Gian Mario Cazzaniga Marco Marinucci Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) Quaderni degli Accademici Incolti 2014 Il territorio e le sue problematiche Gian Mario Cazzaniga ([email protected]). Professore ordinario di Filosofia Morale all’università di Pisa. Organizzatore di dodici convegni internazionali, è stato visiting professor in una ventina di università straniere. Ha 140 pubblicazioni scientifiche fra cui Storia d’Italia Einaudi, Annali 21: Massoneria (2006), Annali 25: Esoterismo (2010). Marco Marinucci. Studioso delle democrazie radicali dell'Ottocento. Attualmente si occupa di consulenza e ricerca storica in ambito televisivo. © 2014 Gaffi Via xxxxx www.gaffi.it Collana dell’Accademia degli Incolti © Prefazione. Una pagina di storia repubblicana Il repubblicanesimo costituisce un filone culturale, un modello di società politica e una religione civile presente nel mondo moderno in Europa e nelle Americhe, tornato al centro del dibattito storiografico in tempi recenti, in particolare in ambito anglosassone, con radici presunte fra Cicerone e Machiavelli, fra pensiero classico e riflessione civile rinascimentale. In questo non nascosto tentativo di trovare una terza via fra liberalesimo e comunitarismo espresso da un settore della cultura politica anglosassone, minore attenzione ha finito per toccare al filone repubblicano che, nato nel mondo illuministico con Montesquieu e Rousseau, Helvetius e Condorcet, ha dominato la cultura rivoluzionaria dell’Europa continentale con la Rivoluzione francese fra Costituzione repubblicana dell’Anno I (1793), divenuta mito di fondazione, e corrente girondina. Questa storia e questa influenza sono proseguite con Teofilantropi, Ideologi e con la società repubblicana dei Filadelfi. Saranno quest’ultimi filoni, collegati anche con nuclei provenienti dagli Illuminati di Baviera, a costituire la cultura dei dirigenti delle vendite carbonare e le basi della democrazia sociale nell’Europa ottocentesca, comparendo col trinomio Libertà Uguaglianza Fraternità anche sulle bandiere delle prime organizzazioni del movimento operaio, continentali e insulari. Si tratta di un filone culturale e politico presente in Italia nelle società segrete degli ‘Unitari’, dai Raggi all’Accademia Platonica ai Centri, avendo fra i dirigenti Salfi, Romagnosi e Gioia, ed è a partire dal repubblicanesimo degli ‘Unitari’ che l’idea dell’unità d’Italia, in passato presente solo nella tradizione letteraria, diventerà idea politica. Questo filone riappare con forza nel periodo della Restaurazione come cultura prevalente nei gruppi dirigenti delle vendite carbonare, anche se nei programmi di riforma politica dovrà passare per una lunga fase di progetti federativi, influenzati in particolare dal costituzionalismo repubblicano di Sismondi, per tornare poi dopo il 1849 verso un unitarismo repubblicano fra Mazzini e Garibaldi, cui si unirà un filone minoritario di democrazia federalista da Cattaneo e Ferrari a Ghisleri. 5 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) Non diversamente dall’esperienza italiana, questo repubblicanesimo sarà influente nelle organizzazioni carbonare francesi, spagnole, tedesche, irlandesi, greche, polacche, russe, rumene, canadesi, argentine e portoghesi, dove le vendite carbonare risorte nel secondo Ottocento con patenti italiane organizzeranno con successo la rivoluzione repubblicana del 1910. Non minore rilievo peraltro avrà il repubblicanesimo nel mondo anglosassone, avendone autonoma origine nel secolo XVIIº con repubblicani come John Milton, Algernon Sidney e James Harrington, Anthony di Shaftesbury e John Toland, trovando poi successive adesioni prima in società di corrispondenza favorevoli alla rivoluzione francese, in cui anche questi testi repubblicani inglesi saranno influenti, e poi in correnti riformate non conformiste, gruppi radicali benthamiani e attivisti painiani fautori di riforme sociali, influenti nei circoli del Libero Pensiero e sulle prime organizzazioni del movimento operaio. Sembra dunque a noi che, nella più generale riflessione sul repubblicanesimo moderno nelle sue diverse accezioni, un’attenzione privilegiata debba essere mantenuta verso i modelli politici espressi dalla Rivoluzione francese, a partire dalla Costituzione repubblicana dell’Anno I (1793), e un’attenzione specifica debba essere rivolta alla Carboneria, italiana e non solo, che del repubblicanesimo è stata nel secolo XIXº espressione culturale e politica non ultima, per continuare a operare, pur in forma minoritaria, ancora nel secolo XXº. In Italia la cultura repubblicana delle vendite carbonare continuerà a essere forte dopo il 1861 nello Stato Pontificio e nei territori italofoni sotto il dominio austriaco, dove la presenza di vendite carbonare risulterà intrecciata con reti muratorie e circoli clandestini del movimento irredentista, a partire dal Circolo Garibaldi, circoli attivi in molte città italiane, da Milano a Napoli. Saranno in prevalenza carbonari i dirigenti repubblicani, e spesso anche massoni, che più di altri si faranno promotori di iniziative internazionalistiche alla fine dell’Ottocento e nei primi anni del Novecento a sostegno di lotte di liberazione nazionale, dalla Polonia ai Balcani, da Cuba a Candia. Quest’ultimo periodo è meno noto, e ancor meno nota, anche perché assai poco studiata, è l’attività di vendite carbonare italiane nel XXº secolo, in 6 Prefazione. Un pagina di storia repubblicana continuità con questi filoni culturali, in particolare con quello mazziniano, e in collegamento con organizzazioni politiche repubblicane. Risulta obbligatoria infatti in alcune edizioni delle Costituzioni Generali della Carboneria italiana novecentesca l’iscrizione degli iniziati al Partito Repubblicano Italiano, obbligo che troverà applicazione ancora nel seconda metà del Novecento, e questo legame si mantiene in tutta la tormentata storia, ricca di scissioni, del partito repubblicano, ambendo in qualche modo la Carboneria essere la coscienza morale intransigente di esso, come chiaramente rivendicato in una ‘bolla’ dell’avv. Arnaldo Petroni, Gran Capo Vendita dal nome di guerra Riego, in un testo del 1913 che riproduciamo, a conferma di una concezione del repubblicanesimo come religione civile. Ancora a conferma del filone culturale cui l’identità repubblicana e carbonara si richiama, è significativo che Giovanni Conti, dirigente repubblicano del primo Novecento che sarà poi il dirigente politico dei repubblicani nella Resistenza romana, scrivendo una storia del movimento nel 1921, così iniziasse il testo, proprio alla Rivoluzione francese richiamandosi e appoggiandosi in ciò sull’autorità del repubblicano Bovio: «Il grande avvenimento storico – scriveva Giovanni Bovio - a cui fanno capo i partiti nuovi, è la rivoluzione francese. La grande rivoluzione che in meno di mezzo secolo sconvolse e trasformò la vecchia Europa feudale, aristocratica e cattolica, espresse dal suo seno tutte le dottrine politiche che si affermarono e vissero nel secolo XIXº. Dal grande movimento, con la dichiarazione dei diritti dell’uomo, scaturirono alcuni principî immortali i quali attendono ancora, dopo più di cento anni di faticosa elaborazione, il loro trionfo: il principio di nazionalità, il principio della sovranità popolare, l’idea del sociale»1. Vi è insomma una pagina bianca di storia del pensiero politico in cui la storia della Carboneria italiana post-unitaria, all’interno delle diverse espressioni del movimento repubblicano, attende ancora di trovare posto. Riteniamo utile pertanto offrire agli studiosi materiali inediti o poco noti di questi periodi, augurandoci che altri ricercatori si uniscano in questa ricerca e nella scoperta di nuovi materiali, certamente esistenti in Italia fra archivi di istituzioni pubbliche e archivi familiari privati, nonché probabil7 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) mente presenti anche in archivi del mondo dell’emigrazione italiana nel Mediterraneo, nelle Americhe e nelle ex-colonie italiane. Per quanto concerne la seconda metà del secolo XIXº pubblichiamo un rituale carbonaro fiorentino di cultura garibaldina degli anni ’60 della Vendita dei seguaci del gran Eroe d’Italia, tratto dalle carte Dolfi, oggi alla Domus Mazziniana di Pisa, due testi carbonari di Pascoli del primo Novecento, e ripubblichiamo pagine su vendite romane di fine Ottocento con un articolo di Mario Lizzani del 1943 sulla Carboneria romana e con excerpta da un saggio di Mario Casella del 1982 che tratta di repubblicani e carbonari a Roma alla fine dell’800. Per quanto concerne il primo ventennio del ’900 pubblichiamo materiali del tutto inediti che solo recentemente (2009) la Biblioteca del Grande Oriente d’Italia ha acquisito con un fondo, donato da Francesco Siniscalchi e proveniente da Michele Campanelli, carbonaro e repubblicano barese, dove risulta documentata un’attività, in particolare negli anni 1916-1922, di vendite carbonare a Roma e in altre zone d’Italia, fra cui la Puglia e le Marche, dirette da un P.(otere) S.(upremo) della Sovrana Vendita Nazionale ‘Universo’, che costituiva il governo dell’Ordine, e che come tale continuerà ad operare nei decenni successivi in Italia e nel mondo, fra emigrati ed esuli politici. Va segnalato un documento congiunto del 9 febbraio 1917 dove risulta costituito un comitato permanente fra la Famiglia Carbonara Italiana e la Famiglia Italiana dell’Alleanza Repubblicana Universale, testo presente anche in rapporti di polizia che pubblichiamo. Questi rituali del fondo Siniscalchi risultano di cultura adelfica, si veda il giuramento, in parte diverso da altri che ugualmente riproduciamo, che recita: «Giuro di adoperarmi con tutte le forze all’abolizione di ogni privilegio e di ogni tirannide, all’annientamento della setta clericale e di tutte le superstizioni religiose, ed al trionfo della Repubblica Sociale». Analogamente nel Catechismo d’Apprendente, che in altre edizioni verrà pubblicato come Programma e catechismo carbonaro, leggiamo: «Il sale è simbolo della sapienza, e siccome esso serve ad impedire la putredine, così ci indica che dobbiamo sapientemente e diligentemente custodire noi stessi, tenendoci lontani dal vizio per essere così distinti dal rimanente degli 8 Prefazione. Un pagina di storia repubblicana uomini, e che dobbiamo con le parole, con l’esempio, mostrarci virtuosi, affinché i nostri nemici, trattando con noi, possano divenire nostri amici pel giorno sospirato, nel quale dovrà compiersi la totale distruzione del trono e dell’altare». Da rapporti di polizia, che in parte pubblichiamo, risulta l’esistenza di vendite e di attività carbonare in tutto l’ex-Stato Pontificio, in Puglia, nelle Romagne e nel Veneto, a Napoli, Terni e Livorno. La consistenza e la continuità di queste presenze non è sempre chiara e richiederebbe ulteriori ricerche. Le basi popolari delle vendite risultano comunque robuste, in particolare in zone dell’Italia centrale dove tradizioni repubblicane e anticlericali erano forti. Non spiegheremmo altrimenti perché nelle elezioni dell’Assemblea Costituente (2 giugno 1946) il Partito Repubblicano Italiano risultasse a Roma il secondo partito dopo la Democrazia Cristiana, anche se la direzione azionista moderata che verrà affermandosi nel Partito Repubblicano provocherà in pochi anni fuoruscite della base popolare repubblicana verso il Partito Comunista Italiano. È significativo che timbri e decorazioni su diplomi, che più avanti riproduciamo, portino il fascio littorio di Roma repubblicana sovrastato dalla picca e dal berretto frigio dei giacobini, simboli che ritroviamo ad esempio nella lapide in onore dei carbonari Targhini e Montanari affissa in Piazza del Popolo il 9 giugno 1909, a conferma della tradizione politico-culturale cui la Carboneria si richiama, ugualmente presente nell’incipit delle circolari: Salute e Fratellanza (Salut et Fraternité). Dei materiali di questo periodo, su cui va rilevato che qualche notizia era già in ricerche di Marina Tesoro2, pubblichiamo inediti come le Costituzioni Generali della Carboneria del 1916, come giuramenti, catechismi e rituali dell’Apprendente, solo in parte già editi in altre versioni, e come materiali inediti di polizia del 1913/45 tratti dall’Archivio Centrale dello Stato, da cui risulta un radicamento delle vendite e una loro base in prevalenza composta da lavoratori manuali, in zona laziale e non solo, come artigiani, vetturini, macellai, scalpellini, muratori e facchini. Per quanto concerne il periodo del Fascismo e della Resistenza pubblichiamo alcune carte di Alceste De Ambris dell’esilio parigino, tratte dal 9 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) fondo Guastoni-De Ambris, da poco trasmesso all’Archivio Centrale dello Stato, anch’esso parzialmente presente presso la Biblioteca del GOI per cortesia di Enrico Serventi Longhi che queste carte ha studiato3, significative per i rapporti con vendite italiane in Brasile, a conferma della presenza carbonara italiana nelle Americhe. Pubblichiamo infine alcuni excerpta da un opuscolo poco noto e, per quanto ci consta, presente solo in due copie nelle biblioteche pubbliche italiane. Si tratta di un Memoriale sulla partecipazione della Carboneria romana alla Resistenza con due brigate, essendo Gran Maestro della Carboneria italiana Tito Speri, pseudonimo di Felice Anzalone, una brigata attiva Goffredo Mameli, detta anche ‘Banda Neri’, e una brigata Deposito e Riserva Giuseppe Mazzini, interessante anche per la storia della ricostituzione della Carboneria italiana nel 1933 a opera di Agesilao Filipperi, dopo un suo scioglimento decretato dall’Assemblea Generale Carbonara di Ancona del 1923, e della riunione a Marsiglia nel 1934 di un coordinamento internazionale carbonaro (Alto Concistoro Universale dell’Ordine dei Carbonari)4. Si trattava di un’assemblea generale delle vendite italiane nel mondo, organo istituzionale previsto con scadenza triennale nelle Costituzioni Generali carbonare, già richiamato in una nota di Pubblica Sicurezza del 1919, che ugualmente pubblichiamo, in cui si parla, in occasione di analoga assemblea generale a Roma, della partecipazione di: «rappresentanti di vendite carbonare italiane dell’America del Nord e del Sud». Il Memoriale appare strumento di copertura e legittimazione post-resistenziale da parte di un personaggio di dubbia affidabilità, fondatore di un effimero Partito Repubblicano del Lavoro, ma le notizie sulla Carboneria sono utili, soprattutto dove siano anche altrimenti confermate, e lo vediamo nei rapporti di polizia dove risultano ripetuti tentativi di ricostituzione della Carboneria nel periodo fascista, mentre la presenza carbonara nella Resistenza romana, certamente cospicua ma dispersa fra formazioni diverse, dal Partito Repubblicano Italiano al Partito d’Azione, dal Movimento Comunista d’Italia (‘Stella Rossa’) al gruppo Anzalone, andrebbe a sua volta ulteriormente approfondita, anche per il difficile rapporto col CLN dovuto alla pregiudiziale repubblicana5. 10 Prefazione. Un pagina di storia repubblicana Pubblichiamo nella parte iconografica alcune basi (oggetti rituali) carbonare e documenti che testimoniano l’attività di vendite carbonare laziali dalla seconda metà dell’Ottocento al secondo dopoguerra, almeno fino agli anni ’70, in collegamento col Partito Repubblicano Italiano, questione che ci ripromettiamo di approfondire in una futura pubblicazione. Pubblichiamo poi in appendice due voci di repertori del 1930 e del 2014 sulla Carboneria, comprensive di bibliografia, per offrire una sintesi sulla storia degli studi e sul loro stato attuale. Ci sentiamo infine in dovere di ringraziare il dott. Bernardino Fioravanti, bibliotecario del Grande Oriente, per la fraterna collaborazione prestataci, che ne fa un autentico coautore di questo lavoro, così come ringraziamo l’ALCRAS (Associazione Laica Centri Regionali di Azione Sociale) e il suo presidente Benito Garrone, che ci ha concesso di pubblicare materiale inedito sulle quattro Vendite, Locatelli, Confalonieri, Malloni e Saffi, nuovamente attive già a partire dal 1946 a Testaccio, il prof. Francesco Guidotti per averci concesso di riprodurre basi carbonare del Museo Nazionale Garibaldino di Mentana e, last but not least, il dott. Alberto Gaffi per averci ospitato nelle sua casa editrice. Gian Mario Cazzaniga e Marco Marinucci NOTE 1) Un ignoto (=Giovanni Conti), Pensiero e azione: cento anni di lotta repubblicana in Italia, Roma, Libreria Politica Moderna, 19212 p. 11. 2) V. Tesoro M., I repubblicani nell’età giolittiana, Firenze, Le Monnier, 1978 pp. 81-83 et Ead., Democrazia in azione. Il progetto repubblicano da Ghisleri a Zuccarini, Milano, FrancoAngeli, 1996 pp. 77 e 106-07 n. 7. 3) Cf. Serventi Longhi E., Alceste de Ambris: l’utopia concreta di un rivoluzionario sindacalista, Milano, Angeli, 2011. 4) A∴ G∴ D∴ G∴ A∴ D∴ U∴ E∴ D∴ S ∴ T∴ , Statuto della Carboneria Italiana conforme agli Statuti Generali dell’Alto Concistoro Universale dell’Ordine dei Carbonari, Marsiglia VI-1934 E∴ V∴ (di cui esistono nel Fondo Lattanzi presso la Biblioteca del GOI le sole prime quattro pagine). 11 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) 5) Si veda la relazione di Giorgio Braccialarghe, responsabile militare dei repubblicani a Roma, in Id., I repubblicani a Roma durante l’occupazione nazista, «Archivio Trimestrale» IX n. 3 (lugl.-sett. 1983) pp. 468-73; cf. Conti G., I Partiti Politici in Italia visti nel 1946… visti nel 1953, Roma, Casa Ed. It., 1953 p. 59 n. 12, dove Conti afferma che a Roma e nel Lazio, diversamente da altre regioni italiane, il PRI non fece parte del CLN; v. anche la relazione di Romolo Poggelli sull’attività delle squadre d’azione del PRI, V Zona Testaccio, durante l’occupazione nazi-fascista in «I Repubblicani a Roma, 1943-1944 – La Voce Repubblicana clandestina», a cura di Massimo Scioscioli, Roma, Archivio Trimestrale Reprint, 1983, pp. 137-142. Va rilevato che mentre nella carboneria italiana del Novecento è comune una cultura repubblicana figlia dei Lumi e della rivoluzione francese, i riferimenti politici dei carbonari privilegeranno il partito repubblicano ma comporteranno altresì militanze anarchiche o socialiste. 12 De Republica, Lungotevere”* ovvero il “Giardino del Alcuni pini che forse non hanno toccato il secolo, in compagnia di due cipressi, probabilmente coetanei, si elevano, con i loro pennacchi di verde cupo, sui geometrici confini di un hortus conclusus al lungotevere della Farnesina n. 7. Alcuni giovani oleandri, ed un glicine che trabocca con le sue festose florescenze al di là del chiuso, ringiovaniscono la grigia annosità del piccolo rustico. I platani del Lungotevere ravvivano il quadro, offrendo gli effetti coloristici del loro fogliame tra le estreme tinte di un verde nascituro e di un giallo caduco. Sotto un’aranciera la linfa di una fontanina rotonda, barbuta di muschi, riassocia in loquace e comprensibile favella le lontane reminiscenze del luogo, portandovi a respirare episodiche immagini. Nel libero cielo il sovrastante campaniletto di Santa Dorotea, dalla linea casalinga, ha un’attinenza ideale con quei pochi elementi che, tutti insieme, compongono la materia superstite di un angolo trasteverino ormai consunto dal tempo, ossia il “Giardino del Lungotevere”, del quale soltanto una generazione in tramonto può serbare memoria. Le vivide luci di alcuni ricordi infantili mi aiutano, senza fantastiche levitazioni, a ricostruire quell’ambiente, che l’aurora di questo secolo trovò già allontanato dagli aspetti tipici ed essenziali della sua espressività romanesca. Inaugurata col nome di “Giardino del Lungotevere” e chiusa con quello più quirite di “Orti Aureliani” la trattoria dei patriotti [sic] romani caratterizzò un periodo di quel repubblicanesimo, che, d’accordo con la sua formula ortodossa, offrì all’irredentismo nazionale l’ardore di uno spirito d’azione non soltanto simbolico. Costumi dell’epoca e profili personali, opinanti contrasti e congregate volontà, costituirono la cronaca di un ritrovo lumeggiato in uno sfondo di vita campestre, che, ai margini dell’animoso e plebeo Trastevere, più che bruciare aromi sull’ara dell’anticlericalismo, allora in pleonastica voga, stringeva patti contro le insufficienze e le piccole rivalità della politica del tempo. 13 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) Era la vecchia Carboneria romana col suo misterioso ingranaggio che, nel decadente bizantinismo dei governi, cercava il sodo per un suo nuovo ciclo storico. Questa Carboneria, che non aveva carattere di internazionalità, ha alimentato convivenze d’intelletto e di fede fra uomini di rango e ceti operai e, più individualistica che collettiva, per oltre un cinquantennio, ossia dal 1870 al 1923, ha essenzializzato nella Capitale l’azione dell’ex partito repubblicano nel campo della politica operante. Gli antichi “Statuti” carbonari configuravano l’Italia avente per confine le Alpi, con il displuvio delle Dinariche, con le coste dalmate fino all’Albania, all’isola di Corfù e a Malta. Comprendevano nell’Italia la zona delle foci del Varo, e giù, giù la Corsica, la Sardegna, la Sicilia. Dal 1848 al 1870 fu tutta tesa verso l’indipendenza dagli stranieri, alla liberazione dei tiranni, svegliando gli animi intorpiditi. Dopo il 1870 si orientò decisamente verso il mazzinianesimo in una gara di fervida emulazione a carattere regionale, che in parte risultò dannosa. Più accentuata era la corsa al primato, al diritto di capeggiare. Le conseguenze di tali borie regionali minacciarono la allora rigogliosa associazione segreta fin quando l’“Alta Vendita” venne installata a Roma con funzioni di centro propulsore. I primi capi riconosciuti furono il Dott. Cesare Ciattaglia, l’Avv. Federico Zuccari, Sante Ciani, Luigi Coralizzi, i quali con opera alacre, riuscirono a conferire alla Carboneria un indirizzo armonico, atto a creare una forza di vita nuova. Strumento al servizio della patria e delle concezioni etiche-politiche-sociali di Giuseppe Mazzini, trasformò anche i fanatici incoscienti in consapevoli e utili gregari. Il simbolismo della Carboneria, che poteva sembrare una inutile e poco seria superfetazione, aveva invece una ragion d’essere nel linguaggio dei simboli. Esso raffigurava il mondo profano come una foresta popolata di pagani, nella quale i lupi, cioè gli oppressori, tiranneggiavano. Primo compito era quello di liberare la foresta dai lupi, combattendo l’oppressione, assicurando il trionfo della libertà, liberandosi del servaggio dei despoti. Questa era la missione fondamentale della famiglia carbonica e di tutti i buoni cugini. 14 De Republica, ovvero il “Giardino del Lungotevre” Fra i simboli che ornavano la Baracca vi era anche una ciotola ricolma di sale su un bianco lino, per ammonire il Carbonaro di mantenersi puro, virtuoso e di aver sacro l’onore. Vi era la Croce, segno augusto di martirio, la scala indice del progressivo sviluppo della civiltà, il fascio della legna, simbolo della forza proveniente dalla salda, consapevole unione, il sacro fornello, il quale ardeva come ara illuminando con la fiamma rosso-azzurrognola del fuoco dell’amore e della carità; il gallo, simbolo della vigilanza alacre, per destare i dormienti e chiamarli a mirare i primi albori della libertà. Fra le più importanti “Vendite” carbonare del dopo Porta Pia, oltre la “Confalonieri” vi erano la “Targhini e Montanari”, la “Monti e Tognetti”, la “Silvio Pellico”, la “Spartaco” e la “Villa Glori e Mentana”. Le “Baracche” erano i luoghi ove di volta in volta si riunivano i buoni cugini carbonari. Esse venivano apprestate in antiche gallerie, specialmente quelle che irradiavano alle falde dell’Aventino e Palatino, o in vecchie cave di pozzolana e tufo fuori Porta S. Giovanni, a S. Saba, nelle trattorie campestri, nelle grotte di Testaccio. La Carboneria, con tutti i suoi riti, cessò di funzionare nel 1923, avendone allora decretato lo scioglimento, per considerazioni di carattere nazionale, una “Costituente Generale” radunata ad Ancona, alla quale parteciparono fra gli altri, da Roma Salvatore Barzilai, Armando Casalini, Carlo Bazzi, Giuseppe Ariè, Filiberto Vesci, Ciro Corradetti, ecc. A Roma, dunque, dal 1870 al 1910 gli esponenti più autorevoli, come i militi più attivi dell’associazione, preferivano incontrarsi in tre ben noti locali romani ossia nel “Giardino del Lungotevere”, tenuto in origine da Bartolomeo Filipperi in società con Giovanni Mancini e della cui inedita storia diremo più avanti, dal “Galitta” alle Zoccolette, dove era il covo dei repubblicani della Regola, con la celebre squadraccia abituata ai colpi di mano specialmente in periodo elettorale, e nell’altro gestito da Antonio Curti “Toto er cazzaccio” sotto il “Monte de li cocci” dove convenivano gli amici del Testaccio e dell’“Ammazzatora”, mentre i luoghi di iniziazione erano, come abbiamo detto, all’ombra di alcune grotte o antiche cave di pozzolana nel suburbano appio-casilino. 15 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) Dei suddetti ritrovi il più originale era quello del “Giardino del Lungotevere” che rappresentava una singolare comunione tra la chiassosa osteria cucinante, tanto cara ai buongustai, e la “vendita” degli antichi cospiratori “buoni cugini” carbonari. Il locale, a tipo campestre, fu fondato nel 1878 dai popolani trasteverini Filipperi e Mancini appunto in quel caratteristico ultimo ventennio dell’Ottocento, che fu in costante fermento ed in attivo torneo tra i sostenitori ed i denigratori di un passato avverso alle novità politiche di dopo il 1870. In siffatto clima di inconciliabili tendenze i due popolani, mentre gestivano il “Caffè di Genova” in piazza Santa Maria in Trastevere, primo centro di propaganda popolare costituito nel 1871, diedero vita all’ampio locale-giardino quasi a ridosso delle mura aureliane presso ponte Sisto. Di Bartolomeo Filipperi furono scritte molte biografie, Giovanni Mancini rimase invece più in ombra; il suo nome di valoroso componente la spedizione dei Settanta di Villa Glori è ormai noto come quello del narratore popolaresco nel poemetto pascarelliano “Villa Gloria”, e quale figura di primo piano del vivacissimo quadro tratteggiato da Gandolin ne “Gli uomini che ho conosciuto”. Naturalmente meno dottrinari e simbolici erano ivi i raduni di artisti, di letterati, di uomini politici di ogni sfera, di vecchi garibaldini, di giovani studenti e di professionisti, caratteristiche diramazioni di una società che teneva desta l’attrattiva del locale. Da Raffaello Giovagnoli a Pietro Cossa, da Ercole Rosa ad Emilio Gallori ad Ettore Ferrari a Onorato Carlandi; da Guido Baccelli a Toto Cotogni al conte Luigi Pianciani a Baccio Emanuele Maineri ad Alessandro Bazzani e Guglielmo Calderini, da Alessandro Castellani ad Ulisse Barnieri, tutta l’accentuazione politica, culturale e tipica del tempo aveva la sua ora conversativa intorno ai tavoli trasudanti del simpatico ambiente trasteverino, dove si davano pure convegno i briosi e chiassosi soci della “Lega dell’ortografia”: Pascarella, Gandolin con i redattori del “Capitan Fracassa”, Luigi Lodi, Micco Spadaro, Cimone e Vamba. Gigi Zanazzo, insieme ad Augusto Sterlini e, più tardi, con il mite Orazietto Giustiniani, vi trovarono l’ambiente ideale per una presa a volo d’argomenti e di sapidi spunti da quando, in prossimità del “Giardino del Lungotevere” ebbero scoperto un 16 De Republica, ovvero il “Giardino del Lungotevre” pubblico lavatoio, le cui frequentatrici abituali, con le loro chiacchiere, i litigi ed i pettegolezzi mordaci, costituivano un inesauribile gettito di termini trasteverini, nelle espressioni più allusive della sferzante arguzia popolare. I colonnelli Achille Maiocchi, valoroso mutilato garibaldino e Francesco Cucchi, animatore dei moti romani del 1867, il vecchio maggiore Ripari, Alessandro Fortis, Raffaele Petroni, il venerando generale Nicola Fabrizi amavano recarsi tra gli amici popolani del “Giardino del Lungotevere” trattenendosi tra questi senza sussiego e con la propria statura sociale non un palmo più in alto della comune degli uomini. Guglielmo Oberdan ed il suo compagno Donato Ragosa, pur non essendo clienti della trattoria, menando essi una esistenza ritiratissima da modesti e sobri studenti, andavano continuamente, dopo le riunioni carbonare al circolo “Maurizio Quadrio”, a confidarsi e prendere consiglio dai fedelissimi del “Giardino del Lungotevere”; e quando Oberdan, nel settembre 1882, accingendosi alla fatale partenza andò accompagnato da Ragosa e da Ettore Vollo, ad accomiatarsi dagli amici del Trastevere, ebbe da Bartolomeo Filipperi la rivoltella che poi gli fu sequestrata, andando a far parte dei corpi di reato custoditi a Vienna. Immancabili erano anche i vecchi galeotti pontifici Annibale Lucatelli, Pietro Calcina, Luigi Anderlini, Ermenegildo Tondi, Cristofari gerente del “Capitan Fracassa” ed uomo di fiducia di Gandolin. Quel che fosse non è noto è che nel seno di questo gruppo di ex condannati, che più soffersero il sacrificio con la lunga privazione della libertà, nacque l’Associazione degli ex condannati ed esiliati politici che ebbe da principio sede con simbolo carbonico negli stessi locali del “Giardino del Lungotevere”. Nel medesimo anno 1881 il gruppo, che contava allora 87 iscritti, prese l’iniziativa per l’apposizione di due lapidi commemorative con simboli del rito in onore l’una di Angelo Targhini e Leonida Montanari e l’altra di GaetanoTognetti da collocarsi la pima a Piazza del Popolo e la seconda al Verano. Allora non fu possibile collocarle nei luoghi designati per quanto il clandestino tentativo notturno della squadra “Gioventù Operosa” fosse stato temerario e risoluto. Soltanto nel 1909 le 17 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) due lapidi, mitigate nel testo e nei simboli, poterono pubblicamente ricordare il sacrificio dei tre “Maestri carbonari”. Nel locale trasteverino, ormai conosciuto in ogni parte d’Italia, giungevano come ad una “spiritual mèta agognata” vecchi amici e compagni di fede: Quirico Filopanti (Giuseppe Barilli) il battagliero deputato alla Costituente Romana del 1849, Gabriele Rosa, Felice Dagnino, Andrea Giannelli, Epaminonda Farini, Pierino Turchi, Dario Papa, Sacchi, Imbriani e cento altri. Assiduo pure del locale era il glorioso manipolo dei superstiti di “Villa Glori”, residenti in Roma ossia i romani Cesare Elisei ed Alfredo Candida, il romagnolo Giovanni Capra, l’udinese Pio Vittorio Ferrari poi R. Prefetto a Firenze, il modenese Aristide Veronesi, mentre saltuarie erano le visite di quelli dimoranti fuori Roma, Luigi Musini di Busseto, il triestino Pietro Moseting. Antonio Valdrè da Castelbolognese, Giovanni Tabacchi da Mirandola, i quali portavano nel già infuocato ambiente un alito di vibrante patriottismo. Tra i più autorevoli carbonari d’allora comparivano di quando in quando Carlo Lizzani, già fiduciario del Mazzini nel Comitato Romano d’Azione, Sante Ciani il caustico popolano di S. Francesco a Ripa, i fratelli Facciotti coinvolti nel processo per l’uccisione di Pellegrino Rossi, Andrea Capanna, Angelino Tognetti condannato per l’esplosione della caserma Serristori, il dott. Giuseppe Ciattaglia, Luigi Domenicali, Giulio Ajani e Pasquale Arquati superstiti questi ultimi del sanguinoso episodio insurrezionale di via della Lungaretta; Girolamo Malloni, cuore angelico e volontà di ferro, “capopresa” fluviale che traghettò con le sue barche l’avanguardia dei “Settanta” di Villa Glori, Argentino Argentini, la cui vita fu tutto un apostolato di bene, Luigi Coralizzi e Giuseppe Proia altri fidatissimi elementi mazziniani. I nomi di molti romani sono nella maggioranza, simpaticamente familiari ai più vecchi romanisti anche se di opposta ortodossia. Fra gli stranieri, grandi ospiti o “romei”, spesso ivi condotti da una sottintesa curiosità coloristica o da un’amica compagnia, vanno ricordati Ernesto Renan ed Emilio Zola. 18 De Republica, ovvero il “Giardino del Lungotevre” Nel 1882, subito dopo il sacrificio di Oberdan, nella trattoria del “Giardino del Lungotevere”, e fra gli elementi più operosi, venne fondata la associazione Giuditta Tavani Arquati il cui carattere politico fu ben definito da due essenziali circostanze: prima la sua data di nascita chiaramente significativa, perché collegata con l’episodio Oberdan che conferiva al nascente aggruppamento un genuino carattere di risoluto irredentismo; seconda la spiccata tendenza antiparlamentaristica degli elementi più equilibrati fra i repubblicani della disciolta società dei “Non elettori del V Collegio”. Un fiero repubblicano del tempo, di eccezionale probità morale e la cui non scarsa benemerenza per il concorso a tutte le campagne garibaldine rendevano degno di una investitura parlamentare, rispondeva ai proponenti la sua candidatura a deputato del Collegio di Trastevere che per essere candidato occorreva per lo meno essere candido, mentre lui era scarlatto. Evidentemente nel quadro lusinghiero di un seggio parlamentare, il sensibile colore politico dell’uomo, rimasto fino allora immacolato, avrebbe troppo sofferto per le aberranti conseguenze di tante luci riflesse. Non che la inconcussa morale derivata da sì rigida coscienza incontrasse l’agnosticismo di molti frequentatori del “Giardino del Lungotevere”, questo no, tantoché, per altri itinerari mentali, gran parte di questo pubblico arrivò a cospicue notorietà rappresentative nei ranghi politici ed amministrativi della Capitale. Fra gli altri ricordo come belle ed attraenti figure del tempo, Giacinto Bruzzesi e Augusto Elia superstiti delle gloriose falangi del 1860, 1866 e 1867 elementi di mitissima umanità e pur tuttavia battaglieri in propizie occasioni, e l’avv. Federico Zuccari e i dottori Giuseppe Cittaglia e Valeriano Bertarelli e Pasquale Arquati e l’avv. Ettore Ciolfi e Giuseppe Aureli della mazziniana “Alleanza”. Tutti costoro, entro e fuori della “Carboneria” mantennero quello stile che più valse a rendere gradita la convivenza sociale fra dottrinari e militi, quando appunto la dottrina passò all’azione, durante l’organizzazione operaia e artigiana di quel sano cooperativismo predicato e preconizzato da Giuseppe Mazzini. In tanta umanissima opera apparivano allora, quasi simboli venerandi, 19 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) i vecchi fratelli Nicola e Tommaso Sernia di Civitavecchia, già capitani marittimi e preziosi elementi durante il periodo carbonaro-cospiratorio 1849-1870; incaricati in special modo della trafila cioè del trasporto della corrispondenza segreta fra Roma, Livorno, La Spezia, Genova e Marsiglia. Simili elementi, che chiamerei di stile per la loro assoluta determinazione morale, dominavano ed influivano su quelle non rare intemperanze tribunizie o cattedratiche, che talvolta resero amara l’ora politica del Paese. Dei fratelli Sernia il maggiore di età Nicola, fu presidente carbonico civitavecchiese ed agevolò, con il suo perspicace ardimento, frequenti gite clandestine nell’Urbe di fiduciari mazziniani da Civitavecchia a Fiumicino e da qui a Roma per via fluviale, facendo superare felicemente agli inviati del Maestro la sospetta barriera di Ripagrande, sorvegliatissima dalla polizia pontificia. Ambiente la cui caratteristica fu una naturale risultanza fra le tendenze fra i suoi frequentatori e le circostanze dell’ora, il “Giardino del Lungotevere” pareva fatto apposta per ospitare, produrre e addirittura incrementare, secondo un ritmo saliente, una categoria di persone atte a trovare in se stesse e fuori di sé, nella tradizione, le regole di ogni propria iniziativa. Pochi superstiti ormai possono riaccendere i loro ricordi sui particolari di una giornata movimentatissima della vita romana di quel tempo, vale a dire l’undici giugno 1882, data che riassunse in una apoteosi di bandiere e di fiori, l’onoranza popolare a Giuseppe Garibaldi morto a Caprera il due dello stesso mese. Ogni cosa fu preparata ed organizzata nella trattoria trasteverina. Vi affluivano in quei giorni da ogni dove personaggi dell’azione garibaldina ed esponenti dei partiti avanzati; si doveva provvedere al reclutamento delle forze cittadine e delle varie associazioni politiche. Un gruppo di cocchieri romani, scelti fra le milizie carboniche, dovevano avere l’onore di guidare i sontuosi attacchi a sei adottati per il traino delle composizioni allegoriche esaltanti la memoria dell’Eroe. Sovrintendevano con la loro proverbiale perizia a questa parte della cerimonia due dei più rinomati aurighi e scozzoni dell’epoca: Papone (Filippo D’Orazi) e Er Purcino (Salvatore Santarelli). 20 De Republica, ovvero il “Giardino del Lungotevre” Sono ben note le peripezie del corteo provocate dai frequenti tumulti fra gli appartenenti ai diversi partiti, finché esso giunse al Campidoglio dove, col rito dei trionfi cesarei e col discorso di Giovanni Bovio, fu conclusa la Apoteosi dell’Eroe dei due Mondi. Tra i frequentatori del “Giardino del Lungotevere” nacque nel 1889 l’iniziativa per la fondazione del “Satana” giornale d’intransigenza anticlericale. Agesilao Milano Filipperi, figlio del patriota Bartolomeo, fu il direttore, l’amministratore, il gerente del foglio settimanale, che ebbe anche la collaborazione di Gandolin e di altre penne maestre, fra le quali quelle di Cesare Bertini, poi Questore di Roma, indi Consigliere di Sato, e che allora si firmava col pseudonimo di “Vespa”. L’atto di nascita del giornale è registrato fra le cronache politiche di quel 1889 che, per essere stato in ispirito ed in atto l’espressione anniversaria del primo centenario della Rivoluzione Francese, segnò anche la data dell’erezione del monumento a Giordano Bruno in campo de’ Fiori. È di quell’anno una breve apparizione di Giosuè Carducci nel locale trasteverino, la cui fama, illustratagli da Gandolin, attrasse la curiosità del poeta che venne immediatamente pupazzato da un ignoto artista presente. Negli anni seguenti illanguidirono alquanto le adunate di quegli amici e patriotti [sic] trasteverini, sopra a tutto a cagione delle frequenti scomparse dalla scena degli uomini più autorevoli e indicativi. Camicie rosse e protagonistiche figure, testimoni spiccioli di un passato pur vivo, se ne andavano ad una ad una, togliendo la loro individualità da quella realtà ambientale. Poi anche il nome dell’esercizio finì per essere non più che un ricordo. Nel 1891, dopo la morte di Giovanni Mancini, successore del Filipperi, la trattoria fu rilevata da Agostinello. Già qualche anno prima l’esperide nome del luogo era stato sostituito da quello più archeologico di “Orti Aureliani” in concorrenza col limitrofo “Orto di Muzio Scevola” a Santa Dorotea. Agostinello (Agostino Giovannoli) altro “buon cugino” carbonaro riallacciò le diradate file degli antichi clienti e noti repubblicani risollevando, se non la fede almeno il culto proverbiale della integrità del buon liquido tuscolano, che a quei tempi, pro veritate habetur, e forse perché il 21 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) termine poteva sembrare ostico al proprietario del locale, non riceveva il battesimo. La precocissima primavera del 1897 rivide il rustico sito in festosa funzione ed uno dei suoi momenti più decisamente lirici per il fraterno commiato dei non tutti giovani garibaldini che partivano entusiasti per la campagna di Grecia. Agostinello e gli amici avevano raccolto modesti fondi per l’acquisto di qualche centinaio di fucili, la cui distribuzione avrebbe dovuto aver luogo in un porto dell’Adriatico. Le cose andarono poi diversamente. Purtroppo quattro delle camicie rosse, una delle quali Antonio Fratti, che già aveva sfidato il piombo di Mentana, non tornarono più fra gli amici di Trastevere. Col Fratti caddero sui campi ellenici i giovanissimi Garroni, Ersilio Troia e Guido Cappelli. I “buoni cugini” degli “Orti Aureliani” ricordarono in seguito il sacrificio dei generosi con meste cerimonie anniversarie, che rialzarono un po’ il tono del locale fin quando il corso ormai vertiginoso della storia obliò, se non spense del tutto, il fuoco di certe tradizioni. Mario Lizzani *Da: Lizzani M., De Republica, ovvero il ‘Giardino del Lungotevere’, «L’Urbe» a. VIII (Roma, Fratelli Palombi Editori, 1943), nn. 7-8, pp. 12-25. 22 Giovanni Pascoli, Il re dei carbonari* I. Nella foresta murmuri notturni: breve nel buio balenìo di luci. Forse non son che lucciole e che gufi: gufi con gli occhi tondi ne’ lor buchi. O non son essi. Vanno attorno i lupi con passi sordi sulle felci e i muschi. O forse vanno per la solitudine anacoreti con lor pii sussurri. Bussano andando i cavi tronchi duri, che ognun si scosti e qua o là s’occulti. No: sono boscaioli con le scuri, così lontani che gli ansiti lunghi e i grandi colpi sembrano minuti picchi di picchi e singultìo di chiù. II. Il fuoco dorme in mezzo alla foresta nella sua piazza1. Dai cagnoli2 il fuoco occhieggia e guizza. Ma di foglie mista la terra chiude la fumante bocca. Il fuoco è dentro: inconsumabile arde. Nelle baracche, cui di frondi è il tetto, i carbonari dalle lunghe barbe su tronchi assisi, vegliano, tenendo la scure in mano. Una lucerna brilla sul maggior tronco con le sue tre fiamme. Il gran maestro alza le mani al Santo3 e intuona il canto nel silenzio sacro: 23 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) III. – Oh! questa è gioia, questo al mondo è bene, in un sol luogo dimorar fratelli. È come unguento sparso sui capelli, che piove giù dal capo sulla barba. È come unguento scorso sulla barba, che scorre, e bagna l’orlo della veste. Come sereno piovere celeste, come rugiada che vien giù dal cielo; rugiada che discende dal Carmelo, discende ai colli, e poi da’ colli al piano. Chè Dio segnò quei luoghi di sua mano, e vita avranno fin che secol duri. E voi le mani alzate con le scuri stando nell’atrio, in cuor pensosi e pronti. La notte cade. Luce è già sui monti. Le scuri alzate contro il dì che viene. – IV. Il gran maestro con la scure il tronco batte tre volte. Grave parla, e dice: «Udite, o nati da fratelli. All’uscio d’una baracca uno4 picchiò notturno. Era smarrito tra la notte e il nembo, nella foresta. Vide il fuoco in una radura, acceso. Vide le tre luci nella capanna. Entrò. Giovane e bello era, coi segni del dolore in fronte. Era un’errante zingara5 sua madre. Per lunghe strade lo traea fanciullo meditabondo. Sempre gli occhi al cielo teneva, fissi, per vedere un astro, che non sorgeva. E nel suo cuore il sangue 24 Giovanni Pascoli, Il re dei carbonari del Conte Verde era e del Conte Rosso6. Re, per destino, egli sarà dei monti7; ma noi l’ungemmo re della foresta. Contro lui geme ed ulula il lupatto dell’Apennino8, e l’aquila a due rostri9 lo spia dall’alto senza muover l’ale, tacita, intenta. Ma il re nostro un giorno trarrà la spada, leverà lo scudo, chè Dio lo vuole, con la bianca croce10, mettendo in fuga tutti i lupi e i gufi, allor che la grande aquila ferita. trasvolerà, rauca strillando, l’Alpi. V. – O Carbonari, uscite dalle porte dell’acque11, con le accette sulle spalle. Uscite al monte, andate nella valle, tagliate rami verdi d’oleastro. Recate ognuno frondi d’oleastro, rami di mirto, calami di canna. Fatevi, come è scritto, una capanna, un vostro asilo tacito e selvaggio. Una capanna, usciti di servaggio, fate di rami d’acero e di pino; ove beviate in pace il dolce vino e vi cibiate della pingue carne. Ma la sua parte niuno oblii mandarne, a chi non n’ha, chè questo è il giorno santo. E lieti siate, ed obliate il pianto. Gioia è di Dio che il cuore ci fa forte. – VI. Così celati aspetteranno il giorno 25 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) d’andare incontro al gentil re crociato. Libereranno dalle piote arsite allor la bocca12, e il carbon nero al vento prenderà fuoco e brillerà sul filo di mille scuri, e da quel fuoco il fumo a grandi spire salirà nel cielo. Nero il vessillo come carbon nero, e rosso e azzurro come fuoco e fumo13, sia nelle vostre mani, o boscaiuoli, o taglialegne nati da fratelli, o carbonari, avanti al re che viene! VII. Passano intanto i carbonari occulti la notte, alzando le due mani ai puri astri del cielo, tra gli scabri fusti d’annose quercie, nei romani luchi14. Gittano sangue al lor passaggio i pruni, scrosciano foglie, fischiano virgulti. Sotterra il fuoco hanno sepolto muti, siccome seme gli aratori ignudi. Germinerà. Nei taciti interlunii, chiusi nei tabernacoli fronzuti, pensano al re fanciullo, che tra i lupi ignaro passa, che di tra le nubi l’aquila veglia, e piomba già su lui stringendo sempre il nero volo più. NOTE *Da: Poemi del Risorgimento, edizione postuma a cura di Maria Pascoli, Bologna, Zanichelli, 1913 (per un commento al testo v. Poesie di Giovanni Pascoli, a cura di Giovanni Barberi Squarotti, vol. IV, Torino, Utet, 2009 pp. 763- 26 Giovanni Pascoli, Il re dei carbonari 71). Pascoli fu iniziato il 23 settembre 1882 nella loggia ’Rizzoli’ all’Oriente di Bologna, in cui era maestro venerabile Giuseppe Barbanti Brodano, avvocato garibaldino e internazionalista (cf. Id., Sulla Drina: ricordi e studi slavi, Milano, Bignami, 1878) che lo aveva difeso nel processo del 1879, in cui Pascoli, allora militante dell’Associazione Internazionale dei Lavoratori, era accusato di ‘grida sediziose’ e dove venne assolto dopo tre mesi di carcere. Vedine il testamento massonico, recentemente acquisito dal Grande Oriente d’Italia in un’asta romana della Casa Bloomsbury (20 giugno 2007), su www.grande oriente.it. 1) Piazza: spazio ripulito circolare su cui viene costruita la carbonaia. 2) Cagnoli: bocche d’aria. 3) San Teobaldo, mitico fondatore e protettore della Carboneria 4) Uno: Carlo Alberto, principe di Carignano, poi re di Sardegna (27 aprile 1830-23 marzo 1849), al cui riguardo Pascoli raccoglie qui la voce di una sua affiliazione giovanile alla setta carbonara. 5) In realtà Maria Cristina Albertina di Sassonia, donna di cultura liberale che, dopo la morte del marito Carlo Emanuele di Carignano (16 agosto 1800), allevò Carlo Alberto fra Parigi e Ginevra. 6) Amedeo VI (1334-1383) e Amedeo VII (1360-1391) conti di Savoia. 7) ‘Re dei monti’ cioè di Savoia e Piemonte, terre montagnose. Ma è possibile che in Pascoli sia presente anche il significato carbonaro di ambito territoriale, giurisdizione, si veda l’art. 21 n. 1 delle Costituzioni Generali del 1908 dove leggiamo:«…si richiama in uso la denominazione Monte in luogo della denominazione Valle impropriamente adottata da qualche tempo per indicare la giurisdizione di ciascuna Camera dei Maestri d’Alta Luce». 8) Vi è incertezza fra i commentatori se ‘lupatto dell’Appennino’ sia Francesco IV di Modena oppure papa Pio VII, entrambi persecutori della Carboneria. 9) Aquila a due rostri: aquila bicipite, dunque a due becchi (rostri), già adottata come stemma imperiale da Costantino I, poi dagli imperatori bizantini e dagli Arsacidi, re d’Armenia, infine dagli Asburgo imperatori d’Austria. 10) Bianca croce: croce bianca in campo rosso, stemma dei Savoia Carignano. 11) Qui Pascoli riprende la celebrazione della festa delle Capanne da Neemia 8, 15-17) «L’ampio inserto biblico non solo serve a sacralizzare l’ideale patriottico di 27 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) libertà e di indipendenza nazionale, ma implica anche l’assimilazione del culto della patria a una primitiva manifestazione della religione rivelata come religio naturae, in altre parole suggerisce l’idea che la sovranità riacquistata e l’affermarsi della giustizia sociale consentano anzitutto il godimento pieno e universale dei frutti della terra e si inseriscano nell’ordine provvidenziale dei cicli della natura» dal commento di Barberi Squarotti a Pascoli, Poesie, cit., p. 769. 12) Libereranno dalle zolle disseccate dal fuoco la bocca della carbonaia. 13) Azzurro rosso e nero sono i colori della bandiera carbonara. Nei documenti carbonari azzurro viene indicato con bleu o celeste o più frequentemente con turchino, alludendo al fumo o forse anche all’etereo della punta della fiamma. 14) Boschi, dal latino lucus. Giovanni Pascoli, Epigrafe per Leonida Montanari* ROCCA DI PAPA RICORDA AI CITTADINI E AGLI OSPITI LEONIDA MONTANARI DA CESENA IL BUONO BELLO FORTE ARDENTE MEDICO CHIRURGO CHE QUI NEL MDCCCXXIV E XXV SUOI PRIMI E ULTIMI ANNI DI ARTE CURÓ ABILE E PIO MORBI E FERITE ERA L’OSCURITÁ SONNOLENTA CHE PRECEDE L’ALBA DEL GIORNO IL FUOCO NEI BOSCHI ARDEVA SENZA VAMPA COPERTO DI TERRA I CARBONARI VEGLIAVANO NELLE BARACCHE SOLITARIE NON SPIRAVA ANCORA IL VENTO DEL PENSIER DI MAZZINI NON ROSSEGGIAVA IL CREPUSCOLO DELL’AZIONE DI GARIBALDI IN ITALIA NON ERA L’ITALIA PER LEI DIEDE LEONIDA LA GIOVANE VITA IN ROMA IL XXIII NOVEMBRE MDCCCXXV RAFFERMANDO NEL PALCO COL SANGUE INNOCENTE LA SOLA FEDE IN LEI LA CERTA SPERANZA DI LEI L’OLTREUMANO AMOR PER LEI CHE GLI FE’ MOZZARE IL CAPO E GITTARNE IL CORPO IN DUE PARTITO FUOR DEL LUOGO DEL RIPOSO COMUNE TORNAVA ALL’ANTICO IL CAPO VISIBILE DELLA CHIESA TORNAVA ADDIETRO TROVAVA LE INQUISIZIONI E I PATIBOLI NON TROVAVA L’INVISIBILE PUR COSÍ VICINO E PUR COSÍ LONTANO 28 29 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) DI QUANTO LA VITA DALLA MORTE D’UN ATTIMO E DELL’ETERNITÁ. *Dall’opuscolo carbonaro: A cura della Società ‘Giuditta Tavani Arquati’, In memoria di Angelo Targhini e Leonida Montanari, decapitati nel 1825 per ordine di Papa Annibale della Genga. Monografia di Costanzo Premuti, s. l. (Roma, Off. Poligrafica Italiana), Giugno 1909, p. 53. Vendita dei seguaci del gran Eroe d’Italia Dalle carte Dolfi, depositate alla Domus Mazziniana di Pisa, attualmente inagibile (primavera 2014). Giuseppe Dolfi (1818-1869): fornaio fiorentino, massone e carbonaro, fondatore della Fratellanza Artigiana, fu a lungo dirigente mazziniano cercando senza successo di unificare le reti mazziniane e garibaldine al fine di riunire Roma al neonato Regno d’Italia, vedi Dolfi Giuseppe «Dizionario Biografico degli Italiani» vol. 40 (1991) pp. 451-462 di Ralli M., ad vocem. Ringraziamo il collega e amico Andrea Bocchi, già direttore della Domus Mazziniana, attualmente inagibile, che ce ne diede copia. Istruzioni Il solo Gran Maestro ha facoltà di fare i maestri e alla cui ammissione devono assistere altri maestri, esclusi gli apprendenti: la dignità dei medesimi è indicata nel Catechismo alla lettera A. I maestri hanno il loro catechismo, non escluso quello degli apprendenti, e il loro giuramento. La vendita deve avere 12 maestri ed il Gran Maestro alla Luce. Questa verrà aperta ogni volta che il G. M. lo crederà necessario, essendone in sua facoltà, e quando vi sarà d’ammettere pagani. Prima di aprire la vendita il G. M. interroga il maestro esperto se la Baracca è al coperto, cioè se vi è qualcuno estraneo alla vendita. Il maestro esperto visiterà bene la Bar.[acca] E trovato tutto regolare, risponderà: la Baracca è al coperto. Allora il G. M. batterà tre colpi sul tavolo – ta, ta, ta – con un’accetta di legno, e quindi dirà: mio buon cugino, [maestro, o assis.te] che ora abbiamo? Il primo assis.te batterà anch’esso tre colpi sul tavolo – ta, ta, ta – con un’accetta di legno, e poscia risponderà: il gallo ha cantato ed il sole ha <...> abbandonato la nostra foresta. Il G. M. si rivolgerà al 2° Assis.te, batterà nuovamente e gli farà la medesima domanda. Il 2° Assis.te batterà i soliti tre colpi e ripeterà le parole del 1° Assis.te. Fatto ciò, il G. M. apre la vendita pronunciando le seguenti parole: Giacché il gallo ha cantato ed il sole ha <...> abbandonato la nostra foresta è mia intenzione di aprire i nostri sacri travagli sotto gli 30 31 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) auspici del G. M. dell’Universo e del nostro istitutore S. Teobaldo alla rispettabile Vendita dei seguaci del gran Eroe d’Italia. Il G. M. deve avere l’abito a forma di camicia di color rosso, un berretto di ugual colore e la forma come quella del doge. Una fascia rossa nera celeste, la quale si pone al collo, incrociandola sul petto e le due estremità si fermano agli reni; in mezzo a questa fascia, e principalmente sul petto, si pone una rosa di seta bianca alla quale devono stare attaccati tre piccoli nastrini di egual colore della fascia per mezzo dei quali si lega lo scentiglione d’oro. I maestri avranno il camicio bianco e la fascia del medesimo colore del G. M. la quale deve cadere a tracolla dalla spalla diri[t]ta alla sinistra e alla sua estremità starà attaccata la rosa bianca e i nastrini collo scentiglione di argento. Gli apprendenti avranno la rosa bianca appuntata dalla parte del cuore, coi tre nastrini e lo scentiglione di ferro. Il maestro terribile deve avere camicio nero, con cappuccio cadente sul viso, e la morte in fronte, cinta di raso nero ed un pugnale al fianco. Il ricevimento del Pagano Il pagano sarà bendato prima di entrare nella Baracca. Quindi verrà condotto dal fratello che lo ha proposto, accompagnato dal maestro di novizi alla porta d’ingresso la quale deve star chiusa; ivi giunti, quest’ultimo, vi picchierà irregolarmente. Allora il M. alla Luce rivolgendosi al maestro E.(sperto) gli dirà: vedete chi è che viene a disturbare i nostri sacri travagli! Questi si avvicinerà alla porta e ripeterà – ma ciò deve farsi sempre a porta chiusa – chi è che viene a disturbare i nostri sacri travagli? Il maestro de’ Novizi: Un pagano sperso nella foresta M. Esperto: Cosa domanda? M. de’ N∴ La luce. Questa risposta verrà riportata al G. M. il quale risponderà, ammettendolo al tronco. Verrà allora introdotto nella Baracca e consegnato al M. Terribile, il quale lo porta innanzi al G. M. da cui riceverà le seguenti interrogazioni. D. Chi vi ha qui condotto? 32 Vendita dei seguaci del gran Eroe d’Italia R. Un amico D. Che cosa volete? R. La luce Dopo di che il G. M. gli farà un piccolo discorso e lo interrogherà su più punti onde vedere se veramente egli è stabile nel volere entrare nella società. Quindi ordinerà che sia gettato nella foresta, e si porterà nella camera a[d]detta a tale ufficio. Quindi si ricondurrà nuovamente innanzi al G. M., il quale dopo aver dimandato come si è portato ed essendosi condotto bene, gli soggiungerà che fa bisogno che dia altre prove ed ordinerà che sia gettato nella voraggine di fuoco, e si condurrà nella camera acciò destinata. Ivi si troveranno dei bar.[attoli] con della stoppa e candele accese, le cui fiamme gli faranno passare intorno alla persona e al viso avendo però l’avvertenza di non fargli alcun male. Portato nuovamente dal G. M. questi domanderà se si è condotto bene, avuta risposta affermativa gli farà un nuovo discorso interpellandolo se è tutt’ora fermo nel voler far parte della sud. società. Risultando in tutto ciò a cui è stato sottoposto nulla in contrario gli si farà dare il giuramento che dovrà darsi in ginocchio come alla lettera B del catechismo. Il maestro Terribile non lo lascia che dopo prestato il giuramento. Allora il maestro dei novizi gli darà le parole e i segni. Fatto ciò si fa la catena e si passa ai baci, come istruzioni datevi. Di poi si fa il processo verbale ed il G. M. chiude i sacri travagli come appresso. G. M∴ Mio buon cugino maes.o 1° ass.te che ora abbiamo? 1° Ass.te: Il gallo ha cantato ed il sole ha illuminato la nostra foresta. Il G. M. farà la medesima interrogazione al m. 2° Ass.te il quale non ripeterà che le medesime parole del 1° Ass.te. G. M∴ Giacché il gallo ha cantato ed il sole ha illuminato la nostra foresta è mia intenzione di chiudere i nostri sacri travagli sotto gli auspici del G. M. dell’Universo, del nostro istitutore S. Teobaldo alla rispettabile Vendita dei Seguaci del grand’Eroe d’Italia. Giuramento degli Apprendenti: Giuro odio eterno ai tiranni e la distruzione dei loro troni; giuro di non rivelare a chicchessia ciò che ho inteso e ciò che sto per sentire e vedere; 33 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) giuro di tenere una buona condotta morale e politica; giuro di rispe[t]tare tutte le donne appartenenti ai Carb.; se mancherò a tal giuramento il mio corpo sia pugnalato e bruciato, e le mie ceneri sparse al vento affinché non resti memoria sulla terra di chi ha tradito i segreti della Società Carbonica. Mario Casella, I repubblicani a Roma alla fine del secolo (1889-1900)* Ai solenni e grandiosi festeggiamenti con cui, il 20 settembre del 1895, vengono celebrate le nozze d’argento del congiungimento di Roma all’Italia1, non partecipano i repubblicani, a giudizio dei quali il ricordo di Porta Pia «ben lungi dal poter costituire un argomento di giubilo, per ogni animo libero non può essere ragione che di mortificazione e di propositi riparatori»2. Preferiscono dissociarsi dalle feste governative e celebrare per proprio conto, nel raccoglimento e nella semplicità (polemicamente contrapposta allo «sfarzo» e agli «sperperi» delle manifestazioni ufficiali), un loro 20 Settembre, secondo un programma preparato da un apposito Comitato3 costituito per iniziativa del «Circolo Caprera»4 e articolato in cinque cerimonie commemorative: all’ossario di Mentana, al busto di Mazzini in Campidoglio, a Villa Glori, al monumento a Giuseppe Ga ribaldi, al busto di Giuditta Tavani Arquati5. Con queste e in queste manifestazioni, i repubblicani romani (e con essi i repubblicani di tutta Italia, fisicamente o idealmente presenti a Roma in quei giorni) da un lato vogliono ricordare che il potere temporale dei papi non cadde a Porta Pia, ma a Mentana, e cadde non per merito delle truppe regie, ma per volontà di popolo e per il sangue versato dai seguaci di Mazzini e di Garibaldi7; e dall’altro sottolineare le «malefatte» monarchico-liberali dell’ultimo venticinquennio, con particolare attenzione a quella che ironicamente chiamano la «libertà di pensiero» entrata in Roma8 attraverso la «non mai abbastanza celebrata breccia»9. Quelli appena indicati sono i motivi che maggiormente ricorrono nelle celebrazioni repubblicane del 20 Settembre. In esse trova spazio anche l’anticlericalismo, ovviamente; ma la polemica antimonarchica e antiliberale è chiaramente più accentuata rispetto a quella anticlericale. Ed è questo certamente un segno dei tempi: dei tempi che cambiano e che attenuano il ricordo di certe battaglie e di certe intransigenze. I repubblicani che vivono nell’ultimo decennio del secolo sono in gran parte giovani che non 34 35 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) hanno partecipato alle drammatiche giornate di Mentana o di Villa Glori o del Vascello e perciò non hanno vissuto, con la stessa intensità e sofferenza dei loro padri, le aspre lotte antipapali e anticlericali di quei giorni (un dato indicativo della giovane età dei repubblicani romani di fine Ottocento si può desumere dal citato elenco dei soci del «Circolo 9 Febbraio» sciolto da Crispi nel 1894: la maggior parte dei 63 elementi che compongono l’associazione ha un’età che oscilla tra i 21 e i 35 anni e il più anziano di tutto il gruppo non supera il 55° anno). Questo cambiamento di generazione, insieme con altri fattori (come la contemporanea attenuazione, da parte cattolica, della polemica antirisorgimentale) può aiutarci a capire come mai nei programmi dei repubblicani romani di fine Ottocento l’anticlericalismo non abbia più il posto e l’importanza di un tempo (è significativo il fatto che al Congresso regionale di Marino del 1900 una proposta di Urbano Urbani tendente ad accentuare nel programma repubblicano la componente anticlericale viene respinta a grande maggioranza); e perché mai nell’anticlericalismo repubblicano dell’ultimo decennio del secolo tutto sia più sfumato rispetto al passato, anche recente, visto che in esso sono poco più che un ricordo l’aggressività e la determinazione che caratterizzarono l’assalto alla salma di Pio IX nella drammatica notte del 13 luglio 1881 e le manifestazioni che nel 1889 fecero da cornice all’erezione del monumento a Giordano Bruno in Campo de’ Fiori. Quello che i seguaci di Mazzini professano alle soglie del nuovo secolo è un anticlericalismo che pur non mancando di registrare qualche episodio di intolleranza — ricordo, per tutte, l’agitazione promossa dalla «Giuditta Tavani Acquati» nel 1896 per impedire che in Trastevere venisse effettuata la processione della Madonna del Carmine10— e di semplicistica contrapposizione della fede mazziniana a quella cattolica — a tal proposito vorrei ricordare un opuscolo di Francesco Federico Falco, edito nel 1891 a cura della «Giuditta Tavani Arquati», e raccomandato come «libro di lettura per le famiglie», nel quale alla donna cattolica «tutta dedita a Dio, alle preci, ai digiuni; ignara di sé, dei figli, del mondo; dannosamente egoista nel suo entusiasmo ascetico», viene opposta la dorma mazziniana «tutto amore per gli altri, per l’umanità; madre e maestra; moglie e compagna; 36 Mario Casella, I repubblicani a Roma alla fine del secolo (1889-1900) ricercante nella esplicazione di una vita umana la ricompensa dovuta; preparatrice di uomini per la patria, per la libertà; temprata agli eroismi, non d’un pazzo qualunque, come Luigi Gonzaga, ma d’una infinita schiera di giovani vite, sacrate sull’altare dell’umanità»11 —, è, nel suo insieme, più sereno, più maturo, più consapevole, direi più moderno; è un anticlericalismo che detesta la sterile ed inutile polemica, e vuole avere invece una concreta funzione di educazione morale e di emancipazione sociale; è un anticlericalismo nel quale spesso la Massoneria non trova spazio, o almeno non trova lo spazio di una volta; è un anticlericalismo che risente del pensiero filosofico positivista e scientista; è l’anticlericalismo efficacemente sintetizzato in una frase di Antonio Fratti, il quale, il 1º novembre del 1896, scrivendo ai volterriani di Francia, dopo averli invitati a bandire le «vecchie e vane forme di lotta anticlericali», dice: «Contro il Dio della Bibbia e del Vangelo che i preti tramutarono in idolo e in tiranno delle anime, noi, come militi intorno a una bandiera di gloria e di speranza, ci stringiamo intorno ad un ammirabile ideale di giustizia fraterna contro tutte le seduzioni della fede bugiarda, contro le prepotenze della politica egoistica, contro la ingiustizia del sistema economico. L’antica tradizione italica bacia in fronte la scienza nuova. Il volontario dei giorni passati deve completarsi coll’apostolo della redenzione sociale»12. È questo l’anticlericalismo che i repubblicani romani di fine Ottocento professano e vivono. È un anticlericalismo di tipo nuovo che per un verso risponde alle mutate condizioni politico-religioso-culturali della città di Roma, e per l’altro traduce in pratica le istruzioni del Comitato Centrale del P. R. I., il quale, nel novembre del 1898, in una circolare agli organi periferici, raccomanda, sì, di non concedere «verun quartiere al temporalismo», ma consiglia anche, in nome della «prudenza e della convenienza», di non « accentuare troppo la guerra al principio religioso», ma di «rispettarlo, massime dove la popolazione è attaccata alla religione», e, addirittura, di «non trascurare, ove è appena possibile, alleanza col basso clero»13. 37 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) Tra il 1896 e il 1897 i repubblicani romani sono in fermento per le notizie che giungono da Candia e da Cuba. Nello spirito dell’«Associazione dell’Italia irredenta» fondata da Imbriani nel 187714 e nel ricordo delle agitazioni promosse nel recente passato a favore di tutti i popoli in lotta per la propria libertà (per i polacchi nel 1891, per i rumeni, gli armeni e i cretesi nel 1894, oltre che, naturalmente, a più riprese, per le nostre terre irredente) i sodalizi repubblicani della capitale moltiplicano le iniziative di solidarietà morale e materiale verso le due popolazioni insorte contro turchi e spagnoli. Anima di questo fermento è l’associazione «Giuseppe Garibaldi»15, nella cui sede, al n. 20 di Via Tor de’ Specchi, si costituiscono due comitati (l’uno «pro Cuba», l’altro «pro Cuba e Candia»16), ai quali, in un secondo momento, si aggiunge un altro «Comitato pro Candia», che è soprattutto animato dai circoli femminili «Anita Garibaldi» e «Giuditta Tavani Arquati»17. Con conferenze18, appelli19 e raccolte di danaro, i detti comitati sensibilizzano l’opinione pubblica romana e nazionale sul problema delle popolazioni in questione e, più in particolare, su quello delle terre irredente italiane. Non solo. Nonostante le severe disposizioni impartite ai prefetti del Regno e in particolare al prefetto di Roma dal marchese Di Rudinì, alcuni repubblicani romani (tra cui Fratti, Albani, Evangelisti, Gattorno e Guizzardi) riescono a raggiungere la Grecia e vanno ad ingrossare il corpo delle «camicie rosse» che, al comando di Ricciotti Garibaldi, sono corse in soccorso degli insorti candiotti. Dalla spedizione non torna Antonio Fratti, che perde la vita nella battaglia di Domokos20. Nel 1896 Ernesto Nathan sostituisce Adriano Lemmi alla guida della Massoneria. Per i repubblicani romani l’ascesa di un loro compagno ai vertici del Grande Oriente è motivo di soddisfazione e di speranza. A lui guardano fiduciosi quanti vorrebbero una Massoneria meno compromessa con i governi della Monarchia e più fedele alle sue tradizioni anticlericali e alla sua ispirazione superpartitica. Dal nuovo Gran Maestro i repubblicani della capitale si aspettano un vigoroso rilancio dell’Istituzione ed una più efficiente organizzazione dopo la crisi degli ultimi anni dell’età crispina. E Nathan sembra recepire queste istanze che gli giungono dai compagni di milizia politica: non è un caso, infatti, che già nel suo primo messaggio 38 Mario Casella, I repubblicani a Roma alla fine del secolo (1889-1900) alle Loggie della Comunione Italiana egli avverta l’esigenza di «parlar chiaro ed alto, di ripetere ciò che noi siamo e dove andiamo», e sottolinei — in evidente polemica con il suo predecessore Adriano Lemmi, che aveva messo la Massoneria al servizio di Crispi e che non aveva saputo contrastare la politica conciliatorista del «dittatore» siciliano verso il Vaticano21 — la necessità di una Massoneria che «accoglie tutte le religioni senza adottarne alcuna», e che opera «al di sopra delle scuole che si contendono gli intelletti e dei partiti che si contrastano il potere»22. Tra i più attivi sostenitori di questa sua opera di risanamento e di rilancio della Massoneria, troviamo, talvolta come titolari di altissime cariche in seno al Grande Oriente e alla Giunta esecutiva del Grande Oriente23, alcuni del nomi più significativi del movimento repubblicano romano: da Barzilai ad Ettore Ferrari, da Carlo Meyer a Federico Gattorno, da Pilade Mazza ad Antonio Fratti24. Alcuni di questi già al tempo di Lemmi avevano un posto di rilievo al vertice della Massoneria25. Già allora troviamo, in seno al Grande Oriente, repubblicani romani che legano il proprio nome a iniziative o a dibattiti di particolare importanza: si pensi, per fare qualche esempio, al ruolo avuto da Nathan nel 1892-1894 nelle discussioni sulla questione sociale26 e nella costituzione di una «Commissione per gli studi sociali»; all’opera svolta da Barzilai per attirare l’attenzione del Grande Oriente sulle condizioni economiche e sociali della Sicilia al tempo dello stato d’assedio decretato da Crispi; alla lotta ingaggiata da Nathan, Barzilai e Bovio contro la politica filovaticana di Crispi nel 1894; all’interessante discussione sull’indirizzo generale della Massoneria27, che si svolge, in seno al Grande Oriente, il 19 gennaio 1896 tra una maggioranza filocrispina che si rifà al concetto di «patria» e una minoranza anticrispina, capeggiata da Nathan e Barzilai, che insiste invece sui concetti di «libertà» di «fratellanza» e di «tolleranza». Con Nathan Gran Maestro il gruppo repubblicano romano rafforza la sua posizione e moltiplica il suo impegno al vertice della Massoneria. I verbali del Grande Oriente e della Giunta esecutiva del Grande Oriente documentano l’azione da esso svolta per assecondare il nuovo corso dell’Istituzione. I nomi di Nathan, Barzilai, Ferrari, Gattorno e, finché vive, 39 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) di Meyer ricorrono con frequenza sia nelle discussioni di indirizzo generale — ad esempio, sono numerosi gli interventi del Gran Maestro per ricordare a quanti vorrebbero adottare una linea di condotta diversa che la Massoneria «non deve occuparsi di questioni di Stato e mescolarsi nelle lotte dei vari partiti»28 — sia in quelle, assai accese, relative alla «questione crispina» — di Crispi e della sua ombra che anche dopo Adua continua a proiettarsi su Palazzo Giustiniani si occupa a più riprese il Grande Oriente e il 24 aprile 1898 Nathan e Ferrari negano il loro appoggio ad un o. d. g. Fortis, secondo il quale la condotta tenuta dall’ex presidente del Consiglio nei confronti della Banca Romana non coinvolgeva la Massoneria e si rendeva perciò inopportuno un processo massonico contro l’uomo politico siciliano — sia infine nei dibattiti che si accendono intorno a questioni di politica estera come le insurrezioni di Candia e di Cuba o come l’affare-Dreyfus. Inoltre, la loro attiva presenza in seno al Grande Oriente si rivela fruttuosa per il movimento massonico della capitale (che segna un risveglio, come dimostrano la nascita di nuove loggie e l’incremento numerico degli aderenti), e giova anche ai circoli e alle associazioni repubblicane, che usufruiscono di generosi sussidi29, specie per iniziative di carattere anticlericale (particolare simpatia gode in seno al Grande Oriente 1’«Associazione Universitaria XX Settembre», che — dice Nathan — «Ha una speciale importanza, e perché può considerarsi come una filiazione della Massoneria e perché tende a paralizzare l’azione malefica delle scuole clericali, già tanto numerose nella capitale dello Stato»30). Ma se attiva e qualificata è in seno al Grande Oriente la rappresentanza del movimento repubblicano romano, non tutti i repubblicani della capitale aderiscono alla Massoneria. Tra di essi, anzi, c’è chi, come Felice Albani, non nasconde le proprie diffidenze nei confronti di un’Istituzione che ha perduto la carica rivoluzionaria di un tempo, che «ha deviato dai suoi principi fondamentali» facendosi «consigliera (neppur chiesta né desiderata) proprio di quelle istituzioni nelle quali essa per la prima non dovrebbe avere alcuna fiducia», che «dalle rivendicazioni alte e forti politiche e sociali è discesa alla mutua beneficenza; dalle eroiche battaglie è passata alle accademie»31; né fa mistero delle proprie perplessità verso un Gran Maestro, come Nathan, che 40 Mario Casella, I repubblicani a Roma alla fine del secolo (1889-1900) in occasione dell’inaugurazione del monumento a Vittorio Emanuele in Milano manda un telegramma all’autore di quel monumento, lo scultore romano Ettore Ferrari, pregandolo di rappresentare il Governo dell’Ordine alla cerimonia e di portare il suo saluto a colui che «alzò la bandiera nazionale sul Campidoglio e sul Quirinale» : a colui cioè — sottolinea Albani — che dichiarò «ribelle» la bandiera sventolata da Garibaldi a Mentana32. E nelle idee di Albani si riconoscono quasi tutti i mazziniani intransigenti. Costoro, a differenza dei repubblicani «legalitari» e filoradicali (che nella loro gran parte militano nella Massoneria e si ispirano alle sue idee e ai suoi metodi), guardano e aderiscono alla Carboneria, una vera e propria società segreta, idealmente legata alla Carboneria preunitaria (che aveva gettato salde radici anche nella roccaforte dello Stato Pontificio33) e all’«Alleanza Repubblicana Universale»34. La Carboneria romana di fine secolo (sulla quale, purtroppo, non abbiamo altre informazioni che quelle di polizia) è articolata in «Vendite» o «Baracche» (la documentazione da me consultata ne segnala 5 nel 1894 e 8 nel 190035), che sono costituite da «Buoni Cugini» e capeggiate da «Maestri» (l’assemblea di questi ultimi costituisce la «Suprema Vendita» o «Camera d’Onore»). Ad essa si è ammessi dopo accurata selezione e con un complesso rito di iniziazione. Una volta entrati a far parte della «famiglia carbonica», i «buoni cugini» si impegnano al rispetto delle norme che regolano la vita dell’organizzazione. Oltre che fini politici (primario sembra essere quello di mantenere viva l’idea repubblicano-intransigente), la Carboneria ha anche scopi di mutuo soccorso. Tra le sue caratteristiche troviamo il rifiuto della violenza: è in nome di tale rifiuto che nel novembre 1899 viene proibito a tutti i «buoni cugini» «di andare in qualunque tempo ed in ogni luogo armati di coltello o pugnale o di qualsiasi altra arma insidiosa, senza ordine dei loro immediati superiori»36; ed è sempre in nome dei sentimenti di solidarietà, di umanità e di fratellanza che nel 1900 i carbonari stigmatizzano il regicidio37. Come la Massoneria, anche la Carboneria vede moltiplicare i suoi aderenti negli ultimi anni del secolo (e ciò provoca un contemporaneo ingros41 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) sarsi delle file repubblicane38). Dalle fonti di polizia si ricavano queste cifre: 240 associati nel 1894, ben 6000 (di cui 3500 attivi) nel 1897, circa 2000 nel 1899, 800 nel 1900. La mancanza di fonti alternative rende impossibile una loro verifica, è tuttavia ragionevole considerare esagerate la seconda e la terza e più vicine al vero la prima e la quarta. Tra i carbonari più noti, le stesse fonti segnalano i nomi di Felice Albani, Antonio Fratti, Ettore Ferrari, Federico Zuccari, Carlo Lizzani, Agesilao Filipperi. NOTE *Da: Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano. Comitato di Roma, L’associazionismo mazziniano. Atti dell’incontro di studio (Ostia, 13-15 novembre 1976), a cura di Vittorio E. Giuntella, Roma, Edizioni dell’Ateneo, 1982 pp. 169258: 198-211 (con selezione delle note). 1) Un ampio resoconto dei festeggiamenti governativi in E. Peroni, Roma Italiana (1870-1895), Roma, 1895 pp. 526 ss. 2) Il Futuro Sociale, 5 settembre 1895, p. 1: La manifestazione republicana in Roma pel XX Settembre. L’articolo sottolinea, tra l’altro, le incertezze e i dubbi dei repubblicani romani sull’atteggiamento da tenere di fronte alle feste «brecciaiuole»: astensione ben motivata dalle celebrazioni ufficiali o una contro-dimostrazione repubblicana? Tra discussioni e polemiche prevale una linea di mezzo: astensione e contemporaneamente autonoma manifestazione che - si fa rilevare - «non sarà una contro festa, bensì una affermazione di carattere espiatorio da un lato, di principii e di programma dall’altro». 3) Articolato in un «Comitato esecutivo» locale e in un «Comitato generale» (di cui fanno parte i più noti elementi della democrazia nazionale e romana e che ha il compito di promuovere in tutta Italia celebrazioni «republicane» del XX Settem bre) il quale, il 14 settembre, indirizza un «manifesto» agli italiani, invitandoli a recarsi per l’occasione «presso le are o le tombe degli eroi», a ravvivare «il culto dei puri ricordi delle glorie popolar », a rafforzare «l’antica fede intatta che bandì il nome di Roma nelle ore tristi, innanzi alla morte» (Il futuro Sociale, 14 settembre 1895, p. 1: XX Settembre). 42 Mario Casella, I repubblicani a Roma alla fine del secolo (1889-1900) 4) Sull’iniziativa del «Circolo Caprera» e sull’appello-programma lanciato dal «Comitato esecutivo delle associazioni republicane di Roma e provincia» alle «Associazioni republicane e popolari d’Italia» nell’agosto del 1895, cfr. Il futuro Sociale, 30 agosto 1895, p. 3: Il XX Settembre e i republicani d’Italia. 5) Per tutte queste manifestazioni, i membri del «Comitato promotore» saranno di lì a poco citati in giudizio sotto l’accusa di: «1. Voto di distruzione dell’attuale ordine di cose e adesione alla forma di governo republicano. 2) Vilipendio delle attuali istituzioni. 3) Offese alla Corona», cfr. Il futuro Sociale, 2 dicembre 1895, p. 3: Il processo per le manifestazioni republicane del «XX Settembre» a Roma. 7) Cfr. il citato appello del «Comitato esecutivo delle Associazioni rep. di Roma e provincia» alle associazioni rep. e popolari d’Italia. 8) In un articolo firmato GIORGIO, II Futuro Sociale del 30 agosto (p. 3, Intorno alla breccia di Porla Pia) dopo aver ricordato che il 20 Settembre segna non solo «il 25° anniversario del giorno in cui il potere temporale basato sull’Indice e sul Sillabo fu abbattuto, speriamo, per sempre», ma anche «l’anniversario del principio d’una grande commedia, che, a sua volta, è da sperare debba pure terminare», scrive: «Noi, italiani, per cominciare dalla questione generale, siamo entrati dalla breccia di Porta Pia come gli araldi dei libero pensiero, e oggi, non dico niente di nuovo, ormai lo vedono e lo sentono tutti, oggi il pensiero è libero in Italia come lo era sotto l’Indice ed il Sillabo. Barbato, De Felice e gli altri sono alla reclusione perché non la pensano come il governo; gli anarchici e i presunti anarchici sono confinati nelle isole per la medesima ragione; i giornali republicani e socialisti che, naturalmente, non dicono bene del governo, sono sequestrati o boicottati; le associazioni che non hanno alberi per le istituzioni sono sciolte; i cittadini sono liberi di riunirsi a congresso purché non dicano niente che sia fuori dello Statuto Albertino…, insomma le libertà Papaline si equivalgono: al polizzino della comunione non ha fatto che prendere il posto la dichiarazione di fede monarchica». 9) Cfr. Il futuro Sociale, 2 dicembre 1895, p. 3: Il processo…cit. 10) Cfr. il rapporto telegrafico 7 luglio 1896 del questore Martelli al prefetto (in ASR, Pref., Gab., b. 472, f. «Partito rep. »). 11) Un riassunto del volumetto in L’Emancipazione, 6 settembre 1891, p. 2: Donna cattolica e donna Mazziniana (si noti la ‘c’ minuscola della parola ‘cattolica’ e la ‘M’ maiuscola della parola ‘Mazziniana’). 43 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) 12) Cfr. A. Catelani, Antonio Fratti, Roma 1898 p. 72 e G. Bruni, Mazziniani Intransigenti, in «Aspetti e figure della pubblicistica repubblicana italiana», Torino 1962 p. 235-69: 239. 13) Un’ampia sintesi della circolare del PRI in una «riservata» del ministero dell’Interno al prefetto di Roma del 17 novembre 1898 (in ASR, Pref. Gab., b. 478, f. «Partito rep.»). 14) Che di lì a poco ebbe anche a Roma una ‘sezione’ animata da Albani, Fratti, Oberdan, Marini, Filipperi (cfr. Bruni, Mazziniani intransigenti, cit., p. 240 ss.). 15) Sorto nel luglio del 1896 per iniziativa di Federico Zuccari, suo primo presidente, il ‘Circolo Garibaldi’ aveva, alla fine dell’estate dello stesso anno, una ventina di soci ed aveva la sua sede al n. 20 di Via Tor di Specchi (altri particolari nell’elenco delle associazioni repubblicane di Roma trasmesso il 9 settembre 1896 dal questore al prefetto, in ASR, Pref. Gab., b. 472, f. ‘Partito rep.’). 16) Riferisce il questore di Roma (rapporto 17 dicembre 1896 al prefetto: ASR, Pref. Gab., b. 491, f. ‘Insurrezione a Candia’) che il ‘Comitato italiano centrale’ per Cuba si costituì il 6 aprile 1896 e fu composto da Albani, Fratti, Falco, Gattorno, Nisolino, Tolomei e Zuccari (nomi ai quali, in un secondo momento, si aggiunsero anche quelli di Bovio, Barzilai, Ferrari e Adele Tondi-Albani). Accanto a tale comitato – che iniziò subito una sottoscrizione e raccolse in poco tempo L. 116 – sorse il 14 settembre dello stesso anno un secondo comitato, questa volta espressione di tutte le associazioni repubblicane della città, con il compito di promuovere un’agitazione a favore anche dei candiotti. Ne facevano parte: Gattorno, Zuccari, Fratti, A. Rubeghi, E. Ferrari, Barzilai, Marco Riccardo Milla, Nissolino, Albani, Andrea Farina, T. Brignardelli, F. Zambonini e Amedeo Giustini segretario. Sulla riunione che portò alla costituzione di questo secondo comitato esiste un dettagliato rapporto telegrafico del questore Martelli al ministro dell’Interno e al prefetto. Vi sono elencate le società promotrici dell’iniziativa («G. Garibaldi», «G. Tavani Arquati», «Circolo Mazzini», «Conciatori Pellami», «Brunetti», «Annita Garibaldi», «L. Marini», «G. Bruno», «Trento e Trieste», «A. Saffi») e si mette in rilievo la vivace polemica scoppiata tra chi (come Milla, Fiorentini e Pirolini) auspicava la costituzione di un comitato aperto, oltre che ai repubblicani, ad altre forze politiche, non escluso il partito liberale, e chi (come Del Moro) voleva dare all’iniziativa un’impronta schiettamente repubblicana (questo secondo rapporto, datato 15 settembre 1896, ivi). 44 Mario Casella, I repubblicani a Roma alla fine del secolo (1889-1900) 17) Il comitato era costituito da Anna Rubeghi, Farina Leonilde, Giuseppina Rubeghi per l’«Annita Garibaldi», e da Ernesta Pasquali, Rosa Salvatori, Emilia Benefial, Francesca Larghetti e Maria Pompei per la «G. Tavani Arquati», con Adele Albani e Matilde Milla segretarie (cfr. II Futuro Sociale, 11-18 aprile 1897, p. 3, Italia e Grecia). 18) Come quella, in favore di Cuba, tenuta da F. Falco il 6 ottobre 1896 (cfr. II Futuro Sociale, 9 Ottobre 1896, p. 3, Per l’umanità e per la rivoluzione di Cuba), o come quella in favore degli insorti di Candia tenuta, nel pomeriggio del 22 febbraio 1897 alla sala dei tipografi in via di S. Bartolomeo ai Vaccinari, nel corso della quale, presenti circa 500 persone, parlarono Socci e Barzilai e fu approvato un o. d. g. proposto dal repubblicano Zuccari e dal socialista Bissolati con il quale - si legge in un rapporto al prefetto del comandante la divisione interna della legione carabinieri di Roma - «protestandosi contro tutte le oppressioni, si proclama la solidarietà della Nazione italiana con la causa di Candia facendo voti pel trionfo di quel popolo». Al termine della riunione – si legge ancora nel rapporto – una commissione formata dai deputati Zuccari, Mazza, Barzilai, dai consiglieri comunali Veraldi e Lizzani e dallo studente Giuseppe Turrini si recò a far visita al ministro di Grecia seguita da una piccola folla che inneggiava a Candia e al socialismo (il rapp., datato 22 febbraio 1897, in ASR, Pref. Gab., b. 491, f. ‘Insurrezione a Candia’). 19) Come quello indirizzato il 2 aprile 1897 «alle donne italiane » dal «Comitato femminile italiano pro Grecia in Roma» per invitarle, «nel nome della fratellanza dei popoli e del diritto delle genti, nel nome della civiltà vera e della vera pace», a sorgere unite «a protestare contro l’azione retrograda dei governi» ed ad affermarsi «solidali coi popoli che soffrono, e lottano e sperano per la libertà e per la giustizia!» (II Futuro Ssciale, 11-13 aprile 1897, p. 2 sg., Italia e Grecia). 20) Sulla partecipazione di Fratti alla campagna di Grecia, sulla sua morte e sull’eco che il fatto ebbe a Roma cfr. A. Catelani, Antonio Fratti, cit., pp. 77 ss. 21) Sui rapporti tra Crispi e la Massoneria e più in particolare sulle negative reazioni che ebbe in seno al Grande Oriente e al movimento massonico nazionale la politica di avvicinamento al Vaticano adottata da Crispi nel 1894-95: F. Fonzi, Crispi e lo «Stato di Milano», Milano, Giuffré, 1965, passim; A. A. Mola, Storia della massoneria italiana dall’Unità alla Repubblica, Milano, Bompiani, 1976 pp. 177 ss. 45 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) 22) Il messaggio di Nathan in Rivista della Massoneria Italiana, giugno-luglio 1896. 23) È il caso, ad esempio, di Ettore Ferrari e di Carlo Meyer che nel luglio del 1896 vengono eletti rispettivamente Gran Segretario del Grande Oriente e membro della commissione per la revisione delle costituzioni massoniche: cfr. ARCHIVIO DELLA MASSONERIA ITALIANA, Roma (d’ora in poi: AMI), Verbali del Grande Oriente, 5 luglio 1896; e Verbali della Giunta esecutiva del Grande Oriente, 9 luglio 1896. 24) Notizie sui massoni Nathan, Ferrari e Barzilai in G. Gamberini, Mille volti di massoni, Roma, 1975, pp. 167, 163 e 187. 25) Ad esempio, Meyer occupò la carica di Gran Tesoriere dal 17 febbraio 1889 al 19 gennaio 1896, E. Ferrari fu dapprima eletto membro del Comitato per i ricorsi delle Loggie e dei fratelli e successivamente (2 luglio 1893) Gran Segretario, Nathan fu Iº Gran Sorvegliante dal 2 luglio 1893 (cfr. i Verbali del Grande Oriente alle date indicate). 26) Ricordo per tutte la discussione svoltasi in seno al Grande Oriente il 16 giugno 1892. Al Gran Maestro Lemmi che sosteneva che la Massoneria «deve per ora limitarsi a migliorare le condizioni della popolazione agricola, diffondendo in tutta Italia e disciplinando meglio la mezzadria nel senso che il colono sia posto in grado di comprare la terra che esso lavora», Nathan replicava: è giusto che gli agricoltori diventino proprietari, «però urge pensare intanto alle condizioni miserrime dei braccianti agricoli, la mezzadria non essendo per ora applicata che in un quarto appena d’Italia, e non essendo possibile diffonderla d’un tratto dovunque: quindi espropriazione dei latifondi per parte dello Stato, perché ridotti in piccoli lotti, le terre siano date agli agricoltori, E poiché non è possibile trascurare altre parti urgenti del problema sociale, lo Stato deve intervenire con forti mezzi a prepararne la soluzione, e i mezzi si troveranno coi risparmi da introdursi nell’amministrazione e con la vera perequazione dei tributi » (AMI, Verbali del Grande Oriente, 16 giugno 1892; parzialmente cit. da A. A. MOLA, Storia... cit., p. 213). 27) Sulla politica ecclesiastica di Crispi si svolge, il 9 dicembre 1894, al Grande Oriente, un’accesa discussione. Bovio, appoggiato da Barzilai, deplorò che «lo stesso governo e lo stesso uomo, che lasciarono, anzi vollero che si facesse la solenne apoteosi del pensiero di Bruno, oggi vadano a ritroso d’allora e allontani- 46 Mario Casella, I repubblicani a Roma alla fine del secolo (1889-1900) no il movimento e l’azione dello Stato da quei principi di diritto laico in nome dei quali soltanto l’Italia nuova può stare a Roma ed esercitarvi degnamente un’alta missione di civiltà». Gli stessi Bovio e Barzilai, unitamente a Nathan e alla quasi totalità del Grande Oriente, approvarono un o. d. g. in cui si invitava il Gran Maestro a far intendere alle Loggie che «tra l’Ordine massonico e la setta clericale la lotta sarà viva ed inestinguibile fino al giorno in cui – libera la coscienza di ciascuno – lo Stato non abbia conseguita intera la laicità, la quale è base del nuovo diritto pubblico, e la convivenza civile non sia stata rinnovellata dai principi di equità sociale» (AMI, Verbali del Grande Oriente, 19 gennaio 1896). 28) Così, ad esempio, il Gran Maestro nella riunione della Giunta esecutiva del Grande Oriente tenuta il 19 maggio 1898 (cf. il relativo verbale). 29) Qualche esempio: un sussidio di L. 50 viene accordato, su proposta di Barzilai, Filipperi e Lizzani, il 5 giugno 1896 alla «Giuditta Tavani Arquati» e ai «Reduci» per l’annuale commemorazione di Garibaldi; un altro sussidio viene elargito il 31 marzo 1898, su proposta del fratello Pasquale Arquati, al circolo «Cesare Lucatelli»; il 7 maggio 1898 si decreta un aiuto a favore della «Unione Universitaria XX Settembre» e si promettono ulteriori sussidi «ove la sua azione proceda vigorosa e ordinata» (AMI, Verbali della Giunta esecutiva del Grande Oriente alle date indicate). 30) Ib. 31) II Futuro Sociale, 4 febbraio 1894, La Massoneria italiana dall’epopea all’accademia. 32) II Futuro Sociale, 10 luglio 1896, La Massoneria e la bandiera nazionale. 33) Cfr., ad esempio, Giuseppe Leti, Carboneria e Massoneria nel Risorgimento Italiano, Bologna 1966, passim (in particolare pp. 226 ss.). 34) Che aveva avuto larga diffusione anche a Roma. Tale diffusione è documentata nelle carte di polizia, tra le quali non è raro trovare, in copia o in originale, interessanti documenti sulla vita dell’organizzazione. Cito per tutti il manifesto in cui il Comitato regionale di Roma annunciava, nel marzo del 1890, la sua ricostituzione dopo lo scioglimento decretato da Crispi. Vi si leggeva che «la rivoluzione batte alle porte» e vi si delineava il «programma di lavoro»: « Propaganda in mezzo agli operai, ai soldati, agli studenti, agli impiegati, in mezzo ad ogni classe di persone, specialmente inscrivendosi nelle società operaje; propaganda instan- 47 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) cabile, continua. Organizzazione per trarre nell’alleanza disciplinare i migliori, i più sicuri elementi; organizzazione per raccogliere il denaro necessario a qualsiasi movimento di popolo. L’armamento infine perché senz’armi si potrà fare spargere del sangue, sacrificare dei fratelli, mettere nella miseria e nel lutto delle famiglie, accrescere ancora il calendario dei martiri repubblicani, ma non riuscire alla vittoria» (copia del manifesto in ASR, Pref., Gab., b. 468, f. «Alleanza Repubblicana Universale»). 35) Queste le «Vendite» esistenti a Roma al 19 novembre 1900: «Romolo Garroni» (Esquilino), «Mole Adriana» (Prati), «F. Orsini» (Regola), «Caprera» (Campitelli), «Giorgio Imbriani» (Poste), «A. Saffi» (Borgo), «Speranza» (Monti), «Trastevere» (rione omonimo): da una scheda sulla Carboneria in ACS, Brusati, sc. 12 bis. 36) Così in un decreto emanato il 20 novembre 1899 dai massimi esponenti delle Vendite «Orsini», «Mameli», «Ferruccio», «Bandiera» (copia del decreto — provocato da un fatto di sangue avvenuto tra due carbonari — in ASR, Pref. Gab., b. 478). 37) Cfr. il rapporto 30 agosto 1900 del commissario capo al prefetto: Ivi. 38) Dopo il 1896, le carte di polizia segnalano spesso, mettendoli in rapporto con il risveglio della Massoneria e della Carboneria, crescite numeriche in seno ai circoli repubblicani della capitale. Qualche esempio: il 16 novembre 1898, in casa di Ettore Ferrari, F. Albani, facendo il punto dopo la crisi e gli scioglimenti di maggio, «si compiacque che molti amici (carbonari) i quali per ragioni personali si erano astenuti dalla propaganda e disinteressati di quanto il partito andava facendo, abbiano ora fatto ritorno al gruppo repubblicano» (rapp. 18 novembre 1898 del commissario capo al prefetto: in ASR, Pref. Gab., b. 478, f. ‘Partito rep.’); il 12 gennaio 1900, Urbano Urbani, parlando al comitato centrale del P. R. I. e facendo il punto organizzativo del partito in Italia e nel Lazio, sottolineava il «molto terreno» guadagnato nella capitale dal partito rep. E aggiungeva, riferendosi alla Carboneria, che «ha data la vera vita al partito il pieno accordo concluso con una grande organizzazione romana, che fino a poco tempo fa aveva rifiutato ogni alleanza col partito repubblicano e ne aveva anche osteggiato e rese nulle le iniziative» (‘riservata urgente’ 12 febbraio 1900 del prefetto al commissario capo: in ASR, Questura, f. 320); il 21 settembre 1900, in una riunione alla «G. Tavani 48 Mario Casella, I repubblicani a Roma alla fine del secolo (1889-1900) Arquati» l’avv. Giovanni Miceli «annunziò che in questi giorni numerose sono state le iscrizioni di nuovi repubblicani», e il commissario capo, commentando l’affermazione, scrisse in un rapporto al prefetto datato 22 settembre che «tale fatto è dovuto alla Carboneria che fece obbligo a tuti i buoni cugini di iscriversi al partito repubblicano…» (ASR, Pref. Gab., b. 478, f. ‘Partito rep.’). APPENDICE III (pp. 236-38) «Riservatissima» 31 maggio 1894 del questore Stroni al prefetto Cavasola (in ASR, Prefettura, Gabinetto, b. 471, f. «Assoc. segreta di Carbonari») Sin dal 1870 esiste in Roma la setta dei Carbonari, che col volgere degli anni modificò poi scopi e programma. Organizzata, come tutte le Società segrete, in modo da rendere assai difficile ogni vigilanza da parte dell’Autorità, sua prima e costante cura fu sempre quella di non richiamare in alcun modo l’attenzione su di sé e sui singoli membri, lavorando nell’ombra, agendo indirettamente, non ammettendo nel proprio seno che persone provate e sicure, punendo quelli fra i proprii affigliati che avessero traditi i segreti della setta, non avessero eseguiti gli ordini loro dati, od in qualsiasi modo fossero venuti meno agli obblighi loro imposti dal giuramento cui erano vincolati. Apparentemente gli scopi della setta dei Carbonari sono la mutua assistenza fra i soci, la propaganda per il trionfo di tutto ciò che è giusto, onesto, liberale. — In effetti però ha scopi sovversivi: i dirigenti appartengono al partito repubblicano intransigente, e si servono del lavoro, delle influenze, dei poteri occulti dell’associazione a tutto beneficio del loro partito, ed anche per interessi loro personali. La famiglia Carbonara è divisa per Vendite, Sezioni e Gruppi, a seconda del numero di affigliati esistenti nelle diverse Città. — Le Vendite esistenti nei centri principali prendono anche il nome di Centri, a cui fanno capo le Sezioni esistenti nelle piccole città e nei comuni più prossimi. — In ogni Vendita vi è il Capo Vendita ed un supplente e così pure in ogni Sezione vi 49 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) è il Capo Sezione ed il supplente. Le Vendite corrispondono coi Centri a mezzo degli Intermediarii. Tutti i Capi Squadra sono responsabili degli atti dei propri dipendenti verso il Capo Sezione. Per le ammissioni nella famiglia Carbonara, le proposte devono essere fatte per iscritto con tutte le maggiori possibili indicazioni circa la persona da ammettersi: e dopo assunte le più precise informazioni, la persona stessa, se ritenuta meritevole, viene aggregata a qualche squadra col titolo di apprendista. — Da apprendista si è poi promosso a Maestro, e da Maestro a Maestro Gran Luce. I Maestri di una Vendita costituiscono la così detta Corte d’Onore, chiamata a risolvere le questioni di una certa importanza. Tutti gli affigliati sono obbligati a pagare una quota mensile a seconda della loro posizione, ed in tutti gli atti, corrispondenze, riunioni, i Maestri e gli apprendisti devono essere indicati, con pseudonimi. Per superiore intelligenza rassegno copia del Programma e del Catechismo Carbonico, del Regolamento Interno, della formola di giuramento, del modo in cui viene formata la vendita in grado di appello, delle istruzioni dei BB... C C... C C... visitatori, dello Statuto della Cassa Deposito e Prestito, dai quali atti meglio si apprende tutta l’organizzazione della setta. Da qualche tempo per quanto riflette Roma, nei Rioni Regola, Campitelli, Trastevere, si accentuò un lavoro di organizzazione diretto a scartare l’elemento vecchio e dannoso ed a raccogliere la parte seria e provata ed atta all’azione. Da informazioni fiduciarie che ho ragione di ritenere attendibili le Sezioni di Roma sarebbero 5, la più importante delle quali la «Felice Or sini». Gl’inscritti sarebbero circa 240 nella maggioranza scalpellini, lavoranti del Tevere, facchini e pesatori del Mercato dei Cerchi, parecchi delle Società Giuditta Tavani, Giordano Bruno, Mazzini, Vitruvio, Romagnoli. Dei principali e più influenti affigliati, rassegno l’elenco con le precise generalità e con l’indicazione dei rispettivi domicili. Nell’elenco stesso, come dal medesimo si rileva, figurano Filipperi Agesilao, Fiorentini Vincenzo, Corti Romolo, Coralizzi Luigi, l’Avv. Zuccari Federico, Giuseppe Proia, l’Avv. Fratti, Ettore Ferrari, Luigi Domenicali, Felice Albani, Michele Guastalla, Dr. Ciattaglia Cesare, l’Avv. Augusto Santini, 50 Mario Casella, I repubblicani a Roma alla fine del secolo (1889-1900) Pasquale Arquati, Antonio De Santis, Giuseppe Votosi, che sono i più noti, provati ed influenti affigliati al partito repubblicano intransigente di Roma, delle cui forze completamente dispongono. Per opera del Luigi Domenicali sunnominato in Albano, Genzano, Frascati e Marino si costituirono alcune Sezioni, ciascuna delle quali però non raggiunge il numero di 20 o 21 affigliati, fra cui sono noti i nominati Sabatini, Resta, Barbaliscia di Genzano, Campegiani Cesare, Belluni, Vicini, di Marino, Baldelli, Giannarelli Camillo di Frascati, Silvestroni, Bartolucci e Paris di Albano. Sul conto di detti individui e di quelli residenti in Roma e compresi nel succitato elenco, mi riservo di completare ed inviare complete e precise informazioni. Soggiungo intanto che le riunioni delle Vendite di Roma oltre che nelle sedi di alcune Società repubblicane quali la Giuditta Tavani ed il Circolo Mazzini, vennero pure tenute nella Trattoria dell’Aurora al Corso Vittorio Emanuele, in quella Beltramme, a Via Privata alla Stazione ed in quella di Agostinello, già Filipperi, in Trastevere. La Vendita «Felice Orsini» si mantiene in relazione con le Vendite di Napoli, Ancona, Terni, Livorno. Ad Ancona e nelle Marche tutte, la setta carbonara ha estesissime ramificazioni, ed assicuramisi disponga di mezzi. Con tali cenni rispondo alla vostra controdistinta e mi riservo altre comunicazioni in proposito. Il Questore Sironi 51 Carboneria 1913. Bolla del Gran Capo Vendita ACS, P.S., G. 1, 436 f. 104 b. 166 Comunicazione riservata del Prefetto di Roma a Ministero dell’Interno Direz Gen. della P. S., Ufficio riservato, Roma, 28 aprile 1913 La Carboneria che, come l’Alleanza, costituisce una delle frazioni più accentuate del partito repubblicano italiano, accenna a scuotersi dal torpore in cui è vissuta da lungo tempo e ad intraprendere con operosità la propaganda rivoluzionaria, pur conservando la più assoluta segretezza che è una delle caratteristiche dell’Associazione. L’iniziativa di ciò è venuta dalla ‘Grande Vendita Universo’ di Roma che rappresenta la direzione della Carboneria di Italia e che gode notevole fiducia ed ascendenza su le associazioni dipendenti. Questo risveglio devesi al cambiamento di recente avvenuto del ‘Gran Capo Vendita’ che era il noto Ferri Sotero, scaduto dalla carica per compiuto periodo. Al suo posto è stato eletto in un’assemblea segreta tenutasi in una conceria di Testaccio con intervento di circa 200 soci, l’avv. Arnaldo Petroni, pure di Roma, il quale ha deciso di dare maggiore impulso all’Associazione. All’uopo egli ha fatto diramare a tutte le ‘Vendite’ di Italia (circa 250) una circolare in cui traccia le finalità essenzialmente rivoluzionarie della Carboneria ed eccita tutti i confratelli a maggiore attività pel trionfo dei comuni ideali. Sembra però che anche il nuovo ‘Gran Capo Vendita’ non nutra soverchia fiducia sull’efficacia dei propri eccitamenti e sull’attuazione immediata della rivoluzione, come può desumersi dal seguente periodo con il quale termina la circolare, di cui sopra è cenno: «Se l’inerzia degli uomini e la tristizia dei tempi non consentirà a noi di partecipare alla rivoluzione che dovrà mutare il regime politico e sociale della nostra Italia, noi avremo tuttavia adempiuto al nostro dovere se, conservando questa istituzione come l’abbiamo ricevuta dai nostri padri, che se ne servirono per compiere l’opera della redenzione nazionale, riuscire53 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) mo a trasmetterla intatta ai nostri figli perché se ne servano per dare alla patria il sociale benessere e le glorie della repubblica» Unisco, per intelligenza, una copia della circolare predetta, facendo presente che il ‘RIEGO’ il quale si firma ‘Gran Capo Vendita’ non è altro, come m’informa il Questore, che un pseudonimo sotto il quale si nasconde l’avv. Petroni, giacché, per lo Statuto della Carboneria, il capo non può essere conosciuto ufficialmente dagli adepti. Il Prefetto A∴ G∴ D∴ G∴ I∴ C∴ E∴ D∴ R∴ U∴ S∴ ==================== Gr∴ Vend∴ UNIVERSO A tutte le Alte Camere e a tutte le Vendite che sono alle sue dipendenze il Pot∴ Sup∴ della Gr∴ Vend∴ Universo, sorto dalla Assemblea Costituente del 23 febbraio decorso, invia il saluto augurale e partecipa quel che si propone di compiere e quel che esige venga compiuto. La tradizione repubblicana, di pensiero e di azione, si immedesima e si confonde talmente fra noi con la tradizione nazionale che non si potrebbero concepire la vita e i destini del nostro paese prescindendo dall’esistenza e dalla attività di essa, non potrebbe concepirsi la più recente sua storia. E poiché del partito repubblicano la nostra Istituzione ha sempre raccolto e raccoglie tuttora quanto di meglio essa possiede per intelletto, per virtù e per coraggio, gli uomini che ne son posti alla direzione sentono tutta la responsabilità che su di loro incombe quando si fanno a studiare il modo di provvedere alla conservazione e allo sviluppo di essa. Il peso di tanta responsabilità può divenire meno sensibile soltanto se tutti i singoli coloro che della nostra Istituzione fan parte intendono adempiere al loro dovere mantenendo integra e salda quella disciplinata solidarietà in virtù della quale soltanto siamo finora vissuti e soltanto potremo continuare ad esistere. 54 Carboneria 1913. Bolla del Gran Capo Vendita Ma perché fra noi si mantenga la consapevolezza del dovere e il proposito di osservarlo ed adempierlo conviene si abbia esatta e perfetta nozione di quel che la nostra Istituzione rappresenta nello svolgimento della vita nazionale in genere e di quella del partito repubblicano in ispecie. Perché se in essa si raccolsero e fruttificarono i germi della rivoluzione nazionale e col compimento di quella rivoluzione non si spense, convien credere che la sua attuale esistenza abbia una specifica ragion d’essere che la differenzia dal partito repubblicano, pur compenetrandosi in questo. Tale specifica ragione di essere, tale particolare funzione si rivela chiara e palese quando si consideri che il partito repubblicano, per la sua necessità di coesistenza con gli altri partiti, troppo spesso è costretto ad assumere atteggiamenti e a proclamare metodi che rispondono soltanto a condizioni di cose del tutto contingenti e mutevoli, né sono mancate le occasioni in cui quegli atteggiamenti e quei metodi parvero inspirati più dal desiderio di acquistar somiglianza con altri partiti che dal proposito di tener fede alla tradizione repubblicana, la quale è, nella sua essenza e nelle sue manifestazioni storiche, sostanzialmente rivoluzionaria. A tale tradizione, che si mantiene costante nel partito repubblicano, malgrado tutti i possibili e frequenti errori e tutte le possibili e frequenti declamazioni di apparenza teorica, il P∴ S∴ intende che le A∴ C∴ e le V∴ conformino la loro azione per modo che questa apparisca improntata ad una visibile continuità di intendimenti e di metodi. Quindi, sia nell’intensificazione del lavoro delle Vend∴ attualmente esistenti che nella creazione e fondazione di nuove Vend∴ intende il Pot∴ Sup∴ che venga costantemente spiegata nei termini sopra enunciati questa missione che ha, nel seno del partito repubblicano, la nostra Carbonica istituzione, e intende del pari che a questa missione corrispondano le singole manifestazioni della sua operosità. Perché più agevole poi riesca il lavoro dell’Istituzione, il Pot∴ Sup∴ vuole che le Costituzioni Generali dell’Ordine vengano interpretate con criteri di larghezza a favore delle attribuzioni degli Enti Carbonici regionali, i quali criteri devono trovare la loro limitazione soltanto nell’unità fondamentale della Istituzione e nella unicità del suo programma politico e 55 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) del metodo di svolgimento di esso. Così, oltre ad una maggiore attività, vuolsi raggiungere il fine di dare alle Autorità regionali una più esatta coscienza dei loro doveri e delle loro responsabilità. In tutti i lavori delle Vend∴ continui ad osservarsi la più rigorosa disciplina e si rammenti che il dovere degli apprendisti è quello di tener fede al giuramento in ogni e qualunque contingenza della vita carbonica, quello dei maestri è di attendere allo svolgimento di quella vita affinché essa proceda normale mercé il contributo dei consigli suggeriti dal loro senno e dalla loro esperienza. Con l’osservanza rigorosa delle norme così brevemente tracciate il Pot∴ Sup∴ ha fiducia che la Istituzione sviluppi sempre meglio la sua esistenza, della cui conservazione tutti i buoni carbonari devono sentirsi responsabili. Perché, se l’inerzia degli uomini e la tristizia dei tempi non consentirà a noi di partecipare alla rivoluzione che dovrà mutare il regime politico e sociale della nostra Italia, noi avremo tuttavia adempiuto al nostro dovere se, conservando questa istituzione come la abbiamo ricevuta dai nostri padri, che se ne servirono per compiere l’opera della redenzione nazionale, riusciremo a trasmetterla intatta ai nostri figli perché se ne servano per dare alla patria il sociale benessere e la gloria della Repubblica. Dal M∴ Aventino, al Grande Ordone di Roma, il 26 marzo 0013 Per il Potere Supremo IL GRAN CAPO VENDITA RIEGO Carboneria 1913. Bolla del Gran Capo Vendita Abbreviazioni A∴ G∴ D∴ G∴ M∴ D∴ U∴ E∴ D∴ R∴ S∴ U∴ Alla Gloria Del Gran Maestro Dell’Universo E della Repubblica Sociale Universale A…G…D…G…M…D…U…E…D…S…T…P…D…O…D…C… Alla Gloria Del Gran Maestro Dell’Universo E Di San Teobaldo Protettore Dell’Ordine dei Carbonari A∴ e P∴ A∴ C∴ Costituente Alta e Potentissima Assemblea Legislativa e B∴ , Bar∴ Baracca (sede rituale, corrisponde a Tempio in massoneria) B∴ C∴ C∴ Buon Cugino Carbonaro C∴ C∴ Cugino Carbonaro CC∴ S∴ , CC∴ G∴ Capi Squadra, Capi Gruppo C∴ d’O∴ Camera d’Onore (Grandi Cavalieri di Tebe, VII grado, ha sede nel capoluogo di Provincia) C∴ G. : M∴ IX∴ , C∴ G∴ (Camera dei Gran Maestri Grandi Eletti, o Archipatriarchi, o Maestri d’Alta Luce, una sola per regione) C∴ U∴ , C∴ Un∴ Carboneria Universale C∴ V∴ , G∴ C∴ V∴ Capo Vendita, Gran Capo Vendita F∴ C∴ Famiglia Carbonara, G∴ F∴ C∴ Grande Famiglia Carbonara F∴ I∴ , F∴ Ital∴ Famiglia Italiana 56 57 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) GG∴ MM∴ GG∴ EE∴ Gran Maestri Grandi Eletti Costituzioni Generali della Carboneria (1916)* Gr∴ Tr∴ Gran Tronco∴ M∴ Cer∴ Maestro Cerimoniere A∴ G∴ D∴ G∴ M∴ D∴ U∴ E∴ D∴ R. S∴ U∴ S∴ V∴ N. Universo M. Elem∴ Maestro Elemosiniere C. U∴ F∴ Ital∴ M∴ Or∴ Maestro Oratore O∴ , Ord∴ Ordone (sede geografica, corrisponde a Valle in massoneria) p∴ Pagano (non iniziato, corrisponde a profano in massoneria) P∴ S∴ . Pot∴ Sup:: Potere Supremo S∴ C∴ V∴ , S∴ G∴ C∴ V∴ Sovrano Capo Vendita, Sovrano Gran Capo Vendita (capo nazionale, corrisponde a Gran Maestro in massoneria) S∴ V∴ N∴ Sovrana Vendita Nazionale V∴ , R∴ V∴ Vendita, Rispettabile Vendita (corrisponde a Loggia in massoneria) Il P∴ S∴ ed il Sov∴ G∴ C∴ Vend∴ ================================= Noi P∴ S∴ e Sov∴ G∴ C∴ V∴ dell’Ordine C:. in Italia e nelle Colonie. Vista la Deliberazione dell’Alta e Pot:. Assemblea Cost∴ tenutasi nel Grande Ord. di Roma il giorno 9 luglio 000916 con la quale si approvava il testo delle Costituzioni Generali lette e discusse in Assemblea, Abbiamo decretato e decretiamo: Art. 1. — Le costituzioni Generali annesse al presente Decreto hanno vigore a cominciare dal 9 luglio 000916. Art. 2. — Tutte le Vendite e Camere Superiori d’ogni grado osserveranno e faranno osservare le disposizioni delle presenti Costituzioni, sia per il proprio governo, sia nei rapporti coi Corpi Superiori, col Pot∴ . Sup∴ , e col Sov.-. G∴ C∴ Vend∴ Dal Monte Aventino, al Gr∴ Ord∴ di Roma, li 9 luglio 000916. Il Sov∴ G∴ C∴ Vend∴ Il Pot∴ Sup∴ (con due timbri a inchiostro: S∴ G∴ V∴ N∴ Universo G:. Ord∴ di Roma e G.. I∴ C∴ Vendita Universo, P∴ S∴ , aventi al centro il fascio littorio con picca e berretto frigio) 58 59 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) Dell’Ordine. Art. 1. L’antico Ordine C∴ é universale ed ha per oggetto il perfezionamento morale, civile e politico dell’Umanità, onde condurre i popoli a bastare al governo di se stessi a mezzo della Repubblica Sociale Universale. Art. 2. I BB∴ CC∴ CC∴ sparsi su tutta la superficie della Terra formano una sola Famiglia e sono soggetti alla stessa Legge Etica; ma si ripartiscono in tante Famiglie Nazionali che obbediscono al Governo Carb∴ della propria Nazione. Art. 3. La costituzione di almeno sette BB∴ CC∴ CC∴ , dei quali almeno tre in gr∴ di M∴ , in un solo corpo C∴ chiamasi Vendita. Art. 4. Le VV∴ adottano un titolo distintivo; il paese nel quale risiedono chiamasi Ordone. Art. 5. La Nazione C∴ si divide in Regioni e Provincie. Le Provincie chiamansi Monti. Art. 6. Negli Ord∴ ove esistono più VV∴ queste sono governate da un Collegio direttivo costituito da tutti i Capi V∴ sotto la presidenza del più elevato in grado, o in caso di parità, del più anziano. Art. 7. Il Collegio dei CC∴ VV∴ ha funzioni amministrative locali. Studia il miglior modo di coordinare il lavoro delle VV∴ dell’Ord∴ Piglia in considerazione le proposte dei pag∴ e, qualora nessuno dei CC∴ VV∴ abbia da fare osservazioni, ne ordina regolarmente il giro per le VV∴ Se qualche CC∴ VV∴ muove delle obbiezioni sul nome del proposto, il Collegio ne redige apposito verbale e lo rimette al S∴ G.. C∴ V∴ il quale, in unione alla Giunta Esecutiva, decide in merito. Tale decisione é appellabile presso il P∴ S∴ il quale si pronunzia definitivamente. Se il pag∴ viene respinto in questa prima procedura iniziale il suo nome non 60 Costituzioni Generali della Carboneria (1916) deve più nemmeno fare il giro delle VV∴ , in caso contrario seguirà la procedura normale. Fatto il giro delle VV∴ il nome del pag∴ ritorna al Coll∴ dei CC∴ VV∴ Se non vi sono state osservazioni il Presidente del Coll∴ chiede al S∴ G∴ C∴ V∴ il N∴ 0∴ per l’ammissione. Se qualche V∴ ha fatto delle opposizioni si segue la procedura come al comma precedente. Art. 8. Negli Ord∴ in cui esiste una sola V∴ le attribuzioni del Coll∴ dei CC∴ VV∴ spettano al C∴ V∴ ed al 1∴ e 2∴ Ass∴ riuniti in Collegio. Art. 9. In ogni Monte esiste una Camera dei Grandi Cavalieri di Tebe. Essa è costituita da tutti i MM∴ VII∴ esistenti nel Monte ed ha sede nel capo luogo di Provincia. Essa ha la giurisdizione e la sorveglianza rituale su tutte le VV∴ della Provincia oltre alle speciali funzioni attribuite ai MM∴ VII∴ Art. 10. In ogni Regione esiste una Camera dei Grandi MM∴ IX∴ costituita da tutti i BB∴ CC∴ CC∴ insigniti del IX∴ gr∴ esistenti nella Regione. La sede di tale Alta Camera viene fissata dal P∴ S∴ basandosi su criteri di opportunità e specie sulla maggiore o minore importanza della Città da scegliersi, sia come punto strategico che come centralità rispetto a tutta la Regione. Essa ha la giurisdizione e la sorveglianza politica sulle Camere del VII∴ Gr∴ e sulle VV∴ costituite nella Regione, oltre alle speciali funzioni attribuite ai MM∴ IX∴ Art. 11. Per tutte le divergenze che potessero sorgere nelle VV∴ queste corrisponderanno direttamente con la Camera del VII∴ gr∴ esistente nella Provincia, la quale studierà i migliori mezzi conciliativi per appianarle. Qualora essa non riesca a tale scopo, ne riferirà alla Camera del IX∴ gr∴ della Regione, perché questa, dopo avere bene studiata la cosa, proponga al S∴ G∴ C∴ V∴ i mezzi disciplinari più opportuni per fare sì che la V∴ rientri nelle condizioni normali. In casi eccezionali e di somma urgenza la 61 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) stessa Camera del IX∴ Gr∴ potrà anche ordinare la sospensione dai lavori di VV∴ e di BB∴ CC∴ salvi poi al P∴ S∴ i provvedimenti definitivi. Art. 12. Il Governo C∴ della Nazione Italiana risiede nel Gr∴ Ord∴ di Roma. Esso costituito dai seguenti enti: a) L’Alta e Potentissima Assemblea Legislativa e Costituente, la quale si aduna di regola ogni tre anni, e straordinariamente quando il P∴ S∴ lo ritenga necessario, o a richiesta dei due terzi delle VV∴ In quest’ultimo caso le VV∴ richiedenti dovranno esprimerne i motivi al S∴ G∴ C∴ V∴ che con apposito ordine del giorno ne darà comunicazione a tutta la famiglia C∴ , accompagnandola col deliberato del P∴ S∴ che fissa la data di convocazione. b) Il Potere Supremo, che deve rimanere a tutti occulto, ed al quale è affidato il Governo dell’Ordine. Esso emana dall’A∴ e Pot∴ Ass∴ : Cost∴ c) La Giunta Esecutiva dell’Ordine eletta dall’A∴ e Pot∴ Ass∴ Cost∴ Essa si riunisce presieduta dal S∴ G∴ C∴ V∴ , per deliberare circa l’amministrazione Nazionale della Famiglia, l’organizzazione, la propaganda ed i rapporti internazionali con le altre Famiglie del Mondo. Da inoltre il suo parere, su richiesta del P∴ S∴ , sulle altre questioni di capitale importanza. I suoi dignitari coadiuvano gerarchicamente nella direzione il S∴ G∴ C∴ V∴ Ne fanno le veci in caso di assenza, di malattia o di dimissioni. d) Il S∴ G∴ C∴ V∴ , che presiede e dirige i lavori della Giunta esecutiva ed è il Capo visibile e noto dell’Ordine. Art. 13. L’A∴ e P∴ A∴ C∴ rappresenta la grande Assise del Popolo Carb∴ ed ha funzioni legislative e costitutive, che possono esercitarsi anche nella stessa adunanza. Art. 14. L’A∴ e P∴ A∴ C∴ deve essere convocata due mesi prima del giorno della riunione, e il Decreto relativo deve contenere l’ordine del giorno dei lavori. 62 Costituzioni Generali della Carboneria (1916) Art. 15. Fanno parte di diritto dell’A∴ e P∴ A∴ C:. tutti i CC∴ VV∴ di qualunque grado con voto deliberativo; il S∴ G∴ C∴ V∴ e i componenti la Giunta Esecutiva con voto consultivo in sede di resoconto e con voto deliberativo in ogni altra sede, e un rappresentante di ogni Corpo Superiore. Art. 16. I CC∴ VV∴ hanno il dovere di rappresentare le rispettive VV∴ nell’A∴ e P∴ A∴ C∴ Quelli che per giusti motivi non lo possano, debbono convocare la C∴ d’On∴ perché deleghi un M∴ dimorante nell’Ord∴ e facente parte della V∴ a rappresentarla. Le VV∴ costituite all’estero e dipendenti dal Governo C∴ Italiano possono eleggere i propri rappresentanti fra tutti i MM∴ dovunque residenti. Nessun delegato può rappresentare più di un Corpo Carb∴ Possono assistere ai lavori dell’Assemblea tutti i BB∴ CC∴ MM∴ CC∴ i quali hanno diritto alla parola, ma non al voto. Art. 17. Ogni V∴ ha l’obbligo di stanziare nel proprio bilancio una somma sufficiente a compensare le spese di rappresentanza. Art. 18. La Giunta Esecutiva si compone: di un primo G∴ Ass∴ , un secondo G∴ Ass∴ , un G∴ Oratore, un Gr∴ Segretario, un Gr∴ Tesoriere. La Giunta Esecutiva può nominare nel proprio seno un Seg∴ Agg∴ stipendiato quando il caso lo richiede, ed un Oratore Aggiunto. Art. 19. Per poter essere eletti a qualunque carica della Giunta Esecutiva occorre possedere il gr∴ di M∴ da almeno un anno. Art. 20. La Giunta Esecutiva si riunisce per la prima volta appena terminati i lavori dell’A∴ e P∴ A∴ C∴ , e stabilisce l’ordine dei propri lavori e le date delle adunanze successive che non potranno essere meno di una al mese. Il P∴ S∴ ha la facoltà di ordinare la convocazione immediata della Giunta Esecutiva ogni qual volta lo ritenga necessario per sentirne il parere. 63 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) Art. 21. I Membri della Giunta Esecutiva debbono essere scelti possibilmente fra i BB∴ CC∴ residenti nell’Ord∴ di Roma o che almeno dichiarino di avere la possibilità di potere assistere alle adunanze ordinarie ed a quelle eventualmente straordinarie. Art. 22. La Giunta Esecutiva può comunicare con le altre Potenze Carb∴ del Mondo per mezzo di Grandi Rappresentanti, nominati di comune accordo. Del Governo dell’Ordine. Art. 23. L’Ordine é governato dal S∴ G∴ C∴ V∴ il quale rappresenta visibilmente il P∴ S∴ e la Giunta Esecutiva. Art. 24 Il S∴ G∴ C∴ V∴ viene eletto dall’A∴ e P∴ A∴ C∴ subito dopo avvenuta la votazione sul resoconto morale e finanziario del P∴ S∴ uscente e prima di qualunque discussione sugli altri oggetti all’Ordine del Giorno. L’elezione viene fatta per mezzo di schede segrete e lo spoglio é eseguito dal S∴ G∴ C∴ V∴ uscente assistito dal 1° e 2° G∴ Ass∴ Il nuovo eletto assume immediatamente il suo ufficio e la presidenza. Qualora esso fosse assente l’A∴ e P∴ A∴ C∴ elegge un presidente. Indi si passa, pure per schede segrete, alla elezione dei due Intermediari Segreti. Essi devono essere scelti fra i MM∴ CC∴ presenti e che siano residenti a Roma. Lo spoglio viene fatto dal S∴ G∴ C∴ V∴ assistito dai due MM∴ più elevati in grado presenti ai lavori. Il risultato resta segreto fino a che non sia stato eletto il P∴ S∴ nei modi appresso indicati e le schede vengano suggellate e consegnate ai due detti MM∴ assistenti. Art. 25. Il P∴ S∴ è composto di cinque BB∴ CC∴ MM∴ CC. fra le più spiccate personalità della Famiglia. Esso viene eletto dall’A∴ e P∴ A∴ C∴ immediatamente dopo l’elezione dei due Intermediari Segreti e prima che questi sappiano della loro 64 Costituzioni Generali della Carboneria (1916) nomina. Le schede della votazione vengono ritirate dal S∴ G∴ C∴ V∴ e suggellate alla presenza di tutti. Indi vengono sospesi i lavori ed il S∴ G∴ C∴ V∴ segretamente consegna ai due Intermediari Segreti i due pacchi di schede suggellate, e cioè tanto quello della loro elezione, quanto l’altro dell’elezione del P∴ S∴ Ripigliati i lavori gli Intermediari si ritirano in luogo appartato; verificano prima le schede riguardanti la loro nomina e le bruciano; indi fanno lo spoglio delle schede per la nomina del P∴ S∴ I cinque che hanno riportato maggior numero di suffragi costituiscono il P∴ S∴ ; ma gli Intermediari hanno cura di registrare anche i voti degli altri per le possibili surroghe. Dopo ciò le schede vengono di nuovo sugellate. Compiuto tale lavoro i due intermediari ritornano in Costituente e ad invito del S∴ G∴ C∴ V∴ , il quale svela solo in quel momento la loro qualità, essi prestano il seguente giuramento: «Noi∴ , sul nostro onore e sulla fede di MM∴ CC∴ giuriamo dinanzi a questa A∴ e P∴ A∴ C∴ di avere nominato il P∴ S∴ in base ai risultati della votazione e di tenerne segreti scrupolosamente i nomi. Se manchiamo al nostro giuramento ci sottoponiamo fin da ora alle pene stabilite per i traditori». Art. 26. I due intermediari hanno cura dentro le 48 ore successive alla chiusura della Costituente di avvisare singolarmente i Componenti il P∴ S∴ guar dandosi bene di rivelare ad ognuno di essi i nomi degli altri fino a che non siano ben sicuri che tutti abbiano accettata la carica. Se qualcuno per plausibili ragioni non può accettare viene immediatamente sostituito da chi ha avuto maggior numero di suffragi. Quando tutti hanno accettato, gl’lntermediari fisseranno una riunione del P∴ S∴ e solo allora i membri si conosceranno fra di loro. Nella prima adunanza, alla presenza dei due Intermediari, dopo avere verificato e distrutte le schede riguardanti la loro elezione, essi giureranno di non rivelare a nessuno la loro qualità di membri del P∴ S∴ Chi di loro rivelasse tale qualità verrà punito quale traditore. 65 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) Gli Intermediari consegneranno a ciascuno di essi un timbro con una sigla che non deve essere mai uguale al nome di Battaglia che ciascuno di loro possiede, e che d’accordo i due intermediari comporranno. Ciascun membro del P∴ S∴ terrà scrupolosamente conservato il proprio sigillo. Art. 27. Un membro del P∴ S∴ dimissionario viene sostituito, a cura degli Intermediari, con chi ha avuto maggior numero di voti nell’elezione. In tal caso viene distrutto il sigillo del dimissionario e sostituito con altro portante una sigla diversa da quella del dimissionario. Il dimissionario ha gli stessi obblighi del silenzio come se ancora ne facesse parte. Non si possono dimettere e sostituire più di due membri per lo stesso motivo. Se le dimissioni sono di più, allora si deve dimettere tutto il P∴ S∴ e convocare la Costituente alla quale il S∴ G∴ C∴ V∴ potrà dire le ragioni per cui si è dimesso il P∴ S∴ Art. 28. Il P∴ S∴ si riunisce tutte le volte che uno dei membri lo desidera, o dietro convocazione degli Intermediari su richiesta del S∴ G∴ C∴ V∴ In questo ultimo caso gli Intermediari assistono all’adunanza senza diritto a voto. Ne assume la presidenza il più elevato in grado ed a parità il più anziano nel grado. Art. 29. Il S∴ G∴ C∴ V∴ corrisponde col P∴ S∴ per mezzo degli Intermediari. Sia le richieste del S∴ G∴ C∴ V∴ al P∴ S∴ come gli ordini di questo devono essere fatti per iscritto e controfirmati i primi dal S∴ G∴ C∴ V∴ i secondi con le cinque sigle del P∴ S∴ Solo in casi eccezionalissimi il P∴ S∴ ed il S∴ G∴ C∴ V∴ potranno corrispondere a voce, per mezzo degli Intermediari. Art. 30. In tutte le votazioni che si fanno durante la Costituente è obbligatorio usare schede di unico tipo, uguali e controfirmate dal S∴ G∴ C∴ V∴ il quale penserà a fornirle, nascondendo a tutti il formato della scheda ed il 66 Costituzioni Generali della Carboneria (1916) modo come sono contrassegnate fino a che non si aprono i lavori della Costituente. È cura del S∴ G∴ C∴ V∴ pure di preparare le schede per la elezione della Giunta Esecutiva dell’Ordine, scrivendo su di esse le cinque cariche che bisogna eleggere, cioè: 1° Gr. Ass∴ , 2° Gr. Ass∴ , Gr∴ Or∴ , Gr. Segr∴ , Gr∴ Tes∴ in modo che i votati non abbiano che a scrivere il nome vicino a ciascuna carica. Prima di cominciare le votazioni la Costituente sceglie fra i suoi membri un B∴ C∴ il quale piglia in consegna dal S∴ G∴ C∴ V∴ tutte le schede e le distribuisce, tutte le volte che comincia uno scrutinio, controfirmate da lui o segnate con un timbro speciale. Art. 31. Sono alla dipendenza del P∴ S∴ e di conseguenza del S∴ G∴ C∴ V∴ tutte le VV∴ e le Camere di ogni Grado. Art. 32. Il P∴ S∴ d’accordo col S∴ G∴ C∴ V∴ e per suo mezzo, può delegare in ogni Ord∴ o Monte o Regione un suo rappresentante, con poteri per manenti o temporanei, determinati od ampii, compreso il diritto di sciogliere le adunanze in nome del P∴ S∴ quando gravi circostanze possono consigliarlo. Tale delega deve essere un vero e proprio decreto controfirmato dal P∴ S∴ Art. 33. Il P∴ S∴ trasmette gli ordini per il tramite del S∴ G∴ C∴ V∴ tanto alle VV∴ quanto alle Camere Superiori ed ai singoli BB∴ CC∴ CC∴ In casi che solo possono essere rimessi alla sua discrezione, può addivenire a qualunque convocazione rivolgendosi direttamente ai Presidenti delle Camere Superiori, ai CC∴ VV∴ ed ai singoli BB∴ CC∴ MM∴ CC∴ Art. 34. In ogni Ord∴ possono essere costituite una o più Vendite. Art. 35. Dove, esistendo almeno sette BB∴ CC∴ CC∴ il S∴ G∴ C∴ V∴ ritenga utile costituirli in Vendita, egli potrà creare fra essi i MM: necessari come all’art. 3. 67 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) Art. 36. Costituita una nuova V∴ un Delegato del P∴ S∴ la installerà in Baracca, osservando rigorosamente il prescritto degli Statuti e delle Costituzioni Art. 37. Le VV∴ di ogni grado sono governate e dirette dal rispettivo C∴ V∴ coadiuvato dai Dignitari ed Ufficiali, e dalle altre cariche, tutti eletti annualmente a maggioranza assoluta di voti dalla Camera d’Onore della V∴ nel mese di Settembre. Art. 38. Ogni V∴ ha indispensabilmente tre Dignitari, cioè C∴ V∴ e 1º e 2º Assistente, e quattro Ufficiali, cioè Oratore, Segretario. Tesoriere e Archivista. Ha inoltre le seguenti cariche: due Esperti, un Maestro di Cerimonie, due Copritori, un Maestro Terribile, ed i Capi Squadra strettamente necessari. Art. 39. Le Luci, ossia i Dignitari, devono essere indispensabilmente Maestri; gli Ufficiali possono essere nominati fra gli App∴ , ove manchino i Maestri, o questi non possano compierne le mansioni. Art. 40. Il C∴ V∴ è la prima Luce della V∴ a cui è preposto, ed è sempre il presidente di essa in tutte le adunanze. È quello che apre e chiude i lavori ed è il solo che abbia la parola; gli altri debbono chiederla per mezzo dell’Ass∴ della propria Colonna. Ogni B:. C∴ deve riconoscerlo e rispet tarlo come rappresentante dell’Ordine. Contro di esso non possono essere portate osservazioni durante le sedute; ma solo dopo di queste e per mezzo delle altre Luci. Art. 41. Il Primo Ass∴ e, in mancanza di questo, il secondo, sostituiscono il C∴ V∴ . che fosse impedito di recarsi in Baracca. Chi sostituisce in Baracca il C∴ V∴ assume il titolo di M∴ Reggente. Art. 42. Il primo Assistente è sostituito dal secondo: agli altri surroganti provvede la prudenza del C∴ V∴ che li sceglierà fra quelli in cui concorrono le qualità più distinte. 68 Costituzioni Generali della Carboneria (1916) Art. 43. L’Oratore è il primo Ufficiale della V∴ Nelle mozioni che la C∴ d’On∴ crederà opportuno di presentare alla discussione della V∴ , esso, udite le varie opinioni, presenta le sue conclusioni, dopo le quali nessuno può più parlare sullo stesso argomento e bisogna subito passare alla votazione. In ogni adunanza é tenuto a fare un’allocuzione sulle regole dell’Ordine, o sulla morale, o sull’oggetto per cui sono radunati i BB∴ CC∴ Art. 44. Il Segretario compila i verbali, tiene la corrispondenza ed adempie a tutto ciò che è inerente alla sua carica. Art. 45. Il Tesoriere custodisce i fondi, fa i pagamenti, rende i conti ogni fine di anno carbonico e ad ogni richiesta del C∴ V∴ o della Commissione di Finanza. Art. 46. L’Archivista conserva le carte, i suggelli, gli emblemi, le decorazioni e tutto ciò che é inerente all’Ordine e che appartiene alla V∴ Art. 47. Gli Esperti sono incaricati di vedere se i BB∴ CC∴ stanno al loro posto, se sono decentemente abbigliati, secondo il loro grado; dispongono gli iniziandi al loro ricevimento, devono travagliarli nella Foresta e presentarli in Baracca a norma dei Regolamenti dell’Ordine. Art. 48. Il Maestro di Cerimonie è incaricato di comunicare gli ordini del C∴ V∴ e deve conoscere esattamente tutti i regolamenti: riscuote i suffragi, porta il tronco della beneficenza e delle proposizioni. Art. 49. I Copritori sono due, dei quali uno rimane fuori della Baracca. Il loro ufficio è di regolare l’entrata dei BB∴ CC∴ come pure di vigilare la Foresta. Impediranno che senza l’ordine del C∴ V∴ i BB∴ CC∴ abbandonino la Baracca. Per l’introduzione dei BB∴ CC∴ come pure per le recezioni si conterranno a seconda del regolamento dei lavori. Nessuno di essi, finché in Baracca si lavora, può abbandonare il suo posto. 69 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) Art. 50. Il Maestro Terribile regola il lavoro dei Copritori. Art. 51. I Capi Squadra costituiscono il grado intermedio tra l’App∴ ed il M∴ Gli App∴ vengono promossi Capi-Squadra dalla C. d’0∴ della V∴ Essi sono scelti tra i BB∴ CC∴ più anziani nei quali si può fare fidato e sicuro assegnamento sia per la segretezza più assoluta come per la più incondizionata attività. Ogni Capo Squadra può avere un supplente che viene nominato volta per volta dal C∴ V∴ su richiesta del Capo Squadra. La qualità di Capo Squadra, essendo considerata come un grado che si ottiene con regolare promozione, non si perde mai; si possono perdere solo le funzioni in casi eccezionali; ma gli App∴ devono loro sempre obbedienza e rispetto come a superiori. L’App∴ promosso Capo Squadra presta regolare giuramento davanti la C∴ d’0∴ della V∴ Per essere promosso M∴ non è necessario passare per il grado di Capo Squadra. Fra i Capi Squadra la C∴ d’0∴ sceglie il Capo dei Capi Squadra ai quale questi devono ubbidienza e rispetto. Tale carica è provvisoria e può essere dalla C∴ d’0.∴ revocata ed affidata ad altro Capo Squadra. Art. 52. Gli Ufficiali possono anche essere nominati volta per volta. Tutte le cariche possono essere dal P∴ S∴ revocate. II P∴ S∴ in caso che succedano discordie in C∴ d’On∴ per l’elezione dei dignitari, se lo crede opportuno può nominarli d’autorità. Art. 53. Nel mese precedente alle elezioni i CC∴ VV∴ ed i Presidenti delle Camere del VII∴ Gr∴ hanno il dovere di riferire in apposito rapporto scritto il lavoro eseguito durante l’anno alla Camera dei IX∴ della Regione, che a sua volta, con le osservazioni e le proposte che crederà del caso, lo rimetterà al S∴ G∴ C∴ V∴ A seconda delle risultanze di tale rapporto e di quello del S∴ G∴ C∴ V∴ , il P∴ S∴ potrà, quando lo reputi opportuno per il buon andamento della Famiglia, sospendere le elezioni per sei mesi, affidando il compito 70 Costituzioni Generali della Carboneria (1916) della riorganizzazione ad un suo speciale delegato con poteri rinnovabili per altri sei mesi. È in facoltà di tale delegato lo scegliere fra i BB∴ CC∴ MM∴ quelli da lui ritenuti più idonei a coadiuvarlo come Dignitari ed Ufficiali. Trascorso questo periodo di tempo bisogna passare alle elezioni generali. Art. 54. Per essere eletti alle varie cariche della V∴ occorre possedere il grado di M∴ da un anno almeno, meno che per le VV∴ di recente costituzione. Art. 55. I nuovi eletti saranno immessi in carica dal presidente della Camera del VII∴ gr∴ o da un membro della stessa appositamente delegato dal Presidente, latore del Decreto di approvazione delle avvenute elezioni rilasciato dal P∴ S∴ Negli Ord∴ ove non esiste un B∴ C∴ VII∴ , il S∴ G∴ C∴ V∴ può delegare uno dei MM∴ più anziani. Art. 56. I CC∴ VV∴ di nuova elezione o riconfermati in carica prestano giuramento in Bar∴ dinanzi al Delegato del P∴ S∴ , gli altri eletti lo prestano dinanzi al C∴ V∴ immesso in Ufficio. Art. 57. Le elezioni sono fatte a scheda segreta fra tutti i MM∴ della V∴ convocati unicamente per questo scopo otto giorni prima. Art. 58. Per l’elezione del C∴ V∴ la Camera d’Onore farà una votazione separata: per i Dignitari, gli Ufficiali e le altre cariche si potrà fare una lista unica. Per essere eletti alle varie cariche bisogna riportare la maggioranza assoluta di voti. Art. 59. Le elezioni dei Dignitari ed Ufficiali avranno luogo con un modulo precedentemente preparato a cura della Segreteria, sul quale saranno contenute le indicazioni delle varie cariche. 71 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) Ammissioni e Promozioni. Art. 60. L’Ordine della C∴ è stato stabilito, oltre che per la esplicazione delle sue funzioni speciali politiche, anche per perfezionare il più possibile gli uomini. Il pag∴ quindi che deve iniziarsi deve risultare chiaramente che è suscettibile di tale perfezionamento. Art. 61. Per essere accettato nell’Ordine occorre che l’iniziando sia di condotta morale irreprensibile, di sentimenti liberi, non sia stato condannato dai tribunali profani per delitto infamante o come tale riconosciuto dall’Ordine. Deve inoltre provare di avere professato e di professare idee puramente Repubblicane. Non è obbligatoria l’iscrizione nel Partito. Art. 62. Sull’ammissione dei Pag∴ nell’Ordine decide con suo decreto, vistato dal P∴ S∴ , il Collegio dei CC∴ VV∴ negli Ordoni in cui esistono più Vendite. Dove esiste una sola V∴ , tale Collegio viene composto dal C∴ V∴ e dal 1° e 2° Assistente, seguendo la procedura stabilita dall’Art. 7 delle presenti Costituzioni. Art. 63. Il C∴ V∴ che per mezzo del sacco delle proposte tacite, riceve la proposta per l’iniz∴ di un pag∴ , prima di comunicarla in Bar∴ segue la procedura prescritta dall’art. 7. Il nome del proponente deve conoscerlo solo il C∴ V∴ al quale la domanda è diretta e deve restare a tutti segreto fino al momento della iniz∴ del pag∴ Art. 64. Dalla domanda all’ammissione non dovranno di regola passare meno di nove lune. In casi eccezionali il S∴ G∴ C∴ V∴ può diminuire tale termine. Art. 65. Tutti gli iniziandi dovranno subire le prove di rito. È in facoltà del C∴ V∴ accrescerle, mai diminuirle. Art. 66. Gli App∴ hanno il voto consultivo e deliberativo sopra ogni oggetto che 72 Costituzioni Generali della Carboneria (1916) la C∴ d’On∴ della V∴ crederà opportuno di portare alla discussione della Bar∴ Ragione per cui prima che si porti una quistione alla discussione della Bar∴ , la C∴ d’On∴ dovrà dare il suo parere sulla maggiore o minore opportunità che quella data quistione sia discussa in Bar∴ od in Cam∴ d’On∴ : I Decreti e gli Ordini non si discutono. Art. 67. Se basta ad un pag∴ la suscettibilità di essere perfezionato per divenire semplice C∴ non potrà questi passare al Gr∴ di M∴ se non avrà dato prova di un progressivo e costante perfezionamento in modo da essere degno di ricevere i segreti del grado che va ad assumere. Art. 68. Un App∴ non potrà diventare M∴ se non avrà lavorato e frequentato assiduamente per ventiquattro lune i lavori. Questo tempo può essere abbreviato quando, per meriti speciali, verrà riconosciuto opportuno dalla C∴ d’On∴ dalla quale dipende l’App∴ In nessun caso si può essere promossi al gr∴ di M∴ se non si hanno 26 anni compiuti. Art. 69. È in facoltà del S∴ G∴ C∴ V∴ trasferire da una ad altra V∴ un B∴ C∴ C∴ udito il parere delle V∴ interessate. Un B∴ C∴ può chiedere di essere trasferito di V∴ facendone regolare domanda motivata al S∴ G∴ C∴ V∴ Questi, sentite le ragioni ed il parere del C∴ V∴ dal quale il B∴ C∴ dipende, può concedere il trasferimento come pure può negarlo. La riammissione in trafila dei BB∴ CC∴ CC∴ inattivi avviene con le stesse norme delle recezioni e degli aumenti di salario, escluse le prove di rito. Nel riammettere in trafila tali BB∴ CC∴ bisogna bene vagliare quali furono i veri motivi del loro allontanamento dalla Famiglia. Art .70. Le promozioni sono conferite o dalla Camera competente o di Motu Proprio dal P∴ S∴ o dal S∴ G∴ C∴ V∴ I Decreti di promozione non 73 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) sono esecutivi se non sono muniti del N∴ O∴ del P∴ S∴ e della ricevuta del G∴ Tes∴ dell’eseguito pagamento delle Tasse dovute. Art. 71. Nessun B∴ C∴ C∴ potrà considerarsi regolarmente investito dei diritti Carbonici se non sarà munito del Diploma del suo Grado. Dell’Amministrazione. Art. 72. Le VV∴ e le Camere di qualunque grado sono autonome per la loro amministrazione interna ed hanno il diritto di stabilire tasse di ammissione e promozioni a proprio beneficio. Alla fine di ogni anno Carb∴ il B∴ C∴ Tes∴ mette a disposizione dei singoli B∴ C∴ C:. della V∴ il rendiconto con tutte le relative pezze di appoggio, gli ordini di pagamento e quanto altro serve per la verifica dei conti. Le spese non autorizzate e non riconosciute necessarie dalla V∴ vanno a carico del B∴ C∴ Tes∴ Art. 73. Il P∴ S∴ percepisce le seguenti tasse dalle VV∴ e dai BB∴ CC∴ CC∴ Per Bolle di Fondazione L. 25 Per Tassa di ammissione « 3 Per Certificato di Apprendista « 2 Per Diploma di M∴ V∴ « 5 Per Diploma di M∴ VII∴ « 7 Per Diploma di M∴ IX∴ « 9 Per Tassa di Regolarizzazione « 10 Per ogni BB∴ CC∴ CC∴ una tassa annua proporzionale alla condizione economica di ciascuno a partire dal minimo di L. 1. Art. 74. Le VV∴ all’inizio dell’anno Carbonico stanziano in bilancio le tasse che individualmente i BB∴ CC∴ devono al P∴ S∴ e le versano immediatamente, salvo esse poi a riscuoterle come meglio credano e nelle date e forme che credono più opportune dai singoli componenti la V∴ 74 Costituzioni Generali della Carboneria (1916) Art. 75. Il 31 dicembre di ogni anno il P∴ S∴ deve avere incassate dette tasse. Le VV∴ che per quella data non si trovano in regola col Tesoro dell’Ordine vengono sospese. Mano mano che le VV∴ versano al P∴ S∴ le tasse, il S∴ G∴ C∴ V∴ rimette loro la Parola Semestrale. Le VV∴ che non sono in regola col Tesoro non possono avere la Parola Semestrale e quindi non possono essere considerate come attive. Le VV∴ che hanno lasciato trascorrere un intero semestre restando prive della parola d’ordine verranno senz’altro cancellate dall’Albo della Comunione. Art. 76. Le tasse di ammissioni, di promozioni e di Reg∴ devono essere pagate anticipatamente, come pure quelle per le Bolle di Fondazioni. Il P∴ S∴ ed il S∴ G∴ C∴ V∴ non potranno rilasciare alcun N∴ O∴ se non dopo essersi accertati dell’avvenuto pagamento delle Tasse. Art. 77. Il resoconto finanziario del P∴ S∴ che viene fatto dinanzi all’A∴ e P∴ A∴ C∴ può essere verificato da ogni singolo B∴ C∴ M∴ che piglia parte all’adunanza. sia come membro della Costituente che come Visitatore. Le spese devono essere giustificate dalle pezze d’appoggio, da regolari ricevute e da ordini di pagamento. Art. 78. Per ogni incasso che il P∴ S∴ effettua, sia da parte delle VV∴ come da parte dei singoli BB∴ CC∴ CC∴ deve rilasciare apposite ricevute da staccarsi da un registro a madre e figlia, scritte in forma profana ed intestate sempre o al Titolo distintivo della V∴ o al nome di Battaglia dell’affigliato. Tale Registro farà fede in Costituente delle somme incassate. Il S∴ G∴ C∴ V∴ , il G∴ Tes∴ e tutti i Dignitari ed Ufficiali che firmano tali ricevute, come del resto qualunque altro atto Carb∴ , si devono servire dei loro nomi di Battaglia. Art. 79. I Regolamenti interni delle VV∴ vengono compilati ed approvati dalla 75 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) C∴ d’On∴ appositamente riunita. Così pure quelli delle Camere Superiori. Essi però sono esecutivi soltanto dopo l’approvazione del P∴ S∴ *Da fondo Francesco Siniscalchi, Biblioteca del GOI, serie Carboneria (19161922), fasc. 2. Una precedente edizione del 1908 delle Costituzioni Generali della Carboneria è nel fondo Guastoni-De Ambris, Biblioteca del GOI, e una edizione del 1912, non dissimile, è in un libretto a stampa conservato in Archivio Centrale dello Stato Fondo P. S., 1920 Busta 108 Fascicolo K 4: Partito Repubblicano, Massoneria, Carboneria. Giuramenti dell’Apprendente e del Maestro* «…la Carboneria, che si ritrova dovunque un popolo soffre tirannia, aveva statuti severi, rigorose disposizioni, norme di rigidissima morale, e ad entrarvi si richiedeva un giuramento che non lasciava dubbio alcuno sull’importanza degli obblighi assunti. Tale giuramento, pronunciato dal neofita con la mano sinistra sopra un teschio e brandendo con la destra un pugnale la cui punta era rivolta verso il cuore, diceva: Io giuro e prometto sotto gli stabilimenti dell’Ordine in generale e su questo ferro punitore degli spergiuri di guardare scrupolosamente il segreto della Rispettabile Carboneria; di non scrivere, incidere o dipingere cosa alcuna appartenente alla Carboneria senza avere ottenuto il permesso in iscritto. Giuro ancora di soccorrere i BB…(uoni) CC…(ugini) in caso di bisogno, per quanto comportano le mie forze e facoltà, come ancora di non tentare l’onore delle loro famiglie. E se divento spergiuro, consento che il mio corpo sia fatto in pezzi, indi bruciato, e la mia cenere sparsa al vento acciò che sia il nome mio di esperienza a tutti i BB… CC… sparsi sulla terra. Così Iddio mi sia d’ajuto Così quello del Neofita. Quello del Maestro, carica alla quale si ascendeva dopo altre prove di zelo e fedeltà, invece diceva: Io giuro e prometto su questo crocefisso, G… M… D… U… (Gran Maestro dell’universo), sulla mia parola d’onore e su questo ferro punitore degli spergiuri di guardare scrupolosamente i sublimi segreti della R…(ispettabile) C…(arboneria), di non appalesare mai i segreti di App…(rendente) ai pagani, né quelli di M…(aestro) agli App…(rendenti), come ancora di non iniziare alcuno, né di fondare alcuna V…(endita) senza permesso delle Gerarchie Carb…(onariche) che ne hanno facoltà, oppure in un numero giusto e perfetto. Di non scrivere, né incidere i segreti suddetti, di soccorrere tutti i miei BB…(uoni) CC…(ugini), di non atten- 76 77 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) tare all’onore delle loro famiglie. Ed ove diventassi spergiuro, acconsento e desidero che il mio corpo venga fatto in pezzi, indi bruciato e il cenere che ne risulta sparso al vento, acciò il mio nome sia in esecrazione a tutti i BB… CC… sparsi sui due Emisferi. Così Iddio mi sia d’ajuto * Dall’opuscolo carbonaro: A cura della Società ‘Giuditta Tavani Arquati’, In memoria di Angelo Targhini e Leonida Montanari, decapitati nel 1825 per ordine di Papa Annibale della Genga. Monografia di Costanzo Premuti, s. l. (Roma, Off. Poligrafica Italiana), Giugno 1909, pp. 9-10. Troviamo versioni simili di giuramenti in Dito, Massoneria, Carboneria e altre società segrete, cit., p. 405, in Memorie sulle società segrete dell’Italia Meridionale e specialmente sui Carbonari, cit., p. 185, dove la doppia ritraduzione (essendo il testo originale scritto in francese, tradotto in inglese e dall’inglese in italiano) genera refusi, in Rituali e società segrete, Firenze, Convivio, 1991 pp. 508-09. Il rituale di passaggio a Maestro in Camera d’Onore, che trascriviamo più avanti, prevede per il giuramento, peraltro simile, l’accetta al posto del pugnale. Rituale dei Lavori in gr∴ di Appr∴* *Da fondo Francesco Siniscalchi, Serie Carboneria (1918-1922), fasc. 8. 3, Biblioteca del GOI. Una comparazione con rituali più antichi può essere fatta con i materiali pubblicati in Dito, Massoneria Carboneria ed altre società segrete, cit., dove vengono utilizzati rituali e catechismi carbonarici risalenti al 1820 e presenti nell’Archivio di Stato di Lecce. A∴ G∴ D∴ G∴ M∴ D∴ U∴ E∴ D∴ R∴ S∴ U∴ C∴ U∴ F∴ I∴ S∴ V∴ N∴ UNIVERSO Rituale dei Lavori in gr∴ di Appr. AVVERTENZE La Bar∴ s’innalza in un luogo qualsiasi, così in una sala sontuosa, come in una cupa grotta. Se i BB∴ CC∴ hanno un luogo determinato e fisso per adunarsi, esso non deve presentare tracce della Ist., quando non vi si lavori ritualmente; dev’essere un luogo, dove un profano possa entrare senza nulla vedere che non possa vedere in luoghi di riunioni profane. La B∴ si prepara pochi minuti prima che s’inizi il lavoro: un tavolino — meglio se rotondo — di rimpetto alla porta d’ingresso, ricoperto d’ un pannolino bianco, e sopra a questo le basi. All’infuori del teschio, del fornello e del candelabro o trilume, le basi possono anche essere dipinte su tela bianca da appendersi alla parete dietro al tavolino, oppure sul pannolino che ricopre il tavolino. Al tavolino (Tronco), al posto di presidente siede il C∴ V∴ o chi ne fa le veci, a destra di questo il M∴ 1. Ass∴ , a sinistra il M∴ 2 Ass∴ a destra del 1. Ass∴ il M∴ Oratore, a sinistra del 2. Ass∴ il M∴ Segretario. 78 79 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) I MM∴ siedono all’Ordone di sinistra in ordine di grado; a capo dell’Ordone di destra siedono in quest’ordine il M∴ Cerimoniere, il Tesoriere e l’Elemosiniere, quindi gli Apprendisti. Il 1. Ass∴ sorveglia l’Ord. dei MM∴ , il 2. quello degli App∴ Il M∴ Esperto siede in fondo alla Bar∴ , in mezzo ai due Ordoni di fronte al C∴ V∴ Il M∴ Terribile interno sta in piedi, armato d’accetta presso la porta della Bar.-. dalla quale non si deve scostare se non ad un cenno del C∴ V∴ Il M∴ Terribile interno è assistito da un App∴ Fuori della Bar∴ , sul limitare della For∴ sta il M∴ Terribile esterno, assistito da un App∴ — ambedue armati di accetta — per dar l’allarme in caso che si appressino i lupi. L’allarme si dà battendo alla porta della Bar∴ prima i colpi regolari, e poi, immediatamente, cinque o sei colpi affrettati. Il M∴ Esperto e il M∴ Cerimoniere, preparata la Bar∴ danno l’ingresso alle Luci, all’Oratore e al Segretario. Quando ciascuno ha preso il suo posto il C∴ V∴ saluta per il primo il Gr∴ Tr∴ , ed invita gli altri a fare altrettanto. Compiuto il saluto, il C∴ V∴ invita il M∴ Esperto a dare l’ingresso. Questo si effettua in quest’ ordine : MM∴ GG∴ CC∴ D∴ T∴ , MM∴ , App∴ I C∴ squadra entrano dopo gli App∴ da loro rispettivamente dipendenti; il Capo dei CC∴ squadra dopo tutti gli altri Appr∴ Se nella For∴ si trovano GG∴ MM∴ GG∴ EE∴ entrano ultimi, annunziati dal M∴ Cerimoniere, ed il C∴ V∴ chiamerà all’ordine i BB∴ CC∴ che ci resteranno finché il C∴ V∴ non li abbia invitati a sedere. I GG∴ MM∴ GG∴ EE∴ possono entrare in Bar∴ in qualunque mo mento; tutti gli altri che giungono dopo l’apertura dei lavori, restano nella For∴ , salvo che il C∴ V∴ disponga, per eccezione o per gravi motivi, diversamente. Durante l’iniziazione nessuno può entrare in Bar∴ , ad eccezione del S∴ C∴ V∴ , nel quale caso l’iniziazione viene sospesa, e il p∴ vien fatto uscire, per essere di nuovo introdotto dopo il ricevimento del S∴ C∴ V∴ e quando questi lo ordini. Il S∴ C∴ V∴ è annunziato ad alta voce dal M∴ Cerimoniere; il C∴ 80 Rituale dei lavori in gr∴ di Appr ∴ V∴ ordina ai due Assist∴ di andare a riceverlo fuori della Bar∴ , per accompagnarlo al Tr∴ , e dopo che egli abbia salutato il Tr∴ gli offre l’accetta e il posto di presidenza. I BB∴ CC∴ visitatori entrano in Bar∴ dopo l’apertura dei lavori, invitati dal M∴ Cerimoniere che li annunzierà in questa forma : IL B∴ C∴ C∴ (nome di guerra e grado) DELLA RISPETTABILE VENDITA (nome della Vendita a cui il visitatore appartiene) ALL’ ORDONE DI (nome del luogo ove ha sede la Vendita stessa). APERTURA DEI LAVORI Compiuto l’ingresso, il M∴ Esperto ne avverte il C∴ V∴ con le seguenti parole: — Mio B∴ C∴ M∴ C∴ V∴ (o Reggente) l’ingresso è compiuto. C∴ V∴ — Mio B∴ C∴ M∴ Esp∴ , Assicuratevi se all’interno e all’esterno siamo al coperto. M∴ Esp∴ (dopo essersi assicurato che la For∴ è al sicuro e che tutti i presenti sono BB∴ CC∴ ) - Mio B∴ C∴ M∴ C∴ V∴ (o Reggente), tanto all’interno quanto all’esterno siamo al coperto. C∴ V∴ Giacché siamo perfettamente al coperto, è mio desiderio dar principio ai nostri lavori. — Mio B∴ C∴ M∴ 1. Assist∴ , a che ora songlionsi aprire i lavori carb∴ al gr∴ di appr∴ ? M∴ 1. Assist∴ A mezzogiorno in punto, mio B∴ C∴ M∴ C∴ V∴ (o M∴ Reggente). C∴ V∴ Mio B∴ C:. 2 Ass∴ , che ora abbiamo? M∴ 2. Ass∴ Il sole è allo zenith e rischiara appieno la nostra For∴ , mio B∴ C∴ M∴ C∴ V∴ (o M∴ Reggente). C∴ V∴ (batte tre colpi d’accetta . . . che vengono ripetuti dal 1. e 2. Assist∴ successivamente) — Miei BB∴ . CC∴ , all’ordine. Poiché l’ora è propizia A∴ G∴ D∴ G∴ M∴ D∴ U∴ E∴ D∴ R∴ S∴ U∴ , sotto gli auspici della S∴ V∴ N∴ Universo, dichiaro aperti i lavori di questa R∴ B∴ Miei BB∴ CC∴ , a me per il segno e per la batteria (Tutti i BB∴ CC∴ fanno, contemporaneamente, il segno d’Appr∴ e la batteria). BB∴ CC∴ , sedete. 81 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) C∴ V∴ — Mio B∴ C∴ M∴ Segretario, vogliate dar lettura del pezzo da Forn∴ del precedente lavoro. M∴ S∴ ……………………………….. C∴ V∴ — (dopo la lettura) Miei BB∴ CC∴ 1. e 2. Ass∴ annunziate ai vostri Ordoni che io accordo la parola sul pezzo da Forn∴ testé letto. MM∴ 1. e 2. Assist∴ . . . . . . . . . . C∴ V∴ Mio B∴ C∴ M∴ Oratore, vogliate dare le vostre conclusioni. M∴ Or∴ . . . . . . . . . . C∴ V∴ Metto ai voti le conclusioni del M∴ Oratore: chi le approva alzi la mano Il M∴ Esp∴ e il M∴ Cer∴ danno l’ingresso ai BB∴ CC∴ visitatori: l’Esp∴ per riconoscerli, il Cerim∴ per annunziarli. INIZIAZIONE C∴ V∴ Mio B∴ C∴ M∴ Terr∴ Int∴ , assicuratevi per mezzo del Terr∴ Est∴ se al di là della Foresta vi sia legna per il nostro Forn∴ Il M∴ Terr∴ Int∴ socchiude la porta della Bar∴ ed eseguisce poi dice: Mio B∴ C∴ M∴ C∴ V∴ (o M∴ Reggente) vi sono dei pp: che domandano la luce. C∴ V∴ Fatevi dare le loro generalità. Il M. Terr∴ esce e ritorna portando le richieste informazioni sulla punta del pugnale. Il C :. V∴ legge le generalità del p∴ e poi domanda ai BB∴ CC∴ se nulla abbiano da opporre alla sua ammissione nell’Ordine. Il C :. V∴ domanda poi chi sia il padrino del p∴ e gli rammenta la responsabilità che assume sulla condotta di lui. Non essendovi opposizioni, il C :. V∴ invita il M∴ Terr∴ ad associarsi il padrino del p∴ per introdurlo in Bar∴ Il M∴ Terr∴ ed il padrino escono, si fanno consegnare dal p∴ i valori e bendato lo conducono alla porta della Bar∴ alla quale bussano irregolarmente. M∴ Esp∴ Mio B∴ C∴ M∴ C∴ V∴ (o Reggente) Bussano irregolarmente alla porta della Bar∴ C∴ V∴ Assicuratevi chi sia. 82 Rituale dei lavori in gr∴ di Appr ∴ M∴ Esp∴ socchiude la porta e domanda: — Chi viene a disturbare i nostri lavori? M∴ Terr∴ È un p∴ che domanda la luce. M∴ Esp∴ chiude la porta, e rivolto al C∴ V∴ ripete : Mio B∴ C∴ M∴ C∴ V∴ (o Reggente) è un p∴ che domanda la luce. C∴ V∴ Fate che sia introdotto ben assicurato e bendato. Entra il p∴ bendato e tenuto legato ai polsi dal M∴ Terr∴ e dal padrino, e vanno tutti e tre a collocarsi avanti al Tr∴ C∴ V∴ battendo coll’accetta un colpo sulla spalla sinistra del p∴ gli domanda: Chi sei tu che vieni a disturbare i nostri lavori? Chi ti ha condotto qui? Per quali fini sei voluto venire fra noi? Non è la curiosità di conoscere i nostri segreti, che qui ti ha condotto, anziché lo spirito umanitario e il desiderio di concorrere con tutte le tue forze alla rivendicazione della vera libertà, della sovranità popolare e della instaurazione della giustizia sociale? Che cosa intendi per libertà? Che cosa intendi per sovranità popolare? Che cosa intendi per giustizia sociale? Quali sono, secondo te, i mezzi più atti a raggiungere questi fini? Quali doveri hai verso te stesso? Quali sono i tuoi doveri verso la tua famiglia? Quali sono i tuoi doveri verso la Patria? Quali sono i tuoi doveri verso l’Umanità? Il C∴ V∴ può rivolgere altre domande al p∴ C∴ V∴ — rivolgendosi al M∴ Terr∴ e al padrino : Fate ritirare il p∴ Quando questi sarà uscito dalla Bar∴ il C∴ V∴ dirà: BB∴ CC∴ , voi avete udite le dichiarazioni del p∴ , ne siete soddisfatti? Credete che egli possa essere accolto in mezzo a noi? C∴ V∴ — B∴ C∴ M∴ Esp∴ , fate di nuovo introdurre il p∴ M∴ Esp∴ eseguisce C∴ V∴ (al p∴ ) Le tue dichiarazioni ci soddisfano, e noi ti crediamo 83 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) degno di far parte della nostra Istituzione; ma prima di entrarvi è necessario che tu conosca gli obblighi e la responsabilità che sei per assumere. Tu, venendo fra noi, sarai esposto ai maggiori pericoli; dovrai essere pronto a compiere i maggiori sacrifizi. Dovrai abbandonarti completamente e ciecamente ai Capi dell’Ordine; non sarai più padrone di te né delle tue azioni. Dovrai dare tutta la vita ad altri che potranno disporne come il bene della Patria e dell’Umanità esige. Devi esser pronto a distaccarti da ogni cosa, pronto a morire a tutte le ore. Non avrai più un momento di quiete né di sicurezza, non riposerai più una notte tranquilla. Un grande occhio sarà sempre spalancato sopra di te, quello dell’Ordine, invisibile, che vede tutto e da per tutto. Tremende punizioni ti coglieranno, se mancherai agli assunti doveri; neppure il più remoto angolo della terra ti salverà. Hai la coscienza di poter entrare in questa Istituzione? Sei ancora in tempo a ritirarti senza che alcuno ti molesti, qualora non ti creda sicuro di poter mantenere gli impegni che devi assumere. … Prima di essere ammesso fra noi devi dar prova di fermezza e coraggio. Ti senti disposto ad intraprendere un pericoloso viaggio ? … Fategli fare il simbolico viaggio della Foresta. Dopo qualche scossa fatta subire al p∴ , il C∴ V∴ batte un colpo d’accetta e lo sballottamento cessa, ed il p∴ è ricondotto dinanzi al Gr∴ T∴ C∴ V∴ (al M∴ Terr∴ e al padrino) Miei BB∴ CC∴ , come si é comportato il p∴ nel viaggio della Foresta ? M∴ Terr∴ e padrino — Con fermezza e coraggio. C∴ V∴ (al p∴ ) — Che cosa hai notato in questo simbolico viaggio? In questo viaggio avrai rimarcato unicamente degli urti. Questi urti simboleggiano le difficoltà, gli ostacoli, i pericoli che ognuno di noi incontra sul cammino della virtù, e nella propagazione della fede repubblicana. Ebbene, noi, animati da questa fede, dobbiamo vincere le difficoltà, abbattere gli ostacoli, affrontare i pericoli con fermezza e coraggio. Sei sempre fermo nel proposito di far parte della nostra Istituzione? Sei pronto a fare un altro simbolico viaggio? 84 Rituale dei lavori in gr∴ di Appr ∴ Fategli fare il viaggio attraverso il fuoco. Questo si eseguisce facendo passare una fiamma sotto la palma della mano del p∴ C∴ V∴ batte un colpo di accetta che fa cessare il viaggio, quindi rivolto al M∴ Ter∴ e al padrino, domanda: Miei BB: CC∴, come si é comportato il p∴ nel viaggio attraverso il fuoco? M∴ Terr∴ e padr∴ — Con fermezza e coraggio. C∴ V∴ (al p∴ ) — Che cosa hai notato in questo simbolico viaggio? In questa prova non avrai sentito altro che calore. Ebbene quel calore simboleggia la fiamma di libertà che molti secoli di servitù non valsero a spegnere nel cuore degl’Italiani, e che deve ardere sempre viva nel tuo cuore; simboleggia l’amore inestinguibile che devi alla Patria e all’Umanità; significa la purificazione per mezzo della fede, e ti dice 1’obbligo di venire fra noi con intendimenti puri e di mantenerti onesto sempre. Sei sempre fermo nel proposito di essere ricevuto nella nostra Istituzione? Se non ti senti in grado di sostenere i sacrifici, di affrontare i pericoli ai quali certamente andrai incontro, sei ancora in tempo a ritirarti senza che alcuno ti molesti. … Per entrare nella nostra Istituzione devi prestare un solenne giuramento. Sei disposto a ciò? BB∴ CO∴ , all’ordine. (Tre colpi d’accetta). (Al p∴ ) Mettiti col ginocchio sinistro a terra. Il M∴ Terr∴ ed il padrino pongono la mano destra del p∴ sul teschio, e gli fanno impugnare con la sinistra un pugnale la cui punta sarà rivolta sulla parte del cuore. C∴ V∴ (al p∴ ) — Che cosa senti sotto la tua mano destra? Quel teschio che cade sotto i tuoi sensi, ti deve rammentare i prodi il cui capo cadde sotto la scure tirannica per il bene della Patria e dell’Umanità e per la fede repubblicana. Che cosa tieni nella tua mano sinistra? Quel pugnale la cui punta è rivolta verso il tuo cuore, deve insegnarti che la Giustizia dell’Istituzione è sempre pronta a colpirti se mancherai al tuo giuramento. 85 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) Ora ripeti con me: Io, N. N., dinanzi al Gran Tronco e sacro Fornello acceso, solennemente giuro cieca obbedienza alla Istituzione Carb∴ ed ai suoi Capi. Giuro di non rivelare a chicchessia quanto ho potuto vedere ed udire, e quanto sarò per vedere ed udire. Giuro di mantenermi onesto sempre, e di non attentare all’onore di alcuno e specialmente a quello di quanti fanno parte di questa Istituzione e dei loro congiunti. Giuro di adoperarmi con tutte le forze all’abolizione di ogni privilegio e di ogni tirannide, all’annientamento della setta clericale e di tutte le superstizioni religiose, ed al trionfo della Repubblica Sociale. Se mi rendessi spergiuro, niun lembo della terra mi preservi dalla vendetta de’’ miei fratelli, e la mia memoria, ricoperta dall’onta del traditore, resti per sempre macchiata d’Infamia e di universale esecrazione. C∴ V∴ — Alzati. Il giuramento che ora hai prestato deve essere firmato col tuo sangue. Da qual parte del corpo vuoi che ti sia cavato? Se il p∴ non l’indica il C∴ V∴ ordina che gli sia cavato dalla parte del cuore. C∴ V∴ Tu, essendo bendato non puoi firmare; firmerò io per te. Ciascuno di noi ha un nome di guerra. Qual nome vuoi tu che ti sia imposto? … Si rimette il p∴ col ginocchio sinistro a terra, ed il C∴ V∴ gli appoggia orizzontalmente sul capo la pertica del fornello (scintiglione) o il pugnale, e pronuncia la seguente formula del battesimo, battendo in fine sulla pertica o sul pugnale tre lievi colpi di accetta (. . .). In nome del G∴ M∴ dell’Universo e dei GG∴ MM∴ Mazzini e Garibaldi, sotto gli auspici della Suprema Vendita Nazionale Universo e del suo Potere Supremo, Noi, BB∴ CC∴ MM∴ CC∴ per le facoltà concesseci nella Selva della Bella Luce, ti creiamo e battezziamo B∴ C∴ C∴ al grado di apprendista, alla dipendenza della Rispettabile Vendita... e t’imponiamo il nome di guerra... Il neofita viene fatto rialzare e condotto in fondo alla Bar∴ , dinanzi al Gr∴ Tr∴ I BB∴ CC∴ gli si fanno d’appresso bendati, con l’accetta sollevata e rivolta verso di lui. 86 Rituale dei lavori in gr∴ di Appr ∴ C∴ V∴ — BB∴ CC∴ , che cosa domandate per . . . . (e qui il nome di guerra del neofita)? I BB∴ CC∴ — La luce. C∴ V∴ Al terzo colpo della mia accetta la luce gli sia concessa ... Il neofita viene sbendato. C∴ V∴ — Che cosa vedi dinanzi a te? C∴ V∴ — Ebbene questi uomini bendati, che rivolgono l’arma contro di te, non sono che una infinitesima parte dei BB∴ CC∴ CC∴ sparsi sulla superfìcie della terra, ed essi a nome di tutti ti ammoniscono che, come saranno in tua difesa, se ti manterrai onesto e fedele alla Istituzione, cosi non ti risparmieranno, se ti renderai spergiuro. BB∴ CC∴ riprendete i vostri posti, e all’ordine. Quando tutti saranno all’ordine C∴ V∴ — Miei BB∴ CC∴ 1. e 2. Assistente ordinate ai BB∴ CC∴ dei Vostri rispettivi Ordoni di riconoscere da oggi in poi per nostro B∴ C∴ C∴ (e qui il nome p∴ del neofita) al nome di guerra ...... e di prestargli consiglio ed aiuto nei limiti del giusto e dell’onesto. M∴ 1. Ass∴ — Miei BB∴ CC∴ CC∴ , da oggi in poi riconoscerete per nostro B∴ C∴ C∴ . . . a al nome di guerra . . . e gli presterete consiglio ed aiuto nei limiti del giusto e dell’onesto M∴ 2. Ass∴ — Miei BB∴ CC∴ CO∴ Apprendisti, da oggi in poi riconoscerete ecc. (come sopra). Di regola, dopo il riconoscimento, il neofita è ricondotto nella Foresta dove rimane guardato a vista dal Terr∴ esterno, e dove il padrino va a riprenderlo dopo chiusi i lavori e sgombrato il locale dai BB∴ CC∴ CC∴ , senza che il neofita li abbia visti sbendati. È però in facoltà del C∴ V∴ di ammetterlo subito ad assistere ai lavori. In tal caso lo invita a prendere il quarto posto nell’Ordone dei Maestri, e prega il M∴ Oratore a rivolgergli il saluto in nome dell’Ordine in generale e della Vendita in particolare. M∴ Or∴ … Il C∴ V∴ dà comunicazione dei pezzi da Fornello superiori, e delle altre VV∴ ; apre quindi la discussione sugli argomenti all’ordine del giorno, se ve ne sono. Chiusa la discussione intorno ad un oggetto, il M∴ Or∴ 87 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) dà le sue conclusioni che il C∴ V∴ mette in votazione, senza accordare ad altri la parola. C∴ V∴ — Miei BB∴ CC∴ MM∴ 1. e 2. Ass∴ annunziate ai vostri rispettivi ordoni che io accordo la parola per il bene generale dell’Ordine e di questa Vend∴ in particolare. M∴ 1. Ass∴ — BB∴ CC∴ MM∴ , il C∴ V∴ vi accorda la parola per il bene generale dell’Ordine e di questa Vend∴ in particolare. M∴ 2. Ass∴ — BB∴ CC∴ App∴ , il C∴ V∴ vi accorda la parola ecc. (come sopra). C∴ V∴ — B∴ C∴ M∴ Cerim∴ , vogliate andare in giro col sacco delle proposte. Il M∴ Cerim∴ presenta il sacco prima al C∴ V∴ , poi al 1. e 2. Ass∴ , all’Or∴ e al Segr∴ , quindi ai MM∴ e infine agli Appr∴ Ciò fatto si mette in fondo alla Bar∴ , e dice : M∴ Cerim∴ — Mio B∴ C.. M∴ C∴ V∴ , il giro è compiuto. C∴ V∴ — Avanzatevi al Gr∴ Tr∴ Il M∴ Cerim∴ si avanza e vuota davanti al M∴ Oratore il sacco delle proposte. le quali vengono passate al C∴ V∴ Questi le comunicherà se lo crederà opportuno. C∴ V∴ — Mio B∴ C∴ M∴ Elem∴ , vogliate andare in giro col sacco della vedova. Il M∴ Elem∴ eseguisce nello stesso ordine tenuto dal M∴ Cer∴ Il M∴ Or∴ conta il denaro e dà partecipazione della somma raccolta al C∴ V∴ il quale la ripete ad alta voce e ordina che sia consegnata al M∴ Elem∴ C∴ V∴ Miei BB∴ CC∴ , formiamo la mistica catena. Mentre son così tutti legati, il C∴ V∴ passa la parola sacra, di passo e semestrale, comunicandole all’orecchio del 1. e 2. Ass∴ che alla loro volta la pronunziano all’orecchio dei rispettivi vicini, e così di seguito, finché le parole stesse non tornano giuste e perfette all’orecchio del C∴ V∴ Questi passa infine il bacio fraterno. C∴ V∴ A me, BB∴ CC∴ , per la triplice scossa . . . Ed ora sciogliamoci in pace. W. la Repubblica Sociale Universale. BB∴ CC∴ , riprendiamo i nostri posti. 88 Rituale dei lavori in gr∴ di Appr ∴ CHIUSURA DEI LAVORI C∴ V∴ — Mio B∴ C∴ M∴ l. Ass∴ a che ora si chiudono i Lavori Carb∴ in grado di App∴ ? M∴ 1. Ass∴ — A mezzanotte, mio B∴ C∴ M∴ C∴ V∴ C∴ V∴ — Mio B∴ C∴ M∴ . 2. Ass∴ , che ora abbiamo? M∴ 2. Ass∴ — Mio B∴ C∴ M∴ C∴ V∴ , il sole è al nadir e la nostra foresta è al buio completo. C∴ V∴ — BB∴ CC∴ all’ordine . . . Essendo l’ora propizia dichiaro chiusi i lavori di questa Risp∴ Vend∴ A me, BB∴ CC∴ , per il segno e la batteria. Tutti fanno contemporaneamente il segno d’Appr∴ ed eseguiscono la batteria. BB∴ CC∴ , ritiriamoci in pace. Se il M∴ C∴ V∴ avrà prescritto le norme da seguire nell’uscita tutti vi si dovranno uniformare. Ad ogni modo nessuno può uscire dalla Bar∴ finchè il M∴ Esperto e il Cerimoniere non abbiano asportate le basi e qualunque altro oggetto inerente ai lavori eseguiti. Il C∴ V∴ e i due Assist∴ escono per ultimi. 89 Catechismo d’Apprendente* D. Chi siete? R. Un mercante di legna cotta. D. Da dove venite, mio B∴ C∴ C∴? R. Dalla foresta. D. Che cosa avete mai fatto colà? R. Ho ad ogni costo procurato del materiale pel nostro fornello. D. Che cosa ci recate? R. Salute, amicizia e fratellanza a tutti i B∴ C∴ C∴ D. Avete fatto voi alcun viaggio? R. Ne ho fatti due, uno per la foresta e l’altro per il fuoco. D. Che cosa indica il viaggio per la foresta? R. Che la vita umana è circondata da pericoli, e che per evitarli deve ogni B∴ C∴ C∴ essere vigilante ed attento, onde scansare ogni tradimento per parte dei nemici dell’Ordine nostro e della patria. D. Che cosa indica il viaggio per il fuoco? R. Che il cuore di ogni B∴ C∴ C∴ deve essere purgato da ogni vizio che possa allettare i sensi e vincere la ragione, onde non venir calunniato dai nemici del nostro Ordine, e che deve continuamente ardere della santa fiamma di libertà verso la patria. D. Dove siete stato ricevuto mio B∴ C∴ C∴? R. Sul pannolino, in una Vendita giusta e perfetta, accompagnato da tre BB∴ CC∴ CC∴ D. Dove vi hanno fatto passare? R. Nel mezzo di una foresta e sulla sede di un fornello acceso. D. In che modo eravate voi messo? R. Era decentemente vestito, ma bendato. D. Introdotto in Vendita, oltre il consueto costituto, che cosa pronunciaste? R. Il mio nome, cognome, l’età, il luogo di mia dimora; ed allora fui istruito nel segno, nel tatto e nella parola. D. Inoltre cos’altro faceste? 91 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) R. Genuflesso, prestai il mio giuramento secondo lo Statuto C∴ e quindi ricevetti il battesimo e il titolo della Vendita. D. Non vi sentiste umiliato nell’inginocchiarvi? R. No, perché non m’inginocchiai per servilismo dinanzi agli uomini, ma per rendere omaggio all’ideale animatore dell’Ordine nostro, per dimostrare la mia volontaria e completa accettazione della disciplina che ci governa, e per manifestare il proposito di sacrificare la mia persona al trionfo di quei principii ai quali la Società umana dovrà la sua vera libertà e il suo benessere morale, intellettuale ed economico. D. Dopo prestato il giuramento, e ricevuto il battesimo, avete chiesto altro in Vendita? R. La luce. D. E questa vi venne accordata? R. Sì: dopo tre colpi di accetta, cadde dai miei occhi la benda, e vidi tutti i BB∴ CC∴ C∴ armati di pugnale volti verso di me in atto di ferirmi, onde ben comprendessi che essi saranno sempre pronti così a spargere il loro sangue in mia difesa, come a punirmi inesorabilmente se io divenissi spergiuro. D. Che cosa indica il Tronco? R. Indica la rotondità della terra dove sono sparsi tutti i BB∴ CC∴ CC∴ D. Che cosa osservaste sopra il Tronco? R. Molte basi ben collocate ed in buon ordine. D. Quali sono queste basi? R. Il pannolino, l’acqua, il sale, la terra, la legna, le foglie, la croce, la corona di spino bianco, la scala, il teschio, il vaso di terra, l’accetta, il gallo, il fornello acceso, lo scintiglione, il gomitolo di filo, ed il nastro tricolore, rosso, nero e turchino. D. Fatene la spiegazione morale. R. Il pannolino indica la candidezza dei costumi, base essenziale di ogni B∴ C∴ C∴ L’acqua, quale elemento che serve a togliere qualunque immondizia, ci indica che dobbiamo essere spogli e netti da qualunque vizio, onde risplendano in noi le virtù, che edificano gli uomini. 92 Catechismo d’Apprendente Il sale è simbolo della sapienza, e siccome esso serve ad impedire la putredine, così ci indica che dobbiamo sapientemente e diligentemente custodire noi stessi, tenendoci lontani dal vizio per essere così distinti dal rimanente degli uomini, e che dobbiamo con le parole, con l’esempio, mostrarci virtuosi, affinché i nostri nemici, trattando con noi, possano divenire nostri amici pel giorno sospirato, nel quale dovrà compiersi la totale distruzione del trono e dell’altare. La terra è il simbolo del segreto, e siccome quando una cosa è posta sotto terra se ne perdono le tracce, così deve essere sepolto nel nostro cuore il segreto del Venerabile Ordine C∴ La legna è simbolo dell’uguaglianza e dell’unione. Essa indica che tutti gl’individui che compongono il nostro Ordine devono essere raccolti in un solo fascio. Come i pezzi di legno, di una uguale materia e di una medesima lunghezza e grossezza, sono tenuti fortemente stretti dal nastro tricolore, così noi, stretti e guidati dalla medesima fede, dobbiamo sempre procedere uniti e concordi nell’opera in pro della Patria e dell’Umanità. Le foglie denotano che noi con le azioni virtuose dobbiamo chiudere la bocca ai maldicenti e mostrarci sempre campioni veri di libertà. La Croce è simbolo del travaglio: questa ci insegna a non sgomentarci nelle nostre tribolazioni, perché non si può essere virtuosi, se non si sa soffrire. La corona di spino bianco indica che è proibito ad ogni B∴ C∴ C∴ di formare pensieri contrari alla Patria, e che nessuno può calunniare un B∴ C∴ C∴ La scala, ad imitazione della scala materiale che serve per salire in alto, indica che noi dobbiamo salire a grado a grado all’ardua cima ove è collocata la virtù, emendando noi stessi e studiandoci di allontanare dal nostro cuore, dall’animo nostro, il vizio. Il teschio indica la memoria dei nostri fratelli estinti per amore di patria, i quali attendono da noi il complimento dell’opera loro. Il vaso di terra è il simbolo del sepolcro nel quale dobbiamo scendere coi nostri segreti. L’accetta indica lo strumento col quale dobbiamo distruggere i lupi e purgare la nostra foresta. 93 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) Il gallo indica che dobbiamo essere vigilanti, onde non farci sedurre dalle arti vili dei nostri nemici. Il fornello indica l’inestinguibile fiamma d’amore per la patria e pei nostri B∴ C∴ C∴ Lo scintiglione indica lo strumento col quale Teobaldo chiamava a raccolta tutti i B∴ C∴ C∴ sparsi per la foresta. Il gomitolo di filo indica quella mistica catena di virtù che annoda e stringe insieme tutti i B∴ C∴ C∴ sparsi sulla superficie della terra. Il nastro tricolore è detto misticamente l’abito dei B∴ C∴ C∴ D. Fatemi la spiegazione del nastro tricolore? R. Il nero indica il carbone, ossia la fede nella santità dei principii di vero italiano, qual fede deve essere in noi accesa e costante. Il rosso indica il fuoco del fornello, ossia quella fiamma d’amore che eternamente deve ardere nei nostri cuori per la patria e l’umanità. Il turchino indica il fumo del fornello, ossia la speranza di presto giungere a quella meta tanto desiderata dell’indipendenza e della libertà vera. D. Che cosa portavano quelli che vi hanno ricevuto? R. Tre cose, terra, legna e foglie. D. Fatemi la spiegazione morale? R. Queste cose indicano che non si possono raccogliere legna pel nostro fornello, ossia, che non si può ammettere nessun individuo a far parte della nostra Società, senza che sia in antecedenza scrupolosamente esaminato, e trovato capace di conservare il segreto, di essere solidale con tutti i BB∴ CC∴ C∴, e di diventare esempio di virtù. : D. Siete voi apprendente? R. Per tale mi riconoscono i Maestri. D. Quanto tempo ci vuole per fare un B∴ C∴ C∴ apprendente? R. Nove lune, ovvero nove Vendite, e cioè che sia stato proposto ed approvato nove volte in Vendita, in circostanze di riunioni e quindi garantito da uno dei proponenti. D. Qual’:è il segno dell’Apprendente? R. La scala. D. Fatemi il segno dell’Apprendente? 94 Catechismo d’Apprendente R. Si fa, ecc. D. Dove travagliano gli Apprendenti? R. Avanti al Tronco e sotto la direzione dei Maestri. D. Quanti individui ci vogliono per formare una Vendita? R. Tre la formano, cinque la rendono giusta e sette la rendono perfetta. D. Quali sono quelli che la formano? R. Il Maestro col primo e secondo assistente. D. Quali sono quelli che la rendono giusta? R. I tre primi col segretario e l’oratore. D. Chi la rende perfetta? R. I cinque suddetti col Tesoriere e l’Archivista. D. Di qual legno fu fatto il primo carbone? R. Di Felce e Ortica. D. Come si taglia la legna? R. A becco di flauto come lo scintiglione. D. Che cosa indica lo scintiglione? R. La pertica del fornello, ossia che da questo, ha avuto origine il tatto di convenzione del nostro Venerabile Ordine. Parole di convenzione fra i BB∴ CC∴ CC∴ Tavola Tovaglia Piatto Bottiglia Bicchiere Cucchiaio Forchetta Coltello Vino Acqua Lume — Tronco — Pannolino — Cofano — Barile — Vano — Pala — Rastrello — Accetta — Buona carbonella — Cattiva carbonella — Fornello 95 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) Vivanda qualunque Pane Sale Pepe — Materiale — Carbone — Terra bianca — Terra nera *Da: Fondo Francesco Siniscalchi, Biblioteca del GOI, fasc. 8. 2. Lo stesso testo è nel fondo Guastoni-De Ambris (da Enrico Serventi Longhi) in edizione a stampa col titolo: Programma e Catechismo Carb., mentre lo troviamo col titolo: Programma e catechismo carbonarico in Mario Casella, I repubblicani a Roma alla fine del secolo (1889-1900) in: Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano. Comitato di Roma, L’associazionismo mazziniano. Atti dell’incontro di studio (Ostia, 13-15 novembre 1976), a cura di Vittorio E. Giuntella, Roma, Edizioni dell’Ateneo, 1982 Appendice III, Allegato 1 pp. 238-42, dove è in appendice ad una comunicazione riservata del Questore di Roma al Prefetto del 31 maggio 1894, v. supra. Un testo simile, probabilmente più antico, è col titolo Catechismo d’Apprendista Carbonaro in Dito, Massoneria, Carboneria e altre società segrete nella storia del Risorgimento italiano, cit., pp. 394-97. Un’ulteriore copia a stampa in 24º pp. 9 è nel fascicolo ‘Carboneria italiana’ all’Archivio Centrale di Stato, Direz. Gen. di P. S. Uff. Riservato Associazioni Sovversive (PS, ‘G 1’ B 166 f. 436 sf. 104), col titolo Programma e catechismo carbonarico, il che fa supporre che il testo abbia finito per costituire una sorta di ‘tessera’ che l’iniziato riceveva dopo l’iniziazione. 96 Indice delle immagini - 1. Certificato del 5807 (1807) della loggia militare di Cacciatori a cavallo St Jean de la Concorde, Grande Oriente di Francia & di Napoli, stanziata a Lanciano, in cui un cittadino di Lanciano viene fatto contemporaneamente apprendista, compagno e maestro, con la scarsa regolarità delle logge militari del tempo. L’interesse è dato dalle firme dei dignitari, in cui troviamo sia i tre puntini a piramide massonici che i cinque punti in orizzontale carbonari (cf. Landolina F., Corpi massonici abruzzesi nel 1813, «Hiram» I n. 3 (giugno 1980), pp. 79-82 e Id., I documenti di Lanciano, «Hiram» I nn. 4-5-6 (ag.-ott.-dic. 1980), pp. 115-18, 147-49 e 178-82, nuova edizione in Id., I documenti di Lanciano. Per una storia della massoneria italiana in età napoleonica, pres. di Gustavo Raffi, intr. di Giuseppe Giarrizzo, Acireale-Roma, Tipheret, 2010). Nei documenti carbonari novecenteschi che pubblichiamo vengono usati invece i tre puntini. - 2. Particolare ingrandito, dove l’interesse è dato dalle firme dei dignitari, in cui troviamo sia i tre puntini a piramide massonici che i cinque punti in orizzontale carbonari. - 3. Riunione di carbonari in baracca da (Jakob Ludwig Salomo Bartholdy, barone e console prussiano in Italia) Memoirs of the secret societies of the South of Italy, particularly the Carbonari, London, Murray, 1821 (da ms. originale descritto come italiano, mentre Bartholdy lo aveva scritto in francese per il traduttore inglese, il pittore Charles Eastlake); tr. it. Memorie sulle società segrete dell’Italia Meridionale e specialmente sui Carbonari, Roma-Milano, Soc. Ed. Dante Alighieri di Albrighi, Segati e &, 1904. Sono seduti sulle panche a destra i maestri e a sinistra gli apprendisti. In fondo, tenendo l’accetta sul tronco, abbiamo al centro il Capo Vendita, a destra il Maestro Oratore, a sinistra il Maestro Segretario, dietro ai tre abbiamo il quadro carbonico, davanti a loro, seduti sulle sedie, a sinistra il Maestro Esperto e il Maestro Cerimoniere, a destra il 1° e 2° Maestro Assistente. - 4. Diploma in bianco di Maestro, c. 1820, ivi. - 5. Patente di A pprendista c. 1820, ivi. - 6. Una carbonaia. - 7. Cassetta di basi (figure simboliche rituali) carbonare della vendita ‘Nicola Ricciotti’ 1864 c., Museo garibaldino di Mentana. - 8. Ivi, da destra: gomitolo di filo, fascio littorio, accette, Garibaldi, tronco, collare e corona di spine, teschio, documenti garibaldini, gallo, base di fornello, pugnali. - 9. Collare rosso-nero di Capo Vendita. - 10. Gallo, simbolo di vigilanza. - 11. Scala, simbolo di ascesa, di perfezionamento morale. - 12. Fasci littorî con ascia e picca, simboli di autorità e di unione. Il simbolo di origine romana fu ripreso in ambito neoclassico, giacobino e infine carbonaro. - 13. Pugnali cerimoniali. -14. Basi carbonare (figure simboliche rituali) della seconda metà del Novecento in uso nelle quattro Vendite di Testaccio, conservate presso la Sede Alcras di Roma: Cappuccio, croce, scala, maglietto, diploma, bandiera nero-rossoturchino, collare. - 15. Targa in memoria dei carbonari Targhini e Montanari, posta il 2 giugno 1909 in Piazza del Popolo: articolo coevo (giugno 1909) sulla cerimonia di affissione della targa. - 16. Lettera di convocazione della ‘Venerabile Archiconfraternita di Gesù, Maria e Giuseppe dell’anime più bisognose del Purgatorio’ che cercava di ottenere il pentimento dei condannati a morte per acquistare la salvezza della loro anima, assistenza che Targhini e Montanari rifiutarono con dignità. Sul ruolo di questi ‘confortatori’ v. ora Adriano Prosperi, Delitto e perdono. La pena di morte nell’orizzonte mentale dell’Europa cristiana. XIV-XVIII secolo, Torino, Einaudi, 2013. - 17. Diploma di V grado (Maestro), vendita di Spinazzola (Bari) novembre 1917. Da: Fondo Francesco Siniscalchi, serie 1 “Carboneria” (1916-1922), fasc. 4.10. - 18. Diploma o Carta di riconoscimento rilasciata dalla vendita carbonara «I Seguaci dell’Eroe di Italia», primi del ‘900. Il testo recita: «È ordinato a tutti i Fratelli F. B. C. C. sparsi nel Globo Terracqueo dall’uno all’altro Polo di riconoscere il portatore del presente uomo nostro e loro fratello. Il presente diploma firmato di proprio pugno da tutti i dignitari munito di un suggello a Cera che… il Fascio Romano e di un altro a fumo che porta il titolo della Vendita… “I Seguaci dell’Eroe d’Italia”». -19. Monumento funebre carbonaro, cimitero comunale monumentale Campo Verano, Roma. - 20. Diploma di I grado (Apprendista), vendita di Spinazzola (Bari) maggio 1917. Da: Fondo Francesco Siniscalchi, serie 1 “Carboneria” (1916-1922), fasc. 4.3 “Diploma carbonaro di apprendista del cugino Trento, 1917”, Biblioteca del Grande Oriente d’Italia. - 21. Immagine di Mazzini con cornice adorna di simboli carbonari: fascio littorio, teschi, punte di lancia, bandiere. - 22. Diploma di VII grado (Cavaliere di Tebe) della vendita ‘G. Malloni’ di Roma 1975. - 23. Diploma di VII grado (Cavaliere di Tebe) della vendita G. Malloni di Roma 1975. Immagine di copertina - Targa in memoria dei carbonari Targhini e Montanari, posta il 2 giugno 1909 in Piazza del Popolo. XVI Rituale della C∴ d’O∴ (passaggio da apprendente a Maestro, V grado)* C∴ V∴ - BB∴ CC∴ MM∴ salutiamo il Gran Tronco (Si eseguisce il saluto ). C∴ V∴ - M∴ Esp∴ assicuratevi se siamo al coperto, e se i presenti sono tutti M∴ C∴ M∴ Esp∴ - (assicura l’ingresso e poi dice) B∴ CC∴ MM∴ A me per il segno (tutti danno il segno di 5). B∴ C∴ M∴ C∴ V∴ , tutti i presenti sono MM∴ C∴ V∴ - M∴ Esp∴ quanti anni avete? M∴ Esp∴ - 33, B∴ C∴ M∴ C∴ V∴ C∴ V∴ - B∴ C∴ M∴ 1. Ass∴ a che ora i BB∴ CC∴ MM∴ sono soliti dar principio ai loro lavori in C∴ d’O∴ ? M∴ 1. Ass∴ - A mezzogiorno. C∴ V∴ - B∴ C∴ M∴ 2. Ass∴ che ora abbiamo? M∴ 2. Ass∴ - Mezzogiorno in punto. C∴ V∴ (Batte 5 colpi) Poiché l’ora è giusta e l’età è perfetta, A∴ G∴ D∴ G∴ M∴ D∴ U∴ E∴ D∴ R∴ S∴ U∴ e sotto gli auspicii della S∴ V∴ N∴ Universo dichiaro aperti i lavori della C∴ d’O∴ della R∴ V∴ B∴ C∴ M∴ Segretario, date lettura del pezzo da fornello dell’ultima seduta. Il segretario legge il verbale della seduta prececente. Si apre la discussione sul verbale, quindi il C∴ V∴ esplica le ragioni che consigliarono la richiesta dell’aumento di salario degli apprendisti che debbono essere elevati al 5. gr. e comunica l’approvazione del P∴ S∴ e quindi rivolto al M∴ Esp∴ gli dice: B∴ C∴ - M∴ Esp∴ unitevi al M∴ delle cerimonie e andate a prendere l’apprendista che dobbiamo elevare al 5. gr∴ e conducetelo innanzi al Tronco nelle forme di rito. (Il M∴ Esp∴ e quello delle cerimonie conducono l’apprendista coper97 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) to di bianco innanzi al Tronco) C∴ V∴ - (Rivolgendosi al candidato) La C∴ d’O∴ della R∴ V∴ riconoscendo ed apprezzando i vostri meriti, vi ha proposto per l’aumento di salario da Appren∴ . a M∴ È mio dovere farvi osservare che l’aumento di salario nella nostra Famiglia, se accorda maggiori diritti, a questi corrispondono maggiori responsabilità; che la severità del nostro codice penale colpisce il M∴ e l’Apprend∴ con la sola differenza che la stessa mancanza viene assai più severamente punita nel M∴ che non nell’Appr∴ Quanto più alto si ascende nella gerarchia Carb∴ tanto più scrupolosamente debbono osservarsi le discipline, tanto più gravemente si subiscono le pene. Il compito del Maestro è assai grave, ed è necessario in ogni aumento di salario rammentare al candidato che nulla personalmente si guadagna entrando nella F∴ C∴ ed anche meno, se è possibile, salendo i gradi della sua scala. Quanto più in alto si sale, tanto più ci avviciniamo al sacrificio. E dopo ciò debbo chiedervi: Siete disposto a sottoporvi a nuove e maggiori fatiche a vantaggio della nostra Famiglia? L’antico rituale esigeva che qui fossero 5 tavoli, e che il candidato fosse mandato da Erode a Pilato, da Pilato a Caifas ecc., a somiglianza del giudizio a cui fu sottoposto Cristo, il G∴ M∴ D∴ U∴ Oggi l’avanzata civiltà e lo stato di continuo pericolo di sorprese in cui versa la nostra Famiglia hanno consigliato di modificare la cerimonia, limitandola a far presente al candidato la responsabilità che assume, ed a ricevere il suo giuramento. Appressatevi dunque al Tronco, inginocchiatevi, ponete la mano destra sul teschio, con la sinistra impugnate l’accetta e appoggiatene la punta sul cuore, e ripetete con me il GIURAMENTO Innanzi al Gran Tronco e Sacro Fornello acceso ed alla presenza dei BB∴ CC∴ MM∴ CC∴ prometto e giuro d’illuminare i ciechi, e di condurli al sentimento della virtù; d’infondere nei deboli il coraggio e di spingerli sulla via dell’onore; di propagare il principio dei diritti dell’uomo, e di sacrificare tutto alla libertà generale ed all’avvenimento della Repubblica Sociale Universale. 98 Rituale della C∴ d’O∴ Prometto e giuro di osservare e far osservare scrupolosamente la disciplina carb∴ , di non rivelare ai BB∴ CC∴ Appr∴ i segni e le parole di riconoscimento dei MM∴ e di non comunicare ad essi notizie sui lavori della C∴ d’O∴ né sugl’incarichi speciali che come M∴ potrò avere io o potranno avere altri MM∴ Prometto e giuro di non iniziare App∴ senza la debita autorizzazione. Se io divenissi spergiuro, mi colpisca la giustizia dei BB∴ CC∴ C∴ , il mio corpo sia distrutto e la mia memoria ricoperta dall’onta del traditore, resti eternamente macchiata d’infamia e sia additata alla universale esecrazione. ===================== Noi MM∴ CC∴ , A∴ G∴ D∴ G∴ M∴ D∴ U∴ E∴ D∴ R∴ S∴ U∴ , in nome dei GG∴ MM∴ Mazzini e Garibaldi, per le facoltà concesseci nella selva della bella luce, ti battezziamo M:. C∴ ai 5 colpi della sacra accetta. ===================== Il M∴ Oratore rivolge al nuovo M∴ il saluto della C∴ d’O∴ , ed espone gli obblighi dei MM∴ CC∴ Dopo di ciò il M∴ C∴ V∴ legge i decreti, le ordinanze, le comunicazioni del P∴ S∴ e delle Vendite e Camere Superiori. Tutto ciò che proviene dal P∴ S∴ e dalla S∴ V∴ N∴ si legge e si ascolta stando in piedi e all’ordine. Terminate le comunicazioni suddette, il M∴ C∴ V∴ pone in discussione gli oggetti che sono all’ordine del giorno. CHIUSURA DEI LAVORI C∴ V∴ - B∴ C∴ M∴ Cer∴ fate circolare il sacco delle proposte. B∴ C∴ M∴ Elem∴ fate circolare il sacco della beneficenza. Catena — Parole — Bacio fraterno C∴ V∴ -B: C∴ M∴ E∴ - Quanti anni avete? E∴ - 33. C∴ V∴ - B∴ C∴ M∴ 1. Ass∴ a che ora i BB∴ CC∴ MM∴ sogliono chiudere i loro lavori in C∴ d’O∴ ? 1. Ass∴ - A mezzanotte in punto 99 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) C∴ V∴ - B∴ C∴ M∴ 2. Ass∴ che ora abbiamo? 2. Ass∴ - Mezzanotte piena. C∴ V∴ - Poiché l’ora è giusta e l’età è perfetta, A∴ G∴ D∴ G∴ M∴ D∴ U∴ E∴ D∴ R∴ S∴ U∴ dichiaro chiusi i lavori della C∴ d’O∴ di questa R∴ V∴ BB∴ CC∴ MM∴ salutiamo il Gran Tronco (terminato il saluto il C∴ V∴ dice) BB. CC. MM∴ sciogliamoci in pace al grido di :Viva la R∴ S∴ U∴ *Da: Fondo Francesco Siniscalchi, Serie Carboneria (1918-1922), fasc. 8. 1 pp. 1-10, Biblioteca del GOI. Dal Fondo Guastoni-De Ambris Materiali carbonari e massonici appartenuti ad Alceste De Ambris, depositati da Enrico Serventi Longhi presso la Biblioteca del GOI, fra cui: 1. Programma e catechismo carbonaro (=Catechismo d’apprendente nel fondo Francesco Siniscalchi) micr. 001-013 2. Regolamento interno della G. F. C. emanato dal P∴ S∴ * 3. Foglio di autorizzazione a creare Vendite: Contiene l’autorizzazione a fondare vendite concessa per Alceste De Ambris, di nome iniziatico («nome di guerra») Spartaco, maestro carb. (V grado), che riceve inoltre dal cugino Platone della vendita Azione della Valle di San Paolo, settembre 1929, dove esiste la Camera dei IX (Maestri di Alta Luce, o Archipatriarchi o anche Grandi Maestri Grandi Eletti) e un rappresentante del Potere Supremo designato da Roma, i materiali per fondare una vendita, previa iniziazione di due altri ad apprendista e poi maestro. Le camere, e dunque i gradi praticati, sono di grado V, VII e IX. La firma è coi tre punti massonici a triangolo, non coi cinque punti allineati della vecchia carboneria. Bibl. GOI. micr. 023 A tutti i BB∴ CC∴ CC∴ Sparsi sulla superficie della terra Foglio di Autorizzazione La C∴ D∴ dei GG∴ MM∴ GG∴ EE∴ dell’Ordone di San PaoloBrasile. Autorizza il B∴ C∴ C∴ M∴ V Grado:. Spartaco∴ di creare Vendite Car∴ nelle Valli di Francia di Svizzera e di Lussemburgo alle dipendenze delle Valli Brasiliane fintantoché non saranno riallacciate le relazioni col P∴ S∴ di Roma (Italia). Tutti i BB∴ C∴ C∴ devono prestare cieca obbedienza al portatore della presente. Dalla Valle di San Paolo 10 di settembre 1929 Il G∴ Seg∴ Il G∴ C∴ V∴ Vulcano∴ ∴ ∴ Platone∴ ∴ ∴ 100 101 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) 4. Libretto a stampa: Grande Loge de France, Instruction pour le deuxième Degré Symbolique Grade de Compagnon, Or∴ de Paris 5924 (con dedica manoscritta: Délivré au T∴ C∴ F∴ de Ambris Alceste élévé au 2e degré le 8 fev. 1926 à la R∴ L∴ No 450 No matricule 58596 Le Grand Secretaire Charles Riandey) micr. 024 5. testo manoscritto: A∴ G∴ D∴ G∴ I∴ C∴ E∴ D∴ R∴ S∴ U∴ Gr:: Vend∴ Universo Costituzioni Generali Del 1908 Questo testo delle Costituzioni, che comprende 81 articoli, appare di origine più antica, diversa dalle edizioni del 1912, che comprende 94 articoli, e del 1916, più sopra riportata, che comprende 79 articoli. I gradi sono sempre nove, anche se quelli effettivamente trasmessi sono quattro, v. Art. 8: «I Buoni Cugini carbonari si dividono in due classi: Apprendisti e Maestri. I Maestri sono di tre gradi: 1o. Maestri (o Maestri Quinti) 2°. Maestri Grandi Cavalieri di Tebe (o Maestri Settimi) 3º Grandi Maestri Grandi Eletti (o Maestri Noni, o Maestri d’Alta Luce)». Va invece rilevato come l’iscrizione al Partito Repubblicano sia obbligatoria in queste Costituzioni del 1908: Art. 46: «Per essere accettato nell’Ordine occorre che l’iniziato sia di condotta morale irreprensibile, di sentimenti liberi, non sia stato condannato dai tribunali profani per delitto infamante o come tale riconosciuto dall’Ordine; deve inoltre provare di essere inscritto nel Partito Repubblicano ove questo sia organizzato, salva la dispensa da quest’obbligo da accordarsi dal Potere Supremo» e ugualmente sia obbligatoria nelle Costituzioni del 1912 con analoga dizione: Art. 55: «Per essere accettato nell’Ordine occorre che l’iniziando sia di condotta morale irreprensibile, di sentimenti liberi, sappia leggere e scrivere, non sia stato condannato dai tribunali profani per delitto infamante o come tale riconosciuto dall’Ordine; deve inoltre provare di essere inscritto nel Partito Repubblicano ove questo sia organizzato, salva la dispensa da quest’obbligo da accordarsi dal Potere Supremo». Nelle Costituzioni del 1916 leggiamo invece: Art. 61: «Per essere accettato nell’Ordine occorre che l’iniziando sia di condotta morale 102 Dal Fondo Guastoni-De Ambris irreprensibile, di sentimenti liberi, non sia stato condannato dai tribunali profani per delitto infamante o come tale riconosciuto dall’Ordine. Deve inoltre provare di avere professato e di professare idee puramente Repubblicane. Non è obbligatoria l’iscrizione nel Partito» *Testo con 28 articoli emanato dalla Valle di S. Paulo, 26 agosto 1900, dal fondo Guastoni-De Ambris, per cortesia di Enrico Serventi-Longhi, Biblioteca del GOI, micr. 014-022. Un altro testo non dissimile con 24 articoli, Regolamento interno della G∴ Famiglia C∴ emanato dal S∴ P∴ E∴ C∴ , emanato dalla Valle del Tevere, li 1° Marzo 1891 è in: Mario Casella, I repubblicani a Roma alla fine del secolo, in L’associazionismo mazziniano. Atti dell’incontro di studio (Ostia, 13-15 novembre 1976), a cura di Vittorio E. Giuntella, cit., Appendice III, Allegato 2 pp. 242-45. 103 Regolamento Interno della G. (rande) F. (amiglia) C. (arbonara) Emanato dal P∴ (otere) S∴ (upremo) 1° La G∴ F∴ C∴ è costituita in una sola V∴ Universale sotto il titolo di V∴ Universo. In ogni provincia, città, paese e colonie dell’estero sono stabilite una o più sezioni della V∴ Universo secondo il numero dei BB∴ C∴ C∴ che vi risiedono. Ciascuna di queste sezioni è presieduta da un C∴ S∴ e dalla sua C∴ d’On∴ I gruppi e le frazioni di sezione esistenti nelle piccole città faranno capo alla C∴ d’On∴ del capoluogo e questa al C∴ V∴ unico residente in Roma. 2° Le sezioni delle Valli d’Italia debbono essere organizzate in modo che ognuna di esse possa estendere la sua influenza politica in quel determinato collegio elettorale nel quale essa risiede. 3° La direzione suprema dell’ordine è affidata a 5 MM∴ eletti dall’assemblea costituente, ai quali sono accordati poteri illimitati e indiscutibili dalla F∴ Questi 5 MM∴ costituiscono il P∴ S∴ che dura in carica tre anni. 4° Intermediario pubblico fra il P∴ S∴ ed i CC∴ S∴ è il C∴ V∴ , in assenza o in mancanza di lui sono i due S∴ C∴ V∴ da lui designati; il C∴ V∴ comunica col P∴ S∴ per mezzo di due intermediari segreti i quali sono anch’essi eletti dalla Costituente. 5° Al principio dei nuovi lavori il P∴ S∴ nomina cinque commissioni composte di cinque o più membri ciascuna scelti fra i MM∴ , le quali dovranno provvedere: 1o alla Giustizia – 2° alla Guerra - 3° alla Finanza – 4° alla Vigilanza – 5° alla Politica. Queste commissioni funzioneranno segretamente, comunicheranno col P∴ S∴ per mezzo del C∴ V∴ e resteranno in carica fino alla riunione della nuova Costituente. La Commissione di giustizia è incaricata di giudicare tutti quei BB∴ C∴ C∴ che le verranno deferiti dal P∴ S∴ per rispondere delle mancanze da essi commesse e trasmettere il suo deliberato il quale diverrà esecutivo dopo avere avuto la sanzione del P∴ S∴ stesso. La Commissione di guerra ha il compito di concretare un piano d’insurrezione in tutte le Valli d’Italia e riferirne al più presto possibile. 105 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) La Commissione di finanza ha l’incarico di presentare nel più breve tempo possibile un progetto finanziario che permetta far fronte alle urgenti spese che occorrono per un tentativo d’azione. La Commissione di vigilanza ha il dovere: 1º di segretamente sorvegliare la condotta C∴ di tutti i BB∴ C∴ C∴ e specialmente di quelli che dal P∴ S∴ le verranno indicati; 2º di eseguire e fare eseguire ordini che il P∴ S∴ emetterà in applicazione dei regolamenti. La Commissione politica deve concretare il progetto: 1º di un giornale quotidiano o settimanale; 2º di provvedere alla creazione di Circoli repubblicani ovunque esistono BB∴ CC∴ CC∴ ; 3º di stabilire i mezzi di propaganda nell’esercito di terra e di mare, nelle scuole di città e di campagna, negli istituti di educazione, nelle amministrrazioni comunali, nel parlamento. 6º Nelle Baracche il lavoro d’iniziazione deve essere fatto secondo le norme prescritte dal rituale C∴ salvo ai CC.∴ S∴ o ai MM∴ copritori la facoltà di portare in pratica quelle modificazioni che crederanno opportune a seconda delle circostanze. 7º Tutte le riunioni in Baracca debbono essere fatte in luoghi appartati ed esposti il meno possibile alle sorprese della forza pubblica. Quindi è assolutamente proibito di tenere riunioni in luoghi pubblici e particolarmente nelle osterie. 8º Tutti i CC∴ S∴ saranno responsabili delle loro squadre verso i loro CC∴ S∴ o CC∴ G∴ , i CC∴ S∴ e CC∴ G∴ verso il C∴ V∴ e questi verso il P∴ S∴ 9º Le sezioni saranno composte di più squadre e queste non potranno, a seconda del personale, essere minori di 6 individui né maggiori di 12. I CC∴ S∴ cureranno che ciascuno dei MM∴ loro dipendenti sorvegli direttamente una o più squadre ed impartisca a queste l’istruzione C∴ 10. Nei casi di piccole divergenze che avvenissero fra le sezioni, saranno i rispettivi capi autorizzati di comporle come meglio potranno, se poi si trattasse di cose gravi ne dovranno fare immediatamente rapporto al C∴ V∴ e questi al P∴ S∴ perché decida in proposito. 11. A tutti coloro che si rendessero colpevoli di cose proibite dallo 106 Regolamento Interno della G. (rande) F. (amiglia) C. (arbonara) Statuto C∴ e dal presente Regolamento secondo la gravità dei casi saranno applicate le seguenti punizioni, cioè: avvertimento in privato od in pubblica adunanza, sospensione temporanea, ed in casi estremi saranno rigorosamente applicate le disposizioni degli articoli esistenti nello Statuto C∴ 12. Se un C∴ C∴ è colpito da punizione temporanea, decorrendo il tempo della di lui pena nessun C∴ C∴ potrà conversare, bere o mangiare con esso, a meno che non vi sia una forte necessità di farlo, la quale necessità dovrà quindi essere approvata. 13. Saranno pure puniti a seconda dei casi coloro che avendo ricevuto un ordine od un appuntamento da parte dei loro superiori per trovarsi in dato luogo ad ora e giorno fisso e non vi si trovassero affatto, ammenoché non fosse per forza maggiore. 14. È proibito parlare di C∴ e di fare segni C∴ nei luoghi pubblici, senza che sia di estrema necessità, come pure di commettere disordini, attaccar brighe ecc. dovendo i BB∴ C∴ C∴ con il loro contegno serio e corretto essere di esempio e ammaestramento a tutti i profani. 15. Resta espressamente vietato di riferire a chiunque estraneo ed anche ai BB. CC. CC. della medesima S∴ o di altre, una qualsiasi cosa di cui si è trattato, discusso e deliberato in una riunione C∴ specialmente a coloro che non si fossero trovati presenti. Come pure è assolutamente proibito confidare ad altri, sia pure C∴ , qualunque incarico o missione speciale venisse affidata dai C∴ Sq∴ o C∴ S∴ 16. È proibito di parlar male dei BB∴ C∴ , essendo dovere principale di ricoprirne possibilmente anche i difetti, in special modo di fronte ai profani. 17. È dovere di ogni B∴ C∴ C∴ di difendere, sostenere e soccorrere sia moralmente che materialmente ed in qualsiasi circostanza i propri fratelli costituendo così quella mutua difesa e fratellanza che dovrà essere la base e la forza della F∴ C∴ 18. Qualunque ordine o decreto che verrà emanato dal P∴ S∴ dovrà essere accettato da tutti senza che sia permessa alcuna discussione in proposito; che se qualche B∴ C∴ si permettesse fare osservazioni o discussioni gli sarà intimato il silenzio e se insistesse sarà fatto uscire dalla sala dell’adunanza, se in caso fossero in più, il M∴ che regola l’adunanza potrà 107 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) scioglierla immediatamente, facendo rapporto al P∴ S∴ , non facendolo esso, è obbligato l’Intermediario o qualunque dei membri della Commissione di vigilanza che si trovasse presemte per mezzo del C∴ V∴ 19. È espressamente vietato di iniziare qualunque colletta per chicchessia senza che ne sia stata fatta richiesta dal C∴ S: al C∴ V∴ ed ottenuto il permesso. È parimenti vietato al C∴ S∴ di fare riunioni in Baracca se prima non ne abbiano dato avviso per mezzo del C∴ V∴ al P∴ S∴ Per le sezioni poi che si trovassero fuori di Roma resta stabilito che il C∴ S∴ debba essere informato di qualunque adunanza in Baracca che volessero tenere i MM∴ suoi dipendenti, rappresentando egli il P∴ S∴ 20. Per le ammissioni ed affigliazioni le proposte si debbono fare in iscritto, munite della domanda, e dovrà figurare in esse il nome, cognome, età, paternità, patria, professione e domicilio del proposto, nonché nome, cognome e qualifica del proponente. Se la domanda la farà un M∴ , questi la consegnerà al suo C∴ S∴ , se verrà fatta da un Ap∴ la darà al suo C∴ Sq∴ che la rimetterà al suo C∴ S∴ perché dall’Int∴ venga rimessa al P∴ S∴ il quale manderà il nome a tutti i C∴ S∴ acciò prendano le esatte informazioni, facendo conoscere per la stessa trafila se il proposto possa essere ammesso, fermo restando il percorso delle nove lune simboliche come agli antichi Statuti. Le sezioni fuori di Roma che costituiscono un centro non sono obbligate a tenere detta trafila restando in facoltà dei capi Centro di approvare o disapprovare le ammissioni. Però per l’ammissione di un M∴ dovranno avere l’autorizzazione del P∴ S∴ il quale spedirà loro preventivamente il diploma. Nessun B∴ C∴ C∴ , qualunque grado rivesta nella gerarchia C∴ , può essere accettato in una Sez∴ qualsiasi senza il preventivo accordo e pieno consenso del C∴ S∴ o C∴ G∴ , donde il B∴ C∴ parte e quello della Sez∴ o Gr∴ che deve riceverlo. Ove poi non fossero in accordo i CC∴ SS∴ O CC∴ G∴ dovranno rimettersi al C∴ V∴ il quale sentito il parere del S∴ P∴ deciderà del caso. 21. Tutti i B∴ CC∴ sono obbligati a pagare una quota mensile a seconda della loro posizione sociale e questa verrà stabilita dal C. V∴ , C∴ S∴ o C∴ G∴ 22. Se si dovranno creare nuovi MM∴ il loro nome sarà proposto da tre 108 Regolamento Interno della G. (rande) F. (amiglia) C. (arbonara) MM∴ i quali dovranno seguire le stesse norme che per gli affigliandi e dovranno firmare la proposta col nome di guerra. 23. Tutte le note dei MM∴ ed App∴ dovranno tenersi col solo nome di guerra come pure nelle corrispondenze, circolari ecc. dovranno esser posti sempre i nomi di guerra. 24. Tutti coloro che regolarmente approvati saranno ammessi a far parte della F∴ saranno sottoposti al pagamento di una tassa d’ingresso da 5$ a 10$ (reais) secondo la loro condizione. La responsabilità dell’esazione e della conservazione delle somme spetta al C∴ S∴ Ogni sezione ha l’obbligo di corrispondere mensilmente al C∴ V∴ la somma di 5$. Il C∴ V∴ è incaricato della riscossione e della conservazione delle somme che terrà a disposizione del P∴ S∴ per i bisogni generali della F∴ C∴ Alla fine di ogni semestre il P∴ S∴ per mezzo del C∴ V∴ si farà dar conto dello stato di cassa di ogni Sez∴ e provvederà contro quelli che, potendo, non versarono le quote fissate. Il P∴ S∴ potrà prelevare dalle casse delle Sez∴ quelle somme che occorressero nei casi urgenti e straordinari. 25. Tutti coloro che verranno elevati al grado di M∴ o ai gradi superiori dovranno corrispondere con una quota fissa all’atto in cui ricevono il diploma, da 20$ a 50 $ secondo la condizione di ciascuno. 26. Dovranno adoperarsi tutti i membri della G∴ F∴ C∴ acciò la concordia regni in essa e il numero dei componenti la medesima aumenti sempre più e siavi la fermezza in quel principio che solo può condurre alla prefissa meta, cioè al conseguimento della vera libertà, fraternità ed uguaglianza umana. 27. Nell’interesse dell’unione, armonia e concordia della F∴ C∴ dovranno essere chiamati dai C∴ S∴ tutti quei MM∴ e App∴ che appartenevano alla F∴ e che senza legittima causa se ne ritrassero alla osservanza del loro giuramento e del regolamento, e quante volte malgrado il richiamo persistessero nell’allontanamento dovranno essere diffidati presso i BB∴ CC∴ CC∴ dal P∴ S∴ con apposite circolari e sottoposti alla sorveglianza speciale dei loro atti, pubblici e privati, da parte della Commissione di Finanza. 28. Il presente Regolamento dovrà essere portato a cognizione di tutti i 109 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) MM. e App∴ dandone la lettura in ogni riunione che sarà tenuta, onde nessuno possa allegarne ignoranza a discolpa dei suoi atti che si trovassero in opposizione al medesimo ed agli Statuti CC∴ Dalla Valle di S Paulo, 26 Agosto 1900 Azione Concordia Sacrificio Costanza Segreto Il G∴ C∴ V∴ Platone Il G∴ Seg∴Vulcano (con timbro ovale a inchiostro: Valle S. Paulo Brasile V∴ S∴ Azione con picca e berretto frigio). Rapporti di polizia 1913/45 Documenti carbonari ACS, Min. Int., Direzione Generale di Pubblica Sicurezza, Ufficio Centrale d’Investigazione, B. 22, f. “462. Carboneria – Associazione segreta repubblicana”. Circolare a stampa del 1916 A∴ G∴ D∴ G∴ M∴ D∴ U∴ E∴ D∴ R∴ S∴ U∴ S∴ V∴ N∴ “Universo” C∴ Un∴ F∴ Ital∴ Il Pot∴ Sup∴ Dal Monte Aventino al G∴ Ord∴ di Roma g∴ 1 m∴ XI A∴ V∴ L∴ 000916 Il P∴ S∴ dall’ultima Costituente C∴ ebbe mandato di imprimere alla nostra F∴ un impulso di attività fattiva, sia nell’interno riordinamento che nel campo delle idealità politiche, richiamava l’attenzione di tutti i BB∴ CC∴ CC∴ , C∴ V∴ , MM∴ ad Appr∴ sopra un fatto che, se non può ne deve turbare in alcun modo la F∴ C∴ , pure merita d’essere portato a conoscenza dei suoi affiliati per evitare che, con manovre scorrette, venga sorpresa la loro buona fede. Nella città di Napoli si è iniziato un lavoro organizzativo con carattere Nazionale e con aspirazioni politiche affini a quelli della F∴ C∴ I∴ . Anzi, gli stessi promotori fanno intravedere un possibile assentimento ed accordo col P∴ S∴ e col S∴ G∴ C∴ V∴ , e ciò forse perché il loro lavoro di conquista di nuovi elementi, votati alla causa repubblicana, riesca più facile e dia più pratici risultati. Il P∴ S∴ non ha autorizzato alcuno ad agire e ad operare in nome suo e della F∴ C∴ I∴ , ed è perciò che ritiene neces- 110 111 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) Rapporti di Polizia 1913/45 sario rendere noto come nessun vincolo o rapporto politico lo lega a tale iniziativa che condanna quale atto di grave indisciplinatezza: tanto più che essa deriva da persone che dalla F∴ C∴ I∴ vennero espulse per ragioni politiche o morali, come, primo fra tutti gli esponenti di questa iniziativa, Giovanni Domanico e certo Martucci. Nel richiamare l’attenzione dei CC∴ VV∴ dei MM∴ e di tutti i BB∴ CC∴ CC∴ sui fatti più sopra denunziati, il P∴ S∴ vieta severamente a tutti gli appartenenti alle F∴ C∴ I∴ ogni e qualsiasi cooperazione per la riuscita di dette iniziative. Coloro che eventualmente trasgredissero a quest’ordine, dovranno essere denunziati con la massima sollecitudine al S∴ G∴ C∴ V∴ Mai come ora il senso della disciplina e il rispetto ai regolamenti nonché alla Cost∴ C∴ devono costantemente governare ogni atto ed ogni opera compiuta dai BB∴ CC∴ CC∴ , siano essi MM∴ od App∴ . E ciò per il supremo interesse delle idealità repubblicane che, a pace ritornata nei rapporti fra i popoli, dovranno maggiormente affermarsi nella vita politica Nazionale, come unica garanzia dell’avvenire d’Italia, così, come avevano vaticinato i GG∴ MM∴ Giuseppe Mazzini e Giuseppe Garibaldi. Il P∴ S∴ quindi, confida nell’opera di tutti i BB∴ CC∴ CC∴ ed è certo che dalla sacra unione repubblicana si anticiperà il giorno della redenzione sociale, per la quale la F∴ C∴ I∴ vive, lotta, educa e prepara il Popolo. Il P∴ S∴ invita i C∴ V∴ a provvedere perché la presente circolare sia letta per tre volte al personale. Il P∴ S∴ Circolare a stampa del 1916 A∴ G∴ D∴ G∴ M∴ D∴ U∴ E∴ D∴ R∴ S∴ U∴ S∴ V∴ N∴ “Universo” C∴ Un∴ F∴ Ital∴ Il Sov∴ G∴ C∴ Vend∴ 112 Dal Monte Aventino al G∴ Ord∴ di Roma g∴ 1 m∴ XI A∴ V∴ L∴ 000916 A tutti i BB∴ CC∴ CC∴ delle VV∴ Italiane Salute e Fratellanza! Dopo circa tre mesi di gestione, io sento il doveroso bisogno di rivolgere un saluto e un ringraziamento a tutte le VV∴ ed ai BB∴ CC∴ CC∴ che così bellamente hanno risposto al mio appello. Vi conforti il sapere che la Famiglia, con mirabile slancio, ha ascoltato la voce del Governo dell’Ordine, si è posta sulla via di un lavoro veramente fecondo e proficuo e dà fin da ora pieno affidamento di poter fronteggiare qualunque situazione si possa presentarle. La grande maggioranza delle VV∴ italiane è già in regola col P∴ S∴ in ordine al pagamento della tassa annuale e conseguentemente possiede la parola semestrale, senza la quale non è permesso ai BB∴ CC∴ CC∴ di essere ricevuti in Baracca e di frequentare i lavori. Molte VV∴ hanno pure ritirato per i loro iscritti i Diplomi del Grado, necessari per documentare la qualità Carb∴ presso le VV∴ e presso i singoli appartenenti alla Famiglia. Tuttavia, per completare questo lavoro di riorganizzazione e perché tutte le VV∴ siano agevolate nel mettersi in ordine con i Diplomi, la Giunta Esecutiva (pur tenendo fermo in proposito il disposto dalle Costituzioni per ciò che riguarda i nuovi ammittendi o promovendi) ha deliberato di concedere a tutti i BB∴ CC∴ CC∴ che già sono in Famiglia il Dipl∴ del rispettivo grado a titolo di Duplicato, dietro il pagamento delle sole spese vive di stampa e di posta, e cioè: L. 1 per gli App∴ e L. 2 per i MM∴ di qualunque grado. Sarà opera degna provvedere senza indugio a che nessuno dei BB∴ CC∴ CC∴ manchi a questo suo elementare dovere. Dopo ciò, prendano nota i CC∴ VV∴ di questi miei ordini: 1) A cominciare dal 15 Dicembre venturo, nessuno dovrà più essere ricevuto in Baracca e riconosciuto per Carb∴ se non sia munito del Dipl∴ del suo Gr∴ e se non abbia la parola semestrale. L’ordinamento e l’assetto della Famiglia devono essere per tale data completi in tutte le loro parti, ed 113 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) io sorveglierò personalmente o per mezzo dei miei delegati che nessuna defezione avvenga. 2) Le pochissime VV∴ che ancora non hanno risposto ne obbedito alla mia prima circolare, a quella del P∴ S∴ ed alle mie personali sollecitazioni, se col 15 Dicembre prossimo non si saranno messe in regola, verranno radiate dalla Famiglia Carb∴ Ed io con apposita circolare comunicherò, senza riguardi, i loro nomi a tutte le VV∴ italiane, affinché tutti sappiano chi sono quelli che non hanno mantenuto gl’impegni liberamente giurati. Chi in questo momento non capisce l’importanza di una vera e forte organizzazione non è degno di stare fra noi. 3) I CC∴ VV∴ che ancora non mi hanno spedito l’elenco degli aff∴ coi loro nomi di Batt∴ e gradi, provvedano a ciò senza ulteriore ritardo. 4) Sia cura degli stessi CC∴ VV∴ di darmi subito anche i nomi pagani e gl’indirizzi di coloro che risiedono normalmente furi dell’Ord∴ , volendo io stare con essi in comunicazione diretta, onde seguano, anche individualmente le nostre direttive e gli ordini miei e del P∴ S∴ 5) Mi spediscano subito i CC∴ VV∴ i nomi e gli indirizzi precisi dei BB∴ CC∴ GG∴ MM∴ IX ai quali debbo impartire ordini urgenti inerenti al loro grado ed alla reale costituzione delle relative Camere Superiori. 6) Tutte le VV∴ comincino sin da ora a formare un fondo di cassa che serva, a suo tempo, a coprire le spese per il loro rappresentante alla prossima Costit∴ . È nostro preciso dovere far si che in tale Costit∴ siano rappresentate tutte le VV∴ italiane, perché la Fam∴ acquisti piena coesione ed assoluta fiducia in se stessa e perché le future gravi decisioni che si dovranno prendere siano opera di tutti e siano veramente degne del momento storico che attraversiamo. 7) Le VV∴ che in questo momento sono rimaste con pochi aff∴ non si scoraggino. Finché ne resti anche uno solo, esso ha il dovere di corrispondere con me, e, nei limiti del possibile, di fare, agire e muovere l’opinione pubblica secondo le nostre idealità. 8) Provvedano le VV∴ a rimettere i nomi dei BB∴ CC∴ CC∴ che sono caduti in difesa della Patria nostra, unendovi un breve cenno della loro vita come repubblicani e come soldati. Chi può, aggiunga anche la loro foto114 Rapporti di Polizia 1913/45 grafia. Continuino poi a tenermi informato nello stesso modo di ogni perdita sul campo dell’onore, perché è intenzione mia e della Giunta Esecutiva di compilare il nostro Libro d’Oro da pubblicarsi a fine guerra, onde sia glorificazione degli eroi e vanto della Fam∴ Carb∴ 9) Sia diffusa fra tutti i BB∴ CC∴ CC∴ l a conoscenza delle nuove Costituzioni che sono indispensabili per il governo delle VV∴ e per la disciplina dei singoli BB∴ CC∴ CC∴. Esse sono già stampate e costano L. 1 a copia. Si affrettino perciò le VV∴ a farne richiesta spendendo il relativo importo. La materia delle Colpe e delle Pene Carb∴ è allo studio di una speciale Commissione. Appena questa avrà terminato il suo lavoro ed io avrò tenuto il N∴ O∴ del P∴ S∴ , sarà mia cura darvene pronta comunicazione. Intanto ogni volta che qualche BB∴ CC∴ CC∴ abbia la disgrazia di rendersi colpevole di qualche reato pensino i CC∴ VV∴ a farne rapporto, onde io possa comunicarlo alla Commissione Centrale di Giustizia. Penserà poi questa a dare ai CC∴ VV∴ stessi le necessarie istruzioni. 10) Sono pronti i Rituali del VII∴ e del IX∴ gr…, ed in essi i BB∴ CC∴ insigniti del rispettivo titolo troveranno la indicazione della loro alta funzione e le norme della loro condotta carb… Essendo il loro contenuto di carattere riservatissimo, non ho creduto prudente affidarli alle stampe; ma sarà mia cura farli poligrafare ogni qual volta ne sarà fatta richiesta. Il costo di ogni copia è di L. 3. Anche i rituali di V∴ gr∴ sono pronti e stampati ed il costo è di L. 0,75 a copia. Io confido che tutti i MM∴ V∴ VII∴ e IX∴ sentiranno l’imprescindibile dovere di provvedersene. 11) Dovendo il lavoro di organizzazione andare di pari passo con quello di preparazione, ho disposto, d’accordo con la Giunta Esecutiva, che in tutte le VV∴ della Nazione sia tenuta quanto prima possibile una riunione solenne per discutere sul compito della Carb∴ nell’attuale momento storico. Sia in essa ricordato come la politica interna dinastica minacci di mettere i repubblicani alla mercé dei loro avversari e come la loro voce non possa essere liberamente espressa in nessuna delle forme che a tutti gli altri si consentono: siano fatte risaltare le benemerenze dei rep∴ nella prepara115 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) Rapporti di Polizia 1913/45 zione dell’attuale riscossa italica; siano rievocati i principi immutabili per cui vissero e lottarono i nostri Gr∴ MM∴ Mazzini e Garibaldi; sia dimostrato come la sola Carb∴, nell’attuale soppressione dei pubblici dibattiti, può e deve tenere vivo il sacro fuoco dei principi repubblicani per una preparazione che valga a sostenere e, occorrendo, imporre la linea di condotta da noi vagheggiata nella risoluzione dei grandi odierni problemi nazionali e internazionali; sia insistito sulla necessità, più che mai dimostrata della guerra, che tutti i popoli mirino ardentemente alla rivendicazione del diritto di governarsi da sé stessi, onde instaurare per la futura pace e felicità del mondo, la Rep∴ Soc∴ Un∴ Ad attuare questo compito provvedano i CC∴ VV∴ direttamente, o diano incarico ad un oratore abile e di loro fiducia, tenendomi esattamente informato della data e dell’esito della riunione. 12) Sia infine speciale cura dei CC∴ VV∴ di richiamare l’attenzione di tutti i BB∴ CC∴ CC∴ sopra l’atteggiamento del Vaticano, la cui condotta subdola e fraudolenta si mostra in piena solidarietà d’intenti col nemico mentre questi insanguina ancora le porte d’Italia. E siano tutti incitati a combatterlo a viso aperto, senza tregua e senza riposo. Il P∴ S∴ ed io nutriamo piena fiducia che tutti i BB∴ CC∴ CC∴ di qualunque grado risponderanno pienamente alle nostre aspettative e che tutti e singoli gli ordini impartiti con la presente circolare verranno sollecitamente ed esattamente eseguiti. Quello che promettemmo solennemente nell’ultima Cost∴ non deve più oltre tardare ad essere un fatto compiuto. Così soltanto potremo tenerci preparati ai supremi eventi. Gradite intanto il mio Car∴ saluto. Il S∴ G∴ C∴ V∴ 116 Circolare a stampa del 1917 A∴ G∴ D∴ G∴ M∴ D∴ U∴ E∴ D∴ R∴ S∴ U∴ S∴ V∴ N∴ “Universo” C∴ Un∴ F∴ Ital∴ Il Sov∴ G∴ C∴ Vend∴ Dal Monte Aventino al G∴ Ord∴ di Roma g∴ 9 m∴ II A∴ V∴ L∴ 000917 L’entusiasmo con il quale la Fam∴ Carb∴ It∴ ha dato e dà le sue energie nell’attuale guerra, provocata e voluta dalle oscure forze della reazione feudale, mi dispensa dalla cura di ravvivare la nostra fede e di incitarvi a perseverare nei vostri propositi. Siano a voi di monito e di esempio tutti i BB∴ CC∴ CC∴ che hanno dato e danno il loro sangue per la difesa della libertà d’Europa e per il completamento dell’unità italiana. Siccome però pesa su di noi la responsabilità di tutta la nostra tradizione, che fu grande sopra ogni altra e che dovrà ancora essere degna di sé stessa, così mi occorre l’obbligo di ricordarvi che una doverosa unità d’intenti coi BB∴ CC∴ CC∴ di tutti gli Stati ora in conflitto c’impone di non dimenticare giammai come sia compito della Fam∴ C∴ It∴ di lavorare affinché da questa guerra esca attuato nella sua integrità il disegno mazziniano del trionfo del principio di nazionalità, e come perciò convenga affermare la propria irreducibile avversione a qualunque soluzione che quel principio menomi od offenda. Se, in conseguenza, dobbiamo ripudiare i sogni fallaci e le turpi viltà di coloro i quali credono che basti abbattere le barriere delle patrie e rinunziare alle singole tradizioni nazionali per formare il regno dell’umana concordia; dobbiamo ripudiare altresì, in nome della nostra tradizione, le frenesie di coloro che predicano l’isolamento spirituale di ogni popolo e la oppressione egoistica degli altrui diritti nazionali. Ma prima e più di questi avversi partiti politici, combattano incessantemente i BB∴ CC∴ CC∴ quel nefasto partito che, separando sé stesso e il 117 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) preteso interesse della sua fazione politica dalla patria italiana, ritenta con subdola cura la conquista di diritti irremissibilmente da esso perduti, e si rivela ancora, per recenti irrefutabili prove, in piena solidarietà d’intenti con il nemico, proprio nel momento in cui questo insanguina ancora le porte d’Italia. Esigano quindi tutti i CC∴ VV∴ della Nazione Italiana che ogni B∴ C∴ adempia al suo dovere; non solo nella volenterosa offerta del proprio braccio a castigo dello straniero, ma altresì nella più rigida disciplina civile e patriottica contro tutti i nemici che agiscono e congiurano a danno delle fortune della patria. E ricordino ai loro dipendenti che non è nemico soltanto dall’esterno o nello interno contesta all’Italia il diritto di integrare la sua unità nazionale; ma anche chi, pur questa auspicando, non dà alla gran causa tutto sé stesso, non pone innanzi a tutti i suoi pensieri, a tutti i suoi interessi, a tutti i suoi sentimenti ed affetti il principio del dovere e del sacrificio che in quest’ora ognuno deve adempiere per la patria e, con essa, per l’Idea. È giunto, o carissimi BB∴ CC∴ , uno dei momenti in cui dare ascolto alle blandizie è delitto ed in cui si mette a prova di fatto la sincerità della fede che vi anima. Io sono certo che nessuno ad essa verrà meno; ma dove disgraziatamente qualche defezione o qualche tradimento si verificassero nelle nostre file, provvedano i CC∴ VV∴ a farne severa immediata repressione e ad informarne poi subito per le più gravi e definite punizioni. Intanto, a meglio conservare la compattezza delle nostre organizzazioni e la saldezza immutabile dei nostri principi, non lasciano i CC∴ VV∴ dal dare tutti sé stessi al lavoro c∴ assiduo e costante, come fino ad oggi generalmente hanno fatto con riconosciuta efficacia e con soddisfazione mia e del P∴ S∴ Nessuna occasione sia da essi trascurata per l’adempimento della loro opera, e le ricorrenze care alla vostra fede siano sempre convenientemente ricordate. Così non trascurino essi nel prossimo anniversario della morte del G∴ M∴ Giuseppe Mazzini di illustrarne ancora una volta la profetica figura, richiamandone i principi e ravvivandone i moniti. 118 Rapporti di Polizia 1913/45 In tal modo solamente i momenti supremi, che potrebbero maturare prima anche che non si pensi, troveranno fervidi gli animi e pronte le braccia. Dal lavoro così compiuto continuo poi a darmi pronta e precisa notizia. Il Governi dell’Ordine non manca di dare a voi tutti il suo esempio. È di recente data la grande commemorazione di Guglielmo Oberdan, tenutasi a Roma nel Teatro Comunale Argentina. Essa fu pensata, voluta ed attuata dalla Fam∴ Carb∴ e riuscì non solo una solenne rivendicazione della memoria del grande nostro martire, ma fu altresì l’omaggio ufficiale che furono costretti a tributare perfino i poteri costituiti, (che invitati non poterono mancare dall’intervenire) alla superiore bellezza della fede repubblicana. Ed è di data odierna l’intesa conclusa con la nostra consorella l’Alleanza Repubblicana, di cui, con animo lieto, vi do comunicazione con separato foglio), dalla quale grandi frutti dovranno maturare per il raggiungimento delle nostre idealità. Debbo per ultimo porre in guardia i CC∴ VV∴ e tutti i BB∴ CC∴ CC∴ contro un nuovo attentato alla disciplina della nostra organizzazione, per opera di individui che, vantando comunità d’ideali con noi, perseguono fini inconfessabili e ricorrono a mezzi condannati dalle nostre Costituzioni. Altra volta si trattò di Giovanni Domanico; ora è la volta di un tale Paielli… che fa larga distribuzione di suoi biglietti portanti i suoi pretesi titoli carb∴, che si dice Gr∴ M∴ e rappresentante della Gr∴ V∴ d’Egitto, che cerca aderenze fra i nostri affigliati. Detto individuo ve lo segnalo come sospetto e vi ordino di non accoglierlo e di non entrare con esso in alcun rapporto. Ordino che della presente sia data sollecita lettura al personale e che il suo contenuto sia convenientemente illustrato, in modo che nessuno possa mai allegarne l’ignranza. A tutti il mio carb∴ fraterno saluto Il S∴ G∴ G∴ V∴ 119 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) Circolare a stampa del 9 febbraio 1917 A∴ G∴ D∴ G∴ M∴ D∴ U∴ E∴ D∴ R∴ S∴ U∴ S∴ G∴ V∴ N∴ Universo C∴ U ∴F∴ Ital∴ Il Sovr∴ G∴ C∴ Vend∴ A. R. U. Giunta Centrale Sezione Italiana Pensiero ed Azione Libertà ed Associazione Ora e Sempre Roma lì 9 Febbraio 1917, LXIX dalla Proclamazione della Repubblica Romana A tutti i BB∴ CC ∴ CC∴ A tutti i FFr. Dell’Alleanza La tradizione repubblicana, in quest’ora suprema per la Patria, rinverdisce. Non altrimenti avveniva nelle poche più gloriose del nostro risorgimento. Un patto solenne di solidarietà e di fratellanza, ha unito indissolubilmente le due grandi Famiglie che alla Repubblica hanno sacrato la loro missione. L’Alleanza Repubblicana voluta da Giuseppe Mazzini dopo il tramonto sanguinoso ed epico della Giovine Italia e della Giovine Europa, e santificata dal martirio purissimo di Pietro Barsanti – ritrova la gloriosa Famiglia Carb∴ che ininterrottamente da secoli, con la tenacia del Destino, con la fede del Mito, ha continuato a mantenere desta la fiamma dell’Idea Repubblicana, per il progresso umano indefinito. Troppo lunga è stata la dolorosa parentesi di rancori e diffidenze che hanno tenuto separatele due Famiglie malgrado la strada comune, la meta comune. Troppe volte è mancata l’azione concorde a tutto beneficio dei nostri nemici. 120 Rapporti di Polizia 1913/45 Ora o non più! Ogni mese, ogni giorno, può far sorgere un’opportunità. Bisogna prepararci per coglierla: e questo prepararci importa doveri concernenti l’Azione e doveri d’Apostolato. Gli uomini che hanno la coscienza della propria missione non aspettano gli eventi: li maturano. Ora noi vogliamo essere uniti perché credenti nell’Associazione come principio dell’epoca – perché credenti nell’inefficacia della Monarchia – perché credenti nel Popolo col quale dividiamo fatiche e pericoli – perché credenti nella battaglia che ci apprestiamo a trasformare in rapida e decisiva vittoria. Noi ci uniamo a porgere testimonianza collettiva di una Fede la cui dottrina è scritta tutta e senza riserve sulla bandiera – non miriamo al trionfo di una consorteria d’individui, ma di un Principio. BB∴ CC∴ CC∴ ! Fr. Fr. DELL’ALLEANZA! Prepariamoci, cauti, tenaci, pazienti, nel lavoro – ma pronti ad essere audaci, pronti anzitutto a soffocare dissidi, gare, orgogli insani, diffidenze esagerate, ogni cosa che non sia il fine: La Patria Repubblicana. E come affigliati all’una e all’altra parte seppero trovarsi concordi a confondere il loro sangue generoso per la gran causa dei Diritti dei Popoli, dai campi di Borgogna alle balze di Domokos, dalle steppe della Serbia alla tragica foresta delle Argonne: e non ebbero un attimo di esitanza ad accorrere compatti, frementi d’entusiasmo e di fede all’appello della Patria per la riconquista dei suoi naturali confini, per la difesa della Civiltà; così oggi essi si uniscono per confonder le anime loro in un solo amplesso, e giurare sull’altare della Patria, in nome dei martiri passati, degli eroi presenti dei sacrifizi futuri, a non separarsi sino alla Vittoria. Esulteranno gli spiriti magni di MAZZINI e di GARIBALDI, saranno placate le anime sdegnose di quanto fecero sacrifizio della loro vita per la grande Idea: da Mario Pagano a Iacopo Ruffini, da Andrea Vocheri a Ciceruacchio, dai Fratelli Bandiera a Carlo Pisacane, da Guglielmo Oberdan ad Antonio Fratti a Nazario Sauro… Il Lavoro delle Vendite Carb∴ con quello delle congreghe della Giovine 121 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) Italia compendia la storia gloriosa del nostro Risorgimento – il lavoro dei Gruppi dell’Alleanza con quelle delle Vendite Carb∴ riapre la nuova istoria dell’Italia Repubblicana, dalle grandi iniziative, dalle potenti riscosse, dell’Italia del Popolo. A questi patti s’ha diritto di vincere – a questi patti si vince! Il S∴ G∴ C∴ V∴ La G. C. dell’A: U. R: Diamo intanto, per visione dei singoli interessati, le parti principali dell’accordo intervenuto fra La Famiglia Carb∴ Italiana e la Famiglia Italiana dell’Alleanza Repubblicana Universale. Premessa Che scopo concorde comune delle due Famiglie è quello di organizzare e disciplinare quanti giurano d’impegnarsi a dare il braccio e la vita per un’azione insurrezionale nell’intento di instaurare il governo del Popolo, cioè la Repubblica, per mezzo di una costituente convocata dopo l’azione popolare liberatrice: Accordo Pur rimanendo indipendenti ciascuna nella loro particolare organizzazione e costituzione, creano un Comitato Permanente, composto di uguali membri per ciascuna famiglia, con ampio mandato dai rispettivi Poteri Dirigenti. L’azione del Comitato si svolge al di fuori ed al di sopra di quella delle varie organizzazioni profane repubblicane alle quali possono liberamente essere iscritti gli affigliati. Dal giorno in cui viene firmato il presente accordo gli appartenenti all’una ed all’altra Famiglia si considerano uniti dal vincolo fraterno della solidarietà. A raggiungere tale intento saranno prese le seguenti disposizioni: 1) Parola d’ordine comune in caso di azione; 2) Istituzione di un Tribunale misto per dirimere le eventuali vertenze 122 Rapporti di Polizia 1913/45 che potessero sorgere fra appartenenti a diversa Famiglia. Detto tribunale sarà composto volta per volta di tre membri, due dei quali nominati dal Comitato che ne sceglierà uno per ciascuna Famiglia, ed il terzo dai due così eletti e di comune accordo fra loro; in mancanza di tale accordo anche il terzo membro sarà nominato dal Comitato stesso. Gli atti di contestazione e di accusa saranno trasmessi al Comitato per via gerarchica dalle singole Famiglie. Le sentenze così emanate però non saranno rese esecutive se non in seguito al nulla osta del Comitato. 3) Divieto assoluto in caso vertenze fra gli appartenenti a diversa Famiglia di adire a Tribunali profani, senza avere prima provocato il giudizio del Tribunale misto; 4) Le sentenze di espulsione, di radiazione, o comunque di pene gravi che importino sospensione dai lavori di Famiglia per un tempo superiore a tre mesi, saranno vicendevolmente comunicate per mezzo del Comitato Permanente all’una ed all’altra Famiglia. Divieto altresì di passaggio dall’una all’altra Famiglia. 5) Obbligo delle due Famiglie di comunicarsi a vicenda il nome dei profani che siano stati respinti, e divieto assoluto che questi vengano ammessi dall’altra Famiglia. Divieto altresì di passaggio dall’una all’altra Famiglia. 6) Facoltà del Comitato Permanente di convocare, ogni qual volta lo creda opportuno, gli appartenenti all’una ed all’altra Famiglia in seduta plenaria, in forma profana, per discutere questioni vitali di politica. Non saranno prese però deliberazioni, ma saranno delibati gli argomenti posti all’ordine del giorno. 7) Ogni disposizione emanata dal Comitato Permanente dovrà portare, oltre il timbro ufficiale del Comitato stesso, anche quelli riconosciuti ufficiali dalle due Famiglie. 123 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) Archivio Centrale dello Stato Fondo P. S., 1920 Busta 108 Fascicolo K 4, “Partito Repubblicano, Massoneria, Carboneria” [Circolare a stampa] A. G. D. M. D. U. E. D. R. S. U. C. Un. S. V. N. “Universo” F. Ital. Il Sov. G. C. Vend. Dal Monte Aventino al G. Ord. di Roma g. 15 m. IX A. V. L. 000920 A tutti i CC. VV. e Presidenti delle Camere Superiori Salute e Fratellanza! Facendo seguito al Bollettino del 30 agosto decorso, vi comunico che il P. S. ha emanato il seguente ordine: “All’intento di coordinare ad unico fine l’azione che svolgeranno i BB. CC. CC. che interverranno alla prossima grande Assise repubblicana di Ancona DISPONIAMO che tutti gli anzidetti BB. CC. CC. si riuniscano a convegno la sera del 24 settembre per uno scambio di idee, per conoscere le direttive che dovranno seguire in ordine alla parte programmatica e per accordarsi sulla scelta dei candidati alla Direzione del Partito, secondo le istruzioni che riceveranno sul posto da appositi nostri Delegati”. In relazione a quest’ordine è stato altresì stabilito che tutti i BB. CC. CC. debbano recarsi personalmente in detto giorno al Caffè Clementi in Piazza Cavour, dove troveranno a loro disposizione i BB. CC. CC. Alfonso Clementi e Archimede Ravaioli dai quali, dopo essersi fatti da essi riconoscere nelle forme volute, riceveranno indicazioni precise circa il luogo e l’ora della riunione. A tale riunione parteciperò anche io insieme ad altri due delegati del P. S. nella ferma fiducia di poter fare opera proficua nell’interesse dell’idea repubblicana in questa ora assai critica e travagliata. Nell’invitarvi a dare esecuzione agli ordini del P. S. confido che queste 124 Rapporti di Polizia 1913/45 superiori disposizioni ed i miei personali incitamenti persuaderanno tutti i BB. CC. CC. del loro preciso dovere di dare la loro cooperazione leale e devota alla buona riuscita dell’opera che il Gov. dell’Ord. ha deciso di svolgere. Gradite intanto e partecipate a tutti i BB. CC. CC. il mio affettuoso carb. Saluto Il S. G. C. V. MANARA [Circolare a stampa] A. G. D. M. D. U. E. D. R. S. U. S. V. N. Dal Monte Aventino 10 – IX – 920 IL GOVERNO DELL’ORDINE in merito alla lotta elettorale amministrativa in Roma Pur ricordando che dalle finalità dell’azione carb∴ esulano le competizioni elettorali e che invece sono suoi compiti veri ed essenziali l’educazione politica e la organizzazione tecnica insurrezionale. Di fronte al carattere che assume in Roma la prossima lotta amministrativa che, così com’è stata impostata dagli organi della Sezione del Partito, viene ad acquistare un’importanza politica eccezionale ORDINA agli affigliati di dare tutto il loro contributo, all’infuori di ogni competizione personale, perché la prossima battaglia possa riuscire una grande affermazione di forza e di propaganda repubblicana. 125 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) Relazioni sulla Carboneria A. C. S., Ministero Interno, Direzione Generale Pubblica Sicurezza, Divisione Affari Generali e Riservati, Associazioni G1, 1912-1945. Busta 162, Fascicolo 436, Sottofascicolo 7. Rapporto del 15 marzo 1913. AGITAZIONE REPUBBLICANA Il partito repubblicano, a differenza degli altri partiti politici organizzati, và [sic.] riacquistando da qualche tempo a questa parte uno speciale carattere settario, nonostante l’ampia libertà di propaganda e di critica. Tuttavia tale affermazione può a prima vista sembrare azzardata, se non addirittura priva di fondamento, se si segue per poco lo svolgersi dell’attività del partito stesso nella stampa, sui libri ed opuscoli ed in tutte le altre sue manifestazioni pubbliche. – Indipendentemente però dai suoi precedenti e da quanto altro si dirà in seguito, a provare che si tratti veramente di setta politica, sta il fatto recente della caduta della Monarchia in Portogallo, ove gli affiliati all’Associazione-Carboneria-furono quelli che segretamente organizzarono il movimento rivoluzionario e iniziarono l’azione, rafforzata poi da altri fatti interni di quella Nazione e col concorso di alte cause. – Il movimento repubblicano comincia poi pure ad organizzarsi internazionalmente. Infatti i Comitati direttivi del partito nelle varie Nazioni sono già in rapporto tra loro, tanto che si parla ora con insistenza di un prossimo Congresso internazionale repubblicano e sono già cominciate le polemiche sugli argomenti da trattarsi durante il medesimo, che dovrebbe avere lo scopo di stringere legami ed accordi tra i repubblicani di tutto il mondo e di istituire una organizzazione internazionale che mantenga il contatto tra i vari partiti e gruppi nazionali. Due sono le Associazioni segrete che fanno capo al movimento repubblicano. LA CARBONERIA, più antica, che rimonta alla caduta della 126 Rapporti di Polizia 1913/45 Repubblica partenopea nel 1799 e che poi ebbe una parte importante e nella storia italiana e nella storia del partito repubblicano; l’ALLEANZA REPUBBLICANA UNIVERSALE, più recente, indicata generalmente con le sole tre iniziali A. R. U., fondata da Mazzini nel 1866. Con fini che si compendiano nel proposito di instaurare il governo repubblicano e con modalità quasi identiche, tali sette vivono nell’ombra, svolgono nel mistero le fasi della loro esistenza, si ammantano di simboli strani ed hanno intenti spiccatamente rivoluzionari. Il mistero di cui si circondano tali Associazioni segrete, l’occultismo dei capi che mantengonsi sconosciuti agli stessi gregari, il giuramento prestato sui pugnali, l’obbligo della cieca ubbidienza, del segreto più assoluto, la minaccia della vendetta sociale contro i fedifraghi, rendono i neofiti di tali Associazioni ciechi strumenti in mano dei capi, dietro i cui ordini possono quindi compiersi atti inconsulti e violanti od attentati. La Carboneria è forte nel Portogallo ed in Alessandria d’Egitto, ove se ne formò una Sezione importante verso il 1905; l’Alleanza invece ha salde radici in Ispagna, in Albania, nella Svizzera, Belgio e nell’America meridionale. In Italia la Carboneria è più estesa nel Lazio e nelle Marche, l’Alleanza in Lombardia, Liguria, Romagna ove ha più di 10 mila affiliati, a Napoli ed in Calabria e si sta ora organizzando a Terni ove conta 400 affiliati, a Foligno e Perugia. Ambedue sono suddivise in Sezioni, per l’Alleanza, e nelle cosiddette vendite, per la Carboneria, alle quali sono poi aggregati i componenti dei vari raggruppamenti in cui il partito repubblicano ufficiale si suddivide. Non tutti gli inscritti a detti raggruppamenti appartengono però alle Associazioni segrete, ma soltanto quelli che hanno dato prova sicura di salda fede e di coraggio e dopo un certo periodo di esperimento. I gruppi o circoli di cui trattasi non sono quindi altro che scuole preparatorie per entrare nell’una o nell’altra Associazione segreta. […]. In Roma il Comitato della Carboneria è formato da Costanzo Premuti, Pasquali Rinaldo, Ammonini Filippo, Petroni Avv. Arnaldo, Zuccari Avv. Federico, Torti Cesare, e dall’On. Barziali (sic! = Barzilai). – 127 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) Il maggior contingente dei repubblicani carbonari in Roma trovasi alla Regola tra i Vaccinari, e nei Rioni Trastevere e Testaccio. I primi hanno per capo l’Avv. Zuccari, i secondi che già obbedivano al defunto Girolamo Malloni, sono ora diretti dal sarto Romani Cesare, abitante in Via della Luce 13, ed i terzi dal macellaio Lamberto Sausè. Un forte gruppo di carbonari (circa 200) trovasi a Marino ed obbedisce agli ordini dell’ex sindaco di quel Comune, Marco Bellucci. Gli aderenti all’Associazione settaria predetta formano i locali Circoli Aurelio Saffi, Agesilao Milano, Girolamo Malloni, Pietro Barsanti, Mentana, Aventino e parecchi appartengono pure all’Associazione Giuditta Tavani Arquati di Trastevere. Tra i più importanti che hanno il grado di maestri si annoverano il Prof. Sostero Ferri, direttore di una scuola municipale, Virgilio Martorelli e Costanzo Premuti. Gli affiliati a tale setta tengono le loro riunioni nei retro bottega o cantine di macelleria o di pubblici esercizi, o nella sala dei conciatori di pellami in piazza Santa Maria in Monticelli. Il 23 Febbraio scorso, ad esempio, ebbe luogo un’assemblea generale di affiliati alla Carboneria per la nomina dei capi squadra e capi gruppo, con l’intervento dell’On. Barzilai e di oltre 200 persone nei locali della conceria del repubblicano Curti Pietro al Viale Aventino N. 137. Le ammissioni vengono ancora oggi eseguite con rito simbolico e cioè col giuramento sui pugnali, nei locali suindicati nel massimo segreto. Alcuni anni or sono, appunto dopo l’ammissione di un nuovo affiliato, vennero fermati in Trastevere parecchi repubblicani armati di rivoltella e pugnale e trovati in possesso di una fascia dai tre colori carbonici: nero, rosso e bleu. Nella circostanza gli arrestati non vollero dare alcuna indicazione sull’uso della sciarpa e delle armi e vennero perciò solo condannati per porto d’armi abusivo. Nelle perquisizioni eseguite nei loro domicili si rinvennero però documenti e scritti da cui risultò, in modo non dubbio, ch’essi appartenevano alla Carboneria. 128 Rapporti di Polizia 1913/45 Nella detta Associazione segreta, […] sono affiliati, eccettuati alcuni tra i dirigenti, nella maggioranza elementi ignoranti, turbolenti ed anche pregiudicati che obbediscono però tutti ciecamente agli ordini dei capi e che specialmente in occasione di elezioni politiche ed amministrative in cui sono in lotta candidati repubblicani, (com’ebbe a verificarsi nel IV° Collegio all’epoca dell’elezione Torlonia contro Zuccari) cercano d’imporsi con la violenza, provocando disordini ed incutendo timore anche con le armi. L’Alleanza Universale Repubblicana […] esplicò la sua azione rivoluzionaria in Italia, dapprima nel Congresso di Lugano e poi nelle susseguenti insurrezioni di Pavia che portarono poi all’arresto del Caporale Pietro Barsanti nel 1870. Preparò nel 1878 un moto per liberare Trento e Trieste; nel 1882 promosse l’agitazione di protesta contro la visita del Re d’Italia a Vienna e contro la Triplice Alleanza, agitazione che condusse poi alla condanna a morte di Guglielmo Oberdank. Organizzò più tardi un tentativo insurrezionale in occasione della prima impresa africana; si pose a capo dell’agitazione contro il viaggio del Re Umberto I° in Romagna, e susseguentemente per la liberazione di Amilcare Cipriani. A tale Associazione segreta, che ha le sue Sezioni in tutto il mondo, per fino in Cina, ove preparò il recente movimento politico, aderivano anche quelli del partito mazziniano intransigente, rappresentato qui da Felice Albani […]. […]. Nel 1904 poi, in occasione del Congresso del Libero Pensiero che si tenne in Roma, alcuni rappresentanti dell’Alleanza deliberarono di dare ad essa un maggior impulso, stabilendo che ogni gruppo nazionale portasse il nome della Nazione a cui si riferiva per modo che si costituì in quell’anno l’Alleanza repubblicana italiana. Ad essa non vollero aderire, per animosità personali e per dissensi di programma, quelli del Partito mazziniano intransigente, che si mantennero fedeli al programma dell’Associazione repubblicana universale e che for129 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) marono più tardi una Sezione indipendente sotto il titolo di Partito nazionale la Giovine Italia con speciale carattere irredentista. […]. L’Alleanza repubblicana italiana, ha al presente in Italia una forte preponderanza sul movimento repubblicano, ed è composto di giovani attivi ed entusiasti dell’idea rivoluzionaria, ma più intellettuali degli affiliati alla Carboneria. […]. Si è tentata più volte la fusione tra le due Associazioni segrete Carboneria ed Alleanza ad iniziativa di Pasquali Rinaldo e di Costanzo Premuti, ma per le rivalità personali dei dirigenti, per la diversità degli elementi che le costituiscono, e per i dissensi nella tattica politica da esplicare, la fusione non si è mai potuta realizzare. Gli affiliati alle Associazioni stesse nell’eventualità di gravi agitazioni o di qualche azione rivoluzionaria abbandonerebbero però certamente ogni dissenso e si troverebbero uniti ed affratellati nell’ideale comune. – Il presente risveglio nel partito repubblicano e specialmente delle due Associazioni segrete suindicate, i propositi evidentemente rivoluzionari contenuti nei programmi di esse, la segretezza delle deliberazioni, l’attiva propaganda che si esercita contro le Istituzioni dello Stato, merita di essere seguita con speciale attenzione e vigilanza particolarmente anche in occasione delle prossime elezioni generali politiche che potrebbero servire di pretesto per qualche sorpresa da parte delle Associazioni stesse. E se si tien conto che la propaganda repubblicana si esercita pure nei pubblici uffici e tra le file dell’Esercito, la sua temibilità nei riguardi della sicurezza interna dello Stato si presenta più grave e preoccupante. Un soldato del Genio in divisa nell’ultima manifestazione pro Monti e Tognetti nel Novembre scorso, non ebbe alcun ritegno trovandosi fra alcuni compagni di fede, di inneggiare pubblicamente alla repubblica ed altri casi del genere si saranno pure indubbiamente verificati altrove. Tra i repubblicani affiliati alle Associazioni segrete si annoverano a Roma alcuni impiegati dello Stato e tra essi il Prof. Dunstano Cancellieri, addetto al Ministero di Grazia e Giustizia, Aureli Gio. Battista, ufficiale 130 Rapporti di Polizia 1913/45 postale, che è solito recarsi frequentemente in Isvizzera ed in Francia per incarico, dicesi, della Carboneria. Tanto l’una che l’altra Associazione segreta danno anche opera attiva da qualche tempo per ottenere maggiore influenza nella Massoneria, nell’intento di averne la prevalenza e di prenderne la direttiva per sollecitare l’avvento dei loro ideali. – Occorre tener presente inoltre che nel 1898, in occasione dei moti di Milano, bande armate composte di elementi repubblicani, tentarono dalla Francia e dalla Svizzera di scendere in Italia per far causa comune con i rivoltosi, e che le due nazioni confinanti, rette a forma repubblicana, avrebbero una speciale influenza in un eventuale movimento rivoluzionario in Italia. – Gli affiliati alla setta anarchica, i sindacalisti, i socialisti infine, che al presente sono assai meno temibili dei repubblicani, perché non costituiti, come questi, in Associazioni segrete, farebbero senz’altro, almeno sul primo momento, causa comune con i primi, per abbattere le Istituzioni monarchiche, costituendo ciò anche una parte del programma della setta e dei parti suaccennati. Roma, li 15 Marzo 1913 Informativa del 19 febbraio 1917 Roma 19 Febbraio 1917 Racc. N° 5. Fusione della “Carboneria” con l’“Alleanza” Nella riunione di ieri sera, d’indole finanziaria, della “Vendita Bosdari” venne letta una Circolare del Grande Maestro della Carboneria, con la quale si partecipava a tutti i “Fratelli cugini” la fusione della “Carboneria” con l’“Alleanza” dovuta ai membri dell’Ordine, dopo febbrile e, tenace lavoro di essi. 131 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) Le due Associazioni lavoreranno separatamente l’una dall’altra, serbando ciascuna di esse il proprio Rito. La preparazione rivoluzionaria, le decisioni e, le risoluzioni da prendersi più tardi per l’azione collettiva, sarà comunicata dall’”Ordine carbonico” all’“Alleanza” mediante intermediari. Clemente Rapporti di Polizia 1913/45 Le pratiche per la fusione fra l’alleanza repubblicana e la Carboneria continuano con qualche probabilità di riuscita (non firmata) Archivio Centrale dello Stato Fondo: P. S. Busta: 108 Fascicolo: K 3 Sottofascicolo: 1 – Anno 1920, K3 – Carboneria, Affari generali CARBONERIA Roma 24 novembre 1920 Ministero dell’Interno Direzione Generale della Pubblica Sicurezza Ufficio Speciale d’Investigazione Roma, il 4 Marzo 1919 All’On. Gabinetto di S . E. il Presidente del Consiglio A S. E. il sottosegretario di Stato per l’Interno Ill.mo Signor Direttore Generale della P. S. Prot. 941. Oggetto: Movimento repubblicano Carboneria e Alleanza La data dell’adunanza segreta delle rappresentanze della Carboneria italiana è stata fissata (come si prevedeva nella precedente informazione) al 9 corrente. Sono già in Roma alcuni rappresentanti di vendite carbonare italiane dell’America del Nord e del Sud. Il locale per tale adunanza non è ancora stabilito ma si sta alacremente ricercando. Si conferma che l’atuale Gran Sovrano della Carboneria è il massone Meli su cui si riservano ulteriori notizie. Egli però non intende conservare più oltre la sua carica e forse ne accetterà le dimissioni e ne nominerà il successore. Si fa il nome come probabile nuovo capo della Carboneria di Rinaldo Pasquali di Roma, già Tenente richiamato. 132 Riservatissima Si unisce un elenco indicante le varie vendite della Carboneria con i nomi e i domicili in Roma dei rispettivi capi. CARBONERIA Indicazione delle varie vendite Nome della vendita Luciano Manara (Gianicolense) Bosdari Cattaneo Marroncelli Brunetti Confalonieri Gab. Rosa Malloni Mole Adriana Ricciotti Faustini Aventino (Lucatelli) Orsini Regola Capo Argentini Argentino Botti Bernardo Facchini Luigi Sbordoni Paolo Bianconi Aristide Ariè Giuseppe Renzi Girolamo […]artorelli Virgilio Muccioli Angelo Mengacci Riccardo Gabbarini Giovanni Matteuzzi Dott. Ercole Contini Giovanni Caramatti Giuseppe Domicilio del Capo S. Francesco 105 V. Adda 21 V. Palombella 32 V. Genova-Vigili V. Monza 15 V. Simento 27 V. Ferruccio 30 Galvani 6 G. Belli 100 V. Ariosto 14 G. Mameli 12 V. Urbana 61 V. Fienaroli 8 V. Barbieri 11 133 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) S. G. C. V. Avv. Vincenzo Scipioni – via Gaeta 27 Intermediari Botti Bernardo – Falegname – Via Adda 21 Bottini Enrico – V. S. Giov. Laterano 85 int. 17 Giunta 1° G. A. Ass. Benedettini Luigi – P. Borghese 84 2° Caramitti Giuseppe – V. G. Veneziano 3° Curei Pietro – Andrea Pelladi 3 Or. Casalini Armando – S. Maura 45 Seg. Oddo Alessandroni – Regina 89 Pot.Sup. Meli Filipperi A. Milano V. Re Angelelli Onofrio Argentini Argentino V. S. Francesco 105 Quattrini Attilio Levi Raffaele Finanze 6 Tel. 61-68 Mazzolani Ulderico M. Clementi 58 Benvenuto Riccardo Galletti Eleuterio Palermo 55 Ravioli Archimede Ancona Archivio Centrale dello Stato Fondo P. S., 1920 Busta 108 Fascicolo K 4, “Partito Repubblicano, Massoneria, Carboneria” A… G… D… G… M… D… U… E… D… R… S… U… C… Un… S… V… N… Universo F… Ital… Coll… del CC… VV… 134 Rapporti di Polizia 1913/45 Dal Monte Aventino al G… Ord… di Roma g… 3 m 9A… V… L… 000920 Ai BB… CC… CC… MM… CC… VV… A norma dell’articolo 7 delle vigenti Cost… Gen… vi trasmetto l’elenco dei pag… proposti perché compiano regolarmente il giro delle VV… Gradite il mio affettuoso e carb… sal… N. d’ordine 1 2 3 4 5 6 7 8 Nome Cognome Paternità Cilento Giulio di Giuseppe Nisi Ettore fu Angelo Giaconi Umberto Butazza Cesare fu Serafino Giusti Fortunato fu Carmine Giannini Armando di Leopoldo [inc.] Settimio di Valentino Severini Orlando fu Giuseppe Età e luogo di nascita Domicilio Professione V… in cui è proposto 28 Roma V. Alba 30 Tramviere Brunetti 39 Id 28 Robbia 80 id id Urbana id id 24 Id [inc.] 9 Impiegato Luci[ano Manara] 46 Vanvitelli 26 Muratore Mall[oni] 31 Id Rom. Gessi 1 Commesso id 23 S. Vito Pavia M. Giorgio 8 Muratore id 24 Id. Marmorata 116 [inc.] id Il Pres… del Coll… [incomprensibile] A… G… D… G… M… D… U… E… D… R… S… U… C… Un… S… V… N… “Universo” F… Ital… Coll… del CC… VV… Dal Monte Aventino al G… Ord… di Roma g… 3m 9A… V… L… 000920 Ai BB… CC… CC… MM… CC… VV… A norma dell’articolo 7 delle vigenti Cost… Gen… vi trasmetto l’elenco dei pag… proposti perché compiano regolarmente il giro delle VV… Gradite il mio affettuoso e carb… sal… 135 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) Rapporti di Polizia 1913/45 N. d’ordine 1 Nome, Cognome Paterntà D’Angelo Giulio Età e luogo di nscita 34 2 Bellosono Roberto 3 Trippaio V... in cui è proposto Regola 30 Usciere mun. Regola Napoli Salvatore 38 Facchino Regola 4 Busca Antonio Ass. tecnico Maroncelli 5 D’Amario Raffaele 35 Roma 30 Scalpellino Maloni 6 Giangrande Giovanni fu Michelangelo Giacinti Guglielmo di Augusto Cavalli Gaetano fu Antonio Savino Edoardo di Antonio Fucili Vincenzo fu Domenico Spagnoli Alfredo fu Francesco Colcioli Alfredo 33 Mattonatore Malloni 20 Vetraio Malloni 26 Mattonatore Malloni 7 8 9 Il Pres… del Coll… [incomprensibile] 10 11 12 15 Speranza Gaetano fu Giuseppe Di Capua Marco fu Emanuele Quartullo Emanuele Dal Monte Aventino al G… Ord… di Roma g… 20m 10A… V… L… 00091 20 16 Maiolatesi mario 17 Ai BB… CC… CC… MM… CC… VV… 18 Piroli Pietro di Giuseppe Gualdani Romolo A… G… D… G… M… D… U… E… D… R… S… U… C… Un… S… V… N… “Universo” F… Ital… Coll… del CC… VV… A norma dell’articolo 7 delle vigenti Cost… Gen… vi trasmetto l’elenco dei pag… proposti perché compiano regolarmente il giro delle VV… Gradite il mio affettuoso e carb… sal… 136 13 14 Domicilio G. B. Vico6 Professione 31 Toscolo 7 33 B.go S. Spirito 15 P. Fico 24 Vetturino Mole Adriana Macellaio Mole Adriana Barletta 23 Eletticista Mole Adriana V. Vacche 3 Stagnaro Mole Adriana 35 Rappresentante Bosdari 32 Barbiere Bosdari Bodoni 10 Studente Orsini Penitenza 26 Commesso Orsini Luigi Santini 3 Pittore Orsini 25 Roma 43 28 Roma 45 Lustratore mob. Mole Adriana Il Pres… del Coll… Tiberio Gracco 137 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) Archivio Centrale dello Stato Fondo: P. S. Busta: 108 Fascicolo: K 3 Sottofascicolo: 1 – Anno 1920, K3 – Carboneria, Affari generali [Rapporto del prefetto di Ancona al Ministero dell’Interno in risposta alla richiesta d’informazioni da parte del Ministero medesimo] Ancona, 23 agosto 1919 Oggetto: Carboneria In questa provincia e segnatamente in Ancona e Iesi esistono ancora associazioni di Carbonari, le quali, per consenso generale, non hanno più alcuna importanza, né altra ragione di essere che non sia quella di conservare la tradizione della storica setta. Per idealità politiche esse si confondono con le associazioni repubblicane; ma se ne differenziano per rito misterioso che osservano e per l’assoluta segretezza con cui circondano le loro deliberazioni. Non hanno rapporti con altri partiti politici, né con gli anarchici; non sede fissa per le loro riunioni e da alcuni anni non danno segni di vita. Secondo attendibili informatori, esisterebbero tre o quattro loggie, o ‘Vendite di Carbone’ in Ancona ed in Iesi; tutte composte di gente matura ed in gran parte incolta e di bassa condizione sociale, la quale va man mano assottigliandosi per moralità e per diserzioni determinate da stanchezza e da ragioni utilitarie. Esse ebbero, in passato, rapporti con le consorelle delle Marche e delle Romagne e con quelle di Alessandria di Egitto, governate da Anconetani. Gli aderenti alle accennate associazioni ascenderebbero a 50 circa in Ancona ed a 15 in Iesi e capi delle loggie sarebbero: in Ancona: Giorgio Fiorenzi, pesatore; Lucaroni Emilio, presidente della federazione dei facchini del porto; Lupacchini Vittorio, impresario, e Biancioni Biagio, ed in Iesi: Magnanelli Cesare, esercente trattoria, i quali tutti professano principi repubblicani e sono stati favorevoli all’intervento nostro nella guerra. Tali associazioni, avendo perduto gli elementi più autorevoli ed illuminati, sono in continuo decadimento e tendono fatalmente a scomparire, sia per la rigidezza ed il carattere settario delle loro regole, non più compati138 Rapporti di Polizia 1913/45 bili coi tempi attuali in cui, specialmente in materia politica, tutto si vuol sapere e tutto discutere; sia perché il miraggio d’ideali ritenuti più promettenti e più facilmente raggiungibili le ostacola nell’acquisto di nuovi proseliti. Comunque, è opinione generale che le associazioni carbonare così come sono composte attualmente, non presentano alcun pericolo per l’ordine pubblico. Questo Ufficio si riserva fornire all’On. Ministro maggiori notizie. Archivio Centrale dello Stato Fondo: P. S. Busta: 108 Fascicolo: K 3 Sottofascicolo: 1 – Anno 1920, K3 – Carboneria, Affari generali [Rapporto del prefetto di Firenze al Ministero dell’Interno in risposta alla richiesta d’informazioni da parte del Ministero medesimo] Firenze, lì 3 Agosto 1919 Oggetto: Carboneria Da accurate informazioni assunte risulta che non esiste società di Carbonari, e quindi neppure Vendite o Loggie. Mi viene riferito che il centro della Carboneria in tutta l’Italia è nel Lazio, e che questa associazione comprende quasi tutta la parte sovversiva della Massoneria. A Firenze risiede un fervente repubblicano, l’editore Quattrini Attilio di Domenico e Filomena Bertolini, nato a Morlupo il 3 dicembre 1883. Egli fa frequenti gite a Roma anche per abboccarsi coi membri costituenti il potere supremo della stessa Carboneria. Archivio Centrale dello Stato Fondo P. S., 1920 Busta 108 Fascicolo K 4: Partito Repubblicano, Massoneria, Carboneria Rapporto del 4 marzo 1920. Dal Questore di Roma al Prefetto e al Direttore Generale di P.S. (Ministero dell’Interno). Roma, lì 4 Marzo 1920 139 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) Oggetto: Movimento Repubblicano Carboneria Viene riferito da un fiduciario di quest’Ufficio che domenica scorsa 29 Febbraio doveva riunirsi qui la Costituente della Carboneria per la nomina del Capo Vendita ma al riguardo fu rinviata ogni decisione. I convenuti presieduti dal Dott. Matteuzzi discussero invece la proposta presentata dal maestro Giuseppe Ariè macellaio di riammettere a far parte della Carboneria l’On. Barzilai ed il noto Costanzo Premuti. La proposta non trovò forti oppositori e su consiglio del Dott. Matteuzzi si deliberò la nomina di un giury per l’esame della posizione politica dei due ex compagni. Una decisione al riguardo verrà presa in altra riunione che sarà tenuta nel corrente mese e dove si procederà alla nomina del nuovo Capo Vendita in sostituzione di Giuseppe Alocci accusato di aver trascurata la propaganda segreta. Infatti dopo l’elezione di quest’ultimo molti gruppi noti sotto le denominazioni di Circolo Girolamo Malloni, Pietro Faustini, Aurelio Saffi, Ferrovieri ed altri non risposero alla disciplina loro imposta tanto che nel dicembre dello scorso anno si conferì il mandato al Dott. Matteuzzi di riallacciare il movimento ma anche la sua opera non diede risultati favorevoli. Il Consiglio supremo dei Maestri allora, impressionato di tale stato di cose, deliberò di tenere una nuova Costituente per eleggere un nuovo Capo Vendita. IL QUESTORE Mori Archivio Centrale dello Stato Fondo P. S., 1920 Busta 108 Fascicolo K 4: Partito Repubblicano, Massoneria, Carboneria Rapporto del 16 giugno 1920. Dall’Ispettore Generale di P.S. reggente la Questura di Roma al Prefetto e al Direttore Generale di P.S. (Ministero dell’Interno). Roma, lì 16 Luglio 1920 Oggetto – Movimento Repubblicano – Carboneria 140 Rapporti di Polizia 1913/45 Viene riferito dal personale fiduciario che in questi giorni è stato ufficialmente annunziato l’esito della votazione avvenuta nell’ultima Costituente della Carboneria per la nomina del Capo Vendita. In seguito a tale soluzione è stato eletto il noto Rag. Filiberto Vecci che ha raccolto i voti degli elementi rivoluzionari avendo egli fatto dichiarazione di appartenere alla frazione rivoluzionaria estremista del partito. Archivio Centrale dello Stato Fondo P. S., 1920 Busta 108 Fascicolo K 4: Partito Repubblicano, Massoneria, Carboneria Rapporto del 18 giugno 1920. Dall’Ispettore Generale di P.S. reggente la Questura di Roma al Prefetto e al Direttore Generale di P.S. (Ministero dell’Interno). Oggetto – Movimento Repubblicano in Roma INFORMAZIONE FIDUCIARIA Anche i repubblicani, dunque, sono in grandi faccende. Asseverando che è imminente ormai il loro avvento al potere non trascurano nessun particolare per essere preparati, pronti a cogliere il momento che dicono sia per passare. Però, dei socialisti e degli anarchici preferiscono l’ombra fitta delle loro sette, nelle quali si compiono veri e propri esercizi rivoluzionari. Tre giorni fa, per esempio, al Testaccio, per provare la fede di alcuni affiliati alla carboneria, di notte tempo, a notte alta cioè, disposero delle scolte da Testaccio sino oltre S. Paolo, nelle ombre e nelle sinuosità della strada. Ciascuna di queste sentinelle, collocata a sensibile distanza l’una dall’altra, aveva l’incarico di avviare gli appartenenti alla loro vendita che di là transitassero, ad un luogo di adunanza che era al di là della trattoria Volpi, in un deserto recesso campestre. Le scolte avevano una parola d’ordine da inframezzarsi in una qualsiasi frase banale. Chiunque a quell’ora passava era da ciascuna sentinella abbordato con tale frase banale, contenente la parola d’ordine. Se colui che 141 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) era abbordato rispondeva con altra parola d’ordine convenuta, la sentinella stringevagli la mano in modo convenzionale e lo mandava innanzi, indicandogli la strada ove altra sentinella avrebbe seguito la stessa procedura, e così via, fino a che l’affiliato viandante non trovava il luogo preciso dell’appuntamento. Tale adunanza non aveva, in effetto, che un semplice intento formalistico e rituale, così comune per siffatta organizzazione. Dico così perché, gli adunati che in tal modo si trovarono insieme oltre l’una dopo mezzanotte (circa una trentina) non fecero che rinnovare il giuramento di essere pronti ad obbedire ciecamente agli ordini dell’autorità della Carboneria ed a versare tutto il proprio sangue per il trionfo della repubblica imminente. Non vi fu, dunque, discussione di nessun genere, ma la semplice celebrazione di un rito. Il mio informatore mi ha indicato come luogo di tale riunione, una località campestre oltre la trattoria Volpi, ma io ho ragione di ritenere certissimo che, pur essendo ciò vero, avvengano non di meno frequentissime adunanze di tal genere, a notte alta, proprio entro i locali e le cantine di Volpi, nelle quali per altro, non v’è alcun deposito d’armi, solo essendovi, di volta in volta, i pochi pugnali che i celebratori di tali riti vi portano (uno per ciascuno), necessari alla esteriorità del rito stesso. Per maggiore informazione riferisco che capo della… manovra di cui ho parlato fu il Suassè Lamberto e, in sottordine, tal Colcerasa. Tali manovre rivoluzionarie repubblicane sono ora frequentissime in tutti i rioni. Mentre, dunque, in tal modo, i repubblicani vanno stringendo le loro fila di… combattenti, i loro capi – superando transitoriamente le divergenze tra Carboneria e Alleanza – non trascurano nessuna circostanza, per offrire ai socialisti argomenti e occasioni per un patto di alleanza sul terreno dell’imminente azione rivoluzionaria. Sono i socialisti che, per ora non accedono a tale alleanza, preferendo di far da soli perché si sentono più forti. Ma i repubblicani aspirano – attraverso pratiche segrete ed avvicinamenti non meno segreti – a tali accordi. Mi consta in modo indubbio che l’ultima proposta di tal genere è stata formalmente avanzata dal repubblicano Casalini a mezzo di un recentissimo colloquio avuto a Roma col Segretario Gennari del Partito Socialista. È 142 Rapporti di Polizia 1913/45 questa l’ennesima proposta del genere. Il Casalini ha offerto tutte le forze repubblicane per una concordata sollevazione popolare, ma il Gennari, che ha riferito ai suoi amici di Via del Seminario, ha risposto evasivamente, dicendo che ne avrebbe riferito alla Direzione del Partito. Assicuro che anche questa volta l’offerta sarà lasciata cadere nel vuoto – almeno per ora – tali essendo gli umori che dominano a via del Seminario. Questo i capi repubblicani già intuiscono, onde ora più viva e più intensa si rivela l’opera di…… alleanza verso il partito anarchico, organizzato nei suoi gruppi, nei suoi circoli, nei suoi componenti personali. Dagli approcci e dagli armeggii tra repubblicani e anarchici in iniziale collusione, discorrerò e esattamente riferirò nella seguente mia. Roma, lì 18 Giugno 1920 Archivio Centrale dello Sato Fondo Cassellario Politico Centrale Busta 2061 Fascicolo 24025 – Filipperi Agesilao Milano Scheda biografica della Prefettura di Roma del 17 giugno 1899 Prefettura di Roma Filipperi Agesilao fu Bartolomeo e fu Raynaud Teresa, nato a Genova il 7 maggio 1869, impiegato comunale, ammogliato con Santelli Elvira, figliastra del noto popolano Mancini Giovanni, senza figli, dom.to e residente in Roma Vicolo del Cinque N 17, int. 10. Repubblicano Cenno biografico al giorno 17 Giugno anno 1899 Nella pubblica opinione gode buona fama. – Ha carattere risoluto; educazione buona, intelligenza e coltura [sic.] discreta. Ha compiuto scuole tecniche; non ha titoli accademici. È impiegato presso il Comune di Roma, ove entrò come Ufficiale d’ordine; ma verso il 1894, benché non avesse superato gli esami, riuscì ad essere ammesso nella carriera di concetto e ciò per opera specialmente dell’assessore Roseo, repubblicano, ora defunto. 143 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) È Segretario presso lo Stato Civile con l’annuo stipendio di £ 2600, con il quale provvede al suo sostentamento. Frequenta la compagnia dei suoi correligionari, ed è amicissimo degli On.li Barzilai, Mazza, Zuccari ed Albani. In famiglia si comporta bene. Non ebbe mai cariche politiche ed amministrative. Fu sempre ascritto al partito repubblicano, essendo stato dal padre imbevuto delle idee di Mazzini, di cui era uno degli intimi. Nel partito è stimato ed influente non tanto per i suoi meriti, quanto per il ricordo e pei meriti del padre, e del suocero Mancini Giovanni – ambedue defunti. La sua influenza è circoscritta in Roma e nella Provincia. Vi fu un momento però che tale influenza venne quasi a mancare. E questo negli ultimi del 1893 e nei primi del 1894, quando il partito repubblicano volle interessarsi della condotta morale del Prof. Orazio Pennesi eleggendo un comitato d’inchiesta composto di Corlaizzi, Filipperi, Argentini, Mayer, Zambonini e Ceccarelli. – Il Pennesi invocò un giurì d’onore e poscia fece una pubblicazione, della quale si offesero il Giurì, il Comitato suddetto e tutto il partito repubblicano. – Venne deciso di risolvere la vertenza personalmente, ed il Filipperi, estratto a sorte, mandò a sfidare il Pennesi per mezzo di Milla e Barzilai. – Ma il Pennesi rifutò avendo dato querela per diffamazione contro il Filipperi. – Il Filipperi fu assolto per insufficienza di prove. Non risulta che abbia corrispondenza con individui del partito residenti all’estero, ove egli non fu mai. Figura presidente del Circolo G. Mazzini; fa parte dell’Associazione Giuditta Tavani Arquati presso la quale ebbe la carica di consigliere, carica che conserva nel Ricreatorio popolare di Trastevere, dipendente da detta associazione. Quale rappresentante di questa Associazione fa parte della Commissione esecutiva per la costituzione dell’Unione Democratica Laziale, la quale dovrebbe essere una continuazione della disciolta Consociazione Repubblicana del Lazio. È socio della Società di M.º S.º fra gli impiegati del Comune di Roma, ed è consigliere della Federazione degli stipendiati e salariati del Comune di Roma. 144 Rapporti di Polizia 1913/45 Ha preso sempre e prende viva parte nell’elezioni politiche ed amministrative ed attualmente per queste ultime è uno del Comitato dell’Unione dei partiti popolari. Collaborò nel “Tito Vezio” di cui era comproprietario ed ora collabora alla redazione del giornale “Italia” nella cronaca cittadina. È capace di tenere conferenze, ma non ne ha mai tenute. – Prende però parte viva nelle discussioni nelle assemblee delle associazioni cui appartiene. È attivo nella propaganda nelle fila degli impiegati ed operai. Verso le Autorità tiene un contegno corretto e rispettoso. Partecipò sempre a tutte le manifestazioni del partito repubblicano, e frequentò sempre tutte le riunioni dei suoi compagni di fede. Non fu mai proposto per l’ammonizione e pel domicilio coatto. Non fu mai condannato. Roma, addì 17 Giugno 1899 IL PREFETTO [Scheda integrativa] Roma 6-VI-900 – Durante le elezioni politiche generali del Giugno 900 cooperò moltissimo per la riuscita nel 9º Collegio dell’On.le Barzilai, candidato dei partiti popolari e fu Presidente del Comitato centrale all’uopo costituitosi. Roma 16- X-1900 – È intervenuto al congresso regionale repubblicano tenutosi a Marino il 4-X-1900. Roma 10 Dicembre 1906 – È uno dei consiglieri che per turno esercitano la presidenza della società Giuditta Tavani Arquati, con sede in Via Lungaretta N 97. È come il defunto padre, repubblicano mazziniano. Fu presidente delle disciolta associazione “Gioventù operaia”. Attualmente è membro del Consiglio Direttivo del partito repubblicano Italiano. È popolarissimo in Trastevere ove è stimato da ogni ceto di persone senza distinzione di partito, per i suoi modi e per l’interessamento che spiega in favore di infelici. Ha molta ascendenza sui correligionari. È alieno dalle dimostrazioni tumultuose e piazzaiole, mentre è energico 145 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) e risoluto nelle questioni che riguardano il partito repubblicano ed il proletariato in genere. È in relazione con i più autorevoli correligionari e gode l’amicizia dell’On. Barzilai, di Ricciotti Garibaldi, Mazza, Zuccari ed altri. Ha carattere serio e discreta cultura. Prende parte attiva alle lotte amministrative e politiche sostenendo candidatura di repubblicani e di radicali. È segretario presso il Municipio. In passato frequentava talora l’osteria del Golitta a S. Paolino alla regola e spesso quello di Burrone in piazza delle Gensole, luogo di ritrovo di compagni di fede, ma in seguito a una grave malattia di stomaco che lo colpì due anni or sono conduce vita più ritirata. Collabora al giornale “Tito Vezio” e fu direttore dell’altro periodico “Satana”. Roma 15 Aprile 1908 – Nelle elezioni del 12 corr. riuscì eletto a far parte delle assemblee dell’associazione Giuditta Tavani Arquati. Archivio Centrale dello Stato Fondo Cassellario Politico Centrale Busta 2061 Fascicolo 24025 – Filipperi Agesilao Milano Notizie per il prospetto biografico di Agesilao Milano Filipperi. Addì 2 Gennaio 1927 R. Prefettura di Roma Notizie per il prospetto biografico di Filipperi Agesilao fu Bartolomeo e fu Raynaud Teresa nato a Genova il 1869 repubblicano. Rapporti di Polizia 1913/45 Commissione di Appello in data 24/12/926. È stato sottoposto ai vincoli della ammonizione il 30 Dicembre 1926. Abita al Viale del Re N. 26. Archivio Centrale dello Sato Fondo Cassellario Politico Centrale Busta 2061 Fascicolo 24025– Filipperi Agesilao Milano Rapporto del 6 febbraio 1927 DIVISIONE POLIZIA POLITICA APPUNTO PER L’ON/LE DIVISIONE AFFARI GENERALE E RISERVATI SEDE Viene confidenzialmente riferito che il noto repubblicano Agesilao Milano Filipperi, per sfuggire a pretese molestie, avrebbe lasciato il quartiere Trastevere per recarsi ad abitare all’Esquilino. Egli si mostrerebbe alquanto preoccupato per la ammonizione inflittagli e per il tradimento che avrebbe subito, manifestando il proprio convincimento di essere stato tradito da Ricciotti Garibaldi, il quale avrebbe riferito ad un altro funzionario dell’Interno od a Raimondo Sala che egli aveva intenzione di fondare nuovamente la carboneria, e cioè, la “Giovane Italia”. Discorrendo della situazione politica interna il Filipperi avrebbe detto: “Io faccio propaganda di pacificazione degli animi non perché abbia paura o per ottenere il premio che mi venga attenuata la sorveglianza. Questa costituirà, per me, un titolo d’onore e dovrà meritare il ricordo dei miei congiunti. Temo, però, che l’attuale pressione politica, aggravata da certi sistemi vessatori di polizia, possa far indurre qualche folle a compier gesti che, senza dubbio, farebbero precipitare l’Italia in un vero “caos”. Assegnato al confino di polizia per anni 5 con ordinanza della Commissione Provinciale in data 16/12/1926; gli è stato commutato in seguito a suo ricorso il confino in ammonizione con provvedimento della 146 147 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) Archivio Centrale dello Stato Fondo Cassellario Politico Centrale Busta 2061 Fascicolo 24025 – Filipperi Agesilao Milano Rapporto inviato dal questore di Roma al Ministero dell’Interno, alla Direzione Generale della P. S., alla Divisione Affari Generali e Riservati – Sezione I° REGIA QUESTURA DI ROMA Addì 17 febbraio 1927 Il noto Filipperi Agesilao Milano si è effettivamente trasferito in via Leonardo da Vinci N.76 rione Monti, per sottrarsi all’ambiente del rione Trastevere, dove la sua notorietà avrebbe potuto nuocergli ed eventualmente dar luogo a sospetti. È però destituita di fondamento la notizia che egli avesse avuto intenzione di fondare nuovamente la carboneria o la “Giovane Italia” e che abbia avuti rapporti con il Sala e il Ricciotti Garibaldi. Certo che il provvedimento dell’ammonizione ha molto depresso il Filipperi, il quale però non svolge alcuna attività politica. Assicuro infine, che trattandosi di ammonito, verrà attentamente vigilato. Rapporti di Polizia 1913/45 Torsani, per i quartieri alti Giuseppe Ariè, la Regola Giuseppe Caramitti che ora è un po’ in sospetto. Il Contini e il Torsani capi zona limitrofi da qualche giorno sono in continuo contatto, e gli adepti delle due zone sono in fermento e spesso si vedono in conciliaboli segreti ed il quartiere generale è un’osteria che fa angolo con una delle traverse di Via Luciano Manara, ove i giovani carbonari non nascondono le loro idee bellicose. Roma, 2 Novembre 1927 (Anno VI) IL DIRETTORE CAPO DIVISIONE POLIZIA POLITICA A.C.S., P.S., 1928, Busta 219, f. “k 4 – Carboneria”. Rapporto del direttore capo Divisione Polizia Politica datato 23 novembre 1927. DIVISIONE POLIZIA POLITICA APPUNTO PER L’ON DIVISIONE AFFARI GENERALI E RISERVATI SEDE A.C.S., P.S., 1928, Busta 219, f. “k 4 – Carboneria”. Rapporto del direttore capo Divisione Polizia Politica datato 2 novembre 1927. DIVISIONE POLIZIA POLITICA APPUNTI PER L’ON. DIVISIONE AFFARI GENERALI E RISERVATI Si comunicano le seguenti informazioni confidenziali: La Carboneria che è divisa in varie zone ed ognuna ha un capo zona, per esempio: La zona di Trastevere è diretta dal noto Contini, carrozziere; quella di Prati da Pasquali Spartaco; la Testaccio da Lamberto Sansè; in Borgo vi è 148 Roma lì 23 Novembre 1927 anno VI° Si comunicano le seguenti informazioni confidenziali: Quali incaricati della riorganizzazione “Carboneria” in Roma si fanno i nomi di Orlando Guardati, abitante al Viale Parioli e proprietario di un magazzino di vendita all’ingrosso di generi alimentari in Via Tasso, persona politicamente non conosciuta a Roma con l’incarico di ricevere le adesioni e mantenere il collegamento tra i vari componenti il comitato organizzatore. Ottavio Abbati – ammonito politico domiciliato in Piazza del Gesù 49, esercente negozio di pelletterie in Via Monterono 70. 149 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) Essendo egli il fiduciario e confidente dell’ex deputato repubblicano Avv. Giovanni Conti rimetteva al comitato le modalità ed i consigli che quest’ultimo credeva opportuno per meglio raggiungere lo scopo. In un secondo tempo avrebbe dovuto mantenere, con l’ausilio di altre persone i contatti con la Provincia. Armando Sollazzo ex impiegato statale dimorante nel quartiere Nomentano con funzioni di capo vendita (vedi ispettore di zona) incaricato dei riti di giuramento. Completano il comitato i fratelli Fiammeri, domiciliati in Trastevere ed esercenti un magazzino di carta da macero nei pressi di Via della Scrofa, Giuseppe Baraldi ed un certo Lombardi, ex impiegato presso l’Azienda Elettrica del Governatorato, persona sospetta di spionaggio e subito allontanato. I luoghi di convegno erano saltuariamente la trattoria di Plinio Baldazzi in Via Alessandria, il caffè Cassiano al Corso Umberto la trattoria Curzio D’Arcangeli in Via dei Genovesi in Via dei Genovesi e la trattoria Pietrella al Vicolo del Cinque. Del comitato romano pro famiglia Stagnetti, i maggiori esponenti sono: Attilio Paolinelli, ammonito politico, domiciliato in Via Crescenzio 92, incaricato della rimessa al legale Avv. Vittorio Niccoli, con ufficio in Via Ovidio 10 dei dati occorrenti per le querele alla stampa del collegamento con la famiglia, ed un certo Refrigeri, abitante al Testaccio, Via Galileo Ferraris, incaricato della raccolta dei fondi mediante sottoscrizioni.” IL DIRETTORE CAPO DIVISIONE POLIZIA POLITICA Rapporti di Polizia 1913/45 REGIA QUESTURA DI ROMA Addì 27 Dicembre 1927 Gl’individui, di cui di cui tratta la ministeriale in data 13-11-1927 n. 441/024043, sono noti a quest’Ufficio quali militanti nel partito repubblicano: essi quattro anni or sono, facevano parte dei gruppi cosiddetti della Carboneria, ma poi i gruppi vennero sciolti circa tre mesi or sono, vi fu un tentativo di riorganizzazione di gruppi carbonari rionali da parte di vecchi elementi repubblicani e specialmente per iniziativa di un certo Lombardi Giuseppe, il quale aveva già convocato un paio di volte dei piccoli gruppi, ma, essendo stato ritenuto un confidente della Polizia e quindi un agente provocatore, fu allontanato dal Partito Repubblicano e venne sospeso immediatamente ogni tentativo di riorganizzazione dei gruppi in parola. Il Caramatti Giuseppe, da circa due anni, si è completamente allontanato dai vecchi amici repubblicani e si dimostra apertamente favorevole al Regime. IL QUESTORE A.C.S., P.S., 1928, Busta 219, f. “k 4 – Carboneria”. Rapporto del questore di Roma del 18 gennaio 1928, al Ministero dell’Interno, alla Direzione Generale di P. S., alla Divisione Affari Gen. E Riservati. REGIA QUESTURA DI ROMA A.C.S., P.S., 1928, Busta 219, f. “k 4 – Carboneria”. Rapporto del questore di Roma del 27 dicembre 1927, al Ministero dell’Interno, alla Direzione Generale di P. S., alla Divisione Affari Gen. E Riservati. 150 Addì 18 Gennaio 1928 In relazione alla nota del 4 decorso mese n. 441/027020 comunico a codesto On. Ministero che il partito repubblicano dopo le ultime leggi sullo scioglimento delle associazioni, non ha dato più segni di vita. Nel mese di settembre us/ da parte di alcuni elementi repubblicani e precisamente per iniziativa di Armando Sollazzo, impiegato quale disegnatore al Ministero dei Lavori Pubblici, Ugo Fiammeri, Baraldi Giuseppe e, di certo Lombardi 151 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) Rapporti di Polizia 1913/45 Giuseppe, vi è stato però un tentativo per la riorganizzazione della carboneria e sono state tenute delle piccole riunioni nell’osteria di Plinio Baldazzi in Via Alessandria n. 86, in quelle di Giacomo Petrella, al Vicolo del Cinque N. 27 e al Caffè Cassiano al Corso Umberto N. 96. Senonché essendo stato sospettato quale confidente della P. S. ed agente provocatore il Lombardi Giuseppe, il quale più degli altri si dava da fare per la nuova organizzazione della carboneria, tutto è stato sospeso ed attualmente non vi è nulla di notevole da segnalare circa l’attività di riorganizzazione fra gli elementi repubblicani della Capitale. Anche il noto anarchico Paolinelli Attilio, arrestato il 26 novembre us/ ed inviato al confino, come già riferito a codesto Ministero, è stato uno dei promotori, unitamente al noto Refrigeri Amedeo di Vincenzo, per raccogliere fondi a favore della vedova Stagnetti Spartaco, per intentare procedimento penale per diffazione contro i giornali “Il Popolo di Roma” e “La Tribuna”, il che è stato già fatto e la vedova Stagnetti si è anche costituita parte civile assistita dal noto repubblicano avvocato Vittorio Niccoli. Tutte le altre persone indicate nella lettera di codesto On. Ministero, sono di tendenza repubblicana, ma attualmente non svolgono speciale attività di propaganda. A.C.S., P.S., 1928, Busta 219, f. “k 4 – Carboneria”. Promemoria del 23 ottobre 1928. PROMEMORIA Come è già stato oralmente riferito, dopo un accurato lavoro di preparazione, la mattina del 20 andante, si è proceduto in Roma, all’arresto di 16 individui, che da qualche tempo tendevano ad esplicitare attività diretta a ricostituire gruppi della “Carboneria”. A seguito del materiale raccolto, quest’ufficio ha avanzato sollecitamente, a carico degli arrestati, proposte per adeguati provvedimenti di polizia e pertanto, la locale Commissione Provinciale, nella seduta del 22 andante, ha assegnato cinque dei suddetti al confino di polizia per la durata di cinque anni; mentre in confronto di altri cinque è stato iniziato il procedimento per l’ammonizione. Per altri cinque arrestati, nei riguardi dei quali sono emerse responsabilità lievi, si è applicata la diffida di cui all’art. 166 legge P.S.= Per quanto riflette il sedicesimo arresto, Sollazzo Armando fu Giovanni, che è stato Archivista al Ministero dei Lavori Pubblici, ho riferito con rapporto a parte. IL QUESTORE Rapporti della Questura di Roma su Felice Anzalone Roma lì 30 Settembre 1926 Notizie Varie Negli ambienti industriali in genere e in quelli della Confederazione Fascista delle Industrie regnerebbe una certa preoccupazione per la tesi che alcuni andrebbero sostenendo circa la smobilitazione della piccola industria, la quale dovrebbe lasciare il posto alla sola grande industria, meglio organizzata e attrezzata, e quindi, secondo i sostenitori di tale tesi, in grado di affrontare la concorrenza sui mercati di maggiore successo. Le ostilità che un siffatto programma avrebbe incontrato per parte dei piccoli e medi industriali verrebbero sfruttate da oppositori: il noto agitatore repubblicano ed accanito antifascista, Felice Anzalone, direttore della 152 153 titolo volume Banca dell’Esercente, in Piazza di Pietra, si sarebbe infatti così espresso: «Non posso espormi apertamente, come è ovvio, a capeggiare un movimento; ho però gli uomini necessari ed adatti a ciò fare, che potrò guidare occultamente; se è vero ciò che si va ventilando relativamente alla smobilitazione della piccola industria, il malcontento che ne seguirà sarà certamente assai notevole e noi ne potremo profittare per sfruttarlo ai nostri fini». Da un Rapporto della Questura di Roma del 6 febbraio 1927 Il repubblicano Felice Anzalone così si sarebbe confidato: «Sono stato interventista. Ho combattuto e ho guadagnato una medaglia d’argento. Non poteva non capitarmi di essere ammonito dalla polizia. Ho conosciuto i disagi della trincea, le sofferenze della guerra: posso sopportare anche la punizione politica. Ma, guai al giorno della rivendicazione! La storia insegna che un solo sasso provocò, a Genova, una sollevazione; che balzelli imposti con violenza crearono un Masaniello. Orbene: gli stessi avvenimenti potrebbero rinnovarsi da un momento all’altro. Si dice che non vi sia ancora l’uomo capace, chè [sic] le rivoluzioni non si improvvisano: ma io che avvicino l’elemento popolare, posso dirvi che serpeggia un malcontento così intenso e così pauroso, che non so capire come, da parte del Governo, non si cerchi di correre ai ripari, finché si è in tempo. Mi risulta che in taluni quartieri di Roma si saltano i pasti e che in molte case batte la miseria. Ora, poi, la disoccupazione tende ad aggravarsi perché i cantieri e le aziende risentono di crisi; e i turni di lavoro non bastano a soddisfare le richieste crescenti. Si comincia anche a sfollare la città di lavoratori disoccupati, facendoli rimpatriare ai paesi di origine. Ebbene? Da una simile situazione c’è sempre da aspettarsi qualche cosa di peggio». Roma, lì 6 febbraio 1927 (anno V°) IL DIRETTORE CAPO DELLA DIVISIONE POLIZIA POLITICA 154 Rapporti di Polizia 1913/45 Rapporti della Questura di Roma su Agesilao Filipperi Archivio Centrale dello Sato Fondo Cassellario Politico Centrale Busta 2061 Fascicolo 24025 Rapporto del 6 febbraio 1927 DIVISIONE POLIZIA POLITICA APPUNTO PER L’ON/LE DIVISIONE AFFARI GENERALE E RISERVATI SEDE Viene confidenzialmente riferito che il noto repubblicano Agesilao Milano Filipperi, per sfuggire a pretese molestie, avrebbe lasciato il quartiere Trastevere per recarsi ad abitare all’Esquilino. Egli si mostrerebbe alquanto preoccupato per la ammonizione inflittagli e per il tradimento che avrebbe subito, manifestando il proprio convincimento di essere stato tradito da Ricciotti Garibaldi, il quale avrebbe riferito ad un altro funzionario dell’Interno od a Raimondo Sala che egli aveva intenzione di fondare nuovamente la carboneria, e cioè, la “Giovane Italia”. Discorrendo della situazione politica interna il Filipperi avrebbe detto: “Io faccio propaganda di pacificazione degli animi non perché abbia paura o per ottenere il premio che mi venga attenuata la sorveglianza. Questa costituirà, per me, un titolo d’onore e dovrà meritare il ricordo dei miei congiunti. Temo, però, che l’attuale pressione politica, aggravata da certi sistemi vessatori di polizia, possa far indurre qualche folle a compier gesti che, senza dubbio, farebbero precipitare l’Italia in un vero “caos”. 155 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) Rapporti di Polizia 1913/45 Archivio Centrale dello Sato Fondo Casellario Politico Centrale Busta 2061 Fascicolo 24025 Rapporto inviato dal questore di Roma al Ministero dell’Interno, alla Direzione Generale della P. S., alla Divisione Affari Generali e Riservati – Sezione I° A. C. S. Archivio Ferruccio Parri Schedario riservato Busta 23 Fascicolo 126 COPIA per il Presidente Ministero dell’Interno DIREZIONE GENERALE P. S. REGIA QUESTURA DI ROMA Addì 17 febbraio 1927 Il noto Filipperi Agesilao Milano si è effettivamente trasferito in via Leonardo da Vinci N.76 rione Monti, per sottrarsi all’ambiente del rione Trastevere, dove la sua notorietà avrebbe potuto nuocergli ed eventualmente dar luogo a sospetti. È però destituita di fondamento la notizia che egli avesse avuto intenzione di fondare nuovamente la carboneria o la “Giovane Italia” e che abbia avuti rapporti con il Sala e il Ricciotti Garibaldi. Certo che il provvedimento dell’ammonizione ha molto depresso il Filipperi, il quale però non svolge alcuna attività politica. Assicuro infine, che trattandosi di ammonito, verrà attentamente vigilato. 156 All’ ON. GABINETTO DEL MINISTERO SEDE Roma, 16 agosto 1945 OGGETTO Carboneria Italiana. In relazione al foglio 4-6-pp n°441-C4599, si trascrive, qui di seguito, per opportuna conoscenza, quanto ha ulteriormente riferito la locale Questura in merito all’argomento in oggetto: A completamento delle informazioni fornite con note p.n. del 16/3 e 26/5 u.s. informo che l’Associazione in oggetto ha definitivamente stabilita la sua sede in Piazza Rondanini 48, 1° piano, presso l’Associazione Bersaglieri in congedo. La Carboneria Italiana, che incontra scarso favore nell’opinione pubblica, a quanto viene confidenzialmente riferito, sarebbe stata di recente riconosciuta al congresso di Marsiglia. Poiché i suoi dirigenti sono in prevalenza massonici, si ha motivo di ritenere che possa avere rapporti d’indole politica con il gruppo massonico “Coglitore” di Rito Scozzese, con sede presso l’associazione Bersaglieri in congedo. I maggiori esponenti della Carboneria Italiana, si identificano nelle sottonotate persone: 157 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) I° Del Bello Ernesto Mario di Antonio e di Scarpa Agnese, nato a Montegiorgio il 12.5.1885, avvocato, abitante in Via Dandolo 32. Il De Bello che è Gran Cancelliere dell’Ordine, serba regolare condotta in genere ed in questi atti non ha precedenti sfavorevoli. 2° Jurlaro Attilio di Guglielmo e di Vinci Felicita, nato a Taranto il 18 giugno 1885, abitante in Via Tacito, n. 50. Da questi atti risulta condannato nel 1908 a mesi sei di reclusione e lire 300 di multa per corruzione di minorenne e poscia riabilitato e fu iscritto al cessato partito fascista dal 1924, allo scioglimento; non consta abbia ricoperto cariche politiche. 3° Capadaglio Antonio fu Celeste e di Lattanzi Matilde, nato a Castrovillari il 22 luglio 1901, ingegnere, abitante in via Savoia, 78, di regolare condotta in genere e senza precedenti sfavorevoli in questi atti. 4° Anzalone Francesco Paolo di Ignazio e di Gianaffa Carolina, nato a Plermo il 2.12.1898, impiegato, abitante in Via Tazzoli n°6, è pregiudicato per truffe, ma attualmente non consta che dia luogo a speciali rilievi con la sua condotta in genere. 5° Cesare Serafino di Antonio e di Gioia Maria Rosa, nato ad Amorosi il 10.3.1897, dottore in scienze economiche, abitante in Via Cavour 57, di regolare condotta in genere e senza precedenti in questi atti. Il Capo della Polizia p.fto Severini 158 Rapporti di Polizia 1913/45 RISERVATO PERSONALE COMANDO GENERALE DELL’ARMA DEI CC. RR. UFFICIO SERVIZIO SITUAZIONE E COLLEGAMENTI Roma, 18 luglio 1945 Oggetto: Carboneria Italiana. AL MINISTERO DELL’INTERNO = GABINETTO DEL MINISTRO Il concistoro della “Carboneria Italiana,” diretto dal noto Anzalone Felice, nella seduta tenuta in Roma il 4 giugno u.s., decise di abbandonare il carattere segreto per assumere quello di libera associazione politica, mantenendo, però, in vigore il sistema della iscrizione a catena. Recentemente la “Carboneria” ha stabilito la propria sede in piazza Rondanini 84, presso l’associazione nazionale dei bersaglieri. L’Anzalone, “gran maestro dell’ordine e buon cugino carbonaro 9” – si firma con lo pseudonimo “Tito Speri”. A carico di lui risultano diverse condanne per truffa. Detta “Carboneria” vorrebbe riallacciarsi alla tradizionale “Carboneria del Risorgimento Italiano”, ma in realtà non ha nulla a che vedere con essa, non avendo ancora finalità ben definite. Si dice, infatti, che alcuni gruppi superstiti della vecchia “Carboneria” furono assorbiti dai vari movimenti politici dopo la liberazione di Roma. La maggioranza di essi passò nelle file del partito repubblicano del lavoro diretto dal prof. Busacca Attilio, che era il principale esponente della vecchia carboneria, e con il quale l’Anzalone ebbe rapporti solo durante il periodo clandestino. Dopo la liberazione della Capitale, l’Anzalone fu allontanato dal Busacca per i suoi precedenti e per il suo carattere definito invadente. Recentemente, l’Anzalone entrò in rapporti col gruppo massonico dissidente di rito scozzese, diretto dal noto Coglitore Emanuele, già Gran Commendatore della loggia di Piazza del Gesù, il quale sembra abbia rico159 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) stituito una loggia nella stessa sede dell’anzidetta associazione bersaglieri con la collaborazione dell’Anzalone e di altri non ancora identificati. Trattasi, comunque, di un gruppo di una quindicina di persone, non suscettibile di ulteriore sviluppo. Il Concistoro carbonaro, nella stessa seduta del 4 giugno, dopo aver riaffermato i suoi ideali repubblicani ed i fini statuari, dichiarò che la “Carboneria” in omaggio alla gloriosa schiera dei suoi martiri, manterrà integri i riti ed i simboli tramandatile dalla storia. Approvò il seguente programma: I°) non interferenza nella vita dei partiti politici, rispetto di tutte le credenze religiose e sua adesione alla dottrina universale di Gesù Cristo; 2°) fratellanza dei carbonari, credenti ed operanti nella stessa fede; 3°) educazione morale e politica del cittadino; 4°) lotta contro il parassitismo e l’ingiustizia sociale; 5°) lotta per la conquista delle riforme economiche e sociali a beneficio del popolo che lavora; 6°) valorizzazione ed esaltazione del valore umano in tutte le sue manifestazioni, unico titolo che conferisce al cittadino la uguaglianza dei diritti e dei doveri, comuni a tutti, di qualsiasi razza e religione; 7°) la solidarietà e l’amore verso il prossimo e la pace con tutta l’umanità tutti i viventi in una Patria senza confini nel rispetto della libertà ed indipendenza della Nazione; 8°) il disarmo generale di tutti gli Stati del mondo. La “Carboneria” pur prendendo parte attiva alla vita politica del Paese, non risulta che voglia, né che possa, costituire un vero e proprio movimento politico in quanto i suoi iscritti militano in vari partiti politici, spesso di concezioni diverse. Tuttavia, in questi ultimi tempi, essa ha costituito in Italia varie “Vendite”, “Baracche” e “Alte Vendite”. Conterebbe nella Penisola 3.000 iscritti. 160 Felice Anzalone, La Carboneria italiana* La Carboneria Italiana durante la tirannide fascista e la dominazione tedesca Dal 28 Ottobre 1922 al 25 Luglio 1943 La presa di possesso del governo da parte del fascismo, trovò la Carboneria Italiana in una latente crisi. Questa era dovuta alla prevalente attività Massonica, alla proclamata incompatibilità dell’appartenenza di uno stesso individuo ai due Ordini, e al lento declino dell’idea Repubblicana, soprattutto dal successo elettorale dei partiti proletari e democratici. L’opposizione della Carboneria al fascismo fu quasi irrilevante, sebbene ferma, ma non poté avere sviluppo, come storicamente doveva avvenire, perché la tendenzialità Repubblicana del fascismo, proclamata a Napoli, lusingò anche alcuni illusi Carbonari inducendoli a non resistere; pochissimi seguirono il falso miraggio. La Carboneria Italiana non aspettò nemmeno la legge del 1926 per essere sciolta, in quanto nel 1923 il Gran Maestro dell’Ordine dell’epoca ne anticipò lo scioglimento, dopo avere «bruciato» tutti i Buoni Cugini Carbonari inscritti alla Massoneria! Nel 1933 il cittadino Agesilao Milano Filipperi, defunto, alto dignitario della Carboneria Maestro 9… (ultimo grado) ed altresì Maestro Venerabile della Loggia «Rienzi», si propose di risvegliare la Carboneria Italiana e metterla a contatto con gli Ordini Carbonari degli altri Stati, per mantenere accesa in Italia la fiamma della Libertà. Egli formò a Roma un Triumvirato, reggente la Grande Maestranza, composto di Maestri 9… e, dopo una segreta ed attiva organizzazione, nel gennaio del 1934, la Carboneria Italiana partecipava a Marsiglia all’Alto Concistoro Universale dell’Ordine dei Carbonari. I temi prevalentemente discussi furono quelli della manomessa «Libertà dei popoli» e dei vilipesi «Diritti dell’uomo», specialmente nei riguardi della situazione italiana. Nel febbraio dello stesso anno, dopo avere riformato il Rito e gli Statuti, 161 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) il Concistoro della Carboneria Italiana eleggeva a Gran Maestro dell’Ordine il Buon Cugino Carbonaro Maestro 9…, «Tito Speri», che ha retto le sorti dell’Ordine sino al 30 giugno 19441 giorno in cui la Carboneria ha cessato di essere operante, in attesa di una nuova Riforma per potere adeguare la sua attività nel quadro della Legge e della Libertà. I nuovi Statuti Generali tutelavano e maggiormente assicuravano la quasi assoluta impossibilità di essere scoperti, in massa, dalla polizia della tirannide. Il nuovo ordinamento delle «Baracche», delle «Vendite», delle «Alte Vendite», del «Potere Supremo», il tutto senza un elenco dei Buoni Cugini Carbonari, senza «pezzo carbonico» riflettente le sedute, senza registri di sorta, non consentiva delazioni concrete o sorprese che potessero pregiudicare l’Ordine nella sua sicurezza e segretezza. Al massimo, la delazione, la scoperta o la sorpresa, potevano colpire tredici persone, non uno di più, e non certo degli Alti Gradi. La nuova organizzazione diede risultati insperati. Le cifre dei nuovi iniziati si ingrossavano mese per mese e ciò era principalmente favorito dall’irresistibile desiderio del popolo Italiano di riconquistare la perduta Libertà, dalla inattività della Massoneria che, tranne qualche audacissima Loggia, operante, non faceva più nuove affigliazioni, e dal fatto che gli Statuti riformati non rendevano più incompatibile l’appartenenza alla Carboneria ai Fratelli Massoni, cosicché molti di questi, senza Loggia, venivano a rifugiarsi nelle Baracche dei Carbonari. La cospirazione per la Libertà dava buoni risultati. L’opera del liberticida governo fascista veniva sistematicamente denigrata e sabotata implacabilmente, nei modi più impensati. Ciascun Buon Cugino Carbonaro ebbe ordine di agire individualmente, senza complicità, spesso senza collegamenti, nella sfera d’azione che egli si era scelta. Il Buon Cugino Carbonaro doveva, fingendo spesso l’indifferenza dell’uomo della strada, o a volte dimostrando aderenza agli atti del governo fascista, discutere, negli ambienti più adatti e propizi, l’azione del fascismo e dei suoi gerarchi al potere, azione in contrasto con gli interessi del popolo privato di tutte le Libertà e in condizioni di non potere più esprimere, neanche larvatamente, il suo pensiero. Il Buon Cugino Carbonaro, senza 162 Felice Anzalone, La Carboneria italiana dimostrarsi di parer contrario, doveva, con meditati dubbi e interrogativi, compiere un’abile e sottile critica denigratrice e demolitrice del fascismo, generando e diffondendo nel popolo il senso della sfiducia, creando un’atmosfera di prevenzione e di ostilità contro la dittatura. Ogni settimana il «Potere Supremo» dava e commentava ai «Venerabili» l’argomento di critica e i «Venerabili» lo comunicavano ai «Maestri» e questi nelle «Baracche» ai Buoni Cugini Carbonari. Questa azione divulgatrice era raramente individuabile, certamente inafferrabile e di sicuro effetto, perché per una settimana, in ogni ambiente, in ogni città, dall’uno all’altro capo d’Italia, l’argomento di opposizione e di critica era unico. L’azione veniva svolta da per tutto: nei Ministeri, negli Uffici, nelle Scuole, nelle Officine, nei Tribunali, nelle famiglie, ovunque; azione continua, costante, ma varia, dinamica, rapida, a volte circondata dalla suggestione del segreto o dalla riservatezza, tal’altra da cauti e dubbiosi «si dice», qualche volta dalla recisa asserzione del «bene informato». L’azione della Carboneria italiana faceva risentire i suoi effetti sulla cosiddetta pubblica opinione che, a volte ed impensatamente, il governo riscontrava tutta permeata di antifascismo, nell’apparente consenso! Spesso il nervosismo del governo, che si sentiva minare i quieto vivere e sabotati i provvedimenti, si rivelava! Ed allora ricorreva a nuovi giri di viti, torchiando gli scarsi residui di Libertà! La satira, la pasquinata, gli epigrammi che coprivano di ridicolo opere ed uomini del fascismo, era una buona arma che i «Carbonari» sapevano abilmente adoperare e sfruttare. Ma nonostante tutte le cautele, la Carboneria Italiana dava spesso le sue vittime al Tribunale speciale, alle carceri, al confino, alla sorveglianza speciale, con tutti gli effetti e le conseguenze; vittime senza prove, che silenziosamente si sacrificavano, senza mai una delazione, difendendosi come meglio potevano o ritenevano opportuno, spesso senza alcun «soccorso». Il Buon Cugino Carbonaro, vittima della tirannide, chiamava al «soccorso», si rivelava con frasi studiate a diversa interpretazione, ben conosciute da tutti gli «iniziati», e i Buoni Cugini Carbonari che ascoltavano la chiamata non avevano l’obbligo di scoprirsi ma, come da giuramento, 163 Felice Anzalone, La Carboneria italiana Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) dovevano dare aiuto ed assistenza, anche senza averne l’aria, così spesso è avvenuto che il Buon Cugino Carbonaro aiutato e salvato, non era in grado di individuare il generoso salvatore. E questo è avvenuto pure in occasione di processi giudiziari politici quando imputato e giudice erano Buoni Cugini Carbonari! Ma non possiamo dire di più perché la segretezza dell’Ordine lo vieta. E poi non è permesso di individuare i protagonisti viventi, e consentito solo di parlare dei Buoni Cugini Carbonari defunti! Il Buon Cugino Carbonaro che come tale viene scoperto, non può più prendere parte ai «santi travagli» della Carboneria. La cospirazione «Carbonara» per la Patria e per la Libertà, ammetteva, per dizione Statuaria, che «gli «iniziandi» potessero appartenere a qualsiasi organizzazione statale, civile o militare, politica o religiosa, a qualsiasi Amministrazione, anche in contrasto con i fini dell’Ordine Carbonaro, purché si fosse tenuto fede, in segreto, al libero giuramento prestato e si fosse professata l’ubbidienza agli ordini ricevuti». È intuitivo che questa vecchia disposizione statuaria consentiva le più impreviste infiltrazioni, anche nel fascismo. Conveniva spesso di mettere un gerarca contro un altro, di provocare nel partito fascista scissioni e crisi, denunce ed inchieste, accuse, ed altri fatti deleterii alla compattezza ed alla disciplina del partito e questo era il compito della «quinta colonna carbonara» che doveva svolgere azione provocatoria e demolitrice anche in seno al partito fascista. I Buoni Cugini Carbonari che dovevano svolgere questa missione venivano esclusi immediatamente dalla «Baracca», non potevano più partecipare ai «travagli» e mantenevano il contatto con l’Ordine attraverso il più insospettato e prudente «Venerabile» fuori quadro. Per ogni buon fine, per questi Buoni Cugini Carbonari, veniva, caso per caso, stilata una «Bolla» dal «Potere Supremo», gelosamente custodita. Così la cospirazione, almeno per rendere più dura e difficile la vita al fascismo, si sviluppava in tutti i settori della vita, nelle città e nei villaggi, nelle campagne e perfino arrivò ad estendersi nell’austero e chiuso ambiente del Vaticano. La cospirazione, così svolta, diventava quasi spirituale, incorporea; era nell’etere! Spesso bastava che il «Potere Supremo» auto164 rizzasse a mettere in giro una determinata «voce» perché nello spazio di ventiquattr’ore, in una grande città come Roma o Milano, la «voce» stessa ritornasse ad essere riferita alle stesse fonti, con il più cauto segreto! Alla Carboneria Italiana venivano ammesse anche le donne e queste, intellettuali o popolane, hanno dato un fortissimo contributo all’antifascismo. Dal 26 Luglio all’8 Settembre 1943 La Carboneria Italiana fedele al principio Statutario: la Pace con tutta l’Umanità: «tutti i viventi in una Patria senza confini, nell’assoluto rispetto della Libertà ed indipendenza delle Nazioni», non solo era contraria alla guerra ma specialmente a quella che il fascismo aveva imposto agli italiani alleati con la Germania nazista contro le Nazioni democratiche. La Carboneria Italiana rimase assai delusa dopo il 25 luglio 1943! «La guerra continua, ha detto Badoglio», ripeteva sinistramente ogni ora Radio Londra, e la guerra continuava a fianco della nazista Germania contro le Democrazie Alleate! Fu allora che la Carboneria Italiana decise di lanciare un manifesto al popolo attraverso la sua filiazione «Cola di Rienzi» ed indisse per le ore 10 del 1. settembre «il quarto d’ora di silenzio per la Pace», e per protesta contro la continuazione della guerra a fianco della Germania nazista. In questa occasione si rivelò la potenza organizzativa e l’ermetica segretezza della Carboneria Italiana. Il manifesto che si proponeva una semplice dimostrazione Romana, si diffuse in tutte le città d’Italia, in tutti i villaggi, nelle campagne, ovunque, provocando sentite e profonde adesioni. Per contro, da parte del Governo, si ebbe la più fiera azione repressiva ma nonostante fossero state mobilitate le forze armate, la polizia, la radio, tutta la stampa d’Italia e fossero fatti numerosi arresti di persone sorprese a distribuire i manifesti, la polizia non riuscì a scoprirne gli autori. La storia di questo manifesto è stata pubblicata sul N. 3 del giornale clandestino «L’Italia Repubblicana» del 15 dicembre 1943, stampato durante il periodo dell’occupazione nazi-fascista. 165 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) Dal 9 Settembre 1943 al 3 Giugno 1944 Con l’8 settembre del 1943 ha inizio per la Carboneria Italiana un periodo di intensa passione, in cui la segretezza, l’organizzazione e la potenza dell’Ordine rifulgono. È sommamente delicato parlare oggi dell’azione svolta dalla Carboneria Italiana a Roma, e in altre parti d’Italia durante il periodo della dominazione nazi-fascista. La riservatezza coinvolge anche persone che, pur estranee alla «Carboneria», hanno con questa, spesso, inconsapevolmente collaborato; al contrario poi non possono essere scoperti, nominandoli, i Buoni Cugini Carbonari viventi e protagonisti dei fatti che andiamo ad accennare. Inoltre si deve considerare che i Buoni Cugini Carbonari combattono ancora nel Nord nelle Bande partigiane (non sappiamo dove e sotto quale denominazione) e che vi sono quelli che fanno parte del delicatissimo servizio d’informazioni militari e politiche, servizio ancora operante nel territorio liberando. Una storia esauriente ed esatta si potrà tentare di farla a liberazione completa dell’Italia, quando la Libertà sarà veramente tale o meglio ancora se la Carboneria Italiana, inquadrandosi nella Legge e nella Libertà, potrà rendere palese la sua attività nobilissima, anche perché, in definitiva, la Carboneria Italiana è semplicemente e puramente un’Associazione Politica di Pensiero e di Azione. Perciò accenniamo, per ora, sommariamente i fatti salienti dei quali la Carboneria Italiana è stata iniziatrice, assicurando che i nomi dei protagonisti viventi sono gelosamente custoditi, nella speranza di poterli un giorno renderli palesi. L’8 settembre 1943 il Gran Maestro della Carboneria prendeva personali e stretti contatti con il Gran Maestro della Massoneria, per un’attiva e concorde azione antinazifascista. Il 9 settembre un gruppo di Massoni e di Buoni Cugini Carbonari combattono insieme a Piazza Vescovio, contro i Tedeschi. Il Comandante del manipolo degli audaci, verrà poi individuato dalle SS. Tedesche, ricercato e trovato degente al Policlinico, in seguito ad un infortunio subito, e rigorosamente piantonato. Egli deve la sua salvezza alla gravità del suo stato di salute che lo rendeva intrasportabile. 166 Felice Anzalone, La Carboneria italiana I Capi dei due Ordini organizzano la fornitura di abiti civili e mezzi di fuga ai soldati della Divisione Piave, già in mano dei tedeschi. Nel settembre del 1943 il Gran Maestro della Carboneria Italiana ordina la costituzione di un forte organismo paramilitare per combattere con le armi il nazifascismo oppressore; vengono costituite due Brigate: la Brigata attiva «Goffredo Mameli» meglio conosciuta come «Banda Neri» e la Brigata Deposito e Riserva – uomini, armi e munizioni – «Giuseppe Mazzini». Il Comando Militare viene affidato ad Ufficiali di alta capacità. Il Comando Politico è riservato al «Potere Supremo». In un primo tempo le due Brigate vengono messe a disposizione del Commando Generale delle Brigate Antifasciste, approntate dai varii partiti politici della Libertà. Per dare maggiore autonomia ed elasticità ai Comandi delle Brigate per la formazione degli organici, si autorizzano i Comandanti a includere nei quadri anche elementi estranei alla Carboneria, purché di provata fede antifascista. Nell’ottobre del 1943 la Carboneria Italiana concorre con i suoi elementi a costituire l’esecutivo del Partito Repubblicano del Lavoro ed alla pubblicazione e diffusione del giornale clandestino L’Italia Repubblicana che con i suoi scritti coopera, con gli altri partiti della Libertà; a mantenere vivo negli Italiani l’odio contro la tirannide fascista e nazista. Si pubblicano il N. 1 del 1. Novembre, il N. 2 del 15 novembre, il N. 3 del 1. dicembre, il N. 4 del 15 dicembre 1943. La Carboneria prende l’iniziativa di costituire un Comitato di Salute Pubblica con i seguenti partiti: Partito Repubblicano del Lavoro – Movimento Comunisti d’Italia – Movimento Cristiano-Sociale – Unione Nazionale Democratica – Unione Socialista-Comunista – Movimento Sindacale Italiano – Massoneria Italiana rappresentata dai Maestri Venerabili delle Logge: «Carlo Pisacane», «G. Garibaldi» e «I Cavalieri di S. Giovanni di Scozia», quest’ultima fondata il 23 settembre 1943 con elementi Carbonari. Vi partecipavano, oltre i viventi non nominabili: Placido Martini, Aladino Govoni, Mario Tapparelli, fucilati il 24 marzo alle Fosse Ardeatine. Il 10 ottobre 1943 il Gran Maestro della Carboneria presenta alle Autorità Italiane e Tedesche (Segretario del Ministro degli Interni 167 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) Buffarini Guidi e Generale Stahel Comandante delle truppe tedesche) una protesta contro le razzie degli uomini da deportarsi per il lavoro. Lo stesso Gran Maestro della Carboneria per mezzo di Monsignore D. A. della Segreteria di Stato, informa il Vaticano del passo fatto, e invoca la sua collaborazione onde evitare alla Carboneria di emanare l’ordine della resistenza armata dei cittadini, contro le razzie, servendosi delle chiese come fortilizi di resistenza. Nel mese di dicembre 1943 il Gran Maestro della Carboneria d’accordo con i partiti del Comitato di Salute Pubblica, elabora un Memoriale, che egli personalmente presenta alle autorità fasciste e naziste, richiedenti la tempestiva consegna della città di Roma, qualora questa dovesse essere evacuata per necessità militari. Nel Memoriale si precisava che la richiesta veniva fatta da parte antifascista, presentata dalla Carboneria Italiana, con l’approvazione dei partiti politici aderenti al Comitato di Salute pubblica, partiti e dirigenti da non nominare nel caso di un accordo. Il predetto Memoriale venne presentato il 10 gennaio 1944 al Ministero degli Interni, che diede incarico all’Ispettore Generale di Pubblica Sicurezza E. P. ed al Questore M. F. di renderlo noto anche al Colonnello Dollmann, Capo delle SS. Tedesche. Questi incaricò il Colonnello Kappler ed il 12 gennaio il Memoriale venne discusso per ben quattro ore e mezzo, in presenza dei suddetti funzionari del Ministero degli Interni, dello Stato Maggiore delle SS. e di alcuni membri dell’Ambasciata tedesca. La discussione ebbe alterne fasi, talune drammatiche. Si concluse col sottoporre il Memoriale al Generale Kesserling. Pochi giorni dopo, il predetto Generale, a Milano, fece sapere che la migliorata situazione militare tedesca in Italia, non consentiva la presa in esame della richiesta. Mentre era in stampa il numero 5 de L’Italia Repubblicana la polizia fascista scopre la tipografia clandestina e arresta tutti i tipografi. Pochi giorni dopo viene individuato il Direttore del giornale, il B…C…C… «Tito Speri» e la notte del 17 gennaio la polizia tenta di irrompere nel suo domicilio ma egli, opponendo viva resistenza per oltre due ore, ha il tempo di distruggere tutti i documenti pericolosi e compromettenti. La Carboneria collabora al servizio di informazioni e segnalazione di 168 Felice Anzalone, La Carboneria italiana spie nazifasciste, che i varii partiti della Libertà hanno istituito, con lo scambio quotidiano dei Bollettini. La Carboneria riesce, per mezzo di un suo emissario a Venezia, a mettersi in contatto con il Comando della 5. Armata Americana, mentre il Comando della Brigata «Goffredo Mameli» si collega con il Centro Militare Nazionale e si mette agli ordini di quel Comando. (Le Relazioni del Comando della Brigata «Goffredo Mameli» e della Brigata «Giuseppe Mazzini» sono state depositate al Ministero della Guerra ed all’Archivio Storico di Stato). La Carboneria riprende l’attività della stampa clandestina: il 1. maggio 1944 pubblica il N. 1 del giornale L’Indipendente ed il 1. giugno il N. 2. Il Potere Supremo proclama autonome tutte le Alte Vendite perché ciascuna possa governare con prontezza e adeguare la sua azione alla situazione locale. Il provvedimento dà utili ed immediati risultati con la costituzione di Brigate e Bande armate di Patriotti, in ogni Regione. L’Alta Vendita della Lombardia riesce a compiere caute ma importanti infiltrazioni presso i Ministeri del Nord, e comunica a Roma notizie utilissime, specie per prevenire arresti politici e dà informazioni militari alle Bande operanti nell’Italia liberanda. La Carboneria Italiana procura a patrioti falsi documenti di identità che vengono forniti da un Buon Cugino Carbonaro di Frascati, tessere per l’alimentazione, documenti d’invalidità; appronta rifugi per i perseguitati, per i disertori, per i cittadini di razza ebraica, per i politici sfuggiti o ricercati. A causa dell’accennata irruzione notturna della polizia nella notte del 17 gennaio 1944, nel domicilio del Buon Cugino Carbonaro «Tito Speri», tutti i documenti furono distrutti, ma i fatti sono suffragati dal ricordo vivo e preciso dei protagonisti. La Carboneria completa la sua opera di infiltrazione a Roma negli ambienti fascisti e di polizia e riesce a prevenire arresti, a liberare arrestati politici e razziati destinati alla deportazione per il lavoro; riesce ad avere tempestivamente informazioni sulle disposizioni emanate dal governo fascista e dal Comando tedesco, che in tal modo possono essere meglio sabotate. 169 Felice Anzalone, La Carboneria italiana Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) Mercé questa intensa organizzazione, diretta, coordinata e sorvegliata giornalmente, si sono potuti salvare dall’arresto e dalla deportazione centinaia di persone di ogni ceto, fra le quali numerose personalità, generali ed uomini politici, individuati e ricercati. Due di costoro sono oggi al Governo e non sanno ancora, né lo sapranno perché mai ognuno glielo dirà, chi fu quella persona che una sera, per telefono, li prevenne del loro arresto già disposto dalla Questura. La Carboneria riuscì a salvare un solo detenuto dalla tragica fucilazione del 24 marzo! Egli era il diciassettesimo della lista! Ma purtroppo non sfuggirono alla cattura Placido Martini, che sebbene prevenuto dalla Carboneria del suo arresto, fu vittima della sua audacia, i Buoni Cugini Carbonari: Carlo D’Avolio, Alberto Fantacone, Paolo Frascà, tutti e tre impiegati nello stesso ufficio e vittime della delazione, anch’essi fucilati il 24 marzo 1944. Per ultimo venne arrestato il Capitano Enrico Sorrentino, che non si poté salvare per un banale contrattempo, e fu barbaramente assassinato dai tedeschi il 4 giugno alla Storta! Il 28 maggio 1944 la Carboneria Italiana rinnova per iscritto al Governo Italiano ed al Comando Tedesco la consegna della città di Roma, ricevendo solo fallaci assicurazioni, ma ciò le consente, fino all’ultimo momento, la possibilità di contatti assai importanti ai fini della cospirazione per la Libertà! Il 2 giugno 1944 la Carboneria Italiana lancia il manifesto di Mobilitazione a tutti i Buoni Cugini Carbonari ed un manifesto agli Intellettuali d’Italia perché si arruolino nelle Brigate Garibaldine per cacciare i tedeschi e i fascisti da Roma. *** La Carboneria Italina, coerente al suo mandato Storico, non svolse solo attività repubblicana ma, all’infuori di ogni settarismo, opera di patriottismo e di Libertà. Prova ne sia che nelle file delle due Brigate Carbonare parteciparono anche elementi politicamente avversi, ma affratellati da comune ideale di Patria e di Libertà. Sono da ricordare, infatti, gli Ufficiali fuori quadro della Brigata Carbonara «Goffredo Mameli»: padre Morosini ed il Sottotenente Guido Costanzi, anche essi fucilati dai barbari tedeschi, nonché al fatto che la Brigata è passata agli ordini del Comando del Centro 170 Militare Nazionale, ricevendone lodi ed attestati. Le Brigate sono state mobilitate la notte del 3 giugno e smobilitate il 7 giugno. Per imparzialità e verità bisogna dire che elementi condannevoli e riprovevoli, agenti sotto lo scopo speculativo, erano riusciti ad infiltrarsi nella Carboneria Italiana, ma, fortunatamente, questi elementi, individuati e scoperti, si sono autoeliminati e, attraverso una serie di giuramenti falsamente prestati, prima come fascisti, poi come repubblicani, poscia come monarchici, sono andati a finire nei partiti estremi dove ostentano false benemerenze partigiane e patriottiche. Il 30 giugno 1944 dopo dieci anni dalla sua ricostituzione, la Carboneria Italiana ha sospeso la sua attività operante in attesa della nuova riforma. Continuerà l’Ordine Carbonaro nel suo mandato storico, non più con la cospirazione ma nel quadro delle Leggi e della Libertà? Questa sarà la decisione della Costituente Carbonara, quando nell’Italia liberata dallo straniero, ricomposta nella sua unità politica, il popolo sovrano si sarà date le nuove leggi della libertà. La Carboneria Italiana affida queste brevi note alla Storia non per ricordare i vivi, ma perché si fissino i fatti e la memoria dei suoi Martiri venga onorata e ricordata ai posteri. *** Carboneria Italiana Dio e popolo Pensiero e azione Buoni Cugini Carbonari! Repubblicani! Gli eventi dolorosi della storia d’Italia ci chiamano a raccolta! – La diana squilla le stesse note che dal 1820 al 1918 avvamparono gli animi dei nostri precursori, Martiri ed Eroi dell’Unità, dell’Indipendenza e della libertà d’Italia. Nel 1918 a San Giusto, sul colle della città italianissima, deponemmo le armi e smobilitammo il nostro spirito guerriero perché il sogno italico di Mazzini, di Garibaldi, di Oberdan e di mille e mille Martiri ed Eroi nostri, si era realizzato. In venticinque anni di tragiche vicende, per il malgoverno della maledi171 Felice Anzalone, La Carboneria italiana Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) zione di Dio, la nostra secolare fatica, irrorata di sangue, è stata distrutta ed ancora una volta gli eventi storici ci comandano di impugnare le armi per la Patria. Ancora una volta dobbiamo combattere per unificare l’Italia nel suo sacro ed inviolabile territorio, così come ci venne consegnata dai nostri Fratelli di Vittorio Veneto; ancora una volta dobbiamo rendere l’Italia libera e Signora del suo destino, così come uscì consacrata dalla Vittoria e dalla Pace di Versaglia, ed il Popolo Italiano dovrà finalmente scegliere liberamente la forma istituzionale dello Stato, per affermare al mondo che l’Italia non è il feudo di alcuna signoria, né il popolo d’Italia è vassallo e schiavo di alcuno, sia Italiano che straniero! Buoni Cugini Carbonari! Repubblicani! Tutte le forze Nazionali antinazifasciste, unificate ed in armi, sono tese e protese verso la comune mèta, e noi, con la tradizionale Camicia Rossa, uniti in Coorte nella Brigata Garibaldina, dobbiamo precedere le susseguenti Brigate dei Cavalieri della Libertà d’Italia! Buoni Cugini Carbonari! Repubblicani Alle Armi! Un secolo di storia ci impone il sacrificio per la Patria! Lo spirito di Mazzini e la spada di Garibaldi ci guidano! i martiri nostri son tutti risorti! Affrontiamo il combattimento, forse la morte, certo la Gloria! DIO LO VUOLE! Per l’Unità, per l’Indipendenza, per la Libertà d’Italia e per il suo popolo libero e sovrano! Roma, 2 Giugno 1944 – E. V. Il Gran Maestro: TITO SPERI *** 172 Il manifesto agli intellettuali d’Italia Nel primo Risorgimento Italiano il pensiero di Mazzini, l’apostolo della Unità d’Italia, trovò corrispondenza nell’azione di GARIBALDI, che fu – storicamente – la più realistica di quel periodo. L’epopea del primo Risorgimento Italiano si chiuse e si concluse con l’ultima guerra dell’Indipendenza, nel 1918, con Trento e Trieste italiane. Il motto unificatore fu: «Italia e Vittorio Emanuele!». Un quarto di secolo dopo, gli errori, le colpe e i delitti del malgoverno della maledizione di Dio, danno inizio al «secondo Risorgimento Italico» al grido di: Italia e Libertà!! Il nostro fatidico inno canta come allora: è la sul Danubio la casa dei tuoi….. va fuori d’Italia, va fuori o Stranier….. Gli eserciti germanici, ovunque sconfitti, sono – anche in Italia – in ritirata, e Roma Augusta si appresta ad essere libera dalle due tirannie che l’hanno profanata. La lotta per il potere di domani, tacitata a Napoli, si riprende qui a Roma dura e tenace: i partiti della libertà convenzionale sono agguerriti e primi nell’agone. La lotta che da un secolo dissangua e strema i popoli, continua e continuerà, anche dopo la pace. Ed in questa lotta Voi, artefici della ricchezza e del lavoro, della scienza e del sapere; Voi, legioni degli intellettuali creativi e dirigenti sarete, come ieri, assenti e succubi degli estremismi in contesa? Intellettuali d’Italia! Nella moneta, sia che stagni nelle casseforti dei capitalisti o che circoli nelle tasche degli operai, spezzandola, vi si trova il vostro sangue, perché solo per la Vostra sapienza il capitale ed il lavoro diventano creativi, produttivi e fonte di comune ricchezza, perché solo la Vostra scienza, anche senza l’ausilio dell’uno e dell’altro, irradia benefica sul mondo! Medici, Ingegneri, Dottori nelle varie scienze, Professori ed Insegnanti, Magistrati ed Avvocati, Autori, Scrittori, Artisti, Impiegati, che date il nobile frutto alla Vostra ventennale fatica iniziale di studi e di ignorati sacrifizi a tutta 173 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) l’Umanità, ovunque, nelle officine, nei campi, nei cantieri, nelle aule dell’insegnamento e della Giustizia, negli ospedali e negli uffici, ov’è mai stato il Vostro posto nella contesa fra i classici sfruttatori e sfruttati? Ov’è mai stato il Vostro posto di sfruttati dagli uni e dagli altri? Nei partiti, accomunati nelle contrastanti ideologie e vilipesi sempre dalle masse dalle quali siete considerati i gendarmi della borghesia e del capitalismo? Intellettuali d’Italia, aristocrazia del lavoro umano, lavoratori del pensiero! Il passato storico Vi comanda di riprendere il Vostro posto nella nuova epopea del secondo Risorgimento Italiano; il Vostro ceto formò le leggendarie spedizioni di Sapri e di Marsala, e del Vostro ceto è piena la storia di Belfiore, di Villa Glori e di Mentana! Ricordatene i nomi!, ed il Vostro posto, oggi, non può essere che lo stesso, nelle Brigate Garibaldine, con la storica Camicia Rossa, con la volontà affinata dei conquistatori! V’è da riconquistare l’indipendenza d’Italia e la LIBERTÀ «in ogni cosa e per tutti»! Solo nella LIBERTÀ, così mazzinianamente intesa, il reggimento istituzionale avrà Autorità ed Unità, come grazia di Dio e volontà della Nazione, solo nella LIBERTÀ così intesa, non si avranno sopraffazioni di minoranze violente, né dittature di caste e partiti. Passeranno ancora giorni di impaziente attesa prima di convocarVi per cooperare, insieme a tutte le forze nazionali in armi, al reggimento provvisorio del governo e dell’amministrazione di Roma, ma vi sarà dato tempestivamente il segnale della mobilitazione e Vi saranno indicati i centri di adunata. Intellettuali d’Italia! Estote parati! Siate preparati, Voi non potete rimanere assenti nella storia; il Vostro intervento pronto, spontaneo e solidale, salverà ancora una volta l’Italia, e rimanendo uniti, anche dopo il combattimento, in Associazione Nazionale, convogliante i Vostri Ordini Professionali, quando le Vostre libere Assemblee approveranno i Vostri postulati politici ed economici, interverrete nella lotta fra le parti estreme in conflitto, portando l’indispensabile e valido contributo del Vostro sapere e, con l’Autorità della 174 Felice Anzalone, La Carboneria italiana Vostra missione sociale, sarete le forze equilibratrici, non più sfruttate, tollerate o sopraffatte! In alto il nostro grido di guerra: ITALIA E LIBERTÀ! Roma, 2 Giugno 1944. LA CARBONERIA ITALIANA Nota – La presa di contatto con il governo fascista con l’Ambasciata ed il Comando militare tedesco, è stato un audacissimo atto che poteva avere una tragica soluzione. Ma dopo tutto, era in giuoco la vita di un solo uomo, mentre se gli eventi si fossero svolti come si prevedeva e se le trattative avessero avuto buon esito, si sarebbe risparmiato un eccidio nella città di Roma, con chissà quali conseguenze. Nello stesso tempo si prevenivano le immancabili e deformate delazioni, che potevano dare peggiori risultati. Per iniziativa del «Potere Supremo» della Carboneria Italiana, il Gran Maestro «Tito Speri», il 10 gennaio 1944, presentò ai Comandi occupanti un Memoriale per chiedere la consegna della città di Roma, nella immediata certezza che questa, per necessità belliche, dovesse essere evacuata. Il Memoriale precisava la vera essenza della Carboneria Italiana: Repubblicana, antifascista, antinazista, ma, per risparmiare ogni offesa alla città di Roma e per la incolumità dei cittadini inermi, si assicurava al comando tedesco il rispetto e la cura dei soldati feriti intrasportabili e degenti negli Ospedali di Roma, nonché una zona di deflusso per le truppe evacuanti. Si assicurava altresì, il mantenimento dell’ordine pubblico con la continuità dei servizi pubblici ed alimentari. Per contro, il comando tedesco, nel lasciare la città, doveva astenersi da qualsiasi atto di distruzione contro i servizi pubblici e di ostilità contro i cittadini inermi. La eventuale lotta poteva riprendersi oltre il terzo chilometro dall’abitato. Queste proposte non potevano essere garantite soltanto dalla Carboneria Italiana ed erano infatti il risultato di una segreta e concorde intesa fra vari partiti, alcuni dei quali aderenti al Comitato di Salute Pubblica. (vedi n. 2 del giornale «L’indipendente», depositato all’Archivio Storico di Stato). 175 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) Il presentatore del Memoriale non avrebbe dovuto fare, a costo della vita, alcun nome dei partiti aderenti, né dei loro rappresentanti, tranne nel caso dell’accettazione delle proposte e della ratifica dell’accordo. Alla discussione del Memoriale parteciparono due funzionari del Ministero degli Interni, designati dal ministro Buffarini-Guidi ed il lungo colloquio, assai interessante e drammatico, si svolse in presenza di tutto lo Stato Maggiore delle SS. tedesche e di alcuni membri dell’Ambasciata. Il Memoriale venne trasmesso per le decisioni, al Generale Kesserling, con l’esito già riferito. La stessa richiesta venne ripresentata il 28 maggio 1944, quando ormai si delineava la certezza dell’arrivo delle truppe delle Nazioni Alleate a Roma. Per la storia, ricordiamo i partiti, i gruppi, nonché i loro rappresentanti, che presero parte attiva, alcuni nell’approvazione del Memoriale, altri soltanto aderenti al Comitato di Salute pubblica: Carboneria Italiana: Gran Maestro «Tito Speri». Movimento «Cola di Rienzi»: Rag. Salvatore Farina – Avv. Mario Canepa – Avv. Tullo Taormina – Ing. Alfredo Ercoli. Partito Repubblicano del lavoro: Prof. Dott. Attilio Busacca – Dottor Serafino Cesare – Filippo Filippelli. Movimento Cristiano Sociale: Prof. Gerardo Bruno – Dott. Lorenzo Lapponi – Rag. Pietro Carucci. Movimento Comunisti d’Italia: Aladino Govoni – Giuseppe Palmidoro – Francesco Cretara. Unione Nazionale: Avv. Placido Martini. Massoneria Italiana: Logge – Giuseppe Garibaldi – Carlo Pisacane – I Cavalieri di S. Giovanni di Scozia. Partito Radicale Italiano: Avv. Michele Torelli. Union Romana Socialista-Comunista: Dott. Nicola Spinelli – Dott. Umberto Bianchi – Dott. Guido Guidotti – Avv. Fabio Petrucci. Unione Sindacale Italiana: Mario Tapparelli – Biagio Brancacci – Salvatore Anzalone – Dott. Italo Forte. 176 Felice Anzalone, La Carboneria italiana Gruppo Femminile «Eleonora Pimentel Fonseca»: Prof. Maria Paoli Anzalone – Maria Giacchero Ercoli – Anna Gudagno Verdis – Prof. Dott. Maria Anzalone. Brigata «Giuseppe Mazzini»: Ing. Gino Cruciani – Giuliano Paoli. Gruppo «Guglielmo Oberdan» Ufficiali alla macchia: Prof. Dott. Giorgio Anzalone – Dott. Franco Virdis – Ing. Luigi Martignoni, quest’ultimo audacemente evaso dalle prigioni tedesche di via Tasso. – Sono assurti alla Gloria del Martirio, perché fucilati dai tedeschi: Aladino Govoni – Mario Tapparelli – Placido Martini. *(Felice Anzalone) A…G…D…G…M…D…U…E…D…S…T…P…D…O…D…C… [Alla Gloria Del Gran Maestro Dell’Universo E Di San Teobaldo Nostro Protettore], La Carboneria Italiana, Roma, Edizioni ‘Mercurio’, 15 agosto 1944 in-12º pp. 50, opuscolo presente nella Biblioteca di storia moderna e contemporanea di Roma [Roma OPUS c 8/ 8)] e nella Biblioteca Apostolica Vaticana [Stamp. De Luca. Misc. 784 (int. 11)]. L’autore, uomo d’affari, fu tra i fondatori del Partito Repubblicano del Lavoro e cercò con altri piccoli raggruppamenti di costituire una federazione di gruppi resistenziali esterna ai partiti del CLN, rivendicando poi i meriti dell’azione svolta, da cui la cautela con cui vanno lette le affermazioni sulla consistenza delle due brigate, certamente gonfiate. L’operazione, tentata sia in collegamento con la massoneria del gruppo Magliocco, sia con la più autorevole massoneria di Placido Martini, poi fucilato nell’eccidio delle Fosse Ardeatine, sembra essersi conclusa con la confluenza del gruppo carbonaro di cui si diceva Gran Maestro nella massoneria di Palazzo Giustiniani (cit. in Mola A., Storia della massoneria italiana, Milano, Bompiani 1994 p. 693 n. 17 da ACS, PMC, 1944-47, b. 178, st. f. 853, a, 1020P, sigla che peraltro attualmente non risulta all’Archivio). Notizie critiche su Anzalone in Corvisieri S., Il re, Togliatti e il gobbo: 1944, la prima trama eversiva, Roma, Odradek, 1998 e giudizî più favorevoli in Gremmo R., I partigiani 177 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) di ‘bandiera rossa’: il ‘movimento comunista d’Italia’ nella resistenza romana, Biella, ELF, 1996 e in Genzius G. (=Roberto Guzzo, partigiano di Bandiera Rossa), Tormento e gloria: verità alla ribalta, Firenze, Editrice Guzzo, s. d. [Industria Tipografica Fiorentina, 24 aprile1964]. Riportiamo il capitolo III: La Carboneria Italiana durante la tirannide fascista e la dominazione tedesca, ivi, pp. 12-26, ricordando che Tito Speri (patriota bresciano mazziniano, impiccato a Belfiore nel 1853) e Cola da Rienzi sono pseudonimi dello stesso Anzalone. 1 Con il 30 giugno termina l’anno Carbonarico e il 1. Luglio, festa di San Teobaldo, ha inizio il nuovo anno (N.d.A.). 178 Appendice. La Carboneria nei repertori Renato Soriga, Carboneria, Enciclopedia Italiana Treccani (1930): CARBONERIA. Sodalizio segreto di carattere popolare, fiorito in special modo quasi ad un tempo in tutta l’Europa latina, che dai moti del ‘14 a quelli del ‘48, additò come scopo supremo la libertà e l’indipendenza ai popoli soggetti, pur lasciando impregiudicata la classica questione della forma più conveniente di governo e di conseguenza la scelta dei mezzi più opportuni ad assicurarne l’attuazione. Sfrondata dalle leggende che ne infiorarono le origini è da ritenersi che la carboneria trasse i suoi primi impulsi dalle mene antibonapartiste, di ordine sia repubblicano sia monarchico, manifestatesi spesso di mutuo accordo nella zona alpina della Francia sulla fine del sec. XVIII e che trovarono possibilità di esplicazione dissimulando il proprio programma politico nel seno di un preesistente sodalizio artigiano sorto sui detriti del proscritto compagnonnage, che da tempo remoto si era sviluppato particolarmente nella Franca Contea con proprî riti e simboli ricavati dalla passione di Cristo, noto, sino dalla settima decade del Settecento, sotto il nome di società dei Charbonniers. Tale esotica provenienza risulta nel modo più certo dal confronto istituito tra i più antichi catechismi francesi dell’associazione e quelli italiani, posteriori almeno di un quarantennio, per cui questi si rivelano una grossolana traduzione letterale di quelli; nonché dall’esplicita testimonianza di Pietro Colletta e d’un fedele partigiano di re Gioacchino, il generale piemontese Giuseppe Rossetti, il quale dichiarò di essersi ascritto alla carboneria sino dal 1802, quand’era di guarnigione a Gray, e che posteriormente questa setta, essendosi acclimatata nell’Italia meridionale, da pura associazione di mutuo soccorso tra i militari di bassa forza, assunse un carattere decisamente antinapoleonico, con spiccate tendenze repubblicane. A favorire la nascita di tale indirizzo politico molto influì dal canto suo la reazione legittimista del 1799, che disperse e ad un tempo affratellò, nel comune vincolo dell’esilio, le misere quanto esasperate vittime delle illusioni ideologiche del triennio memorabile; queste vennero, allora per la 179 titolo volume prima volta, a contatto diretto e con sé stesse e con i superstiti del vecchio partito giacobino; il quale, specie tra le file dell’esercito francese, aveva da qualche tempo iniziato una sorda agitazione contro la politica cesarea del primo Console. Da questi oscuri contatti derivò la prima apparizione presso di noi di nuovi schemi di fratellanze segrete a contenuto nazionale indipendentista, con rituale ridotto ai minimi termini e con le più opposte finalità, che per ragioni prudenziali rimasero lungo tempo celate nell’interno delle logge militari che allora andavano ricostituendosi a tutto profitto dei nuovi dominatori. Molto probabilmente lo sfratto dei rifugiati meridionali dal territorio della Cisalpina determinò nell’Italia centrale e nel resto della penisola l’infiltrazione della nuova fratellanza, che tanto più si estese quanto più prevalse l’elemento italiano nel corpo d’occupazione che dopo la pace di Firenze si stabilì nelle Puglie e negli Abruzzi. Tutto ciò dovette a ogni modo effettuarsi per gradi e compiersi tanto sotto l’ambigua egida degli emissarî anglo-borbonici, quanto sotto quella delle autorità francesi, che nel frattempo avevano riorganizzato la massoneria locale in vista del non lontano ricupero nel regno di Napoli, sotto gli auspici del generale Giuseppe Lechi. Da questi torbidi elementi, dal patriottismo esasperato e dalle incomposte passioni politiche, tra cui il bisogno del nuovo si mescolava stranamente col desiderio d’un ritorno all’antico per comporsi in un oscuro impulso di emancipazione nazionale, nacque il terriccio fecondo da cui la carboneria italiana trasse vita ed alimento; di qui il suo carattere repubblicano democratico o monarchico liberale in odio al dispotismo accentratore dell’Impero francese; la sua fisionomia cattolica o semplicemente cristiana in avversione al grossolano anticlericalismo professato dal partito dei dominatori; il suo colore popolaresco e a un tempo patriottico, perché costituita in gran parte da elementi piccolo borghesi e dal basso clero, tutti pervasi da profondo attaccamento alla propria terra; e, dal concorso di quest’ultimo, certa unzione evangelica, che perdurò sino a quando il massonismo antinapoleonico delle potenze legittimiiste le diede un nuovo impulso infondendole un più specificato contenuto politico indipendentista. Non 180 Appendice. La Carboneria nei repertori diversamente nel campo della vita e dell’arte, mentre in quello politico i principî di nazionalità e di autogoverno cominciano a vigoreggiare per tutto il vasto Impero napoleonico, intesi nel comune sforzo di comporsi in una formula unitaria. Data la sua particolare struttura di partito d’azione più che di pensiero, la carboneria nostrana prese ad acquistare una sua particolare efficienza dal giorno in cui alternatamente divenne la longa manus degl’Inglesi, dei Borboni, degli Asburgo d’Este nei loro innumerevoli conati di sovvertire la penisola contro la Francia imperiale. Ciò particolarmente dal 1810 o per meglio dire da quando l’insurrezione della Spagna additò ai coalizzati come un moto analogo suscitato in Italia avrebbe necessariamente prodotto il crollo dell’Impero francese, essendo la nostra penisola la chiave di vòlta dell’edificio napoleonico. Di qui l’infiltrazione della vecchia massoneria legittimista in ogni centro carbonaro, per cui il sodalizio, a sua insaputa, si trovò spesso diretto segretamente da un francomuratore, e da qui per conseguenza l’aperta ostilità di re Gioacchino contro la nuova setta, come lo provarono le feroci repressioni avvenute contro i carbonari delle Calabrie e degli Abruzzi. Non è a credere però che al sommovimento di queste fiere regioni, tutte pervase da uno spirito combattivo degno di quello espresso dagl’insorti spagnoli, bastasse soltanto l’indigena opposizione, poiché è cosa nota che molto si adoperarono gli emissari di lord Bentinck, come lo attesta l’offerta che a loro istigazione i carbonari meridionali fecero del regno a un membro della corona inglese (ottobre 1813) e la contemporanea relazione del conte Vincenzo Dandolo (29 novembre 1813) al viceré Eugenio sull’entità della carboneria. Questa, a suo credere, aveva sostituito parole evangeliche alle massoniche, al fine di rendere più accetto il suo intento alla piccola borghesia ed ai militari, dal soldato al capitano, ed era, infine, opera dell’oro inglese. Da questo complesso ordine di circostanze derivò la trasformazione della carboneria italiana in un vero e proprio partito d’azione; la sua struttura più militare che civile; la rielaborazione dottrinaria dei suoi rituali; l’ampliamento della sua scala gerarchica da due a nove gradi; nonché la 181 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) sua tripartita organizzazione in Vendite, Vendite madri e Alta Vendita, cui spettava la direzione suprema dell’ordine. Tale il carattere degli statuti della carboneria italiana giunti a noi, i quali, in sostanza, sono un plagio delle forme esterne della massoneria; non per nulla la chiesa cattolica, malgrado l’ostentata designazione del Cristo crocifisso a grande maestro dell’ordine, proscrisse in una sola condanna le due associazioni. Nonostante l’editto del 4 aprile 1814 contro i carbonari, le esigenze della nuova politica italiana iniziata nei primi mesi del ‘15, fecero sì che re Gioacchino cercasse di conciliarsi la carboneria con le stesse arti con le quali aveva in precedenza piegato a sé i Franchi muratori. Così egli si studiò di mutarle nome e carattere, capeggiandola; ma inutilmente, poiché le riconfermate promesse degl’Inglesi e del Borbone di elargire una carta costituzionale e la liberta al Regno, non solo tolsero ogni indugio, ma favorirono la fusione dei partiti privando lo sventurato Napoleonide d’ogni ulteriore speranza di successo. Così si passò alla restaurazione borbonica con la quale ha inizio la terza e ultima fase della fratellanza dei carbonari; fase che è la più interessante di tutte, perché la storia della setta tende a confondersi con quella dello stato nell’intento di assicurare a sé stessa stabilmente il frutto delle conquiste politiche ed economiche del decennio: da ciò nuove trame, che condussero dopo cinque anni di mal congegnati tentativi, al noto pronunciamiento del 1820, il quale, determinando lo sfacelo di quello stesso esercito che l’aveva suscitato per la sovrapposizione della gerarchia carbonara su quella militare, nonché per la prevalenza dispotica dell’Alta Vendita sulle decisioni del governo, venne a riconfermare il popolo nel suo provato lealismo verso il trono e la piccola borghesia, e il ceto dei possidenti nel suo interno dissidio con la monarchia assoluta. Di qui il persistere della richiesta d’una carta costituzionale a parte della fazione murattiana e del partito carbonaro quale unico mezzo per conciliare la sovranità del popolo con la salvezza della monarchia. Tale programma, ancora rifuggente da una plenaria concezione dell’unità della patria, perdurò fino alla svolta decisiva del 1848, così che tutti i moti politici che si succedettero prima di questa data a Napoli e in Sicilia, possono considerarsi come una applicazione costante di questa premessa. 182 Appendice. La Carboneria nei repertori Dopo questa crisi salutare la carboneria quasi insensibilmente scomparve e con essa tutto il suo artefatto bagaglio di miti e di simboli romanzeschi per cedere il passo a un’esigua quanto eletta generazione di giovani, i quali tra breve, nel nome d’una Italia integrale, offriranno la propria esistenza sui piani di Lombardia e sugli spalti di Venezia, quasi pegno prezioso di nuovi destini. In quanto alla carboneria dell’Italia settentrionale, sebbene se ne riscontrino tracce positive nel Canavese, a Milano e a Genova sino dagli ultimi tempi del Regno italico, è da ritenersi con qualche probabilità che queste devono essere ascritte all’azione di un altro segreto sodalizio, detto dei Filadelfi, da cui rampollò l’Adelfia e quindi la società dei Federati, che per struttura e contenuto fu l’equivalente settentrionale della carboneria del mezzodì d’Italia. Le scarse e tardive infiltrazioni di quest’ultimo tipo di setta, apparse tanto nello stato sardo quanto nella vallata padana, come risulta dal processo Maroncelli, provennero dalle Legazioni, dove le truppe di Murat lo avevano diffuso copiosamente durante la campagna del ‘14, se non dai porti di Genova, Venezia e Ancona. Dopo gl’insuccessi militari del ’21, il centro carbonaro d’Italia, che aveva sede a Napoli, trasmigra a Genova, quindi a Londra; di poi, verso il 1830, torna di nuovo sulle rive del Sebeto: quindi si stanzia a Parigi sotto il nome di carboneria riformata, auspici Filippo Buonarroti, BorsoCarminati e Carlo Bianco. Altri centri carbonari assai attivi, degni di nota, furono, dopo il 1830, la Corsica, l’isola di Malta, Corfù, la stessa Sicilia, nella quale visse e prosperò lungamente una forma indigena di carboneria antinapoletana, la cui azione traluce di frequente nei processi politici anteriori al ‘48. A ogni modo tutto ciò avvenne in sottordine, poiché, come giustamente osservava Mazzini, «coi moti del ‘31 venne consumato il divorzio tra la Giovane Italia e gli uomini del passato»; da ciò lo scarso valore che noi attribuiamo alla carboneria dopo questa data, pur concedendo che il 1848 fu il logico epilogo del suo più genuino programma. Non sarà infine superfluo far osservare che il fenomeno del carbonarismo più che un prodotto indigeno fu una necessaria derivazione del clima politico europeo, troppo assetato di luce e di sole per adattarsi a vivere 183 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) nelle serre calde del Congresso di Vienna: gli è perciò che noi vediamo quasi sorgere a un tempo tante consociazioni di questo carattere, quanti sono i popoli oppressi dal giogo straniero: di qui una carboneria greca, una spagnola, una portoghese, una polacca, una francese, una italiana, che non potranno essere valutate nella loro essenza se non con uno studio inteso a cogliere il ritmo ispiratore che animò l’operosità sotterranea di tutte queste ermetiche figlie di un’unica madre. Bibl∴ Per la bibliografia generale della questione cfr. le appendici agli scritti di R. M. Johnston, The Napoleonic Empire in Southern Italy, Londra 1904 e di A. Luzio, La massoneria e il risorgimento italiano, Bologna 1925. Sulla questione del compagnonnage cfr. l’opera omonima di E. Martin Saint-Léon, Parigi 1901, particolarmente alla p. 207 e segg. Circa la storia e il testo dei più antichi catechismi francesi dei Bons cousins charbonniers, cfr. gli studî di C. Godard negli Annales franc-comtoises del 1896 e del 1905, nonché la sua riedizione della Histoire de Gray, di Gatin e Besson. Riguardo ai più antichi statuti e catechismi carbonari italiani, cfr. Il carbonaro istruito, Milano 1815, quelli editi da A. Luzio nel suo Processo Pellico-Maroncelli, Milano 1903, nonché del medesimo: Giuseppe Mazzini carbonaro, Torino 1920. Su questioni particolari cfr. T. Casini, Carboneria romagnola, in Arch. emiliano del Risorgimento, 1907; F. Patetta, Dichiarazione di principi d’una Vendita di Carbonari italiani in Londra nel 1823, Torino 1916; F. Lemmi, Le società segrete nella Sicilia e l’autodifesa dell’ab. Luigi Oddo, Palermo 1920; A. Luzio, Il canonico Marentini e le sue discolpe a Carlo Felice, Torino 1923; R. Sòriga, Le Società segrete e i moti del 1820 a Napoli, Roma 1921; id., Gli inizi della Carboneria italiana, in Il Risorgimento italiano, Torino 1928. 184 Appendice. La Carboneria nei repertori Gian Mario Cazzaniga, Carboneria, «Dictionnaire de la FrancMaçonnerie. De l’Art Royal aux cyberloges», a cura di Pierre-Yves Beaurepaire, Parigi, Colin, 2014*: La Carboneria è una società segreta politica che nasce in Italia e si diffonde in Europa e nelle Americhe. Essa rappresenta l’incontro fra tre filoni culturali e associativi: il compagnonnage dei bons cousins charbonniers, la Société des Philadelphes e le reti degli unitari italiani nel periodo napoleonico. I bons cousins charbonniers costituiscono una versione agraria del compagnonnage presente nel ‘700 e nell ‘800, in particolare nello Jura, con una composizione mista di operativi e di speculativi con attività filantropiche e mutualistiche, un compagnonnage da cui la carboneria prenderà i rituali dei primi gradi. La Société des Philadelphes era una società segreta repubblicana, che avrà una forte presenza nella Franca Contea e poi una centralizzazione a Parigi, con una struttura di cellule di cinque elementi, i cui nomi iniziatici erano presi dalla tradizione classica e di cui solo il capo (Arconte) poteva avere rapporti col comitato centrale (Areopago). Alla direzione di questo era un Grande Arconte o Censore, che era il solo a conoscere tutti gli Arconti, un capo che all’inizio sarà il colonnello Oudet, poi Servan e dal 1808 Malet, mentre fra gli arconti più attivi erano Angeloni, Bazin, Lafayette e Poggi. I Filadelfi esprimeranno un progetto politico repubblicano e un progetto militare di congiura antibonapartista che, iniziato dal colonnello Oudet, fallirà poi con le ultime due congiure di Malet, offrendo il modello organizzativo per la Carboneria, che ne riprenderà il modulo piramidale delle cellule a cinque membri e del consiglio centrale (Alta Vendita) senza comunicazione orizzontale. Gli unitari erano reti di cospiratori italiani organizzate nel periodo napoleonico all’interno delle logge massoniche di cui costituivano un filone di carattere deista e repubblicano, legato ai Philadelphes francesi, costruendo società segrete con nomi diversi (Raggi, Accademia Platonica, Centri) per un progetto politico di indipendenza nazionale in forme costituzionali. Da queste reti unitarie nascerà nell’Italia meridionale la Carboneria, una società iniziatica con finalità politiche, dove si svilupperà, regnando 185 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) Joachim Murat, sotto la protezione di ministri della polizia di formazione giacobina e d’ideali repubblicani come Saliceti e Maghella, mentre nel Nord un analogo movimento aspirante a libertà costituzionali e indipendenza nazionale si svilupperà a partire dal Piemonte mediante l’Adelfia, con centro operativo a Torino, due esperienze diverse i cui promotori si erano formati nello stesso milieu rivoluzionario francese, all’interno di filoni massonici, repubblicani e filadelfi. Il fallimento della rivoluzione napoletana del 1799 evidenziò il problema del collegamento con i ceti popolari e la Carboneria organizzò membri di classi dirigenti, ceti militari, basso clero e ceti popolari, costituendo una prefigurazione del partito politico di massa che sorgerà alla fine dell’Ottocento. Da qui l’ampiezza della sua composizione sociale e la necessità che questa fosse filtrata attraverso la gerarchia dei gradi o attraverso forme organizzative parallele. È quanto avverrà nelle Romagne con la Turba, che organizzava operai e artigiani, o con i Fratelli del Dovere, che organizzava i militari. Le donne, diversamente dalla rivoluzione francese che le aveva escluse dalla vita politica, erano organizzate nelle Vendite delle Giardiniere, a volte riservando loro compiti politici importanti, come nel caso della maestra giardiniera Cristina principessa di Belgioioso. In Francia la Charbonnerie nasce da giovani di cultura liberale, studenti nelle facoltà di medicina e diritto o impiegati del commercio, concentrati nella loggia parigina Les Amis de la Vérité. Alcuni di loro, dopo un viaggio a Napoli, porteranno in Francia la struttura organizzativa della Carboneria napoletana semplificando i rituali e accentuando il programma politico-militare. Le vendite si espanderanno rapidamente unificando le opposizioni ai Borboni, collegandosi con parlamentari liberali e con militari bonapartisti, organizzando ripetute insurrezioni che falliranno ma produrranno reti di opposizione militare e popolare che saranno fra i protagonisti della rivoluzione del 27-29 Luglio 1830 e che continueranno a operare anche successivamente legandosi a società d’ispirazione repubblicana, sansimonista o comunista. La Carboneria si diffonde in numerosi paesi europei, estendendosi anche alle Americhe, dall’Ontario all’Argentina. Si tratta di esperienze organizza186 Appendice. La Carboneria nei repertori tive che avranno forme diverse: in Italia la Carboneria, in Francia l’Union Libérale di Grenoble e poi la Charbonnerie, in Germania la Lega della Virtù (Tugenbund), gli studenti delle Burschenschaften e gli Unbedingten, in Grecia la Philiki Hethairia, in Spagna i Comuneros, in Russia i Decabristi, in Québec i Frères Chasseurs, in Ontario i Brothers Hunters etc., con un unico coordinamento centrale parigino, o Vendita suprema. Va infatti distinto il centro che coordina l’attività nazionale, in Francia o in altri paesi (Haute Vente/Alta Vendita), dal centro che coordina l’attività internazionale (Vente Suprême/Vendita Suprema) dove troviamo liberali rivoluzionari come Lafayette, Angeloni, Voyer d’Argenson, il principe Paolo di Württemberg, Dupont de l’Eure e Jacques Laffitte, beneficiario di un lascito napoleonico di sei milioni di franchi-oro, presso cui si tenevano le riunioni. Questo comitato era collegato con un più ampio fronte liberale in cui erano attivi Victor Cousin, Benjamin Constant, Antoine Destutt de Tracy e Casimir-Pierre Périer. Verso il 1825 si formerà a Parigi un Comité Grec o Philhellène, diretto da Jacques-Charles Dupont de l’Eure e da Lafayette, per aiutare i greci insorti, un comitato che alla fine del 1826 si trasformerà in Société Cosmopolite, avendo come protettore Louis Philippe duca d’Orléans, società che poco prima della rivoluzione di Luglio si unificherà col Comité Directeur. Troviamo qui riuniti un’icòna della tradizione rivoluzionaria, alcuni banchieri, due futuri presidenti del consiglio e un futuro monarca, una società segreta in verità non priva d’autorevolezza. Esistono storiografie nazionali di queste esperienze ma non una storia internazionale, nonostante in molti paesi l’esperienza si prolunghi ben oltre il 1830, basti qui citare l’Italia, dove le vendite carbonare saranno attive in ambienti repubblicani e popolari ancora durante il XXº secolo e in Portogallo, dove la rivoluzione repubblicana del 1910 sarà organizzata dalle vendite carbonare lusitane, vendite sorte nel primo Ottocento con patenti francesi e risorte nel secondo Ottocento con patenti italiane. I Rituali Registriamo nel primo grado ora tracce di un evangelismo cristiano di carattere egalitario e solidaristico, ora un’influenza teofilantropica, la cui 187 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) presenza è evidente nei calendari e nei quadri carbonici. Nei gradi superiori troviamo ora un materialismo à la d’Holbach, retaggio del filone degli Idéologues e di Illuminati bavaresi, ora un esoterismo egizianeggiante, già presente nella spedizione napoleonica in Egitto, poi ripreso a Parigi nell’Ordre des Sophisiens e infine dominante nel rito massonico di Misraïm, le cui origini, coeve alle origini della carboneria italiana, sembrano passare entrambe per Pierre-Joseph Briot. Nell’immaginario popolare la Carboneria è a tutti gli effetti cristiana, come lo è realmente nei gradi inferiori. Nei rituali carbonari di cui disponiamo il rito dell’iniziazione riprende quello tradizionale del compagnonnage in quanto processo di perfezionamento spirituale dell’uomo che consegue alla morte rituale. Mentre nella massoneria la simbologia urbana dei costruttori di cattedrali pone al centro il tema della pietra grezza che deve essere sgrossata e raffinata fino al capolavoro, la pietra cubica, qui la simbologia forestale pone al centro il tema della carbonizzazione, del processo di combustione e raffinamento del legno attraverso il fuoco della fornace per purificarlo e farne materiale combustibile. Le cerimonie del primo grado esprimono una simbologia cattolica, imperniata sulla ricezione del pagano che si è smarrito nella foresta e viene nell’Ordine a cercare la luce, sul culto dei Santi, in particolare di San Teobaldo patrono dei carbonai, mentre il rituale del secondo grado, che riprende parte del rituale massonico di Principe Rosa-Croce, è imperniato sul sacrificio di Cristo visto come combattente per la libertà e vittima della tirannide. A questa simbologia cristiana del sacrificio e della fraternità si intreccia quella del ciclo di morte e rinascita della vegetazione: scala di legno, fascina, ceppo, ciocco, ascia, terra, foglie, échantillon, con parole sacre del primo grado (fede speranza carità) di impronta cristiana e parole di passo del secondo grado di impronta naturalistica (felce e ortica, che mescolate alla terra separano gli strati di legna agevolandone la carbonizzazione). Il rituale è a volte trasparente, là dove trasmette il progetto politico dell’ordine, come nelle parole sacre del secondo grado (onore virtù probità) e del terzo grado (Libertà e Uguaglianza), che costituiscono i valori del cittadi188 Appendice. La Carboneria nei repertori no che ama la patria e lotta per la costituzione, a volte di più difficile interpretazione, facendo uso di simboli polivalenti come il gomitolo di filo, ora simbolo muratorio della catena d’unione che è anche catena dei diritti naturali, ora simbolo di vendetta per legare il tiranno, come risulta in alcuni catechismi del secondo grado dove si parla di «liberare la foresta dai lupi», cioè di liberare la patria dai tiranni. Nel complesso vi è una simbolica cattolica nei gradi inferiori e una simbolica naturalistica nei gradi superiori, evidente nel calendario carbonico che recupera elementi del calendario giacobino di Romme e delle feste decadarie, elementi che poi saranno ripresi dal calendario adelfico, e presente nella simbologia (sole, luna, gruppi di sette stelle…) dei quadri carbonici, versione carbonara dei tappeti di loggia. Si tratta di una cultura figlia dell’ermeneutica delle religioni in chiave di simbologia del movimento dei corpi celesti, da Dupuis e Volney a Lenoir, che ritroviamo in Italia con Salfi e Romagnosi, a conferma di una permanenza sotterranea della riforma teofilantropica, una cultura che ritroveremo più tardi nella simbologia e nelle feste del movimento operaio ottocentesco, dai cartisti fino all’istituzione della Festa del Primo Maggio. I gradi carbonari La ricezione del nuovo affiliato ricalca quella massonica: il novizio (pagano), smarritosi nella foresta, viene a cercare la luce nel Tempio della Virtù, dove viene accolto con diffidenza, spogliato dei metalli e condotto nel gabinetto di riflessione, quindi interrogato sulle ragioni della richiesta di ricezione, poi condotto a fare viaggi simbolici, sottoposto a prove tendenti ad intimorirlo e infine condotto al giuramento di affiliazione sul pugnale, impugnando un teschio, dove si impegna a mantenere il segreto, ad aiutare i cugini in difficoltà e a essere a disposizione dell’Ordine. Ora l’iniziato può assumere un nuovo nome, scelto fra quelli della tradizione greco-romana o fra figure che simboleggiano la lotta contro la tirannide, sia per celebrare la morte rituale e la rinascita che per agevolare l’attività politica clandestina. Egli apprende che il calendario carbonico inizia il 1º luglio, festa di san Teobaldo, e che la datazione inizia dal 1805, anno 189 Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) di fondazione del Regno d’Italia, e anche del Grande Oriente d’Italia. Gli affiliati si chiamano cugini in quanto fanno parte della famiglia carbonarica che è una sola sulla terra, una famiglia di cui si diviene membri attraverso un rituale iniziatico di morte, rinascita e affratellamento artificiale, che come tale non può conoscere divisioni etniche o sociali valide solo nel mondo profano. I programmi politici La tripartizione dei gradi appare modellata sulla logica politica del programma carbonaro: il primo grado (Apprendente Carbonaro) è fondato sull’obbligo di costumi virtuosi e su attività filantropiche, il secondo grado (Maestro Carbonaro) propugna la lotta contro il dispotismo politico (uccisione rituale del tiranno), a favore dell’indipendenza nazionale e di un regime costituzionale, il terzo grado (Gran Maestro), esprime il progetto ultimo dell’Ordine: la restituzione all’uomo della purezza ed eguaglianza primitiva nella forma politica della Repubblica, attraverso la lotta contro la superstizione religiosa e il dispotismo del principe. In sostanza troviamo un dualismo fra un primo grado di pratiche filantropiche e obiettivi di giustizia sociale, a reclutamento ampio, e un secondo grado di progetto politico, a reclutamento più selezionato, fondato sulla costituzione di Cadice del 1812, figlia della costituzione girondina del ‘91, e oscillante fra monarchia costituzionale e repubblica. Più difficile invece è verificare nella diversità geografica e temporale delle esperienze carbonare l’omogeneità del programma comunista del terzo grado, che appare ripreso dai gradi superiori dell’esperienza illuminata bavarese e dal programma babuvista francese. Per un verso tutta l’esperienza della carboneria italiana meridionale appare figlia della cultura di logge illuminate e giacobine, pur restando qualche incertezza fra comunione dei beni dell’età dell’oro, alla cui eguaglianza primitiva l’uomo va restituito, e legge agraria della tradizione repubblicana latina e del modello teocratico mosaico. Per altro verso il riferimento costante a un centro francese sembra suggerire una continuità fra esperienza filadelfica e adelfica, su cui solo successivamente si sarebbe 190 Appendice. La Carboneria nei repertori innestata la riforma buonarrotiana quale risulta dal terzo grado della Società dei Sublimi Maestri Perfetti, che non sembra compatibile con quello di altri dirigenti filadelfi e dell’Adelfia, da Angeloni e Bazin a Lafayette. È possibile che Buonarroti abbia organizzata una propria doppia rete comunistica all’interno della rete europea che faceva riferimento al comitato centrale di Parigi (Comité directeur), che aveva invece un programma liberale, rivoluzionario negli strumenti di lotta e nella forma politica perseguita, fra monarchia costituzionale e repubblica, ma coerente con una strategia di libertà dei mercati e dell’iniziativa privata, non senza presenze dinastiche antiborboniche, dai bonapartisti agli orléanisti. Non capiremmo altrimenti i riferimenti al centro carbonaro parigino che ritroviamo in tutta l’attività clandestina dei liberali europei, latinoamericani e canadesi negli anni Trenta e Quaranta. In questo periodo Buonarroti fonda proprie sette, dalla Carboneria Riformata (1832) alla Carboneria Democratica Universale (1833-34), che avranno successo solo in Belgio, per morire a Parigi nel 1837. Né capiremmo la disponibilità finanziaria del centro carbonaro, al di là dell’obbligo delle Vendite di versare un quarto delle quote al centro, senza il lascito di Napoleone a Laffitte di sei milioni di franchioro e senza il sostegno a finanzieri liberali latini da parte del governo degli Stati Uniti, interessato ad avere un governo liberale spagnolo da cui più facilmente ottenere la cessione della Florida. Ciò che va rilevato è che la gerarchia dei gradi carbonari riprende la struttura massonica degli alti gradi piuttosto che la struttura dei bons cousins charbonniers, riprende cioè un modello in cui i primi gradi sono soltanto propedeutici alle rivelazioni successive, concesse selettivamente a chi superi le prove mostrandosi degno di cooptazione. È significativo in questo contesto che il rapporto di filiazione da parte della massoneria talora si rovesci, per cui sono i dirigenti carbonari, come avverrà nelle Romagne col congresso di Bologna dell’ottobre 1818, a ricostituire le logge massoniche come base associativa di massa per poi selezionarvi i quadri da reclutare per le vendite carbonare, e non viceversa. Sono ancora i dirigenti carbonari a produrre in questi anni la Guelfia come organizzazione selettiva di quadri. Non diversamente procederà Buonarroti, dopo la 191 Appendice. La Carboneria nei repertori Per una storia della Carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975) tentata riforma dell’Adelfia del 1818, con la Società dei Sublimi Maestri Perfetti, utilizzando le logge come copertura o fondandole direttamente. Analogamente la carboneria francese si costituirà come progetto politico, dopo la fuga di Joubert e Duguied a Napoli nel 1820, usando come copertura logge come «Les Amis de la Vérité», «Les Amis de l’Armorique» o «Les Trinosophes», caratterizzate dal ridimensionamento della pratica rituale a favore del progetto politico e dell’azione militare. Più difficile è seguire la progettualità politica della Vendita Suprema, a cui si richiamano tutte le Alte Vendite nazionali, ma è significativo che nelle memorie dei massimi dirigenti politici europei dell’epoca questo Comité Directeur sia sempre presente. L’operatività del centro parigino o Vendita Suprema è documentata almeno fino al 1830-31, ma potrebbe avere avuto ulteriori prolungamenti, da verificare forse fino alla rivoluzione portoghese del 1910, organizzata da vendite carbonare. Su quest’ultimo periodo della carboneria la storiografia tace. *traduzione dal francese. Abbiamo mantenuto la bibliografia della versione originale, che nel Dizionario è stata rifusa in quella generale. 192 Bibliografia Sui bons cousins charbonniers, cf. Brengues J., La Franc-maçonnerie du Bois, Paris, ABI, 1973, v. Les Rituels, ib. pp. 203-88; Id., Des rites forestiers du XVIIIe siècle à la Charbonnerie française du XIXe siécle, in Matucci M. éd., Lumiéres et Illuminisme…, Pisa, Pacini, 1984 pp. 103-118; Cauchard d’Hermilly G. F., Des Carbonari et des fendeurs charbonniers, Paris, chez l’Huillier libraire, 18222, repr. 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Bolla del Gran Capo Vendita 53 Costituzioni Generali della Carboneria 59 Giuramenti dell’Apprendente e del Maestro 77 Rituale dei Lavori in gr. d’App. 79 Catechismo d’Apprendente 91 Rituale della C. d’O. (Camera d’Onore) (passaggio da apprendente a Maestro, V grado) 97 Dal Fondo Guastoni-De Ambris 101 Regolamento Interno della G. (rande) F. (amiglia) C. (arbonara) 105 Rapporti di polizia 1913/1945 111 Felice Anzalone, La Carboneria italiana (1944) 161 Appendice. La Carboneria nei repertori 179 Copertina: xxxxxx Immagini fotografiche: dal testo xxxxxx Impaginazione: Roberta Arcangeletti Questo libro è stato finito di stampare nel marzo 2014 Stampa: xxxxx