Regione Toscana Diritti Valori Innovazione Sostenibilità Pedalitalia! idee e proposte per la promozione del Cicloturismo italiano ATTI DEL SEMINARIO del 15 ottobre 2008 Sala Convegni Agenzia per il Turismo di Montecatini Terme – Valdinievole Borsa Turismo Sportivo Agenzia Per il Turismo Montecatini Terme Valdinievole con il patrocinio del Comune di Montecatini Terme Pedalitalia! Terza edizione del Seminario Nazionale sul Cicloturismo: Idee e proposte per la promozione del Cicloturismo italiano Montecatini Terme 15 ottobre 2008 Sala Puccini - Agenzia per il Turismo di Montecatini Terme/Valdinievole Viale Verdi 66/68 - Montecatini Terme (Pistoia) ATTI DEL SEMINARIO Hanno partecipato Paolo Bongini Regione Toscana Dante Simoncini Presidente della Borsa del Turismo Sportivo Pierpaolo Romio Achab Group Margherita Bozzano Assessore al turismo della Regione Liguria Baucon Giorgio Podium International per Bike Hotel in Friuli Venezia Giulia Fausto Bonsignori Assessore al turismo della Provincia di Livorno Paolo Bettini Campione del mondo di Ciclismo su strada Alessandro Tegner Rappresentante di BTF Events Gianfranco Bracci Guida ambientale escursionistica Sergio Signanini Coordinamento Fiab Toscana CONCLUSIONI Paolo Cocchi Assessore al turismo, al commercio e alla cultura della Regione Toscana 3 SALUTI E INTERVENTI INTRODUTTIVI Dante Simoncini Presidente della Borsa del Turismo Sportivo Signori buongiorno. Desidero salutare e ringraziare tutti per la vostra presenza. Sedici anni fa è cominciato un percorso che porta la Borsa del Turismo Sportivo a presentare un appuntamento annuale, ormai irrinunciabile per quanti vivono di turismo e pensano di sviluppare prospettive future nel campo della vacanza attiva. Questa prima giornata è stata una grande acquisizione per la Borsa del Turismo Sportivo, che fa un punto importante proprio sulle direttrici più dinamiche della vacanza attiva. Il cicloturismo è sicuramente un fenomeno emergente e clamorosamente evidente nel panorama turistico. Ormai non c’è luogo dove non si incontri la presenza di cicloturisti che rappresentano, secondo me, anche la forma più interessante di viaggiatori. Chi più di un ciclista è viaggiatore? Il cicloturista è curioso e attento ed è sollecitato dalla necessità di avere un rapporto completo e ideale con l’ambiente nel quale svolge la sua attività. È chiaro che il concetto di cicloturismo da solo arriva fino a un certo punto perché ha bisogno di una grande organizzazione e di una grande consapevolezza, di una base teorica dalla quale partire per poi scendere in applicazioni pratiche. Questi seminari e queste tavole rotonde sono sicuramente di aiuto. Se per il terzo anno consecutivo la Regione Toscana organizza questa giornata, questo significa che è un argomento in grande crescita. Dobbiamo imparare a essere un elemento altrettanto dinamico nell’organizzare percorsi e ospitalità e alberghi capaci di dare risposte efficaci ed efficienti al problema di chi viaggia così. E questo è proprio il cuore del problema. Il motivo per cui esiste BTS è dato dalla necessità di mettere a confronto domanda e offerta e da domani ha inizio il workshop di Borsa del Turismo Sportivo che vedrà la sua giornata finale in venerdì. In questo momento stanno arrivando agli aeroporti gli oltre cento partecipanti che rappresentano la domanda straniera e che Enit e Iacta hanno selezionato per noi. Stanno arrivando anche i 72 rappresentanti delle agenzie di viaggio e federazioni sportive che rappresentano la domanda italiana, per una domanda complessiva intorno alle 180 unità, una cifra di assoluto rilievo. L’offerta è rappresentata dalle strutture alberghiere e dalle agenzie di viaggio di incoming sul territorio italiano cui si aggiungono i consorzi, che hanno molti elementi al proprio interno, arrivando intorno alle mille unità. È quindi una Borsa che sta crescendo. Abbiamo una ragione di crescita annuale intorno al 10 per cento e questo è un dato positivo per le nostre prospettive di crescita che per noi sono sostenibili. Pensiamo di andare avanti in questa maniera. Un saluto quindi e buon lavoro a tutti. Conto di darvi dati interessanti anche alla fine di questa manifestazione. 5 Grazie tante. GLI INTERVENTI DEL SEMINARIO 7 Paolo Bongini Regione Toscana Grazie a Dante Simoncini. La Regione Toscana ha intenzione di proseguire accompagnando la Borsa del Turismo Sportivo sui temi del cicloturismo anche negli anni a venire perché riteniamo che sia di fondamentale importanza avere ogni anno un momento di incontro e di riflessione, soprattutto in relazione alle politiche regionali. Vorrei ricordare che la Regione Toscana è capofila di un progetto interregionale che affronta il tema della mobilità dolce in base a una idea, partita tre anni fa, nel contesto delle politiche regionali. Consociamo le politiche regionali e le funzioni e le attribuzioni che hanno le Regioni in questa materia, che è una materia intersettoriale per definizione. Già il turismo è intersettoriale per definizione e il cicloturismo lo è ancora di più. Si pensi al tema dell’infrastrutturazione e a quello della sostenibilità. Per tutti questi motivi io credo che sia molto utile avere ogni anno un momento di incontro delle Regioni aperto a tutti i protagonisti del settore. Colgo l’occasione per ringraziare, oltre ai colleghi delle sette Regioni del progetto (Veneto, Friuli Venezia Giulia, Lombardia , Liguria, Umbria, Sardegna con Toscana ) Margherita Bozzano, assessore al turismo della Regione Liguria che ci presenterà il progetto della nuova pista ciclabile sulla costa ligure. Vorrei adesso introdurre l’intervento di Pierpaolo Romio, che farà il punto su una iniziativa che, dal punto di vista amministrativo e burocratico-organizzativo, noi riteniamo importantissima perché per la prima volta in Italia abbiamo delle linee guida su cui impostare a livello regionale una politica coerente in tutte le regioni italiane. È un contributo che il progetto intende dare a 360 gradi relativamente alla costruzione dell’offerta (infrastrutturazione, viabilità stradale, sentieristica ed escursionismo) e ai tanti tipi di cicloturismo che dovremmo tenere sempre presenti nelle nostre politiche. Nella costruzione dell’offerta rientrano anche gli elementi della professionalità della ricettività e le politiche di sostenibilità. Noi riteniamo che, grazie al cicloturismo, un’espansione di questo tipo di approccio alla mobilità porti le amministrazioni locali a ripensare alla loro organizzazione anche in termini di mobilità. La sostenibilità di per sé è un concetto contagioso. In tantissime occasioni abbiamo constatato che proprio grazie alle esperienze legate al cicloturismo si è preso coscienza che il territorio, la città, gli stili di vita della popolazione possono cambiare in meglio. Se viene realizzata una infrastrutturazione di un certo tipo e si ripensa la città in questa logica – non solo attraverso le piste ciclabili ma anche attraverso interventi più soft, che non costano moltissimo – è possibile incidere positivamente sulla mobilità in generale coinvolgendo anche la mobilità del personale delle aziende e condizionando in positivo gli stili di vita dei lavoratori e dei cittadini. Questo lavoro è importante e la Regione Toscana, da parte sua, è una delle Regioni che fanno parte del progetto. Io mi auguro che anche le altre Regioni inizino a ripensare la loro organizzazione sia dal punto di vista dell’offerta che dal punto di vista della promozione. Una buona promozione del turismo e del cicloturismo sui mercati sono altri due elementi di grande importanza. La Regione Toscana sta attivando o attiverà ben presto una serie di interventi, che cito molto velocemente per fare capire come questo progetto e questi nuovi segmenti di offerta abbiano inciso anche su un riorientamento delle politiche regionali. In primo luogo stiamo attivando, anche attraverso i fondi comunitari 2008-2013, il finanziamento attraverso gli enti locali delle infrastrutture, dando priorità a quelle realtà che intenderanno cogliere l’occasione per proporsi come punti essenziali di una rete collegata ai grandi itinerari cicloturistici toscani. L’obiettivo è quello di fare nostre alcune indicazioni del progetto che prevedono la creazione di grandi direttrici che, anche dal punto di vista del marketing dell’emozione, hanno una grande attrattività. Si tratta dei due itinerari costieri dell’Adriatico e del Tirreno, il grande itinerario della via Francigena che inizia in Val d’Aosta e, attraversando Roma, prosegue fino a Brindisi – era la strada che portava a Gerusalemme. Questi interventi sono funzionali al recupero dei territori interni della Toscana e dell’Italia, caratterizzati da più bassi livelli di terziarizzazione e di rilevanza turistica. In secondo luogo, si deve affrontare il tema, molto interessante, dei corsi dei fiumi che si prestano a questo tipo di mobilità. L’Arno e l’Ombrone 9 sono due realtà su cui noi proseguiremo il nostro lavoro. L’Arno ha avuto una serie di finanziamenti per la costruzione di una ciclopista, di cui anche oggi sentiremo parlare. In terzo luogo, si pone la possibilità di unire i due mari di Toscana ed Emilia-Romagna e oggi avremo un intervento su questo tema. Queste sono grandi direttrici che serviranno anche a dare delle priorità alle realtà che intendono costruire infrastrutture e alle imprese che aderiranno al club di prodotto. La Regione Toscana è assolutamente interessata ad ampliare le opportunità del progetto Benvenuti in Toscana che è attualmente in fase di completa riorganizzazione generale. Sarà riorientato sui temi del prodotto turistico tematico e, per quanto riguarda il cicloturismo in particolare, conterrà una serie di indicazioni obbligatorie che consentiranno anche al ciclista di non avere sorprese nel momento in cui si troverà a frequentare il territorio. Per esperienza sappiamo che purtroppo in molti casi esistono dei sistemi di autocertificazione che non hanno la possibilità di intervento obbligatorio. Il plus che ritengono di poter aggiungere le Regioni consiste nel poter dare priorità che consentiranno alle strutture di ricevere finanziamenti, di partecipare alle fiere, di avvantaggiarsi del marketing di prodotto di una regione con l’obbligatorietà di rispondere a una serie di requisiti che il ciclista deve poter trovare nella struttura (un riparo custodito per la bicicletta e altri elementi che fanno sentire il cicloturista protetto nelle sue esigenze). Io credo che le linee guida che oggi vi presenteremo, che sono il prodotto di tre anni di lavoro, rappresentino un punto di riferimento importante. Non sono comprese nel materiale per una ragione di sostenibilità (si tratta infatti di un documento di circa 250 pagine e nella cartellina troverete solo una sintesi) ma sono scaricabili dal sito www.pedalitalia.it. Questo è il sito prodotto dal progetto, che è a vostra disposizione e che sarà un buono strumento per fare circolare le vostre idee. Lascio adesso la parola a Pierpaolo Romio che illustrerà i dettagli del progetto. Pierpaolo Romio Achab Group Buongiorno. Io Rappresento Achab Group, una società che si occupa di educazione ambientale e di campagne promozionali legate all’ambiente. Achab si è occupata del progetto sul cicloturismo gestito dalla Regione Toscana come capofila e dalle altre sette Regioni che hanno aderito. Non abbiamo prodotto 250 pagine ma circa 600 ed è quindi meglio lasciarle sul sito www.pedalitalia.it. da dove chi ha interesse può scaricarle per prenderne visione. Il nostro lavoro era diviso in due fasi, la prima delle quali era incentrata sul tentativo di capire cosa voglia dire cicloturismo in Italia. Abbiamo scritto agli enti di promozione turistica, siamo entrati nelle edicole e nelle librerie, abbiamo monitorato i cataloghi, soprattutto stranieri, di vacanze in bicicletta. Alla fine ci siamo trovati con molto materiale (circa 100 chili di carta incellofanata e chiusa nel nostro magazzino) e da questo materiale siamo riusciti a impostare uno studio sul ciclotirusmo in Italia che è scaricabile dal sito. In esso troverete molte informazioni, dal libretto prodotto dalle ATP e dedicato ai percorsi in mountain bike e a piedi alla cartina degli uffici turistici dove si spiegano i percorsi per famiglie. È tutto un grande calderone che abbiamo cercato di organizzare e di dividere in categorie. Nella seconda fase sono state invece sviluppate le linee guida. Il capitolato del bando era molto preciso sui punti da sviluppare. Abbiamo perciò prodotto una sintesi delle linee da seguire – sempre scaricabili dal sito – per quanto riguarda sia la natura della segnaletica di un percorso ciclabile sia i requisiti che deve avere una struttura ricettiva se vuole essere bike friendly. Tutto il lavoro è stato presentato nell’aprile di questo anno e oggi presentiamo una sintesi che troverete nella cartellina. Al materiale che abbiamo raccolto ci siamo avvicinati anche con un approccio psicologico. È stata un’operazione faticosa capire cosa ci sia effettivamente in questo settore. Esiste anche tanto materiale che riguarda progetti futuri – ma il nostro era uno studio sull’esistente, su ciò che di buono e di meno buono è stato realizzato in questo campo. Mi rifaccio al titolo del convegno di oggi, “Idee e proposte per la promozione del cicloturismo italiano”, e sottolineo i seguenti elementi. Il nostro compito non è spiegare quanto è bella l’Italia. Il 10 nostro compito è invece dire che qui si può pedalare in bicicletta e che si può scoprire l’Italia in bicicletta. Non si può scoprire tutta l’Italia in bicicletta perché alcuni territori hanno problemi infrastrutturali ma il nostro compito è dirigere i turisti nei luoghi in cui si può pedalare, nella speranza che in futuro tutta l’Italia possa essere girata in bicicletta. Abbiamo sottolineato quasi in ogni pagina l’importanza di dividere in tre categorie il mondo della bicicletta: la bici slow (la bici lenta per famiglie) che si fa prevalentemente se si trova una pista ciclabile; la bici da corsa, quella che nell’immaginario collettivo è un’attività sportiva e che soprattutto nella Toscana e nel Veneto vede le sue regioni capofila; infine la mountain bike, che dà la possibilità di scoprire territori sterrati. Avere la fiducia di chi vuole fare bicicletta in Italia significa parlare la stessa lingua per quanto riguarda le problematiche del cicloturismo che, in sintesi, sono di tre tipi: la quantità di traffico nel percorso, un problema che riguarda tutti e tre i tipi di bicicletta; la quantità di salita, che è un aspetto che varia a seconda del tipo di bicicletta (la mountain bike e la bicicletta da corsa cercano la salita, mentre la bici slow cerca il piano); il tipo di fondo (la bicicletta da corsa e la bici slow vogliono l’asfalto, mentre la mountain bike cerca lo sterrato o la strada bianca). Il nostro lavoro non ha introdotto grandi novità e, osservando quello che c’è in giro, abbiamo selezionato quello che riteniamo essere migliore. Abbiamo adottato un approccio un po’ esterofilo richiamando le esperienze di paesi come la Germania, l’Olanda e la Danimarca, paesi che sono più avanti di noi nel cicloturismo anche se il divario si sta assottigliando. Anche in Italia cominciano ad affermarsi manifestazioni di un certo interesse nel settore del cicloturismo. Oltre agli organizzatori delle fiere (vedo qui uno degli organizzatori di Ciclo Mundi a Porto Gruaro) dobbiamo ringraziare anche tutte le altre persone che ci hanno fornito il materiale che noi abbiamo sistematizzato e reso disponibile on line. Chiudo il mio intervento dicendo che il primo passo sarà quello di sviluppare il sito organizzandolo con una banca dati in cui gli utenti possano trovare il materiale turistico prodotto e quindi decidere quali sono i luoghi in cui andare in bicicletta. Nel sito è presente tutto il materiale già prodotto e gli utenti possono iniziare a giudicare questo materiale. Ricordo che in Internet si creano le comunità che danno voti ai percorsi. Un capitolo è dedicato ai modi in cui è possibile costruire on line una banca data dei percorsi ciclabili e facilmente accessibili al pubblico. Con il tempo speriamo che ogni ente o persona che produce materiale e spiega i percorsi si allinei con le linee guida che abbiamo prodotto. Il sito è suddiviso nelle tre categorie di biciclette e contiene i percorsi evidenziandone pregi e difetti. Personalmente avrei inserito anche una quarta categoria, comprendente i progetti futuri, come il finanziamento della pista ciclabile sull’Arno, e in cui controllare lo stato di avanzamento del progetto. Chiudo il mio intervento per lasciare la possibilità agli altri di parlare ma sono a disposizione in tutta la durata del convegno per ulteriori chiarimenti. Paolo Bongini Regione Toscana Come da programma e entrando nel merito di alcune esperienze regionali importanti, lascio la parola a Margherita Bozzano, assessore al turismo della Regione Liguria, che nuovamente ringraziamo per essere qui. Margherita Bozzano Assessore al Turismo della Regione Liguria Buongiorno a tutti. Ringrazio innanzitutto per l’organizzazione di questo evento che ritengo molto interessante a livello nazionale e in particolare a livello interregionale, in riferimento anche ai rapporti di collaborazione fra la regione Toscana, la Regione Liguria e le altre Regioni che, aderendo 11 al progetto interregionale, sono molto motivate nel campo del cicloturismo. Come diceva chi mi ha preceduto, ci sono tre modi, piuttosto caratterizzati ma anche intersecabili fra loro, per fare turismo in bicicletta (in modo lento, su strada, in mountain bike). Il lavoro che noi stiamo facendo in Liguria, e di cui vorrei brevemente parlarvi, si orienta su tutti e tre questi piani. Il lavoro più eclatante, di cui avete visto una immagine poc’anzi, è quello del parco costiero del Ponente Ligure. Si tratta di un percorso su 24 chilometri di ferrovia dismessa. La ferrovia, dismessa nel 2001, nel 2003 è passata alla Regione Liguria, e quindi a una società ad hoc che si chiamava Area 24, e al Comune di San Remo, con l’obiettivo di fare della vecchia ferrovia una pista ciclabile pedonale, realizzando anche tutta una serie di servizi che brevemente vorrei illustrarvi. Questi mirano a una valorizzazione ambientale e turistica dell’intero percorso, con una strategia di medio-lungo periodo di rilancio dell’intera area. Il progetto è importante anche a livello simbolico perché mira a una rivalutazione e riqualificazione del percorso al mare, inteso come percorso accessibile a piedi e in bicicletta secondo il tema del turismo lento, ambientale ed eco-sostenibile, il punto fondamentale dell’intera strategia regionale. [La relatrice mostra le slide con le immagini dei lavori e degli interventi] Questa immagine illustra in modo chiaro l’area interessata e il progetto nella sua completezza. Attualmente il percorso di 24 chilometri collega Ospedaletti a San Lorenzo al Mare. In futuro l’intero percorso dovrebbe coprire una distanza di circa settanta chilometri, collegando Ospedaletti nell’Estremo Ponente fino a Finale Ligure. Nel giugno scorso sono stati inaugurati i primi otto chilometri tra Santo Stefano e San Lorenzo al Mare. I prossimi dodici chilometri saranno inaugurati a metà novembre e collegheranno San Lorenzo a San Remo. Il percorso si snoda sulla vecchia ferrovia che a suo tempo era stata motivo di grande sviluppo per la Liguria. Dal 1872, anno in cui fu inaugurata la ferrovia, la costiera ligure cominciò a vivere un momento di grande sviluppo di turismo balneare. Tuttavia rappresentava anche una barriera perché scorreva lungo la costa. I temi portanti di questo progetto riguardano innanzitutto la realizzazione di un asse verde attrezzato, pedonale e ciclabile, lungo 24 chilometri e la riqualificazione dell’intero percorso in termini di lavori pubblici. Il 60 per cento della spesa totale, che ammonta al momento a 32 milioni e mezzo di euro finanziati con la legge 376 del 2003 e con l’obiettivo 2 dei Fondi Europei 2000-2006 FESR, è stato utilizzato per la costruzione di acquedotti, fognature, reti elettriche, reti gas, parcheggi interrati e sottopassi. Si tratta quindi di una rivalutazione globale di tutta la zona. La passeggiata al mare e tutti i servizi connessi rappresentano beni di cui potranno usufruire i comuni interessati dal percorso. Per quanto riguarda l’ambiente, si è data una grandissima importanza al recupero e alla valorizzazione delle essenze arboree autoctone, procedendo alla ricostruzione della macchia mediterranea e alla valorizzazione delle aree a giardino, così da rendere tutta la passeggiata a mare autentica e di grande impatto turistico. Il progetto ha comportato uno studio dei materiali anche in termini di sostenibilità. Un’attenzione particolare è date anche agli arredi urbani, alle panchine e ai portabiciclette. È grandissimo il fascino di questa pista ciclabile e pedonale che si snoda direttamente sul mare. Fino al 2010 la realizzazione sarà possibile grazie ai fondi relativi al 150esimo anniversario dell’unità d’Italia. Prima del 2010 si prevede la costruzione di ulteriori strutture, in particolare gli ostelli, anch’essi lungo il mare e ricavati dagli edifici delle ex stazioni ferroviarie. A questi si aggiungono dodici punti di ristoro e gli impianti sportivi lungo il percorso, aperti al pubblico e dedicati alla pallavolo, alla pallacanestro e alle altre attività all’aria aperta. In questi progetti è stata data una particolare attenzione agli impianti per la produzione di energia rinnovabile, al miglioramento della viabilità e dei trasporti, al recupero dell’accesso al mare e alla sicurezza idrogeologica. È quindi un progetto complessivo che non si limita esclusivamente al percorso ciclabile e pedonale. In conclusione vorrei mostrarvi alcune immagini specifiche del percorso per farvi avere una idea più chiara. Il percorso è di grandissimo fascino. C’è anche una grande cura della vegetazione della macchia mediterranea. Con il passare del tempo la macchia mediterranea e la vegetazione saranno sempre di maggiore impatto. Sono previsti anche eventi sportivi, di cui il prossimo sarà la seconda edizione della maratona del mare il 9 di dicembre. Per quanto riguarda la fruizione turistica dell’intera Buongiorno a tutti ringrazio la Regione Toscana per aver organizzato il seminario Vorrei presentare alcuni dati di uno studio elaborato in Friuli Venezia Giulia attinente alle presenze in alberghi . Durante l’estate le presenze sono soprattutto nelle zone marittime. Per quanto riguarda i mesi di maggiore arrivo, registriamo due picchi che coincidono con i mesi di maggio e settembre. La durata del soggiorno presso la struttura ricettiva è di una giornata, seguita poi da una permanenza di due giornate. Questo non significa che il cicloturista arriva in Friuli Venezia Giulia, si ferma un giorno e poi riparte, ma ci dà indicazioni sul tipo di vacanza, caratterizzata da un alto ricambio di alberghi. Questi dati ci fanno riflettere. Probabilmente gli alberghi non sono attrezzati a ricevere lo stesso turista per un periodo di tempo più lungo (dai cinque ai sette giorni) perché intorno ad essi non ci sono cinque sei o sette itinerari a margherita: il ciclista parte la mattina e ritorna in albergo di sera per poi ripartire il giorno dopo per un altro e diverso itinerario. Il cicloturista nel Friuli si sposta da albergo ad albergo. I mezzi di trasporto per raggiungere l’albergo sono soprattutto la bicicletta (37 per cento), l’automobile e il treno più bici (12 per cento). Quest’ultimo dato potrebbe essere sviluppato. Per quanto riguarda i tipi di biciclette usate, abbiamo preso in considerazione la distinzione prima accennata da Pierpaolo Romio: city bike (47 per cento), road bike (26 per cento) e mountain bike (27 per cento). Il 47 per cento 12 13 rete ciclabile regionale, questo è un esempio classico di turismo slow, dedicato alle famiglie e agli eventi sportivi a seconda del modo di fruizione. L’altro giacimento di cui la Liguria può e vuole usufruire è quello dato dai sentieri per mountain bike. La Liguria geograficamente è un arco lungo 300 chilometri, lungo i quali scorre l’Alta Via dei Monti liguri, al 90 per cento utilizzabile per percorsi di mountain bike. Il grande progetto, che è sostenuto anche da investimenti regionali, dello Stato ed europei, è finalizzato a valorizzare in termini turistici l’intera rete sia quella dell’alta via che quella dei sentieri che si collegano ad essa, allo scopo di destagionalizzare al massimo i flussi turistici. Come obiettivo ci poniamo il richiamo di un turismo ambientale nella consapevolezza della capacità di carico di una regione che è tanto fragile dal punto di vista ambientale quanto è affascinante dal punto di vista di una natura mediterranea e dell’interazione fra costa e entroterra. L’auspicio è quello che attraverso il progetto interregionale si possa sempre più unire gli sforzi e a livello nazionale riprendere quello che era già stato impostato dal governo precedente in termini di una valorizzazione nazionale delle piste ciclabili e del turismo lento, legato alla bicicletta di strada e alla mountain bike. Questo dovrebbe essere, a mio avviso, il quadro in cui inserire le prossime azioni. Vi ringrazio. Paolo Bongini Regione Toscana Grazie. In effetti dal caso appena illustrato vediamo come da un progetto nascano poi realizzazioni concrete. È evidente che possiamo considerare quello che abbiamo visto come un’anticipazione che sicuramente onora il nostro seminario. Si tratta infatti di una nuova e importante offerta di cicloturismo che probabilmente non tutti ancora conoscevamo. Se pensiamo che a novembre sarà inaugurato il tratto di dodici chilometri, è facile immaginare quale prodotto turistico innovativo la Regione Liguria sta mettendo in campo. Lo riteniamo un fattore estremamente positivo. Certamente è un competitor importante ma io credo che sia piuttosto un attrattore di grande rilievo perché attirerà turisti stranieri e farà conoscere l’“Italia-Svizzera”. Quello appena presentato sembra davvero un progetto svizzero, pensato e progettato con la cura della sostenibilità dell’ambiente e con tutte le sfaccettature che sono state così bene illustrate dall’assessore regionale. Baucon Giorgio Podium International per Bike Hotel in Friuli Venezia Giulia di citi bike si collega bene ai dati precedenti: l’età del ciclista e il modo slow di concepire la vacanza. In Friuli Venezia Giulia lungo i percorsi ciclabili è possibile trovare diverse possibilità di soste molto interessanti in cantine, in prosciutterie e via dicendo. Per quanto riguarda il tipo di sistemazione in albergo, di solito la scelta ricade sul bed & breakfast, cioè pernottamento con prima colazione (49 per cento), oppure sull’half board, mezza pensione, con la cena al rientro della escursione. La pensione completa è la modalità meno praticata. Per quanto riguarda le richieste particolari legate alla ristorazione, si evidenza la richiesta di una colazione rinforzata (72 per cento), un’esigenza naturale e logica per chi fa un’attività fisica e sportiva. Si segnalano inoltre nelle preferenze dei cicloturisti la flessibilità nell’orario della cena o del pranzo (10 per cento) e la richiesta di cestini di viaggio. Tra i servizi tecnici domina la necessità del deposito custodito (94 per cento). Tutti i cicloturisti, soprattutto quelli che arrivano con la propria bicicletta, vogliono poter avere la bicicletta al sicuro. Bisogna considerare l’attenzione quasi maniacale di questo tipo di turista per il suo mezzo di trasporto e quindi questo è un servizio che assolutamente deve essere presente. Il 53 per cento dei cicloturisti chiede inoltre le mappe, un meccanico nelle vicinanze dell’albergo, negozi che vendono articoli per ciclisti e il servizio di lavanderia con la possibilità di avere la mattina successiva la divisa da ciclista lavata e asciugata, un angolo officina (questo spesso non viene utilizzato ma l’importante è che ci sia). Per quanto riguarda lo shopping, il cicloturista ha anche del tempo libero a sua disposizione e desidera che ci sia la possibilità di fare acquisti sul territorio. Prevalgono i prodotti enogastronomici ma anche gli articoli di artigianato locale e l’abbigliamento sportivo, ciclistico in particolare, e mappe con itinerari cicloturistici. La figura degli accompagnatori cicloturistici non è molto richiesta (l’86 per cento dice che non serve). Questo dato ci ha sorpresi perché di solito è considerato un elemento importante in strutture che organizzano attività cicloturistiche. Ma più precisamente non è richiesta perché si sa che questo servizio molto spesso non esiste, e i turisti arrivano già organizzati in maniera autonoma. Molti arrivano con mappe stampate all’estero ma ricordo che in Italia c’è l’edizione Ediciclo che stampa delle mappe eccellenti. La partenza di mattina è tra le otto e le nove e mezza (81 per cento) mentre l’orario di rientro è più diversificato (il 38% rientra tra le ore 16.00 e le ore 17.00). Per quanto riguarda quello che bisognerà fare in futuro, ci si rende subito conto che gli albergatori, almeno nella nostra regione, non entrano direttamente in contatto con il potenziale cliente (preparando un pacchetto di offerta o disponendo di un depliant con immagini che rimandano al cicloturismo), ma chi arriva in Friuli Venezia Giulia lo fa casualmente grazie a un tour operator che conosce il nostro territorio come uno dei territori interessanti per il cicloturismo. Non è quindi una iniziativa dell’albergatore locale. Questo è sconcertante anche perché la nostra è veramente una regione a misura di cicloturista (ogni anno arrivano circa 10 mila ospiti in bicicletta). È un territorio piccolo ma di qualità e stiamo lavorando per alzare lo standard minimo dei servizi offerti dai nostri albergatori a un livello eccellente. Siamo una regione favorita perché siamo vicini alla Germania e all’Austria. È una zona transfrontaliera e, ora che son caduti tutte le barriere dei confini, ci sono dei magnifici percorsi che partono dalla Slovenia e, passando attraverso l’Austria, arrivano fino in Italia. In un giorno un cicloturista può coprire mediamente 40 o 50 chilometri e attraversare così tre nazioni. In Friuli Venezia Giulia coprendo questa distanza, che è la distanza del percorso medio di un cicloturista non agonista, dal mare si arriva alla collina, dalla collina si arriva alla montagna, con un incredibile cambiamento dei paesaggi: il Carso, la pianura, la laguna. La difficoltà non è stata tanto quella di far conoscere ai tour operator, ai professionisti che vengono da fuori o ai ciclisti che abbiamo delle cose particolari, perché questo lo sanno già. Il problema è che sanno anche che mancano ancora molti servizi. Sarà necessario rendere coscienti l’operatore e l’albergatore del fatto che non è possibile continuare a promuovere le singole realtà individualmente, ma è il territorio nel suo complesso regionale che deve essere promosso. Questo è lo spazio minimo che deve essere promosso se vogliamo avere una certa visibilità. Ma anche questo non è sufficiente. Abbiamo constatato che per essere presenti in maniera importante su un mercato internazionale sono necessarie delle collaborazioni a livello interregionale. Ben venga quindi l’iniziativa Pedalitalia. 14 Paolo Bongini Regione Toscana Grazie. E ora vogliamo annunciare l’intervento del campione del mondo Paolo Bettini che ci ha onorato della sua presenza. Grazie Paolo per essere qui con noi. La sua è una testimonianza di grande interesse perché è un testimonial formidabile per la nostra offerta. Lascerei la parola al campione del mondo, che sarà preceduto da una introduzione dell’assessore al turismo della Provincia di Livorno Fausto Bonsignori che anche l’anno scorso sui temi del cicloturismo ci anticipò alcuni progetti importanti. Fausto Bonsignori Assessore al Turismo della Provincia di Livorno Buongiorno a tutti. Come diceva Paolo Bongini, un anno fa ero qua con voi per parlare di cicloturismo, del turismo attivo legato alla bicicletta e delle potenzialità che questa forma di turismo può avere per i nostri territori e in particolare per il progetto di cui sono responsabile, Costa di Toscana e Isole dell’Arcipelago. L’anno scorso abbiamo presentato una serie di proposte e iniziative e abbiamo parlato in maniera teorica di quello che potevamo fare per realizzare alcuni progetti sul territorio, progetti capaci di fare crescere questo segmento del turismo che, se in passato era di nicchia e collaterale ad altre offerte che il nostro territorio può dare – e in particolare la provincia di Livorno con il turismo balneare, oggi è diventato di fatto un turismo che cammina con le proprie gambe e che riesce a produrre flussi turistici importanti sul territorio. Grazie anche a questi flussi il territorio della provincia di Livorno negli anni è cresciuto moltissimo nel campo del turismo, tanto da diventare la decima provincia in Italia per presenze turistiche. Tutto questo grazie anche alla possibilità di avere tanti tipi di turismo oltre a quello balneare: il turismo enogastronomico, il turismo culturale, il turismo dei parchi ma soprattutto il turismo attivo-sportivo e in particolare il turismo legato alla bicicletta. La provincia di Livorno, la Costa degli Etruschi e in particolare l’isola d’Elba sono da sempre terre di ciclismo sia per l’affetto partecipativo verso questo straordinario sport sia per la numerosa presenza di atleti e di cicloamatori. Questo ha fatto sì che la nostra terra fosse anche un territorio di elezione per il turismo legato alla bicicletta. Sono numerosissimi i turisti stranieri e italiani che trascorrono le loro vacanze attive e in bicicletta nella nostra area. Il clima mite, le belle strade, le grandi squadre che vengono a fare la preparazione invernale sono un altro motivo di attrazione. Un ulteriore grande motivo di attrazione è costituito dalla presenza nel nostro territorio di straordinari campioni e Paolo Bettini ne è un esempio. Concludo dicendo con una piccola soddisfazione che l’anno scorso abbiamo presentato delle teorie, delle pure indicazioni. Quest’anno invece presentiamo qualcosa di estremamente pragmatico, derivato da un accordo importante tra le pubbliche amministrazioni, la Regione Toscana, la Provincia di Livorno, i Comuni della Provincia di Livorno e gli attori privati. Si dice sempre che è necessario fare sinergia e fare rete. Quello che abbiamo realizzato è un esempio che porta avanti il progetto di destagionalizzazione del turismo con un’offerta di turismo attivo e sportivo anche fuori dalla stagione estiva, legata al turismo balneare. Concludo lasciando lo spazio a chi veramente merita spazio. Come diceva Paolo Bongini, noi abbiamo qui oggi un testimonial che ormai è quasi operatore turistico per il suo impegno in questo grande settore. Passo la parola a Paolo Bettini, due volte campione del mondo e campione olimpico. Grazie. 15 Paolo Bettini Campione del mondo di Ciclismo su strada Buongiorno a tutti. Come capirete dal mio accento, io non sono toscano. Sono veneto ma Paolo è una persona capace di coinvolgere, come faceva da ciclista, le persone e gli amici anche nel dopo-carriera. È nata così l’idea di BTF Events, della quale con Paolo parliamo ormai da anni. L’idea è quella di mettere a frutto le sue doti di ciclista e la sua personalità grazie a progetti di cicloturismo che siano anche coerenti con i bisogni del territorio. Nasce così BTF Events, una società di organizzazione di eventi prettamente ciclistici, legati a un territorio specifico che è la Costa degli Etruschi, la terra dove Paolo è cresciuto e ha iniziato a pedalare per poi diventare il campione che tutti conosciamo. Nel 2009 BTF si occuperà dell’organizzazione del gran premio Costa degli Etruschi, una gara professionistica di categoria 1-1; dell’organizzazione del Bettini Day, una manifestazione che, giunta alla sua quinta edizione, sta riscuotendo molto successo tra le famiglie e che utilizziamo anche come educational per i giornalisti; e la gran fondo “Paolo Bettini” che quest’anno sarà alla sua prima edizione, anche se in realtà è una realtà già esistente. Oltre a questo BTF si occuperà anche di un progetto volto alla realizzazione di una rete di bike hotel e bed & bike, della quale vi parlerò in seguito. La location non potevano essere altro che la Costa degli Etruschi e quindi la provincia di Livorno. Ringrazio l’assessore allo sport e al turismo Fausto Bonsignori che ci ha dato questa possibilità e che ha creduto in questo progetto, un progetto che noi vogliamo lanciare sulla Costa degli Etruschi ma che comunque è declinabile su tutto il territorio della provincia di Livorno. Le caratteristiche della Costa degli Etruschi sono in realtà le caratteristiche di tutta la costa toscana: le bellezze naturalistiche, la cultura dell’ospitalità, il connubio tra mare e colline e quello tra mare e monti, le eccellenze in ambito enogastronomico, la qualità delle strutture ricettive e la passione per il turismo. Il gran premio Costa degli Etruschi è la gara di apertura della stagione ciclistica italiana e si caratterizza per una grande visibilità mediatica. Le prime grandi sfide sui pedali hanno sempre avuto come teatro il rettilineo di arrivo di Donoratico, con vincitori del calibro di Cipollini e Petacchi, solo per nominare i più conosciuti. Il Bettini Day avrà luogo nel mese di giugno. È un evento dedicato alle famiglie e ai più piccoli. Ad esso negli ultimi tre anni siamo riusciti a collegare anche un educational al quale invitiamo giornalisti italiani e stranieri di settore e i partner con i quali comunichiamo l’idea del cicloturismo sulla Costa degli Etruschi. La gran fondo Paolo Bettini è una gara già esistente che sarà chiamata in questo modo solo a partire da quest’anno. Il progetto bike hotel e bed & bike, che vede BTF come ideatore e capofila, è stato immediatamente condiviso - e questo ci fa enormemente piacere - dalla Provincia di Livorno, dai consorzi turistici di riferimento e dalle amministrazioni comunali, in particolare quelle di Castagneto Carducci e di Bibbona, con le quali il rapporto è più stretto. Questo progetto si pone l’obiettivo di destagionalizzare i flussi cicloturistici cercando di canalizzare gli arrivi spontanei delle squadre che durante l’inverno arrivano in queste zone per allenarsi. Io ho lavorato nell’ufficio stampa della squadra con cui correva Paolo Bettini e ci è capitato più di una volta di allenarci su queste strade, che attraggono anche i cicloamatori che seguono gli allenamenti dei grandi campioni. Il progetto complessivo dovrà procedere su diversi step: la creazione di una rete di bike hotel, l’identificazione dei mercati di interesse turistico per la rete di bike hotel che si verrà a creare, la realizzazione di un prodotto turistico legato alle potenzialità e alle caratteristiche dell’area, la commercializzazione del prodotto e alcune attività di supporto, tra cui marketing, comunicazione e ricerca di sponsor, che speriamo di sviluppare grazie anche all’esperienza di quanti lavorano per BTF. Per quanto riguarda la realizzazione di bike hotel e bed and bike, queste strutture ricettive saranno divise in categorie e saranno individuati dei requisiti minimi necessari, dai servizi di deposito sicuro ad altre caratteristiche facoltative che danno un valore aggiunto. Tutti i bike hotel saranno certificati dall’associazione Bike Tourism Association con la quale abbiamo già avviato una serie di contatti e colloqui e che fornirà ulteriori elementi qualificanti per gli hotel, dai decaloghi a una serie di strumenti operativi importanti per gli hotel, dai menù fino alla possibilità di disporre di appositi clinique e kit per la manutenzione ordinaria del mezzo. Per quanto riguarda l’individuazione del mercato di riferimento – ma su questo argomento la platea di oggi è sicuramente più qualificata di me – questa dovrebbe avvenire sulla scorta delle esperienze che già hanno accumulato la Provincia di Livorno e le amministrazioni comunali in base alle analisi dei flussi, delle presenze e degli arrivi. Alla fine la realizzazione del prodotto turistico, che vedrà gli hotel divisi a seconda degli standard qualitativi, si baserà sulla definizione delle peculiarità del territorio dal momento che questo territorio ha delle peculiarità specifiche. Per gli aspetti tecnici entra in campo Paolo perché si dovranno definire dei percorsi con il relativo grado di difficoltà. Non devono essere dimenticati gli aspetti emozionali, la tradizione ciclistica, l’unicità del territorio e come testimonial il due volte campione del mondo e campione olimpico Paolo Bettini, che non ha bisogno di presentazioni. Grazie a lui speriamo di unire tutte queste forze in un unico progetto comune. Il prodotto dovrà essere commercializzato attraverso dei pacchetti turistici. Il progetto pilota sarà la realizzazione di alcuni pacchetti turistici riferiti agli eventi e quindi alle corse che avranno come centrale l’immagine di Paolo, eventi concreti e tangibili sui quali le persone potranno contare. L’idea è quella di creare dei pacchetti settimanali che vedranno come ultimo step uno dei grandi eventi. Stiamo inoltre pensando ad altri eventi, ad altre settimane del ciclista, ma sono ancora tutte proposte al vaglio. Stiamo anche pensando – e questo verrà deciso tra quattro o cinque giorni – di offrire dei pacchetti specifici alle squadre professionistiche e a quelle dilettantistiche. Non si tratta di cicloturismo ma di squadre organizzate e la loro presenza può essere utile anche a livello di immagine. Prevediamo la realizzazione di un web site, la selezione dei tour operator e delle agenzie più adatte a seguire questo progetto e il coinvolgimento diretto degli hotel che in questo momento per noi sono forse una delle fonti più importanti grazie alla loro esperienza in questo campo del turismo. Relativamente al marketing e alla comunicazione di supporto, avremo on line una banca dati con l’invio di mailing dedicate che si lega all’attività di ufficio stampa. I pacchetti saranno promossi on line e 16 17 Grazie a tutti. Non so se posso già definirmi operatore turistico. Come saprete, ho appena concluso la mia carriera nel mondo agonistico del ciclismo ma già da qualche tempo, insieme ad alcuni amici che poi vi presenterò, avevo iniziato a interrogarmi sulle opportunità di sfruttare a pieno il territorio in cui sono cresciuto e in cui ho iniziato ad andare in bici. Qui ogni anno hanno luogo grandi eventi sportivi (il giro d’Italia è passato più di una volta e il gran premio Costa degli Etruschi ogni anno attira, oltre a tante squadre professionistiche, anche tantissimi cicloturisti). Pensavamo che sarebbe stato interessante trovare un sistema per convogliare tutte queste opportunità in una risorsa complessiva, per renderla veramente toscana, renderla nostra, organizzando quello che già esiste. In questo territorio infatti esiste già un cicloturismo ma è presente in maniera non organizzata. Dai confronti con i miei amici e collaboratori è nata una società, la BTF Events che mi vede nelle vesti di testimonial. BTF Events, esponendo semplici idee, ha trovato subito sia un grande feeling con le amministrazioni locali sia l’appoggio del Consorzio Toscana Mediterranea, che ha creduto nel nostro progetto. Ci siamo posti l’obiettivo di coordinare tutto quello che è il cicloturismo nel territorio, organizzando anche un abbinamento tra le giornate degli eventi sportivi sulla Costa degli Etruschi e il cicloturismo che ad essi è collegato. La nostra idea è soprattutto quella di destagionalizzare il movimento turistico. La Costa degli Etruschi vive di turismo balneare e il periodo di alta stagione, che è il periodo estivo, è già abbastanza complicato di per sé. Il nostro obiettivo è invece quello di dare un continuo alle strutture ricettive e agli imprenditori per far sì che la Costa degli Etruschi viva di turismo tutto l’anno. A questo punto non mi rimane altro che presentare Alessandro Tegner, che rappresenta la BTF Events e che illustrerà nel dettaglio il progetto che abbiamo pensato e che cercheremo di portare avanti. Alessandro Tegner BTF Events prenotabili attraverso il booking on line. Grazie a Paolo Bettini. Con il lavoro di tutti crediamo di poter dare al progetto un valore aggiunto, quello cioè di riuscire ad arrivare dove fino ad ora questo tipo di prodotto non era mai arrivato. Lavoreremo anche ad attività di promozione legate alla figura di Paolo Bettini. Questo vuol dire partecipare alle fiere e ad alcuni eventi di promozione con o per conto degli stessi bike hotel ed essere presenti alle manifestazioni e a tutta una serie di importanti attività collaterali. La realizzazione del materiale promozionale andrà di pari passo con quella del materiale informativo e valuteremo se sarà necessaria anche una campagna media per spingere il prodotto. La Provincia di Livorno sta seguendo da vicino questo progetto, così come sta facendo anche il Consorzio Toscana Mediterranea. Domani si terrà una riunione programmatica per definire nello specifico i modi in cui commercializzare e presentare questa offerta agli hotel e alle strutture. Faremo tre serate tematiche (una a fine ottobre, la seconda il 6 di novembre e la terza in data ancora da definire) cercando di coinvolgere tutte le realtà e passare immediatamente alla fase successiva. Ringrazio tutti voi e ringrazio BTS e Montecatini Terme che ci hanno dato l’opportunità di esporre questa relazione. Paolo Bongini Regione Toscana E adesso l’intervento di Gianfranco Bracci. Purtroppo siamo costretti a fermarci con l’intervento tematico di Bracci anche se abbiamo altre richieste che non erano previste e che in un primo momento pensavamo di poter soddisfare. Se ci sarà tempo, avremo modo di ascoltare anche l’intervento del professor Canesi e del preside Mazzei dell’Istituto Alberghiero “F. Martini” di Montecatini. Se per motivi di tempo non sarà possibile sentire gli altri interventi, i contributi saranno inseriti e reperibili nel sito. all’Appennino. Il sito di Claterna è uno scavo etrusco e poi romano che si trova sulla via Emilia. Si entra poi in un’altra zona molto bella che è il Parco dei Gessi Bolognesi e dei Calanchi della Abbadessa. Dopo due giorni di mountain bike, siamo ripartiti a piedi percorrendo la Flaminia Minor per arrivare a Monterenzio, la strada etrusca migliorata e ingrandita dai Romani. Visitando queste zone si arriva a scoprire all’Italia vera, quella della provincia, quella dove ancora si mangia bene e si parla con la gente, l’Italia che vorremmo proporre soprattutto ai nostri turisti stranieri e nord europei. La campagna del Preappennino emiliano è meravigliosa e dà l’opportunità di fermarsi agli scavi di Monte Bibele. Da Monghidoro, attraverso il Passo della Faticosa, che era il passo più importante all’epoca della Flaminia Minor, si scende nella conca di Firenzuola, città murata a difesa di Firenze nel Medioevo. È possibile attraversare l’Appennino passando per zone bellissime di castagneti secolari fino al passo dell’Osteria Bruciata, che adesso è un semplice sentiero nel bosco ma che fino ad epoca romana era uno dei pochi passi che attraversavano l’intero Appennino. Si arriva quindi nel Mugello al lago di Bilancino e a San Piero a Sieve. Scendendo per il tratto che arriva fino a Prato, si giunge prima a Calenzano e poi alla città etrusca di Gonfienti, che purtroppo ancora non è visitabile. Nella zona della Lastruccia è possibile vedere le tombe della Calvana del IV secolo a.C., ritrovate ultimamente e visitate già in epoca romana. Qui c’è stata una rappresentazione del Laris Pulenas, la prima rappresentazione di un dramma etrusco che abbiamo organizzato nella zona degli scavi. Di lì siamo ripartiti in bicicletta per arrivare fino a Porcari e vedere le fattorie romane ritrovate dall’archeologo Cascinu, uno di quelli che hanno ritrovato la strada etrusca dei due mari. Siamo stati ricevuti dal Comune di Porcari e poi ci siamo diretti fino alle porte di Pisa, seguendo gli argini dei fiumi. Grazie agli amici dei CanottieriArno di Pisa abbiamo concluso il nostro viaggio a Pisa. Sergio Signanini Coordinamento Fiab Toscana Da circa trenta anni mi occupo di ideazione, progettazione e promozione di itinerari trekking all’aria aperta che si possono percorrere a piedi o in bicicletta. Il progetto relativo alla “Via etrusca dei due mari” nasce grazie al lavoro di un gruppo di amici archeologi che hanno avuto la fortuna di scoprire nella zona di Capannori circa 250 metri di quella che loro stessi hanno definito una superstrada etrusca. Probabilmente serviva per portare il ferro di Populonia e dell’Elba attraverso l’Appennino fino a Spina, l’attuale Comacchio, e portare indietro con le carovaniere i beni e gli oggetti provenienti dall’Oriente. All’epoca Spina era un porto, una sorta di Venezia del VI secolo a.C. La strada, che è stata datata esattamente, consentiva il passaggio di tre carri alla volta. Questo piccolo tratto di strada, unito ai ritrovamenti della città etrusca di Gonfienti di Prato, di Marzabotto, di Monte Bibele e Monterenzio, a quelli etrusco-celtici di Claterna e agli altri ritrovamenti, costituisce parte di un percorso che noi vorremmo far diventare di archeo-trekking, ossia un percorso fattibile a tappe, una vera e propria proposta turistica. Cercheremo di mettere a progetto questa proposta, già patrocinata dal Club Alpino Italiano di Emilia Romagna e Toscana. La scorsa estate Sergio Gradini e io abbiamo fatto questo percorso in parte in bicicletta, in parte a piedi e in parte (l’ultimo tratto) in canoa. Si parte dalla bellissima zona del parco del delta del Po emiliano-romagnolo percorrendo l’argine del fiume fino a Primaro, dove ci sono ambienti particolari e interessanti e una eccezionale presenza di avifauna fra cui i fenicotteri rosa – è uno dei luoghi in cui gli uccelli migratori si fermano di più in tutta Europa. Da Comacchio si attraversa il parco lungo un percorso ciclo-naturalistico percorribile in tutte le stagioni. Sarebbe possibile muoversi anche a piedi ma la bicicletta è il mezzo più adatto in questo tratto. Lungo il tragitto è possibile ammirare le architetture degli estensi fino a quando si giunge alla via Emilia e quindi Rappresento il coordinamento di Fiab Toscana, che raggruppa undici associazioni toscane che si occupano di cicloturismo e che organizzano proposte dentro e fuori la Toscana. Vorrei ricordare a tutti il concetto di sussidiarietà, ossia l’importanza della partecipazione delle associazioni locali. Abbiamo oggi visto molti progetti ma poche realizzazioni. Purtroppo in Toscana, rispetto ai 722 chilometri di percorsi ciclabili che ha indicato l’assessore nella sua conferenza stampa, sono meno di cento quelli realizzati con criteri veramente validi. Gli otto o i 24 chilometri di pista ricordati dall’assessore della Regione Liguria sono ancora distanze molto ridotte. Infine anche lo studio che è stato condotto non ha evidenziato il fatto che purtroppo il materiale promozionale spesso non corrisponde alla realtà. Noi di Fiab Toscana abbiamo percorso la ciclo-staffetta dell’Arno da Firenze a Pisa. È già data come una ciclopista ma non c’è nemmeno un metro realizzato a norma e segnalato correttamente. Il quadro purtroppo è questo. Noi vendiamo i prodotti dicendo che ci sono delle cose, e poi le persone vengono e queste cose non le trovano. Vorrei anche ricordare che l’80 o il 90 per cento dei turisti in bicicletta sono cicloturisti che non fanno né turismo sportivo né mountain bike. È a questo segmento che bisogna dedicare una grande attenzione. Il ruolo di Fiab e di Fiab Toscana, che vogliamo lanciare con forza a partire da ora, è rintracciabile nella volontà di rendere immediata una analisi puntuale e aggiornata dei percorsi. Infatti un percorso inaugurato un anno fa è buono ma bisogna vederlo nel giro di cinque o dieci anni: le piste si deteriorano e il vandalismo è molto diffuso. È necessaria una progettazione partecipata perché, avendo la Fiab oltre un migliaio di soci, è assolutamente in grado di avere un frequente aggiornamento sulle condizioni delle piste e di offrire dei suggerimenti per i miglioramenti. I rapporti con le ferrovie rappresentano una delle maggiori difficoltà per chi si muove in bicicletta. La Toscana è una delle regioni meglio attrezzate perché in quasi tutti i treni è possibile caricare la bicicletta. Tuttavia, solo per fare due esempi, non sono previste convenzioni e la mancanza di ascensori rende arduo fare i sottopassi – ricordo che la bici porta spesso sacchi pesanti. È quindi 18 19 Gianfranco Bracci Guida Ambientale Escursionistica necessario intervenire anche in questi aspetti. La Fiab si propone – e questo lo faccio presente anche all’assessore regionale al turismo – per una gestione diretta delle ciclopiste. Della ciclopista dell’Arno si parla da oltre dieci anni e finora non si è fatto nulla di concreto. La Fiab vuole gestirla e ipotizzare anche una sorta di project financing per realizzarla. La ciclopista dell’Arno, quella della costa e la via Francigena devono essere gli elementi strutturali del cicloturismo in Toscana e su di essi è necessario investire milioni di euro. Noi abbiamo calcolato che per mettere a norma europea la ciclopista dell’Arno occorrono 50 milioni di euro. Sono investimenti indispensabili che vogliamo che siano fatti. L’importante è iniziare a renderla agevole al ciclista e su questo molto può fare l’assessorato al turismo: serve un minimo di segnaletica che è indispensabile per guidare il turista ed evitare che si muova all’avventura. Vi ringrazio e mi scuso del tono polemico ma noi siamo molto interessati perché quotidianamente andiamo in bicicletta e sentiamo le proteste dei cicloturisti che vengono in Toscana rimanendone delusi. Il primo numero della rivista Toscana in Bicicletta ha il titolo significativo “In Bici si può”. In esso abbiamo illustrato i pochi percorsi che hanno delle caratteristiche di qualità in Toscana. Vi ringrazio. 20 TAVOLA ROTONDA “Le tante facce del Cicloturismo: come qualificare l’offerta italiana?” 21 HANNO PARTECIPATO Albano Marcarini Presidente di CoMoDo (Confederazione per la Mobilità Dolce) Augusto Castagna Associazione Città Ciclabili Claudio Pedroni Fiab (Federazione Italiana Amici della Bicicletta) Beppe Tenti Overland Trekking International Giorgio Roggero Giornalista e Guida Cicloturistica Ernest Hutmacher Guida Cicloturistica Federico Morini Guida Cicloturistica Internazionale Coordinatore Albano Marcarini 23 INTERVENTI Albano Marcarini Presidente di CoMoDo (Confederazione per la Mobilità Dolce) Signori buongiorno. Comincia la seconda parte di questo seminario. Ho accettato volentieri l’invito della Regione Toscana a coordinare questa tavola rotonda dedicata al turismo in bicicletta e invito tutti i partecipanti a prendere posto. Avremo interventi da parte di esponenti molto qualificati che rappresentano tutto il variegato mondo della bicicletta. Si tratta effettivamente di un mondo molto variegato. Questa mattina ho visto il manifesto di questo seminario, con l’immagine di una bella ragazza in bicicletta. Questa è forse l’immagine migliore che si può dare a questo tipo di attività. Esiste certo il cicloturismo sportivo ed esiste il cicloturismo agonistico ma forse è giunto il momento di pensare in modo più forte di prima a un cicloturismo tranquillo, dedicato alle famiglie, ai bambini, agli anziani. Mi ha fatto molto piacere che questa mattina il seminario sia cominciato con l’intervento dell’assessore della Regione Liguria perché per una volta non abbiamo parlato del mezzo ma abbiamo parlato dell’infrastruttura. Questo è importante: un treno, se non ha le rotaie, non cammina. La bicicletta, se non ha dei percorsi dedicati, protetti e sicuri, cammina con difficoltà e con più rischi per il ciclista. Alle nostre spalle vedrete durante questa tavola rotonda delle immagini. Le immagini che vedrete non sono immagini che vengono dalla Svizzera, dalla Danimarca o dalla Germania, paesi che ormai mitizziamo in quanto paradisi della bicicletta. Si tratta invece di realizzazioni che in questi anni sono state fatte in Italia. Questo significa che non siamo a livello zero. Ci sono molte regioni in Italia che stanno investendo in questo campo e anche in modo molto consistente. Bisogna seguire questa strada. Bisogna che anche la Regione Toscana si posizioni su questa direttrice e pensi soprattutto alle infrastrutture, che sono l’esigenza fondamentale per questo tipo di attività. Sarebbe bello che una famiglia di turisti tedeschi o austriaci potesse entrare a Firenze non in automobile ma in bicicletta arrivando fino al centro della città. Questo non è ancora possibile. La nostra linea del Piave attualmente è posizionata sull’Adige. I cicloturisti tedeschi e austriaci scendono lungo la bellissima ciclabile dell’Adige, si fermano a Verona e poi non sanno più come andare avanti. Sarebbe molto bello se li si potesse portare almeno fino in Toscana. A tale proposito vorrei parlare con Augusto Castagna, responsabile dell’associazione Città Ciclabili, un movimento che da anni si batte per questi obiettivi. Gli chiederei di parlare della necessità che le infrastrutture rappresentano per il cicloturismo e più in generale per la mobilità ciclabile. Augusto Castagna Associazione Città Ciclabili Prima di entrare nel merito di questo argomento, vorrei ricordare ai presenti che in un recente studio promosso dall’osservatorio dell’Istituto Superiore di Formazione e Ricerca per i Trasporti (Isfort) sui comportamenti di mobilità degli italiani è rilevata la forte crescita dell’uso della bicicletta in Italia dal 2002 al 2007. In questo periodo l’utilizzo della bicicletta è raddoppiato ed è quasi quadruplicato se si restringe l’arco temporale al periodo 2004-2007. Dalla stessa indagine risulta che il 39,5 per cento di quelli che fanno un uso non occasionale della bicicletta è motivato dal desiderio di raggiungere destinazioni in cui trascorrere il tempo libero. Questo è un dato rilevante per la domanda di cicloturismo e di turismo in bicicletta. Io credo che sia giusto, come già è stato detto, differenziare queste due domande, entrambe molto interessanti ma alle quali è giusto prestare la necessaria attenzione. Il cicloturista è più connotato dall’elemento sportivo, mentre il turismo in 25 bicicletta è quello più predisposto a una vacanza attiva e alla scoperta del territorio. Una domanda differente, sempre prodotta però dall’affermazione di nuovi stili di vita, dalla necessità e dal desiderio di fare vacanze all’aria aperta, di sostituire la velocità e la quantità con la qualità e la bellezza, nella voglia di vivere la natura con rispetto. È un nuovo segmento di mercato, potenzialmente straordinario ed innovativo. Altri paesi europei – e vengo adesso al tentativo di rispondere alla domanda – sono più avanti nelle politiche capaci di cogliere questo potenziale. Anche io sono d’accordo con altri nel registrare che negli ultimi anni anche da noi è cresciuto notevolmente l’impegno degli enti locali a favore dell’uso della bicicletta nel territorio. C’è però ancora qualche difetto e si registra ancora qualche ritardo nel rapporto tra domanda e offerta. Io osservo e cerco di capire cosa è che noi non abbiamo rispetto ad altri paesi europei. Non è certo la carenza di itinerari da percorrere in bicicletta: ne abbiamo una infinità e sono tutti molto belli. Mi sembra di poter dire che quello che ci differenzia – ed è un elemento essenziale – è la mancanza di quella che io chiamo – ma è stato detto anche in altri interventi – una rete ciclabile. Noi abbiamo una infinità di itinerari ma manca il sistema delle arterie, delle grandi direttrici; ci manca un sistema nazionale di bici-strade protette e sicure che vadano da nord a sud, da est a ovest. Ci manca una rete ciclabile che utilizzi le strade minori, libere dal traffico automobilistico. In occasione della prima conferenza nazionale sulla bicicletta – e sottolineo prima perché mi auguro che ci siano altre edizioni – che si è tenuta a novembre scorso a Milano e che è stata promossa dal ministero dell’ambiente, sono state approvate delle tesi che sottolineano in modo particolare il compito del governo e del parlamento nel dotare l’Italia di una rete. Io vorrei fare un omaggio all’assessore regionale della Toscana – mi dispiace di avere una sola copia ma posso farne avere un’altra anche all’assessore della Regione Liguria – consegnandogli le tesi che sono state approvate in quell’occasione. Vorrei tanto che gli assessori regionali sollecitassero il governo e il parlamento a dotare l’Italia di una rete nazionale per la mobilità dolce, come giustamente la chiama anche Albano Marcarini. Per concludere vorrei anche ricordare la ciclopista dell’Adige. È uno degli esempi di cui sarebbe bene diffondere i risultati per farla diventare stimolo per tutti quelli che stanno avviando questa attività. Nel 2005 la ciclopista dell’Adige è stata percorsa da 240 mila viaggiatori in bicicletta, con 0,8 milioni di pernottamenti presso gli alberghi della zona. Il cicloturismo e il turismo in bicicletta hanno bisogno della rete e di altri servizi, in particolare di quelli legati alla modalità dei trasporti, instaurando uno stretto rapporto tra la rete dei percorsi protetti, la rete ferroviaria e il sistema dei trasporti pubblici locali. Questo rapporto deve essere strettissimo. La rete ferroviaria deve fare parte della rete di cicloturismo. Il cicloturismo e il turismo in bicicletta hanno inoltre bisogno di promozione e di comunicazione, di eventi eclatanti capaci di attirare l’attenzione dell’opinione pubblica in generale. Concludo il mio intervento riprendendo una proposta che è stata fatta da Albano Marcarini a nome di CoMoDo – un consorzio di cui fa parte anche l’associazione che oggi qui rappresento – in occasione di un convegno che si è tenuto nel mese di giugno per il bicentenario della strada della Cisa. La proposta consisteva, sull’esempio di altre iniziative realizzate ormai da alcuni anni nel Trentino, in Lombardia e sul Passo dello Stelvio, di chiudere per una giornata al traffico la strada della Cisa per dedicarla alla mobilità dolce e a tutti coloro che amano muoversi con mezzi non motorizzati – potrebbe essere la prima domenica di giugno in occasione del compleanno di questa strada. Voi tutti conoscete l’utilizzo di questa strada: è usata pochissimo dai ciclisti e soprattutto il sabato e la domenica è invasa dai motociclisti. Dove vengono realizzate queste iniziative, si registra una partecipazione tra le 20 e le 25 mila persone. Sono eventi che attirano l’interesse, fanno parlare e fanno partecipare e hanno lo scopo, come dice sempre Albano Marcarini, di mettere la gente nella condizione di riappropriarsi delle strade. Le strade non sono nate per le automobili o per le motociclette, ma sono nate per le persone. E le persone sono state progressivamente escluse dalla fruizione delle strade. Vorrei infine ricordare che anche quest’anno la mia associazione, assieme ad altre associazioni (tra cui Fiab e Euromobility), ha promosso il premio delle Città Amiche della Bicicletta. Se qualcuno di voi volesse avere maggiori informazioni, io sono a disposizione. È qui anche il professore Canesi che è l’artefice di questo premio Città Amiche della Nella cartellina troverete il materiale in cui si parla della Ciclopista del sole, del progetto nazionale di rete Bicitalia e del progetto europeo Eurovelo. La Fiab sta lavorando a una idea di rete e di connessione a livello nazionale in cui si concentra tutto ciò che è disponibile dal punto di vista della ciclabilità. Si vuole fare in Italia quello che in altri paesi europei è la normalità, ovvero disporre di un territorio attraversato da corridoi liberi dal traffico. L’elemento più importante di questa rete è la Ciclopista del sole (una specie di autostrada del sole pensata per i ciclisti) di cui è già uscito un primo volume presso Ediciclo, in cui si considera un percorso ciclabile dal Brennero fino al lago di Garda. Il secondo volume sta per uscire e descriverà l’itinerario dal lago di Garda fino a Firenze. A settembre abbiamo collaudato questo percorso con la bici-staffetta della Fiab da Peschiera del Garda fino a Firenze e in qualche modo siamo riusciti a trovare dei buoni percorsi per la bicicletta. In realtà, dovendo superare l’Appennino, chi non è particolarmente preparato dal punto di vista fisico può sfruttare una bellissima risorsa, che è la ferrovia porrettana Bologna-Pistoia, Pistoia-Firenze. Altrimenti per chi vuole pedalare ci sono delle bellissime strade in Toscana. Si può entrare in Toscana dalla valle del Limentra, attraversando la bellissima foresta dell’Acquerino e scendendo fino a Prato. A Prato è possibile utilizzare le belle infrastrutture ciclabili che sono lungo il Bisenzio. Con qualche fatica si arriva all’Arno usando la ciclabile che collega Firenze con i Renai di Signa e quindi si arriva in città. Non è quindi così difficile riuscire a pedalare dal Brennero fino a Firenze. Nel nostro schema il percorso Brennero-Firenze, di circa 500 o 550 chilometri a seconda delle varianti che si scelgono, per un buon 60 per cento è su piste ciclabili. Non dimentichiamo infatti che oltre alla ciclabile dell’Adige e dell’Isarco, che oggi sono le strutture più robuste in Italia, abbiamo bei percorsi protetti sul Mincio in provincia di Mantova, sul Secchia in provincia di Mantova e di Modena e quelli in Toscana sul Bisenzio e sull’Arno. Il 25 per cento è su viabilità minore. E abbiamo ancora un 10 per cento di strade poco adatte al ciclista. Grazie anche alla ferrovia, raggiungere Firenze dal Brennero è possibile senza particolari difficoltà. La nostra idea è quella di connettere tutto quello che c’è di ciclabile dal punto di vista dell’infrastruttura. Questo secondo noi è un elemento fondamentale per la promozione della bicicletta in Italia. Abbiamo chiamato questo progetto Bicitalia. Uno sviluppo significativo del turismo in bicicletta non può che basarsi su un parallelo sviluppo di infrastrutture di qualità per il ciclista. Dobbiamo avere presente anche questo aspetto altrimenti la parte più sportiva e tecnica del ciclismo potrebbe prevalere 26 27 Bicicletta. Grazie. Albano Marcarini Presidente di CoMoDo (Confederazione Mobilità Dolce) Bisogna riconoscere che il Cisa Day sarebbe davvero una bella occasione di riappropriazione popolare di una strada. D’altra parte, se c’è una cosa che in Toscana non manca, sono le belle strade. Ne avete di magnifiche. Avete dei passi mitici, l’Abetone e il passo del Muraglione. Mi ricordo la stupenda strada dei sette ponti a Pratomagno, le vie volterrane, le vie maremmane. Sono tutte strade che potrebbero essere rilanciate come strade per una mobilità dolce. Quando si parla di strade è facile arrivare a parlare di reti e forse non tutti sanno che in Italia da diversi anni è stata proposta ed è in costruzione una vera rete nazionale per il cicloturismo. È il progetto Bicitalia, che è stato proposto e promosso dalla Fiab. Vorrei quindi chiedere a Claudio Pedroni, rappresentante della Fiab e progettista di questa grande rete ciclabile, di puntualizzare e di specificare gli input più interessanti che questo progetto della Ciclopista del sole e il progetto di Bicitalia hanno soprattutto per quanto riguarda la regione Toscana. Caludio Pedroni Fiab (Federazione Italiana Amici della Bicicletta) su un modello di turismo in bicicletta che è quello a cui la Fiab è più vicina, che è il modello alla tedesca, alla austriaca, alla svizzera, che ha numeri più significativi e a cui è associata anche una penetrazione del territorio completamente differente rispetto alle infrastrutture pesanti. Grazie. Albano Marcarini Presidente di CoMoDo (Confederazione per la Mobilità Dolce) Reti per percorsi di lunga distanza in bicicletta: la bicicletta è il mondo. La bicicletta è forse il veicolo più utilizzato sul nostro pianeta e qualcuno ha detto che è stato anche il migliore veicolo mai inventato dal punto di vista della progettazione tecnologica e del consumo di risorse. Non c’è niente di più ecologico della bicicletta, un mezzo di trasporto che permette al tempo stesso di percorrere lunghe distanze. All’ultimo raduno di Ciclomundi, festival organizzato egregiamente da Ediciclo, ascoltavo i resoconti di persone che hanno girato il mondo in bicicletta vivendo esperienze incredibili. Durante il loro viaggio in bicicletta si sono sposati, hanno generato figli, sono stati derubati, hanno scritto libri, hanno girato video, hanno composto lungometraggi. Sono vere esperienze di vita. Il problema è stato per loro tornare a casa, nel senso che si sentivano completamente spaesati e non vedevano l’ora di ripartire. Per quanto riguarda l’esperienza e l’avventura del cicloturismo, abbiamo qui oggi un personaggio di eccezione. Beppe Tenti ha una esperienza pluridecennale per quanto riguarda questo tipo di avventura. Vorrei sapere da lui cosa pensa di questa nuovo orizzonte del cicloturismo anche su lunghe distanze: il cicloturismo per scoprire il mondo, per scoprire la natura e il paesaggio. Beppe Tenti Overland Trekking International Il cicloturismo è scoperta. La bicicletta è amica dell’uomo e della donna. Questa mattina vi potrei parlare della Como-Pechino in bicicletta ma preferisco parlare agli studenti che sono qui e che si stanno annoiando. I ragazzi possono dirmi senza problemi che si stanno annoiando, perché ovviamente a loro del pacchetto turistico e dei discorsi sui finanziamenti non importa nulla, ed è giusto che sia così. Voglio partire da lontano: le Nazioni Unite hanno fissato un termine nel 2010 per la sicurezza stradale con l’obiettivo di fare diminuire gli incidenti stradali del sabato sera che coinvolgono sempre più giovani. E questi incidenti avvengono non perché i giovani usano la bicicletta ma perché girano in macchina o in motocicletta. Overland, che come tutti sanno sta girando per il mondo, ha pensato di fare qualcosa di utile per le scuole sul tema dei giovani e della sicurezza stradale. Tra qualche tempo, appena il ministro dell’istruzione sarà meno occupato, partirà un progetto che prevede di raggiungere con i nostri camion tutta l’Italia, dalla Sicilia fino all’Alto Adige, visitando le scuole italiane con un grande camion attrezzato e dotato di una sala computer per fare giocare i giovani sulla sicurezza stradale. In queste simulazioni al computer saranno inseriti i percorsi in bicicletta e a piedi che sono previsti dalla Regione in cui ci troviamo in quel momento. I giovani potranno capire che la bicicletta è il loro cavallo di battaglia e, quando saranno grandi, educheranno i loro stessi figli ad avere una mentalità da bicicletta. Vogliamo portare questo progetto nelle scuole d’Italia con un piano molto capillare, che deve essere ancora autorizzato dal ministero dell’istruzione. Vogliamo portare un messaggio per innalzare i livelli della sicurezza stradale facendo dialogare i giovani con il computer, attraverso giochi che prevedono una gara. Vogliamo portare ai giovani qualcosa di nuovo, e cioè i tracciati di cui oggi stiamo parlando. Vogliamo mettere questi tracciati a loro disposizione e vogliamo comunicare con le istituzioni, quelle che possono intervenire, per fare in modo che anche le gite scolastiche si rinnovino: invece di organizzare viaggi all’estero si potrebbero organizzare uscite di una settimana in bicicletta, ad esempio lungo la bella pista ciclabile della Liguria o lungo l’Eroica di Siena. Io conosco bene il mondo perché ho viaggiato parecchio. Pensiamo alle piste ciclabili del 28 Belgio, dell’Olanda, della Germania e anche della Francia – che di recente ha iniziato a investire molto in questo campo (un po’ meno in Spagna). L’anno scorso sono venuto qui a Montecatini, dove si teneva il convegno sulle piste ciclabili, e non ho trovato nessuna pista ciclabile. Quest’anno ho visto che qualcosa è stato fatto ma bisogna fare di più. Bisogna portare le piste ciclabili fino ai centri delle grandi città italiane. Bisogna limitare l’uso della macchina e, come succede in Cina, le persone anziane con difficoltà possono utilizzare le biciclette elettriche, che hanno un’autonomia di 80 chilometri. Solo così l’Italia può diventare un paese ancora più apprezzato. Ovviamente la mobilità su bicicletta ha bisogno di regole che devono essere rispettate. A Milano, ad esempio, l’automobilista non dà la precedenza al ciclista sulla pista e le piste ciclabili diventano parcheggi per le automobili nell’indifferenza della polizia municipale. Con la forza politica che può partire da questi convegni, andando a puntare sulla scuola fra qualche anno si potrà avere un risultato impensato e molto superiore a quello che adesso possiamo programmare. Grazie. Albano Marcarini Presidente di CoMoDo (Confederazione per la Mobilità Dolce) Una giusta lode alla bicicletta. A proposito di gite scolastiche, ricordo un bel film di Pupi Avati di qualche ano fa, Una gita scolastica. Raccontava le vicende di una comitiva di liceali che percorreva a piedi l’antico sentiero da Bologna a Firenze. Ecco, sarebbe bello se ancora si facessero queste cose con le scolaresche, a piedi lungo l’Appennino o in bicicletta, per scoprire vecchi percorsi e la nostra cultura. Vorrei adesso introdurre un altro concetto molto importante e qui ci serviremo anche di un modello straniero. È il concetto della integrazione e della multifunzionalità. Ci stiamo accorgendo che all’estero il solo turismo in bicicletta non è più sufficiente. Occorre pensare a prodotti e a programmi assolutamente integrati dove il cicloturismo e la mountain bike si abbinino all’escursionismo pedonale, al turismo equestre e al turismo fluviale, e tutto in un’unica rete di infrastrutture dedicate a questo tipo di modalità e in una unica offerta sul mercato turistico. La Svizzera sta lavorando in questo senso. Proprio quest’anno ha presentato un importante progetto, Swiss Mobile, il progetto integrato di rete dolce. Ce ne parlerà Giorgio Roggero, giornalista ed esperto in questo campo, che da molto tempo scrive su riviste specializzate in itinerari e prodotti per il turismo. Lascio a lui volentieri la parola. Giorgio Roggero Giornalista e Guida Cicloturistica Prima di arrivare alla Svizzera e all’Italia vorrei fare una carrellata su quello che succede in Austria. In Austria, dove ho vissuto per quattro anni, il cicloturismo è cominciato venti anni fa. Ricordo che i miei amici partivano per fare la ciclabile lungo il Danubio. Adesso ogni tanto per Zeppelin accompagno i gruppi lungo quei percorsi. Soltanto Zeppelin manda ogni estate più di mille persone italiane a pedalare sulla ciclabile del Danubio. L’Austria ormai ha sviluppato lungo tutti i suoi fiumi una serie di piste ciclabili che hanno realizzato un incredibile indotto economico nei territori che attraversano. Dove non arrivano le automobili, ci sono strutture ricettive apposite per i turisti. È una cosa che di recente ho visto iniziare timidamente anche sulla Peschiera-Mantova dove la cascina dimenticata per secoli sulle rive del Mincio diventa il posto ideale la domenica per aprirsi ai ciclisti che fanno merenda o mangiano un gelato. Il cicloturismo offre un indotto economico. Per farsi una idea delle ciclabili austriache, c’è un opuscolo – purtroppo esaurito ma scaricabile da Internet (www. austria.info) – che abbiamo realizzato in collaborazione con l’ente nazionale del turismo austriaco e che raccoglie le dieci più famose ciclabili austriache. L’Austria però non è riuscita a fare quello che è riuscita a fare la Svizzera con un progetto 29 inaugurato quest’anno che per noi italiani è fantascienza. Partendo da una rete di ciclabili di alcune migliaia di chilometri i percorsi in bicicletta sono stati integrati con quelli per i pattini a rotelle, in canoa e in mountain bike. Dedicati alla bicicletta e alla mountain bike sono più di 10 mila i chilometri di percorsi, tutti segnalati in maniera uniforme. In Svizzera sono riusciti a ordinare una serie infinita di enti. Di questo progetto fanno parte le ferrovie svizzere, l’associazione degli alberghieri, gli enti federali, gli enti di manutenzione delle strade e così via. È un elenco incredibile e non mi sorprende che i migliori orologi del mondo li facciano in Svizzera perché, per mettere in sinergia tutti questi enti, ci vuole davvero un lavoro da orologiai. Per quanto riguarda la realtà italiana, sono assolutamente pessimista. Noi non siamo orologiai. Il mio pessimismo si rafforza quando penso che, facendo in bicicletta la ciclabile dell’Adige, da Merano e Bolzano verso il lago di Garda, arrivando ad Ala, dopo avere percorso la pista ciclabile del Trentino, magnifica e perfettamente segnalata, si arriva al confine con il Veneto e davanti ci si trova la steppa. L’argine dell’Adige si interrompe improvvisamente e inizia la sterpaglia e nel Veneto si deve percorrere la strada normale insieme ai camion e alle automobili. Lo stesso succede nella mia provincia di Brescia dove, mancando un collegamento e una integrazione fra le ciclabili della provincia e le ciclabili della città, il ciclista per arrivare dalla città di Brescia a imboccare la ciclabile della provincia, peraltro bellissima, non trova segnaletica e accesso e la bicicletta deve passare sulla tangenziale. Desidero adesso mostravi il filmato sulla rete integrata svizzera che è interamente riportata su Internet. Andando sul sito www.svizzeramobile.ch, è possibile in maniera molto semplice visualizzare il percorso prescelto fino a una scala di uno a 10 mila. Passando con il mouse sugli alberghi, si apre una finestra con tutte le informazioni sulla struttura ricettiva. Si può anche prenotare il trasporto bici da un posto all’altro. Lasciamo adesso la parola alle immagini. [Trascrizione dell’audio del video] Svizzera Mobile è un progetto nazionale per la promozione delle vacanze attive. Iniziato nel 1998 con la Svizzera in Bici, il progetto ha riscosso un enorme successo. La Svizzera in Bici comprende nove percorsi nazionali e cinquanta percorsi regionali illustrati mediante pannelli informativi e segnaletica, guide dei percorsi attraverso Internet. Ogni anno sulla rete della Svizzera in Bici vengono percorsi 150 milioni di chilometri. Svizzera in Bici è collegata in modo ottimale alle strutture ricettive e al trasporto pubblico e genera un valore aggiunto annuo di circa 150 milioni di franchi. L’enorme successo del progetto ha attirato anche l’attenzione degli escursionisti. Abbiamo quindi unito le forze e sviluppato un progetto complessivo: Svizzera Mobile. La domanda era: è possibile combinare le esperienze di La Svizzera in Bici e di La Svizzera a Piedi per ricavarne un progetto comune? Così è nata Svizzera Mobile. La Svizzera a Piedi comprende i sei più bei percorsi nazionali e circa cinquanta percorsi regionali sulla rete esistente di 60 mila chilometri di sentieri escursionistici. Tutti questi percorsi offrono quattro grandi vantaggi: 1) una segnaletica unitaria; 2) le guide dei percorsi; 3) un’eccellente presenza su Internet; 4) collegamenti perfetti con il trasporto pubblico. Tutto questo crea una commercializzazione ottimale di La Svizzera a Piedi. La progettazione e la costruzione della segnaletica dei sentieri a traffico lento sono essenzialmente compiti cantonali, ma anche la confederazione svolge un’azione importante nel traffico lento. Ad esempio, sul fronte della standardizzazione della normativa (…) impegnate nell’ambito dei nostri compiti e di questo hanno beneficiato anche la Svizzera in Bici e la Svizzera a Piedi. Dobbiamo ricordare che la confederazione è impegnata nel garantire un traffico complessivo sostenibile. In questa ottica il traffico lento e specialmente il traffico del tempo libero giocano un ruolo fondamentale. Particolarmente positivo è il fatto che tutti i cantoni hanno collaborato alla realizzazione del progetto definendo e segnalando continuamente l’intera rete. Non solo i cantoni hanno contribuito nei fatti ma hanno elargito anche finanziamenti. In sede di bilancio annuale i cantoni contano per il 45 per cento circa, pari a 1,2 milioni di franchi all’anno. Con questo progetto siamo riusciti a costruire in Svizzera un’ottima infrastruttura corrispondente a un valore aggiunto stimato di mezzo miliardo di franchi. Svizzera Mobile e Svizzera Turismo insieme alle ferrovie hanno sviluppato una piattaforma informativa in Internet unica al mondo ed estremamente orientata la cliente. Grande importanza è stata attribuita al collegamento delle informazioni esistenti. Tutte le informazioni sono consultabili in tedesco, francese, italiano e inglese. Faccio un esempio per dimostrare con quale facilità sia possibile pianificare le vacanze. Vogliamo fare un’escursione in Engadina. Andiamo sulla regione e vediamo sulla carta topografica tutti i percorsi escursionisti. Possiamo stampare la carta gratuitamente. Possiamo inoltre attivare la visualizzazione delle fermate e vedere i collegamenti del percorso al trasporto pubblico. Grazie al collegamento con l’orario on line delle ferrovie possiamo pianificare l’arrivo in tutta semplicità. Svizzera Mobile può essere definita un esempio di eccellenza nel collegamento del traffico lento al traffico pubblico. Lo stretto legame fra i due sistemi di traffico e nella forma attuale è unico e innovativo e offre ai clienti di Svizzera Mobile una qualità assolutamente nuova, soprattutto nel campo dell’informazione e della comunicazione. Abbiamo reso disponibile in Internet la rete di percorsi con tutte le fermate dell’orario on line. In questo modo per ogni tappa è possibile utilizzare il trasporto pubblico per l’andata o il ritorno oppure per superare senza difficoltà i dislivelli anche all’interno dei percorsi. In paesi come Germania, Francia, Italia ma anche Spagna e Stati Uniti esistono enormi potenzialità sul fronte delle vacanze attive. La Svizzera è da sempre promotrice delle vacanze attive ma con Svizzera Mobile abbiamo compiuto ancora una volta un grande passo avanti. Possiamo affermare con orgoglio che non esiste paese in grado di offrire una rete così capillare e intelligente di percorsi escursionistici ciclabili per mountain bike, pattinaggio e canoa. I percorsi ciclabili escursionisti per mountain bike esistevano già. Tuttavia si trattava perlopiù di percorsi isolati e segnalati solo a livello locale. Ciò che Svizzera Mobile ha realizzato è l’unificazione di questi percorsi in una rete compatta, capillare e segnalata in modo eccellente. Questo è un prodotto da vetrina per la Svizzera e proprio in vetrina sarà collocato. Svizzera Turismo commercializzerà in tutto il mondo il prodotto di Svizzera Mobile con convinzione ed entusiasmo. Mette a disposizione su tutti i percorsi nazionali le offerte prenotabili. Queste comprendono oltre 400 strutture ricettive in tutte le categorie di prezzo, dalle più economiche alle più lussuose. Gli hotel sono collegati al trasporto giornaliero dei bagagli. L’offerta include anche le guide dei percorsi, le biciclette a noleggio e una help line. Le biciclette a noleggio rendono davvero comodo viaggiare sui percorsi della Svizzera in Bici non solo per i nostri clienti svizzeri ma anche per gli ospiti stranieri. Le biciclette possono essere prenotate in Internet. Il cliente può viaggiare comodamente con il trasporto pubblico e prelevare la propria bicicletta in loco. La bici può essere restituita anche presso un’altra stazione. Tutto l’assortimento viene prodotto esclusivamente in Svizzera e sottoposto ad accurata manutenzione. Non ci sono biciclette più vecchie di due anni. La nostra offerta comprende biciclette mountain bike, tandem e biciclette elettriche. Solo le canoe sono escluse dall’offerta. Di esse si occupano gli esperti di La Svizzera in Canoa. La Svizzera in Canoa propone per la prima volta un’offerta nazionale unitaria per i canoisti e gli appassionati di river rafting. Per i nostri ospiti questo significa poter avere accesso in modo semplice e diretto a questa offerta sulla base della guida e dei percorsi. Inoltre gli operatori commerciali dispongono di una piattaforma sulla quale presentarsi al pubblico nazionale e internazionale. Gli operatori privati, come Wasserland, offrono oltre al classico noleggio di imbarcazioni con cui gli utenti possono spostarsi autonomamente anche tour guidati su quasi tutti i corsi d’acqua di Svizzera Mobile. In questo contesto la sicurezza è sempre al primo posto. Per questo non solo gli esperti ma anche i principianti sono i benvenuti in questo mondo di avventure sull’acqua. Le regioni turistiche svolgono un ruolo fondamentale nella commercializzazione di Svizzera Mobile ma hanno anche contribuito alla definizione dei percorsi per integrare le offerte migliori. Il progetto promuove l’immagine della Svizzera come paese di viaggio e contribuisce a incentivare la riscoperta delle nostre regioni su nuove strade. Vorrei ricordare che la Svizzera è il primo paese al mondo a disporre di un’offerta qualitativa coordinata in diverse discipline (escursionismo, ciclismo, mountain bike, pattinaggio e canottaggio). Tutte le regioni turistiche sono convinte che Svizzera Mobile aprirà agli ospiti nuove possibilità dando così nuovo impulso al turismo. Da questo filmato è facile rendersi conto che tutto questo è anni luce avanti a quello che noi possiamo fare. Voglio sottolineare il fatto che ciò che ha reso possibile questo non sono tanto l’investimento e la buona volontà quanto la mancanza di campanilismo. Noi italiani siamo terribilmente 30 31 campanilisti e non riusciamo a coordinarci. La ciclabile del Po, di cui si parla da vent’anni, ancora non è stata realizzata in gran parte per questi motivi. Io dico che, se da questa sede deve uscire una proposta, realisticamente parlando, non può che essere una proposta più sull’esempio austriaco che svizzero. È giusto avere la Svizzera come obiettivo lontano ma concretamente dobbiamo guardare al modello austriaco, e quindi realizzazioni complete ma locali. Prima l’assessore regionale Margherita Bozzano ci ha illustrato la pista ciclabile ligure e io mi auguro che questo progetto preveda anche un collegamento con la ferrovia. Bisogna coinvolgere le ferrovie per fare in modo che tutta l’infrastruttura funzioni. Prima di concludere vorrei presentare un altro progetto italiano che quest’anno è stato realizzato in Trentino. Si tratta di Dolomiti di Brenta Bike, dedicato alla mountain bike, un progetto che si muove proprio su questa linea, quella dell’integrazione che gli altri mezzi di trasporto. Nel territorio delle Dolomiti di Brenta sono stati realizzati due percorsi, uno lungo 170 chilometri, solo per gli esperti e con dislivelli estremi, e uno di 130 chilometri per le famiglie, che fa il giro completo di tutto il gruppo di Brenta. È prevista la possibilità, in accordo con le compagnie di autobus, di caricare la bicicletta su appositi rimorchi per evitare alle famiglie con bambini la salita da Dimaro a Campo Carlo Magno. Tornando quindi sulla pista ciclabile, sempre lontano dal traffico, è possibile fare il giro intorno alle Dolomiti di Brenta e, per tagliare un inevitabile pezzo di strada trafficata, c’è la possibilità di sfruttare la ferrovia sulla Trento-Malé, da Cles a Montizzolo. Concludo qui nella speranza di avervi dato qualche suggerimento. Albano Marcarini Presidente di CoMoDo (Confederazione Mobilità Dolce) Abbiamo voluto presentare Swiss Mobile soprattutto perché, signori amministratori, è su questi livelli che nel futuro si confronterà l’offerta turistica in tutta Europa. E allora, se la Toscana è una delle regioni all’avanguardia in questo settore, deve servirsi degli strumenti adatti per competere con questi altri gestori del turismo attivo. Qui con noi c’è Ernest Hutmacher. Lui è svizzero ma vive in Toscana da diversi anni. Ha allestito e gestisce un centro per l’attività turistica. Ho una domanda per lui: cosa sei venuto a fare qui in Toscana se il paradiso del turismo attivo è in Svizzera? loro moto, mettono dei sassi sul percorso causando grandi disagi ai ciclisti. Potrei dire tante cose ma vorrei soprattutto sottolineare il fatto che un albergo deve essere una struttura adeguata alle esigenze del ciclista, offrendo uno spazio per la manutenzione e la pulizia delle biciclette. Senza passione non è possibile fare questo lavoro. I miei ospiti sono tutti affezionati e molti di loro tornano ogni anno. Questo mi stimola a creare sempre nuovi percorsi e a migliorare. Bisogna prestare molta attenzione alla sicurezza. I percorsi possono essere anche difficili ma le difficoltà non devono essere nascoste altrimenti diventa facile farsi male. Le nostre guide sono preparate come meccanici e formate alle prestazioni di pronto soccorso. Ho detto tutto. Ringrazio Albano che è venuto da me tanti anni fa e poi non è più tornato. Chi lo sa, forse è invecchiato? Albano Marcarini Presidente di CoMoDo (Confederazione Mobilità Dolce) Ci sono due cose che Ernest Hutmacher non ha detto sulle ragioni che lo hanno portato a trasferirsi in Toscana. La prima è che qui si mangia meglio che in altri paesi e la seconda è che si pedala dodici mesi all’anno. Questi sono altri due elementi positivi che dovrebbero spingere a favorire ancora di più questo tipo di attività. Un intervento importante è ora quello di Federico Morini, guida cicloturistica internazionale, la cui attività si estende non solo in Italia ma anche all’estero. La figura dell’accompagnatore è importante perché educa soprattutto a stare sulla strada. Federico Morini Guida Cicloturistica Internazionale La risposta è semplice: l’amore per la bicicletta. Io correvo in bici, non come Bettini, ma con la stessa passione. Anni fa ho deciso di vivere una reale visione della bicicletta nel turismo e oggi posso dire, dopo ventitré anni di vita della mia attività, di avere avuto presso il mio albergo16 mila pernottamenti, di cui il 60 per cento è di ospiti in mountain bike (più di 11 mila persone). Si va da bambini di quattro o cinque anni con un programma di family bike fino al più anziano di 80 anni. Dal giovanissimo all’anziano, dal campione del mondo al bravo al meno bravo, posso dire con orgoglio che nella mia struttura sono passati tutti i tipi di ciclisti. Sono molto contento del mio lavoro. È un lavoro che richiede cuore e passione perché non basta gestire l’albergo ma occorre andare in bicicletta con i clienti, costruire i percorsi. Da noi ci sono oltre 100 chilometri di percorsi fatti a mano e per questo è stato necessario un grande lavoro che ha impiegato un anno di tempo. Gli animali, le intemperie, i cacciatori sono tutti elementi che implicano una continua manutenzione dei percorsi. Complessivamente sono 500 i chilometri che gestiamo in collaborazione con la Comunità Montana Colline Metallifere. Grazie anche alla Camera di commercio il prossimo marzo a Massa Marittima si terranno le prime due gare di livello mondiale. Io sono convinto che la Comunità Montana, la Provincia e il Comune abbiano capito che questa attività sia una reale risorsa che funziona e che aiuta il territorio. Non ho mai avuto un problema fino ad ora. Un problema è dato dai cacciatori che, per evitare i motociclisti e il rumore delle Come Paolo Bettini, anche io ho alle spalle una carriera di ciclista professionista che ho dovuto lasciare a causa di un incidente. Da quel giorno ho dovuto reinventare me stesso, consapevole che non potevo lasciare il ciclismo, lo sport con cui sono cresciuto, che mi ha dato dei valori e che mi ha fatto diventare uomo prima che atleta. Dovevo continuare a pedalare cercando dei nuovi obiettivi e li ho trovati portando la mia passione di ciclista in giro per il mondo. Ho iniziato ad entrare in contatto con centri sportivi, medici e business men che ho conosciuto in Italia durante le loro vacanze in bici. Come tutti hanno detto questa mattina, forse in altri paesi, in cui è presente una lunga tradizione in questo campo, è possibile fare il cicloturismo meglio che in Italia, eppure tantissimi tour operator e tantissimi ciclisti di tutto il mondo scelgono il nostro paese. L’Italia infatti ha tanti vantaggi. Stamattina si è insistito parecchio sulla necessità di avere percorsi per le piste ciclabili, sul fatto che ancora mancano le vie di comunicazione e che dobbiamo investire e lavorare ancora molto. Sappiamo quali sono le condizioni del nostro paese e sappiamo che è difficile investire e sensibilizzare le amministrazioni. E questo dipende da vari motivi: mancano i fondi e forse non si crede molto in questo tipo di attività. Però siamo un paese che attira tantissime persone straniere, di diversa età, e attira le famiglie, e questo è un elemento fondamentale che ci fa capire quanto da parte nostra sia importante investire in questo campo e al tempo stesso sensibilizzare la gente all’utilizzo della bici. Mi è piaciuto molto l’intervento di Beppe Tenti. Quello che io faccio è girare il mondo: sono reduce da una viaggio negli Stati Uniti e tra pochi giorni partirò per l’Australia dove trascorrerò quasi un mese e mezzo per organizzare dei camp su invito di un centro sportivo legato all’università di Brisbane. L’obiettivo è quello di sensibilizzare i giovani sull’utilizzo della bicicletta, come ho già fatto a Boston il mese scorso e come ho fatto in Virginia nel mese di giugno. È importante insegnare ai giovani cosa siano il ciclismo e il ciclismo sicuro. La bici è uno strumento su cui ci muoviamo. Con la bici stiamo sulla strada e dividiamo la strada con le automobili e con tanti altri mezzi più grandi e più forti di noi. Dobbiamo fare ciclismo sicuro: l’utilizzo del casco, la scelta del mezzo, capire che cosa sia una bici, saperla curare. Ho avuto la fortuna di reinventarmi in una nuova professione e oggi sono una sorta di 32 33 Ernest Hutmacher Guida Cicloturistica tecnico della bicicletta. Mi diverto e continuo a pedalare. Studio quello che fanno gli altri. Quello che dovremmo fare anche noi è investire in questo campo ma anche sensibilizzare i giovani entrando nelle scuole per fare capire ai giovani il motivo per il quale si deve utilizzare la bicicletta. Si fanno tanti progetti per migliorare l’offerta per il cicloturismo in Italia ma non possiamo puntare solo sugli stranieri. Dobbiamo pensare anche al mercato italiano. Sono anni ormai che gli stranieri vengono in Italia e sarebbe necessario puntare molto anche sul nostro mercato, organizzando dei pacchetti per le famiglie, dei semplici ma importanti week end per la gente di affari. La bicicletta è uno stile di vita. La bici educa, ci insegna, ci rende più sicuri, ci permette di muoverci nel mondo e al tempo stesso può migliorare la nostra vita. È un’attività sportiva e abbiamo bisogno anche di questa per vivere meglio e per essere delle persone migliori. Migliorare l’offerta significa non solo rendere i nostri luoghi e le nostre regioni più adatti in termini di infrastrutture e servizi alberghieri. E in questo dobbiamo sicuramente prendere esempio dagli altri paesi europei come già stanno facendo la Regione Liguria, la Regione Toscana e la Regione Umbria, che è la mia regione. Arriveremo a essere bravi come lo sono gli austriaci e gli svizzeri. Noi però abbiamo un vantaggio che è quello che ci dà il nostro territorio. Abbiamo un paese che ci permette di fare questo sport per tanti mesi all’anno; abbiamo una storia, una cultura e abbiamo l’enogastronomia. Tutti sono attirati dal nostro paese però dobbiamo sensibilizzare i giovani e le famiglie al maggiore utilizzo della bicicletta. Se non facciamo questo, non possiamo pretendere che le stesse amministrazioni abbiano un obiettivo maggiore nei confronti del cicloturismo. Se non siamo pronti ad ospitare le persone sulle strade, non possiamo pensare che le amministrazioni possano investire sulle piste ciclabili. Possiamo generare business anche in casa nostra e con i nostri cicloturisti. Albano Marcarini Presidente di CoMoDo (Confederazione Mobilità Dolce) E adesso signori vorrei chiudere in bellezza con un altro filmato prima delle conclusioni dell’assessore Cocchi. Questo filmato potrebbe andare avanti per sole immagini. Servono bene a spiegare che cosa è la mobilità dolce, una scelta di muoversi con uno spirito educato, intelligente, in sintonia con l’ambiente. Per questo noi della Confederazione Mobilità Dolce ci occupiamo di strade, ma devono essere diverse da come siamo abituate a intenderle. Le nostre strade sono strade per la gente, non sono strade per le auto. Ci sentiamo orfani di qualcosa. Ci siamo accorti che la strada non ci appartiene più. In passato la strada era patrimonio di tutti, pedoni, animali, ciclisti, carri, auto, moto, biciclette, carrozzine. Poi questa ospitalità si è interrotta. L’automobile è diventata la sola padrona. Pedoni e ciclisti sono stati estromessi senza che venisse data loro un’alternativa. Ecco perché dobbiamo trovare nuove strade e destinarle a quelle categorie di utenti che dalle strade sono state espulse. Dove sono queste strade? Proviamo a guardare nei rifiuti. I rifiuti sono un argomento di attualità. Non ci sono solo i rifiuti domestici, ci sono anche le strade, le ferrovie, i vecchi sentieri che sono stati abbandonati, dimenticati, dismessi. È un patrimonio molto più grande di quanto si pensi. Principio base della mobilità dolce è trasformare questi rifiuti in risorsa. La mobilità dolce lavora sul patrimonio dismesso, abbandonato, sottoutilizzato. Non vuole fare cose nuove ma recuperare quanto già esiste. Bisogna trasformare questo patrimonio in green ways cioè strade riservate solo a pedoni, ciclisti, cavalieri, famiglie. Una rete verde che unisce città, regioni, parchi naturali. Una rete di mobilità dolce è una responsabilità sociale, un impegno collettivo che può cambiare le abitudini, le nostre giornate di lavoro, il modo di fare vacanza, lo stile di vita di tutti noi, la salute, il benessere. Pensiamo ad esempio alla salute. Stiamo diventando tutti più pigri, con evidenti effetti, e devo dire che anche quando andiamo in palestra abbiamo bisogno di una scala mobile per arrivarci. Uno schiaffo a queste cattivi abitudini è camminare e pedalare su strade tranquille. Ci sono mamme, anziani, diversamente abili che non sanno come fare a muoversi. Noi vorremmo dare loro grandi opportunità. 34 Le strade verdi sono piccole strade protette dal traffico dove è possibile muoversi sicuri e in libertà. Se uno pensa che mobilità dolce significhi fare qualche pista ciclabile in più sbaglia. Come vedete, siamo molto più ambiziosi. Ma pensiamo anche al territorio. Noi non riconosciamo più il nostro territorio. Si percorrono sempre le stesse, poche strade. Un tempo esisteva una sterminata rete pedonale che ci permetteva di presidiare il territorio, di conoscerlo (un bosco, una piccola cappella, una cascina, una grotta, una pieve, una sorgente). Mobilità dolce significa restituire il territorio alla gente, fare in modo che rimanga un bene di tutti, senza occlusioni e senza barriere. E dato che siamo qui, pensiamo anche al turismo, in termini realistici, senza esagerazioni. Si parla di turismo verde e poi mancano le strutture per generare questa domanda. La mobilità dolce, come in molti altri paesi europei, fa scoprire l’Italia sotto altri punti di vista. Fermarsi, ad esempio, dietro a una curva a contemplare un panorama, questo in auto non si può fare. Sedersi su una panchina e stare a vedere le nuvole che passano. Questi sono privilegi che non dobbiamo riservare solo ai turisti stranieri perché fanno bene anche a noi che ci siamo dimenticati di quanto sia bella l’Italia. Offendiamo il nostro paesaggio perché non siamo più capaci di vederlo e di apprezzarne la bellezza. Ecco il senso di una rete verde. A un piccolo paese potrà mancare un grande museo ma non mancherà mai un bosco, un torrente, una dolcissima campagna. Questi sono i tesori da valorizzare, dolcemente. Per finire vorrei dirvi che dobbiamo pensare anche all’ambiente. La mobilità dolce non risolve il problema delle emissioni inquinanti e del riscaldamento del pianeta. Aiuta a farlo in misura modesta ma aiuta a farci vedere le cose con uno spirito più rispettoso. Chi si muove a piedi o in bicicletta ha più tempo per sé e capisce che vale la pena rispettare acqua e terra, fiori, piante e animali. La mobilità dolce è quasi un modo di essere, una pratica di pace. È uno stato d’animo. Non è soltanto andare lenti, è qualcosa di più. Significa avere un atteggiamento diverso nei confronti delle cose e delle persone, un atteggiamento di gentilezza, disponibilità, tolleranza, comprensione. Questi sono valori che sono scomparsi nel vocabolario degli utenti della strada. Chi usa questi valori non ha bisogno di alzare barricate (viva la bicicletta e morte alle auto, non è questo che vogliamo). Chiediamo solo eguaglianza, pari dignità fra chi si muove con un motore e chi si muove con le proprie forze. Chiediamo di trasformare le ex ferrovie. In Italia ci sono 5.600 chilometri di ferrovie abbandonate che potrebbero diventare green ways anche in Toscana. Vuol dire rendere agibile l’argine del Po in una pianura dove nessuno si muove più a piedi. Vuol dire fare sentieri costieri per accedere al mare in modo educato e senza privatizzazioni. Vuol dire aprire i parchi dell’Appennino con grandi itinerari nazionali, finanziati e mantenuti con regolarità. Vuol dire anche ripristinare tratturi, trazzere, antiche vie pastorali, sentieri storici. Vuol dire rilanciare la via Francigena ma anche le vie consolari romane. La Cassia, la Flaminia, l’Aurelia, la Salaria sono state sostituite da varianti. Il vecchio percorso deve essere utilizzato per una mobilità diversa. Vuol dire usare le ferrovie e il trasporto pubblico locale come vettori della mobilità dolce. Anche da queste cose si misura la maturità civile di una nazione. Non sono così diverse da un ospedale, da una scuola, da un chilometro di autostrada. Nel piccolo Belgio la mobilità dolce (duemila chilometri) è equiparata per legge alle altre reti infrastrutturali. Ci sono le autostrade, le strade, le ferrovie, e c’è la mobilità dolce, finanziata, mantenuta, valorizzata e segnalata sulle carte geografica. CoMoDo sta per Confederazione per la Mobilità Dolce. Chiede a tutti, enti pubblici in primis, di condividere questa passione: la dolcezza. Grazie per aver partecipato a questa tavola rotonda. Ringrazio tutti i relatori. 35 CONCLUSIONI Paolo Cocchi Assessore al Turismo, al Commercio e alla Cultura della Regione Toscana Quando Albano Marcarini commentava il filmato mi veniva in mente una immagine opposta, che è quella che non vorremmo si verificasse mai. È lo scenario metropolitano, visionario e speriamo non anticipatore di Blade Runner, il film di Ridley Scott, in cui l’uomo per spostarsi aveva occupato l’aria, e la strada era diventata il luogo del degrado assoluto, della pioggia continua, dello sporco, della criminalità. Questa è una filosofia completamente opposta: dobbiamo cercare di mantenere il nostro mondo nonostante il cambiamento dei ritmi di vita e le esigenze del sistema economico. Della sostenibilità abbiamo fatto l’asse portante di tutte le politiche perché è così che si riesce a mantenere un ambiente vivibile, non contrapponendo le diverse logiche ma cercando di integrarle. Quelli che il sabato e la domenica vanno in bicicletta, il lunedì mattina prendono l’automobile per andare a lavorare. Non sono quindi due visioni del mondo che devono essere contrapposte ma si tratta di attuare una modificazione dei comportamenti. Talvolta siamo stati anticipatori nel suggerire al turismo italiano alcune linee possibili ma su questo terreno dobbiamo veramente accelerare. Il turismo nel mondo crescerà e ciò rappresenta un’opportunità di crescita per l’Italia e per la Toscana. Non è però automatico che noi riusciamo a occupare nuove quote di mercato e sarebbe incredibile se non riuscissimo a farlo. L’Italia è più bella della Svizzera: ha una stagione più lunga, il sole, il mare, la gastronomia, l’arte, il paesaggio. Siamo stati grandi protagonisti del turismo internazionale che ora sta declinando per un motivo molto semplice. Cresce la quota del turismo mondiale ma è una crescita che implica una modificazione dei comportamenti e delle scelte di acquisto. Se noi continuiamo a focalizzarci sul turismo legato al mare, al sole e alla bellezza del nostro paese e non offriamo servizi adeguati, saremo penalizzati nel panorama internazionale. Se mancano i servizi, l’orientamento al cliente e l’ospitalità, fatalmente per noi la domanda si rivolgerà ad altri mercati. Fare questo non è semplicissimo perché il nostro è anche un turismo che vive in parte di rendita di posizione, di una eredità del passato, di una gloria passata, e se non riesce a darsi una mossa rischia davvero di decadere. Pedalaitalia dovrebbe essere inteso come una sorta di manifesto politico per il turismo italiano. Noi tutti dobbiamo pedalare come faceva Paolo Bettini, cioè con grande sprint. La questione della insufficienza della rete, del federalismo e della frammentazione è un paradosso politico che vorrei ancora una volta sottolineare. Noi abbiamo inteso il federalismo esattamente alla rovescia rispetto a come i paesi federalisti hanno inteso il loro federalismo. Il federalismo non è un moto per cui ci si divide. È un moto per cui ci si unisce. Gli Stati Uniti sono diventati uno stato federale nel momento in cui tanti stati si sono uniti per fare insieme ciò che ciascuno per conto proprio non poteva fare. La Svizzera è una repubblica confederale dove i cantoni hanno poteri incredibili, dove ancora in qualche città ci si riunisce sotto la quercia per decidere secondo statuti di 400 anni fa quello che si deve fare in quella comunità. Anche il progetto svizzero è un progetto federale, cioè è un progetto dello stato centrale. Non sto scaricando responsabilità. Al contrario: sto dicendo che – e ne parlavo prima con Margherita Bozzano – spetta alle Regioni, che sono titolari esclusivi di ogni competenza sul turismo, delegare allo stato centrale la funzione non solo della promozione ma anche della individuazione delle grandi reti. Altrimenti le Regioni non riusciranno mai a fare quello che ha fatto l’Austria, e tanto meno quello che ha fatto la Svizzera, oppure quello che ci dicono di fare gli amici della bicicletta che da anni individuano grandi itinerari nazionali. Io penso che, se vogliamo dare un forte impulso anche dal punto di vista dei volumi delle ricadute turistiche che si riescono ad attrarre, dobbiamo fare in modo che le iniziative locali e i piccoli e grandi circuiti possano innestarsi su una grande rete nazionale di infrastrutture, perché è con la rete nazionale che si riesce a creare una forte offerta e a essere presenti su questo tipo di 37 mercato. Se la Svizzera è diventata il paradiso dei cicloturisti è perché è la Svizzera globalmente intesa. Non si parla cioè di esperienze legate a una singola località, seppure splendidamente organizzata e meravigliosamente ciclabile. È a questo che noi dobbiamo puntare. Purtroppo questi sono stati anni di assoluto federalismo alla rovescia, cioè un federalismo che ha significato uno spezzettamento delle competenze e la tendenza di ciascuno a fare come meglio crede. Noi stiamo facendo un’esperienza molto faticosa ma anche molto importante sulla via Francigena. Anche in quel caso il tentativo di istituire un itinerario nazionale a partire dal coordinamento delle Regioni è un’impresa al limite della disperazione perché è un lavoro molto complicato. Questi processi infatti non si attivano dal basso verso l’alto. Sono processi che si attivano dall’alto verso il basso. Chiaramente in Svizzera non fa tutto lo stato. Io ho ascoltato le dichiarazioni di vari soggetti svizzeri che hanno parlato. È lo stato che imposta gli standard e dice come si fa cosa e dove si fa. Deve essere lo stato a delineare i grandi itinerari e in qualche misura ad imporli, concertandoli ma fino a un certo punto con i territori. L’attuazione invece compete ai territori, i quali devono fornire le risorse economiche e quella vitalità, nella forma dell’associazionismo locale, che solo un territorio può esprimere e che naturalmente lo Stato da solo non può sollecitare. Il grande disegno è un grande servizio nazionale. Nel federalismo degli Stati Uniti, dove anche il diritto penale è diverso da uno stato all’altro (si pensi alla pena di morte), le grandi infrastrutture sono rigorosamente tutte del governo federale, dalla difesa del territorio alla difesa dell’acqua alle grandi reti di energia. Purtroppo in Italia negli ultimi anni si è realizzato un federalismo alla rovescia: a volte è stato decentrato ciò che doveva rimanere statale e questo senza avere comportato alcun recupero di efficienza se non il vantaggio della maggiore vicinanza al cittadino. Ma attenzione, perché non tutto deve essere avvicinato al cittadino altrimenti finiamo per avere un effetto di frammentazione. C’è qualcosa che deve essere tenuto lontano perché deve essere pensato unitariamente. Credo che questo sia il nostro problema principale e penso che gli assessori regionali del turismo e i ministri del turismo dovranno fare uno sforzo per ricreare una collaborazione con lo stato centrale, anche individuando qualcosa che lo stato centrale deve ricominciare a fare. Non credo che debba essere ricostituito il ministero del turismo perché la questione non è ricreare luoghi ma produrre attività e contenuti. Dovremmo pensare anche a una rivisitazione dei progetti interregionali e fare in modo che possano produrre qualcosa di più di quello che stanno facendo adesso. Paolo Bongini stamani ha illustrato che cosa ha prodotto il progetto interregionale. Ha prodotto molto: standard, linee guida, e sta promuovendo un’attività di coordinamento che certamente era necessaria e che sta dando i suoi frutti. Ma è anche del tutto evidente che cosa il progetto interregionale non sarà mai in grado di produrre, e cioè il servizio svizzero. Quello che c’è in Svizzera non nasce da progetti interregionali. È necessario un servizio centrale di coordinamento, che noi stessi creiamo e a cui noi devolviamo una quota delle risorse. È con il disegno delle reti che si rimette in moto il sistema. Non esiste mobilità senza autostrade. Senza le arterie non esistono nemmeno i capillari perché altrimenti si crea una situazione che non regge. Io penso che questo sia il fronte di impegno principale e anche quello che ci può consentire di riportare risorse a queste politiche. I Comuni hanno fatto moltissimo e direi che questi ultimi anni sono stati anche anni di crescita, non solo in Toscana ma in tutta Italia. Concludo ringraziando i presenti in primis i relatori che con il loro intervento hanno testimoniato una realtà diversificata , ma ringrazio anche il pubblico in sala che è stato attento e curioso di conoscere queste sfaccettature del mondo del cicloturismo e della mobilità dolce che sono emerse oggi al seminario. Pedalitalia! Montecatini Terme - 15 ottobre 2008 Un ringraziamento particolare a tutti coloro che si sono prodigati per la realizzazione del seminario. 38 39 Borsa Turismo Sportivo