Gian Mario Cazzaniga
Marco Marinucci
Per una storia della Carboneria
dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
Quaderni degli Accademici Incolti
2014
Il territorio e le sue problematiche
Gian Mario Cazzaniga ([email protected]). Professore ordinario di
Filosofia Morale all’università di Pisa. Organizzatore di dodici convegni
internazionali, è stato visiting professor in una ventina di università straniere. Ha 140 pubblicazioni scientifiche fra cui Storia d’Italia Einaudi,
Annali 21: Massoneria (2006), Annali 25: Esoterismo (2010).
Marco Marinucci. Studioso delle democrazie radicali dell'Ottocento.
Attualmente si occupa di consulenza e ricerca storica in ambito televisivo.
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Prefazione. Una pagina di storia repubblicana
Il repubblicanesimo costituisce un filone culturale, un modello di società
politica e una religione civile presente nel mondo moderno in Europa e nelle
Americhe, tornato al centro del dibattito storiografico in tempi recenti, in particolare in ambito anglosassone, con radici presunte fra Cicerone e
Machiavelli, fra pensiero classico e riflessione civile rinascimentale. In questo non nascosto tentativo di trovare una terza via fra liberalesimo e comunitarismo espresso da un settore della cultura politica anglosassone, minore
attenzione ha finito per toccare al filone repubblicano che, nato nel mondo
illuministico con Montesquieu e Rousseau, Helvetius e Condorcet, ha dominato la cultura rivoluzionaria dell’Europa continentale con la Rivoluzione
francese fra Costituzione repubblicana dell’Anno I (1793), divenuta mito di
fondazione, e corrente girondina. Questa storia e questa influenza sono proseguite con Teofilantropi, Ideologi e con la società repubblicana dei Filadelfi.
Saranno quest’ultimi filoni, collegati anche con nuclei provenienti dagli
Illuminati di Baviera, a costituire la cultura dei dirigenti delle vendite carbonare e le basi della democrazia sociale nell’Europa ottocentesca, comparendo col trinomio Libertà Uguaglianza Fraternità anche sulle bandiere delle
prime organizzazioni del movimento operaio, continentali e insulari.
Si tratta di un filone culturale e politico presente in Italia nelle società
segrete degli ‘Unitari’, dai Raggi all’Accademia Platonica ai Centri, avendo fra i dirigenti Salfi, Romagnosi e Gioia, ed è a partire dal repubblicanesimo degli ‘Unitari’ che l’idea dell’unità d’Italia, in passato presente solo
nella tradizione letteraria, diventerà idea politica. Questo filone riappare
con forza nel periodo della Restaurazione come cultura prevalente nei
gruppi dirigenti delle vendite carbonare, anche se nei programmi di riforma politica dovrà passare per una lunga fase di progetti federativi, influenzati in particolare dal costituzionalismo repubblicano di Sismondi, per tornare poi dopo il 1849 verso un unitarismo repubblicano fra Mazzini e
Garibaldi, cui si unirà un filone minoritario di democrazia federalista da
Cattaneo e Ferrari a Ghisleri.
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Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
Non diversamente dall’esperienza italiana, questo repubblicanesimo
sarà influente nelle organizzazioni carbonare francesi, spagnole, tedesche,
irlandesi, greche, polacche, russe, rumene, canadesi, argentine e portoghesi, dove le vendite carbonare risorte nel secondo Ottocento con patenti italiane organizzeranno con successo la rivoluzione repubblicana del 1910.
Non minore rilievo peraltro avrà il repubblicanesimo nel mondo anglosassone, avendone autonoma origine nel secolo XVIIº con repubblicani
come John Milton, Algernon Sidney e James Harrington, Anthony di
Shaftesbury e John Toland, trovando poi successive adesioni prima in
società di corrispondenza favorevoli alla rivoluzione francese, in cui anche
questi testi repubblicani inglesi saranno influenti, e poi in correnti riformate non conformiste, gruppi radicali benthamiani e attivisti painiani fautori
di riforme sociali, influenti nei circoli del Libero Pensiero e sulle prime
organizzazioni del movimento operaio.
Sembra dunque a noi che, nella più generale riflessione sul repubblicanesimo moderno nelle sue diverse accezioni, un’attenzione privilegiata
debba essere mantenuta verso i modelli politici espressi dalla Rivoluzione
francese, a partire dalla Costituzione repubblicana dell’Anno I (1793), e
un’attenzione specifica debba essere rivolta alla Carboneria, italiana e non
solo, che del repubblicanesimo è stata nel secolo XIXº espressione culturale e politica non ultima, per continuare a operare, pur in forma minoritaria, ancora nel secolo XXº.
In Italia la cultura repubblicana delle vendite carbonare continuerà a essere forte dopo il 1861 nello Stato Pontificio e nei territori italofoni sotto il
dominio austriaco, dove la presenza di vendite carbonare risulterà intrecciata con reti muratorie e circoli clandestini del movimento irredentista, a partire dal Circolo Garibaldi, circoli attivi in molte città italiane, da Milano a
Napoli. Saranno in prevalenza carbonari i dirigenti repubblicani, e spesso
anche massoni, che più di altri si faranno promotori di iniziative internazionalistiche alla fine dell’Ottocento e nei primi anni del Novecento a sostegno
di lotte di liberazione nazionale, dalla Polonia ai Balcani, da Cuba a Candia.
Quest’ultimo periodo è meno noto, e ancor meno nota, anche perché assai
poco studiata, è l’attività di vendite carbonare italiane nel XXº secolo, in
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Prefazione. Un pagina di storia repubblicana
continuità con questi filoni culturali, in particolare con quello mazziniano,
e in collegamento con organizzazioni politiche repubblicane. Risulta obbligatoria infatti in alcune edizioni delle Costituzioni Generali della
Carboneria italiana novecentesca l’iscrizione degli iniziati al Partito
Repubblicano Italiano, obbligo che troverà applicazione ancora nel seconda
metà del Novecento, e questo legame si mantiene in tutta la tormentata storia, ricca di scissioni, del partito repubblicano, ambendo in qualche modo la
Carboneria essere la coscienza morale intransigente di esso, come chiaramente rivendicato in una ‘bolla’ dell’avv. Arnaldo Petroni, Gran Capo
Vendita dal nome di guerra Riego, in un testo del 1913 che riproduciamo, a
conferma di una concezione del repubblicanesimo come religione civile.
Ancora a conferma del filone culturale cui l’identità repubblicana e carbonara si richiama, è significativo che Giovanni Conti, dirigente repubblicano del primo Novecento che sarà poi il dirigente politico dei repubblicani nella Resistenza romana, scrivendo una storia del movimento nel 1921,
così iniziasse il testo, proprio alla Rivoluzione francese richiamandosi e
appoggiandosi in ciò sull’autorità del repubblicano Bovio: «Il grande avvenimento storico – scriveva Giovanni Bovio - a cui fanno capo i partiti
nuovi, è la rivoluzione francese. La grande rivoluzione che in meno di
mezzo secolo sconvolse e trasformò la vecchia Europa feudale, aristocratica e cattolica, espresse dal suo seno tutte le dottrine politiche che si affermarono e vissero nel secolo XIXº. Dal grande movimento, con la dichiarazione dei diritti dell’uomo, scaturirono alcuni principî immortali i quali
attendono ancora, dopo più di cento anni di faticosa elaborazione, il loro
trionfo: il principio di nazionalità, il principio della sovranità popolare, l’idea del sociale»1.
Vi è insomma una pagina bianca di storia del pensiero politico in cui la
storia della Carboneria italiana post-unitaria, all’interno delle diverse
espressioni del movimento repubblicano, attende ancora di trovare posto.
Riteniamo utile pertanto offrire agli studiosi materiali inediti o poco noti di
questi periodi, augurandoci che altri ricercatori si uniscano in questa ricerca e nella scoperta di nuovi materiali, certamente esistenti in Italia fra
archivi di istituzioni pubbliche e archivi familiari privati, nonché probabil7
Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
mente presenti anche in archivi del mondo dell’emigrazione italiana nel
Mediterraneo, nelle Americhe e nelle ex-colonie italiane.
Per quanto concerne la seconda metà del secolo XIXº pubblichiamo un
rituale carbonaro fiorentino di cultura garibaldina degli anni ’60 della
Vendita dei seguaci del gran Eroe d’Italia, tratto dalle carte Dolfi, oggi alla
Domus Mazziniana di Pisa, due testi carbonari di Pascoli del primo
Novecento, e ripubblichiamo pagine su vendite romane di fine Ottocento
con un articolo di Mario Lizzani del 1943 sulla Carboneria romana e con
excerpta da un saggio di Mario Casella del 1982 che tratta di repubblicani
e carbonari a Roma alla fine dell’800.
Per quanto concerne il primo ventennio del ’900 pubblichiamo materiali del tutto inediti che solo recentemente (2009) la Biblioteca del Grande
Oriente d’Italia ha acquisito con un fondo, donato da Francesco Siniscalchi
e proveniente da Michele Campanelli, carbonaro e repubblicano barese,
dove risulta documentata un’attività, in particolare negli anni 1916-1922,
di vendite carbonare a Roma e in altre zone d’Italia, fra cui la Puglia e le
Marche, dirette da un P.(otere) S.(upremo) della Sovrana Vendita
Nazionale ‘Universo’, che costituiva il governo dell’Ordine, e che come
tale continuerà ad operare nei decenni successivi in Italia e nel mondo, fra
emigrati ed esuli politici. Va segnalato un documento congiunto del 9 febbraio 1917 dove risulta costituito un comitato permanente fra la Famiglia
Carbonara Italiana e la Famiglia Italiana dell’Alleanza Repubblicana
Universale, testo presente anche in rapporti di polizia che pubblichiamo.
Questi rituali del fondo Siniscalchi risultano di cultura adelfica, si veda il
giuramento, in parte diverso da altri che ugualmente riproduciamo, che
recita: «Giuro di adoperarmi con tutte le forze all’abolizione di ogni privilegio e di ogni tirannide, all’annientamento della setta clericale e di tutte le
superstizioni religiose, ed al trionfo della Repubblica Sociale».
Analogamente nel Catechismo d’Apprendente, che in altre edizioni verrà
pubblicato come Programma e catechismo carbonaro, leggiamo: «Il sale è
simbolo della sapienza, e siccome esso serve ad impedire la putredine, così
ci indica che dobbiamo sapientemente e diligentemente custodire noi stessi, tenendoci lontani dal vizio per essere così distinti dal rimanente degli
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Prefazione. Un pagina di storia repubblicana
uomini, e che dobbiamo con le parole, con l’esempio, mostrarci virtuosi,
affinché i nostri nemici, trattando con noi, possano divenire nostri amici
pel giorno sospirato, nel quale dovrà compiersi la totale distruzione del
trono e dell’altare».
Da rapporti di polizia, che in parte pubblichiamo, risulta l’esistenza di
vendite e di attività carbonare in tutto l’ex-Stato Pontificio, in Puglia, nelle
Romagne e nel Veneto, a Napoli, Terni e Livorno. La consistenza e la continuità di queste presenze non è sempre chiara e richiederebbe ulteriori
ricerche. Le basi popolari delle vendite risultano comunque robuste, in particolare in zone dell’Italia centrale dove tradizioni repubblicane e anticlericali erano forti. Non spiegheremmo altrimenti perché nelle elezioni
dell’Assemblea Costituente (2 giugno 1946) il Partito Repubblicano
Italiano risultasse a Roma il secondo partito dopo la Democrazia Cristiana,
anche se la direzione azionista moderata che verrà affermandosi nel Partito
Repubblicano provocherà in pochi anni fuoruscite della base popolare
repubblicana verso il Partito Comunista Italiano.
È significativo che timbri e decorazioni su diplomi, che più avanti riproduciamo, portino il fascio littorio di Roma repubblicana sovrastato dalla
picca e dal berretto frigio dei giacobini, simboli che ritroviamo ad esempio
nella lapide in onore dei carbonari Targhini e Montanari affissa in Piazza del
Popolo il 9 giugno 1909, a conferma della tradizione politico-culturale cui
la Carboneria si richiama, ugualmente presente nell’incipit delle circolari:
Salute e Fratellanza (Salut et Fraternité). Dei materiali di questo periodo, su
cui va rilevato che qualche notizia era già in ricerche di Marina Tesoro2,
pubblichiamo inediti come le Costituzioni Generali della Carboneria del
1916, come giuramenti, catechismi e rituali dell’Apprendente, solo in parte
già editi in altre versioni, e come materiali inediti di polizia del 1913/45 tratti dall’Archivio Centrale dello Stato, da cui risulta un radicamento delle
vendite e una loro base in prevalenza composta da lavoratori manuali, in
zona laziale e non solo, come artigiani, vetturini, macellai, scalpellini,
muratori e facchini.
Per quanto concerne il periodo del Fascismo e della Resistenza pubblichiamo alcune carte di Alceste De Ambris dell’esilio parigino, tratte dal
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Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
fondo Guastoni-De Ambris, da poco trasmesso all’Archivio Centrale dello
Stato, anch’esso parzialmente presente presso la Biblioteca del GOI per
cortesia di Enrico Serventi Longhi che queste carte ha studiato3, significative per i rapporti con vendite italiane in Brasile, a conferma della presenza carbonara italiana nelle Americhe.
Pubblichiamo infine alcuni excerpta da un opuscolo poco noto e, per
quanto ci consta, presente solo in due copie nelle biblioteche pubbliche italiane. Si tratta di un Memoriale sulla partecipazione della Carboneria romana alla Resistenza con due brigate, essendo Gran Maestro della Carboneria
italiana Tito Speri, pseudonimo di Felice Anzalone, una brigata attiva
Goffredo Mameli, detta anche ‘Banda Neri’, e una brigata Deposito e
Riserva Giuseppe Mazzini, interessante anche per la storia della ricostituzione della Carboneria italiana nel 1933 a opera di Agesilao Filipperi, dopo
un suo scioglimento decretato dall’Assemblea Generale Carbonara di
Ancona del 1923, e della riunione a Marsiglia nel 1934 di un coordinamento internazionale carbonaro (Alto Concistoro Universale dell’Ordine
dei Carbonari)4. Si trattava di un’assemblea generale delle vendite italiane nel mondo, organo istituzionale previsto con scadenza triennale nelle
Costituzioni Generali carbonare, già richiamato in una nota di Pubblica
Sicurezza del 1919, che ugualmente pubblichiamo, in cui si parla, in occasione di analoga assemblea generale a Roma, della partecipazione di: «rappresentanti di vendite carbonare italiane dell’America del Nord e del Sud».
Il Memoriale appare strumento di copertura e legittimazione post-resistenziale da parte di un personaggio di dubbia affidabilità, fondatore di un
effimero Partito Repubblicano del Lavoro, ma le notizie sulla Carboneria
sono utili, soprattutto dove siano anche altrimenti confermate, e lo vediamo nei rapporti di polizia dove risultano ripetuti tentativi di ricostituzione
della Carboneria nel periodo fascista, mentre la presenza carbonara nella
Resistenza romana, certamente cospicua ma dispersa fra formazioni diverse, dal Partito Repubblicano Italiano al Partito d’Azione, dal Movimento
Comunista d’Italia (‘Stella Rossa’) al gruppo Anzalone, andrebbe a sua
volta ulteriormente approfondita, anche per il difficile rapporto col CLN
dovuto alla pregiudiziale repubblicana5.
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Prefazione. Un pagina di storia repubblicana
Pubblichiamo nella parte iconografica alcune basi (oggetti rituali) carbonare e documenti che testimoniano l’attività di vendite carbonare laziali
dalla seconda metà dell’Ottocento al secondo dopoguerra, almeno fino agli
anni ’70, in collegamento col Partito Repubblicano Italiano, questione che
ci ripromettiamo di approfondire in una futura pubblicazione. Pubblichiamo
poi in appendice due voci di repertori del 1930 e del 2014 sulla Carboneria,
comprensive di bibliografia, per offrire una sintesi sulla storia degli studi e
sul loro stato attuale. Ci sentiamo infine in dovere di ringraziare il dott.
Bernardino Fioravanti, bibliotecario del Grande Oriente, per la fraterna collaborazione prestataci, che ne fa un autentico coautore di questo lavoro, così
come ringraziamo l’ALCRAS (Associazione Laica Centri Regionali di
Azione Sociale) e il suo presidente Benito Garrone, che ci ha concesso di
pubblicare materiale inedito sulle quattro Vendite, Locatelli, Confalonieri,
Malloni e Saffi, nuovamente attive già a partire dal 1946 a Testaccio, il prof.
Francesco Guidotti per averci concesso di riprodurre basi carbonare del
Museo Nazionale Garibaldino di Mentana e, last but not least, il dott.
Alberto Gaffi per averci ospitato nelle sua casa editrice.
Gian Mario Cazzaniga e Marco Marinucci
NOTE
1) Un ignoto (=Giovanni Conti), Pensiero e azione: cento anni di lotta repubblicana in Italia, Roma, Libreria Politica Moderna, 19212 p. 11.
2) V. Tesoro M., I repubblicani nell’età giolittiana, Firenze, Le Monnier, 1978
pp. 81-83 et Ead., Democrazia in azione. Il progetto repubblicano da Ghisleri a
Zuccarini, Milano, FrancoAngeli, 1996 pp. 77 e 106-07 n. 7.
3) Cf. Serventi Longhi E., Alceste de Ambris: l’utopia concreta di un rivoluzionario sindacalista, Milano, Angeli, 2011.
4) A∴ G∴ D∴ G∴ A∴ D∴ U∴ E∴ D∴ S ∴ T∴ , Statuto della Carboneria
Italiana conforme agli Statuti Generali dell’Alto Concistoro Universale
dell’Ordine dei Carbonari, Marsiglia VI-1934 E∴ V∴ (di cui esistono nel Fondo
Lattanzi presso la Biblioteca del GOI le sole prime quattro pagine).
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Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
5) Si veda la relazione di Giorgio Braccialarghe, responsabile militare dei
repubblicani a Roma, in Id., I repubblicani a Roma durante l’occupazione nazista,
«Archivio Trimestrale» IX n. 3 (lugl.-sett. 1983) pp. 468-73; cf. Conti G., I Partiti
Politici in Italia visti nel 1946… visti nel 1953, Roma, Casa Ed. It., 1953 p. 59 n.
12, dove Conti afferma che a Roma e nel Lazio, diversamente da altre regioni italiane, il PRI non fece parte del CLN; v. anche la relazione di Romolo Poggelli sull’attività delle squadre d’azione del PRI, V Zona Testaccio, durante l’occupazione
nazi-fascista in «I Repubblicani a Roma, 1943-1944 – La Voce Repubblicana clandestina», a cura di Massimo Scioscioli, Roma, Archivio Trimestrale Reprint, 1983,
pp. 137-142.
Va rilevato che mentre nella carboneria italiana del Novecento è comune una
cultura repubblicana figlia dei Lumi e della rivoluzione francese, i riferimenti politici dei carbonari privilegeranno il partito repubblicano ma comporteranno altresì
militanze anarchiche o socialiste.
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De Republica,
Lungotevere”*
ovvero
il
“Giardino
del
Alcuni pini che forse non hanno toccato il secolo, in compagnia di due
cipressi, probabilmente coetanei, si elevano, con i loro pennacchi di verde
cupo, sui geometrici confini di un hortus conclusus al lungotevere della
Farnesina n. 7. Alcuni giovani oleandri, ed un glicine che trabocca con le
sue festose florescenze al di là del chiuso, ringiovaniscono la grigia annosità del piccolo rustico. I platani del Lungotevere ravvivano il quadro,
offrendo gli effetti coloristici del loro fogliame tra le estreme tinte di un
verde nascituro e di un giallo caduco.
Sotto un’aranciera la linfa di una fontanina rotonda, barbuta di muschi,
riassocia in loquace e comprensibile favella le lontane reminiscenze del
luogo, portandovi a respirare episodiche immagini. Nel libero cielo il
sovrastante campaniletto di Santa Dorotea, dalla linea casalinga, ha un’attinenza ideale con quei pochi elementi che, tutti insieme, compongono la
materia superstite di un angolo trasteverino ormai consunto dal tempo,
ossia il “Giardino del Lungotevere”, del quale soltanto una generazione in
tramonto può serbare memoria. Le vivide luci di alcuni ricordi infantili mi
aiutano, senza fantastiche levitazioni, a ricostruire quell’ambiente, che
l’aurora di questo secolo trovò già allontanato dagli aspetti tipici ed essenziali della sua espressività romanesca.
Inaugurata col nome di “Giardino del Lungotevere” e chiusa con quello
più quirite di “Orti Aureliani” la trattoria dei patriotti [sic] romani caratterizzò un periodo di quel repubblicanesimo, che, d’accordo con la sua formula ortodossa, offrì all’irredentismo nazionale l’ardore di uno spirito d’azione non soltanto simbolico.
Costumi dell’epoca e profili personali, opinanti contrasti e congregate
volontà, costituirono la cronaca di un ritrovo lumeggiato in uno sfondo di
vita campestre, che, ai margini dell’animoso e plebeo Trastevere, più che
bruciare aromi sull’ara dell’anticlericalismo, allora in pleonastica voga, stringeva patti contro le insufficienze e le piccole rivalità della politica del tempo.
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Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
Era la vecchia Carboneria romana col suo misterioso ingranaggio che,
nel decadente bizantinismo dei governi, cercava il sodo per un suo nuovo
ciclo storico. Questa Carboneria, che non aveva carattere di internazionalità, ha alimentato convivenze d’intelletto e di fede fra uomini di rango e ceti
operai e, più individualistica che collettiva, per oltre un cinquantennio,
ossia dal 1870 al 1923, ha essenzializzato nella Capitale l’azione dell’ex
partito repubblicano nel campo della politica operante.
Gli antichi “Statuti” carbonari configuravano l’Italia avente per confine le
Alpi, con il displuvio delle Dinariche, con le coste dalmate fino all’Albania,
all’isola di Corfù e a Malta. Comprendevano nell’Italia la zona delle foci del
Varo, e giù, giù la Corsica, la Sardegna, la Sicilia. Dal 1848 al 1870 fu tutta
tesa verso l’indipendenza dagli stranieri, alla liberazione dei tiranni, svegliando gli animi intorpiditi. Dopo il 1870 si orientò decisamente verso il
mazzinianesimo in una gara di fervida emulazione a carattere regionale, che
in parte risultò dannosa.
Più accentuata era la corsa al primato, al diritto di capeggiare. Le conseguenze di tali borie regionali minacciarono la allora rigogliosa associazione segreta fin quando l’“Alta Vendita” venne installata a Roma con funzioni di centro propulsore.
I primi capi riconosciuti furono il Dott. Cesare Ciattaglia, l’Avv.
Federico Zuccari, Sante Ciani, Luigi Coralizzi, i quali con opera alacre,
riuscirono a conferire alla Carboneria un indirizzo armonico, atto a creare
una forza di vita nuova. Strumento al servizio della patria e delle concezioni etiche-politiche-sociali di Giuseppe Mazzini, trasformò anche i fanatici incoscienti in consapevoli e utili gregari.
Il simbolismo della Carboneria, che poteva sembrare una inutile e poco
seria superfetazione, aveva invece una ragion d’essere nel linguaggio dei
simboli. Esso raffigurava il mondo profano come una foresta popolata di
pagani, nella quale i lupi, cioè gli oppressori, tiranneggiavano. Primo compito era quello di liberare la foresta dai lupi, combattendo l’oppressione,
assicurando il trionfo della libertà, liberandosi del servaggio dei despoti.
Questa era la missione fondamentale della famiglia carbonica e di tutti i
buoni cugini.
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De Republica, ovvero il “Giardino del Lungotevre”
Fra i simboli che ornavano la Baracca vi era anche una ciotola ricolma
di sale su un bianco lino, per ammonire il Carbonaro di mantenersi puro,
virtuoso e di aver sacro l’onore. Vi era la Croce, segno augusto di martirio,
la scala indice del progressivo sviluppo della civiltà, il fascio della legna,
simbolo della forza proveniente dalla salda, consapevole unione, il sacro
fornello, il quale ardeva come ara illuminando con la fiamma rosso-azzurrognola del fuoco dell’amore e della carità; il gallo, simbolo della vigilanza alacre, per destare i dormienti e chiamarli a mirare i primi albori della
libertà.
Fra le più importanti “Vendite” carbonare del dopo Porta Pia, oltre la
“Confalonieri” vi erano la “Targhini e Montanari”, la “Monti e Tognetti”,
la “Silvio Pellico”, la “Spartaco” e la “Villa Glori e Mentana”.
Le “Baracche” erano i luoghi ove di volta in volta si riunivano i buoni
cugini carbonari. Esse venivano apprestate in antiche gallerie, specialmente quelle che irradiavano alle falde dell’Aventino e Palatino, o in vecchie cave di pozzolana e tufo fuori Porta S. Giovanni, a S. Saba, nelle trattorie campestri, nelle grotte di Testaccio.
La Carboneria, con tutti i suoi riti, cessò di funzionare nel 1923, avendone allora decretato lo scioglimento, per considerazioni di carattere nazionale, una “Costituente Generale” radunata ad Ancona, alla quale parteciparono fra gli altri, da Roma Salvatore Barzilai, Armando Casalini, Carlo
Bazzi, Giuseppe Ariè, Filiberto Vesci, Ciro Corradetti, ecc.
A Roma, dunque, dal 1870 al 1910 gli esponenti più autorevoli, come i
militi più attivi dell’associazione, preferivano incontrarsi in tre ben noti
locali romani ossia nel “Giardino del Lungotevere”, tenuto in origine da
Bartolomeo Filipperi in società con Giovanni Mancini e della cui inedita
storia diremo più avanti, dal “Galitta” alle Zoccolette, dove era il covo dei
repubblicani della Regola, con la celebre squadraccia abituata ai colpi di
mano specialmente in periodo elettorale, e nell’altro gestito da Antonio
Curti “Toto er cazzaccio” sotto il “Monte de li cocci” dove convenivano gli
amici del Testaccio e dell’“Ammazzatora”, mentre i luoghi di iniziazione
erano, come abbiamo detto, all’ombra di alcune grotte o antiche cave di
pozzolana nel suburbano appio-casilino.
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Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
Dei suddetti ritrovi il più originale era quello del “Giardino del
Lungotevere” che rappresentava una singolare comunione tra la chiassosa
osteria cucinante, tanto cara ai buongustai, e la “vendita” degli antichi
cospiratori “buoni cugini” carbonari. Il locale, a tipo campestre, fu fondato nel 1878 dai popolani trasteverini Filipperi e Mancini appunto in quel
caratteristico ultimo ventennio dell’Ottocento, che fu in costante fermento
ed in attivo torneo tra i sostenitori ed i denigratori di un passato avverso
alle novità politiche di dopo il 1870.
In siffatto clima di inconciliabili tendenze i due popolani, mentre gestivano il “Caffè di Genova” in piazza Santa Maria in Trastevere, primo centro di propaganda popolare costituito nel 1871, diedero vita all’ampio locale-giardino quasi a ridosso delle mura aureliane presso ponte Sisto.
Di Bartolomeo Filipperi furono scritte molte biografie, Giovanni
Mancini rimase invece più in ombra; il suo nome di valoroso componente
la spedizione dei Settanta di Villa Glori è ormai noto come quello del narratore popolaresco nel poemetto pascarelliano “Villa Gloria”, e quale figura di primo piano del vivacissimo quadro tratteggiato da Gandolin ne “Gli
uomini che ho conosciuto”. Naturalmente meno dottrinari e simbolici
erano ivi i raduni di artisti, di letterati, di uomini politici di ogni sfera, di
vecchi garibaldini, di giovani studenti e di professionisti, caratteristiche
diramazioni di una società che teneva desta l’attrattiva del locale. Da
Raffaello Giovagnoli a Pietro Cossa, da Ercole Rosa ad Emilio Gallori ad
Ettore Ferrari a Onorato Carlandi; da Guido Baccelli a Toto Cotogni al
conte Luigi Pianciani a Baccio Emanuele Maineri ad Alessandro Bazzani e
Guglielmo Calderini, da Alessandro Castellani ad Ulisse Barnieri, tutta
l’accentuazione politica, culturale e tipica del tempo aveva la sua ora conversativa intorno ai tavoli trasudanti del simpatico ambiente trasteverino,
dove si davano pure convegno i briosi e chiassosi soci della “Lega dell’ortografia”: Pascarella, Gandolin con i redattori del “Capitan Fracassa”,
Luigi Lodi, Micco Spadaro, Cimone e Vamba. Gigi Zanazzo, insieme ad
Augusto Sterlini e, più tardi, con il mite Orazietto Giustiniani, vi trovarono l’ambiente ideale per una presa a volo d’argomenti e di sapidi spunti da
quando, in prossimità del “Giardino del Lungotevere” ebbero scoperto un
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De Republica, ovvero il “Giardino del Lungotevre”
pubblico lavatoio, le cui frequentatrici abituali, con le loro chiacchiere, i
litigi ed i pettegolezzi mordaci, costituivano un inesauribile gettito di termini trasteverini, nelle espressioni più allusive della sferzante arguzia
popolare.
I colonnelli Achille Maiocchi, valoroso mutilato garibaldino e Francesco
Cucchi, animatore dei moti romani del 1867, il vecchio maggiore Ripari,
Alessandro Fortis, Raffaele Petroni, il venerando generale Nicola Fabrizi
amavano recarsi tra gli amici popolani del “Giardino del Lungotevere” trattenendosi tra questi senza sussiego e con la propria statura sociale non un
palmo più in alto della comune degli uomini.
Guglielmo Oberdan ed il suo compagno Donato Ragosa, pur non essendo clienti della trattoria, menando essi una esistenza ritiratissima da modesti e sobri studenti, andavano continuamente, dopo le riunioni carbonare al
circolo “Maurizio Quadrio”, a confidarsi e prendere consiglio dai fedelissimi del “Giardino del Lungotevere”; e quando Oberdan, nel settembre
1882, accingendosi alla fatale partenza andò accompagnato da Ragosa e da
Ettore Vollo, ad accomiatarsi dagli amici del Trastevere, ebbe da
Bartolomeo Filipperi la rivoltella che poi gli fu sequestrata, andando a far
parte dei corpi di reato custoditi a Vienna.
Immancabili erano anche i vecchi galeotti pontifici Annibale Lucatelli,
Pietro Calcina, Luigi Anderlini, Ermenegildo Tondi, Cristofari gerente del
“Capitan Fracassa” ed uomo di fiducia di Gandolin.
Quel che fosse non è noto è che nel seno di questo gruppo di ex condannati, che più soffersero il sacrificio con la lunga privazione della libertà, nacque l’Associazione degli ex condannati ed esiliati politici che ebbe
da principio sede con simbolo carbonico negli stessi locali del “Giardino
del Lungotevere”. Nel medesimo anno 1881 il gruppo, che contava allora
87 iscritti, prese l’iniziativa per l’apposizione di due lapidi commemorative con simboli del rito in onore l’una di Angelo Targhini e Leonida
Montanari e l’altra di GaetanoTognetti da collocarsi la pima a Piazza del
Popolo e la seconda al Verano. Allora non fu possibile collocarle nei luoghi designati per quanto il clandestino tentativo notturno della squadra
“Gioventù Operosa” fosse stato temerario e risoluto. Soltanto nel 1909 le
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Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
due lapidi, mitigate nel testo e nei simboli, poterono pubblicamente ricordare il sacrificio dei tre “Maestri carbonari”.
Nel locale trasteverino, ormai conosciuto in ogni parte d’Italia, giungevano come ad una “spiritual mèta agognata” vecchi amici e compagni di
fede: Quirico Filopanti (Giuseppe Barilli) il battagliero deputato alla
Costituente Romana del 1849, Gabriele Rosa, Felice Dagnino, Andrea
Giannelli, Epaminonda Farini, Pierino Turchi, Dario Papa, Sacchi,
Imbriani e cento altri.
Assiduo pure del locale era il glorioso manipolo dei superstiti di “Villa
Glori”, residenti in Roma ossia i romani Cesare Elisei ed Alfredo Candida,
il romagnolo Giovanni Capra, l’udinese Pio Vittorio Ferrari poi R. Prefetto
a Firenze, il modenese Aristide Veronesi, mentre saltuarie erano le visite di
quelli dimoranti fuori Roma, Luigi Musini di Busseto, il triestino Pietro
Moseting. Antonio Valdrè da Castelbolognese, Giovanni Tabacchi da
Mirandola, i quali portavano nel già infuocato ambiente un alito di vibrante patriottismo.
Tra i più autorevoli carbonari d’allora comparivano di quando in quando Carlo Lizzani, già fiduciario del Mazzini nel Comitato Romano
d’Azione, Sante Ciani il caustico popolano di S. Francesco a Ripa, i fratelli Facciotti coinvolti nel processo per l’uccisione di Pellegrino Rossi,
Andrea Capanna, Angelino Tognetti condannato per l’esplosione della
caserma Serristori, il dott. Giuseppe Ciattaglia, Luigi Domenicali, Giulio
Ajani e Pasquale Arquati superstiti questi ultimi del sanguinoso episodio
insurrezionale di via della Lungaretta; Girolamo Malloni, cuore angelico e
volontà di ferro, “capopresa” fluviale che traghettò con le sue barche l’avanguardia dei “Settanta” di Villa Glori, Argentino Argentini, la cui vita fu
tutto un apostolato di bene, Luigi Coralizzi e Giuseppe Proia altri fidatissimi elementi mazziniani.
I nomi di molti romani sono nella maggioranza, simpaticamente familiari ai più vecchi romanisti anche se di opposta ortodossia. Fra gli stranieri, grandi ospiti o “romei”, spesso ivi condotti da una sottintesa curiosità
coloristica o da un’amica compagnia, vanno ricordati Ernesto Renan ed
Emilio Zola.
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De Republica, ovvero il “Giardino del Lungotevre”
Nel 1882, subito dopo il sacrificio di Oberdan, nella trattoria del
“Giardino del Lungotevere”, e fra gli elementi più operosi, venne fondata
la associazione Giuditta Tavani Arquati il cui carattere politico fu ben definito da due essenziali circostanze: prima la sua data di nascita chiaramente significativa, perché collegata con l’episodio Oberdan che conferiva al
nascente aggruppamento un genuino carattere di risoluto irredentismo;
seconda la spiccata tendenza antiparlamentaristica degli elementi più equilibrati fra i repubblicani della disciolta società dei “Non elettori del V
Collegio”.
Un fiero repubblicano del tempo, di eccezionale probità morale e la cui
non scarsa benemerenza per il concorso a tutte le campagne garibaldine
rendevano degno di una investitura parlamentare, rispondeva ai proponenti la sua candidatura a deputato del Collegio di Trastevere che per
essere candidato occorreva per lo meno essere candido, mentre lui era
scarlatto. Evidentemente nel quadro lusinghiero di un seggio parlamentare, il sensibile colore politico dell’uomo, rimasto fino allora immacolato, avrebbe troppo sofferto per le aberranti conseguenze di tante luci
riflesse. Non che la inconcussa morale derivata da sì rigida coscienza
incontrasse l’agnosticismo di molti frequentatori del “Giardino del
Lungotevere”, questo no, tantoché, per altri itinerari mentali, gran parte
di questo pubblico arrivò a cospicue notorietà rappresentative nei ranghi
politici ed amministrativi della Capitale. Fra gli altri ricordo come belle
ed attraenti figure del tempo, Giacinto Bruzzesi e Augusto Elia superstiti delle gloriose falangi del 1860, 1866 e 1867 elementi di mitissima
umanità e pur tuttavia battaglieri in propizie occasioni, e l’avv. Federico
Zuccari e i dottori Giuseppe Cittaglia e Valeriano Bertarelli e Pasquale
Arquati e l’avv. Ettore Ciolfi e Giuseppe Aureli della mazziniana
“Alleanza”. Tutti costoro, entro e fuori della “Carboneria” mantennero
quello stile che più valse a rendere gradita la convivenza sociale fra dottrinari e militi, quando appunto la dottrina passò all’azione, durante l’organizzazione operaia e artigiana di quel sano cooperativismo predicato e
preconizzato da Giuseppe Mazzini.
In tanta umanissima opera apparivano allora, quasi simboli venerandi,
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Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
i vecchi fratelli Nicola e Tommaso Sernia di Civitavecchia, già capitani
marittimi e preziosi elementi durante il periodo carbonaro-cospiratorio
1849-1870; incaricati in special modo della trafila cioè del trasporto della
corrispondenza segreta fra Roma, Livorno, La Spezia, Genova e Marsiglia.
Simili elementi, che chiamerei di stile per la loro assoluta determinazione morale, dominavano ed influivano su quelle non rare intemperanze tribunizie o cattedratiche, che talvolta resero amara l’ora politica del Paese.
Dei fratelli Sernia il maggiore di età Nicola, fu presidente carbonico
civitavecchiese ed agevolò, con il suo perspicace ardimento, frequenti gite
clandestine nell’Urbe di fiduciari mazziniani da Civitavecchia a Fiumicino
e da qui a Roma per via fluviale, facendo superare felicemente agli inviati
del Maestro la sospetta barriera di Ripagrande, sorvegliatissima dalla polizia pontificia.
Ambiente la cui caratteristica fu una naturale risultanza fra le tendenze fra
i suoi frequentatori e le circostanze dell’ora, il “Giardino del Lungotevere”
pareva fatto apposta per ospitare, produrre e addirittura incrementare,
secondo un ritmo saliente, una categoria di persone atte a trovare in se stesse e fuori di sé, nella tradizione, le regole di ogni propria iniziativa.
Pochi superstiti ormai possono riaccendere i loro ricordi sui particolari
di una giornata movimentatissima della vita romana di quel tempo, vale a
dire l’undici giugno 1882, data che riassunse in una apoteosi di bandiere e
di fiori, l’onoranza popolare a Giuseppe Garibaldi morto a Caprera il due
dello stesso mese.
Ogni cosa fu preparata ed organizzata nella trattoria trasteverina. Vi
affluivano in quei giorni da ogni dove personaggi dell’azione garibaldina
ed esponenti dei partiti avanzati; si doveva provvedere al reclutamento
delle forze cittadine e delle varie associazioni politiche.
Un gruppo di cocchieri romani, scelti fra le milizie carboniche, dovevano avere l’onore di guidare i sontuosi attacchi a sei adottati per il traino
delle composizioni allegoriche esaltanti la memoria dell’Eroe.
Sovrintendevano con la loro proverbiale perizia a questa parte della cerimonia due dei più rinomati aurighi e scozzoni dell’epoca: Papone (Filippo
D’Orazi) e Er Purcino (Salvatore Santarelli).
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De Republica, ovvero il “Giardino del Lungotevre”
Sono ben note le peripezie del corteo provocate dai frequenti tumulti fra
gli appartenenti ai diversi partiti, finché esso giunse al Campidoglio dove,
col rito dei trionfi cesarei e col discorso di Giovanni Bovio, fu conclusa la
Apoteosi dell’Eroe dei due Mondi.
Tra i frequentatori del “Giardino del Lungotevere” nacque nel 1889 l’iniziativa per la fondazione del “Satana” giornale d’intransigenza anticlericale. Agesilao Milano Filipperi, figlio del patriota Bartolomeo, fu il direttore, l’amministratore, il gerente del foglio settimanale, che ebbe anche la
collaborazione di Gandolin e di altre penne maestre, fra le quali quelle di
Cesare Bertini, poi Questore di Roma, indi Consigliere di Sato, e che allora si firmava col pseudonimo di “Vespa”.
L’atto di nascita del giornale è registrato fra le cronache politiche di quel
1889 che, per essere stato in ispirito ed in atto l’espressione anniversaria
del primo centenario della Rivoluzione Francese, segnò anche la data dell’erezione del monumento a Giordano Bruno in campo de’ Fiori.
È di quell’anno una breve apparizione di Giosuè Carducci nel locale trasteverino, la cui fama, illustratagli da Gandolin, attrasse la curiosità del
poeta che venne immediatamente pupazzato da un ignoto artista presente.
Negli anni seguenti illanguidirono alquanto le adunate di quegli amici
e patriotti [sic] trasteverini, sopra a tutto a cagione delle frequenti scomparse dalla scena degli uomini più autorevoli e indicativi. Camicie rosse e
protagonistiche figure, testimoni spiccioli di un passato pur vivo, se ne
andavano ad una ad una, togliendo la loro individualità da quella realtà
ambientale. Poi anche il nome dell’esercizio finì per essere non più che un
ricordo.
Nel 1891, dopo la morte di Giovanni Mancini, successore del Filipperi,
la trattoria fu rilevata da Agostinello. Già qualche anno prima l’esperide
nome del luogo era stato sostituito da quello più archeologico di “Orti
Aureliani” in concorrenza col limitrofo “Orto di Muzio Scevola” a Santa
Dorotea. Agostinello (Agostino Giovannoli) altro “buon cugino” carbonaro riallacciò le diradate file degli antichi clienti e noti repubblicani risollevando, se non la fede almeno il culto proverbiale della integrità del buon
liquido tuscolano, che a quei tempi, pro veritate habetur, e forse perché il
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Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
termine poteva sembrare ostico al proprietario del locale, non riceveva il
battesimo.
La precocissima primavera del 1897 rivide il rustico sito in festosa funzione ed uno dei suoi momenti più decisamente lirici per il fraterno commiato dei non tutti giovani garibaldini che partivano entusiasti per la campagna di Grecia. Agostinello e gli amici avevano raccolto modesti fondi per
l’acquisto di qualche centinaio di fucili, la cui distribuzione avrebbe dovuto
aver luogo in un porto dell’Adriatico. Le cose andarono poi diversamente.
Purtroppo quattro delle camicie rosse, una delle quali Antonio Fratti, che
già aveva sfidato il piombo di Mentana, non tornarono più fra gli amici di
Trastevere. Col Fratti caddero sui campi ellenici i giovanissimi Garroni,
Ersilio Troia e Guido Cappelli. I “buoni cugini” degli “Orti Aureliani” ricordarono in seguito il sacrificio dei generosi con meste cerimonie anniversarie,
che rialzarono un po’ il tono del locale fin quando il corso ormai vertiginoso
della storia obliò, se non spense del tutto, il fuoco di certe tradizioni.
Mario Lizzani
*Da: Lizzani M., De Republica, ovvero il ‘Giardino del Lungotevere’, «L’Urbe»
a. VIII (Roma, Fratelli Palombi Editori, 1943), nn. 7-8, pp. 12-25.
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Giovanni Pascoli, Il re dei carbonari*
I.
Nella foresta murmuri notturni:
breve nel buio balenìo di luci.
Forse non son che lucciole e che gufi:
gufi con gli occhi tondi ne’ lor buchi.
O non son essi. Vanno attorno i lupi
con passi sordi sulle felci e i muschi.
O forse vanno per la solitudine
anacoreti con lor pii sussurri.
Bussano andando i cavi tronchi duri,
che ognun si scosti e qua o là s’occulti.
No: sono boscaioli con le scuri,
così lontani che gli ansiti lunghi
e i grandi colpi sembrano minuti
picchi di picchi e singultìo di chiù.
II.
Il fuoco dorme in mezzo alla foresta
nella sua piazza1. Dai cagnoli2 il fuoco
occhieggia e guizza. Ma di foglie mista
la terra chiude la fumante bocca.
Il fuoco è dentro: inconsumabile arde.
Nelle baracche, cui di frondi è il tetto,
i carbonari dalle lunghe barbe
su tronchi assisi, vegliano, tenendo
la scure in mano. Una lucerna brilla
sul maggior tronco con le sue tre fiamme.
Il gran maestro alza le mani al Santo3
e intuona il canto nel silenzio sacro:
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Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
III.
– Oh! questa è gioia, questo al mondo è bene,
in un sol luogo dimorar fratelli.
È come unguento sparso sui capelli,
che piove giù dal capo sulla barba.
È come unguento scorso sulla barba,
che scorre, e bagna l’orlo della veste.
Come sereno piovere celeste,
come rugiada che vien giù dal cielo;
rugiada che discende dal Carmelo,
discende ai colli, e poi da’ colli al piano.
Chè Dio segnò quei luoghi di sua mano,
e vita avranno fin che secol duri.
E voi le mani alzate con le scuri
stando nell’atrio, in cuor pensosi e pronti.
La notte cade. Luce è già sui monti.
Le scuri alzate contro il dì che viene. –
IV.
Il gran maestro con la scure il tronco
batte tre volte. Grave parla, e dice:
«Udite, o nati da fratelli. All’uscio
d’una baracca uno4 picchiò notturno.
Era smarrito tra la notte e il nembo,
nella foresta. Vide il fuoco in una
radura, acceso. Vide le tre luci
nella capanna. Entrò. Giovane e bello
era, coi segni del dolore in fronte.
Era un’errante zingara5 sua madre.
Per lunghe strade lo traea fanciullo
meditabondo. Sempre gli occhi al cielo
teneva, fissi, per vedere un astro,
che non sorgeva. E nel suo cuore il sangue
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Giovanni Pascoli, Il re dei carbonari
del Conte Verde era e del Conte Rosso6.
Re, per destino, egli sarà dei monti7;
ma noi l’ungemmo re della foresta.
Contro lui geme ed ulula il lupatto
dell’Apennino8, e l’aquila a due rostri9
lo spia dall’alto senza muover l’ale,
tacita, intenta. Ma il re nostro un giorno
trarrà la spada, leverà lo scudo,
chè Dio lo vuole, con la bianca croce10,
mettendo in fuga tutti i lupi e i gufi,
allor che la grande aquila ferita.
trasvolerà, rauca strillando, l’Alpi.
V.
– O Carbonari, uscite dalle porte
dell’acque11, con le accette sulle spalle.
Uscite al monte, andate nella valle,
tagliate rami verdi d’oleastro.
Recate ognuno frondi d’oleastro,
rami di mirto, calami di canna.
Fatevi, come è scritto, una capanna,
un vostro asilo tacito e selvaggio.
Una capanna, usciti di servaggio,
fate di rami d’acero e di pino;
ove beviate in pace il dolce vino
e vi cibiate della pingue carne.
Ma la sua parte niuno oblii mandarne,
a chi non n’ha, chè questo è il giorno santo.
E lieti siate, ed obliate il pianto.
Gioia è di Dio che il cuore ci fa forte. –
VI.
Così celati aspetteranno il giorno
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Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
d’andare incontro al gentil re crociato.
Libereranno dalle piote arsite
allor la bocca12, e il carbon nero al vento
prenderà fuoco e brillerà sul filo
di mille scuri, e da quel fuoco il fumo
a grandi spire salirà nel cielo.
Nero il vessillo come carbon nero,
e rosso e azzurro come fuoco e fumo13,
sia nelle vostre mani, o boscaiuoli,
o taglialegne nati da fratelli,
o carbonari, avanti al re che viene! VII.
Passano intanto i carbonari occulti
la notte, alzando le due mani ai puri
astri del cielo, tra gli scabri fusti
d’annose quercie, nei romani luchi14.
Gittano sangue al lor passaggio i pruni,
scrosciano foglie, fischiano virgulti.
Sotterra il fuoco hanno sepolto muti,
siccome seme gli aratori ignudi.
Germinerà. Nei taciti interlunii,
chiusi nei tabernacoli fronzuti,
pensano al re fanciullo, che tra i lupi
ignaro passa, che di tra le nubi
l’aquila veglia, e piomba già su lui
stringendo sempre il nero volo più.
NOTE
*Da: Poemi del Risorgimento, edizione postuma a cura di Maria Pascoli,
Bologna, Zanichelli, 1913 (per un commento al testo v. Poesie di Giovanni
Pascoli, a cura di Giovanni Barberi Squarotti, vol. IV, Torino, Utet, 2009 pp. 763-
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Giovanni Pascoli, Il re dei carbonari
71). Pascoli fu iniziato il 23 settembre 1882 nella loggia ’Rizzoli’ all’Oriente di
Bologna, in cui era maestro venerabile Giuseppe Barbanti Brodano, avvocato garibaldino e internazionalista (cf. Id., Sulla Drina: ricordi e studi slavi, Milano,
Bignami, 1878) che lo aveva difeso nel processo del 1879, in cui Pascoli, allora
militante dell’Associazione Internazionale dei Lavoratori, era accusato di ‘grida
sediziose’ e dove venne assolto dopo tre mesi di carcere. Vedine il testamento massonico, recentemente acquisito dal Grande Oriente d’Italia in un’asta romana della
Casa Bloomsbury (20 giugno 2007), su www.grande oriente.it.
1) Piazza: spazio ripulito circolare su cui viene costruita la carbonaia.
2) Cagnoli: bocche d’aria.
3) San Teobaldo, mitico fondatore e protettore della Carboneria
4) Uno: Carlo Alberto, principe di Carignano, poi re di Sardegna (27 aprile
1830-23 marzo 1849), al cui riguardo Pascoli raccoglie qui la voce di una sua affiliazione giovanile alla setta carbonara.
5) In realtà Maria Cristina Albertina di Sassonia, donna di cultura liberale che,
dopo la morte del marito Carlo Emanuele di Carignano (16 agosto 1800), allevò
Carlo Alberto fra Parigi e Ginevra.
6) Amedeo VI (1334-1383) e Amedeo VII (1360-1391) conti di Savoia.
7) ‘Re dei monti’ cioè di Savoia e Piemonte, terre montagnose. Ma è possibile
che in Pascoli sia presente anche il significato carbonaro di ambito territoriale, giurisdizione, si veda l’art. 21 n. 1 delle Costituzioni Generali del 1908 dove leggiamo:«…si richiama in uso la denominazione Monte in luogo della denominazione
Valle impropriamente adottata da qualche tempo per indicare la giurisdizione di
ciascuna Camera dei Maestri d’Alta Luce».
8) Vi è incertezza fra i commentatori se ‘lupatto dell’Appennino’ sia Francesco
IV di Modena oppure papa Pio VII, entrambi persecutori della Carboneria.
9) Aquila a due rostri: aquila bicipite, dunque a due becchi (rostri), già adottata
come stemma imperiale da Costantino I, poi dagli imperatori bizantini e dagli
Arsacidi, re d’Armenia, infine dagli Asburgo imperatori d’Austria.
10) Bianca croce: croce bianca in campo rosso, stemma dei Savoia Carignano.
11) Qui Pascoli riprende la celebrazione della festa delle Capanne da Neemia 8,
15-17) «L’ampio inserto biblico non solo serve a sacralizzare l’ideale patriottico di
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Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
libertà e di indipendenza nazionale, ma implica anche l’assimilazione del culto
della patria a una primitiva manifestazione della religione rivelata come religio
naturae, in altre parole suggerisce l’idea che la sovranità riacquistata e l’affermarsi della giustizia sociale consentano anzitutto il godimento pieno e universale dei
frutti della terra e si inseriscano nell’ordine provvidenziale dei cicli della natura»
dal commento di Barberi Squarotti a Pascoli, Poesie, cit., p. 769.
12) Libereranno dalle zolle disseccate dal fuoco la bocca della carbonaia.
13) Azzurro rosso e nero sono i colori della bandiera carbonara. Nei documenti carbonari azzurro viene indicato con bleu o celeste o più frequentemente con turchino, alludendo al fumo o forse anche all’etereo della punta della fiamma.
14) Boschi, dal latino lucus.
Giovanni Pascoli, Epigrafe per Leonida Montanari*
ROCCA DI PAPA
RICORDA AI CITTADINI E AGLI OSPITI
LEONIDA MONTANARI DA CESENA
IL BUONO BELLO FORTE ARDENTE MEDICO CHIRURGO
CHE QUI NEL MDCCCXXIV E XXV
SUOI PRIMI E ULTIMI ANNI DI ARTE
CURÓ ABILE E PIO MORBI E FERITE
ERA L’OSCURITÁ SONNOLENTA CHE PRECEDE
L’ALBA DEL GIORNO
IL FUOCO NEI BOSCHI ARDEVA SENZA VAMPA
COPERTO DI TERRA
I CARBONARI VEGLIAVANO NELLE BARACCHE SOLITARIE
NON SPIRAVA ANCORA IL VENTO DEL PENSIER DI MAZZINI
NON ROSSEGGIAVA IL CREPUSCOLO DELL’AZIONE DI GARIBALDI
IN ITALIA NON ERA L’ITALIA
PER LEI DIEDE LEONIDA LA GIOVANE VITA
IN ROMA IL XXIII NOVEMBRE MDCCCXXV
RAFFERMANDO NEL PALCO COL SANGUE INNOCENTE
LA SOLA FEDE IN LEI
LA CERTA SPERANZA DI LEI L’OLTREUMANO AMOR PER LEI
CHE GLI FE’ MOZZARE IL CAPO
E GITTARNE IL CORPO IN DUE PARTITO
FUOR DEL LUOGO DEL RIPOSO COMUNE
TORNAVA ALL’ANTICO
IL CAPO VISIBILE DELLA CHIESA TORNAVA ADDIETRO
TROVAVA LE INQUISIZIONI E I PATIBOLI
NON TROVAVA L’INVISIBILE
PUR COSÍ VICINO E PUR COSÍ LONTANO
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Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
DI QUANTO LA VITA DALLA MORTE
D’UN ATTIMO E DELL’ETERNITÁ.
*Dall’opuscolo carbonaro: A cura della Società ‘Giuditta Tavani Arquati’, In
memoria di Angelo Targhini e Leonida Montanari, decapitati nel 1825 per ordine
di Papa Annibale della Genga. Monografia di Costanzo Premuti, s. l. (Roma, Off.
Poligrafica Italiana), Giugno 1909, p. 53.
Vendita dei seguaci del gran Eroe d’Italia
Dalle carte Dolfi, depositate alla Domus Mazziniana di Pisa, attualmente inagibile (primavera 2014). Giuseppe Dolfi (1818-1869): fornaio fiorentino, massone e carbonaro, fondatore della Fratellanza Artigiana, fu a lungo
dirigente mazziniano cercando senza successo di unificare le reti mazziniane e garibaldine al fine di riunire Roma al neonato Regno d’Italia, vedi
Dolfi Giuseppe «Dizionario Biografico degli Italiani» vol. 40 (1991) pp.
451-462 di Ralli M., ad vocem. Ringraziamo il collega e amico Andrea
Bocchi, già direttore della Domus Mazziniana, attualmente inagibile, che
ce ne diede copia.
Istruzioni
Il solo Gran Maestro ha facoltà di fare i maestri e alla cui ammissione
devono assistere altri maestri, esclusi gli apprendenti: la dignità dei medesimi è indicata nel Catechismo alla lettera A. I maestri hanno il loro catechismo, non escluso quello degli apprendenti, e il loro giuramento.
La vendita deve avere 12 maestri ed il Gran Maestro alla Luce. Questa
verrà aperta ogni volta che il G. M. lo crederà necessario, essendone in sua
facoltà, e quando vi sarà d’ammettere pagani. Prima di aprire la vendita il
G. M. interroga il maestro esperto se la Baracca è al coperto, cioè se vi è
qualcuno estraneo alla vendita. Il maestro esperto visiterà bene la Bar.[acca]
E trovato tutto regolare, risponderà: la Baracca è al coperto. Allora il G. M.
batterà tre colpi sul tavolo – ta, ta, ta – con un’accetta di legno, e quindi dirà:
mio buon cugino, [maestro, o assis.te] che ora abbiamo? Il primo assis.te
batterà anch’esso tre colpi sul tavolo – ta, ta, ta – con un’accetta di legno, e
poscia risponderà: il gallo ha cantato ed il sole ha <...> abbandonato la
nostra foresta. Il G. M. si rivolgerà al 2° Assis.te, batterà nuovamente e gli
farà la medesima domanda. Il 2° Assis.te batterà i soliti tre colpi e ripeterà
le parole del 1° Assis.te. Fatto ciò, il G. M. apre la vendita pronunciando le
seguenti parole: Giacché il gallo ha cantato ed il sole ha <...> abbandonato
la nostra foresta è mia intenzione di aprire i nostri sacri travagli sotto gli
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Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
auspici del G. M. dell’Universo e del nostro istitutore S. Teobaldo alla
rispettabile Vendita dei seguaci del gran Eroe d’Italia.
Il G. M. deve avere l’abito a forma di camicia di color rosso, un berretto
di ugual colore e la forma come quella del doge. Una fascia rossa nera celeste, la quale si pone al collo, incrociandola sul petto e le due estremità si fermano agli reni; in mezzo a questa fascia, e principalmente sul petto, si pone
una rosa di seta bianca alla quale devono stare attaccati tre piccoli nastrini
di egual colore della fascia per mezzo dei quali si lega lo scentiglione d’oro.
I maestri avranno il camicio bianco e la fascia del medesimo colore del
G. M. la quale deve cadere a tracolla dalla spalla diri[t]ta alla sinistra e alla
sua estremità starà attaccata la rosa bianca e i nastrini collo scentiglione di
argento.
Gli apprendenti avranno la rosa bianca appuntata dalla parte del cuore,
coi tre nastrini e lo scentiglione di ferro. Il maestro terribile deve avere
camicio nero, con cappuccio cadente sul viso, e la morte in fronte, cinta di
raso nero ed un pugnale al fianco.
Il ricevimento del Pagano
Il pagano sarà bendato prima di entrare nella Baracca. Quindi verrà condotto dal fratello che lo ha proposto, accompagnato dal maestro di novizi
alla porta d’ingresso la quale deve star chiusa; ivi giunti, quest’ultimo, vi
picchierà irregolarmente.
Allora il M. alla Luce rivolgendosi al maestro E.(sperto) gli dirà: vedete chi è che viene a disturbare i nostri sacri travagli! Questi si avvicinerà
alla porta e ripeterà – ma ciò deve farsi sempre a porta chiusa – chi è che
viene a disturbare i nostri sacri travagli?
Il maestro de’ Novizi: Un pagano sperso nella foresta
M. Esperto: Cosa domanda?
M. de’ N∴ La luce. Questa risposta verrà riportata al G. M. il quale
risponderà, ammettendolo al tronco. Verrà allora introdotto nella Baracca e
consegnato al M. Terribile, il quale lo porta innanzi al G. M. da cui riceverà le seguenti interrogazioni.
D. Chi vi ha qui condotto?
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Vendita dei seguaci del gran Eroe d’Italia
R. Un amico
D. Che cosa volete?
R. La luce
Dopo di che il G. M. gli farà un piccolo discorso e lo interrogherà su più
punti onde vedere se veramente egli è stabile nel volere entrare nella società. Quindi ordinerà che sia gettato nella foresta, e si porterà nella camera
a[d]detta a tale ufficio. Quindi si ricondurrà nuovamente innanzi al G. M., il
quale dopo aver dimandato come si è portato ed essendosi condotto bene, gli
soggiungerà che fa bisogno che dia altre prove ed ordinerà che sia gettato
nella voraggine di fuoco, e si condurrà nella camera acciò destinata. Ivi si troveranno dei bar.[attoli] con della stoppa e candele accese, le cui fiamme gli
faranno passare intorno alla persona e al viso avendo però l’avvertenza di
non fargli alcun male. Portato nuovamente dal G. M. questi domanderà se si
è condotto bene, avuta risposta affermativa gli farà un nuovo discorso interpellandolo se è tutt’ora fermo nel voler far parte della sud. società.
Risultando in tutto ciò a cui è stato sottoposto nulla in contrario gli si
farà dare il giuramento che dovrà darsi in ginocchio come alla lettera B del
catechismo. Il maestro Terribile non lo lascia che dopo prestato il giuramento. Allora il maestro dei novizi gli darà le parole e i segni. Fatto ciò si
fa la catena e si passa ai baci, come istruzioni datevi. Di poi si fa il processo verbale ed il G. M. chiude i sacri travagli come appresso.
G. M∴ Mio buon cugino maes.o 1° ass.te che ora abbiamo?
1° Ass.te: Il gallo ha cantato ed il sole ha illuminato la nostra foresta.
Il G. M. farà la medesima interrogazione al m. 2° Ass.te il quale non
ripeterà che le medesime parole del 1° Ass.te.
G. M∴ Giacché il gallo ha cantato ed il sole ha illuminato la nostra foresta è mia intenzione di chiudere i nostri sacri travagli sotto gli auspici del
G. M. dell’Universo, del nostro istitutore S. Teobaldo alla rispettabile
Vendita dei Seguaci del grand’Eroe d’Italia.
Giuramento degli Apprendenti:
Giuro odio eterno ai tiranni e la distruzione dei loro troni; giuro di non
rivelare a chicchessia ciò che ho inteso e ciò che sto per sentire e vedere;
33
Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
giuro di tenere una buona condotta morale e politica; giuro di rispe[t]tare
tutte le donne appartenenti ai Carb.; se mancherò a tal giuramento il mio
corpo sia pugnalato e bruciato, e le mie ceneri sparse al vento affinché non
resti memoria sulla terra di chi ha tradito i segreti della Società Carbonica.
Mario Casella, I repubblicani a Roma alla fine del
secolo (1889-1900)*
Ai solenni e grandiosi festeggiamenti con cui, il 20 settembre del 1895,
vengono celebrate le nozze d’argento del congiungimento di Roma
all’Italia1, non partecipano i repubblicani, a giudizio dei quali il ricordo di
Porta Pia «ben lungi dal poter costituire un argomento di giubilo, per ogni
animo libero non può essere ragione che di mortificazione e di propositi
riparatori»2. Preferiscono dissociarsi dalle feste governative e celebrare
per proprio conto, nel raccoglimento e nella semplicità (polemicamente
contrapposta allo «sfarzo» e agli «sperperi» delle manifestazioni ufficiali),
un loro 20 Settembre, secondo un programma preparato da un apposito
Comitato3 costituito per iniziativa del «Circolo Caprera»4 e articolato in
cinque cerimonie commemorative: all’ossario di Mentana, al busto di
Mazzini in Campidoglio, a Villa Glori, al monumento a Giuseppe Ga ribaldi, al busto di Giuditta Tavani Arquati5.
Con queste e in queste manifestazioni, i repubblicani romani (e con essi
i repubblicani di tutta Italia, fisicamente o idealmente presenti a Roma in
quei giorni) da un lato vogliono ricordare che il potere temporale dei papi
non cadde a Porta Pia, ma a Mentana, e cadde non per merito delle truppe
regie, ma per volontà di popolo e per il sangue versato dai seguaci di
Mazzini e di Garibaldi7; e dall’altro sottolineare le «malefatte» monarchico-liberali dell’ultimo venticinquennio, con particolare attenzione a
quella che ironicamente chiamano la «libertà di pensiero» entrata in
Roma8 attraverso la «non mai abbastanza celebrata breccia»9.
Quelli appena indicati sono i motivi che maggiormente ricorrono nelle
celebrazioni repubblicane del 20 Settembre. In esse trova spazio anche
l’anticlericalismo, ovviamente; ma la polemica antimonarchica e antiliberale è chiaramente più accentuata rispetto a quella anticlericale. Ed è questo certamente un segno dei tempi: dei tempi che cambiano e che attenuano il ricordo di certe battaglie e di certe intransigenze. I repubblicani che
vivono nell’ultimo decennio del secolo sono in gran parte giovani che non
34
35
Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
hanno partecipato alle drammatiche giornate di Mentana o di Villa Glori o
del Vascello e perciò non hanno vissuto, con la stessa intensità e sofferenza dei loro padri, le aspre lotte antipapali e anticlericali di quei giorni (un
dato indicativo della giovane età dei repubblicani romani di fine Ottocento
si può desumere dal citato elenco dei soci del «Circolo 9 Febbraio» sciolto da Crispi nel 1894: la maggior parte dei 63 elementi che compongono
l’associazione ha un’età che oscilla tra i 21 e i 35 anni e il più anziano di
tutto il gruppo non supera il 55° anno).
Questo cambiamento di generazione, insieme con altri fattori (come la
contemporanea attenuazione, da parte cattolica, della polemica antirisorgimentale) può aiutarci a capire come mai nei programmi dei repubblicani
romani di fine Ottocento l’anticlericalismo non abbia più il posto e l’importanza di un tempo (è significativo il fatto che al Congresso regionale di
Marino del 1900 una proposta di Urbano Urbani tendente ad accentuare nel
programma repubblicano la componente anticlericale viene respinta a grande maggioranza); e perché mai nell’anticlericalismo repubblicano dell’ultimo decennio del secolo tutto sia più sfumato rispetto al passato, anche recente, visto che in esso sono poco più che un ricordo l’aggressività e la determinazione che caratterizzarono l’assalto alla salma di Pio IX nella drammatica
notte del 13 luglio 1881 e le manifestazioni che nel 1889 fecero da cornice
all’erezione del monumento a Giordano Bruno in Campo de’ Fiori.
Quello che i seguaci di Mazzini professano alle soglie del nuovo secolo
è un anticlericalismo che pur non mancando di registrare qualche episodio
di intolleranza — ricordo, per tutte, l’agitazione promossa dalla «Giuditta
Tavani Acquati» nel 1896 per impedire che in Trastevere venisse effettuata la processione della Madonna del Carmine10— e di semplicistica contrapposizione della fede mazziniana a quella cattolica — a tal proposito
vorrei ricordare un opuscolo di Francesco Federico Falco, edito nel 1891 a
cura della «Giuditta Tavani Arquati», e raccomandato come «libro di lettura per le famiglie», nel quale alla donna cattolica «tutta dedita a Dio, alle
preci, ai digiuni; ignara di sé, dei figli, del mondo; dannosamente egoista
nel suo entusiasmo ascetico», viene opposta la dorma mazziniana «tutto
amore per gli altri, per l’umanità; madre e maestra; moglie e compagna;
36
Mario Casella, I repubblicani a Roma alla fine del secolo (1889-1900)
ricercante nella esplicazione di una vita umana la ricompensa dovuta; preparatrice di uomini per la patria, per la libertà; temprata agli eroismi, non
d’un pazzo qualunque, come Luigi Gonzaga, ma d’una infinita schiera di
giovani vite, sacrate sull’altare dell’umanità»11 —, è, nel suo insieme, più
sereno, più maturo, più consapevole, direi più moderno; è un anticlericalismo che detesta la sterile ed inutile polemica, e vuole avere invece una
concreta funzione di educazione morale e di emancipazione sociale; è un
anticlericalismo nel quale spesso la Massoneria non trova spazio, o almeno
non trova lo spazio di una volta; è un anticlericalismo che risente del pensiero filosofico positivista e scientista; è l’anticlericalismo efficacemente
sintetizzato in una frase di Antonio Fratti, il quale, il 1º novembre del 1896,
scrivendo ai volterriani di Francia, dopo averli invitati a bandire le «vecchie e vane forme di lotta anticlericali», dice:
«Contro il Dio della Bibbia e del Vangelo che i preti tramutarono in idolo e
in tiranno delle anime, noi, come militi intorno a una bandiera di gloria e di
speranza, ci stringiamo intorno ad un ammirabile ideale di giustizia fraterna
contro tutte le seduzioni della fede bugiarda, contro le prepotenze della politica egoistica, contro la ingiustizia del sistema economico. L’antica tradizione italica bacia in fronte la scienza nuova. Il volontario dei giorni passati
deve completarsi coll’apostolo della redenzione sociale»12.
È questo l’anticlericalismo che i repubblicani romani di fine Ottocento
professano e vivono. È un anticlericalismo di tipo nuovo che per un verso
risponde alle mutate condizioni politico-religioso-culturali della città di
Roma, e per l’altro traduce in pratica le istruzioni del Comitato Centrale
del P. R. I., il quale, nel novembre del 1898, in una circolare agli organi
periferici, raccomanda, sì, di non concedere «verun quartiere al temporalismo», ma consiglia anche, in nome della «prudenza e della convenienza», di non « accentuare troppo la guerra al principio religioso», ma di
«rispettarlo, massime dove la popolazione è attaccata alla religione», e,
addirittura, di «non trascurare, ove è appena possibile, alleanza col basso
clero»13.
37
Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
Tra il 1896 e il 1897 i repubblicani romani sono in fermento per le notizie che giungono da Candia e da Cuba. Nello spirito dell’«Associazione
dell’Italia irredenta» fondata da Imbriani nel 187714 e nel ricordo delle agitazioni promosse nel recente passato a favore di tutti i popoli in lotta per la
propria libertà (per i polacchi nel 1891, per i rumeni, gli armeni e i cretesi
nel 1894, oltre che, naturalmente, a più riprese, per le nostre terre irredente)
i sodalizi repubblicani della capitale moltiplicano le iniziative di solidarietà
morale e materiale verso le due popolazioni insorte contro turchi e spagnoli.
Anima di questo fermento è l’associazione «Giuseppe Garibaldi»15,
nella cui sede, al n. 20 di Via Tor de’ Specchi, si costituiscono due comitati (l’uno «pro Cuba», l’altro «pro Cuba e Candia»16), ai quali, in un secondo momento, si aggiunge un altro «Comitato pro Candia», che è soprattutto animato dai circoli femminili «Anita Garibaldi» e «Giuditta Tavani
Arquati»17. Con conferenze18, appelli19 e raccolte di danaro, i detti comitati sensibilizzano l’opinione pubblica romana e nazionale sul problema
delle popolazioni in questione e, più in particolare, su quello delle terre
irredente italiane. Non solo. Nonostante le severe disposizioni impartite ai
prefetti del Regno e in particolare al prefetto di Roma dal marchese Di
Rudinì, alcuni repubblicani romani (tra cui Fratti, Albani, Evangelisti,
Gattorno e Guizzardi) riescono a raggiungere la Grecia e vanno ad ingrossare il corpo delle «camicie rosse» che, al comando di Ricciotti Garibaldi,
sono corse in soccorso degli insorti candiotti. Dalla spedizione non torna
Antonio Fratti, che perde la vita nella battaglia di Domokos20.
Nel 1896 Ernesto Nathan sostituisce Adriano Lemmi alla guida della
Massoneria. Per i repubblicani romani l’ascesa di un loro compagno ai vertici del Grande Oriente è motivo di soddisfazione e di speranza. A lui guardano fiduciosi quanti vorrebbero una Massoneria meno compromessa con
i governi della Monarchia e più fedele alle sue tradizioni anticlericali e alla
sua ispirazione superpartitica. Dal nuovo Gran Maestro i repubblicani della
capitale si aspettano un vigoroso rilancio dell’Istituzione ed una più efficiente organizzazione dopo la crisi degli ultimi anni dell’età crispina.
E Nathan sembra recepire queste istanze che gli giungono dai compagni
di milizia politica: non è un caso, infatti, che già nel suo primo messaggio
38
Mario Casella, I repubblicani a Roma alla fine del secolo (1889-1900)
alle Loggie della Comunione Italiana egli avverta l’esigenza di «parlar
chiaro ed alto, di ripetere ciò che noi siamo e dove andiamo», e sottolinei
— in evidente polemica con il suo predecessore Adriano Lemmi, che aveva
messo la Massoneria al servizio di Crispi e che non aveva saputo contrastare la politica conciliatorista del «dittatore» siciliano verso il Vaticano21
— la necessità di una Massoneria che «accoglie tutte le religioni senza
adottarne alcuna», e che opera «al di sopra delle scuole che si contendono
gli intelletti e dei partiti che si contrastano il potere»22.
Tra i più attivi sostenitori di questa sua opera di risanamento e di rilancio della Massoneria, troviamo, talvolta come titolari di altissime cariche
in seno al Grande Oriente e alla Giunta esecutiva del Grande Oriente23,
alcuni del nomi più significativi del movimento repubblicano romano: da
Barzilai ad Ettore Ferrari, da Carlo Meyer a Federico Gattorno, da Pilade
Mazza ad Antonio Fratti24. Alcuni di questi già al tempo di Lemmi avevano un posto di rilievo al vertice della Massoneria25. Già allora troviamo,
in seno al Grande Oriente, repubblicani romani che legano il proprio nome
a iniziative o a dibattiti di particolare importanza: si pensi, per fare qualche
esempio, al ruolo avuto da Nathan nel 1892-1894 nelle discussioni sulla
questione sociale26 e nella costituzione di una «Commissione per gli studi
sociali»; all’opera svolta da Barzilai per attirare l’attenzione del Grande
Oriente sulle condizioni economiche e sociali della Sicilia al tempo dello
stato d’assedio decretato da Crispi; alla lotta ingaggiata da Nathan, Barzilai
e Bovio contro la politica filovaticana di Crispi nel 1894; all’interessante
discussione sull’indirizzo generale della Massoneria27, che si svolge, in
seno al Grande Oriente, il 19 gennaio 1896 tra una maggioranza filocrispina che si rifà al concetto di «patria» e una minoranza anticrispina, capeggiata da Nathan e Barzilai, che insiste invece sui concetti di «libertà» di
«fratellanza» e di «tolleranza».
Con Nathan Gran Maestro il gruppo repubblicano romano rafforza la sua
posizione e moltiplica il suo impegno al vertice della Massoneria. I verbali del Grande Oriente e della Giunta esecutiva del Grande Oriente documentano l’azione da esso svolta per assecondare il nuovo corso
dell’Istituzione. I nomi di Nathan, Barzilai, Ferrari, Gattorno e, finché vive,
39
Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
di Meyer ricorrono con frequenza sia nelle discussioni di indirizzo generale — ad esempio, sono numerosi gli interventi del Gran Maestro per ricordare a quanti vorrebbero adottare una linea di condotta diversa che la
Massoneria «non deve occuparsi di questioni di Stato e mescolarsi nelle
lotte dei vari partiti»28 — sia in quelle, assai accese, relative alla «questione crispina» — di Crispi e della sua ombra che anche dopo Adua continua a proiettarsi su Palazzo Giustiniani si occupa a più riprese il Grande
Oriente e il 24 aprile 1898 Nathan e Ferrari negano il loro appoggio ad un
o. d. g. Fortis, secondo il quale la condotta tenuta dall’ex presidente del
Consiglio nei confronti della Banca Romana non coinvolgeva la Massoneria e si rendeva perciò inopportuno un processo massonico contro l’uomo politico siciliano — sia infine nei dibattiti che si accendono intorno a
questioni di politica estera come le insurrezioni di Candia e di Cuba o come
l’affare-Dreyfus. Inoltre, la loro attiva presenza in seno al Grande Oriente
si rivela fruttuosa per il movimento massonico della capitale (che segna un
risveglio, come dimostrano la nascita di nuove loggie e l’incremento numerico degli aderenti), e giova anche ai circoli e alle associazioni repubblicane, che usufruiscono di generosi sussidi29, specie per iniziative di carattere anticlericale (particolare simpatia gode in seno al Grande Oriente
1’«Associazione Universitaria XX Settembre», che — dice Nathan — «Ha
una speciale importanza, e perché può considerarsi come una filiazione
della Massoneria e perché tende a paralizzare l’azione malefica delle scuole clericali, già tanto numerose nella capitale dello Stato»30). Ma se attiva
e qualificata è in seno al Grande Oriente la rappresentanza del movimento
repubblicano romano, non tutti i repubblicani della capitale aderiscono alla
Massoneria. Tra di essi, anzi, c’è chi, come Felice Albani, non nasconde le
proprie diffidenze nei confronti di un’Istituzione che ha perduto la carica
rivoluzionaria di un tempo, che «ha deviato dai suoi principi fondamentali» facendosi «consigliera (neppur chiesta né desiderata) proprio di quelle
istituzioni nelle quali essa per la prima non dovrebbe avere alcuna fiducia»,
che «dalle rivendicazioni alte e forti politiche e sociali è discesa alla mutua
beneficenza; dalle eroiche battaglie è passata alle accademie»31; né fa
mistero delle proprie perplessità verso un Gran Maestro, come Nathan, che
40
Mario Casella, I repubblicani a Roma alla fine del secolo (1889-1900)
in occasione dell’inaugurazione del monumento a Vittorio Emanuele in
Milano manda un telegramma all’autore di quel monumento, lo scultore
romano Ettore Ferrari, pregandolo di rappresentare il Governo dell’Ordine
alla cerimonia e di portare il suo saluto a colui che «alzò la bandiera
nazionale sul Campidoglio e sul Quirinale» : a colui cioè — sottolinea
Albani — che dichiarò «ribelle» la bandiera sventolata da Garibaldi a
Mentana32.
E nelle idee di Albani si riconoscono quasi tutti i mazziniani intransigenti. Costoro, a differenza dei repubblicani «legalitari» e filoradicali (che nella loro gran parte militano nella Massoneria e si ispirano alle sue
idee e ai suoi metodi), guardano e aderiscono alla Carboneria, una vera e
propria società segreta, idealmente legata alla Carboneria preunitaria (che
aveva gettato salde radici anche nella roccaforte dello Stato Pontificio33)
e all’«Alleanza Repubblicana Universale»34.
La Carboneria romana di fine secolo (sulla quale, purtroppo, non abbiamo altre informazioni che quelle di polizia) è articolata in «Vendite» o
«Baracche» (la documentazione da me consultata ne segnala 5 nel 1894 e
8 nel 190035), che sono costituite da «Buoni Cugini» e capeggiate da
«Maestri» (l’assemblea di questi ultimi costituisce la «Suprema Vendita» o
«Camera d’Onore»). Ad essa si è ammessi dopo accurata selezione e con
un complesso rito di iniziazione. Una volta entrati a far parte della «famiglia carbonica», i «buoni cugini» si impegnano al rispetto delle norme che
regolano la vita dell’organizzazione. Oltre che fini politici (primario sembra essere quello di mantenere viva l’idea repubblicano-intransigente), la
Carboneria ha anche scopi di mutuo soccorso. Tra le sue caratteristiche troviamo il rifiuto della violenza: è in nome di tale rifiuto che nel novembre
1899 viene proibito a tutti i «buoni cugini» «di andare in qualunque tempo
ed in ogni luogo armati di coltello o pugnale o di qualsiasi altra arma insidiosa, senza ordine dei loro immediati superiori»36; ed è sempre in nome
dei sentimenti di solidarietà, di umanità e di fratellanza che nel 1900 i carbonari stigmatizzano il regicidio37.
Come la Massoneria, anche la Carboneria vede moltiplicare i suoi aderenti negli ultimi anni del secolo (e ciò provoca un contemporaneo ingros41
Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
sarsi delle file repubblicane38). Dalle fonti di polizia si ricavano queste
cifre: 240 associati nel 1894, ben 6000 (di cui 3500 attivi) nel 1897, circa
2000 nel 1899, 800 nel 1900. La mancanza di fonti alternative rende
impossibile una loro verifica, è tuttavia ragionevole considerare esagerate
la seconda e la terza e più vicine al vero la prima e la quarta. Tra i carbonari più noti, le stesse fonti segnalano i nomi di Felice Albani, Antonio
Fratti, Ettore Ferrari, Federico Zuccari, Carlo Lizzani, Agesilao Filipperi.
NOTE
*Da: Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano. Comitato di Roma,
L’associazionismo mazziniano. Atti dell’incontro di studio (Ostia, 13-15 novembre
1976), a cura di Vittorio E. Giuntella, Roma, Edizioni dell’Ateneo, 1982 pp. 169258: 198-211 (con selezione delle note).
1) Un ampio resoconto dei festeggiamenti governativi in E. Peroni, Roma
Italiana (1870-1895), Roma, 1895 pp. 526 ss.
2) Il Futuro Sociale, 5 settembre 1895, p. 1: La manifestazione republicana in
Roma pel XX Settembre. L’articolo sottolinea, tra l’altro, le incertezze e i dubbi dei
repubblicani romani sull’atteggiamento da tenere di fronte alle feste «brecciaiuole»: astensione ben motivata dalle celebrazioni ufficiali o una contro-dimostrazione repubblicana? Tra discussioni e polemiche prevale una linea di mezzo: astensione e contemporaneamente autonoma manifestazione che - si fa rilevare - «non
sarà una contro festa, bensì una affermazione di carattere espiatorio da un lato, di
principii e di programma dall’altro».
3) Articolato in un «Comitato esecutivo» locale e in un «Comitato generale» (di
cui fanno parte i più noti elementi della democrazia nazionale e romana e che ha
il compito di promuovere in tutta Italia celebrazioni «republicane» del XX Settem bre) il quale, il 14 settembre, indirizza un «manifesto» agli italiani, invitandoli a
recarsi per l’occasione «presso le are o le tombe degli eroi», a ravvivare «il culto
dei puri ricordi delle glorie popolar », a rafforzare «l’antica fede intatta che bandì
il nome di Roma nelle ore tristi, innanzi alla morte» (Il futuro Sociale, 14 settembre 1895, p. 1: XX Settembre).
42
Mario Casella, I repubblicani a Roma alla fine del secolo (1889-1900)
4) Sull’iniziativa del «Circolo Caprera» e sull’appello-programma lanciato dal
«Comitato esecutivo delle associazioni republicane di Roma e provincia» alle
«Associazioni republicane e popolari d’Italia» nell’agosto del 1895, cfr. Il futuro
Sociale, 30 agosto 1895, p. 3: Il XX Settembre e i republicani d’Italia.
5) Per tutte queste manifestazioni, i membri del «Comitato promotore» saranno
di lì a poco citati in giudizio sotto l’accusa di: «1. Voto di distruzione dell’attuale
ordine di cose e adesione alla forma di governo republicano. 2) Vilipendio delle
attuali istituzioni. 3) Offese alla Corona», cfr. Il futuro Sociale, 2 dicembre 1895,
p. 3: Il processo per le manifestazioni republicane del «XX Settembre» a Roma.
7) Cfr. il citato appello del «Comitato esecutivo delle Associazioni rep. di Roma
e provincia» alle associazioni rep. e popolari d’Italia.
8) In un articolo firmato GIORGIO, II Futuro Sociale del 30 agosto (p. 3, Intorno
alla breccia di Porla Pia) dopo aver ricordato che il 20 Settembre segna non solo
«il 25° anniversario del giorno in cui il potere temporale basato sull’Indice e sul
Sillabo fu abbattuto, speriamo, per sempre», ma anche «l’anniversario del principio d’una grande commedia, che, a sua volta, è da sperare debba pure terminare»,
scrive: «Noi, italiani, per cominciare dalla questione generale, siamo entrati dalla
breccia di Porta Pia come gli araldi dei libero pensiero, e oggi, non dico niente di
nuovo, ormai lo vedono e lo sentono tutti, oggi il pensiero è libero in Italia come
lo era sotto l’Indice ed il Sillabo. Barbato, De Felice e gli altri sono alla reclusione perché non la pensano come il governo; gli anarchici e i presunti anarchici sono
confinati nelle isole per la medesima ragione; i giornali republicani e socialisti che,
naturalmente, non dicono bene del governo, sono sequestrati o boicottati; le associazioni che non hanno alberi per le istituzioni sono sciolte; i cittadini sono liberi
di riunirsi a congresso purché non dicano niente che sia fuori dello Statuto
Albertino…, insomma le libertà Papaline si equivalgono: al polizzino della comunione non ha fatto che prendere il posto la dichiarazione di fede monarchica».
9) Cfr. Il futuro Sociale, 2 dicembre 1895, p. 3: Il processo…cit.
10) Cfr. il rapporto telegrafico 7 luglio 1896 del questore Martelli al prefetto (in
ASR, Pref., Gab., b. 472, f. «Partito rep. »).
11) Un riassunto del volumetto in L’Emancipazione, 6 settembre 1891, p. 2:
Donna cattolica e donna Mazziniana (si noti la ‘c’ minuscola della parola ‘cattolica’ e la ‘M’ maiuscola della parola ‘Mazziniana’).
43
Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
12) Cfr. A. Catelani, Antonio Fratti, Roma 1898 p. 72 e G. Bruni, Mazziniani
Intransigenti, in «Aspetti e figure della pubblicistica repubblicana italiana»,
Torino 1962 p. 235-69: 239.
13) Un’ampia sintesi della circolare del PRI in una «riservata» del ministero
dell’Interno al prefetto di Roma del 17 novembre 1898 (in ASR, Pref. Gab., b. 478,
f. «Partito rep.»).
14) Che di lì a poco ebbe anche a Roma una ‘sezione’ animata da Albani, Fratti,
Oberdan, Marini, Filipperi (cfr. Bruni, Mazziniani intransigenti, cit., p. 240 ss.).
15) Sorto nel luglio del 1896 per iniziativa di Federico Zuccari, suo primo presidente, il ‘Circolo Garibaldi’ aveva, alla fine dell’estate dello stesso anno, una
ventina di soci ed aveva la sua sede al n. 20 di Via Tor di Specchi (altri particolari nell’elenco delle associazioni repubblicane di Roma trasmesso il 9 settembre
1896 dal questore al prefetto, in ASR, Pref. Gab., b. 472, f. ‘Partito rep.’).
16) Riferisce il questore di Roma (rapporto 17 dicembre 1896 al prefetto: ASR,
Pref. Gab., b. 491, f. ‘Insurrezione a Candia’) che il ‘Comitato italiano centrale’ per
Cuba si costituì il 6 aprile 1896 e fu composto da Albani, Fratti, Falco, Gattorno,
Nisolino, Tolomei e Zuccari (nomi ai quali, in un secondo momento, si aggiunsero
anche quelli di Bovio, Barzilai, Ferrari e Adele Tondi-Albani). Accanto a tale comitato – che iniziò subito una sottoscrizione e raccolse in poco tempo L. 116 – sorse il 14
settembre dello stesso anno un secondo comitato, questa volta espressione di tutte le
associazioni repubblicane della città, con il compito di promuovere un’agitazione a
favore anche dei candiotti. Ne facevano parte: Gattorno, Zuccari, Fratti, A. Rubeghi,
E. Ferrari, Barzilai, Marco Riccardo Milla, Nissolino, Albani, Andrea Farina, T.
Brignardelli, F. Zambonini e Amedeo Giustini segretario. Sulla riunione che portò alla
costituzione di questo secondo comitato esiste un dettagliato rapporto telegrafico del
questore Martelli al ministro dell’Interno e al prefetto. Vi sono elencate le società promotrici dell’iniziativa («G. Garibaldi», «G. Tavani Arquati», «Circolo Mazzini»,
«Conciatori Pellami», «Brunetti», «Annita Garibaldi», «L. Marini», «G. Bruno»,
«Trento e Trieste», «A. Saffi») e si mette in rilievo la vivace polemica scoppiata tra
chi (come Milla, Fiorentini e Pirolini) auspicava la costituzione di un comitato aperto, oltre che ai repubblicani, ad altre forze politiche, non escluso il partito liberale, e
chi (come Del Moro) voleva dare all’iniziativa un’impronta schiettamente repubblicana (questo secondo rapporto, datato 15 settembre 1896, ivi).
44
Mario Casella, I repubblicani a Roma alla fine del secolo (1889-1900)
17) Il comitato era costituito da Anna Rubeghi, Farina Leonilde, Giuseppina
Rubeghi per l’«Annita Garibaldi», e da Ernesta Pasquali, Rosa Salvatori, Emilia
Benefial, Francesca Larghetti e Maria Pompei per la «G. Tavani Arquati», con
Adele Albani e Matilde Milla segretarie (cfr. II Futuro Sociale, 11-18 aprile 1897,
p. 3, Italia e Grecia).
18) Come quella, in favore di Cuba, tenuta da F. Falco il 6 ottobre 1896 (cfr. II
Futuro Sociale, 9 Ottobre 1896, p. 3, Per l’umanità e per la rivoluzione di Cuba),
o come quella in favore degli insorti di Candia tenuta, nel pomeriggio del 22 febbraio 1897 alla sala dei tipografi in via di S. Bartolomeo ai Vaccinari, nel corso
della quale, presenti circa 500 persone, parlarono Socci e Barzilai e fu approvato
un o. d. g. proposto dal repubblicano Zuccari e dal socialista Bissolati con il quale
- si legge in un rapporto al prefetto del comandante la divisione interna della legione carabinieri di Roma - «protestandosi contro tutte le oppressioni, si proclama la
solidarietà della Nazione italiana con la causa di Candia facendo voti pel trionfo
di quel popolo». Al termine della riunione – si legge ancora nel rapporto – una
commissione formata dai deputati Zuccari, Mazza, Barzilai, dai consiglieri comunali Veraldi e Lizzani e dallo studente Giuseppe Turrini si recò a far visita al ministro di Grecia seguita da una piccola folla che inneggiava a Candia e al socialismo
(il rapp., datato 22 febbraio 1897, in ASR, Pref. Gab., b. 491, f. ‘Insurrezione a
Candia’).
19) Come quello indirizzato il 2 aprile 1897 «alle donne italiane » dal
«Comitato femminile italiano pro Grecia in Roma» per invitarle, «nel nome della
fratellanza dei popoli e del diritto delle genti, nel nome della civiltà vera e della
vera pace», a sorgere unite «a protestare contro l’azione retrograda dei governi» ed
ad affermarsi «solidali coi popoli che soffrono, e lottano e sperano per la libertà e
per la giustizia!» (II Futuro Ssciale, 11-13 aprile 1897, p. 2 sg., Italia e Grecia).
20) Sulla partecipazione di Fratti alla campagna di Grecia, sulla sua morte e sull’eco che il fatto ebbe a Roma cfr. A. Catelani, Antonio Fratti, cit., pp. 77 ss.
21) Sui rapporti tra Crispi e la Massoneria e più in particolare sulle negative
reazioni che ebbe in seno al Grande Oriente e al movimento massonico nazionale la
politica di avvicinamento al Vaticano adottata da Crispi nel 1894-95: F. Fonzi, Crispi
e lo «Stato di Milano», Milano, Giuffré, 1965, passim; A. A. Mola, Storia della massoneria italiana dall’Unità alla Repubblica, Milano, Bompiani, 1976 pp. 177 ss.
45
Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
22) Il messaggio di Nathan in Rivista della Massoneria Italiana, giugno-luglio
1896.
23) È il caso, ad esempio, di Ettore Ferrari e di Carlo Meyer che nel luglio del
1896 vengono eletti rispettivamente Gran Segretario del Grande Oriente e membro della commissione per la revisione delle costituzioni massoniche: cfr.
ARCHIVIO DELLA MASSONERIA ITALIANA, Roma (d’ora in poi: AMI), Verbali del
Grande Oriente, 5 luglio 1896; e Verbali della Giunta esecutiva del Grande
Oriente, 9 luglio 1896.
24) Notizie sui massoni Nathan, Ferrari e Barzilai in G. Gamberini, Mille volti
di massoni, Roma, 1975, pp. 167, 163 e 187.
25) Ad esempio, Meyer occupò la carica di Gran Tesoriere dal 17 febbraio 1889
al 19 gennaio 1896, E. Ferrari fu dapprima eletto membro del Comitato per i ricorsi delle Loggie e dei fratelli e successivamente (2 luglio 1893) Gran Segretario,
Nathan fu Iº Gran Sorvegliante dal 2 luglio 1893 (cfr. i Verbali del Grande Oriente
alle date indicate).
26) Ricordo per tutte la discussione svoltasi in seno al Grande Oriente il 16 giugno 1892. Al Gran Maestro Lemmi che sosteneva che la Massoneria «deve per ora
limitarsi a migliorare le condizioni della popolazione agricola, diffondendo in tutta
Italia e disciplinando meglio la mezzadria nel senso che il colono sia posto in
grado di comprare la terra che esso lavora», Nathan replicava: è giusto che gli agricoltori diventino proprietari, «però urge pensare intanto alle condizioni miserrime
dei braccianti agricoli, la mezzadria non essendo per ora applicata che in un quarto appena d’Italia, e non essendo possibile diffonderla d’un tratto dovunque: quindi espropriazione dei latifondi per parte dello Stato, perché ridotti in piccoli lotti,
le terre siano date agli agricoltori, E poiché non è possibile trascurare altre parti
urgenti del problema sociale, lo Stato deve intervenire con forti mezzi a prepararne la soluzione, e i mezzi si troveranno coi risparmi da introdursi nell’amministrazione e con la vera perequazione dei tributi » (AMI, Verbali del Grande Oriente,
16 giugno 1892; parzialmente cit. da A. A. MOLA, Storia... cit., p. 213).
27) Sulla politica ecclesiastica di Crispi si svolge, il 9 dicembre 1894, al Grande
Oriente, un’accesa discussione. Bovio, appoggiato da Barzilai, deplorò che «lo
stesso governo e lo stesso uomo, che lasciarono, anzi vollero che si facesse la
solenne apoteosi del pensiero di Bruno, oggi vadano a ritroso d’allora e allontani-
46
Mario Casella, I repubblicani a Roma alla fine del secolo (1889-1900)
no il movimento e l’azione dello Stato da quei principi di diritto laico in nome dei
quali soltanto l’Italia nuova può stare a Roma ed esercitarvi degnamente un’alta
missione di civiltà». Gli stessi Bovio e Barzilai, unitamente a Nathan e alla quasi
totalità del Grande Oriente, approvarono un o. d. g. in cui si invitava il Gran
Maestro a far intendere alle Loggie che «tra l’Ordine massonico e la setta clericale la lotta sarà viva ed inestinguibile fino al giorno in cui – libera la coscienza di
ciascuno – lo Stato non abbia conseguita intera la laicità, la quale è base del nuovo
diritto pubblico, e la convivenza civile non sia stata rinnovellata dai principi di
equità sociale» (AMI, Verbali del Grande Oriente, 19 gennaio 1896).
28) Così, ad esempio, il Gran Maestro nella riunione della Giunta esecutiva del
Grande Oriente tenuta il 19 maggio 1898 (cf. il relativo verbale).
29) Qualche esempio: un sussidio di L. 50 viene accordato, su proposta di
Barzilai, Filipperi e Lizzani, il 5 giugno 1896 alla «Giuditta Tavani Arquati» e ai
«Reduci» per l’annuale commemorazione di Garibaldi; un altro sussidio viene
elargito il 31 marzo 1898, su proposta del fratello Pasquale Arquati, al circolo
«Cesare Lucatelli»; il 7 maggio 1898 si decreta un aiuto a favore della «Unione
Universitaria XX Settembre» e si promettono ulteriori sussidi «ove la sua azione
proceda vigorosa e ordinata» (AMI, Verbali della Giunta esecutiva del Grande
Oriente alle date indicate).
30) Ib.
31) II Futuro Sociale, 4 febbraio 1894, La Massoneria italiana dall’epopea
all’accademia.
32) II Futuro Sociale, 10 luglio 1896, La Massoneria e la bandiera nazionale.
33) Cfr., ad esempio, Giuseppe Leti, Carboneria e Massoneria nel
Risorgimento Italiano, Bologna 1966, passim (in particolare pp. 226 ss.).
34) Che aveva avuto larga diffusione anche a Roma. Tale diffusione è documentata nelle carte di polizia, tra le quali non è raro trovare, in copia o in originale, interessanti documenti sulla vita dell’organizzazione. Cito per tutti il manifesto in cui il Comitato regionale di Roma annunciava, nel marzo del 1890, la sua
ricostituzione dopo lo scioglimento decretato da Crispi. Vi si leggeva che «la rivoluzione batte alle porte» e vi si delineava il «programma di lavoro»: « Propaganda
in mezzo agli operai, ai soldati, agli studenti, agli impiegati, in mezzo ad ogni classe di persone, specialmente inscrivendosi nelle società operaje; propaganda instan-
47
Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
cabile, continua. Organizzazione per trarre nell’alleanza disciplinare i migliori, i
più sicuri elementi; organizzazione per raccogliere il denaro necessario a qualsiasi movimento di popolo. L’armamento infine perché senz’armi si potrà fare spargere del sangue, sacrificare dei fratelli, mettere nella miseria e nel lutto delle famiglie, accrescere ancora il calendario dei martiri repubblicani, ma non riuscire alla
vittoria» (copia del manifesto in ASR, Pref., Gab., b. 468, f. «Alleanza
Repubblicana Universale»).
35) Queste le «Vendite» esistenti a Roma al 19 novembre 1900: «Romolo Garroni» (Esquilino), «Mole Adriana» (Prati), «F. Orsini» (Regola), «Caprera»
(Campitelli), «Giorgio Imbriani» (Poste), «A. Saffi» (Borgo), «Speranza» (Monti),
«Trastevere» (rione omonimo): da una scheda sulla Carboneria in ACS, Brusati,
sc. 12 bis.
36) Così in un decreto emanato il 20 novembre 1899 dai massimi esponenti
delle Vendite «Orsini», «Mameli», «Ferruccio», «Bandiera» (copia del decreto —
provocato da un fatto di sangue avvenuto tra due carbonari — in ASR, Pref. Gab.,
b. 478).
37) Cfr. il rapporto 30 agosto 1900 del commissario capo al prefetto: Ivi.
38) Dopo il 1896, le carte di polizia segnalano spesso, mettendoli in rapporto
con il risveglio della Massoneria e della Carboneria, crescite numeriche in seno ai
circoli repubblicani della capitale. Qualche esempio: il 16 novembre 1898, in casa
di Ettore Ferrari, F. Albani, facendo il punto dopo la crisi e gli scioglimenti di maggio, «si compiacque che molti amici (carbonari) i quali per ragioni personali si
erano astenuti dalla propaganda e disinteressati di quanto il partito andava facendo, abbiano ora fatto ritorno al gruppo repubblicano» (rapp. 18 novembre 1898 del
commissario capo al prefetto: in ASR, Pref. Gab., b. 478, f. ‘Partito rep.’); il 12
gennaio 1900, Urbano Urbani, parlando al comitato centrale del P. R. I. e facendo
il punto organizzativo del partito in Italia e nel Lazio, sottolineava il «molto terreno» guadagnato nella capitale dal partito rep. E aggiungeva, riferendosi alla
Carboneria, che «ha data la vera vita al partito il pieno accordo concluso con una
grande organizzazione romana, che fino a poco tempo fa aveva rifiutato ogni
alleanza col partito repubblicano e ne aveva anche osteggiato e rese nulle le iniziative» (‘riservata urgente’ 12 febbraio 1900 del prefetto al commissario capo: in
ASR, Questura, f. 320); il 21 settembre 1900, in una riunione alla «G. Tavani
48
Mario Casella, I repubblicani a Roma alla fine del secolo (1889-1900)
Arquati» l’avv. Giovanni Miceli «annunziò che in questi giorni numerose sono
state le iscrizioni di nuovi repubblicani», e il commissario capo, commentando
l’affermazione, scrisse in un rapporto al prefetto datato 22 settembre che «tale fatto
è dovuto alla Carboneria che fece obbligo a tuti i buoni cugini di iscriversi al partito repubblicano…» (ASR, Pref. Gab., b. 478, f. ‘Partito rep.’).
APPENDICE III (pp. 236-38)
«Riservatissima» 31 maggio 1894 del questore Stroni al prefetto
Cavasola (in ASR, Prefettura, Gabinetto, b. 471, f. «Assoc. segreta di
Carbonari»)
Sin dal 1870 esiste in Roma la setta dei Carbonari, che col volgere degli
anni modificò poi scopi e programma. Organizzata, come tutte le Società
segrete, in modo da rendere assai difficile ogni vigilanza da parte
dell’Autorità, sua prima e costante cura fu sempre quella di non richiamare
in alcun modo l’attenzione su di sé e sui singoli membri, lavorando nell’ombra, agendo indirettamente, non ammettendo nel proprio seno che persone provate e sicure, punendo quelli fra i proprii affigliati che avessero
traditi i segreti della setta, non avessero eseguiti gli ordini loro dati, od in
qualsiasi modo fossero venuti meno agli obblighi loro imposti dal giuramento cui erano vincolati.
Apparentemente gli scopi della setta dei Carbonari sono la mutua assistenza fra i soci, la propaganda per il trionfo di tutto ciò che è giusto, onesto, liberale. — In effetti però ha scopi sovversivi: i dirigenti appartengono
al partito repubblicano intransigente, e si servono del lavoro, delle influenze, dei poteri occulti dell’associazione a tutto beneficio del loro partito, ed
anche per interessi loro personali.
La famiglia Carbonara è divisa per Vendite, Sezioni e Gruppi, a seconda
del numero di affigliati esistenti nelle diverse Città. — Le Vendite esistenti nei centri principali prendono anche il nome di Centri, a cui fanno capo
le Sezioni esistenti nelle piccole città e nei comuni più prossimi. — In ogni
Vendita vi è il Capo Vendita ed un supplente e così pure in ogni Sezione vi
49
Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
è il Capo Sezione ed il supplente. Le Vendite corrispondono coi Centri a
mezzo degli Intermediarii. Tutti i Capi Squadra sono responsabili degli atti
dei propri dipendenti verso il Capo Sezione.
Per le ammissioni nella famiglia Carbonara, le proposte devono essere
fatte per iscritto con tutte le maggiori possibili indicazioni circa la persona
da ammettersi: e dopo assunte le più precise informazioni, la persona stessa, se ritenuta meritevole, viene aggregata a qualche squadra col titolo di
apprendista. — Da apprendista si è poi promosso a Maestro, e da Maestro
a Maestro Gran Luce. I Maestri di una Vendita costituiscono la così detta
Corte d’Onore, chiamata a risolvere le questioni di una certa importanza.
Tutti gli affigliati sono obbligati a pagare una quota mensile a seconda della
loro posizione, ed in tutti gli atti, corrispondenze, riunioni, i Maestri e gli
apprendisti devono essere indicati, con pseudonimi.
Per superiore intelligenza rassegno copia del Programma e del Catechismo Carbonico, del Regolamento Interno, della formola di giuramento,
del modo in cui viene formata la vendita in grado di appello, delle istruzioni dei BB... C C... C C... visitatori, dello Statuto della Cassa Deposito e
Prestito, dai quali atti meglio si apprende tutta l’organizzazione della setta.
Da qualche tempo per quanto riflette Roma, nei Rioni Regola, Campitelli, Trastevere, si accentuò un lavoro di organizzazione diretto a scartare l’elemento vecchio e dannoso ed a raccogliere la parte seria e provata
ed atta all’azione.
Da informazioni fiduciarie che ho ragione di ritenere attendibili le
Sezioni di Roma sarebbero 5, la più importante delle quali la «Felice Or sini». Gl’inscritti sarebbero circa 240 nella maggioranza scalpellini, lavoranti del Tevere, facchini e pesatori del Mercato dei Cerchi, parecchi delle
Società Giuditta Tavani, Giordano Bruno, Mazzini, Vitruvio, Romagnoli.
Dei principali e più influenti affigliati, rassegno l’elenco con le precise
generalità e con l’indicazione dei rispettivi domicili. Nell’elenco stesso,
come dal medesimo si rileva, figurano Filipperi Agesilao, Fiorentini
Vincenzo, Corti Romolo, Coralizzi Luigi, l’Avv. Zuccari Federico,
Giuseppe Proia, l’Avv. Fratti, Ettore Ferrari, Luigi Domenicali, Felice
Albani, Michele Guastalla, Dr. Ciattaglia Cesare, l’Avv. Augusto Santini,
50
Mario Casella, I repubblicani a Roma alla fine del secolo (1889-1900)
Pasquale Arquati, Antonio De Santis, Giuseppe Votosi, che sono i più noti,
provati ed influenti affigliati al partito repubblicano intransigente di Roma,
delle cui forze completamente dispongono.
Per opera del Luigi Domenicali sunnominato in Albano, Genzano,
Frascati e Marino si costituirono alcune Sezioni, ciascuna delle quali però
non raggiunge il numero di 20 o 21 affigliati, fra cui sono noti i nominati
Sabatini, Resta, Barbaliscia di Genzano, Campegiani Cesare, Belluni, Vicini, di Marino, Baldelli, Giannarelli Camillo di Frascati, Silvestroni,
Bartolucci e Paris di Albano. Sul conto di detti individui e di quelli residenti in Roma e compresi nel succitato elenco, mi riservo di completare ed
inviare complete e precise informazioni.
Soggiungo intanto che le riunioni delle Vendite di Roma oltre che nelle
sedi di alcune Società repubblicane quali la Giuditta Tavani ed il Circolo
Mazzini, vennero pure tenute nella Trattoria dell’Aurora al Corso Vittorio
Emanuele, in quella Beltramme, a Via Privata alla Stazione ed in quella di
Agostinello, già Filipperi, in Trastevere.
La Vendita «Felice Orsini» si mantiene in relazione con le Vendite di
Napoli, Ancona, Terni, Livorno. Ad Ancona e nelle Marche tutte, la setta
carbonara ha estesissime ramificazioni, ed assicuramisi disponga di mezzi.
Con tali cenni rispondo alla vostra controdistinta e mi riservo altre comunicazioni in proposito.
Il Questore Sironi
51
Carboneria 1913. Bolla del Gran Capo Vendita
ACS, P.S., G. 1, 436 f. 104 b. 166
Comunicazione riservata del Prefetto di Roma a Ministero dell’Interno
Direz Gen. della P. S., Ufficio riservato, Roma, 28 aprile 1913
La Carboneria che, come l’Alleanza, costituisce una delle frazioni più
accentuate del partito repubblicano italiano, accenna a scuotersi dal torpore in cui è vissuta da lungo tempo e ad intraprendere con operosità la propaganda rivoluzionaria, pur conservando la più assoluta segretezza che è
una delle caratteristiche dell’Associazione.
L’iniziativa di ciò è venuta dalla ‘Grande Vendita Universo’ di Roma
che rappresenta la direzione della Carboneria di Italia e che gode notevole fiducia ed ascendenza su le associazioni dipendenti. Questo risveglio
devesi al cambiamento di recente avvenuto del ‘Gran Capo Vendita’ che
era il noto Ferri Sotero, scaduto dalla carica per compiuto periodo. Al suo
posto è stato eletto in un’assemblea segreta tenutasi in una conceria di
Testaccio con intervento di circa 200 soci, l’avv. Arnaldo Petroni, pure di
Roma, il quale ha deciso di dare maggiore impulso all’Associazione.
All’uopo egli ha fatto diramare a tutte le ‘Vendite’ di Italia (circa 250) una
circolare in cui traccia le finalità essenzialmente rivoluzionarie della
Carboneria ed eccita tutti i confratelli a maggiore attività pel trionfo dei
comuni ideali.
Sembra però che anche il nuovo ‘Gran Capo Vendita’ non nutra soverchia fiducia sull’efficacia dei propri eccitamenti e sull’attuazione immediata della rivoluzione, come può desumersi dal seguente periodo con il
quale termina la circolare, di cui sopra è cenno:
«Se l’inerzia degli uomini e la tristizia dei tempi non consentirà a noi di
partecipare alla rivoluzione che dovrà mutare il regime politico e sociale
della nostra Italia, noi avremo tuttavia adempiuto al nostro dovere se, conservando questa istituzione come l’abbiamo ricevuta dai nostri padri, che
se ne servirono per compiere l’opera della redenzione nazionale, riuscire53
Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
mo a trasmetterla intatta ai nostri figli perché se ne servano per dare alla
patria il sociale benessere e le glorie della repubblica»
Unisco, per intelligenza, una copia della circolare predetta, facendo presente che il ‘RIEGO’ il quale si firma ‘Gran Capo Vendita’ non è altro,
come m’informa il Questore, che un pseudonimo sotto il quale si nasconde l’avv. Petroni, giacché, per lo Statuto della Carboneria, il capo non può
essere conosciuto ufficialmente dagli adepti.
Il Prefetto
A∴ G∴ D∴ G∴ I∴ C∴ E∴ D∴ R∴ U∴ S∴
====================
Gr∴ Vend∴ UNIVERSO
A tutte le Alte Camere e a tutte le Vendite che sono alle sue dipendenze
il Pot∴ Sup∴ della Gr∴ Vend∴ Universo, sorto dalla Assemblea
Costituente del 23 febbraio decorso, invia il saluto augurale e partecipa
quel che si propone di compiere e quel che esige venga compiuto.
La tradizione repubblicana, di pensiero e di azione, si immedesima e si
confonde talmente fra noi con la tradizione nazionale che non si potrebbero concepire la vita e i destini del nostro paese prescindendo dall’esistenza
e dalla attività di essa, non potrebbe concepirsi la più recente sua storia. E
poiché del partito repubblicano la nostra Istituzione ha sempre raccolto e
raccoglie tuttora quanto di meglio essa possiede per intelletto, per virtù e
per coraggio, gli uomini che ne son posti alla direzione sentono tutta la
responsabilità che su di loro incombe quando si fanno a studiare il modo di
provvedere alla conservazione e allo sviluppo di essa.
Il peso di tanta responsabilità può divenire meno sensibile soltanto se
tutti i singoli coloro che della nostra Istituzione fan parte intendono adempiere al loro dovere mantenendo integra e salda quella disciplinata solidarietà in virtù della quale soltanto siamo finora vissuti e soltanto potremo
continuare ad esistere.
54
Carboneria 1913. Bolla del Gran Capo Vendita
Ma perché fra noi si mantenga la consapevolezza del dovere e il proposito di osservarlo ed adempierlo conviene si abbia esatta e perfetta nozione di quel che la nostra Istituzione rappresenta nello svolgimento della vita
nazionale in genere e di quella del partito repubblicano in ispecie. Perché
se in essa si raccolsero e fruttificarono i germi della rivoluzione nazionale
e col compimento di quella rivoluzione non si spense, convien credere che
la sua attuale esistenza abbia una specifica ragion d’essere che la differenzia dal partito repubblicano, pur compenetrandosi in questo. Tale specifica
ragione di essere, tale particolare funzione si rivela chiara e palese quando
si consideri che il partito repubblicano, per la sua necessità di coesistenza
con gli altri partiti, troppo spesso è costretto ad assumere atteggiamenti e a
proclamare metodi che rispondono soltanto a condizioni di cose del tutto
contingenti e mutevoli, né sono mancate le occasioni in cui quegli atteggiamenti e quei metodi parvero inspirati più dal desiderio di acquistar
somiglianza con altri partiti che dal proposito di tener fede alla tradizione
repubblicana, la quale è, nella sua essenza e nelle sue manifestazioni storiche, sostanzialmente rivoluzionaria.
A tale tradizione, che si mantiene costante nel partito repubblicano, malgrado tutti i possibili e frequenti errori e tutte le possibili e frequenti declamazioni di apparenza teorica, il P∴ S∴ intende che le A∴ C∴ e le V∴
conformino la loro azione per modo che questa apparisca improntata ad
una visibile continuità di intendimenti e di metodi.
Quindi, sia nell’intensificazione del lavoro delle Vend∴ attualmente esistenti che nella creazione e fondazione di nuove Vend∴ intende il Pot∴
Sup∴ che venga costantemente spiegata nei termini sopra enunciati questa
missione che ha, nel seno del partito repubblicano, la nostra Carbonica istituzione, e intende del pari che a questa missione corrispondano le singole
manifestazioni della sua operosità.
Perché più agevole poi riesca il lavoro dell’Istituzione, il Pot∴ Sup∴
vuole che le Costituzioni Generali dell’Ordine vengano interpretate con
criteri di larghezza a favore delle attribuzioni degli Enti Carbonici regionali, i quali criteri devono trovare la loro limitazione soltanto nell’unità
fondamentale della Istituzione e nella unicità del suo programma politico e
55
Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
del metodo di svolgimento di esso. Così, oltre ad una maggiore attività,
vuolsi raggiungere il fine di dare alle Autorità regionali una più esatta
coscienza dei loro doveri e delle loro responsabilità.
In tutti i lavori delle Vend∴ continui ad osservarsi la più rigorosa disciplina e si rammenti che il dovere degli apprendisti è quello di tener fede al
giuramento in ogni e qualunque contingenza della vita carbonica, quello
dei maestri è di attendere allo svolgimento di quella vita affinché essa proceda normale mercé il contributo dei consigli suggeriti dal loro senno e
dalla loro esperienza.
Con l’osservanza rigorosa delle norme così brevemente tracciate il Pot∴
Sup∴ ha fiducia che la Istituzione sviluppi sempre meglio la sua esistenza,
della cui conservazione tutti i buoni carbonari devono sentirsi responsabili. Perché, se l’inerzia degli uomini e la tristizia dei tempi non consentirà a
noi di partecipare alla rivoluzione che dovrà mutare il regime politico e
sociale della nostra Italia, noi avremo tuttavia adempiuto al nostro dovere
se, conservando questa istituzione come la abbiamo ricevuta dai nostri
padri, che se ne servirono per compiere l’opera della redenzione nazionale, riusciremo a trasmetterla intatta ai nostri figli perché se ne servano per
dare alla patria il sociale benessere e la gloria della Repubblica.
Dal M∴ Aventino, al Grande Ordone di Roma, il 26 marzo 0013
Per il Potere Supremo
IL GRAN CAPO VENDITA RIEGO
Carboneria 1913. Bolla del Gran Capo Vendita
Abbreviazioni
A∴ G∴ D∴ G∴ M∴ D∴ U∴ E∴ D∴ R∴ S∴ U∴ Alla Gloria Del
Gran Maestro Dell’Universo E della Repubblica Sociale Universale
A…G…D…G…M…D…U…E…D…S…T…P…D…O…D…C…
Alla Gloria Del Gran Maestro Dell’Universo E Di San Teobaldo Protettore
Dell’Ordine dei Carbonari
A∴ e P∴ A∴ C∴
Costituente
Alta e Potentissima Assemblea Legislativa e
B∴ , Bar∴ Baracca (sede rituale, corrisponde a Tempio in massoneria)
B∴ C∴ C∴ Buon Cugino Carbonaro
C∴ C∴ Cugino Carbonaro
CC∴ S∴ , CC∴ G∴ Capi Squadra, Capi Gruppo
C∴ d’O∴ Camera d’Onore (Grandi Cavalieri di Tebe, VII grado, ha
sede nel capoluogo di Provincia)
C∴ G. : M∴ IX∴ , C∴ G∴ (Camera dei Gran Maestri Grandi Eletti, o
Archipatriarchi, o Maestri d’Alta Luce, una sola per regione)
C∴ U∴ , C∴ Un∴ Carboneria Universale
C∴ V∴ , G∴ C∴ V∴ Capo Vendita, Gran Capo Vendita
F∴ C∴ Famiglia Carbonara, G∴ F∴ C∴ Grande Famiglia Carbonara
F∴ I∴ , F∴ Ital∴ Famiglia Italiana
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Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
GG∴ MM∴ GG∴ EE∴ Gran Maestri Grandi Eletti
Costituzioni Generali della Carboneria (1916)*
Gr∴ Tr∴ Gran Tronco∴
M∴ Cer∴ Maestro Cerimoniere
A∴ G∴ D∴ G∴ M∴ D∴ U∴ E∴ D∴ R. S∴ U∴
S∴ V∴ N. Universo
M. Elem∴ Maestro Elemosiniere
C. U∴ F∴ Ital∴
M∴ Or∴ Maestro Oratore
O∴ , Ord∴ Ordone (sede geografica, corrisponde a Valle in massoneria)
p∴ Pagano (non iniziato, corrisponde a profano in massoneria)
P∴ S∴ . Pot∴ Sup:: Potere Supremo
S∴ C∴ V∴ , S∴ G∴ C∴ V∴ Sovrano Capo Vendita, Sovrano Gran
Capo Vendita (capo nazionale, corrisponde a Gran Maestro in massoneria)
S∴ V∴ N∴ Sovrana Vendita Nazionale
V∴ , R∴ V∴ Vendita, Rispettabile Vendita (corrisponde a Loggia in
massoneria)
Il P∴ S∴ ed il Sov∴ G∴ C∴ Vend∴
=================================
Noi P∴ S∴ e Sov∴ G∴ C∴ V∴ dell’Ordine C:. in Italia e nelle
Colonie. Vista la Deliberazione dell’Alta e Pot:. Assemblea Cost∴ tenutasi
nel Grande Ord. di Roma il giorno 9 luglio 000916 con la quale si approvava il testo delle Costituzioni Generali lette e discusse in Assemblea,
Abbiamo decretato e decretiamo:
Art. 1. — Le costituzioni Generali annesse al presente Decreto hanno
vigore a cominciare dal 9 luglio 000916.
Art. 2. — Tutte le Vendite e Camere Superiori d’ogni grado osserveranno e faranno osservare le disposizioni delle presenti Costituzioni, sia per il
proprio governo, sia nei rapporti coi Corpi Superiori, col Pot∴ . Sup∴ , e
col Sov.-. G∴ C∴ Vend∴
Dal Monte Aventino, al Gr∴ Ord∴ di Roma, li 9 luglio 000916.
Il Sov∴ G∴ C∴ Vend∴ Il Pot∴ Sup∴
(con due timbri a inchiostro: S∴ G∴ V∴ N∴ Universo G:. Ord∴ di Roma e
G.. I∴ C∴ Vendita Universo, P∴ S∴ , aventi al centro il fascio littorio con picca
e berretto frigio)
58
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Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
Dell’Ordine.
Art. 1.
L’antico Ordine C∴ é universale ed ha per oggetto il perfezionamento
morale, civile e politico dell’Umanità, onde condurre i popoli a bastare al
governo di se stessi a mezzo della Repubblica Sociale Universale.
Art. 2.
I BB∴ CC∴ CC∴ sparsi su tutta la superficie della Terra formano una
sola Famiglia e sono soggetti alla stessa Legge Etica; ma si ripartiscono in
tante Famiglie Nazionali che obbediscono al Governo Carb∴ della propria
Nazione.
Art. 3.
La costituzione di almeno sette BB∴ CC∴ CC∴ , dei quali almeno tre
in gr∴ di M∴ , in un solo corpo C∴ chiamasi Vendita.
Art. 4.
Le VV∴ adottano un titolo distintivo; il paese nel quale risiedono chiamasi Ordone.
Art. 5.
La Nazione C∴ si divide in Regioni e Provincie. Le Provincie chiamansi Monti.
Art. 6.
Negli Ord∴ ove esistono più VV∴ queste sono governate da un
Collegio direttivo costituito da tutti i Capi V∴ sotto la presidenza del più
elevato in grado, o in caso di parità, del più anziano.
Art. 7.
Il Collegio dei CC∴ VV∴ ha funzioni amministrative locali. Studia il
miglior modo di coordinare il lavoro delle VV∴ dell’Ord∴ Piglia in considerazione le proposte dei pag∴ e, qualora nessuno dei CC∴ VV∴ abbia
da fare osservazioni, ne ordina regolarmente il giro per le VV∴
Se qualche CC∴ VV∴ muove delle obbiezioni sul nome del proposto,
il Collegio ne redige apposito verbale e lo rimette al S∴ G.. C∴ V∴ il
quale, in unione alla Giunta Esecutiva, decide in merito. Tale decisione é
appellabile presso il P∴ S∴ il quale si pronunzia definitivamente. Se il
pag∴ viene respinto in questa prima procedura iniziale il suo nome non
60
Costituzioni Generali della Carboneria (1916)
deve più nemmeno fare il giro delle VV∴ , in caso contrario seguirà la procedura normale.
Fatto il giro delle VV∴ il nome del pag∴ ritorna al Coll∴ dei CC∴
VV∴ Se non vi sono state osservazioni il Presidente del Coll∴ chiede al
S∴ G∴ C∴ V∴ il N∴ 0∴ per l’ammissione. Se qualche V∴ ha fatto
delle opposizioni si segue la procedura come al comma precedente.
Art. 8.
Negli Ord∴ in cui esiste una sola V∴ le attribuzioni del Coll∴ dei CC∴
VV∴ spettano al C∴ V∴ ed al 1∴ e 2∴ Ass∴ riuniti in Collegio.
Art. 9.
In ogni Monte esiste una Camera dei Grandi Cavalieri di Tebe. Essa è
costituita da tutti i MM∴ VII∴ esistenti nel Monte ed ha sede nel capo
luogo di Provincia.
Essa ha la giurisdizione e la sorveglianza rituale su tutte le VV∴ della
Provincia oltre alle speciali funzioni attribuite ai MM∴ VII∴
Art. 10.
In ogni Regione esiste una Camera dei Grandi MM∴ IX∴ costituita da
tutti i BB∴ CC∴ CC∴ insigniti del IX∴ gr∴ esistenti nella Regione.
La sede di tale Alta Camera viene fissata dal P∴ S∴ basandosi su criteri di opportunità e specie sulla maggiore o minore importanza della Città
da scegliersi, sia come punto strategico che come centralità rispetto a tutta
la Regione.
Essa ha la giurisdizione e la sorveglianza politica sulle Camere del VII∴
Gr∴ e sulle VV∴ costituite nella Regione, oltre alle speciali funzioni attribuite ai MM∴ IX∴
Art. 11.
Per tutte le divergenze che potessero sorgere nelle VV∴ queste corrisponderanno direttamente con la Camera del VII∴ gr∴ esistente nella
Provincia, la quale studierà i migliori mezzi conciliativi per appianarle.
Qualora essa non riesca a tale scopo, ne riferirà alla Camera del IX∴ gr∴
della Regione, perché questa, dopo avere bene studiata la cosa, proponga
al S∴ G∴ C∴ V∴ i mezzi disciplinari più opportuni per fare sì che la V∴
rientri nelle condizioni normali. In casi eccezionali e di somma urgenza la
61
Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
stessa Camera del IX∴ Gr∴ potrà anche ordinare la sospensione dai lavori di VV∴ e di BB∴ CC∴ salvi poi al P∴ S∴ i provvedimenti definitivi.
Art. 12.
Il Governo C∴ della Nazione Italiana risiede nel Gr∴ Ord∴ di Roma.
Esso costituito dai seguenti enti:
a) L’Alta e Potentissima Assemblea Legislativa e Costituente, la quale
si aduna di regola ogni tre anni, e straordinariamente quando il P∴ S∴ lo
ritenga necessario, o a richiesta dei due terzi delle VV∴ In quest’ultimo
caso le VV∴ richiedenti dovranno esprimerne i motivi al S∴ G∴ C∴ V∴
che con apposito ordine del giorno ne darà comunicazione a tutta la famiglia C∴ , accompagnandola col deliberato del P∴ S∴ che fissa la data di
convocazione.
b) Il Potere Supremo, che deve rimanere a tutti occulto, ed al quale è
affidato il Governo dell’Ordine. Esso emana dall’A∴ e Pot∴ Ass∴ :
Cost∴
c) La Giunta Esecutiva dell’Ordine eletta dall’A∴ e Pot∴ Ass∴ Cost∴
Essa si riunisce presieduta dal S∴ G∴ C∴ V∴ , per deliberare circa l’amministrazione Nazionale della Famiglia, l’organizzazione, la propaganda
ed i rapporti internazionali con le altre Famiglie del Mondo. Da inoltre il
suo parere, su richiesta del P∴ S∴ , sulle altre questioni di capitale importanza.
I suoi dignitari coadiuvano gerarchicamente nella direzione il S∴ G∴
C∴ V∴ Ne fanno le veci in caso di assenza, di malattia o di dimissioni.
d) Il S∴ G∴ C∴ V∴ , che presiede e dirige i lavori della Giunta esecutiva ed è il Capo visibile e noto dell’Ordine.
Art. 13.
L’A∴ e P∴ A∴ C∴ rappresenta la grande Assise del Popolo Carb∴ ed
ha funzioni legislative e costitutive, che possono esercitarsi anche nella
stessa adunanza.
Art. 14.
L’A∴ e P∴ A∴ C∴ deve essere convocata due mesi prima del giorno
della riunione, e il Decreto relativo deve contenere l’ordine del giorno dei
lavori.
62
Costituzioni Generali della Carboneria (1916)
Art. 15.
Fanno parte di diritto dell’A∴ e P∴ A∴ C:. tutti i CC∴ VV∴ di qualunque grado con voto deliberativo; il S∴ G∴ C∴ V∴ e i componenti la
Giunta Esecutiva con voto consultivo in sede di resoconto e con voto deliberativo in ogni altra sede, e un rappresentante di ogni Corpo Superiore.
Art. 16.
I CC∴ VV∴ hanno il dovere di rappresentare le rispettive VV∴
nell’A∴ e P∴ A∴ C∴ Quelli che per giusti motivi non lo possano, debbono convocare la C∴ d’On∴ perché deleghi un M∴ dimorante
nell’Ord∴ e facente parte della V∴ a rappresentarla.
Le VV∴ costituite all’estero e dipendenti dal Governo C∴ Italiano possono eleggere i propri rappresentanti fra tutti i MM∴ dovunque residenti.
Nessun delegato può rappresentare più di un Corpo Carb∴
Possono assistere ai lavori dell’Assemblea tutti i BB∴ CC∴ MM∴
CC∴ i quali hanno diritto alla parola, ma non al voto.
Art. 17.
Ogni V∴ ha l’obbligo di stanziare nel proprio bilancio una somma sufficiente a compensare le spese di rappresentanza.
Art. 18.
La Giunta Esecutiva si compone: di un primo G∴ Ass∴ , un secondo
G∴ Ass∴ , un G∴ Oratore, un Gr∴ Segretario, un Gr∴ Tesoriere.
La Giunta Esecutiva può nominare nel proprio seno un Seg∴ Agg∴ stipendiato quando il caso lo richiede, ed un Oratore Aggiunto.
Art. 19.
Per poter essere eletti a qualunque carica della Giunta Esecutiva occorre possedere il gr∴ di M∴ da almeno un anno.
Art. 20.
La Giunta Esecutiva si riunisce per la prima volta appena terminati i
lavori dell’A∴ e P∴ A∴ C∴ , e stabilisce l’ordine dei propri lavori e le
date delle adunanze successive che non potranno essere meno di una al
mese.
Il P∴ S∴ ha la facoltà di ordinare la convocazione immediata della
Giunta Esecutiva ogni qual volta lo ritenga necessario per sentirne il parere.
63
Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
Art. 21.
I Membri della Giunta Esecutiva debbono essere scelti possibilmente fra
i BB∴ CC∴ residenti nell’Ord∴ di Roma o che almeno dichiarino di
avere la possibilità di potere assistere alle adunanze ordinarie ed a quelle
eventualmente straordinarie.
Art. 22.
La Giunta Esecutiva può comunicare con le altre Potenze Carb∴ del
Mondo per mezzo di Grandi Rappresentanti, nominati di comune accordo.
Del Governo dell’Ordine.
Art. 23.
L’Ordine é governato dal S∴ G∴ C∴ V∴ il quale rappresenta visibilmente il P∴ S∴ e la Giunta Esecutiva.
Art. 24
Il S∴ G∴ C∴ V∴ viene eletto dall’A∴ e P∴ A∴ C∴ subito dopo avvenuta la votazione sul resoconto morale e finanziario del P∴ S∴ uscente e
prima di qualunque discussione sugli altri oggetti all’Ordine del Giorno.
L’elezione viene fatta per mezzo di schede segrete e lo spoglio é eseguito dal S∴ G∴ C∴ V∴ uscente assistito dal 1° e 2° G∴ Ass∴ Il nuovo
eletto assume immediatamente il suo ufficio e la presidenza. Qualora esso
fosse assente l’A∴ e P∴ A∴ C∴ elegge un presidente.
Indi si passa, pure per schede segrete, alla elezione dei due Intermediari
Segreti.
Essi devono essere scelti fra i MM∴ CC∴ presenti e che siano residenti a Roma. Lo spoglio viene fatto dal S∴ G∴ C∴ V∴ assistito dai due
MM∴ più elevati in grado presenti ai lavori. Il risultato resta segreto fino
a che non sia stato eletto il P∴ S∴ nei modi appresso indicati e le schede
vengano suggellate e consegnate ai due detti MM∴ assistenti.
Art. 25.
Il P∴ S∴ è composto di cinque BB∴ CC∴ MM∴ CC. fra le più spiccate personalità della Famiglia.
Esso viene eletto dall’A∴ e P∴ A∴ C∴ immediatamente dopo l’elezione dei due Intermediari Segreti e prima che questi sappiano della loro
64
Costituzioni Generali della Carboneria (1916)
nomina. Le schede della votazione vengono ritirate dal S∴ G∴ C∴ V∴ e
suggellate alla presenza di tutti.
Indi vengono sospesi i lavori ed il S∴ G∴ C∴ V∴ segretamente consegna ai due Intermediari Segreti i due pacchi di schede suggellate, e cioè
tanto quello della loro elezione, quanto l’altro dell’elezione del P∴ S∴
Ripigliati i lavori gli Intermediari si ritirano in luogo appartato; verificano prima le schede riguardanti la loro nomina e le bruciano; indi fanno
lo spoglio delle schede per la nomina del P∴ S∴ I cinque che hanno riportato maggior numero di suffragi costituiscono il P∴ S∴ ; ma gli
Intermediari hanno cura di registrare anche i voti degli altri per le possibili surroghe.
Dopo ciò le schede vengono di nuovo sugellate.
Compiuto tale lavoro i due intermediari ritornano in Costituente e ad
invito del S∴ G∴ C∴ V∴ , il quale svela solo in quel momento la loro
qualità, essi prestano il seguente giuramento:
«Noi∴ , sul nostro onore e sulla fede di MM∴ CC∴ giuriamo dinanzi
a questa A∴ e P∴ A∴ C∴ di avere nominato il P∴ S∴ in base ai risultati della votazione e di tenerne segreti scrupolosamente i nomi. Se manchiamo al nostro giuramento ci sottoponiamo fin da ora alle pene stabilite
per i traditori».
Art. 26.
I due intermediari hanno cura dentro le 48 ore successive alla chiusura
della Costituente di avvisare singolarmente i Componenti il P∴ S∴ guar dandosi bene di rivelare ad ognuno di essi i nomi degli altri fino a che non
siano ben sicuri che tutti abbiano accettata la carica.
Se qualcuno per plausibili ragioni non può accettare viene immediatamente sostituito da chi ha avuto maggior numero di suffragi.
Quando tutti hanno accettato, gl’lntermediari fisseranno una riunione
del P∴ S∴ e solo allora i membri si conosceranno fra di loro.
Nella prima adunanza, alla presenza dei due Intermediari, dopo avere
verificato e distrutte le schede riguardanti la loro elezione, essi giureranno
di non rivelare a nessuno la loro qualità di membri del P∴ S∴ Chi di loro
rivelasse tale qualità verrà punito quale traditore.
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Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
Gli Intermediari consegneranno a ciascuno di essi un timbro con una
sigla che non deve essere mai uguale al nome di Battaglia che ciascuno di
loro possiede, e che d’accordo i due intermediari comporranno.
Ciascun membro del P∴ S∴ terrà scrupolosamente conservato il proprio sigillo.
Art. 27.
Un membro del P∴ S∴ dimissionario viene sostituito, a cura degli
Intermediari, con chi ha avuto maggior numero di voti nell’elezione. In tal
caso viene distrutto il sigillo del dimissionario e sostituito con altro portante una sigla diversa da quella del dimissionario. Il dimissionario ha gli
stessi obblighi del silenzio come se ancora ne facesse parte.
Non si possono dimettere e sostituire più di due membri per lo stesso
motivo. Se le dimissioni sono di più, allora si deve dimettere tutto il P∴
S∴ e convocare la Costituente alla quale il S∴ G∴ C∴ V∴ potrà dire le
ragioni per cui si è dimesso il P∴ S∴
Art. 28.
Il P∴ S∴ si riunisce tutte le volte che uno dei membri lo desidera, o dietro convocazione degli Intermediari su richiesta del S∴ G∴ C∴ V∴ In
questo ultimo caso gli Intermediari assistono all’adunanza senza diritto a
voto.
Ne assume la presidenza il più elevato in grado ed a parità il più anziano nel grado.
Art. 29.
Il S∴ G∴ C∴ V∴ corrisponde col P∴ S∴ per mezzo degli
Intermediari. Sia le richieste del S∴ G∴ C∴ V∴ al P∴ S∴ come gli ordini di questo devono essere fatti per iscritto e controfirmati i primi dal S∴
G∴ C∴ V∴ i secondi con le cinque sigle del P∴ S∴
Solo in casi eccezionalissimi il P∴ S∴ ed il S∴ G∴ C∴ V∴ potranno
corrispondere a voce, per mezzo degli Intermediari.
Art. 30.
In tutte le votazioni che si fanno durante la Costituente è obbligatorio
usare schede di unico tipo, uguali e controfirmate dal S∴ G∴ C∴ V∴ il
quale penserà a fornirle, nascondendo a tutti il formato della scheda ed il
66
Costituzioni Generali della Carboneria (1916)
modo come sono contrassegnate fino a che non si aprono i lavori della
Costituente.
È cura del S∴ G∴ C∴ V∴ pure di preparare le schede per la elezione
della Giunta Esecutiva dell’Ordine, scrivendo su di esse le cinque cariche
che bisogna eleggere, cioè: 1° Gr. Ass∴ , 2° Gr. Ass∴ , Gr∴ Or∴ , Gr.
Segr∴ , Gr∴ Tes∴ in modo che i votati non abbiano che a scrivere il nome
vicino a ciascuna carica.
Prima di cominciare le votazioni la Costituente sceglie fra i suoi membri un B∴ C∴ il quale piglia in consegna dal S∴ G∴ C∴ V∴ tutte le
schede e le distribuisce, tutte le volte che comincia uno scrutinio, controfirmate da lui o segnate con un timbro speciale.
Art. 31.
Sono alla dipendenza del P∴ S∴ e di conseguenza del S∴ G∴ C∴ V∴
tutte le VV∴ e le Camere di ogni Grado.
Art. 32.
Il P∴ S∴ d’accordo col S∴ G∴ C∴ V∴ e per suo mezzo, può delegare in ogni Ord∴ o Monte o Regione un suo rappresentante, con poteri per manenti o temporanei, determinati od ampii, compreso il diritto di sciogliere le adunanze in nome del P∴ S∴ quando gravi circostanze possono
consigliarlo.
Tale delega deve essere un vero e proprio decreto controfirmato dal P∴ S∴
Art. 33.
Il P∴ S∴ trasmette gli ordini per il tramite del S∴ G∴ C∴ V∴ tanto
alle VV∴ quanto alle Camere Superiori ed ai singoli BB∴ CC∴ CC∴ In
casi che solo possono essere rimessi alla sua discrezione, può addivenire a
qualunque convocazione rivolgendosi direttamente ai Presidenti delle
Camere Superiori, ai CC∴ VV∴ ed ai singoli BB∴ CC∴ MM∴ CC∴
Art. 34.
In ogni Ord∴ possono essere costituite una o più Vendite.
Art. 35.
Dove, esistendo almeno sette BB∴ CC∴ CC∴ il S∴ G∴ C∴ V∴
ritenga utile costituirli in Vendita, egli potrà creare fra essi i MM: necessari come all’art. 3.
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Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
Art. 36.
Costituita una nuova V∴ un Delegato del P∴ S∴ la installerà in Baracca,
osservando rigorosamente il prescritto degli Statuti e delle Costituzioni
Art. 37.
Le VV∴ di ogni grado sono governate e dirette dal rispettivo C∴ V∴
coadiuvato dai Dignitari ed Ufficiali, e dalle altre cariche, tutti eletti
annualmente a maggioranza assoluta di voti dalla Camera d’Onore della
V∴ nel mese di Settembre.
Art. 38.
Ogni V∴ ha indispensabilmente tre Dignitari, cioè C∴ V∴ e 1º e 2º
Assistente, e quattro Ufficiali, cioè Oratore, Segretario. Tesoriere e Archivista.
Ha inoltre le seguenti cariche: due Esperti, un Maestro di Cerimonie, due
Copritori, un Maestro Terribile, ed i Capi Squadra strettamente necessari.
Art. 39.
Le Luci, ossia i Dignitari, devono essere indispensabilmente Maestri; gli
Ufficiali possono essere nominati fra gli App∴ , ove manchino i Maestri,
o questi non possano compierne le mansioni.
Art. 40.
Il C∴ V∴ è la prima Luce della V∴ a cui è preposto, ed è sempre il presidente di essa in tutte le adunanze. È quello che apre e chiude i lavori ed
è il solo che abbia la parola; gli altri debbono chiederla per mezzo
dell’Ass∴ della propria Colonna. Ogni B:. C∴ deve riconoscerlo e rispet tarlo come rappresentante dell’Ordine.
Contro di esso non possono essere portate osservazioni durante le sedute; ma solo dopo di queste e per mezzo delle altre Luci.
Art. 41.
Il Primo Ass∴ e, in mancanza di questo, il secondo, sostituiscono il C∴
V∴ . che fosse impedito di recarsi in Baracca.
Chi sostituisce in Baracca il C∴ V∴ assume il titolo di M∴ Reggente.
Art. 42.
Il primo Assistente è sostituito dal secondo: agli altri surroganti provvede la prudenza del C∴ V∴ che li sceglierà fra quelli in cui concorrono le
qualità più distinte.
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Costituzioni Generali della Carboneria (1916)
Art. 43.
L’Oratore è il primo Ufficiale della V∴ Nelle mozioni che la C∴ d’On∴
crederà opportuno di presentare alla discussione della V∴ , esso, udite le
varie opinioni, presenta le sue conclusioni, dopo le quali nessuno può più
parlare sullo stesso argomento e bisogna subito passare alla votazione.
In ogni adunanza é tenuto a fare un’allocuzione sulle regole dell’Ordine,
o sulla morale, o sull’oggetto per cui sono radunati i BB∴ CC∴
Art. 44.
Il Segretario compila i verbali, tiene la corrispondenza ed adempie a
tutto ciò che è inerente alla sua carica.
Art. 45.
Il Tesoriere custodisce i fondi, fa i pagamenti, rende i conti ogni fine
di anno carbonico e ad ogni richiesta del C∴ V∴ o della Commissione
di Finanza.
Art. 46.
L’Archivista conserva le carte, i suggelli, gli emblemi, le decorazioni e
tutto ciò che é inerente all’Ordine e che appartiene alla V∴
Art. 47.
Gli Esperti sono incaricati di vedere se i BB∴ CC∴ stanno al loro posto,
se sono decentemente abbigliati, secondo il loro grado; dispongono gli iniziandi al loro ricevimento, devono travagliarli nella Foresta e presentarli in
Baracca a norma dei Regolamenti dell’Ordine.
Art. 48.
Il Maestro di Cerimonie è incaricato di comunicare gli ordini del C∴
V∴ e deve conoscere esattamente tutti i regolamenti: riscuote i suffragi,
porta il tronco della beneficenza e delle proposizioni.
Art. 49.
I Copritori sono due, dei quali uno rimane fuori della Baracca. Il loro
ufficio è di regolare l’entrata dei BB∴ CC∴ come pure di vigilare la
Foresta. Impediranno che senza l’ordine del C∴ V∴ i BB∴ CC∴ abbandonino la Baracca. Per l’introduzione dei BB∴ CC∴ come pure per le
recezioni si conterranno a seconda del regolamento dei lavori. Nessuno di
essi, finché in Baracca si lavora, può abbandonare il suo posto.
69
Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
Art. 50.
Il Maestro Terribile regola il lavoro dei Copritori.
Art. 51.
I Capi Squadra costituiscono il grado intermedio tra l’App∴ ed il M∴
Gli App∴ vengono promossi Capi-Squadra dalla C. d’0∴ della V∴
Essi sono scelti tra i BB∴ CC∴ più anziani nei quali si può fare fidato
e sicuro assegnamento sia per la segretezza più assoluta come per la più
incondizionata attività. Ogni Capo Squadra può avere un supplente che
viene nominato volta per volta dal C∴ V∴ su richiesta del Capo Squadra.
La qualità di Capo Squadra, essendo considerata come un grado che si
ottiene con regolare promozione, non si perde mai; si possono perdere solo
le funzioni in casi eccezionali; ma gli App∴ devono loro sempre obbedienza e rispetto come a superiori. L’App∴ promosso Capo Squadra presta regolare giuramento davanti la C∴ d’0∴ della V∴
Per essere promosso M∴ non è necessario passare per il grado di Capo
Squadra.
Fra i Capi Squadra la C∴ d’0∴ sceglie il Capo dei Capi Squadra ai
quale questi devono ubbidienza e rispetto. Tale carica è provvisoria e può
essere dalla C∴ d’0.∴ revocata ed affidata ad altro Capo Squadra.
Art. 52.
Gli Ufficiali possono anche essere nominati volta per volta. Tutte le cariche possono essere dal P∴ S∴ revocate.
II P∴ S∴ in caso che succedano discordie in C∴ d’On∴ per l’elezione dei dignitari, se lo crede opportuno può nominarli d’autorità.
Art. 53.
Nel mese precedente alle elezioni i CC∴ VV∴ ed i Presidenti delle
Camere del VII∴ Gr∴ hanno il dovere di riferire in apposito rapporto
scritto il lavoro eseguito durante l’anno alla Camera dei IX∴ della
Regione, che a sua volta, con le osservazioni e le proposte che crederà del
caso, lo rimetterà al S∴ G∴ C∴ V∴
A seconda delle risultanze di tale rapporto e di quello del S∴ G∴ C∴
V∴ , il P∴ S∴ potrà, quando lo reputi opportuno per il buon andamento
della Famiglia, sospendere le elezioni per sei mesi, affidando il compito
70
Costituzioni Generali della Carboneria (1916)
della riorganizzazione ad un suo speciale delegato con poteri rinnovabili
per altri sei mesi. È in facoltà di tale delegato lo scegliere fra i BB∴ CC∴
MM∴ quelli da lui ritenuti più idonei a coadiuvarlo come Dignitari ed
Ufficiali.
Trascorso questo periodo di tempo bisogna passare alle elezioni generali.
Art. 54.
Per essere eletti alle varie cariche della V∴ occorre possedere il grado
di M∴ da un anno almeno, meno che per le VV∴ di recente costituzione.
Art. 55.
I nuovi eletti saranno immessi in carica dal presidente della Camera del
VII∴ gr∴ o da un membro della stessa appositamente delegato dal Presidente, latore del Decreto di approvazione delle avvenute elezioni rilasciato dal P∴ S∴
Negli Ord∴ ove non esiste un B∴ C∴ VII∴ , il S∴ G∴ C∴ V∴ può
delegare uno dei MM∴ più anziani.
Art. 56.
I CC∴ VV∴ di nuova elezione o riconfermati in carica prestano giuramento in Bar∴ dinanzi al Delegato del P∴ S∴ , gli altri eletti lo prestano
dinanzi al C∴ V∴ immesso in Ufficio.
Art. 57.
Le elezioni sono fatte a scheda segreta fra tutti i MM∴ della V∴ convocati unicamente per questo scopo otto giorni prima.
Art. 58.
Per l’elezione del C∴ V∴ la Camera d’Onore farà una votazione separata: per i Dignitari, gli Ufficiali e le altre cariche si potrà fare una lista
unica.
Per essere eletti alle varie cariche bisogna riportare la maggioranza assoluta di voti.
Art. 59.
Le elezioni dei Dignitari ed Ufficiali avranno luogo con un modulo precedentemente preparato a cura della Segreteria, sul quale saranno contenute le indicazioni delle varie cariche.
71
Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
Ammissioni e Promozioni.
Art. 60.
L’Ordine della C∴ è stato stabilito, oltre che per la esplicazione delle
sue funzioni speciali politiche, anche per perfezionare il più possibile gli
uomini. Il pag∴ quindi che deve iniziarsi deve risultare chiaramente che è
suscettibile di tale perfezionamento.
Art. 61.
Per essere accettato nell’Ordine occorre che l’iniziando sia di condotta
morale irreprensibile, di sentimenti liberi, non sia stato condannato dai tribunali profani per delitto infamante o come tale riconosciuto dall’Ordine.
Deve inoltre provare di avere professato e di professare idee puramente Repubblicane. Non è obbligatoria l’iscrizione nel Partito.
Art. 62.
Sull’ammissione dei Pag∴ nell’Ordine decide con suo decreto, vistato
dal P∴ S∴ , il Collegio dei CC∴ VV∴ negli Ordoni in cui esistono più
Vendite. Dove esiste una sola V∴ , tale Collegio viene composto dal C∴
V∴ e dal 1° e 2° Assistente, seguendo la procedura stabilita dall’Art. 7
delle presenti Costituzioni.
Art. 63.
Il C∴ V∴ che per mezzo del sacco delle proposte tacite, riceve la proposta per l’iniz∴ di un pag∴ , prima di comunicarla in Bar∴ segue la procedura prescritta dall’art. 7.
Il nome del proponente deve conoscerlo solo il C∴ V∴ al quale la domanda è diretta e deve restare a tutti segreto fino al momento della iniz∴ del pag∴
Art. 64.
Dalla domanda all’ammissione non dovranno di regola passare meno di
nove lune.
In casi eccezionali il S∴ G∴ C∴ V∴ può diminuire tale termine.
Art. 65.
Tutti gli iniziandi dovranno subire le prove di rito. È in facoltà del C∴
V∴ accrescerle, mai diminuirle.
Art. 66.
Gli App∴ hanno il voto consultivo e deliberativo sopra ogni oggetto che
72
Costituzioni Generali della Carboneria (1916)
la C∴ d’On∴ della V∴ crederà opportuno di portare alla discussione della
Bar∴
Ragione per cui prima che si porti una quistione alla discussione della
Bar∴ , la C∴ d’On∴ dovrà dare il suo parere sulla maggiore o minore opportunità che quella data quistione sia discussa in Bar∴ od in Cam∴
d’On∴ :
I Decreti e gli Ordini non si discutono.
Art. 67.
Se basta ad un pag∴ la suscettibilità di essere perfezionato per divenire
semplice C∴ non potrà questi passare al Gr∴ di M∴ se non avrà dato
prova di un progressivo e costante perfezionamento in modo da essere
degno di ricevere i segreti del grado che va ad assumere.
Art. 68.
Un App∴ non potrà diventare M∴ se non avrà lavorato e frequentato
assiduamente per ventiquattro lune i lavori.
Questo tempo può essere abbreviato quando, per meriti speciali, verrà
riconosciuto opportuno dalla C∴ d’On∴ dalla quale dipende l’App∴
In nessun caso si può essere promossi al gr∴ di M∴ se non si hanno 26
anni compiuti.
Art. 69.
È in facoltà del S∴ G∴ C∴ V∴ trasferire da una ad altra V∴ un B∴
C∴ C∴ udito il parere delle V∴ interessate.
Un B∴ C∴ può chiedere di essere trasferito di V∴ facendone regolare
domanda motivata al S∴ G∴ C∴ V∴ Questi, sentite le ragioni ed il parere del C∴ V∴ dal quale il B∴ C∴ dipende, può concedere il trasferimento come pure può negarlo.
La riammissione in trafila dei BB∴ CC∴ CC∴ inattivi avviene con le stesse norme delle recezioni e degli aumenti di salario, escluse le prove di rito.
Nel riammettere in trafila tali BB∴ CC∴ bisogna bene vagliare quali
furono i veri motivi del loro allontanamento dalla Famiglia.
Art .70.
Le promozioni sono conferite o dalla Camera competente o di Motu
Proprio dal P∴ S∴ o dal S∴ G∴ C∴ V∴ I Decreti di promozione non
73
Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
sono esecutivi se non sono muniti del N∴ O∴ del P∴ S∴ e della ricevuta del G∴ Tes∴ dell’eseguito pagamento delle Tasse dovute.
Art. 71.
Nessun B∴ C∴ C∴ potrà considerarsi regolarmente investito dei diritti Carbonici se non sarà munito del Diploma del suo Grado.
Dell’Amministrazione.
Art. 72.
Le VV∴ e le Camere di qualunque grado sono autonome per la loro
amministrazione interna ed hanno il diritto di stabilire tasse di ammissione
e promozioni a proprio beneficio.
Alla fine di ogni anno Carb∴ il B∴ C∴ Tes∴ mette a disposizione dei
singoli B∴ C∴ C:. della V∴ il rendiconto con tutte le relative pezze di
appoggio, gli ordini di pagamento e quanto altro serve per la verifica dei
conti. Le spese non autorizzate e non riconosciute necessarie dalla V∴
vanno a carico del B∴ C∴ Tes∴
Art. 73.
Il P∴ S∴ percepisce le seguenti tasse dalle VV∴ e dai BB∴ CC∴
CC∴
Per Bolle di Fondazione
L. 25
Per Tassa di ammissione
« 3
Per Certificato di Apprendista
« 2
Per Diploma di M∴ V∴
« 5
Per Diploma di M∴ VII∴
« 7
Per Diploma di M∴ IX∴
« 9
Per Tassa di Regolarizzazione
« 10
Per ogni BB∴ CC∴ CC∴ una tassa annua proporzionale alla condizione economica di ciascuno a partire dal minimo di L. 1.
Art. 74.
Le VV∴ all’inizio dell’anno Carbonico stanziano in bilancio le tasse che
individualmente i BB∴ CC∴ devono al P∴ S∴ e le versano immediatamente, salvo esse poi a riscuoterle come meglio credano e nelle date e
forme che credono più opportune dai singoli componenti la V∴
74
Costituzioni Generali della Carboneria (1916)
Art. 75.
Il 31 dicembre di ogni anno il P∴ S∴ deve avere incassate dette tasse.
Le VV∴ che per quella data non si trovano in regola col Tesoro
dell’Ordine vengono sospese.
Mano mano che le VV∴ versano al P∴ S∴ le tasse, il S∴ G∴ C∴ V∴
rimette loro la Parola Semestrale.
Le VV∴ che non sono in regola col Tesoro non possono avere la Parola
Semestrale e quindi non possono essere considerate come attive.
Le VV∴ che hanno lasciato trascorrere un intero semestre restando
prive della parola d’ordine verranno senz’altro cancellate dall’Albo della
Comunione.
Art. 76.
Le tasse di ammissioni, di promozioni e di Reg∴ devono essere pagate
anticipatamente, come pure quelle per le Bolle di Fondazioni.
Il P∴ S∴ ed il S∴ G∴ C∴ V∴ non potranno rilasciare alcun N∴ O∴
se non dopo essersi accertati dell’avvenuto pagamento delle Tasse.
Art. 77.
Il resoconto finanziario del P∴ S∴ che viene fatto dinanzi all’A∴ e P∴
A∴ C∴ può essere verificato da ogni singolo B∴ C∴ M∴ che piglia parte
all’adunanza. sia come membro della Costituente che come Visitatore.
Le spese devono essere giustificate dalle pezze d’appoggio, da regolari
ricevute e da ordini di pagamento.
Art. 78.
Per ogni incasso che il P∴ S∴ effettua, sia da parte delle VV∴ come da
parte dei singoli BB∴ CC∴ CC∴ deve rilasciare apposite ricevute da staccarsi da un registro a madre e figlia, scritte in forma profana ed intestate
sempre o al Titolo distintivo della V∴ o al nome di Battaglia dell’affigliato.
Tale Registro farà fede in Costituente delle somme incassate.
Il S∴ G∴ C∴ V∴ , il G∴ Tes∴ e tutti i Dignitari ed Ufficiali che firmano tali ricevute, come del resto qualunque altro atto Carb∴ , si devono
servire dei loro nomi di Battaglia.
Art. 79.
I Regolamenti interni delle VV∴ vengono compilati ed approvati dalla
75
Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
C∴ d’On∴ appositamente riunita. Così pure quelli delle Camere Superiori.
Essi però sono esecutivi soltanto dopo l’approvazione del P∴ S∴
*Da fondo Francesco Siniscalchi, Biblioteca del GOI, serie Carboneria (19161922), fasc. 2. Una precedente edizione del 1908 delle Costituzioni Generali della
Carboneria è nel fondo Guastoni-De Ambris, Biblioteca del GOI, e una edizione
del 1912, non dissimile, è in un libretto a stampa conservato in Archivio Centrale
dello Stato Fondo P. S., 1920 Busta 108 Fascicolo K 4: Partito Repubblicano,
Massoneria, Carboneria.
Giuramenti dell’Apprendente e del Maestro*
«…la Carboneria, che si ritrova dovunque un popolo soffre tirannia,
aveva statuti severi, rigorose disposizioni, norme di rigidissima morale, e
ad entrarvi si richiedeva un giuramento che non lasciava dubbio alcuno sull’importanza degli obblighi assunti. Tale giuramento, pronunciato dal neofita con la mano sinistra sopra un teschio e brandendo con la destra un
pugnale la cui punta era rivolta verso il cuore, diceva:
Io giuro e prometto sotto gli stabilimenti dell’Ordine in generale e su
questo ferro punitore degli spergiuri di guardare scrupolosamente il segreto della Rispettabile Carboneria; di non scrivere, incidere o dipingere cosa
alcuna appartenente alla Carboneria senza avere ottenuto il permesso in
iscritto. Giuro ancora di soccorrere i BB…(uoni) CC…(ugini) in caso di
bisogno, per quanto comportano le mie forze e facoltà, come ancora di non
tentare l’onore delle loro famiglie. E se divento spergiuro, consento che il
mio corpo sia fatto in pezzi, indi bruciato, e la mia cenere sparsa al vento
acciò che sia il nome mio di esperienza a tutti i BB… CC… sparsi sulla
terra. Così Iddio mi sia d’ajuto
Così quello del Neofita. Quello del Maestro, carica alla quale si ascendeva dopo altre prove di zelo e fedeltà, invece diceva:
Io giuro e prometto su questo crocefisso, G… M… D… U… (Gran
Maestro dell’universo), sulla mia parola d’onore e su questo ferro punitore degli spergiuri di guardare scrupolosamente i sublimi segreti della
R…(ispettabile) C…(arboneria), di non appalesare mai i segreti di
App…(rendente) ai pagani, né quelli di M…(aestro) agli App…(rendenti),
come ancora di non iniziare alcuno, né di fondare alcuna V…(endita)
senza permesso delle Gerarchie Carb…(onariche) che ne hanno facoltà,
oppure in un numero giusto e perfetto. Di non scrivere, né incidere i segreti suddetti, di soccorrere tutti i miei BB…(uoni) CC…(ugini), di non atten-
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Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
tare all’onore delle loro famiglie. Ed ove diventassi spergiuro, acconsento
e desidero che il mio corpo venga fatto in pezzi, indi bruciato e il cenere
che ne risulta sparso al vento, acciò il mio nome sia in esecrazione a tutti
i BB… CC… sparsi sui due Emisferi. Così Iddio mi sia d’ajuto
* Dall’opuscolo carbonaro: A cura della Società ‘Giuditta Tavani Arquati’, In
memoria di Angelo Targhini e Leonida Montanari, decapitati nel 1825 per ordine
di Papa Annibale della Genga. Monografia di Costanzo Premuti, s. l. (Roma, Off.
Poligrafica Italiana), Giugno 1909, pp. 9-10. Troviamo versioni simili di giuramenti in Dito, Massoneria, Carboneria e altre società segrete, cit., p. 405, in
Memorie sulle società segrete dell’Italia Meridionale e specialmente sui
Carbonari, cit., p. 185, dove la doppia ritraduzione (essendo il testo originale scritto in francese, tradotto in inglese e dall’inglese in italiano) genera refusi, in Rituali
e società segrete, Firenze, Convivio, 1991 pp. 508-09. Il rituale di passaggio a
Maestro in Camera d’Onore, che trascriviamo più avanti, prevede per il giuramento, peraltro simile, l’accetta al posto del pugnale.
Rituale dei Lavori in gr∴ di Appr∴*
*Da fondo Francesco Siniscalchi, Serie Carboneria (1918-1922), fasc. 8.
3, Biblioteca del GOI. Una comparazione con rituali più antichi può essere fatta con i materiali pubblicati in Dito, Massoneria Carboneria ed altre
società segrete, cit., dove vengono utilizzati rituali e catechismi carbonarici risalenti al 1820 e presenti nell’Archivio di Stato di Lecce.
A∴ G∴ D∴ G∴ M∴ D∴ U∴
E∴ D∴ R∴ S∴ U∴
C∴ U∴ F∴ I∴
S∴ V∴ N∴ UNIVERSO
Rituale dei Lavori
in gr∴ di Appr.
AVVERTENZE
La Bar∴ s’innalza in un luogo qualsiasi, così in una sala sontuosa, come
in una cupa grotta. Se i BB∴ CC∴ hanno un luogo determinato e fisso per
adunarsi, esso non deve presentare tracce della Ist., quando non vi si lavori ritualmente; dev’essere un luogo, dove un profano possa entrare senza
nulla vedere che non possa vedere in luoghi di riunioni profane.
La B∴ si prepara pochi minuti prima che s’inizi il lavoro: un tavolino
— meglio se rotondo — di rimpetto alla porta d’ingresso, ricoperto d’ un
pannolino bianco, e sopra a questo le basi. All’infuori del teschio, del fornello e del candelabro o trilume, le basi possono anche essere dipinte su
tela bianca da appendersi alla parete dietro al tavolino, oppure sul pannolino che ricopre il tavolino.
Al tavolino (Tronco), al posto di presidente siede il C∴ V∴ o chi ne fa
le veci, a destra di questo il M∴ 1. Ass∴ , a sinistra il M∴ 2 Ass∴ a destra
del 1. Ass∴ il M∴ Oratore, a sinistra del 2. Ass∴ il M∴ Segretario.
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Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
I MM∴ siedono all’Ordone di sinistra in ordine di grado; a capo
dell’Ordone di destra siedono in quest’ordine il M∴ Cerimoniere, il Tesoriere e l’Elemosiniere, quindi gli Apprendisti. Il 1. Ass∴ sorveglia l’Ord.
dei MM∴ , il 2. quello degli App∴
Il M∴ Esperto siede in fondo alla Bar∴ , in mezzo ai due Ordoni di
fronte al C∴ V∴
Il M∴ Terribile interno sta in piedi, armato d’accetta presso la porta
della Bar.-. dalla quale non si deve scostare se non ad un cenno del C∴ V∴
Il M∴ Terribile interno è assistito da un App∴
Fuori della Bar∴ , sul limitare della For∴ sta il M∴ Terribile esterno,
assistito da un App∴ — ambedue armati di accetta — per dar l’allarme in
caso che si appressino i lupi. L’allarme si dà battendo alla porta della Bar∴
prima i colpi regolari, e poi, immediatamente, cinque o sei colpi affrettati.
Il M∴ Esperto e il M∴ Cerimoniere, preparata la Bar∴ danno l’ingresso
alle Luci, all’Oratore e al Segretario. Quando ciascuno ha preso il suo posto il
C∴ V∴ saluta per il primo il Gr∴ Tr∴ , ed invita gli altri a fare altrettanto.
Compiuto il saluto, il C∴ V∴ invita il M∴ Esperto a dare l’ingresso.
Questo si effettua in quest’ ordine :
MM∴ GG∴ CC∴ D∴ T∴ , MM∴ , App∴ I C∴ squadra entrano dopo
gli App∴ da loro rispettivamente dipendenti; il Capo dei CC∴ squadra
dopo tutti gli altri Appr∴
Se nella For∴ si trovano GG∴ MM∴ GG∴ EE∴ entrano ultimi,
annunziati dal M∴ Cerimoniere, ed il C∴ V∴ chiamerà all’ordine i BB∴
CC∴ che ci resteranno finché il C∴ V∴ non li abbia invitati a sedere.
I GG∴ MM∴ GG∴ EE∴ possono entrare in Bar∴ in qualunque mo mento; tutti gli altri che giungono dopo l’apertura dei lavori, restano nella
For∴ , salvo che il C∴ V∴ disponga, per eccezione o per gravi motivi,
diversamente.
Durante l’iniziazione nessuno può entrare in Bar∴ , ad eccezione del
S∴ C∴ V∴ , nel quale caso l’iniziazione viene sospesa, e il p∴ vien fatto
uscire, per essere di nuovo introdotto dopo il ricevimento del S∴ C∴ V∴
e quando questi lo ordini.
Il S∴ C∴ V∴ è annunziato ad alta voce dal M∴ Cerimoniere; il C∴
80
Rituale dei lavori in gr∴ di Appr ∴
V∴ ordina ai due Assist∴ di andare a riceverlo fuori della Bar∴ , per
accompagnarlo al Tr∴ , e dopo che egli abbia salutato il Tr∴ gli offre l’accetta e il posto di presidenza.
I BB∴ CC∴ visitatori entrano in Bar∴ dopo l’apertura dei lavori, invitati dal M∴ Cerimoniere che li annunzierà in questa forma : IL B∴ C∴
C∴ (nome di guerra e grado) DELLA RISPETTABILE VENDITA (nome
della Vendita a cui il visitatore appartiene) ALL’ ORDONE DI (nome del
luogo ove ha sede la Vendita stessa).
APERTURA DEI LAVORI
Compiuto l’ingresso, il M∴ Esperto ne avverte il C∴ V∴ con le
seguenti parole:
— Mio B∴ C∴ M∴ C∴ V∴ (o Reggente) l’ingresso è compiuto.
C∴ V∴ — Mio B∴ C∴ M∴ Esp∴ , Assicuratevi se all’interno e all’esterno siamo al coperto.
M∴ Esp∴ (dopo essersi assicurato che la For∴ è al sicuro e che tutti
i presenti sono BB∴ CC∴ ) - Mio B∴ C∴ M∴ C∴ V∴ (o Reggente),
tanto all’interno quanto all’esterno siamo al coperto.
C∴ V∴ Giacché siamo perfettamente al coperto, è mio desiderio dar
principio ai nostri lavori.
— Mio B∴ C∴ M∴ 1. Assist∴ , a che ora songlionsi aprire i lavori
carb∴ al gr∴ di appr∴ ?
M∴ 1. Assist∴ A mezzogiorno in punto, mio B∴ C∴ M∴ C∴ V∴ (o
M∴ Reggente).
C∴ V∴ Mio B∴ C:. 2 Ass∴ , che ora abbiamo?
M∴ 2. Ass∴ Il sole è allo zenith e rischiara appieno la nostra For∴ ,
mio B∴ C∴ M∴ C∴ V∴ (o M∴ Reggente).
C∴ V∴ (batte tre colpi d’accetta . . . che vengono ripetuti dal 1. e 2.
Assist∴ successivamente) — Miei BB∴ . CC∴ , all’ordine. Poiché l’ora è
propizia A∴ G∴ D∴ G∴ M∴ D∴ U∴ E∴ D∴ R∴ S∴ U∴ , sotto gli auspici della S∴ V∴ N∴ Universo, dichiaro aperti i lavori di questa R∴ B∴
Miei BB∴ CC∴ , a me per il segno e per la batteria (Tutti i BB∴ CC∴ fanno,
contemporaneamente, il segno d’Appr∴ e la batteria). BB∴ CC∴ , sedete.
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Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
C∴ V∴ — Mio B∴ C∴ M∴ Segretario, vogliate dar lettura del pezzo
da Forn∴ del precedente lavoro.
M∴ S∴ ………………………………..
C∴ V∴ — (dopo la lettura) Miei BB∴ CC∴ 1. e 2. Ass∴ annunziate
ai vostri Ordoni che io accordo la parola sul pezzo da Forn∴ testé letto.
MM∴ 1. e 2. Assist∴ . . . . . . . . . .
C∴ V∴ Mio B∴ C∴ M∴ Oratore, vogliate dare le vostre conclusioni.
M∴ Or∴ . . . . . . . . . .
C∴ V∴ Metto ai voti le conclusioni del M∴ Oratore: chi le approva alzi
la mano
Il M∴ Esp∴ e il M∴ Cer∴ danno l’ingresso ai BB∴ CC∴ visitatori:
l’Esp∴ per riconoscerli, il Cerim∴ per annunziarli.
INIZIAZIONE
C∴ V∴ Mio B∴ C∴ M∴ Terr∴ Int∴ , assicuratevi per mezzo del
Terr∴ Est∴ se al di là della Foresta vi sia legna per il nostro Forn∴
Il M∴ Terr∴ Int∴ socchiude la porta della Bar∴ ed eseguisce poi dice:
Mio B∴ C∴ M∴ C∴ V∴ (o M∴ Reggente) vi sono dei pp: che domandano la luce.
C∴ V∴ Fatevi dare le loro generalità.
Il M. Terr∴ esce e ritorna portando le richieste informazioni sulla punta
del pugnale.
Il C :. V∴ legge le generalità del p∴ e poi domanda ai BB∴ CC∴ se
nulla abbiano da opporre alla sua ammissione nell’Ordine.
Il C :. V∴ domanda poi chi sia il padrino del p∴ e gli rammenta la
responsabilità che assume sulla condotta di lui.
Non essendovi opposizioni, il C :. V∴ invita il M∴ Terr∴ ad associarsi il padrino del p∴ per introdurlo in Bar∴ Il M∴ Terr∴ ed il padrino
escono, si fanno consegnare dal p∴ i valori e bendato lo conducono alla
porta della Bar∴ alla quale bussano irregolarmente.
M∴ Esp∴ Mio B∴ C∴ M∴ C∴ V∴ (o Reggente) Bussano irregolarmente alla porta della Bar∴
C∴ V∴ Assicuratevi chi sia.
82
Rituale dei lavori in gr∴ di Appr ∴
M∴ Esp∴ socchiude la porta e domanda: — Chi viene a disturbare i
nostri lavori?
M∴ Terr∴ È un p∴ che domanda la luce.
M∴ Esp∴ chiude la porta, e rivolto al C∴ V∴ ripete : Mio B∴ C∴
M∴ C∴ V∴ (o Reggente) è un p∴ che domanda la luce.
C∴ V∴ Fate che sia introdotto ben assicurato e bendato.
Entra il p∴ bendato e tenuto legato ai polsi dal M∴ Terr∴ e dal padrino, e vanno tutti e tre a collocarsi avanti al Tr∴
C∴ V∴ battendo coll’accetta un colpo sulla spalla sinistra del p∴ gli
domanda: Chi sei tu che vieni a disturbare i nostri lavori?
Chi ti ha condotto qui?
Per quali fini sei voluto venire fra noi?
Non è la curiosità di conoscere i nostri segreti, che qui ti ha condotto,
anziché lo spirito umanitario e il desiderio di concorrere con tutte le tue
forze alla rivendicazione della vera libertà, della sovranità popolare e della
instaurazione della giustizia sociale?
Che cosa intendi per libertà?
Che cosa intendi per sovranità popolare?
Che cosa intendi per giustizia sociale?
Quali sono, secondo te, i mezzi più atti a raggiungere questi fini?
Quali doveri hai verso te stesso?
Quali sono i tuoi doveri verso la tua famiglia?
Quali sono i tuoi doveri verso la Patria?
Quali sono i tuoi doveri verso l’Umanità?
Il C∴ V∴ può rivolgere altre domande al p∴
C∴ V∴ — rivolgendosi al M∴ Terr∴ e al padrino : Fate ritirare il p∴
Quando questi sarà uscito dalla Bar∴ il C∴ V∴ dirà:
BB∴ CC∴ , voi avete udite le dichiarazioni del p∴ , ne siete soddisfatti? Credete che egli possa essere accolto in mezzo a noi?
C∴ V∴ — B∴ C∴ M∴ Esp∴ , fate di nuovo introdurre il p∴
M∴ Esp∴ eseguisce
C∴ V∴ (al p∴ ) Le tue dichiarazioni ci soddisfano, e noi ti crediamo
83
Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
degno di far parte della nostra Istituzione; ma prima di entrarvi è necessario che tu conosca gli obblighi e la responsabilità che sei per assumere. Tu,
venendo fra noi, sarai esposto ai maggiori pericoli; dovrai essere pronto a
compiere i maggiori sacrifizi. Dovrai abbandonarti completamente e ciecamente ai Capi dell’Ordine; non sarai più padrone di te né delle tue azioni.
Dovrai dare tutta la vita ad altri che potranno disporne come il bene della
Patria e dell’Umanità esige. Devi esser pronto a distaccarti da ogni cosa,
pronto a morire a tutte le ore. Non avrai più un momento di quiete né di
sicurezza, non riposerai più una notte tranquilla. Un grande occhio sarà
sempre spalancato sopra di te, quello dell’Ordine, invisibile, che vede tutto
e da per tutto. Tremende punizioni ti coglieranno, se mancherai agli assunti doveri; neppure il più remoto angolo della terra ti salverà.
Hai la coscienza di poter entrare in questa Istituzione? Sei ancora in
tempo a ritirarti senza che alcuno ti molesti, qualora non ti creda sicuro di
poter mantenere gli impegni che devi assumere.
…
Prima di essere ammesso fra noi devi dar prova di fermezza e coraggio.
Ti senti disposto ad intraprendere un pericoloso viaggio ?
…
Fategli fare il simbolico viaggio della Foresta.
Dopo qualche scossa fatta subire al p∴ , il C∴ V∴ batte un colpo d’accetta e lo sballottamento cessa, ed il p∴ è ricondotto dinanzi al Gr∴ T∴
C∴ V∴ (al M∴ Terr∴ e al padrino) Miei BB∴ CC∴ , come si é comportato il p∴ nel viaggio della Foresta ?
M∴ Terr∴ e padrino — Con fermezza e coraggio.
C∴ V∴ (al p∴ ) — Che cosa hai notato in questo simbolico viaggio?
In questo viaggio avrai rimarcato unicamente degli urti. Questi urti simboleggiano le difficoltà, gli ostacoli, i pericoli che ognuno di noi incontra
sul cammino della virtù, e nella propagazione della fede repubblicana.
Ebbene, noi, animati da questa fede, dobbiamo vincere le difficoltà, abbattere gli ostacoli, affrontare i pericoli con fermezza e coraggio.
Sei sempre fermo nel proposito di far parte della nostra Istituzione?
Sei pronto a fare un altro simbolico viaggio?
84
Rituale dei lavori in gr∴ di Appr ∴
Fategli fare il viaggio attraverso il fuoco.
Questo si eseguisce facendo passare una fiamma sotto la palma della
mano del p∴
C∴ V∴ batte un colpo di accetta che fa cessare il viaggio, quindi rivolto al M∴ Ter∴ e al padrino, domanda:
Miei BB: CC∴, come si é comportato il p∴ nel viaggio attraverso il fuoco?
M∴ Terr∴ e padr∴ — Con fermezza e coraggio.
C∴ V∴ (al p∴ ) — Che cosa hai notato in questo simbolico viaggio?
In questa prova non avrai sentito altro che calore. Ebbene quel calore
simboleggia la fiamma di libertà che molti secoli di servitù non valsero a
spegnere nel cuore degl’Italiani, e che deve ardere sempre viva nel tuo
cuore; simboleggia l’amore inestinguibile che devi alla Patria e
all’Umanità; significa la purificazione per mezzo della fede, e ti dice 1’obbligo di venire fra noi con intendimenti puri e di mantenerti onesto sempre.
Sei sempre fermo nel proposito di essere ricevuto nella nostra
Istituzione? Se non ti senti in grado di sostenere i sacrifici, di affrontare i
pericoli ai quali certamente andrai incontro, sei ancora in tempo a ritirarti
senza che alcuno ti molesti.
…
Per entrare nella nostra Istituzione devi prestare un solenne giuramento.
Sei disposto a ciò?
BB∴ CO∴ , all’ordine. (Tre colpi d’accetta).
(Al p∴ ) Mettiti col ginocchio sinistro a terra.
Il M∴ Terr∴ ed il padrino pongono la mano destra del p∴ sul teschio,
e gli fanno impugnare con la sinistra un pugnale la cui punta sarà rivolta
sulla parte del cuore.
C∴ V∴ (al p∴ ) — Che cosa senti sotto la tua mano destra?
Quel teschio che cade sotto i tuoi sensi, ti deve rammentare i prodi il cui
capo cadde sotto la scure tirannica per il bene della Patria e dell’Umanità
e per la fede repubblicana. Che cosa tieni nella tua mano sinistra?
Quel pugnale la cui punta è rivolta verso il tuo cuore, deve insegnarti che
la Giustizia dell’Istituzione è sempre pronta a colpirti se mancherai al tuo
giuramento.
85
Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
Ora ripeti con me:
Io, N. N., dinanzi al Gran Tronco e sacro Fornello acceso, solennemente giuro cieca obbedienza alla Istituzione Carb∴ ed ai suoi Capi. Giuro di
non rivelare a chicchessia quanto ho potuto vedere ed udire, e quanto sarò
per vedere ed udire. Giuro di mantenermi onesto sempre, e di non attentare all’onore di alcuno e specialmente a quello di quanti fanno parte di questa Istituzione e dei loro congiunti. Giuro di adoperarmi con tutte le forze
all’abolizione di ogni privilegio e di ogni tirannide, all’annientamento della
setta clericale e di tutte le superstizioni religiose, ed al trionfo della
Repubblica Sociale. Se mi rendessi spergiuro, niun lembo della terra mi
preservi dalla vendetta de’’ miei fratelli, e la mia memoria, ricoperta dall’onta del traditore, resti per sempre macchiata d’Infamia e di universale
esecrazione.
C∴ V∴ — Alzati. Il giuramento che ora hai prestato deve essere firmato col tuo sangue. Da qual parte del corpo vuoi che ti sia cavato?
Se il p∴ non l’indica il C∴ V∴ ordina che gli sia cavato dalla parte del
cuore.
C∴ V∴ Tu, essendo bendato non puoi firmare; firmerò io per te. Ciascuno
di noi ha un nome di guerra. Qual nome vuoi tu che ti sia imposto?
…
Si rimette il p∴ col ginocchio sinistro a terra, ed il C∴ V∴ gli appoggia orizzontalmente sul capo la pertica del fornello (scintiglione) o il
pugnale, e pronuncia la seguente formula del battesimo, battendo in fine
sulla pertica o sul pugnale tre lievi colpi di accetta (. . .).
In nome del G∴ M∴ dell’Universo e dei GG∴ MM∴ Mazzini e
Garibaldi, sotto gli auspici della Suprema Vendita Nazionale Universo e
del suo Potere Supremo,
Noi, BB∴ CC∴ MM∴ CC∴ per le facoltà concesseci nella Selva della
Bella Luce, ti creiamo e battezziamo B∴ C∴ C∴ al grado di apprendista, alla
dipendenza della Rispettabile Vendita... e t’imponiamo il nome di guerra...
Il neofita viene fatto rialzare e condotto in fondo alla Bar∴ , dinanzi al
Gr∴ Tr∴ I BB∴ CC∴ gli si fanno d’appresso bendati, con l’accetta sollevata e rivolta verso di lui.
86
Rituale dei lavori in gr∴ di Appr ∴
C∴ V∴ — BB∴ CC∴ , che cosa domandate per . . . . (e qui il nome di
guerra del neofita)?
I BB∴ CC∴ — La luce.
C∴ V∴ Al terzo colpo della mia accetta la luce gli sia concessa ...
Il neofita viene sbendato.
C∴ V∴ — Che cosa vedi dinanzi a te?
C∴ V∴ — Ebbene questi uomini bendati, che rivolgono l’arma contro
di te, non sono che una infinitesima parte dei BB∴ CC∴ CC∴ sparsi sulla
superfìcie della terra, ed essi a nome di tutti ti ammoniscono che, come
saranno in tua difesa, se ti manterrai onesto e fedele alla Istituzione, cosi
non ti risparmieranno, se ti renderai spergiuro.
BB∴ CC∴ riprendete i vostri posti, e all’ordine.
Quando tutti saranno all’ordine
C∴ V∴ — Miei BB∴ CC∴ 1. e 2. Assistente ordinate ai BB∴ CC∴
dei Vostri rispettivi Ordoni di riconoscere da oggi in poi per nostro B∴ C∴
C∴ (e qui il nome p∴ del neofita) al nome di guerra ...... e di prestargli
consiglio ed aiuto nei limiti del giusto e dell’onesto.
M∴ 1. Ass∴ — Miei BB∴ CC∴ CC∴ , da oggi in poi riconoscerete
per nostro B∴ C∴ C∴ . . . a al nome di guerra . . . e gli presterete consiglio ed aiuto nei limiti del giusto e dell’onesto
M∴ 2. Ass∴ — Miei BB∴ CC∴ CO∴ Apprendisti, da oggi in poi
riconoscerete ecc. (come sopra).
Di regola, dopo il riconoscimento, il neofita è ricondotto nella Foresta
dove rimane guardato a vista dal Terr∴ esterno, e dove il padrino va a
riprenderlo dopo chiusi i lavori e sgombrato il locale dai BB∴ CC∴ CC∴
, senza che il neofita li abbia visti sbendati. È però in facoltà del C∴ V∴ di
ammetterlo subito ad assistere ai lavori. In tal caso lo invita a prendere il
quarto posto nell’Ordone dei Maestri, e prega il M∴ Oratore a rivolgergli
il saluto in nome dell’Ordine in generale e della Vendita in particolare.
M∴ Or∴ …
Il C∴ V∴ dà comunicazione dei pezzi da Fornello superiori, e delle
altre VV∴ ; apre quindi la discussione sugli argomenti all’ordine del giorno, se ve ne sono. Chiusa la discussione intorno ad un oggetto, il M∴ Or∴
87
Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
dà le sue conclusioni che il C∴ V∴ mette in votazione, senza accordare ad
altri la parola.
C∴ V∴ — Miei BB∴ CC∴ MM∴ 1. e 2. Ass∴ annunziate ai vostri
rispettivi ordoni che io accordo la parola per il bene generale dell’Ordine e
di questa Vend∴ in particolare.
M∴ 1. Ass∴ — BB∴ CC∴ MM∴ , il C∴ V∴ vi accorda la parola per
il bene generale dell’Ordine e di questa Vend∴ in particolare.
M∴ 2. Ass∴ — BB∴ CC∴ App∴ , il C∴ V∴ vi accorda la parola
ecc. (come sopra).
C∴ V∴ — B∴ C∴ M∴ Cerim∴ , vogliate andare in giro col sacco
delle proposte.
Il M∴ Cerim∴ presenta il sacco prima al C∴ V∴ , poi al 1. e 2. Ass∴
, all’Or∴ e al Segr∴ , quindi ai MM∴ e infine agli Appr∴ Ciò fatto si
mette in fondo alla Bar∴ , e dice :
M∴ Cerim∴ — Mio B∴ C.. M∴ C∴ V∴ , il giro è compiuto.
C∴ V∴ — Avanzatevi al Gr∴ Tr∴
Il M∴ Cerim∴ si avanza e vuota davanti al M∴ Oratore il sacco delle
proposte. le quali vengono passate al C∴ V∴ Questi le comunicherà se lo
crederà opportuno.
C∴ V∴ — Mio B∴ C∴ M∴ Elem∴ , vogliate andare in giro col sacco
della vedova.
Il M∴ Elem∴ eseguisce nello stesso ordine tenuto dal M∴ Cer∴ Il M∴
Or∴ conta il denaro e dà partecipazione della somma raccolta al C∴ V∴
il quale la ripete ad alta voce e ordina che sia consegnata al M∴ Elem∴
C∴ V∴ Miei BB∴ CC∴ , formiamo la mistica catena.
Mentre son così tutti legati, il C∴ V∴ passa la parola sacra, di passo e
semestrale, comunicandole all’orecchio del 1. e 2. Ass∴ che alla loro volta
la pronunziano all’orecchio dei rispettivi vicini, e così di seguito, finché le
parole stesse non tornano giuste e perfette all’orecchio del C∴ V∴ Questi
passa infine il bacio fraterno.
C∴ V∴ A me, BB∴ CC∴ , per la triplice scossa . . . Ed ora sciogliamoci in pace. W. la Repubblica Sociale Universale. BB∴ CC∴ , riprendiamo i nostri posti.
88
Rituale dei lavori in gr∴ di Appr ∴
CHIUSURA DEI LAVORI
C∴ V∴ — Mio B∴ C∴ M∴ l. Ass∴ a che ora si chiudono i Lavori
Carb∴ in grado di App∴ ? M∴ 1. Ass∴ — A mezzanotte, mio B∴ C∴
M∴ C∴ V∴
C∴ V∴ — Mio B∴ C∴ M∴ . 2. Ass∴ , che ora abbiamo?
M∴ 2. Ass∴ — Mio B∴ C∴ M∴ C∴ V∴ , il sole è al nadir e la nostra
foresta è al buio completo.
C∴ V∴ — BB∴ CC∴ all’ordine . . . Essendo l’ora propizia dichiaro
chiusi i lavori di questa Risp∴ Vend∴
A me, BB∴ CC∴ , per il segno e la batteria.
Tutti fanno contemporaneamente il segno d’Appr∴ ed eseguiscono la
batteria.
BB∴ CC∴ , ritiriamoci in pace.
Se il M∴ C∴ V∴ avrà prescritto le norme da seguire nell’uscita tutti vi
si dovranno uniformare. Ad ogni modo nessuno può uscire dalla Bar∴ finchè il M∴ Esperto e il Cerimoniere non abbiano asportate le basi e qualunque altro oggetto inerente ai lavori eseguiti. Il C∴ V∴ e i due Assist∴
escono per ultimi.
89
Catechismo d’Apprendente*
D. Chi siete?
R. Un mercante di legna cotta.
D. Da dove venite, mio B∴ C∴ C∴?
R. Dalla foresta.
D. Che cosa avete mai fatto colà?
R. Ho ad ogni costo procurato del materiale pel nostro fornello.
D. Che cosa ci recate?
R. Salute, amicizia e fratellanza a tutti i B∴ C∴ C∴
D. Avete fatto voi alcun viaggio?
R. Ne ho fatti due, uno per la foresta e l’altro per il fuoco.
D. Che cosa indica il viaggio per la foresta?
R. Che la vita umana è circondata da pericoli, e che per evitarli deve
ogni B∴ C∴ C∴ essere vigilante ed attento, onde scansare ogni tradimento per parte dei nemici dell’Ordine nostro e della patria.
D. Che cosa indica il viaggio per il fuoco?
R. Che il cuore di ogni B∴ C∴ C∴ deve essere purgato da ogni vizio
che possa allettare i sensi e vincere la ragione, onde non venir calunniato
dai nemici del nostro Ordine, e che deve continuamente ardere della santa
fiamma di libertà verso la patria.
D. Dove siete stato ricevuto mio B∴ C∴ C∴?
R. Sul pannolino, in una Vendita giusta e perfetta, accompagnato da tre
BB∴ CC∴ CC∴
D. Dove vi hanno fatto passare?
R. Nel mezzo di una foresta e sulla sede di un fornello acceso.
D. In che modo eravate voi messo?
R. Era decentemente vestito, ma bendato.
D. Introdotto in Vendita, oltre il consueto costituto, che cosa pronunciaste?
R. Il mio nome, cognome, l’età, il luogo di mia dimora; ed allora fui
istruito nel segno, nel tatto e nella parola.
D. Inoltre cos’altro faceste?
91
Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
R. Genuflesso, prestai il mio giuramento secondo lo Statuto C∴ e quindi ricevetti il battesimo e il titolo della Vendita.
D. Non vi sentiste umiliato nell’inginocchiarvi?
R. No, perché non m’inginocchiai per servilismo dinanzi agli uomini,
ma per rendere omaggio all’ideale animatore dell’Ordine nostro, per dimostrare la mia volontaria e completa accettazione della disciplina che ci
governa, e per manifestare il proposito di sacrificare la mia persona al
trionfo di quei principii ai quali la Società umana dovrà la sua vera libertà
e il suo benessere morale, intellettuale ed economico.
D. Dopo prestato il giuramento, e ricevuto il battesimo, avete chiesto
altro in Vendita?
R. La luce.
D. E questa vi venne accordata?
R. Sì: dopo tre colpi di accetta, cadde dai miei occhi la benda, e vidi tutti
i BB∴ CC∴ C∴ armati di pugnale volti verso di me in atto di ferirmi,
onde ben comprendessi che essi saranno sempre pronti così a spargere il
loro sangue in mia difesa, come a punirmi inesorabilmente se io divenissi
spergiuro.
D. Che cosa indica il Tronco?
R. Indica la rotondità della terra dove sono sparsi tutti i BB∴ CC∴ CC∴
D. Che cosa osservaste sopra il Tronco?
R. Molte basi ben collocate ed in buon ordine.
D. Quali sono queste basi?
R. Il pannolino, l’acqua, il sale, la terra, la legna, le foglie, la croce, la
corona di spino bianco, la scala, il teschio, il vaso di terra, l’accetta, il gallo,
il fornello acceso, lo scintiglione, il gomitolo di filo, ed il nastro tricolore,
rosso, nero e turchino.
D. Fatene la spiegazione morale.
R. Il pannolino indica la candidezza dei costumi, base essenziale di ogni
B∴ C∴ C∴
L’acqua, quale elemento che serve a togliere qualunque immondizia, ci
indica che dobbiamo essere spogli e netti da qualunque vizio, onde risplendano in noi le virtù, che edificano gli uomini.
92
Catechismo d’Apprendente
Il sale è simbolo della sapienza, e siccome esso serve ad impedire la
putredine, così ci indica che dobbiamo sapientemente e diligentemente
custodire noi stessi, tenendoci lontani dal vizio per essere così distinti dal
rimanente degli uomini, e che dobbiamo con le parole, con l’esempio,
mostrarci virtuosi, affinché i nostri nemici, trattando con noi, possano divenire nostri amici pel giorno sospirato, nel quale dovrà compiersi la totale
distruzione del trono e dell’altare.
La terra è il simbolo del segreto, e siccome quando una cosa è posta
sotto terra se ne perdono le tracce, così deve essere sepolto nel nostro cuore
il segreto del Venerabile Ordine C∴
La legna è simbolo dell’uguaglianza e dell’unione. Essa indica che tutti
gl’individui che compongono il nostro Ordine devono essere raccolti in un
solo fascio. Come i pezzi di legno, di una uguale materia e di una medesima lunghezza e grossezza, sono tenuti fortemente stretti dal nastro tricolore, così noi, stretti e guidati dalla medesima fede, dobbiamo sempre procedere uniti e concordi nell’opera in pro della Patria e dell’Umanità.
Le foglie denotano che noi con le azioni virtuose dobbiamo chiudere la
bocca ai maldicenti e mostrarci sempre campioni veri di libertà.
La Croce è simbolo del travaglio: questa ci insegna a non sgomentarci nelle
nostre tribolazioni, perché non si può essere virtuosi, se non si sa soffrire.
La corona di spino bianco indica che è proibito ad ogni B∴ C∴ C∴ di
formare pensieri contrari alla Patria, e che nessuno può calunniare un B∴
C∴ C∴
La scala, ad imitazione della scala materiale che serve per salire in alto,
indica che noi dobbiamo salire a grado a grado all’ardua cima ove è collocata la virtù, emendando noi stessi e studiandoci di allontanare dal nostro
cuore, dall’animo nostro, il vizio.
Il teschio indica la memoria dei nostri fratelli estinti per amore di patria,
i quali attendono da noi il complimento dell’opera loro.
Il vaso di terra è il simbolo del sepolcro nel quale dobbiamo scendere coi
nostri segreti.
L’accetta indica lo strumento col quale dobbiamo distruggere i lupi e
purgare la nostra foresta.
93
Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
Il gallo indica che dobbiamo essere vigilanti, onde non farci sedurre
dalle arti vili dei nostri nemici.
Il fornello indica l’inestinguibile fiamma d’amore per la patria e pei
nostri B∴ C∴ C∴
Lo scintiglione indica lo strumento col quale Teobaldo chiamava a raccolta tutti i B∴ C∴ C∴ sparsi per la foresta.
Il gomitolo di filo indica quella mistica catena di virtù che annoda e
stringe insieme tutti i B∴ C∴ C∴ sparsi sulla superficie della terra.
Il nastro tricolore è detto misticamente l’abito dei B∴ C∴ C∴
D. Fatemi la spiegazione del nastro tricolore?
R. Il nero indica il carbone, ossia la fede nella santità dei principii di vero
italiano, qual fede deve essere in noi accesa e costante.
Il rosso indica il fuoco del fornello, ossia quella fiamma d’amore che
eternamente deve ardere nei nostri cuori per la patria e l’umanità.
Il turchino indica il fumo del fornello, ossia la speranza di presto giungere a quella meta tanto desiderata dell’indipendenza e della libertà vera.
D. Che cosa portavano quelli che vi hanno ricevuto?
R. Tre cose, terra, legna e foglie.
D. Fatemi la spiegazione morale?
R. Queste cose indicano che non si possono raccogliere legna pel nostro
fornello, ossia, che non si può ammettere nessun individuo a far parte della
nostra Società, senza che sia in antecedenza scrupolosamente esaminato, e
trovato capace di conservare il segreto, di essere solidale con tutti i BB∴
CC∴ C∴, e di diventare esempio di virtù.
:
D. Siete voi apprendente?
R. Per tale mi riconoscono i Maestri.
D. Quanto tempo ci vuole per fare un B∴ C∴ C∴ apprendente?
R. Nove lune, ovvero nove Vendite, e cioè che sia stato proposto ed
approvato nove volte in Vendita, in circostanze di riunioni e quindi garantito da uno dei proponenti.
D. Qual’:è il segno dell’Apprendente?
R. La scala.
D. Fatemi il segno dell’Apprendente?
94
Catechismo d’Apprendente
R. Si fa, ecc.
D. Dove travagliano gli Apprendenti?
R. Avanti al Tronco e sotto la direzione dei Maestri.
D. Quanti individui ci vogliono per formare una Vendita?
R. Tre la formano, cinque la rendono giusta e sette la rendono perfetta.
D. Quali sono quelli che la formano?
R. Il Maestro col primo e secondo assistente.
D. Quali sono quelli che la rendono giusta?
R. I tre primi col segretario e l’oratore.
D. Chi la rende perfetta?
R. I cinque suddetti col Tesoriere e l’Archivista.
D. Di qual legno fu fatto il primo carbone?
R. Di Felce e Ortica.
D. Come si taglia la legna?
R. A becco di flauto come lo scintiglione.
D. Che cosa indica lo scintiglione?
R. La pertica del fornello, ossia che da questo, ha avuto origine il tatto
di convenzione del nostro Venerabile Ordine.
Parole di convenzione
fra i BB∴ CC∴ CC∴
Tavola
Tovaglia
Piatto
Bottiglia
Bicchiere
Cucchiaio
Forchetta
Coltello
Vino
Acqua
Lume
— Tronco
— Pannolino
— Cofano
— Barile
— Vano
— Pala
— Rastrello
— Accetta
— Buona carbonella
— Cattiva carbonella
— Fornello
95
Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
Vivanda qualunque
Pane
Sale
Pepe
— Materiale
— Carbone
— Terra bianca
— Terra nera
*Da: Fondo Francesco Siniscalchi, Biblioteca del GOI, fasc. 8. 2. Lo stesso
testo è nel fondo Guastoni-De Ambris (da Enrico Serventi Longhi) in edizione a
stampa col titolo: Programma e Catechismo Carb., mentre lo troviamo col titolo:
Programma e catechismo carbonarico in Mario Casella, I repubblicani a Roma
alla fine del secolo (1889-1900) in: Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano.
Comitato di Roma, L’associazionismo mazziniano. Atti dell’incontro di studio
(Ostia, 13-15 novembre 1976), a cura di Vittorio E. Giuntella, Roma, Edizioni
dell’Ateneo, 1982 Appendice III, Allegato 1 pp. 238-42, dove è in appendice ad
una comunicazione riservata del Questore di Roma al Prefetto del 31 maggio 1894,
v. supra. Un testo simile, probabilmente più antico, è col titolo Catechismo
d’Apprendista Carbonaro in Dito, Massoneria, Carboneria e altre società segrete
nella storia del Risorgimento italiano, cit., pp. 394-97. Un’ulteriore copia a stampa in 24º pp. 9 è nel fascicolo ‘Carboneria italiana’ all’Archivio Centrale di Stato,
Direz. Gen. di P. S. Uff. Riservato Associazioni Sovversive (PS, ‘G 1’ B 166 f. 436
sf. 104), col titolo Programma e catechismo carbonarico, il che fa supporre che il
testo abbia finito per costituire una sorta di ‘tessera’ che l’iniziato riceveva dopo
l’iniziazione.
96
Indice delle immagini
- 1. Certificato del 5807 (1807) della loggia militare di Cacciatori a cavallo St
Jean de la Concorde, Grande Oriente di Francia & di Napoli, stanziata a Lanciano,
in cui un cittadino di Lanciano viene fatto contemporaneamente apprendista, compagno e maestro, con la scarsa regolarità delle logge militari del tempo. L’interesse
è dato dalle firme dei dignitari, in cui troviamo sia i tre puntini a piramide massonici che i cinque punti in orizzontale carbonari (cf. Landolina F., Corpi massonici
abruzzesi nel 1813, «Hiram» I n. 3 (giugno 1980), pp. 79-82 e Id., I documenti di
Lanciano, «Hiram» I nn. 4-5-6 (ag.-ott.-dic. 1980), pp. 115-18, 147-49 e 178-82,
nuova edizione in Id., I documenti di Lanciano. Per una storia della massoneria
italiana in età napoleonica, pres. di Gustavo Raffi, intr. di Giuseppe Giarrizzo,
Acireale-Roma, Tipheret, 2010). Nei documenti carbonari novecenteschi che pubblichiamo vengono usati invece i tre puntini.
- 2. Particolare ingrandito, dove l’interesse è dato dalle firme dei dignitari, in
cui troviamo sia i tre puntini a piramide massonici che i cinque punti in orizzontale carbonari.
- 3. Riunione di carbonari in baracca da (Jakob Ludwig Salomo Bartholdy,
barone e console prussiano in Italia) Memoirs of the secret societies of the South
of Italy, particularly the Carbonari, London, Murray, 1821 (da ms. originale
descritto come italiano, mentre Bartholdy lo aveva scritto in francese per il traduttore inglese, il pittore Charles Eastlake); tr. it. Memorie sulle società segrete
dell’Italia Meridionale e specialmente sui Carbonari, Roma-Milano, Soc. Ed.
Dante Alighieri di Albrighi, Segati e &, 1904. Sono seduti sulle panche a destra i
maestri e a sinistra gli apprendisti. In fondo, tenendo l’accetta sul tronco, abbiamo
al centro il Capo Vendita, a destra il Maestro Oratore, a sinistra il Maestro
Segretario, dietro ai tre abbiamo il quadro carbonico, davanti a loro, seduti sulle
sedie, a sinistra il Maestro Esperto e il Maestro Cerimoniere, a destra il 1° e 2°
Maestro Assistente.
- 4. Diploma in bianco di Maestro, c. 1820, ivi.
- 5. Patente di A pprendista c. 1820, ivi.
- 6. Una carbonaia.
- 7. Cassetta di basi (figure simboliche rituali) carbonare della vendita ‘Nicola
Ricciotti’ 1864 c., Museo garibaldino di Mentana.
- 8. Ivi, da destra: gomitolo di filo, fascio littorio, accette, Garibaldi, tronco, collare e corona di spine, teschio, documenti garibaldini, gallo, base di fornello,
pugnali.
- 9. Collare rosso-nero di Capo Vendita.
- 10. Gallo, simbolo di vigilanza.
- 11. Scala, simbolo di ascesa, di perfezionamento morale.
- 12. Fasci littorî con ascia e picca, simboli di autorità e di unione. Il simbolo di
origine romana fu ripreso in ambito neoclassico, giacobino e infine carbonaro.
- 13. Pugnali cerimoniali.
-14. Basi carbonare (figure simboliche rituali) della seconda metà del
Novecento in uso nelle quattro Vendite di Testaccio, conservate presso la Sede
Alcras di Roma: Cappuccio, croce, scala, maglietto, diploma, bandiera nero-rossoturchino, collare.
- 15. Targa in memoria dei carbonari Targhini e Montanari, posta il 2 giugno
1909 in Piazza del Popolo: articolo coevo (giugno 1909) sulla cerimonia di affissione della targa.
- 16. Lettera di convocazione della ‘Venerabile Archiconfraternita di Gesù,
Maria e Giuseppe dell’anime più bisognose del Purgatorio’ che cercava di ottenere il pentimento dei condannati a morte per acquistare la salvezza della loro anima,
assistenza che Targhini e Montanari rifiutarono con dignità. Sul ruolo di questi
‘confortatori’ v. ora Adriano Prosperi, Delitto e perdono. La pena di morte nell’orizzonte mentale dell’Europa cristiana. XIV-XVIII secolo, Torino, Einaudi, 2013.
- 17. Diploma di V grado (Maestro), vendita di Spinazzola (Bari) novembre 1917.
Da: Fondo Francesco Siniscalchi, serie 1 “Carboneria” (1916-1922), fasc. 4.10.
- 18. Diploma o Carta di riconoscimento rilasciata dalla vendita carbonara «I
Seguaci dell’Eroe di Italia», primi del ‘900. Il testo recita: «È ordinato a tutti i
Fratelli F. B. C. C. sparsi nel Globo Terracqueo dall’uno all’altro Polo di riconoscere il portatore del presente uomo nostro e loro fratello. Il presente diploma firmato di proprio pugno da tutti i dignitari munito di un suggello a Cera che… il
Fascio Romano e di un altro a fumo che porta il titolo della Vendita… “I Seguaci
dell’Eroe d’Italia”».
-19. Monumento funebre carbonaro, cimitero comunale monumentale Campo
Verano, Roma.
- 20. Diploma di I grado (Apprendista), vendita di Spinazzola (Bari) maggio
1917. Da: Fondo Francesco Siniscalchi, serie 1 “Carboneria” (1916-1922), fasc.
4.3 “Diploma carbonaro di apprendista del cugino Trento, 1917”, Biblioteca del
Grande Oriente d’Italia.
- 21. Immagine di Mazzini con cornice adorna di simboli carbonari: fascio littorio, teschi, punte di lancia, bandiere.
- 22. Diploma di VII grado (Cavaliere di Tebe) della vendita ‘G. Malloni’ di
Roma 1975.
- 23. Diploma di VII grado (Cavaliere di Tebe) della vendita G.
Malloni di Roma 1975.
Immagine di copertina - Targa in memoria dei carbonari Targhini e Montanari,
posta il 2 giugno 1909 in Piazza del Popolo.
XVI
Rituale della C∴ d’O∴
(passaggio da apprendente a Maestro, V grado)*
C∴ V∴ - BB∴ CC∴ MM∴ salutiamo il Gran Tronco (Si eseguisce il
saluto ).
C∴ V∴ - M∴ Esp∴ assicuratevi se siamo al coperto, e se i presenti
sono tutti M∴ C∴
M∴ Esp∴ - (assicura l’ingresso e poi dice)
B∴ CC∴ MM∴ A me per il segno (tutti danno il segno di 5). B∴ C∴
M∴ C∴ V∴ , tutti i presenti sono MM∴
C∴ V∴ - M∴ Esp∴ quanti anni avete?
M∴ Esp∴ - 33, B∴ C∴ M∴ C∴ V∴
C∴ V∴ - B∴ C∴ M∴ 1. Ass∴ a che ora i BB∴ CC∴ MM∴ sono soliti dar principio ai loro lavori in C∴ d’O∴ ?
M∴ 1. Ass∴ - A mezzogiorno.
C∴ V∴ - B∴ C∴ M∴ 2. Ass∴ che ora abbiamo?
M∴ 2. Ass∴ - Mezzogiorno in punto.
C∴ V∴ (Batte 5 colpi) Poiché l’ora è giusta e l’età è perfetta, A∴ G∴
D∴ G∴ M∴ D∴ U∴ E∴ D∴ R∴ S∴ U∴ e sotto gli auspicii della S∴
V∴ N∴ Universo dichiaro aperti i lavori della C∴ d’O∴ della R∴ V∴
B∴ C∴ M∴ Segretario, date lettura del pezzo da fornello dell’ultima
seduta.
Il segretario legge il verbale della seduta prececente. Si apre la discussione sul verbale, quindi il C∴ V∴ esplica le ragioni che consigliarono la
richiesta dell’aumento di salario degli apprendisti che debbono essere elevati al 5. gr. e comunica l’approvazione del P∴ S∴ e quindi rivolto al M∴
Esp∴ gli dice:
B∴ C∴ - M∴ Esp∴ unitevi al M∴ delle cerimonie e andate a prendere l’apprendista che dobbiamo elevare al 5. gr∴ e conducetelo innanzi al
Tronco nelle forme di rito.
(Il M∴ Esp∴ e quello delle cerimonie conducono l’apprendista coper97
Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
to di bianco innanzi al Tronco)
C∴ V∴ - (Rivolgendosi al candidato) La C∴ d’O∴ della R∴ V∴ riconoscendo ed apprezzando i vostri meriti, vi ha proposto per l’aumento di
salario da Appren∴ . a M∴
È mio dovere farvi osservare che l’aumento di salario nella nostra Famiglia, se accorda maggiori diritti, a questi corrispondono maggiori
responsabilità; che la severità del nostro codice penale colpisce il M∴ e
l’Apprend∴ con la sola differenza che la stessa mancanza viene assai più
severamente punita nel M∴ che non nell’Appr∴ Quanto più alto si ascende nella gerarchia Carb∴ tanto più scrupolosamente debbono osservarsi le
discipline, tanto più gravemente si subiscono le pene.
Il compito del Maestro è assai grave, ed è necessario in ogni aumento di
salario rammentare al candidato che nulla personalmente si guadagna entrando nella F∴ C∴ ed anche meno, se è possibile, salendo i gradi della
sua scala. Quanto più in alto si sale, tanto più ci avviciniamo al sacrificio.
E dopo ciò debbo chiedervi: Siete disposto a sottoporvi a nuove e maggiori fatiche a vantaggio della nostra Famiglia? L’antico rituale esigeva che
qui fossero 5 tavoli, e che il candidato fosse mandato da Erode a Pilato, da
Pilato a Caifas ecc., a somiglianza del giudizio a cui fu sottoposto Cristo,
il G∴ M∴ D∴ U∴ Oggi l’avanzata civiltà e lo stato di continuo pericolo
di sorprese in cui versa la nostra Famiglia hanno consigliato di modificare
la cerimonia, limitandola a far presente al candidato la responsabilità che
assume, ed a ricevere il suo giuramento. Appressatevi dunque al Tronco,
inginocchiatevi, ponete la mano destra sul teschio, con la sinistra impugnate l’accetta e appoggiatene la punta sul cuore, e ripetete con me il
GIURAMENTO
Innanzi al Gran Tronco e Sacro Fornello acceso ed alla presenza dei
BB∴ CC∴ MM∴ CC∴ prometto e giuro d’illuminare i ciechi, e di condurli al sentimento della virtù; d’infondere nei deboli il coraggio e di spingerli sulla via dell’onore; di propagare il principio dei diritti dell’uomo, e
di sacrificare tutto alla libertà generale ed all’avvenimento della
Repubblica Sociale Universale.
98
Rituale della C∴ d’O∴
Prometto e giuro di osservare e far osservare scrupolosamente la disciplina carb∴ , di non rivelare ai BB∴ CC∴ Appr∴ i segni e le parole di
riconoscimento dei MM∴ e di non comunicare ad essi notizie sui lavori
della C∴ d’O∴ né sugl’incarichi speciali che come M∴ potrò avere io o
potranno avere altri MM∴ Prometto e giuro di non iniziare App∴ senza la
debita autorizzazione.
Se io divenissi spergiuro, mi colpisca la giustizia dei BB∴ CC∴ C∴ , il
mio corpo sia distrutto e la mia memoria ricoperta dall’onta del traditore, resti
eternamente macchiata d’infamia e sia additata alla universale esecrazione.
=====================
Noi MM∴ CC∴ , A∴ G∴ D∴ G∴ M∴ D∴ U∴ E∴ D∴ R∴ S∴
U∴ , in nome dei GG∴ MM∴ Mazzini e Garibaldi, per le facoltà concesseci nella selva della bella luce, ti battezziamo M:. C∴ ai 5 colpi della
sacra accetta.
=====================
Il M∴ Oratore rivolge al nuovo M∴ il saluto della C∴ d’O∴ , ed
espone gli obblighi dei MM∴ CC∴ Dopo di ciò il M∴ C∴ V∴ legge i
decreti, le ordinanze, le comunicazioni del P∴ S∴ e delle Vendite e
Camere Superiori.
Tutto ciò che proviene dal P∴ S∴ e dalla S∴ V∴ N∴ si legge e si
ascolta stando in piedi e all’ordine.
Terminate le comunicazioni suddette, il M∴ C∴ V∴ pone in discussione gli oggetti che sono all’ordine del giorno.
CHIUSURA DEI LAVORI
C∴ V∴ - B∴ C∴ M∴ Cer∴ fate circolare il sacco delle proposte.
B∴ C∴ M∴ Elem∴ fate circolare il sacco della beneficenza.
Catena — Parole — Bacio fraterno
C∴ V∴ -B: C∴ M∴ E∴ - Quanti anni avete?
E∴ - 33.
C∴ V∴ - B∴ C∴ M∴ 1. Ass∴ a che ora i BB∴ CC∴ MM∴ sogliono chiudere i loro lavori in C∴ d’O∴ ?
1. Ass∴ - A mezzanotte in punto
99
Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
C∴ V∴ - B∴ C∴ M∴ 2. Ass∴ che ora abbiamo?
2. Ass∴ - Mezzanotte piena.
C∴ V∴ - Poiché l’ora è giusta e l’età è perfetta, A∴ G∴ D∴ G∴ M∴
D∴ U∴ E∴ D∴ R∴ S∴ U∴ dichiaro chiusi i lavori della C∴ d’O∴ di
questa R∴ V∴
BB∴ CC∴ MM∴ salutiamo il Gran Tronco (terminato il saluto il C∴
V∴ dice) BB. CC. MM∴ sciogliamoci in pace al grido di :Viva la R∴ S∴
U∴
*Da: Fondo Francesco Siniscalchi, Serie Carboneria (1918-1922), fasc. 8. 1 pp.
1-10, Biblioteca del GOI.
Dal Fondo Guastoni-De Ambris
Materiali carbonari e massonici appartenuti ad Alceste De Ambris, depositati da Enrico Serventi Longhi presso la Biblioteca del GOI, fra cui:
1. Programma e catechismo carbonaro (=Catechismo d’apprendente nel
fondo Francesco Siniscalchi) micr. 001-013
2. Regolamento interno della G. F. C. emanato dal P∴ S∴ *
3. Foglio di autorizzazione a creare Vendite:
Contiene l’autorizzazione a fondare vendite concessa per Alceste De
Ambris, di nome iniziatico («nome di guerra») Spartaco, maestro carb. (V
grado), che riceve inoltre dal cugino Platone della vendita Azione della
Valle di San Paolo, settembre 1929, dove esiste la Camera dei IX (Maestri
di Alta Luce, o Archipatriarchi o anche Grandi Maestri Grandi Eletti) e un
rappresentante del Potere Supremo designato da Roma, i materiali per fondare una vendita, previa iniziazione di due altri ad apprendista e poi maestro. Le camere, e dunque i gradi praticati, sono di grado V, VII e IX. La
firma è coi tre punti massonici a triangolo, non coi cinque punti allineati
della vecchia carboneria. Bibl. GOI. micr. 023
A tutti i BB∴ CC∴ CC∴
Sparsi sulla superficie della terra
Foglio di Autorizzazione
La C∴ D∴ dei GG∴ MM∴ GG∴ EE∴ dell’Ordone di San PaoloBrasile. Autorizza il B∴ C∴ C∴ M∴ V Grado:. Spartaco∴ di creare
Vendite Car∴ nelle Valli di Francia di Svizzera e di Lussemburgo alle
dipendenze delle Valli Brasiliane fintantoché non saranno riallacciate le
relazioni col P∴ S∴ di Roma (Italia). Tutti i BB∴ C∴ C∴ devono prestare cieca obbedienza al portatore della presente.
Dalla Valle di San Paolo 10 di settembre 1929
Il G∴ Seg∴ Il G∴ C∴ V∴
Vulcano∴ ∴ ∴ Platone∴ ∴ ∴
100
101
Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
4. Libretto a stampa: Grande Loge de France, Instruction pour le deuxième Degré Symbolique Grade de Compagnon, Or∴ de Paris 5924 (con
dedica manoscritta: Délivré au T∴ C∴ F∴ de Ambris Alceste élévé au 2e
degré le 8 fev. 1926 à la R∴ L∴ No 450 No matricule 58596 Le Grand
Secretaire Charles Riandey) micr. 024
5. testo manoscritto:
A∴ G∴ D∴ G∴ I∴ C∴ E∴ D∴ R∴ S∴ U∴
Gr:: Vend∴ Universo
Costituzioni Generali Del 1908
Questo testo delle Costituzioni, che comprende 81 articoli, appare di origine più antica, diversa dalle edizioni del 1912, che comprende 94 articoli,
e del 1916, più sopra riportata, che comprende 79 articoli. I gradi sono sempre nove, anche se quelli effettivamente trasmessi sono quattro, v. Art. 8:
«I Buoni Cugini carbonari si dividono in due classi: Apprendisti e Maestri.
I Maestri sono di tre gradi: 1o. Maestri (o Maestri Quinti) 2°. Maestri
Grandi Cavalieri di Tebe (o Maestri Settimi) 3º Grandi Maestri Grandi
Eletti (o Maestri Noni, o Maestri d’Alta Luce)». Va invece rilevato come
l’iscrizione al Partito Repubblicano sia obbligatoria in queste Costituzioni
del 1908: Art. 46: «Per essere accettato nell’Ordine occorre che l’iniziato
sia di condotta morale irreprensibile, di sentimenti liberi, non sia stato condannato dai tribunali profani per delitto infamante o come tale riconosciuto dall’Ordine; deve inoltre provare di essere inscritto nel Partito
Repubblicano ove questo sia organizzato, salva la dispensa da quest’obbligo da accordarsi dal Potere Supremo» e ugualmente sia obbligatoria nelle
Costituzioni del 1912 con analoga dizione: Art. 55: «Per essere accettato
nell’Ordine occorre che l’iniziando sia di condotta morale irreprensibile, di
sentimenti liberi, sappia leggere e scrivere, non sia stato condannato dai tribunali profani per delitto infamante o come tale riconosciuto dall’Ordine;
deve inoltre provare di essere inscritto nel Partito Repubblicano ove questo
sia organizzato, salva la dispensa da quest’obbligo da accordarsi dal Potere
Supremo». Nelle Costituzioni del 1916 leggiamo invece: Art. 61: «Per
essere accettato nell’Ordine occorre che l’iniziando sia di condotta morale
102
Dal Fondo Guastoni-De Ambris
irreprensibile, di sentimenti liberi, non sia stato condannato dai tribunali
profani per delitto infamante o come tale riconosciuto dall’Ordine. Deve
inoltre provare di avere professato e di professare idee puramente
Repubblicane. Non è obbligatoria l’iscrizione nel Partito»
*Testo con 28 articoli emanato dalla Valle di S. Paulo, 26 agosto 1900, dal
fondo Guastoni-De Ambris, per cortesia di Enrico Serventi-Longhi, Biblioteca del
GOI, micr. 014-022. Un altro testo non dissimile con 24 articoli, Regolamento
interno della G∴ Famiglia C∴ emanato dal S∴ P∴ E∴ C∴ , emanato dalla Valle
del Tevere, li 1° Marzo 1891 è in: Mario Casella, I repubblicani a Roma alla fine
del secolo, in L’associazionismo mazziniano. Atti dell’incontro di studio (Ostia,
13-15 novembre 1976), a cura di Vittorio E. Giuntella, cit., Appendice III, Allegato
2 pp. 242-45.
103
Regolamento Interno della G. (rande) F. (amiglia) C.
(arbonara) Emanato dal P∴ (otere) S∴ (upremo)
1° La G∴ F∴ C∴ è costituita in una sola V∴ Universale sotto il titolo
di V∴ Universo. In ogni provincia, città, paese e colonie dell’estero sono
stabilite una o più sezioni della V∴ Universo secondo il numero dei BB∴
C∴ C∴ che vi risiedono. Ciascuna di queste sezioni è presieduta da un C∴
S∴ e dalla sua C∴ d’On∴ I gruppi e le frazioni di sezione esistenti nelle
piccole città faranno capo alla C∴ d’On∴ del capoluogo e questa al C∴
V∴ unico residente in Roma.
2° Le sezioni delle Valli d’Italia debbono essere organizzate in modo che
ognuna di esse possa estendere la sua influenza politica in quel determinato collegio elettorale nel quale essa risiede.
3° La direzione suprema dell’ordine è affidata a 5 MM∴ eletti dall’assemblea costituente, ai quali sono accordati poteri illimitati e indiscutibili
dalla F∴ Questi 5 MM∴ costituiscono il P∴ S∴ che dura in carica tre anni.
4° Intermediario pubblico fra il P∴ S∴ ed i CC∴ S∴ è il C∴ V∴ , in
assenza o in mancanza di lui sono i due S∴ C∴ V∴ da lui designati; il C∴
V∴ comunica col P∴ S∴ per mezzo di due intermediari segreti i quali
sono anch’essi eletti dalla Costituente.
5° Al principio dei nuovi lavori il P∴ S∴ nomina cinque commissioni
composte di cinque o più membri ciascuna scelti fra i MM∴ , le quali
dovranno provvedere: 1o alla Giustizia – 2° alla Guerra - 3° alla Finanza –
4° alla Vigilanza – 5° alla Politica. Queste commissioni funzioneranno
segretamente, comunicheranno col P∴ S∴ per mezzo del C∴ V∴ e resteranno in carica fino alla riunione della nuova Costituente.
La Commissione di giustizia è incaricata di giudicare tutti quei BB∴
C∴ C∴ che le verranno deferiti dal P∴ S∴ per rispondere delle mancanze da essi commesse e trasmettere il suo deliberato il quale diverrà esecutivo dopo avere avuto la sanzione del P∴ S∴ stesso.
La Commissione di guerra ha il compito di concretare un piano d’insurrezione in tutte le Valli d’Italia e riferirne al più presto possibile.
105
Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
La Commissione di finanza ha l’incarico di presentare nel più breve
tempo possibile un progetto finanziario che permetta far fronte alle urgenti spese che occorrono per un tentativo d’azione.
La Commissione di vigilanza ha il dovere: 1º di segretamente sorvegliare la condotta C∴ di tutti i BB∴ C∴ C∴ e specialmente di quelli che dal
P∴ S∴ le verranno indicati; 2º di eseguire e fare eseguire ordini che il P∴
S∴ emetterà in applicazione dei regolamenti.
La Commissione politica deve concretare il progetto: 1º di un giornale
quotidiano o settimanale; 2º di provvedere alla creazione di Circoli repubblicani ovunque esistono BB∴ CC∴ CC∴ ; 3º di stabilire i mezzi di propaganda nell’esercito di terra e di mare, nelle scuole di città e di campagna,
negli istituti di educazione, nelle amministrrazioni comunali, nel parlamento.
6º Nelle Baracche il lavoro d’iniziazione deve essere fatto secondo le
norme prescritte dal rituale C∴ salvo ai CC.∴ S∴ o ai MM∴ copritori la
facoltà di portare in pratica quelle modificazioni che crederanno opportune
a seconda delle circostanze.
7º Tutte le riunioni in Baracca debbono essere fatte in luoghi appartati ed
esposti il meno possibile alle sorprese della forza pubblica. Quindi è assolutamente proibito di tenere riunioni in luoghi pubblici e particolarmente
nelle osterie.
8º Tutti i CC∴ S∴ saranno responsabili delle loro squadre verso i loro
CC∴ S∴ o CC∴ G∴ , i CC∴ S∴ e CC∴ G∴ verso il C∴ V∴ e questi
verso il P∴ S∴
9º Le sezioni saranno composte di più squadre e queste non potranno, a
seconda del personale, essere minori di 6 individui né maggiori di 12. I
CC∴ S∴ cureranno che ciascuno dei MM∴ loro dipendenti sorvegli direttamente una o più squadre ed impartisca a queste l’istruzione C∴
10. Nei casi di piccole divergenze che avvenissero fra le sezioni, saranno i rispettivi capi autorizzati di comporle come meglio potranno, se poi si
trattasse di cose gravi ne dovranno fare immediatamente rapporto al C∴
V∴ e questi al P∴ S∴ perché decida in proposito.
11. A tutti coloro che si rendessero colpevoli di cose proibite dallo
106
Regolamento Interno della G. (rande) F. (amiglia) C. (arbonara)
Statuto C∴ e dal presente Regolamento secondo la gravità dei casi saranno applicate le seguenti punizioni, cioè: avvertimento in privato od in pubblica adunanza, sospensione temporanea, ed in casi estremi saranno rigorosamente applicate le disposizioni degli articoli esistenti nello Statuto C∴
12. Se un C∴ C∴ è colpito da punizione temporanea, decorrendo il
tempo della di lui pena nessun C∴ C∴ potrà conversare, bere o mangiare
con esso, a meno che non vi sia una forte necessità di farlo, la quale necessità dovrà quindi essere approvata.
13. Saranno pure puniti a seconda dei casi coloro che avendo ricevuto un
ordine od un appuntamento da parte dei loro superiori per trovarsi in dato
luogo ad ora e giorno fisso e non vi si trovassero affatto, ammenoché non
fosse per forza maggiore.
14. È proibito parlare di C∴ e di fare segni C∴ nei luoghi pubblici,
senza che sia di estrema necessità, come pure di commettere disordini,
attaccar brighe ecc. dovendo i BB∴ C∴ C∴ con il loro contegno serio e
corretto essere di esempio e ammaestramento a tutti i profani.
15. Resta espressamente vietato di riferire a chiunque estraneo ed anche
ai BB. CC. CC. della medesima S∴ o di altre, una qualsiasi cosa di cui si
è trattato, discusso e deliberato in una riunione C∴ specialmente a coloro
che non si fossero trovati presenti. Come pure è assolutamente proibito
confidare ad altri, sia pure C∴ , qualunque incarico o missione speciale
venisse affidata dai C∴ Sq∴ o C∴ S∴
16. È proibito di parlar male dei BB∴ C∴ , essendo dovere principale di
ricoprirne possibilmente anche i difetti, in special modo di fronte ai profani.
17. È dovere di ogni B∴ C∴ C∴ di difendere, sostenere e soccorrere
sia moralmente che materialmente ed in qualsiasi circostanza i propri fratelli costituendo così quella mutua difesa e fratellanza che dovrà essere la
base e la forza della F∴ C∴
18. Qualunque ordine o decreto che verrà emanato dal P∴ S∴ dovrà
essere accettato da tutti senza che sia permessa alcuna discussione in proposito; che se qualche B∴ C∴ si permettesse fare osservazioni o discussioni gli sarà intimato il silenzio e se insistesse sarà fatto uscire dalla sala
dell’adunanza, se in caso fossero in più, il M∴ che regola l’adunanza potrà
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Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
scioglierla immediatamente, facendo rapporto al P∴ S∴ , non facendolo
esso, è obbligato l’Intermediario o qualunque dei membri della
Commissione di vigilanza che si trovasse presemte per mezzo del C∴ V∴
19. È espressamente vietato di iniziare qualunque colletta per chicchessia senza che ne sia stata fatta richiesta dal C∴ S: al C∴ V∴ ed ottenuto
il permesso. È parimenti vietato al C∴ S∴ di fare riunioni in Baracca se
prima non ne abbiano dato avviso per mezzo del C∴ V∴ al P∴ S∴ Per le
sezioni poi che si trovassero fuori di Roma resta stabilito che il C∴ S∴
debba essere informato di qualunque adunanza in Baracca che volessero
tenere i MM∴ suoi dipendenti, rappresentando egli il P∴ S∴
20. Per le ammissioni ed affigliazioni le proposte si debbono fare in
iscritto, munite della domanda, e dovrà figurare in esse il nome, cognome,
età, paternità, patria, professione e domicilio del proposto, nonché nome,
cognome e qualifica del proponente. Se la domanda la farà un M∴ , questi la consegnerà al suo C∴ S∴ , se verrà fatta da un Ap∴ la darà al suo
C∴ Sq∴ che la rimetterà al suo C∴ S∴ perché dall’Int∴ venga rimessa
al P∴ S∴ il quale manderà il nome a tutti i C∴ S∴ acciò prendano le esatte informazioni, facendo conoscere per la stessa trafila se il proposto possa
essere ammesso, fermo restando il percorso delle nove lune simboliche
come agli antichi Statuti. Le sezioni fuori di Roma che costituiscono un
centro non sono obbligate a tenere detta trafila restando in facoltà dei capi
Centro di approvare o disapprovare le ammissioni. Però per l’ammissione
di un M∴ dovranno avere l’autorizzazione del P∴ S∴ il quale spedirà loro
preventivamente il diploma. Nessun B∴ C∴ C∴ , qualunque grado rivesta nella gerarchia C∴ , può essere accettato in una Sez∴ qualsiasi senza
il preventivo accordo e pieno consenso del C∴ S∴ o C∴ G∴ , donde il
B∴ C∴ parte e quello della Sez∴ o Gr∴ che deve riceverlo. Ove poi non
fossero in accordo i CC∴ SS∴ O CC∴ G∴ dovranno rimettersi al C∴
V∴ il quale sentito il parere del S∴ P∴ deciderà del caso.
21. Tutti i B∴ CC∴ sono obbligati a pagare una quota mensile a seconda della loro posizione sociale e questa verrà stabilita dal C. V∴ , C∴ S∴
o C∴ G∴
22. Se si dovranno creare nuovi MM∴ il loro nome sarà proposto da tre
108
Regolamento Interno della G. (rande) F. (amiglia) C. (arbonara)
MM∴ i quali dovranno seguire le stesse norme che per gli affigliandi e
dovranno firmare la proposta col nome di guerra.
23. Tutte le note dei MM∴ ed App∴ dovranno tenersi col solo nome di
guerra come pure nelle corrispondenze, circolari ecc. dovranno esser posti
sempre i nomi di guerra.
24. Tutti coloro che regolarmente approvati saranno ammessi a far parte
della F∴ saranno sottoposti al pagamento di una tassa d’ingresso da 5$ a
10$ (reais) secondo la loro condizione. La responsabilità dell’esazione e
della conservazione delle somme spetta al C∴ S∴ Ogni sezione ha l’obbligo di corrispondere mensilmente al C∴ V∴ la somma di 5$. Il C∴ V∴
è incaricato della riscossione e della conservazione delle somme che terrà
a disposizione del P∴ S∴ per i bisogni generali della F∴ C∴ Alla fine di
ogni semestre il P∴ S∴ per mezzo del C∴ V∴ si farà dar conto dello stato
di cassa di ogni Sez∴ e provvederà contro quelli che, potendo, non versarono le quote fissate. Il P∴ S∴ potrà prelevare dalle casse delle Sez∴
quelle somme che occorressero nei casi urgenti e straordinari.
25. Tutti coloro che verranno elevati al grado di M∴ o ai gradi superiori dovranno corrispondere con una quota fissa all’atto in cui ricevono il
diploma, da 20$ a 50 $ secondo la condizione di ciascuno.
26. Dovranno adoperarsi tutti i membri della G∴ F∴ C∴ acciò la concordia regni in essa e il numero dei componenti la medesima aumenti sempre più e siavi la fermezza in quel principio che solo può condurre alla prefissa meta, cioè al conseguimento della vera libertà, fraternità ed uguaglianza umana.
27. Nell’interesse dell’unione, armonia e concordia della F∴ C∴
dovranno essere chiamati dai C∴ S∴ tutti quei MM∴ e App∴ che appartenevano alla F∴ e che senza legittima causa se ne ritrassero alla osservanza del loro giuramento e del regolamento, e quante volte malgrado il
richiamo persistessero nell’allontanamento dovranno essere diffidati presso i BB∴ CC∴ CC∴ dal P∴ S∴ con apposite circolari e sottoposti alla
sorveglianza speciale dei loro atti, pubblici e privati, da parte della
Commissione di Finanza.
28. Il presente Regolamento dovrà essere portato a cognizione di tutti i
109
Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
MM. e App∴ dandone la lettura in ogni riunione che sarà tenuta, onde nessuno possa allegarne ignoranza a discolpa dei suoi atti che si trovassero in
opposizione al medesimo ed agli Statuti CC∴
Dalla Valle di S Paulo, 26 Agosto 1900
Azione
Concordia
Sacrificio
Costanza
Segreto
Il G∴ C∴ V∴ Platone Il G∴ Seg∴Vulcano
(con timbro ovale a inchiostro: Valle S. Paulo Brasile V∴ S∴ Azione
con picca e berretto frigio).
Rapporti di polizia 1913/45
Documenti carbonari
ACS, Min. Int., Direzione Generale di Pubblica Sicurezza, Ufficio
Centrale d’Investigazione, B. 22, f. “462. Carboneria – Associazione segreta repubblicana”.
Circolare a stampa del 1916
A∴ G∴ D∴ G∴ M∴ D∴ U∴ E∴ D∴ R∴ S∴ U∴
S∴ V∴ N∴ “Universo”
C∴ Un∴
F∴ Ital∴
Il Pot∴ Sup∴
Dal Monte Aventino al G∴ Ord∴ di Roma g∴ 1 m∴ XI A∴ V∴ L∴
000916
Il P∴ S∴ dall’ultima Costituente C∴ ebbe mandato di imprimere alla
nostra F∴ un impulso di attività fattiva, sia nell’interno riordinamento che
nel campo delle idealità politiche, richiamava l’attenzione di tutti i BB∴
CC∴ CC∴ , C∴ V∴ , MM∴ ad Appr∴ sopra un fatto che, se non può ne
deve turbare in alcun modo la F∴ C∴ , pure merita d’essere portato a conoscenza dei suoi affiliati per evitare che, con manovre scorrette, venga sorpresa la loro buona fede.
Nella città di Napoli si è iniziato un lavoro organizzativo con carattere
Nazionale e con aspirazioni politiche affini a quelli della F∴ C∴ I∴ . Anzi,
gli stessi promotori fanno intravedere un possibile assentimento ed accordo col P∴ S∴ e col S∴ G∴ C∴ V∴ , e ciò forse perché il loro lavoro di
conquista di nuovi elementi, votati alla causa repubblicana, riesca più facile e dia più pratici risultati. Il P∴ S∴ non ha autorizzato alcuno ad agire e
ad operare in nome suo e della F∴ C∴ I∴ , ed è perciò che ritiene neces-
110
111
Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
Rapporti di Polizia 1913/45
sario rendere noto come nessun vincolo o rapporto politico lo lega a tale
iniziativa che condanna quale atto di grave indisciplinatezza: tanto più che
essa deriva da persone che dalla F∴ C∴ I∴ vennero espulse per ragioni
politiche o morali, come, primo fra tutti gli esponenti di questa iniziativa,
Giovanni Domanico e certo Martucci.
Nel richiamare l’attenzione dei CC∴ VV∴ dei MM∴ e di tutti i BB∴
CC∴ CC∴ sui fatti più sopra denunziati, il P∴ S∴ vieta severamente a tutti
gli appartenenti alle F∴ C∴ I∴ ogni e qualsiasi cooperazione per la riuscita
di dette iniziative. Coloro che eventualmente trasgredissero a quest’ordine,
dovranno essere denunziati con la massima sollecitudine al S∴ G∴ C∴ V∴
Mai come ora il senso della disciplina e il rispetto ai regolamenti nonché
alla Cost∴ C∴ devono costantemente governare ogni atto ed ogni opera
compiuta dai BB∴ CC∴ CC∴ , siano essi MM∴ od App∴ . E ciò per il
supremo interesse delle idealità repubblicane che, a pace ritornata nei rapporti fra i popoli, dovranno maggiormente affermarsi nella vita politica
Nazionale, come unica garanzia dell’avvenire d’Italia, così, come avevano
vaticinato i GG∴ MM∴ Giuseppe Mazzini e Giuseppe Garibaldi. Il P∴ S∴
quindi, confida nell’opera di tutti i BB∴ CC∴ CC∴ ed è certo che dalla
sacra unione repubblicana si anticiperà il giorno della redenzione sociale,
per la quale la F∴ C∴ I∴ vive, lotta, educa e prepara il Popolo.
Il P∴ S∴ invita i C∴ V∴ a provvedere perché la presente circolare sia
letta per tre volte al personale.
Il P∴ S∴
Circolare a stampa del 1916
A∴ G∴ D∴ G∴ M∴ D∴ U∴ E∴ D∴ R∴ S∴ U∴
S∴ V∴ N∴ “Universo”
C∴ Un∴ F∴ Ital∴
Il Sov∴ G∴ C∴ Vend∴
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Dal Monte Aventino al G∴ Ord∴ di Roma g∴ 1 m∴ XI A∴ V∴ L∴
000916
A tutti i BB∴ CC∴ CC∴ delle VV∴ Italiane Salute e Fratellanza!
Dopo circa tre mesi di gestione, io sento il doveroso bisogno di rivolgere un saluto e un ringraziamento a tutte le VV∴ ed ai BB∴ CC∴ CC∴ che
così bellamente hanno risposto al mio appello. Vi conforti il sapere che la
Famiglia, con mirabile slancio, ha ascoltato la voce del Governo
dell’Ordine, si è posta sulla via di un lavoro veramente fecondo e proficuo
e dà fin da ora pieno affidamento di poter fronteggiare qualunque situazione si possa presentarle.
La grande maggioranza delle VV∴ italiane è già in regola col P∴ S∴ in
ordine al pagamento della tassa annuale e conseguentemente possiede la
parola semestrale, senza la quale non è permesso ai BB∴ CC∴ CC∴ di
essere ricevuti in Baracca e di frequentare i lavori. Molte VV∴ hanno pure
ritirato per i loro iscritti i Diplomi del Grado, necessari per documentare la
qualità Carb∴ presso le VV∴ e presso i singoli appartenenti alla Famiglia.
Tuttavia, per completare questo lavoro di riorganizzazione e perché tutte
le VV∴ siano agevolate nel mettersi in ordine con i Diplomi, la Giunta
Esecutiva (pur tenendo fermo in proposito il disposto dalle Costituzioni per
ciò che riguarda i nuovi ammittendi o promovendi) ha deliberato di concedere a tutti i BB∴ CC∴ CC∴ che già sono in Famiglia il Dipl∴ del rispettivo grado a titolo di Duplicato, dietro il pagamento delle sole spese vive di
stampa e di posta, e cioè: L. 1 per gli App∴ e L. 2 per i MM∴ di qualunque
grado.
Sarà opera degna provvedere senza indugio a che nessuno dei BB∴
CC∴ CC∴ manchi a questo suo elementare dovere.
Dopo ciò, prendano nota i CC∴ VV∴ di questi miei ordini:
1) A cominciare dal 15 Dicembre venturo, nessuno dovrà più essere ricevuto in Baracca e riconosciuto per Carb∴ se non sia munito del Dipl∴ del
suo Gr∴ e se non abbia la parola semestrale. L’ordinamento e l’assetto
della Famiglia devono essere per tale data completi in tutte le loro parti, ed
113
Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
io sorveglierò personalmente o per mezzo dei miei delegati che nessuna
defezione avvenga.
2) Le pochissime VV∴ che ancora non hanno risposto ne obbedito alla
mia prima circolare, a quella del P∴ S∴ ed alle mie personali sollecitazioni, se col 15 Dicembre prossimo non si saranno messe in regola, verranno
radiate dalla Famiglia Carb∴ Ed io con apposita circolare comunicherò,
senza riguardi, i loro nomi a tutte le VV∴ italiane, affinché tutti sappiano
chi sono quelli che non hanno mantenuto gl’impegni liberamente giurati.
Chi in questo momento non capisce l’importanza di una vera e forte organizzazione non è degno di stare fra noi.
3) I CC∴ VV∴ che ancora non mi hanno spedito l’elenco degli aff∴ coi
loro nomi di Batt∴ e gradi, provvedano a ciò senza ulteriore ritardo.
4) Sia cura degli stessi CC∴ VV∴ di darmi subito anche i nomi pagani
e gl’indirizzi di coloro che risiedono normalmente furi dell’Ord∴ , volendo io stare con essi in comunicazione diretta, onde seguano, anche individualmente le nostre direttive e gli ordini miei e del P∴ S∴
5) Mi spediscano subito i CC∴ VV∴ i nomi e gli indirizzi precisi dei
BB∴ CC∴ GG∴ MM∴ IX ai quali debbo impartire ordini urgenti inerenti al loro grado ed alla reale costituzione delle relative Camere Superiori.
6) Tutte le VV∴ comincino sin da ora a formare un fondo di cassa che
serva, a suo tempo, a coprire le spese per il loro rappresentante alla prossima Costit∴ . È nostro preciso dovere far si che in tale Costit∴ siano rappresentate tutte le VV∴ italiane, perché la Fam∴ acquisti piena coesione
ed assoluta fiducia in se stessa e perché le future gravi decisioni che si
dovranno prendere siano opera di tutti e siano veramente degne del
momento storico che attraversiamo.
7) Le VV∴ che in questo momento sono rimaste con pochi aff∴ non si
scoraggino. Finché ne resti anche uno solo, esso ha il dovere di corrispondere con me, e, nei limiti del possibile, di fare, agire e muovere l’opinione
pubblica secondo le nostre idealità.
8) Provvedano le VV∴ a rimettere i nomi dei BB∴ CC∴ CC∴ che sono
caduti in difesa della Patria nostra, unendovi un breve cenno della loro vita
come repubblicani e come soldati. Chi può, aggiunga anche la loro foto114
Rapporti di Polizia 1913/45
grafia. Continuino poi a tenermi informato nello stesso modo di ogni perdita sul campo dell’onore, perché è intenzione mia e della Giunta Esecutiva
di compilare il nostro Libro d’Oro da pubblicarsi a fine guerra, onde sia
glorificazione degli eroi e vanto della Fam∴ Carb∴
9) Sia diffusa fra tutti i BB∴ CC∴ CC∴ l a conoscenza delle nuove
Costituzioni che sono indispensabili per il governo delle VV∴ e per la
disciplina dei singoli BB∴ CC∴ CC∴. Esse sono già stampate e costano
L. 1 a copia. Si affrettino perciò le VV∴ a farne richiesta spendendo il relativo importo.
La materia delle Colpe e delle Pene Carb∴ è allo studio di una speciale
Commissione. Appena questa avrà terminato il suo lavoro ed io avrò tenuto il N∴ O∴ del P∴ S∴ , sarà mia cura darvene pronta comunicazione.
Intanto ogni volta che qualche BB∴ CC∴ CC∴ abbia la disgrazia di rendersi colpevole di qualche reato pensino i CC∴ VV∴ a farne rapporto,
onde io possa comunicarlo alla Commissione Centrale di Giustizia.
Penserà poi questa a dare ai CC∴ VV∴ stessi le necessarie istruzioni.
10) Sono pronti i Rituali del VII∴ e del IX∴ gr…, ed in essi i BB∴ CC∴
insigniti del rispettivo titolo troveranno la indicazione della loro alta funzione e le norme della loro condotta carb… Essendo il loro contenuto di
carattere riservatissimo, non ho creduto prudente affidarli alle stampe; ma
sarà mia cura farli poligrafare ogni qual volta ne sarà fatta richiesta. Il costo
di ogni copia è di L. 3. Anche i rituali di V∴ gr∴ sono pronti e stampati ed
il costo è di L. 0,75 a copia.
Io confido che tutti i MM∴ V∴ VII∴ e IX∴ sentiranno l’imprescindibile dovere di provvedersene.
11) Dovendo il lavoro di organizzazione andare di pari passo con quello
di preparazione, ho disposto, d’accordo con la Giunta Esecutiva, che in tutte
le VV∴ della Nazione sia tenuta quanto prima possibile una riunione solenne per discutere sul compito della Carb∴ nell’attuale momento storico.
Sia in essa ricordato come la politica interna dinastica minacci di mettere i repubblicani alla mercé dei loro avversari e come la loro voce non
possa essere liberamente espressa in nessuna delle forme che a tutti gli altri
si consentono: siano fatte risaltare le benemerenze dei rep∴ nella prepara115
Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
Rapporti di Polizia 1913/45
zione dell’attuale riscossa italica; siano rievocati i principi immutabili per
cui vissero e lottarono i nostri Gr∴ MM∴ Mazzini e Garibaldi; sia dimostrato come la sola Carb∴, nell’attuale soppressione dei pubblici dibattiti,
può e deve tenere vivo il sacro fuoco dei principi repubblicani per una preparazione che valga a sostenere e, occorrendo, imporre la linea di condotta da noi vagheggiata nella risoluzione dei grandi odierni problemi nazionali e internazionali; sia insistito sulla necessità, più che mai dimostrata
della guerra, che tutti i popoli mirino ardentemente alla rivendicazione del
diritto di governarsi da sé stessi, onde instaurare per la futura pace e felicità del mondo, la Rep∴ Soc∴ Un∴
Ad attuare questo compito provvedano i CC∴ VV∴ direttamente, o
diano incarico ad un oratore abile e di loro fiducia, tenendomi esattamente
informato della data e dell’esito della riunione.
12) Sia infine speciale cura dei CC∴ VV∴ di richiamare l’attenzione
di tutti i BB∴ CC∴ CC∴ sopra l’atteggiamento del Vaticano, la cui condotta subdola e fraudolenta si mostra in piena solidarietà d’intenti col nemico mentre questi insanguina ancora le porte d’Italia. E siano tutti incitati a
combatterlo a viso aperto, senza tregua e senza riposo.
Il P∴ S∴ ed io nutriamo piena fiducia che tutti i BB∴ CC∴ CC∴ di qualunque grado risponderanno pienamente alle nostre aspettative e che tutti e
singoli gli ordini impartiti con la presente circolare verranno sollecitamente ed esattamente eseguiti. Quello che promettemmo solennemente nell’ultima Cost∴ non deve più oltre tardare ad essere un fatto compiuto. Così
soltanto potremo tenerci preparati ai supremi eventi.
Gradite intanto il mio Car∴ saluto.
Il S∴ G∴ C∴ V∴
116
Circolare a stampa del 1917
A∴ G∴ D∴ G∴ M∴ D∴ U∴ E∴ D∴ R∴ S∴ U∴
S∴ V∴ N∴ “Universo”
C∴ Un∴ F∴ Ital∴
Il Sov∴ G∴ C∴ Vend∴
Dal Monte Aventino al G∴ Ord∴ di Roma g∴ 9 m∴ II A∴ V∴ L∴
000917
L’entusiasmo con il quale la Fam∴ Carb∴ It∴ ha dato e dà le sue energie nell’attuale guerra, provocata e voluta dalle oscure forze della reazione
feudale, mi dispensa dalla cura di ravvivare la nostra fede e di incitarvi a
perseverare nei vostri propositi. Siano a voi di monito e di esempio tutti i
BB∴ CC∴ CC∴ che hanno dato e danno il loro sangue per la difesa della
libertà d’Europa e per il completamento dell’unità italiana.
Siccome però pesa su di noi la responsabilità di tutta la nostra tradizione, che fu grande sopra ogni altra e che dovrà ancora essere degna di sé
stessa, così mi occorre l’obbligo di ricordarvi che una doverosa unità d’intenti coi BB∴ CC∴ CC∴ di tutti gli Stati ora in conflitto c’impone di non
dimenticare giammai come sia compito della Fam∴ C∴ It∴ di lavorare
affinché da questa guerra esca attuato nella sua integrità il disegno mazziniano del trionfo del principio di nazionalità, e come perciò convenga
affermare la propria irreducibile avversione a qualunque soluzione che
quel principio menomi od offenda.
Se, in conseguenza, dobbiamo ripudiare i sogni fallaci e le turpi viltà di
coloro i quali credono che basti abbattere le barriere delle patrie e rinunziare alle singole tradizioni nazionali per formare il regno dell’umana concordia; dobbiamo ripudiare altresì, in nome della nostra tradizione, le frenesie di coloro che predicano l’isolamento spirituale di ogni popolo e la
oppressione egoistica degli altrui diritti nazionali.
Ma prima e più di questi avversi partiti politici, combattano incessantemente i BB∴ CC∴ CC∴ quel nefasto partito che, separando sé stesso e il
117
Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
preteso interesse della sua fazione politica dalla patria italiana, ritenta con
subdola cura la conquista di diritti irremissibilmente da esso perduti, e si
rivela ancora, per recenti irrefutabili prove, in piena solidarietà d’intenti
con il nemico, proprio nel momento in cui questo insanguina ancora le
porte d’Italia.
Esigano quindi tutti i CC∴ VV∴ della Nazione Italiana che ogni B∴ C∴
adempia al suo dovere; non solo nella volenterosa offerta del proprio braccio a castigo dello straniero, ma altresì nella più rigida disciplina civile e
patriottica contro tutti i nemici che agiscono e congiurano a danno delle
fortune della patria.
E ricordino ai loro dipendenti che non è nemico soltanto dall’esterno o
nello interno contesta all’Italia il diritto di integrare la sua unità nazionale;
ma anche chi, pur questa auspicando, non dà alla gran causa tutto sé stesso, non pone innanzi a tutti i suoi pensieri, a tutti i suoi interessi, a tutti i
suoi sentimenti ed affetti il principio del dovere e del sacrificio che in quest’ora ognuno deve adempiere per la patria e, con essa, per l’Idea.
È giunto, o carissimi BB∴ CC∴ , uno dei momenti in cui dare ascolto
alle blandizie è delitto ed in cui si mette a prova di fatto la sincerità della
fede che vi anima.
Io sono certo che nessuno ad essa verrà meno; ma dove disgraziatamente qualche defezione o qualche tradimento si verificassero nelle nostre file,
provvedano i CC∴ VV∴ a farne severa immediata repressione e ad informarne poi subito per le più gravi e definite punizioni.
Intanto, a meglio conservare la compattezza delle nostre organizzazioni
e la saldezza immutabile dei nostri principi, non lasciano i CC∴ VV∴ dal
dare tutti sé stessi al lavoro c∴ assiduo e costante, come fino ad oggi generalmente hanno fatto con riconosciuta efficacia e con soddisfazione mia e
del P∴ S∴
Nessuna occasione sia da essi trascurata per l’adempimento della loro
opera, e le ricorrenze care alla vostra fede siano sempre convenientemente
ricordate. Così non trascurino essi nel prossimo anniversario della morte
del G∴ M∴ Giuseppe Mazzini di illustrarne ancora una volta la profetica
figura, richiamandone i principi e ravvivandone i moniti.
118
Rapporti di Polizia 1913/45
In tal modo solamente i momenti supremi, che potrebbero maturare prima
anche che non si pensi, troveranno fervidi gli animi e pronte le braccia.
Dal lavoro così compiuto continuo poi a darmi pronta e precisa notizia.
Il Governi dell’Ordine non manca di dare a voi tutti il suo esempio.
È di recente data la grande commemorazione di Guglielmo Oberdan, tenutasi a Roma nel Teatro Comunale Argentina. Essa fu pensata, voluta ed attuata dalla Fam∴ Carb∴ e riuscì non solo una solenne rivendicazione della
memoria del grande nostro martire, ma fu altresì l’omaggio ufficiale che
furono costretti a tributare perfino i poteri costituiti, (che invitati non poterono mancare dall’intervenire) alla superiore bellezza della fede repubblicana.
Ed è di data odierna l’intesa conclusa con la nostra consorella l’Alleanza
Repubblicana, di cui, con animo lieto, vi do comunicazione con separato
foglio), dalla quale grandi frutti dovranno maturare per il raggiungimento
delle nostre idealità.
Debbo per ultimo porre in guardia i CC∴ VV∴ e tutti i BB∴ CC∴ CC∴
contro un nuovo attentato alla disciplina della nostra organizzazione, per
opera di individui che, vantando comunità d’ideali con noi, perseguono fini
inconfessabili e ricorrono a mezzi condannati dalle nostre Costituzioni.
Altra volta si trattò di Giovanni Domanico; ora è la volta di un tale
Paielli… che fa larga distribuzione di suoi biglietti portanti i suoi pretesi
titoli carb∴, che si dice Gr∴ M∴ e rappresentante della Gr∴ V∴ d’Egitto,
che cerca aderenze fra i nostri affigliati. Detto individuo ve lo segnalo
come sospetto e vi ordino di non accoglierlo e di non entrare con esso in
alcun rapporto.
Ordino che della presente sia data sollecita lettura al personale e che il
suo contenuto sia convenientemente illustrato, in modo che nessuno possa
mai allegarne l’ignranza.
A tutti il mio carb∴ fraterno saluto
Il S∴ G∴ G∴ V∴
119
Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
Circolare a stampa del 9 febbraio 1917
A∴ G∴ D∴ G∴ M∴ D∴ U∴ E∴ D∴ R∴ S∴ U∴
S∴ G∴ V∴ N∴ Universo
C∴ U ∴F∴ Ital∴
Il Sovr∴ G∴ C∴ Vend∴
A. R. U.
Giunta Centrale
Sezione Italiana
Pensiero ed Azione Libertà ed Associazione
Ora e Sempre
Roma lì 9 Febbraio 1917, LXIX dalla Proclamazione della Repubblica
Romana
A tutti i BB∴ CC ∴ CC∴ A tutti i FFr. Dell’Alleanza
La tradizione repubblicana, in quest’ora suprema per la Patria, rinverdisce. Non altrimenti avveniva nelle poche più gloriose del nostro risorgimento. Un patto solenne di solidarietà e di fratellanza, ha unito indissolubilmente le due grandi Famiglie che alla Repubblica hanno sacrato la loro
missione.
L’Alleanza Repubblicana voluta da Giuseppe Mazzini dopo il tramonto
sanguinoso ed epico della Giovine Italia e della Giovine Europa, e santificata dal martirio purissimo di Pietro Barsanti – ritrova la gloriosa Famiglia
Carb∴ che ininterrottamente da secoli, con la tenacia del Destino, con la
fede del Mito, ha continuato a mantenere desta la fiamma dell’Idea
Repubblicana, per il progresso umano indefinito.
Troppo lunga è stata la dolorosa parentesi di rancori e diffidenze che
hanno tenuto separatele due Famiglie malgrado la strada comune, la meta
comune. Troppe volte è mancata l’azione concorde a tutto beneficio dei
nostri nemici.
120
Rapporti di Polizia 1913/45
Ora o non più! Ogni mese, ogni giorno, può far sorgere un’opportunità.
Bisogna prepararci per coglierla: e questo prepararci importa doveri concernenti l’Azione e doveri d’Apostolato. Gli uomini che hanno la coscienza della propria missione non aspettano gli eventi: li maturano. Ora noi
vogliamo essere uniti perché credenti nell’Associazione come principio
dell’epoca – perché credenti nell’inefficacia della Monarchia – perché credenti nel Popolo col quale dividiamo fatiche e pericoli – perché credenti
nella battaglia che ci apprestiamo a trasformare in rapida e decisiva vittoria. Noi ci uniamo a porgere testimonianza collettiva di una Fede la cui dottrina è scritta tutta e senza riserve sulla bandiera – non miriamo al trionfo
di una consorteria d’individui, ma di un Principio.
BB∴ CC∴ CC∴ !
Fr. Fr. DELL’ALLEANZA!
Prepariamoci, cauti, tenaci, pazienti, nel lavoro – ma pronti ad essere
audaci, pronti anzitutto a soffocare dissidi, gare, orgogli insani, diffidenze
esagerate, ogni cosa che non sia il fine: La Patria Repubblicana.
E come affigliati all’una e all’altra parte seppero trovarsi concordi a confondere il loro sangue generoso per la gran causa dei Diritti dei Popoli, dai
campi di Borgogna alle balze di Domokos, dalle steppe della Serbia alla
tragica foresta delle Argonne: e non ebbero un attimo di esitanza ad accorrere compatti, frementi d’entusiasmo e di fede all’appello della Patria per
la riconquista dei suoi naturali confini, per la difesa della Civiltà; così oggi
essi si uniscono per confonder le anime loro in un solo amplesso, e giurare sull’altare della Patria, in nome dei martiri passati, degli eroi presenti
dei sacrifizi futuri, a non separarsi sino alla Vittoria.
Esulteranno gli spiriti magni di MAZZINI e di GARIBALDI, saranno
placate le anime sdegnose di quanto fecero sacrifizio della loro vita per la
grande Idea: da Mario Pagano a Iacopo Ruffini, da Andrea Vocheri a
Ciceruacchio, dai Fratelli Bandiera a Carlo Pisacane, da Guglielmo
Oberdan ad Antonio Fratti a Nazario Sauro…
Il Lavoro delle Vendite Carb∴ con quello delle congreghe della Giovine
121
Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
Italia compendia la storia gloriosa del nostro Risorgimento – il lavoro dei
Gruppi dell’Alleanza con quelle delle Vendite Carb∴ riapre la nuova istoria dell’Italia Repubblicana, dalle grandi iniziative, dalle potenti riscosse,
dell’Italia del Popolo.
A questi patti s’ha diritto di vincere – a questi patti si vince!
Il S∴ G∴ C∴ V∴ La G. C. dell’A: U. R:
Diamo intanto, per visione dei singoli interessati, le parti principali dell’accordo intervenuto fra La Famiglia Carb∴ Italiana e la Famiglia
Italiana dell’Alleanza Repubblicana Universale.
Premessa
Che scopo concorde comune delle due Famiglie è quello di organizzare
e disciplinare quanti giurano d’impegnarsi a dare il braccio e la vita per
un’azione insurrezionale nell’intento di instaurare il governo del Popolo,
cioè la Repubblica, per mezzo di una costituente convocata dopo l’azione
popolare liberatrice:
Accordo
Pur rimanendo indipendenti ciascuna nella loro particolare organizzazione e costituzione, creano un Comitato Permanente, composto di uguali
membri per ciascuna famiglia, con ampio mandato dai rispettivi Poteri
Dirigenti.
L’azione del Comitato si svolge al di fuori ed al di sopra di quella delle
varie organizzazioni profane repubblicane alle quali possono liberamente
essere iscritti gli affigliati.
Dal giorno in cui viene firmato il presente accordo gli appartenenti all’una ed all’altra Famiglia si considerano uniti dal vincolo fraterno della solidarietà.
A raggiungere tale intento saranno prese le seguenti disposizioni:
1) Parola d’ordine comune in caso di azione;
2) Istituzione di un Tribunale misto per dirimere le eventuali vertenze
122
Rapporti di Polizia 1913/45
che potessero sorgere fra appartenenti a diversa Famiglia. Detto tribunale
sarà composto volta per volta di tre membri, due dei quali nominati dal
Comitato che ne sceglierà uno per ciascuna Famiglia, ed il terzo dai due
così eletti e di comune accordo fra loro; in mancanza di tale accordo anche
il terzo membro sarà nominato dal Comitato stesso. Gli atti di contestazione e di accusa saranno trasmessi al Comitato per via gerarchica dalle singole Famiglie. Le sentenze così emanate però non saranno rese esecutive
se non in seguito al nulla osta del Comitato.
3) Divieto assoluto in caso vertenze fra gli appartenenti a diversa
Famiglia di adire a Tribunali profani, senza avere prima provocato il giudizio del Tribunale misto;
4) Le sentenze di espulsione, di radiazione, o comunque di pene gravi
che importino sospensione dai lavori di Famiglia per un tempo superiore a
tre mesi, saranno vicendevolmente comunicate per mezzo del Comitato
Permanente all’una ed all’altra Famiglia. Divieto altresì di passaggio dall’una all’altra Famiglia.
5) Obbligo delle due Famiglie di comunicarsi a vicenda il nome dei profani che siano stati respinti, e divieto assoluto che questi vengano ammessi dall’altra Famiglia. Divieto altresì di passaggio dall’una all’altra
Famiglia.
6) Facoltà del Comitato Permanente di convocare, ogni qual volta lo
creda opportuno, gli appartenenti all’una ed all’altra Famiglia in seduta
plenaria, in forma profana, per discutere questioni vitali di politica. Non
saranno prese però deliberazioni, ma saranno delibati gli argomenti posti
all’ordine del giorno.
7) Ogni disposizione emanata dal Comitato Permanente dovrà portare,
oltre il timbro ufficiale del Comitato stesso, anche quelli riconosciuti ufficiali dalle due Famiglie.
123
Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
Archivio Centrale dello Stato
Fondo P. S., 1920
Busta 108
Fascicolo K 4, “Partito Repubblicano, Massoneria, Carboneria”
[Circolare a stampa]
A. G. D. M. D. U. E. D. R. S. U.
C. Un. S. V. N. “Universo” F. Ital.
Il Sov. G. C. Vend.
Dal Monte Aventino al G. Ord. di Roma g. 15 m. IX A. V. L. 000920
A tutti i CC. VV. e Presidenti delle Camere Superiori
Salute e Fratellanza!
Facendo seguito al Bollettino del 30 agosto decorso, vi comunico che il
P. S. ha emanato il seguente ordine:
“All’intento di coordinare ad unico fine l’azione che svolgeranno i BB.
CC. CC. che interverranno alla prossima grande Assise repubblicana di
Ancona
DISPONIAMO
che tutti gli anzidetti BB. CC. CC. si riuniscano a convegno la sera del
24 settembre per uno scambio di idee, per conoscere le direttive che
dovranno seguire in ordine alla parte programmatica e per accordarsi sulla
scelta dei candidati alla Direzione del Partito, secondo le istruzioni che
riceveranno sul posto da appositi nostri Delegati”.
In relazione a quest’ordine è stato altresì stabilito che tutti i BB. CC. CC.
debbano recarsi personalmente in detto giorno al Caffè Clementi in Piazza
Cavour, dove troveranno a loro disposizione i BB. CC. CC. Alfonso
Clementi e Archimede Ravaioli dai quali, dopo essersi fatti da essi riconoscere nelle forme volute, riceveranno indicazioni precise circa il luogo e
l’ora della riunione. A tale riunione parteciperò anche io insieme ad altri
due delegati del P. S. nella ferma fiducia di poter fare opera proficua nell’interesse dell’idea repubblicana in questa ora assai critica e travagliata.
Nell’invitarvi a dare esecuzione agli ordini del P. S. confido che queste
124
Rapporti di Polizia 1913/45
superiori disposizioni ed i miei personali incitamenti persuaderanno tutti i
BB. CC. CC. del loro preciso dovere di dare la loro cooperazione leale e
devota alla buona riuscita dell’opera che il Gov. dell’Ord. ha deciso di
svolgere.
Gradite intanto e partecipate a tutti i BB. CC. CC. il mio affettuoso carb.
Saluto
Il S. G. C. V. MANARA
[Circolare a stampa]
A. G. D. M. D. U. E. D. R. S. U.
S. V. N.
Dal Monte Aventino 10 – IX – 920
IL GOVERNO DELL’ORDINE
in merito alla lotta elettorale amministrativa in Roma
Pur ricordando che dalle finalità dell’azione carb∴ esulano le competizioni elettorali e che invece sono suoi compiti veri ed essenziali l’educazione politica e la organizzazione tecnica insurrezionale.
Di fronte al carattere che assume in Roma la prossima lotta amministrativa che, così com’è stata impostata dagli organi della Sezione del Partito,
viene ad acquistare un’importanza politica eccezionale
ORDINA
agli affigliati di dare tutto il loro contributo, all’infuori di ogni competizione personale, perché la prossima battaglia possa riuscire una grande
affermazione di forza e di propaganda repubblicana.
125
Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
Relazioni sulla Carboneria
A. C. S., Ministero Interno, Direzione Generale Pubblica Sicurezza,
Divisione Affari Generali e Riservati, Associazioni G1, 1912-1945.
Busta 162, Fascicolo 436, Sottofascicolo 7.
Rapporto del 15 marzo 1913.
AGITAZIONE REPUBBLICANA
Il partito repubblicano, a differenza degli altri partiti politici organizzati, và [sic.] riacquistando da qualche tempo a questa parte uno speciale
carattere settario, nonostante l’ampia libertà di propaganda e di critica.
Tuttavia tale affermazione può a prima vista sembrare azzardata, se non
addirittura priva di fondamento, se si segue per poco lo svolgersi dell’attività del partito stesso nella stampa, sui libri ed opuscoli ed in tutte le altre
sue manifestazioni pubbliche. –
Indipendentemente però dai suoi precedenti e da quanto altro si dirà in
seguito, a provare che si tratti veramente di setta politica, sta il fatto recente della caduta della Monarchia in Portogallo, ove gli affiliati
all’Associazione-Carboneria-furono quelli che segretamente organizzarono il movimento rivoluzionario e iniziarono l’azione, rafforzata poi da altri
fatti interni di quella Nazione e col concorso di alte cause. –
Il movimento repubblicano comincia poi pure ad organizzarsi internazionalmente.
Infatti i Comitati direttivi del partito nelle varie Nazioni sono già in rapporto tra loro, tanto che si parla ora con insistenza di un prossimo
Congresso internazionale repubblicano e sono già cominciate le polemiche
sugli argomenti da trattarsi durante il medesimo, che dovrebbe avere lo
scopo di stringere legami ed accordi tra i repubblicani di tutto il mondo e
di istituire una organizzazione internazionale che mantenga il contatto tra i
vari partiti e gruppi nazionali.
Due sono le Associazioni segrete che fanno capo al movimento repubblicano.
LA CARBONERIA, più antica, che rimonta alla caduta della
126
Rapporti di Polizia 1913/45
Repubblica partenopea nel 1799 e che poi ebbe una parte importante e
nella storia italiana e nella storia del partito repubblicano; l’ALLEANZA
REPUBBLICANA UNIVERSALE, più recente, indicata generalmente con
le sole tre iniziali A. R. U., fondata da Mazzini nel 1866.
Con fini che si compendiano nel proposito di instaurare il governo
repubblicano e con modalità quasi identiche, tali sette vivono nell’ombra,
svolgono nel mistero le fasi della loro esistenza, si ammantano di simboli
strani ed hanno intenti spiccatamente rivoluzionari.
Il mistero di cui si circondano tali Associazioni segrete, l’occultismo dei
capi che mantengonsi sconosciuti agli stessi gregari, il giuramento prestato sui pugnali, l’obbligo della cieca ubbidienza, del segreto più assoluto, la
minaccia della vendetta sociale contro i fedifraghi, rendono i neofiti di tali
Associazioni ciechi strumenti in mano dei capi, dietro i cui ordini possono
quindi compiersi atti inconsulti e violanti od attentati.
La Carboneria è forte nel Portogallo ed in Alessandria d’Egitto, ove se ne
formò una Sezione importante verso il 1905; l’Alleanza invece ha salde radici in Ispagna, in Albania, nella Svizzera, Belgio e nell’America meridionale.
In Italia la Carboneria è più estesa nel Lazio e nelle Marche, l’Alleanza
in Lombardia, Liguria, Romagna ove ha più di 10 mila affiliati, a Napoli
ed in Calabria e si sta ora organizzando a Terni ove conta 400 affiliati, a
Foligno e Perugia.
Ambedue sono suddivise in Sezioni, per l’Alleanza, e nelle cosiddette
vendite, per la Carboneria, alle quali sono poi aggregati i componenti dei
vari raggruppamenti in cui il partito repubblicano ufficiale si suddivide.
Non tutti gli inscritti a detti raggruppamenti appartengono però alle
Associazioni segrete, ma soltanto quelli che hanno dato prova sicura di
salda fede e di coraggio e dopo un certo periodo di esperimento.
I gruppi o circoli di cui trattasi non sono quindi altro che scuole preparatorie per entrare nell’una o nell’altra Associazione segreta.
[…].
In Roma il Comitato della Carboneria è formato da Costanzo Premuti,
Pasquali Rinaldo, Ammonini Filippo, Petroni Avv. Arnaldo, Zuccari Avv.
Federico, Torti Cesare, e dall’On. Barziali (sic! = Barzilai). –
127
Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
Il maggior contingente dei repubblicani carbonari in Roma trovasi alla
Regola tra i Vaccinari, e nei Rioni Trastevere e Testaccio. I primi hanno per
capo l’Avv. Zuccari, i secondi che già obbedivano al defunto Girolamo
Malloni, sono ora diretti dal sarto Romani Cesare, abitante in Via della
Luce 13, ed i terzi dal macellaio Lamberto Sausè.
Un forte gruppo di carbonari (circa 200) trovasi a Marino ed obbedisce
agli ordini dell’ex sindaco di quel Comune, Marco Bellucci.
Gli aderenti all’Associazione settaria predetta formano i locali Circoli
Aurelio Saffi, Agesilao Milano, Girolamo Malloni, Pietro Barsanti,
Mentana, Aventino e parecchi appartengono pure all’Associazione Giuditta
Tavani Arquati di Trastevere.
Tra i più importanti che hanno il grado di maestri si annoverano il Prof.
Sostero Ferri, direttore di una scuola municipale, Virgilio Martorelli e
Costanzo Premuti.
Gli affiliati a tale setta tengono le loro riunioni nei retro bottega o cantine di macelleria o di pubblici esercizi, o nella sala dei conciatori di pellami in piazza Santa Maria in Monticelli.
Il 23 Febbraio scorso, ad esempio, ebbe luogo un’assemblea generale di
affiliati alla Carboneria per la nomina dei capi squadra e capi gruppo, con
l’intervento dell’On. Barzilai e di oltre 200 persone nei locali della conceria del repubblicano Curti Pietro al Viale Aventino N. 137.
Le ammissioni vengono ancora oggi eseguite con rito simbolico e cioè
col giuramento sui pugnali, nei locali suindicati nel massimo segreto.
Alcuni anni or sono, appunto dopo l’ammissione di un nuovo affiliato,
vennero fermati in Trastevere parecchi repubblicani armati di rivoltella e
pugnale e trovati in possesso di una fascia dai tre colori carbonici: nero,
rosso e bleu.
Nella circostanza gli arrestati non vollero dare alcuna indicazione sull’uso della sciarpa e delle armi e vennero perciò solo condannati per porto
d’armi abusivo.
Nelle perquisizioni eseguite nei loro domicili si rinvennero però documenti e scritti da cui risultò, in modo non dubbio, ch’essi appartenevano
alla Carboneria.
128
Rapporti di Polizia 1913/45
Nella detta Associazione segreta, […] sono affiliati, eccettuati alcuni tra
i dirigenti, nella maggioranza elementi ignoranti, turbolenti ed anche pregiudicati che obbediscono però tutti ciecamente agli ordini dei capi e che
specialmente in occasione di elezioni politiche ed amministrative in cui
sono in lotta candidati repubblicani, (com’ebbe a verificarsi nel IV°
Collegio all’epoca dell’elezione Torlonia contro Zuccari) cercano d’imporsi con la violenza, provocando disordini ed incutendo timore anche con le
armi.
L’Alleanza Universale Repubblicana […] esplicò la sua azione rivoluzionaria in Italia, dapprima nel Congresso di Lugano e poi nelle susseguenti insurrezioni di Pavia che portarono poi all’arresto del Caporale
Pietro Barsanti nel 1870.
Preparò nel 1878 un moto per liberare Trento e Trieste; nel 1882 promosse l’agitazione di protesta contro la visita del Re d’Italia a Vienna e
contro la Triplice Alleanza, agitazione che condusse poi alla condanna a
morte di Guglielmo Oberdank.
Organizzò più tardi un tentativo insurrezionale in occasione della prima
impresa africana; si pose a capo dell’agitazione contro il viaggio del Re
Umberto I° in Romagna, e susseguentemente per la liberazione di Amilcare
Cipriani.
A tale Associazione segreta, che ha le sue Sezioni in tutto il mondo, per
fino in Cina, ove preparò il recente movimento politico, aderivano anche
quelli del partito mazziniano intransigente, rappresentato qui da Felice
Albani […].
[…].
Nel 1904 poi, in occasione del Congresso del Libero Pensiero che si
tenne in Roma, alcuni rappresentanti dell’Alleanza deliberarono di dare ad
essa un maggior impulso, stabilendo che ogni gruppo nazionale portasse il
nome della Nazione a cui si riferiva per modo che si costituì in quell’anno
l’Alleanza repubblicana italiana.
Ad essa non vollero aderire, per animosità personali e per dissensi di
programma, quelli del Partito mazziniano intransigente, che si mantennero
fedeli al programma dell’Associazione repubblicana universale e che for129
Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
marono più tardi una Sezione indipendente sotto il titolo di Partito nazionale la Giovine Italia con speciale carattere irredentista.
[…].
L’Alleanza repubblicana italiana, ha al presente in Italia una forte preponderanza sul movimento repubblicano, ed è composto di giovani attivi
ed entusiasti dell’idea rivoluzionaria, ma più intellettuali degli affiliati alla
Carboneria.
[…].
Si è tentata più volte la fusione tra le due Associazioni segrete
Carboneria ed Alleanza ad iniziativa di Pasquali Rinaldo e di Costanzo
Premuti, ma per le rivalità personali dei dirigenti, per la diversità degli elementi che le costituiscono, e per i dissensi nella tattica politica da esplicare, la fusione non si è mai potuta realizzare.
Gli affiliati alle Associazioni stesse nell’eventualità di gravi agitazioni o
di qualche azione rivoluzionaria abbandonerebbero però certamente ogni
dissenso e si troverebbero uniti ed affratellati nell’ideale comune. –
Il presente risveglio nel partito repubblicano e specialmente delle due
Associazioni segrete suindicate, i propositi evidentemente rivoluzionari
contenuti nei programmi di esse, la segretezza delle deliberazioni, l’attiva
propaganda che si esercita contro le Istituzioni dello Stato, merita di essere seguita con speciale attenzione e vigilanza particolarmente anche in
occasione delle prossime elezioni generali politiche che potrebbero servire
di pretesto per qualche sorpresa da parte delle Associazioni stesse.
E se si tien conto che la propaganda repubblicana si esercita pure nei
pubblici uffici e tra le file dell’Esercito, la sua temibilità nei riguardi della
sicurezza interna dello Stato si presenta più grave e preoccupante.
Un soldato del Genio in divisa nell’ultima manifestazione pro Monti e
Tognetti nel Novembre scorso, non ebbe alcun ritegno trovandosi fra alcuni compagni di fede, di inneggiare pubblicamente alla repubblica ed altri
casi del genere si saranno pure indubbiamente verificati altrove.
Tra i repubblicani affiliati alle Associazioni segrete si annoverano a
Roma alcuni impiegati dello Stato e tra essi il Prof. Dunstano Cancellieri,
addetto al Ministero di Grazia e Giustizia, Aureli Gio. Battista, ufficiale
130
Rapporti di Polizia 1913/45
postale, che è solito recarsi frequentemente in Isvizzera ed in Francia per
incarico, dicesi, della Carboneria.
Tanto l’una che l’altra Associazione segreta danno anche opera attiva da
qualche tempo per ottenere maggiore influenza nella Massoneria, nell’intento di averne la prevalenza e di prenderne la direttiva per sollecitare l’avvento dei loro ideali. –
Occorre tener presente inoltre che nel 1898, in occasione dei moti di
Milano, bande armate composte di elementi repubblicani, tentarono dalla
Francia e dalla Svizzera di scendere in Italia per far causa comune con i
rivoltosi, e che le due nazioni confinanti, rette a forma repubblicana, avrebbero una speciale influenza in un eventuale movimento rivoluzionario in
Italia. –
Gli affiliati alla setta anarchica, i sindacalisti, i socialisti infine, che al
presente sono assai meno temibili dei repubblicani, perché non costituiti,
come questi, in Associazioni segrete, farebbero senz’altro, almeno sul
primo momento, causa comune con i primi, per abbattere le Istituzioni
monarchiche, costituendo ciò anche una parte del programma della setta e
dei parti suaccennati.
Roma, li 15 Marzo 1913
Informativa del 19 febbraio 1917
Roma 19 Febbraio 1917
Racc. N° 5.
Fusione della “Carboneria” con l’“Alleanza”
Nella riunione di ieri sera, d’indole finanziaria, della “Vendita Bosdari”
venne letta una Circolare del Grande Maestro della Carboneria, con la
quale si partecipava a tutti i “Fratelli cugini” la fusione della “Carboneria”
con l’“Alleanza” dovuta ai membri dell’Ordine, dopo febbrile e, tenace
lavoro di essi.
131
Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
Le due Associazioni lavoreranno separatamente l’una dall’altra, serbando ciascuna di esse il proprio Rito.
La preparazione rivoluzionaria, le decisioni e, le risoluzioni da prendersi più tardi per l’azione collettiva, sarà comunicata dall’”Ordine carbonico”
all’“Alleanza” mediante intermediari.
Clemente
Rapporti di Polizia 1913/45
Le pratiche per la fusione fra l’alleanza repubblicana e la Carboneria
continuano con qualche probabilità di riuscita
(non firmata)
Archivio Centrale dello Stato Fondo: P. S. Busta: 108 Fascicolo: K 3
Sottofascicolo: 1 – Anno 1920, K3 – Carboneria, Affari generali
CARBONERIA
Roma 24 novembre 1920
Ministero dell’Interno
Direzione Generale della Pubblica Sicurezza
Ufficio Speciale d’Investigazione
Roma, il 4 Marzo 1919
All’On. Gabinetto di S . E. il Presidente del Consiglio
A S. E. il sottosegretario di Stato per l’Interno
Ill.mo Signor Direttore Generale della P. S.
Prot. 941. Oggetto: Movimento repubblicano
Carboneria e Alleanza
La data dell’adunanza segreta delle rappresentanze della Carboneria
italiana è stata fissata (come si prevedeva nella precedente informazione)
al 9 corrente.
Sono già in Roma alcuni rappresentanti di vendite carbonare italiane
dell’America del Nord e del Sud.
Il locale per tale adunanza non è ancora stabilito ma si sta alacremente
ricercando. Si conferma che l’atuale Gran Sovrano della Carboneria è il
massone Meli su cui si riservano ulteriori notizie.
Egli però non intende conservare più oltre la sua carica e forse ne accetterà le dimissioni e ne nominerà il successore. Si fa il nome come probabile nuovo capo della Carboneria di Rinaldo Pasquali di Roma, già Tenente
richiamato.
132
Riservatissima
Si unisce un elenco indicante le varie vendite della Carboneria con i
nomi e i domicili in Roma dei rispettivi capi.
CARBONERIA
Indicazione delle varie vendite
Nome della vendita
Luciano Manara
(Gianicolense)
Bosdari
Cattaneo
Marroncelli
Brunetti
Confalonieri
Gab. Rosa
Malloni
Mole Adriana
Ricciotti
Faustini
Aventino (Lucatelli)
Orsini
Regola
Capo
Argentini Argentino
Botti Bernardo
Facchini Luigi
Sbordoni Paolo
Bianconi Aristide
Ariè Giuseppe
Renzi Girolamo
[…]artorelli Virgilio
Muccioli Angelo
Mengacci Riccardo
Gabbarini Giovanni
Matteuzzi Dott. Ercole
Contini Giovanni
Caramatti Giuseppe
Domicilio del Capo
S. Francesco 105
V. Adda 21
V. Palombella 32
V. Genova-Vigili
V. Monza 15
V. Simento 27
V. Ferruccio 30
Galvani 6
G. Belli 100
V. Ariosto 14
G. Mameli 12
V. Urbana 61
V. Fienaroli 8
V. Barbieri 11
133
Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
S. G. C. V.
Avv. Vincenzo Scipioni – via Gaeta 27
Intermediari
Botti Bernardo – Falegname – Via Adda 21
Bottini Enrico – V. S. Giov. Laterano 85 int. 17
Giunta
1° G. A. Ass. Benedettini Luigi – P. Borghese 84
2° Caramitti Giuseppe – V. G. Veneziano
3° Curei Pietro – Andrea Pelladi 3
Or. Casalini Armando – S. Maura 45
Seg. Oddo Alessandroni – Regina 89
Pot.Sup.
Meli
Filipperi A. Milano V. Re
Angelelli Onofrio
Argentini Argentino V. S. Francesco 105
Quattrini Attilio
Levi Raffaele Finanze 6 Tel. 61-68
Mazzolani Ulderico M. Clementi 58
Benvenuto Riccardo
Galletti Eleuterio Palermo 55
Ravioli Archimede Ancona
Archivio Centrale dello Stato
Fondo P. S., 1920
Busta 108
Fascicolo K 4, “Partito Repubblicano, Massoneria, Carboneria”
A… G… D… G… M… D… U… E… D… R… S… U…
C… Un… S… V… N… Universo F… Ital…
Coll… del CC… VV…
134
Rapporti di Polizia 1913/45
Dal Monte Aventino al G… Ord… di Roma g… 3 m 9A… V… L…
000920
Ai BB… CC… CC… MM… CC… VV…
A norma dell’articolo 7 delle vigenti Cost… Gen… vi trasmetto l’elenco dei pag… proposti perché compiano regolarmente il giro delle VV…
Gradite il mio affettuoso e carb… sal…
N.
d’ordine
1
2
3
4
5
6
7
8
Nome
Cognome
Paternità
Cilento
Giulio
di Giuseppe
Nisi Ettore
fu Angelo
Giaconi
Umberto
Butazza
Cesare
fu Serafino
Giusti
Fortunato
fu Carmine
Giannini
Armando
di Leopoldo
[inc.]
Settimio
di Valentino
Severini
Orlando
fu Giuseppe
Età e luogo
di nascita
Domicilio
Professione
V… in cui
è proposto
28
Roma
V. Alba 30
Tramviere
Brunetti
39
Id
28
Robbia 80
id
id
Urbana
id
id
24
Id
[inc.] 9
Impiegato
Luci[ano Manara]
46
Vanvitelli 26
Muratore
Mall[oni]
31
Id
Rom. Gessi 1
Commesso
id
23
S. Vito Pavia
M. Giorgio 8
Muratore
id
24
Id.
Marmorata 116
[inc.]
id
Il Pres… del Coll…
[incomprensibile]
A… G… D… G… M… D… U… E… D… R… S… U…
C… Un… S… V… N… “Universo” F… Ital…
Coll… del CC… VV…
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135
Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
Rapporti di Polizia 1913/45
N. d’ordine
1
Nome, Cognome
Paterntà
D’Angelo Giulio
Età e luogo
di nscita
34
2
Bellosono Roberto
3
Trippaio
V... in cui è
proposto
Regola
30
Usciere mun.
Regola
Napoli Salvatore
38
Facchino
Regola
4
Busca Antonio
Ass. tecnico
Maroncelli
5
D’Amario Raffaele
35
Roma
30
Scalpellino
Maloni
6
Giangrande Giovanni
fu Michelangelo
Giacinti Guglielmo
di Augusto
Cavalli Gaetano
fu Antonio
Savino Edoardo
di Antonio
Fucili Vincenzo
fu Domenico
Spagnoli Alfredo
fu Francesco
Colcioli Alfredo
33
Mattonatore
Malloni
20
Vetraio
Malloni
26
Mattonatore
Malloni
7
8
9
Il Pres… del Coll…
[incomprensibile]
10
11
12
15
Speranza Gaetano
fu Giuseppe
Di Capua Marco
fu Emanuele
Quartullo Emanuele
Dal Monte Aventino al G… Ord… di Roma g… 20m 10A… V… L…
00091 20
16
Maiolatesi mario
17
Ai BB… CC… CC… MM… CC… VV…
18
Piroli Pietro
di Giuseppe
Gualdani Romolo
A… G… D… G… M… D… U… E… D… R… S… U…
C… Un… S… V… N… “Universo” F… Ital…
Coll… del CC… VV…
A norma dell’articolo 7 delle vigenti Cost… Gen… vi trasmetto l’elenco dei pag… proposti perché compiano regolarmente il giro delle VV…
Gradite il mio affettuoso e carb… sal…
136
13
14
Domicilio
G. B. Vico6
Professione
31
Toscolo 7
33
B.go S.
Spirito 15
P. Fico 24
Vetturino
Mole Adriana
Macellaio
Mole Adriana
Barletta 23
Eletticista
Mole Adriana
V. Vacche 3
Stagnaro
Mole Adriana
35
Rappresentante
Bosdari
32
Barbiere
Bosdari
Bodoni 10
Studente
Orsini
Penitenza 26
Commesso
Orsini
Luigi Santini 3
Pittore
Orsini
25
Roma
43
28
Roma
45
Lustratore mob. Mole Adriana
Il Pres… del Coll…
Tiberio Gracco
137
Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
Archivio Centrale dello Stato Fondo: P. S. Busta: 108 Fascicolo: K 3
Sottofascicolo: 1 – Anno 1920, K3 – Carboneria, Affari generali
[Rapporto del prefetto di Ancona al Ministero dell’Interno in risposta
alla richiesta d’informazioni da parte del Ministero medesimo]
Ancona, 23 agosto 1919
Oggetto: Carboneria
In questa provincia e segnatamente in Ancona e Iesi esistono ancora
associazioni di Carbonari, le quali, per consenso generale, non hanno più
alcuna importanza, né altra ragione di essere che non sia quella di conservare la tradizione della storica setta.
Per idealità politiche esse si confondono con le associazioni repubblicane; ma se ne differenziano per rito misterioso che osservano e per l’assoluta segretezza con cui circondano le loro deliberazioni. Non hanno rapporti
con altri partiti politici, né con gli anarchici; non sede fissa per le loro
riunioni e da alcuni anni non danno segni di vita.
Secondo attendibili informatori, esisterebbero tre o quattro loggie, o
‘Vendite di Carbone’ in Ancona ed in Iesi; tutte composte di gente matura
ed in gran parte incolta e di bassa condizione sociale, la quale va man mano
assottigliandosi per moralità e per diserzioni determinate da stanchezza e
da ragioni utilitarie.
Esse ebbero, in passato, rapporti con le consorelle delle Marche e delle
Romagne e con quelle di Alessandria di Egitto, governate da Anconetani.
Gli aderenti alle accennate associazioni ascenderebbero a 50 circa in
Ancona ed a 15 in Iesi e capi delle loggie sarebbero: in Ancona: Giorgio
Fiorenzi, pesatore; Lucaroni Emilio, presidente della federazione dei facchini del porto; Lupacchini Vittorio, impresario, e Biancioni Biagio, ed in
Iesi: Magnanelli Cesare, esercente trattoria, i quali tutti professano principi repubblicani e sono stati favorevoli all’intervento nostro nella guerra.
Tali associazioni, avendo perduto gli elementi più autorevoli ed illuminati, sono in continuo decadimento e tendono fatalmente a scomparire, sia
per la rigidezza ed il carattere settario delle loro regole, non più compati138
Rapporti di Polizia 1913/45
bili coi tempi attuali in cui, specialmente in materia politica, tutto si vuol
sapere e tutto discutere; sia perché il miraggio d’ideali ritenuti più promettenti e più facilmente raggiungibili le ostacola nell’acquisto di nuovi proseliti. Comunque, è opinione generale che le associazioni carbonare così
come sono composte attualmente, non presentano alcun pericolo per l’ordine pubblico.
Questo Ufficio si riserva fornire all’On. Ministro maggiori notizie.
Archivio Centrale dello Stato Fondo: P. S. Busta: 108 Fascicolo: K 3
Sottofascicolo: 1 – Anno 1920, K3 – Carboneria, Affari generali
[Rapporto del prefetto di Firenze al Ministero dell’Interno in risposta
alla richiesta d’informazioni da parte del Ministero medesimo]
Firenze, lì 3 Agosto 1919
Oggetto: Carboneria
Da accurate informazioni assunte risulta che non esiste società di
Carbonari, e quindi neppure Vendite o Loggie. Mi viene riferito che il centro della Carboneria in tutta l’Italia è nel Lazio, e che questa associazione
comprende quasi tutta la parte sovversiva della Massoneria.
A Firenze risiede un fervente repubblicano, l’editore Quattrini Attilio di
Domenico e Filomena Bertolini, nato a Morlupo il 3 dicembre 1883. Egli
fa frequenti gite a Roma anche per abboccarsi coi membri costituenti il
potere supremo della stessa Carboneria.
Archivio Centrale dello Stato
Fondo P. S., 1920 Busta 108 Fascicolo K 4: Partito Repubblicano,
Massoneria, Carboneria
Rapporto del 4 marzo 1920. Dal Questore di Roma al Prefetto e al
Direttore Generale di P.S. (Ministero dell’Interno).
Roma, lì 4 Marzo 1920
139
Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
Oggetto: Movimento Repubblicano Carboneria
Viene riferito da un fiduciario di quest’Ufficio che domenica scorsa 29
Febbraio doveva riunirsi qui la Costituente della Carboneria per la nomina
del Capo Vendita ma al riguardo fu rinviata ogni decisione.
I convenuti presieduti dal Dott. Matteuzzi discussero invece la proposta
presentata dal maestro Giuseppe Ariè macellaio di riammettere a far parte
della Carboneria l’On. Barzilai ed il noto Costanzo Premuti. La proposta
non trovò forti oppositori e su consiglio del Dott. Matteuzzi si deliberò la
nomina di un giury per l’esame della posizione politica dei due ex compagni. Una decisione al riguardo verrà presa in altra riunione che sarà tenuta
nel corrente mese e dove si procederà alla nomina del nuovo Capo Vendita
in sostituzione di Giuseppe Alocci accusato di aver trascurata la propaganda segreta.
Infatti dopo l’elezione di quest’ultimo molti gruppi noti sotto le denominazioni di Circolo Girolamo Malloni, Pietro Faustini, Aurelio Saffi,
Ferrovieri ed altri non risposero alla disciplina loro imposta tanto che nel
dicembre dello scorso anno si conferì il mandato al Dott. Matteuzzi di riallacciare il movimento ma anche la sua opera non diede risultati favorevoli.
Il Consiglio supremo dei Maestri allora, impressionato di tale stato di
cose, deliberò di tenere una nuova Costituente per eleggere un nuovo Capo
Vendita.
IL QUESTORE
Mori
Archivio Centrale dello Stato Fondo P. S., 1920 Busta 108
Fascicolo K 4: Partito Repubblicano, Massoneria, Carboneria
Rapporto del 16 giugno 1920. Dall’Ispettore Generale di P.S. reggente la
Questura di Roma al Prefetto e al Direttore Generale di P.S. (Ministero
dell’Interno).
Roma, lì 16 Luglio 1920
Oggetto – Movimento Repubblicano – Carboneria
140
Rapporti di Polizia 1913/45
Viene riferito dal personale fiduciario che in questi giorni è stato ufficialmente annunziato l’esito della votazione avvenuta nell’ultima
Costituente della Carboneria per la nomina del Capo Vendita. In seguito a
tale soluzione è stato eletto il noto Rag. Filiberto Vecci che ha raccolto i
voti degli elementi rivoluzionari avendo egli fatto dichiarazione di appartenere alla frazione rivoluzionaria estremista del partito.
Archivio Centrale dello Stato Fondo P. S., 1920 Busta 108
Fascicolo K 4: Partito Repubblicano, Massoneria, Carboneria
Rapporto del 18 giugno 1920. Dall’Ispettore Generale di P.S. reggente la
Questura di Roma al Prefetto e al Direttore Generale di P.S. (Ministero
dell’Interno).
Oggetto – Movimento Repubblicano in Roma
INFORMAZIONE FIDUCIARIA
Anche i repubblicani, dunque, sono in grandi faccende. Asseverando che
è imminente ormai il loro avvento al potere non trascurano nessun particolare per essere preparati, pronti a cogliere il momento che dicono sia per
passare.
Però, dei socialisti e degli anarchici preferiscono l’ombra fitta delle loro
sette, nelle quali si compiono veri e propri esercizi rivoluzionari.
Tre giorni fa, per esempio, al Testaccio, per provare la fede di alcuni affiliati alla carboneria, di notte tempo, a notte alta cioè, disposero delle scolte da Testaccio sino oltre S. Paolo, nelle ombre e nelle sinuosità della strada. Ciascuna di queste sentinelle, collocata a sensibile distanza l’una dall’altra, aveva l’incarico di avviare gli appartenenti alla loro vendita che di
là transitassero, ad un luogo di adunanza che era al di là della trattoria
Volpi, in un deserto recesso campestre.
Le scolte avevano una parola d’ordine da inframezzarsi in una qualsiasi
frase banale. Chiunque a quell’ora passava era da ciascuna sentinella
abbordato con tale frase banale, contenente la parola d’ordine. Se colui che
141
Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
era abbordato rispondeva con altra parola d’ordine convenuta, la sentinella stringevagli la mano in modo convenzionale e lo mandava innanzi, indicandogli la strada ove altra sentinella avrebbe seguito la stessa procedura,
e così via, fino a che l’affiliato viandante non trovava il luogo preciso dell’appuntamento.
Tale adunanza non aveva, in effetto, che un semplice intento formalistico
e rituale, così comune per siffatta organizzazione. Dico così perché, gli adunati che in tal modo si trovarono insieme oltre l’una dopo mezzanotte (circa
una trentina) non fecero che rinnovare il giuramento di essere pronti ad obbedire ciecamente agli ordini dell’autorità della Carboneria ed a versare tutto il
proprio sangue per il trionfo della repubblica imminente. Non vi fu, dunque,
discussione di nessun genere, ma la semplice celebrazione di un rito.
Il mio informatore mi ha indicato come luogo di tale riunione, una località campestre oltre la trattoria Volpi, ma io ho ragione di ritenere certissimo che, pur essendo ciò vero, avvengano non di meno frequentissime adunanze di tal genere, a notte alta, proprio entro i locali e le cantine di Volpi,
nelle quali per altro, non v’è alcun deposito d’armi, solo essendovi, di volta
in volta, i pochi pugnali che i celebratori di tali riti vi portano (uno per ciascuno), necessari alla esteriorità del rito stesso. Per maggiore informazione
riferisco che capo della… manovra di cui ho parlato fu il Suassè Lamberto
e, in sottordine, tal Colcerasa. Tali manovre rivoluzionarie repubblicane
sono ora frequentissime in tutti i rioni.
Mentre, dunque, in tal modo, i repubblicani vanno stringendo le loro fila
di… combattenti, i loro capi – superando transitoriamente le divergenze tra
Carboneria e Alleanza – non trascurano nessuna circostanza, per offrire ai
socialisti argomenti e occasioni per un patto di alleanza sul terreno dell’imminente azione rivoluzionaria. Sono i socialisti che, per ora non accedono a tale alleanza, preferendo di far da soli perché si sentono più forti.
Ma i repubblicani aspirano – attraverso pratiche segrete ed avvicinamenti
non meno segreti – a tali accordi.
Mi consta in modo indubbio che l’ultima proposta di tal genere è stata
formalmente avanzata dal repubblicano Casalini a mezzo di un recentissimo colloquio avuto a Roma col Segretario Gennari del Partito Socialista. È
142
Rapporti di Polizia 1913/45
questa l’ennesima proposta del genere. Il Casalini ha offerto tutte le forze
repubblicane per una concordata sollevazione popolare, ma il Gennari, che
ha riferito ai suoi amici di Via del Seminario, ha risposto evasivamente,
dicendo che ne avrebbe riferito alla Direzione del Partito.
Assicuro che anche questa volta l’offerta sarà lasciata cadere nel vuoto
– almeno per ora – tali essendo gli umori che dominano a via del
Seminario. Questo i capi repubblicani già intuiscono, onde ora più viva e
più intensa si rivela l’opera di…… alleanza verso il partito anarchico, organizzato nei suoi gruppi, nei suoi circoli, nei suoi componenti personali.
Dagli approcci e dagli armeggii tra repubblicani e anarchici in iniziale collusione, discorrerò e esattamente riferirò nella seguente mia.
Roma, lì 18 Giugno 1920
Archivio Centrale dello Sato
Fondo Cassellario Politico Centrale
Busta 2061
Fascicolo 24025 – Filipperi Agesilao Milano
Scheda biografica della Prefettura di Roma del 17 giugno 1899
Prefettura di Roma
Filipperi Agesilao fu Bartolomeo e fu Raynaud Teresa, nato a Genova il
7 maggio 1869, impiegato comunale, ammogliato con Santelli Elvira,
figliastra del noto popolano Mancini Giovanni, senza figli, dom.to e residente in Roma Vicolo del Cinque N 17, int. 10. Repubblicano
Cenno biografico al giorno 17 Giugno anno 1899
Nella pubblica opinione gode buona fama. – Ha carattere risoluto; educazione buona, intelligenza e coltura [sic.] discreta. Ha compiuto scuole
tecniche; non ha titoli accademici. È impiegato presso il Comune di Roma,
ove entrò come Ufficiale d’ordine; ma verso il 1894, benché non avesse
superato gli esami, riuscì ad essere ammesso nella carriera di concetto e ciò
per opera specialmente dell’assessore Roseo, repubblicano, ora defunto.
143
Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
È Segretario presso lo Stato Civile con l’annuo stipendio di £ 2600, con
il quale provvede al suo sostentamento.
Frequenta la compagnia dei suoi correligionari, ed è amicissimo degli
On.li Barzilai, Mazza, Zuccari ed Albani. In famiglia si comporta bene.
Non ebbe mai cariche politiche ed amministrative. Fu sempre ascritto al
partito repubblicano, essendo stato dal padre imbevuto delle idee di
Mazzini, di cui era uno degli intimi.
Nel partito è stimato ed influente non tanto per i suoi meriti, quanto per
il ricordo e pei meriti del padre, e del suocero Mancini Giovanni – ambedue defunti.
La sua influenza è circoscritta in Roma e nella Provincia.
Vi fu un momento però che tale influenza venne quasi a mancare. E questo negli ultimi del 1893 e nei primi del 1894, quando il partito repubblicano volle interessarsi della condotta morale del Prof. Orazio Pennesi eleggendo un comitato d’inchiesta composto di Corlaizzi, Filipperi, Argentini,
Mayer, Zambonini e Ceccarelli. – Il Pennesi invocò un giurì d’onore e
poscia fece una pubblicazione, della quale si offesero il Giurì, il Comitato
suddetto e tutto il partito repubblicano. – Venne deciso di risolvere la vertenza personalmente, ed il Filipperi, estratto a sorte, mandò a sfidare il
Pennesi per mezzo di Milla e Barzilai. – Ma il Pennesi rifutò avendo dato
querela per diffamazione contro il Filipperi. – Il Filipperi fu assolto per
insufficienza di prove. Non risulta che abbia corrispondenza con individui
del partito residenti all’estero, ove egli non fu mai.
Figura presidente del Circolo G. Mazzini; fa parte dell’Associazione
Giuditta Tavani Arquati presso la quale ebbe la carica di consigliere, carica che conserva nel Ricreatorio popolare di Trastevere, dipendente da detta
associazione. Quale rappresentante di questa Associazione fa parte della
Commissione esecutiva per la costituzione dell’Unione Democratica
Laziale, la quale dovrebbe essere una continuazione della disciolta
Consociazione Repubblicana del Lazio.
È socio della Società di M.º S.º fra gli impiegati del Comune di Roma,
ed è consigliere della Federazione degli stipendiati e salariati del Comune
di Roma.
144
Rapporti di Polizia 1913/45
Ha preso sempre e prende viva parte nell’elezioni politiche ed amministrative ed attualmente per queste ultime è uno del Comitato dell’Unione
dei partiti popolari.
Collaborò nel “Tito Vezio” di cui era comproprietario ed ora collabora
alla redazione del giornale “Italia” nella cronaca cittadina.
È capace di tenere conferenze, ma non ne ha mai tenute. – Prende però
parte viva nelle discussioni nelle assemblee delle associazioni cui appartiene. È attivo nella propaganda nelle fila degli impiegati ed operai. Verso
le Autorità tiene un contegno corretto e rispettoso.
Partecipò sempre a tutte le manifestazioni del partito repubblicano, e frequentò sempre tutte le riunioni dei suoi compagni di fede. Non fu mai proposto per l’ammonizione e pel domicilio coatto. Non fu mai condannato.
Roma, addì 17 Giugno 1899
IL PREFETTO
[Scheda integrativa]
Roma 6-VI-900 – Durante le elezioni politiche generali del Giugno 900
cooperò moltissimo per la riuscita nel 9º Collegio dell’On.le Barzilai, candidato dei partiti popolari e fu Presidente del Comitato centrale all’uopo
costituitosi.
Roma 16- X-1900 – È intervenuto al congresso regionale repubblicano
tenutosi a Marino il 4-X-1900.
Roma 10 Dicembre 1906 – È uno dei consiglieri che per turno esercitano la presidenza della società Giuditta Tavani Arquati, con sede in Via
Lungaretta N 97.
È come il defunto padre, repubblicano mazziniano. Fu presidente delle
disciolta associazione “Gioventù operaia”. Attualmente è membro del
Consiglio Direttivo del partito repubblicano Italiano. È popolarissimo in
Trastevere ove è stimato da ogni ceto di persone senza distinzione di partito, per i suoi modi e per l’interessamento che spiega in favore di infelici.
Ha molta ascendenza sui correligionari.
È alieno dalle dimostrazioni tumultuose e piazzaiole, mentre è energico
145
Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
e risoluto nelle questioni che riguardano il partito repubblicano ed il proletariato in genere.
È in relazione con i più autorevoli correligionari e gode l’amicizia
dell’On. Barzilai, di Ricciotti Garibaldi, Mazza, Zuccari ed altri.
Ha carattere serio e discreta cultura. Prende parte attiva alle lotte amministrative e politiche sostenendo candidatura di repubblicani e di radicali.
È segretario presso il Municipio.
In passato frequentava talora l’osteria del Golitta a S. Paolino alla regola e spesso quello di Burrone in piazza delle Gensole, luogo di ritrovo di
compagni di fede, ma in seguito a una grave malattia di stomaco che lo
colpì due anni or sono conduce vita più ritirata.
Collabora al giornale “Tito Vezio” e fu direttore dell’altro periodico
“Satana”.
Roma 15 Aprile 1908 – Nelle elezioni del 12 corr. riuscì eletto a far parte
delle assemblee dell’associazione Giuditta Tavani Arquati.
Archivio Centrale dello Stato
Fondo Cassellario Politico Centrale
Busta 2061
Fascicolo 24025 – Filipperi Agesilao Milano
Notizie per il prospetto biografico di Agesilao Milano Filipperi.
Addì 2 Gennaio 1927
R. Prefettura di Roma
Notizie per il prospetto biografico di Filipperi Agesilao fu Bartolomeo e
fu Raynaud Teresa nato a Genova il 1869 repubblicano.
Rapporti di Polizia 1913/45
Commissione di Appello in data 24/12/926. È stato sottoposto ai vincoli
della ammonizione il 30 Dicembre 1926. Abita al Viale del Re N. 26.
Archivio Centrale dello Sato
Fondo Cassellario Politico Centrale
Busta 2061
Fascicolo 24025– Filipperi Agesilao Milano
Rapporto del 6 febbraio 1927
DIVISIONE POLIZIA POLITICA
APPUNTO PER L’ON/LE DIVISIONE AFFARI GENERALE E
RISERVATI
SEDE
Viene confidenzialmente riferito che il noto repubblicano Agesilao
Milano Filipperi, per sfuggire a pretese molestie, avrebbe lasciato il quartiere Trastevere per recarsi ad abitare all’Esquilino. Egli si mostrerebbe
alquanto preoccupato per la ammonizione inflittagli e per il tradimento che
avrebbe subito, manifestando il proprio convincimento di essere stato tradito da Ricciotti Garibaldi, il quale avrebbe riferito ad un altro funzionario
dell’Interno od a Raimondo Sala che egli aveva intenzione di fondare nuovamente la carboneria, e cioè, la “Giovane Italia”.
Discorrendo della situazione politica interna il Filipperi avrebbe detto:
“Io faccio propaganda di pacificazione degli animi non perché abbia paura
o per ottenere il premio che mi venga attenuata la sorveglianza. Questa
costituirà, per me, un titolo d’onore e dovrà meritare il ricordo dei miei
congiunti. Temo, però, che l’attuale pressione politica, aggravata da certi
sistemi vessatori di polizia, possa far indurre qualche folle a compier gesti
che, senza dubbio, farebbero precipitare l’Italia in un vero “caos”.
Assegnato al confino di polizia per anni 5 con ordinanza della
Commissione Provinciale in data 16/12/1926; gli è stato commutato in
seguito a suo ricorso il confino in ammonizione con provvedimento della
146
147
Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
Archivio Centrale dello Stato
Fondo Cassellario Politico Centrale
Busta 2061
Fascicolo 24025 – Filipperi Agesilao Milano
Rapporto inviato dal questore di Roma al Ministero dell’Interno, alla
Direzione Generale della P. S., alla Divisione Affari Generali e Riservati –
Sezione I°
REGIA QUESTURA DI ROMA
Addì 17 febbraio 1927
Il noto Filipperi Agesilao Milano si è effettivamente trasferito in via
Leonardo da Vinci N.76 rione Monti, per sottrarsi all’ambiente del rione
Trastevere, dove la sua notorietà avrebbe potuto nuocergli ed eventualmente dar luogo a sospetti.
È però destituita di fondamento la notizia che egli avesse avuto intenzione di fondare nuovamente la carboneria o la “Giovane Italia” e che
abbia avuti rapporti con il Sala e il Ricciotti Garibaldi. Certo che il provvedimento dell’ammonizione ha molto depresso il Filipperi, il quale però
non svolge alcuna attività politica. Assicuro infine, che trattandosi di
ammonito, verrà attentamente vigilato.
Rapporti di Polizia 1913/45
Torsani, per i quartieri alti Giuseppe Ariè, la Regola Giuseppe Caramitti
che ora è un po’ in sospetto.
Il Contini e il Torsani capi zona limitrofi da qualche giorno sono in continuo contatto, e gli adepti delle due zone sono in fermento e spesso si
vedono in conciliaboli segreti ed il quartiere generale è un’osteria che fa
angolo con una delle traverse di Via Luciano Manara, ove i giovani carbonari non nascondono le loro idee bellicose.
Roma, 2 Novembre 1927 (Anno VI)
IL DIRETTORE
CAPO DIVISIONE POLIZIA POLITICA
A.C.S., P.S., 1928, Busta 219, f. “k 4 – Carboneria”.
Rapporto del direttore capo Divisione Polizia Politica datato 23 novembre 1927.
DIVISIONE POLIZIA POLITICA
APPUNTO PER L’ON DIVISIONE AFFARI GENERALI
E RISERVATI
SEDE
A.C.S., P.S., 1928, Busta 219, f. “k 4 – Carboneria”.
Rapporto del direttore capo Divisione Polizia Politica datato 2 novembre 1927.
DIVISIONE POLIZIA POLITICA
APPUNTI PER L’ON. DIVISIONE AFFARI GENERALI
E RISERVATI
Si comunicano le seguenti informazioni confidenziali:
La Carboneria che è divisa in varie zone ed ognuna ha un capo zona, per
esempio:
La zona di Trastevere è diretta dal noto Contini, carrozziere; quella di
Prati da Pasquali Spartaco; la Testaccio da Lamberto Sansè; in Borgo vi è
148
Roma lì 23 Novembre 1927 anno VI°
Si comunicano le seguenti informazioni confidenziali:
Quali incaricati della riorganizzazione “Carboneria” in Roma si fanno i
nomi di Orlando Guardati, abitante al Viale Parioli e proprietario di un
magazzino di vendita all’ingrosso di generi alimentari in Via Tasso, persona politicamente non conosciuta a Roma con l’incarico di ricevere le adesioni e mantenere il collegamento tra i vari componenti il comitato organizzatore.
Ottavio Abbati – ammonito politico domiciliato in Piazza del Gesù 49,
esercente negozio di pelletterie in Via Monterono 70.
149
Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
Essendo egli il fiduciario e confidente dell’ex deputato repubblicano
Avv. Giovanni Conti rimetteva al comitato le modalità ed i consigli che
quest’ultimo credeva opportuno per meglio raggiungere lo scopo.
In un secondo tempo avrebbe dovuto mantenere, con l’ausilio di altre
persone i contatti con la Provincia.
Armando Sollazzo ex impiegato statale dimorante nel quartiere
Nomentano con funzioni di capo vendita (vedi ispettore di zona) incaricato dei riti di giuramento.
Completano il comitato i fratelli Fiammeri, domiciliati in Trastevere ed
esercenti un magazzino di carta da macero nei pressi di Via della Scrofa,
Giuseppe Baraldi ed un certo Lombardi, ex impiegato presso l’Azienda
Elettrica del Governatorato, persona sospetta di spionaggio e subito allontanato. I luoghi di convegno erano saltuariamente la trattoria di Plinio
Baldazzi in Via Alessandria, il caffè Cassiano al Corso Umberto la trattoria Curzio D’Arcangeli in Via dei Genovesi in Via dei Genovesi e la trattoria Pietrella al Vicolo del Cinque.
Del comitato romano pro famiglia Stagnetti, i maggiori esponenti sono:
Attilio Paolinelli, ammonito politico, domiciliato in Via Crescenzio 92,
incaricato della rimessa al legale Avv. Vittorio Niccoli, con ufficio in Via
Ovidio 10 dei dati occorrenti per le querele alla stampa del collegamento
con la famiglia, ed un certo Refrigeri, abitante al Testaccio, Via Galileo
Ferraris, incaricato della raccolta dei fondi mediante sottoscrizioni.”
IL DIRETTORE
CAPO DIVISIONE POLIZIA POLITICA
Rapporti di Polizia 1913/45
REGIA QUESTURA DI ROMA
Addì 27 Dicembre 1927
Gl’individui, di cui di cui tratta la ministeriale in data 13-11-1927 n.
441/024043, sono noti a quest’Ufficio quali militanti nel partito repubblicano: essi quattro anni or sono, facevano parte dei gruppi cosiddetti della
Carboneria, ma poi i gruppi vennero sciolti circa tre mesi or sono, vi fu un
tentativo di riorganizzazione di gruppi carbonari rionali da parte di vecchi
elementi repubblicani e specialmente per iniziativa di un certo Lombardi
Giuseppe, il quale aveva già convocato un paio di volte dei piccoli gruppi,
ma, essendo stato ritenuto un confidente della Polizia e quindi un agente
provocatore, fu allontanato dal Partito Repubblicano e venne sospeso
immediatamente ogni tentativo di riorganizzazione dei gruppi in parola.
Il Caramatti Giuseppe, da circa due anni, si è completamente allontanato dai vecchi amici repubblicani e si dimostra apertamente favorevole al
Regime.
IL QUESTORE
A.C.S., P.S., 1928, Busta 219, f. “k 4 – Carboneria”.
Rapporto del questore di Roma del 18 gennaio 1928, al Ministero
dell’Interno, alla Direzione Generale di P. S., alla Divisione Affari Gen. E
Riservati.
REGIA QUESTURA DI ROMA
A.C.S., P.S., 1928, Busta 219, f. “k 4 – Carboneria”.
Rapporto del questore di Roma del 27 dicembre 1927, al Ministero
dell’Interno, alla Direzione Generale di P. S., alla Divisione Affari Gen. E
Riservati.
150
Addì 18 Gennaio 1928
In relazione alla nota del 4 decorso mese n. 441/027020 comunico a
codesto On. Ministero che il partito repubblicano dopo le ultime leggi sullo
scioglimento delle associazioni, non ha dato più segni di vita. Nel mese di
settembre us/ da parte di alcuni elementi repubblicani e precisamente per
iniziativa di Armando Sollazzo, impiegato quale disegnatore al Ministero
dei Lavori Pubblici, Ugo Fiammeri, Baraldi Giuseppe e, di certo Lombardi
151
Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
Rapporti di Polizia 1913/45
Giuseppe, vi è stato però un tentativo per la riorganizzazione della carboneria e sono state tenute delle piccole riunioni nell’osteria di Plinio
Baldazzi in Via Alessandria n. 86, in quelle di Giacomo Petrella, al Vicolo
del Cinque N. 27 e al Caffè Cassiano al Corso Umberto N. 96. Senonché
essendo stato sospettato quale confidente della P. S. ed agente provocatore
il Lombardi Giuseppe, il quale più degli altri si dava da fare per la nuova
organizzazione della carboneria, tutto è stato sospeso ed attualmente non vi
è nulla di notevole da segnalare circa l’attività di riorganizzazione fra gli
elementi repubblicani della Capitale. Anche il noto anarchico Paolinelli
Attilio, arrestato il 26 novembre us/ ed inviato al confino, come già riferito a codesto Ministero, è stato uno dei promotori, unitamente al noto
Refrigeri Amedeo di Vincenzo, per raccogliere fondi a favore della vedova
Stagnetti Spartaco, per intentare procedimento penale per diffazione contro
i giornali “Il Popolo di Roma” e “La Tribuna”, il che è stato già fatto e la
vedova Stagnetti si è anche costituita parte civile assistita dal noto repubblicano avvocato Vittorio Niccoli.
Tutte le altre persone indicate nella lettera di codesto On. Ministero,
sono di tendenza repubblicana, ma attualmente non svolgono speciale attività di propaganda.
A.C.S., P.S., 1928, Busta 219, f. “k 4 – Carboneria”.
Promemoria del 23 ottobre 1928.
PROMEMORIA
Come è già stato oralmente riferito, dopo un accurato lavoro di preparazione, la mattina del 20 andante, si è proceduto in Roma, all’arresto di 16
individui, che da qualche tempo tendevano ad esplicitare attività diretta a
ricostituire gruppi della “Carboneria”.
A seguito del materiale raccolto, quest’ufficio ha avanzato sollecitamente, a carico degli arrestati, proposte per adeguati provvedimenti di polizia
e pertanto, la locale Commissione Provinciale, nella seduta del 22 andante, ha assegnato cinque dei suddetti al confino di polizia per la durata di
cinque anni; mentre in confronto di altri cinque è stato iniziato il procedimento per l’ammonizione.
Per altri cinque arrestati, nei riguardi dei quali sono emerse responsabilità lievi, si è applicata la diffida di cui all’art. 166 legge P.S.=
Per quanto riflette il sedicesimo arresto, Sollazzo Armando fu Giovanni,
che è stato Archivista al Ministero dei Lavori Pubblici, ho riferito con rapporto a parte.
IL QUESTORE
Rapporti della Questura di Roma su Felice Anzalone
Roma lì 30 Settembre 1926
Notizie Varie
Negli ambienti industriali in genere e in quelli della Confederazione
Fascista delle Industrie regnerebbe una certa preoccupazione per la tesi che
alcuni andrebbero sostenendo circa la smobilitazione della piccola industria, la quale dovrebbe lasciare il posto alla sola grande industria, meglio
organizzata e attrezzata, e quindi, secondo i sostenitori di tale tesi, in grado
di affrontare la concorrenza sui mercati di maggiore successo.
Le ostilità che un siffatto programma avrebbe incontrato per parte dei
piccoli e medi industriali verrebbero sfruttate da oppositori: il noto agitatore repubblicano ed accanito antifascista, Felice Anzalone, direttore della
152
153
titolo volume
Banca dell’Esercente, in Piazza di Pietra, si sarebbe infatti così espresso:
«Non posso espormi apertamente, come è ovvio, a capeggiare un movimento; ho però gli uomini necessari ed adatti a ciò fare, che potrò guidare
occultamente; se è vero ciò che si va ventilando relativamente alla smobilitazione della piccola industria, il malcontento che ne seguirà sarà certamente assai notevole e noi ne potremo profittare per sfruttarlo ai nostri fini».
Da un Rapporto della Questura di Roma del 6 febbraio 1927
Il repubblicano Felice Anzalone così si sarebbe confidato: «Sono stato
interventista. Ho combattuto e ho guadagnato una medaglia d’argento. Non
poteva non capitarmi di essere ammonito dalla polizia. Ho conosciuto i disagi della trincea, le sofferenze della guerra: posso sopportare anche la punizione politica. Ma, guai al giorno della rivendicazione! La storia insegna
che un solo sasso provocò, a Genova, una sollevazione; che balzelli imposti con violenza crearono un Masaniello. Orbene: gli stessi avvenimenti
potrebbero rinnovarsi da un momento all’altro. Si dice che non vi sia ancora l’uomo capace, chè [sic] le rivoluzioni non si improvvisano: ma io che
avvicino l’elemento popolare, posso dirvi che serpeggia un malcontento
così intenso e così pauroso, che non so capire come, da parte del Governo,
non si cerchi di correre ai ripari, finché si è in tempo. Mi risulta che in taluni quartieri di Roma si saltano i pasti e che in molte case batte la miseria.
Ora, poi, la disoccupazione tende ad aggravarsi perché i cantieri e le aziende risentono di crisi; e i turni di lavoro non bastano a soddisfare le richieste crescenti. Si comincia anche a sfollare la città di lavoratori disoccupati,
facendoli rimpatriare ai paesi di origine. Ebbene? Da una simile situazione
c’è sempre da aspettarsi qualche cosa di peggio».
Roma, lì 6 febbraio 1927 (anno V°)
IL DIRETTORE CAPO DELLA DIVISIONE POLIZIA POLITICA
154
Rapporti di Polizia 1913/45
Rapporti della Questura di Roma su Agesilao Filipperi
Archivio Centrale dello Sato
Fondo Cassellario Politico Centrale
Busta 2061
Fascicolo 24025
Rapporto del 6 febbraio 1927
DIVISIONE POLIZIA POLITICA
APPUNTO PER L’ON/LE DIVISIONE AFFARI GENERALE
E RISERVATI
SEDE
Viene confidenzialmente riferito che il noto repubblicano Agesilao
Milano Filipperi, per sfuggire a pretese molestie, avrebbe lasciato il quartiere Trastevere per recarsi ad abitare all’Esquilino. Egli si mostrerebbe
alquanto preoccupato per la ammonizione inflittagli e per il tradimento che
avrebbe subito, manifestando il proprio convincimento di essere stato tradito da Ricciotti Garibaldi, il quale avrebbe riferito ad un altro funzionario
dell’Interno od a Raimondo Sala che egli aveva intenzione di fondare nuovamente la carboneria, e cioè, la “Giovane Italia”.
Discorrendo della situazione politica interna il Filipperi avrebbe detto:
“Io faccio propaganda di pacificazione degli animi non perché abbia paura
o per ottenere il premio che mi venga attenuata la sorveglianza. Questa
costituirà, per me, un titolo d’onore e dovrà meritare il ricordo dei miei
congiunti. Temo, però, che l’attuale pressione politica, aggravata da certi
sistemi vessatori di polizia, possa far indurre qualche folle a compier gesti
che, senza dubbio, farebbero precipitare l’Italia in un vero “caos”.
155
Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
Rapporti di Polizia 1913/45
Archivio Centrale dello Sato
Fondo Casellario Politico Centrale
Busta 2061
Fascicolo 24025
Rapporto inviato dal questore di Roma al Ministero dell’Interno, alla
Direzione Generale della P. S., alla Divisione Affari Generali e Riservati –
Sezione I°
A. C. S.
Archivio Ferruccio Parri
Schedario riservato
Busta 23
Fascicolo 126
COPIA per il Presidente
Ministero dell’Interno
DIREZIONE GENERALE P. S.
REGIA QUESTURA DI ROMA
Addì 17 febbraio 1927
Il noto Filipperi Agesilao Milano si è effettivamente trasferito in via
Leonardo da Vinci N.76 rione Monti, per sottrarsi all’ambiente del rione
Trastevere, dove la sua notorietà avrebbe potuto nuocergli ed eventualmente dar luogo a sospetti.
È però destituita di fondamento la notizia che egli avesse avuto intenzione di fondare nuovamente la carboneria o la “Giovane Italia” e che
abbia avuti rapporti con il Sala e il Ricciotti Garibaldi. Certo che il provvedimento dell’ammonizione ha molto depresso il Filipperi, il quale però
non svolge alcuna attività politica.
Assicuro infine, che trattandosi di ammonito, verrà attentamente vigilato.
156
All’ ON. GABINETTO DEL MINISTERO
SEDE
Roma, 16 agosto 1945
OGGETTO Carboneria Italiana.
In relazione al foglio 4-6-pp n°441-C4599, si trascrive, qui di seguito,
per opportuna conoscenza, quanto ha ulteriormente riferito la locale
Questura in merito all’argomento in oggetto:
A completamento delle informazioni fornite con note p.n. del 16/3 e
26/5 u.s. informo che l’Associazione in oggetto ha definitivamente stabilita la sua sede in Piazza Rondanini 48, 1° piano, presso l’Associazione
Bersaglieri in congedo.
La Carboneria Italiana, che incontra scarso favore nell’opinione pubblica, a quanto viene confidenzialmente riferito, sarebbe stata di recente riconosciuta al congresso di Marsiglia.
Poiché i suoi dirigenti sono in prevalenza massonici, si ha motivo di ritenere che possa avere rapporti d’indole politica con il gruppo massonico
“Coglitore” di Rito Scozzese, con sede presso l’associazione Bersaglieri in
congedo.
I maggiori esponenti della Carboneria Italiana, si identificano nelle sottonotate persone:
157
Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
I° Del Bello Ernesto Mario di Antonio e di Scarpa Agnese, nato a
Montegiorgio il 12.5.1885, avvocato, abitante in Via Dandolo 32. Il De
Bello che è Gran Cancelliere dell’Ordine, serba regolare condotta in genere ed in questi atti non ha precedenti sfavorevoli.
2° Jurlaro Attilio di Guglielmo e di Vinci Felicita, nato a Taranto il 18
giugno 1885, abitante in Via Tacito, n. 50. Da questi atti risulta condannato nel 1908 a mesi sei di reclusione e lire 300 di multa per corruzione di
minorenne e poscia riabilitato e fu iscritto al cessato partito fascista dal
1924, allo scioglimento; non consta abbia ricoperto cariche politiche.
3° Capadaglio Antonio fu Celeste e di Lattanzi Matilde, nato a
Castrovillari il 22 luglio 1901, ingegnere, abitante in via Savoia, 78, di
regolare condotta in genere e senza precedenti sfavorevoli in questi atti.
4° Anzalone Francesco Paolo di Ignazio e di Gianaffa Carolina, nato a
Plermo il 2.12.1898, impiegato, abitante in Via Tazzoli n°6, è pregiudicato
per truffe, ma attualmente non consta che dia luogo a speciali rilievi con la
sua condotta in genere.
5° Cesare Serafino di Antonio e di Gioia Maria Rosa, nato ad Amorosi
il 10.3.1897, dottore in scienze economiche, abitante in Via Cavour 57, di
regolare condotta in genere e senza precedenti in questi atti.
Il Capo della Polizia
p.fto Severini
158
Rapporti di Polizia 1913/45
RISERVATO PERSONALE
COMANDO GENERALE DELL’ARMA DEI CC. RR. UFFICIO SERVIZIO SITUAZIONE
E COLLEGAMENTI
Roma, 18 luglio 1945
Oggetto: Carboneria Italiana.
AL MINISTERO DELL’INTERNO = GABINETTO DEL MINISTRO
Il concistoro della “Carboneria Italiana,” diretto dal noto Anzalone
Felice, nella seduta tenuta in Roma il 4 giugno u.s., decise di abbandonare
il carattere segreto per assumere quello di libera associazione politica,
mantenendo, però, in vigore il sistema della iscrizione a catena.
Recentemente la “Carboneria” ha stabilito la propria sede in piazza
Rondanini 84, presso l’associazione nazionale dei bersaglieri.
L’Anzalone, “gran maestro dell’ordine e buon cugino carbonaro 9” – si
firma con lo pseudonimo “Tito Speri”. A carico di lui risultano diverse condanne per truffa.
Detta “Carboneria” vorrebbe riallacciarsi alla tradizionale “Carboneria
del Risorgimento Italiano”, ma in realtà non ha nulla a che vedere con essa,
non avendo ancora finalità ben definite.
Si dice, infatti, che alcuni gruppi superstiti della vecchia “Carboneria”
furono assorbiti dai vari movimenti politici dopo la liberazione di Roma.
La maggioranza di essi passò nelle file del partito repubblicano del lavoro
diretto dal prof. Busacca Attilio, che era il principale esponente della vecchia carboneria, e con il quale l’Anzalone ebbe rapporti solo durante il
periodo clandestino.
Dopo la liberazione della Capitale, l’Anzalone fu allontanato dal
Busacca per i suoi precedenti e per il suo carattere definito invadente.
Recentemente, l’Anzalone entrò in rapporti col gruppo massonico dissidente di rito scozzese, diretto dal noto Coglitore Emanuele, già Gran
Commendatore della loggia di Piazza del Gesù, il quale sembra abbia rico159
Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
stituito una loggia nella stessa sede dell’anzidetta associazione bersaglieri
con la collaborazione dell’Anzalone e di altri non ancora identificati.
Trattasi, comunque, di un gruppo di una quindicina di persone, non suscettibile di ulteriore sviluppo.
Il Concistoro carbonaro, nella stessa seduta del 4 giugno, dopo aver riaffermato i suoi ideali repubblicani ed i fini statuari, dichiarò che la
“Carboneria” in omaggio alla gloriosa schiera dei suoi martiri, manterrà
integri i riti ed i simboli tramandatile dalla storia.
Approvò il seguente programma:
I°) non interferenza nella vita dei partiti politici, rispetto di tutte le credenze religiose e sua adesione alla dottrina universale di Gesù Cristo;
2°) fratellanza dei carbonari, credenti ed operanti nella stessa fede;
3°) educazione morale e politica del cittadino;
4°) lotta contro il parassitismo e l’ingiustizia sociale;
5°) lotta per la conquista delle riforme economiche e sociali a beneficio
del popolo che lavora;
6°) valorizzazione ed esaltazione del valore umano in tutte le sue manifestazioni, unico titolo che conferisce al cittadino la uguaglianza dei diritti
e dei doveri, comuni a tutti, di qualsiasi razza e religione;
7°) la solidarietà e l’amore verso il prossimo e la pace con tutta l’umanità tutti i viventi in una Patria senza confini nel rispetto della libertà ed
indipendenza della Nazione;
8°) il disarmo generale di tutti gli Stati del mondo.
La “Carboneria” pur prendendo parte attiva alla vita politica del Paese,
non risulta che voglia, né che possa, costituire un vero e proprio movimento politico in quanto i suoi iscritti militano in vari partiti politici, spesso di concezioni diverse. Tuttavia, in questi ultimi tempi, essa ha costituito
in Italia varie “Vendite”, “Baracche” e “Alte Vendite”. Conterebbe nella
Penisola 3.000 iscritti.
160
Felice Anzalone, La Carboneria italiana*
La Carboneria Italiana durante la tirannide fascista e la dominazione tedesca
Dal 28 Ottobre 1922 al 25 Luglio 1943
La presa di possesso del governo da parte del fascismo, trovò la
Carboneria Italiana in una latente crisi. Questa era dovuta alla prevalente
attività Massonica, alla proclamata incompatibilità dell’appartenenza di
uno stesso individuo ai due Ordini, e al lento declino dell’idea
Repubblicana, soprattutto dal successo elettorale dei partiti proletari e
democratici. L’opposizione della Carboneria al fascismo fu quasi irrilevante, sebbene ferma, ma non poté avere sviluppo, come storicamente doveva
avvenire, perché la tendenzialità Repubblicana del fascismo, proclamata a
Napoli, lusingò anche alcuni illusi Carbonari inducendoli a non resistere;
pochissimi seguirono il falso miraggio.
La Carboneria Italiana non aspettò nemmeno la legge del 1926 per essere sciolta, in quanto nel 1923 il Gran Maestro dell’Ordine dell’epoca ne
anticipò lo scioglimento, dopo avere «bruciato» tutti i Buoni Cugini
Carbonari inscritti alla Massoneria!
Nel 1933 il cittadino Agesilao Milano Filipperi, defunto, alto dignitario
della Carboneria Maestro 9… (ultimo grado) ed altresì Maestro Venerabile
della Loggia «Rienzi», si propose di risvegliare la Carboneria Italiana e
metterla a contatto con gli Ordini Carbonari degli altri Stati, per mantenere accesa in Italia la fiamma della Libertà. Egli formò a Roma un
Triumvirato, reggente la Grande Maestranza, composto di Maestri 9… e,
dopo una segreta ed attiva organizzazione, nel gennaio del 1934, la
Carboneria Italiana partecipava a Marsiglia all’Alto Concistoro Universale
dell’Ordine dei Carbonari. I temi prevalentemente discussi furono quelli
della manomessa «Libertà dei popoli» e dei vilipesi «Diritti dell’uomo»,
specialmente nei riguardi della situazione italiana.
Nel febbraio dello stesso anno, dopo avere riformato il Rito e gli Statuti,
161
Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
il Concistoro della Carboneria Italiana eleggeva a Gran Maestro
dell’Ordine il Buon Cugino Carbonaro Maestro 9…, «Tito Speri», che ha
retto le sorti dell’Ordine sino al 30 giugno 19441 giorno in cui la
Carboneria ha cessato di essere operante, in attesa di una nuova Riforma
per potere adeguare la sua attività nel quadro della Legge e della Libertà.
I nuovi Statuti Generali tutelavano e maggiormente assicuravano la
quasi assoluta impossibilità di essere scoperti, in massa, dalla polizia della
tirannide. Il nuovo ordinamento delle «Baracche», delle «Vendite», delle
«Alte Vendite», del «Potere Supremo», il tutto senza un elenco dei Buoni
Cugini Carbonari, senza «pezzo carbonico» riflettente le sedute, senza
registri di sorta, non consentiva delazioni concrete o sorprese che potessero pregiudicare l’Ordine nella sua sicurezza e segretezza. Al massimo, la
delazione, la scoperta o la sorpresa, potevano colpire tredici persone, non
uno di più, e non certo degli Alti Gradi.
La nuova organizzazione diede risultati insperati. Le cifre dei nuovi iniziati si ingrossavano mese per mese e ciò era principalmente favorito dall’irresistibile desiderio del popolo Italiano di riconquistare la perduta
Libertà, dalla inattività della Massoneria che, tranne qualche audacissima
Loggia, operante, non faceva più nuove affigliazioni, e dal fatto che gli
Statuti riformati non rendevano più incompatibile l’appartenenza alla
Carboneria ai Fratelli Massoni, cosicché molti di questi, senza Loggia,
venivano a rifugiarsi nelle Baracche dei Carbonari.
La cospirazione per la Libertà dava buoni risultati. L’opera del liberticida governo fascista veniva sistematicamente denigrata e sabotata implacabilmente, nei modi più impensati. Ciascun Buon Cugino Carbonaro ebbe
ordine di agire individualmente, senza complicità, spesso senza collegamenti, nella sfera d’azione che egli si era scelta.
Il Buon Cugino Carbonaro doveva, fingendo spesso l’indifferenza dell’uomo della strada, o a volte dimostrando aderenza agli atti del governo
fascista, discutere, negli ambienti più adatti e propizi, l’azione del fascismo
e dei suoi gerarchi al potere, azione in contrasto con gli interessi del popolo privato di tutte le Libertà e in condizioni di non potere più esprimere,
neanche larvatamente, il suo pensiero. Il Buon Cugino Carbonaro, senza
162
Felice Anzalone, La Carboneria italiana
dimostrarsi di parer contrario, doveva, con meditati dubbi e interrogativi,
compiere un’abile e sottile critica denigratrice e demolitrice del fascismo,
generando e diffondendo nel popolo il senso della sfiducia, creando un’atmosfera di prevenzione e di ostilità contro la dittatura.
Ogni settimana il «Potere Supremo» dava e commentava ai «Venerabili»
l’argomento di critica e i «Venerabili» lo comunicavano ai «Maestri» e
questi nelle «Baracche» ai Buoni Cugini Carbonari. Questa azione divulgatrice era raramente individuabile, certamente inafferrabile e di sicuro
effetto, perché per una settimana, in ogni ambiente, in ogni città, dall’uno
all’altro capo d’Italia, l’argomento di opposizione e di critica era unico.
L’azione veniva svolta da per tutto: nei Ministeri, negli Uffici, nelle
Scuole, nelle Officine, nei Tribunali, nelle famiglie, ovunque; azione continua, costante, ma varia, dinamica, rapida, a volte circondata dalla suggestione del segreto o dalla riservatezza, tal’altra da cauti e dubbiosi «si
dice», qualche volta dalla recisa asserzione del «bene informato».
L’azione della Carboneria italiana faceva risentire i suoi effetti sulla
cosiddetta pubblica opinione che, a volte ed impensatamente, il governo
riscontrava tutta permeata di antifascismo, nell’apparente consenso!
Spesso il nervosismo del governo, che si sentiva minare i quieto vivere
e sabotati i provvedimenti, si rivelava! Ed allora ricorreva a nuovi giri
di viti, torchiando gli scarsi residui di Libertà! La satira, la pasquinata,
gli epigrammi che coprivano di ridicolo opere ed uomini del fascismo,
era una buona arma che i «Carbonari» sapevano abilmente adoperare e
sfruttare.
Ma nonostante tutte le cautele, la Carboneria Italiana dava spesso le sue
vittime al Tribunale speciale, alle carceri, al confino, alla sorveglianza speciale, con tutti gli effetti e le conseguenze; vittime senza prove, che silenziosamente si sacrificavano, senza mai una delazione, difendendosi come
meglio potevano o ritenevano opportuno, spesso senza alcun «soccorso».
Il Buon Cugino Carbonaro, vittima della tirannide, chiamava al «soccorso», si rivelava con frasi studiate a diversa interpretazione, ben conosciute da tutti gli «iniziati», e i Buoni Cugini Carbonari che ascoltavano la
chiamata non avevano l’obbligo di scoprirsi ma, come da giuramento,
163
Felice Anzalone, La Carboneria italiana
Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
dovevano dare aiuto ed assistenza, anche senza averne l’aria, così spesso è
avvenuto che il Buon Cugino Carbonaro aiutato e salvato, non era in grado
di individuare il generoso salvatore. E questo è avvenuto pure in occasione di processi giudiziari politici quando imputato e giudice erano Buoni
Cugini Carbonari!
Ma non possiamo dire di più perché la segretezza dell’Ordine lo vieta. E
poi non è permesso di individuare i protagonisti viventi, e consentito solo
di parlare dei Buoni Cugini Carbonari defunti! Il Buon Cugino Carbonaro
che come tale viene scoperto, non può più prendere parte ai «santi travagli» della Carboneria.
La cospirazione «Carbonara» per la Patria e per la Libertà, ammetteva,
per dizione Statuaria, che «gli «iniziandi» potessero appartenere a qualsiasi organizzazione statale, civile o militare, politica o religiosa, a qualsiasi
Amministrazione, anche in contrasto con i fini dell’Ordine Carbonaro,
purché si fosse tenuto fede, in segreto, al libero giuramento prestato e si
fosse professata l’ubbidienza agli ordini ricevuti». È intuitivo che questa
vecchia disposizione statuaria consentiva le più impreviste infiltrazioni,
anche nel fascismo. Conveniva spesso di mettere un gerarca contro un
altro, di provocare nel partito fascista scissioni e crisi, denunce ed inchieste, accuse, ed altri fatti deleterii alla compattezza ed alla disciplina del partito e questo era il compito della «quinta colonna carbonara» che doveva
svolgere azione provocatoria e demolitrice anche in seno al partito fascista.
I Buoni Cugini Carbonari che dovevano svolgere questa missione venivano esclusi immediatamente dalla «Baracca», non potevano più partecipare
ai «travagli» e mantenevano il contatto con l’Ordine attraverso il più insospettato e prudente «Venerabile» fuori quadro. Per ogni buon fine, per questi Buoni Cugini Carbonari, veniva, caso per caso, stilata una «Bolla» dal
«Potere Supremo», gelosamente custodita.
Così la cospirazione, almeno per rendere più dura e difficile la vita al
fascismo, si sviluppava in tutti i settori della vita, nelle città e nei villaggi,
nelle campagne e perfino arrivò ad estendersi nell’austero e chiuso ambiente del Vaticano. La cospirazione, così svolta, diventava quasi spirituale,
incorporea; era nell’etere! Spesso bastava che il «Potere Supremo» auto164
rizzasse a mettere in giro una determinata «voce» perché nello spazio di
ventiquattr’ore, in una grande città come Roma o Milano, la «voce» stessa
ritornasse ad essere riferita alle stesse fonti, con il più cauto segreto!
Alla Carboneria Italiana venivano ammesse anche le donne e queste, intellettuali o popolane, hanno dato un fortissimo contributo all’antifascismo.
Dal 26 Luglio all’8 Settembre 1943
La Carboneria Italiana fedele al principio Statutario: la Pace con tutta
l’Umanità: «tutti i viventi in una Patria senza confini, nell’assoluto rispetto della Libertà ed indipendenza delle Nazioni», non solo era contraria alla
guerra ma specialmente a quella che il fascismo aveva imposto agli italiani alleati con la Germania nazista contro le Nazioni democratiche. La
Carboneria Italiana rimase assai delusa dopo il 25 luglio 1943! «La guerra
continua, ha detto Badoglio», ripeteva sinistramente ogni ora Radio
Londra, e la guerra continuava a fianco della nazista Germania contro le
Democrazie Alleate! Fu allora che la Carboneria Italiana decise di lanciare
un manifesto al popolo attraverso la sua filiazione «Cola di Rienzi» ed
indisse per le ore 10 del 1. settembre «il quarto d’ora di silenzio per la
Pace», e per protesta contro la continuazione della guerra a fianco della
Germania nazista. In questa occasione si rivelò la potenza organizzativa e
l’ermetica segretezza della Carboneria Italiana. Il manifesto che si proponeva una semplice dimostrazione Romana, si diffuse in tutte le città
d’Italia, in tutti i villaggi, nelle campagne, ovunque, provocando sentite e
profonde adesioni. Per contro, da parte del Governo, si ebbe la più fiera
azione repressiva ma nonostante fossero state mobilitate le forze armate, la
polizia, la radio, tutta la stampa d’Italia e fossero fatti numerosi arresti di
persone sorprese a distribuire i manifesti, la polizia non riuscì a scoprirne
gli autori.
La storia di questo manifesto è stata pubblicata sul N. 3 del giornale
clandestino «L’Italia Repubblicana» del 15 dicembre 1943, stampato
durante il periodo dell’occupazione nazi-fascista.
165
Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
Dal 9 Settembre 1943 al 3 Giugno 1944
Con l’8 settembre del 1943 ha inizio per la Carboneria Italiana un periodo di intensa passione, in cui la segretezza, l’organizzazione e la potenza
dell’Ordine rifulgono. È sommamente delicato parlare oggi dell’azione
svolta dalla Carboneria Italiana a Roma, e in altre parti d’Italia durante il
periodo della dominazione nazi-fascista. La riservatezza coinvolge anche
persone che, pur estranee alla «Carboneria», hanno con questa, spesso,
inconsapevolmente collaborato; al contrario poi non possono essere scoperti, nominandoli, i Buoni Cugini Carbonari viventi e protagonisti dei
fatti che andiamo ad accennare. Inoltre si deve considerare che i Buoni
Cugini Carbonari combattono ancora nel Nord nelle Bande partigiane (non
sappiamo dove e sotto quale denominazione) e che vi sono quelli che fanno
parte del delicatissimo servizio d’informazioni militari e politiche, servizio
ancora operante nel territorio liberando. Una storia esauriente ed esatta si
potrà tentare di farla a liberazione completa dell’Italia, quando la Libertà
sarà veramente tale o meglio ancora se la Carboneria Italiana, inquadrandosi nella Legge e nella Libertà, potrà rendere palese la sua attività nobilissima, anche perché, in definitiva, la Carboneria Italiana è semplicemente e puramente un’Associazione Politica di Pensiero e di Azione.
Perciò accenniamo, per ora, sommariamente i fatti salienti dei quali la
Carboneria Italiana è stata iniziatrice, assicurando che i nomi dei protagonisti viventi sono gelosamente custoditi, nella speranza di poterli un giorno renderli palesi.
L’8 settembre 1943 il Gran Maestro della Carboneria prendeva personali e stretti contatti con il Gran Maestro della Massoneria, per un’attiva e
concorde azione antinazifascista.
Il 9 settembre un gruppo di Massoni e di Buoni Cugini Carbonari combattono insieme a Piazza Vescovio, contro i Tedeschi. Il Comandante del
manipolo degli audaci, verrà poi individuato dalle SS. Tedesche, ricercato
e trovato degente al Policlinico, in seguito ad un infortunio subito, e rigorosamente piantonato. Egli deve la sua salvezza alla gravità del suo stato di
salute che lo rendeva intrasportabile.
166
Felice Anzalone, La Carboneria italiana
I Capi dei due Ordini organizzano la fornitura di abiti civili e mezzi di
fuga ai soldati della Divisione Piave, già in mano dei tedeschi.
Nel settembre del 1943 il Gran Maestro della Carboneria Italiana ordina la costituzione di un forte organismo paramilitare per combattere con le
armi il nazifascismo oppressore; vengono costituite due Brigate: la Brigata
attiva «Goffredo Mameli» meglio conosciuta come «Banda Neri» e la
Brigata Deposito e Riserva – uomini, armi e munizioni – «Giuseppe
Mazzini». Il Comando Militare viene affidato ad Ufficiali di alta capacità. Il
Comando Politico è riservato al «Potere Supremo». In un primo tempo le
due Brigate vengono messe a disposizione del Commando Generale delle
Brigate Antifasciste, approntate dai varii partiti politici della Libertà. Per
dare maggiore autonomia ed elasticità ai Comandi delle Brigate per la formazione degli organici, si autorizzano i Comandanti a includere nei quadri
anche elementi estranei alla Carboneria, purché di provata fede antifascista.
Nell’ottobre del 1943 la Carboneria Italiana concorre con i suoi elementi a costituire l’esecutivo del Partito Repubblicano del Lavoro ed alla pubblicazione e diffusione del giornale clandestino L’Italia Repubblicana che
con i suoi scritti coopera, con gli altri partiti della Libertà; a mantenere vivo
negli Italiani l’odio contro la tirannide fascista e nazista. Si pubblicano il
N. 1 del 1. Novembre, il N. 2 del 15 novembre, il N. 3 del 1. dicembre, il
N. 4 del 15 dicembre 1943.
La Carboneria prende l’iniziativa di costituire un Comitato di Salute
Pubblica con i seguenti partiti: Partito Repubblicano del Lavoro –
Movimento Comunisti d’Italia – Movimento Cristiano-Sociale – Unione
Nazionale Democratica – Unione Socialista-Comunista – Movimento
Sindacale Italiano – Massoneria Italiana rappresentata dai Maestri
Venerabili delle Logge: «Carlo Pisacane», «G. Garibaldi» e «I Cavalieri di
S. Giovanni di Scozia», quest’ultima fondata il 23 settembre 1943 con elementi Carbonari. Vi partecipavano, oltre i viventi non nominabili: Placido
Martini, Aladino Govoni, Mario Tapparelli, fucilati il 24 marzo alle Fosse
Ardeatine.
Il 10 ottobre 1943 il Gran Maestro della Carboneria presenta alle
Autorità Italiane e Tedesche (Segretario del Ministro degli Interni
167
Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
Buffarini Guidi e Generale Stahel Comandante delle truppe tedesche) una
protesta contro le razzie degli uomini da deportarsi per il lavoro. Lo stesso Gran Maestro della Carboneria per mezzo di Monsignore D. A. della
Segreteria di Stato, informa il Vaticano del passo fatto, e invoca la sua collaborazione onde evitare alla Carboneria di emanare l’ordine della resistenza armata dei cittadini, contro le razzie, servendosi delle chiese come
fortilizi di resistenza.
Nel mese di dicembre 1943 il Gran Maestro della Carboneria d’accordo con i partiti del Comitato di Salute Pubblica, elabora un Memoriale, che
egli personalmente presenta alle autorità fasciste e naziste, richiedenti la
tempestiva consegna della città di Roma, qualora questa dovesse essere
evacuata per necessità militari. Nel Memoriale si precisava che la richiesta
veniva fatta da parte antifascista, presentata dalla Carboneria Italiana, con
l’approvazione dei partiti politici aderenti al Comitato di Salute pubblica,
partiti e dirigenti da non nominare nel caso di un accordo. Il predetto
Memoriale venne presentato il 10 gennaio 1944 al Ministero degli Interni,
che diede incarico all’Ispettore Generale di Pubblica Sicurezza E. P. ed al
Questore M. F. di renderlo noto anche al Colonnello Dollmann, Capo delle
SS. Tedesche. Questi incaricò il Colonnello Kappler ed il 12 gennaio il
Memoriale venne discusso per ben quattro ore e mezzo, in presenza dei
suddetti funzionari del Ministero degli Interni, dello Stato Maggiore delle
SS. e di alcuni membri dell’Ambasciata tedesca. La discussione ebbe alterne fasi, talune drammatiche. Si concluse col sottoporre il Memoriale al
Generale Kesserling. Pochi giorni dopo, il predetto Generale, a Milano,
fece sapere che la migliorata situazione militare tedesca in Italia, non consentiva la presa in esame della richiesta.
Mentre era in stampa il numero 5 de L’Italia Repubblicana la polizia
fascista scopre la tipografia clandestina e arresta tutti i tipografi. Pochi
giorni dopo viene individuato il Direttore del giornale, il B…C…C… «Tito
Speri» e la notte del 17 gennaio la polizia tenta di irrompere nel suo domicilio ma egli, opponendo viva resistenza per oltre due ore, ha il tempo di
distruggere tutti i documenti pericolosi e compromettenti.
La Carboneria collabora al servizio di informazioni e segnalazione di
168
Felice Anzalone, La Carboneria italiana
spie nazifasciste, che i varii partiti della Libertà hanno istituito, con lo
scambio quotidiano dei Bollettini.
La Carboneria riesce, per mezzo di un suo emissario a Venezia, a mettersi in contatto con il Comando della 5. Armata Americana, mentre il
Comando della Brigata «Goffredo Mameli» si collega con il Centro
Militare Nazionale e si mette agli ordini di quel Comando. (Le Relazioni
del Comando della Brigata «Goffredo Mameli» e della Brigata «Giuseppe
Mazzini» sono state depositate al Ministero della Guerra ed all’Archivio
Storico di Stato).
La Carboneria riprende l’attività della stampa clandestina: il 1. maggio
1944 pubblica il N. 1 del giornale L’Indipendente ed il 1. giugno il N. 2.
Il Potere Supremo proclama autonome tutte le Alte Vendite perché ciascuna possa governare con prontezza e adeguare la sua azione alla situazione locale. Il provvedimento dà utili ed immediati risultati con la costituzione di Brigate e Bande armate di Patriotti, in ogni Regione.
L’Alta Vendita della Lombardia riesce a compiere caute ma importanti
infiltrazioni presso i Ministeri del Nord, e comunica a Roma notizie utilissime, specie per prevenire arresti politici e dà informazioni militari alle
Bande operanti nell’Italia liberanda.
La Carboneria Italiana procura a patrioti falsi documenti di identità che
vengono forniti da un Buon Cugino Carbonaro di Frascati, tessere per l’alimentazione, documenti d’invalidità; appronta rifugi per i perseguitati, per
i disertori, per i cittadini di razza ebraica, per i politici sfuggiti o ricercati.
A causa dell’accennata irruzione notturna della polizia nella notte del 17
gennaio 1944, nel domicilio del Buon Cugino Carbonaro «Tito Speri», tutti
i documenti furono distrutti, ma i fatti sono suffragati dal ricordo vivo e
preciso dei protagonisti.
La Carboneria completa la sua opera di infiltrazione a Roma negli
ambienti fascisti e di polizia e riesce a prevenire arresti, a liberare arrestati politici e razziati destinati alla deportazione per il lavoro; riesce ad avere
tempestivamente informazioni sulle disposizioni emanate dal governo
fascista e dal Comando tedesco, che in tal modo possono essere meglio
sabotate.
169
Felice Anzalone, La Carboneria italiana
Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
Mercé questa intensa organizzazione, diretta, coordinata e sorvegliata
giornalmente, si sono potuti salvare dall’arresto e dalla deportazione centinaia di persone di ogni ceto, fra le quali numerose personalità, generali ed
uomini politici, individuati e ricercati. Due di costoro sono oggi al Governo
e non sanno ancora, né lo sapranno perché mai ognuno glielo dirà, chi fu
quella persona che una sera, per telefono, li prevenne del loro arresto già
disposto dalla Questura. La Carboneria riuscì a salvare un solo detenuto
dalla tragica fucilazione del 24 marzo! Egli era il diciassettesimo della
lista! Ma purtroppo non sfuggirono alla cattura Placido Martini, che sebbene prevenuto dalla Carboneria del suo arresto, fu vittima della sua audacia, i Buoni Cugini Carbonari: Carlo D’Avolio, Alberto Fantacone, Paolo
Frascà, tutti e tre impiegati nello stesso ufficio e vittime della delazione,
anch’essi fucilati il 24 marzo 1944. Per ultimo venne arrestato il Capitano
Enrico Sorrentino, che non si poté salvare per un banale contrattempo, e fu
barbaramente assassinato dai tedeschi il 4 giugno alla Storta!
Il 28 maggio 1944 la Carboneria Italiana rinnova per iscritto al Governo
Italiano ed al Comando Tedesco la consegna della città di Roma, ricevendo
solo fallaci assicurazioni, ma ciò le consente, fino all’ultimo momento, la
possibilità di contatti assai importanti ai fini della cospirazione per la Libertà!
Il 2 giugno 1944 la Carboneria Italiana lancia il manifesto di
Mobilitazione a tutti i Buoni Cugini Carbonari ed un manifesto agli
Intellettuali d’Italia perché si arruolino nelle Brigate Garibaldine per cacciare i tedeschi e i fascisti da Roma.
***
La Carboneria Italina, coerente al suo mandato Storico, non svolse solo
attività repubblicana ma, all’infuori di ogni settarismo, opera di patriottismo e di Libertà. Prova ne sia che nelle file delle due Brigate Carbonare
parteciparono anche elementi politicamente avversi, ma affratellati da
comune ideale di Patria e di Libertà. Sono da ricordare, infatti, gli Ufficiali
fuori quadro della Brigata Carbonara «Goffredo Mameli»: padre Morosini
ed il Sottotenente Guido Costanzi, anche essi fucilati dai barbari tedeschi,
nonché al fatto che la Brigata è passata agli ordini del Comando del Centro
170
Militare Nazionale, ricevendone lodi ed attestati. Le Brigate sono state
mobilitate la notte del 3 giugno e smobilitate il 7 giugno.
Per imparzialità e verità bisogna dire che elementi condannevoli e riprovevoli, agenti sotto lo scopo speculativo, erano riusciti ad infiltrarsi nella
Carboneria Italiana, ma, fortunatamente, questi elementi, individuati e scoperti, si sono autoeliminati e, attraverso una serie di giuramenti falsamente prestati, prima come fascisti, poi come repubblicani, poscia come
monarchici, sono andati a finire nei partiti estremi dove ostentano false
benemerenze partigiane e patriottiche.
Il 30 giugno 1944 dopo dieci anni dalla sua ricostituzione, la Carboneria
Italiana ha sospeso la sua attività operante in attesa della nuova riforma.
Continuerà l’Ordine Carbonaro nel suo mandato storico, non più con la
cospirazione ma nel quadro delle Leggi e della Libertà? Questa sarà la
decisione della Costituente Carbonara, quando nell’Italia liberata dallo
straniero, ricomposta nella sua unità politica, il popolo sovrano si sarà date
le nuove leggi della libertà.
La Carboneria Italiana affida queste brevi note alla Storia non per ricordare i vivi, ma perché si fissino i fatti e la memoria dei suoi Martiri venga
onorata e ricordata ai posteri.
***
Carboneria Italiana
Dio e popolo Pensiero e azione
Buoni Cugini Carbonari! Repubblicani!
Gli eventi dolorosi della storia d’Italia ci chiamano a raccolta! –
La diana squilla le stesse note che dal 1820 al 1918 avvamparono gli
animi dei nostri precursori, Martiri ed Eroi dell’Unità, dell’Indipendenza
e della libertà d’Italia.
Nel 1918 a San Giusto, sul colle della città italianissima, deponemmo le
armi e smobilitammo il nostro spirito guerriero perché il sogno italico di
Mazzini, di Garibaldi, di Oberdan e di mille e mille Martiri ed Eroi nostri,
si era realizzato.
In venticinque anni di tragiche vicende, per il malgoverno della maledi171
Felice Anzalone, La Carboneria italiana
Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
zione di Dio, la nostra secolare fatica, irrorata di sangue, è stata distrutta
ed ancora una volta gli eventi storici ci comandano di impugnare le armi
per la Patria. Ancora una volta dobbiamo combattere per unificare l’Italia
nel suo sacro ed inviolabile territorio, così come ci venne consegnata dai
nostri Fratelli di Vittorio Veneto; ancora una volta dobbiamo rendere
l’Italia libera e Signora del suo destino, così come uscì consacrata dalla
Vittoria e dalla Pace di Versaglia, ed il Popolo Italiano dovrà finalmente
scegliere liberamente la forma istituzionale dello Stato, per affermare al
mondo che l’Italia non è il feudo di alcuna signoria, né il popolo d’Italia è
vassallo e schiavo di alcuno, sia Italiano che straniero!
Buoni Cugini Carbonari! Repubblicani!
Tutte le forze Nazionali antinazifasciste, unificate ed in armi, sono tese
e protese verso la comune mèta, e noi, con la tradizionale Camicia Rossa,
uniti in Coorte nella Brigata Garibaldina, dobbiamo precedere le susseguenti Brigate dei Cavalieri della Libertà d’Italia!
Buoni Cugini Carbonari! Repubblicani Alle Armi!
Un secolo di storia ci impone il sacrificio per la Patria!
Lo spirito di Mazzini e la spada di Garibaldi ci guidano!
i martiri nostri son tutti risorti!
Affrontiamo il combattimento, forse la morte, certo la Gloria!
DIO LO VUOLE! Per l’Unità, per l’Indipendenza, per la Libertà
d’Italia e per il suo popolo libero e sovrano!
Roma, 2 Giugno 1944 – E. V.
Il Gran Maestro: TITO SPERI
***
172
Il manifesto agli intellettuali d’Italia
Nel primo Risorgimento Italiano il pensiero di Mazzini, l’apostolo della
Unità d’Italia, trovò corrispondenza nell’azione di GARIBALDI, che fu –
storicamente – la più realistica di quel periodo.
L’epopea del primo Risorgimento Italiano si chiuse e si concluse con
l’ultima guerra dell’Indipendenza, nel 1918, con Trento e Trieste italiane.
Il motto unificatore fu: «Italia e Vittorio Emanuele!». Un quarto di secolo dopo, gli errori, le colpe e i delitti del malgoverno della maledizione di
Dio, danno inizio al «secondo Risorgimento Italico» al grido di: Italia e
Libertà!!
Il nostro fatidico inno canta come allora:
è la sul Danubio la casa dei tuoi…..
va fuori d’Italia, va fuori o Stranier…..
Gli eserciti germanici, ovunque sconfitti, sono – anche in Italia – in ritirata, e Roma Augusta si appresta ad essere libera dalle due tirannie che
l’hanno profanata.
La lotta per il potere di domani, tacitata a Napoli, si riprende qui a
Roma dura e tenace: i partiti della libertà convenzionale sono agguerriti e
primi nell’agone. La lotta che da un secolo dissangua e strema i popoli,
continua e continuerà, anche dopo la pace.
Ed in questa lotta Voi, artefici della ricchezza e del lavoro, della scienza e del sapere; Voi, legioni degli intellettuali creativi e dirigenti sarete,
come ieri, assenti e succubi degli estremismi in contesa?
Intellettuali d’Italia!
Nella moneta, sia che stagni nelle casseforti dei capitalisti o che circoli
nelle tasche degli operai, spezzandola, vi si trova il vostro sangue, perché
solo per la Vostra sapienza il capitale ed il lavoro diventano creativi, produttivi e fonte di comune ricchezza, perché solo la Vostra scienza, anche
senza l’ausilio dell’uno e dell’altro, irradia benefica sul mondo! Medici,
Ingegneri, Dottori nelle varie scienze, Professori ed Insegnanti, Magistrati
ed Avvocati, Autori, Scrittori, Artisti, Impiegati, che date il nobile frutto
alla Vostra ventennale fatica iniziale di studi e di ignorati sacrifizi a tutta
173
Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
l’Umanità, ovunque, nelle officine, nei campi, nei cantieri, nelle aule dell’insegnamento e della Giustizia, negli ospedali e negli uffici, ov’è mai
stato il Vostro posto nella contesa fra i classici sfruttatori e sfruttati? Ov’è
mai stato il Vostro posto di sfruttati dagli uni e dagli altri? Nei partiti,
accomunati nelle contrastanti ideologie e vilipesi sempre dalle masse dalle
quali siete considerati i gendarmi della borghesia e del capitalismo?
Intellettuali d’Italia, aristocrazia del lavoro umano, lavoratori del pensiero!
Il passato storico Vi comanda di riprendere il Vostro posto nella nuova
epopea del secondo Risorgimento Italiano; il Vostro ceto formò le leggendarie spedizioni di Sapri e di Marsala, e del Vostro ceto è piena la storia
di Belfiore, di Villa Glori e di Mentana! Ricordatene i nomi!, ed il Vostro
posto, oggi, non può essere che lo stesso, nelle Brigate Garibaldine, con la
storica Camicia Rossa, con la volontà affinata dei conquistatori! V’è da
riconquistare l’indipendenza d’Italia e la LIBERTÀ «in ogni cosa e per
tutti»!
Solo nella LIBERTÀ, così mazzinianamente intesa, il reggimento istituzionale avrà Autorità ed Unità, come grazia di Dio e volontà della
Nazione, solo nella LIBERTÀ così intesa, non si avranno sopraffazioni di
minoranze violente, né dittature di caste e partiti.
Passeranno ancora giorni di impaziente attesa prima di convocarVi per
cooperare, insieme a tutte le forze nazionali in armi, al reggimento provvisorio del governo e dell’amministrazione di Roma, ma vi sarà dato tempestivamente il segnale della mobilitazione e Vi saranno indicati i centri di
adunata.
Intellettuali d’Italia! Estote parati!
Siate preparati, Voi non potete rimanere assenti nella storia; il Vostro
intervento pronto, spontaneo e solidale, salverà ancora una volta l’Italia,
e rimanendo uniti, anche dopo il combattimento, in Associazione
Nazionale, convogliante i Vostri Ordini Professionali, quando le Vostre
libere Assemblee approveranno i Vostri postulati politici ed economici,
interverrete nella lotta fra le parti estreme in conflitto, portando l’indispensabile e valido contributo del Vostro sapere e, con l’Autorità della
174
Felice Anzalone, La Carboneria italiana
Vostra missione sociale, sarete le forze equilibratrici, non più sfruttate, tollerate o sopraffatte!
In alto il nostro grido di guerra: ITALIA E LIBERTÀ!
Roma, 2 Giugno 1944.
LA CARBONERIA ITALIANA
Nota – La presa di contatto con il governo fascista con l’Ambasciata ed
il Comando militare tedesco, è stato un audacissimo atto che poteva avere
una tragica soluzione. Ma dopo tutto, era in giuoco la vita di un solo uomo,
mentre se gli eventi si fossero svolti come si prevedeva e se le trattative
avessero avuto buon esito, si sarebbe risparmiato un eccidio nella città di
Roma, con chissà quali conseguenze. Nello stesso tempo si prevenivano le
immancabili e deformate delazioni, che potevano dare peggiori risultati.
Per iniziativa del «Potere Supremo» della Carboneria Italiana, il Gran
Maestro «Tito Speri», il 10 gennaio 1944, presentò ai Comandi occupanti
un Memoriale per chiedere la consegna della città di Roma, nella immediata certezza che questa, per necessità belliche, dovesse essere evacuata.
Il Memoriale precisava la vera essenza della Carboneria Italiana:
Repubblicana, antifascista, antinazista, ma, per risparmiare ogni offesa
alla città di Roma e per la incolumità dei cittadini inermi, si assicurava al
comando tedesco il rispetto e la cura dei soldati feriti intrasportabili e
degenti negli Ospedali di Roma, nonché una zona di deflusso per le truppe
evacuanti. Si assicurava altresì, il mantenimento dell’ordine pubblico con
la continuità dei servizi pubblici ed alimentari. Per contro, il comando tedesco, nel lasciare la città, doveva astenersi da qualsiasi atto di distruzione
contro i servizi pubblici e di ostilità contro i cittadini inermi. La eventuale
lotta poteva riprendersi oltre il terzo chilometro dall’abitato.
Queste proposte non potevano essere garantite soltanto dalla Carboneria
Italiana ed erano infatti il risultato di una segreta e concorde intesa fra vari
partiti, alcuni dei quali aderenti al Comitato di Salute Pubblica. (vedi n. 2
del giornale «L’indipendente», depositato all’Archivio Storico di Stato).
175
Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
Il presentatore del Memoriale non avrebbe dovuto fare, a costo della
vita, alcun nome dei partiti aderenti, né dei loro rappresentanti, tranne nel
caso dell’accettazione delle proposte e della ratifica dell’accordo.
Alla discussione del Memoriale parteciparono due funzionari del
Ministero degli Interni, designati dal ministro Buffarini-Guidi ed il lungo
colloquio, assai interessante e drammatico, si svolse in presenza di tutto lo
Stato Maggiore delle SS. tedesche e di alcuni membri dell’Ambasciata.
Il Memoriale venne trasmesso per le decisioni, al Generale Kesserling,
con l’esito già riferito.
La stessa richiesta venne ripresentata il 28 maggio 1944, quando ormai
si delineava la certezza dell’arrivo delle truppe delle Nazioni Alleate a
Roma.
Per la storia, ricordiamo i partiti, i gruppi, nonché i loro rappresentanti,
che presero parte attiva, alcuni nell’approvazione del Memoriale, altri soltanto aderenti al Comitato di Salute pubblica:
Carboneria Italiana: Gran Maestro «Tito Speri».
Movimento «Cola di Rienzi»: Rag. Salvatore Farina – Avv. Mario
Canepa – Avv. Tullo Taormina – Ing. Alfredo Ercoli.
Partito Repubblicano del lavoro: Prof. Dott. Attilio Busacca – Dottor
Serafino Cesare – Filippo Filippelli.
Movimento Cristiano Sociale: Prof. Gerardo Bruno – Dott. Lorenzo
Lapponi – Rag. Pietro Carucci.
Movimento Comunisti d’Italia: Aladino Govoni – Giuseppe Palmidoro –
Francesco Cretara.
Unione Nazionale: Avv. Placido Martini.
Massoneria Italiana: Logge – Giuseppe Garibaldi – Carlo Pisacane – I
Cavalieri di S. Giovanni di Scozia.
Partito Radicale Italiano: Avv. Michele Torelli.
Union Romana Socialista-Comunista: Dott. Nicola Spinelli – Dott.
Umberto Bianchi – Dott. Guido Guidotti – Avv. Fabio Petrucci.
Unione Sindacale Italiana: Mario Tapparelli – Biagio Brancacci –
Salvatore Anzalone – Dott. Italo Forte.
176
Felice Anzalone, La Carboneria italiana
Gruppo Femminile «Eleonora Pimentel Fonseca»: Prof. Maria Paoli
Anzalone – Maria Giacchero Ercoli – Anna Gudagno Verdis – Prof. Dott.
Maria Anzalone.
Brigata «Giuseppe Mazzini»: Ing. Gino Cruciani – Giuliano Paoli.
Gruppo «Guglielmo Oberdan» Ufficiali alla macchia: Prof. Dott.
Giorgio Anzalone – Dott. Franco Virdis – Ing. Luigi Martignoni, quest’ultimo audacemente evaso dalle prigioni tedesche di via Tasso.
– Sono assurti alla Gloria del Martirio, perché fucilati dai tedeschi:
Aladino Govoni – Mario Tapparelli – Placido Martini.
*(Felice Anzalone)
A…G…D…G…M…D…U…E…D…S…T…P…D…O…D…C…
[Alla Gloria Del Gran Maestro Dell’Universo E Di San Teobaldo Nostro
Protettore], La Carboneria Italiana, Roma, Edizioni ‘Mercurio’, 15 agosto
1944 in-12º pp. 50, opuscolo presente nella Biblioteca di storia moderna e
contemporanea di Roma [Roma OPUS c 8/ 8)] e nella Biblioteca
Apostolica Vaticana [Stamp. De Luca. Misc. 784 (int. 11)]. L’autore, uomo
d’affari, fu tra i fondatori del Partito Repubblicano del Lavoro e cercò con
altri piccoli raggruppamenti di costituire una federazione di gruppi resistenziali esterna ai partiti del CLN, rivendicando poi i meriti dell’azione
svolta, da cui la cautela con cui vanno lette le affermazioni sulla consistenza delle due brigate, certamente gonfiate. L’operazione, tentata sia in
collegamento con la massoneria del gruppo Magliocco, sia con la più autorevole massoneria di Placido Martini, poi fucilato nell’eccidio delle Fosse
Ardeatine, sembra essersi conclusa con la confluenza del gruppo carbonaro di cui si diceva Gran Maestro nella massoneria di Palazzo Giustiniani
(cit. in Mola A., Storia della massoneria italiana, Milano, Bompiani 1994
p. 693 n. 17 da ACS, PMC, 1944-47, b. 178, st. f. 853, a, 1020P, sigla che
peraltro attualmente non risulta all’Archivio). Notizie critiche su Anzalone
in Corvisieri S., Il re, Togliatti e il gobbo: 1944, la prima trama eversiva,
Roma, Odradek, 1998 e giudizî più favorevoli in Gremmo R., I partigiani
177
Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
di ‘bandiera rossa’: il ‘movimento comunista d’Italia’ nella resistenza
romana, Biella, ELF, 1996 e in Genzius G. (=Roberto Guzzo, partigiano di
Bandiera Rossa), Tormento e gloria: verità alla ribalta, Firenze, Editrice
Guzzo, s. d. [Industria Tipografica Fiorentina, 24 aprile1964]. Riportiamo
il capitolo III: La Carboneria Italiana durante la tirannide fascista e la
dominazione tedesca, ivi, pp. 12-26, ricordando che Tito Speri (patriota
bresciano mazziniano, impiccato a Belfiore nel 1853) e Cola da Rienzi
sono pseudonimi dello stesso Anzalone.
1 Con il 30 giugno termina l’anno Carbonarico e il 1. Luglio, festa di San
Teobaldo, ha inizio il nuovo anno (N.d.A.).
178
Appendice. La Carboneria nei repertori
Renato Soriga, Carboneria, Enciclopedia Italiana Treccani (1930):
CARBONERIA. Sodalizio segreto di carattere popolare, fiorito in special modo quasi ad un tempo in tutta l’Europa latina, che dai moti del ‘14
a quelli del ‘48, additò come scopo supremo la libertà e l’indipendenza ai
popoli soggetti, pur lasciando impregiudicata la classica questione della
forma più conveniente di governo e di conseguenza la scelta dei mezzi più
opportuni ad assicurarne l’attuazione. Sfrondata dalle leggende che ne
infiorarono le origini è da ritenersi che la carboneria trasse i suoi primi
impulsi dalle mene antibonapartiste, di ordine sia repubblicano sia monarchico, manifestatesi spesso di mutuo accordo nella zona alpina della
Francia sulla fine del sec. XVIII e che trovarono possibilità di esplicazione dissimulando il proprio programma politico nel seno di un preesistente
sodalizio artigiano sorto sui detriti del proscritto compagnonnage, che da
tempo remoto si era sviluppato particolarmente nella Franca Contea con
proprî riti e simboli ricavati dalla passione di Cristo, noto, sino dalla settima decade del Settecento, sotto il nome di società dei Charbonniers.
Tale esotica provenienza risulta nel modo più certo dal confronto istituito tra i più antichi catechismi francesi dell’associazione e quelli italiani,
posteriori almeno di un quarantennio, per cui questi si rivelano una grossolana traduzione letterale di quelli; nonché dall’esplicita testimonianza di
Pietro Colletta e d’un fedele partigiano di re Gioacchino, il generale piemontese Giuseppe Rossetti, il quale dichiarò di essersi ascritto alla carboneria sino dal 1802, quand’era di guarnigione a Gray, e che posteriormente questa setta, essendosi acclimatata nell’Italia meridionale, da pura associazione di mutuo soccorso tra i militari di bassa forza, assunse un carattere decisamente antinapoleonico, con spiccate tendenze repubblicane. A
favorire la nascita di tale indirizzo politico molto influì dal canto suo la reazione legittimista del 1799, che disperse e ad un tempo affratellò, nel
comune vincolo dell’esilio, le misere quanto esasperate vittime delle illusioni ideologiche del triennio memorabile; queste vennero, allora per la
179
titolo volume
prima volta, a contatto diretto e con sé stesse e con i superstiti del vecchio
partito giacobino; il quale, specie tra le file dell’esercito francese, aveva da
qualche tempo iniziato una sorda agitazione contro la politica cesarea del
primo Console.
Da questi oscuri contatti derivò la prima apparizione presso di noi di
nuovi schemi di fratellanze segrete a contenuto nazionale indipendentista,
con rituale ridotto ai minimi termini e con le più opposte finalità, che per
ragioni prudenziali rimasero lungo tempo celate nell’interno delle logge
militari che allora andavano ricostituendosi a tutto profitto dei nuovi dominatori. Molto probabilmente lo sfratto dei rifugiati meridionali dal territorio della Cisalpina determinò nell’Italia centrale e nel resto della penisola
l’infiltrazione della nuova fratellanza, che tanto più si estese quanto più
prevalse l’elemento italiano nel corpo d’occupazione che dopo la pace di
Firenze si stabilì nelle Puglie e negli Abruzzi. Tutto ciò dovette a ogni
modo effettuarsi per gradi e compiersi tanto sotto l’ambigua egida degli
emissarî anglo-borbonici, quanto sotto quella delle autorità francesi, che
nel frattempo avevano riorganizzato la massoneria locale in vista del non
lontano ricupero nel regno di Napoli, sotto gli auspici del generale
Giuseppe Lechi.
Da questi torbidi elementi, dal patriottismo esasperato e dalle incomposte passioni politiche, tra cui il bisogno del nuovo si mescolava stranamente col desiderio d’un ritorno all’antico per comporsi in un oscuro impulso
di emancipazione nazionale, nacque il terriccio fecondo da cui la carboneria italiana trasse vita ed alimento; di qui il suo carattere repubblicano
democratico o monarchico liberale in odio al dispotismo accentratore
dell’Impero francese; la sua fisionomia cattolica o semplicemente cristiana
in avversione al grossolano anticlericalismo professato dal partito dei
dominatori; il suo colore popolaresco e a un tempo patriottico, perché
costituita in gran parte da elementi piccolo borghesi e dal basso clero, tutti
pervasi da profondo attaccamento alla propria terra; e, dal concorso di quest’ultimo, certa unzione evangelica, che perdurò sino a quando il massonismo antinapoleonico delle potenze legittimiiste le diede un nuovo impulso
infondendole un più specificato contenuto politico indipendentista. Non
180
Appendice. La Carboneria nei repertori
diversamente nel campo della vita e dell’arte, mentre in quello politico i
principî di nazionalità e di autogoverno cominciano a vigoreggiare per
tutto il vasto Impero napoleonico, intesi nel comune sforzo di comporsi in
una formula unitaria.
Data la sua particolare struttura di partito d’azione più che di pensiero,
la carboneria nostrana prese ad acquistare una sua particolare efficienza dal
giorno in cui alternatamente divenne la longa manus degl’Inglesi, dei
Borboni, degli Asburgo d’Este nei loro innumerevoli conati di sovvertire la
penisola contro la Francia imperiale. Ciò particolarmente dal 1810 o per
meglio dire da quando l’insurrezione della Spagna additò ai coalizzati
come un moto analogo suscitato in Italia avrebbe necessariamente prodotto il crollo dell’Impero francese, essendo la nostra penisola la chiave di
vòlta dell’edificio napoleonico. Di qui l’infiltrazione della vecchia massoneria legittimista in ogni centro carbonaro, per cui il sodalizio, a sua insaputa, si trovò spesso diretto segretamente da un francomuratore, e da qui
per conseguenza l’aperta ostilità di re Gioacchino contro la nuova setta,
come lo provarono le feroci repressioni avvenute contro i carbonari delle
Calabrie e degli Abruzzi.
Non è a credere però che al sommovimento di queste fiere regioni, tutte
pervase da uno spirito combattivo degno di quello espresso dagl’insorti
spagnoli, bastasse soltanto l’indigena opposizione, poiché è cosa nota che
molto si adoperarono gli emissari di lord Bentinck, come lo attesta l’offerta che a loro istigazione i carbonari meridionali fecero del regno a un membro della corona inglese (ottobre 1813) e la contemporanea relazione del
conte Vincenzo Dandolo (29 novembre 1813) al viceré Eugenio sull’entità
della carboneria. Questa, a suo credere, aveva sostituito parole evangeliche
alle massoniche, al fine di rendere più accetto il suo intento alla piccola
borghesia ed ai militari, dal soldato al capitano, ed era, infine, opera dell’oro inglese.
Da questo complesso ordine di circostanze derivò la trasformazione
della carboneria italiana in un vero e proprio partito d’azione; la sua struttura più militare che civile; la rielaborazione dottrinaria dei suoi rituali;
l’ampliamento della sua scala gerarchica da due a nove gradi; nonché la
181
Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
sua tripartita organizzazione in Vendite, Vendite madri e Alta Vendita, cui
spettava la direzione suprema dell’ordine. Tale il carattere degli statuti
della carboneria italiana giunti a noi, i quali, in sostanza, sono un plagio
delle forme esterne della massoneria; non per nulla la chiesa cattolica, malgrado l’ostentata designazione del Cristo crocifisso a grande maestro dell’ordine, proscrisse in una sola condanna le due associazioni.
Nonostante l’editto del 4 aprile 1814 contro i carbonari, le esigenze della
nuova politica italiana iniziata nei primi mesi del ‘15, fecero sì che re
Gioacchino cercasse di conciliarsi la carboneria con le stesse arti con le
quali aveva in precedenza piegato a sé i Franchi muratori. Così egli si studiò di mutarle nome e carattere, capeggiandola; ma inutilmente, poiché le
riconfermate promesse degl’Inglesi e del Borbone di elargire una carta
costituzionale e la liberta al Regno, non solo tolsero ogni indugio, ma favorirono la fusione dei partiti privando lo sventurato Napoleonide d’ogni ulteriore speranza di successo.
Così si passò alla restaurazione borbonica con la quale ha inizio la terza e
ultima fase della fratellanza dei carbonari; fase che è la più interessante di
tutte, perché la storia della setta tende a confondersi con quella dello stato
nell’intento di assicurare a sé stessa stabilmente il frutto delle conquiste politiche ed economiche del decennio: da ciò nuove trame, che condussero dopo
cinque anni di mal congegnati tentativi, al noto pronunciamiento del 1820, il
quale, determinando lo sfacelo di quello stesso esercito che l’aveva suscitato
per la sovrapposizione della gerarchia carbonara su quella militare, nonché
per la prevalenza dispotica dell’Alta Vendita sulle decisioni del governo,
venne a riconfermare il popolo nel suo provato lealismo verso il trono e la
piccola borghesia, e il ceto dei possidenti nel suo interno dissidio con la
monarchia assoluta. Di qui il persistere della richiesta d’una carta costituzionale a parte della fazione murattiana e del partito carbonaro quale unico
mezzo per conciliare la sovranità del popolo con la salvezza della monarchia.
Tale programma, ancora rifuggente da una plenaria concezione dell’unità
della patria, perdurò fino alla svolta decisiva del 1848, così che tutti i moti
politici che si succedettero prima di questa data a Napoli e in Sicilia, possono considerarsi come una applicazione costante di questa premessa.
182
Appendice. La Carboneria nei repertori
Dopo questa crisi salutare la carboneria quasi insensibilmente scomparve e con essa tutto il suo artefatto bagaglio di miti e di simboli romanzeschi per cedere il passo a un’esigua quanto eletta generazione di giovani, i
quali tra breve, nel nome d’una Italia integrale, offriranno la propria esistenza sui piani di Lombardia e sugli spalti di Venezia, quasi pegno prezioso di nuovi destini.
In quanto alla carboneria dell’Italia settentrionale, sebbene se ne riscontrino tracce positive nel Canavese, a Milano e a Genova sino dagli ultimi
tempi del Regno italico, è da ritenersi con qualche probabilità che queste
devono essere ascritte all’azione di un altro segreto sodalizio, detto dei
Filadelfi, da cui rampollò l’Adelfia e quindi la società dei Federati, che per
struttura e contenuto fu l’equivalente settentrionale della carboneria del
mezzodì d’Italia. Le scarse e tardive infiltrazioni di quest’ultimo tipo di
setta, apparse tanto nello stato sardo quanto nella vallata padana, come
risulta dal processo Maroncelli, provennero dalle Legazioni, dove le truppe di Murat lo avevano diffuso copiosamente durante la campagna del ‘14,
se non dai porti di Genova, Venezia e Ancona.
Dopo gl’insuccessi militari del ’21, il centro carbonaro d’Italia, che
aveva sede a Napoli, trasmigra a Genova, quindi a Londra; di poi, verso il
1830, torna di nuovo sulle rive del Sebeto: quindi si stanzia a Parigi sotto
il nome di carboneria riformata, auspici Filippo Buonarroti, BorsoCarminati e Carlo Bianco. Altri centri carbonari assai attivi, degni di nota,
furono, dopo il 1830, la Corsica, l’isola di Malta, Corfù, la stessa Sicilia,
nella quale visse e prosperò lungamente una forma indigena di carboneria
antinapoletana, la cui azione traluce di frequente nei processi politici anteriori al ‘48. A ogni modo tutto ciò avvenne in sottordine, poiché, come giustamente osservava Mazzini, «coi moti del ‘31 venne consumato il divorzio tra la Giovane Italia e gli uomini del passato»; da ciò lo scarso valore
che noi attribuiamo alla carboneria dopo questa data, pur concedendo che
il 1848 fu il logico epilogo del suo più genuino programma.
Non sarà infine superfluo far osservare che il fenomeno del carbonarismo più che un prodotto indigeno fu una necessaria derivazione del clima
politico europeo, troppo assetato di luce e di sole per adattarsi a vivere
183
Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
nelle serre calde del Congresso di Vienna: gli è perciò che noi vediamo
quasi sorgere a un tempo tante consociazioni di questo carattere, quanti
sono i popoli oppressi dal giogo straniero: di qui una carboneria greca, una
spagnola, una portoghese, una polacca, una francese, una italiana, che non
potranno essere valutate nella loro essenza se non con uno studio inteso a
cogliere il ritmo ispiratore che animò l’operosità sotterranea di tutte queste
ermetiche figlie di un’unica madre.
Bibl∴ Per la bibliografia generale della questione cfr. le appendici agli
scritti di R. M. Johnston, The Napoleonic Empire in Southern Italy, Londra
1904 e di A. Luzio, La massoneria e il risorgimento italiano, Bologna
1925. Sulla questione del compagnonnage cfr. l’opera omonima di E.
Martin Saint-Léon, Parigi 1901, particolarmente alla p. 207 e segg. Circa
la storia e il testo dei più antichi catechismi francesi dei Bons cousins charbonniers, cfr. gli studî di C. Godard negli Annales franc-comtoises del
1896 e del 1905, nonché la sua riedizione della Histoire de Gray, di Gatin
e Besson. Riguardo ai più antichi statuti e catechismi carbonari italiani, cfr.
Il carbonaro istruito, Milano 1815, quelli editi da A. Luzio nel suo
Processo Pellico-Maroncelli, Milano 1903, nonché del medesimo:
Giuseppe Mazzini carbonaro, Torino 1920. Su questioni particolari cfr. T.
Casini, Carboneria romagnola, in Arch. emiliano del Risorgimento, 1907;
F. Patetta, Dichiarazione di principi d’una Vendita di Carbonari italiani in
Londra nel 1823, Torino 1916; F. Lemmi, Le società segrete nella Sicilia e
l’autodifesa dell’ab. Luigi Oddo, Palermo 1920; A. Luzio, Il canonico
Marentini e le sue discolpe a Carlo Felice, Torino 1923; R. Sòriga, Le
Società segrete e i moti del 1820 a Napoli, Roma 1921; id., Gli inizi della
Carboneria italiana, in Il Risorgimento italiano, Torino 1928.
184
Appendice. La Carboneria nei repertori
Gian Mario Cazzaniga, Carboneria, «Dictionnaire de la FrancMaçonnerie. De l’Art Royal aux cyberloges», a cura di Pierre-Yves
Beaurepaire, Parigi, Colin, 2014*:
La Carboneria è una società segreta politica che nasce in Italia e si diffonde in Europa e nelle Americhe. Essa rappresenta l’incontro fra tre filoni culturali e associativi: il compagnonnage dei bons cousins charbonniers,
la Société des Philadelphes e le reti degli unitari italiani nel periodo napoleonico. I bons cousins charbonniers costituiscono una versione agraria del
compagnonnage presente nel ‘700 e nell ‘800, in particolare nello Jura, con
una composizione mista di operativi e di speculativi con attività filantropiche e mutualistiche, un compagnonnage da cui la carboneria prenderà i
rituali dei primi gradi. La Société des Philadelphes era una società segreta
repubblicana, che avrà una forte presenza nella Franca Contea e poi una
centralizzazione a Parigi, con una struttura di cellule di cinque elementi, i
cui nomi iniziatici erano presi dalla tradizione classica e di cui solo il capo
(Arconte) poteva avere rapporti col comitato centrale (Areopago). Alla
direzione di questo era un Grande Arconte o Censore, che era il solo a
conoscere tutti gli Arconti, un capo che all’inizio sarà il colonnello Oudet,
poi Servan e dal 1808 Malet, mentre fra gli arconti più attivi erano
Angeloni, Bazin, Lafayette e Poggi. I Filadelfi esprimeranno un progetto
politico repubblicano e un progetto militare di congiura antibonapartista
che, iniziato dal colonnello Oudet, fallirà poi con le ultime due congiure di
Malet, offrendo il modello organizzativo per la Carboneria, che ne riprenderà il modulo piramidale delle cellule a cinque membri e del consiglio
centrale (Alta Vendita) senza comunicazione orizzontale.
Gli unitari erano reti di cospiratori italiani organizzate nel periodo napoleonico all’interno delle logge massoniche di cui costituivano un filone di
carattere deista e repubblicano, legato ai Philadelphes francesi, costruendo
società segrete con nomi diversi (Raggi, Accademia Platonica, Centri) per
un progetto politico di indipendenza nazionale in forme costituzionali. Da
queste reti unitarie nascerà nell’Italia meridionale la Carboneria, una
società iniziatica con finalità politiche, dove si svilupperà, regnando
185
Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
Joachim Murat, sotto la protezione di ministri della polizia di formazione
giacobina e d’ideali repubblicani come Saliceti e Maghella, mentre nel
Nord un analogo movimento aspirante a libertà costituzionali e indipendenza nazionale si svilupperà a partire dal Piemonte mediante l’Adelfia,
con centro operativo a Torino, due esperienze diverse i cui promotori si
erano formati nello stesso milieu rivoluzionario francese, all’interno di
filoni massonici, repubblicani e filadelfi.
Il fallimento della rivoluzione napoletana del 1799 evidenziò il problema del collegamento con i ceti popolari e la Carboneria organizzò membri
di classi dirigenti, ceti militari, basso clero e ceti popolari, costituendo una
prefigurazione del partito politico di massa che sorgerà alla fine
dell’Ottocento. Da qui l’ampiezza della sua composizione sociale e la
necessità che questa fosse filtrata attraverso la gerarchia dei gradi o attraverso forme organizzative parallele. È quanto avverrà nelle Romagne con
la Turba, che organizzava operai e artigiani, o con i Fratelli del Dovere, che
organizzava i militari. Le donne, diversamente dalla rivoluzione francese
che le aveva escluse dalla vita politica, erano organizzate nelle Vendite
delle Giardiniere, a volte riservando loro compiti politici importanti, come
nel caso della maestra giardiniera Cristina principessa di Belgioioso.
In Francia la Charbonnerie nasce da giovani di cultura liberale, studenti nelle facoltà di medicina e diritto o impiegati del commercio, concentrati nella loggia parigina Les Amis de la Vérité. Alcuni di loro, dopo un viaggio a Napoli, porteranno in Francia la struttura organizzativa della
Carboneria napoletana semplificando i rituali e accentuando il programma
politico-militare. Le vendite si espanderanno rapidamente unificando le
opposizioni ai Borboni, collegandosi con parlamentari liberali e con militari bonapartisti, organizzando ripetute insurrezioni che falliranno ma produrranno reti di opposizione militare e popolare che saranno fra i protagonisti della rivoluzione del 27-29 Luglio 1830 e che continueranno a operare anche successivamente legandosi a società d’ispirazione repubblicana,
sansimonista o comunista.
La Carboneria si diffonde in numerosi paesi europei, estendendosi anche
alle Americhe, dall’Ontario all’Argentina. Si tratta di esperienze organizza186
Appendice. La Carboneria nei repertori
tive che avranno forme diverse: in Italia la Carboneria, in Francia l’Union
Libérale di Grenoble e poi la Charbonnerie, in Germania la Lega della Virtù
(Tugenbund), gli studenti delle Burschenschaften e gli Unbedingten, in
Grecia la Philiki Hethairia, in Spagna i Comuneros, in Russia i Decabristi,
in Québec i Frères Chasseurs, in Ontario i Brothers Hunters etc., con un
unico coordinamento centrale parigino, o Vendita suprema. Va infatti distinto il centro che coordina l’attività nazionale, in Francia o in altri paesi
(Haute Vente/Alta Vendita), dal centro che coordina l’attività internazionale
(Vente Suprême/Vendita Suprema) dove troviamo liberali rivoluzionari
come Lafayette, Angeloni, Voyer d’Argenson, il principe Paolo di
Württemberg, Dupont de l’Eure e Jacques Laffitte, beneficiario di un lascito napoleonico di sei milioni di franchi-oro, presso cui si tenevano le riunioni. Questo comitato era collegato con un più ampio fronte liberale in cui
erano attivi Victor Cousin, Benjamin Constant, Antoine Destutt de Tracy e
Casimir-Pierre Périer. Verso il 1825 si formerà a Parigi un Comité Grec o
Philhellène, diretto da Jacques-Charles Dupont de l’Eure e da Lafayette, per
aiutare i greci insorti, un comitato che alla fine del 1826 si trasformerà in
Société Cosmopolite, avendo come protettore Louis Philippe duca
d’Orléans, società che poco prima della rivoluzione di Luglio si unificherà
col Comité Directeur. Troviamo qui riuniti un’icòna della tradizione rivoluzionaria, alcuni banchieri, due futuri presidenti del consiglio e un futuro
monarca, una società segreta in verità non priva d’autorevolezza.
Esistono storiografie nazionali di queste esperienze ma non una storia
internazionale, nonostante in molti paesi l’esperienza si prolunghi ben oltre
il 1830, basti qui citare l’Italia, dove le vendite carbonare saranno attive in
ambienti repubblicani e popolari ancora durante il XXº secolo e in
Portogallo, dove la rivoluzione repubblicana del 1910 sarà organizzata
dalle vendite carbonare lusitane, vendite sorte nel primo Ottocento con
patenti francesi e risorte nel secondo Ottocento con patenti italiane.
I Rituali
Registriamo nel primo grado ora tracce di un evangelismo cristiano di
carattere egalitario e solidaristico, ora un’influenza teofilantropica, la cui
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Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
presenza è evidente nei calendari e nei quadri carbonici. Nei gradi superiori troviamo ora un materialismo à la d’Holbach, retaggio del filone degli
Idéologues e di Illuminati bavaresi, ora un esoterismo egizianeggiante, già
presente nella spedizione napoleonica in Egitto, poi ripreso a Parigi
nell’Ordre des Sophisiens e infine dominante nel rito massonico di
Misraïm, le cui origini, coeve alle origini della carboneria italiana, sembrano passare entrambe per Pierre-Joseph Briot. Nell’immaginario popolare la Carboneria è a tutti gli effetti cristiana, come lo è realmente nei gradi
inferiori.
Nei rituali carbonari di cui disponiamo il rito dell’iniziazione riprende
quello tradizionale del compagnonnage in quanto processo di perfezionamento spirituale dell’uomo che consegue alla morte rituale. Mentre nella
massoneria la simbologia urbana dei costruttori di cattedrali pone al centro
il tema della pietra grezza che deve essere sgrossata e raffinata fino al capolavoro, la pietra cubica, qui la simbologia forestale pone al centro il tema
della carbonizzazione, del processo di combustione e raffinamento del
legno attraverso il fuoco della fornace per purificarlo e farne materiale
combustibile. Le cerimonie del primo grado esprimono una simbologia cattolica, imperniata sulla ricezione del pagano che si è smarrito nella foresta
e viene nell’Ordine a cercare la luce, sul culto dei Santi, in particolare di
San Teobaldo patrono dei carbonai, mentre il rituale del secondo grado, che
riprende parte del rituale massonico di Principe Rosa-Croce, è imperniato
sul sacrificio di Cristo visto come combattente per la libertà e vittima della
tirannide.
A questa simbologia cristiana del sacrificio e della fraternità si intreccia
quella del ciclo di morte e rinascita della vegetazione: scala di legno, fascina, ceppo, ciocco, ascia, terra, foglie, échantillon, con parole sacre del
primo grado (fede speranza carità) di impronta cristiana e parole di passo
del secondo grado di impronta naturalistica (felce e ortica, che mescolate
alla terra separano gli strati di legna agevolandone la carbonizzazione). Il
rituale è a volte trasparente, là dove trasmette il progetto politico dell’ordine, come nelle parole sacre del secondo grado (onore virtù probità) e del
terzo grado (Libertà e Uguaglianza), che costituiscono i valori del cittadi188
Appendice. La Carboneria nei repertori
no che ama la patria e lotta per la costituzione, a volte di più difficile interpretazione, facendo uso di simboli polivalenti come il gomitolo di filo, ora
simbolo muratorio della catena d’unione che è anche catena dei diritti naturali, ora simbolo di vendetta per legare il tiranno, come risulta in alcuni
catechismi del secondo grado dove si parla di «liberare la foresta dai lupi»,
cioè di liberare la patria dai tiranni.
Nel complesso vi è una simbolica cattolica nei gradi inferiori e una simbolica naturalistica nei gradi superiori, evidente nel calendario carbonico
che recupera elementi del calendario giacobino di Romme e delle feste
decadarie, elementi che poi saranno ripresi dal calendario adelfico, e presente nella simbologia (sole, luna, gruppi di sette stelle…) dei quadri carbonici, versione carbonara dei tappeti di loggia. Si tratta di una cultura
figlia dell’ermeneutica delle religioni in chiave di simbologia del movimento dei corpi celesti, da Dupuis e Volney a Lenoir, che ritroviamo in
Italia con Salfi e Romagnosi, a conferma di una permanenza sotterranea
della riforma teofilantropica, una cultura che ritroveremo più tardi nella
simbologia e nelle feste del movimento operaio ottocentesco, dai cartisti
fino all’istituzione della Festa del Primo Maggio.
I gradi carbonari
La ricezione del nuovo affiliato ricalca quella massonica: il novizio
(pagano), smarritosi nella foresta, viene a cercare la luce nel Tempio della
Virtù, dove viene accolto con diffidenza, spogliato dei metalli e condotto
nel gabinetto di riflessione, quindi interrogato sulle ragioni della richiesta
di ricezione, poi condotto a fare viaggi simbolici, sottoposto a prove tendenti ad intimorirlo e infine condotto al giuramento di affiliazione sul
pugnale, impugnando un teschio, dove si impegna a mantenere il segreto,
ad aiutare i cugini in difficoltà e a essere a disposizione dell’Ordine.
Ora l’iniziato può assumere un nuovo nome, scelto fra quelli della tradizione greco-romana o fra figure che simboleggiano la lotta contro la tirannide, sia per celebrare la morte rituale e la rinascita che per agevolare l’attività politica clandestina. Egli apprende che il calendario carbonico inizia
il 1º luglio, festa di san Teobaldo, e che la datazione inizia dal 1805, anno
189
Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
di fondazione del Regno d’Italia, e anche del Grande Oriente d’Italia. Gli
affiliati si chiamano cugini in quanto fanno parte della famiglia carbonarica che è una sola sulla terra, una famiglia di cui si diviene membri attraverso un rituale iniziatico di morte, rinascita e affratellamento artificiale,
che come tale non può conoscere divisioni etniche o sociali valide solo nel
mondo profano.
I programmi politici
La tripartizione dei gradi appare modellata sulla logica politica del programma carbonaro: il primo grado (Apprendente Carbonaro) è fondato sull’obbligo di costumi virtuosi e su attività filantropiche, il secondo grado
(Maestro Carbonaro) propugna la lotta contro il dispotismo politico (uccisione rituale del tiranno), a favore dell’indipendenza nazionale e di un regime costituzionale, il terzo grado (Gran Maestro), esprime il progetto ultimo dell’Ordine: la restituzione all’uomo della purezza ed eguaglianza primitiva nella forma politica della Repubblica, attraverso la lotta contro la
superstizione religiosa e il dispotismo del principe.
In sostanza troviamo un dualismo fra un primo grado di pratiche filantropiche e obiettivi di giustizia sociale, a reclutamento ampio, e un secondo grado di progetto politico, a reclutamento più selezionato, fondato sulla
costituzione di Cadice del 1812, figlia della costituzione girondina del ‘91,
e oscillante fra monarchia costituzionale e repubblica. Più difficile invece
è verificare nella diversità geografica e temporale delle esperienze carbonare l’omogeneità del programma comunista del terzo grado, che appare
ripreso dai gradi superiori dell’esperienza illuminata bavarese e dal programma babuvista francese.
Per un verso tutta l’esperienza della carboneria italiana meridionale
appare figlia della cultura di logge illuminate e giacobine, pur restando
qualche incertezza fra comunione dei beni dell’età dell’oro, alla cui eguaglianza primitiva l’uomo va restituito, e legge agraria della tradizione
repubblicana latina e del modello teocratico mosaico. Per altro verso il riferimento costante a un centro francese sembra suggerire una continuità fra
esperienza filadelfica e adelfica, su cui solo successivamente si sarebbe
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Appendice. La Carboneria nei repertori
innestata la riforma buonarrotiana quale risulta dal terzo grado della
Società dei Sublimi Maestri Perfetti, che non sembra compatibile con quello di altri dirigenti filadelfi e dell’Adelfia, da Angeloni e Bazin a Lafayette.
È possibile che Buonarroti abbia organizzata una propria doppia rete
comunistica all’interno della rete europea che faceva riferimento al comitato centrale di Parigi (Comité directeur), che aveva invece un programma
liberale, rivoluzionario negli strumenti di lotta e nella forma politica perseguita, fra monarchia costituzionale e repubblica, ma coerente con una
strategia di libertà dei mercati e dell’iniziativa privata, non senza presenze
dinastiche antiborboniche, dai bonapartisti agli orléanisti. Non capiremmo
altrimenti i riferimenti al centro carbonaro parigino che ritroviamo in tutta
l’attività clandestina dei liberali europei, latinoamericani e canadesi negli
anni Trenta e Quaranta. In questo periodo Buonarroti fonda proprie sette,
dalla Carboneria Riformata (1832) alla Carboneria Democratica
Universale (1833-34), che avranno successo solo in Belgio, per morire a
Parigi nel 1837. Né capiremmo la disponibilità finanziaria del centro carbonaro, al di là dell’obbligo delle Vendite di versare un quarto delle quote
al centro, senza il lascito di Napoleone a Laffitte di sei milioni di franchioro e senza il sostegno a finanzieri liberali latini da parte del governo degli
Stati Uniti, interessato ad avere un governo liberale spagnolo da cui più
facilmente ottenere la cessione della Florida.
Ciò che va rilevato è che la gerarchia dei gradi carbonari riprende la
struttura massonica degli alti gradi piuttosto che la struttura dei bons
cousins charbonniers, riprende cioè un modello in cui i primi gradi sono
soltanto propedeutici alle rivelazioni successive, concesse selettivamente a
chi superi le prove mostrandosi degno di cooptazione. È significativo in
questo contesto che il rapporto di filiazione da parte della massoneria talora si rovesci, per cui sono i dirigenti carbonari, come avverrà nelle
Romagne col congresso di Bologna dell’ottobre 1818, a ricostituire le
logge massoniche come base associativa di massa per poi selezionarvi i
quadri da reclutare per le vendite carbonare, e non viceversa. Sono ancora
i dirigenti carbonari a produrre in questi anni la Guelfia come organizzazione selettiva di quadri. Non diversamente procederà Buonarroti, dopo la
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Appendice. La Carboneria nei repertori
Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
tentata riforma dell’Adelfia del 1818, con la Società dei Sublimi Maestri
Perfetti, utilizzando le logge come copertura o fondandole direttamente.
Analogamente la carboneria francese si costituirà come progetto politico,
dopo la fuga di Joubert e Duguied a Napoli nel 1820, usando come copertura logge come «Les Amis de la Vérité», «Les Amis de l’Armorique» o
«Les Trinosophes», caratterizzate dal ridimensionamento della pratica
rituale a favore del progetto politico e dell’azione militare.
Più difficile è seguire la progettualità politica della Vendita Suprema, a
cui si richiamano tutte le Alte Vendite nazionali, ma è significativo che
nelle memorie dei massimi dirigenti politici europei dell’epoca questo
Comité Directeur sia sempre presente. L’operatività del centro parigino o
Vendita Suprema è documentata almeno fino al 1830-31, ma potrebbe
avere avuto ulteriori prolungamenti, da verificare forse fino alla rivoluzione portoghese del 1910, organizzata da vendite carbonare. Su quest’ultimo
periodo della carboneria la storiografia tace.
*traduzione dal francese. Abbiamo mantenuto la bibliografia della versione originale, che nel Dizionario è stata rifusa in quella generale.
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Bibliografia
Sui bons cousins charbonniers, cf. Brengues J., La Franc-maçonnerie
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194
Appendice. La Carboneria nei repertori
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Association maçonnique de Misraïm, ib., pp. 547-50]; Reghellini de Schio
M., Esprit du dogme de la Franche-Maçonnerie. Recherches sur son origine et celle de ses differents rites, compris celui du carbonarisme,
Bruxelles, Tarlier, 1825; Radice F. R., The French Charbonnerie in the
Nineteenth Century, «AQC» LX (1947) pp. 106-16; Dayet M., Un révolutionnaire franc-comtois: Pierre-Joseph Briot, vv. I-II, Paris, Les Belles
Lettres, 1960-1979; Wit J. F. von Dörring, Les sociétés secrètes de France
et d’Italie, ou Fragments de ma vie et de mon temps, Paris, Levasseur,
1830; Perreux G., Au temps des sociétés secrètes: la propagande républicaine au début de la Monarchie de Juillet (1830-35), Paris, Les Editions
Rieder, 1931; Isambert F. A., De la Charbonnerie au Saint-simonisme.
Etude sur la jeunesse de Buchez, Paris, Les Editions de Minuit, 1966;
Galtier G., Maçonnerie egyptienne, Rose-Croix et Néo-chevalerie. Les fils
de Cagliostro, (Paris), ed. du Rocher, 1989 (chap. 4: Misraïm, les
Philadelphes et les Carbonari, pp. 99-117); Lambert P. A., La charbonnerie française, 1821-1823: du secret en politique, Lyon, Presses universitaires de Lyon, 1995.
Sulla Carboneria in Spagna v. Zavala I. M., Masones, comuneros y carbonarios, Madrid, Siglo XXI, 1971; in Portogallo v. Almeida L. de, A obra
revolucionária da propaganda. A sociedades secretas, «Historia do
Regimen Republicano em Portugal», Montalvor L. ed., vol. II, Lisboa,
Editorial Atica, 1932 pp. 203-51; in Romania v. Berindei D., Prélude de la
révolution roumaine de 1848. Les sociétés secrètes, «Revue Roumaine
d’Histoire», XVII (1978) n. 3 pp. 427-45, Zane G., Le mouvement révolutionnaire de 1840. Prélude de la révolution roumaine de 1848, «Biblioteca
Historica Romaniæ» n. 6, Bucarest 1964 (cap. III: Les sociétés secrètes
dans les Principautés Roumaines, ib., pp. 55-94); in Grecia v.
195
Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975)
Mendelssohn-Bartholdy K., Die Etärie, «Historische Zeitschrift» XVI
(1866) pp. 294-343; Botzaris N., Visions balcaniques dans la préparation
de la Révolution Grecque (1789-1821), Droz-Genève et Minard-Paris
1962; Koumas K. M., Hellenes, tourkokratia kai epanastasis, 1966 [repr.
da Wien 1832 e repr. Sak. G. Sakellariou, Philike Hetaireia apo ta archeia
tes Odessou, en Odessoi, 1909], s. l. [Athenai], Hetairia Hellenikon
Ekdoseon, 1967 e Barau D., La cause des Grecs: une histoire du mouvement philhellène (1821-1829), Paris, Champion, 2009; sulla carboneria
canadese, v. Kinchen O. A., The Rise and Fall of the Patriot Hunters, New
York, Bookman Associates, 1956; Cazzaniga G. M. Frères chasseurs,
Brother hunters. Une histoire méconnue de charbonnerie canadienne &
Les églises chrétiennes et la franc-maçonnerie, Québec, Les Presses de
l’Université de Laval, 2009 pp. 8-30.
196
Indice
Prefazione. Una pagina di storia repubblicana
5
Mario Lizzani, De Republica ovvero il “Giardino del Lungotevere” 13
Giovanni Pascoli, Il Re dei Carbonari
23
Giovanni Pascoli, Epigrafe per Leonida Montanari
29
Vendita dei seguaci del gran Eroe d’Italia
31
Mario Casella, I repubblicani a Roma alla fine del secolo
35
Carboneria 1913. Bolla del Gran Capo Vendita
53
Costituzioni Generali della Carboneria
59
Giuramenti dell’Apprendente e del Maestro
77
Rituale dei Lavori in gr. d’App.
79
Catechismo d’Apprendente
91
Rituale della C. d’O. (Camera d’Onore)
(passaggio da apprendente a Maestro, V grado)
97
Dal Fondo Guastoni-De Ambris
101
Regolamento Interno della G. (rande) F. (amiglia) C. (arbonara)
105
Rapporti di polizia 1913/1945
111
Felice Anzalone, La Carboneria italiana (1944)
161
Appendice. La Carboneria nei repertori
179
Copertina: xxxxxx
Immagini fotografiche: dal testo xxxxxx
Impaginazione: Roberta Arcangeletti
Questo libro è stato finito di stampare nel marzo 2014
Stampa: xxxxx
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Per una storia della Carboneria dopo l`unità d`Italia (1861