15º anno - n. 145 - gennaio 2006
“... incisioni eseguite con una punta su una superficie
dura, per lo più mettendo allo scoperto un sottostante strato di colore diverso...”
Direzione, Redazione, Amministrazione: Darfo Boario Terme, vicolo Oglio - Direttore responsabile: Tullio Clementi - Autorizz. Tribunale di Brescia n.3/92
del 10.01.92 - Spedizione in abbonamento postale, art. 2 comma 20/d legge 662/96 - Filiale Bs - Ciclostilato in proprio, Darfo Boario Terme.
tele... vedenti
«La solidarietà non è un problema di
bontà, ma di giustizia, che passa
attraverso i meccanismi economici e la
consapevolezza: se oggi possiamo
permetterci certe cose, magari di bere
il tè alle cinque, è solo perché tre
quarti della popolazione vive sotto la
soglia di povertà». (Giobbe Covatta)
di Tullio Clementi
A volte pesa un po’ la volontaria rinuncia
alle quotidiane dosi di sciroppo televisivo (anche se cerco di non privarmi di una
qualche sbirciata almeno all’etichetta, che
non si sa mai...). Rinuncia che mi costringe poi a rincorrere i commenti altrui per
conoscere episodi (e perfino notizie, a
volte) cui non è possibile restare indifferenti. E allora senti dire che in California il
governatore è indeciso sulla concessione
della grazia all’ultimo condannato a morte, perché le statistiche pare non gli siano
troppo favorevoli; oppure che la differenza fra la pace e la guerra passa sul... filo
dei sondaggi elettorali. Oppure, ancora (e
menomale) che una cantante impegnata
(non solo nel canto, evidentemente), durante uno show televisivo nei giorni scorsi ha espresso nostalgia per le vecchie
ideologie, il cui posto è stato rapidamente
occupato dai fanatismi.
Le ideologie, ecco il punto! Che saranno
pure un supporto un po’ fanatico degli
ideali, ma che, tuttavia, si portavano sempre appresso dei valori. E quando i valori
(che si annidano pure nel fanatismo, intendiamoci) sono al centro della vita sociale diventano il perno della politica.
L’alternativa si chiama trasformismo, ovvero, quell’autoreferenzialità che ti permette di stare al centro della politica... a
segue a pagina 2
ABBONAMENTO 2006
ordinario: € 12,00
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Gli abbonati sostenitori riceveranno in omaggio un libro sulla
Valcamonica.
Versare sul c.c.p. 44667335 (intestato all’Associazione culturale
Graffiti), tramite l’allegato bollettino, oppure direttamente ad un
componente della Redazione.
A PROPOSITO DI “VALCAMONICA SOLIDALE”
l’ente unico della
solidarietà valligiana
di Bruno Bonafini
Ha un sapore agrodolce la notizia della
nascita di “Valcamonica solidale”. Fondazione costituita nei giorni scorsi a fini di
“solidarietà sociale”. Solidarietà in senso
ampio, dichiara alla stampa uno dei promotori: «dall’assistenza sociale e sanitaria alla pura beneficenza; dall’istruzione
allo sport dilettantistico; dalla tutela e
dalla valorizzazione del patrimonio storico
e artistico e naturale alla promozione della
cultura e dell’arte. Senza dimenticare la
tutela dei diritti civili e la promozione della ricerca scientifica».
Il nuovo ente è “emanato” e finanziato
dalle società pubbliche di servizi in Valle
(sì, società pubbliche al plurale, nonostante la sofferta semplificazione) ed è
e... tanti auguri!
«... la politica comincia [continua,
diremmo noi] a subire un gioco sporco
sui quattrini fatti alle spalle dei
risparmiatori: che cosa sono infatti le
privatizzazioni senza liberalizzazioni
che hanno consegnato le banche, le
autostrade, le telecomunicazioni ai
monopolisti privati che possono così fare
bilanci d’oro sulle tasche della gente che
non riesce ad arrivare alla fine del
mese?». (Bruno Tabacci, dicembre 05)
da loro stesse dotato di un iniziale fondo
di 50 mila euro.
Il buono della notizia sta nella constatazione che si fa largo il numero di quanti,
percependo le difficoltà dei tempi ed i
crescenti bisogni insoddisfatti in molti
settori, dal sociale al culturale, avvertono l’esigenza di contribuire ad alleviarli.
(Vogliamo pensare, essendo ancora vicini al Natale, che non lo facciano per prestigio aziendale).
La panoramica del terreno d’intervento è
segue a pagina 2
don Milani e il Gisav
della Valcamonica
(Alessio Domenighini, a pag. 4)
urbanistica cattolica:
il piu devoto del reame
(Bruno Bonafini, a pag. 5)
flashback sul 2005
(Redazione, pagg. 6-7)
Gianico: malapolitica
in “casa nostra”
(“Il larice”, a pag. 9)
gennaio 2006 - graffiti
2
dalla prima pagina
dalla prima pagina
tele... vedenti
l’ente unico della solidarietà valligiana
prescindere. Una caratteristica non solo
dei regimi, ma anche di quelle “democrazie” in cui, come ricorda Marco Travaglio
nel suo Inciucio, «gli stessi leader invecchiati di un lustro, messi di fronte agli
stessi problemi incancreniti da cinque
anni di regime mediatico, tenderanno naturalmente a riprodurre gli stessi problemi...». Ovvero, continua Travaglio,
«quanti si candidano a governare l’Italia
dopo Berlusconi (ammesso che il dopo
Berlusconi non si chiami più Berlusconi)
sono gli stessi che, messi alla prova per
sei anni e più, si sono ben guardati dal liberare il mercato della televisione, cioè
della magna pars dell’informazione».
Un po’ come dire che, se chi ha perso le
elezioni «fosse andato a casa, come avviene dappertutto fuorché in Italia, potremmo permetterci il lusso di attendere
con fiducia il ricambio, l’alternanza»...
Non so quanto possa essere condivisibile, infine, la tesi di quanti affermano che
la televisione è sempre meno influente nel
determinare la vittoria dell’uno o dell’altro schieramento (è probabilmente vero,
però, che per ogni elettore influenzato da
una certa propaganda ce n’è almeno un
altro disgustato), ma il problema non è
tanto quello della propaganda diretta,
quanto, piuttosto, quello relativo al declino della soglia critica del pensiero.
Declino al quale quella schifezza di “Un
posto al sole”, propinato quotidianamente da Rai 3 all’ora di cena da qualche
anno, ha contribuito in misura non certo
inferiore all’“Isola dei famosi”. Entrambi
(e cento altri), per dirla ancora con le parole di Marco Travaglio, «contano per
dettare l’agenda unica ai cittadini, espellendo gli argomenti scomodi dal teleschermo e dunque dalle nostre teste. Servono per tenere artificialmente in vita partiti e uomini politici che, senza “apparire”
in tv, sarebbero già spariti da un pezzo.
Servono per premiare i “buoni” e punire i
“cattivi”. Servono per firmare contratti
con gli italiani senza gli italiani...».
larga, in effetti. E può spaziare dalle nuove difficoltà nei bilanci di tante famiglie
colpite dalla crisi del tessile, può arrivare
alle spese socioassistenziali dei comuni
alle prese con la coperta sempre più stretta dei finanziamenti statali, può toccare le
scuole sempre meno dotate di fondi per
attrezzature o per iniziative didattiche, per
arrivare (ma non concludere), ed è
l’aspetto umanamente più increscioso,
alle cosiddette nuove povertà che la Caritas anche recentemente ci ha ricordato
essere tante e diffuse.
Insomma, volendo, e potendo, da fare ce n’è.
Ma l’aspetto “agro” dell’iniziativa è di facile intuizione, purtroppo. Sta nel rischio
quasi inevitabile che il tutto si colori di
“politica”, sia l’istituzione della fondazione
come il suo operato. Essendo gli amministratori delle Società pubbliche (e degli altri enti che aderiranno) inevitabilmente di
nomina politico-partitica, rischiano di diventarlo (o di essere interpretati come tali)
anche gli uomini e le scelte della fondazione. Anche se nel dare il contributo a Tizio
piuttosto che a Caio si riuscisse tutti a vincere, nella più ottimistica delle ipotesi,
ogni tentazione strumentale.
I soldi pubblici inoltre richiedono trasparenza, anche in beneficienza, e modi di assegnazione in cui la discrezionalità sia
“contenuta” in criteri esplicitati. Proprio
per questo i Comuni e gli Enti pubblici
agiscono (dovrebbero agire) secondo
leggi e regolamenti che ne garantiscano
trasparenza e imparzialità. La creazione
della fondazione non crea allora le condizioni per sfuggire a tali e opportuni vincoli? Al di là delle buone intenzioni?
Qualcosa di analogo è successo con le
aziende pubbliche, che pur sorte con il
nobile scopo dell’efficienza operativa,
impedita ai Comuni dalla loro normativa,
hanno mostrato l’effetto collaterale non
irrilevante di una discutibile discrezionalità delle assunzioni e fenomeni di sfacciato clientelismo (o di nepotismo, in un
caso fresco fresco, dato che si dice così
anche quando sono i nipoti a far assumere lo zio). Alla faccia dell’efficienza,
oltretutto.
Infine, aspetto non secondario, la fondazione ripropone l’antica querelle sui bilanci delle società di servizi pubbliche. È
giusto, è corretto, per dirla in breve, che
tali società perseguano degli utili di bilancio, al di là di quanto serve per rientrare
dagli investimenti fatti e per coprire quelli
futuri necessari alla espansione del servizio, a migliorare la sua tecnologia e la sua
tenuta a mercato? Insomma, l’utente che
riceve un servizio dal pubblico deve essere caricato solo del costo di tale servizio o gli si può chiedere di pagare altro in
tariffa? La tariffa non diventerebbe allora
impropriamente un’imposta, caricando
sull’utente soltanto, in proporzione al
suo consumo, una spesa che riguarda
tutti e quindi da attribuire alla fiscalità
generale? Le scelte di gloriose società
pubbliche, come l’ASM di Brescia, non
fanno testo e non rendono infondate le
osservazioni.
E allora? Rinunciare agli interventi possibili che un buon bilancio aziendale consente e che una realtà carica di bisogni
privati e pubblici richiede in nome di riflessioni, magari fondate, ma di fatto sterili nei loro effetti? Conclusione ostica, un
po’ come sparare sulla Croce rossa...
Entro certi limiti, un ruolo aziendale che
non si limiti all’efficienza ed al dato puramente economico, che coltivi sensibilità umana sociale e culturale, è un tratto
di civile “nobiltà”, a maggior ragione in
una realtà pubblica (l’aziendalismo economicistico sta antipatico anche nel privato e non sempre è “pagante”). Ma la
via maestra di un buon operare solidale,
da parte di chi amministra soldi pubblici,
resta quella delle decisioni dirette, assunte nel confronto ed in trasparenza
nelle sedi proprie e del proprio Ente, da
quanti dispongono delle risorse e ne
possono perciò motivare criteri e obbiettivi di spesa, assumendosene con chiarezza la responsabilità.
Altre scelte non sembrano più garantiste
per il buon uso, e più equanime, del pubblico denaro. Moltiplicano presidenze e
consigli di gestione, erodono risorse e
diluiscono responsabilità, rendendole
indirette e diffuse, meno chiare e meno
valutabili. Situazioni che non sempre
producono il meglio.
«... anche la politica più nobile, più
progressista o utopistica, si avvicina ai
poveri e agli ultimi, agli umiliati e
offesi assumendoli (strumentalmente)
come chiave di volta, strumento di
cambiamento, sgabello per la conquista
del potere, detonatore sociale, miccia a
innescare. E così la sofferenza, il
disagio, la rivolta o la refrattarietà
(all’ordine sociale esistente) devono
essere in qualche modo “produttivi”,
diventare conflitto, e in tal modo essere
spendibili e utilizzabili (altrimenti non
interessano)». (Filippo La Porta)
graffiti - gennaio 2006
3
PROFONDO NORD
(da un corsivo di Michele Serra su Repubblica)
“pecunia non olet”? a volte sì!
basta con i padrini!
Leggendo in questi giorni tutti i giornali, si
sente solo parlare di intercettazioni telefoniche tra boss della finanza e politici.
Basta con Consorte che parla con i vertici dei
Ds, Gnutti che tratta con le Coop e l’avvallo
dei nostri politici, basta con gli sponsor della
finanza. Che vuol dire anche basta con i padrini dell’altro schieramento per realizzare il
grande sogno dell’alta valle, padrini chiacchierati e padrini inquisiti (innocenti certamente
fino a prova definitiva).
Basta con gli inciuci per la formazione di liste
amministrative e di padrini per gli enti comprensoriali. Che poi sono sempre gli stessi da
anni. Basta con i padrini altolocati della scuola
camuna che si schierano laddove si vince al momento saltando a destra ed a manca al momento opportuno. Basta inquinamenti tra affari e
politica. Non se ne può più. (Guido Cenini)
Non so più dove ho letto che alla sinistra, orfana dell’ideologia di classe, rimarrebbe solamente
il “moralismo pauperista”. È una notazione mezzo comica e mezzo stupida, alla luce delle
“consulenze” da decine di milioni di euro (non fatturate) che i giudici imputano a Giovanni
Consorte, e alla luce dell’evidente caduta di misura e di stile di un ambiente, quello della cooperazione, che era stato in grado, fin qui, di conciliare egregiamente la massima competitività
sul mercato con le sue radici sociali, solidali e mutualistiche.
Moralismo! Sarebbe moralismo pretendere che una storia secolare, e nobile, e giusta, evitasse
di morire asfissiata nell’imbuto della speculazione e dell’arricchimento personale? Ma tutta
questa gente che fa miliardi con le famose “plusvalenze”, tutta roba esentasse, tutta roba garantita dagli amici degli amici, possiamo giudicarla male solo in virtù dell’etica corrente, del
rispetto per chi lavora, oppure cadiamo nel “moralismo pauperista”? Io la penso così: il denaro è benedetto, l’agio pure, il valore personale va premiato: ma le montagne di miliardi, quelle
sono sempre e comunque sconsigliate a chi voglia vivere in una società non troppo sperequata,
non troppo offensiva, non troppo feroce con i deboli. Il denaro è come il potere: troppo in
poche mani è il contrario della democrazia. Non del comunismo: della democrazia.
Breno in disarmo
Intanto che il sindaco è a Roma, e
quindi non vede, un paio di bar chiudono le saracinesche, qualche negozio chiude le serrande, il cinema non
apre, il palazzone della società operaia non ristruttura, i neo-sposi si spostano a Niardo o Cividate, i brenesi
muoiono, la popolazione cala, il degrado aumenta. Evviva! (g.c.)
AMBIENTE & DINTORNI (di Guido Cenini)
Consorzi forestali
«C’è una brutta notizia per il Consorzio forestale della Bassa Valcamonica: il Comune di Artogne, uno dei “soci” che l’hanno costituito, se ne va. La crisi economico-finanziaria dell’ente in
questione, che ha sede a Darfo Boario Terme e che purtroppo non è l’unico a navigare in acque
agitate, inizia a pesare e l’ente, appunto, perde i primi pezzi».
Questo brano è ripreso da un articolo apparso nei giorni scorsi sui quotidiani locali e riporta
all’attualità un grosso problema, che con la chiusura dei bilanci di fine anno 2005 si presenta di
una gravità e di una urgenza assoluta. Ho fatto parte per alcuni anni di un consiglio di amministrazione di un consorzio e parlo per cognizione di causa. I lavori da svolgere sono anche
parecchi, i fondi a disposizione invece sono molto esigui. I comuni aderenti riescono a fatica,
soprattutto se piccoli, a finanziare di anno in anno la propria quota di partecipazione, non
parliamo poi di investimenti. Bisogna aspettare una frana, un incendio, un disastro ambientale
per ricevere finanziamenti extra per far lavorare tutte le squadre, ma non mi sembra proprio il
caso di invocare le calamità per poter lavorare. Gli addetti ai lavori sono sempre tanti, direttori, tecnici, impiegati ed operai sono una bella spesa. I bilanci ormai sono tutti fuori controllo.
La Comunità deve sempre più ripianare i guai dei consorzi.
Non ci siamo. È tempo di rivedere tutta la gestione dei consorzi forestali, per il bene di tutti,
lavoratori interni, comuni, enti comprensoriali e cittadini che pagano le tasse. È tempo di riformare tutto il sistema prima che la bomba scoppi in mano. La soluzione più accreditata e possibile uscita decorosa è la unicità della gestione del demanio e dei boschi comunali. Un unico
consorzio di valle, una specie di vicinia d’altri tempi, come la Magnifica Comunità di Val di
Fiemme e Fassa, legata alla Comunità Montana ma con ampia autonomia operativa. Un consorzio forestale che sappia gestire il bosco e la montagna, i sentieri e le strade, i pascoli e le
malghe in disuso. Siamo ormai su questa strada anche per il metano, per il ciclo dell’acqua, per
i rifiuti, per quasi tutti i servizi. Si pensi anche solo al risparmi di decine e decine di poltrone
di presidenti e direttori, di tecnici che agiscono all’unisono e vengono pagati separatamente.
Serve usare meglio i soldi e le braccia. Non serve assolutamente, soprattutto in questo momento, lo spreco. Tantomeno i buchi gravissimi di bilanci pubblici.
«Non si mente mai così tanto
come prima delle elezioni, durante
la guerra e dopo la caccia»
Otto von Bismarck)
CONTROMANO
a cura di Guido Cenini
5 Più rifiuti per tutti. In Italia crescono
molto più del Pil. Anche se tra notevoli
difficoltà, si diffondono però le iniziative
per tentare di contenerne la produzione.
Tra dispenser, raccolta domiciliare e tariffa premiale al posto della tassa, ecco cosa
si tenta di fare nel nostro Paese.
5 Approvata la norma taglia carta. Con
la finanziaria 2006 passa il provvedimento
che prevede il trasferimento su supporto
digitale della corrispondenza da e per gli
uffici pubblici. Potranno così essere risparmiate migliaia di tonnellate di rifiuti,
ancorché riciclabili.
5 Infrazioni ambientali. La Commissione europea ha intrapreso azioni legali
contro l’Italia per ripetute violazioni o
mancato rispetto della normativa comunitaria sui rifiuti, le discariche e le bonifiche
dei siti inquinati.
5 L’Europa è afflitta dal maggior cambio
climatico degli ultimi 5mila anni...
Secondo l’Agenzia Europea per l’Ambiente (Eea) il clima in Europa sta sperimentando il maggiore cambiamento mai
avvenuto negli ultimi 5mila anni.
5 ... Ma raggiungerà i tagli di CO2 previsti, mentre l’Italia si allontana ancora
di più dal suo obiettivo.
La Commissione europea ha reso pubbliche le ultime proiezioni relative alle emissioni di anidride carbonica (CO2) dei Paesi dell’Unione. “L’Italia ha un carico.
gennaio 2006 - graffiti
4
BRENO: SCUOLA, GISAV E RIFORMA “MORATTI”
dopo don Milani: quale memoria?
di Alessio Domenighini
Si sono svolte negli ultimi mesi dell’anno scorso in provincia di Brescia una serie di convegni
per commemorare la figura di Don Milani, il
suo impegno come prete e come educatore, le
sue realizzazioni di scuole al servizio “degli ultimi”, di coloro che la società emarginava e che
la scuola cacciava perché, essendo figli di contadini ed operai, non erano in grado di tenere il
passo dei “pierini del dottore”.
Anche in Valle il Gisav (Gruppo di Intervento
per una Scuola Alternativa in Vallecamonica)
che dall’inizio degli anni 70 opera sul nostro
territorio per proporre una scuola, appunto,
“alternativa” e che dell’ispirazione al priore di
Barbiana ha fatto uno dei riferimenti ideali
forti, ha organizzato un convegno su Don Milani tenutosi a Breno il 24 novembre scorso.
Eppure… Proprio il sopra citato convegno ha
visto una pregevole lettura “storica” dell’esperienza di Barbiana fatta da Massimo Todeschini e alcuni contributi di due dirigenti scolastici
camuni e gisavini, Giancarlo Maculotti e Mario
Martini, che hanno commemorato le realizzazioni altrettanto storiche di scuola “diversa”
che il GISAV aveva attuato agli inizi degli anni
Settanta in alcune realtà della Valle (Acquebone, Lozio, Ossimo). Iniziativa importante a livello storico, anche se evidenziava una notevole difficoltà ad andare oltre la “rievocazione”:
l’oggi era solo vagamente accennato.
In sostanza rimaneva e rimane inevasa la domanda di fondo e riassumibile in alcuni interrogativi: che cosa vuol dire oggi pensare ad
una scuola “alternativa”? La riforma (così
chiamata) Moratti risponde alla immutata esigenza di una scuola a favore degli “ultimi”? E
poi chi sono questi “ultimi”, che bisogni
esprimono, di che domande educative sono
portatori? E se la Moratti non ci soddisfa che
cosa facciamo per contrastarla nel concreto,
giorno per giorno, nella riflessione teorica e
nella pratica scolastica e sociale?
Il convegno non ha affrontato l’oggi. Probabilmente le domande sono destinate a restare
senza risposta, anche perché all’interno dello
stesso Gisav, come del resto nel complesso
dell’area progressista, le posizioni sono ormai
diverse, molto diverse, soprattutto nelle scelte
concrete e forse anche a livello teorico, se non
proprio ideale.
C’è chi vorrebbe praticare una riflessione radi-
«... ti parlerò prima dei tuoi maestri
elementari e poi dei tuoi professori:
questi duplicati dei padri e delle madri,
autori della tua diseducazione…».
Pier Paolo Pasolini, “Lettere luterane”
calmente critica e un rifiuto concreto delle pensate della Moratti che tendono a ripristinare
una scuola “di classe”, celata dietro discorsi di
libertà personali, affidando alle famiglie di provenienza le scelte scolastiche e dividendo
l’istruzione superiore in due canali, l’uno di
sere A e l’altro di serie B. C’è chi, dicendosi teoricamente contro la “riforma”, nella pratica
quotidiana (quasi inevitabilmente anche per la
collocazione “oggettiva” dei soggetti) fa molta
fatica a costruire iniziative, momenti di riflessione, gesti singoli concreti che evidenzino un
dissenso esplicito. Ma c’è anche chi concretamente opera se non a favore della riforma, comunque in modo da smussarne gli aspetti più
pestiferi, in modo da spostare la riflessione su
terreni più neutri, tecnici, spesso ambigui e che,
magari, permettano un qualche ritorno d’immagine per l’operazione condotta.
Risultato: passo dopo passo, in modo quasi
inerte, la scuola muta faccia. il portfolio, strumento di valutazione pervasiva dei ragazzini,
alla fine sembra perfino accettabile; le prove INVALSI, verifiche di stile industriale del prodotto,
si fa finta che siano “oggettive” e perciò neutre.
La riforma nel suo complesso “deve” essere applicata, magari con qualche mal di pancia. Il tutto, aspettando che le cose cambino e che domani
il centrosinistra tornato al governo proponga
qualcosa di diverso e di meno becero.
Una prospettiva invero rischiosa, visto che alcune “ispirazioni” morattiane stavano già dentro la riforma scolastica pensata dal centrosinistra, a partire dall’idea centrale della scuola
tagliata sul modello aziendale, col suo dirigente scolastico-manager, motore dell’organizzazione, ma piuttosto avulso dai processi e dalle
pratiche educative, dalla burocratizzazione accelerata e forzosa del lavoro dell’insegnantescribacchino-somministratore, dai progetti calati dall’alto e dall’esterno, da forme di controllo esasperate, dall’idea di una scuola frantumata al suo interno, con scarsa propensione
alla riflessione educativa, essendo annegata in
un fare quasi sempre forsennato e indistinto,
concorrenziale con altre scuole e indotta a fare
vetrina delle sue attività e dei suoi prodotti.
Insomma, tradurre Don Milani esigerebbe una
riflessione teorica ad ampio raggio e senza riserve mentali, una capacità di ragionamento e
confronto non formali, una voglia di ripensare
criticamente le idee di modernità e di educazione imperanti. Una capacita di riflessione-comunicazione-sperimentazione educativa che coinvolga generazioni diverse di insegnanti: sembra
di poter affermare che la formazione universitaria dei giovani docenti, per come viene attuata,
spesso non sia in grado di fare i conti con
quanto di pregevolmente educativo moltissimi
operatori e diversi modelli organizzativi, a partire dai tempi pieni e prolungati, hanno realizzato in anni di sperimentazioni. Insomma, è
importante recuperare la memoria storica di
una scuola, che non può cominciare da zero.
In questa fase culturale sembrano esigenze nostalgiche e passatiste. Forse è inevitabile che
la scuola accolga solo i capaci e i meritevoli,
mentre qualche associazione caritativa, o nessuno, si occupi dei ragazzi demotivati, dei ragazzi che non hanno delle famiglie con progetti forti sul loro futuro, dei marginali che non
superano i livelli minimi decisi da qualche
commissione, di chi non cresce, perché gli
adulti non gli hanno mai chiesto di assumersi
delle responsabilità, di chi proprio non ce la
fa ed è quindi inutilizzabile nella logica della
competizione mercantile.
Una bella prospettiva in attesa che arrivi qualche nuovo don Milani a mostrare, ancora una
volta, che il re continua ad essere nudo.
PS. Chi scrive è da sempre uno del Gisav, che
continua a riconoscersi in esso, anche se a volte non ne condivide gli orientamenti prevalenti. Uno che pensa che il dibattito, anche
aspro, sia comunque meglio del silenzio e che,
ovviamente, si sente parimenti responsabile
sia dei successi che degli insuccessi che in
questi anni abbiamo registrato.
pentole e... coperchi
Il Sole-24 ore di martedi 27 dicembre 2005 dedicava un’intera pagina all’Alta Valcamonica, riportando informazioni (non prettamente pubblicitarie) sulle ultime novità in
tema di comprensorio sciistico e di economia indotta nell’ambito dell’Unione Comuni
di quella zona, con particolare riferimento ai canoni di locazione degli appartamenti,
da Pontedilegno a Monno, passando per Temù, Vezza d’Oglio e Incudine, ed ignorando (per svista, si presume) il Comune di Vione. Due giorni dopo, il Giornale di
Brescia, sotto il titolo «Montagna, Ponte da record», riprendeva l’argomento, riportando le tabelle con la stessa omissione. Un po’ come quei cinesi che nel copiare il
design delle... padelle di Lumezzane ne riproducono pure i difetti. (t.c.)
graffiti - gennaio 2006
5
URBANISTICA CATTOLICA IN REGIONE LOMBARDIA
il più devoto del reame
di Bruno Bonafini
E poteva mancare la Regione Lombardia,
nella sconfortante gara a chi concede (e
si concede) di più alla Chiesa cattolica in
uno dei momenti del suo massimo affondo nei confronti della laicità dello Stato?
La recente legge regionale n.12/2005 sul
governo del territorio anche sotto questo
aspetto porta i segni del tempo.
da che pulpito...
Sul Corriere della Sera di sabato 17
dicembre 2005 leggiamo che il vip
Antonio Fazio va a messa alle sette di
mattina, quindi raggiunge l’altare,
avvicina a sé il microfono del leggio
di legno laccato in oro, e scandisce a
voce alta: «Così dice il signore:
“Rispettate il diritto e fate ciò che è
giusto”». Sta leggendo le parole del
profeta Isaia, continua il Corriere,
previste dalla liturgia del giorno.
Chissà chi sarà invece di turno al
leggio, aggiungiamo noi, quando si
tratterà di leggere quell’altro brano
dello stesso profeta: «Avete devastato
la vigna, le spoglie dei poveri sono
nelle vostre case!».
Tempo di finanziamenti generosi alle
scuole private, ricordiamolo, di esenzione
dall’Ici per gli enti religiosi pur se con finalità commerciale, di procreazione assistita calibrata su misura cattolica, di ricerca imbrigliata, e altro ancora. In aggiunta
ai non indifferenti privilegi, consolidati da
tempo, tra cui spicca l’8 per mille, calcolato con larghezza.
Tempo di genuflessioni, insomma, da credenti e non credenti, tutti iscritti in massa
alla gara di devozione aperta dal cardinal
Ruini e da quell’aristocrazia ecclesiastica
che lascia credere di amministrare il voto
cattolico. Genuflessioni ostentate, perché
si veda bene che il genuflettersi dell’uno
è più convinto e meritevole di quello dell’altro. Una gara indecorosa sulla pelle
della laicità dello stato e della sua credibilità democratica nell’ambito dei moderni
paesi europei.
E in questo accorrer compunto di devoti
e di famigli, a baciare il sacro anello,
ognuno con le sue regalie (a spese dello
Stato, naturalmente) non poteva mancare
appunto la Regione Lombardia rappresentata dal pio Formigoni e dai conversi
seguaci del dio Po. Con una novità che
sa molto d’antico e richiama le decime di
lontana memoria.
Il nuovo obolo è prescritto dalla legge regionale n.12/2005 (articoli 70 e 71) che indica nell’8% (attenzione: otto per cento) la
quota degli oneri di urbanizzazione secon-
Pisogne: il nuovo che avanza
(nel senso di “avanzaticcio”)
Il 31 dicembre del 2005 Bresciaoggi riportava la succinta cronaca (firmata da Domenico
Benzoni) del Consiglio comunale di Pisogne, con all’ordine del giorno la «interminabile
discussione del bilancio 2006...». L’impianto previsionale redatto dall’assessorato competente, scrive il cronista, «non è stato scalfito», nonostante la trentina di emendamenti presentati dal gruppo di opposizione guidato da Diego Invernici. Emendamenti che,
quindi, si sono limitati a «suscitare una pacata irritazione e qualche meraviglia...».
Ed è proprio per rendere partecipi anche i lettori di Graffiti di alcune di queste “meraviglie” che riproduciamo alcuni brani della cronaca in questione, laddove tendono a
riassumere il senso (se il termine non è eccessivo) degli emendamenti: «Pisogne futura [la lista dell’Invernici, appunto] ha chiesto tra l’altro di ridurre la spesa dal settore
comunicazione e informazione» e «gli appostamenti di bilancio riservati al decoro del
territorio», per favorire «l’istituzione di una “festa celtica”, di una “festa dei remigini”...». Inoltre, continua la cronaca del Benzoni, il gruppo di opposizione ha chiesto
di investire meno fondi per le pari opportunità per porre in rilievo la festa del papà,
della mamma e dei nonni», di «ritoccare la voce attività assistenziali per consentire la
costruzione di un monumento alle vittime di Nassirya», e infine, con un fulmineo
rientro in... patria, di «attuare meno progetti di cooperazione internazionale e maggiori interventi di derattizzazione».
Della serie: ogni ulteriore commento è perfettamente superfluo! (t.c.)
daria che i Comuni devono accantonare in
un fondo destinato ad opere in favore
«degli Enti istituzionalmente competenti in
materia di culto della Chiesa cattolica».
Tale quota va pagata perfino nel caso il
cittadino convenga col Comune di trasformare in opere da lui eseguite gli oneri di
urbanizzazione scomputandoli dal dovuto.
E, come se non bastasse, tale contributo è
dovuto dagli stessi Comuni anche per le
opere pubbliche da loro stessi costruite
(un nuovo municipio, una biblioteca, ad
esempio..). Il tutto da ritenersi integrativo,
non sostitutivo, di eventuali altri finanziamenti pubblici destinati allo stesso obbiettivo. E come se l’8 per mille nazionale non
esistesse affatto.
Siamo all’urbanistica cattolica, insomma.
Dopo le banche cattoliche e la finanza
cattolica (di non specchiata memoria, peraltro). E se non stupisce più la scoperta
dell’ennesimo rivolo diretto verso il mare,
sconcerta ancora invece che la tenuta
identitaria di certo mondo religioso occidentale punti tanto sull’intreccio tra Chiesa e politica, nei suoi aspetti più discutibili e meno nobili, fatti di interessi e privilegi più che di valori.
cronaca in libertà
Nella notte tra il 27 ed il 28 dicembre
dello scorso anno, a Piancogno, viene
arrestato un malcapitato mentre «tenta
di sfamarsi al bancone» di un bar. Ecco
una sintesi della cronaca fatta dai due
quotidiani locali. Bresciaoggi: «... protagonista il 37enne [omissis nostro] di
Malegno, che nel giro di pochi minuti e
nel raggio di poche decine di metri ha
tentato il furto di un’auto senza riuscirvi; ha provato a introdursi in un’attività
commerciale, ma l’esito è stato ancora
negativo; ed infine non contento ha
rotto un vetro ed è entrato in un bar...».
Dall’autore dell’articolo, Paolo Morandini, ci aspettiamo di leggere nome e
cognome in anteprima anche quando
beccano un qualche pezzo grosso che
riversa veleni nel fiume o che prende a
calci nel sedere la colf filippina.
Più cauto, invece, il Giornale di Brescia,
che usa la formula dubitativa nell’ipotesi dell’auto (su cui «sono ancora in
corso accertamenti») che «pare abbia
tentato di rubare» e omette le generalità
del «furfante». Peccato, però, per quest’ultima etichettatura... stilistica. (t.c.)
gennaio 2006 - graffiti
6
2005: fra l’altro, è successo anche questo...
sta diventando ormai una consuetudine (che speriamo apprezzata) il riproporre ai lettori di Graffiti un breve
flashback sugli eventi che hanno caratterizzato la Valcamonica ed i suoi dintorni nell’anno appena... archiviato
GENNAIO
Olcese in cassa integrazione
Il 13 gennaio, a Roma, le parti (sindacato
e commissario straordinario) firmano l’accordo per la messa in Cassa integrazione
straordinaria per 12 mesi i 180 dipendenti
dello stabilimento di Cogno.
Allarme alla Franzoni
Nel corso di un incontro tra direzione
aziendale e rappresentanze sindacali, il
gruppo Franzoni annuncia l’intenzione di
chiudere lo stabilimento di Albano e ridimensionare quello di Esine.
Un elettrodotto che... incombe sul futuro
Il 20 gennaio, a Roma, viene inaugurato il
mega elettrodotto che attraversa alcuni
comuni della media-alta Valcamonica.
«Un’opera rilevante che guarda al futuro»,
dichiara il presidente del Grtn (Gestore della Rete di Trasmissione Nazionale) Carlo
Andrea Bollino, ma al futuro guarda pure il
sindaco di Malonno, Augusto Simoncini
che, come molti altri pubblici amministratori, non partecipa alla cerimonia romana
perché «non c’è nulla da festeggiare per
chi dovrà tenersi uno scempio ambientale
che peserà anche su nipoti e pronipoti».
Tessili in sciopero
Nell’intento di sollecitare l’impegno delle
istituzioni per il rilancio del settore tessile, il sindacato lombardo promuove una
giornata di sciopero con manifestazione
regionale per il 21 gennaio. Nel comprensorio camuno-sebino lo sciopero viene
esteso a tutti i settori produttivi.
FEBBRAIO
Italaquae minaccia licenziamenti
Il nuovo padrone delle “acque” di Boario,
Carlo Pontecorvo, presenta il piano di ristrutturazione della holding, che prevede
il taglio di 150 posti di lavoro, di cui 40 a
Boario, su un organico di 150 dipendenti.
Lovere: arrivano i russi
La Lucchini Sidermeccanica di Lovere
(già Italsider, Ilva, Terni...) passa ai russi
della Severstal. Facile e scontata la battuta che circola negli ambienti operai e sindacali: «L’uomo che investiva contro il
sindacato e contro gli scioperi ha finito
per arrendersi ai russi».
Alta Valle: il “Grande Sogno”
Alla presenza delle... autorità provinciali,
regionali e nazionali, viene collaudata la
nuova telecabina che collegherà i passi
del Tonale e del Paradiso in sette minuti e
mezzo. «Il grande progetto di ampliamento del demanio sciabile – scrive il Giornale di Brescia – dovrebbe fare il resto».
Valcamonica Romana
Fra i Comuni di Bienno, Berzo Inferiore,
Breno e Cividate Camuno viene firmato un
«Accordo di programma per la valorizzazione del patrimonio archeologico e dei siti
archeologici della Media Valcamonica. Garanti del progetto (dal valore complessivo
di oltre 8mila euro), l’assessore regionale
Ettore Albertoni, il presidente della Provincia, Alberto Cavalli e la Comunità montana
di Valcamonica.
MARZO
Un Museo dell’energia idroelettrica
Il Comune di Cedegolo si accinge a perfezionare il progetto per la realizzazione di
un Museo dell’energia idroelettrica, da
realizzarsi negli ampi spazi dell’ex centrale
Enel (già della Società elettrica bresciana), all’ingresso sud del paese. L’inaugurazione è prevista nel maggio del 2008.
Convegno per la tutela dell’ambiente
A Breno, nell’Auditorium “Giacomo Mazzoli”, viene promossa una pubblica assemblea per discutere ed assumere iniziative contro i progetti urbanistici nella piana del Gaver e l’avvio di un’attività
estrattiva nella Prada di Losine. Oltre al
Comitato promotore, aderiscono all’iniziativa anche la sezione camuna di Italia Nostra, la Commissione Tutela Ambientale
del Cai, il circolo camuno di Legambiente,
Vivi Breno, il Collettivo Losine, l’Associazione Amici di Radio Onda d’Urto, la
Ciclistica brenese, il gruppo consigliare di
Breno “Impegno Comune” e l’unità di
base “Media Valle dei Ds.
APRILE
Risonanza magnetica a Esine
L’Ospedale di Esine riceve dalla Regione
Lombardia un contributo di un milione e
700mila euro per l’acquisto dell’apparecchiatura per la risonanza magnetica, ma
incassa pure le critiche da parte di Cgil,
Cisl e Uil perché il Dipartimento emergenza-urgenza e il Pronto soccorso dell’ospedale di Vallecamonica «hanno bisogno di essere posti nella condizione di
operare al meglio, considerato che negli
ultimi anni l’attività generale è aumentata
nella quantità ma non nella qualità».
Crisi nel Consorzio Forestale
Nel Consiglio comunale di Artogne, maggioranza e opposizione condividendo la
preoccupazione sullo stato del Consorzio
forestale della Bassa Valle, chiedono lumi
sul «Come si può accumulare nell’arco di
un anno un debito di 450 milioni di euro».
«La Mafia è anche al Nord»
In un ciclo di incontri pubblici, promossi in
varie località della Valcamonica con la partecipazione di personaggi come Claudio
Fava e Rita Camisano, la Sinistra giovanile
ci ricorda che «La Mafia è dappertutto»,
quindi anche al Nord.
«L’acqua è nostra e la gestiamo noi»
I Comuni di Cerveno, Ceto, Cimbergo e
Ono San Pietro confermano la loro contrarietà al progetto di un unico Ato (ambito
territoriale ottimale) per tutta la provincia
di Brescia. «La nostra acqua – dicono –
vorremmo continuare a gestirla, perché illumina, muove, riscalda, nutre, irriga e
disseta... ma è la nostra».
“Filo corto” anche alla Legnano
«Una situazione debitoria al limite del collasso ed un piano industriale che non
convince né il sindacato né le maestranze». Questo, in sintesi, il commento giornalistico a proposito del gruppo tessile
Legnano (con due stabilimenti a Cividate
Camuno e uno a Paratico).
MAGGIO
“Non tutto il male vien per nuocere”
Il rincaro del petrolio ed il conseguente
maggior dinamismo nella produzione e
nella ricerca di nuovi giacimenti fa galoppare i conti di Tenaris, il gruppo che comprende anche la Dalmine.
Acque sporche in... libertà
“Vallecamonica Servizi” fa il punto sui sistemi di collettamento e trattamento delle
acque. Ne vien fuori, tra l’altro, che per
offrire un sistema ottimale 12 impianti andrebbero ampliati e adeguati, mentre 15
dovrebbero andare in pensione».
Carbofer: libertà di inquinare, o no?
Nel ricorso che la oppone al Comune di
Piancamuno, la “Carbofer” ottiene dal
Tar (tribunale amministrativo regionale
della Lombardia) un pronunciamento favorevole, a condizione che si dia corso
«all’immediata e non ulteriormente differibile rimozione del tetto contaminato da
amianto in fase di sfaldamento...»
graffiti - gennaio 2006
7
GIUGNO
AGOSTO
NOVEMBRE
“Agenda 21” anche in Valcamonica
Con un “forum” presso l’auditorium della
Comunità montana, a Breno, prende il via
ufficialmente l’Agenda 21 della Valcamonica», ovvero, un percorso che prevede il
coinvolgimento di tutte le associazioni, le
categorie economiche e sociali, le scuole
e il mondo del volontariato al fine di individuare i temi che più interessano gli abitanti della valle e, quindi, realizzare una
bozza di progetto per interventi di carattere ambientale e territoriale.
Alta valle: il metano ti da una mano
L’apertura di una valvola per svuotare
l’aria dalle tubazioni e, quindi, l’accensione della classica fiammella hanno sancito
il collegamento del Comune di Corteno
Golgi alla rete del metano.
La Croce del Papa a Cevo
Tutti (o quasi) felici in quel di Cevo dopo
la seconda inaugurazione (con relativa
benedizione dell’immancabile cardinal Re)
della Croce sul dosso dell’Androla. La
terza inaugurazione pare sia prevista per
la primavera dell’anno in corso.
Niggeler & Kupfer chiude Pilzone
Il gruppo tessile Nk (Niggeler & Kupfer),
con oltre 700 dipendenti distribuiti in cinque stabilimenti nel Bresciano (Breno,
Capriolo, Chiari e Pilzone), uno in Abruzzo e due fabbriche in Tunisia, annuncia di
voler chiudere la filatura di Pilzone, dove
sono occupati quasi cento lavoratori.
Il viadotto della “Vergogna”
Durante il collaudo di un viadotto della
nuova statale 42, a Capodiponte, la struttura in prefabbricato, abbandonata a sé
stessa da alcuni anni, cede improvvisamente facendo precipitare nel vuoto i sei
camion che la stanno “caricando” per il
collaudo. Uno degli autisti, Gianfranco
Bariselli Maffignoli, verrà estratto senza
vita dalle macerie.
LUGLIO
Il ministro Maroni in Valcamonica
Piuttosto fitto il calendario del ministro
Roberto Maroni: visita allo stabilimento
Franzoni filati di Esine; visita al nuovo incubatore di Cividate Camuno; visita alla
Herno confezioni di Gorzone; visita all’area artigianale di Angolo Terme; visita
all’imbottigliamento della Boario e, infine,
incontro all’Osservatorio del lavoro e dell’economia, presso la Secas.
Forno Allione: residui infiniti
L’area dell’ex Ucar di Forno Allione ritorna
al centro dell’attenzione da parte dei tecnici dell’Arpa (agenzia regionale per la protezione dell’ambiente) e del Corpo forestale dello Stato. Motivo del sopralluogo,
probabilmente, la discarica di materiali
tossici dell’ex Union Carbide di cui si parla ormai da diversi anni.
Denaro fresco per Zaleski
Il finanziere Romain Zaleski, padrone del
gruppo Tassara, cui fanno capo le attività industriali-siderurgiche (sempre più
modeste, ormai, vista la preminenza degli
impegni finanziari), si porta a casa la prima “trance” (800 milioni di euro) dei circa 4 miliardi di plusvalenze realizzate con
la cessione del 20% di Italenergia Bis a
Elettricité de France.
Le bandiere di Legambiente
Nella sua tappa valligiana, la “Carovana
delle Alpi” di Legambiente ha assegnato
le ormai classiche bandiere... al merito.
Bandiera verde agli “Amici della Natura”
di Lozio e di Saviore, all’associazione
“Amici con gusto” e alla sede edolese
della Facoltà di Agraria, per «un’esperienza di turismo dolce» agli Amici della
Natura e per il «sostegno dal basso nella
costituzione di un sistema di promozione
e miglioramento dei prodotti e delle aziende locali» ai Camuni con gusto ed alla Facoltà di Agraria.
Bandiera nera, invece, ai Comuni di Pontedilegno e Temù e all’assessorato regionale
al turismo per le «pesanti manomissioni
dei versanti del Parco dell’Adamello».
SETTEMBRE
Statale 42: c’era pure l’aspersorio
Inaugurazione in “pompa magna” del
tratto di Statale 42 fra Breno e Niardo. Ad
affiancare il capo compartimento dell’Anas nel momento culminante dell’inaugurazione (dopo l’aspersione di acqua
santa), infatti, c’erano: «l’on. Caparini; gli
assessori provinciali Parolini e Minini; il
consigliere regionale Monica Rizzi; il consigliere provinciale Nilo Pedersoli; i sindaci di Ceto, Franco Guaini; di Niardo, Tiziana Pelamatti; di Cerveno, Anna Bonfadini; e di Capodiponte, Francesco Manella; e, dulcis in fundo, il presidente della
Comunità montana, Alessandro Bonomelli e gli assessori comunitari Mario Pendoli
e Santino Fanchini».
OTTOBRE
Del Bene e del Bello
Comunità montana, Bim e Secas promuovono la prima rassegna annuale dedicata
alla valorizzazione del patrimonio artistico-culturale e delle tradizioni gastronomiche della Valcamonica. Titolo della rassegna: “Del Bene e del Bello”.
Aboliamo le Comunità montane?
Una sparata del coordinatore elettorale di
An, Silvano Moffa, contro gli enti sovracomunali per fare cassa nella Finanziaria
mette in subbuglio i piani alti delle comunità montane di Valcamonica e del Sebino
(e delle altre aree montane, si presume).
La “provocazione” si sgonfierà come una
bolla di sapone nel giro di pochi giorni.
Monitoraggio dell’utenza ferroviaria
L’assessorato ai trasporti della Provincia
di Brescia, in collaborazione con Ferrovie
Nord Milano e Comunità montana di Valcamonica, programma una rilevazione
mirata degli utenti che si servono della
ferrovia Brescia-Iseo-Edolo, al fine, si
dice, di comprendere meglio la rispondenza del servizio ferroviario.
Agenzia territoriale o calderone?
Nella sede municipale di Darfo Boario
Terme, presente il notaio Tabaluppi, viene
costituita una “Agenzia territoriale per il
turismo” (una sorta di dependance camuna dell’assessore provinciale Minini).
Sono presenti, fra gli altri (leggiamo
l’elenco da Bresciaoggi), i sindaci di Darfo Boario Terme, Artogne e Angolo Terme
(Francesco Abondio, Simone Quetti e
Mario Maisetti); Francesco Bosco in rappresentanza di Adamello ski; Valter Sala
per la Secas; Ausilio Priuli per Archeopark e Fabio Bianchi per Montecampione
impianti e Assocamuna.
DICEMBRE
Il Consorzio comincia a perdere pezzi
Il consorzio forestale della Bassa valle, in
crisi economico finanziaria da lungo tempo, comuncia a perdere pezzi con l’uscita
del Comune di Artogne.
“Job caffè” a Darfo Boario Terme
Sempre con la consueta e irrinunciabile
pompa magna, viene inaugurato in via
Ghislandi, a Darfo Boario Terme, il nuovo
Centro per l’impiego della Bassa Valcamonica, si chiamerà “Job caffè”. Consueta e irrinunciabile anche la benedizione
dei locali: forse perché i frequentatori del
Centro per l’impiego saranno destinati ad
essere sempre più “figli di un altro dio”?
Una povertà sempre più diffusa
Ai temi della povertà, della casa e del lavoro
si richiama don Danilo Vezzoli, affermando,
nel suo intervento al congresso comprensoriale della Cgil, che «oggi i poveri che
bussano alle porte della Caritas non sono
solo gli stranieri, ma anche gli italiani».
«Se una società libera non può
aiutare i molti che sono poveri
non può salvare i pochi che sono
ricchi». (J. F. Kennedy)
gennaio 2006 - graffiti
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LA MUSICA CHE GIRA INTORNO...
(a cura di Fabio Poli)
Punto G: “esplode il mondo pop”
E così i quattro ragazzacci ce la stanno quasi facendo. Da tempo sulla scena a livello
nazionale, i “Punto G”, grazie alla tenacia e alle ottime capacità artistiche, stan facendo
tremare i palchi di tutto Italia, portando alte la malizia del proprio nome e le proprie origini
valligiane. Tutto confermato dal loro ultimo lavoro: “Esplode il mondo pop”, che ha saputo
dare uno scossone adrenalinico alla scena emergente del rock italiano.
Il disco contiene tracce da “bere alla goccia”, che non lasciano un attimo di tregua. Le
note sembrano spesso confuse quanto più ricercate e, creando un’atmosfera di ruvido
disordine, ti permettono di seguirle traendone melodie originali e complesse.
Si denota, nelle canzoni, una certa influenza anglosassone, rivestita qua e là
Il 27 gennaio 2006, dalle ore 18.00 alle ore 24.00, si svolgerà al Centro Intervallivo di
da ottimi inserti hammond e da una voce
Edolo una festa antirazzista, organizzata dal Circolo della Sinistra Giovanile di Valle
aspra ed espressiva.
Camonica. La serata sarà incentrata sull’esibizione di alcuni gruppi musicali giovanili
I testi, apparentemente semplici, sono
dell’Alta Valle, durante la quale sarà possibile consumare strinù, patatine fritte, dolci
forse la parte meno importante nella strutlocali ed esteri, bibite.
tura del disco, ma contengono un’essenPer tutta la durata della festa verranno proiettate parole e immagini che parleranno delle
zialità tale da poterli sposare con la musipopolazioni del Sud del mondo, mentre in due momenti distinti verranno trasmesse due
ca, potendo così godere di entrambi.
interviste doppie (sulla falsariga di quelle del programma satirico “Le Iene”) che veProdotto altamente infiammabile da usare
dranno protagonisti uomini e donne immigrati e residenti nel nostro territorio.
con cautela, ma vivamente consigliato.
A metà della serata, inoltre, saranno mostrati alcuni brevissimi spezzoni del film “La
I “Punto G” sono: Gianluca Romele (voce e
vita è bella” di Roberto Benigni, in ricordo del Giorno della Memoria che cade proprio
chitarra), Sergio Maggioni (chitarra), Paolo
il 27 gennaio e che, da 61 anni a questa parte, ci ammonisce affinché ogni forma di
Gheza e Domenico Ducoli (Parte ritmica).
razzismo e di discriminazione vengano cancellati.
Saranno ore di festa e di incontro tra i giovani e non solo, di divertimento e di allegria; ma sarà anche un momento per riflettere, per capire, per cercare di cominciare a
guardare l’altro non nelle sue diversità ma in ciò che ci accomuna tutti, cioè il nostro
«Il paragone col centrodestra è evidente
essere uomini e donne con uguali diritti e pari dignità.
anche se insostenibile: da quella parte
Saranno anche allestiti dei banchetti informativi per chi fosse interessato ad approsono stati tutti stretti intorno a Dell’Utri,
fondire tematiche quali l’immigrazione e l’integrazione, nella convinzione che sia nea Previti, per non parlare della solidarietà
cessario sensibilizzare e aprire le nostre menti ad un mondo sempre più globalizzato,
a Berlusconi. Sono convinto che le opiche non deve essere rifuggito o demonizzato ma analizzato e compreso.
nioni vanno distinte dai fatti, e che quinUna serata, insomma, allo stesso tempo ludica e riflessiva, all’insegna del buon umodi anche in questo caso la magistratura
re e del confronto, nella consapevolezza che non potrà certamente essere una festa a
debba essere lasciata lavorare in pace.
risolvere problemi intricati e complessi quali il razzismo e l’intolleranza, ma che anche
Se i manager di Bankopoli hanno sbain questo modo si compiono i primi e doverosi passi per sciogliere i nodi e le difficolgliato, devono pagare, ma questo non
tà legati alla convivenza di persone di provenienza e culture differenti.
autorizza il linciaggio preventivo del seMaurizio Gino Morandini
gretario dei Ds, Fassino.
festa antirazzista a Edolo
diritto & rovescio
Poi se c’è uno che non può fare la morale, è proprio Silvio Berlusconi che fa
sorridere anche gli ingenui quando sostiene di non aver mai mescolato affari
e politica. Si è detto anzi che la politica
si è fatta tanto divorare dagli interessi
economici da diventare un tutt’uno.
Ma sono gli uomini che l’hanno fatta
diventare così debole. È possibile che
in Italia per far emergere un problema
occorra sempre uno scandalo, stavolta
quello delle banche?
Più di 25 anni fa Enrico Berlinguer diceva: “I partiti sono soprattutto macchine
di potere e di clientela, gestiscono interessi lontani dai bisogni umani e non
perseguono il bene comune”. Aveva ragione. Quella lezione che oggi viene ricordata come la “questione morale”
non è servita a nulla».
da “Strettamente personale”, di Enzo Biagi,
Corriere della Sera dell’8 gennaio 2006
il buon esempio, innanzitutto
Apprendiamo dalla stampa locale che Luigi Bianchi – capogruppo di minoranza dei
Ds presso la Comunità Montana della Valsabbia – ha recentemente presentato quattro emendamenti al bilancio per un totale di 100mila euro (50mila in favore dello sport
giovanile, 25mila per attrezzare aree di sosta turistiche, 15mila per la rilevazione della
qualità dell’aria e 10mila per depliant promozionali) da recuperare dalla riduzione proporzionale delle indennità di carica percepite da Presidente e Consiglio direttivo, recentemente raddoppiate dal centrodestra al governo dell’ente comprensoriale.
Si tratta, per citare solo le cifre più importanti, di 4.500 euro mensili per il Presidente
(più cellulare e computer portatile gratis, oltre ad altri mille euro di rimborsi vari) e
1.200 euro per gli Assessori (in totale circa 200mila euro in più all’anno che gravano
sul bilancio, già ampiamente tagliato dalla Finanziaria).
Ermanno Pasini – leader della Comunità Montana, laconico e senza farne su tante –
ha spento il compagno Bianchi: «Le nostre indennità di carica sono comunque inferiori a quelle percepite da altre Comunità Montane, quali Valtrompia e Vallecamonica,
notoriamente amministrate dal centrosinistra». (Mario Salvetti)
PS: I metalmeccanici sono in trattative da mesi con Federmeccanica per 130 euro lorde
in più in busta paga. Il pubblico impiego aspetta circa 100 euro. I lavoratori della scuola
hanno firmato con il Tesoro, ma manca ancora la copertura finanziaria. Buon anno!
graffiti - gennaio 2006
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Gianico: fatti di malapolitica in “casa nostra”
a cura del gruppo civico “Il larice”
Ripartiamo da dove ci siamo lasciati l’ultima volta. Lo dobbiamo dire ancora. Gli attuali governanti continuano come sempre:
grandi slogan pubblicitari e poi approvano
una Finanziaria, in cui costringono le istituzioni locali a tagliare i servizi ai cittadini.
Così la gente vede aumentare i costi per la
sanità, la scuola, l’assistenza agli anziani e
agli handicappati, ecc., ecc. Per i prezzi poi,
basta fare la spesa…
Insomma, le famiglie normali non ce la fanno più ad arrivare alla fine del mese, mentre Berlusconi continua a ridere e a dirci
che siamo tutti ricchi, i leghisti a gridare
che loro (a parole) sono proprio dalla parte
della gente. Ma ci hanno proprio preso per
incapaci di intendere e di volere?
Noi non vogliamo appartenere a questa categoria e naturalmente pensiamo di essere
in tanti e in crescita. Allora ci danno fastidio
anche le cose che succedono in casa nostra, perché vorremmo i politici della Valle
più avveduti e responsabili di quanto talvolta invece dimostrano. Sì, perché in questo clima di grande difficoltà a tirare avanti,
anche le istituzioni locali ci mettono del
loro. Così la vicenda dei Consorzi Forestali
sembra proprio un bell’esempio di correttezza ed efficienza “padana”.
Il Consorzio Forestale, di cui il nostro Comune fa parte, quello della Bassa Valle Camonica, in un anno ha registrato un debito
di 450 mila euro, a cui vanno aggiunti 100
mila euro di perdite degli anni precedenti.
Per cui ora i cittadini di Darfo, Artogne,
Gianico, Esine, Piancamuno, Berzo Inferio-
re, Bienno, Cividate e Prestine dovranno
pagare, perché i loro Comuni sono chiamati a farsi carico degli impegni finanziari
inattesi, per evitare il fallimento. Per Gianico, la quota da versare è di 43 mila euro.
Si tratta di una notizia esplosa improvvisa
in primavera e le cui responsabilità pare
non siano di nessuno. Consulenze faraoniche, megaprogetti, a cui non corrispondono adeguate realizzazioni, rimborso spese agli amministratori, una presenza di addetti superiore alle possibilità di bilancio,
taglio dei contributi regionali (anche loro
tifano per la devolution?) sembrano alcune delle cause più rilevanti.
Così il dibattito infuria. Alcune forze politiche e sindacali prendono posizioni pubbliche. C’è chi propone per il futuro un
Consorzio unico per tutta la Valle, chi ne
vorrebbe uscire, chi si chiede che fine faranno le decine di dipendenti.
Alcune proposte ci sembrano ragionevoli,
anche se vorremmo capire di più sull’utilità
di questi Enti, sui compiti che sono loro affidati, sui benefici che derivano ai territori
interessati dall’azione di questi Enti. Forse
siamo un po’ ciechi e/o distratti, ma ci pare
che finora questa visibilità del loro intervento proprio non ci sia stata. Ma ancora
prima, chiediamo che si discuta anche di
responsabilità (o di incapacità di gestione). Chi ha operato per accumulare questo
debito? Chi non è stato capace di controllare una spesa tanto faraonica? Qualcuno
ne ha beneficiato, a livello economico o di
immagine politica, magari facendosi bello
DAL NOSTRO INVIATO A... (di Margherita Moles)
notte di Natale a Braone
Vi racconto brevemente dell’iniziativa a Braone nella notte di
Natale. Dopo l’incontro avvenuto nell’inverno scorso presso la
scuola elementare di Braone, ci ha cercato Livia Facchini che con
la Commissione Biblioteca ha ideato di ritornare sul discorso Perù, progetti del Caith,
progetto scuola Maria Angola, proprio in questa occasione. Hanno predisposto fuori
dalla chiesa, intercettando le persone che andavano e uscivano dalla Messa , una bancarella con loro piccole produzioni, hanno messo in vendita manufatti artigianali di Tapioca, provenienti dal Perù, hanno esposto cartelloni con fotografie e frasi di richiamo,
hanno distribuito dei volantini per presentare il progetto della scuola e.... nonostante il
freddo gelido, nonostante il paese sia piccolo, nonostante tutti avessero già comperato
i regalini di Natale, sono riusciti a raccogliere euro 260.
L’iniziativa è stata molto importante, ha segnato una presenza, ha sparso nuovi semi.
I soldi raccolti sono una risorsa preziosa che va ad integrare la cifra che raccogliamo
con le quote fisse versate dai sostenitori fedeli. Affideremo a Cinzia, che ora è qui,
questo denaro affinché lo porti a destinazione.
Tra l’altro mi sembra una buona idea, che potrebbe essere ripetuta in altri Paesi in
occasioni di festività o ricorrenze. A tutti un abbraccio, e a risentirci nel 2006.
con assunzioni che il Consorzio non era
poi in grado di pagare? In questi casi pensare male pare esagerato, ma poi succede
che si coglie nel segno.
Insomma pensiamo che non si possano
far pagare ai cittadini l’incapacità, la demagogia, l’arroganza di alcuni politicanti.
Siamo di fronte all’ennesimo bell’esempio
di devolution. E qui Roma ladrona proprio non c’entra. Semmai dovremmo parlare di Valcamonica ladrona (o incapace).
O per lo meno di una nutrita schiera dei
suoi rappresentanti.
La nostra posizione allora è coerente:
come consiglieri del gruppo “Il Larice” voteremo no al ripianamento del debito. Inoltre chiediamo che si sappia: chi sono i responsabili di questo scandalo, chi doveva
vigilare, ma guardava da un’altra parte, chi
ha guadagnato e speculato sulle spalle dei
cittadini, quali garanzie si avranno che in
futuro la cosa non debba ripetersi.
Fare politica è una cosa seria e deve essere
anche onesta. Soprattutto, anche in Padania, non è consentito sbagliare in modo
così vistoso, senza assumersi responsabilità sociali. Siccome ci pregiamo del fatto che
non esiste l’omertà da noi, raccontiamo ai
cittadini di Gianico questi fatti, che rischiano di rimanere coperti dal silenzio, speriamo
vergognoso, di chi è abituato comunque a
fare quadrare tutto, anche il cerchio.
Con disappunto ci stiamo rendendo conto che probabilmente saremo il solo gruppo consiliare nei Comuni della Bassa Valle a prendere questa posizione. Ragioni di
opportunità politica hanno indotto altre
minoranze, a noi affini, a votare con le
maggioranze per un risanamento del bilancio, senza opporre ostacoli. Siamo disorientati da questi comportamenti, perché, anche se il momento che stiamo vivendo comporta l’impegno di costruire
alleanze strategiche per battere la destra e
la lega al potere, tuttavia crediamo che ci
possa e debba essere posto per un dissenso ragionato, per una critica alla politica degenerata, che sperpera ed usa il
denaro pubblico senza avvedutezza e
scrupoli. Per di più in una stagione in cui
tutto si restringe e il problema fondamentale sembra essere la mancanza di risorse.
Boh! In questo caso e con queste ragioni
possiamo accettare di essere soli.
“Non affermo niente; ma mi contento
di credere che ci sono più cose possibili
di quanto si pensi”. (Voltaire)
gennaio 2006 - graffiti
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Malonno: milioni come... noccioline
di Mario Bertoli
L’amministrazione comunale di Malonno
sta cercando di recuperare un finanziamento di 1.600 milioni di euro, al fine di
riproporre il Piano di Insediamento Produttivo (Pip) nella piana di Malonno.
Durante la campagna elettorale delle ultime amministrative, nell’opuscolo n° 3 il
Sindaco Augusto Simoncini scriveva testuali parole: «Abbiamo ottenuto un finanziamento di 1.600 milioni per sviluppare la zona artigianale… ora si deve velocemente sottoscrivere l’accordo con i privati, entro luglio [2004] e poi far partire i
lavori che una volta finiti attireranno investimenti per decine di miliardi di vecchie lire», aggiungendo che «la promessa
di far ripartire lo sviluppo della zona artigianale è stata mantenuta» e, quindi, che
«questa sarà la più grande operazione di
sviluppo economico, assistito dal comune, che si sia mai verificata nel nostro territorio». E si dava quindi come acquisito
il finanziamento... Ma allora, che fine hanno fatto i 1.600 milioni? Grazie ad una forza politica che aveva sostenuto il Simoncini nelle elezioni, ricevendone in cambio
un assessore esterno attualmente in carica, pare siano stati dirottati verso un altro
comune della media valle.
Vediamo ora alcuni ai dati, resi pubblici
dai consiglieri di opposizione. L’intervento complessivo comprende 83.900 m² che
il comune acquisterà dai privati per una
spesa complessiva di 3.010.128 euro. Dopodiché l’amministrazione procederà alle
opere di urbanizzazione (strade, parcheggi, fogne, luci ecc…) per un costo complessivo di 2.534.700 euro. Calcolando altre voci (Iva, spese tecniche ecc…) il totale complessivo dei costi a carico dell’amministrazione arriva così a 6.282.000.
Esistono però ancora molti dubbi riguardo all’importo del finanziamento ottenibile dalla Regione, visto che non si è in grado di valutare quali spese siano ammissibili ad un finanziamento e quali no. Secondo una valutazione del Gruppo Impresa Finance interpellato dall’amministra-
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zione, la spesa potrebbe essere coperta
da un finanziamento a fondo perduto della Regione Lombardia per 1.798.377 euro
e da un mutuo ventennale a tasso zero di
altri 1.798.377 euro. Questa è stata la richiesta avanzata dall’amministrazione alla
Regione. Quindi il finanziamento a costo
zero per il nostro comune dovrebbe essere di 1.798.377 euro.
Essendo però il costo complessivo dell’opera di 6.282.000 euro mancano
4.483.623 euro, che l’amministrazione intende coprire con la vendita dei lotti realizzati alle imprese artigiane. Attenzione però,
per non gravare sulle già povere casse comunali, tutto questo dovrebbe avvenire in
contemporanea: si acquisiscono le aree (3
milioni di euro), si fanno le opere di urbanizzazione (3 milioni di euro), si incassa il
finanziamento a fondo perduto (1,8 milioni
di euro) e con l’incasso dalla vendita dei
lotti si pagano i proprietari dei terreni, si
pagano le opere di urbanizzazione e la rata
del mutuo ventennale.
Al di là del fatto che potrebbe non essere
condivisibile la necessità di degradare
tutta l’area della “piana” – che svolge ancora un ruolo fondamentale nell’attività
agricola malonnese – per creare capannoni destinati ad ipotetiche imprese artigianali (fatta eccezione del caso in cui si
possa veramente creare nuova occupazione per i disoccupati e non capannoni
“deposito”), sono piuttosto interessanti
anche alcune informazioni e interrogazioni sull’argomento fornite dai consiglieri di
minoranza tramite volantino pubblico [di
cui si riportano alcuni brani nella pagina
accanto] sulla situazione attuale, per farci
un opinione in proposito.
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graffiti - gennaio 2006
ma quanto costerebbe insediarsi a Malonno?
Ecco uno stralcio del volantino diffuso dalla minoranza consigliare di Malonno: «... i lotti sono 6
per un totale complessivo di 62.059 m². Tenendo presente che, a parte la quota del finanziamento a fondo perduto di 1.798.377 euro, tutte le altre spese debbono essere recuperate dalla vendita dei lotti, il calcolo del costo al m² è relativamente semplice: spesa da recuperare 4.483.623
euro (circa 8 miliardi di lire) diviso il numero totale dei m² dei lotti (62.059) ne deriva che il costo
al m² dovrebbe essere di circa 72 euro.
Ora a voi sembra che con la situazione economica attuale della Valle Camonica ci possano essere
tanti artigiani disposti a spendere migliaia di euro per insediarsi sul nostro territorio, quando salendo lungo la valle si possono vedere molti capannoni in affitto o in vendita? Ma se gli ipotetici
acquirenti non ci fossero cosa potrebbe accadere? Due cose: 1) i proprietari dei terreni debbono
aspettare fino a fine 2006 che i lotti si vendano per poter incassare completamente. 2) se poi al 31
dicembre 2006 non ci fossero ancora acquirenti e si fossero comunque realizzate le opere di urbanizzazione, al comune di Malonno (a tutti i cittadini) rimane in carico un bel debito visto che si
dovrà comunque procedere al saldo dell’acquisto dei terreni, oltre ai costi per le opere. [...].
Un ultima considerazione: la redazione del progetto prevede una spesa di 82.008 euro di parcella
del professionista. Se non ci fosse l’approvazione del finanziamento e quindi non si facesse nulla il
compenso al progettista è di 49.204, 80 euro per la redazione del progetto, più 6.120 euro per la
progettazione definitiva delle opere di urbanizzazione. Attenzione queste cifre (a cui vanno aggiunti 7.236 euro di incentivo per altri soggetti) per un totale di 62.560,80 euro sono già state liquidate... non ci sono i soldi per le opere primarie e poi si spendono 62.000 euro per un ipotesi che non
si sa quali benefici certi possa portare al nostro Comune! [...]».
LA CLASSIFICA DEL MESE (a cura di Gastone)
montagna, che passione!
Voto 1 alle società Alpiaz e Montecampione Impianti. Non bastano le sorelle Fanchini a risolvere i problemi della località sciistica. Ad ogni inizio stagione, puntuali come un orologio svizzero,
fioccano dimissioni e polemiche infuocate. A quando finalmente la pace?
Voto 2 a Francesco Abondio e a Corrado Ghirardelli. Il sindaco e l’ex vicesindaco di Darfo – ai
ferri corti da tempo – litigano persino sulla qualità della mensa scolastica comunale. È squallido coinvolgere gli utenti in strumentalizzazioni politiche: dei regolamenti di conti interni alla
destra ai cittadini non gliene importa niente.
Voto 3 a Vallecamonica Servizi. La società – per bocca di Diego Invernici – ha presentato alla
stampa “Vallecamonica solidale”, una fondazione ideata per fare beneficenza, che conta già un
fondo di 50mila euro. Della carità del centrodestra i camuni non se ne fanno nulla: se i bilanci
sono in fiorente attivo si abbassino agli utenti le tariffe di rifiuti e metano.
Voto 4 al brenese Nilo Pedersoli. Il consigliere provinciale della Lega affida ai giornali i suoi
successi, dopo la contrattazione con l’assessore ai lavori pubblici Mauro Parolini. Grazie
alla sua tenacia si avrà l’apertura prolungata dei passi montani anche quando la stagione
fredda è entrata nel vivo, per la gioia degli amici cacciatori. Che bravo e che lungimiranza
politica. Nilo forever.
Voto 5 alle immobiliari che speculano su Pontedilegno e i comuni limitrofi. Dopo l’ampliamento del demanio sciabile, sono schizzati ancora di più alle stelle i prezzi delle abitazioni. È un
gatto che si morde la coda: più sci, più seconde case, più cementificazione del territorio. Alla
faccia del turismo sostenibile.
Voto 6 all’assessorato al lavoro della Provincia di Brescia. Ha aperto a Darfo un centro per
l’impiego, denominato “Job Cafè”. Per chi vorrebbe il dialetto ovunque è un bel passo avanti
utilizzare l’inglese. Peccato però che i turisti di passaggio ci entrino chiedendo il caffè o una
cioccolata calda…
Voto 7 ad Antonio Fazio, per aver rassegnato finalmente le dimissioni dalla Banca d’Italia. In
quei giorni convulsi il quotidiano Repubblica ci ha informato con dovizia di particolari sulla
frenesia e le preoccupazioni del camuno monsignor Re, in perenne pendolarismo tra la casa del
pio Fazio (suo amico intimo) e gli uffici degli uomini forti del governo. Ora il pellegrinaggio è
finito. Andate in pace. Amen.
Voto 8 all’Asl di Vallecamonica. La nuova risonanza magnetica, inaugurata in pompa magna all’ospedale di Esine, si spera riesca a bloccare la fuga dei camuni presso altre aziende ospedaliere.
Voto 9 al Comitato ambientalista di Piancamuno. Il no del Tar al ricorso presentato contro la
Carbofer non ha bloccato le iniziative: forse in programma un nuovo ricorso al Consiglio di
Stato e più approfondite indagini sulla salute.
Voto 10 alla Sovrintendenza archeologica della Lombardia. Non solo conservazione dei reperti,
ma finalmente anche marketing turistico. Il busto romano trovato a Cividate nella primavera
del 2004 verrà messo ben in vista alle Olimpiadi invernali di Torino.
11
recensioni
di Tullio Clementi
Titolo: La bòta del Barbalùf e altre storie
Autore: Gianfranco Comella
Editore: Tipografia Quetti, Artogne
Prendere delle storie orali, tramandate in
dialetto per decine di generazioni, e riproporle in un italiano forbito ma non
vanitoso, ove il dialetto non irrompe con
intento corrosivo ma si affaccia qua e là,
quasi timidamente, ad esprimere fugaci
espressioni che altrimenti non potrebbero rendere con sufficiente autenticità il
senso della narrazione, è già un’opera
lodevole. Un’opera che, probabilmente,
può riuscire bene a molti altri appassionati di storia locale, ed è riuscita in modo
eccellente a Gianfranco Comella, già apprezzato autore di altri ritratti, come
Zaccaria da Valcamonica, zoccolante
reformato e Il maestrino di Gianico.
Un’opera che riesce ad esaltare il fascino della narrazione sia che tratti delle
impronte caprine lasciate dai ballerini in
una “notte brava” o del volo delle rondini messaggere di Dio; un’opera che
riesce ad essere lieve perfino descrivendo la lotta mortale fra il toro e l’orso
o l’incestuoso irrompere del “Barbalùf”
nella cameretta di Caterina.
L’autore ha saputo recuperare in modo
magistrale «narrazioni che comprendono generi assai diversi: favole, fiabe,
leggende, fatti storici, apologhi e stramberie varie», in quel tratto di bassa Valcamonica compresa fra l’antica Valeriana, «le balze della Valle dell’Inferno e le
alte cime dei Corni del Diavolo», senza
con ciò cadere in «anacronistiche esaltazioni del bel tempo che fu o nella nostalgia di mitiche stagioni del bello e
del buono che giammai sono esistite».
Tutt’al più, si potrebbe osare (e lo fa
l’autore stesso) un confronto con questa odierna società «smarrita ancorché
tronfia e ipertecnologica», in cui
«udiamo “bòte” elettroniche sotto forma di gossip salottieri, fiction, soap
opera, reality show ed altre frivolezze
propinate da un “grande fratello” che
dissimula i suoi intenti narcotizzanti
dietro apparenze seducenti, affabulatore astuto ed accattivante le cui brame, ahimè, non si placano di certo con
un basgiòt di mosto».
“... Sono convinto che il nostro Padre
Celeste ha inventato l’uomo perché era
deluso della scimmia”. (Mark Twain)
gennaio 2006 - graffiti
12
all’Amministrazione comunale di Pisogne
Lo scorso anno, dal vostro Comune sono state realizzate
interessanti iniziative culturali ed è stato terminato il restauro della torre civica.
Nella “Storia di Pisogne” di Franco Bontempi (1999) ho
letto che, nell’ambito di un’azione repressiva condotta
dall’inquisizione in Valle Camonica nel 1518, in paese si
mandarono al rogo una certa Agnese, messer Pasino ed altre
persone accusate di stregoneria.
In ricordo delle vittime di quei tragici avvenimenti, propongo di valutare la possibilità di
collocare, nello spazio che è stato delimitato davanti all’edificio medievale, una statua
realizzata a seguito di un concorso artistico. Nell’invito a presentare il progetto, agli artisti si potrebbe suggerire di ispirarsi ai dipinti camuni del Romanino nei quali vi sarebbero
tracce della “caccia alle streghe”: le sibille in Santa Maria della neve a Pisogne e il supplizio della fornace in Sant’Antonio a Breno . (Pier Luigi Fanetti)
al sindaco di Saviore dell’Adamello
L’idea degli specchi di Archimede per portare la luce (solare) in quel di Valle mi pare
comunque geniale (brillante, oserei dire), perfino a prescindere dall’esito. Se poi l’operazione intrapresa dovesse produrre anche un buon risultato per il suo paese, Lei, signor sindaco, passerebbe alla storia come autentico self made man, dopo esserci entrato surrettiziamente come... specchio assorbente dell’energia altrui (non credo di svelare
alcun mistero, infatti, ricordando come la sua investitura sia maturata dentro il “pacchetto” degli armeggi in corso al momento di assegnare una corona ben più prestigiosa
al suo predecessore). Auguri, dunque! La storia è generosa di incoraggiamenti per
quanti sanno cercare la strada su cui vivere di energia propria o, in via subordinata,
fare il miglior uso possibile di quella ricevuta altrove. (t.c.)
un atto dovuto
Nel numero di aprile 2003 Graffiti ha pubblicato col titolo “sfrattati e perdenti ... a
prescindere” una lettera a firma del sig.
Francesconi Maurizio nella quale erano
contenute affermazioni e considerazioni che
sono state ritenute diffamatorie, perché lesive della loro dignità personale e professionale, dai sigg.ri Angeloni Pierfranco e Salvetti Rita, quantunque non espressamente
nominati nella lettera.
Essi infatti hanno ritenuto di potersi riconoscere nella descrizione fatta dal sig. Francesconi Maurizio che li aveva rispettivamente indicati come locatore dell’appartamento in cui viveva la sua anziana madre
nonché amministratore comunale brenese il
primo e insegnante della locale scuola frequentata dalla nipotina la seconda.
Come direttore della testata preciso che le
lettere a Graffiti vengono pubblicate in
quanto segnalazioni di fatti e/o problemi sociali e di costume e non per offendere o diffamare chicchessia.
Nel contempo devo prendere atto dell’oggettiva identificabilità in quel di Breno dei
sigg.ri Angeloni Pierfranco e Salvetti Rita,
che non conosco personalmente, ai quali
rivolgo le più sincere scuse mie e della redazione se il contenuto della lettera del sig.
Francesconi Maurizio è risultato, come
essi sostengono, diffamatorio.
(Tullio Clementi
GRAFFITI
vicolo Oglio, 10
25040 DARFO BOARIO TERME
[email protected]
http://www.voli.bs.it/graffiti
in Redazione: Bruno Bonafini, Guido
Cenini, Valeria Damioli, Valerio Moncini.
hanno collaborato: Mario Bertoli, Alessio
Domenighini, Pier Luigi Fanetti, Gastone,
Margherita Moles, “Il Larice”, Maurizio
Gino Morandini, Fabio Poli, Mario Salvetti.
Direttore responsabile: Tullio Clementi.
Disegni e vignette di Staino, Ellekappa,
Vauro, Vannini e altri sono tratte dai
quotidiani: l’Unità, il Corriere della Sera,
il Manifesto, la Repubblica, dal periodico
Linus e dalla Rivista del Manifesto
«... rivolgendo uno specchio piatto e
sottile verso il sole, ne concentrò i raggi
sulla sua superficie, si bruciò l’aria
attorno e si fece una gran fiammata che
diresse verso le navi ancorate, distruggendole». (Zonaras, Epitome)
a proposito di “diffamazione a mezzo stampa”
L’ultimo numero di Tabloid, il periodico dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia, allega un
interessante dossier sulla “Diffamazione a mezzo stampa”, con relazioni, statistiche e commenti
sulle sentenze emesse dal Tribunale penale di Milano nel biennio 2003-2004. Un dossier che
interessa prevalentemente gli “addetti ai lavori”, piuttosto che i lettori; tuttavia, ci pare degno di
attenzione diffusa il seguente brano: «... nella maggior parte dei casi la condanna è motivata, in
via principale, per difetto del requisito di verità (90%), seguono i casi in cui sono risultate predominanti le violazioni del limite della continenza (7%) e la carenza di interesse pubblico (3%)».
VALCAMONICA ON-LINE
(di Mario Salvetti)
il museo della Guerra Bianca (http:www.museoguerrabianca.it
La grafica è troppo semplice e non invoglia di certo la navigazione, anche perché le immagini sono pressoché assenti ed i caratteri poco accattivanti.
Sembra fatto in casa, del tutto artigianalmente, ma meriterebbe di più, visto che i contenuti non mancano ed i testi sono
molto ricchi e precisi.
Forse mancano i fondi per affidare il sito alle mani di qualche
professionista, ma consigliamo a Walter Belotti di destinare
parte dei finanziamenti per la ristrutturazione del museo al suo
portale tematico, che – potendo già contare sulle traduzioni in inglese e tedesco –
sarebbe visitabile facilmente anche dall’estero.
Dalla homepage si accede ad una dettagliata ricostruzione storica delle vicende
belliche che interessarono i soldati italiani ed austriaci dal 1915 al 1918 (“Storia: la
Guerra in Adamello”), alla storia del museo sin dalla sua fondazione (“Museo: il
fondatore” e “Note storiche sul museo”) ed alle motivazioni che stanno alla base
di questa realtà espositiva (“Finalità e scopi del Museo”).
Sempre accessibili dalla prima pagina la descrizione delle attività di animazione culturale del museo, le altre iniziative storiche a Temù (l’abitato dell’età del ferro nel
quinto secolo a.C.), le mostre tematiche allestite, la nuova sede espositiva, i servizi
didattici riservati alle scuole ed i libri finora pubblicati.
Scarica

gennaio