Università degli studi di Trento – Facoltà di Lettere e Filosofia – A. a. 2014/2015
Osservazioni sul test di Italiano scritto di venerdì 9 gennaio 2015
Prova B
In tutte le prove assegnate gli esercizi erano equivalenti per tipologie e consegne, ma si
diversificavano per il testo proposto. In particolare sono state distribuite tre versioni diverse della
prova: prove diversificate con le lettere a, b, c affiancate al numero delle pagine della prova (1a, 2a,
3a, 1b, 2b, 3b, 1c, 2c, 3b).
Ogni studente ha ricevuto una di queste versioni e ha quindi svolto gli esercizi relativi alla versione
a lui assegnata.
Per ognuna delle tre versioni abbiamo predisposto delle Osservazioni che presentano gli esercizi
proposti e le difficoltà ricorrenti riscontrate negli elaborati consegnati. Ogni studente, pertanto, può
prendere visione sia delle osservazioni che riguardano la prova da lui svolta sia di quelle che
riguardano le altre prove.
La valutazione ha tenuto conto dei punti totalizzati complessivamente nei cinque esercizi, rapportati
in trentesimi
1
Esercizio 1b - LISTA
Richiesta: indicare con una crocetta le forme giuste, sbagliate, non appropriate; sostituire le forme
sbagliate o non appropriate con forme adatte al contesto di una scrittura accademica.
La tabella che segue riporta il testo dell’esercizio e le soluzioni corrette riscontrate più
frequentemente.
FORME
la vita nelle metropoli a volte presenta
una qualche squallidità
il dialetto è caratterizzante di un ceto
rurale, poco scolarizzato
non fu loro permesso di professare il
loro mestiere
un parlare pacato è sintomo di
autocontrollo
il calo dei consumi è riflesso
dell’incremento della povertà
mancava del sentimento dell’umorismo
per vanità Dante ha voluto osteggiare
troppo la sua cultura
il libro racconta le vicessitudini della
guerra sugli altopiani
espresse le sue ambasce
giusto
sbagliato non appr. SOSTITUZIONE
X
squallore
X
caratteristico
X
esercitare
X
indizio
X
senso
X
ostentare
X
vicissitudini
X
niente affatto
X
dal
X
minorità
X
viziosità
X
di
X
errati
X
sorgeva
X
lasciano il posto
X
letterale
X
derisorio
X
X
un manuale affatto pedante, anzi
divertente
la nostalgia cresceva per la lontananza
con il mondo d’origine
dalla sua condizione di minoranza
nasceva il suo sentimento di disagio
sconcertante la vizziosità della forma
non fu capace a provare la bontà della
sua opinione
incorse in costrutti falsi non essendo
padrone della lingua
l’edificio giaceva in un’area
abbandonata
alcune parole latine soccombono a
parole volgari
il livello letterario del testo è il più
superficiale
un atteggiamento arrogante e irrisorio
il volgare diventa lingua di grandi
pretese letterarie
X
2
ambizioni
Osservazioni
Per questo esercizio i criteri di valutazione prevedevano un punteggio massimo di 20 punti. Per
determinare questo punteggio è stato adottato il criterio di penalizzare con 1 punto in meno ogni
indicazione completamente errata e con 0.50 punti in meno la risposte in cui a una corretta
indicazione dell’elemento ‘sbagliato’ o ‘non appropriato’ non ha fatto seguito alcuna sostituzione o
ha fatto seguito una sostituzione ancora errata o non appropriata.
In alcuni casi alla segnalazione dell’errore non è corrisposta alcuna indicazione di sostituzione.
Frequenti sono stati i casi in cui all’indicazione, corretta, di ‘sbagliato’ o ‘non appropriato’, ha fatto
seguito una sostituzione altrettanto sbagliata o non appropriata. Ad esempio la frase il dialetto è
caratterizzante di un ceto rurale, poco scolarizzato dopo esser stata indicata come ‘sbagliata’, è
stata sostituita da una soluzione ancora errata:
il dialetto è caratterizzato da un ceto rurale, poco scolarizzato
Frequenti sono stati anche i casi di sostituzioni proposte non per le espressioni non corrette delle
frasi, ma per parole o espressioni corrette. Ad esempio:
l’edificio giaceva in un’area abbandonata → l’edificio giaceva su di un’area abbandonata
non fu capace a provare la bontà della sua opinione → non fu capace a provare la bontà
per la sua opinione
un manuale affatto pedante, anzi divertente → un manuale affatto pesante, anzi divertente
3
Esercizio 2b – COMPLETAMENTO
Richiesta: completare le frasi inserendo un’unica parola adatta al contesto.
Di seguito sono riportate le frasi con l’inserimento in grassetto delle parole usate nelle frasi origine.
1- Dove l’uno vede unità incontraddittorie, l’altro distingue fra essenza e fenomeno.
2- Ciò che volevo fare nel mio umile opuscolo non era altro che combinare e legare insieme
tutti i tratti.
3- A ben vedere la ripresa verbale tra i due scrittori comporta una forte divergenza, se è vero
che si dimostra qui la diversità delle loro intenzioni.
4- Alla luce di quanto detto, ci si attende che la differenza permanga negli anni.
5- Prescindendo dal tono un po’ paradossale dell’affermazione, va notata la serietà del discorso
generale.
6- Un fantasma si aggira per l’Europa del primo Novecento.
Osservazioni
Per questo esercizio i criteri di valutazione prevedevano un punteggio massimo di 20 punti. Per
determinare questo punteggio è stato adottato il criterio di assegnare 3,3 punti (con arrotondamento
per eccesso nella somma totale) per ogni inserimento corretto, 0 punti per gli inserimenti non
accettabili o non effettuati.
Gli inserimenti sopra indicati sono quelli tratti dal testo origine. In linea di massima, questo
esercizio non ha dato particolari problemi.
Nella correzione si è adottato il criterio di considerare accettabili forme di inserimento che, pur
discostandosi dall’area lessicale o grammaticale della parola usata nel testo origine, sono risultate
comunque funzionali e hanno consentito di realizzare una coerenza logica nella frase prodotta. Così,
ad esempio, per la frase 3 è stata accolta anche la soluzione ormai, per la frase 4 la soluzione tutto;
Non sono state invece accettate scorrette dal punto di vista semantico o grammaticale o logico, per
cui per la frase 6 non sono state accettate soluzioni come tra o attraverso
4
Esercizio 3b - INTERPUNZIONE E PARAGRAFAZIONE
Richiesta: aggiungere la punteggiatura (, : ; . ! ?), altri segni non verbali (apostrofi, accenti,
parentesi, trattini, virgolette); mettere le maiuscole; segnare l’a-capo (c) e la fine del paragrafo (p).
Ad es.: distinguere è da e, sì da si, né da ne. Attenzione ai nomi propri, alle citazioni, alle
parentetiche. I corsivi si rendono col sottolineato. Di seguito viene trascritto il testo origine, con la
punteggiatura adottata dall’autore.
“Sono anche sicuro di aver rappresentato al meglio l’Italia nel mondo, facendo in modo che
divenisse protagonista e non subalterna alle grandi potenze mondiali, tutelando sempre i nostri
interessi e la nostra dignità. In cambio di tutto ciò, in cambio dell’impegno che ho profuso nel corso
di quasi vent’anni a favore del mio Paese, giunto ormai quasi al termine della mia vita attiva, ricevo
in premio delle accuse e una sentenza fondata sul nulla assoluto, che mi toglie addirittura la mia
libertà personale e i miei diritti politici. È cosi che l’Italia riconosce i sacrifici e l’impegno dei suoi
cittadini migliori? È questa l’Italia che amiamo? È questa l’Italia che vogliamo? No di certo, –
prosegue Berlusconi – Per queste ragioni dobbiamo continuare la nostra battaglia di libertà restando
in campo e chiamando con noi in campo, ad interessarsi del nostro comune destino, i giovani
migliori e le energie migliori del mondo dell’imprenditoria, delle professioni e del lavoro. Insieme a
loro rimetteremo in campo Forza Italia e chiederemo agli italiani di darci quella maggioranza che è
indispensabile per modernizzare il Paese, per fare le riforme a partire dalla più indispensabile di
tutte che è la riforma della giustizia, per non essere più un Paese sottoposto ad un esercizio
assolutamente arbitrario del più terribile dei poteri: quello di privare un cittadino della sua libertà.
Dal male dobbiamo saper far uscire un bene. Che i miei più di 50 processi e questa sentenza
facciano aprire gli occhi a quegli italiani che sino ad ora non sono stati consapevoli della realtà del
Paese, ed hanno sprecato il loro voto o addirittura non hanno votato. Tutti insieme, se sapremo
davvero stare insieme, recupereremo la vera libertà, per noi e per i nostri figli. Viva l’Italia! Viva
Forza Italia!”
Osservazioni
Per questo esercizio i criteri di valutazione prevedevano un punteggio massimo di 20 punti. Per
determinare questo punteggio è stato adottato il criterio di assegnare una penalizzazione per i
singoli errori di punteggiatura, fino ad un massimo di 3 punti in meno in rapporto alla loro gravità:
si tratta di casi in cui la punteggiatura inserita non consente o pregiudica gravemente una lettura e
una comprensione certa del testo da parte del destinatario, ostacola la progressione tematica del
testo, produce un’alterazione semantica o un’incoerenza logica nell’argomentazione. Sono stati
valutati come meno gravi gli errori nella segnalazione degli ‘a-capo’ o dei ‘paragrafi’ e l’uso non
necessario di alcuni segni d’interpunzione o paragrafematici (in particolare l’abuso delle parentesi,
delle lineette e del punto esclamativo).
Una considerazione fondamentale doveva guidare le scelte in questo esercizio: alla base di ogni
discorso sulla punteggiatura è la funzione prevalentemente sintattica dei segni d’interpunzione.
5
Occorreva insomma evitare “un antico errore: l’associare ai principali segni di interpunzione la
nozione di pausa” (Bice Mortara Garavelli, Prontuario di punteggiatura, Roma, Laterza, 2003, pp.
47 e segg.); la punteggiatura ha infatti la prerogativa di “dare al lettore indicazioni riguardo
all’architettura del testo, mettendone in evidenza gli elementi costruttivi e le giunture” (MortaraGaravelli, Prontuario di punteggiatura, cit.). Per una guida alla punteggiatura di immediata
consultazione, si veda Simone Fornara, La punteggiatura, Roma, Carocci, 2010.
In linea di massima, questo esercizio è stato svolto bene dalla maggior parte degli studenti. Sono
state accolte anche soluzioni diverse da quelle del testo originale, ma solo se rispettavano le
necessità sintattiche del testo e la sua progressione tematica (il senso delle frasi e del testo), come
nel passo che segue:
È cosi che l’Italia riconosce i sacrifici e l’impegno dei suoi cittadini migliori! È questa l’Italia che
amiamo? È questa l’Italia che vogliamo?
Non sono invece state accettate soluzioni come:
per non essere più un Paese sottoposto ad un esercizio assolutamente arbitrario del più
terribile dei poteri: quello di privare un cittadino della sua libertà dal male. Dobbiamo
saper far uscire un bene
perché viene meno la correlazione “far uscire un bene dal male”. E nemmeno:
quegli italiani che sino ad ora non sono stati consapevoli della realtà del Paese, ed hanno
sprecato il loro voto o addirittura non hanno votato tutti insieme. Se sapremo davvero stare
insieme, recupereremo la vera libertà
perché viene meno la ripetizione enfatica di insieme (“Tutti insieme, se sapremo davvero stare
insieme, recupereremo…”).
Allo stesso modo è errata una soluzione come la seguente, nella quale la virgola precede una
relativa con funzione restrittiva (è proprio quella maggioranza ad essere indispensabile):
Insieme a loro rimetteremo in campo Forza Italia e chiederemo agli italiani di darci quella
maggioranza, che è indispensabile per modernizzare il Paese, per fare le riforme […]
6
Esercizio 4b- RIASSUNTO (nella forma più vicina possibile a quella di una voce di vocabolario)
Richiesta:
 sottolineare sul testo le parti da ricordare
 indicare con uno schema la struttura argomentativa del testo
 riassumere il testo in 10 righe
 riassumere il testo in 2 righe
Michele A. Cortelazzo, Giovanile, linguaggio, in Enciclopedia dell'Italiano (2010)
Per linguaggio giovanile si intende la varietà di lingua utilizzata nelle relazioni del gruppo dei
pari da adolescenti e post-adolescenti, costituita principalmente da particolarità lessicali e fraseologiche
(e, in misura minore, morfosintattiche e fonetiche). L’uso di una varietà particolare di lingua si
accompagna da una parte a modalità specifiche di esecuzione nella realizzazione delle interazioni
verbali (consistenti, ad es., in velocità d’eloquio, trascuratezza nell’articolazione, abbondanza di ellissi),
dall’altra a caratteristiche semiotiche e interazionali altrettanto particolari e legate ai modelli condivisi
dal gruppo di pari (modo di vestire e di utilizzare forme di adornamento del corpo, quali tatuaggi e
piercing, luoghi e modalità di incontro, modi di utilizzo e di esibizione di strumenti di comunicazione,
quali cellulari, walkman e poi lettori mp3, ecc.).
Certamente, condizione essenziale per l’uso del linguaggio giovanile non è solo la posizione
anagrafica, ma anche l’appartenenza a un gruppo giovanile, che si realizza nella condivisione, da parte
degli appartenenti, dei luoghi di incontro (la scuola, il bar, l’oratorio, il muretto) e delle occasioni di
aggregazione e socializzazione (la musica, lo sport, gli hobby). La posizione anagrafica va, al giorno
d’oggi, intesa in senso esteso: diversi processi di natura personale (ad es., la cosiddetta sindrome di
Peter Pan) e sociale (il sempre più tardo inserimento nel mondo del lavoro e, parallelamente, il sempre
più tardo affrancamento dalla famiglia d’origine) rallentano il passaggio dall’età giovanile all’età adulta
e il singolo rimane, almeno soggettivamente, nella dimensione giovanile anche quando anagraficamente
non può più essere considerato tale.
L’uso di una forma particolare di italiano da parte dei giovani sembra rispondere a tre funzioni:
una funzione identitaria, finalizzata a segnare l’appartenenza al gruppo e a delimitare il gruppo verso
l’esterno; una funzione ludica, che si realizza attraverso la deformazione e l’ibridazione dei materiali
linguistici che entrano a far parte della varietà; una funzione di autoaffermazione, sia nei confronti del
gruppo sia al suo interno.
Per quanto il linguaggio giovanile sia caratterizzato da un continuo ricambio lessicale, esistono
numerose parole di lunga durata, che garantiscono una certa continuità cronologica di una parte almeno
del bagaglio terminologico e fraseologico giovanile. Delle parole riscontrate da Lauta (2006) in Renzo
Barbieri, sono usate ancora, tra le altre, incavolarsi, salvarsi in corner, carrozzeria, montato, tipo
«persona», dare buca, filarino, infognato, partire in quarta. Alcune di queste sono da tempo ben
insediate nell’italiano colloquiale, al punto da aver perso ogni connotazione identitaria e da risultare
inadeguate al linguaggio giovanile odierno (ad es., incavolarsi); ma altre possono occorrere ancora in
scambi dialogici di giovani (ad es., cesso «brutto, detto di persona», cuccare, figo, figata, gaggio o
ganzo «tipo in gamba», gasato, imbranato, leccare «arruffianarsi qualcuno», lumare «osservare con
desiderio o interesse», pacco «fregatura», pisquano «ragazzetto sciocco», sgamare «riconoscere,
scoprire», stangare «bocciare»). Fra le voci ormai stabilizzatesi nel linguaggio giovanile si può citare, in
particolare, una lunga serie di iperboli come da dio, favoloso, mitico, stupendo e, anche con antifrasi,
atroce, bestiale, mostruoso per «bello, fantastico»; una bomba «cosa eccezionale»; allucinante,
7
micidiale, osceno, pauroso «notevole, eccezionale (sia in senso negativo che in senso positivo)»;
pazzesco, da urlo, da paura «eccezionale, da non credersi».
Il nucleo più caratteristico del linguaggio giovanile è però quello innovante: una serie di parole
che caratterizzano un gruppo giovanile in un periodo determinato. Proprio per il carattere effimero di
questa parte del lessico giovanile, è difficile portare esempi che non soggiacciano a una rapida
obsolescenza. È utile, tuttavia, indicare alcune costanti che paiono guidare la continua creazione di
parole giovanili innovanti.
Sul piano semantico, entrano in gioco, a volte con accentuazioni particolari, meccanismi
consolidati del mutamento lessicale, quali la metafora, la metonimia, l’antonomasia, l’iperbole. In primo
piano sta la metafora con una componente, almeno in origine, umoristica; la metafora è utilizzata
soprattutto nel campo degli apprezzamenti (autostrada «ragazza piatta», bidet «ragazza molto brutta»,
bolide «ciccione», cubo «ragazza piccola e grossa», gnomo «persona bassa», lima «persona avara») e si
realizza spesso attraverso l’animalizzazione ingiuriosa (ameba e mollusco «pigro», bestia «ragazza alta
e grossa», cozza e rospo «ragazza brutta», manzo «tranquillo, con connotazione negativa di passività»,
tonno «individuo fesso, imbranato»). Metonimie diffuse nel linguaggio giovanile sono i classici ferro
«moto, auto», gettonare «telefonare», manico o, dialettalmente, manego «fidanzato», lingua «bacio»,
penna «ragazza» (voce motivata da passera «organo sessuale femminile»), fino alla creativa osram
«uno che si abbronza con la lampada» o al più recente centrino «ragazzo vestito sempre e solo con abiti
firmati, con una condizione sociale elevata, proveniente dalla città e che vuole differenziarsi dai ragazzi
di paese»; tra le antonomasie si possono citare aladino «persona che ha idee geniali», mandrake «tipo
intelligente», maradona «smargiasso», pina «donna molto brutta e dai modi dimessi», dal nome della
moglie del personaggio cinematografico Fantozzi; alla lunga serie di iperboli citate tra le voci di lunga
durata si possono aggiungere giga «grande» e mega «eccezionale, stupendo».
Sul piano formale, il meccanismo più utilizzato è quello degli scorciamenti, la forma più tipica
di deformazione del significante tra le molte utilizzate nel linguaggio giovanile: alter o alterna
«alternativo», ami «amico», ampli «amplificatore», arterio «genitore», baga (da bagascia) «ragazza»,
cell, cellu o cellula «cellulare», chisse «chi se ne frega», liba «libidine», pome «pomeriggio», raga
«ragazzo/a», rego «regola», siga «sigaretta», simpa «simpatico», e ancora, con funzioni eufemisticooccultative, realizzate anche con lo spostamento d’accento, stica «’sti cazzi». Più rari gli scorciamenti
con cancellazione della parte iniziale delle parole: mella «caramella», sore «professore». La tecnica
dello scorciamento è così diffusa che si estende ai nomi propri: nomi (Vale, Seba), cognomi (Cagi per
Cagidemetrio), nomi di luogo (Cone per Conegliano, Pity per Pitigliano).
Con continuità si ricorre alle sigle: RDS «rincoglionito dalle seghe», PPC «pronto per
crisantemi» per «persona anziana» (analogo al francese PPH «passe pas l’hiver»), CBCR «cresci bene
che ripasso», per «ragazza nel fiore dell’adolescenza che fisicamente promette bene», CAU «credeghe
ai ufo» («credici agli ufo», in dialetto veneto), OPS «o per (favore) scopami».
Infine, meccanismi di formazione delle parole frequenti nell’italiano colloquiale che costituisce la base
del linguaggio giovanile portano alla creazione di forme nuove: aggettivi in -oso come arcobalenoso,
balloso, barroso, blobboso, cagoso, calloso, casinoso, cazzimmoso, cazzoso, cessoso, chettaminoso,
cocacoloso, comodoso, dangoso, drogoloso, esoso, estroso, fancioso, fangoso, farinoso, ficonioso,
figoso, frecconioso, galloso, gayoso, ghignoso, giansugoso, giungommoso, gnagneroso, granoso,
invictoso, leccoso, lupposo, mangoso, megasballoso, menoso, metalloso, mostruoso, paccoso,
pacioccoso, palloso, patatoso, pentoso, puffoso, quercioso, rabboso, razzoso, robboso, sballoso,
scenoso, scialloso, slurposo, stiloso; nomi in -aro, tra cui bombolaro, bullettaro, caccaro, camuffaro,
cannonaro, cartolaro, cazzaro, ciàpparo, cilòmaro, collinaro, cozzaro, fughinaro, gelataro, paccaro,
paglionaro, palestraro, pezzaro, punkettaro, salinaro, skattinaro; composti con mega come
megafugone, megalibidine, megasballoso, megaspinellata.
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Osservazioni
In linea di massima, il testo non ha presentato particolari difficoltà di comprensione. Innanzitutto, è
bene riconoscere il tipo testuale di cui si deve fare il riassunto. Il testo proposto è una voce di
enciclopedia: un testo, quindi, espositivo, che consiste in una regolata descrizione di un fenomeno.
La sequenza delle informazioni non è casuale, ma segue un ordine ben preciso; un aiuto
fondamentale per individuare i nuclei informativi, l’ordine delle informazioni e i loro rapporti
reciproci (cioè la gerarchia interna al testo) è dato dalla divisione in paragrafi, che ovviamente è
pensata e voluta dall’autore.
Nello scrivere il riassunto è importante trovare un equilibrio tra le (molte) informazioni portate dal
testo. Dal momento che viene richiesto di scrivere soltanto 10 righe, è inevitabile eliminare alcuni
dati, ed è consigliabile evitare di riportare troppi esempi.
La sottolineatura
La corretta sottolineatura delle parti da ricordare, quindi dei temi fondamentali, comportava
l’attribuzione di 5 punti. Un punteggio inferiore è stato determinato da omissioni di sottolineatura
di temi centrali o da una impropria sottolineatura di considerazioni non fondamentali o marginali.
Non sono stati valutati positivamente gli esercizi in cui sono state sottolineate quasi tutte le frasi
del testo o la gran parte delle frasi del testo: evidente in tale operazione l’assenza di un lavoro di
selezione tra parti da ricordare e parti da non ricordare, vale a dire l’assenza di un lavoro
indispensabile per il successivo riassunto.
La sottolineatura indispensabile doveva riguardare le informazioni sui passaggi fondamentali del
testo; ad esempio:
- il linguaggio giovanile; le modalità di esecuzione nella realizzazione delle interazioni verbali; le
caratteristiche semiotiche e interazionali;
- le condizioni essenziali per poter parlare di linguaggio giovanile (posizione anagrafica,
appartenenza a un gruppo);
- le funzioni del linguaggio giovanile;
- le caratteristiche del lessico: la continuità lessicale e il nucleo innovante;
- le costanti che si possono riconoscere nella creazione lessicale;
- i meccanismi semantici di creazione lessicale (metafora, metonimia, antonomasia, iperbole);
- i meccanismi formali di creazione lessicale (scorciamento, sigle, derivazione e composizione).
9
La struttura argomentativa
Per questa parte dell’esercizio era stato stabilito un punteggio massimo di 10 punti.
L’esplicitazione della struttura argomentativa del testo è resa attraverso l’indicazione delle sue
componenti:
tesi,
argomenti/argomentazioni,
esempi,
fonti,
rinforzo,
confutazioni,
riserve/qualificatori, conclusione. Nel caso di una biografia, si tratta di individuare i punti essenziali
su cui l’autore del testo ha costruito il suo ragionamento: la scansione cronologica, gli aspetti
ideologici fondamentali.
Per la trattazione del testo argomentativo e della struttura argomentativa si vedano, tra le altre, le
pagine dedicate all’argomento nel capitolo quarto Il testo accademico come testo argomentavo di
Cerruti M., Cini M., Introduzione elementare alla scrittura accademica, Roma-Bari, Laterza, 2007:
in particolare si leggano le pp. 50-54 che trattano delle componenti dell’argomentazione e le pp.
70-96 che riportano vari esempi di analisi della struttura argomentativa nei testi; si veda anche il
Cap. 12 (“I testi argomentativi”) in Maurizio Della Casa, I generi e la scrittura, Brescia, Editrice La
Scuola, 2003.
Per quanto riguarda lo schema, si deve tenere conto del fatto che il testo da analizzare è una “voce
di enciclopedia”: non c’è una vera e propria “tesi”.
Formulazioni come:
Tesi 1 → Linguaggio giovanile
Tesi 2 → Linguaggio giovanile sul piano semantico
Tesi 3 → Linguaggio giovanile sul piano formale
indicano bene alcuni aspetti fondamentali toccati nella definizione (ed è corretto segnalarli).
Tuttavia, non possono essere considerati “tesi”, né nello specifico di questo testo, né nella loro
formulazione generale: una “tesi” deve esprimere un’idea, mentre “Linguaggio giovanile” non
esprime nessuna posizione: è un titolo, un tema generale.
Allo stesso modo non si può porre “Il linguaggio giovanile porta alla creazione di nuove
forme” come una “conclusione” di un ragionamento, perché le “nuove forme” sono piuttosto una
caratteristica del linguaggio.
Occorre aver ben presente che tra un indice e uno schema c’è una differenza sostanziale: il primo è
un semplice elenco di temi, il secondo è una mappa concettuale che serve a trasmettere le
informazioni fondamentali di un testo e le relazioni logiche le legano.
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In alcuni elaborati ci si è limitati ad un elenco senza proporre un’interpretazione: si uniscono
informazioni sulla struttura e sul contenuto del testo, ma senza distinguerli, e non si esplicitano
davvero i nuclei informativi:
linguaggio giovanile: - che cos’è
- chi lo usa
↓
- perché
lessico e parole
↓
→ di lunga durata
- obsolete
- stabilizzate
effimere (nucleo caratteristico) ma con delle costanti individuabili →
- sul piano semantico
- sul piano formale
- di formazione
Nello schema ci sono alcune incomprensioni o ambiguità (le parole di lunga durata non sono
obsolete, anzi: sono tuttora usate; l’etichetta lessico e parole non è chiara: qual è la differenza tra i
due concetti?). Ma soprattutto non si capiscono alcuni passaggi logici (il nesso tra linguaggio
giovanile e lessico e parole).
Un punto delicato è la distinzione finale tra cambiamenti attivati con meccanismi semantici o con
meccanismi formali. Tra questi ultimi si contano gli scorciamenti, le sigle, ma anche la formazione
di parole per derivazione (con i suffissi) e per composizione: il connettivo infine che apre l’ultimo
paragrafo deve essere pertanto letto non come un terzo punto oltre ai meccanismi semantici e ai
meccanismi formali, ma come un terzo esempio di meccanismo formale, dopo lo scorciamento e la
sigla.
Il riassunto in 10 righe
Per questo esercizio il punteggio massimo previsto era di 20 punti (12 punti sono assegnati ad un
lavoro sufficiente).
Per una sintesi efficace, un’operazione preliminare da compiere è, ovviamente, un’attenta lettura
per una sicura comprensione del testo origine.
11
Operazione successiva dovrebbe essere, in un riassunto, l’individuazione dei temi presenti nel testo
origine e la loro gerarchizzazione, per riformulare in forma sintetica le informazioni più importanti
e fondamentali che dovranno necessariamente comparire nel riassunto.
Solo dopo queste operazioni, comprensione e gerarchizzazione, è possibile procedere alla scrittura
di un riassunto, per il quale bisogna ovviamente tener presente - sin dall’inizio - lo spazio a
disposizione.
Un esempio di testo che presenta bruschi passaggi logici, salti cronologici, parziali incomprensioni,
dati non sempre di primo piano, e soprattutto si rivela un puro copia e incolla del testo origine,
senza nessuna riformulazione (necessaria per unire informazioni ricavate da punti diversi del testo)
è il seguente:
Per linguaggio giovanile s’intende la varietà di lingua utilizzata nelle relazioni da
adolescenti. Condizione essenziale per l’uso del linguaggio non è solo la posizione
anagrafica ma anche l’appartenenza a un gruppo giovanile. L’uso di una forma particolare
di italiano sembra rispondere a tre funzioni: identitaria, ludica e di autoaffermazione.
Esistono numerose parole che garantiscono continuità cronologica: incavolarsi, montato…
Alcune parole risultano inadeguate. Il nucleo più caratteristico è quello innovante, sul
piano semantico: entrano in gioco le metafore, metonimia, l’antonomasia, l’iperbole. Sul
piano formale, il meccanismo più utilizzato è quello degli scorciamenti e con continuità si
ricorre alle sigle. Infine la creazione di forme nuove di parole formatasi nell’italiano
colloquiale.
In alcuni elaborati non è sempre chiara la resa testuale, cioè la rielaborazione scritta dei concetti
desunti dal testo origine; e una resa testuale confusa, anche quando è corretta, non consente al
lettore destinatario una chiara comprensione del testo prodotto.
Presentiamo un esempio di riassunto, lievemente rielaborato, che abbiamo considerato sufficiente,
pur con alcuni problemi nella gestione delle informazioni (ad esempio, nonostante una certa
continuità lessicale è un’informazione difficile da capire da chi già non conosca il testo di origine,
perché il contenuto non è esplicitato) e nel lessico (tramite).
Il linguaggio giovanile è la varietà di lingua utilizzata nel gruppo dei pari dagli adolescenti,
costituita da particolarità lessicali e fraseologiche, da specifiche modalità di esecuzione e
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particolari caratteristiche semiotiche ed interazionali. Sue condizioni essenziali sono la
posizione anagrafica e l’appartenenza ad un gruppo giovanile, tramite la frequentazione di
luoghi di incontro e occasioni di aggregazione. Risponde a tre funzioni (identitaria, ludica e
di autoaffermazione) ed è soggetta ad un continuo ricambio lessicale, nonostante una certa
continuità cronologica. Il nucleo caratteristico è quello innovante, con alcune costanti che
regolano la creazione di parole giovanili: sul piano semantico la metafora, la metonomia,
l’antonomasia e l’iperbole; sul piano lessicale lo scorciamento, le sigle e meccanismi di
formazione tipici dell’italiano colloquiale.
Il riassunto in 2 righe
Per questo esercizio il punteggio massimo previsto era di 5 punti (3 punti sono assegnati ad un
lavoro sufficiente).
L’esercizio imponeva di condensare in due righe il contenuto di un brano, operazione possibile solo
se sono chiari i temi principali e la loro gerarchia. Ovviamente un riassunto, che ha come scopo la
trasmissione delle informazioni essenziali di un testo, non può essere ridotto, anche quando è in
due righe, a un’indicazione di temi molto generica che non consegna informazioni al lettore
destinatario. Spesso, ad esempio, si seleziona soltanto un tema, ma senza contestualizzarlo, o si
riporta in termini generali l’argomento del testo:
Il linguaggio giovanile: tra funzione e uso, parole di lunga durata e i relativi meccanismi di
mutamento sul piano semantico e formale.
Riassumere in due righe una descrizione complessa è effettivamente molto difficile: sono quindi
stati considerati in linea di massima positivi i riassunti che, anche concentrandosi su un solo aspetto
della sua produzione, mettevano in luce alcuni aspetti fondamentali del linguaggio giovanile È ad
esempio il caso di
Per “linguaggio giovanile” si intende la varietà di lingua utilizzata all’interno di un gruppo
(che si definisce per età, luoghi e occasioni di incontro) con tre funzioni: identitaria, ludica
e di autoaffermazione.
Errori di sintassi
Per la maggior parte si tratta di errori peculiari a singole prove e non ricorrenti; essi potranno
pertanto essere esaminati in sede di visione individuale dei singoli elaborati.
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Esercizio 5 - IL TESTO ACCADEMICO: COMPRENSIONE ALLA LETTURA,
MONTAGGIO DELLE INFORMAZIONI, CONOSCENZA DI CONVENZIONI
EDITORIALI.
Richiesta: leggere attentamente i tre brani. Costruire un testo di 10 righe sul loro contenuto;
dargli un titolo adeguato. Il testo deve contenere citazioni dai brani con almeno una citazione
testuale diretta da uno di essi. In nota verranno messi i rimandi bibliografici riferiti alle
citazioni, che dovranno essere scritti in forma standardizzata nelle 5 righe sotto il testo.
1Massimo Palermo e Danilo Poggiogalli hanno scritto a quattro mani nel 2010 per l’editore
pisano Pacini un libro intitolato: Grammatiche di italiano per stranieri dal ‘500 a oggi, e
sottotitolato: Profilo storico e antologia. Essi chiamano “manuali di sopravvivenza” le grammatiche
per turisti e le ritengono i precursori del metodo Ollendorf, affermatosi alla metà del sec. XIX: “Una
rottura marcata con il metodo grammaticale-traduttivo viene segnata con l’apparizione di opere
ispirate direttamente al metodo ‘naturale’ [...] in cui si dà grande rilievo alla componente pratica
dell’insegnamento, mentre alla riflessione metalinguistica si assegna un posto marginale o
successivo [...] si rinuncia del tutto alle regole grammaticali e agli esercizi di traduzione, in favore
dell’apprendimento orale della lingua, da compiersi attraverso il ricorso a frasi e dialoghi-modello,
locuzioni idiomatiche e simili [...] Attraverso la comunicazione orale e l’associazione del lessico
con oggetti e situazioni reali il discente finisce con l’assorbire inconsapevolmente le strutture
grammaticali della lingua” (da pagine 63 e 64).
2Un convegno è stato dedicato qualche anno fa al problema dell’evoluzione storica delle
grammatiche. Gli atti, curati da Celestina Milani e Rosa Bianca Finazzi, sono usciti a Milano nel
2004 per i tipi dell’Università Cattolica, col titolo: Per una storia della grammatica in Europa. Nel
contributo di Bona Cambiaghi che si intitola: La grammatica pedagogica tra norma e uso della
lingua (da pagina 321 a 326) a pagina 321 si legge: “Secondo alcuni la grammatica pedagogica è la
grammatica dell’insegnante, mentre la grammatica psicologica è quella dell’allievo, che deve
modellare, informare la prima; secondo altri la grammatica pedagogica è la grammatica degli
esempi piuttosto che quella delle regole”. E a pagina 325: “Nei Livelli Soglia del Consiglio
d’Europa non sono più le categorie grammaticali, formali ad essere veicolate come oggetto di
studio, ma sono le categorie della funzione comunicativa ad essere insegnate (conoscere una lingua
significa essere in grado di fare delle cose con la lingua: come si chiede scusa in una lingua, o
permesso, o come si chiede per sapere o per avere) [...sicché] si arriva a far coincidere la
grammatica pedagogica con la grammatica psicologica”.
3Gli Scritti in onore di Giorgio Graffi (sottotitolo) sono usciti nel 2009 ad Alessandria per le
Edizioni dell’Orso a cura di Paola Cotticelli e Alessandra Tommaselli col titolo: La grammatica tra
storia e teoria. In essi si trova il contributo di Claudio Marazzini, intitolato spiritosamente:
L’automobile del linguista. Giacomo Devoto e la genesi del “Profilo” (dalla pagina 111 alla 128). A
pagina 116 e seguenti si ricorda che Giacomo Devoto paragonò spesso l’uso del linguaggio alla
guida dell’automobile e si riporta un suo passo: “un automobilista, in una strada pericolosa,
all’udire il rumore dello scoppio di una gomma anteriore si rende conto del minor male e dei
provvedimenti da prendere, in modo inscindibile dalla emozione e dallo spavento, passando da
questa somma di percezioni a atti concreti senza alcuna forma di linguaggio organizzato né tacito
né, tanto meno, espresso (gliene sarebbe mancato fra l’altro anche il tempo) [...] Il linguaggio non
può essere mai fermo, ma lo si immagina fermo per studiarlo, un’astrazione non diversa dalla
fotografia che perpetua, ma anche immobilizza in modo irreale, il salto di un ostacolo o il calcio di
un pallone in rete”.
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Osservazioni
Per questo esercizio i criteri di valutazione prevedevano l’attribuzione di un punteggio massimo di
30 punti: 20 punti come punteggio massimo per la scrittura del testo, 5 punti come punteggio
massimo per corrette citazioni, 5 punti come punteggio massimo per corretti rimandi bibliografici.
Per la valutazione del testo sono state prese in considerazioni innanzitutto tre dei requisiti ritenuti
necessari perché un testo possa essere tale: la coesione, cioè i legami sintattici che uniscono le varie
parti del testo; la coerenza e la progressione tematica, cioè la presenza di un filo logico all’interno
del testo che leghi le varie considerazioni esposte nelle frasi del testo; l’informatività, cioè la
presenza nel testo di informazioni significative desunte - nel nostro caso - dai brani proposti.
La costruzione del testo
Operazioni preliminari per costruire un testo autonomo, comprensibile quindi anche da parte di chi
non ha letto i tre brani proposti, sono:
o la lettura-comprensione dei testi
o l’individuazione nei tre brani di quei nuclei concettuali fondamentali che è possibile
correlare sulla base di un comune asse tematico.
Nell’esercizio 5b l’asse tematico comune ai tre brani è quello dell’insegnamento (e
dell’apprendimento) di una lingua viva, che è più facile se si fa leva sulla dimensione pratica, più
che sulla grammatica teorica. Tale asse doveva costituire il nucleo tematico del testo da costruire.
La richiesta invitava a costruire un testo sul contenuto dei tre brani: come ogni testo, anche il testo
da produrre doveva pertanto essere compiutamente autonomo, con una coerente struttura sintattica
e argomentativa.
Importante anche, data la natura del testo (“testo accademico”), la precisione e la congruità delle
scelte lessicali.
La contestualizzazione storica.
Un’attenta lettura consente una precisa collocazione storica per il contenuto dei tre brani proposti.
In particolare era necessario far capire che le parole tra virgolette del terzo brano non sono di
Marazzini, ma di Giacomo Devoto citato da Marazzini. Nel testo, quando si indica la fonte, si deve
quindi indicare la doppia derivazione; ad esempio;
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Devoto, cit. in Marazzini 2009: 116-117
La comprensione.
In alcuni elaborati si trovano problemi di incomprensione dei tre brani, che emergono, ad esempio,
nelle citazioni. In un passo si legge:
…come scrive Bona Cambiaghi spiegandoci quanto ormai sia semplice studiare le lingue
Mentre, in realtà, Cambiaghi non dice affatto che studiare le lingue sia semplice. A volte, il testo
non viene capito nel suo significato complessivo: è chiaro negli elaborati che danno titoli come
Evoluzione della lingua italiana (un tema che non viene toccato nei tre brani).
Osservazioni personali o dati non contenuti nei tre brani
La consegna richiede esplicitamente di costruire un testo sul “contenuto” dei tre brani. Non si può
quindi astrarre dai testi e proporre idee o osservazioni personali:
La prima cosa da fare quando si vuole imparare una lingua è quella di comprare un libro di
grammatica. Senza la conoscenza della grammatica sembreremmo tutti dei bambini che
conoscono a malapena qualche vocabolo.
Studiare una lingua è complicato […] si deve tenere in considerazione che è uno studio
notevolmente migliorato col tempo, grazie anche al metodo Ollendorf
In nessuno dei brani si parla di un “miglioramento” dello studio delle lingue ma di cambiamenti
(“una rottura marcata”, “non sono più le categorie grammaticali […] ma sono”).
Un elaborato positivo.
Si riporta di seguito un esempio di elaborato nel complesso mediamente positivo:
Diversi sono i metodi che, nel corso del tempo, sono stati utilizzati per insegnare e
apprendere una lingua. Spesso in passato si è data molta importanza alla conoscenza delle
regole grammaticali e agli esercizi di traduzione. […]. Successivamente, si sono preferiti la
componente pratica dell’insegnamento, l’apprendimento orale della lingua e anche le
categorie di funzione comunicativa. Infatti, “conoscere una lingua significa essere in grado
di fare delle cose con quella lingua”. Inoltre, bisogna tenere presente che “il linguaggio
non può mai essere fermo”, come viene rappresentato nelle grammatiche per studiarlo, ma
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è in continuo movimento; ciò favorisce la propensione a metodi più naturali per
l’apprendimento di una lingua.
L’elaborato presenta, pur con qualche limite, le condizioni fondamentali e necessarie per costruire
un testo: coesione, coerenza, progressione tematica. È un testo coeso, costruito con connessioni
sintattiche corrette. È un testo che ha coerenza, poiché sviluppa concetti logicamente connessi. È un
testo che ha progressione tematica, perché si passa da un tema o concetto all’altro con
consequenzialità semantica: dati, riflessioni e analisi sono tra loro logicamente e tematicamente
legate in una concatenazione per la quale ogni frase può essere messa in relazione sia con quelle che
precedono sia con quelle che seguono. Le citazioni sono sempre segnalate correttamente.
La progressione tematica.
In vari elaborati manca una necessaria, chiara e comprensibile progressione tematica: il legame
tematico, cioè, che deve legare ogni frase sia a quella che la precede sia a quella che la segue; il
rischio è di creare testi con frasi semplicemente giustapposte. Spesso infatti più che costruire un
testo (tĕxtum, da tĕxere: tessere) sono state scritte frasi giustapposte: un destinatario che non abbia
letto i brani proposti (ma il testo da costruire doveva essere autosufficiente) difficilmente riuscirà a
comprendere i temi di fondo dell’elaborato prodotto. Un esempio di selezione di dati dai brani,
senza una loro ristrutturazione secondo un filo logico riconoscibile, è in questo elaborato
Massimo Palermo e Danilo Poggiogalli hanno scritto un libro il cui titolo è: “Grammatiche
di italiano per stranieri dal 500 a oggi”. Gli scrittori affermano che il lettore finisce con
l’assorbire inconsapevolemente le strutture grammaticali della lingua sebbene il testo
rinunci agli esercizi grammaticali. In un convegno a Milano il contributo di Bona
Cambiaghi intitolato “La grammatica pedagogica tra norma e uso della lingua a pagina
321 afferma che “secondo alcuni la grammatica pedagogica è la grammatica
dell’insegnante, mentre la grammatica psicologica è quella dell’allievo che deve modellare,
informare la prima”. Gli scritti in Onore a Giorgio Graffi trovano il contributo di Claudio
Marazzini e Giacomo Devoto. La conclusione tratta è che il linguaggio non può essere mai
fermo, ma lo si immagina fermo per studiarlo.
In questo esempio abbiamo semplicemente tre brevi riassunti (non molto buoni, per altro) dei brani,
ma non c’è un testo che presenti il “montaggio delle informazioni” di cui si parla nella traccia.
La resa testuale
In vari elaborati è risultata poco chiara o confusa o generica, e comunque non adeguata ad una
scrittura accademica, la rielaborazione scritta dei concetti desunti dai brani proposti, vale a dire la
resa testuale. Spesso, i problemi sorgono dal tentativo di compendiare in poche parole concetti
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complessi, dando per scontate alcune informazioni – senza le quali, però, non si riesce a capire il
senso del discorso. Se ne trascrivono alcuni esempi, tratti da elaborati diversi:
Lo studio della lingua, tuttavia, assume un nuovo metodo a partire dal XIX secolo: invece
del metodo grammaticale-traduttivo, si afferma il metodo naturale. Tale predilige
l’apprendimento orale e subordina la riflessione metalinguistica.
Ci sono diverse scuole di pensiero per ciò che concerne i metodi di trasmissione
d’insegnamento della grammatica
La lingua è un continuo evolversi, è una costante in perpetuo movimento.
Le citazioni
Le citazioni, ampiamente trattate nella bibliografia indicata per la preparazione all’esame e nella
lezione tenuta dal dott. Carrara, per essere corrette dovevano rispettare le seguenti convenzioni:
o essere significative, cioè trasmettere concetti essenziali e necessari per dare senso al testo
che si sta scrivendo; non ha ragione di essere la citazione di una singola parola o di un breve
segmento di frase decontestualizzata, a meno che non abbia particolare rilevanza tematica o
non sia veicolo di concetti più ampi e noti a scrivente e destinatario;
o se citazioni dirette, essere virgolettate e essere trascrizioni integrali e fedeli - senza
manomissioni o manipolazioni - di segmenti del testo da cui sono tratte; eventuali limitati
tagli o inserimenti devono essere adeguatamente segnalate da parentesi quadre;
o essere seguite (sia nelle citazioni dirette sia in quelle indirette) da un numero che rimanda ad
una nota da collocare a piè di pagina (come espressamente indicato nella richiesta); se si
adotta il sistema detto “all’americana” o di “autore-data”, essere seguite (sia nelle citazioni
dirette sia in quelle indirette) dall’indicazione, tra parentesi, dell’ autore e della data di
edizione del volume da cui si cita;
o essere inserite correttamente nel testo prodotto, cioè essere collegate sintatticamente e
logicamente / semanticamente con il resto della frase o del periodo in cui sono collocate.
Il mancato rispetto di ognuna di queste convenzioni ha inciso negativamente nella determinazione
del giudizio complessivo. Gravi, in particolare, l’assenza di coordinazione sintattica e l’assenza di
coordinazione logica.
Come indicato nel libro “Grammatiche di italiani per stranieri dal ‘500 a oggi” la
grammatica non è una semplice unione di regole ed esercizi, si tratta soprattutto di un
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metodo da utilizzare nella comunicazione orale, nella realtà di tutti i giorni. Questo studio
viene seguito anche in altri manuali, in particolare in “la grammatica pedagogica tra
norma e uso della lingua”, dove l’iniziale differenza tra grammatica pedagogica e
psicologica si trasforma in una funzione di quest’ultima; conoscere una lingua è saper fare
delle cose con essa. Il linguaggio è in continuo movimento, ma al tempo steso, analizzabile
nella sua staticità, così come la fotografia cambia ma in maniera irreale immobilizza un
atto della realtà (“L’automobile del linguista. Giacomo Devoto e la genesi del “profilo”).
Esempio di sintassi non corretta in un segmento di elaborato che comprende una citazione:
La maggior parte degli esperti vede la lingua come un fenomeno dinamico, “non può essere mai
fermo ma lo si immagina fermo per studiarlo”.
Ricordiamo inoltre che
-
il nome dell’autore deve essere riportato con precisione;
-
anche in caso di citazioni indirette deve essere indicata la fonte (non basta parafrasare il
brano: si deve dire da dove è stato ripreso).
La bibliografia
Oltre alle indicazioni presenti nella bibliografia, erano da seguire quelle date dal dott. Carrara nella
lezione tenuta agli studenti in preparazione della prova. Anche se non esistono indicazioni univoche
sulla bibliografia, vi sono comunque norme convenzionali universalmente accolte che è
indispensabile rispettare in ogni scrittura accademica e che comunque devono essere conosciute per
redigere un qualsiasi lavoro a livello universitario.
Norme universalmente accolte:
o cognome e nome dell’autore o degli autori in prima sede
o il corsivo per i titoli (nella scrittura manuale - come nel nostro caso - la sottolineatura); i
titoli devono sempre seguire il cognome e nome dell’autore
o indicazione di ‘a cura di’ prima o dopo il cognome e nome in caso di un curatore, il cui
cognome e nome precede sempre il titolo
o indicazione di luogo, editore e data: l’ordine può essere diverso, ma le tre indicazioni ci
devono essere; la data può essere collocata sia dopo il cognome e nome dell’autore, sia
dopo l’indicazione del luogo di edizione e dell’editore
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o la convenzione adottata su data, luogo ed editore deve essere rispettata costantemente in
tutti i rimandi bibliografici
o la segnalazione del saggio all’interno di un’opera miscellanea o di una rivista o di un
periodico si realizza indicando nell’ordine: per l’opera miscellanea cognome e nome
dell’autore del saggio, titolo in corsivo del saggio, l’indicazione “in” seguita da
cognome e nome dell’autore o curatore dell’opera miscellanea, titolo in corsivo
dell’opera miscellanea, luogo di edizione, editore, data, pagine; per le riviste, cognome e
nome dell’autore, titolo del saggio, titolo, di solito tra virgolette, della rivista o del
periodico, numero, fascicolo o mese, anno per riviste, numero/i pagina/e (per i
quotidiani, giorno, mese e)
o indicazione della pagina (p./pag.) o delle pagine (pp./pagg.) per le citazioni, indicazione
d’ obbligo se si tratta di saggi o riviste; i numeri arabi segnalano le normali pagine
dell’opera, i numeri romani segnalano solo le pagine dell’Introduzione o della
Prefazione;
o norma fondamentale è comunque la seguente: in una bibliografia occorre applicare con
coerenza
la convenzione adottata; così, ad esempio, se adotto la convenzione di
collocare la data di edizione subito dopo il nome dell’autore, sono obbligato ad utilizzare
questa convenzione in ogni rimando bibliografico e nella bibliografia generale che
scriverò alla fine del testo.
Il mancato rispetto di queste norme convenzionali ha inciso negativamente nella determinazione del
giudizio complessivo.
Va ricordato che quando si ricorre alla scrittura manuale, come nel caso delle prove d’esame, i
titoli dei volumi - che non possono essere resi con il corsivo della videoscrittura - devono essere
sottolineati; e non vanno tra virgolette, scelta operata da molti studenti.
Nel nostro caso, alcune non erano facili:
Cambiaghi B. (2004), La grammatica pedagogica tra norma e uso della lingua, in Per
una storia della grammatica in Europa. Atti del Convegno, a cura di Celestina Milani e
Rosa Bianca Finazzi, Università Cattolica, Milano, pp. 321-326.
Marazzini C. (2009), L’automobile del linguista. Giacomo Devoto e la genesi del
“Profilo”, in La grammatica tra storia e teoria. Scritti in onore di Giorgio Graffi, a
cura di Paola Cotticelli e Alessandra Tommaselli, Edizioni dell’Orso, Alessandria, pp.
111-128.
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Palermo M. e Poggiogalli D. (2010), Grammatiche di italiano per stranieri dal ’500 a
oggi. Profilo storico e antologia, Pacini, Pisa.
Errori di sintassi e punteggiatura
Per la maggior parte si tratta di errori peculiari a singole prove e non ricorrenti; essi potranno
pertanto essere esaminati in sede di visione individuale dei singoli elaborati.
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Osservazioni prova B gennaio 2015