A cura dell’Associazione culturale “La Grama”, C.P.62 - 48026 San Pancrazio (RA)
Supplemento a Ross zétar d’Rumagna - N.83 - Anno 42° - n.2 - Settembre 2009
Direttore Responsabile: Avv. Emilio Duranti - Redattore: Girolamo Fabbri
Registr. Trib. Ravenna n.524 del 15-7-69 - Non contiene pubblicità.
Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (con. in L.27-2.2004 n.46)- Art. 1, comma 2 - DCB Ravenna
In caso di mancato recapito inviare al CPO di Ravenna per la restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tassa.
Ricordiamo il Giudice Duranti
di Luisa Calderoni
Venezia. A Russi si era assunto importanti
responsabilità nella Pro Loco, Direttore
Responsabile del giornale Ross zétar
d’Rumagna del quale il nostro giornale Drì
l’irola è supplemento. Gli siamo molto grati
perchè è sempre stato collaborativo e
disponibile con la redazione del giornale della
Grama. Era nato a S. Pancrazio e
qui è vissuto, si era costruito una
bella casa in campagna, con un
bel giardino con molti alberi e fiori
nelle belle stagioni, e dietro un
bellissimo bosco. E’ stato in quella
casa coi figli fino a quando si sono
sposati, e con la moglie fino alla
fine dei suoi giorni.
Una persona semplice, che non
faceva pesare a nessuno il suo
status sociale.
Nella sua vita, a mio parere, ha
raggiunto
due
importanti
traguardi di grande valore: ha
svolto un’attività professionale di
prestigio e di qualità ed ha
costruito con la moglie una bella e
serena famiglia.
Io
ho avuto occasione di confrontarmi
direttamente negli anni in cui Lui faceva il
Consigliere Comunale ed io l’Assessore nel
Comune di Russi, in rappresentanza di partiti
diversi e in ruoli differenti: io in maggioranza Lui
all’opposizione. Fra noi, anche quando c’è stata
diversità di opinioni sui problemi da affrontare, è
rimasto sempre un rapporto dialettico e
costruttivo. L’ho sempre stimato per la sua
In questo numero del giornale vogliamo
ricordare il Giudice Duranti, recentemente
scomparso, anche se non è un lavoro semplice
perché si rischia di non riuscire ad esprimere in
maniera completa tutto quello che si potrebbe e
si dovrebbe dire. Io ho optato per una scelta:
non voglio fare una prolusione burocratica o di
circostanza, ma invece cercare di
trasmettere un’immagine della
persona come io l’ho conosciuta.
Una sua caratteristica che mi ha
sempre colpito nelle occasioni in
cui, incontrandoci si parlava di
qualche argomento è questa:
spesso
nel primo impatto
istintivamente comunicava anche
senza parole, a volte guardandoti
in maniera assorta e pensierosa,
a volte commentando fatti ed
eventi con un sorriso.
Il Giudice Duranti per molte
persone di S. Pancrazio è sempre
stato l’avvocato Duranti perché
tanti
nostri concittadini non
conoscevano i suoi molteplici e
qualificati
impegni,
le
sue
competenze, i suoi titoli professionali. Era una
persona colta e rigorosa nel suo lavoro: aveva
studiato Giurisprudenza all’Università Cattolica
di Milano, poi si era laureato all’Università di
Bologna. Ha svolto la sua professione nel foro di
Ravenna, è stato Direttore del consultorio
prematrimoniale e matrimoniale Ucipem di
Ravenna, quindi coordinatore dei Giudici di pace
di Ravenna poi ha continuato la sua carriera
professionale come Giudice al Tribunale di
(Continua a pagina 2)
1
Dri l'irola
Una lettera del Signor Carlo Turchetti in ricordo di “Quacett”
Abbiamo ricevuto e volentieri rendiamo noto questa
lettera appassionata che ci è giunta recentemente in
redazione.
mostra dal gommista Giancarlo Randi), ma da un
attrezzo incredibile e forse unico.
Si trattava di una “spazzola” cilindrica lunga forse
una ventina di centimetri e del diametro di 5-6, con
alle estremità due manopole imperniate a due
staffe contrapposte; per intenderci tali e quali ai
pedali di una bicicletta!
Alla fine del taglio, effettuato a
benefico della chioma di Papà,
e dopo avervi spalmata una
giusta dose di brillantina, il
grande Quacett brandiva la
“spazzola” e con movimenti
sicuri, veloci ed anche un po’
plateali, si poneva dietro alle
spalle di Papà e dava l’ultimo
tocco, o per meglio dire,
l’ultima “pedalata” all’indietro
con partenza dalla fronte ed arrivo sulla nuca!
Non ho mai più visto un attrezzo del genere
sebbene io abbia peregrinato in mezzo mondo.
Sarebbe curioso sapere dove Quacett l’avesse
trovato.
Comunque una spazzola così dove poteva trovarsi
se non a San Pancrazio e proprio nelle mitica
“Bottega di Quacett” ?
All’attenzione dell’Egr. Avv. Duranti Direttore di “Dri
l’irola”
E’ con vero interesse e con un
misto di emozione e nostalgia
che ho letto il ricordo scritto da
Aldo Fabbri sulla bottega “Da
Quacett”.
Negli anni d’oro del famoso
Figaro di San Pancrazio ero un
ragazzino e qui al paese venivo
solo e per pochi giorni durante le
festività natalizie e durante le
vacanze estive.
La decrepita “Ca’ d’Turchett”, situata in via Naldi era
la dimora della mia famiglia e là risiedeva mia zia Ida
(meglio conosciuta come la “Gagia d’Turchett”), un
personaggio alquanto originale.
Ma torniamo all’antica bottega.
Le mie memorie, nei confronti di Quacett e degli
arredi del suo negozio, sono piuttosto vaghe e
sbiadite. Ero un ragazzino. La mia attenzione, in quel
paio di occasioni in cui vi accompagnai mio padre,
non venne attratta dal grande orologio piuttosto che
dalla specchiere, dalla radio e dalle poltrone girevoli
(delle quali quanto tuttora resta di una fa bella
Carlo Turchetti
San Michele 25/06/2009
tradizione orale italiana.
Dopo i primi due libri non ne avevo visti altri, poi
una domenica mentre eravamo a messa delle
undici, dove ci incontravamo spesso anche in
banchi vicini, prima che iniziasse la funzione, mi
sono sentita toccare un braccio, mi sono girata
e il Giudice Duranti mi ha dato il suo ultimo libro
di fiabe “storie magiche all’ombra di un fico”.
A pomeriggio l’ho letto subito e mi è piaciuto
molto. Le fiabe sono belle, ma c’è di più;
emerge una sua chiara identità, di cui era
orgoglioso, nonno Emilio, come lui si definisce,
che racconta all’ombra del fico ai suoi nipotini
le fiabe che i genitori avevano raccontato a lui e
che lui aveva raccontato ai suoi figli, ma la cosa
più bella è che si intuiva che ne avrebbe fatto
altre ...
Ci lascia una bella eredità di racconti, mi piace
pensare che questo suo lavoro sia conosciuto
da tanti genitori e nonni, che ogni tanto
decidano di spegnere il televisore, prendere i
loro figli o nipoti sulle ginocchia e leggere loro
una delle sue belle fiabe.
(Continua da pagina 1) Ricordiamo il Giudice Duranti
lealtà, per la sua autonomia di pensiero e per la
capacità di stare nelle situazioni con la
convinzione profonda delle sue idee, senza
cedere a compromessi. Un uomo di fede, un
cattolico convinto
e praticante, sostenitore
deciso della dignità di ogni persona umana.
A me piace ricordarlo anche come scrittore di
fiabe. La prima volta che ho letto il suo libro
“Fiabe & Leggende” della tradizione romagnola”
sono rimasta stupita. Poi con interesse ho letto
anche il secondo Il Passatore e altre fiabe &
leggende romagnole, lavori che ha fatto con
passione e con generosità perché il ricavato del
primo libro è stato devoluto al reparto di
pediatria dell’ospedale di Ravenna, il secondo
alla missione Bahia, in Brasile, in ricordo
dell’amico Franco Ravaglia.
Le sue sono storie che rivalutano come lui stesso
afferma, valori universali quali: l’amore per la
vita, la pace, la solidarietà, l’ospitalità, il rispetto
per la natura, che tornano così ad essere
trasmessi e insegnati attraverso i racconti della
2
Dri l'irola
Cucina e tradizione
di Luisa Calderoni
TORTELLI CON LA ZUCCA
La zucca è sempre stata un prodotto tipico
della nostra campagna, la più nota è “la zoca
viulena”, che veniva raccolta dopo la
vendemmia e si conservava nella cantina. Di
colore arancione, lunga e stretta a volte
anche storta, di diverse lunghezze e larghezze,
è però soda e piena e si utilizza tutta la parte
interna, si butta solo la buccia. Poi c’è la zucca
che adesso viene usata dai bambini per la
festa di Halloween, che è abbastanza vuota,
ha meno polta e contiene i semi. Noi bambini
ci divertivamo quando la aprivano perché
veniva tagliata a fette, si toglievano e si
conservavano i semi che si facevano
essiccare e da questi si ricavavano le famose
brustoline che a noi bambini piacevano tanto!
Il resto veniva cotto al forno con la buccia e
poi una volta pronta, si scartava la buccia e si
mangiava la polpa. Ogni tanto l’azdora andava
in cantina a controllare se le zucche erano
ancora sane, perché appena alla vista o al
tatto si notavano dei cambiamenti si
consumavano. Nelle nostre famiglie veniva
cucinata in diversi modi i più frequenti erano
questi: tagliata a rotelle, privata della buccia e
cotta al forno con un filo di olio, sale e pepe a
piacere, sempre tagliata a rotelle e privata
della buccia, di spessore un po’ grosso veniva
cotta in graticola e ogni tanto tolta dal fuoco e
fatta passare con la forchetta in un piatto in
cui c’era olio, sale e pepe. Si usava anche per
fare buone minestre: il risotto con la zucca e i
tortelli di zucca.
I tortelli si zucca sono un piatto tipico della
cucina mantovana e là sono preparati con
alcuni ingredienti diversi rispetto a quelli che
generalmente usiamo noi.
Quando con la Grama e A.V.I.S. siamo andati
in gita a Mantova abbiamo chiesto al
ristorante di mangiare i tortelli di zucca, che
erano molto buoni fatti con un buon ripieno e
conditi solo con burro fuso. Dopo pranzo poi
entrate in una libreria alcune di noi sono
riuscite a trovare un libro di cucina con la
ricetta. Così abbiamo anche saputo da
persone del luogo, che sono il piatto
tradizionale della vigilia di Natale, che è una
ricetta molto antica, che alcuni storici fanno
risalire alla cucina della corte dei Gonzaga, ma
invece da altri viene considerato un piatto
popolare perché il ripieno e il condimento sono a
base di ingredienti poveri.
Cosi mettendo insieme i vari ingredienti,
togliendone altri ho inventato una mia ricetta.
TORTELLI DI ZUCCA
Ingredienti per 6 persone:
1 kg di zucca
pangrattato
2 hg di parmigiano reggiano
o grana padano
½ hg di amaretti
½ hg di mandorle
1 hg di mostarda di mele
noce moscata
3 uova
3 hg di farina
burro
salvia a piacere
PROCEDIMENTO
Scegliere una zucca dolce e farinosa tagliarla a
rotelle, togliere la buccia, cuocerla al forno poi
passarla al setaccio. In una terrina mettere la
zucca, un po’ di pane grattato il parmigiano
reggiano o grana padano gli amaretti passati nel
mortaio, le mandorle pestate finemente, la
mostarda e l’odore di noce moscata. Le
mandorle consigliate sono quelle che si ricavano
dal seme di albicocca o dal seme di pesca che
poi si fanno essiccare. Amalgamare bene tutti gli
ingredienti. Con la farina e le uova preparare la
sfoglia, ritagliare quadrati di circa 6/7 cm.
mettere parte del ripieno e fare dei cappelletti,
ma si possono fare anche tondi tipo agnolotti.
Cuocere in abbondante acqua salata e condire
con burro fuso, se a qualcuno piace il sapore si
possono aggiungere al burro alcune foglie di
salvia. Servire caldi accompagnati da parmigiano
reggiano grattugiato.
3
I luoghi della memoria: “Int e campì dla Cisa” per la partita del secolo
di Aldo Fabbri
… poi circa a metà degli anni ‘50, si ritenne
Dassin); “Ghenga” (sia nella sua accezione di gang
sostenibile il sacrificio del prato di erba medica
della malavita sia nel significato dialettale di
antistante la canonica, per ricavarne un “verde
“consorteria di sfaticati”).
rettangolo” calcistico che, in verità, non era ne’
E, nell’ambito di questi neo-nati tornei serali, un
interamente “verde” (per metà, vi era compresa
”incontro” in particolare credo sia rimasto nella
l’alquanto arcigna area di transito verso la Chiesa
memoria dei tanti che vi assistettero (anche per la
cosparsa di ghiaino), ne’ tanto meno “rettangolo” in
particolare “vis comica” che espresse).
quanto il suo formato vagamente trapezioidale era
Nessun manifesto, nessun volantino lo aveva
ulteriormente sagomato dalla presenza del
adeguatamente pubblicizzato; né la voce stentorea,
campanile che occupava angolarmente un’area di
compiaciuta, classicamente impostata “di petto”,
rigore; campanile che tendeva ad opporre senza
“de Caghì”, era uscita da alcun altoparlante per un
alcuna ... elasticità le sue … rocciose prerogative alle
esplicito, ufficiale invito a presenziarvi. Eppure il
incursioni avversarie.
paesano “tam-tam” sembrava aver raggiunto ogni
Ma, tutto sommato, considerando l’ancor debole
angolo del paese e solleticato la curiosità di sportivi
domanda di sport praticato (e non
e non, di uomini di ogni età, di
solo ammirato da tifosi - infatti, gli
ragazzetti e, perfino, di donne che,
unici episodi di atletismo, oltre a
in un tempo ancor generalmente
dare due calci ad un pallone,
pre-televisivo, in larga parte
appunto, potevano configurarsi
ignoravano ancora l’esistenza
nelle,
più
progettate
che
stessa del “football”.
realizzate, “spedizioni” verso la
E’ una serena, calda serata di
fantomatica pista in terra battuta
piena estate dell’anno 195… e in
di Reda; la remota misteriosa
via Randi vi è già un continuo
Reda, luogo per me bambino
sciamare di persone dirette verso
appartenente agli antipodi e che,
“e campì” antistante la chiesa;
quando si nominava, veniva
uomini e ragazzetti che vi si
ineludibilmente compreso nel
dirigono
allontanandosi
dai
celeberrimo detto “Reda, Bareda,
rispettivi “circoli” di abituale
la Pi ad Curleda”, a cui, “ad
frequenza in sella alla usuale
libitum”, si poteva aggiungere “e la
bicicletta; le donne a piedi coi
Pì d’Zisè”) la nuova area
bambini per mano e le nonne,
“pallonara”
non si poteva
magari munite di uno scialletto
considerare
del
tutto
che le difenderà, in ore
disprezzabile, adorna, oltretutto,
inusualmente
affrontate,
di bianchi pali che, accuratamente
dall’umidità della notte.
squadrati, delimitavano le due
L’intero
paese,
ora
quasi
Alcuni calciatori della squadra dei
“porte”, conferendo al complesso
spopolato,
sembra
si
sia
“Desperados”, a metà degli anni ‘50
sportivo, almeno, una patetica Da sinistra: Scozzoli Giancarlo, Triossi Egidio trasferito qui, attorno al piccolo
velleità di conformarsi alle regole (Biesz), Pezzi Luigi (Giuliano dla Rafflina) sulla campo, illuminato a giorno (si fa
calcistiche.
per dire …) che, così attorniato da
“sumara d’Pirì d’Gurden” Trerè Angelo
E così, a prescindere da (Gioti), Foschini Romano (Romano d’Du Sold) una folla entusiasta e vociante,
(Archivio fotografico Piero Miserocchi)
ingombranti e non del tutto
sembra diventato un piccolo
pertinenti
presenze,
risultò
“Maracanà”; è un vocìo continuo
talmente attraente giocarvi, non solo da parte dei
sormontato da “frizzi e lazzi” dei soliti buontemponi
consueti ragazzini, ma pure dai “grandi” che,
di turno che “riscaldano” ancor più un’atmosfera
minimizzando
l’iniziale
imbarazzo
di
dover
già carica di attesa.
frequentare – da chissà quanto tempo – quegli spazi
Mancano, ora, solo i diretti protagonisti di questa
plebani, iniziarono a “scendere in campo” dapprima
“storica” sfida; protagonisti che il vostro umile
per semplici partitelle tra scapoli ed ammogliati e poi
cronista vorrebbe fingere - per conferire a tutto il
per dar vita a più ambiziosi incontri serali tra
quadro un tono ancora più grandioso ed epico - di
squadre “professionalmente” organizzate ed
veder sbucare dal classico sottopassaggio degli
etichettate coi nomi più fantasiosi e “creativi”:
spogliatoi in una rigorosa, elegante tenuta
“Escamisados” (nome ispirato ai supporters
calcistica; purtroppo niente di tutto questo; no, li
argentini dell’appena defenestrato dittatore Domingo
vediamo sbucare alla chetichella dal lato inciso dalla
Peron); “Rififì” (tratto dal titolo del bel film di Jules
doppia pittoresca fila di tigli (sotto i quali avranno
4
parcheggiato … - vi aspettavate che dicessi “le loro
automobili”? No, allora eravamo ricchi e fortunati,
non possedevamo automobili - … le loro bici),
facendosi largo fra l’assiepato pubblico, come dei
semplici, comunissimi mortali; alcuni indossano
anche una stinta maglietta a cui qualcuno aggiunge
- addirittura! - apposite scarpette bullonate; i restanti
- quelli che denunciano solitamente una più spiccata
tendenza alla obesità da sedentario, a cui
vezzosamente ballonzola nella rituale ineliminabile
corsetta pre-partita una pancia abbastanza
prominente (“a quando il lieto evento?” si leva
immancabile lo sfottò …); quelli che hanno esposto
all’aria dopo secoli un paio di gambe livide e
rachitiche … -; i restanti - stavo dicendo - hanno
confidato sulle virtù mimetiche dei vestiti borghesi,
solo rimboccandosi maniche ed arrotolando i calzoni
sopra i ginocchi.
Ma ecco i ventidue “campioni” (ma che fossero
proprio in numero canonico?) schierarsi nei
rispettivi ruoli, dopo aver doverosamente salutato il
pubblico festante, all’ordine dell’arbitro sig. … (non
ricordo); arbitro ignoto e forse “abusivo”, forse
anelante segretamente di far sorgere almeno il
classico sfottò che lo abiliti ufficialmente a dirigere:
“arbitro cornuto!”, il grido rituale, propiziatorio ed
augurale non tarda, infatti, a comporsi!
Poi “senz’altro” al perentorio fischio arbitrale la
partita - quella partita che con un assai giustificata
iperbole, verrà definita “la partita del secolo” - può
finalmente iniziare fra un entusiasmo dilagante.
Certo, amici all’ascolto (scusate l’accento
“carosiano”) trovo qualche difficoltà ad analizzare
chiaramente le varie fasi di una partita che evolve
secondo strategie non del tutto cristalline; e,
bisogna pur dirlo, “condita” da qualche imprecazione
che si leva da entrambi gli schieramenti (che io,
tuttavia, declasserei a semplice, innocente
intercalare tipico del nostro rozzo dialetto … ma che
certamente rende più problematica la volontà di
redimere che lo sportivissimo Arciprete don Pippo
Bezzi – attivissimo organizzatore del torneo – si è
prefissa); non si possono non notare, comunque, la
classe genuina di un Pino Trerè e di un Franco Di
Gianni che dalle opposte sponde si prodigano in
miracolose parate e gli interventi robusti e
determinati di Pietro Marangoni (e per loro si
apriranno a breve ottime carriere fra gli arancioni
del Russi); “Tristanì” Geminiani si sta rivelando
l’insidioso, velocissimo giocatore di sempre; il
giovane Vittorio “Martlina”, dal canto suo, fa sognare
coi suoi ficcanti “dribbling” che tendono, tuttavia, ad
infrangersi davanti allo spigoloso battitore libero che
ha assunto, per un magico sortilegio, le petrose
fattezze del nostro risorto campanile; anche “Pal” si
distingue svettando – inesorabile! - coi suoi puntuali
colpi di testa, mentre Marco Silvestroni non
smentisce la sua fama di collaudato, calmo regista
dall’ampia visione di gioco; una citazione a parte la
meritano anche “e Culunel”, il solito lottatore mai
domo; l’irruente Gino “ad Quacett”, il “classico”
Tristano Bindandi “e Vargiò”, che si segnala per i
suoi deliziosi, smarcanti interventi “di prima”… (che
fosse della partita anche “Sgurgo” Bubani?
D’altronde, ieri come oggi, non c’è “Sgurgo” senza
calcio come non c’è calcio senza “Sgurgo”).
Ma ora è il momento di suonare “timpani e fanfare”
poiché si tratta d’incidere sul bronzo i nomi dei
migliori in campo - in assoluto -: gli immensi “Pifani”
Valeriani e Onorio Bendandi. Certo, si nota in loro
una non eccessiva dimestichezza col “calcio” giocato;
anzi, una decisa, innata avversione per la sfera di
cuoio; eppure le loro azioni – la classe non è acqua
– destano un giubilo generale: Onorio (non per
niente è detto “e Sfarnè”, spericolato collaudatore di
… manubri di biciclette che pur risultando, magari,
costruiti in temperatissimo acciaio “Solingen”,
spesso non reggono non possono reggere ai suoi
ripetuti, entusiasti impulsi da 1.000 tonnellate);
Onorio – ripeto -, con i suoi “maschi” contrasti, che
distribuisce equamente fra avversari e compagni di
squadra, si sta battendo come un leone; “Pifani”
Valeriani, con quel suo intonatissimo berretto da
ciclista, incanta il pubblico con i suoi funambolici
svarioni, le sue ubriacanti “finte”; finte talmente
sconcertanti da rimanerne, sovente, vittima egli
stesso (a tal proposito, si sussurra che fra il
pubblico, sia presente anche un
giocatore
professionista brasiliano - un non meglio identificato
“Garrincha” – in missione emulativa).
Ma ecco l’arbitro, con il perentorio triplice fischio di
chiusura, pone termine alla partita; e con largo
anticipo, anche; anticipato termine alla partita che
indispettisce un pubblico che avrebbe voluto
protrarre all’infinito questo impagabile spettacolo;
ma che fa sorgere un segreto giubilo fra i giocatori
già in asfissia se non con chiari sintomi pre-infartuali.
Chi ha vinto? Chi ha perso? Mi sembra del tutto
superfluo
precisarlo
e,
d’altronde,
anche
problematico accertarlo: con quei “goals” regolari,
presunti, “quasi”, interposti (cioè quando entrava
rovinosamente in rete non il pallone, ma il suo
anelante, sfinito cesellatore); comunque, mai come in
questo caso appare d’obbligo citare il “l’importante è
partecipare” del barone De Coubertin (come
decoubertiniana si è rivelata la sostanziale
correttezza degli atleti tutti; non voglio rischiare di
apparire eccessivamente pignolo, infatti, con
l’evidenziare le solite, banalissime fratture
scomposte di stinchi, tibie e peroni; le lesioni al
menisco; le preventive, accecanti “ditate” negli occhi
ecc., ecc.; conseguenze, tutte, di un sano, innocente
agonismo).
Ma se proprio dobbiamo citare un vincitore, allora
indichiamolo nel foltissimo pubblico che ha assistito,
entusiasta, all’evento; e che poi, continuando a
commentare ed a sottolineare le diverse fasi di
quella memorabile tenzone ha cominciato a
risciamare verso casa, riconsegnando l’area al solito
sacrale silenzio; consentendo che attorno alle
millenarie, placidiane pietre della pieve, si riadagi
l’usato, agreste silenzio intessuto dalle luminose scie
delle lucciole e punteggiato dal frinire dei grilli.
5
Dri l'irola
La Duna degli Orsetti: un’avventura
Pillole del passato
a cura della dott.ssa Alessandra Mucci
Tempo fa la Signora Costantina Mancini ci fece pervenire
alcune foto a lei particolarmente care. Siamo certi di fare
cosa gradita a tutti mostrandole ai nostri lettori.
La stagione didattica 2007/08 del museo della
vita contadina in Romagna, è andata davvero molto
bene, la numerosa partecipazione delle scuole ai
nostri laboratori ci ha regalato tante soddisfazioni.
Così abbiamo pensato di continuare la nostra
avventura in estate alla Duna degli Orsetti.
Questa iniziativa si svolge da giugno a settembre,
due mercoledì al mese, ed è organizzata dal bagno
Duna degli orsi di Marina di Ravenna, in
collaborazione con il Sistema Museale Provinciale.
Noi della Grama abbiamo aderito con entusiasmo,
scegliendo tra i nostri laboratori, quelli che meglio si
prestavano all’occasione: “Canapa e tessitura”, “Dal
grano al pane” e “Granoturco e polenta”.
Per cercare di coinvolgere al meglio i piccoli
partecipanti e per trasmettere loro, nella migliore
maniera possibile, le tradizioni contadine dei loro
nonni, in ogni singolo laboratorio, come nostra
consuetudine, abbiamo riproposto gli strumenti
originali, adoperati nelle campagne romagnole fino
a qualche decennio fa.
Abbiamo così regalato ai bambini la possibilità di
utilizzare vecchi telai e provare l’esperienza della
tessitura; un’altra volta si sono calati nelle vesti di
novelli fornai, imparando ad impastare e creare il
pane, portandosi a casa anche un piccolo panino da
loro creato, come ricordo della giornata; infine in
un’altra occasione, sono riusciti a scoprire cosa si
cela dietro la realizzazione della polenta, toccando
con mano una pannocchia, sgranandola,
macinando i chicchi di mais e trasformando la
farina gialla in polenta.
L’adesione alle attività da noi proposte da parte dei
bambini è stata molto consistente, tant’è vero che
in più occasioni abbiamo dovuto raddoppiare il
numero dei laboratori per non scontentare i
volenterosi partecipanti.
Si è venuta così a creare di volta in volta
un’atmosfera sempre più gioiosa e vivace, che ha
donato ai bimbi l’opportunità di imparare nuove
cose divertendosi, e noi insieme a loro, cogliendo
l’occasione di farci conoscere da un pubblico
sempre più vasto.
Scuola Elementare di San Pancrazio (RA), Classe IV, 1929.
Recita scolastica “Regioni d’Italia”. In alto al centro:
Bianca Ghirardini, Vera Bendandi e Costantina Mancini.
Pagella scolastica di Mancini Costantina. 1929-30, Classe IV
1935
Asilo di San Pancrazio
Da sinistra:
Vera Bendandi,
Suor Dolores,
Maria Calderoni
e Anna Mancini
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Dri l'irola
La Grama e la diffusione della cultura contadina in Romagna
di Franco Bendandi e Simonetta Secchiari
Da gennaio a dicembre siamo stati impegnati
ininterrottamente tra fiere, mostre e sagre
paesane, senza perdere di vista le scadenze in
occasione dell’ inaugurazione del nuovo
Museo. Un anno indimenticabile sotto il profilo
culturale ed economico ma soprattutto un
anno ricco di eventi. Vorremmo qui raccontarvi
le numerose esperienze e le emozioni vissute
ma, per ragioni di spazio dovremo purtroppo
limitarci ad una breve citazione di luoghi (fra i
quali alcuni molto suggestivi) e di persone con
la loro curiosità e i loro fatti da raccontare.
In gennaio, su invito degli amici del Plaustro,
abbiamo partecipato alla ormai consueta fiera
di Forli su cibo e prodotti tradizionali “Sapeur”
dove i nostri 2 libri di gastronomia, a firma di
Luisa Calderoni, sono stati molto apprezzati
incassando cospicue offerte.
Appena smontato quello stand ci hanno
chiamato a Russi alla manifestazione “Il bel-ecòt è servito” per allestire il percorso “dal
granoturco alla polenta”: è stato un successo
di pubblico e di sapori grazie all’ azzeccato
abbinamento di polenta e bel-e-còt.
Evento straordinario dell’anno l’allestimento,
dal 5 aprile al 10 maggio, nella Chiesa del
Suffragio (atmosfera suggestiva ma luogo per
noi decisamente insolito!) in centro a
Brisighella, dove la locale associazione ‘C’era
una volta il ricamo’ allestisce annualmente una
mostra di ricami d’alta fattura. Il nostro telaio
era al posto d’onore proprio nel centro della
chiesa con la tela più bella per l’occasione,
quella in 8 pedali. Le tessitrici ne hanno
animato il movimento e RAI e tv locale hanno
suggellato l’importanza dell’evento.
In giugno, gradita sorpresa dopo 3 anni, l’invito
alla Sagra di Pentecoste di Castel Bolognese
con la tradizionale sfilata di carri, ognuno
allestito con un mestiere diverso. In questa
occasione, essendo il tema della sfilata, la lana
ha sostituito sul telaio la solita canapa; ma
decisamente inconsueto era sfilare con due
pecore al seguito … L’organizzazione poi, oltre
a contribuire al rimborso delle spese, ci ha
invitato un mese dopo ad una piacevole e
conviviale serata di ringraziamento.
Ma non è finita: al parco di Cervia ci siamo
proprio divertiti sfornando focaccia al
rosmarino e panini lavorati da bimbi e ragazzini
nelle loro forme “le più strane”… annusare il
profumo unico e stuzzicante del pane appena
sfornato è stata sicuramente un’esperienza per
loro indimenticabile. Abbiamo lasciato un
segno...specie sulle braccia di Piero, il nostro
fornaio che non ha mai smesso di cuocere ed
infornare.
All’improvviso con una telefonata il nostro amico
Alfatti del Plaustro ci invita ad allestire nella
piazza centrale di Imola un percorso di canapa e
tessitura insieme alla loro esposizione di mestieri
di una volta: 100mq di strumenti di vita
contadina tutti in un colpo d’occhio proprio al
centro della piazza! Piacevole serata e pubblico
numeroso attratto dal nostro filmato in
proiezione continua “Una vita fra la canapa”
acquistato da molti.
Naturalmente in ottobre alla festa di San
Pancrazio non potevamo mancare e qualcuno
attratto dal telaio, pur noto ormai in paese, c’è
sempre.
L’ultima fatica in novembre a Granarolo. Alla
Sagra paesana di ambiente e caccia il telaio
ancora una volta è stato il centro dell’ attenzione.
In precedenza avevamo proiettato nelle sedi della
Scuola Primaria e Media il nostro filmato sulla
canapa commentandolo in diretta per meglio
sottolineare taluni passaggi; nei giorni della fiera i
ragazzi hanno potuto mettere in pratica quello
che avevano visto nel filmato, gramolando,
filando, tessendo, e pettinando la canapa. Gli
amici di Granarolo avevano inoltre ampliato la
mostra con materiali da loro forniti in un
allestimento davvero bello. Un grazie ai dirigenti
per l’ospitalità e per i ghiotti piatti che hanno
offerto a tutti noi che abbiamo partecipato.
Possiamo dire di aver chiuso alla grande e in
bellezza. Siamo pronti e carichi di entusiasmo
per un altro anno.
Grazie a tutti.
Chiesa del Suffragio—Brisighella
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Dri l'irola
La Grama augura
Museo della vita contadina in Romagna
Via XVII Novembre 2 A, 48026 San Pancrazio (RA)
Tel e Fax 0544 552172 Cell. 335 8339996
Internet: www.racine.ra.it/russi/vitacontadina
E-mail: [email protected]
Orario invernale (da novembre a marzo):
Lunedì e giovedì pomeriggio dalle ore 14 alle ore 18
Ingresso gratuito
Visite guidate su appuntamento
Buon Natale a tutti !
Associazione culturale La Grama
Notizie in breve dal Museo
Via della Resistenza, 12 48026 San Pancrazio (RA)
Tel 0544 535033 | E-mail: [email protected]
Inaugurazione e 15° anniversario della Grama
Il 21 marzo è stato il giorno dell’inaugurazione della nuova sede
del Museo della vita contadina. La gestione della struttura è
stata affidata dal Comune di Russi alla nostra Associazione con
una convenzione della durata di due anni .
Antiche ricette di cucina
“I sapori della caccia”
“I sapori della campagna”
Conservazione e restauro
Sono iniziati ad aprile i lavori di
conservazione sugli oggetti depositati in
magazzino prima della loro collocazione
nella nuova struttura. A luglio si è svolto
un corso di conservazione e restauro a
cui hanno partecipato venti persone in
parte residenti a San Pancrazio, in parte
provenienti da altre località della
Provincia. Se qualcuno vuole partecipare a questa attività per
imparare a pulire il legno e il ferro può presentarsi al laboratorio
lunedì e giovedì pomeriggio dalle 14 alle 17,30
“Racconti paesani”
vol. 1 - Il Grano e il pane
vol. 2 - Una vita fra la canapa
vol. 3 - Tessitura che passione!
vol. 4 - Una vita fra i bigatti
vol. 5 - Una fèta d’furmaj
Documentari in DVD
Testimonianze dal Museo
Il grano e il pane: ieri e oggi
Una vita fra la canapa
Latte e formaggio
Il maiale, l’amico dell’uomo
Una vita fra i bigatti
Cibo e convivialità in Romagna
Ritorno al passato il 28 settembre con una manifestazione
culturale dedicata alla alimentazione in Romagna. All’incontro di
studi del mattino è seguito un pranzo a base di assaggi di
minestre tradizionali con ricette fornite da Luisa Calderoni e
Graziano Pozzetto. Pomeriggio musicale alla riscoperta della
musica popolare romagnola con i Quinzan, una divertente gara
di sfogline e la consegna di una targa a coloro che sono soci da
13 anni.
Romagna mia. Cofanetto 6 DVD, speciale 15°
Autobiografia dell’Associazione “La Grama”
Monografie dei Musei del Sistema Museale
Donazioni al museo
Tra le numerose persone che hanno donato
oggetti al Museo e alle quali va il nostro più
sentito ringraziamento ci sono state due
donazioni particolarmente importanti che
vogliamo segnalarvi:
Gli eredi di Silvestroni Francesca, meglio
nota come Chichina, hanno recentemente
donato al museo la numerosa e stupenda
serie di stampi in legno usati per la stampa tradizionale su tela.
La famiglia Guerrini di San Marco ha donato il tornio a pedali
costruito un secolo fa da Guerrini Vito che lo usava per la
produzione dei mozzi delle ruote dei carri. Grazie.
N. 4 cartoline storiche con annullo filatelico speciale
“Incontro letterario”, 2008, CD audio
Granoturco e polenta in Romagna, di G. Pozzetto
Storia del pane a Ravenna, di U. Foschi
I misteri dei musei: 1) Ombre arcane; 2) Il fuoco
segreto; 3) L’ultimo custode.
Elementi fondamentali di conservazione e restauro
del legno e del ferro (opuscolo).
Manufatti tessili prodotti nel nostro laboratorio
di tessitura di varie misure e varie decorazioni.
Sagra paesana
Il venerdì culturale della sagra comprendeva
due eventi.
Alle 18 l’inaugurazione della mostra dello
scultore Piero Strada, una esposizione molto
suggestiva, conclusasi con un brindisi
all’artista ravennate.
Poi è stata presentata la vita e l’opera di
Napoleone Raggi, un compaesano che ha
partecipato ad eventi importanti del
Risorgimento italiano.
Erano presenti la prof.ssa Laura Montanari,
curatrice del libro edito da Danilo Montanari Editore, Eraldo
Baldini, Assessore alla cultura del Comune di Russi, Girolamo
Fabbri, Presidente della Pro Loco di Russi e “Cicci” Ezio Randi,
pronipote di Raggi Napoleone. L’interessante volume è in vendita
all’edicola Patrizia di San Pancrazio.
Libri e dischi sono disponibili presso la libreria del Museo o
prenotabili all’indirizzo di posta elettronica sopra riportato.
Dal 2010 la quota associativa è cambiata
€ 15,00 fino a 65 anni
€ 12,00 oltre i 65 anni
La quota si versa utilizzando il bollettino di C/C postale
intestato a “La Grama” C/C N.11939485
oppure presso tutti gli sportelli del
Credito Cooperativo della Provincia di Ravenna
e della Cassa di Risparmio di Ravenna
oppure al Museo nei giorni di apertura al pubblico
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Bollettino N.26.pub