Rivista trimestrale della società nazionale
degli operatori della prevenzione
NUMIKO 54
SETTEMBRE 2000
Redazione Via Mellerio, 2 Milano te!. 021 8692913
Autorizzazione Tribunale di Milano n.416 dei 25.7.1986
sped. in abb. post. art.2, comma 201c L.662/96 filiale Milano
Rivista trimestrale della società nazionale
degli operatori della prevenzione
SOMMARIO
NUMERO 54
SETTEMBRE 2000
Autoriz.Trib. di Milano n.416 del 2517186
Direttore responsi Giancarlo D'Adda
Direttore Laura Bodini
Vicedirettore Alberto Baldasseroni
Pregi grafico e disegni Roberto Maremmani
Redaz. Milano, via Mellerio 2 tel. 02/8692913
I
EDITORIALE
Fai la cosa giusta (2)
di Laura Bodini
sped. in abb. pose art2, comma 20k L662/96 filiale Milano
stampa:Tipografia Alfredo Colombo LECCO
CORSIVO
Scalzi alla meta
di Giallolimone
Proprietà - Editore: Snop - Società Nazionale
Operatori della Prevenzione
Via Prospero Finzi, 15 20126 Milano
3
CONTRIBUTI
In copertina
La notizia é notizia
di Santo Della Volpe
La prevenzione inutile
Noespapei' Boy (lo strillone)
di Williaun
Nicholson (1899), xilografia: particolare.
di Massimo Valsecchi
Perinde ac cadaver
Newsnop
di Giorgio Ferigo
Sicurezza formale o sostanziale
Ve lo immaginate un ragazzino che strilla
agli angoli delle strade le notizie di Snop?
di Valentina Abrami e Antonio Rizzo
Eppure molte delle cose che scriviamo
Il giovin garzone
di M. Peruzzi, P. Madera e E. Leopardi
sarebbe giusto gridarle in giro perché
sono importanti e perché altri non le pubblicano. Certo c'é un problema: farle
L'epidemiologia per la prevenzione
di Alberto Baldasseroni e Eva Buiatti
Dalla macchina da scrivere
al computer
giornalista della tv. Ce la faremo? 1 recenti servizi del T3 ci stimolano a non perdere del tutto le speranze. Nel frattempo vi
di Francesco Carnevale
MATERIALI DI LAVORO
INIZIATIVE SNOP
Dopo il convegno di Rimini
diventare notizia, come ci ricorda un noto
25
26
regaliamo degli strilloni impressionisti.
Riusciranno a vendere o grideranno al
vento?
a cura di Luigi Salizzato
Sportello informazioni Snop
presso l'Istituto Ambiente Europa
Tutela della salute della donna
a cura di Marco Crema
via RFinzi, 15 - 20126 Milano
Tel 02127002662 Fax 02127002564
STATUTO SNOP
32
LE NOTIZIE
34
Alessandro Martignani,
un uomo eccezionale
La formazione utile
a cura di Barbara Lelli e Silvia Surrentino
Progetto prevenzione infortuni
da incidenti stradali
a cura di Flavio Coato e altri
WWW
Infortuni sul lavoro
a cura di S. Levi, M Dalmasso,
L. Fubini e O. Pasqualini
Internet
Snop su Internet é ospite di Ambiente e
Lavoro: www.amblav.it
Si possono mandare articoli a Snop via
e.mail: ma.guC^iol.it
--ae- i
Abbonamenti
Lire 20.000 per quattro numeri
Lire 30.000 per otto numeri
Tramite versamento postale c/c n. 36886208
SOCIETÀ NAZIONALE OPERATORI DELLA
PREVENZIONE Via P.Finzi, 15 20126 MILANO
Indicando la causale del versamento e
l'indirizzo a cui spedire la rivista.
Prezzo di un numero Lire 5.000
Dallo statuto SNOP
Arti E costituita f'Assaoozione denominata "Società Nazionale
Operatori dello Prevenzione ", in sigla SNOP, con finalità
scientifiche e culturali. L'Associazione, in quanto ente non
commerciatesi propone di:
• sostenere ['impegno politico e culturale per lo sviluppo
di un sistema integrato di prevenzione, finalizzato allo rimozione dei rischi e alla promozione dello salute negli ambienti di rito e di lavoro, cori particolare attenzione olia rete dei
Servizi e Presidi pubblici;
• promuovere conoscenze ed attività che sviluppino la
prevenzione e la promozione dello salute dei lavoratori e
della popolazione in relazione ai rischi derivanti dallo stato
dell'ambiente e dalle condizioni di vita e di lavoro;
• favorire lo scambio di esperienze ed informazioni fra gli
operatori ed il confronto sulla metodologia ed i contenuti
dell'attività, per raggiungere l'omogeneità delle modalità di
intervento perseguendo il miglioramento continuo di qualità
e l'appropriatezza delle attività di prevenzione a livello
nazionale;
• promuovere il confronto e l'integrazione tra sistema di
prevenzione pubblica e sistema di prevenzione delle imprese;
• promuovere un ampio confronto con le istituzioni, le
Forze Sociali e le altre Associazioni Scientifiche su questi
temi;
• diffondere l'informazione e la cultura della prevenzione.
L'Associazione non ha fini di lucro.
PERI SOCI SNOP
Quote sociali
socio ordinario 60.000 (sessantamila)
socio sostenitore 100.000 (centomila)
SU QUESTO NUMERO
La rivista va diffusa a tutti gli operatori
di Dipartimenti e ARPE con più lena e
convinzione.
Le prime vittorie su prevenzione utile e
inutile.
Finalmente sui TG nazionali.
Carta 2000 va avanti.
Infortuni: un viaggio tra i siti dove le
informazioni non mancano.
Epidemiologia per la prevenzione: idee e
esperienze.
SUL PROSSIMO
NUMERO
Innanzitutto vi annunciamo che le
magrissime finanze SNOP, a causa della
avarizia dei soci e dei radi ex-generosi
contributori, renderà forse problematica
l'uscita del numero natalizio.
A buon intenditor.... ovvero se vorrete
ricevere ancora questo glorioso foglio,
sapete cosa fare.
Continuerà il dibattito sulla epidemiologia basata sulle evidenze, si cercherà di
fare un punto sulle esperienze di controllo nei cantieri, anche dopo le nuove
direttive.
Saremo più precisi sul fronte internazionale, mai trascurato.
FAI LA COSA
GIUSTA (2)
di Laura Bodini
L'affezionato lettore si lamenterà che
questo titolo (che é il titolo di un famoso
film) è già stato usato in epoca recente
per un altro editoriale SNOP.
Carenza estiva di idee o attualità del problema? Entrambe le cose, ma anche una
buona occasione per riflettere sul fatto
che i problemi spesso si ripresentano,
soprattutto quando non risolti.
Venerdì 14 luglio: SNOP 54 è in spaventoso ritardo, io sono tornata dalla prima
riunione della ASL sul Dipartimento di
Prevenzione, al TG 2 Dossier della sera
vi è una bella trasmissione sul tema del
lavoro minorile al Sud: pesca, artigianato, piccolo commercio, agricoltura.
Dalle interviste ai ragazzi lavoratori
emerge una realtà di salari da fame, scolarità bassissima, troppe ore di lavoro,
infortuni, mancata prevenzione, formazione e informazione.
Sempre in questo luglio, ai TG 3 delle 19
e delle 23, vi sono state le 6 belle punta-
te d'inchiesta condotte da Santo Della
Volpe che insieme a alcuni volti SNOP
assai noti (Calabresi, Carcassi, Coato,
Dotti, Piz, etc) ha percorso cantieri edili,
navi, artigiani del legno, metalmeccanici, strade a rischio.
Ha citato sempre, e finalmente, le ASL,
sono stati intervistati non solamente Billia, Fadda o Smuraglia ma anche noi,
non umili ma sicuramente invecchiati e
tenaci operatori della prevenzione.
Da tempo ogni TG (soprattutto RAI e
locale) parla di infortuni sul lavoro prendendo spunto da quello mortale "di giornata".
Certamente, dopo la descrizione dell'evento drammatico, quasi tutti i giornalisti sparano solamente sui mancati controlli (ASL, Ispettorato del Lavoro,
INAIL, INPS...), nessuno si avventura
sulle impervie conclusioni da trarre dalla
domanda: con centinaia di migliaia di
"nuovi" soggetti in campo sulla prevenzione dopo i decreti 626 o la 494 (e
modifiche): datori di lavoro, responsabili della sicurezza, RLS, consulenti, coordinatori, medici competenti e via via
elencando.
Perché siamo ancora a questo punto?
Cosa sta cambiando nel mondo del lavoro?
Cosa sta continuando a non cambiare
nella testa di imprenditori e lavoratori?
Cosa si sta facendo per non accrescere
solamente il numero delle leggi (il
"regolismo italico") e di conseguenza i
conti in banca dei consulenti, ma soprattutto la cultura, l'informazione, la formazione, i comportamenti, la ribellione
ai rischi, la diffusione di esperienze e
soluzioni utili, etc.
Nel frattempo dall'ultima rivista SNOP
è cambiato il Governo e con il Presidente del Consiglio sono anche cambiati
Ministri che avevano dato un segnale
positivo alla prevenzione (Rosy Bindi) e
alla formazione sul tema (Luigi Berlinguer).
Occorrerà quindi arpionare quanto affermato dal Ministro Veronesi sulle morti
evitabili (infortuni stradali, da lavoro e
domestici), occorrerà capire che sta parlando anche di "salute" e non solamente
di malattia e che occorrerà sostenere la
lotta al fumo attivo e passivo anche nei
servizi di prevenzione, ma forse convincere il Ministro che esiste anche una prevenzione non solo individuale.
SNOP si è messa definitivamente sulla
strada della lotta alle attività di prevenzione inutile in tutti i campi (medici e
tecnici del lavoro: sveglia?) e Rimini è
stato un grande appuntamento anche per
le notizie di vittoria sul fronte certificatorio (ribadito anche recentemente da
Bassanini).
A Rimini un gruppo di veterinari capitanati dal combattivo Valpreda (responsabile regionale del Piemonte) ha deciso di
attivarsi rapidamente in quello spietato
esame di quanto si fa di inutile anche in
campi, stalle, negozi e ambulatori.
Per quanto riguarda la sanità pubblica
troverete su questo numero SNOP il contributo "Perinde ac Cadaver" del perfido
dottor Ferigo, introdotto da una nota del
maestro Valsecchi.
I navigatori del sito SNOP e i fruitori del
dibattito tra e-mail oltre che i partecipanti a Rimini l'avranno già letto, ma sono,
per ora, ancora una minoranza rispetto ai
nostri affezionati lettori cartacei.
Ma a Rimini non si è usata solamente la
matita rossa e blu per cancellare anacronismi, pratiche inutili, costose e vessatorie; soprattutto si è impostato un lavoro
di lunga durata sulla prevenzione utile, a
2
partire da quella basata sulle evidenze.
Già perché c'è molto da fare di utile che
non si fa, o meglio lo si fa qua e là, in
qualche ASL, in qualche Dipartimento,
in qualche ARPA, ma te differenze
regionali e territoriali sono ancora spaventose.
Vorremmo che le idee e le esperienze
giuste diventassero epidemiche.
Vorremmo che i nuovi "governatori"
delle Regioni e i direttori generali di
ASL o delle sezioni delle Agenzie
ambientali venissero finalmente premiati (o puniti) in quanto promotori veri (di
servizi e cultura) di prevenzione.
L' esperienza dei manipoli di epidemiologia della Campania, raccontati da
Paolo d'Argenio (e che sempre in questo
numero troverete brevemente "recensita" dalla sottoscritta) fa appunto parte di
quelle epidemie che tutti vorremmo nei
nostri territori: così come i piani mirati
della ASL di Vicenza sui camparti... e le
tante belle, ma sempre isolate, iniziative
di prevenzione utile e innovativa (nel
merito e nel metodo) di alcuni.
A Rimini SNOP è riuscita anche a trovare spazio di dibattito e tempo per le
modifiche dello Statuto, rendendolo
ancora di più un manifesto di un percorso rinnovato e innovatore di questa
coraggiosa e tenace associazione, capace
di duraturi e proficui rapporti con forze
sociali, associazioni, operatori, istituzioni, parlamentari, ricercatori e soprattutto
con la realtà.
SCALZI ALLA META
Fate la cosa giusta, dice Lalla, e a me
verrebbe di ritornarmene subito in
vacanza, che . forse é l'unica cosa da
fare, giusta o sbagliata che sia.
Nel posto dove lavoro siamo sempre
meno e ci chiedono numeri sempre più
alti. Pazienza.
Recentemente dalla Asl hanno mandato
dei rincalzi, che etimologicamente
sarebbero delle scarpe nuove. A parte
che quella capitata nella nostra UO era
anche abbastanza vecchia, lo sanno tutti
che con le scarpe nuove non si riesce a
fare molta strada, perché . fanno subito
male. Bisogna adattarle al piede a poco
a poco, usarle per poco tempo e subito
ingrassarle per ammorbidirle. Dicono
che i lord inglesi le facessero indossare
per i primi tempi ai loro maggiordomi.
Nella mia Asl i dirigenti non sono inglesi e nemmeno lord (ve lo assicuro), ma
hanno deciso che il metodo era ottimo.
Però non devono aver capito bene il
meccanismo. Infatti le scarpe nuove ci
sono state affidate per un solo anno,
forse rinnovabile a due, e abbiamo
dovuto indossarle subito, e dunque di
fatto hanno deciso di farci fare il ruolo
dei maggiordomi. Dopo un anno le scarpe belle ammorbidite andranno a lavorare presso qualche impresa privata, che
di fatto interpreta la parte del lord.
Dimenticavo: i lord inglesi non pretendono che i maggiordomi, con le scarpe
nuove, percorrano molti chilometri, anzi
miglia. I nostri dirigenti invece, con i
rincalzi nuovi nuovi, ci chiedono di fare
numeri alti.
E allora a tutti noi ci girano le balle (con
la "b" perché siamo in padania) moltissimo, e scusate il linguaggio, ma non
siamo inglesi nemmeno noi.
Infatti uno pensa che fa un lavoro difficile e qualificato e lo pagano poco ma
almeno lo gratificano e invece, proprio
perché lo pagano poco, gli vengono a
dire che il suo lavoro lo può fare anche
un rincalzo appena arrivato.
Ecco, io avrei finito, e mi scuso di aver
usato lo spazio che pagate voi per uno
sfogo tutto personale, ma ho pensato che
tanto lo spazio che Snop ha messo a
disposizione dei tecnici, per dire, non lo
riempie nessuno, e tanto vale che una
volta lo usi io per vedere se così mi passa
un pochettino l'incazzatura. Bye bye.
Giallolimone
ALCUNE NOTE DOPO 1 SERVIZI CHE IL T3
HA MANDATO IN ONDA SUL FENOMENO
INFORTUNISTICO NEL MONDO DEL LAVORO
Un po' di anni dopo esser stato tra gli
ottimi partecipanti alla Tavola rotonda
nel Convegno di Pisa su "Informazione
e Prevenzione ", Santo Della Volpe,
inviato del TG3 che in questi anni ha
seguito e descritto con grande professionalità e impegno drammatici conflitti
stranieri e scottanti problemi italiani, mi
ha chiamato per chiedere collaborazione nella preparazione di alcuni servizi
che il TG3 voleva fare sul tema degli
infortuni e delle malattie da lavoro.
Un 'occasione ghiotta, ancor più perché
pensata in un momento "normale " e non
- come in genere succede - sulla scorta
di una delle solite triste occasioni di tragedie o disastri sul lavoro.
Mi è parso naturale aderire subito, con
entusiasmo, alla richiesta di Santo, convinto come sono da sempre che ogni
occasione che permetta di fare informazione diffusa sui " nostri " temi vada
colta ed anzi ricercata con la massima
disponibilità, con il massimo interesse. E
così ho fatto da tramite nel vasto e troppo spesso pigro mondo SNOP; approfittando della presenza in quei giorni di
molti di noi a Rimini, abbiamo velocemente organizzato un elenco di disponi-
bilità di persone e situazioni che ci sono
parse tali da poter meritare attenzione e
suscitare interesse nel pubblico dei
cosiddetti "non addetti ai lavori " (mai
termine fu comunque più sbagliato, in
merito a temi che dovrebbero riguardare
tutti).
In pochi giorni, il "ciclone " Della Volpe
si è impadronito con maestria di alcuni
degli spunti proposti, di problemi e soluzioni su edilizia (Coato, Verona), metalmeccanica (Piz, Vicenza), legno (DottiAlfonzo, Saluzzo), cantieristica navale
(il sottoscritto e genovesi vari), attraversando la penisola per realizzare servizi
di effetto che presentassero in pochi
minuti casi individuali, problemi di comparto, soluzioni interessanti e infine un
servizio conclusivo con interviste ad
alcuni tra cui il "nostro " immancabile e
insostituibile senatore Smuraglia. In due
settimane di luglio, qualche volta compressi o rimandati per gli incontri di
Camp David o per il Gay Pride, sono
così andati in onda 5 servizi, 2 dei quali
(metcalnreccanica e cantieristica navale)
addirittura sdoppiati - per la ricchezza
del materiale raccolto - in due puntate
(alle 19 ed alle 23). Nel complesso una
ventina di minuti dedicati a temi troppo
spesso misconosciuti ai più, con toccate
e .fughe rapidissime, forse per molti di
noi troppo rapide ma probabilmente di
formidabile rrnpaatto proprio per l ' immediatezza dell'allestimento e per l ' abilità
(preferirei dire la maestria) di presentazione del giornalista.
Per chi di noi in quei frenetici giorni
nelle varie realtà scelte (e sappiamo di
quante altre sarebbe stato bene parlare)
"
ha , fatto l ' esperienza di " confronto tra
le diverse professionalità dell'operatore
della prevenzione e dell'operatore dell ' informazione pubblica, è stato un
momento - credo - di grande interesse e,
non esito a dire, formativo: fare informazione non è facile, "penetrare " con
(poche) immagini e parole nelle case di
tutti con l ' obiettivo di lasciarvi alcuni
concetti che si ritiene giusto e possibile
trasferire è per noi quasi "misterioso " .
Si trattava, come Santo ci ha spiegato, di
mettere insieme "notizie " appetibili e
"
interessanti " per gli spettatori con i
concetti che si volevano "promuovere " :
le connessioni, spesso drammatiche o
infauste, tra lavoro e salute-sicurezza, la
possibilità di migliorarne le implicazioni negative, di fare prevenzione, l ' importanza della partecipazione dei soggetti
(lavoratori e aziende) interessati, la formazione (per una cultura della prevenzione) come elemento di svolta determinante e - perché no - il ruolo moderno
dei servizi di prevenzione e vigilanza.
Da alcuni ritorni sembra che l'operazione sia abbastanza riuscita (anche se i
risultati ovviamente non sono noti, nel
senso che la ricaduta non è immediatamente misurabile neppure in termini di
ascolto). L'occasione comunque, augurabilmente non isolata, è stata per me
una delle rare possibilità di dar corpo a
pulsioni antiche, alla consapevolezza
che finchè lavoro e salute, prevenzione,
non diventeranno temi "noti", su cui
tutti i cittadini avranno informazioni e
conoscenze-coscienze di base, i passi
avanti saranno sempre limitati, nonostante l ' impegno di una parte di soggetti, notoriamente non molto numerosa e,
per di più, spesso poco incline al mestiere (o capace) d'informare... E quindi un
incoraggiamento a cercare di percorrere
ancora queste strade.
Trovate alle pagine seguenti alcune considerazioni di Santo Della Volpe....dal
punto di osservazione del suo mestiere,
che credo .siano molto interessanti per
chi fa il nostro mestiere.
P.S.: sto acquisendo dal TG3 la cassetta con l ' insieme dei servizi, che sarà
ovviamente disponibile.
Claudio Calabresi
3
n
LA NOTIZIA E NOTIZIA
di Santo Della Volpe
"La notizia è notizia" si dice tra giornalisti quando si vuoi dire che, puoi vederla da destra o da sinistra, in un modo o
nell'altro, ma quando un fatto accade,
una notizia si impone, comunque va
pubblicata o messa in onda. Differenze
(o pluralismo che sia) vengono dopo,
quando cioè si deve interpretare capire.
contestualizzare la notizia. " Ma questa è
la stampa, bellezza..." diceva Humphrey
Bogart: come dire la notizia è libera,
vola e si diffonde al di là di ogni steccato. Bene: ma poi c'è la scelta, quella cioè
di prendere una notizia e darla in poche
righe, tra un "pastone" di politica ed il
sondaggio stupido di turno, oppure di
scavare dietro quel fatto, capire, scoprire
novità, retroscena, differenze tra regione
e regione, tra stili e modi di vivere.
Insomma capire il perché di un fatto. E
la libera scelta dunque il sale di questo
lavoro: accade così che un giorno sui
monitor dei nostri computer di redazione
compaia una notizia di poche righe che
nel titolo recita: "Infortuni sul lavoro:
aumentano quelli mortali: trasporti ed
edilizia i settori a rischio" e poi una
quindicina di righe per fare il raffronto
con l'anno precedente, specificando i
settori più colpiti, con le cifre e le analisi. La fonte è l ' INAIL, come sempre, la
sintesi è dell'agenzia di stampa, di solito
fedele, ma appunto, è una sintesi. Vista
l'agenzia, al pomeriggio di una giornata
di lavoro non ci sono che poche scelte:
prendere la notizia così com'è, fare una
rapida verifica sulle cifre, fare quattro
tabelle con i dati più eclatanti e comporre un pezzo di I minuto e 15 secondi con
immagini di repertorio e "non bucare" la
notizia. Oppure si riduce tutto in poche
righe che finiscono in una notizia come
le altre e confusa tra le altre. O si cestina
il tutto: e quando il vento soffia da una
parte piuttosto che dall'altra, quando
4
cioè la sensibilità dei capi redattori o dei
direttori "cambia", l'opzione "carta
straccia " è sempre possibile.
infine, dopo aver dato in qualche maniera la notizia, ci si può chiedere: ma perché gli anni passano, la società cambia, i
governi si susseguono, arrivano nuove
leggi, eppure la strage sul lavoro continua? Perché? Cosa c'è che non funziona? Saranno le leggi inadatte, sarà l'immigrazione, il lavoro nero ...?
Andiamo a vedere.
Così è nata nella redazione nazionale del
TG3 questa inchiesta sugli infortuni sul
lavoro: per sensibilità del direttore, del
capo redattore e di chi, come il giornalista che scrive, aveva fatto una analoga
inchiesta nel 1988 ed ha cercato di capire perché quella strage continua.
Un'inchiesta come questa pone però
alcuni interrogativi: perché la sensibilità
al tema "infortuni sul lavoro" non è
scontata. Non è cioè automatico che la
notizia eli un incidente sul lavoro diventi
"Notizia", di quelle che come tale va
sempre data. Perché se a morire su una
autostrada siciliana sono 5 lavoratori
investiti da un Tir che sbanda, l'evidenza
del fatto si impone: ma lo stillicidio quotidiano dei morti e dei feriti non sempre
acquista l'evidenza delle pagine dei
giornali; così come le malattie professionali diventano un caso nazionale quando
si muore a centinaia, cioè a Casale Monferrato per l'amianto, ma neanche il pretore Guariniello, impegnato su questo
fronte da anni, riesce a far notizia sui
tumori al naso se non c'è una sensibilità
diffusa sull'argomento. Ed allora ecco
l ' importanza di quella " rete " che lega
insieme medici del lavoro, ASL, istituti
di ricerca epidemiologici, magistrati,
sindacati e quegli uomini politici che
tendono a trasformare in miglioramenti
di leggi le situazioni critiche che si evi-
denziano volta per volta. Una rete che
vede come terminali i giornalisti ma che
alimenta in particolare quel comune
senso civile che rende la notizia di un
infortunio sul lavoro degna di essere
divulgata ed approfondita quando essa
arriva nelle redazioni: perché si sa che è
sentita dal pubblico, perché morire sul
lavoro resta un dato negativo eclatante
nella coscienza collettiva. L'informazione ha il compito determinante di far
vedere che quella rete esiste e lavora,
alimentando così quel comune senso
civile che diventa cultura e solidarietà
collettiva e che, a chiusura del circolo
virtuoso, rende quel fatto notizia. Ma
questo percorso non è un'acquisizione
definitiva per sempre: la sensibilità e
l'attenzione si modificano se non si alimentano nella società. Da qui l'interrogativo che pone un'inchiesta sugli infortuni sul lavoro: si sta verificando anche
in questo campo un cambiamento nel
senso che è diminuita quell'attenzione
(se non proprio indignazione) che fa scattare l'attenzione e la polemica?
E di conseguenza, si sta forse tornando
indietro, al periodo precedente le "croci
bianche" quando nelle grandi fabbriche
non si moriva mai perché non se ne dava
notizia; quando nei cantieri la sicurezza
era subordinata ai tempi di consegna e
quando i minorenni cadevano dalle
impalcature o morivano in miniera perché "poteva capitare"?
L'altro interrogativo sottinteso a questa
inchiesta è legato al precedente: gli
infortuni sul lavoro sono considerati
ancora argomento di parte, "di sinistra"
come è successo per anni, oppure, come
nei paesi del resto d ' Europa, l ' antinfortunistica è tema consolidato nella cultura del mondo del lavoro sia tra i lavoratori che tra gli imprenditori, puro elemento consolidato di civiltà?
11 percorso di questa inchiesta si è snodato quindi tra molti perché e tante
curiosità intellettuali, partendo proprio
da quella "rete" di operatori sanitari che
sul territorio e dalle ASL vigilano ogni
giorno sull ' applicazione delle norme di
sicurezza nel lavoro. E questa è stata la
prima importante conferma: più robusta
che in passato, anche se ancora insufficiente, questa rete c'è e funziona, il rapporto con la magistratura esiste, con i
sindacati è ancora molto forte. Ma, ecco
l'altra faccia della medaglia, derivano
ancora dalla visione politica locale i
rapporti con le istituzioni locali, soprattutto con le Regioni. Per cui si scopre
che, come nel caso dei cantieri della Tav
presso Firenze, se intervengono le regioni (Toscana ed Emilia Romagna, in questo caso) si stanziano soldi per la sicurezza dei cantieri, altrimenti non c'è
nulla perché nelle conferenze tra Stato,
Regioni e Comuni per l'Alta Velocità
ferroviaria, si era pensato anche a fare
anche i campi sportivi ma neanche una
lira era stata stanziata all'epoca (199495) per un vero piano contro gli infortuni. Un dato politico che diventa subito
culturale: in poche parole la cultura della
sicurezza non è ancora diventata realtà
diffusa e consolidata, o meglio scontata;
anzi quando avanza, lo fa con difficoltà
se anche le Istituzioni se ne dimenticano... E poi c'è il mondo dell'artigianato (esempio del legno) dove sembra di
essere ancora fermi ad un passato remoto, almeno al 1988: allora a Pordenone
(nella mia precedente inchiesta), oggi a
Saluzzo, se la sicurezza si applica nelle
aziende controllate dalle ASL, nelle piccole falegnamerie ci si affida all'esperienza ed all'attenzione dei singoli perché, dice il titolare, "se avessi dovuto
applicare le norme antinfortunistiche
questo mobile sarebbe costato il 20-25%
in più". Quindi un dito in meno ma il
margine di guadagno è salvo. In questi
casi la denuncia giornalistica è facile:
ma sarebbe stupida se si fermasse a dire,
"guardate cosa succede", dimenticando
che questa è una realtà con cause precise, complessa ed articolata dove non
sono rare vere costrizioni economiche.
Ed ecco allora l'esempio di Vicenza
come esperienza positiva di una strada
percorribile perché i Servizi di Prevenzione non siano solo Ispettorati e controllori. Si discute con i proprietari di
piccole, medie e grandi aziende metalmeccaniche quali sono i punti critici ed a
rischio del lavoro; l'ASL, con sindacati
ed industriali della Regione, organizza e
stampa un opuscolo semplice con i rischi
ben evidenziati e offre tre mesi di tempo
per adeguare le macchine all'antinfortunistica. Poi si fa il controllo come verifica del lavoro svolto. Esempio positivo
perché quasi sempre le aziende risultano
poi a norma con l'antinfortunistica. Ed
il senatore Carlo Smuraglia (presidente
della commissione Lavoro del Senato)
mette in evidenzia lo stanziamento di
600 miliardi per aiutare le aziende a mettersi a posto. L'inchiesta avanza quindi
tra luci ed ombre, ma altri elementi vengono a galla un po' in tutti i settori toccati (cantieri edili, stradali, navali, aziende metallurgiche e metalmeccaniche):
innanzitutto la nuova realtà del mercato
del lavoro con l'arrivo di lavoratori st r anieri extracomunitari pone nuovi problemi assicurativi e addirittura di comprensione del pericolo e delle norme
antinfortunistiche. poi la realtà sempre
più diffusa di subappalti poco controllabili e che risicano sulla sicurezza per
poter avere margini di guadagno; il che
costringe chi fa veramente il lavoro più
pericoloso a muoversi in condizioni di
antinfortunistica sempre carente. E purtroppo i subappalti vengono a galla quasi
ovunque. Infine ancora una volta (da
Genova, dai cantieri navali) il problema
di un adeguamento continuo delle leggi
"solo dopo i morti" sottolinea il magistrato, dott. Pinto. Perché soltanto dopo
le sei vittime della Snam Portovenere
del 2 ottobre 1996, ci si è resi conto del
vuoto legislativo per una nave in collaudo in mare (nave in navigazione o cantiere?).Un esempio lampante di quanti
possibili buchi neri possano emergere
anche nelle norme più moderne. Ma
anche qui si è passati a coprire questo
vuoto dopo l'intervento dei tecnici della
ASL che hanno aiutato prima il magistrato nelle indagini e poi di conseguenza contribuito ad aggiornare la legge.
Alla fine di questo breve viaggio verrebbe però da dire che poco è cambiato
negli anni, tanto più che le ultime parti di
questa inchiesta si intrecciano con le
cifre fornite dall'INAIL sui primi 5 mesi
di questo 2000,daile quali si ricava che
all'alba del terzo millennio la strage continua: tre morti al giorno in media, un
milione circa di infortuni l ' anno. E vero
che le cifre vanno sempre ben comprese
e studiate, che questi dati sono frutto
anche di nuove aperture contributive,
che nuovi settori come quello dei trasporti da poco sono entrati sotto l'ombrello INAIL ed oggi regist rano picchi di
infortuni elevati perché prima magari
finivano tra gli incidenti stradali: ma i
morti sono morti, da lì non si scappa.
Eppure l'Italia vanta una legge sull'antinfortunistica, la 626,di grande valore e
che, se applicata, dovrebbe far diminuire drasticamente gli infortuni. Ma come
sempre il problema è proprio quello di
applicare le leggi. La 626 affronta molti
ostacoli e freni. Emerge infatti a conclusione di questo itinerario, che la maggior
parte degli infortuni è legata alla trasformazione del mondo del lavoro ed ad
una ripresa economica che, per stare dietro ai tempi imposti dal treno dell'economia, spesso dimentica l'antinfortunistica perché culturalmente e materialmente impreparata; e perché in precedenza non si era adeguata a queste
norme. E da parte industriale la legge
626 è accusata di essere frutto di una
logica "poliziesca" e di un eccesso di
burocrazia, quindi difficile da applicare
E quasi un'implicita ammissione di colpevolezza, che segnala però un dato
reale: la legge 626 va resa ancora più
applicabile perché non vi siano giustificazioni possibili ad ogni sua elusione.
Da qui l'impegno che deve essere di tutti
gli attori del settore: gli esempi di Vicenza (uno dei tanti di cui si è parlato in precedenza) indicano una strada che il cronista non può che sottolineare, mentre i
55.000 miliardi elargiti ogni anno dall'Inail potrebbero, a ben vedere, essere utilizzati per la prevenzione più che per i
risarcimenti. Ma alla fine vien da dire
che c'è ancora molto da fare perché, ad
esempio, il simbolo degli edili non sia
più il berretto di carta di giornale, ma il
caschetto, come in Francia o Germania.
Simboli da un Iato e moniti dall'altro
perché si faccia di più e perché ciascuno
faccia la propria parte. La sfida è aperta
se anche il Presidente dell'INAIL, dott.
Billia, dichiara : "le imprese devono rendersi conto che la sicurezza è un fattore
strategico ed evitare di pensare il lavoro
esclusivamente in termini di tempi di
consegna e riduzione dei costi".
E per quegli interrogativi aperti all'inizio
di questo viaggio? Ho avuto la sensazione che cambiamenti epocali siano già
entrati attraverso la porta della "stanza
del lavoro": anche nel modo di concepire il lavoro e quindi la sicurezza; se poi
oggi parlare di antinfortunistica non è
più tabù per industriali e artigiani, non è
stata rara la percezione di un senso di
fastidio perché la TV si occupava di questo argomento, considerato quasi una
"rogna" piuttosto che un simbolo di
civiltà . E vien da pensare a quanto cammino vi sia ancora da fare per dare per
acquisita e scontata l'antinfortunistica
nel lavoro, come quota di investimento
per il futuro e atteggiamento mentale da
avere giornalmente . Se è vero, come
scrive Vittorio Foa, che questo cambiamento epocale potrebbe essere una rottura epocale (nel senso che "cambiano non
solo le cose ma anche le categorie per
vederle"), possiamo sperare che la nuova
epoca che si apre porti con sé il bagaglio
e la memoria acquisita di un Lavoro che
NON provochi morte, mutilazioni o ferite più o meno gravi. Possiamo sperare:
appunto. E intanto far vedere la realtà, al
meglio possibile e cercare di spiegarla
perché diventi memoria. Anche se la Tv
è tendenzialmente smemorata...
5
APPUNTI PER NON LIMITARSI
A CAMBIARE ETICHETTA
Renzo Biancotto
Direttore Dipartimento
ARPAV Provinciale di Venezia
11 tema del "controllo ambientale",competenza primaria assegnata alle Agenzie
Ambientali (Nazionale e Regionali), sta
diventando fattore di riflessione per molti
operatori e motore di modifica dell'organizzazione delle strutture operative.
E ormai condiviso che la protezione
integrata dell'uomo e dell'ambiente,
richiede un sistema di controllo ambientale non limitato alla verifica di conformità a norme e prescrizioni, ma proteso
a acquisire informazioni sulle fonti di
pressione e sui loro effetti, attraverso la
conoscenza dello stato dell'ambiente e
della sua evoluzione, in modo da poter
fornire al decisore politico indicazioni di
prevenzione e verifiche dell'efficacia di
norme e di azioni di risanamento.
Tutto ciò sta comportando l'adozione di
nuovi (o rinnovati) obiettivi, metodi e
paradigmi da parte del Sistema delle
Agenzie Ambientali, che ne induce un
forte collegamento istituzionale, fino a
raggiungere, tramite 1'ANPA e i Centri
Tematici Nazionali, il livello europeo.
Poiché ritengo che momenti forti di
riflessione, analisi e verifica, siano indispensabili per la crescita qualitativa di
un lavoro, mi sembra importante che
questo cambiamento culturale avvenga
con il più ampio coinvolgimento degli
operatori, che, quotidianamente, si vedono chiamati in causa dai mass media e
dai cittadini, costretti a mediare tra le
variegate richieste dei molti interlocutori, le modeste risorse disponibili, l'esigenza di efficienza e di efficacia.
Conseguentemente, nel caso dell'Agenzia ambientale veneta (ARPAV), si sta
sensibilmente modificando la metodologia operativa dei tradizionali PMP che
pure ne costituiscono una significativa
ossatura: in passato, infatti, essi erano
costituiti in prevalenza da laboratori, con
ottime ma separate professionalità, con
elevata potenzialità analitica, attivati
prevalentemente a seguito di esposti o
segnalazioni dei cittadini, che delegavano l'analisi dei dati a terzi (medici igienisti di solito), professionalmente poco
6
adatti a dedurre, oltre agli aspetti sanitari, informazioni sulla qualità ambientale e
poco competenti in materia di valutazione
dei possibili impatti ambientali. Nel presente, si stanno innestando nuovi criteri
operativi, che possiamo così riassumere
• analisi e valutazioni integrate dei dati
ambientali, sia "per matrici" che "per
sistemi" [con riferimento al dibattito in
corso ribadisco la mia preferenza per
una sintesi orientata verso i "sistemi"
(aree urbane, aree industriali, ecosistemi) piuttosto che verso le "matrici" (aria,
acque, suolo e rifiuti, agenti fisici)];
• utilizzo di Sistemi Informativi Territoriali quali strumento base per la gestione
completa e georeferenziata dei catasti
delle fonti di pressione ambientale e per
la lettura dei dati ambientali nel territorio;
• realizzazione di campagne di rilevazione di durata limitata, ma significativa,
per l'acquisizione di informazioni spazialmente rappresentative;
• individuazione di punti significativi
o critici da monitorare nel corso del
tempo (serie storiche);
• validazione locale ed utilizzo di
modelli matematici di interpretazione e
di valutazione previsionale;
• realizzazione di una significativa
parte di attività a seguito di programmazione, secondo criteri da tempo utilizzati ad esempio dai Servizi PSAL (comparti produttivi, ...)
• adesione al Sistema Qualità.
AI fine di consolidare il cambiamento
culturale e operativo, ARPAV, dopo poco
più di un anno di gestione autonoma
dalle Aziende Sanitarie Locali, ha avviato alcune significative innovazioni sul
piano metodologico e gestionale.
Per prima cosa è stata avviata una politica della Qualità, con coinvolgimento di
tutti i Dipartimenti Provinciali e con
richiesta di accreditamento presso il
S1NAL di molte procedure di prova e
operative. Ciò sta comportando una
pesante revisione di molte prassi operati-
ve presso i singoli Dipartimenti e la definizione di protocolli di interconfronto, di
intercalibrazione e di standardizzazione
tra i Dipartimenti, anche in collegamento
con importanti istituzioni scientifiche.
In seconda battuta è stata avviata una
significativa riorganizzazione dei Dipartimenti Provinciali, attraverso il superamento della divisione in Servizi monoprofessionali o specialistici autonomi, e
l'integrazione delle diverse competenze,
pur salvaguardando la specificità professionale a livello di Unità Funzionali
accorpate in tre Servizi, preposti a :
• controllo, vigilanza, prelievi e misure "sul campo" (Servizio Territoriale)
• analisi di laboratorio (Servizio. Laboratorio)
• pianificazione, analisi e valutazione
delle matrici e/o dei sistemi (Servizio
Sistemi Ambientali).
E quindi iniziato un percorso di parziale
riconversione del personale verso i nuovi
obiettivi, sia agendo sul fronte della formazione e informazione interna, sia operando sulle dotazioni organiche (nuove
figure professionali...), sia costituendo
particolari strutture della Direzione centrale, chiamate Osservatorii sulle diverse
matrici, con il compito di coordinare e
standardizzare a livello regionale metodi
e risultati elaborati da ciascun Dipartimento a livello provinciale.
Infine, sul piano della metodologia di
budget, si sta sperimentando la possibilità
di attribuire ai diversi Dipartimenti Provinciali una percentuale consistente del
budget, a partire da un insieme di indicatori di produttività rapportati a indici di
risorse disponibili presso ciascun Dipartimento e a indici di pressione sulle matrici o attività su cui ogni Dipartimento
opera. Tale sistema, sicuramente innovativo anche se ancora in fase di definizione
sperimentale, vedrebbe la restante parte
di budget assegnata sulla base di progetti
particolari approvati dalla Direzione, o di
specializzazioni o per compensare eventuali squilibri esistenti.
Si determinerebbe così un graduale
superamento dello storico sistema di
distribuzione del finanziamento, mutuato dalla sanità, sulla base della sola
popolazione servita.
Per concludere questo primo rendiconto
su alcuni elementi del percorso intrapreso dall'ARPA del Veneto, ritengo importante sottolineare come sia necessario da
un lato definire senza ambiguità le competenze prevalenti e secondarie rispettivamente in capo all'Agenzia ed ai
Dipartimenti di Prevenzione delle ASL,
e dall'altro, alla luce di una corretta lettura del D.Lgs 229199, avviare da subito
concrete procedure organizzative di collaborazione in materia di epidemiologia
LA PREVENZIONE INUTILE
La mia spiegazione è che questo accada
per l'azione congiunta di ritardi di natura politica, tecnica e culturale.
di Massimo Valsecchi
Nel numero 51\52 del novembre 1999
questa rivista ha pubblicato una lettera
aperta indirizzata nel febbraio 1999 al
non dimenticato Ministro della Sanità
Rosi Bindi.
Nella lettera erano elencate otto norme
inutili di "prevenzione" (alcune delle
quali chiaramente pericolose per gli
utenti) che ingessano le nostre attività di
prevenzione nell'ambito dell'igiene pubblica e si chiedeva che si procedesse alla
• abolizione dell'obbligo del controllo
sanitario biennale per il personale
della scuola
• abolizione dell'obbligo di ricerca di
casi di sifilide ignorata
• abolizione dell'obbligo di controllo
sanitario per barbieri, parrucchieri e
affini
• abolizione dell'obbligo di controllo
sanitario per addetti alla preparazione, manipolazione e vendita di
sostanze alimentari
• abolizione della obbligatorietà della
vaccinazione contro la T.B.C.
• abolizione dell' obbligatorietà della
vaccinazione contro il tifo
• abolizione dell' obbligatorietà delle
modalità di vaccinazione contro la
poliomielite
• abolizione dell' obbligatorietà delle
modalità di richiamo della vaccinazione contro il tetano.
La lettera è stata accolta favorevolmente dagli addetti ai lavori, è stata ripubblicata più volte, ha ottenuto l'adesione
formale del congresso nazionale della
SITI dell ' ottobre 1999 ed è, infine, stata
tradotta in un ' interpellanza parlamentare dall'Onorevole Tiziana Valpiana.
In effetti, il 15 aprile 1999, un decreto
cui non efficacia ed a volte persino la
pericolosità è chiaramente documentata.
Perchè le attività di prevenzione scontano rispetto alle altre branche della medicina un maggior ritardo nel confrontarsi
con il vaglio dell' evidence based medicine? Perchè tarda tanto a farsi strada
una evidence based prevention?
governativo modificava il più pericoloso
di quei punti, quello relativo alle modalità
di vaccinazione contro la poliomielite.
Il 23 maggio 2000, la X11 Commissione
della Camera (Affari Sociali) ha approvato una risoluzione (7-00845) proposta
dall ' Onorevole Valpiana che impegna il
Governo (che l'ha accolta) ad abolire per
decreto i restanti sette punti.
Questo (quasi) lieto fine ad una vicenda
iniziata più di dieci anni or sono deve
stimolarci ancor di più nel non rassegnarci a tollerare che le nostre attività
quotidiane siano avvilite da procedure
la cui efficacia non sia provata.
L ' introduzione nel nostro ultimo Pano
Sanitario Nazionale della formula
"patto per la salute" costituisce una
novità potenzialmente formidabile. Presuppone infatti il superamento, dal
punto di vista del paradigma teorico di
riferimento, dell ' impostazione. "Io Stato
valuto quale è il tuo interesse sanitario
di cittadino \ suddito e decreto, di conseguenza, quali sono i provvedimenti prescrittivi ai quali , per il tuo proprio bene,
tu dovrai adeguarti".(I)
Per far sì che questa novità non abbia
solo il ruolo di slogan fortunato ma
diventi una nuova realtà operativa
serve, in realtà e nella realtà italiana, un
lavoro duro e complicato da fare.
Perchè lo Stato possa credibilmente
chiedere ai cittadini di aderire a questo
tipo di accordo bisogna, infatti, che il
SSN sia ben certo che quello che chiede
ed ancor più quello che impone ai suoi
assistiti, che si .sforza di non considerare
più sudditi, sia in realtà merce buona e
non fasulla.
Purtroppo sappiamo tutti che così non è
e che una gran parte dei provvedimenti
tradizionali di prevenzione che chiamiamo "preventivi " non hanno il supporto
di studi che ne documentino l ' efficacia
ma che persistono, implacabili, nella
nostra pratica giornaliera interventi la
Un primo aspetto riguarda la dipendenza delle attività preventive "tradizionali", che occupano gran parte del tempo
e del lavoro dei nostri Dipartimenti di
prevenzione, dalla norma scritta.
Questo tipo di provvedimenti condivide,
così, il basso livello di qualità che caratterizza, in generale, nel nostro Paese l'emanazione di Leggi e decreti.
Tale debolezza nazionale che più volte si
è cercato di emendare con successivi
provvedimenti deriva, fra l'altro, dal non
risolto nodo di un corretto decentramento dei poteri e funzioni.
Un secondo aspetto riguarda il ritardo
culturale con cui il problema della verifica di efficacia è stato e viene affrontato nei siti ufficiali della Scienza vale a
dire le facoltà di medicina , le scuole di
specializzazione in igiene pubblica , le
Società scientifiche. Scontiamo ancora,
anche in questo campo, lo svantaggio di
operare su attività normate.
Come in economie di mercato gestite
protezionisticamente le attività industriali restano deboli, così nel nostro ambito,
la legislazione ha salvaguardato dalla
legge della critica scientifica quello che
si poneva sotto la sua tutela vincolante.
Quello che sarebbe considerato manifestamente assurdo in qualsiasi altra
branca della medicina (e cioè che sia
una legge dello stato a definire, ad esempio, quanti grammi di antibiotico vanno
usati per curare una polmonite) viene
considerato "normale" nel nostro ambito di azione.
Sotto questo punto di vista possiamo
vantarci di avere avuto le prime lineeguida ufficiali di tutta la medicina italiana con buona pace del "rasoio liberale"
di Karl Popper che ammoniva a non far
debordare l ' azione statale al di là dello
strettamente necessario.
Un terzo aspetto riguarda il fatto che gli
operatori hanno paura di abbandonare
le procedure che conoscono e non
vogliono imparare a fare quello che
serve anche perchè (specie in medicina
del lavoro) sulla partita degli accertamenti sanitari si è innestato un mercato
economico floridissirrao.
7
Che cosa possiamo . fare?
Che cosa dobbiamo fare?
Quello che, in ogni caso mi sembra
importante definire è la progettazione di
un nuovo modello culturale che ci consenta non solo di sbarazzarci concretamente della serie di pratiche "preventive" che gravano pesantemente sulla
stentata vita dei Dipartimenti di prevenzione ma che possa anche aprire un
dibattito culturale fra gli operatori di
questo settore che resta asfittico e gracile nel suo nido protetto.
E , in altri termini, sì importante che
vengano velocemente tolti i vincoli più
anacronistici alla nostra attività ma è
ancora più importante il come questi
vengono tolti.
Solo se sugli errori commessi sapremo
sviluppare una azione critica potremo
rifondare con successo in questo Paese
le nuove attività di prevenzione.
Io mi rendo conto che è difficile e doloroso mettere mani a questi temi ma o la
SNOP riesce a farlo o tradisce la sua
vocazione di società scientifica e si infila in un vicolo cieco e corporativo come
abbiamo già visto succedere ad altre
società scientifiche.
Se non si esce da questa contraddizione
con forza, con rigore scientifico e con
un ' alleanza vera con gli utenti io credo
che i dipartimenti di prevenzione non
usciranno dalla vita stentata che li contraddistingue.
NOTE
f M.Valsecchi,
"La prevenzione in una società complessa"
Tendenze nuove, n,2, aprilelgiugno 1998. Ripubblicato su 5NOP, rivista trimestrale della società nazionale
della prevenzione n.47148, dicembre f 998.
PERINDEAC CADAVER
La certificazione medico-legale
come presunto strumento di prevenzione
di Giorgio Ferigo
1. Molti dei certificati "sanitari"
richiesti ai cittadini non hanno alcun
significato sanitario.
Spesso non certificano nulla di certificabile; e costringono il medico che li rilascia ad illazioni, predizioni, previsioni, e
a un esercizio della prognostica che si
rivela molto prossimo alla divinazione;
la cosinomanzia - cioé il sortilegio con le
forbici e il crivello per scoprire i ladri,
che tanta diffusione ebbe in Europa
durante l'età moderna - ha avuto certamente più dignità professionale di gran
parte dell'attività certificatoria oggi prestata dai medici.
Come dimostrerò in questo scritto, la
possibilità che un certificato coincida o si
approssimi alla realtà è eventualità remota; la sua efficacia è generalmente nulla;
il suo scopo è la trasformazione del facile nel difficile tramite l'inutile; ottenerne
uno si risolve in: ingiustificata perdita di
tempo, ingiustificati prelievi di liquidi
organici, ingiustificato esborso di danaro
da parte del certificando; ed ingiustificata umiliazione del certificatore.
Gran parte dei certificati medici potrebbero senza danno alcuno essere sostituiti da conchiglie elicoidali, da foglie d'acero, da decalcomanie: portate al Provveditorato, al Collocamento, al Municipio, alla Questura, incluse nel fascicolo
personale, esse testimonierebbero in
modo altrettanto tangibile che l ' indigeno
si è sottoposto alla prassi rituale, ha
attraversato le forche, ha adorato gli
idoli della tribù.
Inutile come una Prefettura, inefficace
come l'inzuccheramento dei pendenti,
incongrua come i foglietti dei baci-perugina, irrazionale come uno scongiuro, la
certificazione ripetuta negli anni - o addirittura richiesta più volte in un anno - si
configura come deliberata sevizia, nonché come tassa occulta, per il cittadino.
2. Non c'è atto dell'italica vita umana
(e nemmeno bovina - a vero dire) che si
sottragga alla certificazione sanitaria.
Essa principia ancor prima della venuta
alla luce del Belpaese: c'è il certificato
di gravidanza normale', di gravidanza a
rischio', di aborto', di assistenza al
parto', di nascita di bimbo malformato'.
A quello di nascita di bimbo benformato sopperisce il certificato di nascita
semplice.
Le puerpere non occupate (che perciò
non beneficierebbero delle indennità di
maternità) debbono esibire un certificato
di gravidanza onde ottenere sussidi e
sostegni per allevare il pargolo`: è un
certificato, come dire, post eventum, a
gestazione terminata, ad acque rotte, a
secondine espulse; e si compila, ora per
allora, in base all'assunto che se vi è
nascita, vi è stata gravidanza; siamo in
grado di smentire categoricamente la
frottola delle cicogne.
C'è il certificato di avvenuta vaccinazione, la diffida per mancate vaccinazioni, e
il certificato cumulativo di eseguite vaccinazioni'.
Il ragazzino che impara a fare le flessioni oppure a stare ritto sugli sci, deve
averne uno (certificato di attività sportiva non agonistica)'. Esso dev'essere rinnovato annualmente. Se vuole gareggiare con la squadra di pallone del paese
vicino, deve averne un altro (certificato
di attività sportiva agonistica)". Anch'esso ha durata annuale. Se poi diventa professionista, un altro ancora"' (diverso,
però, da quello che gli è necessario se
intende esercitare come sportivo professionista autonomo' ').
Il maestro che insegna a sciare, deve
averne uno (certificato di idoneità a svolgere la mansione di maestro di sci": che
però non è necessario se quel maestro
insegna i rovesci del tennis, o il tiro in
porta paraboloide). Colui che aziona lo
skilift, deve averne un altro (certificato di
idoneità alla conduzione degli impianti
di risalita)''. Ci è ignoto il motivo dell'accanimento nei confronti della neve e
degli sport invernali.
I bambinetti che sguazzano nella piscina
bassa, gli olimpionici che fanno le 40
vasche, il bagnino che li ammira fumando: tutti col loro bravo certificato. Di cui
dev'essere fornito anche il pigrone che
rifiuta la palestra, il nuoto, lo sci (certificato di esonero dalle attività ginniche).
E ovvio che l'handicappato che vuole
praticare uno sport dev'essere munito di
certificato apposito".
C'è il certificato medico per guidare un
automezzo terrestre" (escluso per il
momento il monopattino), quello per
guidare un automezzo acquatico' t (escluso per il momento il pedalò), e naturalmente quello per guidare un aeromobile" (compreso il deltaplano, escluso per
il momento l'aquilone).
11 volontario della Croce Rossa che si
presta a guidare un'ambulanza della
Croce Rossa, o il vigile del fuoco che
intende sfrecciare con la rossa autobotte
dei vigili del fuoco, hanno necessità di
una seconda patente (oltre alla loro propria): benché i requisiti "fisici " per ottenere la prima siano esattamente identici
a quelli per ottenere la seconda, però le
visite (o almeno: gli attestati) debbono
essere due'.
Tutti debbono allacciare le cinture di
sicurezza durante la guida; ma da quest'obbligo si può venir anche esonerati naturalmente tramite certificato'".
In questo modo gli esonerati possono
legalmente far a meno di indossare
durante la guida quelle cinture che tutti
gli altri italiani non indossano egualmente, ma illegalmente.
Anche i portatori di un qualche handicap
ciompi e monchi, orbi e sordi, nani e
piccoletti: quelli, insomma, che la norma
definisce "mutilati minorati" di arti,
vista, udito, e soma -- possono guidare'".
La loro patente è speciale, e si consegue,
o si conserva, dopo attenta valutazione
da parte della Commissione Medica Provinciale Certificati Medici.
La patente speciale ha tre caratteristiche:
dura di meno; costa di più; e comporta
"adattamenti" dell'auto (specchietti
retrovisori laterali, comandi sul volante,
frizione automatica, allungamenti del
pedale, avvicinamenti del sedile... - tutte
quelle modifiche, insomma, che con ottima competenza possono essere suggerite da un buon meccanico, molto meglio
che da un medico).
Per quale motivo la du r ata di una patente speciale sia più breve della "normale"
è insondabile mistero: non c'è alcuna
evidenza che il residuo occhio sano del
monorbo si deteriori con più velocità dei
lumi dell'ambivedente; è invece dimostratissimo che un sordo carampano più
di così non peggiora, che l'arto amputato non ricresce, che la bassa statura non
si allunga.
Dal 23 giugno 1988, il numero dei
costretti a passare sotto le forche caudine della Dark Committee è aumentato a
dismisura"; sono ora chiamati all'appello: i malati di cuore; i diabetici'; quanti
patiscono di disturbi endocrini gravi (cui
ben altri pensieri premono, che non scarrozzare la morosa); quanti soffrono di
malattie del sistema nervoso, centrale e
periferico; quanti presentano disturbi
psichici; quelli con gravi malattie del
sangue(?); i dializzati; e infine quelli che
fanno uso di sostanze psicoattive (le
cosiddette droghe, inclusi vino e cannabis, esclusi zenzero e tabacco).
Sono aumentati anche i componenti
della Commissione (i tre medici-base;
più un fisiatra, per gli arti; più un ingegnere per le modifiche"; più un diabetologo per il diabete; più altri vari ed eventuali); parallelamente, è aumentato il
costo della visita: cioè, a parlar pulito, le
regalie che minorati e malati (a conti
fatti: i sudditi) debbono versare per
vedersi (a conti fatti) elargire quella che
si configura (fatti i conti) come una Concessione Graziosa dello Stato Autocrate.
I pubblici dipendenti devono esibire un
certificato di Sana & Robusta Costituzione Fisica (non solo gli impiegati civili e militari dello Stato", ma gli alunni
che si iscrivono a scuola", gli impiegati
di Comuni, Provincie, Consorzi...") non-
ché un certificato di "Idoneità fisica
all'impiego"", (ovvero "attestante l'idoneità fisica al servizio continuativo ed
incondizionato nell'impiego al quale si
riferisce il concorso").
La Sana & Robusta è stata abolita per
ben due volte, ma ancora impera".
Tutti questi idonei, debbono poi venir
resi idonei una seconda volta, subito
dopo - o subito prima, non importa - dal
cosiddetto "medico competente" (essendo l'altro da considerarsi palesemente
incompetente)"'.
Debbono avere un certificato di idoneità
alla mansione: il vigile del fuoco volontario" e il pompiere professionista, il
volontario della protezione civile, il
guardiaboschi, il guardiacaccia, il guardiapesca.
Se però il guardiacaccia va a caccia deve
avere anche il certificato che lo rende
idoneo ad andare a caccia i ' (e a suo
tempo deve essersi premunito di un certificato che lo rendeva idoneo a sostenere l'esame venatorio i ').
Ma anche chi non va a caccia, e tiene il
fucile lì, appeso al muro, come ornamento, deve avere un certificato di idoneità a detenere il fucile appeso al muro,
lì, come ornamento.
Anche per un archibuso seicentesco, una
colubrina arrugginita, una piccola spingarda? Anche per quelle.
Ci vuole un certificato per sparare al
poligono, e un certificato per trasportare
l'arma al poligono, dove si sparerà".
I fochini dediti al disgelamento delle
dinamiti, al caricamento dei fori e al brillamento delle mine nonché all'eliminazione delle cariche inesplose debbono
avere un certificato medico".
Naturalmente, gli utenti di fucili a
canne-mozze e di kalashnikov, le coppole storte e gli 007, usano dette armi senza
certificato medico; e centrano il bersaglio, se lo centrano! e con o senza attestato, di quel che è successo a Capaci e
in via D'Amelio si sa. Con il che si
dimostra che il certificato né garantisce
la mira, né è mallevadore di pacificità.
Ci vuole un certificato per andare a far la
naja (durante la quale s'impara a sparare, però senza bisogno di porto-d'armi);
ce ne vuole uno per essere esonerati
dalla naja, imboscandosi come Capitan
Nemo; e uno per essere autorizzati al
servizio civile' (che comporta la rinuncia all ' uso delle armi da fuoco per il
resto della vita - non però del temperino
o della scimitarra); ce ne vuole uno, infine, al momento del congedo illimitato
e/o della prolunga della ferma: esso è
subordinato all'esecuzione del famoso
test sierologico per la lue, volto a dimostrare si sia dato o meno a rapporti mercenari il soldatino durante la gavetta.
Il test sierologico per la lue, a dire il
vero, è richiesto a mezzo mondo: per un
9
certificato di Sana & Robusta; per un
attestato di idoneità fisica e psichica a
espletare un'attività (a non importa
quale grado di castità); per le balie (la
Nipiol ignora che esistano balie); per i
minorenni da rieducare (la spirocheta,
infatti, sa distinguere a occhi chiusi tra
minorenni da rieducare e minorenni non
da rieducare); per i nubenti, se lo richiedono (ma non lo richiedono)'.
L'altro grande spettro ottocentesco che
s'aggira torvo per l'Italia del Duemila è
il bacillo di Kook IsicI . Per annientare
il fetente, tutto il personale della scuola è
tenuto a sottoporsi ogni biennio ad una
visita medica, con radiografia del torace
e "occorrendo" esame dell'espettorato"
Una circolare suggerisce di sostituire la
radiografia con la prova tubercolinica, e
- se proprio - con una radiografia".
Tutti coloro che producono, preparano,
manipolano e vendono sostanze alimentari devono essere muniti di un certificato: è il celeberrimo libretto di idoneità
sanitaria, che viene rilasciato dopo una
"visita medica" e "accertamenti idonei a
stabilire che [il tale] non sia affetto da
una malattia infettiva contagiosa o da
malattia comunque trasmissibile ad
altri, o sia portatore di agenti patogeni"". Esso dev'essere rinnovato una
volta all'anno. Colui che guida un
camion carico di frumento, o di scatole
anche a triplo imballo di pelati Cirio;
colui che va a dare una mano alla sagra
del villaggio o alla festa di partito; perfino l'allevatore che munge le sue vaccherelle 4 ' lo debbono avere.
Serve un certificato per poter vendere
sali e tabacchi (all'atto del rinnovo
novennale della concessione" - oltre al
libretto sanitario, per via delle mentine);
e un certificato per poter vendere aspirine e viagra" - oltre al libretto sanitario,
per via degli omogeneizzati e dei biscotti plasmon.
Debbono esibire il certificato di ammissione in comunità: lo scout che va in
colonia", il ginnasiale che va in collegio,
la matricola che va in casa dello studente; il laureando che va a far pratica in
reparto; il credulone che cerca benefici
alle terme.
Ne debbono avere uno: l'acrobata per
fare le acrobazie, I ' entraineuse per
intrattenere i clienti, e la putana foresta
della Udine-Portogruaro per puttaneggiare sulla Udine-Portogruaro (ma
all'ufficio stranieri della questura è schedata come "ballerina", forse per via dei
pas-des-deux che peripatetizzando esegue)"
C'è un certificato che rende idoneo al
lavoro il fanciullo, uno che rende idoneo
l'adolescente, uno che rende idonea la
donna minorenne, uno l'apprendista
(minorenne o maggiorenne che sia)'", un
altro ancora il lavoratore di mezza età".
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C'è i] certificato per l'iscrizione al registro dei portieri-custodi": in questi casi,
l'Autorità "nel provvedere sulle doman-
de per l'iscrizione nel registro dei portieri, valuta, con criterio discrezionale,
l'idoneità morale e politica dell'aspirante e in patiicolare accerta se per età,
condizioni di salute, intelligenza, egli sia
in grado di spiegare la necessaria vigilanza e di opporsi efficacemente alla
consumazione di azioni delittuose " .
Detto, e subito contraddetto, da un'opposta disposizione: quella che riserva "ai
mutilati e invalidi almeno la metà dei
posti disponibili di custodi, portieri,
magazzinieri, ascensoristi... guardiani
di parcheggi per vetture, guardiani di
magazzini... Nell ' assegnazione di detti
posti, dovrà essere data la precedenza...
agli amputati dell ' arto superiore o inferiore "" .
C'è il certificato per la condotta di generatori di vapore" ("Nessun generatore di
vapore... può essere posto e mantenuto
in azione senza la continua assistenza di
persona che abbia i seguenti requisiti:
età non minore di 18 anni compiuti e non
maggiore dei 65 anni; moralità e buona
condotta; idoneità fisica; possesso del
certificato di abilitazione per il tipo di
generatore corrispondente"). Il rapporto
tra moralità e ugello, la relazione tra
buona condotta e valvola di sfiato, è
materia di ponderosa riflessione dell'intera filosofia occidentale, da Anassimene
a Schumpeter, che qui è oneroso anche
soltanto delibare. Anche ia definizione
delle precise caratteristiche "fisiche" del
conduttore abita l'iperuranio; e non
intende disvelarsi.
C'è il certificato per l'impiego di gas
tossici'', per utilizzare i quali ci vuole un
fisico da arnoldschwarzenegger ma sono
sufficienti un certificato di studi elementari e un corso di formazione di almeno
due mesi"; e c'è i] certificato di idoneità
all'esercizio dell'attività di autoriparazione (meccanica e motoristica, carrozzeria, elettrauto, gommista)". Quest'ultimo prescinde dai requisiti morali, o
anche soltanto psichici.
Che debbono essere invece espressamente contemplati nel certificato che attesta
l'idoneità , fisica e psichica di un avvocato o notaio "anche in pensione" a fare il
giudice onorario aggregato': ]'idoneità
fisica si valuta con la capacità di trasportare per un corridoio giudiziario standard
un'edizione seicentesca delle pandette
senza accenno di fiatone; quella psichica
con la capacità di leggere un semestre di
Lex senza accenno di imborezzo.
C'è il certificato di adattabilità al clima
tropicale; esso è bilingue (Well fitted for
the tropicale climates) ed è unico per
qualunque clima tropicale, in qualunque
stagione, in qualunque sito della grande
Africa, della vasta Asia, dell'immenso
Sudamerica, praticando qualunque lavoro a qualunque grado di impegno muscolare.
Ce n'è uno che colloca al lavoro l'impedito", un altro che certifica che l'impedito reso collocabile una volta collocato
non risulta pericoloso per i compagni di
lavoro'; un altro che certifica che l'impedito troppo impedito è incollocabile al
lavoro; un altro che esonera il datore di
lavoro dell'impedito dal pagamento di
oneri fiscali".
Dei lavoratori in nero si tace.
C'è un certificato che certifica che il tale
è ammalato"; c'è i] certificato che certifica che quel certificato di malattia è
veridico`' ; se però durante una così certificata malattia, il medico `fiscale' non ha
trovato a domicilio il lavoratore certificatamente malato, c'è il certificato che
certifica dov'è che si trovava non trovandosi a domicilio.
Naturalmente, c'è anche il certificato
che certifica che l'ammalato non è piìi
ammalato".
C'è il certificato di idoneità all'adozione
(il Tribunale per i minorenni dispone
indagini sui candidati genitori a riguardo
della "...situazione personale ed economica, la salute , l'ambiente familiare...")"; il certificato di interdizione dell'incapace; il certificato di accompagnamento al seggio di elettori fisicamente
impediti`''. C'è il certificato che certifica
che la casa in cui abita Eleuterio Maieron non ha servizi igienici, e presenta
un'umidità ineliminabile. Questo certificato fa acquisire ad Eleuterio Maieron
punteggio per alloggiare nelle case
popolari"^.
Esiste perfino un certificato per ottenere
un prestito: si chiama "cessione del
quinto""; si basa sul seguente angoscioso interrogativo esistenzial-usurario: riuscirà Caio a restituire il danaro elargito
prima di tirare lo scarpetto?; le modalità
per il suo rilascio sono accuratamente
descritte in M. Aleff, La predizione del
futuro tramite carte, in "Astra", anno
XX (1984), pp. 72-84.
Ci sono i certificati di vecchiaia: gran
parte degli attestati d'invalidità civile
sono, in realtà, certificati di vecchiaia;
nei casi gravi attestano che il vecchietto
è così vecchio che da solo non ce la fa a
badare a sé medesimo, e dev'essere assistito da qualcun altro (è la famosa
"accompagnatoria", miraggio di nipoti
avidi e garanzia di viaggi esotici, alla
dipartita del percettore)'.
Com'è giusto, l'invalido anche non vecchietto, ha diritto al posteggio nelle piazzole delimitate dalle apposite righe gialle: e, com'è giusto, tale diritto viene
acquisito con il rilascio di un certificato`'".
Manca ancora il certificato di idoneità
alla minzione, di idoneità a soddisfacente coito, di idoneità alla buona morte.
C'è tuttavia già il certificato di constatazione di decesso, quello delle cause di
morte e quello dello stato di morte, quello di verifica della chiusura della bara e
quello di trasporto della salma, nazionale e internazionale (il trasporto, non la
salma).
Del carro funebre - su cui la salma viene
traslocata al camposanto - dev'essere
certificato lo stato di manutenzione
(igienica, non meccanica), e per di più
annualmente".
Così il ciclo sarebbe completo, se non ci
fosse anche il certificato di esumazione e
quello di estumulazione - vuoi ordinarie
vuoi straordinarie - e quello di cremazione. Non hanno ancora inventato il certificato di escinerazione, ma lo faranno,
oh, se lo faranno, poiché questa è la mission: addaveni' a certificare i vivi e i
morii - amen.
3. Soltanto per condurre un'automobile, un italiano "normale" tra i 18 ed
i 68 anni, deve sottostare ad almeno 7
visite mediche per certificazione; se
guida il camion, a 13 visite; se ha
avuto da bimbo un "piccolo attacco"
convulsivo, 26 visite.
Se il patentato è un insegnante, 35 visite;
se ha per soprammercato la passione per
la caccia, 42 visite; se poi quest'insegnante patentato e cacciatore aiuta al
pomeriggio la moglie che gestisce un
bar, 94 visite.
Se l'insegnante, patentato e cacciatore,
che aiuta al pomeriggio la moglie al
Roxy Bar, ha avuto da bambino un "pic-
colo attacco " convulsivo, 109 visite; se
pratica anche la corsa campestre, 164
visite.
Si trascurano qui le varie le eventuali e le
accidentali.
Tutto ciò, a esser sani: poi ci sono visite
per la colica renale, la fibrillazione atriale, l'ernia discale - cui gli umani prima o
poi vanno soggetti, com'è noto.
Nessuna meraviglia che gli italiani non
producano, non prolifichino, non leggano Proust. Passano la loro vita dal medico: da malati, per farsi curare; da sani,
per farselo certificare.
Jules Romains lo diceva con amara e
scintillante ironia: " Les gens bien portants soni des malades qui s ' ignorent" '°.
I buroestremisti-di-centro del ministero
l'hanno preso alla lettera: ogni sano è un
malato che non sa di esserlo; perciò tutto
dev'essere sottoposto all'occhiuto stroiogare del medico-cartomante: l'assenza
di malattia e lo stato di malattia; l'integrità e l'handicap; a tutela del singolo, a
tutela della banca, a tutela della società;
per un rischio generico (la vita stessa!),
per un rischio specifico, per un rischio
effettivo per un rischio inesistente; con
inclusioni immotivate, con immotivate
esclusioni...
Il procedimento è quello di dichiarare
sano un tale perché non si è riusciti a
provare che è malato - come dire: sano
per insufficienza di prove.
Quest'aberrazione si dà quotidianamente.
4. In un paese civile, tutti i cittadini sono
innocenti fino a prova contraria (pare).
Sembra che il reciproco - vale a dire,
considerarli colpevoli fintantoché non
dimostrino la loro innocenza - sia segno
di barbarie giuridica, e tratto distintivo di
teocrazie e dittature.
Recentemente, in Italia, si tenta anche di
considerare i cittadini "sinceri", fino a
prova contraria - sino a che non vengano
sbugiardati, e si dimostri patentemente
che hanno dichiarato il falso. Questo è il
principio che informa di sé l'autocertificazione.
Oggi, finalmente, posso presentarmi
aduno sportello, e dichiararmi esistente
in vita (fino a prova contraria), e dunque
nato, il giorno tale nel luogo tale, come
d'altronde mi ricordo benissimo e senza
certificati, e laureato, come so, e innocente, e militesente o assolto, e celibe o
monogamo (o bigamo, come accade),
eccetera.
Analogamente, dovremmo ritenere
segno del livello della civiltà sanitaria di
una nazione che i suoi cittadini vengano
considerati sani, a meno che - nel loro
interesse, principalmente; e anche nell'interesse della Comunità - non si dimostrino malati.
Riteniamo dunque necessario che si
introduca nel nostro ordinamento il principio di "presunzione di sanità": principio ragionevole, semplice, economico,
distruttore di infinite scartoffie.
L'interesse della Comunità dovrebbe
essere basato sull'evidenza argomentativa e, meglio ancora, "scientifica", e non
sugli arzigogoli.
Di conseguenza, un certificato o qualsiasi atto "sanitario" dovrebbe essere
innanzitutto razionale; in secondo luogo,
di dimostrabile efficacia; in terzo luogo,
a parità di efficacia con altro mezzo,
maggiormente efficiente.
Nessun certificato e nessun atto "sanitario" imposto per legge dovrebbe essere
introdotto o mantenuto in vita se non
risponde a queste tre caratteristiche;
dunque, nessuno dei certificati descritti
nella prima parte di quest ' intervento
dovrebbe essere mantenuto in vita.
Si provi ad applicarle, ad esempio, al
cosiddetto "libretto sanitario per gli alimentaristi", inaugurato nel 1980.
Esso avrebbe dovuto essere razionale. Si
è dimostrato subito, e con estrema facilità, che non lo era.
La sua introduzione avrebbe dovuto
comportare un crollo delle tossinfezioni
alimentari dal 1980 in poi. Il che non si
è dato: a dire il vero, poche cose sono
risibili in Italia quanto i dati sulle tossinfezioni - le regioni che notificano, come
il Friuli Venezia Giulia contano ovviamente (e apparentemente) molte più tossinfezioni delle regioni che non notificano affatto, come le Puglie, dove tuttavia
l'Epatite A è endemica - a ulteriore
dimostrazione che la tutela della salute è
secondaria alla preminente produzione
di carta.
Infine, nel determinare il crollo di dette
tossinfezioni, esso avrebbe dovuto avere
un'efficacia pari, ad esempio, all'educazione sanitaria dei cuochi, ma essere nel
contempo più rapido, più economico,
più incisivo. Nessuna dimostrazione di
efficienza è stata esibita.
Offrono spunti di riflessione anche l'abrogazione - nell'anno 1994 - della
"visita medica" per il rilascio del certificato di abitabilità (e, in Friuli Venezia
Giulia, dal 1998, anche del certificato di
agibilità); e l'abolizione (dicembre
1997) della vaccinazione antitifica per
gli alimentaristi.
Ebbene, nessun dimostrabile patatrac è
seguito all'abrogazione di queste due
norme; così come nessun dimostrabile
beneficio seguiva al loro mantenimento
in vigore.
Possono continuare i DIP ad adoperare
strumenti così arcaici e sputtanati?
Franco 13assanini è, con tutta evidenza,
un galantuomo, il più amato dagli italiani. Avrà dunque avuto le sue buone
ragioni, quando ha escluso dal novero
dei certificati "sostituibili" con dichiarazioni, i "certificati medici, sanitari.."".
In effetti, i certificati medici e sanitari e
le annesse pratiche vessatorie non debbono essere sostituiti: debbono essere
aboliti, puramente e semplicemente.
28.02.1983 [G.U. 15.03.1983]
I O D.M. 13.03.1995
I 1 L. 23.03.1981, n°. 91, art. 3 comma 2
12 L. R. FVG 18. 04. 1997, n°. 16 (Ordinamento
della professione di maestro di sci),art.8:"idoneità
psico-fisica all'insegnamento dello sci attestata da
un certificato rilasciato dalla competente autorità
sanitaria", È necessario un certificato "attestante
l'idoneità psico-fisica" anche per essere ammessi
alla prova attitudinale (art. 6)
13 D.M. 05.06.1985 (Disposizioni per i direttori
ed i responsabili dell'esercizio e relativi sostituti e
per gli assistenti tecnici preposti ai servizi di pubblico trasporto effettuati mediante impianti funicolari aerei e terrestri), art.8, punto 5.
14 D.M. 04.03.1993 [G.U. 18.03.1993]
I 5 D.P.R. 23.09.1976, n°. 995 (Sostituzione di articoli... del Regolamento per l'esecuzione del codice
stradale), art. I :"il richiedente... risulti essere esente da malattie fisiche o psichiche, deficienze organiche o minorazioni anatomiche e/o funzionali, che
possano comunque pregiudicare la sicurezza della
guida di quei veicoli ai quali la patente abilita, tenuto anche conto dell'uso cui essi sono destinati";
D.M. 23.06.1988, n°. 263 "Norme di attuazione di
articoli della L, III, relative ai requisiti psicofisici e
psicotecnici per il conseguimento, la conferma e la
revisione della patente di guida", art.I: "...risulti
essere esente da malattie fisiche o psichiche, deficienze organiche o minorazioni anatomiche elo
funzionali, che possano comunque pregiudicare la
sicurezza della guida di quei determinati tipi di veicoli ai quali la patente abilita"; Decreto legge
30.04.1992, n°. 285 "Nuovo codice della strada",
art. 319: "...il richiedente... non risulti affetto da
malattia fisica o psichica, deficienza organica e
I Dati sugli esami sierologici per la lue eseguiti a Udine e dintorni,
nel decennio 1982-1992
22.177
15.026
12.000
alimentaristi
certificandi
congedandi
hanno dato
hanno dato
hanno dato
NOTE
I D.P.R. 25.1 1.1976, n. 1026, arti. 4 e 14
2 L, 30.12.1971 , n°. 1204, artt. 4 e 5
3 D.P.R. 25.1 1.1976, n. 1026, cit., art. 15 comma 2
4 R. DI.2 1 2811936, art. 18 (recentemente abrogato dal D.P.R. 20. 10. 1998, n°. 403, art.8)
5 R.D. 27. 07. €934, n°. 1265, art. 139; R.D. 17. 02.
1941-XIX, n°. 1127 (Approvazione del regolamento per la denuncia dei nati deformi e delle lesioni
invalidanti); ribadito dal D.P.R. 07.03.1975, n° 163,
art. 9, lettera b
6 L.R. FVG 24.06.1993, n.49 (Norme per il sostegno delle famiglie e per la tutela dei minori), art.
I5: il termine perentorio di consegna del certificato è di 180 giorni dopo la nascita
7 C. M.911991
8 Decreto Ministero Sanità, 28.02.1983 (Norme
per la tutela dell'attività sportiva non agonistica),
art. I
9 D.M. 18.02.1982 [G.U. 05.03.1982] e D.M.
12
I 6 positivi
I positivo
I I positivi
(0,072%)
(0,006%)
(0,090%)
minorazione psichica, anatomica o funzionale, tale
da impedire di condurre con sicurezza quei determinati tipi di veicoli alla guida dei quali la patente
abilita..."
16 D.P.R. 09.10.1997, n. 431 (Regolamento sulla
disciplina delle patenti nautiche), art. 5
I 7 D.P.R. 05.08. 1988, n°. 404, art. 15
I 8 D. L. 30.04. 1992, n°.285, art. I38. Questa regola vale anche per i conducenti veicoli della "Polizia
di Stato, della Guardia di finanza, del Corpo di Polizia penitenziaria ... del Corpo forestale dello Stato,
dei Corpi forestali operanti nelle regioni a statuto
speciale e nelle province autonome di Trento e di
Bolzano e della Protezione civile" (comma I I)
9 D.L. 28511992, art. 172; D.L. 360193, art. 89
20 Id., art. 7 (minorati della vista), art. 8 (minorati
dell'udito), art.9 (minorati degli arti o della colonna), art. IO (anomalie somatiche), art. I I (coesistenza di minorazioni invalidanti)
21 D.M. 23.06.1988, n°. 263
22 Dall'anno Duemila, però, la patente A e la
patente B vengono rilasciate anche ai diabetici da
un medico"specialista" dell'unità sanitaria locale:L.
07.12,1999, n. 472 (Interventi nei settori dei trasporti), art. 32. Quella parolina, "specialista", è
ovviamente fonte di confusione senza uguali: sarà il
diabetologo lo specialista del diabete? Sarà d'ora in
avanti la patente rilasciata da tre organi: il DIR, la
Commissione Medica Locale e il diabetologo? La
confusione normativa è specchio della confusione
mentale, casi ben testimoniata dall'esilarante circolare in proposito di tale Anna Maria Longo,
Capo Dipartimento Trasporti Terrestri del Ministero dei Trasporti e della Navigazione. Alcune pene:
"In particolare, il testo novellato dell'articolo
119..", "La norma attribuisce altresì ai predetti
organi medici monocratici la competenza ... ad
indicare ['eventuale scadenza...","La disposizione di
cui trattasi, quindi, individua una nuova categortia
di organo medico monocratico ... avente competenza esclusiva ... all'accertamento dei requisiti psicofisici nei confronti dei soggetti affetti da diabete,
anche se in trattamento insulinico, dato che la
norma non opera distinzioni","... qualora il medico
accertatore ritenga che il soggetto esaminato sia
inidoneo alla guida, in modo temporaneo o definitivo, il giudizio finale dovrà essere demandato alla
Commissione medica locale", ecc. Questa signora
dovrebbe essere rimandata a frequentare le scuole
elementari, per tentare di rimediare agli svarioni
grammaticali con cui sfrittella la sua prosa; per la
supponenza, per i buroneologismi, credo non ci sia
rimedio
23 Circolare D.G. n 68 D.C. IV A041 (prot.
3 1 881463 5) del 20. 05. 1996: questa circolare
dispone la presenza dell'ingegnere alle sedute delle
Commissioni Mediche locali in tutti i casi di accertamento medico nei confronti di mutilati e minorati fisici. La presenza dell'ingegnere, utile per valutare alcune complesse minorazioni degli arti (egli
può individuare la modifica all'autoveicolo più
adatta al soggetto che esamina), non è giustificata
per quanto attiene i minorati della vista e dell'udito. Ma, poiché l'ingegnere (Carlo Emilio perdono!)
è di solito funzionario della Motorizzazione Civile,
i suoi colleghi non accettano il certificato se non
porta anche la sua inutile firma.
24 R.D. 30.12.1923, n.2960, art. I
25 R.D. 04.05. [ 925, n.653, art.2
26 R.D. 03.03.1934, n.383, art.221
27 D.P.R. 1 1.01.1956, n.16, art.2; D.P.R. 10.01.1957,
n.3, art.2
28 D.P.R. 03.05.1957, n.686, art.l I
29 Legge 10411992, art. 22.: "Ai fini dell'assunzione
al lavoro pubblico e privato non è richiesta la certificazione di sana e robusta costituzione fisica" . L.
12,03.1999, n. 68 (Norme per il diritto al lavoro dei
disabili):"salvi i requisiti di idoneità specifica per singole funzioni, sono abrogate le norme che richiedono il requisito della sana e robusta costituzione nei
bandi di concorso per il pubblico impiego".
30 D. Lgs. 19.09.1994, n°. 626, citato
31 D.P.G.R. FVG 28.12.1978,
n°.0I 016IPres., art. 15
32 Decreto del Ministero della Sanità 28.04. 1998
"Requisiti psicofisici minimi per il rilascio ed il rinnovo dell'autorizzazione al porto di fucile per uso
di caccia e al porto d'armi per uso difesa personale", art. I
2. Requisiti visivi per ottenere l'idoneità al maneggio delle armi nel 1991" , 1993", 1994" e 1998
ANNO
1991
per il porto d'armi per caccia o per tiro a volo
1998
.
per il porto d'armi per difesa personale
Visione binoculare
Visione monoculare
Visione monoculare
Visione binoculare
"
È considerata causa di inidoneità.
idem
Idem
acutezza visiva non
inferiore a 12110 complessivi, con non meno di
5110 per l'occhio che
vede meno.
Tale visus può essere raggiunto anche con l ' uso di
lenti "
"Sono altresì considerati
causa di non idoneità la
ambliopia, la diplopia, l'insufficiente visione notturna ed ogni altro difetto
della vista che comporti
una riduzione dei campi
visivi, senza lente"
Idem
Anche i monocoli possono sparare, purché presentino "...un'idonea certificazione medica attestante che, in speciali circostanze, la non idoneità a
soddisfare una delle condizioni richieste... è tale
che l'esercizio delle attività connesse al rilascio
del porto d'armi non è
compromettente per la
ed
sicurezza
propria
altrui"
1993
1994
75
"visus complessivo non
inferiore a 10110;
acutezza visiva non inferiore a 8110 per l'occhio
che vede meglio"
"...l'acutezza visiva deve
essere di almeno 8110.."
Questi requisiti sono
ottenibili anche con lenti
Questi requisiti sono
ottenibili anche con lenti
"acutezza visiva non inferiore a 8110 per l'occhio
che vede meglio"
"...l'acutezza visiva deve
essere di almeno 8110..."
Questo requisito è ottenibile anche con lenti
Questo requisito è attenibile anche con lenti
33 D.P.G.R. dei FVG, 25.03.1987, n°. 91CP
34T.U.L.P..S., R.D. 18.06.193 i, n. 773, art. 35 (11 questore può subordinare il rilascio del nulla osta... alla
presentazione di certificato del medico provinciale. o dell'ufficiale sanitario, o di un medico militare
dal quale risulti che il richiedente non è affetto da
malattie mentali oppure da vizi che ne diminuiscono, anche temporaneamente, la capacità di intendere e di volere)
35 R.D. 06.05.1940, art. 76. Sembra che quest'articolo sia stato abolito, all'interno di una situazione
peraltro complicatissima, descritta con abbondanza di dettagli nella Circolare del Ministero dell'Interno 14.02.1998 (Trasporto di armi comuni da
"visus naturale: 5110 per
ciascun occhio;
visus corretto:
10110
non
complessivi
con
meno di 5110 per l'occhio
che vede meno"
Il visus corretto è ottenibile, ovviamente, con le
lenti
"visus naturale
minimo: 6110;
visus corretto: 10110"
"visus naturale minimo:
1110 per ciascun occhio;
visus corretto:
10110
complessivi"
Il visus corretto è ottenibile, ovviamente, con le
lenti
"visus naturale minimo:
1110;
visus corretto: 9110"
sparo) pubblicata sulla G.U. 27.02.1998, S.G., n. 48
36 D.P.R. 19.03.1956, n°. 302, art. 27
37 L. 15.12. 1972, n°. 772
38 D.P.R. 27.10.1962, n.2056 (che è Regolamento
di esecuzione della L.25.07.1956, n.837), all'art. 33.
39 Così nella Circolare del Ministro della Sanità
dei 24,03.1979, n. 20, Prot. n. 500.41
40 D.P.R. 22.12.1967, n. 1518 (Regolamento per
l'applicazione del titolo 111 del decreto del Presidente della Repubblica 11.02.1961, n. 264, relativo
ai servizi di medicina scolastica), art. 49
41 Circolare del Ministro della Sanità del
24.03.1979, n. 20, cit. È ben vero che il D, Lgs.
17.03.1995, n. 230, all'art. 11I, prescrive: "5. Gli
Il visus corretto è ottenibile, ovviamente, con le
lenti
esami radiologici individuali o collettivi effettuati a
titolo preventivo... devono essere effettuati soltanto se sono giustificati dal punto di vista sanitario.
Tali esami debbono essere disposti dall'autorità
sanitaria competente per territorio che ne dà adeguata informazione ai gruppi di popolazione interessati. 6. Particolare attenzione dev'essere posta
nella giustificazione delle indagini radiodiagnostiche
espletate su singole persone o su particolari gruppi di persone con fini medico-legali o di assicurazione. Per questi esami e per quelli di cui al comma
5 è escluso l'impiego della radioscopia diretta. (...)
8. Gli esami di cui ai commi 5 e 6 vengono effettuati
con il consenso della persona interessata"
13
42 Art. 37 del D.P.R.. 26.03.1980, n. 327: anche coloro che manipolano temporaneamente od occasionalmente oppure vengono in contatto diretto o indiretto con alimenti, debbono avere il libretto sanitario in regola. Questo "libretto" deve essere "rinnovato" una volta all'anno. Se manca, se non viene "rinnovato", se non viene conservato sul posto di lavoro, fioccano le multe e "la sospensione della licenza
per un periodo non superiore a IO giorni"
43 D.P.R. 14.01.1997, n. 54, allegato A, cap. I IIIC
44 L. 22. 12. 1 1957, n°. 1293 (Organizzazione dei
servizi di distribuzione e vendita dei generi di
monopolio), art. 6
45 D.P.R. 21.08.1971, n. 1275 (Regolamento per l'esecuzione della L02.04.1968, n. 475, recante norme
concernenti il servizio farmaceutico), art. 12
46 Circolare Ministero Sanità 24.06.1992, n. 25
(Misure di profilassi per l'ammissione nei centri di
vacanza per minori)
47 C.M. 04. 08. 1988, n°. 81 Prot. 74261IR1A-74
Ministero del Lavoro (la circolare riguarda i lavoratori extracomunitari dello spettacolo, e si basa
sulla L. 943186, art. 14, comma 2; tuttavia le prostitute extracomunitarie vengono regolarmente registrate in questura come "ballerine": dimodoché ipocrisia sommandosi ad ipocrisia - vengono
accompagnate, assonnate e sfatte, al mattino presto, dopo una notte trascorsa a "danzare", negli
ambulatori di Igiene Pubblica dai loro macrò, e
implorano quel certificato senza il quale il permesso di soggiorno non verrà loro rinnovato),
48 L. 26.04.1934, n. 653 (Tutela dei lavoro delle
donne e dei fanciulli); L. 10.01.1935, n. 1 12 (Istituzione del libretto di lavoro); L. 19.01.1955, n°. 25
(Disciplina dell'Apprendistato); D.P.R. 30.12.1956,
n°. 1668 (Regolamento applicativo); D.P.R.
19.03.1956, n. 303 (Norme generali per l'igiene del
lavoro); L. 17.10.1967, n°.977 (Tutela del lavoro dei
fanciulli e degli adolescenti); D.P.R. 04.01,1971, n.
36 (Determinazione dei lavori leggeri nei quali
possono essere occupati i fanciulli); D.P.R.
17,06.1975, n. 479 (Regolamento sulla periodicità
delle visite mediche per minori); D.P.R. 20.01.1976,
n. 432 (Determinazione dei lavori pericolosi, faticosi e insalubri); ecc.Alcuni articoli di queste leggi
sono stati di recente abrogati dal D. Lgs.
04.08.1999, n. 345 (Attuazione della direttiva
941331CE relativa alla protezione dei giovani sul
lavoro). Pur essendovi tra i firmatari l'ottimo Bassanini, la legge è così logica e chiara da aver avuto
immediato bisogno di una circolare `applicativa'
(Circolare del Ministero del Lavoro e della Previdenza sociale, n.112000 dei 05.01.2000, Prot, 801Segr.-ID). Nella circolare si può leggere, a mo' d'esempio, la seguente castroneria: "In via generale,
l'art. 9 del nuovo decreto dispone, per i minori,
l'obbligo di una visita medica preassuntiva e di visite mediche periodiche da effettuare, a cura del
datore di lavoro, presso la ASL territorialmente
competente (dunque: la visita dev'essere effettuata
dal medico pubblico, ndr). Fa eccezione il caso di
attività lavorative per le quali la vigente legislazione dispone ia sorveglianza sanitaria disciplinata
dagli arct. 16 e 17 del citato D. Lgs. 626194 (in teoria, tutte le attività sono sottoposte a sorveglianza
sanitaria in base al D. Lgs. 626194, e quindi tutte
fanno eccezione, ndr). In tali fattispecie, le visite
mediche preventive e periodiche devono essere,
I4
quindi, effettuate dal medico competente, pubblico
e privato, scelto dal datore di lavoro (ma, per una
decisione del garante della concorrenza che non
ammette medici competenti pubblici, esistono soltanto medici competenti privati). Pertanto, poiché
l'articolo in questione ha compiutamente e diversamente disciplinato la materia, l'art. 9 del D.P.R.
1668156 deve ritenersi implicitamente abrogato
nella parte in cui dispone per i minori, la visita
medica a cura della struttura sanitaria pubblica
(dunque la visita viene eseguita dal medico competente privato, che é l'esatto contrario di quanto
scritto nella legge)". La mancata abrogazione delle
norme sanitarie sull'apprendistato, tuttavia, configura egualmente il doppio controllo sui minori,
avviati di solito al lavoro nell'industria e nell'artigianato come 'apprendisti': un controllo 'generico',
effettuato dall'igienista pubblico, ed un controllo
'specifico', effettuato dal medico competente privato. (La circolare citata, però, afferma che la disciplina per l'apprendistato dei minori è stata abrogata 'implicitamente': e perché non abrogarla esplicitamente?). Inoltre, anche gli adulti-apprendisti sono
sottoposti ai doppio regime descritto per i minori-apprendisti, benché non si comprenda in che
cosa gli adulti-apprendisti siano diversi dagli adultinon-apprendisti (in alcuni settori l'artigianato può
prorogarsi fino ai 29 anni d'età). Ministro e ministero, quae te dementia coepit? Considerazioni
diverse, ma altrettanto caustiche, avanza A. BALDASSERONI, Minori e apprendisti. Una partita
chiusa?, in "SNOP", n. 53, marzo 2000, pp. 43-44
49 D. P. R. 303 1 1956; D. Lgs. 19.09.1994, n°. 626,
citati
50 Art. 62 del Regio Decreto 18.06.193 I, n. 773,
così come regolamentato dall'art. 113 del TULPS.
5I L. 02.04.1968, n. 482 (Disciplina generale delle
assunzioni obbligatorie presso le pubbliche amministrazioni e le aziende private). art. 11.
52 R.D. 12.05.1927, n.824, regolamento di esecuzione del R.D.L. 09.07.1926, all'art.27.
53 R,D. 09.01.1927, n.147, al capo VII, all'articolo
26, al comma 4". Questi i requisiti: il soggetto non
è affetto da malattie fisiche o psichiche e non presenta deficienze organiche di qualsiasi specie, che
gli impediscano di eseguire con sicurezza le operazioni relative all'impiego di gas tossici; non presenta segni d'intossicazione alcoolica o da sostanze
stupefacenti; ha integri il senso olfattorio e la pervietà nasale; percepisce la voce afona ad almeno
otto metri di distanza da ciascun orecchio; possiede un visus complessivo non inferiore a 14110
(tavola di Snellen), purché da un occhio non inferiore a 511 O ".
54 Ibid., art. 27, comma 3; il Regio Decreto precisa: la terza elementare; Ibid., art. 38.
55 L. 05.02.1992, n. 122, all'articolo 7, comma c.
56 Ministero di Grazia e Giustizia, Concorso per
la copertura di posti di giudice onorario aggregato
presso le sezioni stralcio dei tribunali ordinari,
pubblicato sulla G. U. del 19.12.1998
57 L. 02.04,1968, n°. 482, art. 20
58 L. 02. 04. 1968, n°. 482, art. 19
59 L. 05.02.1992, n°. 104
60 L. 29.02.1980, n. 33 (Conversione in legge, con
modificazioni, del decreto-legge 30.12.1979, n.
663...), art. 2
61 L. 20.05.1970. n. 300 (Norme sulla tutela della
libertà e dignità dei lavoratori, della libertà sindacale e dell'attività sindacale nei luoghi di lavoro e
norme sul collocamento), art.5
62 D.P,R. 22.12.1967, n.1518, art. 42; D.P.R.
26.03.1980, n°. 327, art.4I, comma 3
63 L.04,05.1983, n. 184 (Disciplina dell'adozione e
dell'affidamento dei minori), all'art. 22, comma 3°
("dell'affidamento preadottivo") e all'art. 57, punto
a ("adozione in casi particolari").
64 D.P.R. 30.03.1957, n. 361, arti. 55 e 56; D.P.R.
22.12.1967, n. 1518, art. 42, comma 5; D.P.R.
26.03.1980, n. 327, art. 4 I , comma 3 (il quale segue
ad un incredibile comma secondo che recita così:
"I titolari o conduttori dell'esercizio hanno l'obbligo di segnalare immediatamente all'autorità sanitaria i casi sospetti di malattie infettive e contagiose
del personale dipendente per l'adozione degli
eventuali provvedimenti consequenziali, ivi compresa l'eventuale sospensione dell'attività lavorativa". Come si vede, siamo alla delazione; nonché
all'esercizio abusivo di professione sanitaria. Ci
vorrebbe, invero, un certificato che certificasse l'idoneità del titolare e del conduttore a fare il titolare e il conduttore in quanto in possesso, tra le
altre peculiarità, dell'occhio clinico e di elementi di
patologia medica.
65 D.P.R. 30.12.1972, n. 1035, art,7, p. 4, lett.b
66 L.19.10.1956, n.1224.
67 L30.0 1.1971, n°. 118; L. 15.10.1990, n°. 295.Ad
esse vanno aggiunte: la L. 27.05.1970, n°. 382 sui
ciechi civili e la I. 26.05,1970 sui sordomuti
68 D.P.R. 16. 12. 1992, n°. 495, art. 381; D.P.R. 503 1
1996, art. 12
69 D.P.R. 10. 09. 1990, n°. 285 (Approvazione del
regolamento di polizia mortuaria), art. I, p. I
(denuncia delle cause di morte), art.4, p.4 (accertamento dello stato di morte), artt. 24-36 (trasporto di salma), artt. 82-89 (esumazioni ed estumulazioni), art. 79, p. 4 (cremazione)
70 J. ROMAINS, Knock, ou Le triomphe de la
Médecine, (I924),Acte I
71 D.P.R. 20.10.1998, n°. 403 "Regolamento di
attuazione degli articoli I, 2 e 3 della Legge 15
maggio 1997, n, 127, in materia di semplificazione
delle certificazioni amministrative".
72 Decreto del Ministero della Sanità 04.12. 1991
"Determinazione dei requisiti psicofisici per il rilascio del porto d'armi", art. I, letti a
Pubblichiamo volentieri questo contributo messoci a disposizione dal famoso
Gruppo Bagnara dell'Università di
Siena su un tema impervio: quello della
sicurezza sostanziale e non formale,
argomento sul quale anche SNOP ma
soprattutto molti operatori ASL si stanno
cimentando.
Il Piano di rnonitoraggio del 626 del
Coordinamento delle Regioni sta cominciando a dare i primi risultati, mentre
ancora in edilizia prevale il formalismo
dei (o meglio delle fotocopie dei) Piani di
Sicurezza.
E ancora difficile da smantellare é l'immagine, e forse ancora oggi la storica
evidenza, che la Pubblica Amministrazione, nuovi Dipartimenti di Prevenzione
delle ASL compresi, è un mostro che si
nutre di sola carta (e in futuro di file),
felice di protocollare, scartabellare,
archiviare.
Da una parte il regolismo epidetnico che
contraddistingue l ' italico legislatore,
dall'altra la furbizia consulenziale, l'indifferenza imprenditoriale e la distrazione sindacale (inno in modo che molto si
risolva in documentazione mai letta (e
spesso nemmeno mai nemmeno formalmente firmata!) dagli attori principali: i
datori di lavoro. Ovvio quindi che mai é
stata vissuta dai protagonisti: lavoratori,
RLS, dirigenti, preposti, etc.
Anche Ambiente e Lavoro il IO luglio ha
lanciato a Milano una ennesima scommessa (vedi Dossier Ambiente N. 51) su i
Sistemi di gestione: qualità, ambiente e
sicurezza, nella prospettiva di una gestione integrata.
Ci si dice: cambiate il modo di fare vigilanza. Non solamente vigilanza tecnica e
sanitaria (alcuni che vedono le cose
probabilmente da Marte dicono addirittura basta con la vigilanza tradizionale),
occorre fare soprattutto (anche e meglio)
il controllo di gestione della sicurezza, il
controllo del sistema delle imprese!
Siamo d'accordo ma occorre che allora
si dia a Cesare quello che è di Cesare,
che sui media, sui giornali e sulle riviste
che contano si parli delle responsabilità
anche culturali dei soggetti sociali che
invece chiedono spesso solo un sistema
di " guardie e ladri " , che i servizi di prevenzione delle ASL possano essere misurati da Ministeri, Regioni, Direttori
Generali, giornalisti non solamente sul
numero di verbali di contravvenzione
fatti ma finalmente anche sulle iniziative
di informazione e di comunicazione.
Questo poi vorrebbe che si possa avere
anche spazio mentale, tempo, formazione
e mezzi per questi essenziali compiti.
Lavorare in sicurezza è un diritto universale o solo un fastidioso costo dovuto a
obblighi di legge?
Rispondere senza ipocrisie, grazie.
SICUREZZA FORMALE
O SOSTANZIALE?
Dalla visione normativa e tecnicistca della
prevenzione nei luoghi di lavoro a una visione globale.
Applicazione di un metodo globale per valutare
l'affidabilità dei sistemi di sicurezza
di Valentina Abrami
e Antonio Rizzo
Laboratorio Multimediale di Siena
Centro regionale Ricerche
in Ergonomia
Università degli Studi di Siena
Premessa
Il decreto legislativo 626, sulla base dei
contenuti della direttiva europea da cui è
derivato, aveva tra i tanti obiettivi quello
rilevante di superare la visione "tecnicistica" della prevenzione che caratterizzava la precedente normativa. I D.P.R.
547155 e 303156 sono stati la base di un
modello di gestione della sicurezza che
non poteva non fare riferimento alle
conoscenze tecniche e di organizzazione
del lavoro di quegli anni (filosofia gestionale di tipo taylorista) ma che è risultato
poi in larga misura utilizzato fino ai giorni nostri. Tale corpus normativo era
caratterizzato dalla preferenza accordata
a forme di protezione oggettiva, tese ad
assicurare l'incolumità del lavoratore
attraverso misure quasi esclusivamente
tecniche e normative lasciando al lavoratore stesso il compito di gestire la sicurezza laddove i progressi della tecnica
non avevano potuto provvedere.
Con la nuova normativa, il legislatore ha
inteso delineare un sistema di gestione
della sicurezza che ponesse l'uomo anziché la macchina al centro dell'organizzazione della sicurezza sul posto di ]avoro; in particolare si voleva sottolineare la
necessità che nell'impresa si procedesse
ad una stretta integrazione tra produzione, tutte le funzioni ad essa collegate
(direzione lavori, acquisti, gestione del
personale, manutenzione...) e la prevenzione dei rischi da essa derivanti al fine
di progettare "lavoro sicuro", ovvero di
adeguare le attività lavorative alle esigenze di sicurezza dei lavoratori.
Ciò significava cominciare a pensare alla
sicurezza non come legata esclusivamente alla componente tecnica, al livello di formazioneladdestramento del
lavoratore, o ad un fatto prettamente normativo ma come fattore intrinseco al
processo produttivo nella sua globalità;
processo produttivo che deve essere, e di
fatto è, composto da molteplici componenti che interagiscono influenzando ed
essendo influenzate le une dalle altre. E'
proprio questo processo produttivo nella
sua globalità che deve essere considerato quando si parla di sicurezza.
Nuovi modelli teorici
sui sistemi di gestione della sicurezza
La nuova prospettiva globale proposta
dalla "626" trovava la sua giustificazione
anche alla luce delle correnti conoscenze
e filoni di studio che si sono sviluppati
negli ultimi decenni nel settore dei fattori umani. Tali studi hanno messo in evidenza come il problema della gestione
dei rischi all'interno dei diversi contesti
produttivi abbia seguito un preciso percorso evolutivo che va dagli aspetti tecnici a quelli umani e da questi a quelli
organizzativi (Reason; 1991).
Negli anni '60 e '70 le misure atte a
minimizzare i rischi si traducevano in
miglioramenti dell'affidabilità delle barriere di protezione attraverso i mezzi
messi a disposizione dall' ingegneria.
Sostanzialmente il compito di contenere
i rischi connessi all'uso delle macchine
era legato alle macchine stesse. Il superamento dell'"era tecnica" (Reason;
l5
1991) coincise con il riconoscimento che
numerosi incidenti non potevano essere
risolti attraverso dispositivi di tipo tecnico. 11 focus dell'attenzione si concentrò
allora sulla componente umana: miglior
addestramento e formazione da un lato, e
maggior numero di regolamenti e procedure atte a garantire un corretto e sicuro
svolgimento del lavoro dall'altro. In
questo quadro l'uomo diventa una sorta
di elemento residuale: alla componente
umana è affidata quella parte di sicurezza che l'avanzamento tecnico non riesce
a garantire; l'uomo, la sua flessibilità
cognitiva e la sua adattabilità comportamentale dovevano di per sé garantire un
corretto funzionamento del processo di
lavoro. Di conseguenza, a fronte di un
non corretto funzionamento tecnico
degli strumenti il verificarsi di incidenti
e infortuni veniva attribuito alla componente umana.
Il superamento di questa prospettiva è
stato possibile solo a partire dagli anni
'8(1. Da un lato l ' analisi di Perrow sugli
incidenti occorsi in svariati ambienti
lavorativi (Perrow; 1994), dall'altro gli
studi di Reason (1991) sul concetto di
errore umano hanno messo in evidenza
1' indissolubilità della relazione uomoambiente: l'errore che può comportare
l'accadimento di incidenti comincia a
essere considerato non in relazione alla
componente meccanica o a quella umana
considerate singolamente nell'ambito
del processo produttivo in cui sono inserite, inizia a delinearsi una prospettiva
globale che prende in considerazione il
modo in cui la presenza di elementi tecnici, elementi umani, di un certo tipo di
organizzazione del lavoro possono favorire o impedire l'accadimento di incidenti. Si passa così all'era della concezione
organizzativa dei fattori di rischio.
Questa visione organizzativa è facilitata
da una concezione sistemica dei processi
lavorativi; l'assunto di base di tale prospettiva sistemica consiste nel considerare il processo di lavoro come un processo
costituito da diverse componenti: uomo,
artefatti con cui interagisce nello svolgimento delle sue mansioni, procedure e
modalità che regolano tali interazioni
all ' interno di un determinato ambiente.
L'approccio sistemico considera e cerca
di integrare in un unico quadro concettuale tutte le componenti che giocano un
ruolo all'interno di un sistema organizzativo: oltre alla componente tecnica
(strumenti, attrezzature, tecnologie,
manuali, segnali, e tutti gli artefatti con
cui il lavoratore interagisce durante lo
svolgimento della sua attività) e l'uomo
(considerato isolatamente, in teams di
lavoro, o nel complesso delle interazioni
cooperative) l'approccio sistemico si
interessa anche agli aspetti organizzativi
16
intesi come insieme di regole implicite o
esplicite che stanno alla base dell' interazione tra l'uomo e il processo lavorativo
in cui è coinvolto, alle pratiche operative, alle modalità di autoapprendimento e
quant'altro giochi un ruolo nell'assicurare la sicurezza o l'insicurezza all'interno
di un contesto lavorativo.
Gestire la sicu r ezza non consiste, in questa prospettiva, nell'eliminare l'evenienza di errori umani considerati isolatamente dal sistema, ma analizzare ed
eventualmente rimuovere le condizioni
all'interno del sistema stesso che ostacolano una corretta interazione tra tutte le
componenti che concorrono alla realizzazione e al funzionamento del sistema.
Vi proponiamo di seguito, seppure in
sintesi, un metodo di analisi di affidabilità dei sistema della sicurezza di recente applicato in una grande azienda italiana, anche a seguito di incidenti rilevanti
verificatisi in questi ultimi anni. Lo
scopo della sua applicazione in tale contesto produttivo è stato anche quello di
verificare se il salto di qualità, promosso
dalla "626" risultasse coerente con la
nuova cultura della prevenzione che la
legge ha inteso promuovere, e più specificatamente coerente con le attuali conoscenze sul funzionamento dei processi
lavorativi e del ruolo del fattore umano
in tali contesti nonché delle recenti
modalità di gestione della sicurezza.
Paradigma teorico
e metodologia operativa
Il paradigma teorico su cui si è basto il
nostro intervento si situa all ' interno di
quella parte di studi che promuove l'approccio sistemico come modello di analisi dei processi lavorativi. In particolare
abbiamo fatto riferimento al modello
SHEL, definito per la prima volta da
Edwards nel 1972; tale modello supporta la visione sistemica poiché definisce e
classifica le componenti che interagendo
tra loro in modo dinamico e flessibile
danno vita al processo produttivo. SHEL
è l'acronimo di:
• software: (algoritmi) rappresenta il
codice computazionale, le norme, le
procedure, le pratiche, in generale
tutte le regole formali ed informali
che determinano le modalità di interazione tra le componenti del sistema
• hardware: (apparecchiature) riguarda
ogni componente materiale, fisica,
comunque non umana, come strumenti, veicoli, attrezzature...
• environment: (ambiente) rappresenta
l'ambiente fisico, sociale, economico
e politico nel quale le componenti si
trovano ad interagire
• liveware: (uomo) riguarda il fattore
umano nei suoi aspetti relazionali e
comunicazionali.
Proprio per il suo carattere sistemico
una comprensione dei processi di lavoro
non coincide con una descrizione delle
azioni o dei caratteri assegnati alle singole componenti; al contrario la totalità
dei processi produttivi può essere vista
come emergente dalla particolare distribuzione di risorse tra software, hardware, environment e liveware.
Come si vede il modello assume fino in
fondo la natura dell'approccio sistemico:
nessun processo può essere letto come
prodotto da una sola componente ed è
dalla complessa interazione tra queste
che prendono forma i processi.
Possiamo rappresentare le componenti
come i tre assi di uno spazio tridimensionale. Ogni processo cambierà nel
tempo la diversa distribuzione delle
risorse, ovvero disegnerà nello spazio il
proprio percorso.
11 modello SHEL richiede di monitorare
in modo continuativo i set di possibili
percorsi nello spazio di tali combinazioni. Ciò significa partire dal presupposto
che una qualsiasi variazione di una componente provocherà una modificazione
del processo e quindi delle interazioni con
le altre. Il punto fondamentale consiste
nel fatto che il processo lavorativo è un
processo in continua e dinamica evoluzione (proprio perché le interazioni tra le
componenti non sono mai statiche ma
sempre dinamiche) ed è proprio questa
evoluzione che deve essere continuamente monitorata per garantire la sicurezza.
Sulla base di questo modello teorico è
stata elaborata una metodologia operativa di analisi dei processi produttivi
denominata SHELFS e adottata, per la
prima volta, in un programma per introdurre la gestione del fattore umano nelle
Ferrovie dello Stato (Rizzo; Pasquini; Di
Nucci; Bagnara; 2000). Il nome
SHELFS mette in luce l'intento di adattare concretamente le premesse teoriche
ed operative poste dal modello SHEL
alla realtà aziendale delle FS.
Nel nostro lavoro di indagine sulle modalità di gestione della sicurezza sul lavoro
promosse dalla "626" e sul reale cambiamento che tale legge ha portato nelle
aziende italiane abbiamo adottato la
metodologia SHELFS e i relativi strumenti adeguandoli agli specifici contesti
produttivi in cui è stata condotta l'indagine. La metodologia SHELFS si articola
in tre fasi principali:
processo in esame, ripensandole non in
funzione dei lavoratori, delle attrezzaturelstrumenti o delle procedure e regolamenti considerati isolatamente, in astratto, ma in funzione delle reali modalità
attraverso cui queste componenti interagiscono dando vita alle concrete attività
produttive. Grazie all'utilizzo di appositi " moduli di criticità " (previsti dalla
metodologia SHELFS) è stato possibile
evidenziare quelli che sono i problemi
più rappresentativi del processo di lavoro in esame.
• Analisi dell'attività
l'obiettivo di questa fase era quello di
rappresentare il processo di lavoro in
esame scomponendolo in diverse attività, per ciascuna di esse sono state
messe in evidenza le persone coinvolte,
le attrezzature-strumenti di lavoro, nonché i regolamenti e le procedure seguite.
• Proposta di soluzioni:
abbiamo presentato gli eventi critici
selezionati ai lavoratori utilizzando il
sistema "un problema in una frase"; tale
frase doveva mettere in evidenza: l'attività in cui è stato rilevato il problema, il
modo in cui tale attività viene intralciata,
le persone coinvolte, gli strumenti-attrezzature previste e le procedure che la regolamentano; l'obiettivo era quello di rendere consapevoli i lavoratori non solo del
problema ma anche delle opinioni degli
altri. Successivamente i lavoratori stessi
sono stati chiamati a proporre delle soluzioni al problema tenendo conto di come
tali soluzioni avrebbero influito sul processo produttivo nel suo insieme.
• Identificazione
delle situazioni critiche:
attraverso uno specifico questionario e
delle interviste ai lavoratori abbiamo
messo in luce le situazioni critiche del
Abbiamo confrontato il modello di
gestione della sicurezza presentato da
vari documenti per la valutazione dei
rischi (previsti dalla " 626 " ) con il
modello proposto dalla metodologia
SHELFS. Sulla base di tale confronto è
stato possibile rilevare che l'approccio
alla sicurezza proposto nei documenti si
basa sui presupposto che gli interventi
mirati a ridurre i fattori di rischio debbano venir pensati ed adattati alle caratteristiche del processo produttivo (o meglio
delle diverse componenti di tale processo considerate isolatamente) considerato
come stabile e ben definito. Prima viene
progettato il lavoro (attrezzature-strumenti, persone coinvolte, procedure operative), solo successivamente si interviene sul processo per migliorarlo in termini di sicurezza. Inoltre la stesura di tale
documento avviene in modo episodico e
non continuativo come invece dovrebbe
essere dato che, come abbiamo visto, il
processo di lavoro non è mai un'qualcosa di statico ma è in continua evoluzione
e mutamento.
La valutazione dei rischi da parte del
datore di lavoro, e la predisposizione del
conseguente documento, è uno degli
strumenti più rilevanti della"626", ma è
anche uno strumento che ha una fortissima ambivalenza rispetto agli esiti: può
essere una cosa utilissima ed importantissima per la sicurezza se gestita adeguatamente, ma può anche essere solo
un bel panorama astratto con molte
discrepanze rispetto ai dati reali. Cerchiamo di esemplificare: la valutazione
dei rischi rappresenta il punto di avvio di
una seria politica di sicurezza e la scommessa fondamentale della " 626 " . In base
a quanto emerso dalla nostra indagine,
l'applicazione concreta di tale procedura
si è dimostrata inadeguata a garantire
una corretta attività di prevenzione: il
documento risulta un supporto formale e
cartaceo da custodire all'interno dell'azienda per ottemperare alle disposizioni
di legge; in sostanza il documento diventa una "fotocopia" del decreto legislativo
stesso nel senso che vi vengono riportate le procedure che la legge richiede
siano eseguite ai fini di un'adeguata
gestione della sicurezza; ma le procedure previste e quelle realmente condotte
in azienda spesso possono non coincidere. Questo avviene fondamentalmente
per due ragioni strettamente correlate tra
loro: in primo luogo perché la gestione
della sicurezza avviene in modo scollegato al processo lavorativo vero e proprio nel senso che, come già sottolineato, prima viene progettato il lavoro e
solo successivamente si interviene per
migliorarlo dal punto di vista della sicurezza; in realtà lavoro e sicurezza costituiscono un corpus unico e devono essere progettati in modo integrato: progettare il lavoro deve corrispondere al progettare sicurezza. In secondo luogo la
gestione della sicurezza (la valutazione
dei rischi) avviene in maniera sporadica
I7
e puntuale mentre il processo di lavoro è
un processo in continua evoluzione, ed è
proprio di tale evoluzione che il documento per la valutazione dei rischi deve
tener conto.
La valutazione dei rischi potrebbe diventare uno strumento di prevenzione
"reale" e non "formale" nel momento in
cui venisse usata per indagare ed analizzare le modalità lavorative concrete e
quotidiane, ed in base a tale analisi
venissero poi definiti e decisi gli interventi attraverso il coinvolgimento dei
lavoratori che sono, non solo le "vittime" nel momento in cui si verifica un
incidente, ma anche una fonte di informazione reale su come poter migliorare
il sistema di lavoro.
In base ai documenti per la valutazione
dei rischi da noi visionati di fatto vengono considerati i rischi in relazione all'interazione uomo-macchina (strumenti,
attrezzature, veicoli...) nell'ottica che
una volta che tali macchine siano state
rese sicure da un pulito di vista tecnico
(buona manutenzione, rispetto dei criteri
di omologazione...) allora la sicurezza
viene gestita e organizzata intorno al
comportamento del lavoratore: su di lui,
infatti, ricade la responsabilità di tutte le
attività atte a garantire sicurezza. Si
ritorna, quindi, in modo un po' paradossale, alla situazione che attraverso la
legge 626 si voleva superare.
Conclusioni
Sostanzialmente, ed è questa una prima
valutazione, possiamo mettere in evidenza come il processo promosso dalla
"626", nonostante i buoni presupposti
teorici su cui poggiava e che facevano di
essa una legge innovativa, si sia tradotto
nei diversi contesti produttivi nell'espressione di una filosofia taylorista di
organizzazione del lavoro che vede, di
fatto, l'uomo come l'anello debole della
catena produttiva poiché vincolato da un
processo lavorativo centrato sulle macchine. L'obiettivo di porre il lavoratore al
centro del nuovo sistema di gestione
della sicurezza è rimasto a livello puramente formale, in sostanza, ad oggi, la
gestione della sicurezza rimane affidata,
da un lato, al miglioramento dell'affidabilità tecnologica delle macchine e dall'altro a produrre un numero sempre crescente di regolamenti.
Allo stato attuale l'imprenditore, pur
tentando di adempiere alle richieste della
normativa, è portato a progettare il lavoro e solo successivamente a progettare le
modalità per renderlo sicuro; si viene
così a creare una situazione in cui le condizioni di sicurezza vengono considerate
e gestite come sovrastrutture da applicare a processi produttivi già definiti le cui
responsabilità applicative vengono fatte
ricadere sul lavoratore (come avveniva
18
con i D.P.R. 547/55 e 303/56). Ma, non
solo la sicurezza viene gestita separatamente rispetto al processo di lavoro
reale, spesso la valutazione e l'adeguatezza dei sistemi di tutela dell ' incolumità dei lavoratori vengono fatte in
maniera sporadica e puntuale e non aderente alle reali pratiche di lavoro che,
come più volte sottolineato, sono soggette a continui mutamenti. In questo modo
ci troviamo di fronte a dei documenti per
la valutazione dei rischi che non riescono a rendere atto di ciò che realmente
avviene nei contesti produttivi, e quindi
non riescono a valutare quelli che sono i
rischi connessi alle attività lavorative. In
realtà l'art. 4; comma 5; lett. h del
D.Lgs. 626/94 prevede che il datore di
lavoro aggiorni le misure di prevenzione
in relazione ai mutamenti organizzativi e
produttivi che hanno rilevanza ai fini
della salute e della sicurezza del lavoro;
ma, in base a quanto è emerso dalla
nostra indagine, vengono considerati
rilevanti solo quei mutamenti che riguardano il cambiamento di macchinari elo
tecnologie, mentre tutti i cambiamenti a
livello di regolamenti e di personale
lavorativo non vengono identificati come
rilevanti ai fini del processo produttivo
globale e quindi non rilevanti al punto di
aggiornare le misure preventive in loro
funzione.
Ciò che il decreto legislativo 626/94 non
è riuscito a promuovere è una visione
organizzativa del processo di lavoro inteso come interazione continua ed in evoluzione di tutte le componenti del processo stesso: il processo di lavoro deve
venir considerato come una realtà dinamica e flessibile che deve essere continuamente monitorata in modo da essere
adattata alle diverse esigenze di sicurezza che si possono presentare concretamente nelle attività di lavoro. Solo promuovendo questa visione sarà possibile
realizzare quel salto di qualità nei metodi di gestione della sicurezza sul lavoro
che costituiva l'obiettivo fondamentale
del decreto stesso.
Bibliografia
D.Lgs 19/9/1994, n. 626 in Gazzetta ufficiale n. 141, G.U. n. 265 del 19/1111994.
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IL GIOVIN GARZONE
Intervento integrato di formazione sulla sicurezza
del giovane lavoratore nel nuovo quadro normativo
di M. Peruzzi
Spisal Azienda Ulss »Verona
P. Madera
Sert Azienda Ulss 20 Verona
E. Leopardi
Camera di Commercio Verona
Premessa
Secondo i dati ISTAT in Italia sono
occupati con rapporto di lavoro regolare
684.000 lavoratori tra i 14 e i 18 anni e
stime indirette, riportano tuttora la presenza di lavoro clandestino, circa
300.000 minori, il 3% della forza lavoro,
soprattutto in aree arretrate, in micro
aziende a carattere familiare. L'INAIL
registra una media annuale di 4400
infortuni, più frequenti nell'artigianato
che nell'industria, circa il 75% degli
eventi si verifica nella lavorazione dei
metalli, costruzioni edili, produzione di
macchine. In aumento sono infine gli
incidenti stradali con motorino sia in itinere che durante il lavoro.
Lo studio degli infortuni gravi e mortali,
accaduti in provincia di Verona nel
periodo 1990-1995, ha messo in luce
una situazione lavorativa preoccupante,
questi ragazzi svolgevano nel 29% dei
casi attività vietate dalla legge.
Il quadro normativo
L'attuale quadro normativo, che con il
D.Lgs. 345 del 4 agosto 99 recepisce una
direttiva comunitaria che adegua l'Italia
agli altri paesi dell'U.E., integra ed in
parte modifica la Legge 977167 ed ha
l'intento chiaro e preciso di impedire che
lo svolgimento di attività lavorativa rechi
danno all'integrità fisica e alla personalità morale del lavoratore minore.
Lo stesso obbligo di formazione di 120
ore per l ' apprendista minore, con la
legge 196197 e i successivi provvedimenti introduce delle novità che si allineano alla riforma scolastica, all'obbligo
scolastico fino a 15 anni (ciclo primario)
e ad un secondo tipo di obbligo per chi
decide di lasciare gli studi del ciclo
secondario, quello della formazione professionale fino a 18 anni.
ll progetto
11 progetto avviato dall'Ulss 20 di Verona nel 1998, e che prosegue tuttora con
diverse iniziative, vuole utilizzare due
momenti specifici: quello della visita
medica di idoneità al lavoro e quello
della formazione obbligatoria di 120 ore
all'anno prevista dalla legge 196197.
il quadro normativo porta a fare alcune
considerazioni, innanzitutto il forte bisogno di salute di questi giovani, che si sviluppa non solo sul piano della sicurezza
del lavoro ma di una sicurezza più generale di comportamento che attraverso un
proficuo lavoro interdisciplinare dia
nuovi contenuti ad una visita medica,
utilizzando questo momento sia come
verifica del percorso preventivo dalla
nascita all'adolescenza sia come prezioso momento informativo sulle opportunità offerte dai servizi della struttura
sanitaria.
Per agganciare questi giovani, l'intervento deve essere affrontato su più versanti sociale e sanitario con la messa in
rete dei servizi che già operano nell'azienda sanitaria (Distretto Socio-Sanitario, Sert, Consultorio e Spisal) e coinvol-
Pubblichiamo su questo numero un contributi sul problema dei minori visto da
molti come un fastidioso compito che
porta via tempo e spazio a cose ben più
importanti; non a caso i tagliatori di
teste e di attività si aggirano con le . forbici e molti hanno tirato un sospiro di
sollievo all ' uscita del Decreto 345 del
1999 che giustamente affida ai medici
competenti più responsabilità verso questi lavoratori.
Ma centinaia di migliaia di ragazzi e
ragazze in Italia operano in ambienti di
lavoro pessimi, con salari da . fame, e
molti di loro subiscono infortuni!
11 contributo dei colleghi veneti ripropone il problema dell'informazione e formazione, della comprensione non burocratica di mondi nuovi (e a volte vecchi)
e soprattutto in modo non autarchico!
Bendo i Centri di Formazione Professionali che seguono l'apprendista-minore
durante la formazione e durante il suo
inserimento nel mondo del lavoro.
Fino a questo momento sono sate realizzate due azioni.
Azione I
Corso rivolto agli
operatori dei Servizi Territoriali
La prima parte del progetto ha riguardato l'organizzazione e la realizzazione di
un Corso destinato agli operatori dei servizi del territorio coinvolti nella visita
d'assunzione del minore: Distretti, Sert,
Consultorio familiare, Spisal e realizzato
con i docenti delle rispettive strutture.
Gli obiettivi del corso sono stati da una
parte la creazione di una forte rete di
competenze interdisciplinari considerando la salute psico-fisica dei minore, nella
globalità sia del contesto lavorativo che
delle relazioni familiari e sociali e di trovare canali di comunicazione tra l'operatore sanitario e il minore, dall'altra
migliorare la preparazione dell ' operatore per ridare un significato di maggiore
utilità al momento della visita medica
attraverso l'individuazione dei metodi
più idonei per trasferire al giovane le
informazioni utili sui servizi dell ' Ulss e
sulle possibilità di prevenzione dei danni
alla salute legate al lavoro, alle abitudini
sessuali scorrette, all'uso di sostanze
stupefacenti. 11 corso ha avuto la presenza di tutti i 75 partecipanti (assistenti
sanitarie, ostetriche, infermiere, assistenti sociali, medici, psicologi) ed ha
riguardato i seguenti argomenti:
19
• metodologie di comunicazione e di
relazione positiva dell'operatore sanitario con il giovane utente
• argomenti di igiene e sicurezza del
lavoro correlati alle differenze biologiche
del giovane e ruolo della struttura sanitaria nella prevenzione delle patologie
• aspetti psicologici e comportamenti a
rischio in relazione alla sessualità e
all'uso di sostanze psicoattive.
Gli incontri sono stati strutturati con una
parte di apprendimento attiva, attraverso
lavori di gruppo, che hanno prodotto tre
strumenti di lavoro: la cartella sanitaria
per la visita medica, un opuscolo informativo per il minore e l'ipotesi di istituzione di uno sportello help per soddisfare le richieste di conoscenza e di supporto su aspetti di sicurezza del lavoro, di
sessualità, di uso sostanze stupefacenti e
su altri aspetti relazionali.
Per il percorso di formazione rivolto al
giovane lavoratore è stato realizzato un
piano didattico da inserire nella attività
di formazione di 120 ore prevista per
l'apprendista nel nuovo quadro normativo, (Legge 196197, Decreto 8.4.98,
Decreto 20.5.99) partendo dai contenuti
del legislatore, per il nostro campo di
interesse, quali le competenze relazionali e la sicurezza del lavoro. Si riporta il
piano formativo:
Sicurezza sul lavoro
30 ore
• inquadramento normativo sulla sicurezza e igiene del lavoro e del lavoratore minore dal Codice di prevenzione
infortuni del 1955 al Decreto 626 del
1974
• infortuni sul lavoro e malattie professionali
• ruolo del servizio di prevenzione
pubblico e degli altri enti
• ruolo del datore di lavoro, dei soggetti preposti alla prevenzione nell'ambiente di lavoro, dei lavoratori
• fattori di rischio presenti negli
ambienti di lavoro
• rischio di infortunio
• fattori fisici: rumore, microclima,
radiazioni, vibrazioni
• fattori chimici: polveri, vapori, gas
• misure di prevenzione e protezione
tecniche, collettive e sicurezza degli
ambienti di lavoro
• misure di protezione personali
• modelli di comportamento sul lavoro, l'imitazione dei comportamenti a
rischio, accettazione della protezione e
della prevenzione.
20
Competenze relazionali
20 ore
• la coscienza di sé
• gli aspetti evolutivi dell'età adolescenziale
• gli aspetti problematici
• le modalità di relazione con il mondo
adulto
• i comportamenti responsabili della
vita sociale: nelle scelte relazionali e sessuali;
• i comportamenti a rischio: l'uso di
droghe, alcol, la guida pericolosa
• gli effetti dell'uso di droghe la sicurezza sul lavoro
• gli stili di comportamento
• le caratteristiche dei comportamenti
a rischio tra sfida e imitazione
Azione 2
Corso rivolto ai docenti dei
Centri di Formazione Professionali
Il Progetto Safetynet, nato dalla collaborazione tra Camera di Commercio, Spisal dell'Azienda Ulss 20 e Cnos Fap S.
Zeno di Verona e rivolto alla promozione della salute negli ambienti di lavoro,
ha previsto tra l'altro un'azione finalizzata alla formazione dei docenti dei Centri di Formazione Professionali.
Tale azione, tenuto conto della normativa sull'apprendistato che prevede specifici corsi di addestramento professionale, anche al fine della sicurezza e dell'igiene negli ambienti di lavoro, vuole
garantire una ricaduta positiva sui minori e sugli apprendisti per sensibilizzarli e
coinvolgerli maggiormente sulle tematiche della sicurezza.
Il primo obiettivo di questa azione di
promozione della salute e della sicurezza nei Centri di Formazione Professionali è stato quello di rendere gli insegnanti
protagonisti e interlocutori della cultura
della sicurezza in modo da sensibilizzare e coinvolgere maggiormente minori e
apprendisti a mantenere comportamenti
corretti.
Un altro obiettivo è stato quello di formulare progetti formativi, con momenti
di apprendimento in aula e in rete, che
per strategie e metodologie individuate
fossero capaci di fornire un aggiornamento permanente anche dopo la conclusione del corso in aula.
La progettazione del percorso ha previsto la realizzazione di due moduli formativi il primo sulla sicurezza e l'igiene
del lavoro, il secondo sulla gestione
d'aula, le tecniche di comunicazione e le
competenze relazionali.
Il primo modulo formativo ha avuto la
partecipazione di quei Centri di Formazione Professionale che a livello speri-
mentale hanno attivato corsi per apprendisti e dai quali è venuta la richiesta di
poter essere messi in grado di acquisire
contenuti tecnici e normativi per aiutare
gli apprendisti ad individuare i rischi
lavorativi.
Gli incontri sono stati strutturati con una
parte di apprendimento in aula e con l'utilizzo di alcuni sistemi on line.
All'inizio del corso è stato utilizzato il
test di analisi dei bisogni formativi e
delle competenze, uno strumento reso
disponibile sul sito internet Safetynet
(http://www.safetynet.it); si tratta di un
questionario che consente di incontrare
le specifiche necessità di formazione
dell'utente e al tempo stesso di constatare i progressi compiuti nell'arco del
periodo di formazione che non ha l'obiettivo di valutare il merito del partecipante, ma di individuare le sue necessità
e le strategie più idonee per raggiungere
i traguardi individuati constatando i progressi compiuti nell'arco del periodo di
formazione.
Alla fine del primo modulo è stato offerto un servizio di Tutoring Online che
prevede il consolidamento e l'aggiornamento continuo dei partecipanti al progetto di formazione utilizzando le comunità virtuali (newsgroup) con la presenza
almeno settimanale di un tutor.
La presenza del servizio di Tutoring
Online è fondamentale in un'ottica di
formazione permanente, valorizzando le
conoscenze acquisite a favore di quei
contenuti non completamente compresi.
Il tutor invita il corsista a porre dubbi e
perplessità all'interno delle comunità
virtuali in modo da creare scambi tra
pari e con esperti. Le comunità virtuali
possono quindi rappresentare dei patrimoni di conoscenza dove ognuno può
dare il proprio contributo e dove ognuno
può ricevere un aggiornamento permanente che vada al di là della conclusione
del corso in aula.
La realizzazione del secondo modulo è
previsto per il periodo ottobre - novembre 2000 ed approfondirà gli aspetti
legati alla comunicazione e alle competenze relazionali.
céíy Ai.rg.
' Q.
L'EPIDEMIOLOGIA PER LA PREVENZIONE
di Alberto Baldasseroni
e Eva Buiatti
UO di Epidemiologia
ASL IO di Firenze
Introduzione
"Guardiamo in faccia la realtà: gli
infortuni .sono un indicatore attendibile
del livello di prevenzione nei luoghi di
lavoro? Se lo sono allora credo che dobbiamo registrare il fallimento storico del
sistema di prevenzione italiano, compreso quello nato dalla l33, compresi i
nostri servizi.
Possiamo addurre tutte le attenuanti che
vogliamo: la rete a macchie di leopardo,
il disimpegno del sindacato, l'inerzia del
Ministero della Sanità ecc. ecc. Ma è un
fatto che in testa al fenomeno infortunistico figurano proprio le Regioni in cui i
Servizi di Prevenzione come noi li vorremmo sono più forti ed attivi."
Queste parole, estremamente stimolanti,
aprono il dibattito che nelle settimane
scorse si é svolto tra diversi soci e operatori sulle prospettive della prevenzione, in particolare per i rischi e danni da
lavoro, ma non solo. Proviamo a esaminare più a fondo le affermazioni contenute in quelle frasi. Si individua un
"risultato" in termini di salute guadagnata o di sofferenza risparmiata, apparentemente non equivoco, gli infortuni da
lavoro in una determinata area. Si accenna alle condizioni strutturali di un attore
sulla scena (il servizio pubblico di prevenzione) che sarebbero nelle realtà territoriali considerate, ottimali. Lo iato
esistente fra premesse di struttura (adeguate) e conclusioni di risultato (andamento degli infortuni troppo elevato) fa
concludere sul fallimento del sistema.
Viene anche proposta una "terapia":
"Per un'intera stagione abbiamo lavorato
per piani, progetti, comparti. La realtà ci
mostra inequivocabilmente che la situazione complessiva è migliore laddove si
è stati "fisicamente", e questo sia che si
sia trattato di interventi pianificati che
estemporanei. L'informazione da sola
non paga, occorre inevitabilmente il
momento della verifica sul campo."
Arrivando a concludere infine sull'indispensabilità di un maggior numero di
sopralluoghi (maggiore presenza) come
metodo principale per ovviare ai problemi incontrati.
11 ragionamento descritto, ancorché
apparentemente ancorato al buon senso e
all'aneddotica corrente, mostra carenze
logiche che evidenziano bene il ruolo di
una moderna epidemiologia ai servizio
della prevenzione.
Dalla ragione evidente
all'evidenza della ragione
Recenti raccolte di dati realizzate a
diversi livelli istituzionali (1-2) hanno
mostrato come nelle regioni dotate di
reti pubbliche di servizi di prevenzione
nei luoghi di lavoro il numero di sopralluoghi sia più elevato che laddove queste
reti non esistono. Un semplice accostamento di queste affermazioni porterebbe
a conclusioni diametralmente opposte
rispetto a quelle suggerite nell'intervento
sopra citato. Ma inferire questo sarebbe
altrettanto errato. Si tratta in buona
sostanza di affrontare nel merito il problema del "buono" e del "cattivo" sopralluogo, di cominciare, cioè, a disaggregare attività complesse, sui cui esiti influiscono molteplici fattori, alcuni dei quali
fuori da qualsiasi controllo del servizio,
in loro componenti più semplici, queste
ultime meglio analizzabili in termini di
efficacia pratica della loro adozione. Il
sopralluogo, pratica comune a tutta l'area della prevenzione, rappresenta bene
un esempio di tale focalizzazione. Non
risulta che mai siano state messe a con-
Pronto diverse modalità di effettuazione
di tale attività "semplice": é più utile
(efficace in pratica) un sopralluogo svolto nell'ambito di un piano mirato o di un
intervento di comparto, oppure quello
svolto a seguito di segnalazione di
alla
(dall'infortunio
inconvenienti
lamentela del vicinato, ecc.)? Quello
svolto da un'equipe multidisciplinare
(sanitaria/tecnica) o quello per aree di
competenza ? Le domande potrebbero
continuare.
Come decidere di fronte a simili alternative? Ci sono diversi metodi. Quello
attualmente più diffuso si riferisce all'applicazione di criteri "tradizionali", cioè
al rispetto di regole non scritte che si tramandano di operatore in operatore e che
sono spesso frutto di indirizzi culturali
locali (regionali, provinciali, di servizio)
e individuali (presenza di operatori di
enti disciolti, dirigenti medici tecnofobici, ecc.). Altre volte é l'ipse dixit che
domina: "me l'ha insegnato il tale famoso e autorevole personaggio", ecc. Non
sono emerse esperienze che provassero a
sottoporre a verifica empirica diversi
modi di lavoro applicati al medesimo
atto "semplice", come possiamo definire
il sopralluogo.
Prospettive epidemiologiche
per i servizi di prevenzione
Nulla impedisce di cambiare attitudine.
Nel campo degli interventi di salute pubblica volti all'adozione di comportamenti più sicuri a livello individuale, esiste
ormai una vasta messe di studi atti a
valutare gli interventi realizzati sul territorio per la modifica di tali abitudini
nella popolazione. Le esperienze più
interessanti ci vengono dal Servizio
Sanitario Nazionale Britannico (3-4) e
da una task-force statunitense attualmente al lavoro per la predisposizione di una
"Guida agli interventi preventivi di
comunità "(5-6). In tali lavori si enfatizza la necessità che anche nel campo
della sanità sul territorio si adotti il
metodo ormai diffuso nel campo clinico,
di assumere, per quanto possibile, pratiche sopportate da prove di efficacia. Il
paradigma dello studio comparativo su
campioni randomizzati, sviluppato
soprattutto nell ' ambito della ricerca farmacologica, può trovare adeguata applicazione anche in studi su comunità sottoposte a interventi di prevenzione di
vario genere (comportamentali, tecnologici, amministrativi). Si potrà in questa
maniera procedere a scelte tra diverse
modalità di intervento (tra diversi tipi di
sopralluogo, di campagne informative,
di educazione sanitaria, ecc.), avendo
maggiori chance di effettuare la scelta
migliore, date le circostanze.
21
In tutto questo sarà ovvio seguire le iniziative che si sviluppano a livello internazionale, e pianificare studi di verifica
di efficacia pratica per quelle azioni di
prevenzione che risulteranno peculiari
della nostra realtà nazionale.
LAVORARE NELLA DIGNITA
E NELLA SICUREZZA
Conclusioni
Rimandando ad altre occasioni gli
approfondimenti tecnici sulla materia
accennata, si voleva soprattutto sottolineare in questa circostanza come sia
possibile affiancare al capitolo indispensabile delle "dismissioni" di attività
obsolete e imnilildannose per la salute
pubblica, affrontato in questa sede da
Massimo Valsecchi, anche quello dell'adozione di pratiche di lavoro fondate su
basi " razionali " , come quelle offerte dai
risultati di studi d ' intervento adeguatamente soppesati in apposite "revisioni
sistematiche di letteratura" o quelle di
studi di valutazione operativa opportunamente pianificati a livello regionale e/o
nazionale.
La sfida di una sanità pubblica rinnovata
passa anche attraverso un rinnovamento
di mentalità ormai maturo sul piano culturale e scientifico.
Bibliografia
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d ' inchiesta sulle condizioni di lavoro
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bis, 2, 1989.
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attività svolte dai servizi di prevenzione
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and Rationale, Am .I Prev Med 2000:
180S): 18-26.
6- The Task Force on Community Preventive Services Web-Site
22
Recentemente è riaffiorato tra le mie
carte uno schema di piattaforma del sindacato bresciano per condizioni di lavoro migliori. Lo schema prevedeva che
ogni soggetto dovesse assumersi delle
responsabilità e avviare alcune procedure. Quali erano a quel tempo le cose che
si chiedevano ai vari soggetti?
• Alle imprese e alle loro organizzazioni: monitoraggio dei fattori di nocività legandoli anche all'organizzazione
del lavoro, a turni ed orari, ovvero dalla
produzione di carte agli intervento di
bonifica, rimuovendo le indisponibilità
al coinvolgimento degli RLS, etc;
• alle ASL: un potenziamento vero in
organici e strumentazioni dei servizi,
osservatorio epidemiologico, consultazione sistematica con le organizzazioni
sindacali, collaborazione con RSU e
RLS, coordinamento delle funzioni di
controllo;
• a tutti i medici: anamnesi dei
pazienti affetti da tumori o malattie di
cui si sospetti l'origine professionale e
trasmissione dei dati alle ASL;
• all'Ispettorato del Lavoro: aumento
degli " effettivi " , metodi di indagine che
privilegino la qualità alla sola quantità
delle ispezioni, priorità al lavoro "nero",
all'evasione contributiva e alla intermediazione di manodopera, coordinamento
con gli altri organi di vigilanza (ASL,
INPS, Guardia di Finanza), rapporto di
collaborazione con RSU e Sindacato;
• alla Magistratura: creazione di un
"pool" specializzato su infortuni e
malattie professionali, stop alle prescrizioni e archiviazioni facili, collaborazione tra PM e Servizi ASL, collaborazione
tra PM e avvocati delle parti lese, indagini più tempestive, maggiore rigore nei
sequestri;
• alla Scuola: estendere l'esperimento
dei corsi per gli studenti delle medie
superiori, inserire nei programma curricolari e nella formazione degli insegnanti anche i temi della sicurezza;
• al Parlamento: sostenere i diritti
degli RLS di accesso alle informazioni
aziendali in materia di sicurezza, quello
del Sindacato di costituirsi parte civile
nel processo penale, sostenere il diritto
soggettivo del lavoratore di rifiutare prestazioni di lavoro pericolose, ammissione al patteggiamento solo agli imprenditori che rimuovono il pericolo e risarciscono la parte lesa.
Queste le proposte che il combattivo
Sindacato bresciano sosteneva molti
mesi fa nelle iniziative precedenti a
CARTA 2000.
Oggi alcune di questi elementi sono presenti nei deliberati del Governo per
CARTA 2000, nel Piano Salvi, nelle circolari del Ministero della Pubblica Istruzione, ma la valenza territoriale delle
proposte, le loro (ma anche nostre) difficoltà di interloquire con medici, insegnanti, magistrati, direttori ASL su questi temi è assolutamente attuale.
Una domanda da povero operatore sempre alla ricerca della donazione territoriale dell'attivo sindacato bresciano:
quali compiti e obiettivi "misurabili"
anche per i proponenti sindacali?
Laura Bodini
DALLA MACCHINA DA SCRIVERE
AL COMPUTER
I PUNTI DI VISTA IGIENICI
1. "Fu soltanto quando, or già più d'un
anno, mi capitò alle mani una di codeste
macchine, e studiai il loro modo di fimzionare, o le condizioni in cui, facendole
funzionare, il nostro corpo si trova, che
compresi il vantaggio non lieve che si
può trarre, anche dal punto di vista igienico, dal loro uso. " (pag. 45) "Vediamo
ora quali siano i vantaggi igienici della
scrittura a macchina, o, come si preferisce di dire, della dattilografia. Per determinare il valore dobbiamo vedere quali
siano gli inconvenienti determinati dalla
scrittura a penna...Ria.ssumendo, lo scrivere colla penna a lungo andare in una
grande quantità di persone dà luogo ad
una deformazione dello scheletro con
incurvatura della colonna vertebrale e
asimmetria delle spalle, e riesce sempre
faticoso, perché tenendo il corpo fortemente piegato all'innanzi procura un
senso di peso o di vero dolore al capo
(accompagnato spesso da emorragie
nasali), ostacola la respirazione e é
causa di compressione degli organi
addominali. Inoltre, agisce dannosamente sulla vista col . avorire la miopia e
I 'astenopia" (pag. 49-51). "A tutta questa congerie di incomodi odi mali si sottrae la macchina da scrivere. Con essa
tutte e due le mani e le braccia devono
compiere lo stesso lavoro, quindi il
corpo si conserva simmetrico; le braccia, anziché appoggiarsi al tavolino,
restano libere, alzate, per poter far saltellare le dita qua e là sulla tastiera.
Nessuna ragione per un contorcimento
della colonna vertebrale, nessuna inclinazione della testa da una pente piuttosto che dall'altra " ... "Colla macchina lo
scrivere diventa un esercizio divertente
di cui di può usare anche appena finito
di mangiare...il piacere della scrittura a
macchina ricorda alquanto quello del
suonare il piano " (pag. 52) . "Qualcuno
potrebbe supporre che i malati di crampo degli scrittori, adoperando la macchina, andassero poi soggetti al crampo
che potremmo dire dei macchinisti, come
vanno soggetti ai relativi crampi i pianisti, i calzolai, ecc. Ma si deve considerare, che i movimenti che si fanno colla
macchina sono assai più semplici di
quelli che esige la peana, e manca perciò la prima condizione per lo sviluppo
del crampo, la complessità del lavoro
dei nervi e dei muscoli. Nelle mie note
ho registrato un discreto numero ali
malati di crampo degli scrittori, che ora
con grande loro soddisfazione si giovano della dattilografia, e in nessuno di
essi il maneggio della macchina ha fatto
comparire alcuna forma di crampo. Soltanto in un caso assai grave, nel quale i
crampi insorgevano anche all'infuori
dello scrivere, l'uso di una macchina a
grande velocità riuscì impossibile, perchè il maneggio rapido dei tasti destava
pur esso delle contrazioni muscolari
involontarie che interrompevano il lavoro. Anche in questo caso, però, il malato
trovò un valido aiuto nelle macchine da
scrivere, poichè si abituò ad usare di
una di quelle dette a leva, le quali hanno
lo svantaggio di scrivere assai meno
rapidamente delle macchine a tasti, ma,
per compenso, richiedono pel loro funzionamento dei movimenti assai semplici del braccio e della mano (pag. 56).
"La rapidità é parimenti un punto che
bisogna considerare nello studio igienico della macchina da scrivere. Infatti,
quanto più una macchina é veloce, tanto
più presto può finire il lavoro e concedere riposo al lavoratore. Sotto questo
punto ali vista esse giovarlo, adr2que,
anche all'igiene. Di ciò veramente non
si può tenere coatto quando si tratta di
persona che lavora per conto altrui, perchè il padrone nel dare il compenso del
prodotto tiene conto della rapidità della
macchina adoperata..." (pp. 58-59). "Se
la persona é intelligente e ha una mediocre abilità di mano, si può calcolare che
in una settimana, o poco più, la rapidità
che acquista arriva ad eguagliare quella
ella scrittura a penna, e che in qualche
settimana può arrivare ad una velocità
molto maggiore. La mia signora, dopo
tre mesi di esercizio moderato e spesso
interrotto, in una pro v a fatta scrivendo
una mezza pagina sotto dettatura raggiunse una velocità di 270 tocchi al
minuto," (pag. 60). "Quando chi compone non soltanto possiede una macchina
da scrivere, ma dispone anche di una
persona che cortesemente gli presti il
proprio concorso, io gli consiglierei di
dettare piuttosto che di scrivere egli stesso" (pag. 64). Visto che i vantaggi della
dattilografia sono così grandi, si può
egli supporre, che venga tempo in cui
essa possa conipletarnente sostituire lo
scrivere a penna ? Non lo credo... " (pag.
65). "La diffusione delle macchine da
scrivere incontrar ora due principali
ostacoli: l ' opinione di molti che sia difficile imparare ad usarle e il loro prezzo.
Riguardo al primo punto abbiamo già
veduto, che l ' apprendere il maneggio é
facilissimo, e che in una settimana si può
arrivare a scrivere colla stessa rapidità
che colla penna. Alcuni si sono fitti in
capo, che per imparare a scrivere colla
macchina era necessario, o almeno utile,
ali saper suonare il piano. E un errore "..."Quanto al prezzo delle macchine,
é un fatto che esso sembra cassai
alto"..."Mar, siccome dal punto di vista
dell'igiene é da desiderare che le macchine da scrivere trovino, al pari delle
macchine da cucire, lieta accoglienza
anche nelle famiglie, così é da augurare
che il loro costo scenda dall'alto livello
a cui é mantenuto finora"..."la concorrenza potrebbe giovare assai; una concorrenza, intendiamoci, basata sulla
moderazione dei prezzi alleata crllcr
bontà del prodotto. E io esprimo il voto,
che a questa concorrenza partecipi il
nostro paese " (pag. 66-68).
Quanto riportato é un florilegio, i passi
esemplari, di uno riscoperto saggio di
Giulio Bizzozero, (Le macchine da scrivere dal punto di vista dell'igiene,
Nuova Antologia. 32, 1897, pp. 45-67).
Rileggendolo ritornano in mente dei fatti
più recenti relativi ai calcolatori e alla
macchine dotate di "unità video". Ad
emergere per primo é il giudizio forte
espresso da Umberto Eco alla sessione
di apertura del Forum sull'economia
mondiale del 1999: "La società di doancini sarà divisa in tre classi che nulla
hanno a che vedere con la condizione
economico-sociale secondo i vecchi
schemi Ci saranno nuovi proletari cioè
23
coloro che non sanno utilizzare il computer Magari sono ricchi ma non hanno
conoscenza. Tra loro potrebbe benissimo
esservi un re o un magnate. Si avrà una
piccola borghesia, cioè gente che usa il
computer in modo passivo, in micio, e
non è capace di sfruttarne le potenzialità. Si avrà una nuova nomenklatura, il
top della società di domani, cioè coloro
che .sanno tisere pienamente il computer,
Internet e tutto quanto connesso. Un
hacker qualsiasi potrà benissimo essere
di famiglia modesta o povera, aia lui
sarà nella nontenklatura, un re tra i proletari del sapere". Viene poi in mente
anche che per accertare l'impatto sulla
salute della nuova tecnologia, cioè del
computer, all'inizio degli anni `80 sono
stati avviate, in Italia più che in altri
paesi, ricerche di alto profilo, così dovevano essere, dal punto di vista scientifico e per l'applicazione pratica. La Sip,
l'ENEL, le banche, auspici le organizzazioni sindacali, hanno riccamente finanziato quasi tutti gli Istituti di Medicina
del Lavoro della repubblica per delle
indagini ad hoc.
La ricaduta principale di tali indagini é
riconoscibile (oltre che in qualche indennità di rischio) nella sorveglianza sanitaria dei lavoratori, quasi obbligatoria per
tutti gli "esposti " a videoterminali, non
tanto (o non solo) per quelli addetti al
"data-entry", quanto per tutti gli impiegati pubblici e privati che generalmente
riconoscono (o dovrebbero riconoscere)
un vantaggio dall'impiego del computer.
La sorveglianza per gli esposti ad unità
video é un tipico "business" ma prospetta sempre un rischio (e perciò un ricatto
per coloro che vi sono sottoposti), che ad
un certo punto venga formulato un giudizio di "inidoneità" al lavoro, di quelli
senza prescrizioni; ma anche a questo
(generalmente) si trova un rimedio.
Occorre ricordare, per i più esigenti, che
Giulio Bizzozero (1846-1901) é lo scienziato che in Italia ha introdotto lo studio
sperimentale nei fenomeni patologici
ricorrendo diffusamente all' impiego del
microscopio; secondo Camillo Golgi "Si
può pur anche affermare che l'opera di
Giulio Bizzozero diretta al rinnovamento
igienico con intenti di rinnovamento
sociale fu così feconda per cui non
saprebbesi dire se egli più eccella quale
maestro e cultore di scienza, oppure
quale apostolo dei più severi principi di
igiene..." (Enrico Gravela, Giulio Bizzozzero. Umberto Allemandi & C., Torino 1989). L'apostolato igienico-sociale é
testimoniato tra l'altro da una "Scuola" al
cui vertice si colloca Luigi Pagliani
(1847-1932), quello della legislazione
sanitaria Crispi-Pagliani del 1888, da una
intensa attività presso il Consiglio Superiore di sanità e quindi nel parlamento e
dalla divulgazione di una nuova concezione dell ' igiene e della medicina sociale attraverso un varietà di monografie e di
contributi su riviste. Scrive di lui Pogliano: "Sullo scorcio di secolo proprio mentre più acuto si faceva il conflitto sociale,
egli volle mettere sul banco degli imputati, dalle colonne prestigiose dello
< <Nuova Antologia> >, la grettezza culturale e l ' individualismo imprevidente
dei ceti proprietari; additò per contro la
.strada di una <<religione di Stato>>,
per un ' azione di contenimento degli
arbitri privati e delle < <colpevoli audacie> > della libertà (l ' impresa" (Fogliano C., Bizzozero, in: Porter R., a cura di,
Dizionario biografico della storia della
medicina e delle scienze naturali, Tomo
I, Franco Maria Ricci Editore, Milano
1985).
Conviene ritornare sui problemi posti
dalla associazione tra impiego di unità
video e salute. Anche trascurando la letteratura italiana e basandosi su quella
prodotta in altri paesi é possibile oggi
giungere a delle considerazioni che se
non possono essere considerate come
conclusive, sono da assumere come
abbastanza consolidate e meritevoli di
attenzione:
I) Per coloro che impiegano unità video e
specialmente per coloro che li usano in
maniera continuativa, per più di quattro
ore al giorno, esiste un supporto empirico
per parlare di una più alta prevalenza di
disordini muscolo-scheletrici, alterazioni
cutanee, problemi oculari e disturbi psicologici. Si presenta un dilemma: tale
prevalenza é significativamente più elevata tra coloro che utilizzano unità video
che in gruppi diversi e comparabili di
lavoratori che non fanno uso di unità
video? ; esiste, tra le altre, anche la difficoltà di trovare un gruppo di controllo di
lavoratori che non abbia usato o non usi
privatamente o clandestinamente il computer e la play-station.
2) Le evidenze disponibili rispetto alle
possibili associazioni tra fattori psicosociali (compreso lo stress) e impiego di
unità video mettono principalmente in
evidenza l'importanza decisiva di alcune
variabili: il fatto che i lavoratori siano
pagati poco, il fatto che siano poco specializzati e che abbiano scarse prospettive
di carriera , il fatto che siano anziani invece che giovani.
Rispetto a questo genere di conoscenze é
giusto o no domandarsi cosa c'entra lo
attuale standard di sorveglianza sanitaria
per coloro che fanno uso, quasi sempre
traendone vantaggi, di unità video'? Cosa
c'entra il giudizio di idoneità emesso
obbligatoriamente in occasione della sorveglianza sanitaria. Una modesta proposta: se é ormai inevitabile, e chi lo sa per
quanto tempo, convivere con la pletora di
medici competenti, se non é più possibile
fare a meno di atti di sorveglianza sanitarie e di giudizi di idoneità, perché, a parità
di spesa, i medici competenti, o almeno
una parte di loro, quelli più dinamici,
eventualmente supportati da altri tecnici,
non vengono impiegati (a chiamata, in
regime di pronta disponibilità) per effettuare la sorveglianza, esprimere giudizi di
idoneità e eventualmente formulare prescrizioni, ai posti di lavoro che debbono
accogliere, come avviene sempre più di
frequente, i lavoratori interinali e più in
generale quelli atipici? Gli stessi potrebbero anche essere vantaggiosamente
impegnati per saldare il debito formativoinformativo, previsto dalle norme vigenti,
per questi stessi lavoratori.
Francesco Carnevale
24
ATERIALI DI LAVORO
CAMPANIA
EPIDEMIOLOGIA
BASATA SULLE
EVIDENZE
a cura di
Laura
•
•
•
•
Bodini
Dopo avere sentito Paolo d'Argenio a Rimini, ho sottratto alla sua ritrosia un prezioso
volume di 60 pagine che fa il punto sull'esperienza dei SEP (Servizi di Epidemiologia e
Prevenzione della Regione Campania), non
contenta mi sono fatta mandare anche alcuni dei loro preziosi bollettini epidemiologici
per capire quanto con poche forze, tante
idee precise e metodo rigoroso è possibile
fare su un ampio ventaglio di problematiche
di salute territoriali.
I SEP sono presenti in tutte le 13 ASL della
Campania e sono coordinati da un Osservatorio Epidemiologico Regionale oltre che in
contatto costante con I'ISS, ma hanno
soprattutto creato intensi collegamenti formali e informali con tutti gli altri soggetti, una
rete integrata, un sistema di formazione e
comuni-cazione interna ed esterna.
Nel difficile passaggio da 61 USL a 13 ASL i
SEP campani hanno garantito la continuità
del Sistema di Sorveglianza adeguandolo a
quello di altre regioni, informatizzandolo,
rendendolo più tempe-stivo e quindi più
pronto in caso di emergenze infettive e
ambientali, più preciso nelle analisi spaziali e
temporali delle cause di morte, nella gestione delle emergenze, nello studio sulla qualità
delle nascite, nell ' osservazione territoriale.
Avviati nel 1995 I SEP campani sono passati
nel 1999 da 28 a 33 medici da 3 a I I ASV, da
17 a 29 telefoni, ma anche sono aumenta-ti in
strumenti essenziali quali: fax, computer,
stampanti, scan-ner, collegamenti internet,
lavagne luminose, proiettori dia e video,
insomma quelle dotazioni "moderne " che un
esterno al sistema sanitario di prevenzione
giudicherebbe patetiche e ovvie ma che noi
sappiamo quanto faticosamente acquisite per
un lavoro anche di comunicazione e informazione con il mondo esterno.
In tutto il territorio regionale i SEP devono
coordinare attivi-tà e programmi di prevenzione e sistemi di sorveglianza su:
•malattie infettive con particolare attenzio-
ne a tbc, epatiti virali, brucellosi, leishmaniosi viscerale;
investigazione e intervento in caso di focolaio epidemico;
seguire i programmi di vaccinazione obbligatorie e facoltative;
sorveglianza delle cause di morte;
sorveglianza sulle nascite (malformazioni,
sottopeso, etc)
Oltre a queste attività costanti vi sono programmi locali basati su evidenze epidemiologiche storiche o acute legate appunto ad una
gestione sistematica delle fonti informative
correnti (registri di patologia, dimissione
ospedaliera, cause di morte, certificati di assistenza al parto, notifiche, registri di inva-lidità
civile, esenzione ticket, assistiti ambulatoriali
in oncologia, archivio tumori, etc..)
Ovviamente un continuo sistema di miglioramento delle compilazio-ni, reso più efficiente
dal semplice ma non scontato fatto che chi
compila un certificato, una notifica lo farà
meglio se saprà che è e sarà utile, che la pagina verrà letta e inserita in un sistema di sorveglianza, sarà utile per studi e interventi,
piuttosto che brutalmente "archiviata".
Troviamo nei SEP campani allora programmi
specifici di intervento con un forte connotato territoriale.
Sono stati aggrediti per tempo i focolai epidemici di brucellosi, botulismo e di epatite A
in alcune ASL.
Si sono adeguate le strategie e le offerte vaccinali, cooperando con i servizi della età evolutiva ed i medici di medicina genera-le per le
malattie prevenibili appunto con le vaccinazioni, seguendo anche lo stato vaccinale di
profughi ed immigrati effet-tuando campagne
vaccinali nei centri di accoglienza.
Ricordo che uno degli obiettivi del Piano
Sanitario Nazionale 1998-2000 è appunto la
copertura vaccinale ed i SEP Campani
dispongono appunto della metodologia e
dell'esperienza per valu-tare in modo affidabile tali indicatori.
così come la campagna per incentivare l'uso
del sale iodato in zone interne della regione
dove ancora era endemico il gozzo carenziale.
Dal punto di vista istituzionale ma soprattutto funzionale essen-ziali i rapporti dei SEP
con la rete dei Distretti, tenendo anche
conto che i compiti dei due livelli del sistema
sanitario sono stati definiti anche da una
legge regionale.
Oltre alle precedenti numerose attività, i SEP
(e anche qui sta la differenza con altre esperienze) hanno curato la comunicazione dei
problemi e dei risultati al mondo sanitario, al
territorio, alla comunità scientifica.
Testimonianza sono sia le numerose pubblicazioni scientifiche che i rapporti epidemiologici regionali o di ASL.
SNOP è ultima a parlarne perché i SEP campani, da quando sono nati (4 anni) hanno
contribuito a riviste prestigiose nazionali e
internazionali di epidemiologia, igiene, pediatria, alimentazione, etc.
Così come di loro hanno detto un gran bene
da Atlanta a Roma.
Ma oltre alla comunicazione scientifica più
tradizionale l'ele-mento veramente innovativo è la capacità di fare informazione con
strumenti agili e mirati (i bollettini epidemiologici di ASL) inviati sia a sanitari addetti ai
lavori che in modo programmato a seconda
degli argomenti a insegnanti, imprese.
Bollettini altamente specifici su dati puntuali
locali.
Per saperne di più:
SEP NA I Napoli
tel. 081.2547321 fax 081.2547481
SEP NA 2Quarto
tel. 081.85526 I 0 fax 081.8767552
SEP NA 3 Casoria
tel. 081.705 I 472 fax 081.705 1406
SEP NA 4 Somma Vesuviana
tel. 081.5314503 fax 081.531451 1
SEP NA 5 Castellammare
tel. 081.8726328 fax 081.8726 105
SEP CE I Caserta
tel. 0823.350925 fax 0823.350924
SEP CE 2 S.Maria Capua
tel. 0823.89 1522 fax 0823.810274
SEP BN I Benevento
tel. 0824.21041 fax 0824.23154
SEP AV 2 Atripalda
fax 0825.293419
SEP SA I Angri
tel. 081 947773 fax 081.947773
SEP SA 2 Salerno
tel. 089.694373 fax 089.943597
SEP SA 3 Vallo della Lucania
tel. 0974.71 1129 fax 0974.712576
L'elevata mortalità per cirrosi (e nel caso
delleASL di Napoli e Caserta anche di tumore al fegato) è stata attribuita all'ele-vata circolazione di virus dell ' epatite B e C in Campania, con tutte le conseguenze preventive
del caso.
Così come l'elevata incidenza di mortalità
per tumori e più in generale per malattie
all'apparato respiratorio è associata all ' elevata prevalenza di fumatori, la più alta in Italia.
Si sono osservati un eccesso di mortalità per
tumori alla vescica in zone di lavorazione
delle pelli.
Ma anche una sorveglianza sulle lesioni da
fuochi di artificio ha dato qualche successo
25
DOPO IL CONVEGNO DI RIMINI
a cura di Luigi Salizzato
Si è tenuto a Rimini, nei giorni 1 e 2 giugno 2000 un seminario, organizzato
dalla SNOP, su
"
Piano Sanitario Nazionale, la strategia
dei patti per la salate: le pospettive di
intervento per la rete della pre re nuore ".
Snop ha invitato gli operatori dei servizi
pubblici di prevenzione a un'iniziativa
seminariale d'informazione e confronto
sullo stato e sugli sviluppi delle attività
di prevenzione nel nostro paese. L'iniziativa è stata preceduta da un articolato
dibattito tra i soci, reso possibile anche
dall'utilizzo dei nuovi strumenti di
comunicazione elettronica, sulle priorità
e sui contenuti di un programma di ]avoco in grado di consentire alla nostra
Società Scientifica di adeguare la propria linea di azione per continuare a
svolgere il proprio ruolo di stimolo
all'innovazione e di sostegno al sistema
dei servizi di prevenzione.
Per chi fosse interessato, i contenuti del
dibattito preliminare al seminario,
come pure le sintesi di molti degli interventi svolti a Rimini, sono consultabili
sul nostro sito web www.snop.it .
26
La ricchezza del dibattito avviato. la
varietà dei temi e dei punti di vista
espressi rappresentano una risorsa che
va ulteriormente coltivata, mantenendone le caratteristiche di libera espressione
che consentono a chiunque sia in qualche modo interessato a dare il proprio
contributo e a mettersi in rete e quindi in
discussione con gli altri. D'altra parte si
pone il problema di pervenire anche a
delle sintesi ideali e programmatiche che
ci consentano eli sostenere azioni efficaci per il raggiungimento di obiettivi condivisi. Dall'insieme degli spunti e delle
idee espresse stiamo quindi cercando di
individuare alcune priorità, senza pretese
di eccessive sistematizzazioni, ma procedendo per gradi con l ' individuazione
di temi di maggiore interesse, su cui
organizzare gruppi di lavoro nazionali e
definire una linea di azione sia come
SNOP sia con il contributo di altri soggetti culturali ma anche direttamente
operativi.
Per il Seminario di Rimini abbiamo scelto come cornice di riferimento il Piano
Sanitario Nazionale e la strategia dei
Patti per la salute, intesi come opportunità per sviluppare alleanze tra i diversi
attori sociali che consentano di intervenire efficacemente per contrastare i
rischi e quindi l'insorgere delle principali patologie negli ambienti di vita e di
lavoro, quindi per fare prevenzione ma
anche per garantire la promozione della
salute dei cittadini.
La prima giornata del seminario, sul
tema generale, è stata organizzata in una
sessione unica, in cui erano garantiti
contributi articolati sia per i diversi punti
di vista (Dipar timento di Prevenzione.
Arpa, Autonomie Locali, Ministero della
Sanità), sia per gli argomenti da noi ritenuti prioritari per sostenere una nuova
strategia di politica per la salute (prevenzione inutile, epidemiologia, comunicazione, formazione e profili professionali). La seconda giornata è stata articolata
in due sessioni. una per fare il punto su
un patto che può essere ritenuto un test
di prova per la politica sostenuta dal
Piano Sanitario Nazionale, sia per ]'importanza dell'obiettivo concordato, sia
per la solennità con cui è stato sottoscritto, e cioè "Carta 2000" per la sicurezza
sui lavoro, presentata a Genova nel
dicembre 1999, e su cui abbiamo chiamato al confronto i principali sottoscrittori del patto per verificare con i vari
interlocutori lo stato degli adempimenti
relativi ag]i impegni assunti e lanciati a
Genova, ed un'altra sessione per
approfondire la conoscenza di uno strumento utile a migliorare il modo di lavorare dei nostri Servizi, cui avevamo già
dedicato una sessione di studio nel Convegno di Senigallia, e cioè l ' Accreditamento per ]a qualità. su cui svolgere un
a g giornamento con il cont ributo di chi
aveva esperienze concrete da illust r are.
I rapporti d'integrazione tra i protagonisti professionali e istituzionali e i temi
oggetto di confronto rappresentano il
risultato delle iniziative che SNOP ha
sostenuto in questi anni, cercando di
contribuire a migliorare le opportunità di
sviluppo di un sistema integrato ed efficace di Servizi per la prevenzione sanitaria e ambientale (si vedano, ad esempio,
nel sito interne' SNOP, gli atti del convegno nazionale di Senigallia, 23-24 ottobre 1997: "La prevenzione verso il 2000
- Dipartimento e Arpa: un sistema a
rete " ).
Le giornate di Rimini hanno visto la partecipazione attenta di numerosi operatori dei Servizi, ma anche di altri attori del
sistema di prevenzione, in rappresentanza delle diverse realtà regionali.
I temi trattati sono stati generalmente
considerati attuali e di grande interesse
per affrontare e comprendere meglio i
problemi della nostra attività come professionisti della prevenzione. Non sono
mancate le sorprese, peraltro piacevoli,
come la comunicazione data da Massi-
mo Valsecchi nel suo intervento sull'accoglimento, da parte della XII Commissione della Camera dei Deputati, della
sua proposta di abolizione di una serie di
attività inutili, tra cui tanto per capirci i
libretti sanitari per gli alimentaristi (per
chi non se ne ricordasse la proposta, fatta
assieme a Sandro Cinquetti e poi sottoscritta da molti altri operatori dei Servizi
dell'Area Igienistica, è riportata nel
n. 51/52, dicembre 1999, della rivista
SNOP). La Commissione ha impegnato
il Governo ad adottare un provvedimento urgente per sancire questa Sua determinazione.
"Strategia dei patti per la salute" e "Prospettive di intervento per la rete della prevenzione" sono le due chiavi di lettura di
un percorso di rinnovamento su cui
SNOP ha chiesto e ottenuto i! confronto
con gli interlocutori presenti al seminario.
Snop, in quanto Società scientifica e culturale, si candida a rappresentare e ad
interpretare un'idea di prevenzione e di
promozione della salute come frutto dell'azione coordinata di più soggetti professionali (sistema pubblico, sistema di
impresa) e discipline (gli specialismi del
Dip.to di prev.ne, delle Agenzie per
l'Ambiente, degli Zooprofilattici....... )
che si rapportano a diversi interlocutori
professionali e culturali (Aziende sanitarie territoriali ed ospedaliere, Istituti di
studio e ricerca, Università, altre amm.ni
pubbliche: 1SS, ISPESL, Inail, Ispettorato...), istituzionali (Parlamento, Governo, Autonomie locali) e sociali (Sindacati, rappresentanze dei cittadini).
I Patti per la salute spostano l'obiettivo
del Servizio Sanitario dall ' assistenza
alla salute, allargano il numero dei soggetti titolari di azioni per la salute, e
quindi anche le risorse disponibili, investono sul futuro (la promozione della
salute), con una visione più chiara dell'oggi (uscire dalla logica domandaofferta, cliente, import-export per descrivere, valutare e risolvere i problemi derivanti dai bisogni dei cittadini).
Se in un determinato territorio prevalgono problemi di salute derivanti da condizioni di rischio individuabili e sulla cui
soluzione può essere determinante l'azione integrata di più soggetti, il Servizio
Sanitario Nazionale, oltre a fare quello
che ha sempre fatto e cioè organizzare
l ' assistenza, .fornisce il proprio contributo specialistico agli altri attori stabilendo con loro un patto finalizzato a
contrastare efficacemente quei problemi
(il SSN non è più autoreferente ma supporta l'azione degli altri soggetti diversamente responsabili). Attenzione a non
utilizzare i patti per nascondere le reali
responsabilità: il potere di azione non è
uguale per tutti, non si può quindi porre
ad es. un ' enfasi eccessiva su campagne
informative-educative, sugli stili di vita
piuttosto che sulle azioni dell ' Amministrazione (le campagne contro d'Unto di
uno Stato che mantiene il monopolio dei
tabacchi).
La strategia dei patti consente di affrontare, con maggiori probabilità di successo, problematiche storicamente affrontate dai Servizi di Prevenzione, in modo
più o meno isolato da un contesto di
alleanze almeno negli ultimi anni, come
ad es. quelle derivanti dalle condizioni di
lavoro ma anche dallo stato dell'ambiente di vita (tra Servizi e Consumatori non
corrono generalmente buoni rapporti) ed
inoltre problematiche di cui i Servizi di
Prevenzione 'si sono storicamente occupati poco (incidenti domestici), o per
niente (incidenti stradali ma anche
malattie tumorali, a] di fuori di un contesto eziologico puramente lavorativo, cardiovascolari o invalidanti come possono
essere molte patologie degenerative o
psichiatriche).
Naturalmente il ruolo dei Servizi di Prevenzione cambia a seconda degli obiettivi del Patto, sarà in generale di supporto
alla definizione, realizzazione e valutazione dei programmi e delle azioni attraverso gli strumenti dell'epidemiologia
descrittiva e valutativa, della comunicazione del rischio, dell'educazione alla
salute, della rete di relazioni con gli attori professionali e sociali secondo una
visione dei "lavorare con" e quindi non
autoreferenziale ma di rete, sarà anche di
competenza specialistica nelle azioni
che si svolgono sui temi propri del livello di assistenza specifico (PSN,
D.L.229199)
Per quanto riguarda le prospettive per la
rete della prevenzione, vanno ulteriormente sviluppati rapporti di lavoro integrati tra i diversi soggetti professionali,
sia sanitari che ambientali, sostenendo
processi operativi concordati e garantendo quindi prodotti interdisciplinari, non
come sommatoria ma come sintesi di
contributi specialistici.
Il Dipartimento di Prevenzione va ripensato come Macroarea organizzativa
aziendale con un forte ruolo di supporto
all ' innovazione (sviluppo degli strumenti necessari per una politica di promozione della salute), questa prospettiva di
sviluppo condiziona fortemente la possibilità di successo sia nei campi di intervento tradizionali sia nei campi di nuovo
impegno, il venire meno di questo ruolo
allontanerebbe le possibilità di successo
per tutti i livelli di assistenza sanitaria
(Distretto, Ospedale e Prevenzione).
ln questa prospettiva di lavoro si individuano alcuni problemi da affrontare:
• problema di accettazione de] ruolo
da parte sia dei Servizi (informazione e
coinvolgimento dei professionisti), sia
delle AUSL (investimenti);
• problema di adeguare gli strumenti
del nostro lavoro (appropriatezza, prevenzione inutile, epidemiologia, comunicazione, educazione, formazione, profili professionali);
• problema di sostenere le alleanze
professionali (Agenzie per l'Ambiente),
sociali (Sindacati, Cittadini),istituzionali
(Enti Locali);
• problema di attuare in modo generalizzato il modello organizzativo previsto
dal D.L.229199. (Dipartimento di Prevenzione, lavoro coordinato con gli altri
protagonisti professionali);
• problema di migliorare le modalità di
lavoro dei Servizi di Prevenzione, progettando e attuando iniziative di miglioramento almeno con i seguenti criteri:
valutazione di appropriatezza degli
interventi di prevenzione (iniziative
contro la prevenzione inutile);
organizzazione dell'offerta in funzione
delle esigenze dei cittadini (decentramento attività e messa in rete degli
attori professionali);
individuazione delle priorità di intervento (gravità e diffusione dei rischi,
rilevanza sociale, cogenza delle
norme);
reinterpretazione delle funzioni di vigilanza (utilizzo coordinato di tutti gli
strumenti disponibili, di informazione, assistenza, sanzione:
dalla "prevenzione contro"
alla "prevenzione con"
^►dalla "vigilanza" al "controllo"
"Adal controllo "sugli oggetti"
al controllo "sui processi"
'4dal sistema "delle regole e
delle norme" ali ' " autocontrollo")
Tutti gli interventi meriterebbero di essere riferiti per i] contributo dato dai relatori all ' approfondimento dei temi loro .
assegnati, il dott. Carradori(Direttore
Generale dell'AUSL di Rimini), il dott.
Poli(del Ministero della Sanità) e la
dott.ssa Carlozzo(esperla di politiche per
la salute) in particolare si sono soffermati sulle politiche di Piano Sanitario, data
l'articolazione delle considerazioni sviluppate nel loro intervento contiamo di
poterne riportare una sintesi sulla nostra
pagina web.
L' ing. Minarelli (Direttore Generale di
Arpa Emilia Romagna) ha analizzato le
caratteristiche delle attività delle Agenzie per l'Ambiente. fortemente connotate da processi operativi di vigilanza e
controllo (orientati al rispetto delle
norme), di protezione ambientale (orientati alla conoscenza dell ' ecosistema) ma
ancora deficitarie rispetto alla prevenzione integrata tra salute e ambiente (orientata allo sviluppo sostenibile); la capacità di dare un proprio contributo al
27
sistema a rete della prevenzione è stata
indicata come prospettiva di crescita per
il sistema delle Agenzie Ambientali. Le
Agenzie sono disponibili a fare la loro
parte come nodo della rete, ma se si
vuole fare prevenzione integrata bisogna
prendere atto della differenziazione istituzionale che richiede uno sforzo comune per l'integrazione ben oltre quanto
fatto finora.
Si è già riferito del dibattito sviluppato
tra i soci in preparazione del seminario
di Rimini; gli interventi che hanno completato il programma della prima giornata hanno cercato di operare una prima
sintesi di alcuni temi che si potrebbero
definire "strumenti per l'innovazione".
Valsecchi per la prevenzione inutile,
Baldasseroni e D'Argenio per l'epidemiologia, Palazzi per la comunicazione e
Volturo per la formazione hanno presentato un insieme di esperienze concrete,
riflessioni ma anche punti prioritari di un
possibile ulteriore programma di iniziative, che ha già visto nascere nelle ore
seguenti, in modo più o meno informale,
nuovi gruppi di lavoro nazionale (i veterinari per l'analisi delle proprie attività
inutili, la formazione per l'epidemiologia, la prevenzione basata sull'evidenza), questi contributi sono disponibili
sulla nostra pagina web.
Anche l'appuntamento SNOP di Rimini
su CARTA 2000 è andato molto bene sia
per la partecipazione qualificata (il
Coordinamento delle Regioni, l'ottimo
Smuraglia, il nuovo e battagliero sottosegretario al Lavoro Paolo Guerrini, il
Sindacato, INAIL, ISPESL, CIHP,
Ambiente & Lavoro) che per le proposte: un quasi Genova 2.
É emersa la necessità di:
• territorializzare le proposte di Carta
2000 a livello delle varie regioni e qui
SNOP si impegna a sviluppare la propria
iniziativa nel confronto con regioni,
forze sociali, provveditorati, altre associazioni, parlamentari locali, ovvero un "
patto per la salute federalista e tematico"
• sviluppare un modello " forte" di
prevenzione e controllo dopo 626 e 494,
modello inter e multidisciplinare, programmato , con sistemi informativi chiari, partecipato, non asimmetrico tra vigilanza e "resto del mondo" (informazione, assistenza e formazione, lavori di
comparto con RLS e imprese, etc)
• recuperare i "grandi assenti" (datori
di lavoro, lavoratori) dal nuovo processo
innescato dalle direttive UE, che dovrebbero invece essere gli attori principali
• recuperare la legalità del lavoro (vedi
le utili proposte del Ministero del Lavoro su coordinamento INPS, IdL e
INAIL)
• svegliare l'addormentato Mi(ni)stero
della Sanità
28
• mantenere un livello alto di vigilanza
politica sulle proposte in corso di discussione o di abbandono definitivo: Testo
Unico, figure professionali, decreto su
VDT, formazione, ruolo RLS, appalti
pubblici, coordinamento tra Ministeri, etc.
Nella Tavola Rotonda dedicata all'Accreditamento nei Servizi di Prevenzione
sono state presentate esperienze "sul
campo", quindi con taglio molto praticooperativo, condotte in ambito di Prevenzione negli ultimi anni. Non solo sperimentazioni di modelli regionali, come
quello piemontese, marchigiano ed emiliano-romagnolo, ma anche di Servizio
(Medicina Lavoro ASL Roma C), di
Sistema a Rete per l'Ambiente (ARPA
Emilia-Romagna) e di Funzione di Supporto (manuali per la Educazione Sanitaria e per la Formazione - Gruppi Pocetta
e Renga-Morosini-Tonelli-Ronchetti).
In grande sintesi , sono emersi i seguenti punti:
1)
l'approccio diffuso ad un
modello di Accreditamento direttamente
orientato alla ricerca di criticità organizzative e di funzionamento da un lato e di
percorsi di miglioramento e cambiamento dall'altro ;
una attenzione particolare nei
2)
Servizi di Prevenzione (ARPA compresa) alle Funzioni di supporto come
appunto la Formazione, la Educazione
sanitaria, la Comunicazione e le Relazioni con i cittadini;
la esigenza di un riorientamen3)
to dei modelli di Accreditamento fino ad
ora sperimentati in Prevenzione, decisamente rivolto ai cittadini l utenti e sempre meno "auto-referenziale" (i professionisti della prevenzione per e con i cittadini);
la opportunità di ritarare le
4)
esperienze cd i modelli attivati, su nuovi
"standard" di qualità imposti dal cambiamento di " offerte " che i Servizi di
Prevenzione saranno tenuti a realizzare
applicando il Piano Sanitario Nazionale
ed i Piani regionali e locali (Patti territoriali di salute).
Per concludere si esprime l'auspicio che
il clima di partecipazione attiva ai lavori
del seminario continui anche per le iniziative che ci aspettano e su cui ci siamo
tutti impegnati ad essere protagonisti,
chiunque altro si senta interessato a partecipare è naturalmente il benvenuto.
ANNOTAZIONI
DI UN PARTECIPANTE A MARGINE
DELLA SESSIONE DI
ACCREDITAMENTO
Ancora una volta il tema dell'accreditamento, ossia della valutazione di adeguatezza a standard convenuti, dei servizi di prevenzione ha raggiunto un buon
risultato. Si conferma così uno dei temi
privilegiati del dibattito attuale in seno
all'associazione e, più in generale, in
seno alla comunità degli operatori.
Certo a Rimini si sono sentite soprattutto le voci di chi all'accreditamento tiene
di più per ragioni ovvie: dirigenti di vertice, organizzatori dei servizi, laureati in
genere. Tuttavia il piano della discussione era, per così dire, nobile, condivisibile da tutti gli operatori, dirigenti supremi o meno. In realtà questo dell ' accreditamento, cioè della verifica del proprio
modo di operare é l'unico piano per il
quale non é accettabile alcuna remora.
Non ci si può sottrarre a questo livello di
discussione se si vuol parlare di lavoro
"ben fatto" in scienza e coscienza. E
chiaro che indietro non si torna: l'aneddotica circa la bravura e l'efficacia operativa di questo o quel servizio ha fatto
il suo tempo. Non é pensabile che in
futuro si possa giudicare della bontà
dell ' azione di un gruppo operativo, sia
esso un reparto ospedaliero, un servizio
sul territorio, un'infrastruttura amministrativa, senza che esso sia stato almeno
sottoposto a una procedura di valutazione di con gruità. Il resto sarà sempre di
più caotico sgomitare per un posto al
sole nelle vicinanze del potere per il
potere.
Detto questo, tuttavia, bisogna dire che
se l'accreditamento é condizione necessaria, non é però condizione sufficiente.
Intanto bisogna intendersi sul termine:
che ci mettiamo dentro? L'adesione formale a condizioni strutturali, come spesso é nell'accreditamento delle strutture
di diagnosi e cura private, effettuato da
parte del pubblico (spesso addirittura da
parte degli stessi Dipartimenti della Prevenzione)? La traduzione nello specifico
sanitario (italiano) delle celebratissime
norme ISO della serie 9000? Altro? Le
risposte a questo quesito preliminare
sono gravide di conseguenze.
Un secondo punto cruciale: si può
accreditare una parte per il tutto? Cioè é
lecito, legittimo, opportuno, sensato,
accreditare la propria struttura, a prescindere dalle o, peggio, in contrasto
con le politiche della qualità complessive dell'azienda ? In questa domanda
risiede un interrogativo cruciale: l'accreditamento é un processo dall ' alto
verso il basso, dal top-management alla
fine, o può conoscere anche varianti a
partire dalla volontà degli stessi operatori periferici ? Ancora una volta non
sfuggirà la valenza "politica" di impostazioni differenti. A Rimini il contrasto
é emerso evidente grazie anche alla presenza da una parte del Direttore dell 'ARPA Emilia-Romagna, Edolo Minarelli, e dall ' altra dalle presentazioni di
due operatori dell 'ASL di Roma, Fulvio
D'Orsi, responsabile di un Sevizio di
prevenzione negli ambienti di lavoro, di
Roma a sua volta responsabile di un ' UO
di formazione e aggiornamento.
Minare/li, con appassionata partecipazione, parlava in prima persona della
necessità per la struttura da lui diretta
(centinaia di persone) di sottoporsi a
accreditamento, anche nella consapevolezza che con le regole da rispettare non
si può barare. Un'esigenza, insomma, di
indispensabile efficienza nelle morte
gore dell ' amministrazione pubblica, da
sempre allergica a qualsiasi forma di
controllo del proprio operato. Nel
secondo caso i due operatori romani
riferivano della loro esperienza sottolineandone soprattutto gli aspetti di autocoscienza dei limiti insiti nell'usuale
modus operandi, afflitto dalla malattia
della routine. In loro gli aspetti motivazionali, di consapevolezza del proprio
operare prevalevano su tutti gli altri.
Infine un ultimo punto non meno importante: a chi l'onere della verifica del
rispetto delle " regole " ? Qui le diverse
relazioni hanno delineato uno scenario
riconducibile a due tipologie. Una prima
si riferisce a . forme di controllo autogestito dal pubblico. A tale tipologia si riferiscono le vere e proprie autoverifiche
del tutto interne allo stesso personale
della struttura interessata, ma anche
quelle . forme di controllo incrociato tra
dipendenti del sistema sanitario pubblico
appositamente tirocinati a questo lavoro
e che effettuano delle "visite" programmate ad altre strutture " pari grado" di
zone geografiche diverse.
La ragnatela delle amicizie, partecipazioni a medesime associazioni, interessi
in comune rende questo genere di controlli di natura differente da veri e propri
controlli esterni. L'altra modalità prevede invece che il controllo sia . fatto veramente da personale appartenente a
organismi estranei, prevalentemente privati e specializzati in questo genere di
lavoro. Una particolare variante di questo secondo genere di controlli é stata
descritta dalla d.ssa Carlozzo rappresentante del Gruppo delle Città Sane, organizzazione affiliata all'OMS che promuove l ' adozione di politiche pubbliche di
maggior salute nell ' ambito della prevenzione primaria dei rischi per la salute
legati alla vita nelle grandi città. L'adeguatezza della situazione organizzativa di
Bologna, città partecipante al movimento, é stata valutata da un apposito
"panel" di esperti di diversi paesi europei, in primo luogo inglesi, appartenenti
a università, centri di ricerca, organismi
accreditati a loro volta, che nel corso di
una " visita " protrattasi per alcuni giorni
hanno esaminato con rigore e pignoleria
ogni aspetto d ' interesse per la procedura
di accreditamento. Hanno infine redatto
un report che, con la consueta franchezza
tipica della tradizione culturale anglosassone, ha colto molto bene pregi e limiti
dell'esperienza in corso, dando preziosi
consigli per il miglioramento della perfomance dell'organizzazione coinvolta.
Certo devono essere stati giorni di fuoco
per quei colleghi italiani sottoposti a
"visita" di verifica.
Tra i tanti aspetti rimasti sullo sfondo
della discussione anche quello del significato della "visita": affidi( o "revisione
tra pari ", cioè puntuale verifica del
rispetto di requisiti contenuti in norme di
buona tecnica e manuali di buona conduzione o libera discussione sui punti
critici? La filosofia sottostante ancora
una volta differisce: nel primo caso c'é
la volontà di raggiungere un traguardo
di qualità, nel secondo soprattutto quello
. di procedere a una revisione del proprio
assetto organizzativo attraverso la consulenza specialistica di chi é esperto nel
campo. Ma in questo caso il dibattito
segna il passo: la scarsa numerosità
delle esperienze strutturate, base indispensabile per entrare nel merito segna il
limite di una discussione che al momento
risulta eccessivamente irta di termini
gergali, talora troppo libresca e poco vissuta.
La passione dei relatori, raramente
dimostrata come in questa occasione,
l ' attenzione costante dei presenti, pur
penalizzati da alcuni inconvenienti tecnici iniziali e da una sala non perfetta,
stanno a testimoniare come la nostra
associazione e in particolare gli organizzatori di questa sessione, Aligi Cardini in primis, abbiano saputo cogliere uno
dei temi dominanti nel dibattito odierno
sui servizi di prevenzione e, più in generale, sulla prevenzione nella sanità pubblica. Considerando il tema della "Prevenzione basata sulle prove" di efficacia,
premessa indispensabile a qualsiasi
discorso sull'accreditamento, si delinea
uno scenario di grande respiro per tutto
il mondo degli operatori impegnati sul
campo. Anche la nostra associazione
trova motivo di rinnovato impegno su
questo terreno, rimarcando una volta di
più la comunanza d'intenti di tutto il
mondo della prevenzione, a prescindere
dalla propria collocazione specialistica,
nel grande grembo della rimozione dei
fattori di rischio per la salute umana e
della promozione degli aspetti positivi
della salute. Non si poteva chiedere di
più a un 'assise che segna, dopo tre anni,
la ri p resa delle occasioni d'incontro
dedicate al mondo degli operatori che
hanno SNOP come riferimento culturale
e scientifico.
29
TUTELA DELLA SALUTE
DELLA DONNA
RUOLO DEL SERVIZIO PUBBLICO DI PREVENZIONE
Marco Crema
Segreteria Snop Sicilia
SNOP, per chi non lo sapesse, raggruppa, qui in Sicilia, la gran parte degli operatori presenti nei Servizi pubblici di
prevenzione.
E a proposito di servizi è nostra convinzione che il ruolo del Servizio di Prevenzione della ASL non può e non deve
essere limitato all'esercizio di una attività di controllo e vigilanza burocratica
sulla applicazione della normativa
vigente, ma piuttosto indirizzato ad una
reale valutazione dei rischi presenti nei
luoghi di lavoro. A questo modo di procedere è corrisposto ormai da anni da
parte della SNOP lo sforzo di dare
dignità scientifica a atti e competenze
che altrimenti verrebbero espletati in
modo polverosamente burocratico. E da
ricordare, nel caso specifico, che le difficoltà incontrate finora dalle lavoratrici
madri a ricevere una adeguata informazione in tema di rischi per la salute, per
la capacità riproduttiva e per la gravidanza, da una parte, sono dipese da carenze
informative anche da parte degli operatori sanitari, (appiattiti sul controllo formale del rispetto di procedure previste
dalla legge), dall'altra hanno generato
fenomeni di abuso, quale la richiesta del
congedo anticipato con la diagnosi di
comodo della minaccia d'aborto, che
finiscono per ledere la credibilità del
sistema e a lungo andare ritorcersi contro le lavoratrici stesse.
Sosteniamo pertanto da anni come
Società che i Servizi di Prevenzione,
essendo preposti istituzionalmente alla
difesa e alla promozione della salute dei
lavoratori tutti, hanno la conoscenza
reale dei luoghi di lavoro nel territorio e
dei rischi occupazionali ivi presenti.
In questi Servizi vi sono operatori quali
Medici del lavoro e tecnici perfettamente in grado di valutare se un ambiente di
30
lavoro o un tipo di mansione è pregiudizievole alla condizione di gravidanza.
Non si tratta di reclamare delle competenze per sete di potere o per far passare
delle carte ma di rendere praticabile un
percorso operativo di prevenzione ed
informazione basato su questi connotati:
a) la valutazione del rischio dovrebbe
essere fatta da un medico del Lavoro,
figura che per formazione professionale
è in grado di inquadrare i rischi occupazionali rispetto alla salute riproduttiva;
b) nel Servizio vi è una conoscenza
diretta di molte attività produttive del
territorio;
c) il Servizio ha compiti di promozione e
di educazione sanitaria sui temi della
salute riproduttiva.
Per questo aspetto un punto qualificante
dei servizi territoriali di alcune realtà
regionali, come ad esempio Umbria,
Toscana e Veneto, è stata la raccolta di
dati e l'accreditamento delle procedure
seguite : interventi su specifici settori
produttivi, individuazione dei fattori di
rischio, identificazione delle mansioni a
rischio, proposte di profili di rischio e
modelli di intervento preventivo, tipo
spostamento/allontanamento dal lavoro.
Se tale metodologia è così ancora poco
sviluppata nella nostra realtà, è dovuta
anche alla ritardata istituzione dei Servizi territoriali di prevenzione e allo scarso
numero di operatori impegnati, almeno
per alcune figure professionali. Ma in
questi pochi anni l'esperienza della sorveglianza sanitaria attivata nei confronti
di una altra categoria debole ( quale soggetto da tutelare), minori ed apprendisti,
è diventata per alcuni servizi occasione di
informazione e educazione sanitaria
rivolta a chi si accosta alla soglia del
mondo del lavoro e di conoscenza di pic-
cole imprese, altrimenti sconosciute agli
operatori. Vogliamo far capire, al di là del
lavoro strettamente sanitario, che il tipo
di approccio al problema è positivamente
lontano dalla pratica precedente fatta di
timbri e sane e robuste costituzioni, per
addivenire, anche qui ad un modello di
intervento preventivo globale, sia sul
soggetto/lavoratore che nell'ambiente di
lavoro quale sistema /impresa.
Tutto questo in una concorrenza di profili sanitari e lavoristici, che guarda caso
investono il Servizio di Prevenzione Territoriale di poteri di tipo interdittivo, con
richiamo allo stesso blocco normativo, e
pensiamo all'inesauribile elenco dei
lavori vietati a minori (alle lavoratrici
madri) ai sensi del DPR 432/76, di osservanza stretta anche da parte degli Ispettorati Provinciali del Lavoro per la cura di
interessi di altra natura.
Ecco allora che l'occasione odierna per
parlare di lavoro e tutela della salute
riproduttiva dovrebbe ridisegnare un percorso nuovo : un primo indirizzo, al di là
del vivace contenzioso esistente, dovrebbe portare gli Enti interessati a non scaricare sulle lavoratrici madri le ricadute
negative di un dissidio interno alla pubblica amministrazione.
Indipendentemente quindi dalla competenze assegnate di Istituto e dalla titolarietà della emanazione dei provvedimenti, è certo che il Servizio Sanitario Nazionale, per conto delle AUSL, ha il compito di svolgere non solo tutte le funzioni in
materia di tutela della salute nei confronti di tutti i lavoratori, ma anche una
importante azione di promozione e di
educazione alla salute, che consenta una
più corretta e puntuale applicazione della
normativa rispetto al passato. In particolare deve essere valorizzato un modello
di intervento, che è divenuto la pecularietà del sistema di prevenzione italiano,
basato sulla conoscenza dei luoghi di
lavoro e sulla professionalità e multidisciplinarietà delle figure professionali,
utilizzando in tal modo tutte le potenzialità esistenti nei servizi per la individuazione dei rischi, per la loro rimozione e
per la realizzazione di iniziative di educazione alla salute.
Solo in tal modo sarà possibile dare tempestivamente alla lavoratrice la risposta di
cui ha bisogno, in particolare in termini di
• bisogni sanitari
• informazione e rassicurazione circa i
rischi per la gravidanza presenti negli
ambienti di lavoro
• conoscenza della pericolosità di certi
fattori di rischio nei primi mesi di gravidanza
• possibilità di tutelarsi avvalendosi
della normativa di riferimento, che per
quanto altamente tutelante è ancora sot-
toutilizzata, quando addirittura non
applicata. L'enfasi posta in questo periodo ai temi della salute nei luoghi di lavoro, come conseguente risonanza dei
media sulla `626, può essere l ' occasione
per reclamare ancora una volta la mancata dotazione nei servizi di risorse e
professionalità specifiche per assolvere
questi nuovi compiti. Progetto ambizioso dei prossimi anni consisterà nel trasformare il servizio pubblic
Occorrerà senz'altro rispondere, in
prima battuta, ad un debito informativo,
che il Servizio ha accumulato in questi
anni e rispondere a tutte le richieste di
informazioni che pervengono dalle parti
sociali interessate, anche con la predisposizione di linee guida utili a rendere
più semplice, meno burocratica l'applicazione della normativa specifica.
Tra i vari soggetti da coinvolgere un
ruolo indubbiamente attivo dovrà essere
sostenuto dalle OO.SS, come classica
cinghia di trasmissioe con le RLS, destinatarie di tutti quegli obblighi informativi da parte delle imprese, come stabilito
dal c.2 dell'art. 4 del D.L.gs 645/96.
Se queste sono le premesse è pur vero
che la realtà è notevolmente diversa:
stiamo infatti assistendo in questi ultimi
tempi ad un vero e proprio scollamento
tra il mandato istituzionale (ricordiamoci che le funzioni assegnate ai Servizi
Pubblici derivano dalle leggi dello
Stato), e la nuova impostazione organizzativa derivata dalle Circolari del
Min.Lavoro, la n.90/96 e la 66/97, e
dalla recente sentenza della Corte Costituzionale la N.373 del dicembre 1997,
che sovvertendo i contenuti della precedente sentenza la 58/93, sembra rimettere tutto in discussione. In pratica si sta
perdendo di vista il significato e la portata delle attività devolute alla sfera di
intervento in materia prevenzione dei
luoghi di lavoro: il rischio è chiaramente
di ricondurre il tutto ad una prassi burocratica-amministrativa scollegata da una
attività di prevenzione primaria e svolta
con un atteggiamento che in questi anni
ha comportato un utilizzo non corretto
della normativa che è rimasta altamente
tutelante sulla carta. A tal proposito è
preoccupante rilevare che, a fronte di
una notevole diffusione dei fattori di
rischio per la salute riproduttiva, la quasi
totalità delle domande di anticipazione
del periodo di astensione riguardano i
casi di gravidanze a rischio ai sensi dell'art. 5 lett. a), mentre pochissime riguardano come motivazione la presenza di
fattori di rischio per la gravidanza nell ' ambiente di lavoro.
In conclusione, riteniamo che non può
bastare un taglio burocratico per affrontare gli aspetti organizzativi della nuova
procedura, ma occorre un momento di
riflessione, di valutazione puntuale e
corretta su quali sono i compiti assegnati ai vari Enti e di come vengano svolti,
alla luce anche delle innovazioni apportate dalla Legge Bassanini, L.59/97, che
nel conferimento di funzioni delegate
dallo Stato alle Regioni premette l ' osservanza di principi fondamentali, tra i
quali la responsabilità ed unicità dell'amministrazione, con la conseguente
attribuzione a un unico soggetto delle
funzioni e dei compiti connessi., e il
principio della omogeneità, tenendo
conto in particolare delle funzioni già
esercitate con l'attribuzione di funzioni e
compiti omogenei allo stesso livello di
governo.
PREVENZIONE BASATA
SULLE EVIDENZE
COME PARTECIPARE
AL DIBATTITO
Dopo tanti interventi, anche su questo
numero della rivista, il seminario interno
con gli epidemiologi a Firenze, il Convegno SNOP di Rimini, l ' iniziativa "Prova
d'orchestra" (4 luglio Roma presso l'Istituto Superiore di Sanità) a cui ha partecipato Eva Buiatti, va avanti il dibattito sull'efficacia, la prevenzione utile,
inutile, etc.
La mailing-list su EBP, ampio tavolo eli
discussione sul tema delle prove scientifiche di evidenza su interventi di prevenzione, privilegiando la prevenzione
sulle collettività, si colloca tra le attività
del Gruppo Cochrane Italiano.
Per iscriversi alla mailing-list occorre
1) inviare e-mail all'indirizzo:
[email protected]
2) nel testo scrivere:
suhscribe [email protected]
<nome e cognome>
3) per cancellarsi dalla mailing scrivere:
DALLA LOMBARDIA
Le Università degli Studi di Milano,
Pavia e Brescia e la Clinica del Lavoro di
Milano organizzano per settembre 2000
- febbraio 2001 un Corso di Perfezionamento su "Nuovi Rischi e Nuovi Metodi
per la protezione della salute sul lavoro:
cancerogeni chimici, monitoraggio biologico, idoneità a lavoro specifico. Il
corso, rivolto a medici del lavoro delle
ASL e ai medici competent, si articola in
sette sessioni, (tutte al sabato mattina), e
è stato organizzato in collaborazione
con: l'Associazione Lombarda di Medicina del Lavoro e Igiene Industriale,
l'Associazione Nazionale Medici di
Azienda e ovviamente SNOP!
Il numero posti disponibili è di 75
Il costo dell ' iscrizione è di 500.000.
L'impegno richiesto permetterà l'acquisizione di 5 crediti didattici.
L ' elenco degli ammessi è consultabile
sul sito dell ' Università: www.unimi.it
Quando riceverete SNOP le iscrizioni
saranno chiuse, ma consolatevi: tanto
non c'era più posto, ma sicuramente ci
sarà una seconda edizione nel 2001!
unsubscribe [email protected]
Vi è ovviamente un filtro: l ' owner della
lista è Alberto Baldasseroni.
La mailing e il tavolo di discussione si
rivolgono a tutti gli operatori della sanità
e dell ' ambiente e in generale a tutte le
persone impegnate in attività di prevenzione che si interrogano sulle basi razionali del loro lavoro.
La lista non è moderata e è pubblica.
I messaggi inviati alla ML devono essere in formato testo. Per il momento non
sono ammessi attachement.
In questi mesi il dibattito tra i partecipanti ha spaziato dalla lista ValsecchiCinquetti sulle attività da dismettere
(pubblicato su SNOP e anche sulla rivista Salute e Territorio n. 117 di fine
1999), alle proposte di counseling sull'uso del preservativo, dall'efficacia
della vaccinazione
antinfluenzale
all'esposizione residenziale a campi
ELF,
screening
mammografieo,
educazione stradale per arrivare fino alla
ridondantissima sorveglianza sanitaria
nelle aziende non sempre basata su una
reale valutazione dei rischi, etc.
Occorre ampliare gli argomenti, aumentare per ognuno esperienze e studi per
arrivare a qualcosa di meno soggettivo:
insomma partecipare alle selezioni di
ingresso!!
31
S
1'A"I'
TO
approvato a Rimini il 2 giugno 2000
Società Nazionale Operatori della Prevenzione
Art. ! - È costituita l'Associazione denominata "Società Nazionale Operatori della Prevenzione", in sigla SNOP, con finalità scientifiche e culturali. L'Associazione, in quanto ente non commerciale, si
propone di:
• sostenere l'impegno politico e culturale per lo sviluppo di un
sistema integrato di prevenzione,finalizzato alla rimozione dei rischi e
alla promozione della salute negli ambienti di vita e di lavoro, con particolare attenzione alla rete dei Servizi e Presidi pubblici;
• promuovere conoscenze ed attività che sviluppino la prevenzione e la promozione della salute dei lavoratori e della popolazione in relazione ai rischi derivanti dallo stato dell'ambiente e dalle
condizioni di vita e di lavoro;
• favorire lo scambio di esperienze ed informazioni fra gli operatori ed il confronto sulla metodologia ed i contenuti dell'attività,
per raggiungere l'omogeneità delle modalità di intervento perseguendo il miglioramento continuo di qualità e l'appropriatezza delle
attività di prevenzione a livello nazionale;
• promuovere il confronto e l'integrazione tra sistema di prevenzione pubblico e sistema di prevenzione delle imprese;
• promuovere un ampio confronto con le Istituzioni, le Forze
Sociali e le altre Associazioni Scientifiche su questi temi;
• diffondere l'informazione e la cultura della prevenzione.
L'Associazione non ha fini di lucro.
Art.2 -
L'Associazione ha sede legale in Milano, via Prospero Finzi
15, e la sua durata è a tempo indeterminato. Il Direttivo Nazionale
ha facoltà di spostare la sede legale della Associazione e di istituire
altre sedi operative
Art.3 -
11 patrimonio é costituito: a) dalle quote sociali; b) da ogni
altra entrata che concorra ad incrementare l'attivo sociale.
Art.4 -
Gli esercizi finanziari chiudono ai 31 dicembre di ogni
anno. Entro 90 giorni i Segretari Regionali presentano al Direttivo
Nazionale i rendiconti di spesa delle rispettive sezioni regionali ed
il Direttivo Nazionale predispone entro 6 mesi il bilancio consuntivo e quello preventivo del successivo esercizio.
Art.5 -
Sono soci effettivi della Associazione quanti, operando
professionalmente nel settore della prevenzione ambientale e sanitaria, e riconoscendosi nelle finalità della Società definite nell'art. I,
si iscriveranno effettuando il pagamento della quota sociale e rinnovando tale pagamento ogni anno. La domanda di iscrizione dei
nuovi Soci e' sottoposta all'approvazione del Direttivo Regionale o,
in assenza di questo, Nazionale.
Possono aderire all'Associazione come membri esterni, pagando
una quota differenziata, tutti coloro che per interessi culturali,
scientifici, sociali si riconoscono nelle finalità della SNOP. Possono
aderire all'Associazione come Soci collettivi con diritto ad un voto
ciascuno, pagando una quota sociale concordata con Direttivi
Regionali o Nazionale i gruppi, gli Enti, le Associazioni che si riconoscono nelle finalità della SNOP il Direttivo Nazionale può iscrivere in qualità di Soci onorari figure di particolare prestigio nel settore della prevenzione. Solo i soci effettivi ed onorari hanno dititto di voto e di rappresentanza attiva e passiva.
Art.6 -
Sono organi dell'Associazione: L'Assemblea Nazionale dei
32
soci effettivi; Le Assemblee di Sezione Regionali; Il Collegio dei
Revisori dei conti; I Direttivi Nazionale e Regionali; Il Presidente ed
i Vice Presidenti; L'Ufficio di Presidenza.
L'Associazione riconosce inoltre l'organizzazione di istanze specifiche ed autonome dei propri soci, quali Coordinamenti di profili
professionali finalizzati alla valorizzazione dei propri contributi specifici alle attività di prevenzione, o Gruppi di interesse per particolari problematiche associative, in coerenza con i principi ispiratori
descritti all'art. I.
Art.7 -
L'Assemblea Nazionale dei soci deve essere convocata
almeno una volta all'anno dal Direttivo Nazionale con almeno 30
giorni di preavviso. L'ordine del giorno, il luogo, giorno ed ora della
prima e seconda convocazione deve essere pubblicato sulla rivista
dell'Associazione o comunicato per iscritto ai Soci effettivi ed onorari. L'Assemblea può essere convocata oltre che presso la sede
sociale in qualsiasi altra località del territorio nazionale. In prima
convocazione essa é valida con la presenza di almeno la meta' degli
associati, in seconda convocazione qualunque sia il numero degli
intervenuti. Per deliberare lo scioglimento dell'Associazione e la
devoluzione del patrimonio occorre il voto favorevole di almeno
tre quarti degli associati. Compito dell'Assemblea Nazionale é
quello di discutere i problemi oggetto delle attività dell'Associazione, approvare i bilanci, eleggere i Probiviri, decidere i programmi di
lavoro. I Soci possono farsi rappresentare da altri associati con
delega scritta. Sono ammesse due sole deleghe per ogni associato
con diritto di voto. L'Assemblea è presieduta dal Presidente dell'Associazione o da un Vice Presidente; in mancanza l'Assemblea
nomina il proprio Presidente. II Presidente della Assemblea nomina
un segretario e se necessario due scrutatori. Spetta al Presidente
dell'Assemblea o suo delegato di constatare la regolarità delle deleghe ed in genere il diritto di intervento alla Assemblea. Delle riunioni verrà redatto processo verbale firmato dal Presidente, dal
Segretario ed eventualmente dagli scrutatori.
Art.8 - Il Collegio dei Revisori dei conti è composto di tre membri effettivi e due supplenti nominati dal Direttivo Nazionale.I revisori dovranno accertare la regolare tenuta della contabilità sociale,
redigeranno una relazione ai bilanci annuali, potranno accertare la
consistenza di cassa e procedere in qualsiasi momento, anche individualmente, ad atti di ispezione e controllo. Ai membri del Collegio dei Revisori non si applicano le norme previste per i "Revisori
Contabili".
Art.9 - L'Associazione si articola in Sezioni Regionali ed Interregionali che sono istituite, previa ratifica del Direttivo Nazionale, nel
rispetto dei seguenti requisiti minimi:
• presenza di almeno dieci Soci effettivi, di disciplina specialistica
e di qualifica professionale diverse, in maggioranza operanti nei Servizi pubblici di prevenzione ambientale e sanitaria;
• predisposizione di un piano di attività annuale regionale che
preveda iniziative pubbliche sui temi individuati dai programmi di
lavoro approvati dall'Assemblea Nazionale della Società e inoltre
specifichi quale contributo la Sezione s'impegna a fornire alla redazione della rivista e della pagina web nazionale e regionale;
• distribuzione ai Soci della sezione dei materiali informativi e di
documentazione messi a disposizione dall'Associazione.
Le Sezioni garantiscono l'approfondimento e lo sviluppo di tematiche specialistiche di rilievo nazionale, secondo le modalità organizzative proprie di un sistema integrato a rete nazionale, di cui le
Sezioni rappresentano i nodi di specializzazione. Ogni Gruppo di
lavoro nazionale è quindi sostenuto e coordinato da una Sezione
Regionale o Interregionale.
Le Sezioni si impegnano inoltre ad intervenire attivamente sulle
politiche sanitarie adottate dalle proprie Regioni, con iniziative pubbliche e trasparenti di valutazione dei comportamenti amministrativi, mettendo a disposizione del Servizio Sanitario Regionale i propri
contributi di analisi e la competenza professionale dei Soci.
Ogni Sezione è dotata, come organo rappresentativo, di un Direttivo, avente le caratteristiche di interdisciplinarietà tipiche dell'Associazione, composto da un numero di membri compreso tra un
minimo di tre ed un massimo di undici, eletto dalla Assemblea
Regionale su scheda bianca (esprimendo un numero di preferenze
pari al minimo numero superiore alla metà degli eleggibili).Per consentire una maggiore partecipazione alle scelte dell'Associazione, al
rinnovo del Direttivo Regionale ed all'approvazione dei programmi
di lavoro della Sezione i Soci possono partecipare anche per iscritto, posta elettronica, o per fax: deve essere comunque garantito, con
gli stessi mezzi, che l'informazione sulle scadenze di voto sia data a
tutti i soci effettivi ed onorari. ll Direttiva eleggerà al proprio interno il Segretario Regionale e gli eventuali altri rappresentanti al
Direttivo Nazionale (esprimendo su scheda bianca una sola preferenza nel primo caso, un numero pari al minimo numero superiore
alla metà degli eleggibili nel secondo).
I Segretari delle Sezioni Regionali sono responsabili dei fondi affidati alle Sezioni che dovranno essere gestiti in base alle indicazioni
del Direttivo Nazionale.
Il rispetto dei principi e dei criteri associativi espressi nello Statuto è
condizione irrinunciabile per la costituzione ed il mantenimento in
essere di una Sezione Regionale ed Interregionale della SNOP.
Art. 10 -
Le Assemblee di Sezione Regionali ed Interregionali
sono convocate almeno una volta l'anno dal Direttivo Regionale
per iscritto, fax o posta elettronica e possono essere tenute in
qualsiasi località dellale Regione/i di appartenenza.
Le Assemblee di Sezione Regionali hanno compiti analoghi a quelli
della Assemblea Nazionale rapportati all'area territoriale di loro
competenza, esclusa la approvazione dei bilanci e la nomina dei
Probiviri. Le Provincie autonome di Trento e Bolzano sono parificate ai fini del presente statuto alle Regioni ordinarie.
Art.I I - Il
livello di rappresentatività nazionale è garantito da un
Direttivo Nazionale tosi' composto: i Segretari dei Direttivi Regionali, un ulteriore rappresentante regionale ogni altri 50 membri
effettivi (o frazioni di 50) qualora le sezioni regionali superino i 50
membri. Il Direttivo Nazionale ha facoltà di cooptare uno o più
iscritti in rappresentanza delle realtà regionali non costituite in
sezioni ed inoltre iscritti il cui contributo sia giudicato utile al dibattito nazionale, per particolari competenze o per l'attività svolta
nelle iniziative in cui l'Associazione è impegnata. Le funzioni di
segreteria sono assolte da un componente il Direttivo scelto volta
per volta.
Art. 12 - I
Direttivi Nazionale e Regionali, che dovranno convo-
carsi almeno due volte all'anno, hanno fondamentalmente compiti
di coordinamento e di organizzazione, di esposizione alle Assemblee di piani e programmi di lavoro, di rappresentanza esterna dell'Associazione. I Direttivi promuovono Gruppi di lavoro regionali e
nazionali su temi specifici e ne verificano l'attività. In più il Direttivo Nazionale ha fondamentale compito di collegamento e coordinamento fra le diverse Sezioni regionali. Il Direttivo Nazionale ha
la gestione e l'amministrazione dell'Associazione e delibera sull'adesione della stessa a coordinamenti tra Società Scientifiche o
comunque aventi finalità compatibili con quelle della SNOP, a livello nazionale ed internazionale.
I Direttivi Nazionale e Regionali si impegnano a sviluppare l'utilizzo a livello nazionale e regionale dei mezzi di comunicazione informatici, per garantire una maggiore circolazione delle informazioni
tra i Soci e favorire la partecipazione degli stessi alle attività della
Società Scientifica.
Art. 1 3 -- Il
Presidente o in sua vece uno dei Vice Presidenti a ciò
delegato rappresenta legalmente l'Associazione nei confronti di
terzi ed in giudizio. Il Presidente, i Vice Presidenti ed i componenti
l'Ufficio di Presidenza vengono eletti dal Direttivo Nazionale e
restano in carica per tre esercizi sociali. Le funzioni di Presidente e
Vice Presidente sono incompatibili con quelle di Segretario Regionale. Le sezioni regionali che esprimono il presidente o uno dei
vice presidenti, qualora abbiano un solo rappresentante nel Direttivo Nazionale, eleggono un altro Segretario Regionale.
Art.14 -Tutti gli organi collegiali saranno rinnovati ogni tre anni.
Il Presidente, i Vice Presidenti, i Segretari Regionali non possono
essere rinnovati nell'incarico per più di una volta(ogni tre anni)
consecutivamente, questa norma va applicata anche per le cariche
conferite prima dell'approvazione del presente statuto.
Art. 13 - La quota di iscrizione viene fissata ogni 3 anni dal Direttivo Nazionale e sottoposta al parere dell'Assemblea Nazionale. La
quota sociale può essere versata sul conto corrente postale dell'Associazione o consegnata al Segretario regionale o alla tesoreria del
Direttivo Nazionale e deve essere pagata entro il mese di giugno dell'anno in corso. Solo i soci in regola con il pagamento della quota
possono partecipare in modo attivo e passivo alle nomine dei componenti gli organi direttivi, riceveranno la rivista della Società Scientifica, avranno diritto di voto nelle Assemblee.
Art. 16 -
Lo scioglimento dell'Associazione e' deliberato dall'Assemblea, con le modalità previste dall'art.7, la quale provvederà alla
nomina di uno o più liquidatori e delibererà in ordine alla devoluzione del patrimonio.
Art.I7 - Tutte le eventuali controversie sociali fra associati e fra
questi e l'Associazione o i suoi organi saranno sottoposte, con
esclusione di ogni altra giurisdizione, alla competenza di tre Probiviri da nominarsi dall'Assemblea Nazionale che giudicheranno ex
borro et aequo senza formalità di procedura ed il loro lodo sarà
nappellabile.
Art.I8 -
Per quanto non previsto dal presente Statuto valgono
le norme del Codice Civile in materia.
33
UN UOMO
ECCEZIONALE
Alessandro Martignani è morto; per una
malattia lunga e dopo molte sofferenze
vissute con estrema riservatezza e pudore. Aveva solo 56 anni.
Martignani è stato uno dei principali
artefici della costruzione dei servizi pubblici di prevenzione, soprattutto nei luoghi di lavoro. Sia nella fase di ideazione,
negli anni '70 che hanno preceduto la
Riforma Sanitaria, dentro il movimento
politico e culturale che cresceva intorno
al "modello operaio" di lotte per la salute. Sia nel periodo in cui era necessaria
un'opera di rafforzamento strutturale e
funzionale, durante gli anni '80. L'esperienza in Emilia Romagna, che ha guidato come responsabile regionale, ha contribuito in modo determinante nell'affermarsi a livello nazionale di un modello,
autonomo e originale, di servizi pubblici
capaci di svolgere due funzioni apparentemente contrastanti: offrire consulenza
nelle tecnologie di prevenzione, in particolare ai soggetti che più ne avevano
bisogno, cioè i lavoratori e le piccole
imprese; ed esercitare le funzioni ispettive in modo sostanziale, sui rischi più
importanti.
34
Direttore generale di aziende sanitarie
negli anni '90, ha affrontato la missione
di riorganizzare i servizi sanitari senza
perdere la visione complessiva dell'assistenza e la necessità di rispondere agli
effettivi bisogni di salute delle popolazioni. La sua visione aperta. le competenze legislative e gestionali. lo spirito di
ricerca e innovazione, il carisma ne
hanno fatto un punto di riferimento
regionale per problemi difficili (la lotta
ai tumori ad esempio) e gli hanno permesso (li sperimentare soluzioni originali. Tra queste il Consorzio di servizi per
la salute e la sicurezza del lavoro: struttura tecnica mirata a valorizzare le competenze professionali e imprenditoriali
esistenti nelle aziende sanitarie nel
nuovo contesto istituzionale e legislativo
della prevenzione.
Sempre concreto nel suo lavoro, Alessandro Martignani ha intrecciato continuamente tre strade.
La politica, intesa nella sua dimensione
strategica di indirizzo e in quella di strumento per la condivisione di valori tra i
soggetti coinvolti nei processi di svilup-
po della società e per il raggiungimento
di obiettivi di equità e solidarietà.
La preparazione culturale necessaria alla
costr uzione delle idee. Sono decine i libri
che hanno visto la luce grazie al suo contribuito come autore, ma soprattutto promotore ed editore. Sono decine i corsi, i
seminari, i convegni a cui ha dato vita. E
altrettanto numerosi sono le donne e gli
uomini che si sono formati a questa scuola di impegno, di coerenza, di tenacia, di
rigore, di studio e di ricerca.
L'amore per l'arte come valore profondo
dell'umanità, nelle sue forme diverse.
Aveva studiato molto e si era anche laureato con una tesi in storia dell'arte. Ha
contribuito in modo straordinario al
recupero e alla valorizzazione di opere
d'arte di proprietà delle amministrazioni
pubbliche. I manifesti con la riproduzione di grandi dipinti sono un marchio
delle iniziative che ha promosso.
I suoi rari momenti di tempo libero
erano dedicati alla visita di mostre o alla
rappresentazione di opere liriche. Sapeva scegliere i vini buoni e cucinare piatti delicati.
A noi, che abbiamo avuto la fortuna di
collaborare con Alessandro Martignani
in questi anni difficili, ma anche carichi
di risultati positivi, oltre ai momenti di
intensa felicità che ci ha offerto ci rimane una guida solida per avanzare nella
strada che aveva tracciato e che continueremo a seguire.
LA FORMAZIONE UTILE
LA QUALITÀ NEI PERCORSI FORMATIVI
Il Dipartimento Informazione, Documentazione e Formazione dell'ISPESL
è da tempo impegnato nel promuovere la
qualità della formazione, nella convinzione che questa sia una delle strade
principali per migliorare le condizioni di
lavoro e far crescere la cultura della prevenzione e della sicurezza.
A tal fine, ISPESL ha prodotto una ricerca-intervento finalizzata a costruire un
quadro di riferimento per un sistema permanente di orientamento, monitoraggio,
assistenza e verifica della qualità, efficienza ed efficacia della formazione, i
cui risultati sono stati pubblicati sul
Monografico di Fogli d'Informazione
ISPESL, nel dicembre del 1999, col titolo "Audit e certificazione degli standard
formativi in materia di sicurezza e salute
sul lavoro" a cura di M. Salvione, S. Perticaroli e G. Roseo.
Il lavoro dell'ISPESL ha evidenziato che
i punti critici della qualità della formazione alla salute e alla sicurezza nei luoghi di lavoro sono correlati soprattutto a:
•
•
•
•
•
analisi del fabbisogno formativo
definizione degli obiettivi didattici
adozione di metodologie didattiche
attive
produzione di materiale didattico
ad hoc
sistema di valutazione
dell'apprendimento
Le iniziative didattiche proposte da vari
Enti, Istituti, Aziende e Centri di formazione e consulenza sono ormai numerose, ma non tutte rispondono pienamente
a questi requisiti di efficacia ed efficienza, indispensabili per far scaturire dalle
risorse impiegate una ricaduta reale sul
miglioramento della salute e sicurezza
sul lavoro. Né è disponibile un quadro
sufficientemente attendibile della situazione nazionale.
A partire da queste considerazioni, il
Dipartimento Informazione, Documentazione e Formazione dell'ISPESL in
collaborazione con il Centro di Documentazione per la Salute (CDS) della
Regione Emilia-Romagna, ha avviato
una ricerca su scala nazionale che, al
fine di migliorare la produzione dell'of-
ferta e orientare la domanda, mira a
valorizzare le esperienze più significative nel campo della formazione prevista
dal D.Lgs 626194 e dal D.Lgs 494196
anche attraverso la divulgazione in rete
di un data base.
In particolare, verrà:
prodotto un data-base nazionale dei
percorsi formativi di qualità realizzati in
Italia negli anni 1996-2000, suddiviso
per principali destinatari
• lavoratori
• datori di lavoro
dirigenti e preposti
• rappresentanti dei lavoratori per la
prevenzione e rappresentanti territoriali
• responsabili dei servizi di prevenzione e protezione
• coordinatori per la progettazione e
l'esecuzione nei cantieri (D.Lgs 494/96)
realizzato, in collaborazione con il
Bureau Technique Syndacal Européen
pour la Santé et la Sécurité, un Convegno
internazionale intitolato "La formazione
utile: la qualità nei percorsi formativi per
la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro" con una Rassegna/Concorso in occasione della Fiera Ambiente Lavoro che si
terrà a Modena il 20-23 settembre 2000.
La ricerca prevede una prima fase di
selezione dei percorsi e delle iniziative
didattiche di qualità coerenti con i parametri sopra indicati, che verrà realizzata
raccogliendo le informazioni necessarie
tramite schede informative e materiali. Il
Comitato scientifico della ricerca selezionerà i progetti e i casi da inserire nel
data base e per la premiazione in occasione della Fiera di Modena 2000.
Il Convegno viene organizzato per presentare i primi risultati della ricerca ed è
un'occasione, offerta a produttori e fruitori di formazione, committenti ed
esperti della salute e della sicurezza nei
luoghi di lavoro, per conoscere e
approfondire esperienze di qualità significative, a livello nazionale e internazionale, definire criteri per valutare e promuovere la qualità e l'utilità dell'offerta
formativa e per orientare la domanda.
Il Convegno si articola in tre fasi:
1. una Giornata di studio su aspetti di
carattere metodologico tra i nostri
approcci e le esperienze di altri Paesi
europei e degli Stati Uniti;
2. tre Workshop su temi prioritari,
dedicati rispettivamente alla formazione
dei lavoratori, dei RLS e alla formazione
nei cantieri;
3. una Rassegna/Concorso nazionale di
progetti formativi, selezionati nel corso
della ricerca, e articolati in 5 sezioni:
• formazione dei Datori di lavoro, dei
Dirigenti e dei Preposti
• formazione dei Responsabili dei servizi di prevenzione e protezione
• formazione dei Responsabili della
progettazione e realizzazione dei cantieri
• formazione dei Lavoratori
• formazione dei Rappresentanti dei
lavoratori per la sicurezza e dei Rappresentanti territoriali dei lavoratori per la
sicurezza
Nella Fiera verrà predisposto uno spazio
per l'esposizione dei Poster relativi ai
progetti e per la presentazione dei materiali didattici (libri, Cd, audiovisivi, etc.).
E anche prevista la presentazione del
libro di Lucie Lat1amme "Modelli e
metodi per l'analisi degli infortuni sul
lavoro. Dall ' organizzazione del lavoro
alle strategie di prevenzione", edizione
italiana curata da Giovanni Pianosi e pubblicata dall'Arpat.
L'autrice canadese, nel suo lavoro, pubblicato per la prima volta nel 1988, distingue, a scopo descrittivo e comparativo, i
diversi approcci d'analisi elaborati per
interpretare e prevenire gli infortuni e i
loro fondamenti teorici. La finalità di tale
analisi è la costruzione di un modello sintetico che si configura come un esempio
particolarmente significativo di analisi
dell'infortunio in un'ottica sistemica.
Il programma delle iniziative previste a
Modena, in occasione della Fiera
Ambiente Lavoro 2000, la sintesi del
progetto di ricerca, le schede utilizzate
per la raccolta dei dati sui progetti formativi e ogni informazione per chi fosse
interessato a partecipare, sono disponibili sui siti internet dell'ISPESL e del CDS:
www. regione.emilia-romagna.it/cds
(box canestro)
www.ispesl.it
(box formazione)
Per ulteriori informazioni rivolgersi a
CDS - Settore formazione
Via Gramsci, 12 - 40121 Bologna,
oppure via fax al numero 051 246272
tramite posta elettronica
[email protected]
'
all attenzione di Dr Barbara Lelli
(te]. 051 607 9915)
o Dr Silvia Surrentino
(tel. 051 607 9911)
35
LA SICUREZZA PUÓ ATTENDERE
ALMENO PER LA SCUOLA
tare di prorogare ad es. gli adempimenti
relativi alla gestione delle emergenze,
come se fosse lecito dire "non mi occupo della evacuazione in sicurezza di
3000 studenti".
Senza dimenticare che i Dirigenti Scolastici hanno sempre avuto e sempre
avranno la responsabilità civile e penale
sulla sicurezza dei propri studenti ed
infine che sono molte di più le leggi di
sicurezza ampiamente operanti, rispetto
agli aspetti seppur importanti prorogati.
Ecco come sono cambiate le scadenze
per la sicurezza nella scuola:
31.12.2000
è la nuova scadenza per l'attuazione
degli adempimenti del D.Lgs. 626194
incarico ai Dirigenti Scolastici.
31.12.2004
è la nuova scadenza per la messa a
norma degli edifici scolastici a carico
degli Enti Locali.
Vediamo in sintesi come cambiano gli
obblighi a carico dei vari soggetti.
Obblighi dei dirigenti scolastici
L'art. 15 della legge 265199 fissa il
nuovo termine per adempiere o meglio,
noi ci auguriamo, per completare e
migliorare gli obblighi di carattere organizzativo e procedurale, quali:
• valutazione dei rischi specifici dell'attività svolta nella scuola, con riferimento alle strutture, attrezzature, arredi e macchinari
• nomine dei vari soggetti
(RSPP, addetti alle emergenze)
▪ piano di emergenza
▪ formazione e informazione di
studenti, docenti, addetti alle
emergenze.
In realtà ciò che speriamo è che le scuole si impegnino nei prossimi mesi nella
continuazione del lavoro impostato negli
anni precedenti. Ponendo particolare
attenzione alla revisione e aggiornamento del documento di valutazione dei
rischi, ma soprattutto alla stesura di progetti di formazione permanente.
La formazione è purtroppo un punto
debole e ciò è alquanto singolare per non
dire contraddittorio, dato che la scuola è
il luogo della formazione per eccellenza.
C'è bisogno di instaurare una rete di rapporti tra enti (ASL - Enti Locali -VVF
ecc...) per consentire la costruzione di un
sistema di formazione permanente che
ogni anno garantisca risorse umane ed
economiche al servizio delle scuole per
la formazione dei neo-assunti, degli
addetti alle emergenze (che vanno adde-
36
strate periodicamente) e degli studenti,
soprattutto di quest'ultimi.
Occorre ogni anno formare migliaia di
futuri lavoratori, dando loro informazioni per vivere in salute nella scuola ora e
in seguito nei lavoro.
Perciò ben venga l'autonomia scolastica
se questa consente ai singoli istituti di
prevedere progetti di formazione specifici alla sicurezza e igiene sul lavoro,
magari in collaborazione con le aziende,
per rendere immediatamente fruibile il
patrimonio di conoscenza degli studenti
e divenire un interessante valore aggiunto al curriculum personale.
In questo possono giocare un ruolo
importante i Servizi di Prevenzione e
Sicurezza delle ASL, mettendo a disposizione strumenti e conoscenza delle
aziende del territorio, nonché i propri
esperti in materia di sicurezza e igiene
nei luoghi di lavoro.
L'unico commento possibile è di condanna: è inconcepibile l'atteggiamento delle
istituzioni che si permettono continui
"sconti" alla sicurezza, (fin dall'uscita
della 626 la scuola ha avuto delle proroghe), proprio a carico delle fasce più
deboli e meno formale quali gli studenti.
Perché se è condivisibile che i rischi
sono minori è vero che non si può accet-
Obblighi degli Enti Locali
Diversa è la situazione degli Enti Locali,
a cui i cinque anni concessi dalla legge,
consentono di terminare la programmazione degli interventi da effettuare, ma
soprattutto di individuare nuovi fondi
per l' esecuzione dei lavori.
In particolare gli adempimenti prorogati
riguardano l'impianto elettrico (L.
46/90) e la normativa antincendio (DM
26.08.92).
Gli enti sono tuttavia tenuti a redigere un
programma degli interventi, articolato in
piani annuali.
Quindi in realtà la Sicurezza non è affatto in attesa, ma in grande fermento perché il lavoro da fare è ancora molto.
SNOP auspica che il lavoro profuso continui all'insegna della costruzione di
una cultura della sicurezza che non
ammette proroghe né sconti, perché per
fare il verso ad un famoso detto:
"Persona formata, tutta salvata...."
Lia Gallinari
Carlo Veronesi
Servizio Prevenzione e Sicurezza
Ambienti di Lavoro SPSAL
Dipartimento di Prevenzione
Az. USL Reggio E.
DA
WWW.RETEAMBIENTE.IT
Elettrosmog
La legge-quadro, la Commissione
Ambiente del Senato chiede limiti uguali in tutto il Paese, ovvero basta con le
giungle regionali (vedi Disegno di Legge
S 4273)
Mobbing
Una nuova frontiera della sicurezza sul
lavoro?
Vi è un Disegno di Legge S 4265 in
discussione alla Commissione Lavoro.
INAIL
PRIMO RAPPORTO
ANNUALE 1999
UN LIBRO
COMPRENDERE IL LAVORO DELLE DONNE
PER TRASFORMARLO
Dopo gli annuari statistici, le statistiche
sulla prevenzione su temi isolati vi è
questo interessante plico consultabile da
tutti sul sito inail.
L'ISPESL ha tradotto in italiano i! libro
pubblicato dal BTS sul lavoro delle
donne e la salute "Comprendere il lavoro delle donne per trasformarlo", ricerca condotta dall'Università e dalle Organizzazioni Sindacali del Quebec
Sotto la direzione di Karen Messing
CINBIOSE
Università del Quebec a Montreal
2000, 204 pagine
formato 155 x 240 mm
Sul prossimo numero relazioneremo
meglio, ma sembra ancora debole
(rispetto soprattutto alle elaborazioni
sugli infortuni) il capitolo delle malattie
professionali.
Vecchie rendite e nuovi casi per patologia e per anno non sembrano chiariti e
quindi non abbiamo incidenze, gli stessi
raggruppamenti per intervalli temporali
di differente ampiezza rende pressochè
inutile ogni ragionamento sul peso della
entrata in vigore di nuove normative su
obblighi di controllo sanitario, sul sistema "misto" che ha ammesso all'indennizzo, pur tra mille difficoltà (non a caso
"dopo" vi è stato un contrarsi del numero dei riconoscimenti!), anche le malattie non tabellate.
Nel prossimo numero cercheremo di
esaminare meglio gli interessanti grafici
sull'andamento dei tumori professionali
e, fatto inedito, il numero dei CTD riconosciuti negli anni 1996-1999, molto
dettagliati soprattutto per il 1999.
Ciò conferma che se INAIL si aprisse
veramente alla collaborazione epidemiologica con le strutture del SSN, le potenzialità di conoscenza comui sarebbero
elevati ssi me.
Questo interessante rapporto deve essere
sprone anche alle strutture del SSN, preposte al controllo e soprattutto alla conoscenza dei rischi e dei danni da lavoro,
per contribuire con propri autonomi dati
alla conoscenza del fenomeno delle
malattie professionali.
Il primo rapporto annuale 1999 INAIL
è consultabile sul sito
www.inail.it
Riassunto
La salute delle donne sul lavoro appare
un problema difficilmente definibile sia
per i datori di lavoro, i ricercatori o i
responsabili, sia per le stesse lavoratrici.
Questa difficoltà è in parte radicata nell'immaginazione tradizionale del lavoro
femminile.
La convinzione ampiamente diffusa che
il lavoro delle donne sia esente da pericoli ha indotto ad attribuire i problemi di
salute delle lavoratrici o alla loro inabilità o a turbe immaginarie, rallentando
gli sforzi compiuti per migliorare le loro
condizioni di salute nei luoghi di lavoro.
L'aumento del numero di donne nel mercato del lavoro e la crescita dei settori
con una forte presenza femminile hanno
risvegliato l'attenzione dei responsabili
della sanità e della sicurezza sul lavoro
inducendo alcuni ricercatori ad esaminare gli elementi che caratterizzano i lavori femminili.
Da diversi anni, il CINBIOSE a Montreal, porta avanti questi studi con lo
scopo di evidenziare e far riconoscere gli
aspetti del lavoro che costituiscono un
rischio per la salute e il benessere delle
lavoratrici e dei lavoratori che condividono le stesse condizioni di lavoro.
Le ricerche, condotte di concerto con le
tre principali organizzazioni sindacali
del Quebec, hanno un approccio originale per il fatto che si fondano sulle preoccupazioni e sulle esigenze espresse dai
lavoratori e dalle lavoratrici stesse e cercano di mettere in luce, attraverso lavori
scientifici, quello che ad oggi è rimasto
ancora invisibile.
Vengono quindi esaminati alcuni casi
studio in cui partendo dalle problematiche sollevate dai lavoratori e dalle lavoratrici è stato possibile non solo individuare la causa dei problemi e migliorare
le condizioni di lavoro di donne e uomini, ma anche ampliare le metodologie di
ricerca in questo settore.
La conoscenza di questi studi in Europa,
potrebbe incentivare un'azione di ricerca
nell'ambito del lavoro femminile anche
nei settori produttivi europei al fine di
evidenziare e risolvere problematiche
lavorative che non sono a tutt'oggi manifeste.
11 libro prevede nella prima parte una
descrizione delle condizioni del lavoro
femminile a livello europeo e nella
seconda parte i risultati dell'analisi dei
casi studio condotta dal CINBIOSE in
Quebec.
Indice
• Il contributo del Quebec a una
discussione indispensabile per il movimento sindacale europeo
• Salute e lavoro delle donne europee
• L'importanza di integrare le donne
nelle lotte per la salute sul lavoro
• La salute sul lavoro nel contesto del
Quebec
• Il programma università organizzazioni sindacali per la salute delle donne
sul lavoro
• Un approccio per le ricerche e gli
interventi
• 13 Casi studio Tematiche concertate
dai partner a sostegno della salutelsicurezza sul lavoro
• Bilancio e prospettive
Edizione a cura dell'ISPESL
Diffusione gratuita
Istituto Superiore per la Prevenzione e
la Sicurezza del Lavoro
DIPARTIMENTO DOCUMENTAZIONE INFORMAZIONE E FORMAZIONE
Via Alessandria 220/E - 00198 Roma
tel.: 06/4425 0648 - fax: 4425 0972
[email protected]
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IN VENETO UN PROGETTO SPERIMENTALE
PREVENZIONE DEGLI INFORTUNI
DA INCIDENTI STRADALI
Il sistema di prevenzione ambienti di
lavoro della Regione Veneto sta tentando
un salto di qualità: passare cioè dalla
politica dell'autonomia di ogni singolo
servizio di prevenzione territoriale (sia
metodologica che della programmazione
delle priorità) alla politica del lavoro pianificato a livello regionale, con un sistema di rete che dia omogeneità agli interventi preventivi, ottimizzi le risorse
allargando su vasta scala interventi di
provata efficacia, sperimenti attività su
settorilrischi/territori particolari, con la
finalità di tarare metodi di intervento
innovativi, in grado di coinvolgere varie
aree di società civile e di misurare risultati di salute evitando dispersioni e rendendo disponibili le esperienze.
11 documento di riferimento è il Piano
triennale 99/2001 (vedi n.51/52 di SNOP
a pag.42), strutturato su progetti che
interessano tutto il territorio regionale
(edilizia, metalmeccanica, monitoraggio
626) e altri mirati a rischi particolari
(CVM, amianto, rumore), altri ancora
sperimentali o di distretto (trasporti,
ergonomia, concia, porti, ecc..).IL Piano
è coordinato dal Centro per la promozione della Salute nei Luoghi di Lavoro
(WHP) e dal Servizio Epidemiologico
Occupazionale. Per il monitoraggio
delle attività è stato costruito e dato in
dotazione a tutti i Servizi territoriali un
sistema informatico costituito da un programma per la gestione delle attività e da
un sito internet dedicato ai progetti
(www.prevenzioneveneto.com ). Sono
stati definiti dei livelli minimi di attività
per tutte le linee produttive dei Servizi di
Prevenzione nei Luoghi di Lavoro, che
la Regione Veneto ha inserito fra gli
obiettivi di risultato per i Direttori Generali delle ULSS.
Tra i progetti di tipo sperimentale si colloca "La prevenzione degli infortuni da
38
incidente stradale" collegato anche al
più vasto e articolato programma che la
Regione Veneto ha avviato sul problema
degli incidenti stradali, ormai considerato fra le priorità sanitarie del sistema di
Prevenzione e che coinvolge i Dipartimenti di Prevenzione delle ASL venete
(vedi la presentazione sul n.53 di
SNOP).
Uno dei aspetti che si vogliono analizzare e, nei limiti del possibile correggere
con questo progetto, è appunto quello
degli "infortuni derivanti da incidenti
stradali"
Il punto di partenza è l'evidenza epidemiologica: dai dati forniti dall'Inail sul
fenomeno infortunistico nella Regione
Veneto, si evidenzia ormai che circa il
50% di tutti gli infortuni mortali sono
attribuibili ad incidenti da traffico. Il
dato suscita sempre un acceso dibattito
tra chi sostiene che gli incidenti stradali
sfuggono dalle logiche con le quali si
trattano gli infortuni, e chi invece ritiene
che occorra trovare nuovi percorsi per
affrontare anche questo rischio, da considerarsi a tutti gli effetti di tipo lavorativo. Il nostro progetto parte dall'ipotesi
che anche la strada può essere un luogo
di lavoro, e prende in considerazione tre
categorie di utenti/lavoratori: i portalettere, i lavoratori dei cantieri autostradali
(per i rischi legati al traffico) e gli autotrasportatori.
Obiettivo generale del progetto è, di conseguenza, quello di far considerare, nei
settori presi in considerazione, l'incidente
stradale come infortunio a volte evitabile.
Data la novità e la particolarità dell'iniziativa, il percorso è stato tarato essenzialmente con i criteri dell ' assistenza
alle imprese, ricercando con assiduità il
consenso ed il coinvolgimento di tutti gli
Enti e le Associazioni direttamente inte-
ressate (Ass. di categoria, OO.SS.,
INAIL), ma anche di altre importanti
componenti della "Società civile"
(Amministrazioni pubbliche, Società di
Assicurazione, Ass. Commercianti, Ass.
Benzinai ...) cercando di far passare il
concetto che la prevenzione degli incidenti stradali (e degli infortuni) comporta un miglioramento complessivo del
sistema, sia dal punto di vista economico che sociale.
Intervento presso le Poste e Telecomunicazioni finalizzato alla prevenzione
degli infortuni sul lavoro negli addetti al
recapito posta. L'intervento è stato
avviato a seguito di una segnalazione del
sindacato locale veronese e regionale
relativa all'alto tasso di incidenza degli
infortuni ( T.I. = 15 %) nei portalettere,
dovuti ad incidenti stradali. Tra le cause
si evidenziavano la precarietà dei motomezzi e le modalità di carico utilizzate
per il trasporto della posta. L'espandersi
dell'intervento ha portato entro breve
tempo alla partecipazione attiva della
Direzione Poste di Verona, del Coordinatore del Servizio di prevenzione e protezione delle Poste del Veneto e delle
Poste Centrali di Roma in quanto il problema era esteso a tutto il territorio
nazionale e Verona poteva rappresentare
il territorio di partenza per l'azione di
prevenzione. In questa direzione le Poste
hanno portato avanti una serie di interventi di prevenzione: con la rivalutazione dei rischi specifici dell'attività di portalettere, il potenziamento, a livello
nazionale, del parco veicoli aziendali
con l'acquisizione di 28.000 nuovi
motomezzi, con maggior sicurezza
intrinseca, e di 11.000 automezzi, prevista dal Direttore Generale delle Poste,
entro i primi mesi del 2000.
Ogni mezzo sarà dotato di specifici allestimenti ergonomici per il trasporto della
posta e di dispositivi per la protezione
delle gambe.
Oltre a dotare i motomezzi di contenitori adeguati per il trasporto della posta,
limitando il carico, per evitare la necessità di un trasporto eccessivo, sono stati
previsti punti di rifornimento fissi per
ogni zona e furgoni di appoggio. Sono
stati adottati dispositivi di protezione
personali adeguati al lavoro su strada e
alle variazioni meteorologiche e stagionali, quali: casco, indumenti ad alta visibilità e impermeabili ed è stata avviata le
formazione sia per gli addetti, fissi e stagionali, mediante corsi specifici sulla
guida dei motomezzi e sulle procedure
di sicurezza da adottare per specifici
rischi, con particolare riferimento alla
viabilità, alla segnaletica ecc.
Si tratterà ora di seguire l'intervento in
tutte le fasi applicative, controllando con
l'andamento degli infortuni.
Intervento presso la Società autostrade BS - PD relativo alla sicu r ezza dei
lavoratori nei cantieri mobili in autostrada. Anche in questo caso il problema è
stato posto dalle OO.SS. di categoria, ma
era emerso anche a seguito delle indagini svolte negli anni scorsi dallo SPISAL
di Verona per infortuni mortali. Ad una
fase preliminare di studio e discussione
del problema è seguita la condivisione di
misure di prevenzione con la stesura di
un protocollo di sicurezza del lavoro nei
cantieri mobili in autostrada. sottoscritto
dalle OO.SS., dalla Soc. Autostrada BS
-PD e dagli SPISAL delle ASL di riferimento territoriale. Inoltre sono state
adottate maggiori misure di segnaletica,
autorizzate dal Min. dei Trasporti e un
mezzo scudo a protezione del cantiere
con dispositivi di assorbimento cinetico
in grado di salvaguardare anche l'autista
del mezzo investitore. Le ricadute, da
quando è iniziato l'esame del problema,
sono state positive e negli ultimi due
anni non si sono registrati infortuni mortali nei cantieri autostradali).
Il protocollo di sicurezza è stato inviato,
con lettere di trasmissione dell'Assessore alla Sanità regionale, ai Ministeri
della Sanità, del Lavoro, dell'Industria e
dei Lavori Pubblici, e agli Assessorati
alla Sanità delle Regioni, con l'invito a
far adottare protocolli simili a tutte le
Società di gestione dei diversi tratti autostradali. Tale iniziativa è apparsa di grande interesse anche a seguito di un gravissimo infortunio, accaduto il 15.02.2000,
che è costato la vita a 5 lavoratori impiegati in un cantiere mobile nel tratto autostradale Catania - Palermo, falciati da
un'auto che ha travolto il cantiere.
Intervento per la categoria degli autotrasportatori
Obiettivo specifico è avviare un percorso di miglioramento della sicurezza
stradale fra lc aziende di autotrasporti
attraverso alcuni interventi quali lo studio del problema nell'area veronese tramite un questionario conoscitivo e la
successiva socializzazione dei dati raccoltila creazione di un circolo della qualità mirato principalmente all'analisi
delle cause di incidente/infortunio stradale e allo studio dei possibili interventi
preventivi, secondo le modalità previste
per qualsiasi altro rischio dal D. Lgs.
626194;1a predisposizione di un attestato
di qualità e di un marchio di riconoscimento ad uso delle Aziende che, volontariamente, aderiranno ad un percorso di
miglioramento della sicurezza.
Dal punto di vista operativo si è dato vita
ad un gruppo di lavoro misto tra esperti
della sicurezza stradale indicati dalle
Associazioni e operatori Spisal, con l'obiettivo di mettere a punto delle linee
guida da utilizzare nel percorso di
miglioramento della sicurezza stradale
delle imprese.
A ogni Azienda che aderirà al progetto
sarà richiesto entro un tempo determinato
l'avviamento di un processo di adeguamento agli standard di sicurezza previsti
dalle linee guida già in fase avanzata di
elaborazione (procedure di manutenzione
dei mezzi su aspetti particolari) e l ' adesione a iniziative formative (alimentazione, alcool e guida, farmaci e guida, emergenze, elementi di pronto soccorso ...) e
di organizzazione della sicurezza, previste dalle medesime linee guida
Sono inoltre già stati attivati contatti con
numerosi Enti (Inail, Società di assicurazione, Società di gestione delle autostrade) e con altri sono in previsti nel prossimo periodo, per verificare la possibilità
di accompagnare il conseguimento dell'attestato con una qualche forma di
benefit in grado di premiare l'impegno
profuso dalle Aziende. All'Inail in particolare abbiamo chiesto di considerare la
possibilità di inserire il percorso di sicurezza fra i requisiti che I' Istituto riconosce, seppur in forma sperimentale, ai fini
di concedere delle facilitazioni alle
aziende del settore.
I risultati raccolti dai questionari conoscitivi saranno presentati insieme agli
attestati di partecipazione al progetto
(logo, timbro, adesivi,ecc..) con una iniziativa pubblica indicativamente entro
settembre 2000.
Tutta la documentazione relativa al progetto è disponibile sul sito www.prevenzioneveneto.com e verrà aggiornata
lungo il percorso.
CONVEGNO
AMIANTO
OLTRE IL 2000
a cura del
Dipartimento di Prevenzione
ASL Napoli 5
patrocinio di
Regione Campania, Provincia di Napoli,
Comune di Castellammare di Stabia,
1SPESL, INAIL, ANMA, SNOP, Università degli Studi "Federico II" di
Napoli: Polo delle Scienze e delle Tecnologie - Facoltà di Ingegneria.
5-6-7 ottobre 2000
Centro Congressi Terme Stabiane di
Castellammare di Stabia
Temi principali
Amianto: problema ambientale, rotabili,
cantieristica navale
Registro Nazionale dei mesoteliomi,
cancerogcnesi oggi
Esperienze di bonifica e smaltimento
Piano regionale amianto
Prevenzione e previdenza, novità normative, aspetti medico- legali ed assicurativi
Limiti e tecniche di campionamento
Piani di lavoro, procedure, certificazione, modulistica, esperienze delle ASL.
Flavio Coato
Manuela Peruzzi
Maria Lelli
Christian Alberti
Giorgio Perlini
rif. organizzativi
Studio Congressi Cicala de Pertis
via Sant'fnna dei Lombardi 36
80134 Napoli
tel. 081-5511668
39
nazionale e internazionale che mettono a
disposizione in tale ambiente informazioni di sintesi in modo strutturato e conti nuativo.
Materiali e Metodi
I siti internet elencati in tabella 1 sono
individuati nel modo seguente:
• in base alle conoscenze e alla segnalazione diretta di esperti nel settore operanti presso il Servizio di Epidemiologia
dell'ASL 5;
• in base alla segnalazione, sui siti
individuati, di link e riferimenti a altri
enti e organizzazioni;
• in base ai risultati dell ' utilizzo di
alcuni fra i più diffusi motori di ricerca
nazionali e internazionali disponibili in
ambiente web.
INFORTUNI SUL LAVORO
INDICATORI DISPONIBILI
NEI SITI WEB NAZIONALI E INTERNAZIONALI
a cura di
S. Levi
Università di Torino
Scuola di Specializzazione in
Igiene e Medicina Preventiva
M. Dalmasso
L. Fubini
O. Pasqualini
Do.R.S
Centro Regionale di
Documentazione per la Salute
ASL 5
Regione Piemonte
Introduzione
L'attenzione alle problematiche relative
agli infortuni e alla sicurezza sui luoghi
di lavoro è progressivamente cresciuta
durante il corso del XX secolo nel
mondo occidentale, originando la costituzione e lo sviluppo di enti ed istituzioni variamente coinvolte nelle diverse
dimensioni del fenomeno; il campo di
azione di tali enti spazia da impostazioni
di tipo assicurativo alla progettazione e
amministrazione di sistemi informativi
utili per le attività di descrizione e analisi, dalla ricerca sui determinanti infortunistici alla promozione delle strategie
40
per la prevenzione, dalla definizione di
normativa tecnica all'organizzazione
delle azioni di vigilanza e controllo.
Anche l'Unione Europea si è confrontata con questo argomento e, nell'articolo
137 del Trattato di istituzione della
Comunità (1), si è impegnata a sostenere
l'azione degli Stati membri per il miglioramento dell'ambiente di lavoro, la protezione della salute, l'informazione e la
consultazione dei lavoratori. Vengono
inoltre previste iniziative per incoraggiare la cooperazione fra gli Stati membri,
per sviluppare gli scambi di informazioni e la conoscenza delle migliori prassi,
per promuovere approcci innovativi e
valutare le esperienze.
E quindi di interesse conoscere e valutare la situazione italiana e regionale nel
contesto europeo, analizzandone le specificità e gli elementi comuni in rapporto alla struttura produttiva, alla composizione degli occupati, alla distribuzione
territoriale e all'evoluzione temporale. A
tal fine sono necessari indicatori omogenei che permettano un confronto dei dati
il più diretto possibile; Do.R.S., Centro
Regionale di Documentazione per la
Salute, ritiene utile elencare e descrivere
le principali fonti informative che forniscono tali categorie di dati statistici, con
specifico riferimento alla situazione dei
paesi industrializzati.
La rilevazione prende in considerazione
le informazioni ed i dati disponibili sulla
rete web, individuando gli enti e le agenzie più competenti nel settore a livello
Il raffronto fra i risultati ottenuti con l'utilizzo dei motori di ricerca e le conoscenze degli operatori del settore permette di esprimere alcune valutazioni
sulla reale capacità dei motori di ricerca
di reperire le informazioni pertinenti in
questo specifico dominio.
Considerando come condizione di successo l'individuazione del maggior
numero di siti già segnalati dagli esperti,
i risultati migliori si ottengono con la
versione advanced di Altavista, indicando il criterio di ricerca nella forma:
`occupational accidents' and (statistic*
near data). Buoni risultati, anche se non
del tutto sovrapponibili, sono raggiunti
con Lycos; in entrambi i casi, tra i primi
30 siti segnalati, sono presenti i collegamenti alle più importanti organizzazioni
internazionali che si occupano di sicurezza sul lavoro. Risulta positiva anche
la ricerca effettuata con Virgilio, che
naturalmente fornisce risultati limitati
alla situazione nazionale.
Si osserva tuttavia che, per quanto efficiente sia il motore di ricerca e per quanto accurata la scelta delle parole chiave,
la ricerca tramite motori di ricerca non
sostituisce in modo completo le conoscenze degli esperti e dei professionisti.
La tabella 1 riporta i risultati della rilevazione effettuata; nella tabella sono
elencati gli enti e le agenzie di maggior
rilievo che, a livello nazionale e internazionale, si occupano di infortuni e sicurezza sul lavoro e che mettono a disposizione informazioni di tipo statistico e
strutturato.
Gli enti individuati sono descritti secondo il seguente ordine: vengono presentati in primo luogo gli enti e gli istituti
nazionali, seguiti dalle organizzazioni
presenti a livello europeo e infine dalle
agenzie internazionali e statunitensi.
Come accennato in precedenza, anche
per garantire la confrontabilità fra i dati
reperibili, il campo di rilevazione si limita alla situazione dei paesi industrializzati occidentali.
La tabella 1 è strutturata con le seguenti
colonne:
• istituzione: contiene la denominazione ufficiale dell'ente produttore dell'informazione;
• indirizzo web: riporta l ' indirizzo o
URL (Uniform Resource Locator) del
sito;
• descrizione: contiene informazioni
su attività, caratteristiche e obiettivi dell'ente;
• informazioni generali sulla sicurezza
sul lavoro: elenca e descrive i temi principali nell'area della salute occupazionale presentati dall'ente all'interno del sito
web;
• informazioni e statistiche sugli infortuni: descrive lo specifico contenuto del
sito in relazione alla disponibilità di dati
statistici nel settore degli infortuni sul
lavoro;
• altri supporti e copertura spazio-temporale: indica le eventuali pubblicazioni,
informazioni e dati statistici disponibili
su supporti diversi dalla rete internet
(periodici, pubblicazioni cartacee, CDROM); è infine presente una breve
descrizione della profondità temporale e
della copertura spaziale dei dati disponibili sul sito.
11 contenuto della tabella 1 si riferisce
alla situazione registrata nel mese di
aprile 2000.
Nella rilevazione non è inclusa un'applicazione di accesso multidimensionale ai
dati sugli infortuni nella Regione Piemonte nel periodo 1990-96 (2), in quanto attualmente disponibile soltanto agli
operatori definiti all'interno della struttura di telecomunicazione `Piemonte in
rete' e non nell'ambiente internet.
considerazione soltanto siti ufficiali di
enti riconosciuti e accreditati.
Il disegno viene generalmente valutato
secondo le seguenti caratteristiche:
• accessibilità: il sito dovrebbe essere
visualizzato dai browser più diffusi;
• organizzazione logica: è considerata
essenziale per un buon utilizzo delle
informazioni presenti; i siti migliori
sono focalizzati su specifici obiettivi e
interlocutori e sono strutturati in modo
logico, chiaro e facile da consultare;
• presenza di un motore di ricerca interno: esso dovrebbe essere in grado di reperire attraverso parole chiave soltanto i
documenti rilevanti; l'interfaccia dovrebbe permettere un utilizzo agevole e efficiente; gli utenti dovrebbero avere la possibilità di decidere se effettuare la ricerca
sull'intero sito o su una parte di esso.
Il contenuto dei siti deve essere accurato,
aggiornato, credibile e rilevante; il contenuto del sito originale è valorizzato dal
collegamento con siti di buona qualità.
Le caratteristiche valutate sono le
seguenti:
• accuratezza: è il criterio basilare per
stabilire la qualità del contenuto e per
verificarne la validità scientifica; è
importante che sia spiegato il valore dell'informazione e che siano precisati i
dati che stanno alla base; una revisione
completa di un particolare argomento
dovrebbe essere presentata in modo
obiettivo; fatti pertinenti e risultati negativi non dovrebbero essere omessi;
• fonti citate: se il contenuto del sito
non è originale, le fonti da cui è tratto
devono essere sempre citate; può essere
utile includere le credenziali dell'autore
così come la presenza di bias dovuti ad
affiliazioni con sponsor o particolari
punti di vista dell'autore;
• collegamenti: i link a pagine interne
e a siti esterni dovrebbero rispondere ai
seguenti criteri:
• selezione: il target del sito originale e
dei siti collegati deve essere lo stesso;
• architettura: per facilitare la navigazione, risulta fondamentale consentire l'avanzamento e il ritorno alla pagina precedente; è ritenuta utile una sintetica descrizione del contenuto dei siti collegati.
Rispetto all'aggiornamento è importante
che sia indicata la data di riferimento
delle fonti da cui sono estratte le informazioni e la data dell'ultimo aggiornamento del sito.
Le istituzioni che mettono a disposizione
basi di dati, dovrebbero infine avere cura
che questi garantiscano la reale usufruibilità per l'utenza e che i dati risultino
esportabili in formati compatibili con i
più diffusi software di office automation;
è inoltre utile la presenza di strumenti
che rendano possibile l'interazione dell'utente con l'ente che pubblica le informazioni.
I siti web individuati vengono inoltre
valutati utilizzando alcuni criteri che si
stanno diffondendo ed affermando come
requisito indispensabile per una buona
qualità dell'informazione.
1n particolare si è tenuto conto dei
seguenti criteri (3-6):
• credibilità;
• disegno;
• contenuto;
• aggiornamento;
• usufruibilità dei dati.
I risultati della valutazione vengono
riportati in tabella 2, in cui le colonne
Istituzione ed Indirizzo web sono analoghe alla tabella 1.
In questa rassegna la credibilità, desunta
principalmente dall'autorevolezza della
fonte che mette a disposizione i dati, è
data per scontata in quanto sono presi in
41
Tab I Caratteristiche dei siti internet che pubblicano indicatori statistici sugli infortuni sul lavoro
istituzione
indirizzo web
descrizione
INAIL
Istituto Nazionale
per l'Assicurazione
contro gli Infortuni
sul Lavoro
Nell'ambito dei propri compiti istituzionali,
INAIL persegue il duplice obiettivo di ridurre il fenomeno infortunistico e di realizzare
una forma di tutela globale nei confronti dei
lavoratori che svolgono attività a rischio o
hanno subito danni a seguito di infortunio o
malattia professionale.
ISPESL
Istituto Superiore
per la Prevenzione
e la Sicurezza
del Lavoro
ISPESL è un organo tecnico-scientifico del
S.S.N. e dipende dal Ministero della Sanità.
Fra gli altri, svolge compiti di ricerca e studio
di criteri e metodologie per la prevenzione
degli infortuni e delle malattie professionali,
di protezione dei lavoratori contro i rischi
derivanti da esposizioni ad agenti chimici,fisici e biologici, di standardizzazione delle
metodiche di valutazione dei rischi per la
salute e la sicurezza sui lavoro.
The European
Commission
Directorate Generai V
Employment
and Social Affairs
europa.eu.intlcomm 1
_
f ft--M PIo. M^N
f
S/
C
EUROSTAT
europa.eu.intlcomm leurostatl
EU-OSHA
-europposhaTeu7 t
European Agency
À
for Safety and
^
'
r YY
Health at Work
<^SITA,, (N
42
Il Direttorato GeneraleV è una delle 20 Direzioni Generali della Commissione Europea. Ha
la responsabilità di assicurare che, all'interno
degli stati membri della UE,vengano perseguite politiche efficaci per conseguire gli obiettivi
comunitari, ed in particolare un alto livello
occupazionale, di protezione sociale e di prevenzione nei confronti dei lavoratori.
L'agenzia europea di statistica, è stata costituita nel 1953 con lo scopo di fornire alla
Comunità Economica Europea e successivamente all'Unione Europea un servizio di rilevamento statistico di qualità, in grado di fornire un adeguato supporto per le politiche
comunitarie. In particolare si è cercato di
raggiungere la `armonizzazione' dei dati statistici, per garantire quindi la omogeneità e la
confrontabilità dei dati raccolti nei paesi UE.
L'Agenzia Europea per la Sicurezza e la Salute
sui Luoghi di Lavoro viene creata nel 1996 per
fornire alla Un.Eu. i supporti informativi di
carattere tecnico, scientifico e economico
riguardanti la sicurezza e la salute sul lavoro.
Partecipano alla sua amministrazione rappresentanti dei Paesi membri della Un. Eu. e della
Commissione Europea. L'Agenzia coordina
una rete di foca] point a livello nazionale che
raccolgono informazioni su sicurezza e salute
sul lavoro nei singoli paesi dell ' Unione.
inform. generali sulla sicurezza sul lavoro
inform. e statistiche sugli infortuni
altri supporti e copertura spazio-temporale
La sezione 'Prevenzione e sicurezza' fornisce
l 'accesso alla pagina ' Informazioni e dati statistici'. Oltre alla 'Banca dati', sono disponibili voci relative a ' Bollettino settimanale degli
infortuni', ' Osservatorio statistico', 'Dati dei
disabili', 'Banca dati al femminile'.
La 'Banca dati', disponibile in lingua italiana e
inglese, si articola nei seguenti rami:
• aziende assicurate (numero, addetti, retribuzioni e premi);
• eventi denunciati;
• eventi indennizzati;
• rischio;
• dati mensili.
Nei diversi rami, le informazioni sono disponibili per tipo di azienda (artigiane, non artigiane, totale), per settore di attività economica (ATECO9I), voce di tariffa INAIL
(gruppo e grande gruppo), zona territoriale
(Regione e Provincia) e anno.
Per le gestioni agricoltura e conto stato sono
presenti solo i rami relativi agli eventi denunciati e indennizzati.
Parte del contenuto della banca dati viene
periodicamente rilasciato anche su CDROM.
La copertura riguarda il territorio nazionale,
regionale e provinciale e gli anni compresi fra
il 1995 e il 1998 (1999 per gli eventi denunciati e indennizzati).
La sezione `Statistiche' fornisce l'accesso alla
voce 'Luoghi di lavoro' e quindi agli argomenti `Monitoraggio rischi occupazionali' (articolato in unità locali, aziende assicurate, registri
di esposizione) e `Sorveglianza epidemiologica' (articolato in infortuni sul lavoro, malattie
professionali, casi di mesotelioma). Sono previsti ma non ancora attivati alcuni ulteriori
servizi (norme violate, infortuni mortali,
inchieste infortuni, malattie da lavoro).
Oltre alla sezione'Statistiche', sono presenti le
sezioni ' Novità','Prodotti','Formazione','Documentazione', ' Legislazione' e 'Informazione'.
Il sito è disponibile in lingua italiana e inglese
La voce 'Infortuni sul lavoro' presenta elaborazioni ISPESL su dati di fonte INAIL:
• tabelle di sintesi a livello regionale relative
ai comparti industria e artigianato nel periodo 1990-96;
• indici di frequenza per Provincia e macrosettore economico.
E inoltre annunciato, ma non ancora disponibile l'atlante nazionale degli infortuni.
I dati vengono resi disponibili a livello regionale e provinciale e sono aggiornati all ' anno
1996.
Sono disponibili informazioni sulla legislaziq^
'ne comunitar i comitati competenti sug ii
aspetti conne i alla sicurezza sul lavoro, il
recepimento delle direttive comunitarie e
link alle altre organizzazioni europee.
Alla voce ' Figures'jono accessibili due tabelle riassuntive relative agli infortuni con oltre
3 giorni di durata e agli infortuni per comparto produttivo.
Alla voce 'Publications' viene elencata la produzione di carattere generale e scientifico e
sono indicate le modalità di richiesta.
Le due tabelle presentate sono articolate per
Stato membro e fanno riferimento al 1993.
Sono pubblicati dati statistici relativi ai
seguenti temi: 'Generai statistic', 'Economy &
finance', 'Population & social conditions',
'lndustry, trade & services ' , 'Agriculture &
fisheries', 'External trade', ' Transport ' , ' Environment & energy', 'Research & development'.
Il sito è disponibile in lingua inglese, francese
e tedesco.
Fra gli indicatori della sezione 'Population &
social conditions' è presente il dato relativo
agli infortuni sul lavoro per 100.000 addetti!
La voce 'Products - how to buy ' permette
l ' accesso al catalogo di oltre 300 pubblicazioni cartacee e su CD-ROM con la possibilità
di effettuare ordini on-line. Alla voce 'Products - free downloads ' sono elencate le
pubblicazioni che possono essere esportate
gratuitamente. La tabella relativa agli incidenti sul lavoro è disponibile per gli anni 1994,
95 e 96 e riporta valori aggregati per l'Europa dei 15 e per i paesi della zona dell'Euro.
Sono presenti sezioni relative a 'News &
events', 'Legislation', 'Good practice ' , ' Research','Statistics','Training','Topics','Pubblications'.
Alla voce 'Statistics' è presente un collegamento a HASTE (European Heaith and Safety
Database) che raccoglie, per ognuno dei paesi
membri dell'Un. Eu e per Norvegia e Rep.
Ceca, il sommario dei principali sistemi di controllo e raccolta dati relativi a salute e sicurezza in ambito lavorativo. Il sito è disponibile in
diverse lingue europee nelle pagine principali.
Alla voce `Statistics' vengono forniti link ad
altre fonti informative (D. G. V della Commissione Europea e Eurostat). Selezionando
l'area internazionale, sono riportati collegamenti a materiali presenti nei siti web di ILO,
OSHA, BLS e di agenzie di altri paesi (Giappone, Corea e Australia).
I CO
\N
,
e
l
Alla voce ' Pubblications' viene elencata e
resa disponibile la produzione editoriale dell'Agenzia ('Press releases', 'Newletters',
'
Magazi n e', 'Fact sheets', ' Reports', 'Conference proceedings', 'Work programmes ' , 'Annual
reports ' ).
te"
au43
A.,&
/mu-E---
istituzione
indirizzo web
descrizione
OECD
Organization for
Economic
Co-operation and
Development
www.oecd.fr
OECD viene costituita nel 1961 a partire da
OEEC 'Organisation for European Economic
Co-operation', con lo scopo di rafforzare lo
sviluppo economico degli stati membri.Si definisce come un'organizzazione che fornisce ai
Governi uno spazio in cui discutere, sviluppare
e potenziare le politiche economiche e sociali.
Inizialmente includeva soltanto il Nord America ed i paesi dell ' Europa Occidentale, successivamente si è ampliata con l ' ingresso di altri
Paesi (Giappone,Australia, Nuova Zelanda, Finlandia, Messico, Repubblica Ceca, Ungheria,
Polonia e Corea), arrivando ad includere un
totale di 29 nazioni.
ILO
International
Labour
Organization
www.ilo.org
1LO, denominata anche BIT (Bureau International du Tramali) e OIT (Oficina Internacional del
Trabajo),viene Istituita nel 1919 in base alle esigenze di carattere umanitario, politico, economico e di equità sociale emerse durante la
Conferenza della Pace tenuta a Parigi al termine della I Guerra Mondiale, allo scopo di promuovere l'equità e la sicurezza delle condizioni
di lavoro. Dal 1920 I ' organiz. ha sede a Ginevra
e è strutturata come ' Conferenza ' di stati
membri con un corpo governativo, avente mandato esecutivo, un Uff. Internaz. del Lavoro e un
Dirett. Gener. ILO si occupa di vari temi inerenti il mondo del lavoro tra cui lavoro infantile, diritti dei lavoratori e condizioni di lavoro.
BLS
Bureau of
Labor Statistics
www.bls.gov
BLS è un ' agenzia indipendente del Governo
Fed. degli Stati Uniti, facente capo al Dipartimento del Lavoro. Rappresenta il principale
organo statunitense per la raccolta, l'analisi e la
diffusione di dati economici e statistici riguardanti il mondo del lavoro. Costituito nel 1884
col compito di fornire indicatori economici
per il Congresso degli Stati Uniti e gli organi di
governo, fornisce anche strumenti di analisi e
pianificazione a istituzioni pubbl. e private.
OSHA
Occupational
Safety and Health
Administration
www.osha.gov
Scopo dell'agenzia del Dipartimento del Lavoro degli Stati Uniti è la prevenzione degli infortuni e la salute dei lavoratori. Con oltre 200
uffici locali, stabilisce standard di protezione,
fornisce assistenza tecnica alle parti sociali e
svolge una intensa attività di ispezione nei luoghi di lavoro. La raccolta e la disseminazione di
informazioni costituiscono un importante settore di attività dell'agenzia.
MSHA
Mine Safety
and Health
Administration
www.msha.gov
Struttura del Dipartimento del Lavoro degli
Stati Uniti, si occupa di salute e sicurezza nelle
miniere di carbone, metalli e materiali non
metallici. Specifiche unità operative seguono
fra gli altri gli aspetti della valutazione, della formazione e informazione, della definizione di
standard, del supporto tecnico e della valutazione.
44
I
inform. generali sulla sicurezza sul lavoro
inform. e statistiche sugli infortuni
altri supporti e copertura spazio-temporale
Nella pagina di ingresso del sito sono presenti, tra le altre, voci relative a ' Activities ' , ' News ' ,
'
Statistics', 'Bookshop' e 'Free documents'.
Nella sezione 'Statistics', di tipo principalmente economico, una delle voci è relativa alla
sanità, con la presentazione di 'OECD Health
Data 1999', disponibile in formato cartaceo e
su CD-ROM.Tale raccolta riporta circa 1.200
indicatori per i 29 stati membri nel periodo
1960-97. Sono presenti dati statistici, tra l ' altro, relativi allo stato di salute, alle cause di
morte, ad incidenti ed assenze dal lavoro, alle
spese sanitarie.
Il sito è disponibile in lingua inglese e francese.
'OECD Health Data 1999' comprende dati
statistici relativi a infortuni e malattie professionali.Tali informazioni non sono comunque
disponibili in ambiente web.
Alla sezioni ' Bookshop ' sono elencate le pubblicazioni dell ' Organizzazione (libri, periodici,
pubblicazioni e periodici elettronici) che possono essere ordinate on-line.Alla voce 'Free
Documents' è disponibile il materiale che
può essere direttamente scaricato, fra cui il
periodico OECD Observer.
La voce ' Social Protection-SafeWork' non fornisce l'accesso a informazioni significative. Utilizzando invece la mappa del sito alla voce
'Information Services Network and ILO Databases' e quindi 'ILO Databases ' , si accede alle
banche dati 'LABORDOC' e 'ILODOC' (riferimenti bibliografici sui temi del lavoro), 'ILOLEX' (legislazione e normativa), 'ILM' (dati statistici sulle migrazioni internazionali), 'LABORSTA' (dati statistici sulla popolazione economicamente attiva).
LABORSTA è il database di ILO specializzato nei dati storici su popolazione economicamente attiva (dati dal 1945), occupazione e
disoccupazione, ore di lavoro, salari, costo
del lavoro e infortuni sul lavoro (dati dal
1969). I dati sono disponibili per ogni singolo
anno e per circa 190 nazioni. Le tabelle 8A, B
e C sono relative rispettivamente agli infortuni per attività economica (ISIC Rev. 2), ai
tassi di infortuni mortali e alle giornate di
assenza dal lavoro a seguito di infortunio.
Seguendo nella mappa del sito le voci 'Publications', 'Books by subject ' e 'Labour Statistics ' ,
viene segnalato fra gli altri ' Yearbook of Labour
Statistics 1999', comprendente dati sugli infortuni sul lavoro. Selezionando i materiali disponibili su CD-ROM,viene segnalata'Encyclopaedia of Occupational Health and Safety-4.th edition'. Le pubblicazioni indicate possono essere
ordinate on-line. In 'Reference' è inoltre segnalato 'ILO Thesaurus: labour, employment and
training terminology-5.th edition', versione in 4
lingue (inglese, francese, spagnolo e tedesco)
comprendente più di 4.000 termini.
Alcune sezioni sono relative a ' Data', 'Surveys
& programs', 'Publications & research papers',
'Regional information', 'K-12 Educational
resources'. Numerose sono le informazioni
pubblicate sui temi delle forze lavoro, dei salari, del costo del lavoro.
Selezionando ' Data-Selective access ' è possibile utilizzare due applicazioni per l'accesso a
dati statistici sui tassi di infortunio e malattia
professionale dal 1989. Gli indicatori disponibili sono il numero di casi e i giorni di inabilità per settore e comparto di attività economica. Dati disaggregati sono inoltre disponibili in base alle caratteristiche dell'infortunato (sesso) e dell'infortunio (natura, sede e
esposizione).
In 'Publications & research papers' vengono
elencati i materiali prodotti da BLS. Tra questi
sono presenti alcune versioni full text:
'Monthly labor review', 'Occupational outlook
quartely', 'Research papers ' , 'Issue in labour
statistics', 'News release ' e 'Catalog'. Buona
parte delle pubblicazioni può essere ottenuta
gratuitamente in formato elettronico.
Alcune sezioni presenti sul sito riguardano
'Events','News room', ' LibrarylReading room',
'
Regulations & compliance ' .
La voce ' Statistics and inspection data' fornisce
fra le altre l ' accesso alla voce 'BLS Workplace
lnjury, lllness and Fatality Statistics' che presenta numerose elaborazioni statistiche su dati di
fonte BLS (tassi di incidenza di infortunio e
malattia per comparto nel periodo 1989-98,
tabelle riassuntive per il periodo 1973-98,
caratteristiche demografiche degli infortuni nel
periodo 1992-97, tabelle riassuntive sugli infortuni mortali nel periodo 1974-91, rapporti
sulle tipologie di infortuni mortali).
La voce 'News Room-Publications' elenca il
materiale di documentazione prodotto. Tale
materiale, relativo principalmente ad attività
dell'agenzia ed a standard di sicurezza in singoli comparti, può essere esportato in formato
'.pdf. In particolare, si segnalano alcuni poster
sui temi della prevenzione.
La sezione 'Fatality information ' descrive ogni
singolo infortunio con esito mortale accaduto
nel settore; la sezione 'Safety and health information' raccoglie documentazione su esposizioni, progetti e soluzioni; la sezione 'Statutory
and regulatory information' fornisce i testi
della normativa federale di riferimento.
Nella sezione 'Statistica ' sono accessibili dati
riepilogativi su occupazione e infortuni nel
periodo 1993-99 e un riepilogo complessivo
degli infortuni mortali nel XX secolo.
I dati presentati fanno riferimenti ai singoli stati
e all'intero territorio degli Stati Uniti.
45
Tab 2 Valutaz. di qualità dei siti internet che forniscono indicatori statistici sugli infort. sul lavoro
istituzione
indirizzo web
DISEGNO
Accessibilità, organizzazione,
motore di ricerca
INAIL
Istituto Nazionale
per l'Assicurazione
contro gli Infortuni
sul Lavoro
www.inail.it
Grande chiarezza nel disegno della banca
dati, che presenta però percorsi di accesso al
singolo dato eccessivamente lunghi. Manca
un motore di ricerca.
ISPESL
Istituto Superiore
per la Prevenzione
e la Sicurezza
del Lavoro
www.ispesl.it
Chiarezza nel disegno del sito e uniformità
con analoghi siti degli enti della rete coordinata dall'Agenzia Europea EU-OSHA. Manca
un motore di ricerca, ma è presente la mappa
del sito.
europa.eu.intlcomm Idg051h&s /index_hs.htm
Chiara organizzazione gerarchica delle informazioni pubblicate. Sono presenti sia un
motore di ricerca che la mappa del sito.
EUROSTAT
europa.eu.intlcomm leurostatl
Organizzazione chiara e precisa degli indicatori riportati; è presente la mappa del sito, un
motore di ricerca e una guida ('First visit ' )
all ' utilizzo del sito.
EU-OSHA
European Agency
for Safety and
Health atWork
europe.osha.eu.int
Sito ben strutturato e dotato di mappa e
motore di ricerca. L ' indice è annunciato ma
non ancora disponibile.
OECD
Organization for
Economic Cooperation
and Development
www.oecd.fr
Precisa e ben strutturata l'organizzazione del
sito che permette una facile navigazione. E
disponibile un motore di ricerca e una guida
introduttiva all ' utilizzo del sito.
I LO
International
Labour Organization
www.ilo.org
La home page del sito non è utile per orientarsi nell ' utilizzo. Il motore di ricerca e la
mappa del sito risultano invece efficaci per
localizzare le informazioni di interesse.
BLS
Bureau of
Labor Statistics
www.bls.gov
Ottima struttura e organizzazione generale
del sito. Pur in assenza di un motore di ricerca, l'utilizzo del sito è agevole.
OSHA
Occupational
Safety and Health
Administration
www.osha.gov
La home page non appare ben strutturata e
la navigazione non risulta sempre agevole.
Sono presenti un motore di ricerca e l'indice
alfabetico degli argomenti trattati.
MSHA
Mine Safety
and Health Administration
www.msha.gov
Buona organizzazione e chiarezza del sito.
Sono presenti sia la mappa del sito, sia un
motore di ricerca.
The European
Commission
Directorate GeneraiV
Employment
and Social Affairs
\i
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CONTENUTO
Accuratezza, fonti, Iink
AGGIORNAMENTO
Date di riferimento,
ultimo aggiornamento
USUFRUIBILITÀ DATI
Download, interazioni
Non sono presenti testi di supporto per la
corretta interpretazione dei dati. Un utente
inesperto ha difficoltà nel comprendere la
terminologia usata.
L'anno di riferimento è indicato in ogni tabella; ad aprile 2000 sono disponibili i dati sugli
eventi del 1999.
E possibile stampare ed esportare in ambiente Excel le tavole visualizzate.
Sono disponibili le definizioni ufficiali dei
sistemi di classificazione utilizzati e viene
dichiarata la fonte dei dati,
Presentando elaborazioni su dati di fonte
INAIL, risulta meno aggiornata rispetto alla
fonte originaria.
Le tavole visualizzate possono essere stampace e salvate soltanto in formato '.html'.
La copertura è buona soltanto nell'area delle
attività istituzionali della Direzione. Buona
disposizione dei livelli gerarchici. Limitati i
link, rivolti esclusivamente verso le maggiori
agenzie europee e internazionali.
Generalmente le date di aggiornamento non
sono indicate. I dati statistici riportati e l'elento delle pubblicazioni risultano non
aggiornati.
E possibile esportare soltanto in formato
'.html' due sintetiche tabelle sugli infortuni
sul lavoro nel 1993 nei diversi stati membri
dell'Unione.
I dati statistici di Eurostat sono numerosi,
accurati e confrontabili. Sono presenti numerosi link, ben organizzati, verso istituti statistici europei e organizzazioni internazionali.
Ad ogni notizia, tabella o indicatore è associata la data di produzione.
È possibile registrarsi al sito per accedere a
servizi personalizzati (essere informati delle
novità e richiedere elaborazioni statistiche
personalizzate).
Buona la copertura rispetto alle attività e
progetti dell'Agenzia. I siti dei ' foca] point'
nazionali della rete europea presentano una
strutturazione omogenea.
Le date di aggiornamento sono indicate.
Si possono esportare le pubblicazioni. È presente una sezione per l'invio di commenti e
considerazioni e per l ' accesso a gruppi di
discussione.
I riferimenti delle fonti sono citati, ma mancano link ad altre agenzie e organizzazioni.
Buona manutenzione ed aggiornamento del
sito; le date di aggiornamento delle diverse
pagine sono in genere indicate.
Buona parte dei prodotti ordinati vengono
resi disponibili in forma elettronica.
Contenuto accurato, completo e con una
buona organizzazione gerarchica. La sezione
link è molto ricca e comprende un collegamento al 'WEB Site locator ' delle Nazioni
Unite.
L 'aggiornamento del sito è dipendente dal funzionamento del complesso sistema di raccolta
di dati statistici a livello mondiale coordinato
da ILO.Vengono indicate le date di aggiornamento e di riferim. del materiale pubblicato.
Le tabelle del db LABORSTA sono visualizzate
in formato '.html' e possono essere esportate
in formato '.csv' (accessibile con Excel). Alla
voce ' Contacts' vengono forniti i riferimenti
degli uffici centrali e locali dell'organizzazione.
La presentazione dei dati è accompagnata da
note di lettura e consigli sul calcolo di indicatori. Segnalazioni di collegamenti a numerosi siti
statistici nazionali e internazionali.
Viene indicata la data di aggiornamento del
sito e le date di riferimento dei dati pubblicati.
Vengono indicate le modalità di download e di
utilizzo locale dei dati. Sono forniti i riferimenti dettagliati degli operatori delle diverse unità
di BLS.
Sono presenti note e suggerimenti per la corretta lettura e utilizzo dei dati pubblicati.Vengono dichiarate le fonti informative utilizzate.
La data di aggiornamento del sito è indicata,
così come le date di riferimento dei dati pubblicati.
I dati statistici sono esportabili in formato'.txt'
e '.pdf. Sono indicati i riferimenti dei diversi
uffici, differenziati in base al tipo di contatto
informativo da attivare.
La metodologia e le fonti dei dati sono presentate in modo completo.
Il sito è attivamente aggiornato. Le date di riferimento delle informazioni statistiche e di
aggiornamento delle pagine sono sempre indicate.
Le tabelle statistiche vengono rese disponibili
in formato '.html','.txt' e '.pdf. E incoraggiato il
contatto con l'ente attraverso numerosi meccanismi di feedback, fra cui la raccolta di pareri e suggerimenti relativi a singoli incidenti
gravi.
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Risultati
Sulla rete internet sono ormai numerosi i
siti che forniscono informazioni e dati
statistici sul fenomeno infortunistico,
almeno per quanto riguarda la situazione
dei paesi dell'Unione Europea e delle
nazioni occidentali. Particolarmente ricche risultano le informazioni statistiche
messe a disposizione dagli enti e dalle
agenzie statunitensi.
La situazione italiana si caratterizza per
il forte ruolo svolto dall'INAIL che, particolarmente negli ultimi anni, affianca
alle tradizionali attività di tipo assicurativo nuove funzioni nell'area dell'analisi
statistica del fenomeno e della diffusione
dei relativi indicatori. L ' iSPESL arricchisce, con proprie elaborazioni originali su dati di fonti INAIL, la conoscenza
delle caratteristiche e degli andamenti
degli infortuni in Italia, curando con
attenzione la promozione di forme non
tradizionali di accesso e diffusione dell'informazione.
A livello internazionale, la confrontabilità fra diversi paesi degli indicatori è
ancora limitata, a causa principalmente
delle diverse normative di tipo assicurativo adottate.
Per quanto riguarda l'Unione Europea,
si ricordano le attività, coordinate dall'agenzia EUROSTAT, del progetto ESAW
(European Statistics on Accidents at
Work), che ha lo scopo di "raccogliere
dati comparabili tra le diverse nazioni
dell'Unione" (7). Il progetto afferma che
"dati comparabili sugli infortuni sul
lavoro sono un prerequisito per monitorare le tendenze nel settore della salute e
della sicurezza sul lavoro e per promuovere la prevenzione degli infortuni sia a
livello comunitario che nei singoli Stati
membri". E inoltre scopo del progetto
ESAW mantenere la comparabilità con
le iniziative di altri organismi statistici
internazionali; in questo senso la metodologia ESAW è congruente con la risoluzione dell'ILO sulle statistiche degli
infortuni (8) adottata dalla XVI Conferenza internazionale degli Statistici del
Lavoro (Ginevra, 6-15 ottobre 1998).
Meno avanzata rispetto al settore delle
statistiche sugli infortuni del lavoro,
appare invece la disponibilità sulla rete
web di banche dati e strumenti informativi relativi a profili di soluzioni, bonifiche, esperienze positive e buone pratiche
da generalizzare. Pur essendo alcune
informazioni in tal senso disponibili sui
siti promossi da ISPESL, EU-OSHA e
ILO, si ritiene che tale settore non sia
ancora coperto a sufficienza dal web.
Nei prossimi periodi ci si attende peraltro lo sviluppo di strumenti informativi
in tale direzione, che mettano a disposi-
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zione dati, esperienze e valutazioni di
interventi di miglioramento delle condizioni di lavoro. Do.R.S, valuterà lo sviluppo di strumenti informativi sulla rete
web relativi a questo tema e la possibilità
di partecipare attivamente a progetti di
costruzione di banche dati a livello
regionale e nazionale sulle esperienze e
soluzioni in materia di salute sul lavoro.
Un'ultima considerazione, che può avere
effetti e ricadute operative sulle attività
di numerosi Servizi di Prevenzione,
riguarda la maggior tempestività con cui,
almeno nella situazione italiana, i dati
statistici riassuntivi vengono messi a
disposizione dall'INAIL attraverso il
web. Alla data dell'aprile 2000, sono
pubblicati i dati relativi agli infortuni
accaduti e definiti nel corso del 1999,
con un livello di tempestività che appare
addirittura superiore a specifici sistemi
di rilevazione attivati a livello locale da
singoli Servizi; peraltro, la disaggregazione disponibile permette la conoscenza delle caratteristiche e dell'evoluzione
del fenomeno soltanto a livello provinciale. Qualora nei prossimi periodi i dati
vengano resi disponibili a livello di ASL
e Distretto, rispondendo alle necessità
conoscitive degli operatori dei singoli
Servizi territoriali, parte del consistente
sforzo, finora dedicato alla raccolta,
gestione, classificazione e analisi di informazioni sugli infortuni avvenuti nel territorio di propria competenza, potrà forse
essere indirizzato verso altre attività.
Bibliografia
t Unione Europea. Versione consolidata de] trattato che istituisce la Comunità
Europea. Lussemburgo, 1997.http://europa. eu. intleur-lex/i t
/treaties/datleccons_treaty -it.pdf
[13/4/2000].
2 Dalmasso M, Pasqualini O, Marena
A, Corradetti L. Un sistema in ambiente
web per la consultazione multidimensionale di indicatori sugli infortuni sul lavoro nella Regione Piemonte. SUGitalia
'99 XV Convegno annuale SAS Institute; Roma; 13-15 ottobre 1999.
3 Ambre J, Guard R, Perveiler FM,
Renner J, Rippen H. White paper: criteria for assessing the quality of health
information on the internet (working
draft,
edited
14
Oct
1997).
http:I/www.mitretek.orglhiti/showcaseld
ocuments/criteria.html [6 Apr 1998].
4 Bonati M, Impicciatore P, Pandolfini
C: Quality on the internet. BMJ
1998;317:150]
5 Dearlove OR, Sharples A, Stone C.
Internet is useful for information on rare
conditions [letter]. BMJ 1997; 315: 491
6 Resnick P. Filtering information on
the internet. Sci Am 1997; 3: I06-108.
7 European Commission - Eurostat;
European Statistics on Accident at Work
Methodology, 1999.
8 International Labour Organization.
Resolution concerning statistics of occupational injuries (resulting from occupational accidents), adopted by the Sixteenth International Conference of
Labour Statisticians (October 1998).
http:llwww. ilo. orglpubliclenglishlburea
ulstatlres laccinj.htm [13/412000].
Questa scheda fa parte della collana "Statistico epidemiologica" di Do.R.S.
Nella stessa collana sono disponibili i seguenti
quaderni:
Indicatori sanitari e demografici preN. I
senti nei siti internet regionali
a cura di M.B. Lazzi, E Vigna-Taglianti, L. Fubini
• Giugno 1999
N. 2
Atti del seminario "Identificazione e
valutazione delle esposizioni causa/mente rilevanti nella genesi dei tumori del naso"
Ottobre 1999
N. 3
Osservatorio permanente per la ricerca
attiva delle allergopatie professionali - Risultati
della rilevazione 1998
Ottobre 1999
La struttura produttiva del Piemonte: i
N. 4
dati dei Censimento Intermedio dell'industria e
dei Servizi aggregati per ASL e Distretti
a cura di M. Dalmasso, A. Torna/no
Marzo 2000
Tali materiali possono essere richiesti all'indirizzo
riportato affondo di questa pagina
SI AUTORIZZA LA RIPRODUZIONE PARZIALE O TOTALE DEL CONTENUTO
DELLA PRESENTE SCHEDA CON LA CITAZIONE DELLA FONTE
Do.R.S. - A.S.L. 5
Via Sabaudia, 164
10095 Grugliasca (TO)
telefono: 011 4017694 o 4017653
fax: 011 4017687
[email protected]
DIRETTIVO SNOP SETTEMBRE 2000
EMILIA ROMAGNA
Luigi Salizzato
(presidente SNOP )
Dipartimento Prevenzione
via Moretti, 99
47023 Cesena FO
Tel. 0547.3520.83-.70
Fax 0547.645060
[email protected]
Aligi Gardini
(segretario regionale)
A. USL Forlì
via Della Rocca 19
47100 FORLI'
tel 0543.733556
fax 0543.733501
[email protected]
VENETO
Manuela Peruzzi
(segretario regionale)
SPISAL-ULSS n. 20 Verona
via Salvo D'Acquisto, 7
Palazzo della Sanità
37134 VERONA
Tel. 045.8075045
Fax 045.8075017
[email protected]
Celestino Piz
(vicepresidente SNOP
e presidente CPE)
SPISAL-ULSS n.6
via IV Novembre, 46
36100 VICENZA
Tel. 0444.9922 1 3
Fax 044415 1 1 1 27
[email protected]
LOMBARDIA
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(segretario regionale)
Servizio PSAL
ASL Milano Provincia 2
20077 Melegnano MI
Tel. 02.98058523
Fax 02.98231215
[email protected]
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(ufficio di presidenza)
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via D'Annunzio 76
16121 GENOVA
tel. 01015463251
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Laura Bodini
(direttore della rivista)
Servizio PSAL
ASL 3 Monza
via Oslavia, I
20099 Sesto S.Giovanni MI
Tel. 02.2498273 I
Fax 02.26223083
[email protected]
FRIULI
VENEZIA GIULIA
Marta Plazzotta
(segretario regionale)
ARPA Dipartimento di Udine
via Colugna, 42
33100 UDINE
Tel. 0432.47391 I
Fax 0432.546776
plazzotta.mario@libero .it
Enrico Cigada
(tesoreria)
Igiene Ambientale
ASL 3 Monza
via Oslavia, I
20099 Sesto S. Giovanni MI
Tel. 02.24982725
Fax 02.26223083
[email protected]
4IC
PIEMONTE
VALLE D'AOSTA
Andrea Dotti
(vicepresidente SNOP
tesoriere CPE)
USL Torino
via Lornbroso, 16
i 0125 TORINO
TU. 01 1.56633259
Fax 011.6690 I 50
[email protected]
a
Fulvio Longo
(vicepresidente SNOP)
ASL BA5
via Lapenna 39
70010 Casamassima BA
Tel. 080.4050545
Fax 080.4050545
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TOSCANA
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(vicedirettore rivista)
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ASL Firenze
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50125 FIRENZE
Tel. 055.6577400
Fax 055.6577414
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e vicepresidente SNOP)
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Via Cosenza
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Tel. 0923.809364
Fax 0923.809647
[email protected]
Domenico Taddeo
(segretario CPE)
UOISLL zona Valdera
ASL 5 Pisa
via Fantozzi, 2/A
56025 Pontedera PI
Tel. 0587.273662
Fax 0587.273660
[email protected]
'i,
LAZIO
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(segretario regionale)
USL Roma B
Dipartimento di Prevenzione
via Franceschini 56B
00155 ROMA
Tel. 06.4 i 601904
Fax 06.41601905
f.magrelli@mclin1<.it
MARCHE
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(segretario regionale)
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si
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(segretario regionale)
USL Foligno
via del Campanile, 12/A
06034 Foligno PG
Tel. 0742.339580-339502
Fax 0742.340501
[email protected]
_
CAMPANIA
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(segretario regionale)
Dipartimento Igiene e
Medicina del Lavoro
ASL Caserta 2
via Linguidi 54
8[031 Aversa CE
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Fax 081.5001327
0823.8 12355
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CALABRIA
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(segretario regionale)
SPISAL ASL 7
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ALTRI RIFERIMENTI
Stefan Faes
Laboratorio di
Microbiologia e Virologia
via Amba Alagi 5
39100 BOLZANO
Tel. 0471.286530
Fax 0471.272631
[email protected]
Annamaria di Giammarco
Ufficio TSL ASL Pescara
piazza della Stazione I
65020 Affanno PE
Tel. 085.8542995
Fax 085.8543800
[email protected]
Nicola Ricci
DIP ASL 2 "Pentria"
largo Cappuccini
86170 ISERNIA
Tel. 0865.442596
Fax 0865.4422603
[email protected]
Ermanno Lisanti
Dipartimento di Prevenzione
ASL 4
via Montescaglioso
75100 MATERA
Tel. 0835.243594
Fax 0835.243588
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