Si trasmette in copia l’esecuzione a
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Il Segretario Generale
COMUNE DI BITONTO
Provincia di Bari
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COPIA VERBALE CONSIGLIO COMUNALE
N.…47..... del…...25.03.2010……….
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OGGETTO
ORDINE DEL GIORNO PER LA TUTELA DEL DIRITTO DEL LAVORATORE AL
REINTEGRO SUL POSTO DI LAVORO IN
SEGUITO A LICENZIAMENTO SENZA
GIUSTA CAUSA A FIRMA DEL CONSIGLIERE COMUNALE FRANCESCO FALLACARA
(MINORANZA).
L’anno duemiladieci addì venticinque del mese di marzo alla ore 14,05 con seguito in Bitonto, nella
Sala Consiliare del Palazzo di Città, previo espletamento delle formalità prescritte dalle disposizioni
vigenti, si è riunito il Consiglio Comunale, in 1^ convocazione.
Alla trattazione dell’argomento riportato in oggetto risultano presenti o assenti i consiglieri come
appresso indicati.
(INIZIO)
N.
Cognome e Nome
P
A
N.
Cognome e Nome
P
A
1
Valla Raffaele - Sindaco
P
18
Granieri Gaetano
P
2
Tarantino Nicola
P
19
Patierno Domenico
P
3
Fiore Fabio
P
20
Rossiello Giovanni
P
4
Perrini Luigi
P
21
Ricci Francesco P.
P
5
Di Carlo Crescenzia
P
22
Fallacara Francesco
P
6
Formisano Marcello
P
23
Masciale Vito
P
7
Colangiuli Roberto A.
P
24
Gesmundo Alessandro
8
Tassari Salvatore S.A.
P
25
Pinto Emanuele
P
9
Ferrara Giulo Cesare
P
26
Saracino Angela
P
10
Cuoccio Francesco P.
27
Illuzzi Francesco A.
A
11
Farella Christian
P
28
Natilla Francesco
A
12
Liaci Leonardo
P
29
Scauro Francesco
A
13
Sannicandro Domenico
P
30
Daucelli Michele
14
Labianca Francesco
P
31
Palmieri Vito
15
Labianca Michele
16
Lonardelli Silvestro
P
17
Muschitiello Michele
P
A
A
P
A
A
Presiede il Sig. Dr. Nicola Tarantino
nella qualità di Presidente Assemblea Consiliare
Assiste il Segretario Generale: Dr. Salvatore Bonasia
TOTALI
24
7
Presidente
Andiamo all’ordine del giorno, argomento numero sesto del, di quello iniziale.
Ordine del giorno per la tutela del diritto del lavoratore al reintegro sul posto di
lavoro, in seguito al licenziamento senza giusta causa, a firma del consigliere
comunale Francesco Fallacara.
Prego consigliere ha la parola per illustrare il suo ordine del giorno.
Fallacara
Grazie Presidente, allora se qualcuno si aspetta l’enunciazione di questo ordine
del giorno, l’elencazione di una posizione ideologica e demagogica finalizzata al, a
lucrare una piccola rendita dal punto di vista elettorale alla luce del periodo in cui
stiamo vivendo, questo Consiglio Comunale, ebbene sarà deluso, perché quello che
mi appresto ad esternare in questo Consiglio Comunale non ha nulla, né di
ideologico, né di demagogico.
Quello che ha ispirato la presentazione di questo ordine del giorno, ciò che ha
ispirato questo ordine, no signor Presidente, io reagirò come ha reagito il consigliere
Ricci, però le garantisco che fino a quando non c’è silenzio io non parlo, non c’è
silenzio.
Ciò che ha ispirato la presentazione di questo ordine del giorno, non è altro che
l’esperienza che quotidianamente ciascun amministratore, cioè ciascuno di noi vive
quando entra in contatto non solo con il proprio elettorato, ma anche con il tessuto
produttivo della realtà in cui ciascuno di noi vive.
Ed è, essenzialmente, un tessuto produttivo che sta vivendo una fase di
impoverimento, una fase di impoverimento che viene certificata ogni giorno da
soggetti indipendenti.
È del 14 di questo mese la notizia pubblicata sul noto, sul noto quotidiano
meridionale di una statistica effettuata dall’associazione nazionale dei consulenti
tributari, relativa alla capacità di reddito prodotta dagli italiani, e nello specifico dalle
regioni italiane nell’anno 2007.
Stiamo parlando delle dichiarazioni dei redditi del 2008 relative all’anno
fiscale 2007, ebbene quella statistica vede la Regione Puglia ultima in termini di
capacità di reddito dei lavoratori pugliesi.
Se prendiamo in considerazione il fatto che la crisi economica che stiamo
vivendo si sta manifestando in tutta la sua virulenza, in questi ultimi due anni, cioè
nel 2008 e nel 2009, capiamo bene quello che si è abbattuto sulle nostre imprese,
capiamo bene quello che stanno vivendo i nostri lavoratori, però non capiamo bene
come mai, anziché adottare provvedimenti tesi ad un’azione anticiclica, o meglio, ad
una forte azione anticiclica, noi ci troviamo a vivere e a subire tutta una serie di
normative che non fanno altro , che non danno, che danno l’impressione di un
intervento ad arlecchino molto ideologico a discapito di una parte della, del comparto
produttivo nazionale e che, di conseguenza, poco hanno a che fare con la questione
soluzione del problema.
Mi spiego meglio.
L’ordine del giorno ha per oggetto il disegno di legge 1167-B collegato alla
finanziaria.
È un disegno di legge composito, che è stato discusso per circa due anni ed è
stato rimbalzato tra la Camera e il Senato da circa due anni ed è un disegno di legge
estremamente complicato che affronta questioni estremamente complicate, però con
una superficialità che, più che risolvere i problemi li aggravano.
- Ore 14,11 entra il consigliere Scauro Io non mi soffermo sulla irritualità del, della modifica del codice civile
attraverso un collegato alla finanziaria, non, va beh, sono scelte politiche, i luoghi di
questo tipo di valutazione sono altri.
Non mi soffermo neanche sulle mille questioni aperte su questo collegato di
legge, da questo disegno di legge collegato alla finanziaria, ma, nello specifico, credo
che sia necessario che questo Consiglio comunale faccia una riflessione su quello che
può essere un ulteriore impoverimento di una parte importante della società
meridionale che è quella formata dai lavoratori dipendenti, alla luce dell’introduzione
all’ampliamento, al ricorso dell’istituto dell’arbitrato nella risoluzione delle
controversie, tra datore di lavoro e lavoratore.
Questo lo dico perché? Perché siamo di fronte ad un subdolo tentativo di
recuperare un approccio alla risoluzione dei problemi e delle crisi economiche che
era tipico degli anni che vanno dal 1950 a circa il 1990 e cioè, quando le aziende o il
sistema Italia, si trovava di fronte a tutta una serie di problemi di competitività,
adottava essenzialmente, svalutazione della lira che consentiva un incremento delle
esportazioni, l’altro era la compressione dei costi di lavoro, attraverso tutta una serie
di strumenti territoriali, tipo le gabbie salariali, tutto quello che bene o male, è noto a
chi vive quotidianamente questi problemi.
Ora, la svalutazione della lira non si può più fare, la lira non esiste più, è
rimasto, purtroppo, il tentativo di scaricare su quello che, per legge, (ah, a proposito,
voglio informare il Consiglio che il mio ordine del giorno, presenta un refuso, la
legge in questione non è la legge 300 del ’79, bensì è la legge 300 del 1970, cioè lo
statuto dei lavoratori è del 1970).
Allora, è rimasto quello che per legge è stato sancito come un diritto
indisponibile, cioè sul quale non si può discutere, sul quale non si può legiferare, sul
quale non si può intervenire, se non con strumenti diversi dalla legge stessa.
- Ore 14,14 esce il consigliere Colangiuli E cioè, essendo lo spirito fondativo della legge 300 del ’70, altrimenti nota
come statuto del, dei lavoratori, quello di tutelare la parte debole all’atto del
contratto, cioè all’atto della stipula di un accordo tra il lavoratore e l’impresa, la parte
debole è il lavoratore.
Unanimemente, nel 1970, si è deciso di tutelare il lavoratore attraverso un
sistema legislativo che gli consentisse di vivere serenamente la sua esperienza di
lavoro.
Cosa succede con il disegno di legge 1167-B, succede che in barba alla legge
300 del 1970, che dice che gli eventuali contenziosi devono essere risolti
esclusivamente per via ordinaria, cioè per via, attraverso il giudice, ordinaria per
legge, si introduce l’opportunità di inserire con clausola compromissoria, in deroga
alle leggi nazionali, l’opportunità che il lavoratore e il datore di lavoro, si accordino
per la soluzione delle controversie per via stragiudiziale, cioè attraverso il ricorso
all’arbitrato, arbitrato incarnato da una commissione di arbitri che decide, non in base
alla legge, ma bensì in base ad equità, cioè in base a quello che il collegio arbitrale
ritiene sia giusto.
Ora, indipendentemente dalla mia posizione politica o dalla posizione politica
di chi è chiamato a decidere su tale provvedimento, il meridione d’Italia vive la crisi
economica, vive la crisi economica come un vero e proprio dramma.
Il lavoro, nel meridione d’Italia è già coniugato e declinato, attraverso tutti i
tempi e i modi della precarietà.
Introdurre questa norma, soprattutto per il meridione d’Italia, vuol dire mettere
le piccole imprese nelle condizioni obbligate, perché questo è il problema, perché io
non condanno le imprese che sono di per sé obbligate dalla loro poca capacità
competitiva ad utilizzare strumenti di compressione dei costi di lavoro.
- Ore 14,16 escono i consiglieri Labianca Francesco e Granieri Purtroppo è il meridione d’Italia, ma io mi preoccupo come amministratore
locale che, chi dovrebbe legiferare a favore di interventi strutturali mirati a aumentare
la capacità produttiva in termini di contenuti intellettuali e tecnologici, cioè tesi a
valorizzare quello che è il meglio del nostro territorio, non fa altro che produrre leggi
che ampliano il ventaglio di precarizzazione del nostro tessuto sociale lavorativo.
Io credo che, un ente comunale, i gruppi dirigenti meridionali debbano
esprimere la loro totale contrarietà rispetto a questo tipo di atteggiamento da parte del
legiferatore.
Noi, di questi strumenti, noi di questi strumenti, è necessario che si dica che
non ne abbiamo bisogno, non li vogliamo.
Noi, è necessario che da questo Consiglio comunale si dica, assieme a tutti gli
altri Consigli comunali in cui si discuteranno questi ordini del giorno, che
necessitiamo di una velocizzazione dello sblocco dei finanziamenti, che noi
necessitiamo di tutta una serie di investimenti sulla ricerca.
Noi dobbiamo chiedere che, anziché questi provvedimenti, intervenga con
interventi mirati sulla capacità di aumento delle dimensioni delle nostre imprese.
Non sappiamo che farcene dell’ennesimo elemento di precarizzazione del
lavoro.
Noi lo dobbiamo gridare forte, indipendentemente dall’appartenenza politica.
Io ho dato uno sguardo al nostro ordine del giorno, in prima, nella prima parte
di questa seduta consiliare abbiamo approvato lo sportello dell’Informa Giovani,
abbiamo approvato il regolamento sull’origine protetta locale comunale dei nostri
prodotti tipici, adesso abbiamo approvato il Piano di zona sociale, dopo questo ordine
del giorno affronteremo il, l’approvazione del progetto di ampliamento di un altro
servizio fondamentale per la qualità della vita nel nostro Paese che è il canile.
Noi discutiamo serenamente di tutti questi provvedimenti, ma io credo che
questo ordine del giorno sia omogeneo a tutti questi provvedimenti, perché la
domanda che dobbiamo cominciarci a porci adesso è quale tipo di lavoro sviluppano
questi provvedimenti, quale tipo di qualità del lavoro c’è dietro a tutti questi
provvedimenti.
Noi, come Consiglio comunale, dobbiamo cominciare a gridare forte che tutto
quello che dipende da questo Consiglio comunale, in termini di occasione di lavoro,
di sviluppo, di qualità sociale, devono riflettere esattamente quelle che sono le nostre
intenzioni e cioè il lavoratore impegnato in percorsi amministrativi, in percorsi di
investimento, in percorsi imprenditoriali, innestati da questo Consiglio comunale,
devono essere tutelati sotto qualunque forma, nel pieno rispetto delle leggi.
È per questo che chiedo al Consiglio comunale che si esprima unanimemente
nel rigettare il provvedimento legislativo, in maniera tale che si riesca ad intervenire
semmai con l’opinione pubblica, facendo tutta quella serie di iniziative che ci
riguardano come rappresentanti delle classi dirigenti meridionali e, in quanto tali,
come persone che quotidianamente sono testimoni di quanto l’assenza di una seria
capacità di progettazione a medio e lungo termine, in termini di impresa, difesa della
qualità del lavoro e difesa della qualità della vita dei cittadini comportano per la
qualità della vita complessiva delle nostre comunità, grazie.
- Ore 14,21 esce il consigliere Daucelli Perrini
Voglio premettere che il mio intervento non sarà assolutamente polemico,
quindi, se viene inteso, non sarà assolutamente polemico, anche se so già in partenza
che vi dispiacerà moltissimo.
Caro Francesco, noi abbiamo avuto uno scambio di idee in commissione,
seppure limitato, su questa faccenda.
Io, per la verità, mi sono incuriosito molto e ho cominciato ad approfondirla in
maniera compiuta, anche perché io personalmente, di arbitrato mi occupo almeno da
diciassette, diciotto anni, e quindi, e tu lo sai bene, anche perché è un istituto molto
diffuso nel nostro ordinamento giuridico e, in varie situazioni, viene alquanto
utilizzato.
Mi riferisco, ad esempio, nelle controversie sugli appalti pubblici, mi riferisco
agli atti costitutivi di società, è un istituto molto utilizzato e, secondo me, avrà anche
futuro, perché rappresenta una forma di risoluzione di controversie molto, ma molto
più rapida rispetto a quella dei tribunali.
Ora, l’arbitrato, così come viene introdotto in questa norma, il problema vostro
è forse che voi commettete degli errori, errori di valutazione, perché? Perché
l’arbitrato, a mio modo di vedere non si sostituisce all’articolo 18 dello statuto dei
lavoratori, è una forma di risoluzione di una controversia, mentre l’articolo 18 dà la
possibilità di ricorrere al giudice in caso di licenziamento senza giusta causa e senza
giustificato motivo, si dà un’ulteriore possibilità di accedere all’arbitrato, per vedere
che si andava incontro a delle lungaggini, come dire, di carattere processuale.
Chi vi parla si è reso conto sul campo che l’arbitrato è fondamentale, d’altra
parte, mi sembra, che non sia un obbligo per il lavoratore accettare o meno la clausola
arbitrale, correggetemi se sbaglio.
Voi avete parlato di una disciplina che mira a destrutturare la stessa effettività
dei diritti dei lavoratori, ma neanche sui manifesti elettorali si scrivono queste cose,
avete scritto, la norma manifesta, manifesto, il cui contenuto può essere considerato a
ragion veduta assolutamente eversivo, rispetto all’intero ordinamento. Qua stiamo
parlando di un arbitrato, nelle Camere di Commercio ci sono gli uffici di
conciliazione.
Se voi andate allo sportello della Camera di Commercio, trovate l’opuscolo
dove si invitano le imprese, anziché a fare cause, ricorsi eccetera, eccetera, a, come
dire, a rivolgersi alle Camere di Conciliazione, sono formule, come dire, di
risoluzione di controversie molto ma molto più rapide.
Voi avete costruito un castello sui diritti di lavoratori che vengono violati,
eccetera, eccetera.
Non si parla di diritti violati, è una possibilità che viene offerta, e mi permetto
di dire, non solo al lavoratore, anche all’azienda, perché, se noi due sottoscriviamo
una clausola arbitrale, vuol dire che accettiamo il ricorso ad un collegio arbitrale,
dove, solitamente i collegi arbitrali sono costituiti da un rappresentante di una parte, il
rappresentante di un’altra parte e un terzo che viene nominato dal Presidente del
Tribunale o da quant’altro.
Quindi, io non vedo alcuna lesione dei diritti dei lavoratori, assolutamente,
aggiungo, il codice civile dice che le aziende sono complessi organizzati di beni per
l’esercizio dell’impresa, noi interpretiamo, invece, le aziende non un complesso di
beni, ma un complesso di persone, di uomini, di conoscenze, di gente che conosce i
segreti delle imprese.
Chi vi parla ha persone che vivono nel proprio ufficio da oltre vent’anni, non
mi sognerei mai, io di mandare via una persona del genere che sa tutto di me, il mio
studio, i miei segreti, tutto, non è possibile, assolutamente, andare a strumentalizzare,
scusami Francesco, te lo devo dire, andare a strumentalizzare: eversivo,
destrutturazione, queste sono frasi, parole, dei regimi comunisti che non esistono più.
Oggi si parla in maniera molto più semplice, di risoluzione di controversie,
cercate di trovare delle formule alternative rispetto al tribunale.
Qualcuno, giustamente, anche lo stesso Angeletti, che cosa ha detto, lo stesso
Angeletti, ha detto, il testo non è scritto bene, l’interpretazione vera è che il
lavoratore è libero di scegliere il giudice o l’arbitro, il lavoratore non è condannato,
come dire, a seguire la formula dell’arbitrato, non è vero, non esiste, così come il
vicepresidente di Confindustria si è fatto molto chiasso, ma lo scopo della riforma è
accorciare i tempi dei processi di lavoro, questo è l’arbitrato, accorciare i tempi dei
processi di lavoro.
Giustamente Sacconi dice, solo la malattia dell’ignoranza di CGIL e PD può
pensare che questa norma riguardi l’articolo 18. Quindi, va visto, in conclusione,
l’istituto come un modo per evitare le lungaggini del processo presso i Tribunali è
una formula alternativa di risoluzione delle controversie.
Questo è l’arbitrato, le clausole arbitrali vengono inserite negli atti costitutivi di
società e lì nessuno di voi si è mai preoccupato di andare a vedere, ma una clausola
inserita nell’atto costitutivo di società può eventualmente pregiudicare il posto di
lavoro? Se ci pensate bene, forse arriverete ad una conclusione.
Negli appalti, anche pubblici, dove si fa ricorso alle clausole arbitrali, possono
essere messi a rischio anche i posti di lavoro?
Certo che possono essere messi a rischio, e perché non vi siete resi conto già di
questo problema, per cui ripeto, avete voluto ingigantire un problema che non esiste.
È molto semplice: la norma, parla di una forma alternativa della soluzione della
controversia.
D’altra parte Tiziano Treu, stando a quello che noi leggiamo su Repubblica,
non certo sul Libero o sul Giornale, dice: l’articolo 31 del disegno di legge prevede,
prevede due possibilità per ricorrere all’arbitrato, in funzione della risoluzione delle
controversie fra datore di lavoro e lavoratore.
La prima è attraverso contratti collettivi, che poi è la strada più sicura e quindi,
una volta che viene disciplinata nel contratto collettivo, il modo di ricorso
all’arbitrato, perché l’arbitrato non è che uno si alza domani mattina e dice “facciamo
l’arbitrato”, vengono stabilite delle clausole, dei limiti.
Non è semplice fare una clausola arbitrale, io ne ho tantissime, c’è proprio un
opuscolo dove sono indicate tutte le clausole arbitrali, poi dice, in questo modo
infatti, le parti possono stabilire i limiti in cui l’arbitrato può essere esercitato.
Poi, però, resta il fatto che se le parti falliscono nel trovare un accordo, può
intervenire il Ministro per decreto, sto leggendo quello che è riportato sul vostro
giornale.
C’è però, un’altra possibilità consentita dalla norma, evidenzia ancora Treu, e
cioè che il singolo lavoratore accetti un accordo secondo cui il proprio contratto di
assunzione prevede il ricorso all’arbitrato per risolvere le controversie.
Non è obbligato ad accettare; tu mi dici: ma è la parte debole, quella che deve
accettare, non deve accettare, eccetera, eccetera, e allora può essere risolto con
l’inserimento nei contratti collettivi nazionali di lavoro di una clausola che vada a
disciplinare meglio.
Ma, ripeto, l’arbitrato non è uno spauracchio, è un modo per risolvere la
controversia che interessa sia il datore di lavoro che il lavoratore.
Voi, invece, l’avete rappresentata come al solito, come un fatto negativo,
vogliamo distruggere i lavoratori, vogliamo, i lavoratori sono una parte principale di
un’azienda, non è possibile.
Certo ci sono anche i datori di lavoro che sono dei depravati, dei delinquenti,
che sfruttano, lo sappiamo bene, ma sono una minima parte.
Il lavoratore è fondamentale nell’azienda, perché rappresenta quel patrimonio
di conoscenze, che altrimenti perderebbe immediatamente l’imprenditore con danni
enormi per la propria azienda.
Quindi, non possiamo assolutamente, Francesco, con tutta la stima e l’amicizia,
accettare un ordine del giorno del genere, perché è fuori, è fuori proprio dai tempi,
dalla logica.
Oggi avete sentito il Portogallo, viene accusata l’Italia che sta in cattive acque
eccetera, siamo tutti in cattive acque, la prima è la Grecia, c’è la Spagna, c’è la Gran
Bretagna, sono stato venti giorni fa in Gran Bretagna, stanno male, male, male.
Oggi, avete sentito sui giornali, alle televisioni, il Portogallo, il Portogallo, al
livello della Grecia, per cui questa è la situazione.
È inutile andare a costruire castelli su cose che non esistono, è una cosa molto
semplice e tranquilla, basta disciplinarla in una maniera corretta e problemi non ce
ne sono, vengono salvaguardati tutti i lavoratori, così come vogliamo anche noi.
Grazie.
Farella
Signor Presidente, grazie per avermi accordato la parola, signor Sindaco,
signori della Giunta, colleghi consiglieri, Francesco, io ho ascoltato il tuo intervento
e, come sempre, ti riconosco una certa sensibilità anche perché so e conosco quella
che è la tua attività sindacale, e infatti, anche io mi sono documentato e, ad esempio,
il capogruppo del PD, Finocchiaro, ha parlato addirittura di un attacco al diritto del
lavoro, così come si è schierata fortemente la CGIL in Campania.
Però, devo dire che anche io mi associo all’intervento del capogruppo Perrini,
in quanto io non vedo nessun, io non vedo nessun attacco a quello che è il diritto dei
lavoratori che è consacrato anche nella Costituzione ed è sacrosanta, anche perché
non vorremmo passare, noi del centro destra nella fattispecie, come coloro i quali non
vogliono tutelare e dare certezza di diritto sulle politiche del lavoro.
In più, ancora una volta, l’ordinamento italiano arriva tardi, perché devi sapere,
se ti informi, in Finlandia, in Danimarca, l’arbitrato è uno strumento che viene
utilizzato fortemente, soprattutto per quanto riguarda la risoluzione di quelle
controversie, anche al fine di ridurre il, quello che è il carico del contenzioso del, del
lavoro.
Io sono, io ho letto qualcosa sul collegato lavoro del 2010, che è la legge 1167B del 3 marzo 2010, la quale estende l’arbitrato per tutti i contenziosi in materia di
instaurazione di un rapporto di lavoro, esercizio dei poteri esattoriali, trasferimento di
azienda ed è l’articolo 30 primo comma.
In più, come ha fatto bene il capogruppo Perrini, richiamo anch’io quello che è
il pensiero del Ministro competente al ramo, Maurizio Sacconi, il quale ha detto,
semplicemente, che il lavoratore avrà la possibilità di ricorrere all’arbitrato e tutto
sarà regolato dai contratti collettivi, per cui io non vedo problemi.
Grazie.
Presidente
Breve replica.
Fallacara
Io replicherò brevemente, grazie Presidente.
Non avevo dubbi, onestamente non avevo dubbi, praticamente se mi avessero
chiesto, per cortesia ci puoi scrivere quello che diranno i colleghi dell’opposizione, io
avrei scritto esattamente quello che mi avete detto voi.
Sinceramente, sono impressionato dalla coerenza con cui voi seguite la vostra
azione politica, azione politica.
Allora, io mi sono sforzato nel mio intervento, io mi sono sforzato nel mio
intervento introduttivo, di presentare l’ordine del giorno in termini strettamente
apolitici, apartitici e non ideologici.
Chi vede ancora i bolscevichi, i comunisti e qualcun altro, onestamente non
siamo più noi, io ho posto una questione di merito.
Chi non vede l’attacco all’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori in questo
provvedimento, eh, è un cieco che non vuole vedere.
Solo in una fase economica espansiva, ad un lavoratore si può proporre un
provvedimento di snellimento nella risoluzione delle contenziosi con il datore di
lavoro, che non prevede il reintegro dopo il licenziamento con giusta causa.
Solo in una fase di espansione economica, nella quale un lavoratore viene
licenziato da una impresa ed uscito dalla porta di quell’impresa, c’è un’altra impresa
pronta ad accoglierlo.
Solo, solo, solo chi, solo chi fa finta di conoscere il tessuto produttivo
meridionale e la condizione di molti lavoratori nel meridione può non vedere in
questo provvedimento l’attacco all’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori.
Collega Perrini, le leggi che vanno a regolamentare le situazioni anomale sono
leggi che non colpiscono tutti, ma sono leggi che vanno a organizzare, chiarire,
mettere tutti nella condizione di avere come punti di riferimento, la legge, quei settori
che tendenzialmente si comportano appunto in maniera non propriamente equilibrata.
Io sono certo che il nostro meridione d’Italia è pieno di imprenditori onesti che
hanno come punto di riferimento il rispetto della persona, il rispetto del territorio e il
rispetto della crescita della cultura imprenditoriale sul territorio.
Su questo non ci sono dubbi.
Per quelle persone, lo Statuto dei Lavoratori, altro non è che una legge che può
stare comodamente lì, non verrà mai applicato in maniera repressiva, perché se quelle
sono le condizioni del rapporto tra datore di lavoro e lavoratore, cioè condizioni
ottime, non c’è motivo perché venga applicato l’articolo 18.
Queste leggi, l’articolo 18, questo cavillo introdotto per legge, perché questo è
il problema, è un enorme favore a quanti già oggi, già oggi abusano degli interstizi
lasciati dalla legge, già oggi mettono il lavoratore nelle condizioni di ricatto posto in
questi termini: ti assumo, nella tua busta paga troverai mille, io ti do seicento perché i
contributi te li paghi tu. E’ per questi lavoratori che conoscete anche, per questi
imprenditori che conoscete anche voi, che conoscete anche voi e che conosciamo
tutti, e che conosciamo anche tutti, chiedo scusa, chiedo scusa, e che sono concentrati
essenzialmente nel meridione d’Italia, sono concentrati essenzialmente nel meridione
d’Italia, che vi ho chiesto di rigettare unitariamente con una presa di posizione
politica netta, un cavillo legislativo che, scusate, in una situazione come quella
meridionale non sarà mai una scelta, non sarà mai una scelta.
Il consigliere Formisano, prima che iniziasse, il consigliere Formisano, prima
di cominciare questo Consiglio comunale, mi ha chiesto è opportuno commemorare
Marco Biagi il cui omicidio, il cui vile omicidio è stato commesso nel 2002 il 19
marzo, cioè pochissimo, o meglio l’anniversario dell’omicidio ricade esattamente,
l’ottavo anniversario dell’omicidio ricade il 19 marzo del 2010.
Allora il cognome Biagi è stato associato ad una legge, che poco rispetta quelli
che erano gli intendimenti di Marco Biagi.
Marco Biagi, Marco Biagi ha lottato per tutta la vita, Marco Biagi, per tutta la
vita, Marco Biagi per tutta la vita si è impegnato a far capire ai colleghi e al
Parlamento che il mondo del lavoro stava cambiando, non perché stavano cambiando
gli uomini, ma perché lo scenario internazionale stava modificandosi, perché invitava
Marco Biagi a sottolineare ai suoi interlocutori la necessità di riformare
profondamente sia il mondo del lavoro e le leggi collegate al mondo del lavoro, sia il
sistema dei servizi sociali e di tutto quello che comporta l’ammortizzazione sociale a
sostegno dei lavoratori, così come con la legge 30 del 2003 che ha visto solo la prima
parte, cioè la riforma del mondo del lavoro, inteso come aumento della flessibilità in
entrata e in uscita dei lavoratori dell’azienda, trascurando la seconda parte di quelli
che erano gli intendimenti di Marco Biagi e cioè il rafforzamento del sistema sociale
a sostegno del lavoratore che esce fuori dal circuito lavorativo.
Chiedo scusa, chiudo, così adesso si fa finta di non vedere che, si fa finta di
credere o di far credere che al lavoratore è data l’opportunità di scegliere l’arbitrato
come risoluzione da contenere nel contratto collettivo, nel contratto che va a
sottoscrivere con l’imprenditore, anziché non vedere che quel lavoratore, proprio
perché è nella fase dell’assunzione vive una fase di estrema debolezza negoziale,
molte volte sarà costretto ad accettare l’arbitrato come risoluzione.
Chi pensa diversamente nel meridione d’Italia, nel meridione d’Italia, a
Treviso, dove le imprese le aprono una al giorno sono d’accordo con voi, è
un’opportunità per il lavoratore, decidere in tre giorni di smettere di lavorare presso
Francesco Fallacara e di andare a lavorare presso Marcello Formisano, perché è più
vantaggiosa la condizione di lavoratore presso l’azienda Formisano, a Treviso.
Nel meridione d’Italia, come ho detto all’inizio del mio intervento di
presentazione, non è vero, non è vero, è la negazione della verità, è la negazione di un
ennesimo diritto del lavoratore, è l’ampliamento, è l’accettazione dell’ampliamento
dell’ulteriore precarizzazione della condizione dei lavoratori meridionali, grazie.
Presidente
Prego consigliere Tassari.
Tassari
Si, Presidente intervengo perché sensibile agli argomenti di cui si tratta oggi,
ecco, il dato più preoccupante che aveva catturato la mia attenzione in questo ordine
del giorno, riguardava proprio la clausola compromissoria e, appunto, questa clausola
compromissoria, come recita l’ordine del giorno, dice, può essere inserita anche
all’atto della stipulazione del contratto individuale del lavoro, sia pur certificato.
Vale a dire che, nel momento in cui evidentemente si perde la posizione del
lavoratore che aspiri all’occupazione.
Ma questo, questo punto ha fatto parlare abbastanza chi era interessato agli
argomenti, quindi le parti sindacali, l’opposizione e anche la stessa maggioranza,
però Francesco io ti chiedo sono le parti contrattuali a pattuire le clausole
compromissorie?
No, mi devi rispondere, sono le parti contrattuali? Francesco, sono le parti
contrattuali che sono chiamate a pattuire le clausole compromissorie?
Ora la legge, scusami Francesco, io l’ho vista e recita che queste pattuizioni
possono avvenire solo ove ciò sia previsto da accordi interconfederali, o contratti
collettivi di lavoro stipulati dalle organizzazioni dei lavoratori o dei datori di lavoro o
dei lavoratori comparativamente più rappresentativi sul piano nazionale.
Mi fermo qua, mi fermo qua, perché, ma non dire a me quello che devo fare,
ma mi fai finire di parlare, hai parlato.
Allora, questo comma 9 dell’articolo 31 dà, a mio avviso più potere, alle, ai, ai
Sindacati che sono chiamati a vigilare con maggiore attenzione la fase contrattuale,
sono i sindacati che, nel momento in cui stabiliscono i contratti collettivi nazionali,
devono, Francesco se tu mi inviti a leggere dopo, io la legge ce l’ho, non è che non la
voglio leggere, mi fai finire l’intervento, o mi devi dettare tu quello che devo dire?
Per cui, a mio avviso, a mio avviso, a mio avviso, si dà più peso al sindacato
che deve, che deve tutelare il lavoratore, soprattutto se questo lavoratore lavora al sud
nelle grandi aziende, dove il sud è visto, ed è vero questo, come un’enorme
opportunità per poter agganciare dei finanziamenti che poi si trasferiscono se non
all’estero, al nord, caro Francesco.
Io, guarda, sono un dipendente, quindi non ho l’interesse del datore di lavoro,
ma ho l’interesse del lavoratore, davvero chiedo l’impegno da parte dei sindacati nel
momento in cui vanno a tutelare i lavoratori in fase di contrattazione e sui tavoli di
contrattazione, perché poi Francesco, in TV, in questi giorni lo stiamo ascoltando, è
facile prendere una grande azienda, come la FIAT, come la stessa Telecom Italia,
cessare un ramo di azienda e mandare a casa duemila e cinquecento operai, là occorre
battere il chiodo, non sugli interstizi, che sempre ci sono stati e sempre ci saranno
purtroppo, grazie.
Presidente
Velocemente, capogruppo Perrini.
= Ore 14,45
Componenti il Consiglio presenti n. 21
“
“
“
assenti n. 10 (Colangiuli, Cuoccio, Labianca
Francesco, Labianca Michele,
Granieri,
Gesmundo,
Illuzzi,
Natilla, Daucelli, Palmieri).
Perrini
Molto velocemente, una brevissima replica su, per quanto riguarda ciò che è
apparso sulla Stampa, Bonanni, Bonanni, che voi conoscete tutti, ci dice, il lavoratore
può tranquillamente continuare ad andare dal giudice del lavoro, come ha sempre
fatto, lo Statuto dei Lavoratori non è stato toccato e l’articolo 18 sta lì.
Angeletti della UIL e penso che sia noto un po’ a tutti, o è noto solo Epifani e
Cofferati, anche gli altri sono importanti, o no, allora ci dice, non vedo lesioni, non
capisco le paure della CGIL, ho finito grazie, ho finito.
Presidente
Metto ai voti, metto ai voti l’ordine del giorno, come presentato dal consigliere
Fallacara, chi è favorevole all’approvazione dell’ordine del giorno presentato dal
consigliere Fallacara? N. 8 (Rossiello, Ricci, Fallacara, Masciale, Pinto, Saracino,
Scauro, Lonardelli). Chi è contrario? N. 10 (il Sindaco Valla, Tarantino, Fiore,
Perrini, Di Carlo, Tassari, Farella, Liaci, Muschitiello, Patierno). Chi si astiene? I
consiglieri Formisano, Ferrara e Sannicandro.
L’ordine del giorno è respinto con n. 10 voti contrari,, n. 8 voti favorevoli e n.
3 astenuti.
Il Consiglio Comunale di Bitonto
Premesso
che la legge 300 del 1970, meglio nota come Statuto dei Diritti dei Lavoratori, ha
come fondamento il principio secondo cui tra due contraenti, lavoratore e datore di
lavoro, il primo è la parte debole da tutelare;
–
che l'art. 18 della stessa legge, sotto il titolo “Reintegrazione nel posto di lavoro”
consente al lavoratore dipendente di ricorrere al giudice al fine della reintegrazione
nel posto di lavoro in caso di licenziamento intimato senza giusta causa o giustificato
motivo dal datore di lavoro, imprenditore e non imprenditore, che in ciascuna sede,
stabilimento, filiale, ufficio o reparto autonomo nel quale ha avuto luogo il
licenziamento occupa alle sue dipendenze più di quindici prestatori di lavoro o più di
cinque se trattasi di imprenditore agricolo;
–
vista
–
la nuova legge sul processo del lavoro approvata in via definitiva dal Senato della
Repububblica, che agli artt. 30-32, al fine di risolvere le controversie tra lavoratore
e datore di lavoro, oltre al ricorso alla giustizia ordinaria, amplia l'utilizzo
dell'istituto stragiudiziale dell'arbitrato:
1) prevedendo, attraverso i contratti collettivi, che le parti sociali possano stabilire i
limiti in cui l'arbitrato può essere esercitato e che, nel caso in cui le parti falliscano,
intevenga il ministro per decreto;
2) prevedendo che il singolo lavoratore accetti un accordo secondo cui il proprio
contratto di assunzione contenga, con clausola compromissoria, il ricorso all'arbitrato
per risolvere le controversie secondo equità, in deroga ai contratti collettivi del
lavoro;
considerato
–
che la storia recente del Mezzogiorno d'Italia racconta di un tessuto produttivo
debole, su cui poco hanno influito i meccanismi spontanei che avrebbero dovuto
attivarsi con la moneta unica, l'apertura dei mercati, la flessibilizzazione del lavoro,
le privatizzazioni, gli interventi straordinari tesi a favorire la concorrenza;
–
che la gravissima crisi in atto assume nel Meridione d'Italia i caratteri cupi
dell'emergenza sociale e si abbatte sull'economia come una sorta di gigantesco
moltiplicatore dei divari regionali, per superare i quali sarebbe necessario recuperare
la migliore cultura della programmazione economica e della pianificazione
territoriale attraverso politiche industriali specificamente indirizzate a spingere il
tessuto produttivo meridionale verso un «salto» tecnologico e dimensionale;
–
che il provvedimento sul processo del lavoro approvato in via definitiva al Senato il
03 febbraio 2010, in linea puramente teorica, è teso a snellire le procedure di
risoluzione di contenzioso tra lavoratore e datore di lavoro, ma concretamente
amplia le deroghe rispetto a leggi e contratti collettivi;
–
che tali deroghe applicate ad un contesto socio-economico quale quello meridionale
già fortemente penalizzato da alti tassi di povertà, di disoccupazione, di lavoro
precario e di lavoro nero , nei fatti, riduce ulteriormente la capacità contrattuale di
tanti cittadini meridionali;
–
che tale provvedimento aumenta la debolezza negoziale del lavoratore al momento
dell'assunzione, specie in contesti in cui risulta debole la domanda di occupazione
DICHIARA
di aderire all'appello, di seguito riportato, promosso da centinaia di giuristi, sociologi e
avvocati di fama nazionale:
"FERMIAMO LA CONTRORIFORMA DEL DIRITTO DEL LAVORO"
"Il disegno di legge n. 1167-B, in corso di esame al Senato della Repubblica, tende a
realizzare, attraverso alcune sue disposizioni (artt. 30-32), una vera e propria
controriforma del diritto del lavoro, altrettanto grave ed incisiva di quella portata a
termine con la legge n. 30/2003 ed il D. Lgs. n. 276/2003.
Nonostante la rubrica del disegno di legge faccia riferimento alle "controversie di
lavoro", il testo introduce delle modifiche che, in verità, vanno al di là della disciplina
meramente processuale, mirando a destrutturare la stessa effettività dei diritti dei
lavoratori. In buona sostanza il Governo, pur omettendo di intervenire direttamente
sull'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e di procedere ulteriormente nel percorso di
precarizzazione dei rapporti contrattuali, mira tuttavia a svuotare dall'interno l'impianto
normativo di tutela dei lavoratori: il risultato, in linea con i precetti cardine del "Libro
bianco", è quello di lasciare il lavoratore ancora più solo nella "libera" dinamica dei
rapporti di forza con il datore di lavoro, cui viene attribuita la facoltà di deroghe
peggiorative rispetto a leggi e contratti collettivi.
Da questo punto di vista, la norma "manifesto", il cui contenuto può essere
considerato a ragion veduta assolutamente "eversivo" rispetto all'intero ordinamento
giuslavoristico, è il comma 9 dell'art. 31, laddove prevede la devoluzione
all'arbitrato delle controversie insorte in relazione ai contratti di lavoro certificati
dalle apposite commissioni, così sottraendo, in una molteplicità di casi, la tutela dei
diritti dei lavoratori alla giurisdizione ordinaria, nel cui ambito la specializzazione
del giudice del lavoro era stata da sempre considerata un valore primario. Per di più
questa disposizione, per un verso, consente che gli arbitri decidano secondo equità
(ossia senza il doveroso rispetto di leggi e contratti collettivi) e, per altro verso,
stabilisce che la clausola compromissoria possa essere inserita anche all'atto della
stipulazione del contratto individuale di lavoro (sia pur certificato), vale a dire nel
momento in cui è evidentemente più debole la posizione del lavoratore che aspiri
all'occupazione.
D'altra parte il giudice, anche qualora dovesse continuare residualmente a
svolgere la propria funzione, vedrebbe depotenziati i propri poteri in quanto limitati
al solo "accertamento del presupposto di legittimità" dei provvedimenti datoriali,
escludendo quindi in radice ogni indagine sulla ragionevolezza degli stessi. Inoltre, in
una materia particolarmente delicata come quella dei licenziamenti, il giudice potrà
sentirsi condizionato nella sua autonomia, dovendo egli tener conto delle nozioni di
giusta causa e giustificato motivo espresse dalle parti in sede di certificazione;
nozioni che, qualora fossero definite nel contratto di assunzione, finirebbero per
capovolgere i fondamenti del diritto del lavoro, nato per tutelare il contraente
debole nel rapporto di lavoro.
Il disegno di legge n. 1167-B contiene, inoltre, una discutibile ridefinizione dei
termini per l'impugnazione dei licenziamenti, dei contratti di collaborazione e dei
contratti a termine, rendendo assai difficile al lavoratore la tutela giurisdizionale dei
propri diritti (art. 32).
Se a tutto ciò si aggiunge che nella legge finanziaria 2010 è stata prevista una vera
e propria "gabella" per il caso in cui il lavoratore voglia far valere i propri diritti
davanti alla Corte di Cassazione (un contributo che potrà raggiungere i 500 euro),
appare ancor più urgente e necessaria una presa di posizione netta e precisa di
fronte a questa serie di provvedimenti che minano alla radice l'ispirazione
costituzionale del nostro diritto del lavoro."
IL PRESIDENTE
f.to Dr. Nicola Tarantino
IL SEGRETARIO GENERALE
f.to Dr. Salvatore Bonasia
PUBBLICAZIONE
Pubblicato all’Albo Pretorio del Comune di Bitonto il……………22 APR. 2010……………………….
e vi rimarrà per 15 giorni.
IL SEGRETARIO GENERALE
f.to Dr. Salvatore Bonasia
Per copia conforme all’originale ad uso amministrativo.
Bitonto lì, ……22 APR. 2010………….
IL SEGRETARIO GENERALE
… f.to Dr. Salvatore Bonasia.
CERTIFICATO DI PUBLICAZIONE
Pubblicato all’Albo Pretorio del Comune di Bitonto dal…………22 APR. 2010………………………..
al……7 MAG. 2010….…………
IL SEGRETARIO GENERALE
f.to ………………………………….
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