L'UTOPIA ROSACROCIANA
nell'età di
Bacone e di Cartesio
1
Paolo Aldo Rossi
Ordinario Storia del Pensiero scientifico - Univ. di Genova

1
Elisabetta I
"Un carattere notevole dei lavori sia scientifici sia
pseudoscientifici del Seicento - scriveva Lynn Thorndike - è la
Articolo pubblicato su Atrium - Centro studi metafisici e tradizionali, anno VII
n°1 (2005), pp. 28-44, riprodotto per gentile concessione dell'autore che ne detiene i
diritti.
frequenza con la quale ricorrono nei titoli termini come 'nuovo' o
'inaudito' … Con la comparsa di nuove stelle dal 1572 in poi, si
cominciò a riconoscere un nuovo cielo, oltre che una nuova terra.
Ma l'idea di novità era già presente in altri campi del sapere al di
fuori della geografia e dell'astronomia."[1].
E difatti Thorndike spende ben 12 pagine di bibliografia
ragionata, esclusivamente su libri del tempo, per dimostrare come nel
XVII secolo l'uso di aggettivi come "mai viste prima, inaudito,
innovativo, nuovo…", compaiano nella maggior parte dei titoli delle
opere più importanti di filosofia, di matematica, di fisica, di chimica, di
medicina … ma anche in lavori dedicati alla progettazione di macchine
e addirittura per definire altrimenti le scienze occulte; e ciò divenne
tanto comune e abituale da sfociare non solo nel loro uso reiterato, ma
anche nello stereotipato e nel monotono.
E' evidente che al 'mai visto prima' si accompagna la sorpresa e
lo stupore.
Il termine 'meraviglia' è uno dei più usati (ed abusati) nella
letteratura (specificatamente scientifica) del XVII secolo il quale, dal
momento in cui si apre, è annunciatore e apportatore di infinite e
interminabili novità; sembra aprirsi cioè un'età felice di riforme e di
mutamenti.
La parola meraviglia si accompagna con l'aggettivazione di:
"grandissima, rara, infinita, estrema, incomparabile"… ma anche
con l'iperbole "stupenda" e, quasi sempre se è al plurale, con il
determinativo meraviglie "della natura". D'altra parte cosa potevano
fare gli uomini dotti e sapienti dell'epoca i quali dovunque si girassero
trovavano sempre del nuovo e dello stupefacente davanti a loro?
Quantomeno stilare un

"Liber naturae o regula di tutte le arti - consiglia la Fama
Fraternitatis - raccogliendo nozioni da tutto ciò che Dio ci ha
donato cosí generosamente in questa età" dato che in "teologia,
medicina e matematica, la verità si sta facendo strada". [2]
L'opuscolo anonimo, Fama Fraternitatis o Rivelazione della
Confraternita del nobilissimo Ordine della Rosa-Croce, stampato a
Kassel da Wilhelm Wessel nel 1614, si apriva con queste parole:

"Poiché l'unico dio saggio e misericordioso in questi ultimi tempi
ha riversato sull'umanità la sua misericordia e bontà con tanta
dovizia, da permetterci di conseguire una conoscenza sempre
maggiore e perfetta di suo figlio Gesú Cristo e della Natura,
possiamo vantarci a buon diritto di vivere in un tempo felice, in
cui Egli non solo ha rivelato quella metà del mondo fino ad ora a
noi sconosciuta e celata e ci ha fatto conoscere molte
meravigliose opere e creature della Natura mai viste prima, ma
ha anche fatto sorgere uomini di grande sapienza, che potrebbero
in parte rinnovare e condurre a perfezione tutte le arti, ora
contaminate e imperfette, cosicché l'uomo possa finalmente
comprendere la sua nobiltà e il suo valore e perché sia chiamato
microcosmus e quanto la sua conoscenza si estenda nella natura"
[3]
Nel "The Advancement of Learning", pubblicato nel 1605 e
dedicato a Giacomo I, Francesco Bacone aveva lamentato le carenze
del sapere, sia in ambito letterario che in ambito naturalistico,
prospettando e presagendo la possibilità di un mondo in cui finalmente
la fratellanza dello studio e dell'esercizio delle arti meccaniche avrebbe
rinnovato tutte le attività umane:



"… il progresso scientifico consiste in una certa misura anche nel
prudente governo e nelle sagge istituzioni delle singole
università, così si avrebbe un accumulo di sapere, se tutte le
università sparse per tutta l'Europa fossero fra loro in più stretti
rapporti e collegamenti.
Eppure esistono tanti ordini e sodalizi i quali, benché sparsi e
dispersi in Stati diversi, sentono sempre una comunione che li
affratella … E come la natura crea la fratellanza in una famiglia,
le arti meccaniche trovano la loro comunione nei sodalizi, la
unzione divina costituisce la fratellanza tra i re e i vescovi, i voti e
le regole introducono la fratellanza negli ordini sacri;
così non può mancare la fratellanza nobile e generosa tra
uomini della scienza e della luce, giacché Iddio stesso è detto
Padre dei lumi" [4].
Come vedremo Johann Valentin Andreae (1586-1654),
specialmente ne Le nozze chimiche di Christian Rosencreutz, (1459), usa
spesso la dicitura "il padre della Luce"[5] in luogo di Dio o Creatore.
Nel 1620 verrà pubblicato a Londra, da Francesco Bacone, Lord
Cancelliere d'Inghilterra, l'Instauratio magna nel cui frontespizio si
vede una nave che a vele spiegate, su un mare tempestoso, sta
attraversando le colonne d'Ercole e più sotto la citazione dal Libro di
Davide "Multi pertransibunt et augebitur scientia…", e nel 1623 nella
Nuova Atlantide (pubblicata postuma nel 1627) si narra che:

"… il re …emanò il seguente decreto: ogni dodici anni due navi
equipaggiate dovevano salpare da questo regno per due diversi
viaggi e in ciascuna ci doveva essere una missione di tre Soci, o
Fratelli, della casa di Salomone, il cui unico scopo era quello di
informarci sugli affari e sulla condizione dei paesi ai quali erano
designati e soprattutto sulle scienze, sulle arti, sulle opere e sulle
invenzioni di tutto il mondo e inoltre di riportarci libri, strumenti
e campioni di ogni tipo. Le navi dovevano ritornare quando
avevano sbarcato i fratelli che restavano all'estero fino ad una
nuova missione … in questo modo, noi istituiamo un commercio
non per procacciarci oro, argento o gioielli, né le sete o le spezie o
qualsiasi altro vantaggio materiale, ma soltanto la prima creatura
di Dio: la Luce; per essere illuminati - voglio dire - sullo sviluppo
dì tutti i paesi del mondo" [6].
La solidarietà fraterna rende possibile questo viaggio, il quale ha
come solo obiettivo l'accrescimento del sapere che è l'unico modo per
ottenere il potere sull'universo accessibile e raggiungibile dall'uomo;
ovvero il progresso scientifico avvicina sempre più alla realizzazione di
quel regnum hominis dove abita e governa la Luce.
Bacone fa proprio questo concetto biblico sul quale costruirà tutta
la sua filosofia della natura, perché Dio, come dice San Giacomo nella
Lettera I, 17, viene detto Padre dei lumi e la fratellanza del sapere
diverrebbe una fraternità di scienza e di luce. Con queste parole,
difatti, egli termina il Novum Organon:

"Egli, infatti, per il peccato, cadde dal suo stato di innocenza e
dal dominio sulle creature. Entrambe le cose si possono
recuperare, almeno in parte, anche in questa vita: la prima, con la
religione e la fede; la seconda, con le arti e le scienze" [7].
Verso la Confraternita della Luce
La realizzazione di una confraternita della luce sarà quello che
cercheranno di fare i due manifesti rosacrociani, la Fama del 1614 e la
Confessio del 1615, e cioè la creazione di una fratellanza di uomini
dotti di tutta Europa riuniti attorno ad una comune religione cristiana
e ad una solidarietà del sapere ottenuta mediante lo scambio
vicendevole di tutte le conoscenze:

"…dichiariamo veramente e sinceramente di professar la fede in
Cristo - dice la Confessio - di condannare il papa, di essere dediti
alla vera filosofia, di condurre una vita cristiana e che ogni giorno
esortiamo, preghiamo e invitiamo molti altri, e precisamente
coloro ai quali si è manifestata come a noi la luce divina, ad
aderire alla nostra Confraternita" [8].
Come non credere, di conseguenza, ad una umanità finalmente
liberata dai mali e dai bisogni? I1 segno dell’utopia pare essere quasi il
distintivo dell’epoca dove aleggia l’idea che la riforma del mondo deve
necessariamente venire, di lì a poco, per opera di un collegio
scientifico.
E sono molti a pensarla così, prima e dopo 1'apparizione dei R.C.
Il movimento rosacrociano si manifestò e si evidenziò pubblicamente in
tutta Europa nel 1614 con la Fama, si consolidò nel 1615 con la
Confessio, si rese stabile nel 1616 con Le nozze chimiche di Christian
Rosenkreutz di Johann Valentin Andreae [9], ma da questa data
incominciò il suo indebolimento, per quanto moltissimi dotti di tutta
Europa non solo lessero e reputarono le idee della Confraternita degli
Invisibili degne di attenzione, ma ne furono fortemente attratti, a
diverse ragioni, ancora per almeno un decennio.
La Fama fraternitatis
Il titolo completo della Fama Fraternitatis è il seguente: "Riforma
universale e generale dell'intero universo. Oltre alla Fama Fraternitatis
dell'Onorevole Confraternita della Rosa-Croce, dedicata a tutti gli
uomini dotti e ai sovrani d'Europa, una breve risposta inviata dal signor
Haselmeyer, il quale per questo motivo è stato gettato in prigione dai
Gesuiti e incatenato su una galera. Ora data alle stampe e resa nota a
tutti i cuori sinceri. Stampata a Kassel da Wilhelm Wessel, anno 1614".
[10]
Si tratta di uno scritto diviso in quattro parti, preceduto da
un'illustrazione rappresentante un'ancora sulla quale si attorciglia il
serpente di Mercurio, contenente:
1.
2.
3.
4.
Una epistola al lettore violentemente antigesuitica.
Una traduzione del Ragguaglio LXXVII dei Ragguagli di
Parnaso di Traiano Boccalini edito a Venezia nel 1612, ma non
citato, per cui questa parte - quasi interamente copiata - viene
detta Generale riforma dell'universo.
La Fama, una lettera aperta che contiene la vita e la dottrina del
mitico Christian Rosencreutz e dei suoi Fratelli, assieme agli
ammaestramenti della Confraternita e alle loro istruzioni ai
lettori.
La Risposta di Adam Haselmayer, una specie di breve
compendio in chiave apocalittica del catechismo e del credo
rosacraciano sulla venuta dello Spirito.
Il testo più discusso fu naturalmente la Fama, contenente la vita
di Christian Rosencreutz e le regole dell'ordine della Rosa-Croce:

"Convennero di comune accordo su questi punti: 1) Non
avrebbero esercitato altra professione che quella di curare i
malati, e ciò gratuitamente. 2) Non avrebbero indossato alcun
abito particolare, imposto dalla Confraternita, ma il costume del
paese. 3) Ogni anno, nel giorno C, si sarebbero incontrati nella
Casa dello Spirito Santo, o avrebbero comunicato la causa della
loro assenza. 4) Ogni fratello avrebbe scelto una persona degna
che, dopo la sua morte, potesse succedergli. 5) La parola RosaCroce sarebbe stata il loro unico suggello e segno distintivo. 6) La
Confraternita sarebbe rimasta segreta per cento anni e la scoperta
del sepolcro nel 1604, il segnale della "riforma generale delle cose
divine e umane".
Questa opera termina con la dichiarazione che la Confraternita è
cristiana nella "forma chiara e più pura, venuta recentemente alla
luce, particolarmente in Germania" (ossia evangelica e luterana),
e pratica i due sacramenti, battesimo ed eucaristia, ossia segue la
liturgia di Augusta; in politica crede nel Romano Impero e nella
Quarta Monarchia (il regno di Dio). Alla fine è detto "… se per
ora non abbiamo rivelato i nostri nomi, né quando c'incontriamo,
tuttavia verremo senz'altro a sapere l'opinione di tutti, in
qualunque lingua sia espressa; e chiunque ci farà pervenire il suo
nome potrà conferire con uno di noi a viva voce, o, se vi fosse
qualche impedimento, per iscritto." [11]
L'invito iniziale a prestare attenzione ad uno squillo di tromba ci
ricorda l'Iconologia di Cesare Ripa, edita con le figure del Cavalier
d'Arpino, a Roma nel 1603, che ci presenta la Fama come: "Donna
vestita d'un velo sottile succinto à traverso, raccolto a meza gamba. che
mostri di correre leggiermente, haverà due grand'ali, sarà tutta pennata.
& per tutto vi saranno tant'occhi, quante penne, & tra. questi vi saranno
molte bocche & orecchie, nella destra mano terrà una tromba, così la
descrive Vírgilio" [12].
La Confessio
La Confessio del 1615, anch'essa di autore anonimo, è ricalcata e
conformata alla Confessio augustana di Melantone ed è divisa in una
serie di argomenti numerati. Il suo titolo è: Secretioris philosophiae
consideratio brevis a Philippo da Gabella, philosophiae st [studioso?]
conscripta, et nunc primum una cum Confessione Fraternitatis R. C. in
lucem edita Cassellis, excudebat Guilhelmus Wessellius III.mi Princ.
typograpbus. Anno post natum Christum MDCXV ed ha sul verso del
frontespizio la citazione del Genesi 27: De rore Caeli et pinguedine
terrae det tibi Deus.
Il che fa pensare ad una doppia etimologia: rosa-crux e ros-crux
(rosa o rugiada), per cui Michael Maier, che pubblica nel triennio 161618, a Oppeneim, le sue opere rosacrociane[13] in una di esse dice:

"…usano il segno delle due lettere R.C. in conformità alle
prescrizioni del loro ordine ... come un simbolo che ciascuno può
interpretare secondo la propria idea. Ma non appena la
Confraternita si manifestò con i suoi scritti, subito uno zelante
interprete spiegò R.C. con Rosen Creutz. Da allora ci si attenne a
questa versione sebbene i Confratelli stessi abbiano affermato in
scritti successivi di essere chiamati a torto rosacrociani, poiché
le lettere R.C. designano il nome del loro primo fondatore solo
simbolicamente." [14].
L'opera contiene:
1.
2.
3.
La Consideratio brevis di Filippo da Gabella, dedicata a Bruno
Carolus Uffel, in nove capitoli, seguita da una preghiera.
La prefazione alla Confessio.
La Confessio Fraternitatis R. C., ad eruditos Europae, in
quattordici capitoli che è la continuazione della Fama.
La Secretioris philosophiae consideratio brevis si fonda sulla
Monas hieroglyphica di John Dee (1527-1608)[15] in gran parte
tradotta quasi alla lettera. Si tratta dell'opera più nota (1564) del più
celebre filosofo ermetico, astrologo, mago, spiritista, ma anche teologo,
matematico, geografo ed esperto di arti meccaniche dell'epoca
elisabettiana; ossia colui che al meglio rappresentava l'ideale
rosacrociano del dotto o del mercante della Luce.
E difatti Heirich Khunrath, nel 1609 ad Hannover pubblicherà
l'Anfhitheatrum sapietiae aeternae[16], un'opera che dal suo titolo è
"cristiana, cabalistica, magica, fisica, chimica ed ermetica" e riporta
tutto il frasario e l'oscura e misteriosa parlata dei prossimi manifesti.
La Confessio si apre con una visione apocalittica dove sono
promessi, con grandi squilli di tromba, tutti gli arcani e i misteri che
solo la Confraternita sa leggere nei segni del tempo come le nuove stelle
apparse nel Serpentario e nel Cigno[17] (1604 l'anno in cui venne
ritrovato il sepolcro di Rosenkreutz), dedicata a tutti gli uomini e non
solamente ai dotti e infatti:

"…. Cosí, anche se noi siamo in grado di arricchire l'universo
intero, instillargli sapere e liberarlo da innumerevoli miserie, non
ci riveleremo ad anima viva, se Dio non lo approva; colui che
pensa di ottenere beneficio e partecipare delle nostre ricchezze e
del nostro sapere, senza e contro la volontà di Dio, perderà la sua
vita nel cercarci e ricercarci anziché trovarci e raggiungere
l'ambita felicità della Confraternita della Rosa-Croce"[18].
Johann Valentin Andreae, difensore del
cristianesimo,
in pieno coinvolgimento con le vicende
rosicruciane
Nel 1616 Johann Valentin Andreae pubblicò Le nozze chimiche di
Christian Rosenkrèutz che definì come ludibrium, termine che molti
lessero come scherzo o facezia.
Se i termini ludus, jeu, play, gioco ..., fossero assunti entro una
dimensione semanticamente più ampia dell'univoco termine che sta per
burla, divertimento o passatempo, e il loro ambito di significato si
estendesse dal teatro medievale [19] e ai giochi di guerra dove due
contendenti sono spiegati in ordine di battaglia, potremmo capire
meglio anche il ludibrium del serissimo J. Valentin Andreae.
Egli era il nipote di Jacob, detto il Lutero del Württemberg. il
negoziatore nel 1577 del concordato fra le città protestanti, e figlio di
Johann un pastore interessato alle scienze occulte. Il giovane J.
Valentin si interessò in gioventù alla letteratura teatrale (il termine
ludus lo conosceva bene), all'astronomia matematica (il suo insegnante
è Maestlin, il maestro di Keplero), all'ottica e alla filosofia.

Nel 1604 egli sostiene nella sua Vita ab ipso conscripta, di avere già
composto una prima versione de Le nozze chimiche sotto forma di
un'invenzione teatrale, una cosa di poco conto e quindi non un
ludus, ma un ludibrium.
Nel 1607-8 viene coinvolto in due scandali: uno, cui egli non
c'entra per niente, di carattere licenzioso, l'altro di tipo ideologico e
morale che lo fecero allontanare dalla università di Tubinga e lo
obbligarono a girare per l'Europa: Strasburgo, Parigi, Losanna, Ginevra
… dove conobbe e apprezzò il calvinismo e dalla sua autobiografia
sappiamo che allora ebbe la chiamata per la sua missione: juvare res
christiana[20].
Tornò nel Württemberg nel 1614 dove diventa pastore a
Vaihingen e si sposò.
Fu proprio durante gli il biennio 1614-1616 che partecipò, ma
non da solo, all'avventura dei Rosa-Croce e di cui fu il principale
ideatore:

"Era il problema del cristianesimo che mi stava a cuore e che io
tentavo di risolvere con tutti i mezzi; e siccome non potevo
farlo per la via maestra, tentai di farlo mediante sotterfugi e
pagliacciate, per niente mosso, come è parso a certuni, da intenti
beffardi, ma ricorrendo a mezzi molto usati da persone pie, nel
senso che con delle facezie e un'accattivante malizia perseguivo
uno scopo serio e inculcavo [nel lettore] l'amore per il
cristianesimo."[21]
Però, già nel 1616, si accorse che questa non era la strada più
adatta e quindi attaccò la Confraternita dichiarandola una farsa, una
buffonata, una ridicolaggine, ma ormai tutta Europa era convinta del
contrario.
Alcuni, come il chimico Andreas Libau (Libavius) [22] o il
filosofo Tommaso Campanella [23], si scagliano contro i due
manifesti fra 1615 e il 1620, ma ciò che ci fa pensare è che fu proprio
Johann Valentin Andreae a diventare il più spietato dei nemici del
ludibrium curiosorum, (come lo chiama nel Menippus,1615) [24]
assieme agli amici del cenacolo di Tubinga:
Christoph Bezold, Tobias Adami, Wilhelm Wense, Comenio …
Nella Mythologia christiana, Strassburg, 1619 parla di un personaggio
incognito che ha dato origine a questa finzione ingegnosa fra i sapienti
e nello stesso anno, nella Turris Babel, scrive che di Confratelli della
R.C egli crede che non ne esistano [25].
… … già fra il 1615 e il 1620 vengono pubblicate molte opere di
studiosi tedeschi, accusati di essere oltretutto gli autori dei manifesti,
fortemente dissenzienti con questi e, per di più, Johann Valentin
Andreae nel 1617-1618 pubblica le sue opere più fortemente critiche e
fonda la vera "Societas christiana"… …
Nella Christianopolis del 1619, un'opera importantissima fra
quelle del filone "utopia" (e sta fra le contemporanee: La Città del Sole
di Campanella, la Nuova Atlantide di Bacone e la Nova Solyma di
Samuel Gott ) si legge

"Una certa Confraternita (a parer mio, si tratta di uno scherzo,
ma secondo i teologi è una questione seria ... ) promise ... le cose
piú grandi ed insolite, proprio quelle cose che gli uomini
generalmente desiderano; diede anche la straordinaria speranza
di emendare la corruzione dell'attuale stato di cose e ...
l'imitazione degli atti di Cristo. Quale confusione tra gli uomini
abbia fatto seguito a questa notizia, quale conflitto fra i dotti,
quale agitazione, quale scalpore e scompiglio di impostori e
truffatori, è inutile descrivere ... "[28].
Il fenomeno rosacrociano
si sposta a livello di mistica cristiana
Certo che molti sapienti ci credettero e fecero in modo di mettersi
in contatto con i fratelli invisibili. Ma la formazione delle "Unioni o
Società Cristiane" prima della elezione di Ferdinando di Stiria a re di
Boemia e a Imperatore del Sacro Romano Impero (ossia anteriormente
allo scoppio della guerra dei Trenta Anni) sposta tutto a livello di
mistica cristiana toglie ogni freccia al summenzionato arco che vuole
che i Rosa-Croce fossero un movimento politico.
Nel triennio dal 1617-1619 [29] Robert Fludd scrive un trattato
apologetico e un altro teologico-politico in difesa dei Rosa-Croce, oltre
che la storia metafisica, fisica e tecnica dei due cosmi ossia la sua opera
maggiore, e Michael Maier nel 1618 editerà, con l'Atalanta fugiens, un
breve trattato e un' apologia sui Rosa-Croce [30]. Essi sono due fra gli
uomini colti dell'epoca che, benché negassero di appartenere alla
Confraternita, la difesero e cercarono con ogni mezzo di entrarne a far
parte, ma ad essi capitò come a tutti gli altri (cioè a tutti coloro che
cercarono di mettersi in contatto con la R.C.) non riuscirono perché o
non esisteva alcuna Fraternità, o forse erano così celati, nascosti,
sottratti alla vista anzi invisibili, che ogni sforzo di trovarli fu invano.
Cartesio presunto rosacroce
Nella biografia di Cartesio [31] si leggono le seguenti vicende da
cui se ne potrebbe ricavare un romanzo avvincente e suggestivo, ma, è
ovvio, assolutamente privo di validità o verità storica.
Egli fu introdotto fra i Rosa-Croce nel 1620 dal matematico
Johann Fullhaber (1580-1635) e in seguito fu accettato nella R.C. cioè
con il nome di Renato Cartesio (ma lui ha sempre firmato con Renè
des Cartes); alla fine del XVII secolo egli non è per nulla defunto, ma
vivrà ancora molti secoli e, avendo deciso di ritirarsi in solitudine
presso i Lapponi, iniziati nelle scienze magiche, si consacrò alla
direzione della Confraternita Rosa-Croce" [32].
Le uniche notizie certe sono le seguenti: il ventiquattrenne
Descartes nel 1618 si reca in Olanda, si arruola nell'esercito del principe
Maurizio di Nassau e conosce il grande matematico Isac Beeckman; nel
1619 va in Germania assoldato fra le truppe del duca di Baviera, ma del
tutto indifferente alla politica:

"Sentì sorgere dentro di sé l'impeto di un'emulazione per cui fu
tanto più toccato da quei Rosa-Croce, poiché ne aveva appreso
l'esistenza nel suo momento di maggiore travaglio rispetto agli
strumenti,che si devono adottare nella ricerca della verità".
Nell'inverno del 1619 li cercò, ma "poiché ignorava la regola che
prescriveva di celare la loro identità davanti al mondo …tutte le
sue pene e la sua curiosità furono inutili, e non riuscì a trovare
un sol uomo che dichiarasse di appartenere a quella
confraternita o che almeno lo facesse supporre".
E quindi, come sappiamo, passò poi l'inverno a riscaldarsi
accanto a una stufa. immerso in profonde meditazioni, sfociate nel
sogno del 10 novembre.
Nel 1620: "Si sentì in dovere di contattare qualcuno di questi
nuovi sapienti per poterli conoscere personalmente e discutere con loro"
e difatti viene in contatto con Johann Fullhaber [33] con il quale parlerà
solo di geometria.
I fratelli della Rosacroce
fanno soggiorno visibile ed invisibile
Nel 1623 quando a Parigi vennero affissi dei volantini che
riportavano

"Noi, deputati del Collegio principale dei fratelli
della Rosa-Croce, stiamo facendo soggiorno
visibile e invisibile in questa città per grazia
dell'Altissimo, a cui si rivolgono i cuori dei giusti.
Riveliamo e insegniamo senza libri né segni come
parlare le lingue dei paesi dove vogliamo essere, e
come trarre gli uomini dall'errore e dalla morte." [34]
Immediatamente partì la caccia alle streghe e uscì un libello
anonimo dal titolo "Gli orrendi patti stretti fra Satana e i presunti
Invisibili” che iniziava con

"Noi, deputati del Collegio di Rosa-Croce, annunciamo a tutti
coloro che vorranno entrare nella nostra Società e
Congregazione, che saranno istruiti nella perfetta conoscenza
dell'Altissimo, nel cui nome quest'oggi ci riuniremo, e li
renderemo come noi da visibili invisibili e da invisibili visibili, e
saranno trasportati in tutti i paesi stranieri in cui vorranno
andare. Ma avvertiamo il lettore desideroso di acquisire tali
meravigliosi poteri, che noi conosciamo i suoi pensieri, che se
desidera vederci per sola curiosità, non riuscirà mai a comunicare
con noi; ma se vuole veramente essere iscritto sul registro della
nostra confraternita, noi che possiamo giudicare i suoi pensieri,
gli mostreremo la veracità delle nostre promesse, a tal punto che
non indicheremo il luogo della nostra dimora, poiché i pensieri
uniti alla volontà sincera del lettore potranno svelarci a lui e lui a
noi" [35].
Quando Cartesio arrivò a Parigi proprio in quell'anno:

" …da alcuni giorni si parlava a Parigi dei Fratelli della RosaCroce, che aveva cercato invano in Germania durante l'inverno
del 1619 e cominciava a circolare la voce che egli fosse affiliato
alla Confraternita. Descartes fu tanto più sorpreso da questa
notizia in quanto ciò non si accordava con il suo carattere, né con
la tendenza, sempre manifestata, a considerare i Rosa-Croce
impostori e visionari. A Parigi erano chiamati gli Invisibili … - <e
quindi>- …Descartes avrebbe potuto avere conseguenze
incresciose sulla sua reputazione, se si fosse nascosto o fosse
vissuto appartato in città, come era stato solito fare durante i suoi
viaggi. Ma egli confuse coloro che volevano valersi di questa
coincidenza per dare fondamento alla loro calunnia. Si mostrò
dovunque a tutti e soprattutto ai suoi amici, a cui non occorreva
altro argomento per persuadersi che egli non era membro della
Confraternita dei Rosa-Croce o Invisibili; e si valse dello stesso
argomento - la loro invisibilità - per spiegare ai curiosi come mai
non fosse riuscito a trovane neanche uno in Germania" [36].
E ne aveva ben donde. Nel 1624, il gesuita, padre François
Garasse, così tuonava in modo inappellabile sui Rosa-Croce:

"Tutte queste affermazioni, alcune enigmatiche, altre temerarie,
alcune eretiche, altre sospette di stregoneria, ci fanno supporre
che la sedicente Confraternita non sia così antica come vuole far
credere, che anzi sia una giovane ramificazione del
Luteranesimo, contaminato per opera di Satana da empirismo e
magia, al fine di ingannare più facilmente gli animi volubili e
curiosi."[37]
Da quel momento il ludibrio si trasformerà in burla, insulto o
peggio ancora eresia. Tutto finì nel secolo successivo nella
costituzione di società segrete e confessioni massoniche che durano
ancora oggi e si rifanno ai R.C, reperendo (leggi inventando) un
considerevole e cospicuo numero di documenti.
"Nella storia - mi si faccia citare Karl Marx - ciò che
per la prima volta compare sotto forma di tragedia, la
seconda volta ricompare sotto forma di farsa".
NOTE
[1] Lynn Thorndike, Novità e innovazione nella scienza e nella medicina del
Seicento (a cura di Philip P. Wiener e Aaron Noland) in "Le radici del pensiero
scientifico", Feltrinelli Editore, 1971, pagg. 459-473
[2] Fama Fraternitatis o Rivelazione della Confraternita del nobilissimo Ordine
della Rosa-Croce in Frances Amalia Yates, L'illuminismo dei Rosa-Croce,
Appendice", Einaudi Editore, Torino, 1976. p.283
[3] ibidem
[4] F. Bacon, The Advancement of Learning, II, dedica a Giacomo 1, p. 13 (cfr.
De augmentis scientiarum, la versione latina posteriore), in Opere filosofiche, a
cura di Enrico de Mas, Laterza, Bari, 1965, vol. II, p. 84).
[5] Johann Andreae, Valentin, Chymische Hochzeit Chrístiani Rosencreutz: Anno
1459, Strassburg, Zetzner, 1616 (trad. it., Le nozze cbimicbe di Christian
Rosencreutz, Anno 1459, Atanòr, Roma, 1975 o Milano, Studio Editoriale, 1987).
[6] Francesco Bacone, La Nuova Atlantide, Armando Editore, Roma,1998 p. 75
[7] Francesco Bacone, Novum Organon, Bompiani, Milano, 2002, p.531
[8] Confessio Fraternitatis o Confessione dell'encomiabile Confraternita dello
stimatissimo Ordine della Rosa-Croce a tutti i dotti d'Europa in "Frances Amalia
Yates, L'illuminismo dei Rosa-Croce, Appendice", Einaudi Editore, Torino, 1976.
p.303
[9] Andreae, Johann Valentin, Chymische Hochzeit Christiani Rosencreutz: op.cit
Cfr: Johann Valentin Andreae, (Andreas de Valentia), Turbo, sive moleste et frustra
per cuncta divagans ingenium, in theatrum productum, Helicone juxta Parnassum,
1616; Verae unionis in Christo Jesu Specimen, s.l. (Norimberga), 1628.; Fama
Andreana reflorescens, sive Jacobi Andrrae... vita..., Strassburg, Reppius, 1630.
Summa doctrinae christianae trigemina ex Matthiae Hafenrefferi locis communibus
contracta, Lüneburg, 1644; Vita ab ipso conscripta, ex autographo primum, a cura
di F.H. Rheinwald, Berlin, Schultze, 1849 (per il testo tedesco cfr. Seybold (a cura
di), "Selbstbiographie Johann Valentin Andreás, aus dem Manuskript übersetzt", in
Selbstbiographien berümter Männer, vol. II, Winterthur, Steiner, 1799.)
[10] Fama Fraternitatis op. cit. cfr Paul Arnold, Historie des Rose-Croix, Paris,
1955
[11] ibidem
[12] Cesare Ripa, Iconologia … Appresso Lepido Facij, Roma, 1603, cfr
Iconologia, a cura di P.Buscaroli, Editori Associati s.p.a, TEA Arte, Milano, 1992,
pag. 124
[13] Lusus serius quo Hermes sive Mercurius rex mundanorum omnium sub
bomine existentium... judicatus et constitutus est, Oppenheim, 1616.; Silentium
post clamores, hoc est tractatus apologeticus, Frankfurt, 1617; Symbola aureae
mensae duodecim nationum, Frankfurt, 1617; Themis aurea, hoc est De Legibus
Fraternitatis R.C. tractatus, Frankfurt, Nicolas Hoffman, 1618; Atalanta fugiens,
Oppenheim, 1618.
[14] Themis aurea, op cit. cap. XVI
[15] Peter J.French, John Dee The word of Elizabethan Magus, Routldege &
Kegan Paul.
London, 1972
[16] Heirich Khunrath, Anfhitheatrum sapietiae aeternae solius verae christianocabalisticum, divino-magica, phisico-chymicum, tertriunum-catholicon,
Hannover, 1609
[17] Johannes Kepler, Gesammelte Werke, Munchen, ed. M. Caspar, 1937 sgg, De
stella nova in pede Serpentarii; De stella incognita Cygni, vol. I, pp. 146 sgg.
[18] Confessio Fraternitatis op cit., p.304
[19] cfr. i vari Ludus de Nativitate, de Antichristo ...., il Jeu d'Adam, de Saint
Nicholas etc... del teatro medievale
[20] Vita ab ipso conscripta, ex autographo primum, a cura di F.H. Rheinwald,
Berlin, Schultze, 1849
[21] Seybold (a cura di), "Selbstbiographie Johann Valentin Andreás, aus dem
Manuskript übersetzt", in Selbstbiographien berübmter Männer, vol. II, Winterthur,
Steiner, 1799.
[22] Andreas Libau, (Libavius), Analysis confessionis fraternitatis de Rosea Cruce,
Frankfurt, 1615. Appendix necessaria syntagmatis arcanorum chymicorum... V.
Amonitio de regulis novae rotae seu harmonicae sphaerae Fratrum de Societate
Roseae Crucis juxta famae editae indicem, Frankfurt, 1615
[23] Tommaso Campanella, Von der Spanischen Monarchy,1623, Anhang (ma
composta in italiano fra il 1600 e il 1620): "Nel momento in cui questo fantasma fu
lanciato in Europa, nonostante la Fama e la Confessio testimonino chiaramente in
più punti che si tratta solo del gioco senza importanza di uno spirito ozioso ... in
ogni paese perfino uomini molto sapienti e devotissimi si sono lasciati ingannare al
punto di offrire i loro servigi e il loro impegno, talvolta sottoscrivendo con il loro
nome." p. 48.
[24]Johann Valentin Andreae, Menippus, sive Dialogorum satyricorum centuria
inanitatum nostratium speculum, Helicone juxta Parnassum, 1617
[25] Johann Valentin Andreae , Turris Babel, sive judicíorum de Fraternitate
Rosaeae Crucis chaos, Strassburg, Zetzner 1619:
[26] op cit pag 220
[27] Invitatio ad Fraternitatem Christi, Strassburg, Zetzner, 1617 e 1629 (prima
parte), 1618 e 1628 (seconda parte); Mythologia christiana, Strassburg, 1619;
Reipublicae Chiistianopolìtanae descriptio, Strassburg, Zetzner, 1619; Turris Babel,
sive judicíorum de Fraternitate Rosaeae Crucis chaos, Strassburg, Zetzner 1619:
Civis Christianus, sive Peregrini quondam errantis restitutiones, Strassburg,
Zetzner, 1619;
[28] F. E. Held, Christianopolis, An Ideal State of the Seventeentb Century, Oxford
1916.
[29] Fludd, Robert, Tractatus apologeticus integritatem societatis de Rosea Cruce
defendens, Leiden, 1617, Tractatus theologo-philosophicus in libros tres distributus
quorum I. de vita; Il. de morte; III. de resurrectione... sapientiae veteris fragmenta
collectae .fratrbusque a Cruce Rosea dictis dedicata, Oppenheim, 1617 e
Utriusque cosmi, majoris et minoris, metaphysica, physica atque technica historia,
Oppenheirn, 1617-1621
[30] Maier, Michael, Lusus serius quo Hermes sive Mercurius rex mundanorum
omnium sub bomine existentium... judicatus et constitutus est, Oppenheim, 1616.
Silentium post clamores, hoc est tractatus apologeticus, Frankfurt, 1617. Symbola
aureae mensae duodecim nationum, Frankfurt, 1617. Themis aurea, hoc est De
Legibus Fraternitatis R.C. tractatus, Frankfurt, Nicolas Hoffman, 1618.
[31] Adrien Baillet, La vie de M. Des Cartes, Hortemels, Paris, 1691. Cfr. René
Descartes
(Cartesio), Oeuvres complètes, edizione a cura di Charles Adam e Paul Tannery,
Paris,
1891-1912.
[32] Daniel Huet, Nouveaux mémoires pour servir à l'Histoire du cartèsianisme,
Paris, 1692 cfr. Adrien Baillet op. cit . 452-453: "L'abate Picot era così convinto che
egli possedesse il segreto della longevità che avrebbe giurato che ... salvo una causa
esterna e violenta sarebbe vissuto cinquecento anni, possedendo l'arte di vivere per
molti secoli". Cfr Lettera a Huyghens, in Correspondence of Descartes and
Constantyn Huyghens, Oxford 1926, p. 63 e R. Descartes, op. cit., vol. I, p. 507
:"… mi sembra evidente che se evitassimo soltanto alcuni degli errori che di solito si
commettono nel condurre una normale esistenza, potremmo già riuscire a
raggiungere una longevità molto maggiore e più felice di quanto non accada oggi".
[33] Adrien Baillet, op. cit p. 67-107
[34] Gabriel Naudé, Instruction à la France sur la vérité de l'histoire des Frères de la
Roze
Croix, Paris, 1623, p. 27
[35] Effroyables pactions faites entre le Diable ei les prétendus Invisibles, Paris,
1623, p. 16.
[36] Adrien Baillet op.cit.pp. 106-8
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