14º anno - n. 143 - novembre 2005
“... incisioni eseguite con una punta su una superficie
dura, per lo più mettendo allo scoperto un sottostante strato di colore diverso...”
Direzione, Redazione, Amministrazione: Darfo Boario Terme, vicolo Oglio - Direttore responsabile: Tullio Clementi - Autorizz. Tribunale di Brescia n.3/92
del 10.01.92 - Spedizione in abbonamento postale, art. 2 comma 20/d legge 662/96 - Filiale Bs - Ciclostilato in proprio, Darfo Boario Terme.
“primarie” in valle
Quando si parla di primarie il dato più significativo, anche in Vallecamonica, è la
forte partecipazione al voto. 4.667 elettori
complessivi, che si sono potuti esprimere
in 33 seggi dislocati in 31 comuni, sono
una cifra consistente che non lascia dubbi circa la bontà e l’utilità dell’iniziativa.
Se non fosse per la modifica sostanziale
della legge elettorale voluta agli sgoccioli
dalla Casa delle Libertà, potremmo affermare con sicurezza che questo dato si
configura come una chiaro segnale circa
la volontà popolare di scegliere i candidati camuni per l’uninominale di Camera e
Senato (in quest’ultimo caso la consultazione andrebbe fatta a scavalco con la
Valsabbia e la Valtrompia).
Il ritorno del proporzionale – alterato nella sua natura con la presenza di liste bloccate a livello di circoscrizioni regionali
che danno un potere eccessivo alle segreterie dei partiti e ne tolgono altrettanto
agli elettori – va ad intaccare fortemente
questa spinta ideale, poiché qui appare
decisamente problematico applicare il
meccanismo delle primarie.
Ben diverso è il caso delle elezioni amministrative, dove una consultazione all’interno
di comuni importanti (Darfo per esempio?),
può essere utile, oltre a favorire un percorsegue in ultima
«Viene da chiedersi, ora, perché non sia
accaduto prima. Perché, per lunghi anni,
un progetto di democrazia diretta come
le primarie abbia tardato tanto a prendere
corpo. Erano una delle poche idee solide,
comprensibili e credibili scaturite dalla
mobilitazione della società civile... Questo,
all’osso, è stato lo spirito buono degli anni
Novanta, quello che animò il primo Ulivo,
i movimenti di opinione, i circoli e le associazioni di cittadini...». (Michele Serra)
AMBIENTE E DEPURAZIONE NEL COMPRENSORIO CAMUNO-SEBINO
la... salute delle acque
di Tullio Clementi
L’analisi che presentiamo ai lettori di
Graffiti è stata realizzata sulla base di una
relazione al convegno sull’ambiente camuno-sebino, promosso dalla Cgil nel
giugno scorso. Relazione che è stata poi
aggiornata dalla stessa Cgil e, con il titolo
“Ambiente e depurazione delle acque del
bacino idrografico dell’Oglio e del Sebino”, presentata agli “Stati generali dell’economia e della società bresciana” nello scorso mese di ottobre.
Il primo studio sulle condizioni dell’acqua nel lago d’Iseo, secondo la ricerca
effettuata dalla Cgil, risale al 1967, e «da
INCONTRO CON VITTORIO AGNOLETTO
cancellare le politiche liberiste
di Alessandro Bono
Martedì 4 ottobre scorso, al Centro Congressi di Boario Terme, abbiamo incontrato
Vittorio Agnoletto, europarlamentare nelle fila della Sinistra europea, Ezio Locatelli
segretario regionale di Rifondazione Comunista e Osvaldo Squassina consigliere regionale per lo stesso partito. Una serata aperta da Grazia Milesi, che ha sottolineato
l’assenza delle donne e delle loro istanze in questa fase storica anche nelle fila della
sinistra alternativa. Sono seguiti poi gli interventi di Ezio Locatelli il quale ha ricordato l’importanza della candidatura di Bertinotti alle primarie per spostare l’asse politico dell’Unione a sinistra. Osvaldo Squassina, ex dirigente Fiom, ha evidenziato la
sofferenza economica e quindi psicologica di vita delle migliaia di persone che hanno
perso il lavoro o che sono in condizioni di precarietà in Italia.
segue a pagina 2
allora in poi, altri studi hanno verificato
il progressivo peggioramento della qualità dell’acqua»; tanto che, nel 1980, la
Comunità montana del Sebino bresciano, «facendo proprio l’allarme sullo stato di salute del lago», costituirà con i
Comuni e le province di Brescia e Bergamo il “Consorzio di tutela ambientale del
Sebino”, al fine di «poter realizzare e
successivamente gestire le opere di salvaguardia del lago»...
Già nel 1986, «si scopre che le acque
non si rimescolano completamente», ma
solo nel 1994 si scoprirà la totale assenza di ossigeno sul fondo. Nel 1987 entra
in funzione il primo impianto di depurazione delle acque a Costa Volpino, e l’anno successivo quello di Paratico, ma è
solo nel 1994 che verrà riscontrata per la
prima volta la totale assenza di ossigeno
sul fondo.
Le cause stanno soprattutto a monte, naturalmente (perché «a nord del lago la rete
[di depurazione] è completa per qual che
riguarda la riviera»), e scendono verso il
lago con le acque del fiume Oglio (nonostante il depuratore di Costa Volpino), del
torrente Borlezza e del canale Italsider.
Il lago d’Iseo, dunque, «funziona come
“trappola” degli inquinamenti che sedimentano sul fondo», perché «la depurazione deve fare i conti con la Valle Camosegue a pagina 2
novembre 2005 - graffiti
2
dalla prima pagina
dalla prima pagina
la... salute delle acque
cancellare le politiche liberiste
nica e con l’Oglio che raccoglie scarichi
ancora largamente non depurati».
Siamo quindi ben «lontani da soluzioni
adeguate alla salvaguardia ambientale del
territorio», così come «siamo lontani da
un’idea di gestione del ciclo integrato
dell’acqua». Ed è per questa molteplicità
di ragioni, conclude la nota della Cgil, che
si devono «mettere in campo tutte le iniziative adeguate a trovare soluzioni appropriate al risanamento delle acque», per
evitare che «gli stessi risultati ottenuti in
questi anni dagli amministratori del bacino del Sebino corrano il rischio di non
avere uno sviluppo significativo».
Meritevole di attenzione, infine, il richiamo al fatto che «i fiumi e i laghi
sono in grado di assorbire e degradare
ragionevoli quantità di sostanze inquinanti, in quanto dispongono di efficaci
meccanismi naturali di depurazione, ma
quando la natura non ce la fa più occorre porre rimedi, che consistono certamente nella messa in opera dei depuratori, ma occorrono innanzitutto politiche adeguate a garantire all’ambiente
uno sviluppo sostenibile».
I dati che riguardano la Lombardia sono
i seguenti: 1.900.000 lombardi hanno un
lavoro precario, 52.652 persone hanno
già perso il lavoro, altre 100.000 rischiano di perderlo, i lavoratori dipendenti
hanno perso il 22% del potere d’acquisto, negli ospedali pubblici sono stati tagliati 11.948 posti letto e per fare una
mammografia bisogna aspettare 251
giorni; intanto la lobby privata della
Compagnia delle Opere, serbatoio di voti
di Formigoni, prospera.
Infine è intervenuto l’atteso Vittorio
Agnoletto, il quale in un percorso di immagini ha condotto la platea nei vari angoli del mondo: dal pakistano Alì Karibi
malato di Aids e rinchiuso nei disumani
CPT italiani perché privo di documenti;
ai contadini del Mali produttori di Karitè
falliti perché il ramo della ferrovia che
permetteva il trasporto è stato chiuso
dalla multinazionale che ne ha preso la
gestione; alle centinaia di migliaia di
contadini africani sul lastrico a causa
delle sovvenzioni elettorali di Bush ai
25.000 produttori di cotone USA, i quali
hanno potuto immettere sul mercato il
loro prodotto a minor prezzo. Un salto a
Manaus, città amazzonica, con due terzi
dell’acqua dolce del pianeta, dove centinaia di migliaia di cittadini sono senza
accesso all’acqua potabile a causa dell’alto prezzo imposto dalla multinaziona-
«... una democrazia dell’acqua, dove
il diritto ad avere acqua pulita sia
garantito a tutti i cittadini..».
Vandana Shiva, “Le guerre dell’acqua”
le che con la privatizzazione gestisce
l’acquedotto (la stessa che gestisce
l’acquedotto di Arezzo).
Tutto si lega con una sola spiegazione: le
multinazionali con le loro istituzioni
(WTO, Banca Mondiale, FMI) e i governi
a loro compiacenti impongono all’umanità condizioni di vita inaccettabili per i
propri profitti, esaltando le leggi liberiste
del mercato a scapito dei diritti. Se però la
Cina applica le leggi liberiste del WTO ed
immette sul mercato prodotti a bassissimo prezzo, grazie a condizioni di lavoro
pessime, i paesi del primo mondo invocano il protezionismo per i propri mercati.
“Nessuno si salva se non ci si salva
tutti”. Masse di diseredati premono ai
nostri confini e la loro fame non si farà
fermare dagli eserciti (ne è un esempio
Melilla in questi giorni); il tasso di consumi della Cina porterà nel giro di pochi
anni immissioni di inquinanti che soffocheranno l’intero pianeta. L’alternativa
può essere una sola: cambiare rotta partendo da noi, mondo occidentale e ricco, come elettori, produttori e consumatori al fine di strappare il primato dell’economia sulla politica e sugli eserciti.
Cambiare rotta significa permettere a
tutti noi di vivere un mondo con migliore qualità a danno dei profitti di poche
migliaia di persone che guadagnano
come interi stati africani.
scheda sulla depurazione delle acque in Valcamonica
COLLETTORI INTERCOMUNALI ESISTENTI
5 Vezza d’Oglio: per i Comuni di Pontedilegno, Temù, Vezza e Vione; 5 Costa Volpino: per i Comuni di Artogne, Darfo Boario Terme (sinistra
orografica), Gianico, Pian Camuno, Piancogno, Pisogne, Plemo e Sacca (frazioni di Esine).
IMPIANTI DI DEPURAZIONE COMUNALE ESISTENTI
5 Anfurro (da chiudere); 5 Bernina di Borno (da chiudere); 5 Berzo Demo (da chiudere); 5 Cerveno (da chiudere); 5 Ceto (da chiudere);
5 Cevo (da chiudere); 5 Cimbergo (da chiudere); 5 Cividate Camuno (da chiudere); 5 Incudine (Ok); 5 Lozio (da adeguare o mettere fuori uso);
5 Monno (Ok); 5 Montecampione (da adeguare o mettere fuori uso); 5 Niardo (da chiudere); 5 Paspardo (da chiudere); 5 Paisco Loveno (da
adeguare o mettere fuori uso); 5 San Pietro di Corteno (da adeguare o mettere fuori uso); 5 Santicolo di Corteno (da adeguare o mettere fuori uso);
5 Saviore (da chiudere); 5 Vissone di Piancamuno (da adeguare o mettere fuori uso); 5 Tonale (da adeguare o mettere fuori uso).
IMPIANTI DI DEPURAZIONE E COLLETTORI IN FASE DI REALIZZAZIONE
5 Esine (realizzato, ma non attivo): collettore per Breno, Cividate Camuno, Esine, Malegno, Piancogno. È previsto il raddoppio del depuratore
quando saranno collettati i paesi della media Valle (da Breno a Berzo Demo e della Valgrigna).
IMPIANTI DI DEPURAZIONE E OPERE DI COLLETTAMENTO DA REALIZZARE EX NOVO
5 impianto intercomunale per Edolo, Sonico e Malonno; 5 impianti per le frazioni di Malonno: Zazza, Loritto e Landò; 5 impianti per le
frazioni di Edolo: Vico e Cortenedolo; 5 impianti per le frazioni di Sonico: Garda; 5 impianto intercomunale di Fresine e collettori fognari per
i Comuni di Cevo e Saviore; 5 impianto intercomunale di Paspardo e collettori fognari per Paspardo e Cimbergo; 5 impianto di Piandosso
(Borno); 5 impianto di Astrio (Breno).*
In sostanza, rileviamo sempre dalla ricerca della Cgil camuno-sebina, la depurazione delle acque in Valcamonica è fatta con impianti che hanno le
seguenti caratteristiche di vetustà: 5 20 impianti: oltre 20 anni; 5 9 impianti: tra i 10 ed i 20 anni; 5 8 impianti: meno di 10 anni.
* Secondo un’indagine della Provincia di Brescia (citata sempre nella ricerca della Cgil), però, «il 58% degli scarichi fognari non viene trattato dai
depuratori e finisce nei fiumi».
graffiti - novembre 2005
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Val di Canè 30 ottobre 2005
PROFONDO NORD
Giornata splendida, cielo azzurro e sole
ad illuminare splendidi colori autunnali.
Due camminano conversando: «Il mio
agente in Borsa, proprietario di un rustico, chiede l’iscrizione all’agricola
come apicoltore; questo gli consente di
ristrutturare ampliando notevolmente la
planimetria esistente. In seguito chiede
il condono come edificio di civile abitazione. Oggi è proprietario di una villa di
300 metri quadri».
Fine della puntata. Al prossimo condono.
legalità per i cittadini o per i sudditi?
(di Tullio Clementi)
Qualche anno fa, in un Paese che sembrava ormai irrimediabilmente rassegnato a considerare i Palazzi di Giustizia come tanti “Porti delle nebbie” dove le massime autorità, i
giudici (che potevano anche non chiamarsi Carnevale o Squillante), erano affaccendati
soprattutto nell’aggiustare le sentenze scomode emesse da qualche indisciplinata periferia contro i boss mafiosi ed i loro associati, avvenne un fatto straordinario che fece
risorgere la speranza dei cittadini. In uno di questi Palazzi di giustizia, infatti, un gruppo
di giudici osò puntare il dito contro... il cielo, additando nell’olimpo dei potenti le cause
principali del cronico malessere di cui soffriva la politica nel nostro Paese.
Certo, come in tutti gli eventi straordinari, non mancarono episodi inquietanti, come il
cappello di... copertura posto sulla testa dei giudici da parte di quelle forze politiche
notoriamente più sensibili all’Ordine che non alla Legalità, i cappi di corda sventolati
in Parlamento dai cani del regime o, ancora, le irruzioni in casa degli inquisiti alle
quattro di mattina... Malgrado gli eccessi (forse inevitabili, dovendo tener accese le
luci su un obiettivo tanto inusitato), comunque, la gente, la “Società civile”, vide in
quel dito puntato contro il... cielo l’avvio di una nuova stagione, verso una Legalità
diffusa che avrebbe fatto la differenza fra sudditi e cittadini.
Le prime docce fredde, però, non tardarono, e gli epigoni di quel Berlinguer della
“Questione morale” non furono secondi a nessuno nell’insorgere contro il cosiddetto “giustizialismo”... Oggi la questione della Legalità, dopo aver perso per strada la
Moralità, è tornata in primo piano, ma con il dito puntato contro zingari ed immigrati...
A proposito come si fa ad insegnare il rispetto della legalità ai clandestini?
«Io sono stato illegale come i baraccati di Reno. Mio padre mi portò a Bologna nel ’44,
fuggendo dalla guerra e dalla fame. Occupammo abusivamente una casa. Mio padre
preferì essere illegale che morto. E quando vedo le ruspe, democratiche o meno, contro
chi ha fatto la stessa scelta, a me vengono dei brutti pensieri». (Oriano Macchiavelli)
AMBIENTE & DINTORNI (di Guido Cenini)
segnali chiari
Per pura coincidenza mi sono giunte all’attenzione due osservazioni che meritano di
essere riprese ed approfondite in queste pagine e di essere proposte anche alle istituzioni in grado di realizzarle per propria competenza. A Lovere si è svolto un convegno sui laghi alpini in cui i promotori hanno chiesto a diversi docenti universitari di
esporre le proprie idee in merito ai vari settori per risollevare le sorti dell’economia
del Sebino. I vari piani di settore sono stati tutti lungimiranti, d’altronde li esponevano i professoroni universitari, ma in alcuni di essi si possono intravedere spunti interessanti per incrementare il turismo locale. Ed una di queste proposte mi era appena
stata suggerita anche da un’altra persona che ha a cuore, per la sua attività, l’economia turistica della valle. I tedeschi, gli olandesi e gli autrici che passano da noi, perché dovrebbero fermarsi? Perché nel percorrere la statale vedono giganteschi cartelli
che raffigurano i beni culturali che sono presenti nei nostri paesi. Basterebbe quindi
che si togliesse un po’ di quella sgradevole cartellonistica pubblicitaria sparsa ogni
dieci metri e si collocasse una raffigurazione pittorica di quel che si può visitare in
ogni piccolo borgo della valle, così come è d’abitudine incontrare prima di Cremona,
prima di Ravenna e di tante altre località della pianura e della Francia. Il motociclista,
l’autista straniero che vede il disegno della chiesa romanica, della torre antica, del
monastero, del maglio e di quant’altro, forse devia e si ferma.
E poi perché non aggiungere aree di sosta attrezzate a quell’unica e sempre affollata che c’è tra Forno e Malonno. Avete notato che a qualsiasi ora o giorno si passa
da quelle parti, ci sono sempre camper e auto ferme a fare merenda, accendere il
fuoco per due costine, leggere la carta del Parco. Anche in Trentino ci sono molte
aree di sosta lungo le statali, luogo di incontri e di informazioni cartografiche. Ci
vuole quindi poco e di spesa irrisoria. Ci vuole però un’iniziativa comprensoriale
per uniformare segnaletica e aree, per indicare che inizia la Comunità di Valle Camonica, che laggiù c’è il lago, che in valle c’è di tutto e di più. Il turismo si costruisce
anche con le piccole idee e tanti messaggi.
CONTROMANO
a cura di Guido Cenini
Italia fanalino di coda nello sviluppo delle
tecnologie rinnovabili
Nel 2004 le rinnovabili hanno coperto
solo il 7% della domanda energetica nazionale, una percentuale piuttosto bassa
rispetto ad altri Paesi europei.
Rinnovabili in testa al programma di ricerca dell’Enea
L’Enea punterà sulla ricerca nel settore
delle tecnologie che sfruttano le fonti rinnovabili. È quanto ha annunciato il nuovo direttore generale dell’ente.
Le imprese tedesche di energia solare
trionfano in Borsa
Tutte le imprese tedesche attive nel settore dell’energia solare quotate in Borsa
hanno fortemente incrementato le proprie
quotazioni.
Europarlamento vota a favore delle rinnovabili
Il 29 settembre scorso, gli europarlamentari hanno votato a favore di un provvedimento che chiede una maggiore percentuale di energia verde nella produzione
energetica comunitaria.
Impianti fotovoltaici per rifugi valdostani
del Cai
Il Club alpino italiano promuove un progetto che prevede l’installazione di impianti rinnovabili nei rifugi alpini valdostani per renderli autosufficienti dal punto di vista di energetico.
novembre 2005 - graffiti
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PER QUANTO, ANCORA, QUESTO NOSTRO “INSOSTENIBILE” MODO DI VIVERE?
una scelta pioniera: portare il biodisel in Valle
di Bruno Bonafini
Ci sentivamo solo un po’ in colpa prima del
caro-petrolio, se di buona coscienza, facendo il pieno all’auto, pensando al nostro forsennato consumare combustibile, per lavoro spesso ma anche per un modo di vivere
fatto di troppi e non sempre necessari spostamenti. Da allora ci sentiamo mortificati
anche nel portafoglio. E anche un po’ più
preoccupati per il futuro di questo nostro
“insostenibile” modo di vivere.
Vien da chiedersi allora quanti siano in Valle
i potenziali utenti di un impianto di distribuzione di carburante biodiesel ovvero di olio
di colza opportunamente trattato, ma anche
di altri olii di origine vegetale adatti a bruciare in un motore. Tanti sicuramente, chi
per coscienza ecologica, chi per risparmio,
visto il diffondersi di una maggiore coscienza ambientale da un lato e dell’aumento
quasi quotidiano del costo del petrolio dall’altro. E stante l’alto numero di mezzi diesel
circolanti, fenomeno diffuso e crescente da
noi come a livello nazionale.
L’olio di colza è combustibile ecologico
per caratteristiche sue proprie e per origine. Perché bruciando non produce nessuno degli ormai tristemente famosi residui
che rendono irrespirabile e nociva l’aria
delle grandi città, ma anche delle zone fittamente abitate come la nostra. E’ inoltre
prodotto “naturalmente” (dai semi della
colza), con un facile e potenzialmente diffuso lavoro agricolo, quindi ottenibile senza il pesante impatto ambientale che invece comporta l’estrazione del petrolio. Anzi,
addirittura, la sua produzione può rivitalizzare terreni agricoli ora incolti ed essere
paesaggisticamente migliorativa, offrire
occasione di occupazione in realtà economicamente marginali, in Italia e/o nel mondo. Ed è quindi, ultimo ma non minore
aspetto, combustibile rinnovabile. A questo si aggiunga che l’olio di colza costa
Parola di cattolico
«Dunque, volontà del popolo o volontà
di Dio? Finché prevale la volontà di
Dio, la democrazia non penetra né in
termini di esportazione (territoriale) né
in termini di interiorizzazione (ovunque il credente si trovi). E il dilemma tra
volontà del popolo e volontà di Dio è, e
resterà, – per rubare un titolo a Ortega y
Gasset – il tema del nostro tempo».
Giovanni Sartori,
“La democrazia è laica o non esiste”)
molto meno del gasolio derivato dal petrolio, già ora ma ancora di più in futuro, e
che la gran parte del parco auto diesel circolante non abbisogna di particolari accorgimenti per poterlo usare. Si aggiunga che
nella legislazione più recente viene pure
incentivata la sua promozione sul mercato
(Decreto n. 128/2005, che recepisce la direttiva europea 2003/30/CE; le modalità
dell’incentivazione saranno definite nella
finanziaria prossima).
Insomma, non manca nulla che lo renda
“appetibile” al consumatore intelligente o
anche semplicemente a quello attento al
suo portafoglio, se non l’assenza di strutture per la sua distribuzione sul territorio.
Ecco allora un terreno sul quale misurare la
modernità e la lungimiranza di qualche
operatore del settore in Valle e di qualche
Ente o società pubblica che potrebbe farsene “sponsor”, con qualche forma di incentivazione.
Tre punti di distribuzione in Valle, posizionati nei tre maggiori centri, Edolo, Breno,
Darfo, una buona campagna promozionale
sostenuta anche con l’attivazione delle associazioni ambientalistiche, la garanzia che
la prima più significativa utenza verrà dagli
enti pubblici valligiani e dalle loro società
(dai mezzi della nettezza urbana al parco
auto dei comuni e della provincia....): questa potrebbe essere una buona partenza.
Una scelta pioniera, insomma, capace di
cogliere e offrire un’opportunità economica, ma soprattutto di sollecitare in noi tutti
un atteggiamento positivo rispetto al nostro modo di consumare. E una maggiore
coerenza con le diffuse preoccupazioni
sulla qualità del nostro stile di vita.
la Ru486 e l’autodeterminazione della donna
Negli ultimi tempi è rimbalzata la notizia dalla stampa ai telegiornali e radiogiornali
sulla pillola Ru486. Di cosa si tratta? Di una pillola abortiva che permette di evitare
l’intervento chirurgico in anestesia totale per l’interruzione di gravidanza, a tutt’oggi
ancora garantita dalla legge 194.
La differenza di tale intervento medico salta agli occhi di tutti: minore stress psicologico per la donna che si ritrova ad affrontare un momento così difficile e delicato
come l’interruzione volontaria della gravidanza addizionato a una minore invasività
nel corpo della donna che si sottopone a tale trattamento.
Dietro la maschera protettiva di chi dice di voler garantire la salute delle donne, il
Ministro Storace, che medico non è, ha suggerito ai medici dell’ospedale Sant’Anna
di Torino che tale pratica poteva essere lesiva, poiché le donne che si sottoponevano al trattamento con la Ru486 potevano rientrare presso la propria abitazione per
ripresentarsi all’ospedale il giorno seguente.
Va da sé che i medici del Sant’Anna avevano già ampiamente stabilito le garanzie
mediche necessarie, prima che accettassero il compromesso, pur di far continuare la
sperimentazione. Adesso il protocollo è stato modificato e le donne che si sottopongono alla sperimentazione devono essere ricoverate per tre giorni, quindi ospedalizzate. Ridurre il dolore di tale percorso e addolcire il passaggio che una donna affronta durante la fase di interruzione volontaria della gravidanza sembrano lontani da venire; infatti in Italia si può sì abortire, ma questo deve essere fatto con maggior dolore, con maggior sofferenza psicologica perché interrompere una gravidanza, ci ricorda Ritanna Armeni, “rimane una colpa”. A lato di questi avvenimenti e riflessioni,
tuona il nuovo prefetto della fede William Joseph Levada, successore di Ratzinger,
contro chi vota per i politici che sostengono la legge che legalizza l’aborto, commettendo peccato… Che si tratti di fondamentalismo? (Anna Airò)
graffiti - novembre 2005
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SEMPRE A PROPOSITO DI FUMI E ODORI SOSPETTI IN QUEL DI BRENO
quando i fatti sono sconnessi dalla cronaca
di Bruno Bonafini
Il fatto. I soliti fumi e odori acidi in quel di
Breno, in vicinanza Tassara, anzi non i
soliti, stavolta sono più frequenti e pungenti e di maggior durata nel corso della
giornata. Parte la segnalazione formale di
un residente all’Arpa, all’Asl ed al Comune, accompagnata e seguita da telefonate
insistenti al ripetersi delle emissioni; ad
essa si unisce qualche giorno dopo, non
appena informata, Lega Ambiente. Partono con insolita sollecitudine indagini dell’Asl e dell’Arpa (non si ha notizia dal
Comune), che trovano fondate le segnalazioni, rilevano le fughe e correttamente
informano quanti hanno segnalato il fatto
del proseguo dei controlli sul rispetto
della normativa e delle indagini per appurare con la ditta cause e rimedi.
La notizia. Il tutto è trattato in modo diverso dai due giornali locali.
Il Bresciaoggi informa del fatto (il ripetersi delle emissioni) e della segnalazione
alle autorità, con ampi stralci della denuncia volti dar l’idea della gravità del fenomeno. Nella notizia trova giusta evidenza
anche il fatto che Arpa e Asl abbiano appurato la fondatezza delle preoccupazioni
e abbiano in corso accertamenti e indagini più sistematiche sulle emissioni della
Tassara (“Fumi e bruciori. Lega Ambiente
ottiene l’intervento di Asl e Arpa” è il titolo del pezzo di Luciano Ranzanici).
Il Giornale di Brescia (dove la notizia è
comparsa per prima) tratta il fatto in modo
del tutto diverso. L’articolo dedica poche
righe iniziali all’avvenuta segnalazione
delle emissioni, tralascia però di informare
che le emissioni sono state poi accertate
dalle Istituzioni preposte al controllo ambientale e che queste hanno aperto un’indagine sul caso; tutto il resto del pezzo
(tre quarti) è lasciato alle dichiarazioni
piuttosto sdegnate dell’amministratore
della Tassara, non per sentire la sua spiegazione del fatto, ma perché racconti che
«L’Italietta delle censure televisive
era e rimane al settantasettesimo
posto nel mondo per la libertà di
stampa, fra Bulgaria e Mongolia,
ma almeno per una sera è sembrato
un Paese libero, grazie a Celentano.
Grazie da parte del pubblico della
Rai, trattato come un deficiente per
quattro anni da un potere arrogante
eppure debolissimo». (Curzio Maltese)
il forno del reparto ferroleghe non c’è più
avendo la fabbrica riconvertito il ramo,
perché ci dica dell’impegno dell’azienda
per mantenere l’occupazione in loco e per
alleggerire l’impatto nei luoghi circostanti
la struttura. Cose peraltro riconosciute,
che tuttavia non giustificano o assolvono da responsabilità vecchie e recenti per
un problema non ineluttabile (tanto è
vero che altrove, Lovere ad esempio, si
son poste le condizioni per risolverlo).
Non si accenna insomma all’acciaieria,
che sembra non esistere, ed al problema
da cui è partito l’articolo, che sembra anch’esso inesistente o frutto degli eccessi
di qualche ambientalista. Il tutto giustifica l’incredibile titolo che poi in redazione
appongono al pezzo di Gianmario Martinazzoli (“Troppi fumi. Tassara: non siamo
noi”; sottotitolo: L’Azienda: “Gli impianti
sono monitorati dall’Arpa”).
Una lettera di precisazione dei fatti e del
problema sarà pubblicata solo una settimana dopo. Integralmente, quantomeno.
LA CLASSIFICA DEL MESE (a cura di Gastone)
dal carroccio alla... diligenza
Voto 1 a Nilo Pedersoli, consigliere provinciale della Lega Nord. Ha sgridato il centrosinistra brenese per aver affisso manifesti elettorali sulle primarie dell’Unione fuori
dagli spazi adibiti. Da che pulpito. Il suo partito è il re delle affissioni abusive.
Voto 2 alla Lega Nord. Ha criticato i sindaci camuni per aver concesso spazi pubblici
all’Unione, da adibire a seggi per le elezioni primarie. Dove sta il problema? La costituzione è chiara nell’incoraggiare l’attività politica, di qualsiasi colore essa sia.
Voto 3 alla consigliera regionale della Lega Nord Monica Rizzi. Ha preso pubblicamente
posizione contro l’Asl di Vallecamonica giudicando poco trasparenti le recenti nomine
nel settore della sanità. Era ora. Ma su quelle di Vallecamonica Servizi, invece, che
interessano direttamente militanti del suo partito, non ha nulla da dire?
Voto 4 all’Asl di Vallecamonica e Sebino. Il periodico “Sanità camuna” è un continuo
inneggiamento al direttore generale Angelo Foschini e alla sua squadra amministrativa.
Sull’ultimo numero compaiono pure le fotografie patinate dei sorridenti manager. Il
direttore del giornale Eugenio Fontana è il Bruno Vespa della situazione.
Voto 5 ai consiglieri comunali di Artogne. L’ultima seduta è saltata a causa di numerose defezioni, forse perché era in programma la discussione della crisi del consorzio
forestale. Partecipare e votare contro il ripianamento del perenne deficit sarebbe stato un buon esempio per tutti quei comuni che sono stanchi di mantenere con soldi
pubblici degli inutili baracconi.
Voto 6 a Davide Caparini. Il deputato leghista, da sempre allineato con il suo partito,
sulla questione dell’abolizione delle Comunità Montane si è invece espresso contrariamente. Non solo: ne auspica anche una radicale riforma elettorale. Aspettiamo sue
gradite proposte.
Voto 7 agli elettori di Braone, Cedegolo, Cerveno, Cevo, Edolo, Paisco Loveno, Saviore e Sellero. L’affluenza alle urne durante le elezioni primarie è stata superiore alla
media nazionale.
Voto 8 al gruppo di minoranza brenese “Impegno Comune”. A distanza di un anno e
mezzo dalle elezioni amministrative continua a non dare tregua al sindaco Mensi e lo
incalza su tutto. Chiari ed efficaci i volantini di critica. Continuate così.
Voto 9 agli studenti degli istituti superiori di Edolo che hanno partecipato al convegno
sulla Resistenza organizzato dagli enti comprensoriali e dal Circolo Ghislandi. Un’attenzione inaspettata e tanto entusiasmo negli interventi durante il dibattito finale.
Voto 10 ai 4.667 camuni che hanno partecipato alle elezioni primarie del 16 ottobre. Un
chiaro esempio di partecipazione democratica, che va al di là di ogni più ottimistica previsione. Ed ora applichiamole anche per scegliere i candidati locali.
novembre 2005 - graffiti
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LA MUSICA CHE GIRA INTORNO (a cura di Fabio Poli)
Cerveza (quando “i sogni son desideri”)
Il tempo di pub e birrerie non mi aveva
più parlato di loro e sinceramente non sapevo che fine avessero potuto fare, fino a
quando in incontri separati, tra luci soffuse e le nebbie di qualche tempo fa che facevano da atmosfera ai locali notturni,
questi ragazzi mi raccontavano di strade
divise da nuovi sogni e progetti.
Una delle notti di quegli incontri tornai a
casa e ascoltai il loro primo e unico album
dispiacendomi per le individuali decisioni
di chi lo aveva generato.
È vero il disco è a tratti difettoso, è avvolto da una monotonia strutturale che a
momenti lo rende noioso, evidenziando
alcune incongruenze fra la melodia vocale
e gli strumenti, ma è anche vero che la
chitarra frenetica di Sergio è una scatola
di energia che si apre da un momento all’altro trainando le canzoni con l’aiuto di
una buona base ritmica.
I testi svelano atmosfere malinconiche ma
non arrendevoli e, come nella parte strumentale, rileggono l’influenza derivata dai
più famosi Negrita e Verdena.
La struttura dell’album è sostenuta da
dieci tracce, quasi tutte a chitarre “spianate” al di fuori di un paio di ballate. Insomma, per chi ha voglia di sfogarsi. Ci
sarebbe stato molto da lavorare, ma era
comunque un buon esordio, peccato.
I Cerveza sono (erano) Sergio alle chitarre,
Vica alla voce, Matteo alla batteria, Dario e
Cossu al basso.
«... Solo se si è precisi e selettivi, la
produzione diventa d’eccellenza e crea
l’identità del territorio. Bisogna
decidere: mettiamo tutto nel calderone,
o poniamo dei paletti sulla qualità?».
Giacomo Moioli,
presidenza internazionale Slow Food
EXPO SAPORI AL PALACONGRESSI DI DARFO BOARIO TERME
camuni (e non solo) con gusto
di Tullio Clementi
Alcune decine (una cinquantina, forse) di operatori nel settore zootecnico, agricolo
e manifatturiero a carattere artigianale hanno riempito per ben tre giorni gli ampi
spazi del Palacongressi di Darfo Boario Terme, presentando prodotti naturali e “manufatti” come formaggi (di mucca e di capra), olio d’oliva, miele, castagne, confetture e marmellate, salumi, vino, liquori, grappe e tisane, biscotti e torte... e scusate
se abbiamo dimenticato altre ghiottonerie, certamente notate e apprezzate dalle
centinaia (migliaia, probabilmente) di visitatori che hanno affollato il Palacongressi
nel fine settimana compreso tra venerdì 14 e domenica 17 ottobre.
Il merito della stuzzicante iniziativa è da
attribuirsi essenzialmente alla neonata
associazione (si è costituita nell’aprile
del 2004) di produttori della Valcamonica
“Camuni con gusto”, anche se c’è da
dire che all’esposizione (ed all’offerta di
assaggi) hanno partecipato pure molti
produttori delle zone più o meno limitrofe, come le valli Cavallina, Trompia, Seriana e di Scalve, il Sebino (bresciano e
bergamasco), con i suoi pregiati oli d’oliva e la Franciacorta con gli altrettanto
pregiati spumanti.
Partecipazione ampia diffusa e molto
gradita, dunque, il cui... sconfinamento
oltre gli spartiacque della Valcamonica
presumiamo sia dovuto ben più al bisogno di arricchire e diversificare l’offerta
piuttosto che alla pur comprensibile neVia Badetto, 21 - Ceto (Bs)
cessità di coprire gli spazi e i costi.
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graffiti - novembre 2005
un percorso didattico a Barbiana
La Fondazione don Lorenzo Milani ha da poco terminato la realizzazione del Percorso
Didattico nella scuola di Barbiana. Il materiale esistente e quello ricostruito è stato
riordinato nei laboratori e nelle aule, con l’aiuto e
le testimonianze di ex allievi.
Apprezzabile il fatto che, nonostante il crescente
afflusso di scolaresche, gruppi parrocchiali,
associazioni culturali, famiglie e singole persone, Barbiana sia rimasta comunque povera e
austera come ai tempi di don Lorenzo. Un’austerità che è già un messaggio per far sì che il
percorso didattico consenta di continuare a
parlare e ad insegnare qualcosa.
bufale, perle e... porci
Bresciaoggi ha pubblicato nei giorni scorsi una “lettera al direttore” del senatore
della Repubblica, Guglielmo Castagnetti, in cui si fanno alcuni esempi di come e
quanto la libertà di stampa venga sistematicamente minacciata. Si parte dal «nostro
più grande vignettista Giorgio Forattini», al quale «il presidente del Consiglio in
carica Massimo D’Alema [parte da lontano, il nostro senatore!] manda una querela
con richiesta di risarcimento plurimiliardario», si passa attraverso il «giornalista
principe delle inchieste scabrose in questi cinquant’anni, Lino Jannuzzi», che «viene condannato al carcere per diffamazione», si continua con Vittorio Feltri (ed altri
giornalisti e direttori celebri, ma non nominati) vittime di «ripetute condanne per
diffamazione con salati risarcimenti miliardari», per finire con Vittorio Sgarbi, «costretto a cambiare partito e iscriversi alla sinistra per arginare l’enorme fuga di denaro provocata dalle continue quotidiane querele...». E dopo quest’ultima “perla”,
siamo costretti a chiudere con un no comment, senatore Castagnetti! (t.c.)
IL DIRE ED IL FARE DELLA MORALIZZAZIONE LEGHISTA
partito di lotta e di governo
Che grinta la Monica Rizzi! È appena arrivata e già vuole l’inchiesta. Un modo per dire
“Lei non sa chi sono io”. A Formigoni, ai “suoi” direttori delle ASL (troppo ciellini, si
vocifera). Cominciando dall’ASL di Valle Camonica, alla quale chiede di verificare il
modo con cui sono state fatte le nomine dei direttivi ultimi. Affiancando e rafforzando il
collega Cé, che finalmente onora il suo nome in assessorato, nel “revisionare” un settore dell’attività regionale (il più importante) finora tra i più bersagliati dalle critiche e
dai sospetti di lottizzazione. Questo pur se la Lega è ed stata nella stessa maggioranza
con chi direttamente o indirettamente porta la responsabilità di tali nomine. E allora?
Un modo per prendere le distanze da quanto fatto finora? O ancora, un messaggio un
po’ brusco per chiedere di contare di più? O invece davvero ci son dubbi sulla regolarità delle scelte o sui criteri in base ai quali sono state fatte? Vedremo. Nel mentre l’inchiesta procede, tuttavia, essendo animati da buona disposizione e da spirito costruttivo, ci sentiamo di avanzare una modesta pretesa e addirittura un suggerimento. La prima è davvero elementare: che alla fine il risultato dell’inchiesta sia reso pubblico. Non
vorremmo che, preannunciata l’inchiesta a suon di tromba e grancassa, come è giusto
sia per tutte le grandi imprese di impegno civile e di moralizzazione della vita pubblica,
finisse poi, come è già accaduto, “a tarallucci e vino” o a qualcosa di simile alle cene di
Arcore (là dove una volta Bossi ci garantiva che viveva un mafioso).
Il suggerimento invece è di fare una seconda inchiesta, già che ci siamo: questa volta sui
criteri con cui si fanno (si sono fatte) le assunzioni nelle società pubbliche, come la Società di servizi di Valle Camonica ad esempio, presieduta da un uomo della Lega. E che nel
suo piccolo, a torto o a ragione, non è meno chiacchierata dell’ASL in fatto di assunzioni.
Capire come avvenga l’accertamento della professionalità e poi la selezione in un’azienda
governata dal Carroccio può essere interessante. Come lo è stato d’altronde sapere dalla
stampa nazionale, guardando più in alto, del modo con cui lo stesso Bossi ha selezionato
le professionalità dei suoi collaboratori a Bruxelles, quelli lautamente pagati dal contribuente e indicati, guarda caso, proprio nel suo giovane rampollo e nel fratello.
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recensioni
di Valerio Moncini
Titolo: Il popolo della Santa Crus
Autori: Vari
Editore: Grafo 2005
Libro fotografico o altro? A prima vista il
volume ci appare come una raccolta di
belle immagini, un libro strenna per le imminenti feste di fine anno. Scorrendo
però le pagine risulta evidente come impatto visivo delle immagini e profondità
degli scritti si completino a vicenda, offrendo al lettore occasioni di conoscenze
storiche e di riflessioni antropologiche.
Opera realizzata a più mani, trova il suo
elemento unificante nella presenza dell’intera comunità di Cerveno riccamente
fissata dalle splendide fotografie di Tiziana Arici. Immagini in bianco e nero e a colori che documentano la partecipazione
corale alle varie fasi di preparazione e realizzazione dell’ultima edizione (maggio
2002) della processione drammaturgica.
Ed è proprio partendo da questa messa
in scena della memoria del lutto che
Giampietro Guiotto e Roberto A. Lorenzi ci riportano alle origini di riti antichissimi che l’industrializzazione, la modernità, l’inurbamento, la divisione
del lavoro hanno profondamente trasformato. Tanti di questi riti sono
scomparsi; altri, con il passar dei secoli,
il mutare delle economie e delle ideologie, si sono ridotti, il più delle volte, ad
appariscenti e utilitaristiche ricorrenze
religiose o civili.
Sara Poli e Gabriella Goffi, rispettivamente
regista e costumista, rivivono nel loro
saggio tutte le fasi preparatorie della Santa Crus e sottolineano il fatto che la presenza delle loro specifiche competenze,
condotta sempre nel confronto con gli
abitanti, ha ottenuto di far riappropriare una comunità della sua storia da trasmettere alle nuove generazioni.
Nicola Rocchi tenta di svelare, dell’interno, il “mistero” della Santa Crus cervenese riproponendoci ricordi e impressioni dei protagonisti: i piccoli giudilì, i due ladroni, Cristo, il Cireneo le
pie donne, il trovarobe, la sarta, il costruttore di corazze, la Madonna.
Renato Borsoni chiude con una nota
di ottimismo circa la capacità del popolo di Cerveno di mantenere la genuinità
della propria processione drammaturgia, sottraendola alle intrusioni dall’esterno di qualsiasi natura, poiché Beniamino Simoni ne ha fissato nel tempo i modi e lo spirito.
novembre 2005 - graffiti
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al sindaco di Sonico, Fabio Fanetti
Egregio ingegnere, grazie a pochi voti in più rispetto agli altri due
candidati, con la sua elezione è stato fatto un cambio generazionale
nell’amministrazione di Sonico. Ora, lei è alla guida del paese con
una larga maggioranza e può continuare il cambiamento anche in
campo culturale. Un indicativo segnale in questa direzione mi sembra
sia la decisione di trasferire la biblioteca in una sede più spaziosa. Mi
permetto, perciò, di suggerire pubblicamente una maggiore attenzione ai beni culturali
presenti nel territorio comunale e, in particolare, alle incisioni rupestri del “Coren de le
fate/strie”. Ben illustrate da un opuscolo del Parco dell’Adamello, purtroppo, l’estate
scorsa esse erano poco accessibili e visibili ai visitatori.
Credo che valga la spesa di fare le opportune opere di manutenzione straordinaria e
ordinaria per rendere il sito archeologico una meta del turismo culturale e che ci
siano in valle risorse umane e finanziarie per tale opera. (Pierluigi Fanetti)
a... furor di popolo
La vigilia dell’appuntamento elettorale per le “primarie” del centrosinistra, l’Istituto Cattaneo
di Bologna faceva una previsione in base alla quale, per potere decretare il successo, le punte
della forbice avrebbero dovuto spaziare fra i 350mila ed il milione di voti».
«Da 350mila voti in su – scriveva il vicedirettore dell’Istituto Salvatore Vassallo su Repubblica –
le primarie dimostreranno una capacità di mobilitazione superiore a quella di tutti i partiti di
centrosinistra», ma se le primarie dovessero rispettare su scala nazionale la percentuale di partecipazione registrata in Puglia (il 9% degli elettori del centrosinistra), la partecipazione dovrebbe
essere di 1.300.000 persone». Come a dire, attenendoci sempre ai criteri già adottati dall’Istituto
di ricerche e statistica, quattro volte tanto la «capacità di mobilitazione di tutti i partiti del centrosinistra». Il risultato, come ormai sappiamo, è andato ben oltre le più ottimistiche previsioni:
più di quattro milioni, ovvero, dodici volte la «capacità di mobilitazione di tutti i partiti del
centrosinistra»! Serve altro? (t.c.)
dalla prima pagina
“primarie” in valle
so condiviso con gli elettori, anche a risolvere le frizioni all’interno del centrosinistra.
Ma veniamo ai risultati più significativi.
Romano Prodi è il vincitore anche in Vallecamonica, ma quel 70,6% di consenso è
di qualche punto sotto la media nazionale. Di converso è Fausto Bertinotti, con il
17,3%, a superare il dato nazionale, in una
terra notoriamente ostile alla sinistra. Antonio Di Pietro è nella media e raggiunge
un risultato molto significativo ad Edolo
(39,1%), dove la battaglia tra Margherita
ed Italia dei Valori porta alle urne ben 406
elettori (Prodi ne fa le spese toccando il
45%, il più basso risultato in Valle). Il Professore tocca il suo apice (non ne avevamo dubbi) a Saviore dell’Adamello
(83,4%), forte anche dei due seggi allestiti
nel capoluogo e nella frazione di Valle.
Saviore, proporzionalmente, è anche il paese che ha partecipato di più (ben 175
elettori). Bertinotti raggiunge il massimo a
Cevo con il 36,4% ed il minimo a Berzo
Demo con l’8,8%. Risparmiando le percentuali sul totale degli aventi diritto al
voto, balzano agli occhi i dati negativi di
Berzo Inferiore, Artogne e Piancogno: comuni piuttosto grandi, ma rispettivamente
solo 45, 74 e 85 votanti. (mario salvetti)
«... mi arrabbio quando sento ripetere la
solita filastrocca, che i giovani sono il
nostro futuro, che si deve ripartire da
loro. Prima di tutto perché i giovani
sono il nostro presente, che poi è anche il
loro presente». (don Luigi Ciotti)
GRAFFITI
vicolo Oglio, 10
25040 DARFO BOARIO TERME
[email protected]
http://www.voli.bs.it/graffiti
in Redazione: Bruno Bonafini, Guido
Cenini, Valeria Damioli, Valerio
Moncini, Mario Salvetti.
hanno collaborato: Anna Airò,
Monica Andreucci, Alessandro
Bono, Pierluigi Fanetti, Gastone.
Direttore responsabile: Tullio Clementi.
Disegni e vignette di Staino, Ellekappa,
Vauro, Vannini e altri sono tratte dai
quotidiani: l’Unità, il Corriere della Sera,
il Manifesto, la Repubblica, dal periodico
Linus e dalla Rivista del Manifesto
ABBONAMENTO 2006
ordinario: • 12,00
sostenitore: • 25,00
Gli abbonati sostenitori riceveranno in
omaggio un libro sulla Valcamonica.
Versare sul c.c.p. 44667335 (intestato
all’Associazione culturale Graffiti),
tramite l’allegato bollettino, oppure
direttamente ad un componente della
Redazione (vedi specchietto sopra).
VALCAMONICA ON-LINE (a cura di Mario Salvetti)
il Museo dell’industria e del lavoro (http:www.musil.bs.it)
All’indomani dell’inaugurazione del Museo dell’Industria e del Lavoro “Eugenio Battisti” di Brescia (ottobre 2005), il sito internet è
stato decisamente ampliato e il dominio è diventato molto più
semplice. Graffiti lo aveva già recensito quando era possibile
accedervi solo dal sito della Fondazione Micheletti ed era ancora in una fase per così dire embrionale. Il database collegato
al motore di ricerca, per esempio, non era attivo, poiché tutto il
materiale delle varie sezioni (attività, studi e progetti, collezioni,
pubblicazioni, patrimonio, documentazione, archivio biblioteca,
cineteca, emeroteca, fototeca, iconoteca e mediateca) non era stato caricato. Interessanti sono le immagini della centrale di Cedegolo (cliccare su “Le sedi: work in progress”), che di fatto diventerà una “filiale” del museo bresciano. Si parla infatti di
“sistema museale”, poiché sono quattro le strutture interessate: oltre a quella camuna, anche Rodengo Saiano, San Bartolomeo e Brescia. Questa la descrizione del complesso di Cedegolo: «Il Museo dell’energia idroelettrica della Vallecamonica, situato
nel Comune di Cedegolo, racconterà il ruolo decisivo di questa risorsa nel processo
italiano di industrializzazione. Divulgare la conoscenza scientifica in campo energetico e ambientale, valorizzare le tradizioni produttive, la storia e la cultura materiale del
territorio sono gli obiettivi del Museo, che troverà spazio in una centrale del 1910, da
anni dismessa e recentemente oggetto di un concorso di progettazione da poco conclusosi, che ha visto l’affermazione dell’architetto Claudio Gasparotti».
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