La Redazione risponde Mercato immobiliare in Istria, fine delle limitazioni? a cura dell’avvocato Vipsania Andreicich A pagina 4 anno XII - n° 12 Dicembre 2006 periodico mensile dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia Centro Studi padre Flaminio Rocchi Poste Italiane SpA - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L.353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2 DCB - Roma SI APRE IL XVIII CONGRESSO NAZIONALE La sfida del futuro DELL’ASSOCIAZIONE VENEZIA GIULIA E DALMAZIA Gli esuli e le nuove generazioni si confrontano Gli esuli dell’ANVGD a congresso A quasi sessant’anni dall’esodo – dalla data convenzionale assunta per la Diaspora dallaVenezia Giulia e da Zara – gli esuli rappresentati nell’Associazione sono convocati a congresso, il XVIII. Chi volesse studiarsi le annate di questo giornale a partire dal 1947, avrebbe modo di individuare, nel lungo cammino dell’ANVGD, alcune costanti, scontate allora, più impegnative paradossalmente oggi. La difesa, anzitutto, del retaggio culturale, storico e sociale incarnato dalle centinaia di migliaia di profughi dalle terre d’origine, «optanti» – come li si definì allora – per affermare il diritto inalienabile alla libertà di essere ciò che si era, da sempre; e per protesta – l’unica concessa – contro violenze e decisioni che facevano strame della dignità e delle libertà fondamentali dell’individuo. In secondo luogo, la rivendicazione di uno spazio sociale nell’Italia stremata dal conflitto, ma anche sorda e cieca di fronte a quanti, con le loro tragedie, ricordavano i doveri ai quali il Paese stava mancando, o stava facendo fronte con estrema difficoltà. Difesa, dunque, e rilancio di una storia antica e di una condizione sopraggiunta che urgeva, soprattutto sotto l’aspetto della tutela. In questo senso l’ANVGD si rese per prima parte attiva, e unica, sin da quel 1947, fra molteplici ostilità e diffidenze. È, quello, un percorso da rileggere nelle annate del suo periodico e negli atti della sua vita associativa; solo scorrendo qualche faldone delle decine e decine conservati nell’archivio della Sede nazionale si potrebbe avere un’idea dell’enorme lavoro svolto, giorno dopo giorno per decine di anni, con umiltà e tenacia, a favore di ogni singolo profugo. Un lavoro del quale padre Rocchi si era assunto l’onere, e le cui prove sono in quei faldoni che conservano le sue minute e le sue lettere a decine di migliaia di esuli, per ricordare loro i loro stessi diritti. Ma la difesa e la rivendicazione, dopo quasi sessant’anni dall’esodo, quale senso e, soprattutto, quale futuro hanno? È possibile dare loro un futuro? Il convegno che precede il congresso ha un titolo audace e generoso, per diversi motivi. Propone, evidentemente, una sfida che forse è quella determinante per la sopravvivenza e il rilancio della memoria e dell’identità istriana, fiumana e dalmata. La sfida, in realtà, è abbastanza semplice: si sarà in grado di coniugare la conservazione del patrimonio storico-culturale con i nuovi scenari e i nuovi linguaggi del mondo contemporaneo? Si saprà declinare la civiltà di appartenenza – confermata allora con l’esodo di massa – con i nuovi equilibri globali che si stanno affannosamente cercando per non distruggere i princìpi fondamentali di rapporto tra comunità diverse? Si può proporre, appunto, il ricordo dell’antica tolleranza praticata per secoli dall’elemento italiano di confine quale modello sensato di convivenza e di sviluppo economico e sociale? Domande, queste, non retoriche. Gli eventi degli ultimi sessant’anni nei territori già di antico insediamento italiano e nelle vaste regioni dell’entroterra balcanico hanno ampiamente dimostrato che la sottrazione di una tradizione di civiltà condivisa conduce alla disgregazione e agli stermini. Ora, per molti anni le comunità degli esuli hanno coltivato strenuamente la conservazione dell’identità offesa: ma, oggi, questo ripiegamento non è più praticabile, essendo del tutto sterile. Non ci sembra più possibile mediare con il mondo contemporaneo avvalendosi di atteggiamenti e del linguaggio di decenni addietro, limitato all’alfabeto del rimpianto e della sola rivendicazione. Questo vuole significare il convegno proposto: si può far tesoro del miglior passato per immaginare un più integro futuro, nel quale tutte le componenti storiche che hanno abitato ed edificato, in ogni senso, le coste dell’Adriatico orientale ritrovino il posto e il ruolo che loro spetta, infinite volte negato? Insomma, si sarà capaci di trasformare la nostalgia in proiezione nell’avvenire? Ciò presuppone ovviamente di superare la tentazione annichilente della pura contemplazione del passato, che è improduttiva, per sfidare il definitivo tramonto della memoria. Coltivare sordi rancori significa in sostanza auto-escludersi dall’evoluzione del contesto storico, che tra le tante contraddizioni ci pone davanti l’obbligo di contrastare con altri strumenti la lenta e naturale consunzione biologica. Gli storici chiamati a discuterne sapranno fornire elementi di riflessione: certo è che la ‘lingua’, cioè i contenuti e il veicolo, con la quale si dovrà continuare a trasmettere il passato, non potrà essere un fossile; perché la scelta della ‘lingua’ è anche una scelta di strategia. Patrizia C. Hansen In inglese e in spagnolo un’ampia rassegna del recente dibattito sulla stampa italiana sul problema delle restituzioni dei beni agli esuli italiani Zagreb announces the opening of the immovable market to the Italian citizens The federation President of the Associations of the Refugees from Istria, Fiume and Dalmatia, Renzo Codarin: «Now we can discuss also those leaved ones» In english language to page 14 Zagabria anuncia la aperura del mercado inmobiliario a los ciudadanos italianos El presidente de la Federación de las Asociaciones de los Desterrados De Istria, Fiume y Dalmazia, Renzo Codarin: «Ahora podemos discutir también de los abandonados» En lengua española en la página 15 Si apre a Roma il 25 e 26 novembre, presso il Centro congressi “Roma Eventi” di Via Arco d’Alibert, tra Piazza di Spagna e Via Margutta, la XVIII assise nazionale dell’ANVGD, al quale partecipano i delegati provenienti da 16 Regioni italiane. La cornice storica di particolare rilievo sottolinea l’importanza dell’appuntamento che convoglia a Roma oltre un centinaio di delegati provenienti da tutta Italia. Nel corso del Congresso sono rinnovate le principali cariche come la Presidenza e il Consiglio Nazionale. I delegati partecipanti provengono dalla base che sul territorio ha espresso i propri rappresentanti. Il congresso è preceduto il 24 no- Il mare di Brioni (foto Arrigoni) vembre dal convegno, organizzato sempre dall’ANVGD, dal tema L’identità italiana nell’epoca della globalizzazione. L’esperienza e il modello degli Italiani dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia. * * * I lavori si aprono sabato 25 novembre alle 9.00 con le relazioni del Presidente nazionale, del Segretario nazionale e del Delegato all’Amministrazione. Segue il dibattito per tutta la giornata fino alle 19.00. Domenica 26 novembre i lavori riprendono alle 9.00 per concludersi nella mattinata con l’elezione dei 30 membri del nuovo Consiglio Nazionale. Il nuovo Consiglio nazionale così composto procede all’elezione delle cariche nazionali. Tra gli argomenti che vengono trattati nel corso del dibattito vi sono la valorizzazione della legge sul Giorno del Ricordo, la situazione su restituzioni e indennizzi dei beni abbandonati e sul riscatto delle case popolari degli Esuli, i rapporti con il Governo e il Parlamento, la possibilità di azioni giudiziarie collettive, i rapporti con le comunità italiane delle terre d’origine, i rapporti all’interno della Federazione, la riforma delle strutture organizzative dell’Associazione. Sul numero di gennaio, in distribuzione entro fine anno, riporteremo le cronache, i dati e gli interventi congressuali. 1947, l’esodo da Pola (foto Biblioteca storica ANVGD) La memoria dell’Esodo nel nuovo millennio. Riflessioni e sfide culturali L’identità italiana nell’epoca della globalizzazione. L’esperienza e il modello degli Italiani dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia Roma. Al convegno promosso il 24 novembre dall’ANVGD Relatori gli storici Giuseppe Parlato, Egidio Ivetic, Luciano Monzali. Modera Lucio Toth. Comunicazione di Marino Micich per l’Associazione per la Cultura Istriana Fiumana e Dalmata nel Lazio Gli italiani dell’Adriatico orientale hanno vissute due distinte esperienze di convivenza in regioni plurali per composizione etnica, linguistica e religiosa, con diversa densità di insediamento storico autoctono (Istria, Quarnero, Dalmazia): il periodo veneto fino al 1796 e il periodo austriaco sino al 1918. Tale convivenza ha consentito un processo di acculturazione tendente a privilegiare sul piano linguistico, economico, sociale e del costume, la componente autoctona neolatina, favorendo nel contempo lo sviluppo culturale della componente autoctona slovena nell’Istria settentrionale, e della componente autoctona croata in Dalmazia. In tutte queste regioni (Isontino, Trieste, Istria, Quarnaro, Dalmazia) si sono verificati tra il XV e il XIX secolo cospicui flussi migratori: prima di masse di profughi serbi, montenegrini e albanesi dai Balcani invasi dall’impero ottomano, poi in misura selettiva, di immigrati dalla Penisola italiana e dalle province dell’ex impero austriaco (commercianti, marinai, pescatori, artigiani, impiegati, militari, professionisti).Tali flussi si sono ‘acculturati’ in breve tempo aderendo prevalentemente alla componente italiana istro-veneta; o, dopo una certa data, in Dalmazia (seconda metà dell’Ottocento), alla componente croata o serbo-croata. segue a pag. 4 2 DIFESA ADRIATICA Dicembre 2006 fatti e commenti Il premier croato a Milano: «Le case degli italiani in Croazia? È un problema risolto» Restituzioni, per ora soltanto uno spiraglio Ranieri a Trieste e a Rovigno poggia su due linee di fondo: L’on. Umberto Ranieri, preper un verso, la necessità della sidente della Commissione Afpiena applicazione da parte fari esteri e comunitari della Cacroata del principio europeo di mera dei Deputati, si è recato a non discriminazione sulla base Trieste e a Rovigno il 14 ottobre Milano. Il primo ministro croato Ivo Sanader è stato in visita in Italia, nei scorso per alcuni incontri con della nazionalità; per altro vergiorni 20 e 21 ottobre scorsi per partecipare ad alcuni incontri di carattere istitu- le istituzioni culturali. so, l’esistenza di categorie di pozionale ed economico. Il breve soggiorno italiano ha fornito l’occasione ai giortenziali beneficiari tra gli esuli Ha visitato il Centro di Rinalisti di interrogarlo sulla questione della liberalizzazione del mercato immo- cerche Storiche di Rovigno, la che non sono mai state contembiliare croato. «Le case degli italiani in Croazia? È un problema risolto. Vorrei cui attività scientifica è stata ilplate in accordi internazionali che di questo non si parlasse più». Sanader, ha avuto un moto di insofferenza lustrata dal direttore e dal vicepregressi [come il trattato di quando gli operatori dell’informazione presenti alla conferenza stampa gli han- direttore, proff. Giovanni RaOsimo, con l’esclusione quinno chiesto ragione del divieto per i cittadini italiani di comprare immobili in dossi e Marino Budicin. All’indi della quasi totalità degli esuCroazia. Un divieto superato il 10 ottobre, ha ricordato il primo ministro, quan- contro era presente anche il li, n.d.r.]. do Zagabria ha trasmesso a Roma una nota verbale con la quale assicurava che Console generale d’ltalia a FiuDall’inizio del 2006 – ricor«cadevano tutte le restrizioni sull’acquisto di immobili». Per l’acquisto, appun- me, Fulvio Rustico, Renzo da Ranieri – è stato avviato in to, ma lo spinosissimo tema della restituzione agli esuli italiani dei beni espropriati Codarin, presidente del Centro Croazia un dibattito teso ad apSissano, a 6 km da Pola: rimane sul tavolo. portare emendamenti alla legdi Documentazione Multimecase del paese vuote ed abbandonate Alla domanda su quando preveda che la Croazia possa entrare nell’UE diale della Cultura Giuliana ge sulla denazionalizzazione Sanader ha riposto «Nel 2009» ed ha aggiunto: «l’idea europea è qualcosa per Istriana Fiumana e Dalmata (CDM) e la Camera riconosce che sussiste il pro- dei beni confiscati, che dovrebbero cui vale la pena di litigare. Non dimentichiamo che la storia europea è fatta di vicepresidente nazionale ANVGD, l’on. blema degli esuli che rivendicano an- permettere agli stranieri di poter preguerre, genocidi, stragi: l’UE nasce da qui. Bisogna raccontare il passato, come Furio Radin, presidente dell’Unione cora il diritto alla restituzione dei beni sentare domanda di restituzione o innoi in Croazia dobbiamo raccontare cos’è stata la Jugoslavia: una dittatura». Italiana, Maurizio Tremul, presidente espropriati. «L’attenzione dell’Italia per dennizzo dei beni a suo tempo naE sull’ingresso di Zagabria nella Nato l’ambasciatore americano a della Giunta Esecutiva dell’Unione Ita- la ricerca di una soluzione equa a tale zionalizzati, senza necessità di un preZagabria, Robert A. Bradtke, in un’intervista pubblicata il 25 settembre sul quo- liana e la sig.ra Orietta Marot, direttri- questione – ha detto tra l’altro Ranieri ventivo accordo internazionale con il tidiano “Jutranji list” ha detto di ritenere che la Croazia possa entrarvi nel 2009. ce dell’Unione Italiana. – ha permesso l’apertura di un tavolo Paese di riferimento e con garanzia di Un’adesione caldeggiata anche dal presidente George W. Bush. Nel pomeriggio, l’on. Ranieri è negoziale specifico con la Croazia, un riscontro entro termini certi». rientrato a Trieste dove ha incontrato avviato dall’ottobre 2002. La posizioCaso Glavas, custodia cautelare p.c.h. il presidente dell’IRCI, Piero Delbello, ne del Governo italiano sul negoziato ed ha fatto visita al Centro di Docuper l’ex deputato croato mentazione Multimediale, dove ha sospettato di crimini di guerra incontrato i giornalisti. In queste occasioni l’on. Ranieri ha Ma sulle fiduciose proiezioni future elaborate dall’amministrazione croata rimarcato l’interesse del Parlamento Bilancio del Primo salone del Libro si allungano sempre le ombre della guerra degli anni Novanta. Il tribunale regio- Italiano per i temi e i problemi degli nale di Zagabria ha emesso nelle settimane scorse un’ordinanza di custodia italiani residenti del territorio e si è nelle considerazioni cautelare nei confronti del deputato nazionalista Branimir Glavas, accusato di impegnato ad adoperarsi in favore del di Rosanna Turcinovich Giuricin numerosi crimini commessi contro civili serbi e privato dell’immunità parla- rifinanziamento della Legge 193/04, mentare. Glavas, uno dei fondatori del partito di destra Hdz, è sospettato di aver indispensabile per sostenere le attività E sugli strascichi poleordinato torture, rapimenti e assassinii commessi nei pressi di Osijek, all’inizio delle associazioni degli Esuli e della mici intorno alla “Bancadel 1992. La procura di Zagabria aveva avanzato due volte la richiesta di arresto Comunità nazionale italiana. del deputato, entrato da tempo in rotta di collisione con il primo ministro Ivo In un’intervista rilasciata al quoti- rella” è da registrare il Sanader. diano “Il Piccolo” il 19 ottobre , il pre- commento, un po’ ironiRed. sidente della Commissione Esteri del- co e comunque fermo, di Rosanna Turcinovich Giuricin, capo ufficio stampa del CDM, ente organizzatore del Primo Salone del libro. Il commento, ripreso da “LaVoce del Popolo” del 28 ottobre 2006, s’intitola L’albero del Anche i detrattori più tignosi o meglio quasi sempre, inteso vicino. Eccone un ampio non potranno negare di aver con...E un’ariosa cartolina di Pirano dal mare (fine XIX sec.) contrapporre nelle loro produzio- estratto. tribuito al successo del «Primo ni le loro tesi a quelle degli esuSalone del libro dell’Adriatico li». A riprova di ciò Forza ricorda Ci lusinga l’onda lunga del successo della Bancarella, Primo Salone del orientale – la Bancarella» con criquanto è scritto sulla home page Libro dell’Adriatico orientale della quale si continua a parlare come se fosse tiche e prese di distanza che handell’EDIT, circa la conservazione ancora in corso. Qualche giorno fa, anche su queste pagine, si è sentito il bisono generato reazioni di solidariedella memoria italiana in questi gno di puntualizzare rispondendo ad accuse di presenza o di esclusione dalla tà agli organizzatori. L’intervento luoghi, la necessità irrimandabi- “Festa” di alcune realtà triestine di esuli. [...] Vogliamo aggiungere alcune consipiù recente è quello di Silvio Forle di ricucire la lacerazione pro- derazioni che ci sembrano importanti. za, direttore dell’EDIT di Fiume, la vocata dalla tragedia dell’esodo Mentre stavamo organizzando la manifestazione, nella primavera di quecasa editrice della Comunità itache ha colpito nella collocazio- st’anno, sapevamo che al momento giusto, come nella favola della “Bella adliana, autore di una decisa presa ne identitaria sia gli esuli (nel «non dormentata”, sarebbe arrivata la strega cattiva a lanciare il suo incantesimo. Le di posizione apparsa su “La Voce essere più»), che i «rimasti» favole contengono il succo della saggezza popolare e spesso servono ad esorUna bella e rara cartolina di Pola del 1890 ca. del Popolo” del 21 ottobre. Nel (nell’«essere di troppo»). L’EDIT, cizzare la realtà. Ma questa volta, per fortuna, ci troviamo di fronte ad una suo intervento Forza respinge le rimarca ancora Forza, sta prepa- favola capovolta: nel senso che il regno con i suoi sudditi (vale a dire questo tesi espresse dal «CO.ES.I» (Comitato ra, il comunicato del «CO.ES.I» giunge rando una collana letteraria che dedi- popolo sparso dai venti di guerra) ha già dormito per troppi anni, ora che si è di coordinamento delle Associazioni a stigmatizzare l’assenza dalla mani- cata esclusivamente agli autori del- risvegliato, dopo il 10 febbraio Giornata del Ricordo, non è più disposto a cededegli esuli istriani, cioè Unione degli festazione di (citiamo testualmente) l’esodo. «L’EDIT e i suoi dipendenti – scri- re ad altri ricatti. Istriani, Associazione delle Comunità «Organizzazioni culturali della mino- ve Forza nel suo intervento – vengono Sì, è vero, in Piazza Verdi, la Bancarella ha messo insieme esuli e rimasti, e istriane e Libero Comune di Pola), se- ranza slovena, che nel corso degli anni costantemente presi a meta-foriche ba- molti hanno gridato allo scandalo perché riunire le forze culturali e civili di una condo cui le associazioni triestine della hanno prodotto molto anche sul- stonate da mezza stampa e dai politici realtà smembrata, potrebbe togliere fiato ai proclami elettorali. Ma è anche Diaspora non erano state adeguata- l’italianità dell’Adriatico, si sarebbero croati (rischiando di persona: è facile vero, che solo uniti riusciremo a dare un futuro alla realtà di un popolo che si mente informate del programma (si dovuti chiamare autori e storici impor- pubblicare in Italia un libro sull’esodo, riconosce nelle medesime radici, negli usi e costumi, nelle tradizioni, nell’amoveda “Difesa” di novembre 2006) e tanti come Nevenka Troha, Natasa si provi a farlo qua!) perché si sforzano re verso i propri campanili, nei canti, nella gastronomia. Qualcuno è convinto dell’allargamento «a certe istituzioni Nemec, Karl Stuhlpfarrer, numerosi di raccontare la verità sull’Istria (esodo del contrario? La Bancarella poteva servire anche a dire no, o a confrontarsi con che sinora hanno spesso, o meglio editori magiari, austriaci, e soprattutto compreso) e di salvaguardare quel che le idee degli altri. Certo non ci si aspettava miracoli da una prima edizione, nata quasi sempre, inteso contrapporre nel- i tanti autori croati e serbi che hanno è rimasto dell’Italianità di queste terre». dall’entusiasmo di un gruppo di persone che hanno voluto legare la nostra le loro produzioni le loro tesi a quelle scritto tantissimo (anche se natural- Non manca la nota polemica finale su cultura di popolo sparso all’attualità, proponendo di creare una rete tra autori ed degli esuli», come si leggeva in un mente in contrapposizione) già da fine «quell’Italia che manda tanti pittoreschi editori a conferma della ricchezza di una produzione poco nota al grande pubcomunicato dello stesso «CO.ES.I», nel Ottocento ad oggi e avrebbero dovu- turisti a Pola affinché loro possano dire blico ma spesso anche alle stesse realtà di riferimento. Contiamo sul fatto che il quale si ribadiva che quelle associa- to partecipare i movimenti culturali di essere stati a Pula. dibattito continui, anche stimolato da quella rabbia che spesso contraddistingue zioni, benché «soci e membri del Con- della Resistenza di tutta Italia e speE noi a reagire pubblicamente [come la personalità tosta delle nostre genti. Mi raccontano che succedeva nelle camsiglio di Amministrazione del CDM» cialmente della Regione». fa peraltro l’ANVGD ogniqualvolta ci si pagne istriane che si abbattessero gli alberi per non favorire il vicino, per poi non sarebbero state informate dell’iniAlle osservazioni del «CO.ES.I» ri- imbatte in pubblicazioni o interventi er- intervenire in modo forte nel momento del bisogno. La bellezza dell’uomo sta ziativa (una nota che non depone a batte come accennato Silvio Forza, che rati e fuorvianti, nd.r.]. E voi che conti- proprio nella sua estrema, a volte assurda ma affascinante, volubilità. Dopo di favore di quelle stesse associazioni, respinge l’accusa di essere l’EDIT tra le nuate a contestarci». che, è giusto cominciare a fare le cose sul serio. evidentemente “distratte”). Addirittu- «istituzioni che sinora hanno spesso, d.a. Rosanna Turcinovich Giuricin Ma resta intatto lo spinoso problema delle restituzioni agli esuli italiani Tanto scandalo per nulla L’onda lunga del Primo Salone del libro dell’Adriatico orientale Dicembre 2006 3 DIFESA ADRIATICA cultura e libri Giovanni Kobler, Ritratto con... taglio uno storico per Fiume A proposito del francobollo dedicato ad Adamich Scompare per incanto la sua firma nel valore emesso dalle Poste croate Andrea Lodovico Adamich – o de Adamich (1766-1828) – è un personaggio della storia economica e sociale di Fiume ben conosciuto: fu imprenditore, architetto ed esponente politico di primissimo piano, motore della fortuna economica di Fiume alle soglie dello sviluppo urbano moderno. Formatosi nel clima culturale dell’illuminismo riformatore, Adamich era figlio di Simeone, fondatore della prima fabbrica tabacchi di Fiume. Sue alcune delle iniziative più importanti per lo sviluppo dei traffici e dei commerci, come la ferrovia FiumeBudapest; ma fu tutt’altro che insensibile alla promozione della cultura: a lui si deve la costruzione del primo grande teatro cittadino, demolito nel 1885 fu per edificare il più moderno Teatro Comunale, poi Verdi. Ora, a conclusione di una serie di iniziative messe in opera nella città quarnerina per commemorare l’illustre esponente fiumano – culminate con il progetto L’era di Adamich 1780-1830 – le poste croate hanno emesso un francobollo a lui dedicato e presentato in settembre al Museo Civico di Fiume (ne abbiamo dato notizia sul numero di novembre). Come c’era da aspettarsi, sul francobollo il suo nome è stato “tradotto” in croato, pur riproducendo parte del suo più noto ritratto sotto il quale v’è la sua firma, Andràs (all’uso ungherese del tempo) Adamich, con il ‘ch’ finale. Ma, ovviamente, la parte bassa del ritratto, quella contenente appunto la sua firma autografa, è stata tagliata nel francobollo. Il cannibalismo culturale, com’evidente, impregna molta parte delle iniziative assunte dalle amministrazioni croate. L’éscamotage è banale ma ha presa sull’opinione pubblica di mediobassa preparazione, che cade facilmente nel tranello ed è indotta a credere senza difficoltà che Ruggero Boscovich fosse e scrivesse croato, che Marco Polo fosse croato perché nato a Curzola (anzi, scusate, Korcula), che il lussignano tenore Giuseppe Kaschmann, di famiglia e di sentimenti italiani, altri non sia che Josip Kasman, e così via con altre amenità di cui abbiamo spesso modo di leggere, e risulterebbe risibili se non fosse che tro- Il ritratto integrale dell’esponente fiumano conservato nel Museo della Città di Fiume vano ascolto e credito, anche presso ambienti che si presuppongono medio-colti. Anche in questo caso l’operazione è comunque maldestra. A Roma direbbero «so’ magliari». p.c.h. Sono trascorsi 195 anni dalla nascita di Giovanni Kobler (era nato nel 1811), al quale si deve la prima ricerca organica sulla storia di Fiume, in anni trascorsi riedita dall’UPT. Per ricordarlo e diffonderne la conoscenza nelle nuove generazioni, le scuole elementare italiana “Belvedere” e “Eugen Kumicic” di Fiume hanno elaborato alcuni testi che hanno partecipato al settimo concorso di storia. Gli alunni hanno studiato la vita e l’opera di Kobler; inserendole nel contesto dell’epoca in cui si trovò ad operare. Dopo aver assolto il liceo a Fiume, il furuto storico studiò filosofia e giurisprudenza dal 1829 fino al 1832, impiegandosi fino al 1850 presso il Municipio. Pensionato con il titolo onorifico di ministro consulente, iniziò a dedicarsi alle ricerche sul passato della sua città. Esaminò per primo i documenti conservati negli archivi e nelle biblioteche, partendo dalle scarse tracce della preistoria per giungere al 1849, con riferimenti agli anni tra il 1849 e il 1870. Lasciò i suoi scritti alla Biblioteca Civica, e proprio in segno di gratitudine il Municipio volle assumersi l’onere della pubblicazione del suo libro, le Memorie per la storia della liburnica città di Fiume, pubblicato tra il 1896 e il 1898, diviso in tre tomi. Gli alunni delle scuole fiumane hanno curato anche un sondaggio su Kobler, intervistando un numero rappresentativo di persone, non mancando di interpellare la Sovrintendenza dei Beni culturali circa lo stato in cui versa la tomba dell’insigne storico. Infine, si apprende dalla stampa italiana di Fiume, gli allievi si sono quindi rivolti all’amministrazione cittadina perché sulla fronte della casa in cui abitò Kobler, in via Verdi 11, sia posta una targa, sollecitando la correzione della tabella apposta nella piazza a lui intitolata, sulla quale è stato “ribattezzato” Ivan, invece di Giovanni. E un intervento sulla cappella di Kobler, finora lasciata nel più totale abbandono, è iniziato nel mese di luglio e si è concluso. «Salvata dallo sfacelo», si è letto sulla stampa italiana di Fiume. Sono state sostituite le lastre di pietra divelte sul tetto della struttura, restaurata la ringhiera e sostituta con un facsimile la lapide diValentino Kobler, andata in frantumi. La cappella fu edificata nella parte più antica del cimitero di Cosala, dove intorno al 1800 iniziarono a sorgere i primi sepolcri. d.a. Fiume, il Molo Adamich in una cartolina di fine Ottocento Poesie di Marina Raccanelli Difficile impresa la poesia, di questi tempi così prolifici di scrittori dilettanti ai quali basta ricalcare la rima «fiore/amore» per sentirsi sollevati nell’empireo della lirica pura. Ci vuole del coraggio a pubblicare una silloge di componimenti, considerando la numerosa concorrenza e la scarsa risonanza del genere tra i lettori. Marina Raccanelli, nata a Fiume e da qui esiliata ancora in tenera età, residente a Venezia, si cimenta con un genere impervio ma con molta umiltà ed alcuni buoni risultati. L’umiltà le consente di comprendere che la poesia è ricerca, ricerca interiore e stilistica: quest’ultima anzi è indispensabile, è in misura considerevole il senso vero dell’esercizio poetico. È il registro che definisce un poeta e lo distingue, la ragione profonda del fare poesia: dare una ve- ste e un ritmo diversi a sentimenti già espressi, individuando modalità nuove per temi universalmente praticati. Una ricerca, una sperimentazione, che non hanno mai fine e che determinano l’individualità di ogni singola voce. Marina Raccanelli non sperimenta ritmi di rottura, ma in diversi componimenti si percepisce il suo procedere verso un andamento più smaliziato. Il verso, in questi casi, ambisce a risultati meno scontati che non disdegnano l’allusione. «Nuota il viso nei fiori dello specchio/ossidato, la grana della pelle/si dilata nell’ombra – mi separa/ dal tuo cosmo perfetto, intangibile/ quasi... [...]/ io vesto,/ tranquilla la mia canapa sgualcita» (da Oro e canapa). China all’ascolto degli stati d’animo, l’autrice predilige metterli in relazione con frammenti di paesaggio e di memorie, dei quali conosce tuttavia i rischi: «Non vorrai ritrovarti, un’altra volta,/a colazione coi fantasmi - / inzuppare i pensieri, a densi strati,/dentro melmosi stagni primigeni...» (da A colazione coi fantasmi). In alcuni casi la percezione dei fenomeni naturali si scompone come in un quadro futurista: «Alberi, non parole./Dissolvimenti incrociati/di nebbia e rami, sventagliate/ di pioggia, conifere dal taglio obliquo» (da Alberi). L’omaggio alle origini apre questa breve raccolta: «di là dal mare, esalano profumi/ selvaggi da una terra diversa, scabra/ la salsedine soffia sugli scogli», ma il registro più promettente ci sembra quello tentato in altre composizioni, come in L’odore dei tuoi sogni, nelle quali il verso si arresta sul limite del silenzio. p.c.h. Marina Raccanelli, Vento di stelle fredde, L’Autore Libri, Firenze 2005, pp. 62, euro 9,10 Beppo Marussi, La Borgo Erizzo della Zara di un tempo. Società Dalmata di Storia Patria Editrice “Il Calamo” s.n.c. Via B. Telesio, 4/B, I - 00195 Roma tel. 06.39751900 - fax 06.397 62 603 Raffaele Cecconi, Il venditore di giardini Genesi Editrice Via Nuoro, 3 – 10137 Torino tel. e fax n. 011.30925 72 Cristiano Caracci, La luce di Ragusa Editrice Santi Quaranta Via Muggia, 7 – 31100 Treviso tel. e fax n. 0422.433 194 IN VETRINA Alcuni libri che saranno recensiti sui prossimi numeri di “Difesa Adriatica” La Biblioteca dell’ANVGD si arricchisce di settimana in settimana di nuovi titoli. Gli ambienti dell’Esodo giuliano-dalmata sono prolifici di romanzi, testimonianze, poesie, interventi storici e quant’altro. Capita quindi che non si riesca a recensirli tutti in tempi rapidi, considerata anche la periodicità del giornale. Presentiamo le copertine di quattro libri che andremo a segnalare nel corso del 2007, ai quali si aggiungeranno naturalmente altri. Questa è solo una piccolissima vetrina. Indichiamo, per chi volesse acquistarli, l’indirizzo dei rispettivi editori. Diego Zandel, Verso est. Campanotto Editore Via Marano, 46- 33037 Pasian di Prato (Udine) tel. 0432.699 390 fax n. 0432.644728 4 DIFESA ADRIATICA Dicembre 2006 continua dalla prima pagina La memoria dell’Esodo nel nuovo millennio. Riflessioni e sfide culturali L’identità italiana nell’epoca della globalizzazione. L’esperienza e il modello degli Italiani dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia Roma. Al convegno promosso il 24 novembre dall’ANVGD Relatori gli storici Giuseppe Parlato, Egidio Ivetic, Luciano Monzali. Modera Lucio Toth. Comunicazione di Marino Micich per l’Associazione per la Cultura Istriana Fiumana e Dalmata nel Lazio Tre esempi possono essere sufficientemente indicativi: l’esempio di Fiume, dove la componente italiana andò aumentando Al di là della storia e al di sopra dei confini Il prof. Giuseppe Parlato, presidente del Comitato scientifico del CDM di Trieste, firma la prefazione al fascicolo de “La Battana” (aprile-giugno 2006, n. 160) nel quale sono raccolte le relazioni del convegno di studi Scrittura sopra i confini: letteratura dell’esodo, svoltosi a Trieste il 10 e 111 giugno 2005. Ne riprodiciamo un ampio stralcio. [...] Per chi si occupa dalla storia contemporanea il problema di queste terre (la «questione giuliana» o «adriatica») è quello di essere state scenario inconsapevole – la geografia subisce, in genere, la storia – di una delle più grandi tragedie europee: etnie in contrasto, ideologie che si pongono come assoluto, nazionalismi che non ammettono concorrenze, violenze. Un dramma che ha coinvolto non solo confini ma soprattutto persone e che ha lasciato tutti più poveri. Chi ha perso la vita, chi ha perso i beni; chi ha perso la dignità, chi ha perso l’occasione di stabilire convivenze: vittime e carnefici hanno perso tutti. Sessant’anni dopo i fatti, siamo ancora qui a parlarne. Non per continuare a scavare in un ricordo ferito, ma semmai per dare un contributo piccolo a quella strana cosa che molti chiamano verità storica: tanto importante per chi vi tende senza trovarla, tanto pericolosa per chi crede di averla finalmente trovata. Tenderci sapendo di non poterla mai incontrare. Tenderci non dovendola mai incontrare. La storia è fatta così. Non è una scienza esatta, è ricerca continua, è condizione dell’animo, è voglia di sapere come sono andate esattamente le cose sapendo che non si saprà mai la verità. Bere continuando ad avere sete, e la sete non andrà mai via. La storia si fa con la memoria e la memoria è il vissuto di ogni uomo, con tutte le sue contraddizioni e le sue passioni. In queste terre c’è stata tanta memoria e c’è stata poca storia, quella che tende ad essere obiettiva, che vuole essere al di sopra delle passioni, quella che si dovrebbe tramandare per costruire un comune senso di appartenenza e una base comune etico-politica alla convivenza diverse realtà e di varie opzioni. Alla fine, la storia, quella che resta, è la vicenda di ogni uomo e di ogni donna. La letteratura, e questo è il punto, non percorre la strada tortuosa ed erta della storia. Non ha bisogno di documenti, non si appella alla impossibile ma necessaria obiettività. La letteratura ci arriva subito perché racconta dal di dentro le vicende della gente, le sue contraddizioni, i suoi problemi, rende lirici i drammi e comprensibili le ragioni che portarono alla tragedia. In un attimo, colpisce il cuore del lettore e rende chiaro ciò che frequentazioni d’archivio e letture di documenti diplomatici non potranno mai fare. Coglie l’animo e legge dentro. [...] «Scrivere sopra i confini» non è soltanto una constatazione rivolta al passato ma è soprattutto un invito lanciato al futuro e alla possibilità che lo scritto possa effettivamente passare sopra i confini. Non annullarli, purtroppo, perché fanno parte della storia come della geografia. Ma qui si parla di letteratura e questa è in grado di guardare i confini dall’alto della poesia e del romanzo, come la tradizione triestina insegna ampiamente. [...] Affrontare le tragedie dell’esodo e i drammi della guerra attraverso un’ottica attuale, contemporanea, generale. Il che significa: nessun rancore ma analisi; nessuna superficialità ma attenzione alle vicende dell’uomo; spostare queste vicende da un semplice e marginale fenomeno localizzato geograficamente per farlo diventare emblematico, per tutti, a livello nazionale e internazionale. [...] Sta a noi accettare la sfida e proseguire nella strada della cultura, declinata in vari modi affinché rappresenti sempre meglio la natura e le caratteristiche di queste terre, ne colga le unità di fondo, al di là della storia e al di sopra dei confini. dalla metà dell’Ottocento fino alla Prima guerra mondiale, per l’assimilazione degli immigrati esterni alla popolazione maggioritaria istro-veneta, similmente a quanto avviene a Trieste. L’esempio di Spalato, dove il processo fu inverso e nello stesso periodo la maggioranza italiana deperì rapidamente fino a ridursi a minoranza sempre più ristretta già nel 1920 e, dopo un primo esodo collettivo, nel 1940. Infine l’esempio di Zara, dove la situazione viene bloccata per la scelta politica della classe dirigente italiana ( prima autonomista, poi irredentista) che rifiuta i collegamenti terrestri e lo sviluppo industriale, con la conseguente immigrazione dall’hinterland croato e serbo, conservando in ogni caso, fino al 1945, la fisionomia italiana. • • • In Istria la situazione rimase complessivamente più stabile per l’alta concentrazione di italiani nelle città e anche nelle campagne, e le minori variazioni migratorie, fatta eccezione per Pola divenuta alla fine dell’Ottocento base navale della Marina austriaca. Lo scontro definitivo tra ideologie nazionaliste impostate sul concetto dello Stato-nazione e l’impatto tra due opposti totalitarismi, quello fascista e quello comunista, determinava, a metà del Novecento, la progressiva cessazione di ogni convivenza e le tragedie delle Foibe e dell’Esodo. Una storia dunque, quella dei ter- ritori orientali, complessa e variegata, dagli infiniti risvolti, sulla quale tentano una riflessione critica gli storici Giuseppe Parlato (rettore della Libera Università S. Pio V di Roma), Egidio Ivetic (Università di Padova) e Lorenzo Monzali (Università di Bari) riuniti a convegno dall’ANVGD insieme con Marino Micich direttore dell’Archivio Museo Storico di Fiume in Roma. L’incontro di studio, il 24 novembre alla vigilia del XVIII Congresso nazionale dell’Associazione, pone alcuni quesiti fondamentali per la comprensione degli accadimenti storici susseguitisi nell’Adriatico orientale in Rovigno dal mare (foto Arrigoni) I relatori. Chi sono Il prof. Giuseppe Parlato, nato a Milano, è stato allievo e collaboratore per molti anni di Renzo De Felice. Già docente nell’Università di Roma “La Sapienza”, è professore ordinario di Storia contemporanea nell’Università San Pio V di Roma, ha ricoperto il ruolo di preside della Facoltà di Lingue e Letterature straniere presso lo stesso Ateneo ed è direttore della Fondazione Ugo Spirito. Dopo i primi studi di storia risorgimentale, si è occupato di storia del sindacalismo fascista, di dannunzianesimo, di nazionalismo, della fase conclusiva del fascismo e, attualmente, del secondo dopoguerra. È anche direttore scientifico del Centro di Documentazione Multimediale (CDM) di Trieste. Cospicua la sua bibliografia.Tra l’altro è consulente dell’Università Popolare di Trieste e del Centro di Ricerche Storiche di Rovigno per la grande opera «L’Istria attraverso i secoli». * * * Il dott. Egidio Ivetic, nato a Pola, è ricercatore di storia moderna e insegna Storia dell’Europa Orientale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia e il Master in Studi Interculturali dell’Università di Padova. I suoi interessi di ricerca riguardano la storia delle regioni dell’Adriatico orientale (secoli XVXIX) e la storia degli Slavi del Sud (1530-1918). Tra le monografie pubblicate: Oltremare. L’Istria nell’ultimo dominio veneto, Venezia 2000. Attualmente le ricerche riguardano le tematiche: Storia delle regioni dell’Adriatico orientale, 1420-1918; Venezia e l’Adriatico orientale: 1420-1797; Svi- Giuseppe Parlato AUGURI da “DIFESA ADRIATICA” Nell’imminenza delle festività natalizie ai nostri lettori giungano dalla redazione e dall’amministrazione di “Difesa” i migliori auguri di un lieto Natale e di un sereno 2007. epoca moderna e contemporanea. La prima domanda è: possono queste esperienze di convivenza, più serena in epoca veneziana, più dialettica in epoca austriaca per l’insorgere dei nazionalismi, fornire elementi di riflessione per l’attuale problema dei Paesi europei, Italia compresa, di fronte ai flussi migratori di massa degli ultimi decenni? E fino a dove una comunità nazionale riesce a difendere la fisionomia di fondo della società civile, le sue leggi i suoi costumi, assimilando o integrando gli immigrati? Esiste cioè una “massa critica” oltre la quale il processo di assimilazione o integrazione diventa insostenibile? Inoltre, quali sono e quali sono state le caratteristiche di tolleranza e di capacità di convivenza delle popolazioni italiane autoctone e quando questa disponibilità viene meno, degenerando in atteggiamenti razzisti? In definitiva, si può individuare una ragione culturale comune capace di aprirsi al nuovo immigrato senza disperdere le radici linguistiche, religiose, culturali del Paese ospitante? Red. L’Istria veduta da Montona (foto Arrigoni) luppi e contrapposizioni nazionali in Istria e Dalmazia: 1797-1918; Il confine come dimensione sociale e antropologica nel caso dell’Adriatico orientale (secoli XV-XVIII). * * * Il dott. Luciano Monzali, nato a Modena ha conseguito il titolo di dottore di ricerca in Storia delle Relazioni Internazionali presso l’Università “La Sapienza” di Roma nel 1994. Dal 1995 collabora all’attività didattica della cattedra di Storia dei Trattati e Politica Internazionale, Facoltà di Giurisprudenza, Università di Parma. Dal 2001 è ricercatore in Storia delle Relazioni Internazionali presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bari. Tra i suoi saggio di argomento dalmato ricordiamo: Tra irredentismo e fascismo. Attilio Tamaro storico e politico, “Clio”, 2, 1997. Un contributo alla storia degli italiani di Dalmazia. Le carte Ghiglianovich, “La Rivista dalmatica”, 3, 1997. La questione della Dalmazia e la politica estera italiana nella primavera del 1941, “La Rivista dalmatica”, 1, 1998. Il volume Italiani di Dalmazia. Dal Risorgimento alla grande guerra Italiani di Dalmazia. Dal Risorgimento alla grande guerra, Le Lettere, Firenze 2004. * * * Marino Micich, nato a Roma, laureato in Lingue e Letteratura straniera, è direttore dell’Archivio Museo Storico di Fiume in Roma e Presidente dell’Associazione per la Cultura Fiumana, Istriana e Dalmata nel Lazio. È autore di numerosi saggi sulla storia dell’Adriatico orientale. Dicembre 2006 5 DIFESA ADRIATICA La Redazione risponde Mercato immobiliare in Istria, fine delle limitazioni? A cura dell’Avv. Vipsania Andreicich Il ministro degli Esteri croato, signora Kolina Grabar Kitarovic, ha reso noto, tramite un comunicato stampa, che la Croazia ha aperto il suo mercato immobiliare ai cittadini italiani [si vedano i servizi su “Difesa Adriatica” di novembre]. Tale decisione, ha spiegato il rappresentante del governo croato, è entrato in vigore giovedì 12 ottobre, all’indomani di «una comunicazione ufficiale tramite una nota diplomatica alla Farnesina». «Fra poco gli italiani potranno acquistare gli immobili in Croazia – ha spiegato la Kitarovic –. La decisione di abolire le limitazioni è stata presa nel rispetto del principio di reciprocità dopo che Roma, nell’aprile scorso, ha abolito la sua limitazione in base alla quale potevano acquistare immobili in Italia solo i cittadini croati con permesso di soggiorno». Su tale argomento era intervenuto lo stesso ministero degli Esteri del Governo Berlusconi che aveva dato indicazioni precise all’ordine dei Notai spiegando che nel nostro Paese c’è libertà di acquisto. La predetta notizia è arrivata in Italia da pochi giorni, ma in realtà si attende ufficialmente la missiva diplomatica da parte della Croazia alla Farnesina. Dalle notizie pervenuteci abbiamo inoltre appreso che la Croazia si riserva di rivedere la propria decisione qualora accadesse che l’Italia non rispetti il diritto dei cittadini croati ad acquistare immobili in Italia. Secondo i dati del ministero degli Esteri dal 1991 al 2006 hanno presentato richiesta di acquisto in Croazia 340 italiani dei quali 94 hanno ottenuto risposta positiva. La decisione del governo croato sembra eliminare finalmente ogni limite all’acquisto di immobili in Croazia da parte di cittadini italiani. Tale questione sarebbe già dovuta essere stata supera nel febbraio del 2005 con l’entrata in vigore dell’Accordo di associazione e stabilizzazione. Tale Accordo, all’art. 60, dispone che: «Dall’entrata in vigore del presente accordo, la Croazia autorizza, avvalendosi appieno e adeguatamente delle procedure esistenti, l’acquisto di beni immobili in Croazia da parte di cittadini di Stati membri dell’Unione Europea». Ma in Italia vigeva già il princìpio di reciprocità Solo dopo pochi mesi dall’entrata in vigore dell’Accordo di Associazione e Stabilizzazione, il Ministero degli Esteri Italiano, mediante un comunicato stampa dava atto che: «Per quanto specificamente attiene ai cittadini italiani, il pieno accesso al mercato immobiliare croato è di fatto già tutelato, in regime di reciprocità, dall’Accordo italo-croato sulla promozione e la protezione degli investimenti, firmato a Zagabria il 5 novembre 1996 ed entrato in vigore il 12 dicembre 1998. Esso in particolare vincola la parte croata a trattare gli acquisti di beni immobili, effettuati in Croazia da cittadini italiani non residenti, alla stregua di quelli operati in Italia da cittadini croati non residenti, liberamente ammessi, ai sensi di tale Accordo, e non sottoposti a qualsivoglia condizionamento o autorizzazione. Va rilevato inoltre come la tutela degli interessi specifici dei nostri connazionali venga ulteriormente rafforzata dalla normativa in vigore a livello europeo che, applicandosi in via generale, si applica evidentemente anche ai cittadini italiani. La normativa in parola fa riferimento specifico al regime di autorizzazioni Beni abbandonati, le sedute della Commissione interministeriale Pubblichiamo gli elenchi delle posizioni discusse nel corso delle sedute del 7 giugno scorso e del mese di settembre 2006 della Commissione interministeriale insediata presso il Ministero dell’Economia ai sensi della Legge n. 98/’94 per la liquidazione degli indennizzi dei «beni abbandonati» (Legge 135/’85) dai cittadini italiani nei territori ceduti all’ex Jugoslavia e nella Zona B dell’ex Territorio Libero di Trieste. L’elenco della seduta del 12 ottobre 2006 sarà pubblicato sul numero di gennaio 2007. Seduta del 27 settembre 2006 Pos. n. 1308/TC Tipografia “E. Strukel” concesso indennizzo ex lege 135/85 Pos. n. 12138/TC Coverlizza rigetto domanda di avviamento commerciale Pos. n. 11739-11740-11741/TC Cecconi rigetto domanda di avviamento commerciale e di revisione della stima Pos. n. 1403/TC Stuparich concesso avviamento commerciale per un’azienda agricola Pos. n. 16942/TC Zukar concessa integrazione ex lege 135/85 previa acquisizione documentazione successoria Pos. n. 9340-18606/TC Flego concesso avviamento commerciale per una società di costruzioni Pos. n. 21563/TC Breccia rigetto domanda di riesame dell’istanza Seduta del 3 ottobre 2006 Pos. n. 20133/TC Del Caro Pasquale ed altri concessa integrazione ex lege 135/85 Pos. n. 9138/ZB Zudich Maria concessa prima liquidazione Pos. n. 9598/TC Manzin Antonio (eredi) concesso avviamento commerciale per un’azienda agricola Pos. n. l2673/TC Catolla – Apollonio concesso avviamento commerciale per un’azienda agricola Pos. n. l712/ZB Dudine Antonio (eredi) concesso avviamento commerciale Pos. n. 10267/ZB Riccobon Giuseppe (eredi) concessa prima liquidazione Pos. n. 9038/ZB Colarich Narciso (eredi) concessa prima liquidazione Pos. n. 4939/ZB Spangher Giuseppe (eredi) concesso avviamento commerciale Seduta del 19 ottobre 2006 Pos. n. 9802/ZB Bossi (eredi) concessa prima liquidazione Pos. n. 1719/ZB Babich Mario ed altri concesso indennizzo ex lege 135/85 Pos. n. 1616/ZB Radalli Giovanni (eredi) concessa integrazione ex lege 135/85 Pos. n. 16956/TC Surina concesse liquidazioni ex lege 135/85 Pos. n. 601-4202/TC Cartesio Emma ved. Premuda concessa liquidazione ex lege 135/85 Pos. n. 6605/ZB Sain Virgilio (eredi) concessa integrazione ex lege 135/85 governative agli acquisti necessarie per i cittadini stranieri secondo la normativa croata e ricorda come la questione venga già inquadrata nella prospettiva di futura adesione della Croazia all’UE. In particolare, l’articolo 60 dell’Accordo di Stabilizzazione e Associazione con l’ UE, in vigore dal 1° febbraio scorso, offre garanzie in tema di libero accesso al mercato immobiliare ai cittadini di tutti i Paesi membri dell’Unione, vincolando la Croazia ad applicare in modo corretto la legislazione vigente e prevede un periodo transitorio di quattro anni, nel corso del quale Zagabria dovrà provvedere ai necessari aggiornamenti normativi». Nonostante tale comunicato da parte dello Stato italiano, la Croazia ha continuato negli ultimi anni a rifiutare le domande di acquisto da parte di cittadini italiani non residenti in Croazia, giustificando tale suo comportamento, trincerandosi dietro il principio di reciprocità, ovvero affermando che lo stesso divieto era posto in essere da parte dell’Italia nei confronti dei cittadini croati. Ci auguriamo di non dover più tornare su questo argomento e che ci arrivino presto dai nostri Lettori notizie di acquisti di immobili nel territorio croato. Pos. n. 7805/ZB Grego Maria (eredi) rigetto domanda di indennizzo Pos. n. 8333-15248/TC Tonetti Giovanni (eredi) rigetto domanda di riesame Pos. n. 6287/ZB De Castro Giuseppe (eredi) concessa integrazione ex lege 35/85 Pos. n. 10130/ZB Visintin Rosa ed altri istruttoria Pos. n. 6496/TC Apollonio (eredi) concessi indennizzi previa acquisizione documentazione successoria Pos. n. 4516/TC De Grassi rigetto domanda avviamento commerciale Pos. n. 3449/TC D’Ambrosi Niccolò concessa integrazione ex lege 135/85 LEGGE 193/2004: I FINANZIAMENTI PER IL 2006 La Commissione interministeriale ha deliberato sui finanziamenti da concedere per il 2006 alle associazioni degli Esuli istriani, fiumani e dalmati, in base a quanto previsto dalla Legge 193/2004. L’iter non finisce qui perché, come già spiegato altre volte, le somme vere e proprie arriveranno alle calende greche, costringendo tutte le strutture ad anticipare le spese, per poi avere i dovuti rimborsi. Non abbiamo i dati delle altre associazioni (abbiamo sperato inutilmente in passato che li pubblicassero), ma ecco i finanziamenti concessi alle strutture della nostra Associazione. I progetti sono molto più articolati di quanto si possa scrivere in poche righe, per cui vengono riassunti in maniera molto sintetica. Dei 67 progetti complessivamente presentati dalle strutture ANVGD, ne sono stati approvati 33. Di quelli approvati, nessuno ha ottenuto il finanziamento richiesto, ma tutti sono stati ampiamente decurtati. Dunque, eccoli. Comitato di Brescia: 10.000 euro per attività divulgative di diversa natura verso i giovani. Comitato di Cremona: 2.200 euro per la stampa di 4 edizioni de “El fogoler”. Comitato di Gorizia: 9.000 euro quale seconda tranche per l’acquisto e il restauro dell’imbarcazione tipica “passera lussignana”; 2.000 euro per la duplicazione del documentario sulle foibe; 6.000 euro per la pubblicazione del libro di testimonianze Chiudere il cerchio. Delegazione di Grosseto: 1.000 euro per materiale divulgativo e incontro con studenti. Comitato di Massa Carrara: 2.000 euro per calendario con foto del campo profughi di Marina di Carrara. Comitato di Milano: 3.000 euro per la proiezione pubblica di 3 film. Comitato di Roma: 5.000 euro per la pubblicazione di una raccolta di saggi sulla letteratura istriana, fiumana e dalmata; 4.000 euro per il sito internet provinciale. Comitato di Sassari: 4.000 euro per le celebrazioni dei 60 anni della borgata di Fertilia. Comitato di Torino: 2.000 euro per la stampa del calendario giuliano-dalmata; 12.000 euro per corsi di aggiornamento storico per stu- denti, docenti e istituzioni; 1.500 euro per la produzione di un video sulle attività del circolo giuliano-dalmata di Torino. Comitato di Trieste: 8.000 euro per le attività della banda musicale dell’ANVGD; 4.000 euro per le celebrazioni del 90° di Nazario Sauro e per il ricordo di Norma Cossetto; 11.200 euro per la redazione e la stampa del periodico “L’Osservatore Adriatico”. Comitato di Varese: 5.000 euro per il concerto di Uto Ughi; 2.500 euro per il convegno La Storia siamo noi: comunicare il ricordo. Comitato di Venezia: 6.000 euro per l’organizzazione di una rassegna sul cinema giuliano-dalmata. Comitato di Verona: 4.000 per l’organizzazione del premio letterario “Tanzella”. Sede nazionale: 35.000 euro quale seconda tranche per la digitalizzazione dell’archivio di “Difesa Adriatica”; 71.200 euro quale seconda tranche per la ricerca scientifico-economico-sociale sulle nostre terre pre/post esodo; 50.000 euro quale seconda tranche per la produzione di documentari sull’italianità delle nostre città; 37.500 euro quale sostegno alla pubblicazione di “Difesa Adriatica”; 3.000 euro per il sito internet della biblioteca; 4.000 euro per il sito internet nazionale; 2.000 euro per la pubblicazione del saggio Perché le foibe di Lucio Toth; 3.000 euro per l’opuscolo su indennizzi e restituzioni di G. P. Sardos Albertini; 15.000 euro per l’apertura al pubblico della Biblioteca della Sede nazionale; 25.000 per la partecipazione alla stampa e la presentazione del libro di Vittorio Sgarbi su Francesco Laurana; 4.000 euro per il convegno L’identità italiana: il modello di istriani, fiumani e dalmati; 10.000 euro per la stampa della ricerca sociologica dell’ISIG sugli esuli di prima, seconda e terza generazione. Ricordiamo ancora una volta che questi contributi non possono essere utilizzati dall’Associazione e dalle strutture per il loro sostentamento e le attività ordinarie, ma devono essere giustificati con una serie di documenti contabili che dimostrino le spese sostenute per realizzare i progetti approvati. Fabio Rocchi 6 DIFESA ADRIATICA Dicembre 2006 dai comitati COMITATO DI BRESCIA Dal Comitato lombardo, a cura del suo presidente Luciano Rubessa, ci perviene un intervento a commento di una guida turistica recentemente edita, che riproduciamo in larga parte. Gli italiani turisti amano trascorrere le loro vacanze in…Croazia e nemmeno si curano di sapere il passato, la storia di questa …Croazia, ma comperano in loco una guida per sapere dei ristoranti, delle “gostione”…perché tutti sanno che in questa Croazia si mangia bene. Nello scorrere la guida Croazia, vedere, conoscere, organizzare il viaggio, Guida Express (allegato a “La Stampa” di Torino), ad un tratto si legge: Pisino «cittadina di non grande significato, ha la foiba, abisso in cui il fiume foiba penetra nelle viscere della terra, ha attraversato due momenti difficili per l’economia, il primo quando gli italiani in massa emigrarono negli anni 1945-47, poi quando la gente delle sue campagne si riversò nelle città della costa per lavorare in fabbrica o nel turismo […]». L’Esule che legge, vorrebbe gridare al fratello italiano ignaro che questa Croazia è l’Istria, o se si ferma a Zara o in un paese qualsiasi della Dalmazia che quando si siede in una gostiona, mangia bene secondo una tradizione prettamente italiana, che quando va in chiesa, lì noi ed i nostri avi siamo stati battezzati in italiano ed in latino, che intorno alla parola foiba ci sta una Storia di massacri e di genocidio, che Periodico mensile dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia Centro studi padre Flaminio Rocchi DIRETTORE RESPONSABILE Patrizia C. Hansen Editrice: ASSOCIAZIONE NAZIONALE VENEZIA GIULIA E DALMAZIA Via Leopoldo Serra, 32 00153 Roma - 06.5816852 Con il contributo della legge 72/2001 Redazione e amministrazione Via Leopoldo Serra, 32 00153 Roma - 06.5894900 Fax 06.5816852 Abbonamenti: Annuo 20 euro Socio Sostenitore 35 euro Solidarietà a piacere Estero 35 euro (non assegni stranieri) Una copia 1 euro - Arretrati 2 euro C/c postale n° 32888000 Intestato a “Difesa Adriatica” Autorizzazione del Tribunale di Roma n° 91/94 dell’11 marzo 1994 Spedizione in abbonamento Postale di ROMA Grafica e impianti: CATERINI EDITORE (Roma) Servizi Integrati per l’Editoria e la Comunicazione Tel. 06.58332424 E-mail: [email protected] Stampa: Beta Tipografica Srl (Roma) Finito di stampare il 23 novembre 2006 negli anni ’40 gli Italiani non emigrarono per cercare lavoro o benessere che già avevano nella loro Istria, ma scapparono, esularono e non per vigliaccheria ma per scegliere la Libertà e salvare la vita dei loro figli, abbandonando con lo strazio nel cuore la terra di origine, gli affetti, i propri cimiteri, la propria storia. L’Esule che legge, ferito ancora una volta dalle menzogne storiche, vorrebbe gridare all’Italia tutta, quella che non sa ed a quella che non vuole sapere, che quei fuggitivi erano solo i sopravvissuti, furono in trecentocinquantamila, fu un Esodo biblico che fa ancora fatica a trovare il suo posto nella Storia d’Italia. Noi Esuli stiamo ancora lottando per la Verità storica, noi ritorniamo nella nostra terra e sembra che vogliamo fare i turisti, ma torniamo per frugare nella Memoria, nel nostro Passato, nelle nostre Radici sradicate, torniamo per assaporare gli odori della nostra Terra, per guardare in muto silenzio le nostre vecchie case abitate da coloro che ce le hanno sottratte offendendo i diritti sacrosanti dell’uomo che nessuno ha difeso per noi. Torniamo per pregare nei nostri Cimiteri dove molte volte anche la tomba ci è stata sottratta impunemente anche con il benestare di una Patria Matrigna per amore della quale abbiamo sacrificato tutto. [...] Pensino oggi i nostri esuli meno vecchi che ancora dobbiamo percorrere doverosamente una strada che rompa il silenzio di sessant’anni ed apra uno squarcio alla Verità storica che attendiamo da troppo tempo per riscattare l’onore dei nostri Morti caduti per la sola colpa di essere italiani. Dobbiamo doverosamente, cari Amici, ritrovare quel coraggio che ci ha spinto a scegliere l’Italianità negli anni quaranta e riscattare la nostra dignità storica, coinvolgendo il Parlamento, il Governo, anzi i Governi e l’Europa. Luciano Rubessa * * * Vivere la causa anche in vacanza, per continuarne la divulgazione Sono trascorsi più di sessant’anni nel silenzio, nell’oblio da parte di tutti, sessant’anni di sforzi sofferti da pochi Esuli, troppo pochi, per far sapere la nostra Storia. […] Gli Esuli hanno scritto, hanno visitato scuole, hanno intitolato vie e piazze in uno sforzo che è stato slancio di pochi. Nidia Cernecca è uno dei pochi e quest’estate ha voluto una cosa diversa. Nella sua casa di Gallio (Vicenza) ha portato un sacerdote nato a Gimino d’Istria, don Desiderio Staver, già parroco del Duomo di Pola, di famiglia italiana e di ideali italiani, ma soprattutto di grande ispirazione religiosa. Nella sua casa “La Nidiata”, dove, in ogni ambiente si respira “aria istriana”, ha predisposto l’altare davanti al quale, nel sacrificio della Consacrazione, ha portato un gran numero di Esuli e non-Esuli, amici e conoscenti. È stato un momento mistico e commovente. Le semplici ma sentite parole di don Staver, i canti scelti che ci hanno portato indietro negli anni, al tempo delle cerimonie nelle nostre chiese d’Istria, il raccoglimento dei presenti contagiati dall’amore del Celebrante, l’aria di casa con i profumi del bosco di conifere e di ginepri ha sciolto l’arcano nodo dell’ignoto. Durante l’Eucarestia, tra le preghiere sono stati ricordati nominativamente i Cari defunti delle persone presenti, tra cui una delegazione del Comitato ANVGD di Brescia guidata dal Presidente Luciano Rubessa, i famigliari più intimi ed anche coloro che sono Caduti innocenti, Istriani, Fiumani, Dalmati, per la sola colpa di essere Italiani e che dormono il sonno della Pace nei tanti cimiteri sparsi nel mondo dopo l’Esodo, e per tutti coloro che nel mondo soffrono le ingiustizie, la fame, le guerre. Come in un miracolo, il dopo è stato di divulgazione, di conoscenza e di solidarietà, proprio come quel seme che anche ora, a settembre già inoltrato sta per schiudersi nel Museo “Le Carceri” di Asiago dove Nidia Cernecca e Gigi D’Agostini hanno allestito la loro mostra, organizzata dal “Lions Club Asiago Sette Comuni” con il patrocinio del Comune. Nelle carceri di allora, mirabilmente ristrutturate ed adibite a Museo, nella sala prospiciente le celle di allora, la mostra dei due infaticabili Esuli istriani è più che mai eloquente e viva nell’afflusso dei visitatori. Il titolo «Istria, Fiume, Dalmazia Arte, Storia, Natura, Foibe, Esodo» è più che mai testimonianza della completezza di questa Mostra in tutte le sue sfaccettature che brillano di quella Italianità in nome della quale oggi siamo tutti Esuli. Il registro delle firme dei visitatori è altrettanto eloquente della bravura degli ideatori che ad ogni evento aggiungono qualcosa di nuovo e di significativo da dire e far vedere agli Italiani che non sanno. Nidia e Gigi lavorano, lavorano indefes-samente e con tanto successo. Jugoslavia, a cura di Codecasa e Grigillo. 15 dicembre: seconda guerra mondiale; scenario mondiale e scenario ai confini orientali d’Italia; foibe 1943, foibe 1945 e deportazioni, a cura di Tarticchio. 22 dicembre: Zara; 2 esodi e 54 bombardamenti;occupazioni slave di Gorizia, Trieste, Pola, Fiume, Zara e Isole, a cura di Grigillo. Per ogni informazione rivolgersi a Tito Sidari al 339 8518591 dopo le ore 20 o nei giorni festivi. COMITATO DI TRIESTE Il 10 novembre a Trieste, a cura del Comitato ANVGD giuliano, si è inaugurata nella Sala Leonardo di Palazzo Gopcevic la mostra «Antonio Santin. Un vescovo per la gente», promossa dallo stesso Comitato, dal Cdm e dalla Studiom Fidei-associazione culturale, in collaborazione con il Comune di Trieste (assessorato alla Cultura) e con il contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Ragusa di Dalmazia, uno splendido esempio di Trifore L.R. COMITATO DI MILANO Proseguono i corsi sulla Storia e cultura dell’Istria, Fiume e Dalmazia alla UNITRE di Milano e alle UTE di Sesto San Giovanni, organizzati dal Comitato ANVGD di Milano. Ecco i calendari di dicembre. A Milano gli appuntamenti sono il martedì dalle 16.45 alle 18.00. 5 dicembre: Periodo francese; periodo austriaco; nascita del nazionalismo slavo, a cura di Giovanni Grigillo. 12 dicembre: Zara rifugio dei Dalmati dalla seconda metà dell’Ottocento; la Prima guerra mondiale; il Trattato di pace del 1919 e la Vittoria mutilata, a cura di Giovanni Grigillo. 19 dicembre: Cucina e tradizioni natalizie di Istria e Dalmazia, con fritole, strudel e... grappa, a cura di Gregorovich. Ecco gli appuntamenti invece a Sesto San Giovanni, tutti i venerdì. 1. dicembre: Fiume, l’impresa di D’Annunzio; Accordi di Roma del 1924; ventennio fascista; rapporti con le minoranze slave e con il regno di L’Aquila e il Leone: dove si trova realmente Tucónio Nell’articolo L’Aquila e il Leone, pubblicato sul numero 9 di questo periodico, si legge erroneamente che il paese di Tucónio (Tkon) si trova sull’isola di Bua, mentre è sulla costa nord-orientale dell’isola di Pasman, ultima dell’arcipelago di Zara, da cui il nome: Postuma, Postimania, Pasman. Scrittura «femminile», III concorso internazionale indetto dalla Consulta di Trieste La Consulta femminile di Trieste in collaborazione con il Comune, la Provincia, la Camera di Commercio di Trieste, indice la IIIa edizione del Concorso internazionale di scrittura femminile, aperto a tutte le donne, di qualsiasi nazionalità e cultura, nonché alle donne detenute. La partecipazione al concorso è gratuita. Il concorso prevede due sezioni: Sezione A) Racconto a tema libero o di memoria che metta in luce uno o più aspetti della condizione femminile odierna. Sezione B) «Donne credito banche….che impresa!». Esperienze, progetti, aspettative, emozioni. I lavori dovranno essere indirizzati, in sette copie, alla Consulta Femminile di Trieste, c.p. 48 Posta Centrale Trieste entro il 31 gennaio 2007. Fa fede il timbro postale. Per ulteriori informazioni contattare: Carla Carloni Mocavero, tel. 040.306242, e-mail [email protected], o Gina Cesanelli, tel. 040.566603, e-mail [email protected] Ti sei iscritto all’ANVGD? Inizia la campagna abbonamenti 2007 Cosa aspetti? Noi Ti aspettiamo Rivolgiti ai nostri Comitati Provinciali o contatta la nostra Sede nazionale (tel. 06 5816852) L’abbonamento a Difesa Adriatica non equivale alla quota associativa Dicembre 2006 7 DIFESA ADRIATICA Architettura adriatica tra le due sponde. Gli storici possono sbagliare, le pietre no Luigi Tomaz e il suo nuovo studio sull’arte dalmata edito dall’ANVGD È un’opera più disegnata che scritta; s’intitola Architettura adriatica tra le due sponde.Gli storici possono sbagliare, le pietre no. Il 18 agosto è stata presentata a Cherso in un salone cinematografico affollatissimo di esuli, di rimasti, di turisti (non mancava qualche… arrivato d’oltre Velebiti), sotto l’egida della locale Comunità degli Italiani e con una pagina intera dedicata da “La Voce del Popolo”. Il 17 settembre è stata presentata molto simpaticamente a La Bancarella - Primo Salone del Libro dell’Adriatico Orientale, egregiamente organizzato aTrieste. Questa mia Architettura adriatica non è una guida come quelle, pur d’altissimo livello, pubblicate in gloria di Venezia Dominante. Non raggruppa, infatti, le opere per città, ma per periodi storico-stilistici, costantemente traghettando da una sponda all’altra. Senza togliere nulla a Venezia, e lo dico da Istro-Dalmata veneziano non triestinizzato, ho sentito il dovere di scrollarmi di dosso la pigra sudditanza che ha perpetuato la convinzione che per tutto quanto di civile, latino, italico e italiano hanno l’Istria e la Dalmazia, si debba ringraziare Venezia, quando invece prima, durante e dopo la sovranità veneziana, tutto proclama il fecondo scambio civile culturale, architettonico tra Istria, Dalmazia e Fiume e Ragusa, con l’Italia intera; preromana, romana, paleocristiana, barbarica, romanico-rinascimentale e barocca. L’opera è pubblicata a nome dell’ANVGD di Venezia, col finanziamento della Legge n. 72/ 2001 e la presentazione autorevole del presidente nazionale Lucio Toth. È di complessive 666 pagine di largo formato adatto ai 360 accuratissimi disegni da me eseguiti. Comincia dalla Preistoria e dalla Protostoria, con la stele liburnica trovata a Novilara di Pesaro e le recenti scoperte marittime di Nesazio. Evidenzia la grande influenza architettonica romana di Pola sui massimi artisti della Rinascenza italiana e mondiale quale Michelangelo, che ha fatto proprie le colonne binate dell’Arco dei Sergi, da lui stesso disegnate e postillate e poi riprodotte sulle tombe medicee di Firenze e sulla cupola di San Pietro a Roma. Prima di Michelangelo l’arco dei Sergi era stato disegnato da fra Giocondo da Verona e successivamente da G. M. Falconetto che portò le binate nel Rinascimento veronese egemone nell’area padanoveneta. Il Palazzo di Diocleziano, che oggi comprende il centro storico di Spalato, è stato riprodotto e paragonato, in tutte le sue novità fondamentali, con la successiva architettura paleocristiana, romanica, rinascimentale e barocca, esaltando l’apporto decisivo ad edifici di Ravenna, al Palazzo ducale di Venezia originario, alle “serliane” delle Procuratie di piazza San Marco e alla Basilica palladiana di Vicenza. Inedito l’accostamento tra la “rotonda” di San Donato a Zara e la Santa Sofia voluta a Benevento dal duca longobardo Arechi. C’è anche la piantina geografica dei traffici costanti tra Benevento, la Dalmazia e Zara. L’opera propone anche un approfondimento su quell’Alto Medioevo dalmata delle aree oggi periferiche che, riguardo all’architettura e alle pietre scolpite, troppi hanno accettato di chiamare paleo-croato, prospettando, per una serie di chiesuole campestri, l’origine spontanea dal genio slavo passato dal nomadismo alla stanzialità. Vanno innestate invece nella tradizione latina delle trichore martiriali postcatacombali, evolutesi nei sacelli oratoriali e nei battisteri a forma cruciforme o rotonda polilobata a sua volta ritornate a modelli precristiani, romani e salonitani. Il romanico pisano di Zara e zaratino di Ancona, il gotico veneziano sui balconi di ogni città e cittadina da Muggia a Cattaro, il genio architettonico istriano di frate Jacopo da Pola costruttore delle cupole di Sant’Antonio di Padova, portano al Duomo di Sebenico iniziato in stile gotico da costruttori milanesi e veneziani e completato in forme ormai rinascimentali da Giorgio Orsini Dalmaticus ingaggiato a Venezia dove lavorava alla Porta d’onore del Palazzo Ducale. Giorgio, dal 1441 al ’43 determina la facciata, in piena aderenza all’originalissima copertura a scrigno, del suo Duomo di Sebenico mentre veniva lasciato incompleto a Rimini il tempio Malatestiano ideato dal celeberrimo Leon Battista Alberti con lo stesso profilo di facciata, come rivela una medaglia ufficiale coniata nel 450 dallo stesso costruttore del progetto albertiano, il veronese Matteo de’ Pasti cui Giorgio, in fecondo scambio, spediva le pietre già scolpite, come allora si faceva per ridurne il peso ed il conseguente nolo delle barche da trasporto. Ho affrontato di petto la vexata questio sulla primogenitura delle facciate rinascimentali di San Michele in isola e di San Zaccaria costruite a Venezia dal bergamasco Coduzzi, imitato da uno stuolo di costruttori veneziani. Oltre alla prova delle date, discussa ma mai concordata dai dotti che fan carriera con le polemiche, ho affidato all’evidenza delle pietre disegnate la primogenitura del progetto-modello di Sebenico. I disegni che ho realizzato, infatti, mostrano le opere non solo di prospetto, ma anche dall’alto e di dietro. Il capolavoro di Giorgio appare così l’unico esemplare di perfetta aderenza tra facciata e copertura interna ed esterna dello spazio ecclesiale. Giorgio ha coperto infatti le tre navate, i transetti, le semicupole e la cupola (completate, sul suo modello, da Spoleto, l’imponente Palazzo Ducale progettato dal dalmata Luciano Laurana. Il suo impianto è di riconosciuta ispirazione spalatino-dioclezianea La cattedrale di Sebenico veduta dall’alto nel suo ambiente urbano (dis. di L. Tomaz) Nicolò Fiorentino subentratogli dopo la morte) tutte con grandi lastroni di pietra scolpiti a perfetto incastro reciproco (a limbello) e con i costoloni curvilinei. In tal modo il profilo della sezione della scatola muraria corrisponde al profilo della facciata. Segue, nello stesso 1400 sconfinando nel ’500, il grande apporto dei maestri dalmati al Rinascimento dell’Italia peninsulare, della Sicilia e della Provenza. Si distinguono al massimo livello Luciano e Francesco Laurana della regione zaratina. Luciano, nel palazzo ducale d’Urbino di riconosciuta ispirazione spalatino-dioclezianea, porta alla estrema raffinatezza l’ideale platonico allora riproposto dall’Umanesimo. Il genio di Luciano è evidente, nei palazzi e castelli di Pesaro e di Mantova, e nelle rocche dei bastioni turriti, di Senigallia e di Sassocorvaro. Nel castello aragonese di Napoli, Luciano ha dato notevole apporto all’originale arco commemorativo a due fornici sovrapposti di pietra bianca tra due alti torrioni di mattoni rossi. Vi appare la duplice riproduzione delle colonne binate dell’arco di Pola. Francesco vi ha scolpito il corteo trionfale di Alfonso d’Aragona. Celebri nella storia dell’arte italiana sono i busti delle duchesse aragonesi e sforzesche, astrazioni purissime di volti muliebri che Francesco Laurana ha eseguito sul marmo quali espressioni sublimi della stessa temperie artistica che contemporaneamente ispirava i ritratti dipinti da Antonello da Messina e Piero della Francesca. A Francesco Laurana e alle sue madonne di Siracusa e di Noto è riconosciuta la radice del Rinascimento siciliano. Non ho trascurato l’opera di Andrea Alessi di Durazzo, socio di Nicolò Fiorentino a Sebenico, a Traù, nelle isoleTremiti e aVenezia nel monumento al doge Francesco Foscari ai Frari. Neanche Giovanni Dalmata (così si firmava) di Traù è trascurato, con i suoi ritratti dei reali d’Ungheria Mattia Corvino e Beatrice d’Aragona, i tanti lavori a Roma in Vaticano, in società con Mino da Fiesole, per papi e cardinali; col portale d’onore di Palazzo Venezia e la transenna marmorea finissima della Cappella Sistina dove il Conclave elegge i papi. Sue sono le figure delle virtù nelle tombe di San Pietro, busti a Venezia e madonne piene di grazia gentile in vari musei tra i quali quello di Padova. A Padova nel pieno Cinquecento, il Rinascimento maturo è rappresentato dai due istriani Matteo e Andrea da Valle che hanno portato fino al tet- to la basilica di Santa Giustina dei Benedettini per i quali Bernardo Parentino o Parenzan, da Parenzo, allievo non ultimo del Mantegna, aveva affrescato il grande chiostro. Nel concorso per la nuova Cattedrale di Padova, Andrea era stato preferito al Sansovino e lavorerà in consulenza epistolare con Michelangelo. Ha eseguito certose e tempietti rotondi poi attribuiti al Palladio fino a che il Temanza gli ha reso giustizia. Ad Andrea si deve l’aspetto del Palazzo dei Trecento al centro di Treviso. Ho affrontato pure le “rotonde” barocche, col Duomo di Fiume iniziato dai Gesuiti quando il Longhena iniziò a Venezia la grandiosa “rotonda” della Salute e finito prima che il Temanza, il Tiralli ed il Vecelli iniziassero o completassero le loro rotonde aVenezia, a Pellestrina e aTreviso. Con estrema cura tutte queste opere sono disegnate a partire dal Pantheon di Roma che ne è il prototipo. C’è il tempio di Vicovaro in quel di Roma, di Domenico da Capodistria, e alcuni dei portali firmati da lapicidi dalmati in Puglia e nelle Marche. L’opera si conclude con Ragusa, presente con tutte le sue principali architetture salvate dal terremoto del 1667 e le più significative barocche costruite dopo quel tremendo disastro. Il Barocco raguseo è anche opera di architetti veneziani ma è soprattutto volutamente romano. Un esempio è Sant’Ignazio dei Gesuiti, progettato dal grande architetto e pittore fratel Pozzo, operante a Roma e in Europa. Quando la chiesa fu terminata, alta su un dirupo dentro la città, i Ragusei vollero una gradinata d’accesso monumentale e chiamarono da Roma un architetto che si ispirò alla scalinata di Trinità dei Monti appena costruita tra la meraviglia del mondo. Il secondo volume di questa mia fatica ha anche la scalinata di Trinità dei Monti, ma si conclude con le possenti opere di difesa dalla città-repubblica di Ragusa, protese con la loro mole verso il monte e verso il mare aperto. Opere dei massimi maestri d’arte militare italiani onorati di servire la nobile e ricca città marinara. Sono il simbolo della storia di tutta la riviera orientale, da Muggia in giù. Simbolo di una civiltà che ha dovuto difendersi dai monti incombenti e dal mare infido. Una civiltà che non può essere cancellata dal libro della storia perché è ancora lì, salda nelle sue pietre onnipresenti che parlano con voce chiara a chi le vuole ascoltare. Luigi Tomaz 8 DIFESA ADRIATICA Dicembre 2006 Essere Dalmati, una bella storia Quella «piccola patria» spiegata attraverso i suoi personaggi Sul “Corriere della Sera” del 1° novembre è apparso un articolo a tutta pagina di Claudio Magris, dal titolo Perdonaci Signore perché siamo Dalmati, corredato da un intervento di Dario Fertilio. Magris, nato a Trieste nel 1939, noto germanista e scrittore, è stato insignito nel corso del recente Raduno dei Dalmati Italiani nel Mondo del Premio “Tommaseo” per l’anno 2006. Del suo articolo riproduciamo alcuni significativi passaggi. Nella stessa pagina in cui è apparso il lungo articolo di Magris è pubblicata anche una nota di Dario Fertilio, Bettiza, Matvejevic, Missoni: Una piccola patria. Ecco cosa il giornalista scrive a proposito di Ottavio Missoni, per lunghi anni sindaco del Libero Comune di Zara in Esilio e recentemente eletto sindaco onorario. È curioso che Dalmazia, originariamente, significasse «paese delle montagne», perché oggi, nel nostro immaginario, essa si identifica piuttosto con le sue aspre e incantevoli coste, isole e città costiere e col suo mare forse più bello del mondo, con quello «specchio adriatico» cui il poeta e saggista croato Tonko Maroevic, nato a Lesina, ha intitolato un suo libro recente. Da sempre la Dalmazia è un crogiolo, ora armonioso ora conflittuale, di culture, dai greci agli illiri ai romani ad altri popoli del passato, dalla plurisecolare indelebile impronta veneziana a quella croata, stratificata e sempre più prevalente nel corso dei secoli, dal breve dominio napoleonico a quello absburgico alla guerra che ha dissolto la Jugoslavia. Una realtà con una sua fisionomia inconfondibile, eppure variegata, come dicono le differenze fra la costa e il retroterra, fra l’italianità di Zara e la forte componente croata del complesso e la composita peculiarità di Ragusa. «Dalmata» può designare un italiano come un croato, un’identità multiculturale che può - e dovrebbe, come diceva qualche settimana fa al congresso dei Dalmati italiani nel mondo Guido Brazzoduro - essere considerata un valore, ma ha anche generato nazionalismi esasperati, smaniosi di pulizie etniche ossia di distruggere una parte di sé, il proprio alter ego, slavo o italiano o d’altra origine (le violenze fasciste contro gli slavi, ustascia contro i serbi, slavi contro gli italiani, l’esodo di questi ultimi, la recente guerra fratricida, il bombardamento serbo di Ragusa). Nella Dalmazia «slavo-latina», come l’ha chiamata Enzo Bettiza che ne ha dato nei suoi romanzi possenti rappresentazioni poetiche, tutto si intreccia e si confonde; Ante Trumbic, rilevante uomo politico Una rara immagine di Sebenico nell’ultimo ventennio del XIX sec. croato piuttosto avverso agli italiani, diceva di sentirsi appassionatamente croato, ma di pensare spesso in italiano. Anch’ io - definito per questo in una poesia di Biagio Marin di molti anni fa «Claudio de sangue dalmatin» - appartengo in piccola parte a quel mondo, grazie a miononno, Francesco de Grisogono, nato a Sebenico da una famiglia nobiliare veneta di lontana origine greca, radicata a Zara ma anche a Spalato, dove un palazzo, mai suo, porta il suo nome. Una famiglia che nel Settecento aveva dato studiosi e uomini di toga, nel quadro di quella grande cultura italiana, specialmente veneziana di quelle terre. Filosofo e scrittore di una genialità tarpata dall’isolamento, autore di fulminei aforismi e di un bizzarro calcolo concettuale universale, quel mio nonno era un patriota irredentista italiano che parlava perfettamente il tedesco e il croato, incarnando una koiné pluriculturale che gli scontri nazionali avrebbero presto dissolta. [...] Un’immagine di questa multiculturalità la dà, in latino, la vecchia storia di Giovanni Lucio del 1666, per non parlare del Viaggio in Dalmazia del grande illuminista Alberto Fortis. I nazionalismi e le pulizie etniche distruggono questa civiltà, proiettando anche nel passato le passioni scioviniste e dunque falsificando quel passato, come quando definire il medesi- Ragusa in Dalmazia dall’alto, verso il mare mo scrittore rinascimentale Marco Marulo o Marko Marulic oppure Gundulic o Giovanni Gondola diventa una astorica rivendicazione nazionalista, la quale dimentica che in quella straordinaria stagione umanistica fiorita in Dalmazia era naturale che il medesimo autore scrivesse ora in latino ora in croato ora in italiano con un nome ora italiano ora croato; ciò faceva parte della cultura sopranazionale dell’ epoca, in cui la traduzione italiana aveva un grande peso: basti pensare alla presenza del petrarchismo o di Tasso nella letteratura croata o alla straordinaria fioritura di versioni croate della Divina Commedia, di recente analizzate da Ljiljana Avirovic, studiosa della traduzione e straordinaria traduttrice non solo dall’ italiano in croato, ma anche dal croato e dal russo in italiano. [...] La composita identità dalmata (non solo slavo-latina, ma ricca pure di altre componenti) ha avuto grandi espressioni culturali, dal Palazzo di Diocleziano ai mirabili duomi e palazzi delle città, dalla letteratura italiana di classici quali Fortis o Tommaseo a quella contemporanea di Bettiza (per fare solo alcuni esempi) alla letteratura croata di Marinkovic e Nazor, cantori delle isole, o più recentemente di Maroevic o di Luko Paljetak che ha cantato fra le mura di Ragusa bombardate nel 1991 la bellissima ragusea Flora Zuzzeri (Cvijeta Zuzori?) celebrata nei madrigali di Tasso. [...] La presenza italiana, così fondamentale per la Dalmazia, è andata via via assottigliandosi sino al selvaggio bombardamento inglese di Zara e all’esodo alla fine della seconda guerra mondiale. Oggi gli italiani della penisola ignorano questo grande ruolo della presenza veneta e italica e il suo grande e drammatico declino. Pregiudizi, violenze e rancori hanno lacerato quella terra sanguinea, vitale ed eccessiva e insanguinato il suo mare degli dei. Oggi gli orizzonti si riaprono e il dialogo, pur fra residuali difficoltà e ostili resistenze, si avvia a ricominciare; il sindaco di Zara ha ricevuto tempo fa Ottavio Missoni, in quel momento simbolico sindaco del Comune di Zara in esilio. È giusto difendere i propri diritti e chiedere scusa per aver offeso quelli altrui; ognuno, nella storia grande e straziata di questa terra, ha da chiedere perdono. Parce mihi Domine quia dalmata sum, diceva l’iracondo San Gerolamo, perdonami, Signore, perché sono dalmata. Claudio Magris Nei discorsi di Ottavio Missoni, stilista nato a Ragusa e incarnazione anche simbolica dell’ «esilio permanente» da una Dalmazia che non esiste più, si sente ritornare spesso la definizione di «costa orientale dell’Adriatico» , includendovi unque l’Istria, mentre la costa dalmata vera e propria inizia subito dopo Fiume, alla baia di Buccari, per arrivare «fin quasi ai confini albanesi». L’ideale adriatico di Missoni consiste, oltre che di storie familiari, di emozioni: «ginestre splendenti, ciclamini selvatici, asparago tra i rovi» per l’Istria; «donne vestite di nero, con il fazzoletto in testa o lo scialle d’inverno, in fila o isolate, nell’orizzonte luminoso tra mare e rocce, nelle vigne e tra ulivi e fichi», per la Dalmazia. Una appartenenza, nel caso di Missoni, da ostentare orgogliosamente sulle vele della barca con cui percorre l’Adriatico (bandiera dalmata con tre teste di leoni su fondo blu) [...]. Però non esageriamo con la modestia, potremmo aggiungere con Bettiza, perche l’Illiria -come lui definisce spesso metaforicamente la Dalmazia nei suoi romanzi - «fin dai tempi antichi si è svuotata per incarnarsi altrove: ha fornito legionari e imperatori come Diocleziano ai romani, Giustiniano ai bizantini, santi eruditi e peccaminosi come il biblista Gerolamo ai Cristiani, [...] grandi viaggiatori come Marco Polo e grandi comandanti ai veneziani, ciurme bellicose alle piraterie adriatiche, capitani di lungo corso come il padre di Missoni agli austriaci, [...]». S. Lorenzo al Pasenatico, la Basilica di San Martino con il campanile, un tempo torre di difesa Barbana d’Istria, la loggia con colonnato di Palazzo Loredan Dicembre 2006 Fiumani a raduno. È il 44.mo Brazzoduro confermato sindaco Si è svolto il 14 e 15 ottobre, a Montegrotto Terme (Padova) il 44° Raduno nazionale degli Esuli da Fiume raccolti nel Libero Comune di Fiume in Esilio. Questa edizione ha rivestito un carattere speciale, dal momento che sono stati resi noti i risultati delle elezioni svoltesi durante la primaveraestate 2006 del Consiglio comunale. Il programma del Raduno prevedeva, nella giornata di sabato, la Riunione del Consiglio comunale e, domenica, la S. Messa nella Chiesa del Monastero di Santa Chiara; quindi l’Assemblea cittadina generale nella sala conferenze in albergo, per chiudere alle ore 13 con il pranzo conviviale in albergo. Al sindaco uscente Guido Brazzoduro, il compito di presentare il lavoro svolto nel corso dell’ultimo anno. Oltre all’attività legata alle elezioni, l’impegno ha visto riuniti i massimi rappresentanti del Libero Comune per le celebrazioni di San Vito a Fiume ed occasionalmente per qualche attività in Italia. Sempre attenta è stata la ricerca di collaborazione e sintonia con la Società di Studi Fiumani di Roma per integrare al meglio le attività delle due associazioni.Vengono mantenuti inoltre costanti rapporti e contatti con la Comunità degli Italiani di Fiume, e una delegazione è stata presente al Raduno, perché «convinti che una reciproca attenzione e aiuto – ha affermato il sindaco – tra la Comunità degli Esuli e i rappresentanti della minoranza italiana della città perduta siano necessari per le migliori soluzioni dei rispettivi problemi». Erano presenti anche la neoeletta vicepresidente dell’Assemblea dell’Unione Italiana, Agnese Superina, il presidente del Comitato Esecutivo della Comunità degli Italiani di Fiume, Roberto Palisca e l’ex presidente della CI di Fiume, Alessandro Lekovic. Grandi sforzi, ha rimarcato Brazzoduro, sono stati fatti per seguire l’attività della Federazione degli Esuli istriani, fiumani e dalmati anche se la situazione dei rapporti tra le associazioni nell’ambito della stessa, «ha visto una graduale divaricazione di posizioni dovuta alla maggiore attenzione che alcune hanno voluto dare, a livello europeo cercando di collegare 9 DIFESA ADRIATICA le problematiche del nostro esodo a quelle di altre popolazioni europee pure penalizzate dalle conseguenze della seconda guerra mondiale». Sempre di grande valenza a livello nazionale, ha proseguito il sindaco uscente, sono state le manifestazioni per il 10 febbraio, Giorno del Ricordo, culminate quest’anno nelle celebrazioni romane con particolare evidenza per la cerimonia al Quirinale dove il Presidente Ciampi ha voluto consegnare i riconoscimenti ai discendenti degli infoibati in applicazione della Legge istitutiva di tale riconoscimento e del Giorno del Ricordo, e per toccanti cerimonie in Campidoglio col sindaco Veltroni e, a Palazzo Chigi, con l’allora presidente del Consiglio Berlusconi. Dalle prime dichiarazioni rilasciate dal nuovo Capo dello Stato Giorgio Napolitano, in occasione e su temi che riguardano il mondo degli Esuli, «ci fanno dire che la linea di attenzione e di riconoscimento trovano continuità anche con la nuova presidenza». Hanno preso la parola anche Renzo Codarin, vicepresidente nazionale dell’Associazione Venezia Giulia e Dalmazia, Giorgio Varisco in rappresentanza degli esuli dalmati, Maria Luisa Budicin, dell’Esecutivo del Comitato ANVGD di Verona, l’ex console a Fiume, Roberto Pietrosanto. La nuova Assemblea del Libero Comune di Fiume Questi i nomi degli eletti. Oltre a Guido Brazzoduro nella nuova Assemblea del Libero Comune di Fiume in Esilio sono entrati a far parte: Mario Stalzer Fulvio Mohoratz, Laura Calci, Francesco Gottardi, Giuseppe Sincich, Sergio Stocchi, Gina Superina, Clara Rubichi, Elio Maroth, Claudia Matcovich, Edoardo Vollman, Elda Sorci Skender, Mario Stillen, Furio Percovich, Sergio Viti, Mario Bianchi, Nerio Ravini, Edoardo Uratoriu, Maurizio Brizzi Carposio, Elisabetta Dragicevich, Emerico Radmann, Fulvio Falcone, Giorgio Vitelli, Francesco De Marchi, Eneo Baborschi, Livio Donajo e per la prima volta anche un fiumano residente a Fiume: Pino Bulva. rtg arcipelagoadriatico.it La storia gloriosa della «Diadora» di Zara Nel 1898 venne costituita a Zara la Società Canottieri «Diadora», per iniziativa di Desiderio Barich, Antonio de Hobert, Giovanni Paitoni, Oscar Randi, Antonio Smirich, ai quali si aggregarono in un secondo tempo Venceslao Stermich, Roberto Rossini e Vittorio Verban. Con molta fatica, i promotori riuscirono a federare la «Diadora» al «Reale Rowing Club Italiano», emanazione allora del Ministero della Marina italiana, per sottrarla alla Federazione di canottaggio austriaca. Nel settembre del lontano 1907, alle regate internazionali di Trieste, l’armo composto da Stenta, Zanella, Cattalinich e Luxardo conseguì la prima vittoria per la Società canottieri zaratina. Da allora e sino al 1940 la «Diadora» vinse regate, campionati d’Italia e d’Europa. L’esodo dalla città dalmata, conseguente ai bombardamenti alleati e alla cessione della città alla Jugoslavia dopo la seconda guerra mondiale, toccò anche la ormai gloriosa Società Canottieri. Ma nel 1961 riapparvero, nelle acque antistanti Ancona, in una manifestazione sportiva, le maglie bianco/blu della Diadora. Era l’inizio della ricostituzione del Sodalizio che trovò la sua sede al Lido di Venezia. Le brevi notizie sono tratte dall’edizione curata da P. Filippini, F. Vitadello, A. Sandi e realizzata dal Circolo Canottieri «Diadora» in occasione del centenario della società. GLI ESULI DA NERESINE A RADUNO Domenica 29 ottobre a Marghera (Venezia) gli Esuli da Neresine hanno festeggiato la Madonna della Salute loro protettrice. Alla giornata hanno partecipato in 110, provenienti dal Veneto, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Marche, Lazio, Puglia, Sicilia e New York. Particolarmente sentita e partecipata l’accoglienza agli Esuli da parte della comunità parrocchiale della Madonna della Salute di Marghera, guidata da Don Lio; una solenne celebrazione ha segnato l’appuntamento liturgico comunitario. Il parroco ha tenuto una commovente omelia, ringraziando i neresinotti convenuti per la loro dedizione alla fede cristiana a alla madonna della Salute. Con l’occasione sono stati anche ricordati anche i defunti originari di Neresine scomparsi quest’anno: otto a Neresine, quindici in Italia, cinque nelle Americhe, due in Australia, uno in Francia. Il pranzo conviviale ha rappresentato il momento di maggior gioia della giornata, con il continuo intrecciarsi di ciacole, racconti e canti. Emozio- nante l’ingresso nella sala di una grande torta con rappresentata la goletta simbolo di Neresine. A tutti i convenuti è stato donato un omaggio a ricordo della giornata. Il Comitato degli Esuli da Neresine ha così portato a ter- mine un nuovo importante appuntamento, incrementando i convenuti rispetto allo scorso anno e ottenendo un lusinghiero successo. X Coppa Scarioni, 1927. Vinse il fiumano Blasich vane Sommariva rinvenuto freschissimo all’attacco. Dopo un breve tratto anche Picasso, rimane dietro al sopravveniente, mentre il gruppo degli altri è condotto da Baldini e Flecillo. Mancano ormai cinquanta metri al traguardo e Blasich fila via velocissimo con un crowl meraviglioso verso la meta. Il gruppo dei secondi si allunga per venti metri quasi su una sola linea. Sommariva subisce un altro pericoloso tentativo per opera della coppia Baldini - Pitacco, ma riprende il secondo posto dopo un magnifico spunto. Blasich intanto giunge al termine della sua marcia trionfale, Sommariva che non è più ripreso giunge a tre lunghezze dal vincitore. Ecco l’ordine d’ arrivo: Blasich Furio - di Fiume in 2.41 Sommariva - di Sampierdarena in 2.44 Picasso - di Padova in 2.45 Baldini - di Santa Margherita Ligure in 2.48 Seguono gli altri nuotatori, a pari merito, con il tempo di 2.53. Dal nostro inviato... nel tempo. Como, 9 settembre 1927. Ieri si sono disputate le semifinali e la finale di nuoto per la «X Coppa Scarioni» indetta ed organizzata dalla “Gazzetta dello Sport”. La manifestazione, giunta al decimo anno, continua a riscuotere un enorme successo tra gli appassionati e gli sportivi di tutta Italia. A Como, per l’ evento, sono giunti numerosi tifosi che, al termine della competizione sportiva, hanno festeggiato tutti insieme calorosamente il vincitore. Poco dopo le 18, i migliori nove nuotatori ammessi in finale, vengono invitati dai giudici a scendere in acqua e ad avvicinarsi al palo di partenza galleggiante. Al via gli «Scarionisti», partono in piena velocità, decisi a prendere le posizioni migliori. Dapprima il gruppo si mantiene allineato per una ventina di metri, poi il fiumano Blasich si porta al comando ma è costantemente tallonato dai liguri e dal tarantino Pitacco. Verso i cinquanta metri, Flecillo e Pitacco aumentano la loro andatura e si portano quasi sulla linea del fiumano. Tuttavia la nuova andatura di questi non comporta nuovi cambiamenti di posizione, tanto che il passaggio dei cento metri avviene in questo ordine: Blasich primo, Baldini, Flecillo e Pitacco, quasi a ridosso l’un dell’altro, poi più staccato ma in netto recupero, Sommariva che con la sua andatura si avvicina pericolosamente ai leader. Nei secondi cento metri, Baldini riesce a liberarsi per qualche metro da Picasso e dal tarantino Pitacco, il quale viene raggiunto e sorpassato dal gio- G.R. Giorgio Di Giuseppe “Diadora” e “Arupinium” all’ultimo remo cronaca di una gara di «jole» a quattro, nel 1927 Dal nostro inviato... nel tempo. Portorose, 31 Luglio 1927. La giornata dedicata alla finale della regata sezionale giuliana, in special modo, la gara di «Jole» a quattro con timoniere, svoltasi ieri, nelle ridenti acque di Portorose è stata rovinata dallo stato del mare, che calmo e meraviglioso nella mattinata, si è poi agitato nel pomeriggio. Per questo motivo alcune imbarcazioni iscritte sono state costrette, per imbarco d’acqua, a rinunciare alla competizione pomeridiana. Tuttavia grande interesse ed impressione ha suscitato, tra gli sportivi locali, il lavoro di recupero svolto sulla “Diadora” dall’equipaggio zaratino che, in tempo, ha rimesso in acqua l’imbarcazione per la competizione pomeridiana. Nonostante, quindi il maltempo, il via alla gara è stato dato nel primo pomeriggio alle 14 e le imbarcazioni si sono date immediatamente battaglia. In queste prime fasi, si è distinta la “Diadora” di Zara, che con un poderoso allungo si è portata alla testa del gruppo, dove la battaglia si faceva accanita per il secondo posto, specialmente tra la “Timavo” di Monfalcone e la “Pullino” di Isola d’Istria. A circa metà percorso, “Arupinium” di Rovigno, che si trovava nelle ultime posizioni in compagnia della “S.G. Triestina” e della “Libertas” di Capodistria, si avvicina e con un allungo, supera il gruppo formato dalla “Forza e Valora” di Parenzo e la “Nettuno” di Trieste. Negli ultimi duecento metri, è in una lotta accanita con la “Timavo” e la “Pullino” per la piazza d’onore ma con un poderoso serrate supera entrambi e si getta all’inseguimento della “Diadora”. Gli ultimi cento metri sono caratterizzati da una strenua lotta tra l’“Arupinium” di Rovigno e la “Diadora” di Zara per la vittoria. Negli ultimi cinquanta metri, con un ultimo e meraviglioso serrate, l’“Arupinium” passava in testa e vinceva l’avversaria, seguita a sua volta dalla “Timavo” e dalla “Pullino”. Nonostante il maltempo, grande ed appassionata è stata la partecipazione della cittadinanza, che non ha mai mancato d’incitare tutti gli equipaggi delle imbarcazioni partecipanti alla competizione. Carente è stata l’organizzazione che ha contribuito non poco al mancato successo sportivo regionale che le regate avrebbero ben meritato. Ecco l’ordine di arrivo: “Arupinium” di Rovigno in 6,41 “Diadora” di Zara in 6,46 “Timavo” di Monfalcone in 6,48 “Pullino” di Isola d’Istria in 6,50 “S.G. Triestina” di Trieste in 6,53. Seguono distanziate “Forza e Valora” di Parenzo, “Nettuno” di Trieste, “Libertas” di Capodistria. La Coppa Isola d’Istria (valida per la Jole di mare a quattro vogatori) è stata così vinta per merito dell’equipaggio dell’“Arupinium” di Rovigno formato da: De Santi, Desternovaz, Maparetto e Bucchiar. G. Di G. 10 DIFESA ADRIATICA DALL’ITALIA Roma. La Quadrilaterale, il foro di consultazione tra Italia, Croazia, Slovenia e Ungheria, ha bisogno di «una trasformazione ma non di una sepoltura» il suo ruolo nuovo potrebbe essere quello di promuovere cooperazioni rafforzate nell’UE sull’energia, l’ambiente e i trasporti. Con questo messaggio il sottosegretario agli Esteri Crucianelli ha passato il testimone della presidenza al collega di Zagabria, nel corso di una conferenza stampa alla Farnesina. Bergamo. In occasione della Giornata dell’Unità Nazionale, il 4 novembre è stato inaugurato nel Parco della Rimembranza nella Rocca di Bergamo un monumento dedicati «ai Martiri delle foibe e agli Italiani delle terre d’Istria, del Carnaro e di Dalmazia Esuli in Patria e nel mondo». Ostra Vetere (Ancona). Dopo lunghi lavori di ristrutturazione a cura dell’amministrazione comunale, i marchigiani possono ora nuovamente visitare lo splendido Palazzo De Pocciantibus, antica famiglia di Ragusa di Dalmazia che scelse la cittadina dell’anconetano come punto di riferimento nel XV secolo. Roma. Ha trovato finalmente pace nel Cimitero del Verano il feretro di Alida Valli, l’attrice polesana scomparsa lo scorso aprile. Era rimasta per mesi senza sepoltura a causa di difficoltà burocratiche che sono state risolte con un intervento diretto del Comune di Roma. Milano. È morto all’età di 69 anni il cantautore genovese Bruno Lauzi. Vicino agli ambienti liberali, nel maggio 1992 fu l’animatore a Torino di una manifestazione per difendere il valore della cultura italiana in Istria. Dicembre 2006 TRA VIRGOLETTE 50° anniversario dell’emigrazione giulianodalmata nei Paesi dell’America Latina. Fatti, fatterelli, curiosità e notizie dalle associazioni e dalla stampa Bruxelles. Isidoro Gottardo, presidente del Gruppo di lavoro sulla Croazia del Comitato delle Regioni nella Unione Europea, e l’eurodeputato Pal Schmitt, presidente della Commissione parlamentare mista Unione Europea-Croazia, si sono espressi congiuntamente a favore dell’ingresso della Croazia nell’Unione Europea entro l’attuale decennio, possibilmente entro le elezioni europee del 2009. “ ” Giovanni Arpino, alla presenza della vedova Sig.ra Caterina e di numerose autorità. Arpino è stato una delle figure più significative della letteratura italiana del Novecento. Di famiglia piemontese, era però nato a Pola nel 1927. di Isola per un’estensione di 30mila metri quadri. Ospiterebbe spiagge, campi sportivi, alberghi e altre strutture turistiche. Se avviata, l’opera potrebbe essere consegnata tra il 2013 e il 2023, ambientalisti permettendo. Firenze. Gli alunni delle ottave classi (terza media) delle scuole elementari italiane di Pola, Dignano, Rovigno e Parenzo hanno trascorso tre giorni tra Firenze e Siena in visita di studio organizzata dall’Università Popolare di Trieste e dall’Unione Italiana. Pirano. Compie 30 anni il notiziario della comunità italiana di Pirano “Lasa pur dir”. Nato in un periodo in cui l’italianità non era certo semplice da sbandierare, è in preparazione un numero speciale per celebrare degnamente la ricorrenza. Trieste. Il Presidente della Commissione Esteri della Camera Umberto Ranieri ha visitato il Centro di Ricerche Storiche di Rovigno e a Trieste il costituendo Civico Museo della Civiltà Istriana Fiumana e Dalmata e il Centro di Documentazione Multimediale della Cultura giuliana, istriana, fiumana e dalmata. Di tutte queste istituzioni ha sottolineato l’importanza storica per il mantenimento della cultura italiana delle terre adriatiche. Zara. Il Console italiano di Spalato Nobili ha comunicato che il Presidente della Repubblica Napolitano ha conferito le Stelle della Solidarietà a Rina Villani, presidente della Comunità degli Italiani di Zara, e a Michele Sabatini, in servizio presso l’OCSE a Zara dopo numerosi incarichi in organizzazioni internazionali. con foto ‘Zara.Foro’, grande OLTRE CONFINE Capodistria. Il 44.esimo seminario di lingua e cultura italiana riservato agli insegnanti di lingua italiana di Slovenia e Croazia è stato dedicato al giornalismo. Sono intervenuti numerose “firme” del giornalismo italiano. Roma. Trieste, Fiume, Venezia e Capodistria devono costituire un unico grande porto. Lo ha chiesto il Presidente del Consiglio Prodi all’assemblea generale di Assoporti, spiegando che l’Italia ha bisogno di grandi sistemi portuali «come se fossero un’unica grande banchina». Siamo lieti che Prodi abbia rimesso Fiume e Capodistria fra i porti italiani. Cittanova. Presentato il libro “Il ritorno” dell’esule Mario Schiavato. Passato per le consuete tappe dei profughi come Trieste, Udine, Barletta, Laterina e Prato, Schiavato nel libro ritorna nella sua Dignano ma la trova troppo cambiata e ne vive il turbamento. Il romanzo conclude la trilogia iniziata con “Terra rossa e masiere” del 2003 e “L’eredità della memoria” del 2004. con foto ‘Dignano’, piccola perché di cattiva qualità Trieste. La sedicenne Chiara Opalio di Vittorio Veneto (Treviso) è la vincitrice della decima edizione del premio Pianistico Internazionale “Stefano Marizza”, organizzato annualmente dall’Università Popolare di Trieste, in collaborazione con il Conservatorio “Tartini” e la famiglia Marizza. I due secondi premi sono andati a Niccolò Ronchi di Visano (Brescia) e a Silvia Tessari di Falcade (Belluno). Fiume. Sarà forse aperto ai turisti il Vallo alpino orientale, costruito nell’entroterra fiumano dall’Esercito italiano negli anni Trenta lungo il confine con la Jugoslavia. L’insieme dei cunicoli e bunker è in buona parte perfettamente conservato, segno di un’attenta costruzione. Vi si trovano ancora numerose scritte dei militari italiani che parlano di battaglie sostenute a Fiume e messaggi ai loro cari. Nichelino (Torino). Lo scorso 28 ottobre la Biblioteca civica è stata intitolata allo scrittore Isola d’Istria. Piace al governo sloveno il progetto dell’isola artificiale da costruire nei pressi Fiume. È uscito un volume bilingue inglese/ croato di Veselin Kostic, che riporta le impressioni di viaggio degli inglesi nella zona di Fiume tra il XVI e il XVII secolo. Gli appunti, fedelmente trascritti dai viaggiatori, riportano nella versione originale in inglese dell’epoca tutti i nomi in italiano o tedesco, a seconda dell’origine; nella versione croata moderna, invece, i nomi vengono “fedelmente” tradotti. Chiameremo allora l’autore Vasello Costa? DALL’ESTERO NewYork. Il console italiano Antonio Bandini ha consegnato a Mario Andretti il titolo di Commendatore della Repubblica Italiana. L’onorificenza è stata conferita per i grandi meriti sportivi di Andretti, unico pilota automobilistico ad aver vinto in tutte le principali corse su pista in quattro intere decadi. Il pilota, nato nell’istriana Montona ed esule negli Stati Uniti, è sempre rimasto legato alle sue origini ed ha costantemente manifestato il suo attaccamento a Montona. Buenos Aires. Si è tenuto nella capitale argentina il convegno «Con le nostre radici nel nuovo millennio: le comunità giuliano-dalmate dell’America Latina di fronte alle sfide del mondo globalizzato», organizzato dall’Associazione Giuliani nel Mondo con la collaborazione della Federazione dei Circoli giuliani dell’Argentina e il sostegno della Regione Friuli-Venezia Giulia, nell’ambito delle manifestazioni celebrative del New York. Il duo pianistico formato da Teresa Trevisan e Flavio Zaccaria ha ottenuto una Menzione d’Onore all’ottava edizione del premio internazionale Web Concert Hall, che mira a promuovere la musica classica attraverso i new media. Entrambi gli artisti sono docenti del Conservatorio “Tartini” di Trieste. Teresa Trevisan è originaria di Palmanova (Udine), Flavio Zaccaria è nato a Piacenza da genitori istriani. Gli annunci di In questa piccola rubrica potete inserire qualsiasi tipo di annuncio che possa esservi utile e per il quale desiderate l’attenzione dei nostri lettori: un lavoro, una casa, una vendita, una ricerca, uno scambio. Potete scrivere a ANVGD, Via Leopoldo Serra 32, Roma 00153 o inviare una mail a [email protected] o un fax allo 06. 58 16 852 * * * Laureata in Scienze Politiche indirizzo Internazionale, figlia di profuga fiumana, nipote di Franco Prosperi Prohasca, 39enne, residente a Padova ma disposta a trasferimento, cerca serio lavoro impiegatizio. Buona conoscenza informatica, lingue inglese e spagnola. massima serietà e affidabilità. Cell. 340.25 56 587, e-mail: [email protected]. * * * Vendo pianoforte Bosendorfer nero, mezzacoda, fine Ottocento, da accordare. Euro 2.000. Per informazioni Diana, cell. 349.05 78 883. TELEX DALLA SEDE NAZIONALE del Comitato di Brescia, è stato eletto nuovo * * * 20 ottobre. L’Agenzia delle Entrate di Tri- Presidente della Consulta ANVGD della LomAl fine di informare i nostri Lettori delle este assicura l’ANVGD che verranno corrette bardia in sostituzione del dimissionario Argeo attività che quotidianamente questa Sede na- d’iniziativa le nuove tessere sanitarie della Benco. zionale e i Comitati provinciali dell’ANVGD regione Friuli Venezia Giulia indicanti un er* * * svolgono, nei più vari settori, pubblichiamo roneo stato di nascita degli Esuli. Venezia. Si è tenuta il 12 novembre l’asqueste notizie flash, utili anche ad orientare semblea provinciale dei soci ANVGD, che nei coloro che ci leggono sulle tipologie di interDAI COMITATI PROVINCIALI ANVGD lavori ha anche provveduto al rinnovo delle vento che la stessa Sede nazionale può atticariche sociali. Milano. Assemblea del Comitato Provin* * * vare per segnalare e correggere distorsioni e ciale ed elezioni delle nuove cariche il 27 Como. L’Esecutivo Provinciale dell’ANVGD inesattezze. Consigliamo i Lettori che volessero essere ottobre scorso. ha nominato vicepresidente del locale Comiavvisati in tempo utile per poter partecipare * * * tato l’avv. Giovanni De Pierro. Il Sindaco delalle attività dei Comitati, di contattare gli stessi Roma. Il Comitato Provinciale della capi- la città Stefano Bruni ha ricevuto il Consiglio per essere inseriti nell’elenco delle circolari tale ha riunito i propri soci il 7 novembre per provinciale ANVGD manifestando la propria dilocali. il rinnovo delle cariche. sponibilità e il proprio apprezzamento verso * * * le attività del Comitato. DALLA SEDE NAZIONALE ANVGD Padova. Assemblea provinciale dei soci ANVGD il 22 ottobre scorso per il rinnovo delDALLE ALTRE ASSOCIAZIONI 18 ottobre. Il Presidente Toth incontra l’on. le cariche associative, dopo la scomparsa del Labbucci, rappresentante dei vertici della Pro- presidente Remigio Dario. Comunità di Lussino. Don Nevio Martinoli, vincia di Roma, per evidenziare l’errata * * * bandiera storica degli Esuli lussignani, dà apimpostazione storico-politica data ad un conCremona. I soci cremonesi dell’ANVGD si puntamento a Genova ai suoi concittadini per vegno che la Provincia sta organizzando per sono ritrovati il 25 ottobre nella sede sociale martedì 30 gennaio alle 12.00 in S. Eusebio per il prossimo Giorno del Ricordo. di Via Novasconi per l’annuale Assemblea, la S. Messa e a seguire per il pranzo sociale. * * * che quest’anno ha provveduto anche al rin19 ottobre. La Sede nazionale invia a tut- novo delle cariche. Unione degli Istriani. Siglata a Vienna l’inte le strutture dell’Associazione un vade* * * tesa per l’alleanza tra l’Unione e alcune assomecum per il Congresso Nazionale di Roma. Lombardia. Luciano Rubessa, Presidente ciazioni di esuli tedeschi. L’idea del presidenTELEX DAL MONDO DEGLI ESULI IN ITALIA te Lacota è di arrivare a marzo a Trieste con un Congresso internazionale degli esuli e la costituzione di una organizzazione europea. Associazione delle Comunità Istriane. Celebrata il 2 novembre la ricorrenza dei defunti con una cerimonia sulla Foiba di Basovizza e il 5 novembre con un omaggio al Sacrario di Redipuglia. Associazione Triestini e Goriziani in Roma. La Sala della Protomoteca in Campidoglio a Roma ha ospitato la cerimonia in occasione del 40° anniversario delle attività della associazione guidata da Aldo Clemente. In questi 40 anni il sodalizio ha organizzato 25 viaggi conoscitivi a Trieste e Gorizia, 22 incontri a sfondo scientifico-culturale, 122 celebrazioni di eventi e personaggi giuliani, 37 tavole rotonde sull’economia di Trieste e Gorizia, 59 conferenze sulla letteratura giuliana, 13 concorsi tra le scuole romane, 114 concerti e spettacoli, 16 mostre, 160 visite culturali a attività di tempo libero. Lega Nazionale. Al cippo di Duino, nei pressi della Cartiera del Timavo, il sodalizio ha ricordato il 52° anniversario del ritorno di Trieste all’Italia. Dicembre 2006 11 DIFESA ADRIATICA RICONCILIAZIONE È da molti anni che trascorro le vacanze a Pola, e a dir il vero rare volte ho sentito l’alito del nazionalismo croato sfiorare i miei sentimenti di turista ex esule, come mi è capitato tempo fa in qualche ufficio dove dovevo ricorrere per pratiche di soggiorno o altri motivi; ebbene quando leggevano «nato a Pola» mi chiedevano: «come mai non parli croato?». Però solo quest’anno ho avuto una leggera sensazione di rinata incomprensione per non dire insofferenza da parte di qualche singolo individuo. Anche il giornale in lingua italiana “La Voce del Popolo” recentemente ha deplorato e criticato ampiamente alcuni episodi di intolleranza, verificatisi ultimamente in Istria. [...] È ormai opinione generale che la riconciliazione potrà avvenire solo quando questi rimasugli di pregiudizi e di rancori nei confronti di etnie diverse dalla propria, verranno sepolti nella tomba del nazionalismo. Ma questo dipende sol dai popoli, non da chi li rappresenta. Sergio Fantasma, Vigevano Spesso le più sagge idee ed ispirazioni, anche in fatto di riconciliazione, giungono proprio dalla gente comune, non dai politici. CULTURA MODERNA Il lettore Mattia Vitelli Casella (Rimini) ci invia copia di una lunga protesta indirizzata ad una emittente televisiva veneta, nella quale un programma dedicato alla Croazia riporta la consueta sequenza di nomi geografici in croato, anche quando si tratta di località di origini e nome italiani. «Mi chiedo perché noi italiani, a differenza di altri popoli, ci dobbiamo vergognare della nostra storia di nazione, anche quando questa è stata gloriosa ed allo stesso tempo tormentata, come quella d’Istria, funestata da migliaia e migliaia di morti tra i nostri soldati del primo conflitto mondiale dopo la potenza civilizzatrice che la Repubblica Serenissima aveva sparso a piene mani in tutta la costa orientale dell’Adriatico». Non sono per noi – purtroppo – argomenti nuovi, ma rileviamo quotidianamente l’attenzione degli Esuli e dei loro discendenti alle “storture culturali” che ci vengono continuamente propinate. La cosa ancor più grave e che tale ignoranza viene diffusa tra l’opinione pubblica e spacciata per cultura... NEO PENSIONATO, NEO DOMANDA PER I BENEFICI DI LEGGE Nel numero di agosto/settembre di “Difesa Adriatica”, in questa rubrica leggo testualmente di un vostro lettore che chiede il rilascio della qualifica di profugo dato che sta andando in pensione. Io ho già la qualifica e sono andato in pensione ad aprile di quest’anno. Quali sono i benefici e cosa dovrei fare per goderne? Vi ringrazio per la vostre cortese risposta e per avermi fatto conoscere la vostra pubblicazione. Lettera firmata Il neo-lettore è uno di quelli a cui stiamo mandando in omaggio il nostro giornale, dopo aver scovato lui e centinaia di altri grazie ad una accurata indagine anagrafica. Molti di Voi conoscono la risposta al suo quesito, che gli scriviamo privatamente in maniera approfondita. Il succo è l’importanza per ogni esule di chiedere la maggiorazione spettante ai profughi pensionati INPS e che al momento corrisponde a circa 15 euro in più al mese, in attesa di un chiarimento sulla perequazione che dovrebbe portare tale indennità a circa 33 euro mensili. UN CASO PARTICOLARE solidarietà tra Esuli Sappiamo tutti quanti Esuli siano ancora in stato di indigenza, per i più svariati motivi e sempre senza loro colpa. Vi riportiamo un caso particolare del quale, per motivi di opportunità, evitiamo nomi e localizzazione. Un nostro Comitato Provinciale ci segnala la situazione di una profuga fiumana, che versa in condizioni molto disagiate in quanto ha perduto nell’arco di due anni il fratello e la madre e, insieme a loro, l’entrata di due pensioni sociali. Allo stato attuale percepisce una pensione sociale di 200 euro al mese e potete facilmente immaginare cosa questo rappresenti. Il Natale si avvicina e pensiamo possa essere il momento di un gesto di affetto e di incoraggiamento a questa persona farle pervenire un aiuto materiale che le consenta di sentire il calore di tutta la Comunità. Per chi volesse contribuire, è sufficiente fare un versamento con bollettino postale in un qualsiasi ufficio postale sul c.c.p. 52691003 intestato ANVGD-Roma, indicando nella causale ‘PRO FIUMANA’. A coloro che avranno aderito a questa iniziativa benefica verrà inviata una comunicazione con i contatti del nostro Comitato Provinciale, così che possano eventualmente seguire da vicino l’evolversi del loro contributo. Pubblicheremo più avanti l’ammontare raccolto, senza citare gli offerenti per dovere di discrezione. F.R. Lettere al giornale FERMO POSTA di Fabio Rocchi I quesiti (possibilmente brevi) possono essere inviati alla Redazione (Via Leopoldo Serra 32, 00153 Roma, fax 06.5816852, e-mail [email protected]). Alcuni vengono tratti da più ampie interrogazioni che giungono alla sede nazionale dell’Anvgd. OGNI ASL UN CODICE FISCALE DIVERSO Mi sono sottoposta ad una visita al Policlinico di Milano e alla cassa ticket mi è stato assegnato un codice fiscale come nata in Jugoslavia, perché l’indicativo di Fiume manca nel loro sistema informatico. Alle mie proteste mi hanno detto di rivolgermi all’ufficio marketing sanitario. All’Ospedale Fatebenefratelli, sempre a Milano, mi hanno registrata come nata a Fiume Veneto e alle mie proteste mi hanno invitata a rivolgermi alla ASL. Così ho fatto e la risposta è stata: «Ma lei cosa vuole da noi? L’importante è che sul tesserino sanitario il suo codice fiscale sia quello giusto!» e in effetti è così... Tullia Pace, Milano Oltre ad aver inviato alla Lettrice una copia della legge che potrà far valere, vi è da notare che la tessera sanitaria della signora porta il codice fiscale corretto, mentre le singole ASL hanno difficoltà con i propri computer. È per questo che abbiamo chiesto alle istituzioni di inserire in Finanziaria un provvedimento che obblighi non solo al rispetto della Legge, cosa che dovrebbe essere naturale, ma soprattutto impegni tutte le amministrazioni pubbliche ad aggiornare i propri programmi affinché tali storture non abbiano più a verificarsi. CHI SIAMO? NELLE MARCHE NON LO SANNO Sono un vostro abbonato e desidero porre alla vostra attenzione un fatto che mi ha colpito. Ho letto stralci di una delibera della Giunta Regionale delle Marche, in cui si pronunzia testualmente che potranno godere delle tariffe agevolate sui mezzi pubblici «i perseguitati politici, antifascisti e razziali riconosciuti». E noi chi siamo? Mattia Vitelli Casella, Rimini La delibera citata dal Lettore ha suscitato negli ambienti locali e nazionali non poca ilarità. Chi è il perseguitato politico? Come si riconosce? E l’antifascista, ha un patentino? Il perseguitato razziale ha un certificato che lo riconosce tale?Falle del linguaggio burocratese ovvero scrivere una semplice legge regionale usando i termini più difficili da interpretare. E i nostri Esuli? Ah beh, era troppo semplice scrivere “profughi” sulla delibera... SUCCESSIONI E INDENNIZZI Mio marito è recentemente scomparso ed era in attesa dell’indennizzo dei beni abbandonati. Purtroppo non ha avuto la soddisfazione di veder in parte ripagato ciò che ingiustamente gli è stato tolto. Vorrei però sapere cosa devo comunicare al Ministero. Caterina Mulitsch, Gorizia CHIAREZZA SUGLI ATTI DI NASCITA Ospitiamo l’intervento di un lettore che interviene a proposito degli atti di nascita degli Esuli e delle frequenti indicazioni su questi documenti del comune in lingua slava. Ho letto la lettera della sig.ra G.M. di Arese su “Difesa Adriatica” di ottobre. Probabilmente nel Comune di Arese esistono solo documenti di anagrafe e non di stato civile (che sono due cose diverse). Per noi, come per tutti i cittadini italiani nati all’estero, il nostro atto di nascita deve essere trascritto nel luogo di nascita o di origine dei genitori o nel primo Comune di residenza in Italia, oppure lo si può richiedere nell’attuale luogo di residenza (non si può trascriverlo dove si vuole per comodità e deve essere trascritto in un solo luogo in Italia). Presumendo che l’atto sia trascritto a Genova, questo non si chiama «Estratto di nascita»; l’atto si chiama «Atto integrale di nascita» ed è stato compilato in lingua italiana perché la signora al momento della nascita era in territorio italiano e Pinguente si chiamava Pinguente. Se invece l’atto è stato trascritto a Genova o in qualsiasi altro comune italiano, la signora nella sua carta d’identità accanto al luogo di nascita dovrebbe trovare dei numeri alternati a lettere (che è il numero dell’atto di nascita trascritto). È quindi impossibile che l’estratto di nascita riporti un nome che non è Pinguente. Se poi l’atto non fosse trascritto da nessuna parte, la signora può chiedere al Comune di Arese di provvedere alla sua trascrizione, ammesso che esista ancora il registro di nascita nel Comune di Pinguente. Claudio Benussi Abbiamo pubblicato sul numero del giugno scorso tutte le procedure da seguire e i documenti da presentare nel caso venga a mancare uno dei beneficiari degli indennizzi dei beni abbandonati. A chi fosse sfuggito o non lo avesse ricevuto, possiamo inviarlo gratuitamente per posta, fax o mail. Contattateci al tel/fax 06 .58 16 852 o alla mail [email protected]. IL NOSTRO VICEPRESIDENTE È NATO... IN SERBIA Ho ricevuto la nuova tessera sanitaria dalla Regione ed ho scoperto di essere nato a Zara in... Serbia. Per quanto tempo vogliono ancora prenderci in giro? Silvio Cattalini, Udine Il nostro vicepresidente nazionale ha ben di che lamentarsi. È stata l’Agenzia delle Entrate di Trieste a contattarci quando si sono accorti che “qualcosa non andava”. Un loro ufficio ha gestito le prime lamentele, dopo di che hanno preso la decisione di ristampare tutte le tessere sbagliate, potendo verificare a monte l’errore senza aspettare le singole proteste. I “tesserati” della regione Friuli Venezia Giulia che hanno ricevuto o riceveranno le tessere sbagliate dovranno solo aspettare qualche settimana per ricevere direttamente le tessere giuste. Nel frattempo rassicuriamo il nostro caro Cattalini: né lui ne la sua Zara hanno a che fare con la Serbia. Per fortuna. IL LAVORO NOBILITA Sento il bisogno di ringraziarvi per avermi spedito i tre numeri di “Difesa Adriatica” che avevo chiesto. E non solo li avete spediti con una gentilissima lettera di accompagnamento con spiegazioni relative, ma mi avete anche evidenziato gli articoli che mi interessavano. Veramente notevole e raro tutto questo. Xe proprio cocoli vecio stampo!!! Grazie infinite. Matilde Lizzul, Genova In un mondo dominato dal proprio interesse personale, può sembrare stonato un comportamento che sia regolato dall’educazione, dalla disponibilità e dalla cortesia. In questo siamo lieti di essere “stonati”. NIENTE NOVITA’ PER GLI ART. 79 Mio fratello Matteo, morto tre anni fa, era il ragioniere della famiglia, lui solo si interessava dei nostri beni abbandonati a Spalato. Adesso leggo sul nostro giornale e so da altri che ci sono grosse novità, che occorrono altre domande, altri documenti. Non so cosa fare... Eugenio Romich, Pordenone «Quelli dell’Art. 79» sono gli Esuli titolari di beni abbandonati in territori che durante la guerra vissero un breve periodo sotto l’Italia, ma per i quali il trattato di pace non riconobbe l’autorità amministrativa italiana. Per questo sono stati considerati semplicemente beni di italiani all’estero, seguendo un iter di rimborso completamente diverso. Al momento comunque non vi sono novità per quanto riguarda gli indennizzi. Sulle restituzioni il discorso è completamente diverso e verrà affrontato a livello generale in un vicino futuro. LE NOSTRE CONVENZIONI FOTOTTICA A ROMA PER I SOCI La vita di tutti i giorni è ormai collegata all’immagine: quello che vediamo, quello che facciamo vedere di noi, quello che ci viene mostrato. E se ci voglio... vedere meglio. La Fotottica Granati a Roma (Via Tuscolana, 878 a/b) offre delle agevolazioni ai soci ANVGD e ai loro famigliari. Sconto del 15% per gli occhiali da sole di tutte le marche; sconto del 15% per occhiali da vista, completi di lenti oftalmiche; sconto del 10% per servizi videofotografici per qualsiasi tipo di cerimonia o evento. Inoltre, per tutti coloro che acquisteranno un paio di occhiali con lenti multifocali, la possibilità di pagamento rateale a dieci mesi a tasso zero. Nella sede di Via Tuscolana 878 a/b è possibile effettuare la misurazione gratuita della vista, inoltre, per tutti coloro che ne avessero bisogno, è disponibile su appuntamento una visita di un oculista al costo di soli 40 euro. Per coloro che acquisteranno un paio di occhiali da vista completi, il costo della visita verrà detratto dalla spesa totale. Fotottica Granati vi aspetta per ogni vostra necessità. E ricordatevi di portare la tessera ANVGD! 12 DIFESA ADRIATICA Dicembre 2006 ELARGIZIONI A DIFESA ADRIATICA Ricordiamo che, per motivi di spazio, vengono citate solo le elargizioni superiori all’ abbonamento ordinario, riferito ancora al 2006. Dato il loro notevole afflusso soprattutto a inizio anno, la pubblicazione viene effettuata durante il corso di tutto l’anno. In rispetto della normativa sulla privacy non vengono citate le località di residenza degli offerenti. Ringraziamo tutti coloro che, con il loro riconoscimento, ci inviano il segno del loro apprezzamento e del loro sostegno. ABBONAMENTI 2006 Gai Giovanna € 35 Visintin Renato € 25 Sincich Marco € 35 Ulivi Fioranna € 50 Fiorespino Selmi Nirvana € 30 Locatelli Antonio € 100 Roselli Zita € 25 Vlacancich Tarcisia € 100 Muscardin Pina € 50 Trigari Aldo € 35 Tagini Vincenzo € 30 Gigliofiorito Armando € 30 Mouton Marisa € 50 In memoria dei genitori Emilio e Nives e zia Laura Tognon Loriana € 30 Terdis Armida € 40 Mulitsch Caterina e Paolo € 35 Amadei Saleri Giuseppina € 50 Amadei Vassalli Giannina € 50 Marcich Ervinio € 30 Vascotto Giorgio € 35 Schippa Eleuterio € 35 Di Grande Foscarina € 50 Menesini Maria € 35 Canzian Cecilia Clara € 25 Milanese Adriana € 50 Host Pietro, Rosetta e Paolo € 30 In memoria dei genitori Mario Host (Rastocine) e Tina Smoquina (Piazza S.Vito) Frezza Maria € 30 Marcozzi Keller A.Maria € 30 Armenio Rodolfo € 22 Donat Proto Claudia € 30 Calochira Lionello € 30 Fumagalli Matteo € 50 In memoria di Lucia Rocco Bellisi Marchese Melini Edda € 30 Crisostomi Evimero € 50 Valenti Ralza Maria € 30 Coslovich Albino € 30 Obrovaz Ferdinanda € 30 Marcon Ivana ved. Mioni € 25 Faraguna Lina € 30 Mesnich Gasparina € 25 Giuppani Pietro € 25 Dessanti Mario € 25 Kiss Russian Marina € 25 Primozic Giuseppe € 25 Nesi Edoardo € 50 Ellero Iolanda € 35 Giannotta Maria Vincenza € 35 Paoletti Rita € 30 Mattel Albino € 30 Lana Clara € 40 Manzin Ida € 40 Marussich Jelmoni Lidia € 30 Climan Ennio € 50 In memoria del caro papà Omero Froglia Loretta € 25 Gulot Oliviero € 30 Caravello Manuela € 25 Toth Marcheluzzo Ines € 30 Brescia Scalia Cornelia € 35 Zanne Bruno € 35 Lucich Antonietta € 35 Vosilla Nacinovich Angela € 35 Boni Alfeo € 25 Marconi Lucio € 30 Manzoni Di Chiosca Giuseppe € 50 Skull Diana € 50 In memoria dei propri genitori Xenia e Nevio Bedendo Moro Mirta € 50 Pascetta Maddalena € 35 Bastiancich Livio € 30 Della Gaspera Cesare € 25 Pamich Irma € 35 Velicogna Lucio € 25 Buzzi Alfredo € 35 Angelini Elvia € 25 Placenti Irma € 30 Brizzi Rovaro € 35 Mizzan Antonio € 30 Dooley Mariapia € 25 Poli Glauco € 50 Cehic Pietro Ferruccio € 40 Merviz Bari Amalia € 25 Berti Nives € 35 Timeus Fabio € 50 Cherin Luciano € 25 Prettegiani Antonio € 30 Di Maggio Giuseppe € 25 Ive Mario € 30 Petronio Erasmo € 35 Minca Burlini Giuseppe € 30 Famiglia Germanis € 40 Dobran Laura € 30 Giursetta Stamin Uccia € 50 La moglie Uccia e i figli Loredana e Giomo in ricordo del carissimo Nini Stamin Bolognani Giorgio € 50 Ferretti Alessio € 35 Di Pasquale Wottava Anna € 30 Ugussi Gianfranco € 35 Anelich Lina € 25 Cavedoni Lina USD 50 Buccaran Antonio USD 50 Bracco Lino USD 50 Bracco Simon USD 50 Lekich Ninci USD 35 Mattiasich Angela USD 32 Ottulich Filomena USD 32 Giraldi R. Rudolfo USD 32 Ossoinack Bianca € 50 In memoria di Giov anni Ossoinack e Stefania Filak dalle figlie Tamaro Claudio € 30 In memoria di Domenica Muiesan vittima dei partigiani titini Kail Elda € 25 ANVGD Verona € 50 Zetto Gregori Nerina € 30 Felicetti Alberto € 30 Giurco Zenone Bruna € 30 Courir Laura € 25 Gasperini Vittorino € 30 Facci Luigi € 35 Stanziola Maria Luisa € 25 Roma Ciarmatori Gabriella € 30 Concina Antonio € 40 Saccon Vittoria € 35 ANVGD Padova € 30 Serpan de Gravisi Antonia € 35 Apostoli Silveria € 50 Montenovi Noemi € 35 Tomatis Nicolò € 50 Semprevivo Gabriele € 35 Salvini Finestra M. Pia € 50 Lechich Elsa € 30 Legaz Ballarin Lidia € 35 Asta Benito € 50 Vidotto Sergio € 25 Zucconi M. Cristina € 100 In memoria del padre Gen. Giuseppe Zucconi Sebeni Sergio € 40 Giurissich Margherita € 40 Rubbi Luciano € 35 Laurencich Nino € 25 Longoni Luigi € 24 Milanich Vico € 40 Becich Simonetta € 55 Dolenz Erica € 30 Raccamarich Antonio € 35 Zustovich Annamaria € 50 Fonda Yvonne € 35 Remitti Liliana € 25 Zadaricchio Mirella € 50 Nicolich Marino € 55 Spadavecchia Giovanni € 25 Bertossa Rosanna € 30 Per ricordare i genitori Francesco Bertossa e Beatrice (Gina) Valle: i figli Enzo e Rosanna, le nipoti Federica e Gemine Ostovich Luciano € 25 Becich Stefano € 25 Benedetti Sebastiano € 45 Lorenzini Giulia € 25 Scomparso a Roma padre Virgilio Messori, grande studioso di Tommaseo il saluto delle associazioni dalmate È scomparso a Roma, all’età di 85 anni, padre Virgilio Missori. Aveva preso i voti nell’Istituto di Carità dei padri rosminiani e li rese perpetui a 21 anni. Si laureò in Lettere moderne all’Università di Roma e a 29 anni divenne sacerdote e quindi insegnante al Liceo “Rosmini” di Torino, del quale divenne preside all’età di 33 anni. A 47 passò al Liceo di Domodossola, un prestigioso istituto che accoglieva la migliore gioventù del Nord Italia, dove profuse la Sua competenza dantesca (conosceva quasi tutta la Divina Commedia a memoria) e la Sua multiforme capacità di grande organizzatore come preside. A 66 anni tornò a dirigere e insegnare a Troni nel Liceo classico e scientifico, sempre continuando a dirigerlo. Insegnò per 44 anni. Poi, compiuti i 75, si trasferì a Roma nella sede dei Rosminiani di San Carlo al Corso, dove ha vissuto fino al 29 settembre scorso, rendendo l’anima a Dio alle ore 16.45 nell’ospedale di San Giacomo. La Sua vita è stata dedicata alla cultura. Oltre ad essere un attento studioso di Dante è stato il più grande esperto contemporaneo di Niccolò Tommaseo, del quale ha pubblicato il carteggio con Rosmini in tre volumi e quello conVieusseux in 2 volumi. Socio di molte Accademie culturali e, in particolare, della Società Dalmata di Storia Patria, visse la Sua vita consacrata in stile monastico pur intrattenendo molte relazioni con gli istituti di studi storici. Così lo ha ricordato, per l’Associazione nazionale Dalmata, la prof.ssa Maria Luisa Botteri durante le esequie. _____________________ Sono qui oggi in rappresentanza degli esuli dalmati, in particolare sono stata delegata dall’Associazione Nazionale Dalmata nella persona del suo presidente Guido Cace, che mi ha incaricato di portare il cordoglio dei dalmati alla comunità monticiana che oggi è vicina al suo più importante concittadino tornato alla casa del Padre nel giorno di San Michele. Noi dalmati siamo stati particolarmente legati a padre Missori per il suo più che trentennale impegno di studio sul Tommaseo, dalmata di Sebe-nico, grande letterato e uomo politico dell’Ottocento. Per una strana coincidenza padre Missori è mancato il 29 settembre, giorno in cui i dalmati cominciavano a partecipare al loro Raduno che è durato per tutto il fine settimana, quest’anno a Brescia. Il 12 ottobre nella sala Quaroni dell’Ente EUR in Via Ciro il Grande, 16 c’è stato un convegno dedicato al Dvd su «Sebenico e il suo territorio»» al quale padre Missori avrebbe dovuto partecipare, appunto com’esperto del più grande sebenicense, il Tommaseo. Il presidente Cace mi ha ricordato che suo padre Manlio conobbe don Missori negli anni Sessanta, quando egli si rivolse alla loro Associazione per avere dei ragguagli proprio su Tom-maseo. Da allora gli incontri si sono susseguiti nel tempo ed è del 1970 il dono di una vecchia cartolina, da parte di Manlio Cace a Padre Missori, che rappresenta il monumento diTom-maseo distrutto dagli slavi amici di Nazor e non più rimesso sul posto. Quella cartolina poi, in anni recenti, è stata data al più giovane Guido Cace per la realizzazione proprio del Dvd su Sebenico, del resto padre Missori ha continuato per anni a mantenere i contatti con il mondo dalmata in esilio al quale adesso forniva informazioni importanti sul Tommaseo e sulla sua storia. Il 12 ottobre all’ EUR, addolorati per la triste notizia, i dalmati e gli altri presenti hanno osservato un minuto di silenzio in memoria di questo grande monticiano al quale, devo dire, noi dalmati siamo stati molto vicini. Cari monticiani, avete perso un grande uomo. Egli ha lavorato fino all’ultimo alla sua ultima opera, l’epi-stolario di Tommaseo e Vieusseux Per ricordare Padre Rocchi Concina Antonio € 60 Marega Mario € 25 Famiglini Axel € 25 In memoria di Giovanni Zanetti e Giovanna Veggian Heinzl Edina € 25 Tota Grazia € 40 In memoria della mamma Giovanna Stolfa e di P.Flaminio Rocchi Giorgolo Quirino € 25 Guerra Iolanda € 30 Drizzi Vittorio € 35 Gambetti Dinelli Laura € 30 Damiani Luciano € 40 Faraguna Miranda € 50 In memoria del fratello Ezio Faraguna Strolego Dino € 35 Cipeletti Gianfranco € 30 Clauti Bruno € 30 Sviben Ileana € 30 Verbano Lorenzo € 35 Moscheni Maria € 50 Maisani Eugenio € 50 Maisani Antonella € 25 Maisani Cristina € 25 Sponza Palmira € 50 Talatin Marucci € 30 Lehmann Walter € 30 Garberonci Giulio € 25 Lughi Silvia € 35 Verdura Luciano € 30 Cosoli Gianfranco € 40 Bettili Manrica € 28 Sirola Pia € 50 per onorare la memoria del caro e indimenticabile P.Flaminio Rocchi Reppa Marcella € 50 Creglia Maria € 50 Gorlato Giorgio € 50 in memoria di P. Flaminio Rocchi Gabrielli Italo € 30 Xillovich Aldo € 30 Virdis Franzi Silvia € 25 Raggi Karuz Secondo € 30 Ottoli Gaudenzio € 30 Rocco Sabina € 30 Baressi Daria € 30 Verbi Aldo € 35 che, mi hanno assicurato, verrà comunque pubblicata entro l’anno prossimo dato che era pressoché finita. Le Associazioni dalmate più importanti: ANVGD, Associazione Nazionale Dalmata, Scuola Dalmata di S. Giorgio e Trifone di Venezia, Associazione Dalmati Italiani nel Mondo - Libero Comune di Zara in esilio, hanno finanziato quest’opera per la sua evidente importanza. Quest’uomo merita riconoscimenti di maggior rilievo. Abbiamo perso l’occasione di sentirlo parlare di Tommaseo, cosa che aveva promesso di fare per noi, abitanti a Monte-compatri, fin dall’anno scorso. Maria Luisa Botteri Associazione Nazionale Dalmata Sebenico in una stampa dell’ultimo ventennio del XIX secolo Dicembre 2006 13 DIFESA ADRIATICA Un viaggio in Dalmazia, nel Settecento Sul supplemento libri del “Sole 24 Ore” di domenica 23 luglio 2006 è comparso un bell’articolo di Fernando Mazzocca sul viaggio in Dalmazia compiuto nel 1757 dal progettista inglese Robert Adam e dall’architetto e disegnatore francese Charles-Louis Clérisseau, ai quali si deve la pubblicazione di uno dei più suntuosi volumi d’arte mai editi, nel quale sono riprodotti i più pregevoli monumenti di Spalato, a partire naturalmente dal Palazzo di Diocleziano. Il volume in oggetto è stato ristampato nel 2001 da Biblioteca del Cenide di Reggio Calabria. Ecco come ne scrive sul quotidiano milanese Mazzocca nel commento La riscoperta di Spalato: ____________________ «In una lettera del 18 giugno 1762 Winckelmann segnalava, con un entusiasmo insolito, l’uscita imminente di “un’opera magnifica in lingua inglese, la quale conterrà disegni esatti del palazzo di Diocleziano a Salona in Dalmazia [forse un errore di citazione da parte del grande archeologo tedesco, n.d.r.], oltre ai templi e altre rovine esistenti a Pola e in altri luoghi dell’Illiria», precisando come l’autore fosse “Adam, un inglese giovane, e molto ricco, il quale mantiene a sue spese architetti, disegnatori e incisori”. [...] La conclusione, sorprendente, è che “io potrei essergli compagno se lo volessi”. [...] Il volume cui Winckelmann faceva riferimento è uno dei più bei libri illustrati mai pubblicati, uscito a Londra nel 1764 con il titolo Ruins of the Palace of the Emperor Diocletian at Spalatro in Dalmatia. In sessanta superbe incisioni rivelava al mondo lo splendore di una delle aree archeologiche più importanti e meglio conservate dell’antichità,l’immenso palazzo che alla fine del III secolo d.C. l’imperatore Diocleziano si era fatto costruire sulla riva del mare a Spalato [...]. Il luogo, subito entrato nella leggenda, aveva attirato l’interesse di alcuni architetti, come l’austriaco Fischer von Erlach che nel 1721 ne aveva pubblicato una descrizione corredata di tavole, approssimativa però, in quanto desunta da alcuni disegni che gli erano stati inviati da un antiquario spalatino. Intanto l’importanza di que- Il Premio “Antonio e Ildebrando Tacconi” per la cultura latino-veneta-italica in Dalmazia L’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, grazie al finanziamento della Fondazione culturale “Antonio e Ildebrando Tacconi” di Venezia, istituisce un premio, a scadenza biennale, per un lavoro originale ed inedito, o edito nel quinquennio 2002-2006, sulla cultura latino-venetoitalica in Dalmazia. Il premio è dell’ammontare, indivisibile, di euro 3.000 (tremila). Il tema indicato è riferibile all’intero arco temporale dalla romanità ad oggi ed i lavori presentati possono vertere sia sulla globalità del tema, sia su aspetti particolari o figure significative. Il tema può essere trattato sotto il profilo umanistico o sotto quello scientifico o con riferimento a problematiche politiche o sociali. Potranno essere prese in considerazione tesi di laurea o dissertazioni conclusive di dottorato di ricerca; ma anche altri lavori di corrispondente impegno, non necessariamente svolti in ambito universitario. I lavori in concorso, ad ogni modo, dovranno segnalarsi per il rigore scientifico della ricerca, per l’attendibilità delle fonti alle quali fanno riferimento e per lo spessore e la completezza della bibliografia utilizzata. I lavori dovranno essere inviati alla Segreteria dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti (Campo S. Stefano, 2945 - 30124 Venezia) entro il 31 gennaio 2007. Per ulteriori informazioni si può contattare lo stesso Istituto, ai numeri di telefono 041.24.07.711, fax 041.52.10.598, e-mail [email protected]. Spalato, il Palazzo del Municipio in una splendida cartolina del 1890 ca. ste “magnifiche vestigia” era stata segnalata da Robert Wood nella prefazione del suo volume The Ruins of Palmyra del 1753, un’opera che aveva dimostrato quanto le testimonianze dell’arte romana in provincia potessero competere in bellezza con le più celebri rovine di cui era cosparso il suolo italiano. Per due intensi anni, dal 1755 al 1757, Robert Adam, allora il più grande progettista di edifici ispirati agli esemplari antichi, e Clérisseau avevano percorso, prima di recarsi in Dalmazia, la nostra penisola, soprattutto il Lazio e la Campania, per elaborare un grande repertorio visivo dell’Italia archeologica. Decisi a realizzare un’opera illustrata esemplare cui legare il proprio nome, dopo aver vagliato varie ipotesi, relative all’appena riscoperta Villa Adriana di Tivoli o alle Terme di Diocleziano, concepirono un progetto più ambizioso, pensando a un complesso, come quello di Spalato, che avrebbe potuto essere oggetto di una vera e propria riscoperta. Nella prefazione al volume del 1764 possiamo leggere l’avvincente resoconto Charles-Luis Clérisseau, Palazzo dell’imperatore Diocleziano a Spalato, Museo dell’Ermitage, San Pietroburgo degli undici giorni di navigazione che comportarono una breve sosta a Pola per disegnare i resti di quell’antica provincia romana, come il grandioso anfiteatro, i templi di Augusto e di Diana, il cosiddetto Arco dei Sergi. Niente in confronto di quanto loro apparve il 22 luglio 1757, quando giunsero a Spalato. Adam, Clérisseau e i due disegnatori si fermarono cinque settimane per perlustrare a fondo il luogo, effettuare misure e rilievi di ogni dettaglio dello sterminato palazzo-città, in modo da renderne la straordinaria bellezza originale solo in parte offuscata dalle aggiunte successive e da un utilizzo improprio. [...] Il volume che avrebbe visto la luce sette anni dopo era destinato a cambiare il modo di considerare l’architettura di Roma. [...]». Fernando Mazzocca Toponomastica istriana, questa sconosciuta Sono tornati i turisti italiani dalle vacanze in Istria, in gran parte convinti di essere stati in un paese dalle località esotiche che pronunciano Porec, Koper, Umag, con ciò dimostrando di non conoscere nulla né della sua storia né della sua complessa realtà odierna. Eppure gli elementi per farlo non mancherebbero. Esistono in loco i toponimi in italiano, il bilinguismo visivo nelle zone in cui è obbligatorio per legge è abbastanza rispettato, e per le calli non è insolito sentire parlare il dialetto istro-veneto. Tutti questi "segni" di una realtà che sopravvive nonostante la traumatica rottura con il passato, per non parlare poi del fatto di trovarsi immersi in un contesto artistico e architettonico tutt' altro che "straniero" (con i Leoni di S. Marco e i tipici campanili romanici tanto familiari sul territorio italiano quanto assenti da quello della Croazia e della Slovenia vera e propria) non suggeriscono niente ai distratti vacanzieri italiani, probabilmente perché non hanno gli strumenti per saperli leggere (habent oculos et non vident, habent aures et non audiunt...). Di nuovo non possiamo non interrogarci sulle ragioni di tanta ignoranza. La rimozione, l'ostinata volontà di ignorare i toponimi italiani, usando unicamente quelli slavi, aveva un senso un tempo, quando per motivi ideologici, una parte politica significativa del nostro Paese si identificava con la Jugoslavia di Tito, facendo proprie le sue istanze di slavizzazione delle terre appartenute all’Italia e di misti-ficazione della loro storia. Ma oggi la Jugoslavia si è sfaldata, gli Stati successori della ex Federativa, Slovenia e Croazia, non sono più governate da regimi comunisti e il tabù sui drammatici avvenimenti istriani è caduto, eppure le conseguenze della lunga rimozione permangono. Forse perché fa ancora comodo non evidenziare, con il ricordo della appartenenza di quelle terre all'Italia e della loro cessione alla Jugoslavia, il fatto che l'Italia ha pesantemente perduto (non vinto mediante la Resistenza) la Seconda guer- ra mondiale, come molti vorrebbero credere. In ogni caso, più che puntare il dito sulle responsabilità politiche di chi ha voluto tale rimozione, occorre riflettere sulle ragioni del perdurare dei suoi effetti negativi. Si tratta solo di ignoranza pura e semplice? È difficile crederlo quando stampa, televisione, istituzioni nazionali (come certi Comuni gemellati con città dell'Istria) si dimostrano sordi alle segnalazioni che provengono da più parti che documentano come in Istria, fino al Quieto (nell'ex Zona B) i toponimi siano bilingui, in ossequio a Trattati internazionali e a Statuti cittadini, e che tale disposizione debba essere estesa anche alla restante parte della penisola, per l' art. 3 del Trattato italo-croato del 1996 che equipara nel godimento dei diritti minoritari «al più alto livello raggiunto» l'intera Comunità italiana nel territorio del suo insediamento storico. Risulta piuttosto incomprensibile questa indifferenza, se non ostilità, per la tutela dell'identità dell'Istria e della sua memoria storica, quando ci si riempie la bocca di rispetto delle società plurietniche e di riconoscimento dei diritti delle minoranze. Ci si domanda Vittore Carpaccio. (Venezia 1465 circa - 1525/26). Entrata del podestà-capitano Sebastiano Contarini nel Duomo di Capodistria. 1517. Olio su tela, cm 205 x 154. Provenienza: in origine verosimilmente nel Duomo di Capodistria; successivamente trasferito in Municipio; a Palazzo Tacco dal 1921 fino al 1940. perché tali principi debbano valere per tutti, meno che per la comunità italiana che vive in Istria. Perché debbano essere negati a una comunità autoctona che ha difeso con le unghie e con i denti nel difficili decenni passati, sia sotto il regime di Tito, che sotto quello di Tudjman, il diritto ad esistere, conservando con la lingua e la cultura, anche il nome storico delle località del suo plurisecolare insediamento. Quando si recide il filo della identità, è allora che si può affermare che un popolo muore e che anche la sua memoria è destinata a scomparire. Se a noi italiani non interessa questo “memoricidio”, anzi noi stessi concorriamo a renderlo possibile, perché dovrebbero darsene pensiero i governi di Slovenia e di Croazia? E intanto i nazionalisti dei due Paesi sono ben soddisfatti, contando di spazzare via una volta per tutte con l' assimilazione in atto della minoranza rimasta, ciò che ancora resta, dopo il grande esodo del dopoguerra, della millenaria presenza e civilizzazione italiana nelle terre dell'Adriatico orientale. Liliana Martissa Coordinamento Adriatico, Bologna 14 DIFESA ADRIATICA The President of Italian Republic to the representing of the Italian Provinces: «another prejudicial in the relationship with Croatia, connected with the obstacle of the leaved properties, still insurmountable» The President of Italian Republic Giorgio Napolitano, welcoming last 28th July the President of the Provinces Friuli Venezia Giulia, the majors of Trieste and Gorizia and the Presidents of the two Giulia Provinces, wanted to read entirely, in the presence of the highest diplomatic offices of the Foreign office, the letter just received from the Federation of the Associations of the Istrian, Fiuman and Dalmatian Refugees by the President Codarin about the theme of the Reconciliation Day among Italy, Slovenia and Croatia. So, he proved to keep in utmost consideration our requests «to want considerate the refugees aspirations and our rights, still not kept, with regard to the “reconciliation”, that can’t pass on those Italians which suffered because of dramatic events, paying with exile and lots of them with their life, their love to Italy and freedom». Coming back on the matter on 19th September, during the visit at the Quirinal of representing of all Italian Provinces, the President of the Italian Republic confirmed as – on project about a Reconciliation Day – «there is still a prejudicial in the relationship with Croatia, connected with the obstacle of the leaved properties, still insurmountable». Dicembre 2006 Zagreb announces the opening of the immovable market to the Italian citizens The federation President of the Associations of the Refugees from Istria, Fiume and Dalmatia, Renzo Codarin: «Now we can discuss also those leaved ones» With a verbal note delivered to the Farnesina, last 11th October, Croatia made official the opening of its immovable market also to the Italian citizens, that was notoriously barred till now. A Note that seems to sign a turning-point about the wavering and shady behaviour maintained from Croatia in these years about European unbreakable principles of the free market. «Is a fundamental step forward – remarked at once from Trieste Renzo Codarin the Federation President –: sooner we can open this door, in a European context, and sooner – with the same European attitude – as refugees we can ask for don’t be discriminates about restitutions». The pronunciamento of Zagreb, Codarin assert, seems «propaedeutic to a new opening of the negotiation about leaved properties, where previously an Italian can’t has any access to the property». According to Federation President at this point «there aren’t any obstacles», so, to open again a not solved question, that about restitutions to Giulian and Dalmatian refugees, beginning from the pre-supposed that «the free access is also a right to preservation of properties»: with this opinion Codarin confirms with clear words that «for our part there isn’t any renunciation to restitutions». Ettore Rosato, the Under-secretary of interior, confirms that «the matter is not confused with the leaved property», and he express satisfaction for this turning-point. Milos Budin. The Under-Secretary of International Commerce and UE Politics, agrees about the distinction between purchasing faculty and restitutions: «Distinct matters, but all help». But the way is long, yet. The opening of Zagreb has to be verified and the ticklish question of the refugees properties remains still on the table. Liberalization of the Croatian market, a summary of foregoing instalment The Under-Secretary Crucianelli on September said: «It is not a problem between two Countries but an UE priority» Rome. How did we arrive to the verbal note of Croatia on 11th October? Here is a summary of the events and of the taken sides followed themselves since last September to today. In Rome, on the second half of September, took place the first formal meeting among the representing of Croatian Government and the Italian ones about different themes, some among them relating to the dispossessed property to the refugees, the State Secretary for the politic question of the Croatian foreign Office, Hidajet Biscevic, and the Italian UnderSecretary of Foreign Famiano Crucianelli. The exponent of Zagreb denied in that occasion that the Croatia has never had the willing to discriminate the Italians as regard to the other citizens of European Union and he confirmed that the Croatian immovable market is opened to Italians as by stabilization and association terms enacted with Europe. «The Croatian immovable market is opened to Italians under the reciprocity to according the association agreement of Zagreb with the UE» Biscevic affirmed, but in short time he was contradicted by the mouthpiece of the Croatian Secretary of Foreign and European integration, Ivana Crnic: «No opening, the immovable market remains off limits till when a precise agreement between Rome and Zagreb won’t be signed». Well then, what importance to attribute to the summit of BiscevicCrucianelli? «Just a first step», according to mouthpiece.The feeling would be a matter of a politic sudden and complete change, connected to the contentious between Italy and Croatia about the restitution of the dispossessed property to Italian refugees, repeatedly requested from Italy against the Croatian willing, to “close” the business with the liquidation of the indemnities. But a thousand of volte-face of Zagreb isn’t liked to the Farnesina, that through the Under-Secretary of the Board of Trade and the European Politics, Milos Budin, informs: «The right to buy leave from every agreement out of consideration, is an European right, it has to be reciprocal, The Italian Foreign Secretary D’Alema about restitutions: «we need to arrive for overcoming the discrimination against Italians» The Foreign Secretary D’Alema talked again about restitutions on the occasion of a meeting, took place on 12 September in Bari, about the relations between European Union and the Balkan States organized inside of Fiera del Levante. The Balkan States, he emphasized, are part of the priority of Italian foreign politic, they are Countries «in every respect part of the Europe», so it’s time to «fixed the reference dates in which to establish the status of the next adhesion to the European Union» of those Countries. «We hope to arrive for overcoming the discrimination against Italians about the admission to the Croatian Immovable market» he said. The Minister, that is also the vice-president of Cabinet, defined this prohibition imposed from Zagreb, and that from many years is one of the obstacles for the Italo-Croatian relationship, «incomprehensible enough», especially, he appended, «in relation with how Italy does for the European integration of Croatia». Massimo D’ Alema concluded this consideration with a remark, applied to Zagreb: «Don’t be afraid… It will not succeed that the Italians will buy themselves all Croatia». without necessity of written and formal agreement. If it doesn’t applied, if there is obstructionism, it is unjust». «It is not right that is done this obstructionism – Budin marked again – especially if this problem interferes with other question. So this means there are politic reasons and the object of the immovable property links up to other opened fronts that Italy and Croatia have to settle». A point that caused the reaction of the Under-Secretary of Interior, Ettore Rosato. «Frankly I deem unjustified this attitude of Croatia with a friendly Country like Italy because about the right of purchase, the Foreign Office of the last government gave precise directions to the Notary’s Order explaining that in our Country there is the freedom of purchase and therefore if a Croatian takes over a house in Italy, the marketing has to be regularized. So, we are astonished that the Italians can’t do it in Croatia. I’m persuaded that the Croatian Government will get on work for solving the question». The European Union come back for remembering to Croatia the necessity to free the immovable market applying provisions like in the agreement of stabilization and association. The Finnish on turn presidency of UE has, in fact, informed Zagreb that in negotiation chapter relative to the free circular flow of the money, are been inserted two principles in which Zagreb have to keep to: the fight against the recycle of dirty money and the provisions relating the immovable market. That market has to be quite liberalized within 2009 but, till that date, the foreign citizens must to have the possibility for purchasing immovables in Croatia basing theirs on the principle of reciprocity. In Rome summit of the Quadrilateral: no step forward And in Rome, in the occasion of the Quadrilateral summit ( that convenes Slovenia, Croatia and Hungary, as well as Italy ) kept on 2nd October, the Under-secretary Crucianelli impressed what already said during his recent visit in Capodistria: «It is not a problem between two Countries but an UE priority». «They have asked me the same thing also in Capodistria, I repeat it: the movement knot of the capitals and the purchase of the immovables is not any more a bilateral question between Italy and Croatia. The negotiation can’t exist and the Quadrilateral is not the right seat. The problem has to be solved in the European Commission seat because is a standard prerogative for who agrees to the UE. We have already talked about before, today we haven’t discussed about the theme, it was a politic meeting, but I believe that there are all conditions to find a solutions. I wish that the Croatia will want to respected the common principles». The Quadrilateral summit closed the Italian annual presidency that now is up to Croatia. But the expectation went deceived, as Zagreb, put its back against the wall on European level, observed the most complete silence about the question. The head of Croatian delegation, Biscevic, denying the supposed openings on September, didn’t give any declaration about this subject. A silence defined «noisy» from the observers, that confirms the divergences create themselves inside to Croatian Executive. Behind these troubles, in reality, should be the not solved knots with Italy on the side of the leaved properties and also the heated contrasts between Croatia and Slovenia about the borders. On October the surprise announ-cement of the Croatian Foreign Secretary: The immovable market opens itself to the Italian citizens The Zagreb “coming-up for discussion” began again on October, when the Croatian Foreign Secretary Kitarovic and his vice Biscevic gave notice, with a verbal note on 11th Renzo Codarin, President of the Associations of the Refugees from Istria, Fiume and Dalmatia October, that from Thursday 12th October the immovable market is now finally accessible also to the Italians. Should find confirm – the conditional is required – the supposition according which the Croatian Government should decide to let of the market answering officially to the letter sent from the Foreign Under-Secretary Roberto Antonione on December 2005, that clinched the request to put an end to discriminations to the Italians. Kitarovic and Biscevic explained that «the decision to abolish the limitations is taken in respect to the reciprocity principle». News has to come confirmed yet and the Italy remains in waiting for a diplomatic note from Croatia. «Officially we don’t know still anything» the Italian Foreign UnderSecretary Budin and that of Interior Rosato explained on 9th October. At any case Zagreb specified that the houses lie on the State property, in the national park areas and in the preserve areas, should be barred to Italian citizens. Kitarovic and Biscevic added moreover, during a press conference, that Croatia shall to revise its decision in case that Italy will not respect the rights of the Croatian citizens to bought immovables in Italy: a specification repeated numberless times just to waste time, when Croatia is the problem, not Italy. Patrizia C. Hansen (traduzioni di Giada Canova) Dicembre 2006 15 DIFESA ADRIATICA El Presidente de la República a los representantes de las Regiones italianas: «todavía un obstáculo en las relaciones con Croacia, unida a la dificultad de los bienes abandonados, todavía insuperable» El Presidente de la República Giorgio Napolitano, recibiendo el 28 de julio pasado al presidente de la Región Friuli Venecia Giulia, los alcaldes de Trieste y de Gorizia y los presidentes de las dos Provincias giulianas, ha querido leer integralmente, en presencia de los máximos vértices diplomáticos del ministerio de Asuntos Exteriores, la carta apenas recibida de la Federación de las Asociaciones de los Desterrados Istrianos, Fiumanos y Dalmatos firmada por el Presidente Codarin sobre el tema de la discutida Jornada de la Reconciliación entre Italia, Eslovenia y Croacia. Ha demostrado así tener en la máxima consideración nuestras peticiones «de querer tener en cuenta las aspiraciones de los desterrados y nuestros derechos, hasta ahora descuidados, en orden a tal “reconciliación”, que no puede pasar por encima de los italianos que más han sufrido aquellos trágicos eventos pagando con el exilio y muchos con la vida su amor por Italia y por la libertad». Volviendo sobre el argumento el 19 de septiembre, en el curso de la visita al Quirinale de los representantes de todas las Regiones italianas, el Presidente de la República ha confirmado como – en el proyecto de una Jornada de la Reconciliación – «haya todavía un obstáculo en las relaciones con Croacia, unida a la dificultad de los bienes abandonados, todavía insuperable». Zagabria anuncia la apertura del mercado inmobiliario a los ciudadanos italianos El presidente de la Federación de las Asociaciones de los Desterrados De Istria, Fiume y Dalmazia, Renzo Codarin: «Ahora podemos discutir también de los abandonados» Con una nota verbal entregada en la Farnesina, el 11 de octubre pasado, Croacia ha hecho oficial la apertura de su mercado inmobiliario también a los ciudadanos italianos, a los cuales hasta ahora había sido impedido. Una Nota que parecía señalar un punto de cambio en el comportamiento ambiguo y a altibajos mantenido por Croacia en estos años sobre los inderogables principios europeos del libre mercado. «Es un paso fundamental hacia adelante – ha comentado inmediatamente desde Trieste Renzo Codarin presidente de la Federación – : antes se abre esta puerta, en un contexto europeo, y antes – con el mismo espíritu europeo – como desterrados podemos pedir el no ser discriminados en la restitución». El pronunciamiento de Zagabria, afirma Codarin, parece «propedéutico a una nueva apertura de la negociación sobre los bienes abandonados, allí donde en precedencia un italiano no podía ni siquiera tener acceso a la propiedad». Según el presidente de la Federación en este punto «no hay más obstáculos», por tanto, para reabrir una cuestión sin resolver, la de las restituciones a los desterrados giuliano-dalmatos, a partir del presupuesto que «libre acceso es también derecho al mantenimiento de la propiedad»: Con esto Codarin repite a cartas claras que «de nuestra parte no hay ninguna renuncia a la restitución». Ettore Rosato, subsecretario de Asuntos Internos, confirma que «la cuestión no se puede confundir con los bienes abandonados», y expresa satisfacción por este cambio. Milos Budin, subsecretario de Comercio internacional y Politica UE, concuerda sobre la distinción entre facultad de adquisición y restituciones : «Cuestiones distintas, pero todo ayuda». Pero el recorrido aún es largo. La apertura de Zagabria se debe verificar, y queda sobre la mesa la cuestión espinosa de los bienes de los desterrados. p.c.h. Liberalización del mercado inmobiliario croata, resumen de los episodios anteriores El subsecretario del Exterior Crucianelli en septiembre: «No es un problema entre dos Estados sino una prioridad de la UE» Roma. ¿Cómo se ha llegado a la Nota verbal de Croacia del 11 de octubre? He aquí una síntesis de los eventos y tomas de posición subseguidas desde el pasado septiembre hasta hoy. En Roma, poco después de mitad septiembre, se han desarrollado los primeros encuentros entre representantes del Gobierno croata y del Gobierno italiano sobre diversos temas, algunos entre estos concernientes a los bienes expropiados a los desterrados, el secretario de Estado para las cuestiones políticas del Ministerio de Asuntos Exteriores croata, Hidajet Biscevic, y el subsecretario italiano del Exterior Famiano Crucianelli. El exponente de Zagabria ha negado en esta ocasión que Croacia haya tenido nunca la voluntad de discriminar a los italianos con respecto a otros ciudadanos de la Unión Europea y ha confirmado que el mercado inmobiliario croata está abierto a los italianos conforme al acuerdo de estabilidad y asociación con Europa. «El mercado inmobiliario croata está abierto a los italianos con la base de la reciprocidad según el acuerdo de asociación de Zagabria con la UE» había afirmado Biscevic, pero en un breve lapso de tiempo había sido contradicho de la portavoz del Ministerio de Asuntos Exteriores e integraciones europeas croata, Ivana Crnic: «Ninguna apertura, el mercado inmobiliario se queda off limits hasta que no sea firmado un acuerdo entre Roma y Zagabria». Y entonces, ¿qué valor atribuir a la cumbre Biscevic-Crucianelli? «Solamente un primer paso», según la portavoz. La sensación es que se trate de una vuelta atrás, política, sobre los propios pasos, correlato al contencioso entre Italia y Croacia sobre la restitución de los bienes expropiados a los desterrados italianos, pedida repetidamente por Italia contra la voluntad, de parte croata, de “cerrar” el asunto con la liquidación de indemnizaciones. Pero el enésimo cambio de posición de Zagabria no le ha gustado a la Farnesina, que por trámite del sub- El ministro de Asuntos Exteriores italianos D’Alema sobre las restituciones: «se llega a superar la discriminación contra los italianos» El ministro de Asuntos Exteriores D’Alema ha vuelto a hablar de restituciones en ocasión de un convenio, desarrollado el 12 de septiembre en Bari, sobre las relaciones entre la Unión Europea y los Balcanes organizado en el marco de la Feria de Levante. Los Balcanes, ha subrayado, son parte de las prioridades de la política exterior italiana, son Países «a todos los efectos parte de Europa», por lo que ha llegado la hora de «fijar fechas de referencia para establecer el status de la futura adhesión a la Unión Europea» de aquellas naciones. «Esperamos que se llegue a superar la discriminación contra los italianos sobre el acceso al mercado inmobiliario croata», ha dicho. El ministro, que es también vice presidente del Consejo, ha definido esta prohibición impuesta por Zagabria, y que desde hace años es un obstáculo a las relaciones ítalo-croatas, «bastante incomprensible», sobretodo, ha añadido, «en relación a cuanto hace Italia por la integración europea de Croacia». Massimo D’Alema ha concluso esta consideración con un comentario, dirigido a Zagabria: «No hay porque tener miedo... Pues los italianos no se comprarán toda Croacia». secretario de Comercio Internacional y Político UE, Milos Budin, advierte: «El derecho de adquirir prescinde de ningún acuerdo, es un derecho europeo, debe ser recíproco, sin necesidad de acuerdos escritos o formales. Si no se aplica, si hay obstrucción, es injusto». «No es justo que se haga esta obstrucción – ha remarcado Budin – sobretodo si se mezcla este problema con otras cuestiones. Quiere decir entonces que hay motivos políticos y que se une el tema de la propiedad inmobiliaria y otros frentes abiertos que Italia y Croacia deben regular». Un punto que ha provocado la reacción del subsecretario de Asuntos Internos, Ettore Rosato. «Francamente me parece injustificado este comp-ortamiento de Croacia con un País amigo como Italia también porque sobre el derecho de adquisición el ministerio de Asuntos Exteriores del anterior gobierno había dado indic-aciones precisas la Orden de notarios explicando que en nuestro País hay libertad de adquisición y por tanto si un croata adquiere una casa en Italia la compraventa debe ser regularizada. Sorprende por esto que los italianos no puedan hacerlo en Croacia. Estoy convencido de que el gobierno croata trabajará para resolver la cuestión». También la Unión Europea vuelve a recordar a Croacia la necesidad de liberalizar el mercado inmobiliario aplicando las disposiciones del acuerdo de estabilidad y asociación. La presidencia de turno finlandesa de la UE ha de hecho informado Zagabria de que en el capítulo de negocios relativo a la libre circulación del capital han sido introducidos dos principios a los cuales Zagabria debe atenerse: la lucha contra el reciclaje de dinero negro y las disposiciones relativas al mercado inmobiliario. El mercado será liberalizado completamente en el 2009, pero hasta esta fecha los ciudadanos extranjeros deben poder adquirir inmuebles en Croacia según el principio de reciprocidad. Cumbre en Roma del Cuadrilateral: ningún paso adelante Y en Roma, con ocasión de la cumbre del Cuadrilateral (que reúne Eslovenia, Croacia y Hungría, además de Italia) tenido el 2 de octubre, el subsecretario Crucianelli ha remachado cuanto ya ha dicho en una reciente visita a Capodistria: «No es un problema entre dos Estados sino una prioridad de la UE». «Me han pedido lo mismo también en Capodistria, lo repito: el punto esencial del movimiento de capitales y de la adquisición de inmuebles ya no es una cuestión bilateral entre Italia y Croacia. No puede darse un trato y el Cuadrilateral no es la sede correcta. Debe resolverse en la sede de la Comisión europea porque es una prerrogativa standard para quien adhiere a la UE. Ya hemos hablado, hoy no hemos discutido del tema, era un encuentro político, pero creo que hay todas las condiciones para encontrar una solución. Espero que Croacia quiera respetar los principios comunitarios ». La cumbre del Cuadrilateral ha cerrado la presidencia anual italiana que espera ahora a Croacia. Pero la espera ha sido una desilusión, pues Zagabria, puesta ahora entre la espada y la pared a nivel europeo, ha observado el más riguroso silencio sobre la cuestión. El jefe de la delegación croata, Biscevic, desmintiendo las presuntas aperturas de septiembre, no se ha pronunciado sobre este argumento. Un silencio que los observadores han definido «fragoroso» y que confirma las divergencias creadas en el interior del Ejecutivo croata. Detrás de estas dificultades, en realidad, estarían los puntos esenciales sin resolver con Italia sobre el tratado de los bienes abandonados y también los encendidos contrastes entre Croacia y Eslovenia sobre los confines. En octubre el anuncio sorpresa del ministro de Asuntos Exteriores croata: se abre a los ciudadanos italianos el mercado inmobiliario Y el teatro de Zagabria reprende en octubre, cuando el ministro del Grisignana, en Istria Exterior croata Kitarovic y su vice Biscevic han anunciado, con una Nota verbal del 11 de octubre, que desde el jueves 12 de octubre el mercado inmobiliario habría sido accesible también a los italianos. Encontraría confirmación – el condicional es obligatorio – la hipótesis según la cual el gobierno croata habría decidido liberalizar el mercado respondiendo oficialmente a la carta enviada en diciembre del 2005 por el ex subsecretario del Exterior Roberto Antonione, que había repetido la petición de poner fin a las discriminaciones hacia los italianos. Kitarovic y Biscevic han explicado que «la decisión de abolir las limitaciones ha sido tomada por respeto del principio de reciprocidad». La noticia todavía debe ser confirmada e Italia queda a la espera de la nota diplomática de parte de Croacia. «Oficialmente todavía no sabemos nada» habían explicado el 9 de octubre el subsecretario del Exterior italiano, Budin y el del Interior Rosato. En cualquier caso Zagabria ha precisado que quedarán impedidas a los ciudadanos italianos las casas en propiedad del patrimonio nacional, en las áreas de los parques nacionales y en las áreas de reserva. Kitarovic y Biscevic han añadido además, en el curso de una conferencia de prensa, que Croacia se reserva el poder reexaminar la propia decisión si acaeciera que Italia no respetase el derecho de los ciudadanos croatas a adquirir inmuebles en Italia: una aclaración repetida infinitas veces solo para perder tiempo, cuando el problema es Croacia, no Italia. Patrizia C. Hansen (traduzioni di Marta Cobian) 16 Il manifesto del XVIII Congresso nazionale ANVGD , di Jordana Canova DIFESA ADRIATICA Dicembre 2006