermione esplosero in una fragorosa risata. Harry li ignorò.
‘Cosa le hai detto?’
‘Le ho detto che è un Ungaro Spinato [in inglese Hungarian Horntail, il drago che Harry ha
affrontato durante la prima prova del torneo Tremaghi ne Il Calice di Fuoco n.d.t.],’ disse
Ginny girando pigramente una pagina del giornale. ‘Molto più macho.’
‘Grazie,’ disse Harry ridendo a bocca aperta. ‘E cosa le hai detto che ha Ron?’
‘Un Mini-puff [in inglese Pygmy Puff], ma non ho detto dove.’
Ron assunse un’espressione arrabbiata come Hermione iniziò a rotolarsi dalle risate.
‘Guarda,’ disse puntando un dito minaccioso verso Herry e Ginny. ‘Solo perchè ti ho
accordato il mio permesso non vuol dire che non possa ritrattarlo –‘
‘”il tuo permesso”, lo derise Ginny. ‘Da quando mi dai il permesso per fare qualcosa?’
Comunque tu stesso hai detto che era meglio Harry piuttosto che Michael o Dean.’
‘Sì l’ho detto,’ disse Ron riluttante. ‘E solo finché non cominciate a sbaciucchiarvi in pubblico
–‘
‘Tu sporco ipocrita! E tu e Lavanda avvinghiati come un paio di anguille a fare schifezze
dappertutto?’ rivendicò Ginny.
Ma la tolleranza di Ron non doveva essere messa alla prova ancora a lungo siccome era
quasi giugno, per Harry e Ginny il tempo assieme stava diventando sempre più limitato. I
G.U.F.O. di Ginny si avvicinavano e lei era quindi costretta a ripassare per ore di notte.
Durante una di queste serate in cui Ginny si era ritirata in Biblioteca e Harry era seduto
accanto alla finestra nella sala comune, dove avrebbe dovuto finire il suo compito di
Erbologia, ma in realtà rivivendo un’ora particolarmente felice che aveva trascorso giù al lago
con Ginny all’ora di pranzo, Hermione si lasciò cadere sul sedile fra lui e Ron con uno
spiacevole sguardo risoluto in viso.
‘Voglio parlarti, Harry.’
‘Di cosa?’ disse Harry sospettoso. Solo il giorno prima Hermione gli aveva detto di smetterla
di distrarre Ginny ora che avrebbe dovuto dare il massimo per i suoi esami.
‘Del cosiddetto Principe Mezzo-Sangue.’
‘Oh, non di nuovo,’ egli gemette. ‘Per favore, vuoi lasciar perdere?’
Non aveva osato tornare alla stanza delle Necessità per riprendersi il libro e la sua resa in
Pozioni ne stava di conseguenza risentendo (sebbene Slughorn, che approvava la storia con
Ginny, aveva giovialmente attribuito il calo al mal d’amore di Harry). Ma Harry era sicuro che
Piton non avesse ancora perso la speranza di mettere le mani sul libro del Principe ed era
determinato a lasciarlo dov’era finché Piton fosse rimasto sulla difensiva.
‘Non la pianterò,’ disse Hermione fermamente, ‘finché non mi avrai ascoltato. Ora, ho provato
a indagare un po’ su chi avrebbe potuto avere l’hobby di inventare incantesimi Oscuri –‘
‘Lui non ne ha fatto un hobby –‘
‘Lui, lui – chi dice fosse un lui?’
‘Lo diciamo a causa di questo,’ disse Harry di cattivo umore. ‘Principe Hermione, Principe!’
‘Esatto!’ disse Hermione, macchie rosse fiammeggiarono sulle sue guance appena tirò fuori
dalla tasca un vecchissimo pezzo di carta da giornale e lo sbatté sul tavolo davanti a Harry.
‘Guarda quello! Guarda la figura!’
Harry raccolse il fragile pezzo di carta e fissò la foto in movimento, ingiallita dall’età; anche
Ron si piegò a dare un’occhiata. La figura mostrava una magra ragazza di circa quindici anni.
Non era bella; sembrava allo stesso tempo di malumore e scontrosa cupa, con sopracciglia
pesanti e un viso lungo e pallido. Sotto alla foto c’era la didascalia: Eileen Principe, Capitano
della squadra di Gobstones di Hogwarts.
‘Quindi?’ disse Harry esaminando il breve articolo a cui la foto apparteneva; era una storia
piuttosto noiosa sulle competizioni scolastiche.
‘Il suo nome era Eileen Principe. Principe, Harry.’
Si guardarono l’un l’altro e Harry capì quello che Hermione stava cercando di dire. Scoppiò a
ridere.
‘Neanche per idea!’
‘Cosa?’
‘Tu pensi che lei fosse il... Mezzo-Sangue? Oh, andiamo.’
‘Beh, perché no?’ Harry, non ci sono veri principi nel mondo dei maghi! È un soprannome, un
titolo fatto in casa che qualcuno si è auto assegnato, o potrebbe essere il loro vero nome,
no? No, ascolta! Se, mettiamo, suo padre era un mago il cui cognome era “Principe”, e sua
madre era Babbana, ecco che quello l’avrebbe resa un “Principe mezzo-sangue”!’
‘Sì, molto ingegnoso, Hermione...’
‘Ma potrebbe! Magari era fiera di essere un mezzo Principe!’
‘Ascolta, Hermione, posso dire che non è una ragazza. Posso solo dirlo.’
‘La verità è che tu pensi che una ragazza non avrebbe potuto essere abbastanza
intelligente,’ disse Hermione arrabbiata.
‘Come posso aver ciondolato in giro con te per cinque anni e non pensare che le ragazze
siano intelligenti?’ disse Harry, infastidito. ‘È il modo in cui scrive. So solo che il Principe era
un tizio, posso dirlo. Questa ragazza non ha avuto niente a che fare con lui. Dove l’hai preso,
comunque?’
‘In Biblioteca,’ disse Hermione prevedibilmente. ‘C’è una collezione completa di vecchi
Profeta laggiù. Bene, andrò a scovare altro su Eileen Principe, se posso.’
‘Divertiti,’ disse Harry irritato.
‘Lo farò,’ disse Hermione. ‘E il primo posto dove guarderò,’ gli disse frettolosa come
raggiunse il buco del ritratto, ‘è il registro dei vecchi riconoscimenti in Pozioni!’
Harry la guardò storto per un momento, poi continuò la sua contemplazione del cielo che
diventava buio.
‘Semplicemente non butta giù che tu la superi in Pozioni,’ disse Ron, ritornando alla sua
copia di Mille erbe magiche e funghi.
‘Non pensi io sia pazzo a rivolere indietro quel libro, vero?’
‘Ovviamente no,’ disse Ron vigorosamente. ‘Era un genio, il Principe. Ad ogni modo... senza
il suo suggerimento del bezoar...’ si passò il dito esplicitamente attraverso la sua stessa gola,
‘non sarei qui per parlarne, no? Voglio dire, non sto dicendo che l’incantesimo che hai usato
su Malfoy fosse grandioso –‘
‘Neanch’io,’ disse rapidamente Harry.
‘Ma è guarito del tutto, no? Si è rimesso subito in piedi.’
‘Sì,’ disse Harry; questo era perfettamente vero, sebbene la sua coscienza ancora
rimordesse un po’. ‘Grazie a Piton...’
‘Sei ancora in punizione con Piton questo sabato?’ continuò Ron.
‘Sì, e il Sabato dopo quello, e il Sabato dopo ancora,’ singhiozzò Harry. ‘E sta suggerendo
che se non finisco tutte le scatole per la fine del trimestre continueremo l’anno prossimo.’
Trovava queste punizioni particolarmente seccanti perchè riducevano il tempo già limitato
che avrebbe potuto trascorrere con Ginny. Veramente si era spesso chiesto se Piton non lo
sapesse, perchè stava tenendo Harry sempre di più ogni volta e sottolineava di come stesse
perdendo le belle giornate e le varie opportunità che gli avrebbero offerto.
Harry fu scosso da queste amare riflessioni dall’apparizione al suo lato di Jimmy Peakes che
gli stava porgendo un rotolo di pergamena.
‘Grazie Jimmy... hey, è di Silente!’ disse Harry eccitato srotolando la pergamena e
analizzandola. ‘Vuole che vada nel suo ufficio più velocemente che posso!’
Si fissarono.
‘Accidenti,’ sussurrò Ron. ‘Non pensi... non avrà trovato...?’
‘Meglio andare e vedere, no?’ disse Harry balzando in piedi.
Si affrettò fuori dalla sala comune e lungo il settimo piano più veloce che poté, non
incontrando nessuno tranne Pix che scese in picchiata nella direzione opposta, lanciando
pezzi di gesso a Harry in un consueto modo di fare e strepitò forte mentre schivava gli
incantesimi difensivi di Harry. Appena Pix fu sparito, nei corridoi ci fu silenzio; a soli quindici
minuti dal coprifuoco, molte persone erano già tornate nelle sale comuni di appartenenza.
E poi Harry sentì un urlo e un rumore. Si fermò lungo il percorso, ascoltando.
‘Come – osi – tu – aaaaargh!’
Il rumore proveniva da un corridoio vicino; Harry si affrettò in quella direzione, la bacchetta
pronta, girò un altro angolo e vide la Professoressa Cooman sdraiata in modo scomposto sul
pavimento, la testa coperta da uno dei suoi molti scialli, con molte bottiglie di Sherry a terra
davanti a lei, una rotta.
‘Professoressa –‘
Harry corse avanti e aiutò la Professoressa Cooman a rialzarsi. Alcuni delle sue scintillanti
perline si erano impigliate negli occhiali. Singhiozzava sonoramente, si aggiustò i capelli e si
tirò su aiutandosi col braccio di Harry.
‘Cos’è successo, Professoressa?’
‘Puoi ben chiedere!’ disse lei con voce acuta e penetrante. ‘Stavo passeggiando e pensavo
tristemente a certi oscuri presagi che mi è capitato di aver intravisto...’
Ma Harry non le stava prestando molta attenzione. Si era appena reso conto di dove si
trovassero: a destra c’era l’arazzo con i troll danzanti e, a sinistra, quella solida impenetrabile
distesa di muro di pietra che nascondeva –
‘Professoressa, stava cercando di entrare nella Stanza delle Necessità?’
‘...presagi che mi sono stati rivelati – cosa?’
Sembrò improvvisamente evasiva.
‘La Stanza delle Necessità,’ ripeté Harry. ‘Dove lei stava cercando di entrare.’
‘Io – beh – non sapevo che gli studenti ne fossero a conoscenza –‘
‘Non tutti lo sanno,’ disse Harry. ‘Ma cosa è successo? Ha urlato... sembrava come se fosse
stata ferita...’
‘Io – beh,’ disse la Professoressa Cooman, aggiustandosi gli scialli attorno, difensiva, e
fissandolo con i suoi occhi enormemente ingranditi [dalle lenti]. ‘Desideravo – ah – depositare
certi – hem – oggetti personali nella Stanza...’ E mormorò qualcosa circa ‘accuse cattive’.
‘Esatto,’ disse Harry guardando in basso verso le bottiglie di sherry. ‘Ma non è riuscita ad
entrare a nasconderli?’
Lo trovò molto strano; la Stanza si era aperta per lui, dopotutto, quando lui aveva voluto
nascondere il libro del Principe Mezzo-Sangue.
‘Oh, Sono entrata almeno,’ disse la Professoressa Cooman, fissando il muro. ‘Ma c’era già
qualcunaltro dentro.’
‘Qualcunaltro dentro –? Chi?’ chiese Harry. ‘Chi c’era là dentro?’
‘Non ne ho idea,’ disse la professoressa Cooman, sembrando leggermente sorpresa della
fretta nella voce di Harry. ‘Sono entrata nella Stanza e ho sentito una voce, cosa che non era
mai successa prima in tutti gli anni in cui ho nascosto – voglio dire, che ho utilizzato la
Stanza.’
‘Una voce? Cosa ha detto?’
‘Non so se stava dicendo qualcosa,’ disse la Professoressa Cooman. ‘Stava... esultando.’
‘Esultando?’
‘Trionfando di gioia,’ disse annuendo.
Harry la fissò.
‘Era maschile o femminile?’
‘Azzarderei la supposizione che fosse maschile,’ disse la Professoressa Cooman.
‘E suonava felice?’
‘Molto felice,’ disse la Professoressa Cooman tirando su col naso.
‘Come se stesse festeggiando?’
‘Molto chiaramente.’
‘E poi –?’
‘E poi ho chiesto, “Chi c’è là?”’
‘Non avrebbe potuto capire chi c’era senza chiedere?’ Le domandò Harry leggermente
frustrato.
‘L’Occhio Interiore,’ disse dignitosamente la Professoressa Cooman, aggiustandosi gli scialli
e molte file di perline luccicanti, ‘era concentrato su problemi ben lontani dai reami mondani
delle voci esultanti.’
‘Giusto,’ disse Harry con premura; aveva sentito parlare dell’Occhio Interiore della
Professoressa Cooman troppo spesso prima. ‘E la voce ha detto chi c’era?’
‘No, non l’ha detto,’ rispose lei. ‘Tutto è diventato buio pesto e la cosa successiva che ricordo
è che sono stata buttata a capofitto fuori dalla Stanza!’
‘E non ha visto quello arrivare?’ disse Harry non riuscendo a frenarsi.
‘No, come ho detto era tutto nero –‘ Si interruppe e lo guardò con sospetto.
‘Penso farebbe meglio a parlarne al Professor Silente,’ disse Harry.
‘Dovrebbe sapere dei festeggiamenti di Malfoy – voglio dire, che qualcuno l’ha buttata fuori
dalla Stanza.’
Sorprendentemente, la Professoressa Cooman a questo suggerimento si alzò, con aria di
superiorità.
‘Il Preside mi ha intimato che preferirebbe meno visite da parte mia,’ disse lei freddamente.
‘Non sono tipo da imporre la mia compagnia a quelli che non la apprezzano. Se Silente
sceglie di ignorare gli avvertimenti delle carte –‘
La sua mano ossuta si chiuse improvvisamente attorno al polso di Harry.
‘Tante volte, non importa come li percepisco –‘
E drammaticamente tirò fuori una carta da sotto gli scialli.
‘– la torre colpita dal fulmine,’ sussurrò, ‘Calamità. Disastro. Si avvicina sempre più...’
‘Giusto,’ disse di nuovo Harry. ‘Bene... penso sempre che dovrebbe dire a Silente di questa
voce e che tutto è diventato buio e di essere stata buttata fuori dalla Stanza...’
‘Lo pensi?’ La Professoressa Cooman sembrò considerare la questione per un attimo, ma
Harry avrebbe giurato che stesse accarezzando l’idea di raccontare ancora la sua piccola
avventura.
‘Sto andando da lui proprio ora,’ disse Harry. ‘Dobbiamo incontrarci. Potremmo andare
insieme.’
‘Oh, bene, in tal caso,’ disse la Professoressa Cooman con un sorriso. Si curvò in basso,
raccattò le sue bottiglie di Sherry e le cestinò senza cerimonie in grosso vaso bianco e blu
che stava in una nicchia vicina.
‘Mi spiace non averti più nella mia classe, Harry,’ disse animosamente, e si avviarono
assieme. ‘Non sei mai stato molto Veggente... ma eri un meraviglioso Oggetto di...’
Herry non replicò; aveva odiato essere l’Oggetto delle continue previsioni di morte della
Professoressa Cooman.
‘Temo,’ continuò, ‘che quel tormento – scusa, il centauro – non sappia nulla di cartomanzia.
Gli ho chiesto, una volta – da veggente a veggente – se non avesse anche lui avvertito la
vibrazione lontana dell’imminente catastrofe. Ma sembrò trovarmi quasi comica. Sì, comica!’
La sua voce si alzò piuttosto istericamente e a Harry arrivò una potente zaffata di sherry
anche se le bottiglie erano state lasciate indietro.
‘Forse il cavallo ha sentito persone dire che non ho ereditato il dono della mia bis-bisnonna.
Quelle chiacchiere sono state fatte circolare dai gelosi per anni. Sai cosa dico a quelle
persone, Harry? Mi avrebbe Silente lasciato insegnare in questa grande scuola, mi avrebbe
dato tanta fiducia in tutti questi anni se io non gli avessi dimostrato la mia abilità?’
Harry borbottò qualcosa di indistinto.
‘Ricordo bene il mio primo colloquio con Silente,’ continuò la Professoressa Cooman con
tono rauco. ‘Egli ne fu profondamente impressionato, naturalmente, profondamente
impressionato... stavo alla Testa di Porco, dove non avevo incidentalmente notato – le pulci
da letto, caro ragazzo – ma i risparmi erano pochi. Silente mi fece la cortesia di chiamarmi
nella mia stanza alla locanda. Mi interrogò... Devo confessare che, all’inizio, pensavo fosse
maldisposto nei confronti di Divinazione... e ricordo che stavo cominciando a sentirmi un po’
strana, non avevo mangiato molto quel giorno... ma poi...’
E ora Harry stava prestando la dovuta attenzione per la prima volta, perché sapeva cos’era
successo dopo: la Professoressa Cooman aveva formulato la profezia che aveva alterato il
corso della sua intera vita, la profezia su lui e Voldemort.
‘... ma poi fummo brutalmente interrotti da Severus Piton!’
‘Cosa?’
‘Sì, ci fu confusione fuori dalla porta che si spalancò e là c’era il barista, piuttosto arrabbiato,
in piedi con Piton che stava dicendo di aver sbagliato strada su per le scale, sebbene temo di
aver io stessa pensato che fosse stato fermato mentre origliava il mio colloquio con Silente –
vedi, anche lui a quel tempo era in cerca di un lavoro e senza dubbio cercava di raccogliere
indiscrezioni! Bene, dopo questo, sai, Silente sembrò molto più disposto a darmi un lavoro e
non posso non pensare Harry, che fu perché apprezzò il netto contrasto fra le mie maniere
modeste e il mio talento discreto, comparati all’opprimente, sgomitante ragazzo pronto a
origliare dai buchi della serratura – Harry, caro?’
Guardò indietro, oltre la sua spalla, essendosi resa conto solo allora che Harry non era più
con lei; lui aveva smesso di camminare ed erano ora a tre metri l’uno dall’altra.
‘Harry?’ ripeté incerta.
Forse il suo viso era bianco, per rendere lo sguardo di lei così preoccupato e spaventato.
Harry era fermo, completamente immobile come se onde di emozioni crollassero su di lui,
onda dopo onda, facendo dimenticare tutto tranne l’informazione che gli era stata taciuta per
così tanto tempo...
Era Piton che aveva sentito per caso la profezia. Era Piton che aveva portato la notizia della
profezia a Voldemort. Piton e Peter Minus assieme avevano mandato Voldemort a caccia di
Lily e James e del loro figlio...
Nient’altro importava a Harry in quel momento.
‘Harry?’ disse nuovamente la Professoressa Cooman. ‘Pensavo stessimo andando a trovare
il Preside assieme.’
‘Lei stia qui,’ disse Harry attraverso le labbra intorpidite.
‘Ma caro... Gli avrei detto di come sono stata assalita nella Stanza delle –‘
‘Stia qui!’ le ripeté Harry rabbiosamente.
Lei sembrò allarmata appena la oltrepassò di corsa, girò l’angolo nel corridoio di Silente,
dove stava di guardia il gargoyle solitario. Harry urlò al gargoyle la parola d’ordine e corse su
per la scala a chiocciola che si muoveva, tre gradini per volta. Non bussò alla porta di Silente,
la colpì violentemente [in inglese hammered, martellare, n.d.t.]; e la voce calma rispose
“Avanti” dopo che Harry si era già scagliato dentro alla stanza.
Fanny la fenice si guardò attorno, i suoi neri occhi lucenti riflettevano scintille dorate del
tramonto, accanto alla finestra. Silente, in piedi alla finestra, guardava fuori verso i giardini,
con un lungo mantello da viaggio nero in mano.
‘Bene Harry, ho promesso che saresti potuto venire con me.’
Per un attimo o due Harry non capì; la conversazione con la Cooman gli aveva tolto qualsiasi
altra cosa dalla testa e il suo cervello sembrava muoversi molto lentamente.
‘Venire... con lei...?’
‘Solo se lo desideri, naturalmente.’
‘Se lo...’
E in quel momento Harry ricordò perché era impaziente di andare nell’ufficio di Silente in un
primo momento.
‘Ne ha trovato uno? Lei ha trovato un Horcrux?’
‘Credo di sì.’
Rabbia e risentimento combattevano contro shock ed eccitazione: per diversi momenti Harry
non riuscì a parlare.
‘È normale avere paura,’ disse Silente.
‘Non sono spaventato!’ disse Harry all’improvviso, ed era perfettamente vero; la paura era
un’emozione che non stava affatto provando. ‘Quale Horcrux è? Dove si trova?’
‘Non sono sicuro di quale sia – sebbene credo che potremmo escludere il serpente – ma
credo sia nascosto in una grotta sulla costa a molte miglia da qui, una caverna che cerco di
localizzare da molto tempo: la grotta in cui Tom Riddle un tempo terrorizzò due bambini del
suo orfanotrofio durante la gita annuale; ricordi?’
‘Sì,’ disse Harry. ‘Com’è protetto?’
‘Non lo so. Ho sospetti che potrebbero essere completamente errati.’ Silente esitò, poi disse,
‘Harry, ti ho promesso che saresti potuto venire con me, ma sarebbe un mio grave errore non
avvisarti che questo sarà estremamente pericoloso.’
‘Verrò,’ disse Harry, ancora prima che Silente avesse finito di parlare. Ribollendo di rabbia
per Piton, il suo desiderio di fare qualcosa di disperato e rischioso era decuplicato negli ultimi
pochi minuti. Questo sembrò evidente dall’espressione di Harry per Silente che si allontanò
dalla finestra e guardò Harry più da vicino, con una leggera ruga fra le sopracciglia argentate.
‘Cosa ti è successo?’
‘Niente,’ mentì prontamente Harry.
‘Cosa ti ha sconvolto?’
‘Non sono sconvolto.’
‘Harry, non sei mai stato bravo in Occlumanzia –‘
La parola fu la scintilla che fece scoppiare la furia di Harry.
‘Piton!’ disse, urlando, e Fanny emise un lieve verso [in inglese squeak, n.d.t.] dietro di loro.
‘Piton, ecco cos’è successo! Ha raccontato a Voldemort della profezia, è stato lui, lui ha
ascoltato fuori dalla porta, me l’ha detto la Cooman!’
L’espressione di Silente non cambiò, ma Harry pensò che il suo viso impallidì sotto il lieve
color sangue riflesso dal sole al tramonto. Per un lungo momento, Silente non disse nulla.
‘Quando l’hai saputo?’ chiese infine.
‘Proprio ora!’ disse Harry che si stava trattenendo dall’urlare con enorme difficoltà. E poi,
improvvisamente, non poté più fermarsi. ‘E LEI L’HA LASCIATO INSEGNARE QUI E LUI HA
DETTO A VOLDEMORT DI UCCIDERE MIA MAMMA E MIO PADRE!’
Respirando affannosamente come se stesse combattendo, Harry si allontanò girandosi da
Silente, che ancora non aveva mosso un muscolo, e iniziò a camminare su e giù per lo
studio, sfregandosi le nocche della mano ed aggrappandosi ad ogni briciola di controllo
rimasto per evitare di prendere a pugni tutto. Voleva arrabbiarsi e tempestare contro Silente,
ma voleva anche andare con lui e cercare di distruggere l‘Horcrux; voleva dirgli che era stato
un vecchio pazzo a credere a Piton, ma era terrorizzato che Silente non lo portasse con sé
finché non avesse imparato a controllare la sua rabbia...
‘Harry,’ disse Silente tranquillamente. ‘Ti prego di ascoltarmi.’
Fu tanto difficile fermare la sua ossessiva camminata quanto trattenersi dall’urlare. Harry fece
una pausa, mordendosi le labbra e guardò il viso rugoso di Silente.
‘Il Professor Piton ha fatto un terribile –‘
‘Non mi dica che è stato un errore, signore, stava ascoltando dietro alla porta!’
‘Ti prego, lasciami finire.’ Silente aspettò finché Harry non annuì brevemente, poi proseguì. ‘Il
Professor Piton ha fatto un terribile errore. Era ancora alle dipendenze di Lord Voldemort la
notte che ascoltò la prima metà della profezia della Professoressa Cooman. Naturalmente si
affrettò a raccontare al suo padrone cosa aveva sentito perchè la cosa riguardava il suo capo
tanto profondamente. Ma non seppe – non aveva alcun modo di saperlo – a quale ragazzo
Voldemort avrebbe dato la caccia da lì in poi, o che i genitori che avrebbe distrutto nella sua
mortale crociata omicida erano persone che il Professor Piton conosceva, che erano tua
madre e tuo padre –‘
Harry rise forte, ironicamente.
‘Lui odiava mio padre come odiava Sirius! Non ha notato, Professore, come le persone odiate
da Piton tendano a morire?’
‘Non hai idea del rimorso che il Professor Piton ha provato quando ha realizzato come Lord
Voldemort avesse interpretato la profezia, Harry. Credo che sia il rammarico più grande della
sua vita e la ragione per cui è ritornato –‘
Ma lui è un ottimo Occlumens, vero signore?’ disse Harry la cui voce stava tremando nello
sforzo di mantenerla controllata.
‘E Voldemort non è convinto che Piton stia dalla sua parte, perfino adesso? Professore...
come può essere sicuro che Piton sia dalla nostra parte?’
Silente non parlò per un momento; sembrava come se stesse ricomponendo qualcosa nella
sua mente. Alla fine disse, ‘Sono sicuro. Mi fido di Severus Piton completamente.’
Harry respirò profondamente per qualche momento nello sforzo di controllarsi. Non funzionò.
‘Bene, io no!’ disse, urlando come prima. ‘Sta organizzando qualcosa con Draco Malfoy
proprio adesso, proprio sotto al suo naso, e lei ancora –‘
‘Ne abbiamo già discusso, Harry,’ disse Silente, e ora la sua voce suonava nuovamente
severa. ‘Ti ho esposto la mia opinione.’
‘Sta per lasciare la scuola stanotte e ci scommetterei che non ha affatto considerato che
Piton e Malfoy potrebbero decidere di –‘
‘Di cosa?’ chiese Silente, le sopracciglia alzate. ‘Cos’è che sospetti stiano facendo,
precisamente?’
‘Io... stanno facendo qualcosa!’ disse Harry e le sue mani si piegarono a pugno come lo
disse. ‘La Professoressa Cooman era appena entrata nella stanza delle Necessità, cercando
di nascondere le sue bottiglie di sherry e ha sentito Malfoy gridare entusiasta, festeggiare! Lui
stava cercando di riparare qualcosa di pericoloso là dentro e se dovessi dire, alla fine l’ha
aggiustato e lei sta proprio per uscire dalla scuola senza –‘
‘È abbastanza’, disse Silente. Lo disse assolutamente calmo, e Harry si zittì immediatamente;
sapeva di aver infine superato qualche limite invisibile. ‘Pensi che io abbia mai lasciato una
volta la scuola senza protezione durante le mie assenze quest’anno? Mai. Stanotte, quando
partirò, verranno adottate protezioni aggiuntive al luogo. Ti prego di non insinuare che non
prendo seriamente la sicurezza dei miei studenti, Harry.’
‘Io non –‘ borbottò Harry, leggermente imbarazzato, ma Silente tagliò corto.
‘Non desidero discutere oltre la questione.’
Harry si rimangiò la sua rabbiosa risposta, temendo di essersi spinto troppo in là, di aver
sciupato la sua occasione di accompagnare Silente, ma Silente continuò, ‘Vuoi venire con me
stasera?’
‘Sì,’ disse Harry immediatamente.
‘Molto bene, allora: ascolta.’
Silente si erse in tutta la sua altezza.
‘Ti porto con me a una condizione: che tu obbedisca ad ogni comando io ti possa dare,
immediatamente e senza domande.’
‘Naturalmente.’
‘Assicurati di aver capito, Harry. Voglio dire che devi seguire persino ordini come “corri”,
“nasconditi” o “torna indietro”. Ho la tua parola?’
‘Io – sì, naturalmente.’
‘Se ti dico di nasconderti, lo farai?’
‘Sì.’
‘Se ti dico di scappare via, obbedirai?’
‘Sì.’
‘Se ti dico di lasciarmi e di metterti in salvo, farai come ti dico?’
‘Io –‘
‘Harry?’
Si guardarono per un momento.
‘Sì, signore.’
‘Molto bene. Allora desidero che tu vada a prendere il tuo Mantello e mi raggiunga nella Sala
di Ingresso in cinque minuti.’
Silente si voltò indietro a guardare fuori dalla finestra tinta fuoco; il sole era ora una vivida
luce rosso rubino all’orizzonte. Harry camminò svelto dall’ufficio e giù dalla scala a chiocciola.
La sua mente era, tutto a un tratto, stranamente chiara. Sapeva cosa fare.
Ron e Hermione erano seduti assieme nella stanza comune quando lui tornò. ‘Cosa voleva
Silente?’ Disse ad un tratto Hermione. ‘Harry, stai bene?’ aggiunse preoccupata.
‘Sto bene.’ Disse brevemente Harry, oltrepassandoli veloce. Si affrettò su per le scale e nel
suo dormitorio dove spalancò il suo baule e ne cavò la Mappa del Malandrino e un paio di
calzini appallottolati. Poi corse indietro giù dalle scale e nella sala comune, scivolando in
frenata dove Ron e Hermione sedevano, attoniti.
‘Non ho molto tempo,’ ansimò Harry, ‘Silente pensa che stia prendendo il mio Mantello
dell’Invisibilità. Ascoltate...’
Velocemente spiegò loro dove stava andando e perché. Non si fermò neppure per i sobbalzi
di orrore di Hermione o per le domande incalzanti di Ron; potevano entrare nel dettaglio più
tardi.
‘... così capite che significa?’ Harry concluse al galoppo. ‘Silente non sarà qui stasera, così
Malfoy avrà un altra chiara possibilità per quello che sta facendo. No, ascoltatemi!’ soffiò
rabbioso appena Ron e Hermione mostrarono segno di volerlo interrompere. ‘So che Malfoy
stava festeggiando nella Stanza delle Necessità. Ecco –‘ spinse vigorosamente la Mappa del
Malandrino nella mano di Hermione. ‘Dovrete sorvegliare lui e dovrete anche sorvegliare
Piton. Usate chiunque riusciate a radunare dell’ES. Hermione, quei Galeoni comunicativi
funzionano ancora, esatto? Silente dice che metterà ulteriori protezioni sulla scuola, ma se
Piton è coinvolto, saprà cos’è la protezione di Silente e come evitarla – ma non si aspetterà
tutti voi in vigilanza, no?’
‘Harry –‘ cominciò Hermione, gli occhi spalancati per la paura.
‘Non ho tempo di discutere,’ disse Harry brevemente. ‘Prendete anche questo –‘ spinse i
calzini in mano a Ron.
‘Grazie,’ disse Ron. ‘Ehm – perchè dovrei avere bisogno di calzini?’
‘Hai bisogno di quello che c’è avvolto dentro, è il Felix Felicis. Dividetelo fra voi e Ginny.
Salutatela per me. Farei meglio ad andare, Silente sta aspettando –‘
‘No!’ disse Hermione, appena Ron sfasciò la bottiglietta di pozione dorata, con aria
impressionata. ‘Non la vogliamo, prendila tu, chissà cosa dovrai affrontare.’
‘Andrà bene, sarò con Silente,’ disse Harry. ‘Voglio sapere che voi tutti state bene... non fare
quella faccia Hermione, ti vedrò più tardi...’
E andò, affrettandosi indietro attraverso il buco del ritratto, verso la Sala di Ingresso.
Silente stava aspettando a lato dei portoni di ingresso in quercia. Si girò appena Harry arrivò
in scivolata sul gradino di pietra più in alto, ansimando, con una forte fitta al fianco.
‘Vorrei che tu indossassi il tuo Mantello, per favore,’ disse Silente, e aspettò finché Harry non
lo ebbe indossato prima di dire, ‘Molto bene. Andiamo?’
Silente scese improvvisamente gli scalini di pietra, col mantello da viaggio appena mosso
nell’immobile aria estiva. Harry si affrettò dietro di lui sotto il Mantello dell’Invisibilità, ancora
ansimando e persino sudando parecchio.
‘Ma cosa penseranno le persone quando vedranno che sta partendo, Professore?’ chiese
Harry, la mente fissa a Malfoy e Piton.
‘Che sono fuori a Hogsmeade per una bevuta,’ disse Silente gentilmente. ‘Qualche volta
visito Rosmerta come cliente, o vado alla Testa di Porco... o do l’impressione di esserci. È un
buon modo per nascondere la propria vera destinazione.’
Scesero giù per la strada nel soffice alone di luce del tramonto. L’aria era piena degli odori di
erba tiepida, acqua di lago e fumo di legna proveniente dalla baracca di Hagrid. Era difficile
credere che si stavano dirigendo verso qualcosa di pericoloso o spaventoso.
‘Professore,’ disse Harry calmo, appena i cancelli in fondo alla strada furono visibili,
‘Appariremo?’
‘Sì,’ disse Silente. ‘Sai Apparire ora, credo.’
‘Sì,’ disse Harry, ‘ma non ho la licenza.’
Si sentiva meglio ad essere onesto; che sarebbe stato se avesse rovinato tutto facendosi
ritrovare a 150 chilometri [in inglese 100 miglia, circa 160 km, n.d.t.] da dove era tenuto ad
andare?
‘Non ti preoccupare,’ disse Silente, ‘ti posso aiutare ancora.’
Uscirono dai cancelli nel poco illuminato e deserto sentiero per Hogsmeade. L’oscurità
scendeva velocemente mentre camminavano e nel tempo che raggiunsero la High Street la
notte era scesa sul serio. Le luci brillavano dalle finestre sopra ai negozi e come si
avvicinarono ai Tre Manici di Scopa sentirono grida rauche.
‘– e resta fuori!’ Gridò Madam Rosmerta, cacciando vigorosamente un mago dall’aria sporca.
‘Oh, ciao Albus... sei fuori tardi...’
‘Buona sera Rosmerta, buona sera... perdonami, sto andando alla Testa di Porco... senza
offesa, ma gradirei un’atmosfera più calma stasera...’
Un minuto dopo essi girarono l’angolo sul lato della strada dove l’insegna della Testa di
Porco cigolava leggermente, sebbene non ci fosse vento. In contrasto con i Tre Manici di
Scopa, il bar sembrava essere completamente vuoto.
‘Non sarà necessario entrare,’ mormorò Silente guardandosi attorno. ‘Finché nessuno ci vede
andare... ora metti la mano sul mio braccio, Harry. Non c’è bisogno di stringere troppo, ti sto
semplicemente guidando. Al tre – uno... due... tre...’
Harry iniziò a girare. Improvvisamente, ci fu quell’orribile sensazione che lo faceva sentire
strizzato in uno stretto tubo di gomma; non riusciva neppure respirare, ogni parte del suo
corpo fu compressa per tutta la durata e poi, proprio quando pensò che sarebbe soffocato, la
fascia invisibile sembrò aprirsi all’improvviso e si ritrovò in piedi nella fredda oscurità,
respirando a pieni polmoni fresca aria salmastra.
- Capitolo 26 La Caverna (The Cave)
By sir_gordon
Harry potè sentire l'odore del sale e lo sciabordio delle onde; una luce, la brezza fredda
increspò i suoi capelli mentre guardava sul mare la luna riflessa con varie stelle. Era in piedi
su un alto affioramento di roccia scura, il mare spumeggiante sbatteva sotto di lui. Gettò uno
sguardo sopra la sua spalla. Una scogliera si stagliava dietro, un’insenatura più in basso,
nera e senza volto. Alcuni grandi pezzi di roccia, come quella su cui erano in piedi Harry e
Silente, sembravano essersi spaccati via dalla faccia della scogliera e fossero caduti più in
basso molto tempo prima. Era una vista brulla e dura, il mare e la roccia uniforme senza
nessuna traccia di alberi erba o sabbia
“Cosa ne pensi?” chiese Silente. Sembrava avesse chiesto l’opinione di Harry su quel posto
se fosse adatto o no per un picnic.
“Hanno portato gli orfani qui?” chiese Harry , che non poteva immaginare un posto meno
appropriato per una gita
“Non precisamente qui” disse Silente. “c’è una sorta di villaggio a metà strada lungo le
scogliere dietro noi. Credo che gli orfani siano stati portati là per un po’d'aria di mare e per
vedere le onde del mare. No, non penso che siano venuti qui, soltanto Tom Riddle e le sue
giovani vittime hanno visitato questo posto. Nessun Babbano potrebbe raggiungere questa
roccia a meno che fosse insolitamente un buon rocciatore e le barche non possono
avvicinarsi alle scogliere, le acque qui intorno sono troppo pericolose. Immagino che Riddle si
è arrampicato da lì giù; la magia lo avrà aiutato più delle corde. Ed ha portato i due piccoli
bambini con lui, probabilmente per il piacere di terrorizzarli. Penso che il viaggio lo abbia fatto
da solo, tu?”
Harry guardò ancora in su la scogliera e gli venne la pelle d’oca.
“Ma la sua destinazione finale… e la nostra… si trova un po’ più in alto. Andiamo.”
Silente fece un cenno ad Harry verso il bordo dello scoglio dove c’erano una serie di
frastagliate e dentellate nicchie che formavano degli appigli dove mettere i piedi che
conducevano giù ai massi che erano per metà in acqua e più vicino alla scogliera. Era una
discesa perfida per Silente, impedito un po’ dalla sua mano senza forza, si spostava
lentamente. Le rocce più in basse erano sdrucciolevoli bagnate dall’acqua di mare. Harry si
sentì colpire in faccia dagli spruzzi di sale. “Lumos” disse Silente, dopo aver raggiunto il
masso più vicino alla faccia della scogliera. Mille macchie di luce dorata scintillarono sulla
superficie scura dell'acqua che si nascondeva alcuni piedi lì sotto; anche la parete nera della
roccia al lato era stata illuminata. “Vedi?” disse tranquillamente Silente, indicando con la
bacchetta un po’ più in alto. Harry vide una fenditura nella scogliera in cui l'acqua scura stava
turbinando. “Non avrai problemi a farti un piccolo bagno?”
“No” disse Harry
“Allora tolgli il mantello dell’invisibilità… non ci serve adesso… e tuffiamoci” e con l'improvvisa
agilità di un uomo giovane, Silente si tuffò dal masso, immergendosi nel mare e poi a
nuotare, con uno stile a rana perfetto, verso la fessura scura nella faccia della roccia, con la
sua bacchetta lucente tra i denti. Harry si tolse il suo mantello, lo infilò nella sua tasca e lo
seguì. L'acqua era ghiacciata; Harry aveva i vestiti impregnati tutto intorno a lui ondeggiava.
Prese profondi respiri e le sue narici si riempirono di odore di sale e alghe, partì di filato verso
lo scintillio della luce ora più profonda nella scogliera. La fenditura si aprì presto in una
galleria oscura a che Harry sembrò riempirsi di acqua con l'alta marea. Le pareti viscide
erano alte a mala pena tre piedi e lucide come catrame bagnato alla luce della bacchetta di
Silente. Una piccola via, un passaggio curvo a sinistra ed Harry vide che si estendeva molto
dentro la scogliera. Continuò a nuotare sulle tracce di Silente, le punte delle dita erano
intorpidite toccando le grezze e bagnate rocce
Allora vide Silente uscire fuori dall’acqua davanti a lui, con i suoi capelli argento ed abiti scuri
che brillano. Quando Harry raggiunse lo stesso posto trovò una gradinata che conduceva in
un grande caverna. Si arrampicarono su di essa, dell’acqua gocciolava dai suoi vestiti
impregnati ed emerse, con un incontrollabile brivido, in una calma e gelida aria.
Silente si stava alzando in piedi nel mezzo della caverna, tenendo la sua bacchetta verso
l’alto mentre si guardava in torno, esaminando le pareti ed il soffitto.
“Sì, questo è il posto” disse Silente.
“Come può dirlo?” parlò con un bisbiglio Harry.
“Riconosco la magia” disse semplicemente Silente. Harry non poteva dire se i brividi che
stava sperimentando fossero dovuti per il gelo che sentiva nella spina dorsale o per la
consapevolezza dei malefici fatti in quel posto. Si guardò intorno mentre Silente continuava a
girare sul posto, evidentemente concentrandosi sulle cose che Harry non poteva vedere.
“Questo è soltanto l’anticamera, il corridoio di entrata” disse Silente dopo un momento o due.
“Dobbiamo entrare dentro… Ora dovremmo superare gli ostacoli messi da Lord Voldemort
non più quelli fatti dalla natura…”
Silente si avvicinò alla parete della caverna e lo accarezzò con le punte delle dita annerite,
sussurrò delle parole in una lingua sconosciuta che Harry non capì. Silente camminò verso
destra intorno alla caverna, toccando altrettante rocce che poteva, occasionalmente faceva
una pausa, facendo passare le sue dita indietro e in avanti sopra un punto particolare,
finalmente si è arrestato, la sua mano era premuta pienamente contro la parete. “Qui” disse.
“Passeremo da qui. L'entrata è nascosta.” Harry non chiese a Silente come lo aveva capito.
Non aveva mai visto un mago fare cose come questa, semplicemente osservando e
toccando; ma Harry da lungo tempo aveva imparato che gli scoppi e fumo erano più spesso i
contrassegni dell’inettitudine che della perizia. Silente fece un passo indietro dalla parete
della caverna ed indicò con la sua bacchetta verso la roccia. Per un momento, apparve il
profilo di un arcata, bianco ardente come se ci fosse una luce potente dietro la crepa.
“C’è l’avete fatta!” disse Harry con una voce gelata, ma prima che le parole avessero lasciato
le sue labbra il profilo era scomparso, lasciando la roccia nudo e e solida quanto mai. Silente
si guardò intorno.
“Harry, sono spiacente, mi sono dimenticato,” disse Silente; ora indicava con la sua
bacchetta verso Harry ed immediatamente, i vestiti di Harry erano caldi ed asciutti come se li
fossero stati stesi davanti un fuoco ardente.
“Grazie” disse Harry riconoscente, ma Silente aveva già rivolto la sua attenzione di nuovo alla
parete solida della caverna. Non provò altra magia, ma era in piedi semplicemente là fisso ed
attento, come se qualcosa estremamente interessante fosse scritta sulla roccia. Harry rimase
in silenzio; non desiderava rompere la concentrazione di Silente. Allora, dopo due minuti,
Silente disse tranquillamente: “Oh, senza dubbio. Molto primitivo.”
“Che cos’è, professore?”
“Penso piuttosto” disse Silente, mettendo la sua mano indenne all'interno dei suoi abiti ed
estraendo fuori una lama d'argento corta che Harry aveva usato per tagliare gli ingredienti a
pezzi nelle lezioni di Pozioni “Siamo tenuti ad effettuare il pagamento per passare.”
“Pagamento?” disse Harry. “Devo dare qualcosa alla porta?”
“Sì” disse Silente. “Sangue, se non mi sbaglio.”
“Sangue?”
“Ho detto che era primitivo” disse Silente, con una voce che suonava sprezzante, persino
delusa, come se Voldemort fosse caduto bruscamente a più alti livelli che Silente non aveva
previsto. “l'idea, sono sicuro che ha dedotto, e che bisogna indebolire il nemico prima che
entri. Ancora una volta, Lord Voldemort non riesce ad afferrare che ci sono cose molto più
terribili che una ferita fisica.”
“Si, ma calmiamoci, potete evitare…” disse Harry , che aveva già avuto un esperienza
abbastanza dolorosa e non voleva ripeterla.
“A volte, tuttavia, è inevitabile,” disse Silente, agitando indietro la manica del suo abito ed
esponendo l'avambraccio anteriore della sua mano danneggiata.
“Professore!” protestò Harry, affrettandosi in avanti come Silente alzò la sua lama. “lo farò, io
sono…” Non sapeva che cosa stava per dire… più giovane, idoneo?
Ma Silente sorrise. Ci fu un flash d’argento e zampilli scarlatti; la faccia della roccia era stata
macchiata con gocce scure e splendenti.
“Sei molto gentile, Harry” disse Silente, passando la punta della sua bacchetta sopra il taglio
profondo che aveva fatto in suo proprio braccio, di modo che guarì immediatamente, come
fece Piton guarendo la ferita di Malfoy, “ma il tuo sangue vale più del mio. Ah, sembra aver
funzionato?” Il profilo d'argento ardente di un arco era comparsa sulla parete e questa volta
non scomparve: La roccia macchiata di sangue sparì semplicemente, lasciando un'apertura
in una cosa che sembrava essere soltanto oscurità. “Dopo di me, penso” disse Silente
incamminandosi attraverso l’arcata con Harry che lo seguiva, illuminanti dalla bacchetta
mentre andavano frettolosamente.
Gli apparve d’avanti alla vista una cosa misteriosa: Erano in piedi sul bordo di un grande lago
nero, così ampio che Harry non poteva misurarlo, in una grotta così alta che il soffitto non si
vedeva. Una luce verdastra e nebulosa brillava lontano, sembrava essere al centro del lago;
ed era riflesso completamente nell'acqua lì sotto. L'incandescenza verdastra e la luce delle
due bacchette erano le uniche cose contrastavano l’oscurità vellutata, benchè i loro raggi non
penetrassero per quanto Harry aveva previsto. L’oscurità era in qualche modo più densa di
quella normale.
“Incamminiamoci” disse tranquillamente Silente. “Fai molta attenzione a non fare un passo
nell'acqua. Stammi vicino.” Si era posizionato sul bordo esterno del lago ed Harry lo seguiva
molto da vicino dietro di lui. I loro passi echeggiavano, suoni di rumori secchi sulla roccia che
circondava il lago. Camminarono senza sosta, ma la vista non variava: da un lato , la parete
verticale della caverna, dall’altra, un’infinita distesa di oscurità, con al centro quella misteriosa
incandescenza verdastra. Harry trovò il posto ed il silenzio oppressivo e snervante.
“Professore?” disse finalmente. “Pensate che un Horcrux sia qui?”
“Oh sì” disse Silente. “sì, sono sicuro che c’è. La domanda è, come possiamo prenderlo?”
“Non potremmo... noi non potremmo provare a fare un incantesimo di convocazione?” disse
Harry, sicuro che fosse un suggerimento stupido. Ma era stato molto più acuto di quanto
pensava ed era un espediente per uscire al più presto da quella situazione.
“Certamente che potremmo” disse Silente, arrestandosi così improvvisamente che Harry
quasi andò ad inciampare su di lui. “Perchè non ci provi?”
“Io? Oh….ok…” Harry non aveva previsto questo, ma si schiarì la voce e gridò forte, con la
bacchetta in alto: “Accio Horcrux!”
Con un rumore simile ad un esplosione, qualcosa di molto grande e pallido spunto dall'acqua
scura circa a venti piedi; prima che Harry potesse vedere che fosse, era sparito ancora con
una spruzzata che aveva fatto increspare tutto il lago anche in profondità. Harry saltò indietro
nella scossa e colpì la parete; il suo cuore ancora stava tuonando mentre si era girato verso
Silente.
“Che cos’era quello?”
“Qualcosa, penso, che è pronto a rispondere se tentiamo di afferrare l’Horcrux.” Harry guardò
indietro l'acqua. La superficie del lago ancora una volta sembrava di vetro lucido e nero: le
onde erano sparite in modo innaturale e veloce; Il cuore di Harry, tuttavia, batteva tranquillo.
“Avete pensato a cosa è successo, signore?”
“Ho pensato a cosa accadrebbe se prendessimo nelle nostre mani l’ Horcrux. Quella era
un'idea molto buona, Harry; cosi nel modo più semplice abbiamo visto cosa stiamo per
affrontare”
“Ma non conosciamo che roba fosse” disse Harry, guardando l'acqua sinistramente liscia.
“Quello che ci vuole, è provare” disse Silente. “dubito molto che ci sia anche soltanto uno di
loro. Camminiamoci sopra?”
“Professore?”
“Si, Harry?”
“Pensate di dover entrare nel lago?”
“Dentro? Soltanto se siamo sfortunati.”
“Non pensate che l’Horcrux sia in fondo?”
“Oh no... Penso che l’Horcrux sia nel mezzo.” E Silente indicò verso la luce verde nebulosa
nel centro del lago.
“Così stiamo andando là, come attraverseremo il lago per prenderlo?”
“Sì, penso così.” Harry non disse nulla. I suoi pensieri erano tutti rivolti verso i mostri del lago,
dei serpenti giganti, dei demoni, spiriti e folletti…
“Aha” disse Silente che si è fermato ancora; questa volta, Harry realmente inciampò su di lui;
per un momento si chinò sul bordo dell'acqua scura e la mano indenne di Silente lo strinse
strettamente per un braccio e lo tirò indietro. “Spiacente, Harry, dovrei avvertire. Stai indietro
contro la parete, per favore; Penso di aver trovato il posto.”
Harry non aveva idea di cosa stesse parlando Silente; questa zona del bordo era
esattamente come ogni altro posto a suo parere, ma Silente sembrava rilevare qualche cosa
di speciale. Questa volta stava toccando con la mano, non sopra la parete rocciosa, ma
nell’aria sottile, come se stesse pensando di trovare e afferrare qualche cosa di invisibile.
“Oho” disse felicemente Silente, secondi dopo. La sua mano si era chiusa a mezz’aria su
qualcosa che Harry non poteva vedere. Silente mosse più vicino all'acqua; Harry lo guardò
nervosamente mentre le punte arricciate delle scarpe di di Silente erano sull'orlo delle roccie.
Mantenendo la sua mano serrata a mezz’aria, Silente alzò la sua bacchetta e colpì
leggermente con la punta il suo pugno.
Immediatamente una spessa catena verde rame comparse nell’aria sottile, estendendosi
dalle profondità dell'acqua sino la mano serrata di Silente. Silente colpì la catena
leggermente, e cominciò a farla scorrere nel suo pugno come un serpente, arrotolandosi in
terra con un suono metallico che echeggiava rumorosamente fuori dalle pareti rocciose,
tirando qualcosa dalle profondità dell'acqua nera. Harry restò senza fiato mentre la prua di
una nave fantasma molto piccola si avvicinava, emettendo una luce verde quanto la catena.
“Come sapevate che era là?” chiese Harry con stupore.
“La magia lascia sempre le tracce” disse Silente, come la barca colpi la riva con un urto
delicato, “tracce a volte molto distintive. Ho insegnato a Tom Riddle. Conosco il suo stile.”
“Questa... questa è una barca sicura?”
“Oh sì, penso di si. Voldemort ha dovuto generare vari mezzi per attraversare il lago senza
attrarre l’ira di quelle creature che aveva disposto all'interno, nel caso desiderasse mai
visitare o rimuovere il suo Horcrux.”
“Così le cose nell'acqua non faranno nulla a noi l’attraverseremo con la barca di Voldemort?”
“Penso che dobbiamo rassegnarsi al fatto che, ad un certo punto, realizzeranno che non
siamo Lord Voldemort. Finora, tuttavia, abbiamo fatto bene. Ci hanno dato il permesso di
issare la barca.”
“Ma perchè ci hanno lasciato fare?” chiese Harry, scuotendosi dalla visione di tentacoli che si
agitavano fuori dall’acqua.
“Voldemort è stato ragionevolmente presuntuoso sicuro che nessuno tranne un grande mago
sarebbe stato capace di trovare la barca,” disse Silente. “penso che si sia preparato a
rischiare questa evenienza, nella sua mente, la possibilità più improbabile che qualcun altro
la trovasse, sapendo che aveva approntato altri ostacoli
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