Rivista trimestrale della società nazionale degli operatori della prevenzione NUMIKO 54 SETTEMBRE 2000 Redazione Via Mellerio, 2 Milano te!. 021 8692913 Autorizzazione Tribunale di Milano n.416 dei 25.7.1986 sped. in abb. post. art.2, comma 201c L.662/96 filiale Milano Rivista trimestrale della società nazionale degli operatori della prevenzione SOMMARIO NUMERO 54 SETTEMBRE 2000 Autoriz.Trib. di Milano n.416 del 2517186 Direttore responsi Giancarlo D'Adda Direttore Laura Bodini Vicedirettore Alberto Baldasseroni Pregi grafico e disegni Roberto Maremmani Redaz. Milano, via Mellerio 2 tel. 02/8692913 I EDITORIALE Fai la cosa giusta (2) di Laura Bodini sped. in abb. pose art2, comma 20k L662/96 filiale Milano stampa:Tipografia Alfredo Colombo LECCO CORSIVO Scalzi alla meta di Giallolimone Proprietà - Editore: Snop - Società Nazionale Operatori della Prevenzione Via Prospero Finzi, 15 20126 Milano 3 CONTRIBUTI In copertina La notizia é notizia di Santo Della Volpe La prevenzione inutile Noespapei' Boy (lo strillone) di Williaun Nicholson (1899), xilografia: particolare. di Massimo Valsecchi Perinde ac cadaver Newsnop di Giorgio Ferigo Sicurezza formale o sostanziale Ve lo immaginate un ragazzino che strilla agli angoli delle strade le notizie di Snop? di Valentina Abrami e Antonio Rizzo Eppure molte delle cose che scriviamo Il giovin garzone di M. Peruzzi, P. Madera e E. Leopardi sarebbe giusto gridarle in giro perché sono importanti e perché altri non le pubblicano. Certo c'é un problema: farle L'epidemiologia per la prevenzione di Alberto Baldasseroni e Eva Buiatti Dalla macchina da scrivere al computer giornalista della tv. Ce la faremo? 1 recenti servizi del T3 ci stimolano a non perdere del tutto le speranze. Nel frattempo vi di Francesco Carnevale MATERIALI DI LAVORO INIZIATIVE SNOP Dopo il convegno di Rimini diventare notizia, come ci ricorda un noto 25 26 regaliamo degli strilloni impressionisti. Riusciranno a vendere o grideranno al vento? a cura di Luigi Salizzato Sportello informazioni Snop presso l'Istituto Ambiente Europa Tutela della salute della donna a cura di Marco Crema via RFinzi, 15 - 20126 Milano Tel 02127002662 Fax 02127002564 STATUTO SNOP 32 LE NOTIZIE 34 Alessandro Martignani, un uomo eccezionale La formazione utile a cura di Barbara Lelli e Silvia Surrentino Progetto prevenzione infortuni da incidenti stradali a cura di Flavio Coato e altri WWW Infortuni sul lavoro a cura di S. Levi, M Dalmasso, L. Fubini e O. Pasqualini Internet Snop su Internet é ospite di Ambiente e Lavoro: www.amblav.it Si possono mandare articoli a Snop via e.mail: ma.guC^iol.it --ae- i Abbonamenti Lire 20.000 per quattro numeri Lire 30.000 per otto numeri Tramite versamento postale c/c n. 36886208 SOCIETÀ NAZIONALE OPERATORI DELLA PREVENZIONE Via P.Finzi, 15 20126 MILANO Indicando la causale del versamento e l'indirizzo a cui spedire la rivista. Prezzo di un numero Lire 5.000 Dallo statuto SNOP Arti E costituita f'Assaoozione denominata "Società Nazionale Operatori dello Prevenzione ", in sigla SNOP, con finalità scientifiche e culturali. L'Associazione, in quanto ente non commerciatesi propone di: • sostenere ['impegno politico e culturale per lo sviluppo di un sistema integrato di prevenzione, finalizzato allo rimozione dei rischi e alla promozione dello salute negli ambienti di rito e di lavoro, cori particolare attenzione olia rete dei Servizi e Presidi pubblici; • promuovere conoscenze ed attività che sviluppino la prevenzione e la promozione dello salute dei lavoratori e della popolazione in relazione ai rischi derivanti dallo stato dell'ambiente e dalle condizioni di vita e di lavoro; • favorire lo scambio di esperienze ed informazioni fra gli operatori ed il confronto sulla metodologia ed i contenuti dell'attività, per raggiungere l'omogeneità delle modalità di intervento perseguendo il miglioramento continuo di qualità e l'appropriatezza delle attività di prevenzione a livello nazionale; • promuovere il confronto e l'integrazione tra sistema di prevenzione pubblica e sistema di prevenzione delle imprese; • promuovere un ampio confronto con le istituzioni, le Forze Sociali e le altre Associazioni Scientifiche su questi temi; • diffondere l'informazione e la cultura della prevenzione. L'Associazione non ha fini di lucro. PERI SOCI SNOP Quote sociali socio ordinario 60.000 (sessantamila) socio sostenitore 100.000 (centomila) SU QUESTO NUMERO La rivista va diffusa a tutti gli operatori di Dipartimenti e ARPE con più lena e convinzione. Le prime vittorie su prevenzione utile e inutile. Finalmente sui TG nazionali. Carta 2000 va avanti. Infortuni: un viaggio tra i siti dove le informazioni non mancano. Epidemiologia per la prevenzione: idee e esperienze. SUL PROSSIMO NUMERO Innanzitutto vi annunciamo che le magrissime finanze SNOP, a causa della avarizia dei soci e dei radi ex-generosi contributori, renderà forse problematica l'uscita del numero natalizio. A buon intenditor.... ovvero se vorrete ricevere ancora questo glorioso foglio, sapete cosa fare. Continuerà il dibattito sulla epidemiologia basata sulle evidenze, si cercherà di fare un punto sulle esperienze di controllo nei cantieri, anche dopo le nuove direttive. Saremo più precisi sul fronte internazionale, mai trascurato. FAI LA COSA GIUSTA (2) di Laura Bodini L'affezionato lettore si lamenterà che questo titolo (che é il titolo di un famoso film) è già stato usato in epoca recente per un altro editoriale SNOP. Carenza estiva di idee o attualità del problema? Entrambe le cose, ma anche una buona occasione per riflettere sul fatto che i problemi spesso si ripresentano, soprattutto quando non risolti. Venerdì 14 luglio: SNOP 54 è in spaventoso ritardo, io sono tornata dalla prima riunione della ASL sul Dipartimento di Prevenzione, al TG 2 Dossier della sera vi è una bella trasmissione sul tema del lavoro minorile al Sud: pesca, artigianato, piccolo commercio, agricoltura. Dalle interviste ai ragazzi lavoratori emerge una realtà di salari da fame, scolarità bassissima, troppe ore di lavoro, infortuni, mancata prevenzione, formazione e informazione. Sempre in questo luglio, ai TG 3 delle 19 e delle 23, vi sono state le 6 belle punta- te d'inchiesta condotte da Santo Della Volpe che insieme a alcuni volti SNOP assai noti (Calabresi, Carcassi, Coato, Dotti, Piz, etc) ha percorso cantieri edili, navi, artigiani del legno, metalmeccanici, strade a rischio. Ha citato sempre, e finalmente, le ASL, sono stati intervistati non solamente Billia, Fadda o Smuraglia ma anche noi, non umili ma sicuramente invecchiati e tenaci operatori della prevenzione. Da tempo ogni TG (soprattutto RAI e locale) parla di infortuni sul lavoro prendendo spunto da quello mortale "di giornata". Certamente, dopo la descrizione dell'evento drammatico, quasi tutti i giornalisti sparano solamente sui mancati controlli (ASL, Ispettorato del Lavoro, INAIL, INPS...), nessuno si avventura sulle impervie conclusioni da trarre dalla domanda: con centinaia di migliaia di "nuovi" soggetti in campo sulla prevenzione dopo i decreti 626 o la 494 (e modifiche): datori di lavoro, responsabili della sicurezza, RLS, consulenti, coordinatori, medici competenti e via via elencando. Perché siamo ancora a questo punto? Cosa sta cambiando nel mondo del lavoro? Cosa sta continuando a non cambiare nella testa di imprenditori e lavoratori? Cosa si sta facendo per non accrescere solamente il numero delle leggi (il "regolismo italico") e di conseguenza i conti in banca dei consulenti, ma soprattutto la cultura, l'informazione, la formazione, i comportamenti, la ribellione ai rischi, la diffusione di esperienze e soluzioni utili, etc. Nel frattempo dall'ultima rivista SNOP è cambiato il Governo e con il Presidente del Consiglio sono anche cambiati Ministri che avevano dato un segnale positivo alla prevenzione (Rosy Bindi) e alla formazione sul tema (Luigi Berlinguer). Occorrerà quindi arpionare quanto affermato dal Ministro Veronesi sulle morti evitabili (infortuni stradali, da lavoro e domestici), occorrerà capire che sta parlando anche di "salute" e non solamente di malattia e che occorrerà sostenere la lotta al fumo attivo e passivo anche nei servizi di prevenzione, ma forse convincere il Ministro che esiste anche una prevenzione non solo individuale. SNOP si è messa definitivamente sulla strada della lotta alle attività di prevenzione inutile in tutti i campi (medici e tecnici del lavoro: sveglia?) e Rimini è stato un grande appuntamento anche per le notizie di vittoria sul fronte certificatorio (ribadito anche recentemente da Bassanini). A Rimini un gruppo di veterinari capitanati dal combattivo Valpreda (responsabile regionale del Piemonte) ha deciso di attivarsi rapidamente in quello spietato esame di quanto si fa di inutile anche in campi, stalle, negozi e ambulatori. Per quanto riguarda la sanità pubblica troverete su questo numero SNOP il contributo "Perinde ac Cadaver" del perfido dottor Ferigo, introdotto da una nota del maestro Valsecchi. I navigatori del sito SNOP e i fruitori del dibattito tra e-mail oltre che i partecipanti a Rimini l'avranno già letto, ma sono, per ora, ancora una minoranza rispetto ai nostri affezionati lettori cartacei. Ma a Rimini non si è usata solamente la matita rossa e blu per cancellare anacronismi, pratiche inutili, costose e vessatorie; soprattutto si è impostato un lavoro di lunga durata sulla prevenzione utile, a 2 partire da quella basata sulle evidenze. Già perché c'è molto da fare di utile che non si fa, o meglio lo si fa qua e là, in qualche ASL, in qualche Dipartimento, in qualche ARPA, ma te differenze regionali e territoriali sono ancora spaventose. Vorremmo che le idee e le esperienze giuste diventassero epidemiche. Vorremmo che i nuovi "governatori" delle Regioni e i direttori generali di ASL o delle sezioni delle Agenzie ambientali venissero finalmente premiati (o puniti) in quanto promotori veri (di servizi e cultura) di prevenzione. L' esperienza dei manipoli di epidemiologia della Campania, raccontati da Paolo d'Argenio (e che sempre in questo numero troverete brevemente "recensita" dalla sottoscritta) fa appunto parte di quelle epidemie che tutti vorremmo nei nostri territori: così come i piani mirati della ASL di Vicenza sui camparti... e le tante belle, ma sempre isolate, iniziative di prevenzione utile e innovativa (nel merito e nel metodo) di alcuni. A Rimini SNOP è riuscita anche a trovare spazio di dibattito e tempo per le modifiche dello Statuto, rendendolo ancora di più un manifesto di un percorso rinnovato e innovatore di questa coraggiosa e tenace associazione, capace di duraturi e proficui rapporti con forze sociali, associazioni, operatori, istituzioni, parlamentari, ricercatori e soprattutto con la realtà. SCALZI ALLA META Fate la cosa giusta, dice Lalla, e a me verrebbe di ritornarmene subito in vacanza, che . forse é l'unica cosa da fare, giusta o sbagliata che sia. Nel posto dove lavoro siamo sempre meno e ci chiedono numeri sempre più alti. Pazienza. Recentemente dalla Asl hanno mandato dei rincalzi, che etimologicamente sarebbero delle scarpe nuove. A parte che quella capitata nella nostra UO era anche abbastanza vecchia, lo sanno tutti che con le scarpe nuove non si riesce a fare molta strada, perché . fanno subito male. Bisogna adattarle al piede a poco a poco, usarle per poco tempo e subito ingrassarle per ammorbidirle. Dicono che i lord inglesi le facessero indossare per i primi tempi ai loro maggiordomi. Nella mia Asl i dirigenti non sono inglesi e nemmeno lord (ve lo assicuro), ma hanno deciso che il metodo era ottimo. Però non devono aver capito bene il meccanismo. Infatti le scarpe nuove ci sono state affidate per un solo anno, forse rinnovabile a due, e abbiamo dovuto indossarle subito, e dunque di fatto hanno deciso di farci fare il ruolo dei maggiordomi. Dopo un anno le scarpe belle ammorbidite andranno a lavorare presso qualche impresa privata, che di fatto interpreta la parte del lord. Dimenticavo: i lord inglesi non pretendono che i maggiordomi, con le scarpe nuove, percorrano molti chilometri, anzi miglia. I nostri dirigenti invece, con i rincalzi nuovi nuovi, ci chiedono di fare numeri alti. E allora a tutti noi ci girano le balle (con la "b" perché siamo in padania) moltissimo, e scusate il linguaggio, ma non siamo inglesi nemmeno noi. Infatti uno pensa che fa un lavoro difficile e qualificato e lo pagano poco ma almeno lo gratificano e invece, proprio perché lo pagano poco, gli vengono a dire che il suo lavoro lo può fare anche un rincalzo appena arrivato. Ecco, io avrei finito, e mi scuso di aver usato lo spazio che pagate voi per uno sfogo tutto personale, ma ho pensato che tanto lo spazio che Snop ha messo a disposizione dei tecnici, per dire, non lo riempie nessuno, e tanto vale che una volta lo usi io per vedere se così mi passa un pochettino l'incazzatura. Bye bye. Giallolimone ALCUNE NOTE DOPO 1 SERVIZI CHE IL T3 HA MANDATO IN ONDA SUL FENOMENO INFORTUNISTICO NEL MONDO DEL LAVORO Un po' di anni dopo esser stato tra gli ottimi partecipanti alla Tavola rotonda nel Convegno di Pisa su "Informazione e Prevenzione ", Santo Della Volpe, inviato del TG3 che in questi anni ha seguito e descritto con grande professionalità e impegno drammatici conflitti stranieri e scottanti problemi italiani, mi ha chiamato per chiedere collaborazione nella preparazione di alcuni servizi che il TG3 voleva fare sul tema degli infortuni e delle malattie da lavoro. Un 'occasione ghiotta, ancor più perché pensata in un momento "normale " e non - come in genere succede - sulla scorta di una delle solite triste occasioni di tragedie o disastri sul lavoro. Mi è parso naturale aderire subito, con entusiasmo, alla richiesta di Santo, convinto come sono da sempre che ogni occasione che permetta di fare informazione diffusa sui " nostri " temi vada colta ed anzi ricercata con la massima disponibilità, con il massimo interesse. E così ho fatto da tramite nel vasto e troppo spesso pigro mondo SNOP; approfittando della presenza in quei giorni di molti di noi a Rimini, abbiamo velocemente organizzato un elenco di disponi- bilità di persone e situazioni che ci sono parse tali da poter meritare attenzione e suscitare interesse nel pubblico dei cosiddetti "non addetti ai lavori " (mai termine fu comunque più sbagliato, in merito a temi che dovrebbero riguardare tutti). In pochi giorni, il "ciclone " Della Volpe si è impadronito con maestria di alcuni degli spunti proposti, di problemi e soluzioni su edilizia (Coato, Verona), metalmeccanica (Piz, Vicenza), legno (DottiAlfonzo, Saluzzo), cantieristica navale (il sottoscritto e genovesi vari), attraversando la penisola per realizzare servizi di effetto che presentassero in pochi minuti casi individuali, problemi di comparto, soluzioni interessanti e infine un servizio conclusivo con interviste ad alcuni tra cui il "nostro " immancabile e insostituibile senatore Smuraglia. In due settimane di luglio, qualche volta compressi o rimandati per gli incontri di Camp David o per il Gay Pride, sono così andati in onda 5 servizi, 2 dei quali (metcalnreccanica e cantieristica navale) addirittura sdoppiati - per la ricchezza del materiale raccolto - in due puntate (alle 19 ed alle 23). Nel complesso una ventina di minuti dedicati a temi troppo spesso misconosciuti ai più, con toccate e .fughe rapidissime, forse per molti di noi troppo rapide ma probabilmente di formidabile rrnpaatto proprio per l ' immediatezza dell'allestimento e per l ' abilità (preferirei dire la maestria) di presentazione del giornalista. Per chi di noi in quei frenetici giorni nelle varie realtà scelte (e sappiamo di quante altre sarebbe stato bene parlare) " ha , fatto l ' esperienza di " confronto tra le diverse professionalità dell'operatore della prevenzione e dell'operatore dell ' informazione pubblica, è stato un momento - credo - di grande interesse e, non esito a dire, formativo: fare informazione non è facile, "penetrare " con (poche) immagini e parole nelle case di tutti con l ' obiettivo di lasciarvi alcuni concetti che si ritiene giusto e possibile trasferire è per noi quasi "misterioso " . Si trattava, come Santo ci ha spiegato, di mettere insieme "notizie " appetibili e " interessanti " per gli spettatori con i concetti che si volevano "promuovere " : le connessioni, spesso drammatiche o infauste, tra lavoro e salute-sicurezza, la possibilità di migliorarne le implicazioni negative, di fare prevenzione, l ' importanza della partecipazione dei soggetti (lavoratori e aziende) interessati, la formazione (per una cultura della prevenzione) come elemento di svolta determinante e - perché no - il ruolo moderno dei servizi di prevenzione e vigilanza. Da alcuni ritorni sembra che l'operazione sia abbastanza riuscita (anche se i risultati ovviamente non sono noti, nel senso che la ricaduta non è immediatamente misurabile neppure in termini di ascolto). L'occasione comunque, augurabilmente non isolata, è stata per me una delle rare possibilità di dar corpo a pulsioni antiche, alla consapevolezza che finchè lavoro e salute, prevenzione, non diventeranno temi "noti", su cui tutti i cittadini avranno informazioni e conoscenze-coscienze di base, i passi avanti saranno sempre limitati, nonostante l ' impegno di una parte di soggetti, notoriamente non molto numerosa e, per di più, spesso poco incline al mestiere (o capace) d'informare... E quindi un incoraggiamento a cercare di percorrere ancora queste strade. Trovate alle pagine seguenti alcune considerazioni di Santo Della Volpe....dal punto di osservazione del suo mestiere, che credo .siano molto interessanti per chi fa il nostro mestiere. P.S.: sto acquisendo dal TG3 la cassetta con l ' insieme dei servizi, che sarà ovviamente disponibile. Claudio Calabresi 3 n LA NOTIZIA E NOTIZIA di Santo Della Volpe "La notizia è notizia" si dice tra giornalisti quando si vuoi dire che, puoi vederla da destra o da sinistra, in un modo o nell'altro, ma quando un fatto accade, una notizia si impone, comunque va pubblicata o messa in onda. Differenze (o pluralismo che sia) vengono dopo, quando cioè si deve interpretare capire. contestualizzare la notizia. " Ma questa è la stampa, bellezza..." diceva Humphrey Bogart: come dire la notizia è libera, vola e si diffonde al di là di ogni steccato. Bene: ma poi c'è la scelta, quella cioè di prendere una notizia e darla in poche righe, tra un "pastone" di politica ed il sondaggio stupido di turno, oppure di scavare dietro quel fatto, capire, scoprire novità, retroscena, differenze tra regione e regione, tra stili e modi di vivere. Insomma capire il perché di un fatto. E la libera scelta dunque il sale di questo lavoro: accade così che un giorno sui monitor dei nostri computer di redazione compaia una notizia di poche righe che nel titolo recita: "Infortuni sul lavoro: aumentano quelli mortali: trasporti ed edilizia i settori a rischio" e poi una quindicina di righe per fare il raffronto con l'anno precedente, specificando i settori più colpiti, con le cifre e le analisi. La fonte è l ' INAIL, come sempre, la sintesi è dell'agenzia di stampa, di solito fedele, ma appunto, è una sintesi. Vista l'agenzia, al pomeriggio di una giornata di lavoro non ci sono che poche scelte: prendere la notizia così com'è, fare una rapida verifica sulle cifre, fare quattro tabelle con i dati più eclatanti e comporre un pezzo di I minuto e 15 secondi con immagini di repertorio e "non bucare" la notizia. Oppure si riduce tutto in poche righe che finiscono in una notizia come le altre e confusa tra le altre. O si cestina il tutto: e quando il vento soffia da una parte piuttosto che dall'altra, quando 4 cioè la sensibilità dei capi redattori o dei direttori "cambia", l'opzione "carta straccia " è sempre possibile. infine, dopo aver dato in qualche maniera la notizia, ci si può chiedere: ma perché gli anni passano, la società cambia, i governi si susseguono, arrivano nuove leggi, eppure la strage sul lavoro continua? Perché? Cosa c'è che non funziona? Saranno le leggi inadatte, sarà l'immigrazione, il lavoro nero ...? Andiamo a vedere. Così è nata nella redazione nazionale del TG3 questa inchiesta sugli infortuni sul lavoro: per sensibilità del direttore, del capo redattore e di chi, come il giornalista che scrive, aveva fatto una analoga inchiesta nel 1988 ed ha cercato di capire perché quella strage continua. Un'inchiesta come questa pone però alcuni interrogativi: perché la sensibilità al tema "infortuni sul lavoro" non è scontata. Non è cioè automatico che la notizia eli un incidente sul lavoro diventi "Notizia", di quelle che come tale va sempre data. Perché se a morire su una autostrada siciliana sono 5 lavoratori investiti da un Tir che sbanda, l'evidenza del fatto si impone: ma lo stillicidio quotidiano dei morti e dei feriti non sempre acquista l'evidenza delle pagine dei giornali; così come le malattie professionali diventano un caso nazionale quando si muore a centinaia, cioè a Casale Monferrato per l'amianto, ma neanche il pretore Guariniello, impegnato su questo fronte da anni, riesce a far notizia sui tumori al naso se non c'è una sensibilità diffusa sull'argomento. Ed allora ecco l ' importanza di quella " rete " che lega insieme medici del lavoro, ASL, istituti di ricerca epidemiologici, magistrati, sindacati e quegli uomini politici che tendono a trasformare in miglioramenti di leggi le situazioni critiche che si evi- denziano volta per volta. Una rete che vede come terminali i giornalisti ma che alimenta in particolare quel comune senso civile che rende la notizia di un infortunio sul lavoro degna di essere divulgata ed approfondita quando essa arriva nelle redazioni: perché si sa che è sentita dal pubblico, perché morire sul lavoro resta un dato negativo eclatante nella coscienza collettiva. L'informazione ha il compito determinante di far vedere che quella rete esiste e lavora, alimentando così quel comune senso civile che diventa cultura e solidarietà collettiva e che, a chiusura del circolo virtuoso, rende quel fatto notizia. Ma questo percorso non è un'acquisizione definitiva per sempre: la sensibilità e l'attenzione si modificano se non si alimentano nella società. Da qui l'interrogativo che pone un'inchiesta sugli infortuni sul lavoro: si sta verificando anche in questo campo un cambiamento nel senso che è diminuita quell'attenzione (se non proprio indignazione) che fa scattare l'attenzione e la polemica? E di conseguenza, si sta forse tornando indietro, al periodo precedente le "croci bianche" quando nelle grandi fabbriche non si moriva mai perché non se ne dava notizia; quando nei cantieri la sicurezza era subordinata ai tempi di consegna e quando i minorenni cadevano dalle impalcature o morivano in miniera perché "poteva capitare"? L'altro interrogativo sottinteso a questa inchiesta è legato al precedente: gli infortuni sul lavoro sono considerati ancora argomento di parte, "di sinistra" come è successo per anni, oppure, come nei paesi del resto d ' Europa, l ' antinfortunistica è tema consolidato nella cultura del mondo del lavoro sia tra i lavoratori che tra gli imprenditori, puro elemento consolidato di civiltà? 11 percorso di questa inchiesta si è snodato quindi tra molti perché e tante curiosità intellettuali, partendo proprio da quella "rete" di operatori sanitari che sul territorio e dalle ASL vigilano ogni giorno sull ' applicazione delle norme di sicurezza nel lavoro. E questa è stata la prima importante conferma: più robusta che in passato, anche se ancora insufficiente, questa rete c'è e funziona, il rapporto con la magistratura esiste, con i sindacati è ancora molto forte. Ma, ecco l'altra faccia della medaglia, derivano ancora dalla visione politica locale i rapporti con le istituzioni locali, soprattutto con le Regioni. Per cui si scopre che, come nel caso dei cantieri della Tav presso Firenze, se intervengono le regioni (Toscana ed Emilia Romagna, in questo caso) si stanziano soldi per la sicurezza dei cantieri, altrimenti non c'è nulla perché nelle conferenze tra Stato, Regioni e Comuni per l'Alta Velocità ferroviaria, si era pensato anche a fare anche i campi sportivi ma neanche una lira era stata stanziata all'epoca (199495) per un vero piano contro gli infortuni. Un dato politico che diventa subito culturale: in poche parole la cultura della sicurezza non è ancora diventata realtà diffusa e consolidata, o meglio scontata; anzi quando avanza, lo fa con difficoltà se anche le Istituzioni se ne dimenticano... E poi c'è il mondo dell'artigianato (esempio del legno) dove sembra di essere ancora fermi ad un passato remoto, almeno al 1988: allora a Pordenone (nella mia precedente inchiesta), oggi a Saluzzo, se la sicurezza si applica nelle aziende controllate dalle ASL, nelle piccole falegnamerie ci si affida all'esperienza ed all'attenzione dei singoli perché, dice il titolare, "se avessi dovuto applicare le norme antinfortunistiche questo mobile sarebbe costato il 20-25% in più". Quindi un dito in meno ma il margine di guadagno è salvo. In questi casi la denuncia giornalistica è facile: ma sarebbe stupida se si fermasse a dire, "guardate cosa succede", dimenticando che questa è una realtà con cause precise, complessa ed articolata dove non sono rare vere costrizioni economiche. Ed ecco allora l'esempio di Vicenza come esperienza positiva di una strada percorribile perché i Servizi di Prevenzione non siano solo Ispettorati e controllori. Si discute con i proprietari di piccole, medie e grandi aziende metalmeccaniche quali sono i punti critici ed a rischio del lavoro; l'ASL, con sindacati ed industriali della Regione, organizza e stampa un opuscolo semplice con i rischi ben evidenziati e offre tre mesi di tempo per adeguare le macchine all'antinfortunistica. Poi si fa il controllo come verifica del lavoro svolto. Esempio positivo perché quasi sempre le aziende risultano poi a norma con l'antinfortunistica. Ed il senatore Carlo Smuraglia (presidente della commissione Lavoro del Senato) mette in evidenzia lo stanziamento di 600 miliardi per aiutare le aziende a mettersi a posto. L'inchiesta avanza quindi tra luci ed ombre, ma altri elementi vengono a galla un po' in tutti i settori toccati (cantieri edili, stradali, navali, aziende metallurgiche e metalmeccaniche): innanzitutto la nuova realtà del mercato del lavoro con l'arrivo di lavoratori st r anieri extracomunitari pone nuovi problemi assicurativi e addirittura di comprensione del pericolo e delle norme antinfortunistiche. poi la realtà sempre più diffusa di subappalti poco controllabili e che risicano sulla sicurezza per poter avere margini di guadagno; il che costringe chi fa veramente il lavoro più pericoloso a muoversi in condizioni di antinfortunistica sempre carente. E purtroppo i subappalti vengono a galla quasi ovunque. Infine ancora una volta (da Genova, dai cantieri navali) il problema di un adeguamento continuo delle leggi "solo dopo i morti" sottolinea il magistrato, dott. Pinto. Perché soltanto dopo le sei vittime della Snam Portovenere del 2 ottobre 1996, ci si è resi conto del vuoto legislativo per una nave in collaudo in mare (nave in navigazione o cantiere?).Un esempio lampante di quanti possibili buchi neri possano emergere anche nelle norme più moderne. Ma anche qui si è passati a coprire questo vuoto dopo l'intervento dei tecnici della ASL che hanno aiutato prima il magistrato nelle indagini e poi di conseguenza contribuito ad aggiornare la legge. Alla fine di questo breve viaggio verrebbe però da dire che poco è cambiato negli anni, tanto più che le ultime parti di questa inchiesta si intrecciano con le cifre fornite dall'INAIL sui primi 5 mesi di questo 2000,daile quali si ricava che all'alba del terzo millennio la strage continua: tre morti al giorno in media, un milione circa di infortuni l ' anno. E vero che le cifre vanno sempre ben comprese e studiate, che questi dati sono frutto anche di nuove aperture contributive, che nuovi settori come quello dei trasporti da poco sono entrati sotto l'ombrello INAIL ed oggi regist rano picchi di infortuni elevati perché prima magari finivano tra gli incidenti stradali: ma i morti sono morti, da lì non si scappa. Eppure l'Italia vanta una legge sull'antinfortunistica, la 626,di grande valore e che, se applicata, dovrebbe far diminuire drasticamente gli infortuni. Ma come sempre il problema è proprio quello di applicare le leggi. La 626 affronta molti ostacoli e freni. Emerge infatti a conclusione di questo itinerario, che la maggior parte degli infortuni è legata alla trasformazione del mondo del lavoro ed ad una ripresa economica che, per stare dietro ai tempi imposti dal treno dell'economia, spesso dimentica l'antinfortunistica perché culturalmente e materialmente impreparata; e perché in precedenza non si era adeguata a queste norme. E da parte industriale la legge 626 è accusata di essere frutto di una logica "poliziesca" e di un eccesso di burocrazia, quindi difficile da applicare E quasi un'implicita ammissione di colpevolezza, che segnala però un dato reale: la legge 626 va resa ancora più applicabile perché non vi siano giustificazioni possibili ad ogni sua elusione. Da qui l'impegno che deve essere di tutti gli attori del settore: gli esempi di Vicenza (uno dei tanti di cui si è parlato in precedenza) indicano una strada che il cronista non può che sottolineare, mentre i 55.000 miliardi elargiti ogni anno dall'Inail potrebbero, a ben vedere, essere utilizzati per la prevenzione più che per i risarcimenti. Ma alla fine vien da dire che c'è ancora molto da fare perché, ad esempio, il simbolo degli edili non sia più il berretto di carta di giornale, ma il caschetto, come in Francia o Germania. Simboli da un Iato e moniti dall'altro perché si faccia di più e perché ciascuno faccia la propria parte. La sfida è aperta se anche il Presidente dell'INAIL, dott. Billia, dichiara : "le imprese devono rendersi conto che la sicurezza è un fattore strategico ed evitare di pensare il lavoro esclusivamente in termini di tempi di consegna e riduzione dei costi". E per quegli interrogativi aperti all'inizio di questo viaggio? Ho avuto la sensazione che cambiamenti epocali siano già entrati attraverso la porta della "stanza del lavoro": anche nel modo di concepire il lavoro e quindi la sicurezza; se poi oggi parlare di antinfortunistica non è più tabù per industriali e artigiani, non è stata rara la percezione di un senso di fastidio perché la TV si occupava di questo argomento, considerato quasi una "rogna" piuttosto che un simbolo di civiltà . E vien da pensare a quanto cammino vi sia ancora da fare per dare per acquisita e scontata l'antinfortunistica nel lavoro, come quota di investimento per il futuro e atteggiamento mentale da avere giornalmente . Se è vero, come scrive Vittorio Foa, che questo cambiamento epocale potrebbe essere una rottura epocale (nel senso che "cambiano non solo le cose ma anche le categorie per vederle"), possiamo sperare che la nuova epoca che si apre porti con sé il bagaglio e la memoria acquisita di un Lavoro che NON provochi morte, mutilazioni o ferite più o meno gravi. Possiamo sperare: appunto. E intanto far vedere la realtà, al meglio possibile e cercare di spiegarla perché diventi memoria. Anche se la Tv è tendenzialmente smemorata... 5 APPUNTI PER NON LIMITARSI A CAMBIARE ETICHETTA Renzo Biancotto Direttore Dipartimento ARPAV Provinciale di Venezia 11 tema del "controllo ambientale",competenza primaria assegnata alle Agenzie Ambientali (Nazionale e Regionali), sta diventando fattore di riflessione per molti operatori e motore di modifica dell'organizzazione delle strutture operative. E ormai condiviso che la protezione integrata dell'uomo e dell'ambiente, richiede un sistema di controllo ambientale non limitato alla verifica di conformità a norme e prescrizioni, ma proteso a acquisire informazioni sulle fonti di pressione e sui loro effetti, attraverso la conoscenza dello stato dell'ambiente e della sua evoluzione, in modo da poter fornire al decisore politico indicazioni di prevenzione e verifiche dell'efficacia di norme e di azioni di risanamento. Tutto ciò sta comportando l'adozione di nuovi (o rinnovati) obiettivi, metodi e paradigmi da parte del Sistema delle Agenzie Ambientali, che ne induce un forte collegamento istituzionale, fino a raggiungere, tramite 1'ANPA e i Centri Tematici Nazionali, il livello europeo. Poiché ritengo che momenti forti di riflessione, analisi e verifica, siano indispensabili per la crescita qualitativa di un lavoro, mi sembra importante che questo cambiamento culturale avvenga con il più ampio coinvolgimento degli operatori, che, quotidianamente, si vedono chiamati in causa dai mass media e dai cittadini, costretti a mediare tra le variegate richieste dei molti interlocutori, le modeste risorse disponibili, l'esigenza di efficienza e di efficacia. Conseguentemente, nel caso dell'Agenzia ambientale veneta (ARPAV), si sta sensibilmente modificando la metodologia operativa dei tradizionali PMP che pure ne costituiscono una significativa ossatura: in passato, infatti, essi erano costituiti in prevalenza da laboratori, con ottime ma separate professionalità, con elevata potenzialità analitica, attivati prevalentemente a seguito di esposti o segnalazioni dei cittadini, che delegavano l'analisi dei dati a terzi (medici igienisti di solito), professionalmente poco 6 adatti a dedurre, oltre agli aspetti sanitari, informazioni sulla qualità ambientale e poco competenti in materia di valutazione dei possibili impatti ambientali. Nel presente, si stanno innestando nuovi criteri operativi, che possiamo così riassumere • analisi e valutazioni integrate dei dati ambientali, sia "per matrici" che "per sistemi" [con riferimento al dibattito in corso ribadisco la mia preferenza per una sintesi orientata verso i "sistemi" (aree urbane, aree industriali, ecosistemi) piuttosto che verso le "matrici" (aria, acque, suolo e rifiuti, agenti fisici)]; • utilizzo di Sistemi Informativi Territoriali quali strumento base per la gestione completa e georeferenziata dei catasti delle fonti di pressione ambientale e per la lettura dei dati ambientali nel territorio; • realizzazione di campagne di rilevazione di durata limitata, ma significativa, per l'acquisizione di informazioni spazialmente rappresentative; • individuazione di punti significativi o critici da monitorare nel corso del tempo (serie storiche); • validazione locale ed utilizzo di modelli matematici di interpretazione e di valutazione previsionale; • realizzazione di una significativa parte di attività a seguito di programmazione, secondo criteri da tempo utilizzati ad esempio dai Servizi PSAL (comparti produttivi, ...) • adesione al Sistema Qualità. AI fine di consolidare il cambiamento culturale e operativo, ARPAV, dopo poco più di un anno di gestione autonoma dalle Aziende Sanitarie Locali, ha avviato alcune significative innovazioni sul piano metodologico e gestionale. Per prima cosa è stata avviata una politica della Qualità, con coinvolgimento di tutti i Dipartimenti Provinciali e con richiesta di accreditamento presso il S1NAL di molte procedure di prova e operative. Ciò sta comportando una pesante revisione di molte prassi operati- ve presso i singoli Dipartimenti e la definizione di protocolli di interconfronto, di intercalibrazione e di standardizzazione tra i Dipartimenti, anche in collegamento con importanti istituzioni scientifiche. In seconda battuta è stata avviata una significativa riorganizzazione dei Dipartimenti Provinciali, attraverso il superamento della divisione in Servizi monoprofessionali o specialistici autonomi, e l'integrazione delle diverse competenze, pur salvaguardando la specificità professionale a livello di Unità Funzionali accorpate in tre Servizi, preposti a : • controllo, vigilanza, prelievi e misure "sul campo" (Servizio Territoriale) • analisi di laboratorio (Servizio. Laboratorio) • pianificazione, analisi e valutazione delle matrici e/o dei sistemi (Servizio Sistemi Ambientali). E quindi iniziato un percorso di parziale riconversione del personale verso i nuovi obiettivi, sia agendo sul fronte della formazione e informazione interna, sia operando sulle dotazioni organiche (nuove figure professionali...), sia costituendo particolari strutture della Direzione centrale, chiamate Osservatorii sulle diverse matrici, con il compito di coordinare e standardizzare a livello regionale metodi e risultati elaborati da ciascun Dipartimento a livello provinciale. Infine, sul piano della metodologia di budget, si sta sperimentando la possibilità di attribuire ai diversi Dipartimenti Provinciali una percentuale consistente del budget, a partire da un insieme di indicatori di produttività rapportati a indici di risorse disponibili presso ciascun Dipartimento e a indici di pressione sulle matrici o attività su cui ogni Dipartimento opera. Tale sistema, sicuramente innovativo anche se ancora in fase di definizione sperimentale, vedrebbe la restante parte di budget assegnata sulla base di progetti particolari approvati dalla Direzione, o di specializzazioni o per compensare eventuali squilibri esistenti. Si determinerebbe così un graduale superamento dello storico sistema di distribuzione del finanziamento, mutuato dalla sanità, sulla base della sola popolazione servita. Per concludere questo primo rendiconto su alcuni elementi del percorso intrapreso dall'ARPA del Veneto, ritengo importante sottolineare come sia necessario da un lato definire senza ambiguità le competenze prevalenti e secondarie rispettivamente in capo all'Agenzia ed ai Dipartimenti di Prevenzione delle ASL, e dall'altro, alla luce di una corretta lettura del D.Lgs 229199, avviare da subito concrete procedure organizzative di collaborazione in materia di epidemiologia LA PREVENZIONE INUTILE La mia spiegazione è che questo accada per l'azione congiunta di ritardi di natura politica, tecnica e culturale. di Massimo Valsecchi Nel numero 51\52 del novembre 1999 questa rivista ha pubblicato una lettera aperta indirizzata nel febbraio 1999 al non dimenticato Ministro della Sanità Rosi Bindi. Nella lettera erano elencate otto norme inutili di "prevenzione" (alcune delle quali chiaramente pericolose per gli utenti) che ingessano le nostre attività di prevenzione nell'ambito dell'igiene pubblica e si chiedeva che si procedesse alla • abolizione dell'obbligo del controllo sanitario biennale per il personale della scuola • abolizione dell'obbligo di ricerca di casi di sifilide ignorata • abolizione dell'obbligo di controllo sanitario per barbieri, parrucchieri e affini • abolizione dell'obbligo di controllo sanitario per addetti alla preparazione, manipolazione e vendita di sostanze alimentari • abolizione della obbligatorietà della vaccinazione contro la T.B.C. • abolizione dell' obbligatorietà della vaccinazione contro il tifo • abolizione dell' obbligatorietà delle modalità di vaccinazione contro la poliomielite • abolizione dell' obbligatorietà delle modalità di richiamo della vaccinazione contro il tetano. La lettera è stata accolta favorevolmente dagli addetti ai lavori, è stata ripubblicata più volte, ha ottenuto l'adesione formale del congresso nazionale della SITI dell ' ottobre 1999 ed è, infine, stata tradotta in un ' interpellanza parlamentare dall'Onorevole Tiziana Valpiana. In effetti, il 15 aprile 1999, un decreto cui non efficacia ed a volte persino la pericolosità è chiaramente documentata. Perchè le attività di prevenzione scontano rispetto alle altre branche della medicina un maggior ritardo nel confrontarsi con il vaglio dell' evidence based medicine? Perchè tarda tanto a farsi strada una evidence based prevention? governativo modificava il più pericoloso di quei punti, quello relativo alle modalità di vaccinazione contro la poliomielite. Il 23 maggio 2000, la X11 Commissione della Camera (Affari Sociali) ha approvato una risoluzione (7-00845) proposta dall ' Onorevole Valpiana che impegna il Governo (che l'ha accolta) ad abolire per decreto i restanti sette punti. Questo (quasi) lieto fine ad una vicenda iniziata più di dieci anni or sono deve stimolarci ancor di più nel non rassegnarci a tollerare che le nostre attività quotidiane siano avvilite da procedure la cui efficacia non sia provata. L ' introduzione nel nostro ultimo Pano Sanitario Nazionale della formula "patto per la salute" costituisce una novità potenzialmente formidabile. Presuppone infatti il superamento, dal punto di vista del paradigma teorico di riferimento, dell ' impostazione. "Io Stato valuto quale è il tuo interesse sanitario di cittadino \ suddito e decreto, di conseguenza, quali sono i provvedimenti prescrittivi ai quali , per il tuo proprio bene, tu dovrai adeguarti".(I) Per far sì che questa novità non abbia solo il ruolo di slogan fortunato ma diventi una nuova realtà operativa serve, in realtà e nella realtà italiana, un lavoro duro e complicato da fare. Perchè lo Stato possa credibilmente chiedere ai cittadini di aderire a questo tipo di accordo bisogna, infatti, che il SSN sia ben certo che quello che chiede ed ancor più quello che impone ai suoi assistiti, che si .sforza di non considerare più sudditi, sia in realtà merce buona e non fasulla. Purtroppo sappiamo tutti che così non è e che una gran parte dei provvedimenti tradizionali di prevenzione che chiamiamo "preventivi " non hanno il supporto di studi che ne documentino l ' efficacia ma che persistono, implacabili, nella nostra pratica giornaliera interventi la Un primo aspetto riguarda la dipendenza delle attività preventive "tradizionali", che occupano gran parte del tempo e del lavoro dei nostri Dipartimenti di prevenzione, dalla norma scritta. Questo tipo di provvedimenti condivide, così, il basso livello di qualità che caratterizza, in generale, nel nostro Paese l'emanazione di Leggi e decreti. Tale debolezza nazionale che più volte si è cercato di emendare con successivi provvedimenti deriva, fra l'altro, dal non risolto nodo di un corretto decentramento dei poteri e funzioni. Un secondo aspetto riguarda il ritardo culturale con cui il problema della verifica di efficacia è stato e viene affrontato nei siti ufficiali della Scienza vale a dire le facoltà di medicina , le scuole di specializzazione in igiene pubblica , le Società scientifiche. Scontiamo ancora, anche in questo campo, lo svantaggio di operare su attività normate. Come in economie di mercato gestite protezionisticamente le attività industriali restano deboli, così nel nostro ambito, la legislazione ha salvaguardato dalla legge della critica scientifica quello che si poneva sotto la sua tutela vincolante. Quello che sarebbe considerato manifestamente assurdo in qualsiasi altra branca della medicina (e cioè che sia una legge dello stato a definire, ad esempio, quanti grammi di antibiotico vanno usati per curare una polmonite) viene considerato "normale" nel nostro ambito di azione. Sotto questo punto di vista possiamo vantarci di avere avuto le prime lineeguida ufficiali di tutta la medicina italiana con buona pace del "rasoio liberale" di Karl Popper che ammoniva a non far debordare l ' azione statale al di là dello strettamente necessario. Un terzo aspetto riguarda il fatto che gli operatori hanno paura di abbandonare le procedure che conoscono e non vogliono imparare a fare quello che serve anche perchè (specie in medicina del lavoro) sulla partita degli accertamenti sanitari si è innestato un mercato economico floridissirrao. 7 Che cosa possiamo . fare? Che cosa dobbiamo fare? Quello che, in ogni caso mi sembra importante definire è la progettazione di un nuovo modello culturale che ci consenta non solo di sbarazzarci concretamente della serie di pratiche "preventive" che gravano pesantemente sulla stentata vita dei Dipartimenti di prevenzione ma che possa anche aprire un dibattito culturale fra gli operatori di questo settore che resta asfittico e gracile nel suo nido protetto. E , in altri termini, sì importante che vengano velocemente tolti i vincoli più anacronistici alla nostra attività ma è ancora più importante il come questi vengono tolti. Solo se sugli errori commessi sapremo sviluppare una azione critica potremo rifondare con successo in questo Paese le nuove attività di prevenzione. Io mi rendo conto che è difficile e doloroso mettere mani a questi temi ma o la SNOP riesce a farlo o tradisce la sua vocazione di società scientifica e si infila in un vicolo cieco e corporativo come abbiamo già visto succedere ad altre società scientifiche. Se non si esce da questa contraddizione con forza, con rigore scientifico e con un ' alleanza vera con gli utenti io credo che i dipartimenti di prevenzione non usciranno dalla vita stentata che li contraddistingue. NOTE f M.Valsecchi, "La prevenzione in una società complessa" Tendenze nuove, n,2, aprilelgiugno 1998. Ripubblicato su 5NOP, rivista trimestrale della società nazionale della prevenzione n.47148, dicembre f 998. PERINDEAC CADAVER La certificazione medico-legale come presunto strumento di prevenzione di Giorgio Ferigo 1. Molti dei certificati "sanitari" richiesti ai cittadini non hanno alcun significato sanitario. Spesso non certificano nulla di certificabile; e costringono il medico che li rilascia ad illazioni, predizioni, previsioni, e a un esercizio della prognostica che si rivela molto prossimo alla divinazione; la cosinomanzia - cioé il sortilegio con le forbici e il crivello per scoprire i ladri, che tanta diffusione ebbe in Europa durante l'età moderna - ha avuto certamente più dignità professionale di gran parte dell'attività certificatoria oggi prestata dai medici. Come dimostrerò in questo scritto, la possibilità che un certificato coincida o si approssimi alla realtà è eventualità remota; la sua efficacia è generalmente nulla; il suo scopo è la trasformazione del facile nel difficile tramite l'inutile; ottenerne uno si risolve in: ingiustificata perdita di tempo, ingiustificati prelievi di liquidi organici, ingiustificato esborso di danaro da parte del certificando; ed ingiustificata umiliazione del certificatore. Gran parte dei certificati medici potrebbero senza danno alcuno essere sostituiti da conchiglie elicoidali, da foglie d'acero, da decalcomanie: portate al Provveditorato, al Collocamento, al Municipio, alla Questura, incluse nel fascicolo personale, esse testimonierebbero in modo altrettanto tangibile che l ' indigeno si è sottoposto alla prassi rituale, ha attraversato le forche, ha adorato gli idoli della tribù. Inutile come una Prefettura, inefficace come l'inzuccheramento dei pendenti, incongrua come i foglietti dei baci-perugina, irrazionale come uno scongiuro, la certificazione ripetuta negli anni - o addirittura richiesta più volte in un anno - si configura come deliberata sevizia, nonché come tassa occulta, per il cittadino. 2. Non c'è atto dell'italica vita umana (e nemmeno bovina - a vero dire) che si sottragga alla certificazione sanitaria. Essa principia ancor prima della venuta alla luce del Belpaese: c'è il certificato di gravidanza normale', di gravidanza a rischio', di aborto', di assistenza al parto', di nascita di bimbo malformato'. A quello di nascita di bimbo benformato sopperisce il certificato di nascita semplice. Le puerpere non occupate (che perciò non beneficierebbero delle indennità di maternità) debbono esibire un certificato di gravidanza onde ottenere sussidi e sostegni per allevare il pargolo`: è un certificato, come dire, post eventum, a gestazione terminata, ad acque rotte, a secondine espulse; e si compila, ora per allora, in base all'assunto che se vi è nascita, vi è stata gravidanza; siamo in grado di smentire categoricamente la frottola delle cicogne. C'è il certificato di avvenuta vaccinazione, la diffida per mancate vaccinazioni, e il certificato cumulativo di eseguite vaccinazioni'. Il ragazzino che impara a fare le flessioni oppure a stare ritto sugli sci, deve averne uno (certificato di attività sportiva non agonistica)'. Esso dev'essere rinnovato annualmente. Se vuole gareggiare con la squadra di pallone del paese vicino, deve averne un altro (certificato di attività sportiva agonistica)". Anch'esso ha durata annuale. Se poi diventa professionista, un altro ancora"' (diverso, però, da quello che gli è necessario se intende esercitare come sportivo professionista autonomo' '). Il maestro che insegna a sciare, deve averne uno (certificato di idoneità a svolgere la mansione di maestro di sci": che però non è necessario se quel maestro insegna i rovesci del tennis, o il tiro in porta paraboloide). Colui che aziona lo skilift, deve averne un altro (certificato di idoneità alla conduzione degli impianti di risalita)''. Ci è ignoto il motivo dell'accanimento nei confronti della neve e degli sport invernali. I bambinetti che sguazzano nella piscina bassa, gli olimpionici che fanno le 40 vasche, il bagnino che li ammira fumando: tutti col loro bravo certificato. Di cui dev'essere fornito anche il pigrone che rifiuta la palestra, il nuoto, lo sci (certificato di esonero dalle attività ginniche). E ovvio che l'handicappato che vuole praticare uno sport dev'essere munito di certificato apposito". C'è il certificato medico per guidare un automezzo terrestre" (escluso per il momento il monopattino), quello per guidare un automezzo acquatico' t (escluso per il momento il pedalò), e naturalmente quello per guidare un aeromobile" (compreso il deltaplano, escluso per il momento l'aquilone). 11 volontario della Croce Rossa che si presta a guidare un'ambulanza della Croce Rossa, o il vigile del fuoco che intende sfrecciare con la rossa autobotte dei vigili del fuoco, hanno necessità di una seconda patente (oltre alla loro propria): benché i requisiti "fisici " per ottenere la prima siano esattamente identici a quelli per ottenere la seconda, però le visite (o almeno: gli attestati) debbono essere due'. Tutti debbono allacciare le cinture di sicurezza durante la guida; ma da quest'obbligo si può venir anche esonerati naturalmente tramite certificato'". In questo modo gli esonerati possono legalmente far a meno di indossare durante la guida quelle cinture che tutti gli altri italiani non indossano egualmente, ma illegalmente. Anche i portatori di un qualche handicap ciompi e monchi, orbi e sordi, nani e piccoletti: quelli, insomma, che la norma definisce "mutilati minorati" di arti, vista, udito, e soma -- possono guidare'". La loro patente è speciale, e si consegue, o si conserva, dopo attenta valutazione da parte della Commissione Medica Provinciale Certificati Medici. La patente speciale ha tre caratteristiche: dura di meno; costa di più; e comporta "adattamenti" dell'auto (specchietti retrovisori laterali, comandi sul volante, frizione automatica, allungamenti del pedale, avvicinamenti del sedile... - tutte quelle modifiche, insomma, che con ottima competenza possono essere suggerite da un buon meccanico, molto meglio che da un medico). Per quale motivo la du r ata di una patente speciale sia più breve della "normale" è insondabile mistero: non c'è alcuna evidenza che il residuo occhio sano del monorbo si deteriori con più velocità dei lumi dell'ambivedente; è invece dimostratissimo che un sordo carampano più di così non peggiora, che l'arto amputato non ricresce, che la bassa statura non si allunga. Dal 23 giugno 1988, il numero dei costretti a passare sotto le forche caudine della Dark Committee è aumentato a dismisura"; sono ora chiamati all'appello: i malati di cuore; i diabetici'; quanti patiscono di disturbi endocrini gravi (cui ben altri pensieri premono, che non scarrozzare la morosa); quanti soffrono di malattie del sistema nervoso, centrale e periferico; quanti presentano disturbi psichici; quelli con gravi malattie del sangue(?); i dializzati; e infine quelli che fanno uso di sostanze psicoattive (le cosiddette droghe, inclusi vino e cannabis, esclusi zenzero e tabacco). Sono aumentati anche i componenti della Commissione (i tre medici-base; più un fisiatra, per gli arti; più un ingegnere per le modifiche"; più un diabetologo per il diabete; più altri vari ed eventuali); parallelamente, è aumentato il costo della visita: cioè, a parlar pulito, le regalie che minorati e malati (a conti fatti: i sudditi) debbono versare per vedersi (a conti fatti) elargire quella che si configura (fatti i conti) come una Concessione Graziosa dello Stato Autocrate. I pubblici dipendenti devono esibire un certificato di Sana & Robusta Costituzione Fisica (non solo gli impiegati civili e militari dello Stato", ma gli alunni che si iscrivono a scuola", gli impiegati di Comuni, Provincie, Consorzi...") non- ché un certificato di "Idoneità fisica all'impiego"", (ovvero "attestante l'idoneità fisica al servizio continuativo ed incondizionato nell'impiego al quale si riferisce il concorso"). La Sana & Robusta è stata abolita per ben due volte, ma ancora impera". Tutti questi idonei, debbono poi venir resi idonei una seconda volta, subito dopo - o subito prima, non importa - dal cosiddetto "medico competente" (essendo l'altro da considerarsi palesemente incompetente)"'. Debbono avere un certificato di idoneità alla mansione: il vigile del fuoco volontario" e il pompiere professionista, il volontario della protezione civile, il guardiaboschi, il guardiacaccia, il guardiapesca. Se però il guardiacaccia va a caccia deve avere anche il certificato che lo rende idoneo ad andare a caccia i ' (e a suo tempo deve essersi premunito di un certificato che lo rendeva idoneo a sostenere l'esame venatorio i '). Ma anche chi non va a caccia, e tiene il fucile lì, appeso al muro, come ornamento, deve avere un certificato di idoneità a detenere il fucile appeso al muro, lì, come ornamento. Anche per un archibuso seicentesco, una colubrina arrugginita, una piccola spingarda? Anche per quelle. Ci vuole un certificato per sparare al poligono, e un certificato per trasportare l'arma al poligono, dove si sparerà". I fochini dediti al disgelamento delle dinamiti, al caricamento dei fori e al brillamento delle mine nonché all'eliminazione delle cariche inesplose debbono avere un certificato medico". Naturalmente, gli utenti di fucili a canne-mozze e di kalashnikov, le coppole storte e gli 007, usano dette armi senza certificato medico; e centrano il bersaglio, se lo centrano! e con o senza attestato, di quel che è successo a Capaci e in via D'Amelio si sa. Con il che si dimostra che il certificato né garantisce la mira, né è mallevadore di pacificità. Ci vuole un certificato per andare a far la naja (durante la quale s'impara a sparare, però senza bisogno di porto-d'armi); ce ne vuole uno per essere esonerati dalla naja, imboscandosi come Capitan Nemo; e uno per essere autorizzati al servizio civile' (che comporta la rinuncia all ' uso delle armi da fuoco per il resto della vita - non però del temperino o della scimitarra); ce ne vuole uno, infine, al momento del congedo illimitato e/o della prolunga della ferma: esso è subordinato all'esecuzione del famoso test sierologico per la lue, volto a dimostrare si sia dato o meno a rapporti mercenari il soldatino durante la gavetta. Il test sierologico per la lue, a dire il vero, è richiesto a mezzo mondo: per un 9 certificato di Sana & Robusta; per un attestato di idoneità fisica e psichica a espletare un'attività (a non importa quale grado di castità); per le balie (la Nipiol ignora che esistano balie); per i minorenni da rieducare (la spirocheta, infatti, sa distinguere a occhi chiusi tra minorenni da rieducare e minorenni non da rieducare); per i nubenti, se lo richiedono (ma non lo richiedono)'. L'altro grande spettro ottocentesco che s'aggira torvo per l'Italia del Duemila è il bacillo di Kook IsicI . Per annientare il fetente, tutto il personale della scuola è tenuto a sottoporsi ogni biennio ad una visita medica, con radiografia del torace e "occorrendo" esame dell'espettorato" Una circolare suggerisce di sostituire la radiografia con la prova tubercolinica, e - se proprio - con una radiografia". Tutti coloro che producono, preparano, manipolano e vendono sostanze alimentari devono essere muniti di un certificato: è il celeberrimo libretto di idoneità sanitaria, che viene rilasciato dopo una "visita medica" e "accertamenti idonei a stabilire che [il tale] non sia affetto da una malattia infettiva contagiosa o da malattia comunque trasmissibile ad altri, o sia portatore di agenti patogeni"". Esso dev'essere rinnovato una volta all'anno. Colui che guida un camion carico di frumento, o di scatole anche a triplo imballo di pelati Cirio; colui che va a dare una mano alla sagra del villaggio o alla festa di partito; perfino l'allevatore che munge le sue vaccherelle 4 ' lo debbono avere. Serve un certificato per poter vendere sali e tabacchi (all'atto del rinnovo novennale della concessione" - oltre al libretto sanitario, per via delle mentine); e un certificato per poter vendere aspirine e viagra" - oltre al libretto sanitario, per via degli omogeneizzati e dei biscotti plasmon. Debbono esibire il certificato di ammissione in comunità: lo scout che va in colonia", il ginnasiale che va in collegio, la matricola che va in casa dello studente; il laureando che va a far pratica in reparto; il credulone che cerca benefici alle terme. Ne debbono avere uno: l'acrobata per fare le acrobazie, I ' entraineuse per intrattenere i clienti, e la putana foresta della Udine-Portogruaro per puttaneggiare sulla Udine-Portogruaro (ma all'ufficio stranieri della questura è schedata come "ballerina", forse per via dei pas-des-deux che peripatetizzando esegue)" C'è un certificato che rende idoneo al lavoro il fanciullo, uno che rende idoneo l'adolescente, uno che rende idonea la donna minorenne, uno l'apprendista (minorenne o maggiorenne che sia)'", un altro ancora il lavoratore di mezza età". 10 C'è i] certificato per l'iscrizione al registro dei portieri-custodi": in questi casi, l'Autorità "nel provvedere sulle doman- de per l'iscrizione nel registro dei portieri, valuta, con criterio discrezionale, l'idoneità morale e politica dell'aspirante e in patiicolare accerta se per età, condizioni di salute, intelligenza, egli sia in grado di spiegare la necessaria vigilanza e di opporsi efficacemente alla consumazione di azioni delittuose " . Detto, e subito contraddetto, da un'opposta disposizione: quella che riserva "ai mutilati e invalidi almeno la metà dei posti disponibili di custodi, portieri, magazzinieri, ascensoristi... guardiani di parcheggi per vetture, guardiani di magazzini... Nell ' assegnazione di detti posti, dovrà essere data la precedenza... agli amputati dell ' arto superiore o inferiore "" . C'è il certificato per la condotta di generatori di vapore" ("Nessun generatore di vapore... può essere posto e mantenuto in azione senza la continua assistenza di persona che abbia i seguenti requisiti: età non minore di 18 anni compiuti e non maggiore dei 65 anni; moralità e buona condotta; idoneità fisica; possesso del certificato di abilitazione per il tipo di generatore corrispondente"). Il rapporto tra moralità e ugello, la relazione tra buona condotta e valvola di sfiato, è materia di ponderosa riflessione dell'intera filosofia occidentale, da Anassimene a Schumpeter, che qui è oneroso anche soltanto delibare. Anche ia definizione delle precise caratteristiche "fisiche" del conduttore abita l'iperuranio; e non intende disvelarsi. C'è il certificato per l'impiego di gas tossici'', per utilizzare i quali ci vuole un fisico da arnoldschwarzenegger ma sono sufficienti un certificato di studi elementari e un corso di formazione di almeno due mesi"; e c'è i] certificato di idoneità all'esercizio dell'attività di autoriparazione (meccanica e motoristica, carrozzeria, elettrauto, gommista)". Quest'ultimo prescinde dai requisiti morali, o anche soltanto psichici. Che debbono essere invece espressamente contemplati nel certificato che attesta l'idoneità , fisica e psichica di un avvocato o notaio "anche in pensione" a fare il giudice onorario aggregato': ]'idoneità fisica si valuta con la capacità di trasportare per un corridoio giudiziario standard un'edizione seicentesca delle pandette senza accenno di fiatone; quella psichica con la capacità di leggere un semestre di Lex senza accenno di imborezzo. C'è il certificato di adattabilità al clima tropicale; esso è bilingue (Well fitted for the tropicale climates) ed è unico per qualunque clima tropicale, in qualunque stagione, in qualunque sito della grande Africa, della vasta Asia, dell'immenso Sudamerica, praticando qualunque lavoro a qualunque grado di impegno muscolare. Ce n'è uno che colloca al lavoro l'impedito", un altro che certifica che l'impedito reso collocabile una volta collocato non risulta pericoloso per i compagni di lavoro'; un altro che certifica che l'impedito troppo impedito è incollocabile al lavoro; un altro che esonera il datore di lavoro dell'impedito dal pagamento di oneri fiscali". Dei lavoratori in nero si tace. C'è un certificato che certifica che il tale è ammalato"; c'è i] certificato che certifica che quel certificato di malattia è veridico`' ; se però durante una così certificata malattia, il medico `fiscale' non ha trovato a domicilio il lavoratore certificatamente malato, c'è il certificato che certifica dov'è che si trovava non trovandosi a domicilio. Naturalmente, c'è anche il certificato che certifica che l'ammalato non è piìi ammalato". C'è il certificato di idoneità all'adozione (il Tribunale per i minorenni dispone indagini sui candidati genitori a riguardo della "...situazione personale ed economica, la salute , l'ambiente familiare...")"; il certificato di interdizione dell'incapace; il certificato di accompagnamento al seggio di elettori fisicamente impediti`''. C'è il certificato che certifica che la casa in cui abita Eleuterio Maieron non ha servizi igienici, e presenta un'umidità ineliminabile. Questo certificato fa acquisire ad Eleuterio Maieron punteggio per alloggiare nelle case popolari"^. Esiste perfino un certificato per ottenere un prestito: si chiama "cessione del quinto""; si basa sul seguente angoscioso interrogativo esistenzial-usurario: riuscirà Caio a restituire il danaro elargito prima di tirare lo scarpetto?; le modalità per il suo rilascio sono accuratamente descritte in M. Aleff, La predizione del futuro tramite carte, in "Astra", anno XX (1984), pp. 72-84. Ci sono i certificati di vecchiaia: gran parte degli attestati d'invalidità civile sono, in realtà, certificati di vecchiaia; nei casi gravi attestano che il vecchietto è così vecchio che da solo non ce la fa a badare a sé medesimo, e dev'essere assistito da qualcun altro (è la famosa "accompagnatoria", miraggio di nipoti avidi e garanzia di viaggi esotici, alla dipartita del percettore)'. Com'è giusto, l'invalido anche non vecchietto, ha diritto al posteggio nelle piazzole delimitate dalle apposite righe gialle: e, com'è giusto, tale diritto viene acquisito con il rilascio di un certificato`'". Manca ancora il certificato di idoneità alla minzione, di idoneità a soddisfacente coito, di idoneità alla buona morte. C'è tuttavia già il certificato di constatazione di decesso, quello delle cause di morte e quello dello stato di morte, quello di verifica della chiusura della bara e quello di trasporto della salma, nazionale e internazionale (il trasporto, non la salma). Del carro funebre - su cui la salma viene traslocata al camposanto - dev'essere certificato lo stato di manutenzione (igienica, non meccanica), e per di più annualmente". Così il ciclo sarebbe completo, se non ci fosse anche il certificato di esumazione e quello di estumulazione - vuoi ordinarie vuoi straordinarie - e quello di cremazione. Non hanno ancora inventato il certificato di escinerazione, ma lo faranno, oh, se lo faranno, poiché questa è la mission: addaveni' a certificare i vivi e i morii - amen. 3. Soltanto per condurre un'automobile, un italiano "normale" tra i 18 ed i 68 anni, deve sottostare ad almeno 7 visite mediche per certificazione; se guida il camion, a 13 visite; se ha avuto da bimbo un "piccolo attacco" convulsivo, 26 visite. Se il patentato è un insegnante, 35 visite; se ha per soprammercato la passione per la caccia, 42 visite; se poi quest'insegnante patentato e cacciatore aiuta al pomeriggio la moglie che gestisce un bar, 94 visite. Se l'insegnante, patentato e cacciatore, che aiuta al pomeriggio la moglie al Roxy Bar, ha avuto da bambino un "pic- colo attacco " convulsivo, 109 visite; se pratica anche la corsa campestre, 164 visite. Si trascurano qui le varie le eventuali e le accidentali. Tutto ciò, a esser sani: poi ci sono visite per la colica renale, la fibrillazione atriale, l'ernia discale - cui gli umani prima o poi vanno soggetti, com'è noto. Nessuna meraviglia che gli italiani non producano, non prolifichino, non leggano Proust. Passano la loro vita dal medico: da malati, per farsi curare; da sani, per farselo certificare. Jules Romains lo diceva con amara e scintillante ironia: " Les gens bien portants soni des malades qui s ' ignorent" '°. I buroestremisti-di-centro del ministero l'hanno preso alla lettera: ogni sano è un malato che non sa di esserlo; perciò tutto dev'essere sottoposto all'occhiuto stroiogare del medico-cartomante: l'assenza di malattia e lo stato di malattia; l'integrità e l'handicap; a tutela del singolo, a tutela della banca, a tutela della società; per un rischio generico (la vita stessa!), per un rischio specifico, per un rischio effettivo per un rischio inesistente; con inclusioni immotivate, con immotivate esclusioni... Il procedimento è quello di dichiarare sano un tale perché non si è riusciti a provare che è malato - come dire: sano per insufficienza di prove. Quest'aberrazione si dà quotidianamente. 4. In un paese civile, tutti i cittadini sono innocenti fino a prova contraria (pare). Sembra che il reciproco - vale a dire, considerarli colpevoli fintantoché non dimostrino la loro innocenza - sia segno di barbarie giuridica, e tratto distintivo di teocrazie e dittature. Recentemente, in Italia, si tenta anche di considerare i cittadini "sinceri", fino a prova contraria - sino a che non vengano sbugiardati, e si dimostri patentemente che hanno dichiarato il falso. Questo è il principio che informa di sé l'autocertificazione. Oggi, finalmente, posso presentarmi aduno sportello, e dichiararmi esistente in vita (fino a prova contraria), e dunque nato, il giorno tale nel luogo tale, come d'altronde mi ricordo benissimo e senza certificati, e laureato, come so, e innocente, e militesente o assolto, e celibe o monogamo (o bigamo, come accade), eccetera. Analogamente, dovremmo ritenere segno del livello della civiltà sanitaria di una nazione che i suoi cittadini vengano considerati sani, a meno che - nel loro interesse, principalmente; e anche nell'interesse della Comunità - non si dimostrino malati. Riteniamo dunque necessario che si introduca nel nostro ordinamento il principio di "presunzione di sanità": principio ragionevole, semplice, economico, distruttore di infinite scartoffie. L'interesse della Comunità dovrebbe essere basato sull'evidenza argomentativa e, meglio ancora, "scientifica", e non sugli arzigogoli. Di conseguenza, un certificato o qualsiasi atto "sanitario" dovrebbe essere innanzitutto razionale; in secondo luogo, di dimostrabile efficacia; in terzo luogo, a parità di efficacia con altro mezzo, maggiormente efficiente. Nessun certificato e nessun atto "sanitario" imposto per legge dovrebbe essere introdotto o mantenuto in vita se non risponde a queste tre caratteristiche; dunque, nessuno dei certificati descritti nella prima parte di quest ' intervento dovrebbe essere mantenuto in vita. Si provi ad applicarle, ad esempio, al cosiddetto "libretto sanitario per gli alimentaristi", inaugurato nel 1980. Esso avrebbe dovuto essere razionale. Si è dimostrato subito, e con estrema facilità, che non lo era. La sua introduzione avrebbe dovuto comportare un crollo delle tossinfezioni alimentari dal 1980 in poi. Il che non si è dato: a dire il vero, poche cose sono risibili in Italia quanto i dati sulle tossinfezioni - le regioni che notificano, come il Friuli Venezia Giulia contano ovviamente (e apparentemente) molte più tossinfezioni delle regioni che non notificano affatto, come le Puglie, dove tuttavia l'Epatite A è endemica - a ulteriore dimostrazione che la tutela della salute è secondaria alla preminente produzione di carta. Infine, nel determinare il crollo di dette tossinfezioni, esso avrebbe dovuto avere un'efficacia pari, ad esempio, all'educazione sanitaria dei cuochi, ma essere nel contempo più rapido, più economico, più incisivo. Nessuna dimostrazione di efficienza è stata esibita. Offrono spunti di riflessione anche l'abrogazione - nell'anno 1994 - della "visita medica" per il rilascio del certificato di abitabilità (e, in Friuli Venezia Giulia, dal 1998, anche del certificato di agibilità); e l'abolizione (dicembre 1997) della vaccinazione antitifica per gli alimentaristi. Ebbene, nessun dimostrabile patatrac è seguito all'abrogazione di queste due norme; così come nessun dimostrabile beneficio seguiva al loro mantenimento in vigore. Possono continuare i DIP ad adoperare strumenti così arcaici e sputtanati? Franco 13assanini è, con tutta evidenza, un galantuomo, il più amato dagli italiani. Avrà dunque avuto le sue buone ragioni, quando ha escluso dal novero dei certificati "sostituibili" con dichiarazioni, i "certificati medici, sanitari.."". In effetti, i certificati medici e sanitari e le annesse pratiche vessatorie non debbono essere sostituiti: debbono essere aboliti, puramente e semplicemente. 28.02.1983 [G.U. 15.03.1983] I O D.M. 13.03.1995 I 1 L. 23.03.1981, n°. 91, art. 3 comma 2 12 L. R. FVG 18. 04. 1997, n°. 16 (Ordinamento della professione di maestro di sci),art.8:"idoneità psico-fisica all'insegnamento dello sci attestata da un certificato rilasciato dalla competente autorità sanitaria", È necessario un certificato "attestante l'idoneità psico-fisica" anche per essere ammessi alla prova attitudinale (art. 6) 13 D.M. 05.06.1985 (Disposizioni per i direttori ed i responsabili dell'esercizio e relativi sostituti e per gli assistenti tecnici preposti ai servizi di pubblico trasporto effettuati mediante impianti funicolari aerei e terrestri), art.8, punto 5. 14 D.M. 04.03.1993 [G.U. 18.03.1993] I 5 D.P.R. 23.09.1976, n°. 995 (Sostituzione di articoli... del Regolamento per l'esecuzione del codice stradale), art. I :"il richiedente... risulti essere esente da malattie fisiche o psichiche, deficienze organiche o minorazioni anatomiche e/o funzionali, che possano comunque pregiudicare la sicurezza della guida di quei veicoli ai quali la patente abilita, tenuto anche conto dell'uso cui essi sono destinati"; D.M. 23.06.1988, n°. 263 "Norme di attuazione di articoli della L, III, relative ai requisiti psicofisici e psicotecnici per il conseguimento, la conferma e la revisione della patente di guida", art.I: "...risulti essere esente da malattie fisiche o psichiche, deficienze organiche o minorazioni anatomiche elo funzionali, che possano comunque pregiudicare la sicurezza della guida di quei determinati tipi di veicoli ai quali la patente abilita"; Decreto legge 30.04.1992, n°. 285 "Nuovo codice della strada", art. 319: "...il richiedente... non risulti affetto da malattia fisica o psichica, deficienza organica e I Dati sugli esami sierologici per la lue eseguiti a Udine e dintorni, nel decennio 1982-1992 22.177 15.026 12.000 alimentaristi certificandi congedandi hanno dato hanno dato hanno dato NOTE I D.P.R. 25.1 1.1976, n. 1026, arti. 4 e 14 2 L, 30.12.1971 , n°. 1204, artt. 4 e 5 3 D.P.R. 25.1 1.1976, n. 1026, cit., art. 15 comma 2 4 R. DI.2 1 2811936, art. 18 (recentemente abrogato dal D.P.R. 20. 10. 1998, n°. 403, art.8) 5 R.D. 27. 07. €934, n°. 1265, art. 139; R.D. 17. 02. 1941-XIX, n°. 1127 (Approvazione del regolamento per la denuncia dei nati deformi e delle lesioni invalidanti); ribadito dal D.P.R. 07.03.1975, n° 163, art. 9, lettera b 6 L.R. FVG 24.06.1993, n.49 (Norme per il sostegno delle famiglie e per la tutela dei minori), art. I5: il termine perentorio di consegna del certificato è di 180 giorni dopo la nascita 7 C. M.911991 8 Decreto Ministero Sanità, 28.02.1983 (Norme per la tutela dell'attività sportiva non agonistica), art. I 9 D.M. 18.02.1982 [G.U. 05.03.1982] e D.M. 12 I 6 positivi I positivo I I positivi (0,072%) (0,006%) (0,090%) minorazione psichica, anatomica o funzionale, tale da impedire di condurre con sicurezza quei determinati tipi di veicoli alla guida dei quali la patente abilita..." 16 D.P.R. 09.10.1997, n. 431 (Regolamento sulla disciplina delle patenti nautiche), art. 5 I 7 D.P.R. 05.08. 1988, n°. 404, art. 15 I 8 D. L. 30.04. 1992, n°.285, art. I38. Questa regola vale anche per i conducenti veicoli della "Polizia di Stato, della Guardia di finanza, del Corpo di Polizia penitenziaria ... del Corpo forestale dello Stato, dei Corpi forestali operanti nelle regioni a statuto speciale e nelle province autonome di Trento e di Bolzano e della Protezione civile" (comma I I) 9 D.L. 28511992, art. 172; D.L. 360193, art. 89 20 Id., art. 7 (minorati della vista), art. 8 (minorati dell'udito), art.9 (minorati degli arti o della colonna), art. IO (anomalie somatiche), art. I I (coesistenza di minorazioni invalidanti) 21 D.M. 23.06.1988, n°. 263 22 Dall'anno Duemila, però, la patente A e la patente B vengono rilasciate anche ai diabetici da un medico"specialista" dell'unità sanitaria locale:L. 07.12,1999, n. 472 (Interventi nei settori dei trasporti), art. 32. Quella parolina, "specialista", è ovviamente fonte di confusione senza uguali: sarà il diabetologo lo specialista del diabete? Sarà d'ora in avanti la patente rilasciata da tre organi: il DIR, la Commissione Medica Locale e il diabetologo? La confusione normativa è specchio della confusione mentale, casi ben testimoniata dall'esilarante circolare in proposito di tale Anna Maria Longo, Capo Dipartimento Trasporti Terrestri del Ministero dei Trasporti e della Navigazione. Alcune pene: "In particolare, il testo novellato dell'articolo 119..", "La norma attribuisce altresì ai predetti organi medici monocratici la competenza ... ad indicare ['eventuale scadenza...","La disposizione di cui trattasi, quindi, individua una nuova categortia di organo medico monocratico ... avente competenza esclusiva ... all'accertamento dei requisiti psicofisici nei confronti dei soggetti affetti da diabete, anche se in trattamento insulinico, dato che la norma non opera distinzioni","... qualora il medico accertatore ritenga che il soggetto esaminato sia inidoneo alla guida, in modo temporaneo o definitivo, il giudizio finale dovrà essere demandato alla Commissione medica locale", ecc. Questa signora dovrebbe essere rimandata a frequentare le scuole elementari, per tentare di rimediare agli svarioni grammaticali con cui sfrittella la sua prosa; per la supponenza, per i buroneologismi, credo non ci sia rimedio 23 Circolare D.G. n 68 D.C. IV A041 (prot. 3 1 881463 5) del 20. 05. 1996: questa circolare dispone la presenza dell'ingegnere alle sedute delle Commissioni Mediche locali in tutti i casi di accertamento medico nei confronti di mutilati e minorati fisici. La presenza dell'ingegnere, utile per valutare alcune complesse minorazioni degli arti (egli può individuare la modifica all'autoveicolo più adatta al soggetto che esamina), non è giustificata per quanto attiene i minorati della vista e dell'udito. Ma, poiché l'ingegnere (Carlo Emilio perdono!) è di solito funzionario della Motorizzazione Civile, i suoi colleghi non accettano il certificato se non porta anche la sua inutile firma. 24 R.D. 30.12.1923, n.2960, art. I 25 R.D. 04.05. [ 925, n.653, art.2 26 R.D. 03.03.1934, n.383, art.221 27 D.P.R. 1 1.01.1956, n.16, art.2; D.P.R. 10.01.1957, n.3, art.2 28 D.P.R. 03.05.1957, n.686, art.l I 29 Legge 10411992, art. 22.: "Ai fini dell'assunzione al lavoro pubblico e privato non è richiesta la certificazione di sana e robusta costituzione fisica" . L. 12,03.1999, n. 68 (Norme per il diritto al lavoro dei disabili):"salvi i requisiti di idoneità specifica per singole funzioni, sono abrogate le norme che richiedono il requisito della sana e robusta costituzione nei bandi di concorso per il pubblico impiego". 30 D. Lgs. 19.09.1994, n°. 626, citato 31 D.P.G.R. FVG 28.12.1978, n°.0I 016IPres., art. 15 32 Decreto del Ministero della Sanità 28.04. 1998 "Requisiti psicofisici minimi per il rilascio ed il rinnovo dell'autorizzazione al porto di fucile per uso di caccia e al porto d'armi per uso difesa personale", art. I 2. Requisiti visivi per ottenere l'idoneità al maneggio delle armi nel 1991" , 1993", 1994" e 1998 ANNO 1991 per il porto d'armi per caccia o per tiro a volo 1998 . per il porto d'armi per difesa personale Visione binoculare Visione monoculare Visione monoculare Visione binoculare " È considerata causa di inidoneità. idem Idem acutezza visiva non inferiore a 12110 complessivi, con non meno di 5110 per l'occhio che vede meno. Tale visus può essere raggiunto anche con l ' uso di lenti " "Sono altresì considerati causa di non idoneità la ambliopia, la diplopia, l'insufficiente visione notturna ed ogni altro difetto della vista che comporti una riduzione dei campi visivi, senza lente" Idem Anche i monocoli possono sparare, purché presentino "...un'idonea certificazione medica attestante che, in speciali circostanze, la non idoneità a soddisfare una delle condizioni richieste... è tale che l'esercizio delle attività connesse al rilascio del porto d'armi non è compromettente per la ed sicurezza propria altrui" 1993 1994 75 "visus complessivo non inferiore a 10110; acutezza visiva non inferiore a 8110 per l'occhio che vede meglio" "...l'acutezza visiva deve essere di almeno 8110.." Questi requisiti sono ottenibili anche con lenti Questi requisiti sono ottenibili anche con lenti "acutezza visiva non inferiore a 8110 per l'occhio che vede meglio" "...l'acutezza visiva deve essere di almeno 8110..." Questo requisito è ottenibile anche con lenti Questo requisito è attenibile anche con lenti 33 D.P.G.R. dei FVG, 25.03.1987, n°. 91CP 34T.U.L.P..S., R.D. 18.06.193 i, n. 773, art. 35 (11 questore può subordinare il rilascio del nulla osta... alla presentazione di certificato del medico provinciale. o dell'ufficiale sanitario, o di un medico militare dal quale risulti che il richiedente non è affetto da malattie mentali oppure da vizi che ne diminuiscono, anche temporaneamente, la capacità di intendere e di volere) 35 R.D. 06.05.1940, art. 76. Sembra che quest'articolo sia stato abolito, all'interno di una situazione peraltro complicatissima, descritta con abbondanza di dettagli nella Circolare del Ministero dell'Interno 14.02.1998 (Trasporto di armi comuni da "visus naturale: 5110 per ciascun occhio; visus corretto: 10110 non complessivi con meno di 5110 per l'occhio che vede meno" Il visus corretto è ottenibile, ovviamente, con le lenti "visus naturale minimo: 6110; visus corretto: 10110" "visus naturale minimo: 1110 per ciascun occhio; visus corretto: 10110 complessivi" Il visus corretto è ottenibile, ovviamente, con le lenti "visus naturale minimo: 1110; visus corretto: 9110" sparo) pubblicata sulla G.U. 27.02.1998, S.G., n. 48 36 D.P.R. 19.03.1956, n°. 302, art. 27 37 L. 15.12. 1972, n°. 772 38 D.P.R. 27.10.1962, n.2056 (che è Regolamento di esecuzione della L.25.07.1956, n.837), all'art. 33. 39 Così nella Circolare del Ministro della Sanità dei 24,03.1979, n. 20, Prot. n. 500.41 40 D.P.R. 22.12.1967, n. 1518 (Regolamento per l'applicazione del titolo 111 del decreto del Presidente della Repubblica 11.02.1961, n. 264, relativo ai servizi di medicina scolastica), art. 49 41 Circolare del Ministro della Sanità del 24.03.1979, n. 20, cit. È ben vero che il D, Lgs. 17.03.1995, n. 230, all'art. 11I, prescrive: "5. Gli Il visus corretto è ottenibile, ovviamente, con le lenti esami radiologici individuali o collettivi effettuati a titolo preventivo... devono essere effettuati soltanto se sono giustificati dal punto di vista sanitario. Tali esami debbono essere disposti dall'autorità sanitaria competente per territorio che ne dà adeguata informazione ai gruppi di popolazione interessati. 6. Particolare attenzione dev'essere posta nella giustificazione delle indagini radiodiagnostiche espletate su singole persone o su particolari gruppi di persone con fini medico-legali o di assicurazione. Per questi esami e per quelli di cui al comma 5 è escluso l'impiego della radioscopia diretta. (...) 8. Gli esami di cui ai commi 5 e 6 vengono effettuati con il consenso della persona interessata" 13 42 Art. 37 del D.P.R.. 26.03.1980, n. 327: anche coloro che manipolano temporaneamente od occasionalmente oppure vengono in contatto diretto o indiretto con alimenti, debbono avere il libretto sanitario in regola. Questo "libretto" deve essere "rinnovato" una volta all'anno. Se manca, se non viene "rinnovato", se non viene conservato sul posto di lavoro, fioccano le multe e "la sospensione della licenza per un periodo non superiore a IO giorni" 43 D.P.R. 14.01.1997, n. 54, allegato A, cap. I IIIC 44 L. 22. 12. 1 1957, n°. 1293 (Organizzazione dei servizi di distribuzione e vendita dei generi di monopolio), art. 6 45 D.P.R. 21.08.1971, n. 1275 (Regolamento per l'esecuzione della L02.04.1968, n. 475, recante norme concernenti il servizio farmaceutico), art. 12 46 Circolare Ministero Sanità 24.06.1992, n. 25 (Misure di profilassi per l'ammissione nei centri di vacanza per minori) 47 C.M. 04. 08. 1988, n°. 81 Prot. 74261IR1A-74 Ministero del Lavoro (la circolare riguarda i lavoratori extracomunitari dello spettacolo, e si basa sulla L. 943186, art. 14, comma 2; tuttavia le prostitute extracomunitarie vengono regolarmente registrate in questura come "ballerine": dimodoché ipocrisia sommandosi ad ipocrisia - vengono accompagnate, assonnate e sfatte, al mattino presto, dopo una notte trascorsa a "danzare", negli ambulatori di Igiene Pubblica dai loro macrò, e implorano quel certificato senza il quale il permesso di soggiorno non verrà loro rinnovato), 48 L. 26.04.1934, n. 653 (Tutela dei lavoro delle donne e dei fanciulli); L. 10.01.1935, n. 1 12 (Istituzione del libretto di lavoro); L. 19.01.1955, n°. 25 (Disciplina dell'Apprendistato); D.P.R. 30.12.1956, n°. 1668 (Regolamento applicativo); D.P.R. 19.03.1956, n. 303 (Norme generali per l'igiene del lavoro); L. 17.10.1967, n°.977 (Tutela del lavoro dei fanciulli e degli adolescenti); D.P.R. 04.01,1971, n. 36 (Determinazione dei lavori leggeri nei quali possono essere occupati i fanciulli); D.P.R. 17,06.1975, n. 479 (Regolamento sulla periodicità delle visite mediche per minori); D.P.R. 20.01.1976, n. 432 (Determinazione dei lavori pericolosi, faticosi e insalubri); ecc.Alcuni articoli di queste leggi sono stati di recente abrogati dal D. Lgs. 04.08.1999, n. 345 (Attuazione della direttiva 941331CE relativa alla protezione dei giovani sul lavoro). Pur essendovi tra i firmatari l'ottimo Bassanini, la legge è così logica e chiara da aver avuto immediato bisogno di una circolare `applicativa' (Circolare del Ministero del Lavoro e della Previdenza sociale, n.112000 dei 05.01.2000, Prot, 801Segr.-ID). Nella circolare si può leggere, a mo' d'esempio, la seguente castroneria: "In via generale, l'art. 9 del nuovo decreto dispone, per i minori, l'obbligo di una visita medica preassuntiva e di visite mediche periodiche da effettuare, a cura del datore di lavoro, presso la ASL territorialmente competente (dunque: la visita dev'essere effettuata dal medico pubblico, ndr). Fa eccezione il caso di attività lavorative per le quali la vigente legislazione dispone ia sorveglianza sanitaria disciplinata dagli arct. 16 e 17 del citato D. Lgs. 626194 (in teoria, tutte le attività sono sottoposte a sorveglianza sanitaria in base al D. Lgs. 626194, e quindi tutte fanno eccezione, ndr). In tali fattispecie, le visite mediche preventive e periodiche devono essere, I4 quindi, effettuate dal medico competente, pubblico e privato, scelto dal datore di lavoro (ma, per una decisione del garante della concorrenza che non ammette medici competenti pubblici, esistono soltanto medici competenti privati). Pertanto, poiché l'articolo in questione ha compiutamente e diversamente disciplinato la materia, l'art. 9 del D.P.R. 1668156 deve ritenersi implicitamente abrogato nella parte in cui dispone per i minori, la visita medica a cura della struttura sanitaria pubblica (dunque la visita viene eseguita dal medico competente privato, che é l'esatto contrario di quanto scritto nella legge)". La mancata abrogazione delle norme sanitarie sull'apprendistato, tuttavia, configura egualmente il doppio controllo sui minori, avviati di solito al lavoro nell'industria e nell'artigianato come 'apprendisti': un controllo 'generico', effettuato dall'igienista pubblico, ed un controllo 'specifico', effettuato dal medico competente privato. (La circolare citata, però, afferma che la disciplina per l'apprendistato dei minori è stata abrogata 'implicitamente': e perché non abrogarla esplicitamente?). Inoltre, anche gli adulti-apprendisti sono sottoposti ai doppio regime descritto per i minori-apprendisti, benché non si comprenda in che cosa gli adulti-apprendisti siano diversi dagli adultinon-apprendisti (in alcuni settori l'artigianato può prorogarsi fino ai 29 anni d'età). Ministro e ministero, quae te dementia coepit? Considerazioni diverse, ma altrettanto caustiche, avanza A. BALDASSERONI, Minori e apprendisti. Una partita chiusa?, in "SNOP", n. 53, marzo 2000, pp. 43-44 49 D. P. R. 303 1 1956; D. Lgs. 19.09.1994, n°. 626, citati 50 Art. 62 del Regio Decreto 18.06.193 I, n. 773, così come regolamentato dall'art. 113 del TULPS. 5I L. 02.04.1968, n. 482 (Disciplina generale delle assunzioni obbligatorie presso le pubbliche amministrazioni e le aziende private). art. 11. 52 R.D. 12.05.1927, n.824, regolamento di esecuzione del R.D.L. 09.07.1926, all'art.27. 53 R,D. 09.01.1927, n.147, al capo VII, all'articolo 26, al comma 4". Questi i requisiti: il soggetto non è affetto da malattie fisiche o psichiche e non presenta deficienze organiche di qualsiasi specie, che gli impediscano di eseguire con sicurezza le operazioni relative all'impiego di gas tossici; non presenta segni d'intossicazione alcoolica o da sostanze stupefacenti; ha integri il senso olfattorio e la pervietà nasale; percepisce la voce afona ad almeno otto metri di distanza da ciascun orecchio; possiede un visus complessivo non inferiore a 14110 (tavola di Snellen), purché da un occhio non inferiore a 511 O ". 54 Ibid., art. 27, comma 3; il Regio Decreto precisa: la terza elementare; Ibid., art. 38. 55 L. 05.02.1992, n. 122, all'articolo 7, comma c. 56 Ministero di Grazia e Giustizia, Concorso per la copertura di posti di giudice onorario aggregato presso le sezioni stralcio dei tribunali ordinari, pubblicato sulla G. U. del 19.12.1998 57 L. 02.04,1968, n°. 482, art. 20 58 L. 02. 04. 1968, n°. 482, art. 19 59 L. 05.02.1992, n°. 104 60 L. 29.02.1980, n. 33 (Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30.12.1979, n. 663...), art. 2 61 L. 20.05.1970. n. 300 (Norme sulla tutela della libertà e dignità dei lavoratori, della libertà sindacale e dell'attività sindacale nei luoghi di lavoro e norme sul collocamento), art.5 62 D.P,R. 22.12.1967, n.1518, art. 42; D.P.R. 26.03.1980, n°. 327, art.4I, comma 3 63 L.04,05.1983, n. 184 (Disciplina dell'adozione e dell'affidamento dei minori), all'art. 22, comma 3° ("dell'affidamento preadottivo") e all'art. 57, punto a ("adozione in casi particolari"). 64 D.P.R. 30.03.1957, n. 361, arti. 55 e 56; D.P.R. 22.12.1967, n. 1518, art. 42, comma 5; D.P.R. 26.03.1980, n. 327, art. 4 I , comma 3 (il quale segue ad un incredibile comma secondo che recita così: "I titolari o conduttori dell'esercizio hanno l'obbligo di segnalare immediatamente all'autorità sanitaria i casi sospetti di malattie infettive e contagiose del personale dipendente per l'adozione degli eventuali provvedimenti consequenziali, ivi compresa l'eventuale sospensione dell'attività lavorativa". Come si vede, siamo alla delazione; nonché all'esercizio abusivo di professione sanitaria. Ci vorrebbe, invero, un certificato che certificasse l'idoneità del titolare e del conduttore a fare il titolare e il conduttore in quanto in possesso, tra le altre peculiarità, dell'occhio clinico e di elementi di patologia medica. 65 D.P.R. 30.12.1972, n. 1035, art,7, p. 4, lett.b 66 L.19.10.1956, n.1224. 67 L30.0 1.1971, n°. 118; L. 15.10.1990, n°. 295.Ad esse vanno aggiunte: la L. 27.05.1970, n°. 382 sui ciechi civili e la I. 26.05,1970 sui sordomuti 68 D.P.R. 16. 12. 1992, n°. 495, art. 381; D.P.R. 503 1 1996, art. 12 69 D.P.R. 10. 09. 1990, n°. 285 (Approvazione del regolamento di polizia mortuaria), art. I, p. I (denuncia delle cause di morte), art.4, p.4 (accertamento dello stato di morte), artt. 24-36 (trasporto di salma), artt. 82-89 (esumazioni ed estumulazioni), art. 79, p. 4 (cremazione) 70 J. ROMAINS, Knock, ou Le triomphe de la Médecine, (I924),Acte I 71 D.P.R. 20.10.1998, n°. 403 "Regolamento di attuazione degli articoli I, 2 e 3 della Legge 15 maggio 1997, n, 127, in materia di semplificazione delle certificazioni amministrative". 72 Decreto del Ministero della Sanità 04.12. 1991 "Determinazione dei requisiti psicofisici per il rilascio del porto d'armi", art. I, letti a Pubblichiamo volentieri questo contributo messoci a disposizione dal famoso Gruppo Bagnara dell'Università di Siena su un tema impervio: quello della sicurezza sostanziale e non formale, argomento sul quale anche SNOP ma soprattutto molti operatori ASL si stanno cimentando. Il Piano di rnonitoraggio del 626 del Coordinamento delle Regioni sta cominciando a dare i primi risultati, mentre ancora in edilizia prevale il formalismo dei (o meglio delle fotocopie dei) Piani di Sicurezza. E ancora difficile da smantellare é l'immagine, e forse ancora oggi la storica evidenza, che la Pubblica Amministrazione, nuovi Dipartimenti di Prevenzione delle ASL compresi, è un mostro che si nutre di sola carta (e in futuro di file), felice di protocollare, scartabellare, archiviare. Da una parte il regolismo epidetnico che contraddistingue l ' italico legislatore, dall'altra la furbizia consulenziale, l'indifferenza imprenditoriale e la distrazione sindacale (inno in modo che molto si risolva in documentazione mai letta (e spesso nemmeno mai nemmeno formalmente firmata!) dagli attori principali: i datori di lavoro. Ovvio quindi che mai é stata vissuta dai protagonisti: lavoratori, RLS, dirigenti, preposti, etc. Anche Ambiente e Lavoro il IO luglio ha lanciato a Milano una ennesima scommessa (vedi Dossier Ambiente N. 51) su i Sistemi di gestione: qualità, ambiente e sicurezza, nella prospettiva di una gestione integrata. Ci si dice: cambiate il modo di fare vigilanza. Non solamente vigilanza tecnica e sanitaria (alcuni che vedono le cose probabilmente da Marte dicono addirittura basta con la vigilanza tradizionale), occorre fare soprattutto (anche e meglio) il controllo di gestione della sicurezza, il controllo del sistema delle imprese! Siamo d'accordo ma occorre che allora si dia a Cesare quello che è di Cesare, che sui media, sui giornali e sulle riviste che contano si parli delle responsabilità anche culturali dei soggetti sociali che invece chiedono spesso solo un sistema di " guardie e ladri " , che i servizi di prevenzione delle ASL possano essere misurati da Ministeri, Regioni, Direttori Generali, giornalisti non solamente sul numero di verbali di contravvenzione fatti ma finalmente anche sulle iniziative di informazione e di comunicazione. Questo poi vorrebbe che si possa avere anche spazio mentale, tempo, formazione e mezzi per questi essenziali compiti. Lavorare in sicurezza è un diritto universale o solo un fastidioso costo dovuto a obblighi di legge? Rispondere senza ipocrisie, grazie. SICUREZZA FORMALE O SOSTANZIALE? Dalla visione normativa e tecnicistca della prevenzione nei luoghi di lavoro a una visione globale. Applicazione di un metodo globale per valutare l'affidabilità dei sistemi di sicurezza di Valentina Abrami e Antonio Rizzo Laboratorio Multimediale di Siena Centro regionale Ricerche in Ergonomia Università degli Studi di Siena Premessa Il decreto legislativo 626, sulla base dei contenuti della direttiva europea da cui è derivato, aveva tra i tanti obiettivi quello rilevante di superare la visione "tecnicistica" della prevenzione che caratterizzava la precedente normativa. I D.P.R. 547155 e 303156 sono stati la base di un modello di gestione della sicurezza che non poteva non fare riferimento alle conoscenze tecniche e di organizzazione del lavoro di quegli anni (filosofia gestionale di tipo taylorista) ma che è risultato poi in larga misura utilizzato fino ai giorni nostri. Tale corpus normativo era caratterizzato dalla preferenza accordata a forme di protezione oggettiva, tese ad assicurare l'incolumità del lavoratore attraverso misure quasi esclusivamente tecniche e normative lasciando al lavoratore stesso il compito di gestire la sicurezza laddove i progressi della tecnica non avevano potuto provvedere. Con la nuova normativa, il legislatore ha inteso delineare un sistema di gestione della sicurezza che ponesse l'uomo anziché la macchina al centro dell'organizzazione della sicurezza sul posto di ]avoro; in particolare si voleva sottolineare la necessità che nell'impresa si procedesse ad una stretta integrazione tra produzione, tutte le funzioni ad essa collegate (direzione lavori, acquisti, gestione del personale, manutenzione...) e la prevenzione dei rischi da essa derivanti al fine di progettare "lavoro sicuro", ovvero di adeguare le attività lavorative alle esigenze di sicurezza dei lavoratori. Ciò significava cominciare a pensare alla sicurezza non come legata esclusivamente alla componente tecnica, al livello di formazioneladdestramento del lavoratore, o ad un fatto prettamente normativo ma come fattore intrinseco al processo produttivo nella sua globalità; processo produttivo che deve essere, e di fatto è, composto da molteplici componenti che interagiscono influenzando ed essendo influenzate le une dalle altre. E' proprio questo processo produttivo nella sua globalità che deve essere considerato quando si parla di sicurezza. Nuovi modelli teorici sui sistemi di gestione della sicurezza La nuova prospettiva globale proposta dalla "626" trovava la sua giustificazione anche alla luce delle correnti conoscenze e filoni di studio che si sono sviluppati negli ultimi decenni nel settore dei fattori umani. Tali studi hanno messo in evidenza come il problema della gestione dei rischi all'interno dei diversi contesti produttivi abbia seguito un preciso percorso evolutivo che va dagli aspetti tecnici a quelli umani e da questi a quelli organizzativi (Reason; 1991). Negli anni '60 e '70 le misure atte a minimizzare i rischi si traducevano in miglioramenti dell'affidabilità delle barriere di protezione attraverso i mezzi messi a disposizione dall' ingegneria. Sostanzialmente il compito di contenere i rischi connessi all'uso delle macchine era legato alle macchine stesse. Il superamento dell'"era tecnica" (Reason; l5 1991) coincise con il riconoscimento che numerosi incidenti non potevano essere risolti attraverso dispositivi di tipo tecnico. 11 focus dell'attenzione si concentrò allora sulla componente umana: miglior addestramento e formazione da un lato, e maggior numero di regolamenti e procedure atte a garantire un corretto e sicuro svolgimento del lavoro dall'altro. In questo quadro l'uomo diventa una sorta di elemento residuale: alla componente umana è affidata quella parte di sicurezza che l'avanzamento tecnico non riesce a garantire; l'uomo, la sua flessibilità cognitiva e la sua adattabilità comportamentale dovevano di per sé garantire un corretto funzionamento del processo di lavoro. Di conseguenza, a fronte di un non corretto funzionamento tecnico degli strumenti il verificarsi di incidenti e infortuni veniva attribuito alla componente umana. Il superamento di questa prospettiva è stato possibile solo a partire dagli anni '8(1. Da un lato l ' analisi di Perrow sugli incidenti occorsi in svariati ambienti lavorativi (Perrow; 1994), dall'altro gli studi di Reason (1991) sul concetto di errore umano hanno messo in evidenza 1' indissolubilità della relazione uomoambiente: l'errore che può comportare l'accadimento di incidenti comincia a essere considerato non in relazione alla componente meccanica o a quella umana considerate singolamente nell'ambito del processo produttivo in cui sono inserite, inizia a delinearsi una prospettiva globale che prende in considerazione il modo in cui la presenza di elementi tecnici, elementi umani, di un certo tipo di organizzazione del lavoro possono favorire o impedire l'accadimento di incidenti. Si passa così all'era della concezione organizzativa dei fattori di rischio. Questa visione organizzativa è facilitata da una concezione sistemica dei processi lavorativi; l'assunto di base di tale prospettiva sistemica consiste nel considerare il processo di lavoro come un processo costituito da diverse componenti: uomo, artefatti con cui interagisce nello svolgimento delle sue mansioni, procedure e modalità che regolano tali interazioni all ' interno di un determinato ambiente. L'approccio sistemico considera e cerca di integrare in un unico quadro concettuale tutte le componenti che giocano un ruolo all'interno di un sistema organizzativo: oltre alla componente tecnica (strumenti, attrezzature, tecnologie, manuali, segnali, e tutti gli artefatti con cui il lavoratore interagisce durante lo svolgimento della sua attività) e l'uomo (considerato isolatamente, in teams di lavoro, o nel complesso delle interazioni cooperative) l'approccio sistemico si interessa anche agli aspetti organizzativi 16 intesi come insieme di regole implicite o esplicite che stanno alla base dell' interazione tra l'uomo e il processo lavorativo in cui è coinvolto, alle pratiche operative, alle modalità di autoapprendimento e quant'altro giochi un ruolo nell'assicurare la sicurezza o l'insicurezza all'interno di un contesto lavorativo. Gestire la sicu r ezza non consiste, in questa prospettiva, nell'eliminare l'evenienza di errori umani considerati isolatamente dal sistema, ma analizzare ed eventualmente rimuovere le condizioni all'interno del sistema stesso che ostacolano una corretta interazione tra tutte le componenti che concorrono alla realizzazione e al funzionamento del sistema. Vi proponiamo di seguito, seppure in sintesi, un metodo di analisi di affidabilità dei sistema della sicurezza di recente applicato in una grande azienda italiana, anche a seguito di incidenti rilevanti verificatisi in questi ultimi anni. Lo scopo della sua applicazione in tale contesto produttivo è stato anche quello di verificare se il salto di qualità, promosso dalla "626" risultasse coerente con la nuova cultura della prevenzione che la legge ha inteso promuovere, e più specificatamente coerente con le attuali conoscenze sul funzionamento dei processi lavorativi e del ruolo del fattore umano in tali contesti nonché delle recenti modalità di gestione della sicurezza. Paradigma teorico e metodologia operativa Il paradigma teorico su cui si è basto il nostro intervento si situa all ' interno di quella parte di studi che promuove l'approccio sistemico come modello di analisi dei processi lavorativi. In particolare abbiamo fatto riferimento al modello SHEL, definito per la prima volta da Edwards nel 1972; tale modello supporta la visione sistemica poiché definisce e classifica le componenti che interagendo tra loro in modo dinamico e flessibile danno vita al processo produttivo. SHEL è l'acronimo di: • software: (algoritmi) rappresenta il codice computazionale, le norme, le procedure, le pratiche, in generale tutte le regole formali ed informali che determinano le modalità di interazione tra le componenti del sistema • hardware: (apparecchiature) riguarda ogni componente materiale, fisica, comunque non umana, come strumenti, veicoli, attrezzature... • environment: (ambiente) rappresenta l'ambiente fisico, sociale, economico e politico nel quale le componenti si trovano ad interagire • liveware: (uomo) riguarda il fattore umano nei suoi aspetti relazionali e comunicazionali. Proprio per il suo carattere sistemico una comprensione dei processi di lavoro non coincide con una descrizione delle azioni o dei caratteri assegnati alle singole componenti; al contrario la totalità dei processi produttivi può essere vista come emergente dalla particolare distribuzione di risorse tra software, hardware, environment e liveware. Come si vede il modello assume fino in fondo la natura dell'approccio sistemico: nessun processo può essere letto come prodotto da una sola componente ed è dalla complessa interazione tra queste che prendono forma i processi. Possiamo rappresentare le componenti come i tre assi di uno spazio tridimensionale. Ogni processo cambierà nel tempo la diversa distribuzione delle risorse, ovvero disegnerà nello spazio il proprio percorso. 11 modello SHEL richiede di monitorare in modo continuativo i set di possibili percorsi nello spazio di tali combinazioni. Ciò significa partire dal presupposto che una qualsiasi variazione di una componente provocherà una modificazione del processo e quindi delle interazioni con le altre. Il punto fondamentale consiste nel fatto che il processo lavorativo è un processo in continua e dinamica evoluzione (proprio perché le interazioni tra le componenti non sono mai statiche ma sempre dinamiche) ed è proprio questa evoluzione che deve essere continuamente monitorata per garantire la sicurezza. Sulla base di questo modello teorico è stata elaborata una metodologia operativa di analisi dei processi produttivi denominata SHELFS e adottata, per la prima volta, in un programma per introdurre la gestione del fattore umano nelle Ferrovie dello Stato (Rizzo; Pasquini; Di Nucci; Bagnara; 2000). Il nome SHELFS mette in luce l'intento di adattare concretamente le premesse teoriche ed operative poste dal modello SHEL alla realtà aziendale delle FS. Nel nostro lavoro di indagine sulle modalità di gestione della sicurezza sul lavoro promosse dalla "626" e sul reale cambiamento che tale legge ha portato nelle aziende italiane abbiamo adottato la metodologia SHELFS e i relativi strumenti adeguandoli agli specifici contesti produttivi in cui è stata condotta l'indagine. La metodologia SHELFS si articola in tre fasi principali: processo in esame, ripensandole non in funzione dei lavoratori, delle attrezzaturelstrumenti o delle procedure e regolamenti considerati isolatamente, in astratto, ma in funzione delle reali modalità attraverso cui queste componenti interagiscono dando vita alle concrete attività produttive. Grazie all'utilizzo di appositi " moduli di criticità " (previsti dalla metodologia SHELFS) è stato possibile evidenziare quelli che sono i problemi più rappresentativi del processo di lavoro in esame. • Analisi dell'attività l'obiettivo di questa fase era quello di rappresentare il processo di lavoro in esame scomponendolo in diverse attività, per ciascuna di esse sono state messe in evidenza le persone coinvolte, le attrezzature-strumenti di lavoro, nonché i regolamenti e le procedure seguite. • Proposta di soluzioni: abbiamo presentato gli eventi critici selezionati ai lavoratori utilizzando il sistema "un problema in una frase"; tale frase doveva mettere in evidenza: l'attività in cui è stato rilevato il problema, il modo in cui tale attività viene intralciata, le persone coinvolte, gli strumenti-attrezzature previste e le procedure che la regolamentano; l'obiettivo era quello di rendere consapevoli i lavoratori non solo del problema ma anche delle opinioni degli altri. Successivamente i lavoratori stessi sono stati chiamati a proporre delle soluzioni al problema tenendo conto di come tali soluzioni avrebbero influito sul processo produttivo nel suo insieme. • Identificazione delle situazioni critiche: attraverso uno specifico questionario e delle interviste ai lavoratori abbiamo messo in luce le situazioni critiche del Abbiamo confrontato il modello di gestione della sicurezza presentato da vari documenti per la valutazione dei rischi (previsti dalla " 626 " ) con il modello proposto dalla metodologia SHELFS. Sulla base di tale confronto è stato possibile rilevare che l'approccio alla sicurezza proposto nei documenti si basa sui presupposto che gli interventi mirati a ridurre i fattori di rischio debbano venir pensati ed adattati alle caratteristiche del processo produttivo (o meglio delle diverse componenti di tale processo considerate isolatamente) considerato come stabile e ben definito. Prima viene progettato il lavoro (attrezzature-strumenti, persone coinvolte, procedure operative), solo successivamente si interviene sul processo per migliorarlo in termini di sicurezza. Inoltre la stesura di tale documento avviene in modo episodico e non continuativo come invece dovrebbe essere dato che, come abbiamo visto, il processo di lavoro non è mai un'qualcosa di statico ma è in continua evoluzione e mutamento. La valutazione dei rischi da parte del datore di lavoro, e la predisposizione del conseguente documento, è uno degli strumenti più rilevanti della"626", ma è anche uno strumento che ha una fortissima ambivalenza rispetto agli esiti: può essere una cosa utilissima ed importantissima per la sicurezza se gestita adeguatamente, ma può anche essere solo un bel panorama astratto con molte discrepanze rispetto ai dati reali. Cerchiamo di esemplificare: la valutazione dei rischi rappresenta il punto di avvio di una seria politica di sicurezza e la scommessa fondamentale della " 626 " . In base a quanto emerso dalla nostra indagine, l'applicazione concreta di tale procedura si è dimostrata inadeguata a garantire una corretta attività di prevenzione: il documento risulta un supporto formale e cartaceo da custodire all'interno dell'azienda per ottemperare alle disposizioni di legge; in sostanza il documento diventa una "fotocopia" del decreto legislativo stesso nel senso che vi vengono riportate le procedure che la legge richiede siano eseguite ai fini di un'adeguata gestione della sicurezza; ma le procedure previste e quelle realmente condotte in azienda spesso possono non coincidere. Questo avviene fondamentalmente per due ragioni strettamente correlate tra loro: in primo luogo perché la gestione della sicurezza avviene in modo scollegato al processo lavorativo vero e proprio nel senso che, come già sottolineato, prima viene progettato il lavoro e solo successivamente si interviene per migliorarlo dal punto di vista della sicurezza; in realtà lavoro e sicurezza costituiscono un corpus unico e devono essere progettati in modo integrato: progettare il lavoro deve corrispondere al progettare sicurezza. In secondo luogo la gestione della sicurezza (la valutazione dei rischi) avviene in maniera sporadica I7 e puntuale mentre il processo di lavoro è un processo in continua evoluzione, ed è proprio di tale evoluzione che il documento per la valutazione dei rischi deve tener conto. La valutazione dei rischi potrebbe diventare uno strumento di prevenzione "reale" e non "formale" nel momento in cui venisse usata per indagare ed analizzare le modalità lavorative concrete e quotidiane, ed in base a tale analisi venissero poi definiti e decisi gli interventi attraverso il coinvolgimento dei lavoratori che sono, non solo le "vittime" nel momento in cui si verifica un incidente, ma anche una fonte di informazione reale su come poter migliorare il sistema di lavoro. In base ai documenti per la valutazione dei rischi da noi visionati di fatto vengono considerati i rischi in relazione all'interazione uomo-macchina (strumenti, attrezzature, veicoli...) nell'ottica che una volta che tali macchine siano state rese sicure da un pulito di vista tecnico (buona manutenzione, rispetto dei criteri di omologazione...) allora la sicurezza viene gestita e organizzata intorno al comportamento del lavoratore: su di lui, infatti, ricade la responsabilità di tutte le attività atte a garantire sicurezza. Si ritorna, quindi, in modo un po' paradossale, alla situazione che attraverso la legge 626 si voleva superare. Conclusioni Sostanzialmente, ed è questa una prima valutazione, possiamo mettere in evidenza come il processo promosso dalla "626", nonostante i buoni presupposti teorici su cui poggiava e che facevano di essa una legge innovativa, si sia tradotto nei diversi contesti produttivi nell'espressione di una filosofia taylorista di organizzazione del lavoro che vede, di fatto, l'uomo come l'anello debole della catena produttiva poiché vincolato da un processo lavorativo centrato sulle macchine. L'obiettivo di porre il lavoratore al centro del nuovo sistema di gestione della sicurezza è rimasto a livello puramente formale, in sostanza, ad oggi, la gestione della sicurezza rimane affidata, da un lato, al miglioramento dell'affidabilità tecnologica delle macchine e dall'altro a produrre un numero sempre crescente di regolamenti. Allo stato attuale l'imprenditore, pur tentando di adempiere alle richieste della normativa, è portato a progettare il lavoro e solo successivamente a progettare le modalità per renderlo sicuro; si viene così a creare una situazione in cui le condizioni di sicurezza vengono considerate e gestite come sovrastrutture da applicare a processi produttivi già definiti le cui responsabilità applicative vengono fatte ricadere sul lavoratore (come avveniva 18 con i D.P.R. 547/55 e 303/56). Ma, non solo la sicurezza viene gestita separatamente rispetto al processo di lavoro reale, spesso la valutazione e l'adeguatezza dei sistemi di tutela dell ' incolumità dei lavoratori vengono fatte in maniera sporadica e puntuale e non aderente alle reali pratiche di lavoro che, come più volte sottolineato, sono soggette a continui mutamenti. In questo modo ci troviamo di fronte a dei documenti per la valutazione dei rischi che non riescono a rendere atto di ciò che realmente avviene nei contesti produttivi, e quindi non riescono a valutare quelli che sono i rischi connessi alle attività lavorative. In realtà l'art. 4; comma 5; lett. h del D.Lgs. 626/94 prevede che il datore di lavoro aggiorni le misure di prevenzione in relazione ai mutamenti organizzativi e produttivi che hanno rilevanza ai fini della salute e della sicurezza del lavoro; ma, in base a quanto è emerso dalla nostra indagine, vengono considerati rilevanti solo quei mutamenti che riguardano il cambiamento di macchinari elo tecnologie, mentre tutti i cambiamenti a livello di regolamenti e di personale lavorativo non vengono identificati come rilevanti ai fini del processo produttivo globale e quindi non rilevanti al punto di aggiornare le misure preventive in loro funzione. Ciò che il decreto legislativo 626/94 non è riuscito a promuovere è una visione organizzativa del processo di lavoro inteso come interazione continua ed in evoluzione di tutte le componenti del processo stesso: il processo di lavoro deve venir considerato come una realtà dinamica e flessibile che deve essere continuamente monitorata in modo da essere adattata alle diverse esigenze di sicurezza che si possono presentare concretamente nelle attività di lavoro. Solo promuovendo questa visione sarà possibile realizzare quel salto di qualità nei metodi di gestione della sicurezza sul lavoro che costituiva l'obiettivo fondamentale del decreto stesso. Bibliografia D.Lgs 19/9/1994, n. 626 in Gazzetta ufficiale n. 141, G.U. n. 265 del 19/1111994. Edwards, E. 1972 Man and Machine: System for safety, in proceeding for British Airlines Pilots Technical Symposium, U.K., British Airline Pilota Association, London. Edwards, E. 1985 Human Factor in Aviation, Aerospace, aug.-sept., 1985. Edwards, E. 1988 Introductive Description, in Wiener, E., Nagel, L.. (edited by). Human Factor in Aeronautic, Academic Edition, New York. Gasperini, L. 1995 Il seiduesei ragionato, Regione Toscana, Firenze. I ^d NON T! Sro MoNifoO &VA, íi Perrow, C. 1993 Normal Accidents: Living with High-Risk Technology, Basic Book, New York. Reason, J. 1991 Too little and too late: a commentary on accidents and incidente reporting system, in Van der Shaaf, T. W., Lucas, D. A., Hale, A. R., Near Miss Reporting as Safety Tool, ButterworthHeinmann Ltd., Oxford. Reason, J. L'errore umano, Il Mulino, 1993 Bologna; Rizzo, A., Pasquini, A., Di Nucci, P., Bagnara, S. 2000 SHELFS: Managing Criticai lssues Trough Experience Feedback, in Human Factors and Ergonomics in Manufacturing, Vol. 10 (1), 1-15 (2000), Wiley, J. & Sons, Inc. IL GIOVIN GARZONE Intervento integrato di formazione sulla sicurezza del giovane lavoratore nel nuovo quadro normativo di M. Peruzzi Spisal Azienda Ulss »Verona P. Madera Sert Azienda Ulss 20 Verona E. Leopardi Camera di Commercio Verona Premessa Secondo i dati ISTAT in Italia sono occupati con rapporto di lavoro regolare 684.000 lavoratori tra i 14 e i 18 anni e stime indirette, riportano tuttora la presenza di lavoro clandestino, circa 300.000 minori, il 3% della forza lavoro, soprattutto in aree arretrate, in micro aziende a carattere familiare. L'INAIL registra una media annuale di 4400 infortuni, più frequenti nell'artigianato che nell'industria, circa il 75% degli eventi si verifica nella lavorazione dei metalli, costruzioni edili, produzione di macchine. In aumento sono infine gli incidenti stradali con motorino sia in itinere che durante il lavoro. Lo studio degli infortuni gravi e mortali, accaduti in provincia di Verona nel periodo 1990-1995, ha messo in luce una situazione lavorativa preoccupante, questi ragazzi svolgevano nel 29% dei casi attività vietate dalla legge. Il quadro normativo L'attuale quadro normativo, che con il D.Lgs. 345 del 4 agosto 99 recepisce una direttiva comunitaria che adegua l'Italia agli altri paesi dell'U.E., integra ed in parte modifica la Legge 977167 ed ha l'intento chiaro e preciso di impedire che lo svolgimento di attività lavorativa rechi danno all'integrità fisica e alla personalità morale del lavoratore minore. Lo stesso obbligo di formazione di 120 ore per l ' apprendista minore, con la legge 196197 e i successivi provvedimenti introduce delle novità che si allineano alla riforma scolastica, all'obbligo scolastico fino a 15 anni (ciclo primario) e ad un secondo tipo di obbligo per chi decide di lasciare gli studi del ciclo secondario, quello della formazione professionale fino a 18 anni. ll progetto 11 progetto avviato dall'Ulss 20 di Verona nel 1998, e che prosegue tuttora con diverse iniziative, vuole utilizzare due momenti specifici: quello della visita medica di idoneità al lavoro e quello della formazione obbligatoria di 120 ore all'anno prevista dalla legge 196197. il quadro normativo porta a fare alcune considerazioni, innanzitutto il forte bisogno di salute di questi giovani, che si sviluppa non solo sul piano della sicurezza del lavoro ma di una sicurezza più generale di comportamento che attraverso un proficuo lavoro interdisciplinare dia nuovi contenuti ad una visita medica, utilizzando questo momento sia come verifica del percorso preventivo dalla nascita all'adolescenza sia come prezioso momento informativo sulle opportunità offerte dai servizi della struttura sanitaria. Per agganciare questi giovani, l'intervento deve essere affrontato su più versanti sociale e sanitario con la messa in rete dei servizi che già operano nell'azienda sanitaria (Distretto Socio-Sanitario, Sert, Consultorio e Spisal) e coinvol- Pubblichiamo su questo numero un contributi sul problema dei minori visto da molti come un fastidioso compito che porta via tempo e spazio a cose ben più importanti; non a caso i tagliatori di teste e di attività si aggirano con le . forbici e molti hanno tirato un sospiro di sollievo all ' uscita del Decreto 345 del 1999 che giustamente affida ai medici competenti più responsabilità verso questi lavoratori. Ma centinaia di migliaia di ragazzi e ragazze in Italia operano in ambienti di lavoro pessimi, con salari da . fame, e molti di loro subiscono infortuni! 11 contributo dei colleghi veneti ripropone il problema dell'informazione e formazione, della comprensione non burocratica di mondi nuovi (e a volte vecchi) e soprattutto in modo non autarchico! Bendo i Centri di Formazione Professionali che seguono l'apprendista-minore durante la formazione e durante il suo inserimento nel mondo del lavoro. Fino a questo momento sono sate realizzate due azioni. Azione I Corso rivolto agli operatori dei Servizi Territoriali La prima parte del progetto ha riguardato l'organizzazione e la realizzazione di un Corso destinato agli operatori dei servizi del territorio coinvolti nella visita d'assunzione del minore: Distretti, Sert, Consultorio familiare, Spisal e realizzato con i docenti delle rispettive strutture. Gli obiettivi del corso sono stati da una parte la creazione di una forte rete di competenze interdisciplinari considerando la salute psico-fisica dei minore, nella globalità sia del contesto lavorativo che delle relazioni familiari e sociali e di trovare canali di comunicazione tra l'operatore sanitario e il minore, dall'altra migliorare la preparazione dell ' operatore per ridare un significato di maggiore utilità al momento della visita medica attraverso l'individuazione dei metodi più idonei per trasferire al giovane le informazioni utili sui servizi dell ' Ulss e sulle possibilità di prevenzione dei danni alla salute legate al lavoro, alle abitudini sessuali scorrette, all'uso di sostanze stupefacenti. 11 corso ha avuto la presenza di tutti i 75 partecipanti (assistenti sanitarie, ostetriche, infermiere, assistenti sociali, medici, psicologi) ed ha riguardato i seguenti argomenti: 19 • metodologie di comunicazione e di relazione positiva dell'operatore sanitario con il giovane utente • argomenti di igiene e sicurezza del lavoro correlati alle differenze biologiche del giovane e ruolo della struttura sanitaria nella prevenzione delle patologie • aspetti psicologici e comportamenti a rischio in relazione alla sessualità e all'uso di sostanze psicoattive. Gli incontri sono stati strutturati con una parte di apprendimento attiva, attraverso lavori di gruppo, che hanno prodotto tre strumenti di lavoro: la cartella sanitaria per la visita medica, un opuscolo informativo per il minore e l'ipotesi di istituzione di uno sportello help per soddisfare le richieste di conoscenza e di supporto su aspetti di sicurezza del lavoro, di sessualità, di uso sostanze stupefacenti e su altri aspetti relazionali. Per il percorso di formazione rivolto al giovane lavoratore è stato realizzato un piano didattico da inserire nella attività di formazione di 120 ore prevista per l'apprendista nel nuovo quadro normativo, (Legge 196197, Decreto 8.4.98, Decreto 20.5.99) partendo dai contenuti del legislatore, per il nostro campo di interesse, quali le competenze relazionali e la sicurezza del lavoro. Si riporta il piano formativo: Sicurezza sul lavoro 30 ore • inquadramento normativo sulla sicurezza e igiene del lavoro e del lavoratore minore dal Codice di prevenzione infortuni del 1955 al Decreto 626 del 1974 • infortuni sul lavoro e malattie professionali • ruolo del servizio di prevenzione pubblico e degli altri enti • ruolo del datore di lavoro, dei soggetti preposti alla prevenzione nell'ambiente di lavoro, dei lavoratori • fattori di rischio presenti negli ambienti di lavoro • rischio di infortunio • fattori fisici: rumore, microclima, radiazioni, vibrazioni • fattori chimici: polveri, vapori, gas • misure di prevenzione e protezione tecniche, collettive e sicurezza degli ambienti di lavoro • misure di protezione personali • modelli di comportamento sul lavoro, l'imitazione dei comportamenti a rischio, accettazione della protezione e della prevenzione. 20 Competenze relazionali 20 ore • la coscienza di sé • gli aspetti evolutivi dell'età adolescenziale • gli aspetti problematici • le modalità di relazione con il mondo adulto • i comportamenti responsabili della vita sociale: nelle scelte relazionali e sessuali; • i comportamenti a rischio: l'uso di droghe, alcol, la guida pericolosa • gli effetti dell'uso di droghe la sicurezza sul lavoro • gli stili di comportamento • le caratteristiche dei comportamenti a rischio tra sfida e imitazione Azione 2 Corso rivolto ai docenti dei Centri di Formazione Professionali Il Progetto Safetynet, nato dalla collaborazione tra Camera di Commercio, Spisal dell'Azienda Ulss 20 e Cnos Fap S. Zeno di Verona e rivolto alla promozione della salute negli ambienti di lavoro, ha previsto tra l'altro un'azione finalizzata alla formazione dei docenti dei Centri di Formazione Professionali. Tale azione, tenuto conto della normativa sull'apprendistato che prevede specifici corsi di addestramento professionale, anche al fine della sicurezza e dell'igiene negli ambienti di lavoro, vuole garantire una ricaduta positiva sui minori e sugli apprendisti per sensibilizzarli e coinvolgerli maggiormente sulle tematiche della sicurezza. Il primo obiettivo di questa azione di promozione della salute e della sicurezza nei Centri di Formazione Professionali è stato quello di rendere gli insegnanti protagonisti e interlocutori della cultura della sicurezza in modo da sensibilizzare e coinvolgere maggiormente minori e apprendisti a mantenere comportamenti corretti. Un altro obiettivo è stato quello di formulare progetti formativi, con momenti di apprendimento in aula e in rete, che per strategie e metodologie individuate fossero capaci di fornire un aggiornamento permanente anche dopo la conclusione del corso in aula. La progettazione del percorso ha previsto la realizzazione di due moduli formativi il primo sulla sicurezza e l'igiene del lavoro, il secondo sulla gestione d'aula, le tecniche di comunicazione e le competenze relazionali. Il primo modulo formativo ha avuto la partecipazione di quei Centri di Formazione Professionale che a livello speri- mentale hanno attivato corsi per apprendisti e dai quali è venuta la richiesta di poter essere messi in grado di acquisire contenuti tecnici e normativi per aiutare gli apprendisti ad individuare i rischi lavorativi. Gli incontri sono stati strutturati con una parte di apprendimento in aula e con l'utilizzo di alcuni sistemi on line. All'inizio del corso è stato utilizzato il test di analisi dei bisogni formativi e delle competenze, uno strumento reso disponibile sul sito internet Safetynet (http://www.safetynet.it); si tratta di un questionario che consente di incontrare le specifiche necessità di formazione dell'utente e al tempo stesso di constatare i progressi compiuti nell'arco del periodo di formazione che non ha l'obiettivo di valutare il merito del partecipante, ma di individuare le sue necessità e le strategie più idonee per raggiungere i traguardi individuati constatando i progressi compiuti nell'arco del periodo di formazione. Alla fine del primo modulo è stato offerto un servizio di Tutoring Online che prevede il consolidamento e l'aggiornamento continuo dei partecipanti al progetto di formazione utilizzando le comunità virtuali (newsgroup) con la presenza almeno settimanale di un tutor. La presenza del servizio di Tutoring Online è fondamentale in un'ottica di formazione permanente, valorizzando le conoscenze acquisite a favore di quei contenuti non completamente compresi. Il tutor invita il corsista a porre dubbi e perplessità all'interno delle comunità virtuali in modo da creare scambi tra pari e con esperti. Le comunità virtuali possono quindi rappresentare dei patrimoni di conoscenza dove ognuno può dare il proprio contributo e dove ognuno può ricevere un aggiornamento permanente che vada al di là della conclusione del corso in aula. La realizzazione del secondo modulo è previsto per il periodo ottobre - novembre 2000 ed approfondirà gli aspetti legati alla comunicazione e alle competenze relazionali. céíy Ai.rg. ' Q. L'EPIDEMIOLOGIA PER LA PREVENZIONE di Alberto Baldasseroni e Eva Buiatti UO di Epidemiologia ASL IO di Firenze Introduzione "Guardiamo in faccia la realtà: gli infortuni .sono un indicatore attendibile del livello di prevenzione nei luoghi di lavoro? Se lo sono allora credo che dobbiamo registrare il fallimento storico del sistema di prevenzione italiano, compreso quello nato dalla l33, compresi i nostri servizi. Possiamo addurre tutte le attenuanti che vogliamo: la rete a macchie di leopardo, il disimpegno del sindacato, l'inerzia del Ministero della Sanità ecc. ecc. Ma è un fatto che in testa al fenomeno infortunistico figurano proprio le Regioni in cui i Servizi di Prevenzione come noi li vorremmo sono più forti ed attivi." Queste parole, estremamente stimolanti, aprono il dibattito che nelle settimane scorse si é svolto tra diversi soci e operatori sulle prospettive della prevenzione, in particolare per i rischi e danni da lavoro, ma non solo. Proviamo a esaminare più a fondo le affermazioni contenute in quelle frasi. Si individua un "risultato" in termini di salute guadagnata o di sofferenza risparmiata, apparentemente non equivoco, gli infortuni da lavoro in una determinata area. Si accenna alle condizioni strutturali di un attore sulla scena (il servizio pubblico di prevenzione) che sarebbero nelle realtà territoriali considerate, ottimali. Lo iato esistente fra premesse di struttura (adeguate) e conclusioni di risultato (andamento degli infortuni troppo elevato) fa concludere sul fallimento del sistema. Viene anche proposta una "terapia": "Per un'intera stagione abbiamo lavorato per piani, progetti, comparti. La realtà ci mostra inequivocabilmente che la situazione complessiva è migliore laddove si è stati "fisicamente", e questo sia che si sia trattato di interventi pianificati che estemporanei. L'informazione da sola non paga, occorre inevitabilmente il momento della verifica sul campo." Arrivando a concludere infine sull'indispensabilità di un maggior numero di sopralluoghi (maggiore presenza) come metodo principale per ovviare ai problemi incontrati. 11 ragionamento descritto, ancorché apparentemente ancorato al buon senso e all'aneddotica corrente, mostra carenze logiche che evidenziano bene il ruolo di una moderna epidemiologia ai servizio della prevenzione. Dalla ragione evidente all'evidenza della ragione Recenti raccolte di dati realizzate a diversi livelli istituzionali (1-2) hanno mostrato come nelle regioni dotate di reti pubbliche di servizi di prevenzione nei luoghi di lavoro il numero di sopralluoghi sia più elevato che laddove queste reti non esistono. Un semplice accostamento di queste affermazioni porterebbe a conclusioni diametralmente opposte rispetto a quelle suggerite nell'intervento sopra citato. Ma inferire questo sarebbe altrettanto errato. Si tratta in buona sostanza di affrontare nel merito il problema del "buono" e del "cattivo" sopralluogo, di cominciare, cioè, a disaggregare attività complesse, sui cui esiti influiscono molteplici fattori, alcuni dei quali fuori da qualsiasi controllo del servizio, in loro componenti più semplici, queste ultime meglio analizzabili in termini di efficacia pratica della loro adozione. Il sopralluogo, pratica comune a tutta l'area della prevenzione, rappresenta bene un esempio di tale focalizzazione. Non risulta che mai siano state messe a con- Pronto diverse modalità di effettuazione di tale attività "semplice": é più utile (efficace in pratica) un sopralluogo svolto nell'ambito di un piano mirato o di un intervento di comparto, oppure quello svolto a seguito di segnalazione di alla (dall'infortunio inconvenienti lamentela del vicinato, ecc.)? Quello svolto da un'equipe multidisciplinare (sanitaria/tecnica) o quello per aree di competenza ? Le domande potrebbero continuare. Come decidere di fronte a simili alternative? Ci sono diversi metodi. Quello attualmente più diffuso si riferisce all'applicazione di criteri "tradizionali", cioè al rispetto di regole non scritte che si tramandano di operatore in operatore e che sono spesso frutto di indirizzi culturali locali (regionali, provinciali, di servizio) e individuali (presenza di operatori di enti disciolti, dirigenti medici tecnofobici, ecc.). Altre volte é l'ipse dixit che domina: "me l'ha insegnato il tale famoso e autorevole personaggio", ecc. Non sono emerse esperienze che provassero a sottoporre a verifica empirica diversi modi di lavoro applicati al medesimo atto "semplice", come possiamo definire il sopralluogo. Prospettive epidemiologiche per i servizi di prevenzione Nulla impedisce di cambiare attitudine. Nel campo degli interventi di salute pubblica volti all'adozione di comportamenti più sicuri a livello individuale, esiste ormai una vasta messe di studi atti a valutare gli interventi realizzati sul territorio per la modifica di tali abitudini nella popolazione. Le esperienze più interessanti ci vengono dal Servizio Sanitario Nazionale Britannico (3-4) e da una task-force statunitense attualmente al lavoro per la predisposizione di una "Guida agli interventi preventivi di comunità "(5-6). In tali lavori si enfatizza la necessità che anche nel campo della sanità sul territorio si adotti il metodo ormai diffuso nel campo clinico, di assumere, per quanto possibile, pratiche sopportate da prove di efficacia. Il paradigma dello studio comparativo su campioni randomizzati, sviluppato soprattutto nell ' ambito della ricerca farmacologica, può trovare adeguata applicazione anche in studi su comunità sottoposte a interventi di prevenzione di vario genere (comportamentali, tecnologici, amministrativi). Si potrà in questa maniera procedere a scelte tra diverse modalità di intervento (tra diversi tipi di sopralluogo, di campagne informative, di educazione sanitaria, ecc.), avendo maggiori chance di effettuare la scelta migliore, date le circostanze. 21 In tutto questo sarà ovvio seguire le iniziative che si sviluppano a livello internazionale, e pianificare studi di verifica di efficacia pratica per quelle azioni di prevenzione che risulteranno peculiari della nostra realtà nazionale. LAVORARE NELLA DIGNITA E NELLA SICUREZZA Conclusioni Rimandando ad altre occasioni gli approfondimenti tecnici sulla materia accennata, si voleva soprattutto sottolineare in questa circostanza come sia possibile affiancare al capitolo indispensabile delle "dismissioni" di attività obsolete e imnilildannose per la salute pubblica, affrontato in questa sede da Massimo Valsecchi, anche quello dell'adozione di pratiche di lavoro fondate su basi " razionali " , come quelle offerte dai risultati di studi d ' intervento adeguatamente soppesati in apposite "revisioni sistematiche di letteratura" o quelle di studi di valutazione operativa opportunamente pianificati a livello regionale e/o nazionale. La sfida di una sanità pubblica rinnovata passa anche attraverso un rinnovamento di mentalità ormai maturo sul piano culturale e scientifico. Bibliografia I- AP-Senato della Repubblica, Relazione della Commissione parlamentare d ' inchiesta sulle condizioni di lavoro nelle aziende, X Legislatura-Doc.XXII bis, 2, 1989. 2- Ministero della Sanità Indagine sulle attività svolte dai servizi di prevenzione nei luoghi di lavoro 1996-199, Rapporto inedito. 3- Ukoumunne, OC. Gulliford, MC. Chinn, S. Sterne JAC. Burney, PGJ. Donner, A. Evaluation of health intervention at area and organization leve) BMJ 1999; 319: 376-379. 4- Kendrick, D. Marsh, P. Fielding, K. Miller. P. Prcventing injuries in children: cluster randomized controlled trial in primary care BMJ 1999; 318: 980-983. 5- Truman, BI Smith-Akin, K Hinman AR et al. Developing the Guide to Community Preventive Services - Overview and Rationale, Am .I Prev Med 2000: 180S): 18-26. 6- The Task Force on Community Preventive Services Web-Site 22 Recentemente è riaffiorato tra le mie carte uno schema di piattaforma del sindacato bresciano per condizioni di lavoro migliori. Lo schema prevedeva che ogni soggetto dovesse assumersi delle responsabilità e avviare alcune procedure. Quali erano a quel tempo le cose che si chiedevano ai vari soggetti? • Alle imprese e alle loro organizzazioni: monitoraggio dei fattori di nocività legandoli anche all'organizzazione del lavoro, a turni ed orari, ovvero dalla produzione di carte agli intervento di bonifica, rimuovendo le indisponibilità al coinvolgimento degli RLS, etc; • alle ASL: un potenziamento vero in organici e strumentazioni dei servizi, osservatorio epidemiologico, consultazione sistematica con le organizzazioni sindacali, collaborazione con RSU e RLS, coordinamento delle funzioni di controllo; • a tutti i medici: anamnesi dei pazienti affetti da tumori o malattie di cui si sospetti l'origine professionale e trasmissione dei dati alle ASL; • all'Ispettorato del Lavoro: aumento degli " effettivi " , metodi di indagine che privilegino la qualità alla sola quantità delle ispezioni, priorità al lavoro "nero", all'evasione contributiva e alla intermediazione di manodopera, coordinamento con gli altri organi di vigilanza (ASL, INPS, Guardia di Finanza), rapporto di collaborazione con RSU e Sindacato; • alla Magistratura: creazione di un "pool" specializzato su infortuni e malattie professionali, stop alle prescrizioni e archiviazioni facili, collaborazione tra PM e Servizi ASL, collaborazione tra PM e avvocati delle parti lese, indagini più tempestive, maggiore rigore nei sequestri; • alla Scuola: estendere l'esperimento dei corsi per gli studenti delle medie superiori, inserire nei programma curricolari e nella formazione degli insegnanti anche i temi della sicurezza; • al Parlamento: sostenere i diritti degli RLS di accesso alle informazioni aziendali in materia di sicurezza, quello del Sindacato di costituirsi parte civile nel processo penale, sostenere il diritto soggettivo del lavoratore di rifiutare prestazioni di lavoro pericolose, ammissione al patteggiamento solo agli imprenditori che rimuovono il pericolo e risarciscono la parte lesa. Queste le proposte che il combattivo Sindacato bresciano sosteneva molti mesi fa nelle iniziative precedenti a CARTA 2000. Oggi alcune di questi elementi sono presenti nei deliberati del Governo per CARTA 2000, nel Piano Salvi, nelle circolari del Ministero della Pubblica Istruzione, ma la valenza territoriale delle proposte, le loro (ma anche nostre) difficoltà di interloquire con medici, insegnanti, magistrati, direttori ASL su questi temi è assolutamente attuale. Una domanda da povero operatore sempre alla ricerca della donazione territoriale dell'attivo sindacato bresciano: quali compiti e obiettivi "misurabili" anche per i proponenti sindacali? Laura Bodini DALLA MACCHINA DA SCRIVERE AL COMPUTER I PUNTI DI VISTA IGIENICI 1. "Fu soltanto quando, or già più d'un anno, mi capitò alle mani una di codeste macchine, e studiai il loro modo di fimzionare, o le condizioni in cui, facendole funzionare, il nostro corpo si trova, che compresi il vantaggio non lieve che si può trarre, anche dal punto di vista igienico, dal loro uso. " (pag. 45) "Vediamo ora quali siano i vantaggi igienici della scrittura a macchina, o, come si preferisce di dire, della dattilografia. Per determinare il valore dobbiamo vedere quali siano gli inconvenienti determinati dalla scrittura a penna...Ria.ssumendo, lo scrivere colla penna a lungo andare in una grande quantità di persone dà luogo ad una deformazione dello scheletro con incurvatura della colonna vertebrale e asimmetria delle spalle, e riesce sempre faticoso, perché tenendo il corpo fortemente piegato all'innanzi procura un senso di peso o di vero dolore al capo (accompagnato spesso da emorragie nasali), ostacola la respirazione e é causa di compressione degli organi addominali. Inoltre, agisce dannosamente sulla vista col . avorire la miopia e I 'astenopia" (pag. 49-51). "A tutta questa congerie di incomodi odi mali si sottrae la macchina da scrivere. Con essa tutte e due le mani e le braccia devono compiere lo stesso lavoro, quindi il corpo si conserva simmetrico; le braccia, anziché appoggiarsi al tavolino, restano libere, alzate, per poter far saltellare le dita qua e là sulla tastiera. Nessuna ragione per un contorcimento della colonna vertebrale, nessuna inclinazione della testa da una pente piuttosto che dall'altra " ... "Colla macchina lo scrivere diventa un esercizio divertente di cui di può usare anche appena finito di mangiare...il piacere della scrittura a macchina ricorda alquanto quello del suonare il piano " (pag. 52) . "Qualcuno potrebbe supporre che i malati di crampo degli scrittori, adoperando la macchina, andassero poi soggetti al crampo che potremmo dire dei macchinisti, come vanno soggetti ai relativi crampi i pianisti, i calzolai, ecc. Ma si deve considerare, che i movimenti che si fanno colla macchina sono assai più semplici di quelli che esige la peana, e manca perciò la prima condizione per lo sviluppo del crampo, la complessità del lavoro dei nervi e dei muscoli. Nelle mie note ho registrato un discreto numero ali malati di crampo degli scrittori, che ora con grande loro soddisfazione si giovano della dattilografia, e in nessuno di essi il maneggio della macchina ha fatto comparire alcuna forma di crampo. Soltanto in un caso assai grave, nel quale i crampi insorgevano anche all'infuori dello scrivere, l'uso di una macchina a grande velocità riuscì impossibile, perchè il maneggio rapido dei tasti destava pur esso delle contrazioni muscolari involontarie che interrompevano il lavoro. Anche in questo caso, però, il malato trovò un valido aiuto nelle macchine da scrivere, poichè si abituò ad usare di una di quelle dette a leva, le quali hanno lo svantaggio di scrivere assai meno rapidamente delle macchine a tasti, ma, per compenso, richiedono pel loro funzionamento dei movimenti assai semplici del braccio e della mano (pag. 56). "La rapidità é parimenti un punto che bisogna considerare nello studio igienico della macchina da scrivere. Infatti, quanto più una macchina é veloce, tanto più presto può finire il lavoro e concedere riposo al lavoratore. Sotto questo punto ali vista esse giovarlo, adr2que, anche all'igiene. Di ciò veramente non si può tenere coatto quando si tratta di persona che lavora per conto altrui, perchè il padrone nel dare il compenso del prodotto tiene conto della rapidità della macchina adoperata..." (pp. 58-59). "Se la persona é intelligente e ha una mediocre abilità di mano, si può calcolare che in una settimana, o poco più, la rapidità che acquista arriva ad eguagliare quella ella scrittura a penna, e che in qualche settimana può arrivare ad una velocità molto maggiore. La mia signora, dopo tre mesi di esercizio moderato e spesso interrotto, in una pro v a fatta scrivendo una mezza pagina sotto dettatura raggiunse una velocità di 270 tocchi al minuto," (pag. 60). "Quando chi compone non soltanto possiede una macchina da scrivere, ma dispone anche di una persona che cortesemente gli presti il proprio concorso, io gli consiglierei di dettare piuttosto che di scrivere egli stesso" (pag. 64). Visto che i vantaggi della dattilografia sono così grandi, si può egli supporre, che venga tempo in cui essa possa conipletarnente sostituire lo scrivere a penna ? Non lo credo... " (pag. 65). "La diffusione delle macchine da scrivere incontrar ora due principali ostacoli: l ' opinione di molti che sia difficile imparare ad usarle e il loro prezzo. Riguardo al primo punto abbiamo già veduto, che l ' apprendere il maneggio é facilissimo, e che in una settimana si può arrivare a scrivere colla stessa rapidità che colla penna. Alcuni si sono fitti in capo, che per imparare a scrivere colla macchina era necessario, o almeno utile, ali saper suonare il piano. E un errore "..."Quanto al prezzo delle macchine, é un fatto che esso sembra cassai alto"..."Mar, siccome dal punto di vista dell'igiene é da desiderare che le macchine da scrivere trovino, al pari delle macchine da cucire, lieta accoglienza anche nelle famiglie, così é da augurare che il loro costo scenda dall'alto livello a cui é mantenuto finora"..."la concorrenza potrebbe giovare assai; una concorrenza, intendiamoci, basata sulla moderazione dei prezzi alleata crllcr bontà del prodotto. E io esprimo il voto, che a questa concorrenza partecipi il nostro paese " (pag. 66-68). Quanto riportato é un florilegio, i passi esemplari, di uno riscoperto saggio di Giulio Bizzozero, (Le macchine da scrivere dal punto di vista dell'igiene, Nuova Antologia. 32, 1897, pp. 45-67). Rileggendolo ritornano in mente dei fatti più recenti relativi ai calcolatori e alla macchine dotate di "unità video". Ad emergere per primo é il giudizio forte espresso da Umberto Eco alla sessione di apertura del Forum sull'economia mondiale del 1999: "La società di doancini sarà divisa in tre classi che nulla hanno a che vedere con la condizione economico-sociale secondo i vecchi schemi Ci saranno nuovi proletari cioè 23 coloro che non sanno utilizzare il computer Magari sono ricchi ma non hanno conoscenza. Tra loro potrebbe benissimo esservi un re o un magnate. Si avrà una piccola borghesia, cioè gente che usa il computer in modo passivo, in micio, e non è capace di sfruttarne le potenzialità. Si avrà una nuova nomenklatura, il top della società di domani, cioè coloro che .sanno tisere pienamente il computer, Internet e tutto quanto connesso. Un hacker qualsiasi potrà benissimo essere di famiglia modesta o povera, aia lui sarà nella nontenklatura, un re tra i proletari del sapere". Viene poi in mente anche che per accertare l'impatto sulla salute della nuova tecnologia, cioè del computer, all'inizio degli anni `80 sono stati avviate, in Italia più che in altri paesi, ricerche di alto profilo, così dovevano essere, dal punto di vista scientifico e per l'applicazione pratica. La Sip, l'ENEL, le banche, auspici le organizzazioni sindacali, hanno riccamente finanziato quasi tutti gli Istituti di Medicina del Lavoro della repubblica per delle indagini ad hoc. La ricaduta principale di tali indagini é riconoscibile (oltre che in qualche indennità di rischio) nella sorveglianza sanitaria dei lavoratori, quasi obbligatoria per tutti gli "esposti " a videoterminali, non tanto (o non solo) per quelli addetti al "data-entry", quanto per tutti gli impiegati pubblici e privati che generalmente riconoscono (o dovrebbero riconoscere) un vantaggio dall'impiego del computer. La sorveglianza per gli esposti ad unità video é un tipico "business" ma prospetta sempre un rischio (e perciò un ricatto per coloro che vi sono sottoposti), che ad un certo punto venga formulato un giudizio di "inidoneità" al lavoro, di quelli senza prescrizioni; ma anche a questo (generalmente) si trova un rimedio. Occorre ricordare, per i più esigenti, che Giulio Bizzozero (1846-1901) é lo scienziato che in Italia ha introdotto lo studio sperimentale nei fenomeni patologici ricorrendo diffusamente all' impiego del microscopio; secondo Camillo Golgi "Si può pur anche affermare che l'opera di Giulio Bizzozero diretta al rinnovamento igienico con intenti di rinnovamento sociale fu così feconda per cui non saprebbesi dire se egli più eccella quale maestro e cultore di scienza, oppure quale apostolo dei più severi principi di igiene..." (Enrico Gravela, Giulio Bizzozzero. Umberto Allemandi & C., Torino 1989). L'apostolato igienico-sociale é testimoniato tra l'altro da una "Scuola" al cui vertice si colloca Luigi Pagliani (1847-1932), quello della legislazione sanitaria Crispi-Pagliani del 1888, da una intensa attività presso il Consiglio Superiore di sanità e quindi nel parlamento e dalla divulgazione di una nuova concezione dell ' igiene e della medicina sociale attraverso un varietà di monografie e di contributi su riviste. Scrive di lui Pogliano: "Sullo scorcio di secolo proprio mentre più acuto si faceva il conflitto sociale, egli volle mettere sul banco degli imputati, dalle colonne prestigiose dello < <Nuova Antologia> >, la grettezza culturale e l ' individualismo imprevidente dei ceti proprietari; additò per contro la .strada di una <<religione di Stato>>, per un ' azione di contenimento degli arbitri privati e delle < <colpevoli audacie> > della libertà (l ' impresa" (Fogliano C., Bizzozero, in: Porter R., a cura di, Dizionario biografico della storia della medicina e delle scienze naturali, Tomo I, Franco Maria Ricci Editore, Milano 1985). Conviene ritornare sui problemi posti dalla associazione tra impiego di unità video e salute. Anche trascurando la letteratura italiana e basandosi su quella prodotta in altri paesi é possibile oggi giungere a delle considerazioni che se non possono essere considerate come conclusive, sono da assumere come abbastanza consolidate e meritevoli di attenzione: I) Per coloro che impiegano unità video e specialmente per coloro che li usano in maniera continuativa, per più di quattro ore al giorno, esiste un supporto empirico per parlare di una più alta prevalenza di disordini muscolo-scheletrici, alterazioni cutanee, problemi oculari e disturbi psicologici. Si presenta un dilemma: tale prevalenza é significativamente più elevata tra coloro che utilizzano unità video che in gruppi diversi e comparabili di lavoratori che non fanno uso di unità video? ; esiste, tra le altre, anche la difficoltà di trovare un gruppo di controllo di lavoratori che non abbia usato o non usi privatamente o clandestinamente il computer e la play-station. 2) Le evidenze disponibili rispetto alle possibili associazioni tra fattori psicosociali (compreso lo stress) e impiego di unità video mettono principalmente in evidenza l'importanza decisiva di alcune variabili: il fatto che i lavoratori siano pagati poco, il fatto che siano poco specializzati e che abbiano scarse prospettive di carriera , il fatto che siano anziani invece che giovani. Rispetto a questo genere di conoscenze é giusto o no domandarsi cosa c'entra lo attuale standard di sorveglianza sanitaria per coloro che fanno uso, quasi sempre traendone vantaggi, di unità video'? Cosa c'entra il giudizio di idoneità emesso obbligatoriamente in occasione della sorveglianza sanitaria. Una modesta proposta: se é ormai inevitabile, e chi lo sa per quanto tempo, convivere con la pletora di medici competenti, se non é più possibile fare a meno di atti di sorveglianza sanitarie e di giudizi di idoneità, perché, a parità di spesa, i medici competenti, o almeno una parte di loro, quelli più dinamici, eventualmente supportati da altri tecnici, non vengono impiegati (a chiamata, in regime di pronta disponibilità) per effettuare la sorveglianza, esprimere giudizi di idoneità e eventualmente formulare prescrizioni, ai posti di lavoro che debbono accogliere, come avviene sempre più di frequente, i lavoratori interinali e più in generale quelli atipici? Gli stessi potrebbero anche essere vantaggiosamente impegnati per saldare il debito formativoinformativo, previsto dalle norme vigenti, per questi stessi lavoratori. Francesco Carnevale 24 ATERIALI DI LAVORO CAMPANIA EPIDEMIOLOGIA BASATA SULLE EVIDENZE a cura di Laura • • • • Bodini Dopo avere sentito Paolo d'Argenio a Rimini, ho sottratto alla sua ritrosia un prezioso volume di 60 pagine che fa il punto sull'esperienza dei SEP (Servizi di Epidemiologia e Prevenzione della Regione Campania), non contenta mi sono fatta mandare anche alcuni dei loro preziosi bollettini epidemiologici per capire quanto con poche forze, tante idee precise e metodo rigoroso è possibile fare su un ampio ventaglio di problematiche di salute territoriali. I SEP sono presenti in tutte le 13 ASL della Campania e sono coordinati da un Osservatorio Epidemiologico Regionale oltre che in contatto costante con I'ISS, ma hanno soprattutto creato intensi collegamenti formali e informali con tutti gli altri soggetti, una rete integrata, un sistema di formazione e comuni-cazione interna ed esterna. Nel difficile passaggio da 61 USL a 13 ASL i SEP campani hanno garantito la continuità del Sistema di Sorveglianza adeguandolo a quello di altre regioni, informatizzandolo, rendendolo più tempe-stivo e quindi più pronto in caso di emergenze infettive e ambientali, più preciso nelle analisi spaziali e temporali delle cause di morte, nella gestione delle emergenze, nello studio sulla qualità delle nascite, nell ' osservazione territoriale. Avviati nel 1995 I SEP campani sono passati nel 1999 da 28 a 33 medici da 3 a I I ASV, da 17 a 29 telefoni, ma anche sono aumenta-ti in strumenti essenziali quali: fax, computer, stampanti, scan-ner, collegamenti internet, lavagne luminose, proiettori dia e video, insomma quelle dotazioni "moderne " che un esterno al sistema sanitario di prevenzione giudicherebbe patetiche e ovvie ma che noi sappiamo quanto faticosamente acquisite per un lavoro anche di comunicazione e informazione con il mondo esterno. In tutto il territorio regionale i SEP devono coordinare attivi-tà e programmi di prevenzione e sistemi di sorveglianza su: •malattie infettive con particolare attenzio- ne a tbc, epatiti virali, brucellosi, leishmaniosi viscerale; investigazione e intervento in caso di focolaio epidemico; seguire i programmi di vaccinazione obbligatorie e facoltative; sorveglianza delle cause di morte; sorveglianza sulle nascite (malformazioni, sottopeso, etc) Oltre a queste attività costanti vi sono programmi locali basati su evidenze epidemiologiche storiche o acute legate appunto ad una gestione sistematica delle fonti informative correnti (registri di patologia, dimissione ospedaliera, cause di morte, certificati di assistenza al parto, notifiche, registri di inva-lidità civile, esenzione ticket, assistiti ambulatoriali in oncologia, archivio tumori, etc..) Ovviamente un continuo sistema di miglioramento delle compilazio-ni, reso più efficiente dal semplice ma non scontato fatto che chi compila un certificato, una notifica lo farà meglio se saprà che è e sarà utile, che la pagina verrà letta e inserita in un sistema di sorveglianza, sarà utile per studi e interventi, piuttosto che brutalmente "archiviata". Troviamo nei SEP campani allora programmi specifici di intervento con un forte connotato territoriale. Sono stati aggrediti per tempo i focolai epidemici di brucellosi, botulismo e di epatite A in alcune ASL. Si sono adeguate le strategie e le offerte vaccinali, cooperando con i servizi della età evolutiva ed i medici di medicina genera-le per le malattie prevenibili appunto con le vaccinazioni, seguendo anche lo stato vaccinale di profughi ed immigrati effet-tuando campagne vaccinali nei centri di accoglienza. Ricordo che uno degli obiettivi del Piano Sanitario Nazionale 1998-2000 è appunto la copertura vaccinale ed i SEP Campani dispongono appunto della metodologia e dell'esperienza per valu-tare in modo affidabile tali indicatori. così come la campagna per incentivare l'uso del sale iodato in zone interne della regione dove ancora era endemico il gozzo carenziale. Dal punto di vista istituzionale ma soprattutto funzionale essen-ziali i rapporti dei SEP con la rete dei Distretti, tenendo anche conto che i compiti dei due livelli del sistema sanitario sono stati definiti anche da una legge regionale. Oltre alle precedenti numerose attività, i SEP (e anche qui sta la differenza con altre esperienze) hanno curato la comunicazione dei problemi e dei risultati al mondo sanitario, al territorio, alla comunità scientifica. Testimonianza sono sia le numerose pubblicazioni scientifiche che i rapporti epidemiologici regionali o di ASL. SNOP è ultima a parlarne perché i SEP campani, da quando sono nati (4 anni) hanno contribuito a riviste prestigiose nazionali e internazionali di epidemiologia, igiene, pediatria, alimentazione, etc. Così come di loro hanno detto un gran bene da Atlanta a Roma. Ma oltre alla comunicazione scientifica più tradizionale l'ele-mento veramente innovativo è la capacità di fare informazione con strumenti agili e mirati (i bollettini epidemiologici di ASL) inviati sia a sanitari addetti ai lavori che in modo programmato a seconda degli argomenti a insegnanti, imprese. Bollettini altamente specifici su dati puntuali locali. Per saperne di più: SEP NA I Napoli tel. 081.2547321 fax 081.2547481 SEP NA 2Quarto tel. 081.85526 I 0 fax 081.8767552 SEP NA 3 Casoria tel. 081.705 I 472 fax 081.705 1406 SEP NA 4 Somma Vesuviana tel. 081.5314503 fax 081.531451 1 SEP NA 5 Castellammare tel. 081.8726328 fax 081.8726 105 SEP CE I Caserta tel. 0823.350925 fax 0823.350924 SEP CE 2 S.Maria Capua tel. 0823.89 1522 fax 0823.810274 SEP BN I Benevento tel. 0824.21041 fax 0824.23154 SEP AV 2 Atripalda fax 0825.293419 SEP SA I Angri tel. 081 947773 fax 081.947773 SEP SA 2 Salerno tel. 089.694373 fax 089.943597 SEP SA 3 Vallo della Lucania tel. 0974.71 1129 fax 0974.712576 L'elevata mortalità per cirrosi (e nel caso delleASL di Napoli e Caserta anche di tumore al fegato) è stata attribuita all'ele-vata circolazione di virus dell ' epatite B e C in Campania, con tutte le conseguenze preventive del caso. Così come l'elevata incidenza di mortalità per tumori e più in generale per malattie all'apparato respiratorio è associata all ' elevata prevalenza di fumatori, la più alta in Italia. Si sono osservati un eccesso di mortalità per tumori alla vescica in zone di lavorazione delle pelli. Ma anche una sorveglianza sulle lesioni da fuochi di artificio ha dato qualche successo 25 DOPO IL CONVEGNO DI RIMINI a cura di Luigi Salizzato Si è tenuto a Rimini, nei giorni 1 e 2 giugno 2000 un seminario, organizzato dalla SNOP, su " Piano Sanitario Nazionale, la strategia dei patti per la salate: le pospettive di intervento per la rete della pre re nuore ". Snop ha invitato gli operatori dei servizi pubblici di prevenzione a un'iniziativa seminariale d'informazione e confronto sullo stato e sugli sviluppi delle attività di prevenzione nel nostro paese. L'iniziativa è stata preceduta da un articolato dibattito tra i soci, reso possibile anche dall'utilizzo dei nuovi strumenti di comunicazione elettronica, sulle priorità e sui contenuti di un programma di ]avoco in grado di consentire alla nostra Società Scientifica di adeguare la propria linea di azione per continuare a svolgere il proprio ruolo di stimolo all'innovazione e di sostegno al sistema dei servizi di prevenzione. Per chi fosse interessato, i contenuti del dibattito preliminare al seminario, come pure le sintesi di molti degli interventi svolti a Rimini, sono consultabili sul nostro sito web www.snop.it . 26 La ricchezza del dibattito avviato. la varietà dei temi e dei punti di vista espressi rappresentano una risorsa che va ulteriormente coltivata, mantenendone le caratteristiche di libera espressione che consentono a chiunque sia in qualche modo interessato a dare il proprio contributo e a mettersi in rete e quindi in discussione con gli altri. D'altra parte si pone il problema di pervenire anche a delle sintesi ideali e programmatiche che ci consentano eli sostenere azioni efficaci per il raggiungimento di obiettivi condivisi. Dall'insieme degli spunti e delle idee espresse stiamo quindi cercando di individuare alcune priorità, senza pretese di eccessive sistematizzazioni, ma procedendo per gradi con l ' individuazione di temi di maggiore interesse, su cui organizzare gruppi di lavoro nazionali e definire una linea di azione sia come SNOP sia con il contributo di altri soggetti culturali ma anche direttamente operativi. Per il Seminario di Rimini abbiamo scelto come cornice di riferimento il Piano Sanitario Nazionale e la strategia dei Patti per la salute, intesi come opportunità per sviluppare alleanze tra i diversi attori sociali che consentano di intervenire efficacemente per contrastare i rischi e quindi l'insorgere delle principali patologie negli ambienti di vita e di lavoro, quindi per fare prevenzione ma anche per garantire la promozione della salute dei cittadini. La prima giornata del seminario, sul tema generale, è stata organizzata in una sessione unica, in cui erano garantiti contributi articolati sia per i diversi punti di vista (Dipar timento di Prevenzione. Arpa, Autonomie Locali, Ministero della Sanità), sia per gli argomenti da noi ritenuti prioritari per sostenere una nuova strategia di politica per la salute (prevenzione inutile, epidemiologia, comunicazione, formazione e profili professionali). La seconda giornata è stata articolata in due sessioni. una per fare il punto su un patto che può essere ritenuto un test di prova per la politica sostenuta dal Piano Sanitario Nazionale, sia per ]'importanza dell'obiettivo concordato, sia per la solennità con cui è stato sottoscritto, e cioè "Carta 2000" per la sicurezza sui lavoro, presentata a Genova nel dicembre 1999, e su cui abbiamo chiamato al confronto i principali sottoscrittori del patto per verificare con i vari interlocutori lo stato degli adempimenti relativi ag]i impegni assunti e lanciati a Genova, ed un'altra sessione per approfondire la conoscenza di uno strumento utile a migliorare il modo di lavorare dei nostri Servizi, cui avevamo già dedicato una sessione di studio nel Convegno di Senigallia, e cioè l ' Accreditamento per ]a qualità. su cui svolgere un a g giornamento con il cont ributo di chi aveva esperienze concrete da illust r are. I rapporti d'integrazione tra i protagonisti professionali e istituzionali e i temi oggetto di confronto rappresentano il risultato delle iniziative che SNOP ha sostenuto in questi anni, cercando di contribuire a migliorare le opportunità di sviluppo di un sistema integrato ed efficace di Servizi per la prevenzione sanitaria e ambientale (si vedano, ad esempio, nel sito interne' SNOP, gli atti del convegno nazionale di Senigallia, 23-24 ottobre 1997: "La prevenzione verso il 2000 - Dipartimento e Arpa: un sistema a rete " ). Le giornate di Rimini hanno visto la partecipazione attenta di numerosi operatori dei Servizi, ma anche di altri attori del sistema di prevenzione, in rappresentanza delle diverse realtà regionali. I temi trattati sono stati generalmente considerati attuali e di grande interesse per affrontare e comprendere meglio i problemi della nostra attività come professionisti della prevenzione. Non sono mancate le sorprese, peraltro piacevoli, come la comunicazione data da Massi- mo Valsecchi nel suo intervento sull'accoglimento, da parte della XII Commissione della Camera dei Deputati, della sua proposta di abolizione di una serie di attività inutili, tra cui tanto per capirci i libretti sanitari per gli alimentaristi (per chi non se ne ricordasse la proposta, fatta assieme a Sandro Cinquetti e poi sottoscritta da molti altri operatori dei Servizi dell'Area Igienistica, è riportata nel n. 51/52, dicembre 1999, della rivista SNOP). La Commissione ha impegnato il Governo ad adottare un provvedimento urgente per sancire questa Sua determinazione. "Strategia dei patti per la salute" e "Prospettive di intervento per la rete della prevenzione" sono le due chiavi di lettura di un percorso di rinnovamento su cui SNOP ha chiesto e ottenuto i! confronto con gli interlocutori presenti al seminario. Snop, in quanto Società scientifica e culturale, si candida a rappresentare e ad interpretare un'idea di prevenzione e di promozione della salute come frutto dell'azione coordinata di più soggetti professionali (sistema pubblico, sistema di impresa) e discipline (gli specialismi del Dip.to di prev.ne, delle Agenzie per l'Ambiente, degli Zooprofilattici....... ) che si rapportano a diversi interlocutori professionali e culturali (Aziende sanitarie territoriali ed ospedaliere, Istituti di studio e ricerca, Università, altre amm.ni pubbliche: 1SS, ISPESL, Inail, Ispettorato...), istituzionali (Parlamento, Governo, Autonomie locali) e sociali (Sindacati, rappresentanze dei cittadini). I Patti per la salute spostano l'obiettivo del Servizio Sanitario dall ' assistenza alla salute, allargano il numero dei soggetti titolari di azioni per la salute, e quindi anche le risorse disponibili, investono sul futuro (la promozione della salute), con una visione più chiara dell'oggi (uscire dalla logica domandaofferta, cliente, import-export per descrivere, valutare e risolvere i problemi derivanti dai bisogni dei cittadini). Se in un determinato territorio prevalgono problemi di salute derivanti da condizioni di rischio individuabili e sulla cui soluzione può essere determinante l'azione integrata di più soggetti, il Servizio Sanitario Nazionale, oltre a fare quello che ha sempre fatto e cioè organizzare l ' assistenza, .fornisce il proprio contributo specialistico agli altri attori stabilendo con loro un patto finalizzato a contrastare efficacemente quei problemi (il SSN non è più autoreferente ma supporta l'azione degli altri soggetti diversamente responsabili). Attenzione a non utilizzare i patti per nascondere le reali responsabilità: il potere di azione non è uguale per tutti, non si può quindi porre ad es. un ' enfasi eccessiva su campagne informative-educative, sugli stili di vita piuttosto che sulle azioni dell ' Amministrazione (le campagne contro d'Unto di uno Stato che mantiene il monopolio dei tabacchi). La strategia dei patti consente di affrontare, con maggiori probabilità di successo, problematiche storicamente affrontate dai Servizi di Prevenzione, in modo più o meno isolato da un contesto di alleanze almeno negli ultimi anni, come ad es. quelle derivanti dalle condizioni di lavoro ma anche dallo stato dell'ambiente di vita (tra Servizi e Consumatori non corrono generalmente buoni rapporti) ed inoltre problematiche di cui i Servizi di Prevenzione 'si sono storicamente occupati poco (incidenti domestici), o per niente (incidenti stradali ma anche malattie tumorali, a] di fuori di un contesto eziologico puramente lavorativo, cardiovascolari o invalidanti come possono essere molte patologie degenerative o psichiatriche). Naturalmente il ruolo dei Servizi di Prevenzione cambia a seconda degli obiettivi del Patto, sarà in generale di supporto alla definizione, realizzazione e valutazione dei programmi e delle azioni attraverso gli strumenti dell'epidemiologia descrittiva e valutativa, della comunicazione del rischio, dell'educazione alla salute, della rete di relazioni con gli attori professionali e sociali secondo una visione dei "lavorare con" e quindi non autoreferenziale ma di rete, sarà anche di competenza specialistica nelle azioni che si svolgono sui temi propri del livello di assistenza specifico (PSN, D.L.229199) Per quanto riguarda le prospettive per la rete della prevenzione, vanno ulteriormente sviluppati rapporti di lavoro integrati tra i diversi soggetti professionali, sia sanitari che ambientali, sostenendo processi operativi concordati e garantendo quindi prodotti interdisciplinari, non come sommatoria ma come sintesi di contributi specialistici. Il Dipartimento di Prevenzione va ripensato come Macroarea organizzativa aziendale con un forte ruolo di supporto all ' innovazione (sviluppo degli strumenti necessari per una politica di promozione della salute), questa prospettiva di sviluppo condiziona fortemente la possibilità di successo sia nei campi di intervento tradizionali sia nei campi di nuovo impegno, il venire meno di questo ruolo allontanerebbe le possibilità di successo per tutti i livelli di assistenza sanitaria (Distretto, Ospedale e Prevenzione). ln questa prospettiva di lavoro si individuano alcuni problemi da affrontare: • problema di accettazione de] ruolo da parte sia dei Servizi (informazione e coinvolgimento dei professionisti), sia delle AUSL (investimenti); • problema di adeguare gli strumenti del nostro lavoro (appropriatezza, prevenzione inutile, epidemiologia, comunicazione, educazione, formazione, profili professionali); • problema di sostenere le alleanze professionali (Agenzie per l'Ambiente), sociali (Sindacati, Cittadini),istituzionali (Enti Locali); • problema di attuare in modo generalizzato il modello organizzativo previsto dal D.L.229199. (Dipartimento di Prevenzione, lavoro coordinato con gli altri protagonisti professionali); • problema di migliorare le modalità di lavoro dei Servizi di Prevenzione, progettando e attuando iniziative di miglioramento almeno con i seguenti criteri: valutazione di appropriatezza degli interventi di prevenzione (iniziative contro la prevenzione inutile); organizzazione dell'offerta in funzione delle esigenze dei cittadini (decentramento attività e messa in rete degli attori professionali); individuazione delle priorità di intervento (gravità e diffusione dei rischi, rilevanza sociale, cogenza delle norme); reinterpretazione delle funzioni di vigilanza (utilizzo coordinato di tutti gli strumenti disponibili, di informazione, assistenza, sanzione: dalla "prevenzione contro" alla "prevenzione con" ^►dalla "vigilanza" al "controllo" "Adal controllo "sugli oggetti" al controllo "sui processi" '4dal sistema "delle regole e delle norme" ali ' " autocontrollo") Tutti gli interventi meriterebbero di essere riferiti per i] contributo dato dai relatori all ' approfondimento dei temi loro . assegnati, il dott. Carradori(Direttore Generale dell'AUSL di Rimini), il dott. Poli(del Ministero della Sanità) e la dott.ssa Carlozzo(esperla di politiche per la salute) in particolare si sono soffermati sulle politiche di Piano Sanitario, data l'articolazione delle considerazioni sviluppate nel loro intervento contiamo di poterne riportare una sintesi sulla nostra pagina web. L' ing. Minarelli (Direttore Generale di Arpa Emilia Romagna) ha analizzato le caratteristiche delle attività delle Agenzie per l'Ambiente. fortemente connotate da processi operativi di vigilanza e controllo (orientati al rispetto delle norme), di protezione ambientale (orientati alla conoscenza dell ' ecosistema) ma ancora deficitarie rispetto alla prevenzione integrata tra salute e ambiente (orientata allo sviluppo sostenibile); la capacità di dare un proprio contributo al 27 sistema a rete della prevenzione è stata indicata come prospettiva di crescita per il sistema delle Agenzie Ambientali. Le Agenzie sono disponibili a fare la loro parte come nodo della rete, ma se si vuole fare prevenzione integrata bisogna prendere atto della differenziazione istituzionale che richiede uno sforzo comune per l'integrazione ben oltre quanto fatto finora. Si è già riferito del dibattito sviluppato tra i soci in preparazione del seminario di Rimini; gli interventi che hanno completato il programma della prima giornata hanno cercato di operare una prima sintesi di alcuni temi che si potrebbero definire "strumenti per l'innovazione". Valsecchi per la prevenzione inutile, Baldasseroni e D'Argenio per l'epidemiologia, Palazzi per la comunicazione e Volturo per la formazione hanno presentato un insieme di esperienze concrete, riflessioni ma anche punti prioritari di un possibile ulteriore programma di iniziative, che ha già visto nascere nelle ore seguenti, in modo più o meno informale, nuovi gruppi di lavoro nazionale (i veterinari per l'analisi delle proprie attività inutili, la formazione per l'epidemiologia, la prevenzione basata sull'evidenza), questi contributi sono disponibili sulla nostra pagina web. Anche l'appuntamento SNOP di Rimini su CARTA 2000 è andato molto bene sia per la partecipazione qualificata (il Coordinamento delle Regioni, l'ottimo Smuraglia, il nuovo e battagliero sottosegretario al Lavoro Paolo Guerrini, il Sindacato, INAIL, ISPESL, CIHP, Ambiente & Lavoro) che per le proposte: un quasi Genova 2. É emersa la necessità di: • territorializzare le proposte di Carta 2000 a livello delle varie regioni e qui SNOP si impegna a sviluppare la propria iniziativa nel confronto con regioni, forze sociali, provveditorati, altre associazioni, parlamentari locali, ovvero un " patto per la salute federalista e tematico" • sviluppare un modello " forte" di prevenzione e controllo dopo 626 e 494, modello inter e multidisciplinare, programmato , con sistemi informativi chiari, partecipato, non asimmetrico tra vigilanza e "resto del mondo" (informazione, assistenza e formazione, lavori di comparto con RLS e imprese, etc) • recuperare i "grandi assenti" (datori di lavoro, lavoratori) dal nuovo processo innescato dalle direttive UE, che dovrebbero invece essere gli attori principali • recuperare la legalità del lavoro (vedi le utili proposte del Ministero del Lavoro su coordinamento INPS, IdL e INAIL) • svegliare l'addormentato Mi(ni)stero della Sanità 28 • mantenere un livello alto di vigilanza politica sulle proposte in corso di discussione o di abbandono definitivo: Testo Unico, figure professionali, decreto su VDT, formazione, ruolo RLS, appalti pubblici, coordinamento tra Ministeri, etc. Nella Tavola Rotonda dedicata all'Accreditamento nei Servizi di Prevenzione sono state presentate esperienze "sul campo", quindi con taglio molto praticooperativo, condotte in ambito di Prevenzione negli ultimi anni. Non solo sperimentazioni di modelli regionali, come quello piemontese, marchigiano ed emiliano-romagnolo, ma anche di Servizio (Medicina Lavoro ASL Roma C), di Sistema a Rete per l'Ambiente (ARPA Emilia-Romagna) e di Funzione di Supporto (manuali per la Educazione Sanitaria e per la Formazione - Gruppi Pocetta e Renga-Morosini-Tonelli-Ronchetti). In grande sintesi , sono emersi i seguenti punti: 1) l'approccio diffuso ad un modello di Accreditamento direttamente orientato alla ricerca di criticità organizzative e di funzionamento da un lato e di percorsi di miglioramento e cambiamento dall'altro ; una attenzione particolare nei 2) Servizi di Prevenzione (ARPA compresa) alle Funzioni di supporto come appunto la Formazione, la Educazione sanitaria, la Comunicazione e le Relazioni con i cittadini; la esigenza di un riorientamen3) to dei modelli di Accreditamento fino ad ora sperimentati in Prevenzione, decisamente rivolto ai cittadini l utenti e sempre meno "auto-referenziale" (i professionisti della prevenzione per e con i cittadini); la opportunità di ritarare le 4) esperienze cd i modelli attivati, su nuovi "standard" di qualità imposti dal cambiamento di " offerte " che i Servizi di Prevenzione saranno tenuti a realizzare applicando il Piano Sanitario Nazionale ed i Piani regionali e locali (Patti territoriali di salute). Per concludere si esprime l'auspicio che il clima di partecipazione attiva ai lavori del seminario continui anche per le iniziative che ci aspettano e su cui ci siamo tutti impegnati ad essere protagonisti, chiunque altro si senta interessato a partecipare è naturalmente il benvenuto. ANNOTAZIONI DI UN PARTECIPANTE A MARGINE DELLA SESSIONE DI ACCREDITAMENTO Ancora una volta il tema dell'accreditamento, ossia della valutazione di adeguatezza a standard convenuti, dei servizi di prevenzione ha raggiunto un buon risultato. Si conferma così uno dei temi privilegiati del dibattito attuale in seno all'associazione e, più in generale, in seno alla comunità degli operatori. Certo a Rimini si sono sentite soprattutto le voci di chi all'accreditamento tiene di più per ragioni ovvie: dirigenti di vertice, organizzatori dei servizi, laureati in genere. Tuttavia il piano della discussione era, per così dire, nobile, condivisibile da tutti gli operatori, dirigenti supremi o meno. In realtà questo dell ' accreditamento, cioè della verifica del proprio modo di operare é l'unico piano per il quale non é accettabile alcuna remora. Non ci si può sottrarre a questo livello di discussione se si vuol parlare di lavoro "ben fatto" in scienza e coscienza. E chiaro che indietro non si torna: l'aneddotica circa la bravura e l'efficacia operativa di questo o quel servizio ha fatto il suo tempo. Non é pensabile che in futuro si possa giudicare della bontà dell ' azione di un gruppo operativo, sia esso un reparto ospedaliero, un servizio sul territorio, un'infrastruttura amministrativa, senza che esso sia stato almeno sottoposto a una procedura di valutazione di con gruità. Il resto sarà sempre di più caotico sgomitare per un posto al sole nelle vicinanze del potere per il potere. Detto questo, tuttavia, bisogna dire che se l'accreditamento é condizione necessaria, non é però condizione sufficiente. Intanto bisogna intendersi sul termine: che ci mettiamo dentro? L'adesione formale a condizioni strutturali, come spesso é nell'accreditamento delle strutture di diagnosi e cura private, effettuato da parte del pubblico (spesso addirittura da parte degli stessi Dipartimenti della Prevenzione)? La traduzione nello specifico sanitario (italiano) delle celebratissime norme ISO della serie 9000? Altro? Le risposte a questo quesito preliminare sono gravide di conseguenze. Un secondo punto cruciale: si può accreditare una parte per il tutto? Cioè é lecito, legittimo, opportuno, sensato, accreditare la propria struttura, a prescindere dalle o, peggio, in contrasto con le politiche della qualità complessive dell'azienda ? In questa domanda risiede un interrogativo cruciale: l'accreditamento é un processo dall ' alto verso il basso, dal top-management alla fine, o può conoscere anche varianti a partire dalla volontà degli stessi operatori periferici ? Ancora una volta non sfuggirà la valenza "politica" di impostazioni differenti. A Rimini il contrasto é emerso evidente grazie anche alla presenza da una parte del Direttore dell 'ARPA Emilia-Romagna, Edolo Minarelli, e dall ' altra dalle presentazioni di due operatori dell 'ASL di Roma, Fulvio D'Orsi, responsabile di un Sevizio di prevenzione negli ambienti di lavoro, di Roma a sua volta responsabile di un ' UO di formazione e aggiornamento. Minare/li, con appassionata partecipazione, parlava in prima persona della necessità per la struttura da lui diretta (centinaia di persone) di sottoporsi a accreditamento, anche nella consapevolezza che con le regole da rispettare non si può barare. Un'esigenza, insomma, di indispensabile efficienza nelle morte gore dell ' amministrazione pubblica, da sempre allergica a qualsiasi forma di controllo del proprio operato. Nel secondo caso i due operatori romani riferivano della loro esperienza sottolineandone soprattutto gli aspetti di autocoscienza dei limiti insiti nell'usuale modus operandi, afflitto dalla malattia della routine. In loro gli aspetti motivazionali, di consapevolezza del proprio operare prevalevano su tutti gli altri. Infine un ultimo punto non meno importante: a chi l'onere della verifica del rispetto delle " regole " ? Qui le diverse relazioni hanno delineato uno scenario riconducibile a due tipologie. Una prima si riferisce a . forme di controllo autogestito dal pubblico. A tale tipologia si riferiscono le vere e proprie autoverifiche del tutto interne allo stesso personale della struttura interessata, ma anche quelle . forme di controllo incrociato tra dipendenti del sistema sanitario pubblico appositamente tirocinati a questo lavoro e che effettuano delle "visite" programmate ad altre strutture " pari grado" di zone geografiche diverse. La ragnatela delle amicizie, partecipazioni a medesime associazioni, interessi in comune rende questo genere di controlli di natura differente da veri e propri controlli esterni. L'altra modalità prevede invece che il controllo sia . fatto veramente da personale appartenente a organismi estranei, prevalentemente privati e specializzati in questo genere di lavoro. Una particolare variante di questo secondo genere di controlli é stata descritta dalla d.ssa Carlozzo rappresentante del Gruppo delle Città Sane, organizzazione affiliata all'OMS che promuove l ' adozione di politiche pubbliche di maggior salute nell ' ambito della prevenzione primaria dei rischi per la salute legati alla vita nelle grandi città. L'adeguatezza della situazione organizzativa di Bologna, città partecipante al movimento, é stata valutata da un apposito "panel" di esperti di diversi paesi europei, in primo luogo inglesi, appartenenti a università, centri di ricerca, organismi accreditati a loro volta, che nel corso di una " visita " protrattasi per alcuni giorni hanno esaminato con rigore e pignoleria ogni aspetto d ' interesse per la procedura di accreditamento. Hanno infine redatto un report che, con la consueta franchezza tipica della tradizione culturale anglosassone, ha colto molto bene pregi e limiti dell'esperienza in corso, dando preziosi consigli per il miglioramento della perfomance dell'organizzazione coinvolta. Certo devono essere stati giorni di fuoco per quei colleghi italiani sottoposti a "visita" di verifica. Tra i tanti aspetti rimasti sullo sfondo della discussione anche quello del significato della "visita": affidi( o "revisione tra pari ", cioè puntuale verifica del rispetto di requisiti contenuti in norme di buona tecnica e manuali di buona conduzione o libera discussione sui punti critici? La filosofia sottostante ancora una volta differisce: nel primo caso c'é la volontà di raggiungere un traguardo di qualità, nel secondo soprattutto quello . di procedere a una revisione del proprio assetto organizzativo attraverso la consulenza specialistica di chi é esperto nel campo. Ma in questo caso il dibattito segna il passo: la scarsa numerosità delle esperienze strutturate, base indispensabile per entrare nel merito segna il limite di una discussione che al momento risulta eccessivamente irta di termini gergali, talora troppo libresca e poco vissuta. La passione dei relatori, raramente dimostrata come in questa occasione, l ' attenzione costante dei presenti, pur penalizzati da alcuni inconvenienti tecnici iniziali e da una sala non perfetta, stanno a testimoniare come la nostra associazione e in particolare gli organizzatori di questa sessione, Aligi Cardini in primis, abbiano saputo cogliere uno dei temi dominanti nel dibattito odierno sui servizi di prevenzione e, più in generale, sulla prevenzione nella sanità pubblica. Considerando il tema della "Prevenzione basata sulle prove" di efficacia, premessa indispensabile a qualsiasi discorso sull'accreditamento, si delinea uno scenario di grande respiro per tutto il mondo degli operatori impegnati sul campo. Anche la nostra associazione trova motivo di rinnovato impegno su questo terreno, rimarcando una volta di più la comunanza d'intenti di tutto il mondo della prevenzione, a prescindere dalla propria collocazione specialistica, nel grande grembo della rimozione dei fattori di rischio per la salute umana e della promozione degli aspetti positivi della salute. Non si poteva chiedere di più a un 'assise che segna, dopo tre anni, la ri p resa delle occasioni d'incontro dedicate al mondo degli operatori che hanno SNOP come riferimento culturale e scientifico. 29 TUTELA DELLA SALUTE DELLA DONNA RUOLO DEL SERVIZIO PUBBLICO DI PREVENZIONE Marco Crema Segreteria Snop Sicilia SNOP, per chi non lo sapesse, raggruppa, qui in Sicilia, la gran parte degli operatori presenti nei Servizi pubblici di prevenzione. E a proposito di servizi è nostra convinzione che il ruolo del Servizio di Prevenzione della ASL non può e non deve essere limitato all'esercizio di una attività di controllo e vigilanza burocratica sulla applicazione della normativa vigente, ma piuttosto indirizzato ad una reale valutazione dei rischi presenti nei luoghi di lavoro. A questo modo di procedere è corrisposto ormai da anni da parte della SNOP lo sforzo di dare dignità scientifica a atti e competenze che altrimenti verrebbero espletati in modo polverosamente burocratico. E da ricordare, nel caso specifico, che le difficoltà incontrate finora dalle lavoratrici madri a ricevere una adeguata informazione in tema di rischi per la salute, per la capacità riproduttiva e per la gravidanza, da una parte, sono dipese da carenze informative anche da parte degli operatori sanitari, (appiattiti sul controllo formale del rispetto di procedure previste dalla legge), dall'altra hanno generato fenomeni di abuso, quale la richiesta del congedo anticipato con la diagnosi di comodo della minaccia d'aborto, che finiscono per ledere la credibilità del sistema e a lungo andare ritorcersi contro le lavoratrici stesse. Sosteniamo pertanto da anni come Società che i Servizi di Prevenzione, essendo preposti istituzionalmente alla difesa e alla promozione della salute dei lavoratori tutti, hanno la conoscenza reale dei luoghi di lavoro nel territorio e dei rischi occupazionali ivi presenti. In questi Servizi vi sono operatori quali Medici del lavoro e tecnici perfettamente in grado di valutare se un ambiente di 30 lavoro o un tipo di mansione è pregiudizievole alla condizione di gravidanza. Non si tratta di reclamare delle competenze per sete di potere o per far passare delle carte ma di rendere praticabile un percorso operativo di prevenzione ed informazione basato su questi connotati: a) la valutazione del rischio dovrebbe essere fatta da un medico del Lavoro, figura che per formazione professionale è in grado di inquadrare i rischi occupazionali rispetto alla salute riproduttiva; b) nel Servizio vi è una conoscenza diretta di molte attività produttive del territorio; c) il Servizio ha compiti di promozione e di educazione sanitaria sui temi della salute riproduttiva. Per questo aspetto un punto qualificante dei servizi territoriali di alcune realtà regionali, come ad esempio Umbria, Toscana e Veneto, è stata la raccolta di dati e l'accreditamento delle procedure seguite : interventi su specifici settori produttivi, individuazione dei fattori di rischio, identificazione delle mansioni a rischio, proposte di profili di rischio e modelli di intervento preventivo, tipo spostamento/allontanamento dal lavoro. Se tale metodologia è così ancora poco sviluppata nella nostra realtà, è dovuta anche alla ritardata istituzione dei Servizi territoriali di prevenzione e allo scarso numero di operatori impegnati, almeno per alcune figure professionali. Ma in questi pochi anni l'esperienza della sorveglianza sanitaria attivata nei confronti di una altra categoria debole ( quale soggetto da tutelare), minori ed apprendisti, è diventata per alcuni servizi occasione di informazione e educazione sanitaria rivolta a chi si accosta alla soglia del mondo del lavoro e di conoscenza di pic- cole imprese, altrimenti sconosciute agli operatori. Vogliamo far capire, al di là del lavoro strettamente sanitario, che il tipo di approccio al problema è positivamente lontano dalla pratica precedente fatta di timbri e sane e robuste costituzioni, per addivenire, anche qui ad un modello di intervento preventivo globale, sia sul soggetto/lavoratore che nell'ambiente di lavoro quale sistema /impresa. Tutto questo in una concorrenza di profili sanitari e lavoristici, che guarda caso investono il Servizio di Prevenzione Territoriale di poteri di tipo interdittivo, con richiamo allo stesso blocco normativo, e pensiamo all'inesauribile elenco dei lavori vietati a minori (alle lavoratrici madri) ai sensi del DPR 432/76, di osservanza stretta anche da parte degli Ispettorati Provinciali del Lavoro per la cura di interessi di altra natura. Ecco allora che l'occasione odierna per parlare di lavoro e tutela della salute riproduttiva dovrebbe ridisegnare un percorso nuovo : un primo indirizzo, al di là del vivace contenzioso esistente, dovrebbe portare gli Enti interessati a non scaricare sulle lavoratrici madri le ricadute negative di un dissidio interno alla pubblica amministrazione. Indipendentemente quindi dalla competenze assegnate di Istituto e dalla titolarietà della emanazione dei provvedimenti, è certo che il Servizio Sanitario Nazionale, per conto delle AUSL, ha il compito di svolgere non solo tutte le funzioni in materia di tutela della salute nei confronti di tutti i lavoratori, ma anche una importante azione di promozione e di educazione alla salute, che consenta una più corretta e puntuale applicazione della normativa rispetto al passato. In particolare deve essere valorizzato un modello di intervento, che è divenuto la pecularietà del sistema di prevenzione italiano, basato sulla conoscenza dei luoghi di lavoro e sulla professionalità e multidisciplinarietà delle figure professionali, utilizzando in tal modo tutte le potenzialità esistenti nei servizi per la individuazione dei rischi, per la loro rimozione e per la realizzazione di iniziative di educazione alla salute. Solo in tal modo sarà possibile dare tempestivamente alla lavoratrice la risposta di cui ha bisogno, in particolare in termini di • bisogni sanitari • informazione e rassicurazione circa i rischi per la gravidanza presenti negli ambienti di lavoro • conoscenza della pericolosità di certi fattori di rischio nei primi mesi di gravidanza • possibilità di tutelarsi avvalendosi della normativa di riferimento, che per quanto altamente tutelante è ancora sot- toutilizzata, quando addirittura non applicata. L'enfasi posta in questo periodo ai temi della salute nei luoghi di lavoro, come conseguente risonanza dei media sulla `626, può essere l ' occasione per reclamare ancora una volta la mancata dotazione nei servizi di risorse e professionalità specifiche per assolvere questi nuovi compiti. Progetto ambizioso dei prossimi anni consisterà nel trasformare il servizio pubblic Occorrerà senz'altro rispondere, in prima battuta, ad un debito informativo, che il Servizio ha accumulato in questi anni e rispondere a tutte le richieste di informazioni che pervengono dalle parti sociali interessate, anche con la predisposizione di linee guida utili a rendere più semplice, meno burocratica l'applicazione della normativa specifica. Tra i vari soggetti da coinvolgere un ruolo indubbiamente attivo dovrà essere sostenuto dalle OO.SS, come classica cinghia di trasmissioe con le RLS, destinatarie di tutti quegli obblighi informativi da parte delle imprese, come stabilito dal c.2 dell'art. 4 del D.L.gs 645/96. Se queste sono le premesse è pur vero che la realtà è notevolmente diversa: stiamo infatti assistendo in questi ultimi tempi ad un vero e proprio scollamento tra il mandato istituzionale (ricordiamoci che le funzioni assegnate ai Servizi Pubblici derivano dalle leggi dello Stato), e la nuova impostazione organizzativa derivata dalle Circolari del Min.Lavoro, la n.90/96 e la 66/97, e dalla recente sentenza della Corte Costituzionale la N.373 del dicembre 1997, che sovvertendo i contenuti della precedente sentenza la 58/93, sembra rimettere tutto in discussione. In pratica si sta perdendo di vista il significato e la portata delle attività devolute alla sfera di intervento in materia prevenzione dei luoghi di lavoro: il rischio è chiaramente di ricondurre il tutto ad una prassi burocratica-amministrativa scollegata da una attività di prevenzione primaria e svolta con un atteggiamento che in questi anni ha comportato un utilizzo non corretto della normativa che è rimasta altamente tutelante sulla carta. A tal proposito è preoccupante rilevare che, a fronte di una notevole diffusione dei fattori di rischio per la salute riproduttiva, la quasi totalità delle domande di anticipazione del periodo di astensione riguardano i casi di gravidanze a rischio ai sensi dell'art. 5 lett. a), mentre pochissime riguardano come motivazione la presenza di fattori di rischio per la gravidanza nell ' ambiente di lavoro. In conclusione, riteniamo che non può bastare un taglio burocratico per affrontare gli aspetti organizzativi della nuova procedura, ma occorre un momento di riflessione, di valutazione puntuale e corretta su quali sono i compiti assegnati ai vari Enti e di come vengano svolti, alla luce anche delle innovazioni apportate dalla Legge Bassanini, L.59/97, che nel conferimento di funzioni delegate dallo Stato alle Regioni premette l ' osservanza di principi fondamentali, tra i quali la responsabilità ed unicità dell'amministrazione, con la conseguente attribuzione a un unico soggetto delle funzioni e dei compiti connessi., e il principio della omogeneità, tenendo conto in particolare delle funzioni già esercitate con l'attribuzione di funzioni e compiti omogenei allo stesso livello di governo. PREVENZIONE BASATA SULLE EVIDENZE COME PARTECIPARE AL DIBATTITO Dopo tanti interventi, anche su questo numero della rivista, il seminario interno con gli epidemiologi a Firenze, il Convegno SNOP di Rimini, l ' iniziativa "Prova d'orchestra" (4 luglio Roma presso l'Istituto Superiore di Sanità) a cui ha partecipato Eva Buiatti, va avanti il dibattito sull'efficacia, la prevenzione utile, inutile, etc. La mailing-list su EBP, ampio tavolo eli discussione sul tema delle prove scientifiche di evidenza su interventi di prevenzione, privilegiando la prevenzione sulle collettività, si colloca tra le attività del Gruppo Cochrane Italiano. Per iscriversi alla mailing-list occorre 1) inviare e-mail all'indirizzo: [email protected] 2) nel testo scrivere: suhscribe [email protected] <nome e cognome> 3) per cancellarsi dalla mailing scrivere: DALLA LOMBARDIA Le Università degli Studi di Milano, Pavia e Brescia e la Clinica del Lavoro di Milano organizzano per settembre 2000 - febbraio 2001 un Corso di Perfezionamento su "Nuovi Rischi e Nuovi Metodi per la protezione della salute sul lavoro: cancerogeni chimici, monitoraggio biologico, idoneità a lavoro specifico. Il corso, rivolto a medici del lavoro delle ASL e ai medici competent, si articola in sette sessioni, (tutte al sabato mattina), e è stato organizzato in collaborazione con: l'Associazione Lombarda di Medicina del Lavoro e Igiene Industriale, l'Associazione Nazionale Medici di Azienda e ovviamente SNOP! Il numero posti disponibili è di 75 Il costo dell ' iscrizione è di 500.000. L'impegno richiesto permetterà l'acquisizione di 5 crediti didattici. L ' elenco degli ammessi è consultabile sul sito dell ' Università: www.unimi.it Quando riceverete SNOP le iscrizioni saranno chiuse, ma consolatevi: tanto non c'era più posto, ma sicuramente ci sarà una seconda edizione nel 2001! unsubscribe [email protected] Vi è ovviamente un filtro: l ' owner della lista è Alberto Baldasseroni. La mailing e il tavolo di discussione si rivolgono a tutti gli operatori della sanità e dell ' ambiente e in generale a tutte le persone impegnate in attività di prevenzione che si interrogano sulle basi razionali del loro lavoro. La lista non è moderata e è pubblica. I messaggi inviati alla ML devono essere in formato testo. Per il momento non sono ammessi attachement. In questi mesi il dibattito tra i partecipanti ha spaziato dalla lista ValsecchiCinquetti sulle attività da dismettere (pubblicato su SNOP e anche sulla rivista Salute e Territorio n. 117 di fine 1999), alle proposte di counseling sull'uso del preservativo, dall'efficacia della vaccinazione antinfluenzale all'esposizione residenziale a campi ELF, screening mammografieo, educazione stradale per arrivare fino alla ridondantissima sorveglianza sanitaria nelle aziende non sempre basata su una reale valutazione dei rischi, etc. Occorre ampliare gli argomenti, aumentare per ognuno esperienze e studi per arrivare a qualcosa di meno soggettivo: insomma partecipare alle selezioni di ingresso!! 31 S 1'A"I' TO approvato a Rimini il 2 giugno 2000 Società Nazionale Operatori della Prevenzione Art. ! - È costituita l'Associazione denominata "Società Nazionale Operatori della Prevenzione", in sigla SNOP, con finalità scientifiche e culturali. L'Associazione, in quanto ente non commerciale, si propone di: • sostenere l'impegno politico e culturale per lo sviluppo di un sistema integrato di prevenzione,finalizzato alla rimozione dei rischi e alla promozione della salute negli ambienti di vita e di lavoro, con particolare attenzione alla rete dei Servizi e Presidi pubblici; • promuovere conoscenze ed attività che sviluppino la prevenzione e la promozione della salute dei lavoratori e della popolazione in relazione ai rischi derivanti dallo stato dell'ambiente e dalle condizioni di vita e di lavoro; • favorire lo scambio di esperienze ed informazioni fra gli operatori ed il confronto sulla metodologia ed i contenuti dell'attività, per raggiungere l'omogeneità delle modalità di intervento perseguendo il miglioramento continuo di qualità e l'appropriatezza delle attività di prevenzione a livello nazionale; • promuovere il confronto e l'integrazione tra sistema di prevenzione pubblico e sistema di prevenzione delle imprese; • promuovere un ampio confronto con le Istituzioni, le Forze Sociali e le altre Associazioni Scientifiche su questi temi; • diffondere l'informazione e la cultura della prevenzione. L'Associazione non ha fini di lucro. Art.2 - L'Associazione ha sede legale in Milano, via Prospero Finzi 15, e la sua durata è a tempo indeterminato. Il Direttivo Nazionale ha facoltà di spostare la sede legale della Associazione e di istituire altre sedi operative Art.3 - 11 patrimonio é costituito: a) dalle quote sociali; b) da ogni altra entrata che concorra ad incrementare l'attivo sociale. Art.4 - Gli esercizi finanziari chiudono ai 31 dicembre di ogni anno. Entro 90 giorni i Segretari Regionali presentano al Direttivo Nazionale i rendiconti di spesa delle rispettive sezioni regionali ed il Direttivo Nazionale predispone entro 6 mesi il bilancio consuntivo e quello preventivo del successivo esercizio. Art.5 - Sono soci effettivi della Associazione quanti, operando professionalmente nel settore della prevenzione ambientale e sanitaria, e riconoscendosi nelle finalità della Società definite nell'art. I, si iscriveranno effettuando il pagamento della quota sociale e rinnovando tale pagamento ogni anno. La domanda di iscrizione dei nuovi Soci e' sottoposta all'approvazione del Direttivo Regionale o, in assenza di questo, Nazionale. Possono aderire all'Associazione come membri esterni, pagando una quota differenziata, tutti coloro che per interessi culturali, scientifici, sociali si riconoscono nelle finalità della SNOP. Possono aderire all'Associazione come Soci collettivi con diritto ad un voto ciascuno, pagando una quota sociale concordata con Direttivi Regionali o Nazionale i gruppi, gli Enti, le Associazioni che si riconoscono nelle finalità della SNOP il Direttivo Nazionale può iscrivere in qualità di Soci onorari figure di particolare prestigio nel settore della prevenzione. Solo i soci effettivi ed onorari hanno dititto di voto e di rappresentanza attiva e passiva. Art.6 - Sono organi dell'Associazione: L'Assemblea Nazionale dei 32 soci effettivi; Le Assemblee di Sezione Regionali; Il Collegio dei Revisori dei conti; I Direttivi Nazionale e Regionali; Il Presidente ed i Vice Presidenti; L'Ufficio di Presidenza. L'Associazione riconosce inoltre l'organizzazione di istanze specifiche ed autonome dei propri soci, quali Coordinamenti di profili professionali finalizzati alla valorizzazione dei propri contributi specifici alle attività di prevenzione, o Gruppi di interesse per particolari problematiche associative, in coerenza con i principi ispiratori descritti all'art. I. Art.7 - L'Assemblea Nazionale dei soci deve essere convocata almeno una volta all'anno dal Direttivo Nazionale con almeno 30 giorni di preavviso. L'ordine del giorno, il luogo, giorno ed ora della prima e seconda convocazione deve essere pubblicato sulla rivista dell'Associazione o comunicato per iscritto ai Soci effettivi ed onorari. L'Assemblea può essere convocata oltre che presso la sede sociale in qualsiasi altra località del territorio nazionale. In prima convocazione essa é valida con la presenza di almeno la meta' degli associati, in seconda convocazione qualunque sia il numero degli intervenuti. Per deliberare lo scioglimento dell'Associazione e la devoluzione del patrimonio occorre il voto favorevole di almeno tre quarti degli associati. Compito dell'Assemblea Nazionale é quello di discutere i problemi oggetto delle attività dell'Associazione, approvare i bilanci, eleggere i Probiviri, decidere i programmi di lavoro. I Soci possono farsi rappresentare da altri associati con delega scritta. Sono ammesse due sole deleghe per ogni associato con diritto di voto. L'Assemblea è presieduta dal Presidente dell'Associazione o da un Vice Presidente; in mancanza l'Assemblea nomina il proprio Presidente. II Presidente della Assemblea nomina un segretario e se necessario due scrutatori. Spetta al Presidente dell'Assemblea o suo delegato di constatare la regolarità delle deleghe ed in genere il diritto di intervento alla Assemblea. Delle riunioni verrà redatto processo verbale firmato dal Presidente, dal Segretario ed eventualmente dagli scrutatori. Art.8 - Il Collegio dei Revisori dei conti è composto di tre membri effettivi e due supplenti nominati dal Direttivo Nazionale.I revisori dovranno accertare la regolare tenuta della contabilità sociale, redigeranno una relazione ai bilanci annuali, potranno accertare la consistenza di cassa e procedere in qualsiasi momento, anche individualmente, ad atti di ispezione e controllo. Ai membri del Collegio dei Revisori non si applicano le norme previste per i "Revisori Contabili". Art.9 - L'Associazione si articola in Sezioni Regionali ed Interregionali che sono istituite, previa ratifica del Direttivo Nazionale, nel rispetto dei seguenti requisiti minimi: • presenza di almeno dieci Soci effettivi, di disciplina specialistica e di qualifica professionale diverse, in maggioranza operanti nei Servizi pubblici di prevenzione ambientale e sanitaria; • predisposizione di un piano di attività annuale regionale che preveda iniziative pubbliche sui temi individuati dai programmi di lavoro approvati dall'Assemblea Nazionale della Società e inoltre specifichi quale contributo la Sezione s'impegna a fornire alla redazione della rivista e della pagina web nazionale e regionale; • distribuzione ai Soci della sezione dei materiali informativi e di documentazione messi a disposizione dall'Associazione. Le Sezioni garantiscono l'approfondimento e lo sviluppo di tematiche specialistiche di rilievo nazionale, secondo le modalità organizzative proprie di un sistema integrato a rete nazionale, di cui le Sezioni rappresentano i nodi di specializzazione. Ogni Gruppo di lavoro nazionale è quindi sostenuto e coordinato da una Sezione Regionale o Interregionale. Le Sezioni si impegnano inoltre ad intervenire attivamente sulle politiche sanitarie adottate dalle proprie Regioni, con iniziative pubbliche e trasparenti di valutazione dei comportamenti amministrativi, mettendo a disposizione del Servizio Sanitario Regionale i propri contributi di analisi e la competenza professionale dei Soci. Ogni Sezione è dotata, come organo rappresentativo, di un Direttivo, avente le caratteristiche di interdisciplinarietà tipiche dell'Associazione, composto da un numero di membri compreso tra un minimo di tre ed un massimo di undici, eletto dalla Assemblea Regionale su scheda bianca (esprimendo un numero di preferenze pari al minimo numero superiore alla metà degli eleggibili).Per consentire una maggiore partecipazione alle scelte dell'Associazione, al rinnovo del Direttivo Regionale ed all'approvazione dei programmi di lavoro della Sezione i Soci possono partecipare anche per iscritto, posta elettronica, o per fax: deve essere comunque garantito, con gli stessi mezzi, che l'informazione sulle scadenze di voto sia data a tutti i soci effettivi ed onorari. ll Direttiva eleggerà al proprio interno il Segretario Regionale e gli eventuali altri rappresentanti al Direttivo Nazionale (esprimendo su scheda bianca una sola preferenza nel primo caso, un numero pari al minimo numero superiore alla metà degli eleggibili nel secondo). I Segretari delle Sezioni Regionali sono responsabili dei fondi affidati alle Sezioni che dovranno essere gestiti in base alle indicazioni del Direttivo Nazionale. Il rispetto dei principi e dei criteri associativi espressi nello Statuto è condizione irrinunciabile per la costituzione ed il mantenimento in essere di una Sezione Regionale ed Interregionale della SNOP. Art. 10 - Le Assemblee di Sezione Regionali ed Interregionali sono convocate almeno una volta l'anno dal Direttivo Regionale per iscritto, fax o posta elettronica e possono essere tenute in qualsiasi località dellale Regione/i di appartenenza. Le Assemblee di Sezione Regionali hanno compiti analoghi a quelli della Assemblea Nazionale rapportati all'area territoriale di loro competenza, esclusa la approvazione dei bilanci e la nomina dei Probiviri. Le Provincie autonome di Trento e Bolzano sono parificate ai fini del presente statuto alle Regioni ordinarie. Art.I I - Il livello di rappresentatività nazionale è garantito da un Direttivo Nazionale tosi' composto: i Segretari dei Direttivi Regionali, un ulteriore rappresentante regionale ogni altri 50 membri effettivi (o frazioni di 50) qualora le sezioni regionali superino i 50 membri. Il Direttivo Nazionale ha facoltà di cooptare uno o più iscritti in rappresentanza delle realtà regionali non costituite in sezioni ed inoltre iscritti il cui contributo sia giudicato utile al dibattito nazionale, per particolari competenze o per l'attività svolta nelle iniziative in cui l'Associazione è impegnata. Le funzioni di segreteria sono assolte da un componente il Direttivo scelto volta per volta. Art. 12 - I Direttivi Nazionale e Regionali, che dovranno convo- carsi almeno due volte all'anno, hanno fondamentalmente compiti di coordinamento e di organizzazione, di esposizione alle Assemblee di piani e programmi di lavoro, di rappresentanza esterna dell'Associazione. I Direttivi promuovono Gruppi di lavoro regionali e nazionali su temi specifici e ne verificano l'attività. In più il Direttivo Nazionale ha fondamentale compito di collegamento e coordinamento fra le diverse Sezioni regionali. Il Direttivo Nazionale ha la gestione e l'amministrazione dell'Associazione e delibera sull'adesione della stessa a coordinamenti tra Società Scientifiche o comunque aventi finalità compatibili con quelle della SNOP, a livello nazionale ed internazionale. I Direttivi Nazionale e Regionali si impegnano a sviluppare l'utilizzo a livello nazionale e regionale dei mezzi di comunicazione informatici, per garantire una maggiore circolazione delle informazioni tra i Soci e favorire la partecipazione degli stessi alle attività della Società Scientifica. Art. 1 3 -- Il Presidente o in sua vece uno dei Vice Presidenti a ciò delegato rappresenta legalmente l'Associazione nei confronti di terzi ed in giudizio. Il Presidente, i Vice Presidenti ed i componenti l'Ufficio di Presidenza vengono eletti dal Direttivo Nazionale e restano in carica per tre esercizi sociali. Le funzioni di Presidente e Vice Presidente sono incompatibili con quelle di Segretario Regionale. Le sezioni regionali che esprimono il presidente o uno dei vice presidenti, qualora abbiano un solo rappresentante nel Direttivo Nazionale, eleggono un altro Segretario Regionale. Art.14 -Tutti gli organi collegiali saranno rinnovati ogni tre anni. Il Presidente, i Vice Presidenti, i Segretari Regionali non possono essere rinnovati nell'incarico per più di una volta(ogni tre anni) consecutivamente, questa norma va applicata anche per le cariche conferite prima dell'approvazione del presente statuto. Art. 13 - La quota di iscrizione viene fissata ogni 3 anni dal Direttivo Nazionale e sottoposta al parere dell'Assemblea Nazionale. La quota sociale può essere versata sul conto corrente postale dell'Associazione o consegnata al Segretario regionale o alla tesoreria del Direttivo Nazionale e deve essere pagata entro il mese di giugno dell'anno in corso. Solo i soci in regola con il pagamento della quota possono partecipare in modo attivo e passivo alle nomine dei componenti gli organi direttivi, riceveranno la rivista della Società Scientifica, avranno diritto di voto nelle Assemblee. Art. 16 - Lo scioglimento dell'Associazione e' deliberato dall'Assemblea, con le modalità previste dall'art.7, la quale provvederà alla nomina di uno o più liquidatori e delibererà in ordine alla devoluzione del patrimonio. Art.I7 - Tutte le eventuali controversie sociali fra associati e fra questi e l'Associazione o i suoi organi saranno sottoposte, con esclusione di ogni altra giurisdizione, alla competenza di tre Probiviri da nominarsi dall'Assemblea Nazionale che giudicheranno ex borro et aequo senza formalità di procedura ed il loro lodo sarà nappellabile. Art.I8 - Per quanto non previsto dal presente Statuto valgono le norme del Codice Civile in materia. 33 UN UOMO ECCEZIONALE Alessandro Martignani è morto; per una malattia lunga e dopo molte sofferenze vissute con estrema riservatezza e pudore. Aveva solo 56 anni. Martignani è stato uno dei principali artefici della costruzione dei servizi pubblici di prevenzione, soprattutto nei luoghi di lavoro. Sia nella fase di ideazione, negli anni '70 che hanno preceduto la Riforma Sanitaria, dentro il movimento politico e culturale che cresceva intorno al "modello operaio" di lotte per la salute. Sia nel periodo in cui era necessaria un'opera di rafforzamento strutturale e funzionale, durante gli anni '80. L'esperienza in Emilia Romagna, che ha guidato come responsabile regionale, ha contribuito in modo determinante nell'affermarsi a livello nazionale di un modello, autonomo e originale, di servizi pubblici capaci di svolgere due funzioni apparentemente contrastanti: offrire consulenza nelle tecnologie di prevenzione, in particolare ai soggetti che più ne avevano bisogno, cioè i lavoratori e le piccole imprese; ed esercitare le funzioni ispettive in modo sostanziale, sui rischi più importanti. 34 Direttore generale di aziende sanitarie negli anni '90, ha affrontato la missione di riorganizzare i servizi sanitari senza perdere la visione complessiva dell'assistenza e la necessità di rispondere agli effettivi bisogni di salute delle popolazioni. La sua visione aperta. le competenze legislative e gestionali. lo spirito di ricerca e innovazione, il carisma ne hanno fatto un punto di riferimento regionale per problemi difficili (la lotta ai tumori ad esempio) e gli hanno permesso (li sperimentare soluzioni originali. Tra queste il Consorzio di servizi per la salute e la sicurezza del lavoro: struttura tecnica mirata a valorizzare le competenze professionali e imprenditoriali esistenti nelle aziende sanitarie nel nuovo contesto istituzionale e legislativo della prevenzione. Sempre concreto nel suo lavoro, Alessandro Martignani ha intrecciato continuamente tre strade. La politica, intesa nella sua dimensione strategica di indirizzo e in quella di strumento per la condivisione di valori tra i soggetti coinvolti nei processi di svilup- po della società e per il raggiungimento di obiettivi di equità e solidarietà. La preparazione culturale necessaria alla costr uzione delle idee. Sono decine i libri che hanno visto la luce grazie al suo contribuito come autore, ma soprattutto promotore ed editore. Sono decine i corsi, i seminari, i convegni a cui ha dato vita. E altrettanto numerosi sono le donne e gli uomini che si sono formati a questa scuola di impegno, di coerenza, di tenacia, di rigore, di studio e di ricerca. L'amore per l'arte come valore profondo dell'umanità, nelle sue forme diverse. Aveva studiato molto e si era anche laureato con una tesi in storia dell'arte. Ha contribuito in modo straordinario al recupero e alla valorizzazione di opere d'arte di proprietà delle amministrazioni pubbliche. I manifesti con la riproduzione di grandi dipinti sono un marchio delle iniziative che ha promosso. I suoi rari momenti di tempo libero erano dedicati alla visita di mostre o alla rappresentazione di opere liriche. Sapeva scegliere i vini buoni e cucinare piatti delicati. A noi, che abbiamo avuto la fortuna di collaborare con Alessandro Martignani in questi anni difficili, ma anche carichi di risultati positivi, oltre ai momenti di intensa felicità che ci ha offerto ci rimane una guida solida per avanzare nella strada che aveva tracciato e che continueremo a seguire. LA FORMAZIONE UTILE LA QUALITÀ NEI PERCORSI FORMATIVI Il Dipartimento Informazione, Documentazione e Formazione dell'ISPESL è da tempo impegnato nel promuovere la qualità della formazione, nella convinzione che questa sia una delle strade principali per migliorare le condizioni di lavoro e far crescere la cultura della prevenzione e della sicurezza. A tal fine, ISPESL ha prodotto una ricerca-intervento finalizzata a costruire un quadro di riferimento per un sistema permanente di orientamento, monitoraggio, assistenza e verifica della qualità, efficienza ed efficacia della formazione, i cui risultati sono stati pubblicati sul Monografico di Fogli d'Informazione ISPESL, nel dicembre del 1999, col titolo "Audit e certificazione degli standard formativi in materia di sicurezza e salute sul lavoro" a cura di M. Salvione, S. Perticaroli e G. Roseo. Il lavoro dell'ISPESL ha evidenziato che i punti critici della qualità della formazione alla salute e alla sicurezza nei luoghi di lavoro sono correlati soprattutto a: • • • • • analisi del fabbisogno formativo definizione degli obiettivi didattici adozione di metodologie didattiche attive produzione di materiale didattico ad hoc sistema di valutazione dell'apprendimento Le iniziative didattiche proposte da vari Enti, Istituti, Aziende e Centri di formazione e consulenza sono ormai numerose, ma non tutte rispondono pienamente a questi requisiti di efficacia ed efficienza, indispensabili per far scaturire dalle risorse impiegate una ricaduta reale sul miglioramento della salute e sicurezza sul lavoro. Né è disponibile un quadro sufficientemente attendibile della situazione nazionale. A partire da queste considerazioni, il Dipartimento Informazione, Documentazione e Formazione dell'ISPESL in collaborazione con il Centro di Documentazione per la Salute (CDS) della Regione Emilia-Romagna, ha avviato una ricerca su scala nazionale che, al fine di migliorare la produzione dell'of- ferta e orientare la domanda, mira a valorizzare le esperienze più significative nel campo della formazione prevista dal D.Lgs 626194 e dal D.Lgs 494196 anche attraverso la divulgazione in rete di un data base. In particolare, verrà: prodotto un data-base nazionale dei percorsi formativi di qualità realizzati in Italia negli anni 1996-2000, suddiviso per principali destinatari • lavoratori • datori di lavoro dirigenti e preposti • rappresentanti dei lavoratori per la prevenzione e rappresentanti territoriali • responsabili dei servizi di prevenzione e protezione • coordinatori per la progettazione e l'esecuzione nei cantieri (D.Lgs 494/96) realizzato, in collaborazione con il Bureau Technique Syndacal Européen pour la Santé et la Sécurité, un Convegno internazionale intitolato "La formazione utile: la qualità nei percorsi formativi per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro" con una Rassegna/Concorso in occasione della Fiera Ambiente Lavoro che si terrà a Modena il 20-23 settembre 2000. La ricerca prevede una prima fase di selezione dei percorsi e delle iniziative didattiche di qualità coerenti con i parametri sopra indicati, che verrà realizzata raccogliendo le informazioni necessarie tramite schede informative e materiali. Il Comitato scientifico della ricerca selezionerà i progetti e i casi da inserire nel data base e per la premiazione in occasione della Fiera di Modena 2000. Il Convegno viene organizzato per presentare i primi risultati della ricerca ed è un'occasione, offerta a produttori e fruitori di formazione, committenti ed esperti della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, per conoscere e approfondire esperienze di qualità significative, a livello nazionale e internazionale, definire criteri per valutare e promuovere la qualità e l'utilità dell'offerta formativa e per orientare la domanda. Il Convegno si articola in tre fasi: 1. una Giornata di studio su aspetti di carattere metodologico tra i nostri approcci e le esperienze di altri Paesi europei e degli Stati Uniti; 2. tre Workshop su temi prioritari, dedicati rispettivamente alla formazione dei lavoratori, dei RLS e alla formazione nei cantieri; 3. una Rassegna/Concorso nazionale di progetti formativi, selezionati nel corso della ricerca, e articolati in 5 sezioni: • formazione dei Datori di lavoro, dei Dirigenti e dei Preposti • formazione dei Responsabili dei servizi di prevenzione e protezione • formazione dei Responsabili della progettazione e realizzazione dei cantieri • formazione dei Lavoratori • formazione dei Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza e dei Rappresentanti territoriali dei lavoratori per la sicurezza Nella Fiera verrà predisposto uno spazio per l'esposizione dei Poster relativi ai progetti e per la presentazione dei materiali didattici (libri, Cd, audiovisivi, etc.). E anche prevista la presentazione del libro di Lucie Lat1amme "Modelli e metodi per l'analisi degli infortuni sul lavoro. Dall ' organizzazione del lavoro alle strategie di prevenzione", edizione italiana curata da Giovanni Pianosi e pubblicata dall'Arpat. L'autrice canadese, nel suo lavoro, pubblicato per la prima volta nel 1988, distingue, a scopo descrittivo e comparativo, i diversi approcci d'analisi elaborati per interpretare e prevenire gli infortuni e i loro fondamenti teorici. La finalità di tale analisi è la costruzione di un modello sintetico che si configura come un esempio particolarmente significativo di analisi dell'infortunio in un'ottica sistemica. Il programma delle iniziative previste a Modena, in occasione della Fiera Ambiente Lavoro 2000, la sintesi del progetto di ricerca, le schede utilizzate per la raccolta dei dati sui progetti formativi e ogni informazione per chi fosse interessato a partecipare, sono disponibili sui siti internet dell'ISPESL e del CDS: www. regione.emilia-romagna.it/cds (box canestro) www.ispesl.it (box formazione) Per ulteriori informazioni rivolgersi a CDS - Settore formazione Via Gramsci, 12 - 40121 Bologna, oppure via fax al numero 051 246272 tramite posta elettronica [email protected] ' all attenzione di Dr Barbara Lelli (te]. 051 607 9915) o Dr Silvia Surrentino (tel. 051 607 9911) 35 LA SICUREZZA PUÓ ATTENDERE ALMENO PER LA SCUOLA tare di prorogare ad es. gli adempimenti relativi alla gestione delle emergenze, come se fosse lecito dire "non mi occupo della evacuazione in sicurezza di 3000 studenti". Senza dimenticare che i Dirigenti Scolastici hanno sempre avuto e sempre avranno la responsabilità civile e penale sulla sicurezza dei propri studenti ed infine che sono molte di più le leggi di sicurezza ampiamente operanti, rispetto agli aspetti seppur importanti prorogati. Ecco come sono cambiate le scadenze per la sicurezza nella scuola: 31.12.2000 è la nuova scadenza per l'attuazione degli adempimenti del D.Lgs. 626194 incarico ai Dirigenti Scolastici. 31.12.2004 è la nuova scadenza per la messa a norma degli edifici scolastici a carico degli Enti Locali. Vediamo in sintesi come cambiano gli obblighi a carico dei vari soggetti. Obblighi dei dirigenti scolastici L'art. 15 della legge 265199 fissa il nuovo termine per adempiere o meglio, noi ci auguriamo, per completare e migliorare gli obblighi di carattere organizzativo e procedurale, quali: • valutazione dei rischi specifici dell'attività svolta nella scuola, con riferimento alle strutture, attrezzature, arredi e macchinari • nomine dei vari soggetti (RSPP, addetti alle emergenze) ▪ piano di emergenza ▪ formazione e informazione di studenti, docenti, addetti alle emergenze. In realtà ciò che speriamo è che le scuole si impegnino nei prossimi mesi nella continuazione del lavoro impostato negli anni precedenti. Ponendo particolare attenzione alla revisione e aggiornamento del documento di valutazione dei rischi, ma soprattutto alla stesura di progetti di formazione permanente. La formazione è purtroppo un punto debole e ciò è alquanto singolare per non dire contraddittorio, dato che la scuola è il luogo della formazione per eccellenza. C'è bisogno di instaurare una rete di rapporti tra enti (ASL - Enti Locali -VVF ecc...) per consentire la costruzione di un sistema di formazione permanente che ogni anno garantisca risorse umane ed economiche al servizio delle scuole per la formazione dei neo-assunti, degli addetti alle emergenze (che vanno adde- 36 strate periodicamente) e degli studenti, soprattutto di quest'ultimi. Occorre ogni anno formare migliaia di futuri lavoratori, dando loro informazioni per vivere in salute nella scuola ora e in seguito nei lavoro. Perciò ben venga l'autonomia scolastica se questa consente ai singoli istituti di prevedere progetti di formazione specifici alla sicurezza e igiene sul lavoro, magari in collaborazione con le aziende, per rendere immediatamente fruibile il patrimonio di conoscenza degli studenti e divenire un interessante valore aggiunto al curriculum personale. In questo possono giocare un ruolo importante i Servizi di Prevenzione e Sicurezza delle ASL, mettendo a disposizione strumenti e conoscenza delle aziende del territorio, nonché i propri esperti in materia di sicurezza e igiene nei luoghi di lavoro. L'unico commento possibile è di condanna: è inconcepibile l'atteggiamento delle istituzioni che si permettono continui "sconti" alla sicurezza, (fin dall'uscita della 626 la scuola ha avuto delle proroghe), proprio a carico delle fasce più deboli e meno formale quali gli studenti. Perché se è condivisibile che i rischi sono minori è vero che non si può accet- Obblighi degli Enti Locali Diversa è la situazione degli Enti Locali, a cui i cinque anni concessi dalla legge, consentono di terminare la programmazione degli interventi da effettuare, ma soprattutto di individuare nuovi fondi per l' esecuzione dei lavori. In particolare gli adempimenti prorogati riguardano l'impianto elettrico (L. 46/90) e la normativa antincendio (DM 26.08.92). Gli enti sono tuttavia tenuti a redigere un programma degli interventi, articolato in piani annuali. Quindi in realtà la Sicurezza non è affatto in attesa, ma in grande fermento perché il lavoro da fare è ancora molto. SNOP auspica che il lavoro profuso continui all'insegna della costruzione di una cultura della sicurezza che non ammette proroghe né sconti, perché per fare il verso ad un famoso detto: "Persona formata, tutta salvata...." Lia Gallinari Carlo Veronesi Servizio Prevenzione e Sicurezza Ambienti di Lavoro SPSAL Dipartimento di Prevenzione Az. USL Reggio E. DA WWW.RETEAMBIENTE.IT Elettrosmog La legge-quadro, la Commissione Ambiente del Senato chiede limiti uguali in tutto il Paese, ovvero basta con le giungle regionali (vedi Disegno di Legge S 4273) Mobbing Una nuova frontiera della sicurezza sul lavoro? Vi è un Disegno di Legge S 4265 in discussione alla Commissione Lavoro. INAIL PRIMO RAPPORTO ANNUALE 1999 UN LIBRO COMPRENDERE IL LAVORO DELLE DONNE PER TRASFORMARLO Dopo gli annuari statistici, le statistiche sulla prevenzione su temi isolati vi è questo interessante plico consultabile da tutti sul sito inail. L'ISPESL ha tradotto in italiano i! libro pubblicato dal BTS sul lavoro delle donne e la salute "Comprendere il lavoro delle donne per trasformarlo", ricerca condotta dall'Università e dalle Organizzazioni Sindacali del Quebec Sotto la direzione di Karen Messing CINBIOSE Università del Quebec a Montreal 2000, 204 pagine formato 155 x 240 mm Sul prossimo numero relazioneremo meglio, ma sembra ancora debole (rispetto soprattutto alle elaborazioni sugli infortuni) il capitolo delle malattie professionali. Vecchie rendite e nuovi casi per patologia e per anno non sembrano chiariti e quindi non abbiamo incidenze, gli stessi raggruppamenti per intervalli temporali di differente ampiezza rende pressochè inutile ogni ragionamento sul peso della entrata in vigore di nuove normative su obblighi di controllo sanitario, sul sistema "misto" che ha ammesso all'indennizzo, pur tra mille difficoltà (non a caso "dopo" vi è stato un contrarsi del numero dei riconoscimenti!), anche le malattie non tabellate. Nel prossimo numero cercheremo di esaminare meglio gli interessanti grafici sull'andamento dei tumori professionali e, fatto inedito, il numero dei CTD riconosciuti negli anni 1996-1999, molto dettagliati soprattutto per il 1999. Ciò conferma che se INAIL si aprisse veramente alla collaborazione epidemiologica con le strutture del SSN, le potenzialità di conoscenza comui sarebbero elevati ssi me. Questo interessante rapporto deve essere sprone anche alle strutture del SSN, preposte al controllo e soprattutto alla conoscenza dei rischi e dei danni da lavoro, per contribuire con propri autonomi dati alla conoscenza del fenomeno delle malattie professionali. Il primo rapporto annuale 1999 INAIL è consultabile sul sito www.inail.it Riassunto La salute delle donne sul lavoro appare un problema difficilmente definibile sia per i datori di lavoro, i ricercatori o i responsabili, sia per le stesse lavoratrici. Questa difficoltà è in parte radicata nell'immaginazione tradizionale del lavoro femminile. La convinzione ampiamente diffusa che il lavoro delle donne sia esente da pericoli ha indotto ad attribuire i problemi di salute delle lavoratrici o alla loro inabilità o a turbe immaginarie, rallentando gli sforzi compiuti per migliorare le loro condizioni di salute nei luoghi di lavoro. L'aumento del numero di donne nel mercato del lavoro e la crescita dei settori con una forte presenza femminile hanno risvegliato l'attenzione dei responsabili della sanità e della sicurezza sul lavoro inducendo alcuni ricercatori ad esaminare gli elementi che caratterizzano i lavori femminili. Da diversi anni, il CINBIOSE a Montreal, porta avanti questi studi con lo scopo di evidenziare e far riconoscere gli aspetti del lavoro che costituiscono un rischio per la salute e il benessere delle lavoratrici e dei lavoratori che condividono le stesse condizioni di lavoro. Le ricerche, condotte di concerto con le tre principali organizzazioni sindacali del Quebec, hanno un approccio originale per il fatto che si fondano sulle preoccupazioni e sulle esigenze espresse dai lavoratori e dalle lavoratrici stesse e cercano di mettere in luce, attraverso lavori scientifici, quello che ad oggi è rimasto ancora invisibile. Vengono quindi esaminati alcuni casi studio in cui partendo dalle problematiche sollevate dai lavoratori e dalle lavoratrici è stato possibile non solo individuare la causa dei problemi e migliorare le condizioni di lavoro di donne e uomini, ma anche ampliare le metodologie di ricerca in questo settore. La conoscenza di questi studi in Europa, potrebbe incentivare un'azione di ricerca nell'ambito del lavoro femminile anche nei settori produttivi europei al fine di evidenziare e risolvere problematiche lavorative che non sono a tutt'oggi manifeste. 11 libro prevede nella prima parte una descrizione delle condizioni del lavoro femminile a livello europeo e nella seconda parte i risultati dell'analisi dei casi studio condotta dal CINBIOSE in Quebec. Indice • Il contributo del Quebec a una discussione indispensabile per il movimento sindacale europeo • Salute e lavoro delle donne europee • L'importanza di integrare le donne nelle lotte per la salute sul lavoro • La salute sul lavoro nel contesto del Quebec • Il programma università organizzazioni sindacali per la salute delle donne sul lavoro • Un approccio per le ricerche e gli interventi • 13 Casi studio Tematiche concertate dai partner a sostegno della salutelsicurezza sul lavoro • Bilancio e prospettive Edizione a cura dell'ISPESL Diffusione gratuita Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro DIPARTIMENTO DOCUMENTAZIONE INFORMAZIONE E FORMAZIONE Via Alessandria 220/E - 00198 Roma tel.: 06/4425 0648 - fax: 4425 0972 [email protected] 37 IN VENETO UN PROGETTO SPERIMENTALE PREVENZIONE DEGLI INFORTUNI DA INCIDENTI STRADALI Il sistema di prevenzione ambienti di lavoro della Regione Veneto sta tentando un salto di qualità: passare cioè dalla politica dell'autonomia di ogni singolo servizio di prevenzione territoriale (sia metodologica che della programmazione delle priorità) alla politica del lavoro pianificato a livello regionale, con un sistema di rete che dia omogeneità agli interventi preventivi, ottimizzi le risorse allargando su vasta scala interventi di provata efficacia, sperimenti attività su settorilrischi/territori particolari, con la finalità di tarare metodi di intervento innovativi, in grado di coinvolgere varie aree di società civile e di misurare risultati di salute evitando dispersioni e rendendo disponibili le esperienze. 11 documento di riferimento è il Piano triennale 99/2001 (vedi n.51/52 di SNOP a pag.42), strutturato su progetti che interessano tutto il territorio regionale (edilizia, metalmeccanica, monitoraggio 626) e altri mirati a rischi particolari (CVM, amianto, rumore), altri ancora sperimentali o di distretto (trasporti, ergonomia, concia, porti, ecc..).IL Piano è coordinato dal Centro per la promozione della Salute nei Luoghi di Lavoro (WHP) e dal Servizio Epidemiologico Occupazionale. Per il monitoraggio delle attività è stato costruito e dato in dotazione a tutti i Servizi territoriali un sistema informatico costituito da un programma per la gestione delle attività e da un sito internet dedicato ai progetti (www.prevenzioneveneto.com ). Sono stati definiti dei livelli minimi di attività per tutte le linee produttive dei Servizi di Prevenzione nei Luoghi di Lavoro, che la Regione Veneto ha inserito fra gli obiettivi di risultato per i Direttori Generali delle ULSS. Tra i progetti di tipo sperimentale si colloca "La prevenzione degli infortuni da 38 incidente stradale" collegato anche al più vasto e articolato programma che la Regione Veneto ha avviato sul problema degli incidenti stradali, ormai considerato fra le priorità sanitarie del sistema di Prevenzione e che coinvolge i Dipartimenti di Prevenzione delle ASL venete (vedi la presentazione sul n.53 di SNOP). Uno dei aspetti che si vogliono analizzare e, nei limiti del possibile correggere con questo progetto, è appunto quello degli "infortuni derivanti da incidenti stradali" Il punto di partenza è l'evidenza epidemiologica: dai dati forniti dall'Inail sul fenomeno infortunistico nella Regione Veneto, si evidenzia ormai che circa il 50% di tutti gli infortuni mortali sono attribuibili ad incidenti da traffico. Il dato suscita sempre un acceso dibattito tra chi sostiene che gli incidenti stradali sfuggono dalle logiche con le quali si trattano gli infortuni, e chi invece ritiene che occorra trovare nuovi percorsi per affrontare anche questo rischio, da considerarsi a tutti gli effetti di tipo lavorativo. Il nostro progetto parte dall'ipotesi che anche la strada può essere un luogo di lavoro, e prende in considerazione tre categorie di utenti/lavoratori: i portalettere, i lavoratori dei cantieri autostradali (per i rischi legati al traffico) e gli autotrasportatori. Obiettivo generale del progetto è, di conseguenza, quello di far considerare, nei settori presi in considerazione, l'incidente stradale come infortunio a volte evitabile. Data la novità e la particolarità dell'iniziativa, il percorso è stato tarato essenzialmente con i criteri dell ' assistenza alle imprese, ricercando con assiduità il consenso ed il coinvolgimento di tutti gli Enti e le Associazioni direttamente inte- ressate (Ass. di categoria, OO.SS., INAIL), ma anche di altre importanti componenti della "Società civile" (Amministrazioni pubbliche, Società di Assicurazione, Ass. Commercianti, Ass. Benzinai ...) cercando di far passare il concetto che la prevenzione degli incidenti stradali (e degli infortuni) comporta un miglioramento complessivo del sistema, sia dal punto di vista economico che sociale. Intervento presso le Poste e Telecomunicazioni finalizzato alla prevenzione degli infortuni sul lavoro negli addetti al recapito posta. L'intervento è stato avviato a seguito di una segnalazione del sindacato locale veronese e regionale relativa all'alto tasso di incidenza degli infortuni ( T.I. = 15 %) nei portalettere, dovuti ad incidenti stradali. Tra le cause si evidenziavano la precarietà dei motomezzi e le modalità di carico utilizzate per il trasporto della posta. L'espandersi dell'intervento ha portato entro breve tempo alla partecipazione attiva della Direzione Poste di Verona, del Coordinatore del Servizio di prevenzione e protezione delle Poste del Veneto e delle Poste Centrali di Roma in quanto il problema era esteso a tutto il territorio nazionale e Verona poteva rappresentare il territorio di partenza per l'azione di prevenzione. In questa direzione le Poste hanno portato avanti una serie di interventi di prevenzione: con la rivalutazione dei rischi specifici dell'attività di portalettere, il potenziamento, a livello nazionale, del parco veicoli aziendali con l'acquisizione di 28.000 nuovi motomezzi, con maggior sicurezza intrinseca, e di 11.000 automezzi, prevista dal Direttore Generale delle Poste, entro i primi mesi del 2000. Ogni mezzo sarà dotato di specifici allestimenti ergonomici per il trasporto della posta e di dispositivi per la protezione delle gambe. Oltre a dotare i motomezzi di contenitori adeguati per il trasporto della posta, limitando il carico, per evitare la necessità di un trasporto eccessivo, sono stati previsti punti di rifornimento fissi per ogni zona e furgoni di appoggio. Sono stati adottati dispositivi di protezione personali adeguati al lavoro su strada e alle variazioni meteorologiche e stagionali, quali: casco, indumenti ad alta visibilità e impermeabili ed è stata avviata le formazione sia per gli addetti, fissi e stagionali, mediante corsi specifici sulla guida dei motomezzi e sulle procedure di sicurezza da adottare per specifici rischi, con particolare riferimento alla viabilità, alla segnaletica ecc. Si tratterà ora di seguire l'intervento in tutte le fasi applicative, controllando con l'andamento degli infortuni. Intervento presso la Società autostrade BS - PD relativo alla sicu r ezza dei lavoratori nei cantieri mobili in autostrada. Anche in questo caso il problema è stato posto dalle OO.SS. di categoria, ma era emerso anche a seguito delle indagini svolte negli anni scorsi dallo SPISAL di Verona per infortuni mortali. Ad una fase preliminare di studio e discussione del problema è seguita la condivisione di misure di prevenzione con la stesura di un protocollo di sicurezza del lavoro nei cantieri mobili in autostrada. sottoscritto dalle OO.SS., dalla Soc. Autostrada BS -PD e dagli SPISAL delle ASL di riferimento territoriale. Inoltre sono state adottate maggiori misure di segnaletica, autorizzate dal Min. dei Trasporti e un mezzo scudo a protezione del cantiere con dispositivi di assorbimento cinetico in grado di salvaguardare anche l'autista del mezzo investitore. Le ricadute, da quando è iniziato l'esame del problema, sono state positive e negli ultimi due anni non si sono registrati infortuni mortali nei cantieri autostradali). Il protocollo di sicurezza è stato inviato, con lettere di trasmissione dell'Assessore alla Sanità regionale, ai Ministeri della Sanità, del Lavoro, dell'Industria e dei Lavori Pubblici, e agli Assessorati alla Sanità delle Regioni, con l'invito a far adottare protocolli simili a tutte le Società di gestione dei diversi tratti autostradali. Tale iniziativa è apparsa di grande interesse anche a seguito di un gravissimo infortunio, accaduto il 15.02.2000, che è costato la vita a 5 lavoratori impiegati in un cantiere mobile nel tratto autostradale Catania - Palermo, falciati da un'auto che ha travolto il cantiere. Intervento per la categoria degli autotrasportatori Obiettivo specifico è avviare un percorso di miglioramento della sicurezza stradale fra lc aziende di autotrasporti attraverso alcuni interventi quali lo studio del problema nell'area veronese tramite un questionario conoscitivo e la successiva socializzazione dei dati raccoltila creazione di un circolo della qualità mirato principalmente all'analisi delle cause di incidente/infortunio stradale e allo studio dei possibili interventi preventivi, secondo le modalità previste per qualsiasi altro rischio dal D. Lgs. 626194;1a predisposizione di un attestato di qualità e di un marchio di riconoscimento ad uso delle Aziende che, volontariamente, aderiranno ad un percorso di miglioramento della sicurezza. Dal punto di vista operativo si è dato vita ad un gruppo di lavoro misto tra esperti della sicurezza stradale indicati dalle Associazioni e operatori Spisal, con l'obiettivo di mettere a punto delle linee guida da utilizzare nel percorso di miglioramento della sicurezza stradale delle imprese. A ogni Azienda che aderirà al progetto sarà richiesto entro un tempo determinato l'avviamento di un processo di adeguamento agli standard di sicurezza previsti dalle linee guida già in fase avanzata di elaborazione (procedure di manutenzione dei mezzi su aspetti particolari) e l ' adesione a iniziative formative (alimentazione, alcool e guida, farmaci e guida, emergenze, elementi di pronto soccorso ...) e di organizzazione della sicurezza, previste dalle medesime linee guida Sono inoltre già stati attivati contatti con numerosi Enti (Inail, Società di assicurazione, Società di gestione delle autostrade) e con altri sono in previsti nel prossimo periodo, per verificare la possibilità di accompagnare il conseguimento dell'attestato con una qualche forma di benefit in grado di premiare l'impegno profuso dalle Aziende. All'Inail in particolare abbiamo chiesto di considerare la possibilità di inserire il percorso di sicurezza fra i requisiti che I' Istituto riconosce, seppur in forma sperimentale, ai fini di concedere delle facilitazioni alle aziende del settore. I risultati raccolti dai questionari conoscitivi saranno presentati insieme agli attestati di partecipazione al progetto (logo, timbro, adesivi,ecc..) con una iniziativa pubblica indicativamente entro settembre 2000. Tutta la documentazione relativa al progetto è disponibile sul sito www.prevenzioneveneto.com e verrà aggiornata lungo il percorso. CONVEGNO AMIANTO OLTRE IL 2000 a cura del Dipartimento di Prevenzione ASL Napoli 5 patrocinio di Regione Campania, Provincia di Napoli, Comune di Castellammare di Stabia, 1SPESL, INAIL, ANMA, SNOP, Università degli Studi "Federico II" di Napoli: Polo delle Scienze e delle Tecnologie - Facoltà di Ingegneria. 5-6-7 ottobre 2000 Centro Congressi Terme Stabiane di Castellammare di Stabia Temi principali Amianto: problema ambientale, rotabili, cantieristica navale Registro Nazionale dei mesoteliomi, cancerogcnesi oggi Esperienze di bonifica e smaltimento Piano regionale amianto Prevenzione e previdenza, novità normative, aspetti medico- legali ed assicurativi Limiti e tecniche di campionamento Piani di lavoro, procedure, certificazione, modulistica, esperienze delle ASL. Flavio Coato Manuela Peruzzi Maria Lelli Christian Alberti Giorgio Perlini rif. organizzativi Studio Congressi Cicala de Pertis via Sant'fnna dei Lombardi 36 80134 Napoli tel. 081-5511668 39 nazionale e internazionale che mettono a disposizione in tale ambiente informazioni di sintesi in modo strutturato e conti nuativo. Materiali e Metodi I siti internet elencati in tabella 1 sono individuati nel modo seguente: • in base alle conoscenze e alla segnalazione diretta di esperti nel settore operanti presso il Servizio di Epidemiologia dell'ASL 5; • in base alla segnalazione, sui siti individuati, di link e riferimenti a altri enti e organizzazioni; • in base ai risultati dell ' utilizzo di alcuni fra i più diffusi motori di ricerca nazionali e internazionali disponibili in ambiente web. INFORTUNI SUL LAVORO INDICATORI DISPONIBILI NEI SITI WEB NAZIONALI E INTERNAZIONALI a cura di S. Levi Università di Torino Scuola di Specializzazione in Igiene e Medicina Preventiva M. Dalmasso L. Fubini O. Pasqualini Do.R.S Centro Regionale di Documentazione per la Salute ASL 5 Regione Piemonte Introduzione L'attenzione alle problematiche relative agli infortuni e alla sicurezza sui luoghi di lavoro è progressivamente cresciuta durante il corso del XX secolo nel mondo occidentale, originando la costituzione e lo sviluppo di enti ed istituzioni variamente coinvolte nelle diverse dimensioni del fenomeno; il campo di azione di tali enti spazia da impostazioni di tipo assicurativo alla progettazione e amministrazione di sistemi informativi utili per le attività di descrizione e analisi, dalla ricerca sui determinanti infortunistici alla promozione delle strategie 40 per la prevenzione, dalla definizione di normativa tecnica all'organizzazione delle azioni di vigilanza e controllo. Anche l'Unione Europea si è confrontata con questo argomento e, nell'articolo 137 del Trattato di istituzione della Comunità (1), si è impegnata a sostenere l'azione degli Stati membri per il miglioramento dell'ambiente di lavoro, la protezione della salute, l'informazione e la consultazione dei lavoratori. Vengono inoltre previste iniziative per incoraggiare la cooperazione fra gli Stati membri, per sviluppare gli scambi di informazioni e la conoscenza delle migliori prassi, per promuovere approcci innovativi e valutare le esperienze. E quindi di interesse conoscere e valutare la situazione italiana e regionale nel contesto europeo, analizzandone le specificità e gli elementi comuni in rapporto alla struttura produttiva, alla composizione degli occupati, alla distribuzione territoriale e all'evoluzione temporale. A tal fine sono necessari indicatori omogenei che permettano un confronto dei dati il più diretto possibile; Do.R.S., Centro Regionale di Documentazione per la Salute, ritiene utile elencare e descrivere le principali fonti informative che forniscono tali categorie di dati statistici, con specifico riferimento alla situazione dei paesi industrializzati. La rilevazione prende in considerazione le informazioni ed i dati disponibili sulla rete web, individuando gli enti e le agenzie più competenti nel settore a livello Il raffronto fra i risultati ottenuti con l'utilizzo dei motori di ricerca e le conoscenze degli operatori del settore permette di esprimere alcune valutazioni sulla reale capacità dei motori di ricerca di reperire le informazioni pertinenti in questo specifico dominio. Considerando come condizione di successo l'individuazione del maggior numero di siti già segnalati dagli esperti, i risultati migliori si ottengono con la versione advanced di Altavista, indicando il criterio di ricerca nella forma: `occupational accidents' and (statistic* near data). Buoni risultati, anche se non del tutto sovrapponibili, sono raggiunti con Lycos; in entrambi i casi, tra i primi 30 siti segnalati, sono presenti i collegamenti alle più importanti organizzazioni internazionali che si occupano di sicurezza sul lavoro. Risulta positiva anche la ricerca effettuata con Virgilio, che naturalmente fornisce risultati limitati alla situazione nazionale. Si osserva tuttavia che, per quanto efficiente sia il motore di ricerca e per quanto accurata la scelta delle parole chiave, la ricerca tramite motori di ricerca non sostituisce in modo completo le conoscenze degli esperti e dei professionisti. La tabella 1 riporta i risultati della rilevazione effettuata; nella tabella sono elencati gli enti e le agenzie di maggior rilievo che, a livello nazionale e internazionale, si occupano di infortuni e sicurezza sul lavoro e che mettono a disposizione informazioni di tipo statistico e strutturato. Gli enti individuati sono descritti secondo il seguente ordine: vengono presentati in primo luogo gli enti e gli istituti nazionali, seguiti dalle organizzazioni presenti a livello europeo e infine dalle agenzie internazionali e statunitensi. Come accennato in precedenza, anche per garantire la confrontabilità fra i dati reperibili, il campo di rilevazione si limita alla situazione dei paesi industrializzati occidentali. La tabella 1 è strutturata con le seguenti colonne: • istituzione: contiene la denominazione ufficiale dell'ente produttore dell'informazione; • indirizzo web: riporta l ' indirizzo o URL (Uniform Resource Locator) del sito; • descrizione: contiene informazioni su attività, caratteristiche e obiettivi dell'ente; • informazioni generali sulla sicurezza sul lavoro: elenca e descrive i temi principali nell'area della salute occupazionale presentati dall'ente all'interno del sito web; • informazioni e statistiche sugli infortuni: descrive lo specifico contenuto del sito in relazione alla disponibilità di dati statistici nel settore degli infortuni sul lavoro; • altri supporti e copertura spazio-temporale: indica le eventuali pubblicazioni, informazioni e dati statistici disponibili su supporti diversi dalla rete internet (periodici, pubblicazioni cartacee, CDROM); è infine presente una breve descrizione della profondità temporale e della copertura spaziale dei dati disponibili sul sito. 11 contenuto della tabella 1 si riferisce alla situazione registrata nel mese di aprile 2000. Nella rilevazione non è inclusa un'applicazione di accesso multidimensionale ai dati sugli infortuni nella Regione Piemonte nel periodo 1990-96 (2), in quanto attualmente disponibile soltanto agli operatori definiti all'interno della struttura di telecomunicazione `Piemonte in rete' e non nell'ambiente internet. considerazione soltanto siti ufficiali di enti riconosciuti e accreditati. Il disegno viene generalmente valutato secondo le seguenti caratteristiche: • accessibilità: il sito dovrebbe essere visualizzato dai browser più diffusi; • organizzazione logica: è considerata essenziale per un buon utilizzo delle informazioni presenti; i siti migliori sono focalizzati su specifici obiettivi e interlocutori e sono strutturati in modo logico, chiaro e facile da consultare; • presenza di un motore di ricerca interno: esso dovrebbe essere in grado di reperire attraverso parole chiave soltanto i documenti rilevanti; l'interfaccia dovrebbe permettere un utilizzo agevole e efficiente; gli utenti dovrebbero avere la possibilità di decidere se effettuare la ricerca sull'intero sito o su una parte di esso. Il contenuto dei siti deve essere accurato, aggiornato, credibile e rilevante; il contenuto del sito originale è valorizzato dal collegamento con siti di buona qualità. Le caratteristiche valutate sono le seguenti: • accuratezza: è il criterio basilare per stabilire la qualità del contenuto e per verificarne la validità scientifica; è importante che sia spiegato il valore dell'informazione e che siano precisati i dati che stanno alla base; una revisione completa di un particolare argomento dovrebbe essere presentata in modo obiettivo; fatti pertinenti e risultati negativi non dovrebbero essere omessi; • fonti citate: se il contenuto del sito non è originale, le fonti da cui è tratto devono essere sempre citate; può essere utile includere le credenziali dell'autore così come la presenza di bias dovuti ad affiliazioni con sponsor o particolari punti di vista dell'autore; • collegamenti: i link a pagine interne e a siti esterni dovrebbero rispondere ai seguenti criteri: • selezione: il target del sito originale e dei siti collegati deve essere lo stesso; • architettura: per facilitare la navigazione, risulta fondamentale consentire l'avanzamento e il ritorno alla pagina precedente; è ritenuta utile una sintetica descrizione del contenuto dei siti collegati. Rispetto all'aggiornamento è importante che sia indicata la data di riferimento delle fonti da cui sono estratte le informazioni e la data dell'ultimo aggiornamento del sito. Le istituzioni che mettono a disposizione basi di dati, dovrebbero infine avere cura che questi garantiscano la reale usufruibilità per l'utenza e che i dati risultino esportabili in formati compatibili con i più diffusi software di office automation; è inoltre utile la presenza di strumenti che rendano possibile l'interazione dell'utente con l'ente che pubblica le informazioni. I siti web individuati vengono inoltre valutati utilizzando alcuni criteri che si stanno diffondendo ed affermando come requisito indispensabile per una buona qualità dell'informazione. 1n particolare si è tenuto conto dei seguenti criteri (3-6): • credibilità; • disegno; • contenuto; • aggiornamento; • usufruibilità dei dati. I risultati della valutazione vengono riportati in tabella 2, in cui le colonne Istituzione ed Indirizzo web sono analoghe alla tabella 1. In questa rassegna la credibilità, desunta principalmente dall'autorevolezza della fonte che mette a disposizione i dati, è data per scontata in quanto sono presi in 41 Tab I Caratteristiche dei siti internet che pubblicano indicatori statistici sugli infortuni sul lavoro istituzione indirizzo web descrizione INAIL Istituto Nazionale per l'Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro Nell'ambito dei propri compiti istituzionali, INAIL persegue il duplice obiettivo di ridurre il fenomeno infortunistico e di realizzare una forma di tutela globale nei confronti dei lavoratori che svolgono attività a rischio o hanno subito danni a seguito di infortunio o malattia professionale. ISPESL Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro ISPESL è un organo tecnico-scientifico del S.S.N. e dipende dal Ministero della Sanità. Fra gli altri, svolge compiti di ricerca e studio di criteri e metodologie per la prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali, di protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da esposizioni ad agenti chimici,fisici e biologici, di standardizzazione delle metodiche di valutazione dei rischi per la salute e la sicurezza sui lavoro. The European Commission Directorate Generai V Employment and Social Affairs europa.eu.intlcomm 1 _ f ft--M PIo. M^N f S/ C EUROSTAT europa.eu.intlcomm leurostatl EU-OSHA -europposhaTeu7 t European Agency À for Safety and ^ ' r YY Health at Work <^SITA,, (N 42 Il Direttorato GeneraleV è una delle 20 Direzioni Generali della Commissione Europea. Ha la responsabilità di assicurare che, all'interno degli stati membri della UE,vengano perseguite politiche efficaci per conseguire gli obiettivi comunitari, ed in particolare un alto livello occupazionale, di protezione sociale e di prevenzione nei confronti dei lavoratori. L'agenzia europea di statistica, è stata costituita nel 1953 con lo scopo di fornire alla Comunità Economica Europea e successivamente all'Unione Europea un servizio di rilevamento statistico di qualità, in grado di fornire un adeguato supporto per le politiche comunitarie. In particolare si è cercato di raggiungere la `armonizzazione' dei dati statistici, per garantire quindi la omogeneità e la confrontabilità dei dati raccolti nei paesi UE. L'Agenzia Europea per la Sicurezza e la Salute sui Luoghi di Lavoro viene creata nel 1996 per fornire alla Un.Eu. i supporti informativi di carattere tecnico, scientifico e economico riguardanti la sicurezza e la salute sul lavoro. Partecipano alla sua amministrazione rappresentanti dei Paesi membri della Un. Eu. e della Commissione Europea. L'Agenzia coordina una rete di foca] point a livello nazionale che raccolgono informazioni su sicurezza e salute sul lavoro nei singoli paesi dell ' Unione. inform. generali sulla sicurezza sul lavoro inform. e statistiche sugli infortuni altri supporti e copertura spazio-temporale La sezione 'Prevenzione e sicurezza' fornisce l 'accesso alla pagina ' Informazioni e dati statistici'. Oltre alla 'Banca dati', sono disponibili voci relative a ' Bollettino settimanale degli infortuni', ' Osservatorio statistico', 'Dati dei disabili', 'Banca dati al femminile'. La 'Banca dati', disponibile in lingua italiana e inglese, si articola nei seguenti rami: • aziende assicurate (numero, addetti, retribuzioni e premi); • eventi denunciati; • eventi indennizzati; • rischio; • dati mensili. Nei diversi rami, le informazioni sono disponibili per tipo di azienda (artigiane, non artigiane, totale), per settore di attività economica (ATECO9I), voce di tariffa INAIL (gruppo e grande gruppo), zona territoriale (Regione e Provincia) e anno. Per le gestioni agricoltura e conto stato sono presenti solo i rami relativi agli eventi denunciati e indennizzati. Parte del contenuto della banca dati viene periodicamente rilasciato anche su CDROM. La copertura riguarda il territorio nazionale, regionale e provinciale e gli anni compresi fra il 1995 e il 1998 (1999 per gli eventi denunciati e indennizzati). La sezione `Statistiche' fornisce l'accesso alla voce 'Luoghi di lavoro' e quindi agli argomenti `Monitoraggio rischi occupazionali' (articolato in unità locali, aziende assicurate, registri di esposizione) e `Sorveglianza epidemiologica' (articolato in infortuni sul lavoro, malattie professionali, casi di mesotelioma). Sono previsti ma non ancora attivati alcuni ulteriori servizi (norme violate, infortuni mortali, inchieste infortuni, malattie da lavoro). Oltre alla sezione'Statistiche', sono presenti le sezioni ' Novità','Prodotti','Formazione','Documentazione', ' Legislazione' e 'Informazione'. Il sito è disponibile in lingua italiana e inglese La voce 'Infortuni sul lavoro' presenta elaborazioni ISPESL su dati di fonte INAIL: • tabelle di sintesi a livello regionale relative ai comparti industria e artigianato nel periodo 1990-96; • indici di frequenza per Provincia e macrosettore economico. E inoltre annunciato, ma non ancora disponibile l'atlante nazionale degli infortuni. I dati vengono resi disponibili a livello regionale e provinciale e sono aggiornati all ' anno 1996. Sono disponibili informazioni sulla legislaziq^ 'ne comunitar i comitati competenti sug ii aspetti conne i alla sicurezza sul lavoro, il recepimento delle direttive comunitarie e link alle altre organizzazioni europee. Alla voce ' Figures'jono accessibili due tabelle riassuntive relative agli infortuni con oltre 3 giorni di durata e agli infortuni per comparto produttivo. Alla voce 'Publications' viene elencata la produzione di carattere generale e scientifico e sono indicate le modalità di richiesta. Le due tabelle presentate sono articolate per Stato membro e fanno riferimento al 1993. Sono pubblicati dati statistici relativi ai seguenti temi: 'Generai statistic', 'Economy & finance', 'Population & social conditions', 'lndustry, trade & services ' , 'Agriculture & fisheries', 'External trade', ' Transport ' , ' Environment & energy', 'Research & development'. Il sito è disponibile in lingua inglese, francese e tedesco. Fra gli indicatori della sezione 'Population & social conditions' è presente il dato relativo agli infortuni sul lavoro per 100.000 addetti! La voce 'Products - how to buy ' permette l ' accesso al catalogo di oltre 300 pubblicazioni cartacee e su CD-ROM con la possibilità di effettuare ordini on-line. Alla voce 'Products - free downloads ' sono elencate le pubblicazioni che possono essere esportate gratuitamente. La tabella relativa agli incidenti sul lavoro è disponibile per gli anni 1994, 95 e 96 e riporta valori aggregati per l'Europa dei 15 e per i paesi della zona dell'Euro. Sono presenti sezioni relative a 'News & events', 'Legislation', 'Good practice ' , ' Research','Statistics','Training','Topics','Pubblications'. Alla voce 'Statistics' è presente un collegamento a HASTE (European Heaith and Safety Database) che raccoglie, per ognuno dei paesi membri dell'Un. Eu e per Norvegia e Rep. Ceca, il sommario dei principali sistemi di controllo e raccolta dati relativi a salute e sicurezza in ambito lavorativo. Il sito è disponibile in diverse lingue europee nelle pagine principali. Alla voce `Statistics' vengono forniti link ad altre fonti informative (D. G. V della Commissione Europea e Eurostat). Selezionando l'area internazionale, sono riportati collegamenti a materiali presenti nei siti web di ILO, OSHA, BLS e di agenzie di altri paesi (Giappone, Corea e Australia). I CO \N , e l Alla voce ' Pubblications' viene elencata e resa disponibile la produzione editoriale dell'Agenzia ('Press releases', 'Newletters', ' Magazi n e', 'Fact sheets', ' Reports', 'Conference proceedings', 'Work programmes ' , 'Annual reports ' ). te" au43 A.,& /mu-E--- istituzione indirizzo web descrizione OECD Organization for Economic Co-operation and Development www.oecd.fr OECD viene costituita nel 1961 a partire da OEEC 'Organisation for European Economic Co-operation', con lo scopo di rafforzare lo sviluppo economico degli stati membri.Si definisce come un'organizzazione che fornisce ai Governi uno spazio in cui discutere, sviluppare e potenziare le politiche economiche e sociali. Inizialmente includeva soltanto il Nord America ed i paesi dell ' Europa Occidentale, successivamente si è ampliata con l ' ingresso di altri Paesi (Giappone,Australia, Nuova Zelanda, Finlandia, Messico, Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia e Corea), arrivando ad includere un totale di 29 nazioni. ILO International Labour Organization www.ilo.org 1LO, denominata anche BIT (Bureau International du Tramali) e OIT (Oficina Internacional del Trabajo),viene Istituita nel 1919 in base alle esigenze di carattere umanitario, politico, economico e di equità sociale emerse durante la Conferenza della Pace tenuta a Parigi al termine della I Guerra Mondiale, allo scopo di promuovere l'equità e la sicurezza delle condizioni di lavoro. Dal 1920 I ' organiz. ha sede a Ginevra e è strutturata come ' Conferenza ' di stati membri con un corpo governativo, avente mandato esecutivo, un Uff. Internaz. del Lavoro e un Dirett. Gener. ILO si occupa di vari temi inerenti il mondo del lavoro tra cui lavoro infantile, diritti dei lavoratori e condizioni di lavoro. BLS Bureau of Labor Statistics www.bls.gov BLS è un ' agenzia indipendente del Governo Fed. degli Stati Uniti, facente capo al Dipartimento del Lavoro. Rappresenta il principale organo statunitense per la raccolta, l'analisi e la diffusione di dati economici e statistici riguardanti il mondo del lavoro. Costituito nel 1884 col compito di fornire indicatori economici per il Congresso degli Stati Uniti e gli organi di governo, fornisce anche strumenti di analisi e pianificazione a istituzioni pubbl. e private. OSHA Occupational Safety and Health Administration www.osha.gov Scopo dell'agenzia del Dipartimento del Lavoro degli Stati Uniti è la prevenzione degli infortuni e la salute dei lavoratori. Con oltre 200 uffici locali, stabilisce standard di protezione, fornisce assistenza tecnica alle parti sociali e svolge una intensa attività di ispezione nei luoghi di lavoro. La raccolta e la disseminazione di informazioni costituiscono un importante settore di attività dell'agenzia. MSHA Mine Safety and Health Administration www.msha.gov Struttura del Dipartimento del Lavoro degli Stati Uniti, si occupa di salute e sicurezza nelle miniere di carbone, metalli e materiali non metallici. Specifiche unità operative seguono fra gli altri gli aspetti della valutazione, della formazione e informazione, della definizione di standard, del supporto tecnico e della valutazione. 44 I inform. generali sulla sicurezza sul lavoro inform. e statistiche sugli infortuni altri supporti e copertura spazio-temporale Nella pagina di ingresso del sito sono presenti, tra le altre, voci relative a ' Activities ' , ' News ' , ' Statistics', 'Bookshop' e 'Free documents'. Nella sezione 'Statistics', di tipo principalmente economico, una delle voci è relativa alla sanità, con la presentazione di 'OECD Health Data 1999', disponibile in formato cartaceo e su CD-ROM.Tale raccolta riporta circa 1.200 indicatori per i 29 stati membri nel periodo 1960-97. Sono presenti dati statistici, tra l ' altro, relativi allo stato di salute, alle cause di morte, ad incidenti ed assenze dal lavoro, alle spese sanitarie. Il sito è disponibile in lingua inglese e francese. 'OECD Health Data 1999' comprende dati statistici relativi a infortuni e malattie professionali.Tali informazioni non sono comunque disponibili in ambiente web. Alla sezioni ' Bookshop ' sono elencate le pubblicazioni dell ' Organizzazione (libri, periodici, pubblicazioni e periodici elettronici) che possono essere ordinate on-line.Alla voce 'Free Documents' è disponibile il materiale che può essere direttamente scaricato, fra cui il periodico OECD Observer. La voce ' Social Protection-SafeWork' non fornisce l'accesso a informazioni significative. Utilizzando invece la mappa del sito alla voce 'Information Services Network and ILO Databases' e quindi 'ILO Databases ' , si accede alle banche dati 'LABORDOC' e 'ILODOC' (riferimenti bibliografici sui temi del lavoro), 'ILOLEX' (legislazione e normativa), 'ILM' (dati statistici sulle migrazioni internazionali), 'LABORSTA' (dati statistici sulla popolazione economicamente attiva). LABORSTA è il database di ILO specializzato nei dati storici su popolazione economicamente attiva (dati dal 1945), occupazione e disoccupazione, ore di lavoro, salari, costo del lavoro e infortuni sul lavoro (dati dal 1969). I dati sono disponibili per ogni singolo anno e per circa 190 nazioni. Le tabelle 8A, B e C sono relative rispettivamente agli infortuni per attività economica (ISIC Rev. 2), ai tassi di infortuni mortali e alle giornate di assenza dal lavoro a seguito di infortunio. Seguendo nella mappa del sito le voci 'Publications', 'Books by subject ' e 'Labour Statistics ' , viene segnalato fra gli altri ' Yearbook of Labour Statistics 1999', comprendente dati sugli infortuni sul lavoro. Selezionando i materiali disponibili su CD-ROM,viene segnalata'Encyclopaedia of Occupational Health and Safety-4.th edition'. Le pubblicazioni indicate possono essere ordinate on-line. In 'Reference' è inoltre segnalato 'ILO Thesaurus: labour, employment and training terminology-5.th edition', versione in 4 lingue (inglese, francese, spagnolo e tedesco) comprendente più di 4.000 termini. Alcune sezioni sono relative a ' Data', 'Surveys & programs', 'Publications & research papers', 'Regional information', 'K-12 Educational resources'. Numerose sono le informazioni pubblicate sui temi delle forze lavoro, dei salari, del costo del lavoro. Selezionando ' Data-Selective access ' è possibile utilizzare due applicazioni per l'accesso a dati statistici sui tassi di infortunio e malattia professionale dal 1989. Gli indicatori disponibili sono il numero di casi e i giorni di inabilità per settore e comparto di attività economica. Dati disaggregati sono inoltre disponibili in base alle caratteristiche dell'infortunato (sesso) e dell'infortunio (natura, sede e esposizione). In 'Publications & research papers' vengono elencati i materiali prodotti da BLS. Tra questi sono presenti alcune versioni full text: 'Monthly labor review', 'Occupational outlook quartely', 'Research papers ' , 'Issue in labour statistics', 'News release ' e 'Catalog'. Buona parte delle pubblicazioni può essere ottenuta gratuitamente in formato elettronico. Alcune sezioni presenti sul sito riguardano 'Events','News room', ' LibrarylReading room', ' Regulations & compliance ' . La voce ' Statistics and inspection data' fornisce fra le altre l ' accesso alla voce 'BLS Workplace lnjury, lllness and Fatality Statistics' che presenta numerose elaborazioni statistiche su dati di fonte BLS (tassi di incidenza di infortunio e malattia per comparto nel periodo 1989-98, tabelle riassuntive per il periodo 1973-98, caratteristiche demografiche degli infortuni nel periodo 1992-97, tabelle riassuntive sugli infortuni mortali nel periodo 1974-91, rapporti sulle tipologie di infortuni mortali). La voce 'News Room-Publications' elenca il materiale di documentazione prodotto. Tale materiale, relativo principalmente ad attività dell'agenzia ed a standard di sicurezza in singoli comparti, può essere esportato in formato '.pdf. In particolare, si segnalano alcuni poster sui temi della prevenzione. La sezione 'Fatality information ' descrive ogni singolo infortunio con esito mortale accaduto nel settore; la sezione 'Safety and health information' raccoglie documentazione su esposizioni, progetti e soluzioni; la sezione 'Statutory and regulatory information' fornisce i testi della normativa federale di riferimento. Nella sezione 'Statistica ' sono accessibili dati riepilogativi su occupazione e infortuni nel periodo 1993-99 e un riepilogo complessivo degli infortuni mortali nel XX secolo. I dati presentati fanno riferimenti ai singoli stati e all'intero territorio degli Stati Uniti. 45 Tab 2 Valutaz. di qualità dei siti internet che forniscono indicatori statistici sugli infort. sul lavoro istituzione indirizzo web DISEGNO Accessibilità, organizzazione, motore di ricerca INAIL Istituto Nazionale per l'Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro www.inail.it Grande chiarezza nel disegno della banca dati, che presenta però percorsi di accesso al singolo dato eccessivamente lunghi. Manca un motore di ricerca. ISPESL Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro www.ispesl.it Chiarezza nel disegno del sito e uniformità con analoghi siti degli enti della rete coordinata dall'Agenzia Europea EU-OSHA. Manca un motore di ricerca, ma è presente la mappa del sito. europa.eu.intlcomm Idg051h&s /index_hs.htm Chiara organizzazione gerarchica delle informazioni pubblicate. Sono presenti sia un motore di ricerca che la mappa del sito. EUROSTAT europa.eu.intlcomm leurostatl Organizzazione chiara e precisa degli indicatori riportati; è presente la mappa del sito, un motore di ricerca e una guida ('First visit ' ) all ' utilizzo del sito. EU-OSHA European Agency for Safety and Health atWork europe.osha.eu.int Sito ben strutturato e dotato di mappa e motore di ricerca. L ' indice è annunciato ma non ancora disponibile. OECD Organization for Economic Cooperation and Development www.oecd.fr Precisa e ben strutturata l'organizzazione del sito che permette una facile navigazione. E disponibile un motore di ricerca e una guida introduttiva all ' utilizzo del sito. I LO International Labour Organization www.ilo.org La home page del sito non è utile per orientarsi nell ' utilizzo. Il motore di ricerca e la mappa del sito risultano invece efficaci per localizzare le informazioni di interesse. BLS Bureau of Labor Statistics www.bls.gov Ottima struttura e organizzazione generale del sito. Pur in assenza di un motore di ricerca, l'utilizzo del sito è agevole. OSHA Occupational Safety and Health Administration www.osha.gov La home page non appare ben strutturata e la navigazione non risulta sempre agevole. Sono presenti un motore di ricerca e l'indice alfabetico degli argomenti trattati. MSHA Mine Safety and Health Administration www.msha.gov Buona organizzazione e chiarezza del sito. Sono presenti sia la mappa del sito, sia un motore di ricerca. The European Commission Directorate GeneraiV Employment and Social Affairs \i 46 CONTENUTO Accuratezza, fonti, Iink AGGIORNAMENTO Date di riferimento, ultimo aggiornamento USUFRUIBILITÀ DATI Download, interazioni Non sono presenti testi di supporto per la corretta interpretazione dei dati. Un utente inesperto ha difficoltà nel comprendere la terminologia usata. L'anno di riferimento è indicato in ogni tabella; ad aprile 2000 sono disponibili i dati sugli eventi del 1999. E possibile stampare ed esportare in ambiente Excel le tavole visualizzate. Sono disponibili le definizioni ufficiali dei sistemi di classificazione utilizzati e viene dichiarata la fonte dei dati, Presentando elaborazioni su dati di fonte INAIL, risulta meno aggiornata rispetto alla fonte originaria. Le tavole visualizzate possono essere stampace e salvate soltanto in formato '.html'. La copertura è buona soltanto nell'area delle attività istituzionali della Direzione. Buona disposizione dei livelli gerarchici. Limitati i link, rivolti esclusivamente verso le maggiori agenzie europee e internazionali. Generalmente le date di aggiornamento non sono indicate. I dati statistici riportati e l'elento delle pubblicazioni risultano non aggiornati. E possibile esportare soltanto in formato '.html' due sintetiche tabelle sugli infortuni sul lavoro nel 1993 nei diversi stati membri dell'Unione. I dati statistici di Eurostat sono numerosi, accurati e confrontabili. Sono presenti numerosi link, ben organizzati, verso istituti statistici europei e organizzazioni internazionali. Ad ogni notizia, tabella o indicatore è associata la data di produzione. È possibile registrarsi al sito per accedere a servizi personalizzati (essere informati delle novità e richiedere elaborazioni statistiche personalizzate). Buona la copertura rispetto alle attività e progetti dell'Agenzia. I siti dei ' foca] point' nazionali della rete europea presentano una strutturazione omogenea. Le date di aggiornamento sono indicate. Si possono esportare le pubblicazioni. È presente una sezione per l'invio di commenti e considerazioni e per l ' accesso a gruppi di discussione. I riferimenti delle fonti sono citati, ma mancano link ad altre agenzie e organizzazioni. Buona manutenzione ed aggiornamento del sito; le date di aggiornamento delle diverse pagine sono in genere indicate. Buona parte dei prodotti ordinati vengono resi disponibili in forma elettronica. Contenuto accurato, completo e con una buona organizzazione gerarchica. La sezione link è molto ricca e comprende un collegamento al 'WEB Site locator ' delle Nazioni Unite. L 'aggiornamento del sito è dipendente dal funzionamento del complesso sistema di raccolta di dati statistici a livello mondiale coordinato da ILO.Vengono indicate le date di aggiornamento e di riferim. del materiale pubblicato. Le tabelle del db LABORSTA sono visualizzate in formato '.html' e possono essere esportate in formato '.csv' (accessibile con Excel). Alla voce ' Contacts' vengono forniti i riferimenti degli uffici centrali e locali dell'organizzazione. La presentazione dei dati è accompagnata da note di lettura e consigli sul calcolo di indicatori. Segnalazioni di collegamenti a numerosi siti statistici nazionali e internazionali. Viene indicata la data di aggiornamento del sito e le date di riferimento dei dati pubblicati. Vengono indicate le modalità di download e di utilizzo locale dei dati. Sono forniti i riferimenti dettagliati degli operatori delle diverse unità di BLS. Sono presenti note e suggerimenti per la corretta lettura e utilizzo dei dati pubblicati.Vengono dichiarate le fonti informative utilizzate. La data di aggiornamento del sito è indicata, così come le date di riferimento dei dati pubblicati. I dati statistici sono esportabili in formato'.txt' e '.pdf. Sono indicati i riferimenti dei diversi uffici, differenziati in base al tipo di contatto informativo da attivare. La metodologia e le fonti dei dati sono presentate in modo completo. Il sito è attivamente aggiornato. Le date di riferimento delle informazioni statistiche e di aggiornamento delle pagine sono sempre indicate. Le tabelle statistiche vengono rese disponibili in formato '.html','.txt' e '.pdf. E incoraggiato il contatto con l'ente attraverso numerosi meccanismi di feedback, fra cui la raccolta di pareri e suggerimenti relativi a singoli incidenti gravi. 47 Risultati Sulla rete internet sono ormai numerosi i siti che forniscono informazioni e dati statistici sul fenomeno infortunistico, almeno per quanto riguarda la situazione dei paesi dell'Unione Europea e delle nazioni occidentali. Particolarmente ricche risultano le informazioni statistiche messe a disposizione dagli enti e dalle agenzie statunitensi. La situazione italiana si caratterizza per il forte ruolo svolto dall'INAIL che, particolarmente negli ultimi anni, affianca alle tradizionali attività di tipo assicurativo nuove funzioni nell'area dell'analisi statistica del fenomeno e della diffusione dei relativi indicatori. L ' iSPESL arricchisce, con proprie elaborazioni originali su dati di fonti INAIL, la conoscenza delle caratteristiche e degli andamenti degli infortuni in Italia, curando con attenzione la promozione di forme non tradizionali di accesso e diffusione dell'informazione. A livello internazionale, la confrontabilità fra diversi paesi degli indicatori è ancora limitata, a causa principalmente delle diverse normative di tipo assicurativo adottate. Per quanto riguarda l'Unione Europea, si ricordano le attività, coordinate dall'agenzia EUROSTAT, del progetto ESAW (European Statistics on Accidents at Work), che ha lo scopo di "raccogliere dati comparabili tra le diverse nazioni dell'Unione" (7). Il progetto afferma che "dati comparabili sugli infortuni sul lavoro sono un prerequisito per monitorare le tendenze nel settore della salute e della sicurezza sul lavoro e per promuovere la prevenzione degli infortuni sia a livello comunitario che nei singoli Stati membri". E inoltre scopo del progetto ESAW mantenere la comparabilità con le iniziative di altri organismi statistici internazionali; in questo senso la metodologia ESAW è congruente con la risoluzione dell'ILO sulle statistiche degli infortuni (8) adottata dalla XVI Conferenza internazionale degli Statistici del Lavoro (Ginevra, 6-15 ottobre 1998). Meno avanzata rispetto al settore delle statistiche sugli infortuni del lavoro, appare invece la disponibilità sulla rete web di banche dati e strumenti informativi relativi a profili di soluzioni, bonifiche, esperienze positive e buone pratiche da generalizzare. Pur essendo alcune informazioni in tal senso disponibili sui siti promossi da ISPESL, EU-OSHA e ILO, si ritiene che tale settore non sia ancora coperto a sufficienza dal web. Nei prossimi periodi ci si attende peraltro lo sviluppo di strumenti informativi in tale direzione, che mettano a disposi- 48 zione dati, esperienze e valutazioni di interventi di miglioramento delle condizioni di lavoro. Do.R.S, valuterà lo sviluppo di strumenti informativi sulla rete web relativi a questo tema e la possibilità di partecipare attivamente a progetti di costruzione di banche dati a livello regionale e nazionale sulle esperienze e soluzioni in materia di salute sul lavoro. Un'ultima considerazione, che può avere effetti e ricadute operative sulle attività di numerosi Servizi di Prevenzione, riguarda la maggior tempestività con cui, almeno nella situazione italiana, i dati statistici riassuntivi vengono messi a disposizione dall'INAIL attraverso il web. Alla data dell'aprile 2000, sono pubblicati i dati relativi agli infortuni accaduti e definiti nel corso del 1999, con un livello di tempestività che appare addirittura superiore a specifici sistemi di rilevazione attivati a livello locale da singoli Servizi; peraltro, la disaggregazione disponibile permette la conoscenza delle caratteristiche e dell'evoluzione del fenomeno soltanto a livello provinciale. Qualora nei prossimi periodi i dati vengano resi disponibili a livello di ASL e Distretto, rispondendo alle necessità conoscitive degli operatori dei singoli Servizi territoriali, parte del consistente sforzo, finora dedicato alla raccolta, gestione, classificazione e analisi di informazioni sugli infortuni avvenuti nel territorio di propria competenza, potrà forse essere indirizzato verso altre attività. Bibliografia t Unione Europea. Versione consolidata de] trattato che istituisce la Comunità Europea. Lussemburgo, 1997.http://europa. eu. intleur-lex/i t /treaties/datleccons_treaty -it.pdf [13/4/2000]. 2 Dalmasso M, Pasqualini O, Marena A, Corradetti L. Un sistema in ambiente web per la consultazione multidimensionale di indicatori sugli infortuni sul lavoro nella Regione Piemonte. SUGitalia '99 XV Convegno annuale SAS Institute; Roma; 13-15 ottobre 1999. 3 Ambre J, Guard R, Perveiler FM, Renner J, Rippen H. White paper: criteria for assessing the quality of health information on the internet (working draft, edited 14 Oct 1997). http:I/www.mitretek.orglhiti/showcaseld ocuments/criteria.html [6 Apr 1998]. 4 Bonati M, Impicciatore P, Pandolfini C: Quality on the internet. BMJ 1998;317:150] 5 Dearlove OR, Sharples A, Stone C. Internet is useful for information on rare conditions [letter]. BMJ 1997; 315: 491 6 Resnick P. Filtering information on the internet. Sci Am 1997; 3: I06-108. 7 European Commission - Eurostat; European Statistics on Accident at Work Methodology, 1999. 8 International Labour Organization. Resolution concerning statistics of occupational injuries (resulting from occupational accidents), adopted by the Sixteenth International Conference of Labour Statisticians (October 1998). http:llwww. ilo. orglpubliclenglishlburea ulstatlres laccinj.htm [13/412000]. Questa scheda fa parte della collana "Statistico epidemiologica" di Do.R.S. Nella stessa collana sono disponibili i seguenti quaderni: Indicatori sanitari e demografici preN. I senti nei siti internet regionali a cura di M.B. Lazzi, E Vigna-Taglianti, L. Fubini • Giugno 1999 N. 2 Atti del seminario "Identificazione e valutazione delle esposizioni causa/mente rilevanti nella genesi dei tumori del naso" Ottobre 1999 N. 3 Osservatorio permanente per la ricerca attiva delle allergopatie professionali - Risultati della rilevazione 1998 Ottobre 1999 La struttura produttiva del Piemonte: i N. 4 dati dei Censimento Intermedio dell'industria e dei Servizi aggregati per ASL e Distretti a cura di M. Dalmasso, A. Torna/no Marzo 2000 Tali materiali possono essere richiesti all'indirizzo riportato affondo di questa pagina SI AUTORIZZA LA RIPRODUZIONE PARZIALE O TOTALE DEL CONTENUTO DELLA PRESENTE SCHEDA CON LA CITAZIONE DELLA FONTE Do.R.S. - A.S.L. 5 Via Sabaudia, 164 10095 Grugliasca (TO) telefono: 011 4017694 o 4017653 fax: 011 4017687 [email protected] DIRETTIVO SNOP SETTEMBRE 2000 EMILIA ROMAGNA Luigi Salizzato (presidente SNOP ) Dipartimento Prevenzione via Moretti, 99 47023 Cesena FO Tel. 0547.3520.83-.70 Fax 0547.645060 [email protected] Aligi Gardini (segretario regionale) A. USL Forlì via Della Rocca 19 47100 FORLI' tel 0543.733556 fax 0543.733501 [email protected] VENETO Manuela Peruzzi (segretario regionale) SPISAL-ULSS n. 20 Verona via Salvo D'Acquisto, 7 Palazzo della Sanità 37134 VERONA Tel. 045.8075045 Fax 045.8075017 [email protected] Celestino Piz (vicepresidente SNOP e presidente CPE) SPISAL-ULSS n.6 via IV Novembre, 46 36100 VICENZA Tel. 0444.9922 1 3 Fax 044415 1 1 1 27 [email protected] LOMBARDIA Massimo Stroppa (segretario regionale) Servizio PSAL ASL Milano Provincia 2 20077 Melegnano MI Tel. 02.98058523 Fax 02.98231215 [email protected] LIGURIA Claudio Calabresi (ufficio di presidenza) INAIL via D'Annunzio 76 16121 GENOVA tel. 01015463251 [email protected] Laura Bodini (direttore della rivista) Servizio PSAL ASL 3 Monza via Oslavia, I 20099 Sesto S.Giovanni MI Tel. 02.2498273 I Fax 02.26223083 [email protected] FRIULI VENEZIA GIULIA Marta Plazzotta (segretario regionale) ARPA Dipartimento di Udine via Colugna, 42 33100 UDINE Tel. 0432.47391 I Fax 0432.546776 plazzotta.mario@libero .it Enrico Cigada (tesoreria) Igiene Ambientale ASL 3 Monza via Oslavia, I 20099 Sesto S. Giovanni MI Tel. 02.24982725 Fax 02.26223083 [email protected] 4IC PIEMONTE VALLE D'AOSTA Andrea Dotti (vicepresidente SNOP tesoriere CPE) USL Torino via Lornbroso, 16 i 0125 TORINO TU. 01 1.56633259 Fax 011.6690 I 50 [email protected] a Fulvio Longo (vicepresidente SNOP) ASL BA5 via Lapenna 39 70010 Casamassima BA Tel. 080.4050545 Fax 080.4050545 [email protected] TOSCANA Alberto Baldasseroni (vicedirettore rivista) Unità di epidemiologia ASL Firenze via Michelangelo 41 50125 FIRENZE Tel. 055.6577400 Fax 055.6577414 [email protected] SICILIA Marco Crema (segretario regionale e vicepresidente SNOP) Servizio Medicina del Lavoro Az. Osp. S.Antonio Abate Via Cosenza 91 100 TRAPANI Tel. 0923.809364 Fax 0923.809647 [email protected] Domenico Taddeo (segretario CPE) UOISLL zona Valdera ASL 5 Pisa via Fantozzi, 2/A 56025 Pontedera PI Tel. 0587.273662 Fax 0587.273660 [email protected] 'i, LAZIO Fabrizio Magrelli (segretario regionale) USL Roma B Dipartimento di Prevenzione via Franceschini 56B 00155 ROMA Tel. 06.4 i 601904 Fax 06.41601905 f.magrelli@mclin1<.it MARCHE Aldo Pettinari (segretario regionale) ASL n. 4 via Cavallotti 4 60019 Senigallia AN Tel. 071.7909316 Fax 071.7909319 [email protected] PUGLIA Antonio Nigri (segretario regionale) SPESALASL FG3 Piazza Pavoncelli, I I 71 100 FOGGIA Tel. 0881.732921 Fax 0881.732920 [email protected] si UMBRIA Armando Mattioli (segretario regionale) USL Foligno via del Campanile, 12/A 06034 Foligno PG Tel. 0742.339580-339502 Fax 0742.340501 [email protected] _ CAMPANIA Giovanni Lama (segretario regionale) Dipartimento Igiene e Medicina del Lavoro ASL Caserta 2 via Linguidi 54 8[031 Aversa CE Tel. 081.5001327 Fax 081.5001327 0823.8 12355 [email protected] CALABRIA Bernardo Cirillo (segretario regionale) SPISAL ASL 7 via Discesa Poerio, 7 88100 CATANZARO Tel. 0961.703312 - 703314 703317 [email protected] ALTRI RIFERIMENTI Stefan Faes Laboratorio di Microbiologia e Virologia via Amba Alagi 5 39100 BOLZANO Tel. 0471.286530 Fax 0471.272631 [email protected] Annamaria di Giammarco Ufficio TSL ASL Pescara piazza della Stazione I 65020 Affanno PE Tel. 085.8542995 Fax 085.8543800 [email protected] Nicola Ricci DIP ASL 2 "Pentria" largo Cappuccini 86170 ISERNIA Tel. 0865.442596 Fax 0865.4422603 [email protected] Ermanno Lisanti Dipartimento di Prevenzione ASL 4 via Montescaglioso 75100 MATERA Tel. 0835.243594 Fax 0835.243588 [email protected]