1 Pubblicazione del Patriarcato Siro Ortodosso di Antiochia e di tutto l’Oriente Damasco – Siria 2015 Prefazione Il seguente testo è stato realizzato in diverse lingue dalla “Commissione Genocidio”, ovvero il Comitato Patriarcale della Chiesa Siro Ortodossa d’Antiochia. Il sottoscritto, Padre Abramo Unal, Arciprete della diocesi del Ticino (Svizzera), è stato il promotore della traduzione del presente testo nella lingua italiana, in modo da permettere anche ai lettori italofoni di poter conoscere le vicende del Genocidio. Ringrazio ufficialmente il Consiglio Parrocchiale e il Centro Culturale Aramaico di Lugano, che hanno appoggiato la realizzazione di tale progetto. Lugano, 24.04.2015 2 Comitato Patriarcale per la commemorazione del centenario del Genocidio Sayfo: Mor Justinos Boulos Safar, Vicario Patriarcale a Zahleh e Bekas Mor Dionysius Jean Kawak, Assistente patriarcale Mor Nicodemus Daoud Sharaf, Arcivescovo di Mosul e Environs Rev. Fr. Elias Gergess, Parroco dell’Arcidiocesi del Monte Libano e Tripoli Rev. Fr. Joseph Bell, Secondo Segretario Patriarcale e Direttore Ufficio Media Rev. Fr. Luka Awad, Parroco dell’Arcidiocesi di Homs, Hama e Environs Sig. Habib Afram, Presidente dell’Alleanza Siriaca in Libano Signora Layla Latti, Sindaco di Bauchrieh, Monte Libano Signor Badri Abdayem, Uomo d’affari di Zahlen Signor Louay Oussi, Avvocato di Damasco Autori: Rev. Fr. Luka Awad Signor Mounzer Obeid Traduzione Inglese: Dr. Theodore Issa Revisione della Traduzione inglese: Rev. Fr. John Meno Traduzione Siriaca: Rev. Fr. Roger-Youssef Akhrass 3 Rev. Fr.Zeytoun Sawmeh Rev. Dayroyo Antonios Gharib Revisione della traduzione Siriaca: Rev. Fr. Joseph Bali Traduzione Italiano: Giovanna Laporta Revisione della traduzione italiana: Padre Abramo Unal Tony Urek www.sayfosyriacgenocide.org Facebook/Sayfo 1915-2015 E-mail:[email protected] 4 Estendiamo la nostra benevolenza apostolica, le preghiere e i saluti al nostro amato fratello, Sua Beatitudine Mor Basilius Thomas I, Catholicos d’India, alle loro Eminenze i Metropoliti, ai nostri figli spirituali: reverendi corepiscopali, reverendi preti, monaci, suore, diaconi e diaconesse e alla comunità siro-ortodossa presente nel mondo. Possa la divina provvidenza abbracciarvi tutti attraverso l’intercessione della Vergine Maria, Madre di Dio, San Pietro, gli apostoli, i santi e i gloriosi martiri. Amen. “Chi ci separerà dunque dall’amore di Cristo? Sarà forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo o la spada?” (Romani 8:35) Il 2015 segnerà il primo centenario commemorativo del genocidio del nostro popolo siriaco-aramaico, noto come “Sayfo”. Agli albori del 20.mo secolo, durante l’Impero Ottomano, i nostri antenati furono trucidati. Oltre mezzo milione di Siriaci (Aramei) fu massacrato, con Armeni e Cristiani, i sopravvissuti furono allontanati dalle loro case, terre e proprietà vennero confiscate, le dignità violate e calpestate. Molti furono costretti ad abiurare la propria fede e il proprio credo, le Chiese vennero ridotte in stalle, ristoranti o fabbriche. Lo scopo di tali atrocità era cancellare il benché minimo segno della presenza cristiana nella regione e di saccheggiarne proprietà e ricchezze. Siamo diventati, di fatto, figli dei martiri d’Oriente, dove noi, i Siriaci, abbiamo da sempre contribuito allo sviluppo della civiltà, della cultura, della fede; noti per il grande amore che nutriamo verso la scienza, il progresso e la forte determinazione che ci contraddistingue a dispetto di tutte le tragedie vissute. 5 Questi tragici eventi furono perpetrati dallo Stato Ottomano ma non solo, macchiando così la Regione di sofferenza e miseria. Il nostro vicino colpì il proprio vicino Cristiano a morte, esponendolo al massacro e alla persecuzione senza alcuna motivazione o giustificazione. Il popolo Siriaco divenne noto per aver sopportato storicamente le tragedie e per essere stato vittima di cospirazioni e complicità in una persecuzione organizzata atta a sopprimerlo e annichilirlo. È passato un secolo dal genocidio “Sayfo”, ma le ferite sanguinano ancora. A testimonianza del suo martirio, la Chiesa Siro Ortodossa s’impegna a prendere una posizione storica e a risvegliare la coscienza dell’Umanità che langue in un sonno profondo, incurante del fatto che colui che tace la verità si rende a sua volta complice di quest’orrore. La Chiesa ha fatto suo il compito di ricordare al mondo uno dei più efferati e crudeli crimini del 20.mo secolo. Questo genocidio non svanirà dalla memoria umana fintanto che anche un solo individuo getterà luce negli occhi di chi non vuole vedere e parole in orecchie di chi non vuole sentire, lo scopo è risvegliare dall’oblio e dal torpore la Comunità Internazionale. Possiamo ignorare un genocidio che ha costituito la ragione primaria dello “sradicamento” dalla nostra Terra, che ha distrutto le nostre Chiese e violato il nostro onore e la nostra dignità? Dopo 100 anni assistiamo ancora a morte e distruzione, i Cristiani sono nuovamente nel mirino e pare non vi siano accordi internazionali né leggi adeguate a protezione e tutela dei diritti umani dei Cristiani. Non da ultimo sembra che il mondo non provi pietà o semplicemente non provi interesse. Ogni crimine perpetrato è più atroce del precedente. 6 Quanto poco sono cambiate le cose dai tempi di Safyo. L’estate scorsa gli abitanti di Mosul sono stati costretti ad allontanarsi dalla loro città e gli abitanti dei villaggi situati nella piana di Ninive cacciati dalla Terra dei loro Padri. Il popolo Siriaco si trova ancora una volta a vagare errante alla ricerca di un luogo ameno dove fermarsi, cercare riparo e mettere radici per una vita all’insegna della pace e della sicurezza. La nostra comunità in Siria vive le atrocità della guerra. Decine di migliaia hanno lasciato il Paese diventando dei rifugiati in varie parti del mondo. A dispetto di tutto ciò, noi speriamo ancora in un domani più sereno, dove la verità possa trionfare, la menzogna essere scoperta e sconfitta e dove si possa ricominciare ad adorare e lodare liberamente il nostro Dio nella nostra Terra, la culla della nostra civiltà. Non abbandoneremo mai la nostra fede, una fede che ci è stata affidata. Crediamo alle parole del nostro Signore Gesù Cristo che ha detto: “Abbiate coraggio, poiché io ho vinto il mondo.” (Giovanni 16:33). Tutte queste persecuzioni non ci scoraggeranno dal rimanere fermi e saldi nella fede nel Signore Gesù, dal rimanere ancorati alla nostra Santa Chiesa e ai suoi insegnamenti, come i martiri che sacrificarono la loro vita per diffondere la fede così come è stato riportato da uno dei nostri padri siro-aramei: “Laddove i martiri sono stati massacrati e smembrati, lì dimora lo Spirito Santo e aleggia la Pace.” Anche se fossimo costretti ad abbandonare la nostra Terra per un certo periodo, vi saremo sempre legati, anelando l’eredità dei nostri antenati, rimanendo fedeli alla nostra missione cristiana e trasmettendo tutto ciò alle generazioni future, mentre nella mente portiamo vive le parole del Signore: “Chi avrà perseverato fino alla fine, sarà salvato.” (Matteo 10:22) 7 Miei cari fratelli in Cristo, durante l’incontro del Santo e Universale Sinodo della Chiesa Siro Ortodossa di Antiochia, tenutosi il 25 maggio 2014, abbiamo deciso di dedicare l’anno 2015 alla commemorazione del centenario del genocidio “Sayfo”, genocidio durante il quale sono stati perpetrati massacri contro i Siriaci. A tale proposito abbiamo costituito un comitato patriarcale per prepararci e coordinare tutte le persone coinvolte nell’organizzazione di seminari, lezioni, mostre e rappresentazioni. Apriremo il centenario celebrando la Divina Liturgia nella Santa Sede Apostolica di Damasco l’11 gennaio 2015 e in Libano il 18 gennaio. Svariate attività accompagneranno l’apertura del centenario. Il Patriarcato parteciperà inoltre alle celebrazioni e alle attività che si terranno in Svezia, America, India e Roma. Queste celebrazioni costituiranno un chiaro messaggio per tutta l’umanità: i Siriaci (Aramei) non sono estinti, non sono stati sconfitti e rifiutano di arrendersi all’umiliazione e all’assassinio, i Siriaci vogliono vivere. Lo scopo di questa commemorazione non è fomentare odio e animosità, ma piuttosto mostrare fedeltà alla memoria dei nostri martiri innocenti e a ricordare a noi e alle generazioni future le crudeltà subite, affinché la nostra gente e le popolazioni tutte non debbano mai più subire simili atrocità. Mentre ci accingiamo a commemorare questo importante evento, chiediamo alle nostre Chiese Siriache nel mondo di dedicare la celebrazione della Divina Liturgia, una delle prossime due domeniche alle intenzioni di osservanza di questo centenario. Incoraggiamo inoltre i nostri figli spirituali di tutte le nostre parrocchie ad offrire preghiere e a celebrare la Divina Liturgia in ricordo di tutti i martiri del genocidio siriaco-aramaico. Parimenti invitiamo tutti i nostri 8 fratelli arcivescovi a delineare un programma di celebrazioni ed attività appropriate durante questo 2015. Preghiamo il Signore che abbia misericordia delle anime dei nostri martiri, soprattutto di quei Siriaci caduti nel Sayfo. Imploriamo Dio per la salvezza di colore che hanno sacrificato la loro vita, per tenere lontani dall’amara coppa della sofferenza, tutti quelli che credono nel Suo nome e diffondono il Suo messaggio di Pace e la promessa di salvezza nel mondo, in modo particolare al nostro Oriente che soffre, attraverso l’intercessione della Vergine Maria, madre di Dio, di tutti i martiri e i Santi. Amen. Redatto dal Patriarcato Siro Ortodosso Damasco, Siria 11 Dicembre 2014 1° anno dalla nomina di Sua Santità Mor Ignatius Aphrem II 9 Il Centenario del Genocidio siriaco: Sayfo Introduzione: Quando parliamo delle primissime civiltà del genere umano, i nostri pensieri si concentrano sull’area situata tra le montagne Tauro, il deserto del Sinai, il Levanto e i monti Zagros a ridosso della Costa Mediterranea. In questa zona, vennero messe le basi del pensiero umano creativo e innovativo grazie alla posizione strategica e alla ricchezza della regione stessa. Tuttavia questa Terra fu destinata a diventare fulcro di dispute e conflitti tra le varie forze per tutto il periodo storico, avendo un impatto avverso sui popoli, sulle religioni e le dottrine. I conflitti colpirono negativamente la vita e le persone abitanti quella zona portando ad un periodo buio da cui nacquero tragedie e dolori. Forse i Cristiani di queste zone hanno patito maggiormente a causa dell’ingiustizia e dell’oppressione di questi periodi tragici. La gente che prese il nome del nostro amato Redentore, è stata e rimane, una delle componenti chiave di questa regione e parte integrante delle popolazioni locali, intenta a tracciare le proprie radici nelle profondità della storia di questa Terra. Questa gente, portava con forza e sentimento la Croce, proclamando il messaggio di Pace e Amore così come insegnato da nostro Signore Salvatore Gesù Cristo. In Matteo 28:19” Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. Ma a dispetto del grandioso messaggio lasciato dai Cristiani nel corso della storia in questa regione, essi hanno patito l’oppressione e la costrizione all’abbandono della propria Terra in tempi in cui hanno stravolto la storia di questa regione e lasciato un segno della vergogna 10 nella storia dell’umanità dovuta ai crucci e alle tragedie che hanno colpito il popolo cristiano. Così come il terribile massacro degli armeni e dei Cristiani Siriaci nel tardo XIX secolo e ai primi del XX secolo, può essere descritto come il più terribile ed efferato avvenimento del tempo, l’aspetto della religione è stato orribilmente macchiato di sangue e sofferenza. Questi massacri oltraggiosi e brutali sotto l’Impero Ottomano raccontano una storia vergognosa, disumana e barbara. Quest’ opuscolo serve quale monito della brutalità criminale turco ottomana contro uomini pacifici fedeli, innocenti e senza colpa, massacrati indiscriminatamente solo perché Cristiani, portatori della Croce della Salvezza e delle pene del Calvario insieme alle sofferenze del martirio per la salvezza di Cristo. Erano e sempre saranno un faro della Cristianità Orientale che irradia la luce di Cristo nel mondo. Sotto il Patronato e la guida di Sua Santità Moran Mor Ignatius Aphrem II, Patriarca di Antiochia e di tutto l’Oriente, capo supremo della Chiesa Universale Siro Ortodossa, e in linea con le direttive del Santo Sinodo Universale di Antiochia, sono iniziati i preparativi di commemorazione del centenario di queste terribili atrocità e massacri contro i Siriaci Aramaici per mano dei Turchi Ottomani nella zona che si estende e include Edessa, Mardin, Tur Abdin, Deir El-Zour, Amid (Diyarbakir) Ras El-Ein, Za’afaran e Nisibis durante il periodo buio dal 1825 al 1924.(1) 11 I SIRIACI (2) E LA CHIESA SIRIACA I Siriaci sono i nipoti degli Aramei, le cui radici risalgono ad Aram, figlio di Sem, figlio di Noè. La loro civiltà fiorì nella Terra di Siria e del Levanto dal 15.mo secolo A.C (3). Dopo che gli Aramei si convertirono al Cristianesimo e siccome erano molto devoti e orgogliosi della loro nuova religione, abbandonarono il loro vecchio nome (Aramei) e adottarono quello Siriaco, che conferì loro un’identità religiosa, mentre Arameo denotava il Paganesimo, per distinguersi dagli Aramei che rimasero Pagani (4). Continuarono a parlare la loro lingua madre, che ha molti dialetti basati sulla zona di residenza. Interessante notare come nostro Signore Gesù Cristo, parlasse questa lingua quando comunicava con noi attraverso la sua carne e la prima vera Santa Liturgia (5) venne celebrata in questa lingua che continua ad essere usata dalla nostra gente nel mondo. Inoltre San Pietro Apostolo stabilì la Santa Sede di Antiochia nell’anno 37 A.D. Egli è giustamente considerato il Primo Patriarca di Diritto della Chiesa Siriaca Ortodossa di Antiochia che era la capitale della Siria Romana (6). Da allora, a San Pietro sono succeduti 122 Patriarchi legittimati. Il nostro attuale Patriarca Sua Santità Moran Mor Ignatius Aphrem II, Patriarca di Antiochia e di tutto l’Oriente, capo supremo della Chiesa Universale Siriaca Ortodossa è il 123° in ordine cronologico dei Patriarchi legittimati di Antiochia. I Siriaci Aramei vissero pacificamente per molti secoli. Tuttavia, nonostante il loro essere pacifici, subirono molte atrocità a causa della loro fede cristiana. Essi erano, e continuano ad essere, i fautori del pensiero innovativo, della creatività, della civilizzazione e della fede. Hanno fatto tesoro e salvaguardato la loro Patria, mantenendone la prosperità ad ogni costo. 12 Durante la loro lunga storia in questa zona, i Siriaci non hanno mai iniziato nessuna ribellione o rivolta e non hanno mai chiesto potere o gloria mondana. Nonostante ciò, si trovarono confrontati con le tragedie e patirono ingiustizie, oppressioni, spostamenti e deportazioni. I massacri dell’Occupazione Ottomana (Sayfo) rappresentarono il genocidio più cruento inflitto alla nostra gente durante la sua lunga storia. 13 GLI OTTOMANI(7) E IL GENOCIDIO SIRIACO A seguito della battaglia di Marj Dabeq (8) e dell’occupazione del Levanto (9), anche conosciuto come Grande Siria, da parte degli Ottomani nel 1516, i Siriaci erano guidati dagli Ottomani che li piegavano alla Jizyah (che potremmo definire una sorta di tassa) in quanto Cristiani che vivono in territorio musulmano (10). Inoltre proibirono ai Siriaci di cavalcare, eccezion fatta per i Patriarchi. Inoltre non veniva risparmiato loro tirannia e ingiustizie da parte degli altri abitanti del Levanto, soprattutto alla luce del fatto che i tratti distintivi di quel periodo erano povertà e privazione. Nei loro scambi sociali con i Cristiani, gli Ottomani adottarono un principio di divisione e conquista tra Cristiani e Musulmani che risultò nel favorire i Musulmani con più diritti e privilegi se paragonati ai Cristiani. Infatti, il principio della divisione venne anche applicato nei rapporti con le diverse denominazioni dell’Islam che era una pratica molto evidente perpetrata dagli invasori che cercavano di applicare tale principio di “Dividi e Conquista”. La situazione andò peggiorando verso la fine dell’Impero Ottomano, durante il periodo Hamedi, quando il regno Ottomano se ne uscì con “la teoria del complotto”, accusando i Cristiani di aver stretto alleanze con i potenti d’Europa con i quali, pensavano avrebbero cercato di distruggere l’Impero Ottomano. Come risultato, sfogarono la loro rabbia contro i Cristiani (Armeni e Siriaci) e li massacrarono senza pietà. Adesso alla luce di tali accadimenti, potrebbe nascere una domanda: i Paesi Europei fucinarono queste costruzioni mentali per indurre gli Ottomani a credere che esistesse una simile cospirazione? O gli Ottomani stessi inventarono una cosa simile? 14 Noi speriamo che l’ultima ipotesi sia quella più fedele alla realtà, perché se così non fosse, sarebbe doloroso scoprire che sia corretta la prima ipotesi. Siamo invitati ad analizzare maggiormente l’intento dei Paesi Europei, se abbiano cooperato o meno con alcuni residenti Cristiani a presentare documenti agli Ottomani. Queste domande che non hanno risposta restano in analisi e richiedono senza dubbio ulteriori investigazioni. Dobbiamo tener presente che la terribile carneficina non è stata solo l’operato di fautori Ottomani, ma che sfortunatamente gli Ottomani hanno usato diversi mezzi per implementare i loro crimini. I Curdi comparvero infatti sulla scena come strumenti di uccisione, infliggendo atrocità da parte degli Ottomani. Come è noto, i nazionalisti Curdi credevano e lottavano per stabilire lo Stato per godere della libertà di culto. Erano pronti alla lotta pur di raggiungere il loro scopo e maliziosamente gli Ottomani capirono la loro sete di indipendenza. Degno di nota è che i Curdi fossero una delle diverse nazionalità nell’Impero Ottomano, come i residenti nei Balcani, Macedoni e Greci che guadagnarono l’Indipendenza dall’Impero Ottomano dopo essersi ribellati e aver ricevuto supporto dalle flotte marittime Francesi e Inglesi che distrussero quelle Ottomane ed Egiziane durante la battaglia di Navarino in Grecia nel 1827. Siccome i Curdi abitavano l’Anatolia del Sudest a fianco dei Siriaci e rivendicavano una larga fetta dell’Anatolia Sudorientale e siccome gli Ottomani avevano questo odio viscerale per i Cristiani al punto da sterminarli e deportarli dal centro dell’Anatolia ed erano preoccupati delle discriminazioni religiose, emisero decreti e mandarono ordini di attaccare i Siriaci della Regione. Sfortunatamente i Curdi erano così accecati dal loro desiderio di Indipendenza che restarono impassibili anche davanti a bambini, donne ed anziani che cadevano vittime dei loro atti disumani. Militarono al fianco degli Ottomani nel genocidio, 15 nel deportare la nostra gente, esiliarla ed espellerla dalla propria Patria. Da notare come gli Ottomani guardavano ai Siriaci Aramei e ai Curdi con disprezzo, tuttavia al tempo consideravano questi ultimi alleati, semplicemente perché condividevano lo stesso credo Islamico, mentre credevano che i Cristiani stessero complottando con gli Europei contro l’Impero. Tutto questo sfociò in uno dei più atroci, efferati e malvagi crimini contro la nostra gente, conosciuto in Siriaco come massacro chiamato “Sayfo” dal 1895 al 1915. Né a tal riguardo possiamo ignorare la politica di nazionalismo perseguita dall’Associazione Unione e Progresso a seguito del Colpo di Stato che portò alla fine del regno del Sultano Abdul Hamid II nel 1908 e il suo tentativo di fondere altre nazionalità in una sola, sotto l’autorità dell’Impero Ottomano, stabilendo un’identità e una lingua turca. Questo significò un ridisegnamento dell’area demografica, unita alla paura che i Cristiani Siriaci potessero simpatizzare con i loro compagni di fede cristiana nella I Guerra Mondiale (1914-1918), specialmente da quando l’Impero Ottomano si era alleato con la Germania contro la Francia, l’Inghilterra e la Russia. Con la grande influenza della Francia e dell’Inghilterra nel territorio dell’Impero Ottomano, attraverso consolati, scuole e missioni cristiane, come detto prima, gli Ottomani temevano che i Cristiani locali potessero cospirare con i loro compagni di fede europei contro l’Impero. Questo portò ai massacri Sayfo, forma preventiva per sterminarli e deportarli ancora più a sud dell’Anatolia. In preparazione a questi massacri, le autorità Ottomane emisero delle ordinanze nel 1915 di ritiro di tutte le armi in possesso dei Cristiani abitanti le terre di Mesopotamia, negando loro il diritto di difendersi, sotto il pretesto dell’obbligo di ogni Confessione di fornire un certo quantitativo di armi all’Impero Ottomano. A questo seguì un’entrata 16 con la forza nei villaggi e nelle città abitate dalle popolazioni Siro Aramaiche, che vennero annientate, torturate e dislocate. Non possiamo giustificare o accettare nessuna scusa per questi atti criminali contro la nostra gente nella regione nordorientale della Siria, nelle zone Sudorientali dell’Asia Minore e della Mesopotamia. Non possiamo nemmeno formulare delle ragioni plausibili per questo crimine brutale. Tuttavia, e in modo da fornire un’onesta registrazione storica di quanto avvenuto, guardiamo ai diversi aspetti per capire il contesto storico che portò ai massacri “Sayfo”. Prima, abbiamo sottolineato come i Cristiani in questa regione siano stati i pionieri della civiltà e del pensiero umano creativo e innovatore. Hanno ricoperto un ruolo prominente ed essenziale nel famoso “Risveglio Arabo” che delineò figure di spicco che contribuirono al risveglio dei sentimenti patriottici tra le popolazioni di questa Regione e incoraggiato l’Indipendenza dagli Ottomani. I missionari internazionali diventarono molto attivi nella zona, poiché lo Stato Ottomano aveva fallito nell’educare le nostre popolazioni locali, questi missionari giocarono un ruolo maggiore nel dividere i Cristiani in Oriente portando ad un risveglio della Chiesa Cristiana nel Levanto. Le nazioni europee videro gli Ottomani avvicinarsi a Vienna, in Austria, ma erano estremamente esili e cominciarono a mostrare segni di debolezza nell’anno 1750. Tuttavia la loro battaglia si realizzò durante la 1.ma Guerra Mondiale (1914-1918). Durante tutto quel periodo gli Ottomani guardarono ai Cristiani d’Europa come al loro principale nemico ed estesero la loro ripugnanza ai Cristiani d’Oriente accusati di cospirare per distruggere l’Impero Ottomano. 17 I MASSACRI SAYFO (1895-1915-1924) La terra di Mesopotamia (la Terra tra i due fiumi, il Tigri e l’Eufrate) testimoniò i primi massacri contro la nostra gente iniziati nel 1895. L’inizio dei massacri fu il 1 gennaio 1895 (11) a Edessa e causò il martirio di 13 000 membri della nostra gente. Seguì il massacro di (Wayran Shahar) Tal Mozalt, il 3 Novembre 1895, quando Curdi e Ottomani attaccarono la nostra gente, saccheggiando le loro case e decapitando più di 3000 persone (12). Inoltre il 20 novembre dello stesso anno i Curdi attaccarono il villaggio di Dierka vicino Mardin, antecedenti i massacri di Tel Arman e Marrah Castle, vicino al Monastero di Za’afaran che vide la morte di 75 uomini. 18 Oltre a questi altri massacri ebbero luogo. Ad esempio il massacro di Amid (Diyarbakir) il 20 ottobre 1895, considerato uno dei più cruenti di tutti i tempi. Questo massacro ebbe luogo quando i Curdi attaccarono la zona in accordo con un decreto ottomano emesso dal sultano Abdul Hamied II che ordinò lo sterminio di armeni e siriaci. Questo massacro durò mesi e tracimò coinvolgendo diversi villaggi nella zona di Diyarbakir come Sadia, Mayafrien, Qarabash, Qutarbal (13) . Durante questi assalti e massacri, gli aggressori saccheggiarono le Chiese, rubando croci e paramenti sacri, dicendo ai Cristiani: “Dov’è il vostro Dio?” (14) In merito a tali massacri Fr. Aphram Mirza Shekro scrisse un poema per descrivere questi orribili eventi (15) e qui sotto ne citiamo un estratto: 19 CITAZIONE Piango e piango ancora, piango i fratelli e le sorelle. Estendo la mia compassione e la mia sofferenza al clero dell’altare. Hanno strappato i bambini alle madri straziate nelle pubbliche piazze. Hanno gettato i bambini nei fiumi, sparato a giovani uomini. Rapito donne e spose e gettate sulle pubbliche piazze. Ucciso senza nessuna pietà gli uomini e fatto assaggiare ai bambini il sapore di simili atrocità. Continuazione I massacri del 1895 si estesero alle zone di Siedas, Sass e Harput (16). Per avere un’idea dell’entità dei massacri inflitti ai Siriaci nel 1895, facciamo riferimento alla tabella 1 qui sotto. Città Edessa Wayran Shahar-Tal Mozait Al Mansouriea Deariek (Al Qousour) Banabli Nisibis Midyat Mardin Diyarbakir Al Saadiea Myafraqan Qarabash Qutarbal Data del Massacro 1/1/1895 3/11/1895 5/11/1895 20/11/1895 9/11/1895 10/11/1895 20/11/1895 3/11/1895 1/11/1895 1/11/1895 1/11/1895 1/11/1895 1/11/1895 Tabella 1: indicate le date del massacro e le città vittime di tali massacri. 20 I MASSACRI DEGLI OTTOMANI CONTRO I SIRIACI NEL 1915 Come sottolineato in precedenza, la Turchia diventò un’alleata della Germania nella I Guerra Mondiale, un’ordinanza militare venne emessa il 1° Aprile 1915, dove si confiscavano tutte le armi. Si chiedeva ai possessori di renderle al governo. L’ordinanza includeva tutte le zone ottomane in Anatolia. La confisca o resa delle armi cominciò e portò alla luce la principale intenzione dell’ordinanza ottomana, che può essere meramente descritta come la brutale uccisione della nostra gente allo scopo ultimo di sterminarla. Fu solo 20 anni dopo i massacri del 1895, che ancora una volta la nostra gente si ritrovò a diventare vittima di nuove atrocità e di un nuovo genocidio. Questo nuovo genocidio colpiva varie zone come Edessa, Diyarbakir e Mardin, dove la nostra gente soffrì in modo atroce pagando un prezzo davvero alto (17). Le due tabelle sotto forniscono un’idea di tali atrocità, sono indicate le date del massacro e i nomi delle città colpite (Tabelle 2 e 3). DIYARBAKIR Nome del Villaggio Qatarbel Kabiea Qarabash Garouqiea Saadia Brafa Data del Massacro 1/4/1895 10/4/1895 20/4/1895 2/6/1915 Giugno 1915 Tabella 2: tabella indicante le date dei massacri e i nomi dei villaggi nella provincia di Diyarbakir. 21 MARDIN Nome del Villaggio Bnabiel Dara Massarta Bavaow Bakiera Al Mansouriea Al Qousour Qalt Al Sour Mor Aho – Arzon Azekh-Beth Zabieday Siert Karboran Qalat Marah Nisibis Data del Massacro 9/6/1915 Giugno 1915 2/6/1915 4/6/1915 Giugno 1915 21/6/1915 14/6/1915 3/6/1915 Giugno 1915 Giugno 1915 Aprile 1915 15/6/1915 Giugno 1915 11/6/1915 4/6/1915 Tabella 3: tabella indicante le date dei massacri e i nomi dei villaggi nella provincia di Mardin. Sotto viene illustrata la copia di un raro documento storico del tre volte Benedetto Patriarca Aphrem I, quando era Arcivescovo di Siria, rappresentante sua Santità Patriarca Elia III alla Conferenza di Pace tenutasi vicino Parigi nel 1919 (18). Questa tabella (Tabella 4) fornisce un’idea del numero di persone perseguitate o convertitesi all’Islam in quel periodo (19). Tabella 4: tabella presentata da Severius A. Barsoum (Tre volte Benedetto Mor Aphrem I) alla Conferenza di pace tenutasi a Parigi nel 1919, che fornisce un’idea sommaria delle atrocità contro la nostra gente (People of Mesopotamia) durante il periodo 1915-1918 (de Courtois, 2004, p.239). 22 23 Conclusioni Quanto mostrato sopra fornisce solo una piccola idea delle immense atrocità perpetrate contro la nostra gente. Il genocidio Sayfo ha lasciato un segno profondo per crudeltà ed efferatezza. I sopravvissuti non ebbero altra scelta che fuggire dalla loro Patria, cercando riparo in un luogo più sicuro, abbandonando la Terra dei loro Padri, i monasteri, le chiese, scomparendo dalla zona e cancellando le proprie tracce. Il genocidio Sayfo ebbe un impatto sulla nostra gente, in quanto oltre 500’000 Siriaci (Aramei) perirono, e il dramma continua ancora oggi in Siria, Iraq e Turchia, una nuova ondata Sayfo. Senza dubbio questo opuscolo è solo una piccola testimonianza di quanto la nostra gente abbia dovuto sopportare e patire durante il genocidio, vittime innocenti della nostra Chiesa. La memoria di “Sayfo” ci accompagnerà per rinsaldarci nella risolutezza e nell’orgoglio di essere una Nazione con un’unica identità ed un forte legame con il messaggio di Cristo mentre orgogliosamente ne portiamo la Croce. I Cristiani resteranno in Oriente, promulgando la Pace, il Perdono e l’Amore di Cristo, non importa a quali sofferenze dovranno far fronte mentre sperimentano una nuova forma di Sayfo che porta discriminazione religiosa, persecuzione, sofferenze e abbandono delle proprie Terre. Declamando San Paolo nella sua lettera ai Romani: “Chi mi separerà dall’Amore di Cristo? Sarà forse la tribolazione, la prigionia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo o la spada?” Non dimenticheremo mai il sangue versato dai nostri Padri, dai nostri antenati, sangue che costituisce la fragranza di Cristo, incrementando l’attaccamento alla nostra Terra, così che possiamo testimoniare, come fecero loro prima di noi, e continuare ad essere il sale della Terra e la Luce del mondo come fedeli servitori di nostro Signore Gesù Cristo. 24 Note: (1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) Asmar Al-Kas Georges, A.D. (1986). Wounds in the History of the Syriacs, tradotto da Subhi Youhanan, Beirut, The Syriac Communication Committee, 1.ma Edizione, p.9 e anche in AlKusarah Fy Nakabat Annasarah, p.43. Le parole Siriaco/Siriano e Siria diventarono anonimi con gli Aramei prima di Cristo, e diventò chiaro nel periodo Seleudico quando la traduzione Septuaginta dell’Antico Testamento venne terminata (280 A.C.) nella quale i nomi “ARAM” o “SIRIA” venivano utilizzati intercambiabilmente. Tuttavia, la parola Siriaco/Siriano diventò conosciuta per la popolazione Aramea e dopo Cristo diventò la parola religiosa e culturale per indicare la popolazione stessa; l’identità culturale come discendenza Aramea e l’identità religiosa come essere Cristiani. Per questo ogni Siriaco è Cristiano ma non viceversa. Nourredine Hattoum, Ahmad Tarbeen, Salah Madani, Nabih Akel, (1965) A Summary of the History of Civilization, Al-Kamal Press, Damasco, p.254. Isaac Sakka, (2006) My Syriac Church, Syriac Library, Aleppo, 2nda Edizione, p.28 Aphrem Barsoum, Addurar Annafeesah (Valuable Jewels) (1940), p. 143 Asad Rustum, History of the City of Antioch,Beirut (1958), volume 1, p.14. Le loro origini risalgono ad un clan turco che emigrò dal Sud delle terre di Mesopotamia (la Terra tra due fiumi) nell’Asia centrale sotto la pressione dell’invasione di Gengis Khan. Si sistemarono a ridosso del lago Van vicino all’Eufrate nella parte ad est dell’Asia Minore nell’anno 1224. Inoltre Othman Ben (figlio di) Artughrul Ben (figlio di) Suleiman Shah è il vero fondatore del loro Stato. Per questo si chiamarono Ottomani. 25 (8) (9) (10) (11) (12) (13) (14) (15) (16) (17) (18) Questa è una zona che si trova a est di Aleppo dove si combatté la battaglia tra Ottomani (Saleem I) e Mammalucchi (Kanso AlGhoury), con gli Ottomani che vinsero ed occuparono la Siria. Il Levanto attualmente comprende: Siria, Libano, Palestina e Giordania Laila Sabbagh, (2000) The Contemporary History of the Arabs, Ba’ath University, Homs, p.195. Asmar Al-Kas Georges, A.D. (1986). Wounds in the History of the Syriacs, Tradotto da Subhi Youhanan, Beirut, The Syriac Communication Committee, 1.ma Edizione, p.15 Asmar Al-Kas Georges, A.D. (1986). Wounds in the History of the Syriacs, Tradotto da Subhi Youhanan, Beirut, The Syriac Communication Committee, 1.ma Edizione, p.23 Eyewitness of atrocities - Al-Qusara fi nakabat al-nasara (The Calamities of the Christians) p.51 Asmar Al-Kas Georges, A.D. (1986). Wounds in the History of the Syriacs, Tradotto da Subhi Youhanan, Beirut, The Syriac Communication Committee, 1.ma Edizione, p.42 Asmar Al-Kas Georges, A.D. (1986). Wounds in the History of the Syriacs, Tradotto da Subhi Youhanan, Beirut, The Syriac Communication Committee, 1.ma Edizione, p.56 Eyewitness of atrocities - Al-Qusara fi nakabat al-nasara (The Calamities of the Christians) p.43 Gli eventi iniziarono il 18 Febbraio 1915, quando un decreto Ottomano nella provincia di Diyarbakir sancì l’esecuzione di 12 giovani uomini nel villaggio di Karabash perché non si arruolarono nel servizio militare Ottomano. È importante notare che questi martiri erano Siriaci (di nazionalità e di denominazione Cristiana). La decisione di arruolare questi giovani uomini nel Servizio Militare Ottomano venne presa ancor prima di sottrarre le armi alla nostra gente. Dopo la fine della I Guerra Mondiale, e la vittoria degli alleati (Francia, Inghilterra e Stati Uniti) sulla Germania e la Turchia, tutte 26 (19) le parti in causa vennero invitate alla Conferenza di Pace che si tenne alla Reggia di Versailles vicino Parigi. Questa tabella venne inclusa in una presentazione al Consiglio Mondiale delle Chiese su Sayfo da B. Issa e T. Issa dall’Australia nell’Ottobre del 2014, pp. 9 e 10. Foto Iwardo Bandiera aram Lettura finale di revisione 27 28