INDICE 1 “ANALISI DEL PROGETTO “SCUOLA-SPORT” PANATHLON CLUB LA MALPENSA” - INDICE ............................................................................................................................... Pag. 1 - INTRODUZIONE .............................................................................................................. Pag. 4 - RICONOSCIMENTI .......................................................................................................... Pag. 6 Capitolo Primo: CHE COS’E’ PANATHLON? ............................................................................................ Pag. 7 1.1 Cenni storici sul Panathlon in Italia e nel mondo ............................................................ Pag. 8 1.2 Definizione, finalità e ambiti di intervento ...................................................................... Pag. 16 1.3 Il Panathlon Club La Malpensa: come nasce e si sviluppa ............................................. Pag. 19 1.4 Il funzionamento e tratti dello statuto ............................................................................. Pag. 22 1.5 La struttura e l’organizzazione ........................................................................................ Pag. 24 1.6 Le modalità di azione sul territorio .................................................................................. Pag. 26 1.7 Esempi di attività e progetti attuati .................................................................................. Pag. 27 Capitolo secondo: TIPOLOGIA DEL PROGETTO CON LE UNITA’ DIDATTICHE ............................. Pag. 30 2.1 Ideazione e nascita del progetto ....................................................................................... Pag. 31 2.2 Accettazione, finanziamento e sviluppo del progetto ...................................................... Pag. 33 2.3 Modalita’ di proposta del progetto nelle scuole ............................................................... Pag. 37 2.4 Finalità e obiettivi specifici .............................................................................................. Pag. 39 2.5 Perchè un intervento educativo-sportivo nelle scuole elementari? .................................. Pag. 42 2.6 Pareri, richieste e osservazioni del personale scolastico prima e dopo l’applicazione del progetto ............................................................................................... Pag. 45 2.7 Reclutamento e organizzazione degli insegnanti operanti sul progetto ........................... Pag. 54 2.8 Statistiche: scuole, classi, alunni e insegnanti partecipanti .............................................. Pag. 57 2 2.9 Esposizione del progetto “scuola-sport” .......................................................................... Pag. 64 2.10 Illustrazione delle unità didattiche ................................................................................. Pag. 68 Capitolo terzo: CRITICITA’ E CONSIDERAZIONI PERSONALI ........................................................ Pag. 101 3.1 Applicazione pratica del progetto nelle scuole ................................................................ Pag. 102 3.2 Successi e difficoltà incontrati ......................................................................................... Pag. 106 3.3 Strutture e materiali utilizzati .......................................................................................... Pag. 111 3.4 Partecipazione e interesse negli alunni ............................................................................ Pag. 113 3.5 Presenza e partecipazione dell’insegnante della classe ................................................... Pag. 117 3.6 Considerazioni conclusive ............................................................................................... Pag. 120 - BIBLIOGRAFIA ................................................................................................................. Pag. 123 3 INTRODUZIONE Da sempre l’educazione fisica-motoria nelle scuole viene trascurata, a favore di tutte le altre discipline considerate di maggior importanza. Questo avviene in modo ancor più marcato ed evidente nelle scuole elementari, dove non esiste la figura dell’insegnante di educazione fisica, con tutti gli inconvenienti che ciò comporta sullo sviluppo delle capacità motorie, sulla crescita e sulla maturazione sociale. E’ davvero un peccato per noi che lavoriamo sul corpo umano non poter intervenire in quella che è scientificamente provato essere l’età d’oro della motricità, la fascia compresa tra i 6 e gli 11 anni. Sporadicamente associazioni varie, il CONI tramite le Federazioni, le società sportive portano lo sport nelle scuole, ma sono interventi che non possono avere continuità didattica e applicazione costante nel tempo, in modo da riuscire ad influire efficacemente e positivamente sullo sviluppo motorio di un bambino. Il progetto che presento in questo mio lavoro potrebbe rientrare fra questi ed essere considerato uno dei tanti tentativi fatti per entrare nelle scuole ma, a mio parere, non è assolutamente così e, con una approfondita analisi del progetto in ogni sua componente, dal momento in cui è stata partorita l’idea di fare qualcosa per i bambini, passando attraverso la nascita e lo sviluppo del progetto, per arrivare alla sua applicazione pratica nelle scuole elementari di Busto Arsizio, ho cercato di dimostrarlo scrivendo queste pagine. Non è semplice riuscire ad organizzare un’attività che riesca a coinvolgere tutte le scuole elementari di una città e l’essere riusciti a farlo per tre anni scolastici consecutivi riscontrando sempre successo ed entusiasmo verso i bambini e un certo interesse da parte degli insegnanti della classe significa che è stato svolto un lavoro serio e completo, agendo in modo ponderato sui giusti canali per ottenere poco per volta i mezzi indispensabili per creare un’azione educativa-motoria importante. Indubbio merito per la riuscita di questo progetto va attribuito a un’associazione di volontariato, il Panathlon, che fa dello sport e della divulgazione dei suoi valori la sua ragione d’essere, e alla capacità organizzativa e all’impegno di quei soci che, solo per il desiderio di fare qualcosa di utile, significativo e senza alcun tornaconto personale, hanno dedicato molto del loro tempo libero alla realizzazione delle loro idee. Nel portarle avanti hanno incontrato sul lungo cammino che ha condotto all’inizio dei corsi numerosi problemi, superati grazie alla ferma volontà e convinzione di star facendo qualcosa di veramente positivo in campo educativo. 4 Io, non appena ho avuto la fortuna di conoscere questo progetto e di viverlo direttamente come istruttore nelle scuole, ho intuito la bontà delle proposte in esso contenute e la solida organizzazione che c’era alle spalle. Per questo motivo mi è sembrato interessante esporre una relazione su questa attività. Quindi, il compito che mi sono prefisso in questo mio lavoro, suddiviso in tre capitoli, è stato cercare di presentare chi c’era alla base di tutta questa iniziativa, cosa e come è stato fatto e, infine, personalmente, in che modo sono riuscito ad applicarla sul campo. Perciò, nel primo capitolo, presento prima il Panathlon, cercando di farlo conoscere e di far capire cosa sia, attraverso la storia dei suoi primi quarant’anni per arrivare ai giorni nostri, gli obiettivi e le finalità che si pone, e poi analizzo più specificatamente il Club La Malpensa che è stato il padre dell’iniziativa educativa attuata. Il secondo capitolo invece è dedicato all’esposizione del progetto “scuola-sport” in tutta la sua completezza: l’origine dell’idea, la sua evoluzione, l’applicazione nelle scuole, il reclutamento degli istruttori, le statistiche, per finire con l’illustrazione di alcuni piani di lezione. Nel terzo capitolo, infine, espongo la mia esperienza vissuta nelle scuole svolgendo i corsi previsti dal progetto e riporto alcune riflessioni personali. 5 RICONOSCIMENTI Ringrazio il Panathlon Club La Malpensa tutto per avermi dato l’autorizzazione e la possibilità di trattare argomenti che lo riguardono e di cui è diretto interessato. In modo particolare porgo un sentito ringraziamento, per la disponibilità sempre dimostrata nei miei confronti e per le informazioni datemi, a: - Sergio Allegrini, attuale presidente del Club La Malpensa; - Mauro Miele, ex-presidente e responsabile del progetto “scuola-sport”; - Alberto Castelli, coordinatore del progetto “scuola-sport” e degli istruttori ISEF; - Renata Soliani, presidente del Club di Como. E’ anche grazie al loro aiuto che ho avuto l’opportunità di stendere il presente scritto. Un giusto riconoscimento va anche ai bambini e alle insegnanti di tutte le classi in cui ho svolto i corsi previsti dal progetto perchè, con il loro entusiasmo e la loro partecipazione, mi hanno permesso di capire il valore educativo e l’importanza didattica di questa iniziativa. 6 CAPITOLO PRIMO: CHE COS’E’ PANATHLON 7 1.1 CENNI STORICI SUL PANATHLON IN ITALIA E NEL MONDO Con la fine degli anni Quaranta la società italiana vive uno dei momenti più importanti della sua storia. Un conflitto mondiale, seguito a vent’anni di regime dittatoriale, con tutte le incidenze sul piano politico, economico e culturale, aveva creato effetti crudeli e sconvolgenti. Negli anni Cinquanta si assiste all’inizio della ripresa, nella coscienza sempre più avvertita di nuovi e complessi problemi di sviluppo, che impongono nuove istanze e concezioni di vita, proposte di nuovi valori. Un aspetto che testimonia la spinta di una vasta richiesta popolare è quella dell’associazionismo, strettamente connessa con la necessità di “comunicare”. Lo sport, che è un fenomeno sempre più importante dello sviluppo sociale e culturale, in questi anni constata un processo di profonde mutazioni ideologiche. Cade la concezione dello sport come espressione di regime e inizia a maturare una cultura dello sport all’interno di una diversa e più complessa visione della vita per dare allo sport la sua vera identità: quella di riscoprire la sua funzione fondamentale di educazione e di formazione civile e culturale, nell’ambito di quei valori antichi e preziosi che De Coubertin aveva riproposto al mondo intero con le Olimpiadi dell’era moderna. Fondamentali alla maturazione di questa idea sono gli impulsi che provengono dai paesi anglosassoni, materializzatisi nei vari club-service, Rotary e Lion in testa, che pongono le loro forze economiche e culturali al servizio della società o che, almeno, da tali finalità prendono la loro ragione primaria di esistenza. Il Panathlon nasce ispirandosi direttamente al tipo dell’associazionismo di stampo anglosassone di cui si è detto, anche perchè alcuni dei suoi fondatori sono membri attivi di tali associazioni e ad esse, al loro tipo di organizzazione, fanno esplicito riferimento nell’ideare e nel dare il primo avvio alla nuova istituzione. L’influenza che il Rotary esercitò sul costituendo club fu molto grande, come testimonia il fatto che alla denominazione “Panathlon” venne inizialmente aggiunto, per essere poi tolto solo dopo quattro anni, il sottotitolo “Rotary degli sportivi”. Fu nel periodo compreso fra l’aprile e il giugno 1951 che un gruppo di veneziani si riunì, a più riprese, nella sede del Comitato Olimpico Nazionale Italiano, a Venezia, con l’idea di costruire un’associazione ispirata ideologicamente ai valori olimpici, che avesse lo scopo di richiamare continuamente l’idea e la pratica sportiva alla purezza delle sue origini, pur negli indispensabili 8 sviluppi e nei mutamenti che la realtà storica e sociale comporta. Lo sport, quindi, visto essenzialmente come strumento determinante per la formazione materiale, morale e spirituale dell’individuo e come mezzo di fratellanza e di relazione fra i popoli. Primo come ideatore, tenace sostenitore del progetto, promotore instancabile è il colonnello Mario Viali, ex ufficiale di artiglieria, nato a Venezia il 14 gennaio 1893. Viali chiama accanto a sè il professor Damiano Chiesa che si rivelerà determinante per l’affermazione e lo sviluppo del futuro Panathlon. Mario Viali aveva conosciuto personalmente De Coubertin e aveva aderito soprattutto al significato etico, sociale e morale che egli aveva dato al ripristino dei Giochi Olimpici e alla sua ferma convinzione che lo sport si muova con i tempi e debba anzi persino aiutare a intuire i mutamenti sociali e a preparare gli strumenti necessari per affrontare i problemi che essi comportano. Il 30 maggio 1951 il gruppo promotore inviava una lettera a trenta sportivi veneziani, appartenenti ad altrettante discipline sportive, invitandoli ad una riunione per “mercoledì 6 giugno alle ore 21,30 precise, a S.Fantin della Veste n. 2004 (sede del CONI)”, per informarli sulle caratteristiche e sugli scopi del costituendo club, allegando la bozza di statuto elaborata da Damiano Chiesa. La riunione si risolveva in un imprevedibile fallimento, con soli nove presenti poichè quella sera un violento nubrifagio sconvolse Venezia; veniva così aggiornata a martedì 12 giugno 1951 e la data rimarrà storica quale nascita del Panathlon. Ventiquattro dei trenta convocati parteciparono all’evento e sono i fondatori di quello che oggi è il Panathlon International: Salvatore Brugliera (atletica leggera), Tiziano Calore ( tennis), Angelo Cecchinato (ginnastica), Domenico Chiesa (calcio), Aristide Coin (ciclismo), Aldo Colussi (atletica leggera), Pietro De Marzi (tecnico impianti sportivi), Guido De Poli (atletica leggera), Egidio De Zottis (vela), Carlo Donadoni (pallacanestro), Ludovico Foscari (nuoto), Paolo Foscari (motociclismo), Guglielmo Guglielmi (vela), Alberto Heinz (ginnastica), Antenore Marini (golf), Costantino Masotti (scherma), Luigi Pavanello (arbitri), Orazio Pettinelli (pesca sportiva), Aldo Querci della Rovere (medicina sportiva), Gino Ravà (sport invernali), Antonio Scalabrin (nuoto), Alfonso Vandelli (alpinismo), Mario Viali (pentathlon moderno), Mario Zanotti (scherma). Il 12 giugno 1951, alle nove e mezzo di sera, nella sede del Comitato Olimpico Nazionale Italiano di Venezia nasce il club che, per il momento, era denominato “Disnar Sport” (Disnar stava per desinare, cenare in veneziano) riflettendo la sua origine conviviale. Il club terrà la sua prima riunione la sera del 6 luglio 1951, all’Hotel Luna, a San Marco; furono assegnate le cariche sociali e a Viali toccò la presidenza per acclamazione. Tema in discussione 9 della serata: “Problemi sportivi della provincia, specie per quanto riguarda gli impianti”. E’ il primo argomento di carattere sportivo trattato dal Panathlon. Ci vollero tre riunioni ma, alla fine, il nome originario del club “Disnar Sport” venne abolito perchè ai fondatori fare del pranzo o della cena addirittura una ragione sociale sembrò una limitazione. Il nome definitivo di “Panathlon” (Pan:tutti; Athlon:sport) venne coniato dal conte Ludovico Foscari, cugino di Viali. Egli si richiamò ai fasti di Olimpia e il termine greco “athlon” arrivò spontaneo ed ebbe subito il suono della nobiltà storica e il vantaggio non secondario della internazionalità. Al termine di origine ellenica “Panathlon” seguì il motto latino “LUDIS JUNGIT” che completò sinteticamente ma efficacemente il significato e lo scopo del club. Per propagandare l’idea e promuovere le iniziative per la costituzione dei clubs nelle altre città italiane ci si avvalse esclusivamente delle amicizie personali dei soci promotori e dei fondatori. L’idea si allargava a macchia d’olio e, dopo appena due anni, erano stati costituiti sette clubs: Venezia, Brescia, Genova, Milano, Napoli, Sondrio, Vicenza; e con questi sette clubs si attuò la costituzione del PANATHLON ITALIANO avvenuta a Milano il 21 novembre 1953. Per la particolare opera di un altro personaggio di grande rilievo, Aldo Mairano, il Panathlon diverrà internazionale il 14 maggio 1960 con una fastosa cerimonia nell’aula foscoliana dell’Università di Pavia. Le condizioni per trasformare in internazionale il Panathlon Italiano c’erano tutte, compresa quella espressa da Viali che voleva presenti almeno tre Nazioni. Dall’atto costitutivo della nuova associazione “PANATHLON INTERNATIONAL” si rileva che furono presenti alla cerimonia, oltre all’intero consiglio direttivo dell’ormai ex Panathlon Italiano, i rappresentanti dei clubs svizzeri di Lugano e Losanna, del club francese di Parigi e dei clubs spagnoli di Madrid e Barcellona. L’attenzione maggiore era rivolta alle Olimpiadi sino ad essere considerato dal Comitato Olimpico Internazionale un movimento di forte incisività nel quadro della promozione olimpica. Nelle riunioni del Consiglio Direttivo, del 12 aprile 1961 a Losanna e del 21 ottobre successivo, si parlò per la prima volta di Distretti, di Governatori e di Consiglio di Presidenza. Nel campo dei clubs, che nel 1961 erano già oltre settanta, l’attività era intensa e proiettata in una dimensione nazionale e, in qualche caso, internazionale. Nel club di Carrara-Massa nacque una felicissima idea: quella di unirsi alla Fondazione “Città del libro” di Pontremoli per istituire un premio annuale denominato “Bancarella Sport”. Con la partecipazione del Panathlon International, il Bancarella Sport vide la luce nell’agosto del 1964 e il premio andò al libro “Lo Sport nasce in Asia” autore il conte Cesare Bonacossa. Ancora oggi, dopo 10 quasi 40 anni, il “Bancarella Sport” è una realtà concreta che ha visto passare, attraverso le sue severe selezioni, il meglio della letteratura sportiva. Intanto, a Venezia, si era svolto, il 13 e 14 maggio 1961, il congresso del decennale, con la presenza di oltre 500 soci. Il 14 settembre 1967 fu fondato l’86° club del Panathlon International, quello di Buenos Aires: l’ideale panathletico aveva così varcato l’Oceano. Alla fine del 1967 ben 107 clubs operavano sulla linea delle direttive impartite dal Panathlon International. L’assemblea di Perugia, agli inizi del 1968, affidò la presidenza del Panathlon International al conte Saverio Giulini, l’uomo che aveva portato il Panathlon in Argentina. Il neo-presidente riuscì a riallacciare stretti rapporti con i massimi organismi sportivi e non; significativa fu la decisione del Comitato Olimpico Nazionale Italiano di includere i presidenti dei Panathlon Club nei Comitati Provinciali dei “Giochi della Gioventù” e il Presidente internazionale nel Comitato Centrale. L’idea fissa di Giulini era però quella dell’organizzazione interna e dei clubs e, a Roma, nella seduta del 13 dicembre 1969, il Consiglio Centrale approvò la ripartizione territoriale del Panathlon International in sei Distretti così ripartiti: 1° Distretto: Emilia Romagna, S.Marino, Tre Venezie; 2° Distretto: Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta; 3° Distretto: Liguria, Toscana, Marche, Umbria; 4° Distretto: Lazio, Abruzzi e Molise, Sardegna, Campania; 5° Distretto: Puglia, Lucania, Calabria, Sicilia, Malta; 6° Distretto: Svizzera, Austria, Lussemburgo. Un Distretto Presidenziale si sarebbe interessato dei clubs non compresi nelle nazioni e nelle ragioni sopra elencate. I Governatori di ciascun Distretto, eletti dai presidenti dei clubs facenti parte delle aree distrettuali, assumevano inoltre una funzione di coordinamento e di direzione dei clubs stessi e, nei loro confronti, rappresentavano il potere del Consiglio Centrale. L’11 giugno 1971 si svolsero a Venezia la celebrazione del Ventennale, nel salone del Palazzo Ducale, e un’Assemblea straordinaria, nella sala riunioni della Camera di Commercio. La gestione Giulini si concluse con la costituzione delle Commissioni di lavoro, ognuna delle quali doveva occuparsi di uno dei tanti programmi in corso di elaborazione. 11 L’Assemblea elettiva, che si svolse a Napoli il 12 maggio 1972, portò per la prima volta alla presidenza del Panathlon International un cittadino non italiano: Demetrio Balestra, avvocato di Lugano. Il prof. Sisto Favre, da tempo incaricato di progettare una manifestazione di altissimo livello, in grado di suscitare in campo internazionale un forte richiamo sull’esistenza e sulla funzione del Panathlon, fece la sua scelta: in un convegno da organizzare a Roma, in Campidoglio, con la presenza delle più alte autorità sportive mondiali, sarebbero stati assegnati gli “Heracles d’oro” a tre personalità maggiormente distintesi con azioni e opere in favore della idealità olimpica, nel campo della propaganda, dell’organizzazione e della cultura. Il Consiglio Centrale accolse la proposta e istituì il “Premio Panathlon International Fiaccola d’oro” da assegnarsi ogni quattro anni. Il termine “Heracles” fu sostituito con quello più accessibile di “Fiaccola” che sarà poi, a sua volta, modificato nel francese “Flambeau” per dare al premio stesso un significato più incisivo di internazionalità. Il 29 gennaio 1973 a Roma, nella sala degli Orazi e Curiazi, in Campidoglio, si svolse la prima edizione del premio e i premiati furono tre illustri personaggi dello sport mondiale: Avery Brundage per la cultura, Willy Daume per l’organizzazione e Giulio Onesti per la propaganda. Il Premio ebbe grande successo e una notevole risonanza in campo internazionale: dalla seconda edizione assumerà definitivamente la denominazione ufficiale di “Flambeau d’Or”. L’11 luglio 1973 Mario Viali, l’ideatore e il fondatore del Panathlon, morì a Venezia. Il 23 ottobre 1975 una delegazione del Panathlon International si recò a Città del Messico dove fu costituito ufficialmente l’8° Distretto del Panathlon International, con gli otto clubs latino-americani operanti. Il 3 febbraio 1976 si svolse a Innsbruck la seconda edizione della cerimonia per l’assegnazione dei Flambeaux d’Or. Furono premiati: Lord Killanin per la cultura, l’avvocato Marc Holder per la propaganda e Juan Antonio Samaranch per l’organizzazione. Il mandato di Balestra si concluse con 173 clubs e oltre novemila soci che svolgevano un’intensa e fervente attività. Il 23 e 24 ottobre 1976 si svolse a Venezia l’Assemblea elettiva e si celebrò il 25° anniversario del Panathlon. Sisto Favre fu acclamato all’unanimità presidente del Panathlon International ma, dopo soli sei mesi, fu costretto a dare le dimissioni per una malattia. L’Assemblea di Viterbo, dal 10 al 12 giugno 1977, proclamò presidente Paolo Cappabianca. Nei suoi lunghi undici anni di presidenza darà una svolta determinante al Panathlon portando un alito 12 fresco di modernità che consentirà di rinnovare e consolidare i rapporti, di istituirne di nuovi e di aprirsi verso i politici sostenendo che, da parte del Panathlon, un colloquio con loro, e quindi con le istituzioni, era necessario e indispensabile. Cappabianca istituì poi il “tema dell’anno”, un argomento deciso dal Consiglio Centrale, che ciascun club tratterà in una specifica riunione conviviale, le cui conclusioni saranno raccolte dalla Segreteria Generale che, a sua volta, le elaborerà per un congresso, la cui risoluzione finale verrà divulgata quale precisa posizione del Panathlon sul tema proposto. Il 25 marzo 1981 si svolse a Roma, in Campidoglio, la terza edizione del “Flambeau d’Or”. Premiati furono: il dottor Beppe Croce per l’organizzazione, il professor Nicolaos Nissiotis per la cultura e l’onorevole Mohamed Mzali per la propaganda. Dal 21 al 24 maggio si svolse a Losanna il Congresso dei soci nel quale si sottolineò che l’attenzione doveva essere rivolta anche agli eventi di natura non sportiva, sui quali il Panathlon doveva testimoniare la sua presenza per dimostrare di essere parte integrante della società. Fu il caso del terremoto dell’Irpinia del 1980. Il Panathlon raccolse una consistente somma di denaro che destinò, in borsa di studio, a cinque studenti dell’ISEF di Potenza incaricando dell’operazione una Commissione presieduta dal consigliere Monterisi. Alla morte del segretario generale, Galletto Valladares, fu subito eletto in sua sostituzione Giorgio Bazzali che affrontò la situazione della Segreteria Generale in termini manageriali e organizzò l’Assemblea di Montecatini Terme che si svolse regolarmente dal 25 al 27 maggio 1984 riconfermando alla presidenza Cappabianca. La quarta edizione del “Flambeau d’Or” si svolse il 6 maggio 1985 in Campidoglio e i premiati furono: Franco Carraro per la cultura, Joao Havelange per la propaganda e Mario Vazquez Rana per l’organizzazione. Il settimo Congresso dei soci si svolse a Barcellona dal 15 al 18 maggio 1985 e la manifestazione panathletica rientrò nel programma promozionale della città catalana per sostenere la propria candidatura all’organizzazione dei Giochi Olimpici 1992. Il 13 ottobre 1985, nell’Aula Magna dell’Università di Pavia dove, il 14 maggio 1960, aveva visto la nascita il Panathlon International, si celebrò il venticinquennale dello storico avvenimento. L’Assemblea ordinaria e straordinaria, che si svolse a Trieste dal 15 al 18 maggio 1986, dovette rielaborare lo Statuto approvato appena tre anni prima a Stresa per nuovi, necessari adeguamenti in base ai quali i presidenti di clubs si sentivano maggiormente protagonisti delle vita del Panathlon. 13 Venne trovata anche la nuova sede del Panathlon a Rapallo, nell’intero primo piano di Villa Porticciolo, fino a quel momento adibito a Biblioteca comunale, in sostituzione del modesto appartamento di Via Edilio Raggio a Genova. L’Assemblea straordinaria, che si svolse a San Marino il 30 maggio 1987, approvò all’unanimità la proposta di: tre aree geografiche per l’Italia, con sei consiglieri; un’area geografica per la Svizzera, con due consiglieri; un’area geografica per il Centro e per il Sudamerica, con due consiglieri; un’area geografica per il 14° Distretto e gli altri Paesi, con un consigliere. La trentatreesima Assemblea, che si svolse a Rapallo dall’ 1 al 3 giugno 1988, elesse presidente del Panathlon International l’avvocato Antonio Spallino di Como e il giorno dopo l’assemblea venne inaugurata la nuova sede a Villa Porticciolo. Spallino impostò un programma operativo che, oltre a coinvolgere in prima persona tutti i membri del Consiglio Centrale, proponeva, pur nella continuità dell’azione dei precedenti Consigli, nuove regole, nuovi comportamenti, nuovi sistemi di osservare, valutare e recepire le problematiche per studiarle criticamente dalle diverse angolazioni al fine di trovare poi la giusta soluzione. Il neo-presidente radiografò la situazione del movimento per conoscerne le origini e riscrivere la sua storia in un’ottica diversa. Il Club era molto cambiato e Spallino avvertiva la necessità di quelle profonde riforme che erano indifferibili per trasformare un club di appassionati in un movimento di opinione. Nel gennaio 1989 primo incontro ufficiale del presidente Spallino a Juan Antonio Samaranch, presidente del Comitato Olimpico Internazionale, per cementare la collaborazione del Panathlon con lo stesso CIO. Dal 17 al 21 maggio il Congresso dei soci a Monaco di Baviera è stato il primo contatto del Panathlon International con la realtà tedesca (Monaco è stato il 246° club). Il 3 maggio 1989 quinta edizione del “Flambeau d’Or” in Campidoglio e i premiati furono: l’onorevole Giulio Andreotti per la cultura, il dottor Un Yong Kim per la propaganda e il dottor Anselmo Lopez per l’organizzazione. Il 29-30 ottobre 1989 Convention a Barcellona sulla organizzazione delle Olimpiadi con la partecipazione di oltre trecento fra soci e simpatizzanti. Dal 28 aprile al 1° maggio Assemblea dei presidenti a Parigi. All’inizio del mandato di Spallino i clubs erano 256, alla fine dell’anno 1990 risultano 277. La visita del presidente ai clubs dell’America Latina, dal 7 al 19 novembre 1990, ha avuto il significato di sollecitare il Consiglio Centrale ad incrementare la propria azione affinchè il 14 movimento partito da Venezia possa coinvolgere le popolazioni sportive di altre latitudini diffondendo così l’ideale panathletico in tanti altri Paesi. Nel 1995 si tiene ad Avignone l’ultimo Congresso del mandato di Spallino. In questo congresso vengono discusse tutte le tematiche relative ai ragazzi, al loro inserimento nel mondo della scuola, fissandone modalità e suggerendo il momento. La risoluzione finale del congresso di Avignone ha ribadito i diritti del ragazzo nello sport e ha lanciato raccomandazioni alla famiglia, alla scuola e alle associazioni sportive. Nel 1996 viene eletto presidente Vittorio Adorni, ciclista campione del mondo. Adorni continua l’opera di Spallino e, soprattutto, insiste a porre la sua attenzione sul mondo dei giovani e sull’etica sportiva. Il Congresso di Vienna del 1997 impegna il Panathlon International alla promozione di una sana educazione sportiva della gioventù, basata sulla trasmissione dei valori quali il fair play, la tolleranza, il rispetto di se stesso e degli altri. Il Congresso di Palermo del 1999 affronta il problema del doping come linea d’ombra che colpisce il mondo dello sport, i giovani e l’etica. Nel 2001 il Panathlon compie 50 anni. E’ nel rigoglio della maturità e celebra un congresso giubilare che ribadisce l’attenzione del Movimento al mondo della scuola, la necessità di una educazione improntata sul fair play e sui diritti del ragazzo nello sport e si apre al mondo universitario per una collaborazione col Movimento al fine di ricercare altre strade per la diffusione etica dello sport. Oggi il Panathlon International ha più di 300 clubs attivi in suddivisi in 12 distretti con circa 13 mila soci. E’ particolarmente affermato in Europa: Italia, Rep. San Marino, Rep. Ceca, Svizzera, Liechtenstein, Belgio, Lussemburgo, Germania, Norvegia, Francia (Corsica compresa), Austria, Ungheria, Malta, Spagna, Portogallo, Russia, Georgia, Romania, Inghilterra; nell’America del nord: Stati Uniti d’America, Messico; nell’America Centrale: Guatemala, Costa Rica; nel Sud America: Argentina, Brasile, Cile, Perù, Uruguay, Paraguay; in Estremo Oriente: Giappone. La sua struttura è formata da: 1) Presidente internazionale. 2) Consiglio Centrale (organo che deve dare applicazione allo statuto e ciò che stabilisce e decide deve essere seguito da tutti); 15 3) Distretti (insieme di clubs, dato dal numero dei clubs e dei soci e non suddivisi stato per stato, che hanno a loro capo un Governatore, uno per ogni Distretto); 4) Clubs. 1.2 DEFINIZIONE, FINALITA’ E AMBITI DI INTERVENTO “PANATHLON” deriva dalla lingua greca (pas, pasa, pan = tutto; athlos, ou = gara) e può essere tradotto con l’espressione “insieme delle discipline sportive”. “INTERNAZIONALE” per nome e per essenza, il Panathlon promuove tutti gli sports e l’ideale sportivo rispettando le usanze, l’ originalità dei popoli e le loro tradizioni gestuali, competitive e ludiche. Il Panathlon International è quindi la riunione di tutti i Panathlon Clubs del mondo, inseriti nell’humus sportivo della loro regione o della loro città. Tramite ciò, essi legano uomini e donne, giovani e anziani, attori e coordinatori della vita sportiva locale, nell’intento di riunire l’insieme dei settori dello sport e delle attività fisiche. Il motto “LUDIS JUNGIT” può essere tradotto con l’espressione “uniti dallo sport e per lo sport”. L’emblema è costituito da un disco di fondo azzurro, recante al centro l’immagine in oro della fiaccola olimpica accesa e attorno le parole “Panathlon International - Ludis Jungit”, il tutto inserito in un doppio cerchio diviso in cinque spazi con i colori dei cerchi olimpici (rosso, azzurro, giallo, nero, verde). Il Panathlon è un’associazione di volontariato che ha finalità etiche e culturali. Fondato quale Club di servizio, a similitudine di altri Club-service operanti in settori sociali diversi, il Panathlon International si rivolge al mondo sportivo ed ha per finalità istituzionali “approfondire, divulgare e difendere l’ideale sportivo e i valori dello sport intesi come strumento di formazione e di mantenimento della persona e come veicolo di solidarietà tra gli uomini ed i popoli”. Ufficialmente riconosciuto dal Comitato Internazionale Olimpico, presieduto da Jacques Rogge, Il Panathlon International è membro del “Comitè International pour le fair play”, che opera sotto l’egida dell’Unesco, e membro associato dell’Associazione generale delle Federazioni internazionali sportive. 16 Gli obiettivi del Panathlon International possono riassumersi in amicizia e convivialità, dialogo, cultura, servizio e solidarietà. In particolare essi sono: - favorire l’amicizia tra tutti i panathleti e quanti operano nella vita sportiva; - diffondere, con azioni sistematiche e continue dei vari livelli dei suoi organi, la concezione dello sport ispirato al fair play, quale elemento della cultura degli uomini e dei popoli; - promuovere studi e ricerche sui problemi dello sport e dei suoi rapporti con la società, divulgandoli nell’opinione pubblica in collaborazione con la scuola, l’università e altre istituzioni culturali; - partecipare all’elaborazione delle normative sportive, intervenendo nei procedimenti di proposta, consultazione e programmazione nel campo dello sport con le modalità previste dai singoli ordinamenti nazionali e regionali; - adoperarsi affinchè la possibilità di una sana educazione sportiva venga garantita a ognuno, senza distinzioni di razza, di sesso e di età, soprattutto attraverso la promozione di attività giovanile e scolastica, culturale e sportiva; - quale insieme di clubs di servizio, incentivare e sostenere le attività a favore dei disabili, le attività per la prevenzione della tossicodipendenza e per il recupero delle sue vittime, le iniziative di solidarietà con i veterani sportivi, la promozione e la realizzazione dei programmi di educazione alla non violenza e di dissuasione dal doping; - appoggiare il Movimento olimpico nelle azioni concordanti le finalità dell’associazione; - promuovere l’espansione del movimento panathletico in tutto il mondo mediante la costituzione di nuovi clubs. Per la rappresentazione e la divulgazione dell’attività del Panathlon i mezzi di comunicazione utilizzati sono: a) la rivista ufficiale del Panathlon International, che informa sull’attività dei diversi organismi operanti ed è articolato su: notizie organizzative, testi monografici, assetto ed iniziative dei clubs, biblioteca; b) i bollettini informativi distrettuali pubblicati dai Governatori, che danno notizie sulle varie attività dei distretti; c) i bollettini informativi dei clubs. Nel 1990, su proposta della Commissione culturale, il Panathlon International ha lanciato la sua prima grande azione permanente, divenuta il “fil rouge” delle attività panathletiche di tutto il 17 mondo. E’ l’azione per la promozione dell’educazione sportiva quale elemento della cultura dei giovani. Un testo completo, pubblicato sulla Rivista del Panathlon International nel settembre 1990, fissa le linee direttrici di questa azione. Tra le finalità di questa azione vi è anche quella di aiutare il Comitato Internazionale Olimpico a raggiungere l’obiettivo, dichiarato nella Carta Olimpica, di educare, attraverso lo sport, i giovani del mondo alla migliore comprensione reciproca ed amicizia, contribuendo così a costruire un mondo migliore. DECALOGO DEL PANATHLETA 1) Lo sport è scelta, scuola e stile di vita. 2) Uniforma il tuo modo di essere allo spirito sportivo…. per sentirsi unito da sinceri vincoli di amicizia con chiunque e con chiunque essere generoso e affettuosamente cordiale. 3) Essere Panathleta è un titolo d’onore e di impegno: diffondi l’idea dello sport puro, agonistico, disinteressato. 4) Proteggi l’ambiente umano ed etico dello sport. 5) Pratica lo sport attivo quanto più ti è possibile; non solo come necessità del tuo fisico, ma quale esigenza di affermare la tua personalità. 6) Studia con diligente passione i problemi sportivi, affinché la tua critica sia serena, costruttiva e mai prevenuta o fine a se stessa. 7) Aiuta le organizzazioni sportive giovanili: la gioventù è il fiore della vita; 8) Facilita l’ambientamento del nuovo socio; dare del “tu” non deve essere semplice formalità, ma indice di fraterna considerazione e offerta di incondizionata amicizia. 9) Offri la tua piena collaborazione ai soci chiamati a dirigere il Club. 10) Saper perdere è un dovere, saper vincere una virtù: sii lieto e gioisci del successo, ma non ti esaltare. Riconosci il valore sfortunato del vinto, che devi aiutare a riprendere fiducia in se stesso. 18 1.3 IL PANATHLON CLUB LA MALPENSA: COME NASCE E SI SVILUPPA L’artefice della nascita del Panathlon International Club La Malpensa fu Ugo Cestani, allora vicepresidente della “Federazione Italiana Gioco Calcio” e Presidente della “Lega Semiprofessionisti”. Trascinati da Cestani, Cesare Gussoni e Danilo Carabelli, che all’epoca facevano parte del Panathlon Club di Varese, decisero di fondare il nuovo Club “La Malpensa”, a ciò spinti anche da alcuni piccoli dissidi nati in seno al Club di appartenenza di allora. L’impresa non fu facile perchè all’epoca i Clubs dovevano essere a carattere provinciale ma, grazie all’azione assidua e caparbia di Cestani, riuscirono ad ottenere l’autorizzazione del Panathlon Club Centrale a fondare il nuovo Club, che vide la luce il 17 gennaio 1972. Padrino fu Conte Bonacossa e la benedizione venne data dal “Labaro”: Monsignor Giannazza di Gallarate. Il primo Presidente del “Club La Malpensa” fu Danilo Carabelli e a lui si deve l’introduzione di un’innovazione che si rivelò una piacevolissima novità accolta da tutti con grande entusiasmo e che diede ottimi frutti: la possibilità di far partecipare ai “meetings” anche le mogli e i figli dei soci. Nel 1975 i soci erano 48. Nel 1977 viene ammessa Giuliana Bianchi Bonardi, che diventerà poi presidente nel 1984. Il 1986 è caratterizzato dall’ingresso di ben 18 soci, fra cui i futuri presidenti Massimo Besnati, Claudio Grillo e Pietro Tallone; al termine del 1986 i soci diventano 64. Nel 1987 si assiste a un nuovo importante ingresso di soci, fra cui Mauro Miele, che porta il numero totale a 79. Nel 1988 viene ammesso l’attuale governatore Giuseppe Gianduia. Nel 1992 Alberto Armiraglio e Giorgio Muttinelli lasciano il Club di Varese per trasferirsi nel club del loro territorio. Nel 1998 iniziano gli ingressi dei soci junior (soci al sotto dei 35 anni) che raggiungeranno poi, nel giro di pochi anni, l’attuale numero di 11. Ecco i Presidenti del Panathlon Club La Malpensa dal 1972 a oggi: 1972 - 1975: Danilo Carabelli 1976 - 1977: Cesare Gussoni 1978 - 1979: Sergio Fabrizi 1980 - 1981: Paolo Tosi 19 1982 - 1983: Paolo Barzaghi 1984 - 1985: Giuliana Bonardi Bianchi 1986 - 1987: Ezio Crespi 1988 - 1989: Sergio Allegrini 1990 - 1991: Massimo Besnati 1992 - 1993: Claudio Grillo 1994 - 1995: Giuseppe Gianduia 1996 - 1997: Giovanni Bernardinello 1998 - 1999: Mauro Miele 2000 - 2001: Pietro Tallone 2002 - 2003: Sergio Allegrini Fra i meetings più importanti, anno per anno, ricordiamo: - 1976: “LE OLIMPIADI OGGI” relatore Gianni Brera; - 1977: “LA VITTORIA IN COPPA DAVIS” relatore Lea Pericoli e “SPEDIZIONE AL TRIANGOLO DELLA MORTE” relatore Ambrogio Fogar; - 1978: “L’INTERNAZIONALITA’ DEL PANATHLON NEL MOMENTO ATTUALE” relatore Demetro Balestra e “LA VALANGA AZZURRA” relatore Mario Cotelli; - 1979: “LA VIOLENZA NELLO SPORT” relatore Peppino Prisco; - 1980: “CICLISMO IERI, OGGI , DOMANI” relatore Adriano De Zan e “CAVALLO-UOMO: RAPPORTO UMANO?” relatore Alberto Giubilo; - 1981: “SPORT E FAMIGLIA” relatore Padre Ludovico Morel; - 1982: “MILAN STORY” relatore Sandro Ciotti; - 1983: “CANOA-KAYAK” relatore Cirini; - 1984: “CAMPIONATI MONDIALI DI CICLISMO” relatore Alfredo Martini; - 1985: “IL GOLF, L’AUTOMOBILISMO E LA MEDICINA SPORTIVA” relatore Benigno Bartoletti; - 1986: “LA REDAZIONE SPORTIVA DI UN GRANDE GIORNALE” relatore Alfio Caruso; - 1987: “IL PALIO DI LEGNANO” relatori Di Lario, Marinoni, Giannazza; - 1988: “LO SPORT VERSO IL 2000” relatore Antonio Spallino; - 1989: “VERSO LA COPPA AMERICA” relatore Paul Cayard; - 1990: “FORMULA UNO” relatori Allievi, Palazzoli, Bartoletti; 20 - 1991: “LA MODA NELLO SPORT” relatore Giacomo Mattioli; - 1992: “IL VOLONTARIATO NELLA SOCIETA’ MODERNA” relatore Giuseppe Giovenzana; - 1993: “L’UOMO E LO SPORT” relatore Bruno Pizzul; - 1994: “MILLE MIGLIA” relatore Flaminio Valseriati; - 1995: “ETICA ED ASSOCIAZIONISMO SPORTIVO” relatore Fiorenzo Chieppi; - 1996: “SPORT IN TV” relatore Vittorio Adorni; - 1997: “LA MOTONAUTICA ITALIANA AI MONDIALI” relatore Claudio Procaccini; - 1998: “SOLI INTORNO AL MONDO” relatore Fabrizio Tellarini; - 1999: “IL BASKET, SPORT E SPETTACOLO” relatore Dan Peterson; - 2000: “SPORT, FEDE E GIUBILEO” relatore Monsignor Carlo Mazza; - 2001: “PARAOLIMPIADI” relatrice Daniela Colonna Preti. Il Panathlon Club La Malpensa non ha una sede fissa ma il punto d’incontro cambia in quanto la vastità del territorio e l’equilibrio fra le città che lo compongono richiedono una diffusa presenza, che trova la sua testimonianza nel momento della conviviale. La linea guida del Club è: LA DEDIZIONE PER L’APPLICAZIONE DELLA CULTURA DELLO SPORT. Ciò mira al raggiungimento di sei finalità principali: 1) Divulgare la cultura del comportamento. 2) Porre attenzione al mondo giovanile. 3) Intrecciare contatti e confronti con il mondo della scuola per creare un valido e costruttivo rapporto educatore-allievo. 4) Favorire un meccanismo di interesse verso l’attività motoria. 5) Porre attenzione al mondo dei disabili. 6) Difendere i diritti del ragazzo nello sport. 21 1.4 IL FUNZIONAMENTO E TRATTI DELLO STATUTO Il Panathlon Club la Malpensa è costituito in Busto Arsizio, è un’associazione aconfessionale, apartitica, senza distinzione di razze e senza fini di lucro (art.1 comma 1). E’ membro del Panathlon International e ne accetta le norme dello Statuto e del Regolamento, conformando ad esse la sua attività (art. 1 comma 2). Ha lo stesso emblema e il motto comune “Ludis Jungit” con, in aggiunta, al di sopra (o al di sotto) del doppio cerchio con i colori olimpici, le parole riportate in oro: “Club La Malpensa”. Lo scopo, le funzioni e gli obiettivi del Club sono conformi a quelli del Panathlon International in relazione al territorio e all’ambiente nei quali svolge la sua azione. Il Club è tenuto agli adempimenti amministrativi ed al versamento della quota annuale pro-capite di affiliazione secondo le norme statuarie e regolamentari (art. 5 comma 2). Possono far parte del Club le persone maggiorenni di ambo i sessi, che abbiano svolto o svolgano attività sportiva o che siano comunque dedicate alla pratica, alla promozione e alla diffusione dello sport, distinguendosi per comportamento consono allo spirito panathletico e per risultati esemplari in campo agonistico, organizzativo e culturale (art. 6 comma 1). Ogni socio è nominato in rappresentanza di una delle categorie sportive comprese nell’elenco allegato al Regolamento del Panathlon International (art. 6 comma 2). Per ogni categoria non possono essere nominati più di cinque rappresentanti. In casi particolari il Consiglio Direttivo del Club può chiedere al Presidente del Panathlon International di autorizzarne l’aumento fino a sette (art. 6 comma 3). Il Consiglio Direttivo può chiedere altresì, al Presidente del Panathlon International, di consentire l’inserimento di discipline aventi rilevanza locale, nonchè la suddivisione in sottocategorie per sport aventi larga diffusione (art. 6 comma 4). I soci che hanno raggiunto il 65° anno di età non concorrono alla determinazione del numero limite stabilito per le categorie (art. 6 comma 5). La proposta di ammissione di un nuovo socio deve essere presentata da almeno due soci del Club e corredata da informazioni relative ai requisiti richiesti (art. 7 comma 1). La domanda di ammissione, con le relative documentazioni, devono essere presentate al Presidente del Club che ne informerà il Consiglio Direttivo e le trasmetterà alla apposita “Commissione ammissione soci” costituita da 5 membri che abbiano almeno tre anni di anzianità di iscrizione al 22 Club, che siano di categorie sportive diverse, che non siano componenti del Consiglio Direttivo in carica (art. 7 commi 2,3). Le conclusioni della Commissione, verbalizzate, saranno presentate al Consiglio Direttivo del Club che deciderà inappellabilmente sulle ammissioni sentito, per casi anomali, il parere del Governatore che sarà vincolante (art. 7 comma 4). Il socio partecipa alla vita del Club, alle riunioni conviviali e ad ogni altra iniziativa sociale, alle Assemblee del Club ed alle votazioni, se in regola con le quote sociali. Ha diritto di fregiarsi del distintivo del Club (art. 8 comma 2). Il socio è tenuto al versamento di una quota anuale da determinarsi dall’Assemblea, comprensiva del contributo dovuto al Panathlon International e al Distretto, che può essere corrisposto anche a rate semestrali anticipate. Il socio è altresì tenuto al versamento di una quota di ammissione al Club, se prevista dallo Statuto (art. 8 comma 3). Su indirizzo dell’Assemblea, il Consiglio Direttivo può stabilire incentivi e agevolazioni per l’ammissione e la frequenza di soci tra i 18 e i 30 anni di età. Il socio di un altro club ha il diritto di partecipare alla riunione conviviale del Club La Malpensa corrispondendone il costo (art. 8 comma 5). Il Club può nominare un Presidente onorario o d’onore e Soci Onorari scelti tra Panathleti che abbiano reso servizi eccezionali alla causa del Club, dello sport e del Fair Play (art. 9 comma 1). Il Club si riunisce di norma una volta al mese e comunque non meno di 10 volte all’anno, in luogo, giorno e ora prestabiliti dal Consiglio Direttivo (art. 10 comma 1). Nel corso della riunione mensile, di solito conviviale, alla quale tutti i soci hanno il dovere di partecipare , dovrà essere trattato un argomento attinente alle finalità del Panathlon e comunque di carattere sportivo. Il resoconto della riunione è inviato, a cura del Segretario del Club, al Panathlon International e al Governatore del Distretto (art. 10 comma 3). Il Presidente del Panathlon International, i Dirigenti centrali, il Governatore del Distretto,o loro rappresentanti ufficiali, possono presenziare alle riunioni del Club con diritto di precedenza (art. 10 comma 4). Il Club programma e realizza le attività funzionali alle finalità del Panathlon International. Per qualsiasi iniziativa fuori dall’ambito del proprio territorio è tenuto a richiedere l’autorizzazione, al Governatore se a livello distrettuale e al Consiglio Centrale del Panathlon International se a livello sovradistrettuale (art. 11). 23 Il Consiglio Direttivo del Club può adottare le sanzioni dell’ammonizione o della sospensione nei confronti dei soci che non rispettino le norme statuarie e regolamentari (art. 13 comma 2). Il socio che, senza giustificati motivi, abitualmente trascuri la partecipazione all’attività del Club, o sia moroso di almeno un’annualità, e comunque sia inadempiente ad altri fondamentali obblighi statuari, è dichiarato decaduto dal Consiglio Direttivo con provvedimento motivato (art. 13 comma 3). Il Consiglio Direttivo delibera la radiazione del socio che, per fondati e gravi motivi, ritenga non più degno di appartenere al Panathlon International (art. 13 comma 4). I soci decaduti o radiati dal Club non possono essere ammessi in un altro Club (art. 13 comma 8). 1.5 LA STRUTTURA E L’ORGANIZZAZIONE Il Panathlon Club La Malpensa è organizzato in cinque strutture che, attualmente, sono così ripartite: 1) CONSIGLIO DIRETTIVO, eletto dall’ Assemblea ordinaria (assise di tutti i soci regolarmente affiliati) con votazione separata entro il 30 settembre dell’anno di scadenza del biennio precedente, dura in carica due anni con decorrenza dal 1 gennaio ed è formato da: - Past President, membro di diritto. E’ il Presidente uscente. - Presidente, la cui rielezione è consentita per una sola volta. E’il legale rappresentante del Club, detiene la firma sociale, sovraintende a tutta l’attività del Club, presiede la riunione del Consiglio Direttivo ed è responsabile dell’osservanza delle norme statutarie e regolamentari. - Segretario. - Tesoriere. - Consiglieri, in numero variabile non superiore a nove, che ricoprono i vari incarichi organizzativi del Club. L’ Organizzazione del Club prevede dei Responsabili per le varie commissioni che costituiscono la sfera di interesse del Movimento: - il Fair Play; - i Giovani; - i Disabili. 24 I referenti non appartengono di norma ai Consiglieri eletti dai Soci, ma vengono nominati direttamente dal Consiglio Direttivo. 2) COMMISSIONE SOCI, composta da cinque commissari. Ha il compito di valutare i curricula dei Candidati alla ammissione al Club indagando sulla loro attività sportiva passata e soprattutto sulla disponiblità a “Servire” nel presente. 3) PROGETTO SCUOLA SPORT. Una Commissione ha avviato e garantisce la realizzazione del progetto nella città di BUSTO ARSIZIO. Altre città stanno per avviare un analogo progetto sulla base dei risultati ottenuti. 4) COLLEGIO CONTROLLO AMMINISTRATIVO, vigila sulla attività amministrativa del Club. E’ composto da tre membri effettivi ed il Presidente del Collegio, ha facoltà di intervenire, senza diritto di voto, alle riunioni del Consiglio Direttivo. 5) COLLEGIO ARBITRALE, dirime eventuali conflitti che dovessero nascere fra i Soci e tra i soci e il Club. E’ composto da tre membri effettivi. I SOCI sono 79 di cui 11 junior. Gli SPORT rappresentati sono: - Aeronautica - Nuoto Sincronizzato - Alpinismo - Pallacanestro - Arbitri - Pallamano - Arti marziali - Pallavolo - Associazioni Sportive - Pattinaggio a rotelle - Atletica leggera - Pugilato - Automobilismo - Scherma - Baseball - Sci - Calcio - Sport disabili - Ciclismo - Sport equestri - Ginnastica - Sport studenteschi 25 - Giornalismo Sportivo - Sport tipici regionali - Medicina Sportiva - Tecnici impianti sportivi - Motociclismo - Tennis - Nuoto - Vela I COMUNI rappresentati sono: - Albizzate - Marnate - Busto Arsizio - Milano - Cassano Magnago - Nerviano - Castellanza - Olgiate Olona - Gallarate - Saronno - Gorla Minore - Solbiate Arno - Lainate - Solbiate Olona - Legnano - Somma Lombardo - Lisanza - Varese - Magnago - Villastanza 1.6 LE MODALITA’ DI AZIONE SUL TERRITORIO Uno dei ruoli fondamentali dell’associazione è quello di operare nel tessuto vivo e dinamico della società per diffondere i valori prescelti e per promuovere consensi intorno agli stessi. A tal fine una delle azioni del Club è quella di proporsi quale interlocutore peculiare delle istituzioni che hanno contatto con l’educazione e la pratica sportiva. La presenza, tra i soci del Club, di sindaci, di assessori o ex-assessori comunali e/o provinciali dello sport, di delegati o ex-delegati del Comitato Olimpico Nazionale Italiano, di docenti o ex-docenti di educazione fisica o di altre discipline scolastiche, può favorire la conoscenza dei problemi dai rispettivi punti di vista e agevolare iniziative nei rispettivi campi tematici. La presenza del Panathlon, attraverso membri da esso designati, nei consigli comunali e/o provinciali, nelle consulte comunali o provinciali (là dove esse esistono), nelle commissioni 26 circoscrizionali, comunali e/o provinciali, per la progettazione e/o la gestione degli impianti sportivi, nei consigli scolastici, etc., può contribuire con assoluta indipendenza di giudizio, con competenza, esperienza ed autorità, ed in funzione dell’interesse esclusivo dei valori dello sport, alla formazione di decisioni assennate, lungimiranti ed interdisciplinari. Per conquistare la fiducia del mondo sportivo, e specialmente delle società dilettantistiche, il Club ha messo a disposizione delle società sportive, per la consulenza sui temi di maggior interesse e difficoltà, alcuni propri soci particolarmente qualificati. Ai fini della penetrazione e della divulgazione del Panathlon nella società è di fondamentale importanza il rapporto con la stampa, quotidiana e specialistica. Il Club è in grado di realizzare tale rapporto per il tramite dei soci iscritti nella categoria del giornalismo sportivo. Questa situazione viene tenacemente coltivata anche mediante trasmissione di notizie di scala più ampia di quella cittadina. Per il perseguimento dell’obiettivo sono utili: - la promozione di tavole rotonde pubbliche con la partecipazione di giornalisti; - la presa di posizione pubblica del Panathlon su questioni riguardanti il territorio su cui opera; - il rilascio di interviste o la redazione di articoli con l’esplicita menzione dell’appartenenza del socio al Panathlon Club La Malpensa. Anche per i rapporti con la T.V. vale quanto detto per i rapporti con i giornali. E’ utile invitare le agenzie televisive locali a riprendere le iniziative più rilevanti del Club evitando che gli inviti abbiano il sapore di autocelebrazione. Trattazioni autorevoli dei fenomeni che toccano aspetti comuni allo sport e alla società, quali ad esempio il “fair-play”, il “doping”, le truffe tecnologiche e le opinioni di grandi campioni, istruttori e studiosi su questi temi possono destare interesse nel settore dei mezzi audio-visivi. 1.7 ESEMPI DI ATTIVITA’ E PROGETTI ATTUATI Nell’ambito della riorganizzazione del club, nel 1986 viene deciso, fra le altre cose, di dare vita al Centro di Consulenza Sportiva. Questo centro, nell’idea di coloro che lo avevano progettato, in particolar modo dell’ Avvocato Ezio Crespi presidente del momento, doveva servire come strumento per contattare il mondo dello sport, e le società sportive in genere, per fornire loro una 27 serie di indicazioni, consulenze, assistenze per tutto quello che era l’attività relativa alla pratica dello sport. Il Centro di Consulenza Sportiva iniziò con tutta una serie di interventi, fra i quali, uno dei più interessanti fu la realizzazione di un meeting e di incontri sull’alimentazione e proseguì poi con i presidenti che si succedettero in carica, che provvedettero ad organizzare una serie di inziative e conferenze, fra cui ricordiamo quella su “Lo sponsor nello sport” e la messa a punto di un corso per dirigenti sportivi che ha toccato praticamente tutto il territorio del Club e che ancora viene realizzato una volta all’anno itinerando da comune a comune. Gli assi portanti di questi corsi per dirigenti sportivi sono: - la pratica amministrativa, cioè come gestire una società sportiva; - quali sono i rapporti con le Federazioni; - quali sono i principi generali di medicina sportiva da una parte e di obbligo della dirigenza di una società dall’altra; - gli aspetti legali nella gestione della società sportiva. Normalmente questi corsi vengono tenuti da professionisti che sono i soci del Club e, per un certo periodo, è anche esistita una segreteria telefonica, a cui le società potevano rivolgersi sottoponendo dei quesiti che venivano poi risolti con delle risposte da parte di esperti del settore, ai quali ci si rivolgeva con quella domanda, in un incontro diretto fra i rappresentanti del Panathlon e le società sportive. Ovviamente tutte queste azioni e questa attività hanno momenti di interesse variabile, a volte hanno alto indice di gradimento altre meno, ma, in ogni caso, dal 1986, il Panathlon La Malpensa ha sempre continuato e continua ancora oggi a fornire una serie di servizi che sono in funzione del fatto che la società sportiva deve trovare un supporto al di là di quelle che sono le normali regole organizzative che richiede il mondo dello sport. L’attenzione poi del Club nei confronti del mondo della scuola, nel 1988, portò ad istituire un premio, una borsa di studio, che doveva essere assegnata ai ragazzi che frequentavano le scuole medie e doveva legare questo premio al doppio risultato della partecipazione scolastica con buon profitto e del risultato sportivo. In questo modo si sono ricordati più volte i Panathleti del Club defunti, essendo le borse di studio intitolate a loro. Nell’evoluzione dei tempi, e per assecondare anche le delibere congressuali che il Panathlon ha recentemente assunto, da quest’anno (2002) le borse di studio non vengono più assegnate ma viene assegnata una borsa di studio per una tesi di laurea con un soggetto sportivo. A questo proposito il 28 Panathlon La Malpensa ha sottoscritto un protocollo d’intesa con la libera Università “Carlo Cattaneo” di Castellanza LIUC che prevede di assegnare delle borse di studio attraverso un bando di concorso, che è stato pubblicato sul giornale “Liuc”, a quelle tesi di laurea che toccheranno un argomento di carattere sportivo. In particolare si possono esemplificare questi argomenti con “la gestione di una società sportiva”, “lo sport come elemento aggregante di una società”, “lo sport che supera le barriere etniche” etc. Per far conoscere il Club è importante la divulgazione delle notizie e il Panathlon La Malpensa lo fa attraverso un Notiziario che è sempre esistito ma che, in alcuni momenti, ha avuto veramente dei tagli di grandissima professionalità. Attraverso il Notiziario, il Consiglio Direttivo informa i soci delle varie attività del Club e informa anche l’esterno delle iniziative che si intendono intraprendere, in maniera tale da poter divulgare poi il pensiero del Panathlon. Questa attività è legata anche a un premio, il “Premio Comunicazione”, che è un concorso indetto dal Panathlon International che ha riconosciuto più di una volta le attività che il Club La Malpensa ha portato avanti. In particolare è stato assegnato il “Premio Comunicazione” a Giovanni Toia per l’informazione e ad altri giornalisti del Club; nel 2002 questo premio è andato a Mauro Miele, ideatore e realizzatore del progetto “scuola-sport”, per il service con lo sport. Ed è appunto questo progetto, che coinvolge tutte le scuole elementari del comune di Busto Arsizio, l’attività più importante che il Panathlon La Malpensa abbia messo in atto finora. Il progetto importante da attuare è quello di entrare a pieno titolo nell’organizzazione locale, nei comuni, con rappresentanti del Panathlon fissi nell’ambito della pianificazione delle strutture comunali, soprattutto per quanto riguarda il settore sport. Per questo l’obiettivo del Club La Malpensa è di cercare di dialogare con le Amministrazioni, affinchè uno dei propri rappresentanti sieda permanentemente nei consigli comunali, ovviamente a carattere consultivo. E’ uno strumento importante per la diffusione dell’ideale panathletico e, in passato, ha già dato i suoi frutti positivi visto che molte leggi sullo sport hanno avuto dei Panathleti come ideatori, non ultima quella della Regione Lombardia che porta la firma dell’ Avvocato Antonio Spallino. E’ importante questo concetto perchè il Panathlon può fornire questi servizi, soprattutto di consulenza e di consultazione, che sono senza nessun costo e praticamente gratuiti, per migliorare il mondo dello sport e il suo rapporto con le Istituzioni. 29 CAPITOLO SECONDO: TIPOLOGIA DEL PROGETTO CON LE UNITA’ DIDATTICHE 30 2.1 IDEAZIONE E NASCITA DEL PROGETTO L’idea parte nel gennaio 1998, quattro anni fa, quando Mauro Miele viene eletto presidente del Panathlon Club La Malpensa e, all’inizio del suo mandato biennale (1998-’99), si pone due obiettivi, come service verso l’esterno, in base a ciò che si propone il Panathlon per cercare di diffondere l’ideale sportivo e lo sport in genere senza fini di lucro. Le direzioni che Miele si era prefisso erano due: i giovani comunque e, nell’ambito dei giovani, due iniziative molto importanti: 1) i giovani nella scuola, primariamente i bambini delle scuole elementari (6-11 anni), quelli che saranno i futuri sportivi; 2) i giovani sportivi affermati, nell’apice o alla fine della loro carriera, per portarli a diventare dei panathleti e ringiovanire quindi il Club che, grazie a questi nuovi ingressi, poteva trarre vigore e linfa vitale. Ogni presidenza del Panathlon ha una durata biennale e Miele, nel suo biennio di presidenza, ebbe come obiettivo il portare avanti queste due iniziative. Il progetto “SCUOLA-SPORT” era quindi il primo dei due obiettivi del programma del neopresidente. L’idea di base era che bisognava fare qualcosa nell’ambito della scuola, e quindi dei bambini, ma gli interrogativi che sorgevano erano: che cosa? E come fare ad entrare nella scuola? Miele aveva una certa familiarità con il mondo della scuola in quanto la moglie Rosanna insegnava educazione fisica al Liceo Scientifico e questo lo facilitava nei rapporti sia con i docenti che con i Dirigenti Scolastici. Inoltre, i due figli, in giovane età, frequentavano le scuole elementari di Busto Arsizio. Discutendo e confrontandosi quindi con varie persone all’interno della scuola, a Miele maturò l’idea che si poteva fare qualcosa di interessante nell’ambito delle elementari. Alla luce della privatizzazione e dell’autonomia che la nuova legge dava alle varie scuole, Miele riteneva possibile fare un intervento in questo settore e così cominciò ad organizzare incontri , come Panathlon, invitando i direttori didattici e andando a sentire il Provveditorato agli Studi di Varese in modo da raccogliere tutte le informazioni e da capire come muoversi. Miele andò poi a verificare cosa cominciavano a fare le società sportive, perché era già un paio di anni che si proponevano nelle scuole per fare dei corsi, con lo scopo di allargare la propria base di possibili atleti. Indagò quindi sui benefici di questi corsi, cercò di capire quali erano state le lacune, cosa non aveva funzionato, non solo direttamente nelle scuole ma anche all’A.S.S.B. (Associazione Società 31 Sportive Bustesi), per capire anche se questa era un’attività coordinata e aveva interessato anche il CONI. Da questa indagine risultò che, in realtà, non era stato proposto nessun progetto strutturato, per cui i corsi, soprattutto per una disponibilità limitata di fondi, erano proposti solamente in singole scuole e, a volte, non avevano una sufficiente professionalità. Il Consiglio direttivo del Panathlon istituì allora una Commissione formata da tre soci per ideare un progetto e programmare delle riunioni con gli enti interessati. In base a queste precedenti esperienze nacque la prima idea: coordinare le società sportive da una parte, le scuole con una nuova autonomia scolastica dall’altra e un ente, il Panathlon, che era super partes, al di fuori delle parti, e poteva farsi da garante. Mettendo insieme queste forze si poteva organizzare qualcosa di organico, avendo già le società sportive che erano in grado di dare un aiuto con i loro istruttori. L’idea iniziale era di prendere più società per ogni disciplina sportiva, coordinarle e chiedere loro di dare una disponibilità di ore di lezione, in modo da far conoscere ai bambini diverse discipline sportive e diverse società, con il Panathlon che faceva da garante al corretto svolgimento di questi incontri e, soprattutto, offrendo la possibilità della scelta fra i vari operatori. Ma, in seguito agli incontri con i dirigenti scolastici (che a quel tempo erano quattro, uno per ogni circolo didattico, e non sette come adesso), con gli insegnanti e con il presidente dell’ASSB, questa prima idea dovette essere abbandonata soprattutto perché, volendo portare più discipline sportive in tutte le scuole, le ore di lezione e gli stessi istruttori impegnati cominciavano a diventare tanti e risultava poco credibile che un’associazione come il Panathlon, che nel frattempo i direttori didattici erano riusciti a conoscere bene, potesse garantire una buona professionalità degli istruttori. Alla luce di queste difficoltà la Commissione incaricata vide come possibile soluzione la ricerca di un finanziamento, al fine di portare avanti questo progetto autonomamente. Difatti, con la disponibilità economica, sarebbero stati pagati degli insegnanti diplomati ISEF. Un tentativo fatto presso il Provveditorato agli Studi di Varese, anche per cercare di coinvolgere tutta la gerarchia scolastica e non solo i singoli istituti, che mettesse a disposizione un insegnante di educazione fisica, da loro stipendiato, che sarebbe poi diventato il coordinatore del progetto, è poi fallito anche per la lunghezza dei tempi di realizzazione. La necessità quindi di reperire le risorse per garantire un buon livello professionale la commissione incaricata la vide nel possibile intervento della Amministrazione Comunale, che rappresentava la 32 soluzione per realizzare questo progetto autonomamente. In questo modo si superavano le lamentele che riguardavano la mancanza di professionalità degli istruttori. Per ottenere dei soldi quindi diventava indispensabile stendere un progetto. Per fare ciò Miele chiese aiuto al professor Maurizio Moscheni, docente e coordinatore degli insegnanti di educazione fisica presso il Liceo Scientifico di Busto Arsizio, che gli presentò il collega professor Alberto Castelli, autore della tesi di diploma ISEF sull’attività motoria nelle scuole elementari, e insieme procedettero alla stesura di un’idea di massima di quello che poteva essere un progetto di educazione motoria-sportiva rivolto a bambini nella fascia di età compresa fra i 6 e gli 11 anni. Successivamente vennero fatte 3-4 riunioni, in cui furono invitati i coordinatori di educazione motoria delle varie scuole elementari per discutere del progetto e apporvi le opportune modifiche, anche in base alle esperienze vissute negli anni precedenti. Nacque così l’idea originaria del “PROGETTO SCUOLA-SPORT: EDUCARE AL MOVIMENTO, EDUCARE ATTRAVERSO IL MOVIMENTO”, che aveva il duplice obiettivo di valorizzare l’educazione motoria e di fare conoscere diverse discipline sportive attraverso un intervento pluriennale. Il progetto prevedeva la realizzazione di corsi, rivolti agli alunni di terza, quarta, e quinta classe elementare delle scuole dei quattro circoli didattici, che si sarebbero svolti su un ciclo di 10 lezioni della durata di un’ora ciascuna per ogni classe. Il ciclo di lezioni era differenziato a seconda della classe, in modo da affrontare problematiche diverse a seconda dell’età: le prime 5/7 lezioni erano specificatamente rivolte allo sviluppo delle capacità motorie di base dei bambini e, solo successivamente, venivano introdotte le diverse discipline sportive. In terza era più che altro attività motoria generica, in quarta e in quinta si presentavano in modo più approfondito le discipline specifiche. 2.2 ACCETTAZIONE, FINANZIAMENTO E SVILUPPO DEL PROGETTO Una volta avuta pronta la bozza del progetto era necessario prevedere quale sarebbe stato il costo di realizzazione e chi poteva garantire la copertura finanziaria. 33 A chi rivolgersi? Le idee erano subito abbastanza chiare, anche perchè il primo anno non c’erano varie alternative visto che il Panathlon Club La Malpensa non era molto conosciuto in questo ambito: l’unica possibilità era il Comune. Il Comune infatti aveva interesse a promuovere queste attività e aveva a disposizione un budget, messo a bilancio, per finanziare progetti extracurriculari nelle scuole. Il progetto ideato, sapendo che poi sarebbe dovuto entrare nelle scuole comunali, venne così presentato al Comune di Busto Arsizio cercando, nei limiti del possibile, di limitarne i costi. Per questo motivo, e per un problema di elevata quantità di ore di lezione da svolgere, il primo progetto, all’inizio, venne presentato solo per le classi terze, quarte e quinte, con l’esclusione quindi di prime e seconde, su tutte le scuole elementari di Busto Arsizio e su una base di lavoro di tre anni. I bambini di terza elementare avrebbero così avuto la possibilità di completare il progetto fino al termine della quinta, per dare coerenza all’attività. Miele cercò di coinvolgere il Comune di Busto Arsizio presentando l’idea di lavoro al sindaco di allora, Gianfranco Tosi (che diventò l’anno successivo socio Panathlon), e all’Assessorato allo sport. Il piano dei costi del progetto, su base tre anni, da sostenersi per i corrispettivi degli insegnanti, per le spese logistiche e organizzative, era decrescente in quanto nel primo anno c’erano da affrontare le spese per la stesura delle varie dispense, per il reperimento del materiale didattico, etc...., che sarebbero stati utilizzati senza aggravi negli anni successivi. Il secondo anno la spesa era più limitata perchè gran parte del lavoro organizzativo era già stato svolto l’anno precedente e, il terzo, il costo era ancor più basso perchè si veniva da due anni di rodaggio. Il progetto, pur essendo stato presentato con un piano di costi decrescente, non trovò da parte dell’Amministrazione Comunale quella garanzia di lungo periodo che veniva richiesta, ma solo la copertura economica, peraltro parziale, per il 1° anno. La certezza del Panathlon sulla bontà del progetto fece rompere gli indugi e si decise comunque di partire, riducendo da 10 a 7 il numero di lezioni per corso. Per il primo anno il Comune poteva coprire il 70% della spesa complessiva prevista; per il 14% ci pensava il Panathlon con i fondi propri che aveva a disposizione e, per il 16% rimanente della spesa totale, per i quali mancavano i soldi, la Commissione incaricata pensò di ricavarli tramite una grande festa finale, in cui sarebbero state coinvolte tutte le scuole e i bambini, supportata dagli sponsor. 34 Grazie agli introiti derivanti dalle sponsorizzazioni si sarebbe ottenuto il finanziamento mancante alla copertura economica del progetto che, nel frattempo, fu avviato il secondo quadrimestre dell’anno scolastico 1999/2000, coinvolgendo 98 classi e circa 2000 alunni, con un totale di 700 ore di insegnamento svolte da insegnanti diplomati ISEF coordinati dal professor Alberto Castelli. In effetti la festa finale si organizzò in Piazza S. Giovanni a Busto Arsizio, nell’ambito della manifestazione “Busto Estate” nelle seguenti date: - martedi’ 30 maggio 2000, dalle ore 14,30 alle ore 19,30, con giochi per le classi terze; - mercoledì 31 maggio 2000, dalle ore 14,30 alle ore 19,30, con giochi per le classi quarte; - giovedì 1 giugno 2000, dalle ore 14,30 alle ore 19,30, con giochi per le classi quinte; - giovedì 1 giugno 2000, dalle 20,30 alle 22,30, galà finale. Per problemi logistico-organizzativi era garantita la pertecipazione alla manifestazione a dieci alunni per classe, i cui nominativi ogni scuola aveva precedentemente segnalato agli organizzatori, per un totale di 260 alunni per le classi terze, 310 alunni per le classi quarte e 290 per le classi quinte. Un genitore di ciascun alunno doveva compilare e firmare un modulo di partecipazione in cui autorizzava il figlio e sollevava l’organizzazione da ogni responsabilità, visto che tutte queste attività erano fuori dal normale orario scolastico. Tutta la manifestazione ebbe un’ottima riuscita e la serata di galà finale, alla presenza di sindaco, assessori e personaggi sportivi, conosciuti e affermati, quali Alberto Cova (atletica leggera), Boris Preti (ginnastica artistica), Chiara Stefanazzi (twirling), riscosse grande successo, al punto che l’obiettivo iniziale che gli organizzatori si posero fu raggiunto e, non solo si riuscì a pagare agevolmente quella serata e a finanziare per la parte mancante il progetto, ma, a vincere, furono soprattutto lo sport, il divertimento e l’amicizia. Il galà finale risultò anche una cassa di risonanza che permise di svolgere la seconda edizione del Progetto Scuola-Sport. Durante le riunioni con tutti i coordinatori di educazione motoria delle scuole elementari di Busto Arsizio, svolte una volta al mese durante i corsi, era venuto fuori che si trattava di un’iniziativa positiva, da ripetere sicuramente l’anno successivo, ma sarebbe stato interessante estenderla anche alle classi prime e seconde. Il problema era che le classi e le ore (più di 1000) aumentavano e si arrivava a un 40% in più di costi e, inoltre, le dispense delle lezioni e delle unità didattiche erano tutte da rifare classe per classe. Perciò altri costi non preventivati dovevano essere aggiunti. Diventava necessario poter disporre di un budget maggiore. 35 Venne allora riformulata una nuova richiesta al Comune per l’anno scolastico 2000/2001 chiedendo di poter disporre ancora di un suo contributo finanziario, augurandosi che potesse essere aumentato, per quanto possibile, rispetto all’anno precedente, al fine appunto di far partecipare anche gli alunni delle classi prime e seconde all’iniziativa. Il Comune accettò di buon grado di finanziare il progetto, sempre per un anno, ma poteva garantire solo la stessa copertura delle spese dell’anno precedente. E allora, per andare avanti e per poter finanziare per intero questa attività, si rendeva indispensabile il coinvolgimento di alcuni sponsor da affiancare all’iniziativa. Si realizzò così un opuscolo e ne furono stampate 4000 copie, di cui 3500 da dare ai bambini delle scuole da portare a casa, con due finalità: 1) far conoscere il Panathlon alle famiglie, che ancora non sapevano cos’era questa associazione e l’iniziativa che portava avanti da ormai un anno; 2) portare nelle case le informazioni sulle attività sportive. L’idea dell’opuscolo doveva quindi, allo stesso tempo, servire ad aumentare le risorse a disposizione per coprire la parte mancante delle spese per il progetto e portare nelle case tutte le informazioni necessarie. L’opuscolo conteneva pagine pubblicitarie, per le quali gli sponsor pagavano una quota fissa, pagine per presentare l’iniziativa ai genitori, articoli riguardanti lo sport, l’elenco delle società sportive operanti in città e, sul retro, i numeri utili di Busto Arsizio (le farmacie, le scuole, le parrocchie.......). A questo opuscolo era stato abbinato un concorso:”DISEGNA LO SPORT”. All’interno del libricino distribuito era inserito un foglio su cui i bambini dovevano fare un disegno riguardante o l’attività motoria che avevano fatto a scuola o lo sport in generale. L’idea di inserire il foglio del concorso era stata fatta per creare interesse nei genitori e invogliarli a leggere ciò che c’era scritto nell’opuscolo. I disegni venivano realizzati in classe e la scelta del disegno da premiare (uno per classe) doveva essere fatta dagli alunni della classe stessa. Il premio poi non era altro che esporre tutti i disegni scelti dalle varie classi nelle bacheche durante le manifestazioni fatte dal Panathlon alla fine dell’anno scolastico 2000/2001: - “Una partita per la vita”, al Palapiantanida di Busto Arsizio il 26/5/2001: triangolare di calcetto fra ex atleti di Busto A., cantanti e istruttori del progetto Panathlon. A questa manifestazione i bambini e gli insegnanti erano stati invitati con un biglietto omaggio e, durante lo svolgimento della stessa, il 36 Panathlon premiò gli insegnanti, il sindaco, gli assessori, i dirigenti scolastici e i coordinatori di attività motoria dei sette circoli didattici. Il ricavato dell’incasso andò in beneficienza. - Le mostre presso “I Mulini Marzoli”, in occasione della tappa del giro d’Italia. - Le premiazioni, conferenze e convegni, che si tenevano presso la sala del “Museo del Tessile”. Alla fine, grazie a questa iniziativa, la seconda edizione del “PROGETTO SCUOLA-SPORT” fu finanziata completamente per tutti i corsi, della durata di 7 lezioni di un’ora ciascuno, dalla prima alla quinta elementare. Per il terzo anno scolastico, 2001/2002, ci fu una richiesta diretta del Comune che, visto il successo e l’ottima riuscita delle due edizioni precedenti, si offrì di finanziare completamente e da solo il progetto. Così facendo il Comune si sarebbe assunto i meriti finanziari dell’operazione sfruttandoli in termine di immagine. Quindi, per la terza edizione del “Progetto scuola-sport”, non fu necessario organizzare grandi feste, opuscoli o manifestazioni per coprire le spese. Alla fine del 2001 il responsabile del progetto, Mauro Miele, ha terminato il suo mandato (l’ultimo anno come past-president) ed è uscito dal consiglio direttivo del Panathlon. Il nuovo presidente, Sergio Allegrini, ora ha come obiettivo l’espansione di questo progetto anche nei comuni limitrofi del territorio quali Gallarate, Saronno, Legnano, visto che a Busto A. è una realtà forte e consolidata che, grazie al finanziamento annuo che il Comune garantisce costantemente, si può dire vada ormai avanti da solo, dopo l’organizzazione degli orari e degli insegnanti operanti nelle scuole, fatta una volta all’anno. 2.3 MODALITA’ DI PROPOSTA DEL PROGETTO NELLE SCUOLE La maggior parte del lavoro di proposta e di presentazione del progetto nelle scuole da parte del Panathlon è stato fatto il primo anno scolastico (1999-2000), in quanto i dirigenti scolastici e gli insegnanti non sapevano cosa fosse il Panathlon, chi fossero gli istruttori che arrivavano, che tipo di attività sarebbero state svolte. Da un lato c’era una certa diffidenza, dall’altro, il fatto che c’era il Comune alle spalle, dava una certa garanzia. Una volta che si aveva la sicurezza del finanziamento del progetto da parte del Comune, a settembre, il Presidente del Panathlon scriveva una lettera ai Direttori Didattici dei quattro circoli, in 37 cui li invitava a partecipare, congiuntamente ai responsabili di educazione motoria, a una riunione informativa, organizzata per i primi di ottobre, in cui si sarebbe spiegato come si sarebbe svolto il progetto, i cui corsi si intendeva iniziare a partire dal secondo quadrimestre suddivisi in due cicli (gennaio-marzo e marzo-maggio), e si sarebbe venuti a conoscenza degli eventuali problemi da affrontare. Ogni anno queste prime riunioni erano importanti perchè non bastava il finanziamento per far partire il progetto ma era necessario, in seguito, l’assenso dei Direttori di circolo. Alle riunioni iniziali di presentazione partecipavano il Presidente del Panathlon, il responsabile del progetto Mauro Miele, il coordinatore dell’attività prof. Alberto Castelli, il Presidente dell’ASSB Alberto Armiraglio, i referenti di educazione motoria dei quattro circoli (in seguito diventati sette) e chi si presentava fra gli insegnanti delle varie scuole invitati. Alle riunioni operative successive era sufficiente che venissero i referenti di educazione motoria di ogni scuola, che avevano il compito di essere da tramite tra il Panathlon e le scuole, e non più tutte le insegnanti. I Direttori Didattici non sono mai stati chiamati in causa direttamente, se non per mezzo di lettere. Tutte le esigenze scolastiche venivano segnalate al referente, che veniva alle riunioni e illustrava i problemi e le richieste delle varie scuole (la disponibilità delle palestre, gli orari di educazione motoria delle classi, il desiderio di partecipare al primo o al secondo ciclo, etc...). Prima dell’inizio delle lezioni ci si incontrava normalmente tre volte, da ottobre a dicembre, per discutere di tutte le problematiche organizzative e logistiche. Nell’ultima riunione prima dell’inizio dei corsi (previsto sempre a gennaio) veniva distribuito il fascicolo a ogni scuola, relativo all’orario di svolgimento delle lezioni classe per classe e al nome dell’istruttore che avrebbe operato in modo che, poi, i referenti, durante le vacanze di Natale, potessero verificare che corrispondesse alle esigenze esposte. Fatto questo, se nessun referente contattava il coordinatore dell’attività per dei problemi eventualmente sorti, a gennaio iniziavano le lezioni. Veniva portato il materiale nelle scuole e, dopo un mese circa dall’inizio, si svolgeva un’altra riunione in cui, chi stava facendo il corso, segnalava eventuali problemi e come andava il progetto, mentre, alle scuole che non facevano ancora attività, veniva distribuito il fascicolo orario per i corsi che sarebbero iniziati da lì a un mese. Quando mancavano 2-3 settimane al termine del secondo ciclo di corsi, verso la fine di maggio, c’era un ulteriore riunione in cui si tiravano le somme e venivano confermate le date delle feste di fine anno scolastico, nelle quali si richiedeva la partecipazione e l’aiuto del Panathlon. 38 Per tutti gli altri problemi, per cui si doveva comunicare solo con una scuola, si utilizzavano fax o telefono. Quindi, in totale, si effettuavano mediamente 6-7 riunioni all’anno tra il Panathlon e le scuole, ad eccezione del primo anno in cui si dovettero fare due riunioni iniziali in più per presentare il progetto e far conoscere il Panathlon. Sempre al primo anno del progetto, nell’ultima riunione prima dell’inizio del primo ciclo di lezioni, vennero invitati tutti gli insegnanti di educazione motoria e, oltre a distribuire l’orario, venne dato loro anche il fascicolo con le lezioni e le unità didattiche che sarebbero poi state svolte. Si fece così una sorta di mini-corso agli insegnanti, non tanto su quello che dovevano fare, ma su come dovevano stare in palestra quando c’era l’esperto e su quale atteggiamento adottare, perchè poi c’era sempre il problema dell’invadenza (è giusto intervenire o meno, starsene in palestra, uscire, etc.....). Fu fatto però solo il primo anno per due motivi: - ogni anno cambiavano gli insegnanti e quelli nuovi del progetto non sapevano nulla; - la difficoltà di avere gli insegnanti presenti e di farli partecipare a questi incontri che, pur essendo gratuiti e a loro diretti, si svolgevano fuori dall’orario scolastico e non erano retribuiti. Così, in seguito, venne scelta dalle scuole la figura del referente di educazione motoria, che partecipava alle riunioni con il Panathlon. Ogni riunione, infatti, doveva essere ufficializzata per iscritto e, il giorno dell’incontro, veniva siglato un foglio di dichiarazione della sua presenza e, in tal modo, veniva retribuito o, perlomeno, gli venivano scalate le ore di programmazione che devono fare per legge. Ogni riunione tra il Panathlon e i referenti delle scuole si svolgeva presso la sede dell’ASSB, sita al Palazzetto dello sport di via Ariosto a Busto Arsizio. 2.4 FINALITA’ E OBIETTIVI SPECIFICI Il progetto “scuola-sport” ideato dal Panathlon ha un nome: “EDUCARE IL MOVIMENTO, EDUCARE ATTRAVERSO IL MOVIMENTO” che, da solo, indica la finalità più importante che si intendeva raggiungere con la sua applicazione nelle palestre delle scuole elementari. Entrando maggiormente nello specifico gli obiettivi si possono così identificare: 39 1) Diffondere un nuovo concetto dello sport, inteso come attività educativa e di benessere psicologico individuale e collettivo. 2) Conoscere e sviluppare le proprie potenzialità e capacità. 3) Esercitare lo spirito di lealtà, solidarietà, collaborazione e appartenenza ad un gruppo. 4) Far divertire i bambini. 5) Interessarli allo sport e fargli apprendere una o più discipline sportive. Avvicinare un bambino allo sport, magari anche ad uno sport che assomigli molto di più ad un gioco, con regole semplificate e adattate, ma che rimane invariato nel suo potenziale educativo. Lo sport vero, impegnativo, non è da tutti, ma, fatto vivere al momento e nel modo giusto, tutti lo possono sperimentare. 6) Aggiornamento agli insegnanti: ad ognuna delle maestre elementari, le cui classi partecipavano al progetto, veniva distribuito il fascicolo con le lezioni e le unità didattiche in modo che, con le indicazioni metodologiche che avrebbero dovuto acquisire, vedendo operare in palestra gli istruttori ISEF e con gli spunti di esercizi e giochi che avevano dalle lezioni, potessero proseguire il lavoro iniziato, trasformandolo a seconda delle esigenze, o riproponendolo nel periodo dell’anno scolastico e nelle ore in cui non era presente l’esperto. 7) Far prendere coscienza alle maestre che l’educazione motoria è un canale agevolato per far crescere un bambino sotto tutti gli aspetti della propria personalità. 8) Conoscere e comprendere la CARTA DEI DIRITTI DEL RAGAZZO NELLO SPORT: - Diritto di fare sport. - Diritto di divertirsi e di giocare come un bambino. - Diritto di beneficiare di un ambiente sano. - Diritto di essere trattato con dignità. - Diritto di essere circondato e allenato da persone competenti. - Diritto di seguire allenamenti adeguati ai suoi ritmi. - Diritto di misurarsi con giovani che abbiano le medesime probabilità di successo. - Diritto di partecipare a competizioni adatte alla sua età. - Diritto di praticare il suo sport in assoluta sicurezza. - Diritto di avere i giusti tempi di riposo. - Diritto di non essere un campione. 9) Cercare di mettere in pratica, in qualunque ambito, sportivo e non, la CARTA DEL FAIR PLAY qui sotto riportata: 40 QUALUNQUE SIA IL MIO RUOLO NELLO SPORT, ANCHE QUELLO DI SPETTATORE, MI IMPEGNO A: - FARE DI OGNI INCONTRO SPORTIVO, POCO IMPORTA LA POSTA IN PALIO E LA RILEVANZA DELL’AVVENIMENTO, UN MOMENTO PRIVILEGIATO, UNA SORTA DI FESTA. - CONFORMARMI ALLE REGOLE ED ALLO SPIRITO DELLO SPORT PRATICATO. - RISPETTARE I MIEI AVVERSARI COME ME STESSO. - ACCETTARE LE DECISIONI DEGLI ARBITRI E DEI GIUDICI SPORTIVI, SAPENDO CHE, COME ME, HANNO DIRITTO ALL’ERRORE, MA FANNO DI TUTTO PER NON COMMETTERLO. - EVITARE LA CATTIVERIA E LE AGGRESSIONI NEI MIEI ATTI, PAROLE O SCRITTI. - NON USARE ARTIFICI O INGANNI PER OTTENERE IL SUCCESSO. - ESSERE DEGNO NELLA VITTORIA, COME NELLA SCONFITTA. - AIUTARE OGNUNO, CON LA MIA PRESENZA, LA MIA ESPERIENZA E LA MIA COMPRENSIONE. - SOCCORRERE OGNI SPORTIVO FERITO O LA CUI VITA È IN PERICOLO. - ESSERE REALMENTE UN AMBASCIATORE DELLO SPORT, AIUTANDO A FAR RISPETTARE INTORNO A ME I PRINCIPI QUI AFFERMATI. ONORANDO QUESTO IMPEGNO, SARÒ UN VERO SPORTIVO. Formare un giovane al fair play attraverso “el jeguo limpio”, come lo chiamano altrove, può garantire alla società un futuro ricco di uomini aperti, solidali, consapevoli della propria e dell’altrui ricchezza interiore. La realizzazione del progetto comporta la pianificazione di circa 1000 ore di insegnamento, con insegnanti qualificati (diplomati ISEF) in grado di svolgere corsi di educazione motoria differenziati per età e introduttivi delle diverse discipline sportive. Per il Panathlon una delle motivazioni principali, che è stata alla base del progetto, era quella di poter far provare, sperimentare a incontrare lo sport anche a dei bambini che, se non facessero attività sportiva extrascolastica, non lo farebbero proprio. Alle scuole elementari le maestre, spesso e volentieri, non svolgono nemmeno le ore di educazione motoria curriculari per le seguenti motivazioni, in base ai risultati di un sondaggio, con dei test fatti proprio agli insegnanti: - non sanno proprio cosa far fare non avendo una preparazione specifica; 41 - le palestre non sono adeguate; - pur sapendo cosa far fare hanno paura di far eseguire qualcosa di sbagliato; - il timore che i bambini si facciano del male nello svolgere i compiti motori richiesti. E, quando vengono proposte delle attività motorie, ai bambini vengono fatti fare i giochi tradizionali o popolari (quali: ce l’hai, rialzo, nascondino, etc....). Di sportivo non fanno nulla e, quindi, arrivano alla scuola media, dove incontrano l’insegnante di educazione fisica, con le capacità motorie di base davvero carenti. Il progetto propone, sotto forma di gioco, l’approccio a varie discipline sportive. Poi, tramite l’ASSB, ogni alunno riceveva gli indrizzi di tutte le società sportive bustesi (per il calcio, il basket, il nuoto, la pallavolo, l’atletica, la ginnastica artistica, etc.....) e, alla fine, si voleva mettere il bambino nelle condizioni di poter scegliere se e cosa fare visto che, nel frattempo, le esperienze pratiche le aveva fatte e sapeva il significato di praticare un determinato sport piuttosto che un altro. Il fine del Panathlon, con questa attività, comunque non era quello di creare degli sportivi intesi come degli atleti, ma creare degli sportivi intesi come delle persone che praticano dello sport, che sappiano apprezzare che può essere divertente giocare a tennis piuttosto che fare una partita di pallavolo o di pallacanestro con gli amici. La tendenza dei ragazzi di oggi, invece, è quella di fare un solo sport che piace e di tutti gli altri non interessarsi proprio. Contro questa tendenza, e per formare una diversa e nuova cultura sportiva, muove i suoi passi il progetto scuola-sport. 2.5 PERCHE’ UN INTERVENTO EDUCATIVO NELLE SCUOLE ELEMENTARI? L’intenzione iniziale era di far conoscere ai bambini o ai ragazzi (potevano essere delle scuole elementari o medie) diverse discipline sportive perchè, nelle scuole di primo grado, non venivano presentate, mentre le società sportive cominciano a muoversi proprio con bambini e ragazzi di queste fasce d’età. Alla fine la maggioranza è sempre orientata verso il calcio, che è lo sport più seguito dalla massa, e allora, per permettere almeno la conoscenza di altre attività sportive più “piccole”, si è pensato a questo tipo di intervento. 42 E a chi ci si poteva rivolgere con particolare interesse? Al bambino in età di sviluppo e, quindi, ai bambini delle scuole elementari, visto che alle medie molti hanno già fatto le loro scelte e hanno sperimentato cosa significa praticare uno sport. Fra i 6 e gli 11 anni, invece, è più facile dar loro una base varia di conoscenze pratiche sulle quali poi indirizzare una scelta più consapevole e personale, sempre tenendo presente però che i genitori, in questa fase, hanno un ruolo fondamentale e influiscono in maniera quasi decisiva su ciò che loro figlio andrà a fare. Fare qualcosa per i giovani, quindi, significava entrare e proporsi nelle scuole elementari per cercare di avvicinarli allo sport, di fare in modo che il primo approccio con questo mondo, per loro nuovo, potesse essere il più positivo possibile. A “cappello” dell’azione svolta dal Panathlon Club La Malpensa c’è un libro scritto da Renata Soliani, insegnante di educazione fisica, docente IRSAE e CONI-IEI e attuale Presidente del Panathlon Club di Como, dal titolo “EDUCARE IL MOVIMENTO, EDUCARE ATTRAVERSO IL MOVIMENTO”, titolo che è stato poi preso per dare il nome al progetto “scuola-sport” del Club La Malpensa. Questo perchè, quando il libro è arrivato ai responsabili del nuovo progetto, essi notarono che, con tale mezzo, a Como, erano riusciti ad entrare nel mondo dei giovani e videro che, con un sussidio del genere, un operatore della scuola elementare poteva andare verso i bambini e spaziare anche in questo settore di tipo educativo-sportivo con maggiore tranquillità. Hanno così voluto mantenere e riproporre al loro progetto la denominazione del libro, convinti del successo che stava ottenendo e della validità dei suoi contenuti, per poter iniziare ad essere maggiormente incisivi sul territorio, offrendo un servizio diverso nella forma ma non nella sostanza, sicuri del fatto che l’esperienza di Como aveva dato esiti positivi. Il testo di Renata Soliani, comunque, venne utilizzato come supporto tecnico alla pianificazione del progetto solo per trarre alcuni spunti sui giochi e sugli esercizi da inserire nel programma delle lezioni. Nel 1990 la Presidente, che allora faceva parte della Commissione Giovani, e i suoi collaboratori (un medico dello sport e uno psicologo) si misero a un tavolino e studiarono cosa si potesse fare per cercare di offrire qualcosa di nuovo ai bambini relativamente ai valori etici dello sport. Si intuì che il canale più giusto poteva essere quello di indirizzarsi verso le persone che operano con i bambini, quindi verso gli insegnanti delle scuole elementari. 43 L’idea è nata dal fatto che la Soliani e il suo staff hanno sentito l’esigenza di dare alle maestre, che volevano lavorare con i bambini, la conoscenza di che cosa è il Panathlon e di cosa esso fa come servizi (credere nei valori dello sport, come far fare attività, anche agonistica, rispettando le regole, senza paura, dare un taglio etico nel momento in cui si propone un gioco). Quindi, a Como, vennero fatti dei corsi di aggiornamento rivolti alle maestre, che liberamente aderivano all’iniziativa, delle scuole elementari in alcuni circoli didattici della città e della provincia. La filosofia che differenzia l’azione del Club La Malpensa da quello di Como è sul tipo di servizio offerto. Il servizio del Club La Malpensa viene dato attraverso la competenza di un insegnante ISEF che va sul territorio e offre il lavoro, direttamente nelle scuole e sui bambini, mentre quello di Como era incentrato su dei corsi, tenuti da insegnanti di educazione fisica, metodologi, psicologi, medici sportivi, rivolti alle maestre per cercare di dare loro una chiave di lettura facile per gestire i giochi con i bambini, spiegando anche la teoria e la metodologia dell’attività motoria. Lo scopo era, quindi, quello di rendere le maestre autosufficienti per portare avanti l’attività che di solito fanno in orario scolastico con i bambini, attraverso una guida che le portasse a gestire il capitolo difficilissimo della metodologia. I giochi venivano spiegati attraverso una verbalizzazione e le varie verbalizzazioni facevano scattare il diverso tipo di metodo che si va ad attivare nel momento in cui si propone un gioco. Con il proseguimento dei corsi vennero affrontate, con le maestre che si dimostravano interessate a farlo, varie fasi che, a Como, hanno sempre visto la maestra che agiva, con i responsabili del Panathlon a fianco che aiutavano e coordinavano l’attività dando supporti, consigli, lezioni, anche di tipo teorico. Il Panathlon di Como non ha mai dato l’istruttore ISEF nelle scuole perchè vi entravano già le Federazioni che mandavano i loro istruttori federali a tenere i corsi. Il Club La Malpensa invece, tenendo in considerazione il testo di Renata Soliani, comunque prodotto da questa esperienza di voler dare alle maestre la capacità di gestire in proprio l’attività motoria nelle scuole elementari, ha organizzato il servizio in maniera diversa offrendo la qualità: dava l’insegnante ISEF alle scuole che faceva vedere alla maestra, che avesse voglia di imparare qualcosa, come si fa a fare lezione con i bambini, lavorando secondo le regole del fair-play e sui concetti dell’educazione motoria di base. In tal modo la maestra volenterosa, che assisteva e si interessava a queste lezioni, era in grado di apprendere un determinato metodo di lavoro e di trasferirlo poi nelle sue competenze. 44 Il Panathlon di Como è arrivato, durante l’anno scolastico in corso, 2002/2003, all’ultima fase del progetto: un mini-campionato, gestito e coordinato completamente dalle maestre, fra le verie scuole elementari che hanno aderito alla proposta, su dei giochi codificati dal Panathlon (giocatletica, minivolley, go-back...... ) con classifiche di tipo sportivo. La caratteristica principale di questi incontri però è quella del fair-play e, ad ogni partita, è presente un rappresentante del Panathlon che, sulla base di una griglia di verifica preparata in precedenza, valuta le azioni di fair play messe in atto dai bambini e/o dagli insegnanti durante lo svolgimento del gioco. In tal modo si stipula, oltre a una classifica sportiva, anche una classifica, ben più importante, per il fair-play, i cui vincitori verranno adeguatamente premiati nell’ambito di una grande festa finale prevista al termine del mini-campionato, nel mese di dicembre. Grazie al progetto portato avanti dal Panathlon di Como e poi, parallelamente, dal Club La Malpensa, si è fatto un buon raggio di azione e di sensibilizzazione sul territorio riguardo l’attività educativa, motoria e sportiva nelle scuole elementari, aspetto che, comunque, il CONI, nei suoi corsi di aggiornamento, non ha fatto in questa maniera e non ha mai approfondito, dando un taglio soprattutto tecnico con le insegnanti elementari, senza affrontare l’aspetto della metodolgia, del comportamento con i bambini e delle relazioni con loro e fra di loro. Argomenti questi che, invece, i progetti del Panathlon hanno affrontato: Como con il far fare alle maestre, La Malpensa con il fare sul campo attraverso i suoi istruttori ISEF. L’obiettivo del Panathlon di Como quindi era di “lavorare” sulle insegnanti elementari, anche per formare i bambini, quello del Panathlon La Malpensa di “lavorare” sui bambini, anche per formare le insegnanti elementari. 2.6 PARERI, RICHIESTE, OSSERVAZIONI DEL PERSONALE SCOLASTICO PRIMA E DOPO L’APPLICAZIONE DEL PROGETTO La maggior parte delle richieste e dei problemi sono venuti principalmente alla prima edizione del progetto, nell’anno scolastico 1999/2000, quando quasi la totalità delle insegnanti elementari non conoscevano il Panathlon e le sue finalità e quindi si chiedevano: chi sono? Cosa vogliono? Cosa vengono a fare? 45 A tal scopo le prime riunioni informative e il fatto che i Direttori Didattici, partecipando alle Conviviali alle quali venivano appositamente invitati, conoscevano sufficientemente bene le finalità dell’Associazione riuscirono a convincere della serietà e dell’utilità del progetto. Uno dei problemi più sentiti che è venuto fuori dalle parole degli insegnanti è stato quello dei ragazzi disabili e di come fare ad aiutarli e a farli partecipare, coinvolgendoli, anche quando non fosse presente in palestra l’insegnante di sostegno. Il Panathlon ha cercato di ovviare al problema mandando gli insegnanti ISEF con maggior esperienza, o che avevano seguito dei corsi specifici, a svolgere le lezioni nelle classi con portatori di handicap. Alla presentazione iniziale delle unità didattiche del progetto le lezioni erano tutte improntate sulle discipline sportive e, allora, la critica fu che erano troppo specifiche e che i bambini si potevano annoiare, in considerazione anche delle esperienze degli anni precedenti con le società sportive. Si proponeva allora di impostare le azioni in modo più generico, cosicchè i bambini potessero avere dei giochi anche non troppo riferiti a quello sport specifico che si stava presentando. Da qui è nata la suddivisione dei corsi per la prima edizione del progetto: - CLASSI TERZE: solo attività motoria di base; - CLASSI QUARTE e QUINTE: prime tre lezioni educazione motoria di base, ultime quattro presentazione degli sport. Poi gli insegnanti fecero presente il problema delle palestre nelle scuole, della loro agibilità, funzionalità e disponibilità. I responsabili del Panathlon allora fecero il giro delle varie palestre e le censirono, dopodichè le attività da far svolgere furono scelte anche in funzione degli spazi e degli ambienti in cui si sarebbe dovuto operare. Una scuola, la “Manzoni”, non aveva neppure una palestra e così si avevano solo due possibilità: o si andava in trasferta, o si faceva attività all’aperto, in cortile. L’esigenza principale comunque, comune a tutti gli insegnanti elementari, era quella di cambiare, rispetto a prima, di invertire la tendenza dei corsi tenuti gli anni precedenti dalle società sportive, specialmente riguardo due aspetti: 1) mancanza di professionalità degli istruttori; 2) troppo interesse privato da parte delle varie società spotive. Per far fronte a queste due fondamentali richieste, il Panathlon decise di scegliere solo insegnanti qualificati (dipomati ISEF) e di attuare il progetto “scuola-sport” senza avvalersi della collaborazione delle società sportive, ma contando solo sulle proprie forze. 46 Al termine del corso di attività motoria “Educare il movimento, educare attraverso il movimento” ogni scuola elementare che l’aveva seguito era tenuta a scrivere una propria relazione finale con il giudizio sulle attività svolte e sugli istruttori ISEF partecipanti al progetto. Tale relazione veniva inviata al responsabile del progetto “Scuola-sport” del Panathlon, Mauro Miele, che, una volta ricevutele da tutte le scuole, le univa in un fascicolo e, nel mese di settembre, lo presentava al Sindaco di Busto Arsizio come resoconto finale dell’edizione svolta l’anno precedente, ringraziando l’Amministrazione Comunale per aver aderito all’iniziativa con il sostegno finanziario della stessa. Dalla lettura delle varie relazioni ho tratto degli spunti con i giudizi, i rilievi e le considerazioni a mio giudizio più significativi che le scuole hanno fatto, edizione per edizione, e che qui di seguito riporto. ANNO SCOLASTICO 1999/2000 Tutte le relazioni delle scuole dei 4 circoli didatici hanno espresso giudizi altamente positivi sull’esperienza fatta, sulle attività svolte e sugli istruttori: “Il corso è stato apprezzato dagli alunni, dai genitori e dagli insegnanti”, 1° CIRCOLO. “Il corso, senza dubbio, ha consolidato le capacità motorie dei bambini”, SC.EL. “L.MORELLI”. “Le attività proposte sono risultate piacevoli e, nel contempo, interessanti e costruttive”, 1° CIRCOLO. “Le attività hanno offerto agli alunni la possibilità di conoscere tecniche nuove e specifiche”, 4° CIRCOLO. “L’esperienza ha favorito il corretto avvio all’acquisizione di abilità propedeutiche ad alcune discipline sportive e l’apporto di uno stimolo positivo nei bambini verso l’attività sportiva”, “G.PASCOLI”. “Gli istruttori sono risultati competenti ed hanno saputo instaurare un buon rapporto con i ragazzi anche, a volte, a discapito della disciplina”, 2° CIRCOLO. “L’istruttore ISEF è riuscito ad essere coinvolgente ed efficace nella modalità di intervento; ha saputo mantenere un clima sereno e di rispetto all’interno delle classi, facendo comprendere agli alunni l’importanza dell’attività motoria, finalizzata non tanto al raggiungimento del risultato, quanto all’impegno ed alla collaborazione”, 3° CIRCOLO. 47 “Sempre rispettando l’aspetto ludico, gli allievi hanno seguito con particolare impegno le attività e hanno consolidato lo spirito di collaborazione e di competizione positiva nel raggiungimento delle mete prefisse”, 1° CIRCOLO. “I bambini, sempre numerosi, hanno partecipato con entusiasmo ed interesse ad ogni proposta di lavoro. Anche ai portatori di handicap sono state offerte ottime possibilità di partecipazione e di collaborazione”, 4° CIRCOLO. “Gli alunni si sono dimostrati soddisfatti dell’attività svolta e, lasciando a loro la parola, hanno detto: è stato interessante e bellissimo!; mi sono divertito!; è stato molto divertente e piacevole, anche se un pò faticoso!”, 3° CIRCOLO. Tutti gli insegnanti, al termine delle loro relazioni, auspicano la ripetizione dell’esperienza anche per l’anno scolastico seguente, perchè “le attività proposte e i mezzi utilizzati hanno sicuramente contribuito ad educare oltre che a divertire”, 1° CIRCOLO. Le relazioni del 3° circolo, delle scuole ”G.Pascoli” e “L.Morelli”, chiedono inoltre di estendere il progetto a tutte le classi e di aumentare il numero di ore per ogni classe. Le uniche due critiche sono state relazionate riguardo le giornate conclusive di festa in Piazza S. Giovanni: “La fase finale, collocata in orario extrascolastico, ha inibito l’iscrizione della gran parte degli alunni. Il gruppo ristretto dei partecipanti ha rappresentato quindi una nota negativa, poichè è venuta a mancare quella larga adesione a cui devono ispirarsi le attività motorie nella scuola dell’obbligo”, 1° CIRCOLO. “L’unico problema è stata l’organizzazione delle giornate conclusive. A nostro parere occorreva che fossero indette: 1) per circolo didattico; 2) in orario scolastico; 3) rivolte a tutti i ragazzi, nessuno escluso”, 2° CIRCOLO. ANNO SCOLASTICO 2000/2001 Anche per quest’anno tutte le relazioni delle scuole dei 7 circoli didattici hanno manifestato pareri molto positivi e di apprezzamento sul corso, sul coinvolgimento dei bambini e sugli istruttori. “Si è constatato un costante interesse ed una partecipazione attiva da parte degli alunni, in quanto le attività erano adeguate alle diverse fasce d’età e le lezioni ben strutturate”, SC. EL. ”E. CRESPI”. “I corsi sono risultati stimolanti, piacevoli, significativi; gli istruttori competenti, disponibili, simpatici”, ”S.ANNA”. 48 “E’ un’esperienza sicuramente positiva in quanto consente di migliorare le capacità motorie dei ragazzi, favorisce un approccio alle discipline sportive e un buon rapporto di collaborazione con gli altri”, ”N. TOMMASEO”. “L’attività svolta è risultata adeguata agli alunni della scuola elementare, rispettosa delle capacità individuali e gradita agli alunni stessi”, “PIEVE DI CADORE”. “Durante lo svolgimento delle lezioni, gli istruttori hanno dimostrato, oltre ad una competenza specifica, di essere in grado di saper coinvolgere l’intero gruppo classe, suscitando negli alunni la voglia di partecipare con interesse ed entusiasmo”, “M.POLO”, “PURICELLI”, “PERTINI”. “L’attività svolta è stata sicuramente positiva, sia per la professionalità dimostrata dagli insegnanti, che hanno saputo coinvolgere tutti i bambini attraverso attività-gioco sempre nuove e stimolanti, che per la disponibilità offerta”, “L.MORELLI”. “E’ stata apprezzata la competenza tecnica degli istruttori e la disponibilità alla collaborazione con alunni ed insegnanti”, “N.TOMMASEO”. “I ragazzi hanno avuto modo di accostarsi ad alcune discipline sportive imparandone i primi rudimenti”, “BERTACCHI”. “Si è notato un particolare interesse durante l’esecuzione dei giochi di imitazione, dei giochi di squadra e, soprattutto, delle staffette”, “A..MORO” I e II; “Tutti hanno partecipato agli esercizi con attenzione, impegnandosi, riprovando in caso di insuccesso, allenandosi a casa o nell’ora di motoria, sempre sostenuti dall’incitamento degli insegnanti e dal loro desiderio di migliorare e riuscire”, “A.MORO” III - IV – V. “Gli istruttori sono risultati professionalmente competenti ed hanno saputo instaurare un buon rapporto con i ragazzi, i quali hanno dimostrato entusiasmo, partecipazione e grande impegno durante le attivitò proposte”, “G.A. BOSSI”. Tutte le relazioni terminavano con la volontà e il desiderio che il progetto si potesse attuare anche nell’anno scolastico successivo, pure per un numero superiore di ore, ma alcune esprimevano delle considerazioni: “Le lezioni dedicate alla pratica delle varie discipline sportive e presentate sotto forma di giocosport si sono rivelate più motivate e stimolanti, ma sono state poche”, “N:TOMMASEO”. “E’ stato soltanto rilevato che gli obiettivi del programma risultano troppo vasti rispetto all’esiguo numero di lezioni”, “ROSSI”. “E’ stato rilevato soltanto che, per le attività del 2° ciclo (classi III - IV - V), risulta insufficiente il numero delle lezioni relative alla conoscenza e alla pratica della disciplina sportiva. Si suggerisce 49 pertanto di aumentare il numero delle lezioni o di diminuire eventualmente il numero degli incontri delle prime due unità didattiche per aumentare quello della terza unità”, “A.NEGRI”. “L’insegnante di classe ritiene l’esperienza molto positiva, sia per sè che per gli allievi, ma troppo breve (un ciclo più lungo di lezioni avrebbe infatti permesso di consolidare e approfondire gli obiettivi)”, “A.MORO”. “Si ritiene comunque che 7 incontri siano stati solo sufficienti a portare gli alunni ad una prima e superficiale conoscenza delle varie attività sportive e per questo si auspica che per il prossimo anno scolastico si possa usufruire di un numero maggiore di lezioni”, “G.A.BOSSI”. Le insegnanti delle scuole “BERTACCHI” hanno rilevato “poco opportuna la scelta del periodo perchè, a causa dell’accavallarsi di alcuni impegni del plesso, non è stato possibile a tutte le classi completare il ciclo di lezioni”. Una particolare richiesta è arrivata dalla relazione del plesso “S.ANNA” in cui “i docenti della scuola dell’infanzia Villa Sioli richiedono un corso di psicomotricità per i propri piccoli”. Il Panathlon non ha potuto poi soddisfare la richiesta per le difficoltà organizzative che comportava. Alle continue richieste di aumentare il numero di ore di lezione per ciclo di corso non si è riusciti a far nulla, sia per la mancanza di tempo necessario per lo svolgimento di corsi più lunghi, sia per la disponibilità finanziaria, troppo esigua per coprire un maggior numero di lezioni. ANNO SCOLASTICO 2001/2002 L’ultima edizione del progetto “scuola-sport” ha riscosso, come del resto anche gli anni precedenti, unanimi consensi e giudizi positivi con la speranza di vederlo riproposto ancora negli anni successivi. “Tutte le insegnanti esprimono una valutazione altamente positiva sia per la professionalità e la disponibilità degli istruttori che per la validità delle proposte contenute nelle unità didattiche e mirate a sviluppare ed incrementare tutte le capacità motorie di base”, SC.EL. “A.NEGRI e ROSSI”. “L’esperienza è stata sicuramente utile anche per le insegnanti, che hanno avuto l’occasione di osservare attentamente gli alunni durante lo svolgimento delle attività e di poter, inoltre, conoscere nuove modalità di lavoro che potranno riproporre durante le lezioni di motoria”, “A.MORO”. “Le insegnanti esprimono apprezzamento per il lavoro svolto nelle classi dagli istruttori, che si sono impegnati nella conduzione delle lezioni previste coinvolgendo i bambini in un interessante 50 percorso ludico-motorio, utilizzando strategie comunicative adeguate ai destinatari per forma e modalità. Le attività proposte si sono rivelate adeguate alla programmazione di educazione motoria prevista in ogni classe e ne hanno costituito una valida integrazione”, “E.CRESPI, L.MORELLI e S.ANNA”. La relazione delle insegnanti della scuola elementare “BERTACCHI” ha evidenziato che “le attività proposte hanno realmente affinato le capacità motorie degli alunni (anche dei più reticenti), migliorandone le prestazioni attraverso i precisi suggerimenti degli istruttori; l’uso di attrezzature specifiche e lessico appropriato hanno positivamente contribuito ad un primo approccio ad alcune discipline sportive; in generale gli alunni hanno seguito con entusiasmo le attività proposte, tanto che i giochi con le loro regole diventavano realmente esperienza divertente; le insegnanti hanno apprezzato l’azione educativa degli istruttori che si sono dimostrati capaci di gestire i rapporti interpersonali”. “La scelta di proporre situazioni motorie sotto forma di gioco, piccole gare, circuiti, staffette, è stata molto positiva perchè ha creato un’atmosfera di fiducia tra l’alunno e l’educatore. L’alunno si è divertito, ha partecipato, si è confrontato, ha sperimentato ed ha arricchito il suo bagaglio di conoscenze”, “N.TOMMASEO”. “Le insegnanti segnalano la validità dell’attività proposta e, in particolare, è da sottolineare la competenza e la professionalità di tutte le istruttrici che hanno sempre entusiasmato allievi ed insegnanti”, “PIEVE DI CADORE”. Le osservazioni critiche sono arrivate dall’insegnante di classe prima della scuola “A.NEGRI” secondo la quale “alcune attività presentavano degli esercizi troppo difficili per alunni così piccoli” e dall’insegnante di classe quarta delle scuole “ROSSI” che faceva presente il fatto che “l’istruttrice della lezione del pomeriggio, provenendo da un’altra scuola, spesso arrivava in ritardo e la durata dell’attività risultava eccessivamente limitata”. La relazione finale della scuola “N.TOMMASEO” evidenziava come “il numero delle lezioni sia stato esiguo, in particolare per quelle dedicate all’avviamento allo sport per le quali i bambini hanno dimostrato particolare entusiasmo, auspicando che questa esperienza venga riproposta e ampliata nel numero di lezioni”. 51 RISULTATI DI UN SONDAGGIO FATTO DAGLI INSEGNANTI DI DUE SCUOLE ELEMENTARI NELL’ANNO SCOLASTICO 2001/2002, SOMMINISTRANDO UN QUESTIONARIO AD ALUNNI E GENITORI SUL PROGETTO PANATHLON. Scuola Elementare Rossi QUESTIONARIO ALUNNI 1) Ti sono piaciute le attività svolte in collaborazione con il Panathlon? totale alunni Poco abbastanza Molto 122 3 15 104 % 2,46 12,30 85,25 2) Continueresti l’attività? totale alunni Sì No non so 122 118 4 0 % 96,72 3,28 0 Cosa Cambieresti? meno esercizi e più sport inserire la musica Più ore la palestra QUESTIONARIO GENITORI 1) Tuo figlio ti ha parlato dell’attività sportiva svolta in collaboreazione con il Panathlon? totale genitori No Poco Abbastanza Molto non hanno risposto 2) Ritieni significativo questo approccio alle discipline sportive nella scuola? % 0 23,77 50,00 22,13 1,64 122 0 32 61 27 2 totale genitori Poco Abbastanza Sufficientemente Molto non hanno risposto No 52 122 2 29 10 75 6 0 % 1,64 23,77 8,20 61,48 4,92 0 Scuola Elementari Ada Negri QUESTIONARIO ALUNNI 1) Ti sono piaciute le attività svolte in Totale alunni collaborazione con poco il Panathlon? Abbastanza Molto 1° 40 1 5 34 2° 40 1 6 33 2)Continueresti le attività? 1° 40 40 0 0 Totale alunni Sì No Non so 3° 41 0 0 41 2° 40 35 2 3 4° 41 2 6 35 3° 41 41 0 0 5° 35 0 2 33 4° 41 37 4 0 5° 35 35 0 0 totale 197 188 6 3 totale 197 4 19 176 % 2,03 9,64 89,34 % 95,43 3,05 1,52 Giochi diversi e più difficili Cosa cambieresti? QUESTIONARIO GENITORI 1) Tuo figlio ti ha parlato dell’attività sportiva svolta in collaborazione con il Panathlon? 2) Ritieni significativo questo approccio alle discipline sportive nella scuola? Totale genitori No Poco Abbastanza Molto Non hanno risposto Totale genitori Poco Abbastanza Sufficientemente Molto Non hanno risposto Non so 1° 40 2 16 6 16 0 0 1° 40 0 11 18 11 0 2° 40 1 15 8 10 1 2° 40 1 25 5 11 0 2 53 3° 41 0 9 15 11 6 3° 41 1 11 0 23 6 0 4° 41 1 11 0 23 6 0 4° 41 0 9 15 11 6 5° 35 2 9 1 13 10 0 5° 35 0 5 15 5 10 totale 197 7 72 12 88 22 2 totale 197 1 49 71 48 23 % 3,55 36,55 6,09 43,65 11,17 1,02 % 0,51 24,87 36,04 24,37 11,68 2.7 RECLUTAMENTO E ORGANIZZAZIONE DEGLI INSEGNANTI OPERANTI SUL CAMPO Per l’anno scolastico 1999-2000, primo anno di applicazione del progetto, il numero di ore da svolgere era ridotto per cui anche il numero di insegnanti da cercare non era numeroso (7-8) e non è stato difficile trovarli, grazie al fatto che il coordinatore dell’attività, prof. Alberto Castelli, aveva già lavorato in vari ambiti sportivi e scolastici e quindi conosceva diversi diplomati ISEF interessati al progetto su cui poter fare affidamento. Il primo anno non è stata perciò necessaria una grande ricerca perchè tutte le ore dei corsi venivano coperte da queste persone che, già a priori, si sapeva che potevano dare delle garanzie su come lavoravano sul campo. I due anni successivi invece le ore sono aumentate (in media 1000 ore all’anno) e, di conseguenza, la necessità di avere una maggiore quantità di istruttori è cresciuta, fino ad averne bisogno di 15, anche se il numero era relativo e il personale impiegato variava in base alla disponibilità e alla quantità di ore che ciascuno dava (in teoria sarebbero stati sufficienti cinque istruttori liberi tutto il giorno per garantire la copertura del servizio). La ricerca venne fatta in questo modo: - alcuni tramite conoscenza/ insegnanti che avevano parenti o amici diplomati ISEF; - interpellando direttamente la segreteria dell’ISEF di Milano e facendosi dare i nominativi dei diplomati che abitassero a Busto Arsizio e zone limitrofe; - persone neo-diplomate che venivano in seguito valutate. Nel momento in cui venivano date indicazioni sugli orari delle lezioni, sulle scuole, sul progetto, si incontravano queste persone e si faceva un breve colloquio orientativo per capire com’erano, perchè, al di là del fatto di lavorare bene o male, visto che le lezioni erano già pronte, occorrevano istruttori che svolgessero questo tipo di attività in un determinato modo, considerando che c’era un’associazione come il Panathlon, a gestirla. Nel corso di questo colloquio venivano fornite delle piccole indicazioni su quale atteggiamento avere durante le lezioni nei confronti degli insegnanti che erano presenti, nei confronti dei bambini e nei confronti, eventualmente, dei responsabili della scuola che, spesso, chiedevano informazioni agli istruttori quando, invece, avrebbero dovuto rivolgersi ai responsabili del Panathlon. Il reclutamento quindi è stato sempre fatto tramite conoscenze o segnalazioni di altri insegnanti e, spesso, capita che chi ha fatto l’ISEF e non insegna a scuola, è molto impegnato nelle ore 54 pomeridiane e serali ma, al mattino, è libero, per cui le persone da sistemare nelle ore mattutine erano tutte quelle che non avrebbero poi mai fatto insegnamento a scuola. Il primo anno, avendo solo 7-8 istruttori, si poteva lavorare in un certo modo, puntando su determinati obiettivi, quando si è arrivati poi il secondo e terzo anno ad avere la necessità di 14-15 istruttori si è dovuto prendere anche neo-diplomati per coprire tutte le ore di lezione. Questo, da un lato, è stato un rischio (andato poi bene) perchè il neo-diplomato può non essere in grado di tenere una classe, dall’altro, il fatto di avere sempre persone nuove che hanno entusiasmo e lo trasmettono a tutti, è risultato positivo. L’aspetto interessante nel reclutamento degli insegnanti è stato che, avendo conoscenze in più settori, si è riusciti ad avere personale che era allenatore di pallavolo, giocatore o allenatore di pallacanestro, istruttore di tennis, di pallamano, di atletica leggera, per cui tutti gli sport erano coperti con degli esperti della disciplina, anche se poi non sempre l’insegnante era abbinato effettivamente al suo sport di appartenenza perchè era già difficile la stesura degli orari, se poi, durante la stesura, si doveva tener conto anche del fatto che, per esempio, bisogna mettere quello che fa pallavolo nella scuola dove c’è pallavolo, il lavoro organizzativo diventava improponibile. Trovare gli istruttori non è stato particolarmente complicato, ma l’aspetto più difficilie risultava ogni anno la compilazione degli orari di lezione. Le scuole, a fine agosto- primi di settembre, fanno la loro programmazione, stendono il loro orario e poi segnalano al Panathlon le ore di educazione motoria che, quando va bene, sono due, come dovrebbe essere per legge, ma alcune volte, delle scuole ne hanno messe a disposizione per ogni classe solo una e, quindi, l’ora in cui svolgere il progetto è obbligata ed è quella. Il compito del coordinatore era quello di raccogliere tutte le segnalazioni delle scuole: alcune scuole segnalavano la preferenza di fare il progetto nel primo ciclo, altre nel secondo, mentre, quelle che non indicavano una preferenza venivano inserite in uno dei due cicli in base agli orari che meglio si incastravano. La difficoltà era quella di prendere questi orari fissi, prestabiliti dalle varie scuole e inserirli in modo tale che si incastrassero nelle diverse giornate, a seconda della disponibilità data dagli istruttori nel corso di una riunione svoltasi all’inizio dell’anno. Ad esempio, se al lunedì mattina erano disponibili quattro istruttori, al lunedì mattina non era possibile mettere in orario più di quattro scuole. Sono successi dei casi in cui le ore date erano quelle, non si poteva fare altrimenti e c’era bisogno di un istruttore in più; in questo caso, anche una settimana prima, si andava a cercare 55 un altro istruttore o si pregava qualche istruttore già presente di fare anche quelle ore eccedenti. Comunque si è sempre riusciti a coprire il servizio. Il problema era che quest’opera di stesura degli orari è complicata e comporta la scrittura e riscrittura più di una volta dei piani. Talvolta è capitato che, dopo aver iniziato i corsi, delle scuole telefonassero dicendo che avevano cambiato gli orari, al che era necessario rivedere tutto. L’abbinamento classe-istruttore era fatto dal coordinatore; normalmente le scuole chiedevano la possibilità di riavere la stessa persona dell’anno precedente perchè, se ci si trova bene con un insegnante, si vorrebbe non cambiare, visto anche che, per i bambini che passano alla classe superiore, sarebbe opportuna una certa continuità didattica. Una volta che le scuole avevano dato l’orario e che il coordinatore era riuscito a stendere un orario di massima delle scuole fra di loro, ad ogni istruttore erano abbinate delle ore di lezione in base alla disponibilità offerta, dopodichè il coordinatore consegnava alle scuole il loro orario. Nelle scuole che avevano presentato una sola ora di educazione motoria, l’orario era necessariamente quello, mentre alle scuole che avevano dato le alternative si diceva quale delle due ore era utilizzata per il progetto. Alla presentazione dell’orario si diceva anche il nome dell’istuttore che avrebbe tenuto il corso. Chiaramente, quando si abbinava l’orario agli istruttori, si teneva presente di cercare di non dare troppe ore spezzate alle stesse persone ma, per fare questo, essendo le scuole a fornire gli orari, capitava di attaccare delle ore di lezione in scuole diverse con tutti i disagi del caso, quali spostamenti e ore buche. Allora si cercava sempre di mettere un orario spezzato a fronte di un altro giorno in cui c’era orario pieno, soprattutto per gli istruttori che venivano da lontano. C’era poi anche un piccolo discorso di “anzianità”, nel senso che uno che faceva da tre anni questo progetto era accomodato con un pizzico di riguardo rispetto a uno che lavorava per il primo anno, non come preferenze o privilegi ma solo per una eventuale scelta fra un giorno o l’altro. Il discorso ore spezzate - ore intere era comunque tenuto in considerazione per tutti allo stesso modo. 56 2.8 STATISTICHE: SCUOLE, CLASSI, ALUNNI E INSEGNANTI PARTECIPANTI ANNO SCOLASTICO 1999/2000:1° EDIZIONE DEL PROGETTO - Il progetto ha avuto inizio il 4 febbraio e si è concluso il 29 maggio. - Scuole partecipanti: 16 - Classi: 98 - Alunni: 1897 - Insegnanti delle scuole elementari: 55 - Istrutttori Panathlon: 7 - Sono state svolte 7 lezioni per classe. - Le lezioni erano rivolte alle classi 3°- 4°- 5°. - Ore di insegnamento: 686 - Gli sport praticati erano: 3°= ginnastica artistica o atletica leggera; 4°= pattinaggio o minibasket; 5°= minivolley o minitennis. - Alla conclusione del progetto è stata svolta una festa conclusiva in Piazza S.Giovanni a Busto Arsizio dove si sono alternati più di 400 ragazzi. LE CLASSI CHE HANNO ADERITO ALL’INIZIATIVA SONO STATE 98 SU UN TOTALE DISPONIBILE DI 98. Quindi la totalità ( 100% ) delle classi terze, quarte e quinte di tutte le scuole del Comune hanno partecipato, suddivise secondo lo schema riassuntivo seguente. 57 Scuole e Classi Partecipanti a.s. 1999-2000 SCUOLA 1 CIRCOLO TERZA QUARTA QUINTA TOMMASEO 2 4 4 DE AMICIS MORELLI S. ANNA 2 2 2 2 2 1 2 2 1 2 CIRCOLO MANZONI * CRESPI PONTIDA NEGRI 2 2 3 2 2 2 3 2 2 2 2 2 3 CIRCOLO BERTACCHI MORO PIEVE DI C. ROSSI 3 1 1 2 3 1 2 2 4 1 1 2 4 CIRCOLO PERTINI BEATA G. MARCO POLO 2 2 2 1 2 2 2 2 2 PASCOLI 2 2 2 32 33 33 TOTALE 98 *MANZONI= SENZA PALESTRA N° Alunni partecipanti a.s. 1999-2000 TOMMASEO DE AMICIS MORELLI S.ANNA MANZONI CRESPI PONTIDA NEGRI BERTACCHI ALDO MORO PIEVE DI CADORE ROSSI PERTINI BEATA G. MARCO POLO PASCOLI 182 104 133 74 121 131 152 118 212 56 66 113 87 110 112 126 TOTALE 1.897 58 ANNO SCOLASTICO 2000/2001: 2° EDIZIONE DEL PROGETTO - Il progetto ha avuto inizio l’ 8 gennaio e si è concluso il 16 maggio. - Scuole partecipanti: 16 - Classi: 143 - Alunni: 2774 - Insegnanti delle scuole elementari: 84 - Istruttori Panathlon: 14 - Sono state svolte 7 lezioni per classe. - Le lezioni erano rivolte alle classi 1°- 2°- 3°- 4°- 5°. - Ore di insegnamento: 1001 - Gli sport praticato erano: 1° e 2°= attività motoria di base; 3°= ginnastica artistica o atletica leggera; 4°= pallamano o minibasket; 5°= minivolley o minitennis. - Alla conclusione del progetto il Panathlon ha fornito assistenza nelle feste di fine anno scolastico di 14 scuole su 16. LE CLASSI CHE HANNO ADERITO ALL’INIZIATIVA SONO STATE 143 SU UN TOTALE DISPONIBILE DI 160. Quindi l’ 89% delle classi di tutte le scuole del Comune hanno partecipato al progetto, suddivise secondo lo schema riassuntivo seguente. 59 Scuole e classi partecipanti a.s. 2000/2001 Scuola Classi 1^ Classi 2^ Classi 3^ Classi 4^ Classi 5^ Totale TOMMASEO 2 3 3 2 4 14 BERTACCHI 3 3 3 3 \ 12 MORO 1 1 1 1 1 5 PIEVE 1 2 2 1 2 8 S. ANNA 1 2 1 2 1 7 MORELLI 2 2 1 2 2 9 CRESPI 2 3 3 2 2 12 NEGRI \ 2 2 2 2 8 ROSSI 2 2 2 2 2 10 PONTIDA 2 2 3 3 3 13 PASCOLI 2 2 2 2 2 10 POLO 2 \ \ 2 2 6 PURICELLI \ \ 2 2 2 6 DE AMICIS 1 2 2 2 2 9 MANZONI 1 2 2 2 2 9 PERTINI \ \ 2 2 1 5 22 28 31 32 30 143 Totale Complessivamente hanno aderito al progetto: - 22 classi di prima su un totale di 28 disponibili ( 78% ); - 28 classi di seconda su un totale di 34 disponibili ( 84% ); - 31 classi di terza su un totale di 33 disponibili ( 94% ); - La totalità delle 32 classi di quarta disponibili ( 100% ); - 30 classi di quinta su un totale di 33 disponibili ( 91% ). 60 N° Alunni partecipanti a.s. 2000-2001 TOMMASEO BERTACCHI ALDO MORO PIEVE DI CADORE S.ANNA MORELLI CRESPI NEGRI ROSSI PONTIDA PASCOLI MARCO POLO PURICELLI DE AMICIS MANZONI PERTINI TOTALE 256 254 93 132 129 199 262 158 188 246 210 112 110 156 182 87 2.774 ANNO SCOLASTICO 2001/2002: 3° EDIZIONE DEL PROGETTO - Il progetto ha avuto inizio il 7 gennaio e si è concluso il 25 maggio. - Scuole partecipanti: 16 - Classi: 150 - Alunni: 2898 - Insegnanti delle scuole elementari: 87 - Istruttori Panathlon: 15 - Sono state svolte 7 lezioni per classe. - Le lezioni erano rivolte alle classi 1°- 2°- 3°- 4°- 5°. - Ore di insegnamento: 1050 - Gli sport praticati erano: 1° e 2°: attività motoria di base; 3°: ginnastica artistica o atletica leggera; 4°: pallamano o minibasket; 5°: minivolley o minitennis. 61 - Alla conclusione del progetto il Panathlon ha fornito assistenza nelle feste di fine anno scolastico di 8 scuole su 16. LE CLASSI CHE HANNO ADERITO ALL’INIZIATIVA SONO STATE 150 SU UN TOTALE DISPONIBILE DI 159. Quindi il 94% delle classi di tutte le scuole del Comune hanno partecipato al progetto, suddivise come indicato nella schema riassuntivo seguente. Scuole e classi partecipanti a.s. 2001/2002 Scuola TOMMASEO BERTACCHI MORO PIEVE S. ANNA MORELLI CRESPI NEGRI ROSSI PONTIDA PASCOLI POLO PURICELLI DE AMICIS MANZONI PERTINI Totale Classi 1^ 3 3 1 2 1 2 2 2 2 2 2 1 \ 2 2 \ Classi 2^ 2 \ 1 1 1 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 Classi 3^ 3 3 1 2 \ 2 3 2 2 2 2 2 2 2 2 2 Classi 4^ 3 3 1 2 2 1 3 2 2 3 2 2 2 2 2 2 Classi 5^ 2 1 1 1 2 2 2 2 2 3 2 2 2 2 2 2 Totale 13 10 5 8 6 9 12 10 10 12 10 9 8 10 10 8 27 27 32 34 30 150 Complessivamente hanno aderito al progetto: - 27 classi di prima su un totale di 31 disponibili ( 87% ); - 27 classi di seconda su un totale di 30 disponibili ( 90% ); - 32 classi di terza su un totale di 34 disponibili ( 94% ); - La totalità invece delle 34 classi quarte e 30 quinte disponibili hanno partecipato ( 100% ). 62 N° Alunni partecipanti a.s. 2001-2002 TOMMASEO BERTACCHI ALDO MORO PIEVE DI CADORE S.ANNA MORELLI CRESPI NEGRI ROSSI PONTIDA PASCOLI MARCO POLO PURICELLI DE AMICIS MANZONI PERTINI TOTALE 238 212 95 131 111 198 261 197 189 227 211 168 146 173 202 139 2.898 CLASSI Quasi la totalità delle classi di ciascuna scuola ha partecipato al progetto. Le motivazioni per cui poche classi non vi hanno partecipato erano, o perchè avevano un insegnante di educazione fisica che andava a fare il completamento delle sue ore e quindi l’avevano a disposizione per tutto l’anno, o perchè alcune maestre avevano, secondo loro, delle classi particolarmente vivaci e ritenevano che non fosse il caso di farle partecipare perchè temevano che la classe non fosse gestibile da persone che arrivavano dall’esterno e che non conoscevano i bambini. Nell’anno scolastico 2000/2001 le classi prime di una scuola non aderirono all’iniziativa perchè le insegnanti ritenevano che i loro alunni fossero troppo piccoli per parteciparvi. FESTE DI FINE ANNO Negli anni scolastici 2000/2001 e 2001/2002 non si svolse più la festa finale fuori dall’orario scolastico in Piazza S.Giovanni, nonostante la volontà e il desiderio mostrati dalle varie scuole, per problemi logistici e organizzativi, ma il Panathlon dava la sua disponibilità ad aiutare le insegnanti 63 nell’organizzazione della parte ludico-sportiva durante la festa di fine anno scolastico, compresa nell’orario scolastico, delle varie scuole. Le ragioni della diminuzione della partecipazione del Panathlon alle feste finali, da 14 scuole nella seconda edizione a 8 nella terza, derivano da due motivazioni principali: 1) non sapendo con precisione quale fosse il numero dei bambini partecipanti a queste feste ed avendo a disposizione un’ora, in cui si può fare tutto e niente, il Panathlon, con i suoi istruttori, proponeva dei giochi con dei percorsi abbastanza semplici e di facile esecuzione, ragion per cui, probabilmente, gli insegnanti l’anno seguente, avendo visto quel che era stato fatto, si sono organizzati da soli riproponendo le stesse attività giocose; 2) durante le feste vi erano vari momenti e si presentavano dei corsi particolari effettuati durante l’anno scolastico (ad esempio balletti, danza celtica, teatri, ecc..) per cui non si poteva far tutto e, ad essere esclusa, a volte era proprio l’educazione motoria. 2.9 ESPOSIZIONE DEL PROGETTO “SCUOLA-SPORT” Il progetto “Scuola-Sport: educare il movimento, educare attraverso il movimento” è un Service elaborato dal Panathlon Club La Malpensa cogliendo l’assioma di Alfredo Rasori “i più grandi amici del bambino sono una palla e un maestro che si ricordi di essere stato bambino”. CONTENUTI DEI CORSI Nelle unità didattiche che vengono proposte si mira a sviluppare ed incrementare tutte le capacità motorie di base degli allievi differenziando l’attività per cicli scolastici. Gli obiettivi didattici, suddivisi classe per classe, che si perseguono con lo svolgimento di questi corsi sono, per capisaldi, i seguenti: Classi I - Verifica e sviluppo degli schemi motori di base (correre, lanciare, prendere, saltare, rotolare, arrampicarsi, etc.). - Verifica e sviluppo della coordinazione dinamica generale e segmentaria. - Concetti basilari dell’organizzazione spaziale (sopra, sotto, avanti, dietro, etc.). 64 - Concetti basilari dell’organizzazione temporale (prima, dopo, contemporaneamente, etc.). - Percezione e conoscenza del proprio corpo. - Approccio alla lateralità e ricerca della dominanza laterale. - Introduzione al gioco collettivo (rispetto delle regole, cooperazione). Classi II - Progressivo sviluppo e consolidamento degli schemi motori di base. - Coordinazione oculo-manuale e ball-handing. - Sviluppo e consolidamento della dominanza e della lateralità. - Percezione ed organizzazione spaziale, temporale e spazio-temporale. - Sviluppo dell’equilibrio (statico, dinamico). - Consolidamento nella presa di coscienza di sè e del proprio corpo (io corporeo). - Giochi collettivi (con regole di crescente difficoltà). Classi III - Percezione, conoscenza e coscienza del proprio corpo. - Coordinazione oculo-manuale e segmentaria. - Ricerca dell’affermazione della lateralità e consolidamento della dominanza. - Acquisizione dei concetti relativi allo spazio ed all’orientamento. - Educazione posturale. - Sviluppo e consolidamento dell’equilibrio statico. Classi IV - Consolidamento delle attività oculo-manuali. - Consolidamento della cooordinazione intersegmentaria. - Acquisizione dei concetti relativi al tempo ed al ritmo. - Consolidamento della lateralità. - Sviluppo dell’equilibrio dinamico. - Sviluppo della capacità di reazione. - Sviluppo della capacità di differenziazione. 65 Classi V - Combinazione dei concetti di spazio e tempo per lo sviluppo della coordinazione spaziotemporale. - Consolidamento dell’equilibrio dinamico e sviluppo dell’equilibrio in volo. - Consolidamento della capacità di reazione. - Consolidamento della capacità di differenziazione. - Sviluppo della capacità di coordinazione dei movimenti. - Sviluppo della capacità di anticipazione motoria. SVILUPPO DEI CORSI A livello pratico il corso si articola in un ciclo di 7 lezioni e lo sviluppo delle capacità sopra elencate viene effettuato mediante due unità didattiche per le classi I e II e tre unità didattiche per le classi III, IV e V. Nella prima unità didattica, composta da quattro lezioni per le classi I e II, due lezioni per le classi III e da una lezione per le classi IV e V, vengono sviluppate tutte le capacità motorie di base, prevalentemente con esercizi a corpo libero. Nella seconda unità didattica, composta da due lezioni per le classi III, una lezione per le classi IV e V e da tre lezioni per le classi I e II, queste capacità motorie vengono sviluppate tramite l’utilizzo di piccoli attrezzi caratteristici di discipline sportive alternative (freesbe, go-back). Nella terza unità didattica, costituita da tre lezioni per le classi III e cinque lezioni per le classi IV e V, si cerca di migliorare e consolidare le capacità motorie degli allievi tramite la conoscenza e pratica di discilpline sportive. Gli sport a cui gli allievi si accostano in queste unità didattiche sono, a secondo delle classi: - atletica leggera o ginnastica artistica per le classi terze; - basket o pallamano per le classi quarte; - tennis o pallavolo per le classi quinte. 66 Un discorso a parte meritano le classi I e II dove non si tocca l’avviamento alla pratica sportiva ma, bensì, esclusivamente lo sviluppo, il consolidamento e l’incremento delle capacità motorie di base, con e senza attrezzi, e comunque sempre sotto forma di gioco. I piani di lavoro, suddivisi in unità didattiche, comprendono sempre giochi ed esercizi imitativi, sotto forma di gara e di destrezza. Tutti gli esercizi e i giochi proposti, nelle diverse unità didattiche e la loro durata, sono suscettibili di variazioni in base alle seguenti condizioni: - livello motorio di base riscontrato nelle singole classi; - capacità di apprendimento; - logistica. 67 2.10 ILLUSTRAZIONE DELLE UNITA’ DIDATTICHE Ogni unità didattica è composta da un determinato numero di lezioni, a seconda degli obiettivi che si intendono perseguire. La singola lezione viene presentata indicando: - il numero progressivo della lezione per quell’unità didattica; - la classe in cui viene svolta; - l’obiettivo specifico e il sottobiettivo che si vuole raggiungere; - la numerazione progressiva delle attività che vengono presentate; - la descrizione degli esercizi e dei giochi; - la loro illustrazione grafica; - l’apprendimento motorio che si ottiene; - gli errori e le varianti che si possono verificare o attuare durante l’esecuzione; - gli attrezzi e gli spazi necessari per l’attuazione; - che cosa bisogna osservare durante lo svolgimento del gioco o dell’esercizio; - il tempo indicativo necessario per la realizzazione di quella proposta motoria. Di seguito, vengono presentate alcune singole lezioni tratte dalle unità didattiche, divise classe per classe, contenute nelle dispense realizzate dal professor Alberto Castelli, coordinatore del progetto. Sono state scelte 10 lezioni, 2 per ogni classe, andando a toccare, con l’illustrazione di questi piani di lavoro, gli obiettivi che il Panathlon si prefiggeva attuando questo progetto: sviluppo capacità motorie di base, con e senza l’utilizzo di piccoli attrezzi, conoscenza e pratica di diverse discipline sportive. Le finalità di queste lezioni sono le seguenti: CLASSI PRIME: esercizi a corpo libero, esercizi con l’utilizzo dei go-back; CLASSI SECONDE: esercizi a corpo libero, esercizi con l’utilizzo del freesbe; CLASSI TERZE: conoscenza atletica leggera e ginnastica artistica; CLASSI QUARTE: conoscenza basket e pallamano; CLASSI QUINTE: conoscenza pallavolo e tennis. 68 UNITA’ DIDATTICA N°1 CLASSI PRIME OB. SPECIFICO: percezione, conoscenza e coscienza del proprio corpo. DATA: CLASSE: I SOTTOBIETTIVO: acquisizione dei concetti relativi allo spazio ed all’orientamento. LEZIONE N° 2 N° DESCRIZIONE 1 Arrivo della classe e presentazione della lezione. 1 CORRERE LIBERAMENTE ILLUSTRAZIONE APPRENDIMENTO ERRORI VARIANTI ATTREZZI SPAZI CHE COSA OSSERVARE TEMPO 5 min. Capacità di attenzione. GIOCO DEL DIRETTORE - Correre liberamente ma, al segnale (fischio), cambiare direzione. - Correre liberamente ma, al segnale (movimento delle braccia), cambiare direzione e modo di correre, etc. 69 5 min. N° DESCRIZIONE 2 CAMMINARE, CORRERE, CAMMINARE Gli allievi iniziano a camminare liberi per la palestra, sentendo un fischio iniziano a correre, sentendone due riprendono a camminare. Alternare alla corsa normale: - corsa a ginocchia alte; - corsa calciata; - corsa su di un piede, - lateralmente; - all’indietro, etc. Coordinazione dinamica generale. 3 CORRERE INSIEME, PRIMA E DOPO - Correre avanti ed indietro guidandosi a vicenda. - Correre al fianco di un compagno. - Correre prima/dopo del compagno. - Spostarsi andando più piano/veloce dell’istruttore, etc. IL MIMO “Vediamo che cosa facciamo …”: - al mattino quando ci svegliamo; - quando ti vesti;. - quando nuoti, etc. - Acquisizione dei concetti relativi allo spazio ed all’orientamento. - Capacità di adattamento. 4 ILLUSTRAZIONE APPRENDIMENTO - Percezione, conoscenza e coscienza del proprio corpo. - Educazione posturale. 70 ERRORI VARIANTI ATTREZZI SPAZI CHE COSA OSSERVARE TEMPO 5 min. Il reale concetto di spazio e tempo posseduto da ogni allievo. 5 min. 10 min. N° DESCRIZIONE 5 IL GUADO DEL FIUME Formare 3 squadre Ogni squadra deve superare il fiume utilizzando degli appoggi sopra cui muoversi. Per poter avanzare l’ultimo componente della fila deve recuperare l’ultimo oggetto usato come appoggio e passarlo ai compagni avanti a lui. L’appoggio, giunto all’inizio della fila, verrà posizionato a terra e permetterà l’avanzamento di tutta la squadra che continuerà con il medesimo meccanismo. SI SALVI CHI PU0’ Correre liberi per la palestra, al comando gli allievi, per salvarsi, dovranno posizionarsi su oggetti che di volta in volta vengono elencati. - Riga del campo - Panchina - Gradino - Tappetini, etc. 6 7 ILLUSTRAZIONE APPRENDIMENTO - Capacità di adattamento. - Equilibrio statico-dinamico. Sviluppo della capacità di adattamento. Saluto alla classe. ERRORI VARIANTI ATTREZZI SPAZI CHE COSA OSSERVARE Diminuire o allargare le basi d’appoggio in base alle capacità degli allievi. Utilizzare anche attrezzi di fortuna come: - riviste; - cartoni; - fogli di giornale, etc. 10 min. Utilizzare piccoli e grandi attrezzi già presenti in palestra. 10 min. TEMPO 5 min. 71 UNITA’ DIDATTICA N°2 CLASSI PRIME OB. SPECIFICO: approccio all’utilizzo di attrezzi. DATA: CLASSE:I LEZIONE N° 3 N° DESCRIZIONE 1 Arrivo della classe e presentazione della lezione. 2 GIOCO: “IL LUPO E LA PECORA” Gli alunni a coppie, tenendosi per mano, sono disposti liberamente per la palestra. Uno degli alunni farà la parte del lupo che dovrà riuscire a prendere la pecora che sarà interpretata da un altro compagno. La pecora, per riuscire a liberarsi, deve attaccarsi alla mano di uno dei compagni che forma le coppie ed, automaticamente, l’altro componente della coppia diventa la pecora. Nel caso in cui il lupo riesca a prendere la pecora i ruoli si invertono: il lupo diventa pecora e la pecora diventa lupo. ILLUSTRAZIONE SOTTOBIETTIVO: sviluppo della destrezza, della coord. Intersegmentaria e spazio-temporale. APPRENDIMENTO ERRORI VARIANTI ATTREZZI SPAZI CHE COSA OSSERVARE TEMPO 5 min. Capacità di adattamento alle diverse situazioni. 72 Per cercare di far giocare tutti si può stabilire un tempo massimo entro il quale la pecora deve attaccarsi alla coppia. 10 min. N° DESCRIZIONE ILLUSTRAZIONE APPRENDIMENTO 3 L’ATTREZZO DI OGGI E’ IL GO BACK Impariamo a conoscerlo ed a utilizzarlo: - colpire; - ricevere, etc… Conoscenza del nuovo attrezzo. 4 CONTROLLA LA TUA PALLINA - Camminare per la palestra tenendo in equilibrio la pallina sul proprio go back. - Correre sulle righe della palestra sempre controllando la pallina. - Correre in uno spazio ristretto senza perdere il controllo della pallina e senza urtare i compagni, etc… - Coordinazione oculomanuale. - Conoscenza del nuovo attrezzo. 73 ERRORI VARIANTI Ovviamente le proposte varieranno in base al livello degli allievi. ATTREZZI SPAZI CHE COSA OSSERVARE TEMPO Go-back Palline di spugna. 10 min. Go-back Palline di spugna. 10 min. N° DESCRIZIONE 5 PRENDI LA PALLINA A coppie con due go back e una pallina per coppia. Gli allievi si dispongono uno di fronte all’altro, uno con la pallina e l’altro con entrambi i go back. Il primo esegue un lancio ed il secondo deve fermare la palla tra i due go back. Ogni 10 lanci si esegue il cambio di ruoli. 6 GIOCO:”SACCO PIENO•SACCO VUOTO” Su indicazione dell’insegnante, l’allievo assume la posizione di stazione eretta (Sacco pieno) o di massima raccolta (Sacco vuoto). 7 ILLUSTRAZIONE APPRENDIMENTO ERRORI VARIANTI Prendere la palla dopo due, un rimbalzo o al volo. Miglioramento della coordinazione e del controllo del proprio corpo. Saluto alla classe. ATTREZZI SPAZI Go-back, palline. CHE COSA OSSERVARE Il grado di agilità dei bambini. TEMPO 10 min. 5 min. 5 min. 74 UNITA’ DIDATTICA N°1 CLASSI SECONDE OB. SPECIFICO: percezione, conoscenza e coscienza del proprio corpo. DATA: CLASSE: II SOTTOBIETTIVO: sviluppo della coordinazione dinamica generale. LEZIONE N° 1 N° DESCRIZIONE 1 Arrivo della classe e presentazione della lezione GIOCO: “ HO FIDUCIA?” Si formano delle coppie dove uno dei due si schiera con le spalle nella direzione di marcia e l’altro di fronte a lui con le mani appoggiate sulle spalle del compagno con il compito di condurre il compagno da una parte all’altra del campo di pallavolo, dove ci saranno le altre coppie ed una serie innumerevole di oggetti. Il compito della guida è anche quello di evitare che il compagno si scontri con altri compagni. All’inizio chi viene guidato terrà gli occhi aperti, in un secondo tempo dovrà chiudere gli occhi. 2 ILLUSTRAZIONE APPRENDIMENTO ERRORI VARIANTI ATTREZZI SPAZI CHE COSA OSSERVARE TEMPO 5 min. - Educazione posturale. - Percezione, conoscenza e coscienza del proprio corpo. 75 La guida, se porta il compagno contro un oggetto o un’altra coppia, viene squalificato. Nel caso in cui gli alunni siano in numero dispari giocherà la maestra e noi guarderemo; in caso di numero pari giocheremo sia noi che la maestra. Chi viene guidato deve riporre grande fiducia nel compagno e soprattutto deve eseguire gli stessi movimenti del compagno ma al contrario, quindi si deve adattare al suo compagno. La guida dovrà sviluppare grande attenzione. 10 min. N° 3 DESCRIZIONE GIOCO DELLA COLLABORAZIONE: la classe viene divisa in due squadre e ogni squadra viene posizionata su una linea di fondo campo. Ogni squadra ha a disposizione una serie di attrezzi che disporrà a piacimento nella propria zona di battuta. Al via, le due squadre dovranno correre per impossessarsi degli attrezzi della squadra avversaria e riportarli dietro la propria linea secondo lo stesso schieramento di partenza (che aveva scelto la squadra avversaria). Vince la squadra che posiziona per prima tutti gli attrezzi nel giusto ordine. ILLUSTRAZIONE APPRENDIMENTO - Coordinazione dinamica, generale. - Destrezza. - Capacità di osservazione e attenzione. 76 ERRORI VARIANTI Il numero degli attrezzi è uguale al numero degli alunni. Ogni alunno prenderà un solo attrezzo. ATTREZZI SPAZI Qualsiasi attrezzo. CHE COSA OSSERVARE Capacità di lavorare insieme per un fine. TEMPO 10 min. N° DESCRIZIONE 4 Staffetta degli animali (3 manche). Divisi in 3 squadre, a ciascun ragazzo verrà assegnata l’imitazione di uno dei seguenti animali: 1^RANA: salto da max raccolta ad att. lungo e ritorno a max raccolta. 2^CANGURO: saltelli a piedi pari. 3^FORMICA: eseguire passi veloci successivi dove il tallone del piede avanti è aderente alla pianta del piede dietro. 4^SERPENTE: strisciare con gomiti a terra e a.i. distesi; l’avanzamento è prodotto dalle sole braccia. 5^CANE: avanzamento veloce in quadrupedia. 6^GAZZELLA: corsa veloce. ILLUSTRAZIONE APPRENDIMENTO - Sviluppo agilità e destrezza. Coord. dinamica generale. 77 ERRORI VARIANTI Interessamento di tutti i distretti muscolari. ATTREZZI SPAZI CHE COSA OSSERVARE Ogni ragazzo imiterà l’animale fino a un punto prefissato, una clavetta posta al suolo, e, girando attorno, tornerà di corsa a dare la mano al compagno. TEMPO 10 min. N° DESCRIZIONE 5 GIOCO: la classe verrà divisa in due squadre, ognuna, tramite tutti i suoi componenti, dovrà cercare di occupare prima il maggior poi il minor spazio possibile (in lunghezza) solo attraverso i propri corpi, senza l’utilizzo di attrezzi. La gara è a tempo ed al segnale “stop” gli alunni si dovranno fermare nella posizione che si trovano e l’insegnante controllerà la squadra che avrà occupato maggior o minor spazio. In ciascuna squadra tutti i componenti devono essere attaccati l’uno all’altro in successione. 6 Saluto alla classe. ILLUSTRAZIONE APPRENDIMENTO - Strutturazione del concetto di spazio. - Capacità di collaborazione con altri compagni per raggiungere lo stesso fine. ERRORI VARIANTI L’esercizio si svolgerà in sei manche utilizzando: - stazione eretta; - seduti; - supini. ATTREZZI SPAZI CHE COSA OSSERVARE TEMPO 15 min. 5 min. 78 UNITA’ DIDATTICA N°2 CLASSI SECONDE OB. SPECIFICO: coordinazione oculo-manuale e segmentaria. DATA: CLASSE:II SOTTOBIETTIVO: ricerca dell’affermazione della lateralità. LEZIONE N° 1 N° DESCRIZIONE 1 Arrivo della classe e presentazione della lezione. 2 L’ATTREZZO DI OGGI E’ IL FREESBE Vediamo come : - si lancia; - si riceve; - come può essere utilizzato,etc… COLPIRE IL BERSAGLIO Divisi in squadre. Gara a staffetta: ogni allievo dovrà passare sotto un ostacolo, sopra un altro ostacolo, fare uno slalom tra 4 clavette e lanciare il freesbe da dietro una linea cercando di colpire un bersaglio. Fatto questo dovrà recuperare il freesbe, riportarlo in partenza al compagno successivo senza ripetere il percorso. Vince la squadra che terminerà il percorso con tutti i suoi componenti nel più breve tempo possibile. Ogni centro darà 5 sec. di abbuono. 3 ILLUSTRAZIONE APPRENDIMENTO ERRORI VARIANTI ATTREZZI SPAZI CHE COSA OSSERVARE TEMPO 5 min. - Conoscenza del nuovo attrezzo. - Coordinazione oculomanuale. - Coordinazione dinamica generale. - Sviluppo della velocità. - Lancio di precisione. 79 Freesbe. Interessamento di Freesbe tutta la Ostacoli muscolatura. Clavette Bersaglio (materasso). 5 min. 10 min. APPRENDIMENTO ERRORI VARIANTI QUANTI PASSAGGI RIUSCIAMO A FARE? Gli allievi si disporranno a gruppi di 3 o 4 e dovranno effettuare il maggior numero di passaggi consecutivi con un freesbe facendolo rotolare sul bordo (come cerchi). Vincerà il gruppo che al termine avrà raggiunto il numero massimo di passaggi consecutivi. - Coordinazione oculo-manuale e segmentaria. - Ricerca dell’affermazione della lateralità e consolidamento della dominanza. - Acquisizione dei concetti relativi allo spazio ed all’orientamento. Aumentare o diminuire la difficoltà in funzione della risposta motoria degli allievi. Si dovrebbe riuscire ad eseguire dei lanci correttamente e non solo facendo rotolare il freesbe sul bordo. GIOCHIAMO A BOWLING Formare due squadre. Ogni squadra dovrà far cadere tutti le clavette abbattendole con un freesbe. L’allievo che lancia il freesbe dovrà recuperarlo e portarlo al compagno successivo. - Coordinazione oculo-manuale (lancio di precisione). - Capacità di collaborazione. N° DESCRIZIONE 4 5 ILLUSTRAZIONE 80 ATTREZZI SPAZI CHE COSA OSSERVARE TEMPO 10 min. Freesbe Clavette. 10 min. N° DESCRIZIONE 6 GIOCO:LO SCALPO Gli allievi si dividono in due squadre. Ogni allievo riceve la fettuccia del colore della propria squadra e la posiziona nei pantaloni dietro la schiena in modo che sporga all’esterno. Al via bisogna cercare di prendere lo scalpo ai componenti della squadra avversaria e contemporaneamente difendere il proprio. Vince la squadra che ruba più scalpi. Saluto alla classe. 7 ILLUSTRAZIONE APPRENDIMENTO - Sviluppo della velocità (destrezza). - Prontezza di riflessi. ERRORI VARIANTI ATTREZZI SPAZI Fettucce di due colori diversi. CHE COSA OSSERVARE TEMPO 10 min. 5 min. 81 UNITA’ DIDATTICA N°3 CLASSI TERZE OB. SPECIFICO: approccio di base all'atletica leggera. DATA: CLASSE:III SOTTOBIETTIVO: i salti dell'atletica leggera. LEZIONE N° 2 N° DESCRIZIONE 1 Arrivo della classe e presentazione della lezione. 2 Tutti gli alunni si devono sedere a terra con le gambe incrociate formando un cerchio. Solo uno di loro resterà in piedi e dovrà, correndo, toccare un compagno sulla schiena, che dovrà alzarsi e correre nel senso opposto a quello che lo ha toccato. Il primo dei due che raggiunge il posto libero ha vinto e l’altro dovrà ripetere l’esercizio. ILLUSTRAZIONE APPRENDIMENTO ERRORI VARIANTI ATTREZZI SPAZI CHE COSA OSSERVARE TEMPO 5 min. Capacità di correre in curva cercando di vincere la forza centrifuga. 82 Interessamento della muscolatura degli arti inferiori. Tutti gli alunni dovranno correrre almeno due volte. 15 min. ILLUSTRAZIONE APPRENDIMENTO ERRORI VARIANTI ATTREZZI SPAZI N° DESCRIZIONE 3 Eseguire dei balzi a piedi pari e paralleli. Coordinazione dinamica generale. Potenziamento Cerchi. della muscolatura degli arti inferiori. 4 Eseguire dei saltelli in avanzamento a dx e a sx della riga tracciata a terra. - Coordinazione dinamica generale. - Equilibrio. Potenziamento Linee già della muscolatura esistenti. degli arti inferiori. 83 CHE COSA OSSERVARE I cerchi sono messi affioranti di un fiume pieno di coccodrilli. TEMPO 7 min. 7 min. N° DESCRIZIONE 5 Il gioco della cavallina senza l’utilizzo delle mani. La classe viene schierata in fila indiana e tutti gli alunni tranne l’ultimo si devono rannicchiare a terra. L’ultimo li dovrà saltare, la prima volta, a piedi pari, la seconda con un piede solo. Una volta che ha saltato tutti i compagni si metterà all’inizio della fila indiana nella stessa posizione dei compagni. “SALTO NEL POZZO” Ogni alunno tenterà di saltare in ogni pozzo (rappresentato da un materassino) partendo da quello più vicino. L’alunno realizzerà un punteggio corrispondente all’ultimo materassino sui cui riuscirà ad atterrare con entrambi i piedi. La prova va effettuata da fermo e a piedi pari. La classe, se possibile, sarà divisa in due squadre i cui componenti sommeranno i loro punteggi. Saluto alla classe. 6 7 ILLUSTRAZIONE APPRENDIMENTO ERRORI VARIANTI ATTREZZI SPAZI CHE COSA OSSERVARE TEMPO Capacità di elevazione abbinata Potenziamento alle capacità coordinative. della muscolatura degli arti inferiori. Attenzione alla distanza tra un alunno e l’altro. Fare assistenza al fianco dell’alunno che svolge l’esercizio. 10 min. Acquisizione del concetto relativo allo spazio. Non utilizzare i cerchi in caso di mancanza dei materassini. 10 min. Interessamento Materassini. della muscolatura degli arti inferiori. 5 min. 84 UNITA’ DIDATTICA N°3 CLASSI TERZE OB. SPECIFICO: approccio di base alla ginnastica artistica. DATA: CLASSE:III SOTTOBIETTIVO: rafforzamento dei vari distretti muscolari e capovolte. LEZIONE N° 1 N° DESCRIZIONE 1 Gioco del mago Ghiacciolo: come Mago o Libero, ma chi è preso (ghiacciato) deve essere liberato (passandogli sotto le gambe) prima che si sciolga sotto il sole. A quel punto non può più essere salvato. ILLUSTRAZIONE APPRENDIMENTO ERRORI VARIANTI ATTREZZI SPAZI - Controllo del tono muscolare. - Attenzione ai compagni come tattica di gioco e rispetto delle regole. Si può variare il modo di liberare i "ghiaccioli" a piacimento. Il gioco può essere svolto in qualunque spazio che permetta una libera corsa. 85 CHE COSA OSSERVARE Verifica del rispetto delle regole e del comportamento individuale. TEMPO 10 min. ILLUSTRAZIONE APPRENDIMENTO ERRORI VARIANTI N° DESCRIZIONE 2 Andature pre – atletiche : salto del canguro, uccellino zoppo (su 1 solo piede), corsa salendo le scale (skip), passo incrociato, corsa calciata… - Coordinazione intersegmentaria. - Agilità. - Miglioramento e affinamento della tecnica di corsa. Controllo delle spinte delle gambe. 3 Esercizi didattici per imparare le capovolte: fare il tappeto che si srotola; fare il dondolo (seduti in massima raccolta), anche a coppie con uno che aiuta l'altro ad alzarsi in piedi senza posare le mani a terra; provare la capovolta (avanti e indietro) su un piano inclinato e poi a terra. - Sensazione di rotolamento. - Coordinazione intersegmentaria. - Capacità di orientamento. - Equilibrio dinamico. L'errore principale, spesso dettato dalla paura, consiste nel non posare correttamente il capo a terra ( zona posteriore). Mettere un fazzoletto tra mento e sterno e dire di non farlo cadere. 86 ATTREZZI SPAZI Materassini Tappetini Possibilità di creare un piano inclinato. CHE COSA OSSERVARE TEMPO Il grado di capacità individuale. 10 min. Dal livello della classe, 10-15 min. verificare l'opportunità di poter fare variazioni di difficoltà degli esercizi. N° DESCRIZIONE 4 A coppie: - il Mulo 1: tipo traino un bambino dietro l'altro agganciati per le braccia: il 1° tira e il 2° cerca di frenare; poi si cambia ruolo; - il Mulo 2: come prima, ma chi è davanti frena e l'altro spinge; - l'Ascensore: schiena contro schiena ci si deve abbassare fino a sedersi e poi rialzarsi, senza perdere il contatto; - lotta dei Galli: in ginocchio di fronte cercare con la sola forza delle braccia di far perdere l'equilibrio al compagno. ILLUSTRAZIONE APPRENDIMENTO ERRORI VARIANTI Rafforzamento dei distretti muscolari: (nell'ordine degli esercizi) cosce e gambe, braccia. Controllare se per vincere le sfide si perde la corretta postura. 87 ATTREZZI SPAZI CHE COSA OSSERVARE Che le coppie siano ben assortite. TEMPO 6-8 min. N° DESCRIZIONE 5 Staffetta. Trasporto delle patate: 2 (o 3, a seconda del n°) file di bambini sdraiati con le gambe piegate, piedi verso la linea di partenza: il 1° ha la palla-patata e la passa al 2° che si deve sedere per riceverla e sdraiarsi per consegnarla al 3° e così fino all'ultimo che, ricevuta la patata deve alzarsi e correre davanti al 1° per ricominciare. Vince la squadra che riesce per prima a fare il giro di tutti i suoi componenti. Ritorno alla calma fisiologica. Gioco di rilassamento: da sdraiati far concentrare i bambini su ogni singola parte del corpo e dire di farla diventare dura come un sasso e poi molle come un budino. 6 ILLUSTRAZIONE APPRENDIMENTO ERRORI VARIANTI ATTREZZI SPAZI CHE COSA OSSERVARE - Rafforzamento dei muscoli Si possono usare Linea di partenza; Se l'esercizio è corretto: addominali. diversi attrezzi, attrezzi da sdraiarsi e sedersi bene - Adattamento alle diverse più o meno trasporto. ogni volta. situazioni di gioco. pesanti, da - Collaborazione. trasportare per variare il carico di lavoro. Percezione di ogni parte del I paragoni con corpo e della differenza tra oggetti possono contrazione e decontrazione. essere variati a fantasia. 88 TEMPO 5-7 min. 5 min. UNITA’ DIDATTICA N°3 CLASSI QUARTE OB. SPECIFICO: avviamento al minibasket. DATA: CLASSE: IV SOTTOBIETTIVO: il tiro ed il gioco. LEZIONE N° 3 N° DESCRIZIONE 1 Arrivo della classe e presentazione della lezione. 2 Giochiamo a prenderci : i bambini (un pallone a testa) palleggiano per il campo, cercando di non farsi toccare dal bambino "cacciatore"; chi viene toccato diventa cacciatore. ILLUSTRAZIONE APPRENDIMENTO ERRORI VARIANTI ATTREZZI SPAZI CHE COSA OSSERVARE TEMPO 5 min. - Capacità di reazione. - Coordinazione intersegmentaria, ed oculomanuale. 89 Il gioco può essere effettuato a tutto campo, a metà campo e in spazi ristretti. Un pallone per ogni allievo. 5 min. N° DESCRIZIONE 3 GIOCO DEL MONDO: Fissare attorno all'area del tiro libero, più posizioni di tiro (numerate in modo progressivo). Il gioco inizia da sotto canestro e se si realizza si passa alla posizione 1, poi alla 2, etc. fino ad arrivare di nuovo sotto canestro. Se non si realizza canestro (un solo tiro a disposizione) ci si ferma un giro; vince chi arriva per primo di nuovo sotto canestro. TUTTI INSIEME A CANESTRO! Suddividere i bambini in due squadre (un pallone a testa) e disporli a metà campo (ciascuna squadra con la fronte rivolta verso un canestro). Al segnale dato dall'istruttore, i bambini delle due squadre partono contemporaneamente in palleggio e si avvicinano a canestro, si arrestano (in uno o in due tempi) e tirano (tre tentativi a disposizione per realizzare canestro), ritornano velocemente in palleggio alla partenza e si siedono. Se non realizzano dopo i tre tentativi, ritornano ugualmente alla partenza e si siedono. Vince la squadra che arriva prima ed ha tutti i bambini seduti. 4 ILLUSTRAZIONE APPRENDIMENTO ERRORI VARIANTI ATTREZZI SPAZI CHE COSA OSSERVARE TEMPO - Consolidamento della parabola di tiro. - Coordinazione intersegmentaria ed oculomanuale. Il gioco può Due palloni. essere individuale o a squadre, i tiri a disposizione al massimo per ogni posizione sono tre (non consecutivi) e se non si riesce a realizzare entro tre tentativi si può passare ugualmente alla posizione successiva. 10 min. - Coordinazione dinamica. generale. - Studio della parabola di tiro. - Questo gioco si Un pallone per può eseguire gruppo. partendo da ritti, da in ginocchi, da seduti, da proni, da supini. - La conclusione a canestro può essere con un arresto e tiro a due mani, a una mano, in elevazione, con arresto un passo e tiro, in terzo tempo. 10 min. 90 N° DESCRIZIONE 5 GIOCO DEI TRENI COLORATI. Suddividere i bambini in più file (treni), disporli a fondo campo (tutti con palla) e fissare per ogni convoglio il nome di un colore. Quando l'istruttore chiama un colore, tutti i componenti del treno chiamato, partono in palleggio e vanno a tirare (un tiro ciascuno) nel canestro opposto. Ogni canestro vale un punto, vince la squadra che arriva per prima a totalizzare 15 punti. ILLUSTRAZIONE APPRENDIMENTO Coordinazione oculo-manuale ed intersegmentaria. 91 ERRORI VARIANTI ATTREZZI SPAZI I componenti del Un pallone a treno tirano per testa. 30" ed ogni canestro realizzato vale un punto; vince il treno che realizza più punti. CHE COSA OSSERVARE TEMPO 10 min. N° DESCRIZIONE 6 GIOCO VUOTA MAGAZZINO. Posizionare tutti i palloni nel cerchio di metà campo e disporre i bambini, suddivisi in due squadre, dietro alla linea laterale, di fronte ai palloni. Al segnale dell'istruttore, il primo di ogni squadra parte di corsa, va a raccogliere un pallone e in palleggio si dirige verso un canestro e va a realizzare in terzo tempo o con arresto e tiro. Se realizza porta il pallone nel "magazzino" della propria squadra, tocca il compagno successivo che segue lo stesso percorso; se non realizza riporta il pallone nel cerchio centrale e dà cambio al compagno. Vince la squadra che al termine ha conquistato il maggior numero di palloni. Saluto alla classe. 7 ILLUSTRAZIONE APPRENDIMENTO Coordinazione oculo-manuale ed intersegmentaria. ERRORI VARIANTI ATTREZZI SPAZI Un pallone a testa. CHE COSA OSSERVARE TEMPO 15 min. 5 min. 92 UNITA’ DIDATTICA N°3 CLASSI QUARTE OB. SPECIFICO: approccio di base alla pallamano. DATA: CLASSE: IV SOTTOBIETTIVO: passaggio e ricezione di una palla. LEZIONE N° 1 N° DESCRIZIONE 1 Arrivo della classe e presentazione della lezione. 2 GIOCO: "Passaggio nel tunnel" La classe viene divisa in due squadre. Una delle due si deve schierare su due righe una di fronte all'altra, formando così delle coppie con 4m di distanza tre le due file, ogni coppia avrà a disposizione una palla (possibilmente molto leggera) che gli allievi dovranno passarsi in continuazione. La squadra avversaria dovrà far passare nel tunnel i propri giocatori (uno alla volta), cercando di non farsi colpire. Vince la squadra che alla fine sarà colpita il minor numero possibile. ILLUSTRAZIONE APPRENDIMENTO ERRORI VARIANTI ATTREZZI SPAZI CHE COSA OSSERVARE TEMPO 5 min. Coordinazione oculo-manuale e - Le coppie sono spazio-temporale. troppo vicine oppure non si passano la palla. - Chi ha la palla non deve passarsi la palla per prendere ma per ostacolare il passaggio dell'avversario. 93 10 min. N° DESCRIZIONE 3 Esercizi di palleggio: - cammino e palleggio, mi devo fermare ogni due passi; - corro palleggiando, mi fermo ogni tre passi; - a coppie: uno corre palleggiando e dopo due palleggi passa la palla al suo compagno che farà altrettanto; - a gruppi di tre: si cammina in riga e quello al centro esegue due palleggi e passa la palla o al compagno di destra o a quello di sinistra che ripetono i due palleggi e poi passano la palla sempre al compagno più vicino (non possono mai saltare il giocatore che è al centro). ILLUSTRAZIONE APPRENDIMENTO ERRORI VARIANTI Coordinazione oculo-manuale e - Saltano il spazio-temporale. compagno più vicino. - Non riescono a contare i due o i tre palleggi. - Non passano bene la palla. 94 ATTREZZI SPAZI Palloni. CHE COSA OSSERVARE Il movimento di squadra soprattutto nell'ultimo esercizio. TEMPO 15 min. N° DESCRIZIONE 4 PERCORSO Gli allievi, ognuno con una palla, dovranno eseguire il seguente percorso: 1. Slalom tra i birilli palleggiando la palla a terra. 2. Eseguire un passaggio al compagno A posizionato in un cerchio. 3. Ricevere il passaggio di ritorno. 4. Eseguire il passaggio una seconda volta al compagno B. 5. Ricevere il passaggio di ritorno. 6. Eseguire un tiro in corsa verso la porta. "Partita a calcio da seduti" Le due squadre saranno sedute nel campo e potranno muoversi solo senza palla (chi ha la palla non può muoversi) e dopo una serie di passaggi, utili per avvicinarsi alla porta avversaria dovranno cercare di fare goal. Saluto alla classe. 5 6 ILLUSTRAZIONE APPRENDIMENTO ERRORI VARIANTI ATTREZZI SPAZI - Coordinazione dinamica generale. - Coordinazione oculo-manuale e spazio-temporale. - Coordinazione intersegmentaria. Alternare ogni 5 passaggi eseguiti i due allievi A e B in modo tale da garantire a tutti di eseguire i passaggi da fermi. Coni Cerchi Palloni Porta pallamano o tappetone. - Intenso interessamento della muscolatura degli arti superiori. - Capacità di riconoscimento degli spazi. - Coordinazione oculomanuale. Nel caso in cui Pallone. due o più giocatori inizino a contendersi una palla interrompiamo il gioco e diamo la palla all'attacco. CHE COSA OSSERVARE TEMPO 15 min. 10 min. 5 min. 95 UNITA’ DIDATTICA N°3 CLASSI QUINTE OB. SPECIFICO: l’attacco nella pallavolo. DATA: CLASSE:V SOTTOBIETTIVO: coordinazione oculo-manuale e segmentaria. LEZIONE N° 4 N° DESCRIZIONE 1 Arrivo della classe e presentazione dell’attività. 2 Esercizi a coppie: - A lancia la palla a B con due mani da sopra la testa; - A lancia la palla a B utilizzando il solo braccio dominante dall’alto; - A lancia la palla a B con l’arto superiore non dominante;. - A lancia la palla a B con due mani sopra la testa prendendo una breve rincorsa (2 passi) ed eseguendo un salto in alto. ILLUSTRAZIONE APPRENDIMENTO ERRORI VARIANTI ATTREZZI SPAZI CHE COSA OSSERVARE TEMPO 5 min. Coordinazione dinamica generale, oculo-manuale e spazio tempo. 96 Palle e cerchi. 10 min. N° DESCRIZIONE ILLUSTRAZIONE APPRENDIMENTO ERRORI VARIANTI ATTREZZI SPAZI Eseguire l’esercizio: -con palleggio; -con salto e palleggio. Palle e cerchi. 3 Esercizi a coppie: Gli allievi disposti a coppie con un pallone per coppia e posizionati in campi opposti separati dalla rete. Prendendo due passi di rincorsa, dovranno saltare e lanciare la palla a due mani da sopra la testa al compagno. Coordinazione dinamica generale, oculo-manuale e spazio tempo. 4 BATTAGLIA NAVALE: La classe viene divisa in due squadre, una in una metà campo e l'altra nell'altra. Ogni alunno avrà una palla in mano che dovrà lanciare nel campo avversario a due mani sopra la testa il più velocemente possibile. Alla fine vincerà la squadra che avrà meno palline nella propria metà campo. Spiegazione del gioco palla rilanciata, soffermandosi soprattutto sulla posizione in campo, sulla rotazione e sulle battute. - Coordinazione oculo-manuale Prima partita: a Palestra o cortile, e segmentaria. due mani. palloni. - Affermazione della lateralità. Seconda partita: lancio solo con la mano destra. Terza partita: lancio solo con la mano sinistra. 5 6 Rete, pali. Linee e palla. Saluto alla classe CHE COSA OSSERVARE TEMPO 10 min. Osservare soprattutto il comportamento degli allievi quando si tira con la mano non dominante. 15 min. 15 min. 5 min. 97 UNITA’ DIDATTICA N°3 CLASSI QUINTE OB. SPECIFICO: il diritto ed il rovescio nel tennis. DATA: CLASSE:V SOTTOBIETTIVO: coordinazione oculo-manuale, segmentaria e spazio-temporale. LEZIONE N° 1 N° DESCRIZIONE 1 Arrivo della classe e presentazione dell’attività. 2 IL GIOCOLIERE - Palleggiare la palla alternativamente con le due “padelle” facendola rimbalzare a terra tra un tiro e l’altro. - Palleggiare come prima ma senza far rimbalzare la palla a terra. - Palleggiare la palla contro il muro e colpirla dopo un rimbalzo a terra. - Palleggiare come sopra ma al volo, etc. ILLUSTRAZIONE APPRENDIMENTO ERRORI VARIANTI ATTREZZI SPAZI CHE COSA OSSERVARE TEMPO 5 min. - Coordinazione oculo-manuale ed intersegmentaria. - Coordinazione spaziotemporale. 98 10 min. ILLUSTRAZIONE APPRENDIMENTO ERRORI VARIANTI ATTREZZI SPAZI CHE COSA OSSERVARE N° DESCRIZIONE 3 GIOCO DELL'11 Gli allievi vengono divisi in due squadre e si dispongono in due file poste di fronte all'istruttore. Lo scopo del gioco è di colpire le palline lanciate dall'istruttore ed inviarle in una zona di campo delimitata. Verrà assegnato un punto per ogni palla che colpirà il bersaglio. Vince la squadra che per prima raggiunge gli undici punti. Coordinazione oculo-manuale, segmentaria e spaziotemporale. Ogni allievo, Palle e cerchi. dopo il tiro, dovrà correre a recuperare la pallina tirata e portarla all’ istruttore. 15 min. 4 A coppie. Un allievo lancia la palla al compagno che è posizionato di fronte a lui cercando di far rimbalzare la palla dentro ad un cerchio. La coppia totalizzerà un punto se chi lancia la palla centrerà il cerchio ed un secondo punto se il compagno con il go-back riuscirà a colpire la palla lanciata. Vince la coppia che nel tempo stabilito conquista più punti. Coordinazione oculo-manuale, spazio-temporale ed intersegmentaria. Effettuare più manches. - Go back nella mano destra. - Go back nella mano sinistra. - Go back in entrambe le mani. 15 min. 99 TEMPO N° DESCRIZIONE 5 PALLA BOMBA Le due squadre formate dagli allievi si posizionano in due metà campo opposte. Ogni allievo ha una pallina ed un go back. Al via tutti gli allievi devono cercare di mandare le palline nel campo avversario utilizzando il go back. Allo “STOP” la squadra che avrà il maggior numero di palline nel proprio campo avrà perso. Saluto alla classe. 6 ILLUSTRAZIONE APPRENDIMENTO - Capacità di attenzione. - Sviluppo dell’equilibrio dinamico. - Capacità di adattamento. ERRORI VARIANTI ATTREZZI SPAZI CHE COSA OSSERVARE TEMPO 10 min. 5 min. 100 CAPITOLO TERZO: CRITICITA’ E CONSIDERAZIONI PERSONALI 101 3.1 APPLICAZIONE PRATICA DEL PROGETTO NELLE SCUOLE Dal punto di vista dell’applicazione pratica delle varie unità didattiche durante le ore di lezione nelle scuole, posso riportare la mia esperienza personale vissuta come istruttore nel corso dell’ultima edizione del progetto, nell’anno scolastico 2001/2002. Il mio ingresso nel corpo istruttori-Panathlon e la mia partecipazione al progetto “scuola-sport” sono avvenuti piuttosto casualmente. Ero del tutto inconsapevole dell’esistenza di questo progetto quando, nel mese di gennaio 2002, venni chiamato a svolgere una supplenza di educazione fisica al Liceo Scientifico di Busto Arsizio e lì conobbi il coordinatore degli insegnanti, professor Maurizio Moscheni. Parlandoci insieme, un giorno, mi disse che c’era un nostro collega e suo ex-allievo, prof. Alberto Castelli, che gestiva dei corsi di attività motoria nelle scuole elementari della città e mi chiese, se avessi voglia di lavorare, di contattarlo, dandomi il suo recapito telefonico. Io lo chiamai, cominciando a capire che dietro lo svolgimento di questi corsi c’era una struttura organizzata che io conoscevo solo di nome, il Panathlon, e gli diedi la mia disponibilità oraria durante i giorni della settimana. Dopo qualche settimana Castelli mi richiamò, in modo da vederci per consegnarmi l’orario settimanale con le varie scuole (compresi i relativi indrizzi) e classi in cui dovevo svolgere la mia attività. Durante questo incontro facemmo anche un breve colloquio orientativo sul come comportarsi, soprattutto con le insegnanti della classe, nelle ore di lezione in palestra e mi furono consegnati i fascicoli, divisi classe per classe, con le unità didattiche da mettere in pratica. Così, con l’inizio dei corsi del secondo ciclo a marzo, cominciai ad entrare nelle scuole, a prendere contatto con le realtà e con i problemi diversi che incontravo lezione per lezione, classe dopo classe. Al termine del ciclo ho lavorato in 8 scuole differenti, con 18 classi (in alcune svolgendo solo una parte delle lezioni per sostituire altri istruttori), per complessive 102 ore di lezione. Benchè l’esperienza diretta sul campo abbia abbracciato un periodo di tempo piuttosto limitato e non comprendente la totalità delle scuole, credo di poter essermi fatto un’idea abbastanza valida e precisa di quanto gli obiettivi e le finalità, che il Panathlon intendeva perseguire con questo progetto, si potessero in effetti raggiungere applicandolo su bambini fra i 6 e gli 11 anni, con lezioni svolte durante l’orario scolastico. Entrando nello specifico, posso affermare che, secondo me, come del resto evidenziato anche dalle relazioni finali di alcune scuole esposte precedentemente, il numero di lezioni per classe, di cui si 102 compone il corso è eccessivamente limitato e non permette di sviluppare completamente i contenuti e gli obiettivi che si sono posti alla base dell’intervento educativo-sportivo. Ogni lezione, sicuramente molto ben strutturata sulla carta, sia dal punto vista didattico che da quello giocoso e socializzante, è imperniata su un’ora di lavoro in palestra ma poi, in realtà, il tempo in cui si ha a disposizione i bambini è inferiore, a volte anche in maniera molto marcata. Ciò comporta, almeno per la mia esperienza personale, l’impossilbiltà di realizzare completamente la lezione programmata, con la necessità derivante e spiacevole di dover scegliere quali proposte fare e quali eliminare, a volte, durante lo svolgimento della lezione stessa, per il ristretto tempo a disposizione. Del resto, secondo me, non avrebbe molto significato nè utilità alcuna volere a tutti i costi farci star dentro tutto e comprimere le lezioni rischiando di creare confusione nel metterle in pratica, di non permettere un corretto apprendimento nei bambini, accelerandone forzatamente i tempi, e di non avere la possibilità di apportare le opportune correzioni, spiegazioni e varianti per rendere una determinata proposta più valida e efficace. Così io ho sempre agito secondo il principio che “è molto meglio far fare poco ma bene, che tanto ma male”. Un importante fattore da tenere in considerazione per l’applicazione pratica delle lezioni erano la capacità di assimilazione e i tempi di apprendimento, che sono molto differenti bambino per bambino, e quindi classe per classe. Capitava perciò che la stessa lezione, con identica quantità di tempo a disposizione, svolta prima in una classe e poi in un’altra, avesse degli sviluppi sostanzialmente diversi sia per la quantità di attività proposte, che per la qualità della loro riuscita e delle risposte degli alunni, sia per le modalità utilizzate per presentarle, proprio in base al livello cognitivo-motorio del gruppo che mi trovavo di fronte. Fortunatamente non ho mai riscontrato particolari problemi o difficoltà disciplinari, per cui non ci sono stati tempi morti e persi nel fare richiami o “prediche”, che potessero ridurre il già limitato tempo di lavoro sulla lezione. Le ragioni per cui la quantità di tempo a mia disposizione in palestra, per lo svolgimento delle lezioni, non è mai stato di 60 minuti ma, se andava bene, di 55-50, per arrivare in alcune circostanze addirittura a 40, posso riassumerle in tre cause principali: 1) Alcune scuole utilizzano i moduli e non le ore complete di lezione, così anche l’attività di educazione motoria in palestra, facendo parte del programma curriculare, deve rientrare nella scansione oraria fatta a priori. I moduli sono, a seconda delle scuole, di 50 o 55 minuti e, quindi, già in partenza, alcune classi erano svantaggiate. 103 2) I bambini, uscendo dall’aula della propria classe alla fine dell’ora precedente e dovendovi rientrare pronti sui banchi all’inizio di quella successiva, il tempo che impiegavano per percorrere il tragitto dalla classe alla palestra e per mettersi in tenuta ginnica, lo perdevano in momenti di apprendimento. 3) L’orario di noi istruttori del Panathlon era strutturato in modo che, durante la stessa mattina o pomeriggio, è capitato che dovessi cambiare plesso scolastico per svolgere la lezione successiva con un arco di tempo limitato per cui, a causa del traffico spesso sostenuto, mi presentavo con un piccolo ritardo in palestra rispetto all’orario previsto di inizio attività, con tutti gli inconvenienti del caso; per fare un buon lavoro sarebbe opportuno arrivare nelle scuole almeno 10 minuti prima per poter, prima di tutto, verificare l’attuazione o meno della lezione prevista, in base alla struttura presente, prevedere poi eventuali modifiche e preparare il materiale occorrente. Essendo, quindi, già limitato il numero di lezioni previsto per il corso ed avendo poi a disposizione meno tempo di quello predisposto in teoria, gli importanti obiettivi identificati dal Panathlon con questo progetto, a mio parere, sono stati sì tutti toccati e portati avanti, ma solo marginalmente e senza aver la possibilità di approfondirli come invece necessiterebbero e meriterebbero. Considerando che il Panathlon, sia per problemi organizzativi-temporali che per limitate disponibilità economiche, è impossibilitato a proporre un progetto più ampio quantitativamente, cosa che, avendone i mezzi, farebbe invece molto volentieri, dovrebbero essere gli insegnanti elementari, che hanno preso parte attiva al progetto “scuola-sport”, forti dell’esperienza vissuta, a continuare l’azione educativa-sporiva proposta da noi istruttori del Panathlon secondo gli stessi criteri e le medesime metodiche che, si spera, almeno concettualmente, dovrebbero aver appreso solo assistendo alle nostre lezioni. Credo che solo in questo modo si possano perseguire e raggiungere soprattutto alcune finalità e obiettivi fissati con il progetto “scuola-sport” dal Panathlon che, altrimenti, purtroppo rischiano di rimanere fini a se stessi. Andando a considerare più approfonditamente questi obiettivi, che ho esposto in pagine precedenti (cfr. capitolo 2.4), posso dire quanto e in che modo sono stati affrontati, raggiunti o meno, con il lavoro da me svolto nelle scuole. Sicuramente gli obiettivi di far divertire i bambini, di interessarli allo sport e di provare a far incontrare e sperimentare un’attività ludico-sportiva anche a quelli che, se non si iscrivessero a delle società sportive, non farebbero proprio dello sport e non riuscirebbero così a capire gli importanti valori che riesce a trasmettere, a mio giudizio, sono stati pienamente raggiunti. 104 Difficilmente, invece, penso che, un bambino, al termine del nostro corso, potesse essere messo nelle condizioni di scegliere autonomamente se e quale sport fare, sia perchè a questa età le scelte vengono fatte in base a motivazioni diverse (fare quello che fanno gli amici, i fratelli/le sorelle, spinte dei genitori, proposte continue della televisione e di vari tipi di pubblicità, ciò che va di moda, etc...) dal piacere o meno di una determinata attività motoria, per quanto ben strutturata essa fosse, sia perchè l’esiguità del numero di lezioni specifiche di uno sport non permetteva al bambino di farsi un’idea completa ed esaustiva di cosa poteva significare impegnarsi a praticarlo poi assiduamente. Poteva esistere, secondo me, anche il problema che la stessa attività sportiva, presentata in un certo modo e con determinati contenuti a scuola, venisse poi affrontata in maniera diversa, più o meno sostanziale, dagli istrutttori delle varie società sportive che si potevano porre obiettivi ben differenti da quelli portati avanti dal Panathlon, creando delusione e abbandono precoce nel bambino. La conoscenza delle potenzialità e delle capacità da parte di ciascun bambino è stata continuamente stimolata e messa alla prova cercando di migliorarla, mentre il loro sviluppo è stato solo intrapreso ma, a questo scopo, occorrerebbe un piano di lavoro costante e continuo nel tempo, aspetto di cui il progetto “scuola-sport”, come già detto in precedenza, può rappresentare l’embrione. Con oppotuni riferimenti, confronti, rilievi e regole modificate nei diversi giochi di squadra, a gruppi, a coppie, nelle staffette o nei percorsi ludici, ho cercato di esercitare lo spirito di lealtà, solidarietà, collaborazione e appartenenza a un gruppo, provando a far rendere consapevoli i bambini del significato e dell’importanza di questi concetti. Per quanto concerne lo specifico delle attività che svolgevano con me, l’obiettivo è stato sufficientemente compreso. Abbastanza difficoltosa e un pò utopistica mi sono parse le finalità di diffondere un nuovo concetto dello sport inteso come attività educativa e di benessere psicologico, individuale e collettivo, e di far apprendere ai bambini più discipline sportive. Entrambe queste lodevoli finalità infatti necessitano, secondo me, di un’azione molto più lunga nel tempo e radicata su un territorio più vasto di quello della scuola. La lettura, conoscenza e comprensione della CARTA DEI DIRITTI DEL RAGAZZO NELLO SPORT e della CARTA DEL FAIR PLAY, affisse sulle pareti delle palestre di molte scuole, è risultata un valido mezzo per cercare di far capire ai bambini a quali valori e ideali si deve ispirare lo sport vero, puro e la vita stessa. 105 A mio parere, però, possono fare molto di più delle parole scritte, gli esempi e i comportamenti che, quotidianamente, i bambini e i ragazzi si trovano di fronte da parte dei loro genitori, maestri, insegnanti, istruttori, allenatori, educatori ed anche arbitri, i quali, tutti, dovrebbero agire e rapportarsi secondo i principi e gli enunciati esposti nelle due carte mentre, invece, troppo spesso, parlano bene e razzolano male, facendo il contrario di ciò che è scritto e dimenticandosi che i bambini imitano e imparano maggiormente da un gesto, da un’azione, che da tanti discorsi. Da ultimo, ma non per ordine di importanza, l’obiettivo indiretto del progetto sull’ aggiornamento agli insegnanti elementari, posso soltanto sperare sia stato raggiunto in modo soddisfacente cosicchè, nelle ore di educazione motoria del primo quadrimestre del corrente anno scolastico, in cui noi insegnanti ISEF non siamo presenti, essi riescano a portare avanti e a sviluppare la tipologia di lavoro iniziata con noi. Io sono convinto comunque che le maestre, che sono state attente e partecipi, anche solo in parte, durante l’applicazione del progetto nelle loro classi, abbiano pienamente soddisfatto il Panathlon in un’altra delle finalità alla base dell’attività che proponeva: far prendere coscienza agli insegnanti che l’educazione motoria è un canale agevolato per far crescere un bambino sotto tutti gli aspetti della propria personalità. 3.2 SUCCESSI E DIFFICOLTA’ INCONTRATE Per l’attuazione pratica del progetto, le difficoltà incontrate sono state abbastanza numerose e considerevoli, pur avendo a disposizione il piano di lavoro e la traccia delle lezioni dati dagli organizzatori. I successi derivavano, come naturale conseguenza, dell’essere riuscito ad affrontare e superare i vari problemi che nascevano, in modo da realizzare l’ obiettivo personale che mi ponevo ogni volta che entravo in una delle palestre delle scuole elementari di Busto Arsizio: “Lavorare affinchè tutti i bambini, nessuno escluso, potessero tornare in classe, al termine della lezione con me, contenti e soddisfatti, sia per essersi divertiti, sia per aver appreso qualcosa di nuovo sia sotto l’aspetto educativo che motorio-sportivo”. 106 Nello svolgimento di questa attività, quindi, ritenevo di aver raggiunto un successo, non solo per soddisfazione personale, ma anche come progetto Panathlon, quando mi rendevo conto che si verificavano le seguenti situazioni nel corso di una lezione: 1) All’inizio, tutta la classe si sedeva in fretta in semicerchio di fronte a me, come era stato predisposto al primo incontro, e mi ascoltava in silenzio, guardandomi negli occhi e senza distrarsi a fare altro, con la voglia evidente di iniziare a muoversi e a giocare. 2) Tutti i bambini della classe erano attivi, partecipi delle proposte fatte, impegnati nel fare qualcosa e nessuno stava fermo, immobile, in disparte o perchè non sapeva cosa fare o per la paura di non essere in grado di mettere in pratica la spiegazione, di sfigurare, pur avendo capito il compito da eseguire, o, nel peggiore dei casi, perchè non era interessato e non era di suo gradimento una determinata attività motoria. 3) Nei giochi e nell’eseguire i diversi esercizi, gli alunni si impegnavano a fondo, davano l’anima, sempre con il sorriso sulle labbra e con la sensazione di star divertendosi in modo sano, dimostrando interesse e coinvolgimento in ciò che facevano. Era un segnale positivo e una bella sensazione per me quando un bambino mi chiedeva: “Valerio, va bene cosi’?”, “Mi guardi se lo faccio giusto?”, “Per diventare più bravo cosa devo fare?”. 4) Al termine, quando salutavo la classe e davo appuntamento alla settimana successiva, qualche bambino mi si avvicinava e mi chiedeva: “Ma perchè? Abbiamo già finito?”, “Ti prego, non possiamo andare avanti ancora un pò a fare il gioco di prima?”. 5) Le maestre si presentavano in palestra in tuta e scarpe da ginnastica, partecipavano alla lezione, giocavano insieme ai loro alunni, li aiutavano e li coinvolgevano maggiormente, diventando a tutti gli effetti, per un’ora o poco meno, una come loro e tra di loro. 6) Indipendentemente dal fatto che partecipassero attivamente alla lezione insieme ai bambini o meno, gli insegnanti prima, durante o dopo la lezione, mi chiedevano informazioni e spiegazioni più specifiche sull’utilità di una certa proposta, su quali capacità motorie si andavano a interessare facendo quel determinato esercizio o gioco, sul regolamento dello sport che affrontavo con i loro alunni. 7) Arrivare in palestra, incontrare l’insegnante della classe e sentirmi dire: “Valerio, sai, all’ultima lezione di educazione motoria ho riproposto quel gioco che avevano fatto l’ultima volta con te ed è venuto molto bene!”. Chiaramente, non sempre ho riscontrato tutti questi successi e non sono certamente state tutte rose e fiori; se faccio un confronto fra la quantità di successo ottenuto con i bambini e con gli insegnanti 107 non vi è dubbio che è stata di gran lunga maggiore quella avuta nei confronti dei bambini grazie alle loro risposte o, perlomeno, in base alle dimostrazioni datemi sul campo. Questo è sicuramente dovuto anche al fatto che i bambini riescono ad essere molto più spontanei, sinceri, diretti, rispetto agli adulti e diventano perciò meglio comprensibili le loro sensazioni e risposte, sia in positivo che in negativo. Credo anche che alcuni insegnanti si siano interessati al progetto molto più di quanto hanno potuto dimostrare in mia presenza, sia per una naturale remora psicologica e/o un “timore” di dire cose poco corrette, sia per un’obiettiva mancanza di tempo per approfondire certi argomenti. I due episodi che ora esporrò li ritengo significativi come espressione del successo riscontrato con l’attuazione del piano di lezioni previsto dal progetto. Il primo è avvenuto quando, al termine della lezione conclusiva del corso con la classe 4°A della scuola “A.NEGRI”, mentre salutavo i bambini e l’insegnante riuniti in gruppo, un lungo applauso spontaneo è nato da parte di tutti loro, interrompendo il mio discorso, come ringraziamento e apprezzamento per l’attività svolta. Il secondo, invece, è stato un episodio avvenuto al di fuori dell’ambito scolastico e durante le vacanze estive allorchè, una sera, mentre mi trovavo in un oratorio di Busto A. a svolgere la mia attività di arbitro di calcio, mi si è avvicinato di sua volontà un bambino che aveva partecipato alle mie lezioni sul progetto “scuola-sport” e, dopo avermi salutato con gli occhi pieni di gioia, mi ha detto: “L’anno prossimo vieni ancora nella mia classe? Quest’anno è stato bello e mi sono divertito tanto!”. Per riuscire ad applicare il progetto sul campo e cercare di raggiungere quindi almeno in parte i successi elencati però, come detto all’inizio, ho dovuto affrontare e superare delle difficoltà impreviste e che, solo una volta arrivati in palestra, si presentavano, con tutti gli inconvenienti derivanti. Una volta ricevuto il fascicolo con le lezioni programmate ero convinto che si sarebbe trattato di un lavoro semplice trasformare la teoria scritta in pratica sul campo. Invece i problemi sono nati non appena ho iniziato a fare le prime lezioni rendendomi conto che ogni scuola è un mondo a se stante con la propria realtà, la propria struttura da utilizzare: c’era la scuola che aveva la palestra bella e funzionale (rari casi e, solitamente era quella facente parte di un istituto comprensivo che era condivisa fra scuola elementare e media), quella che non l’aveva, quella che metteva a disposizione uno scantinato. 108 Arrivavo quindi sul posto, vedevo la palestra, che il più delle volte era una pseudo-palestra, e, in base agli spazi e ai rischi per i bambini che la logistica poteva creare, organizzavo il lavoro e, tenedo in conto gli obiettivi della lezione programmata, la adattavo con opportune modifiche o varianti alle necessità del caso. Si è dovuto fare, per esempio, basket sull’erba, pallavolo con due metri di soffitto sopra la testa, il corso di tennis in cortile piuttosto che quello di pallamano sul prato della scuola, anche perchè si sono verificati dei casi in cui, essendo le strutture vecchie ed obsolete, i dirigenti scolastici non davano l’agibilità all’utilizzo dello scantinato classico. Sono a conoscenza di casi, non capitati direttamente a me ma a dei colleghi in altre scuole, in cui ci si è trovati a dover fare attività obbligatoriamente solo in cortile, oppure in una pseudo-palestra di 4 x 8m. con 25 bambini, oppure a butttar giù una tramezza di due aule per creare maggior spazio. L’aspetto positivo e interessante di questo lavoro era la capacità di noi istruttori sul campo di saperci adattare alle esigenze del caso. Stava perciò alla bravura dell’insegnante attuare il progetto, riuscendo ugualmente a fare tutto quello che c’era in programma e a creare qualcosa di buono, agendo in ambienti più simili ad un’aula che ad una palestra e cercando di fare delle attività, che dovevano essere avviamento allo sport secondo le finalità del Panathlon, coinvolgendo tutti i bambini con ciò che si aveva a disposizione. Bisogna dire che si aveva a che fare appunto con bambini di 6-11 anni e quindi le loro pretese ed esigenze non potevano essere straordinarie, ma, in ogni caso, necessitava offrire loro un servizio valido e costruttivo, sia dal punto di vista didattico che educativo, oltrepassando i diversi ostacoli che ci si trovava davanti. Nelle scuole in cui c’erano delle pseudo-palestre, piccole e fatiscenti, il problema di far svolgere l’attività motoria all’aperto poteva non considerarsi nemmeno tale nei mesi di maggio e aprile inoltrato, quando la temperatura più elevata e il clima più mite invitava ad uscire e a muoversi all’aria aperta, ma, nei mesi invernali e di inizio primavera, soprattutto quando le condizioni atmosferiche erano avverse, era praticamente impossibile pensare di poter portare fuori i bambini. Mi è capitato anche di lavorare in alcune scuole che possedevano una palestra scadente, ma non avevano nemmeno a disposizione spazi esterni adeguati alla pratica di attività motorie. Così ero costretto ad operare mettendo in atto le opportune precauzioni soprattutto per fare in modo che i bambini non si facessero male. Agendo in spazi così stretti e angusti, infatti, era facile che qualcuno, come in effetti è accaduto talvolta, cadendo o non riuscendo a controllare la sua corsa e i 109 suoi movimenti, andasse a sbattere contro il muro o le pareti, dove sporgevano anche i caloriferi, seppur coperti da protezioni in gomma piuma. Le difficoltà maggiori le ho incontrate in quelle palestre di antica concezione che vedevano la presenza di più pilastri di sostegno in varie parti dell’ambiente. Queste strutture, oltre a portar via importante spazio funzionale e ad essere di impedimento alla pratica di molte attività, rappresentavano un non trascurabile fattore di rischio, benchè fossero adeguatamente protette da supporti di materiale spugnoso e morbido. Un altro tipo di difficoltà incontrata era legata alla mancanza di una certa continuità didattica. Infatti, in tutte le classi dove ho svolto il corso, non sono mai riuscito a fare le sette lezioni previste dal progetto a distanza di sette giorni una dall’altra, come invece avrebbe dovuto essere. A causa dei più svariati motivi (vacanze, scioperi, gite, cinema, rappresentazioni teatrali, etc...) una o più lezioni dovevano saltare per essere poi recuperate alla fine ma, in tal modo, fra un incontro e l’altro, passavano al minimo due settimane e, in un arco di tempo così ampio, era facile che, nei bambini, l’apprendimento motorio realizzato, non venendo stimolato adeguatamente e costantemente, si appannnasse e che si dimenticassero le nozioni apprese. Di questi inconvenienti mi rendevo conto quando tornavo a fare lezione in una classe dopo una pausa forzata superiore ai normali sette giorni. Una piccola, personale difficoltà era rappresentata dal fatto che, avendo molte classi contemporaneamente ed essendo limitate a 7 le ore a disposizione con ogni classe, mi riusciva praticamente impossibile imparare i nomi di tutti i bambini in modo da potere chiamarli, coinvolgerli positivamente e stabilire con loro un rapporto umano più valido, diretto e caloroso tra insegnante e allievo. Un problema invece rilevante, che influiva sostanzialmente sulle proposte pratiche, era quello del materiale a disposizione, da poter utilizzare effettivamente durante le lezioni, ma questo sarà l’argomento del paragrafo seguente. 110 3.3 STRUTTURE E MATERIALI UTILIZZATI Le strutture erano quelle che le scuole mettevano a disposizione, con tutti gli aspetti esposti e considerati precedentemente. I materiali e gli attrezzi, in minima parte, si trovavano già in palestra ma quelli necessari e indispensabili alle varie attività, se non presenti nelle varie scuole, li doveva fornire il Panathlon. Tutti i materiali furono presi e procurati all’inizio del primo anno di attuazione del progetto. Per la sua realizzazione pratica sono stati utilizzati solo piccoli attrezzi, più facili da usare e più adeguati per raggiungere gli obiettivi prefissati con bambini fra i 6 e gli 11 anni. Nella fattispecie il Panathlon portava nelle scuole palloni da basket, palloni da pallavolo, palloni di spugna e di gomma, palline di spugna, go-back (attrezzi per il mini-tennis), reti da mini-tennis, freesbe, fascettine colorate per distinguere le squadre e svolgere vari giochi. Il Panathlon, essendo un’associazione senza fini di lucro, poteva garantire l’acquisto di un limitato quantitativo di attrezzi e allora cercava di procurare del materiale anche tramite le Federazioni Sportive: i palloni da basket sono stati ottenuti grazie alla FIP (Federazione Italiana Pallacanestro) e i go-back attraverso il responsabile regionale della FIT (Federazione Italiana Tennis). Il materiale veniva distribuito in ogni scuola, poco prima dell’inizio delle attività, in un “pacchetto” che veniva poi ritirato al termine dei corsi. Si poteva considerare un discreto supporto per le lezioni, visto che la disponibilità sia di attrezzi, sia di supporti didattici che di strutture stesse (a volte, come già detto, non c’era neppure la palestra) era piuttosto scarsa. Si cercava, nei limiti del possibile, di tenere in due locali differenti o, perlomeno separati, gli attrezzi e i materiali che portava il Panathlon e quelli in possesso della scuola. Questo certamente non per impedire che gli insegnanti della scuola li utilizzassero ma, anzi, erano stimolati e invogliati a farlo, ma per non creare confusione e far sì che, al termine dei corsi, il “pacchetto” potesse essere ritirato agevolmente e portato subito in un’altra scuola. Il materiale e gli attrezzi che il Panathlon aveva acquistato o era riuscito a procurarsi doveva però essere suddiviso contemporaneamente in 8 scuole e il problema era che non si aveva tanto materiale quanto si avrebbe dovuto averne per soddisfare tutti. Così, ad esempio: - venivano distribuiti 10 palloni da basket per ogni scuola: i bambini della classe erano 20 o più e, in tal modo, le varie esercitazioni dovevano essere svolte a coppie mentre, perchè un lavoro venga fatto bene, bisognerebbe avere un pallone per ciascuno; 111 - c’era una sola retina da mini-tennis a disposizione per una scuola intera. Per evitare troppi tempi morti e per permettere a quasi tutta la classe di giocare nello stesso momento ero così costretto a inventarmi dei mini-campi costruendoli con quello che mi trovavo a portata di mano (sedie, panche, fettuccine elastiche, corde, funicelle, coni, paletti) e che, sicuramente, davano una certa idea di precarietà; - i go-back andavano da 12-13 a 16-17 per scuola (in dipendenza da quanti erano intatti e utilizzabili perchè facilmente gli elastici nei quali bisognava inserire la mano si staccavano dal piatto di legno), quando ne occorrerebbero due per ogni bambino, uno nella mano destra e uno nella mano sinistra, arrivando quindi a un numero improponibile di una quarantina per scuola. Così, quando lavoravo con questi attrezzi, dovevo organizzare la classe con esercizi di gruppo o giochi a squadre e le perdite di tempo erano abbastanza numerose, anche perchè non tutti i bambini capivano immediatamente come “impugnare” un go-back e le sue modalità di utilizzo. Per quanto mi era possibile fare cercavo di ovviare alla quantità non sempre sufficiente di materiale presente portandomi da casa quello che avevo e che mi sarebbe potuto essere d’aiuto nello svolgimento delle lezioni previste, ma è chiaro che si trattava di un supporto molto limitato e che non poteva assolutamente coprire l’effettivo bisogno. Al di là del problema della quantità insufficiente di materiale, ho riscontrato alcune volte delle difficoltà nell’utilizzare quello a disposizione, soprattutto per quanto concerne i palloni e i freesbe. Mi è capitato abbastanza frequentemente di arrivare nelle palestre delle scuole, prendere il materiale occorrente per quella lezione e notare che alcuni palloni, soprattutto quelli di pallacanestro e pallavolo, erano sgonfi ma nella scuola non c’erano delle pompe ad aria per gonfiarli, cosicchè il numero di palloni effettivi, che già di per sè non era elevato, da consegnare ai bambini per la lezione diventava ancor più limitato. Riguardo i freesbe invece il fatto di utilizzare giustamente quelli didattici in gomma morbida e non gli originali in plastica dura, che sarebbero stati troppo pericolosi per bambini così piccoli, faceva sì che, nel lancio, e, in modo particolare, nelle prese, si potessero spezzare nei punti in cui entrava in contatto con la mano, se lo si afferrava o riceveva con troppa forza. E di certo i bambini non erano in grado di dosare il grado di forza per evitare di creare qualche danno all’attrezzo con cui stavano giocando. Perciò mi portavo dietro sempre un tubetto di colla per porre rimedio agli inconvenienti di questo genere che succedevano. Alla conclusione della terza edizione del progetto, essendo stati utilizzati per tutti e tre gli anni gli stessi attrezzi e materiali, dei quali chiaramente, prima di consegnarli alle scuole, si accertava la 112 loro funzionalità ancora per quel corso o meno, risulta però necessario provvedere a rinnovare i “pacchetti”, soprattutto per quanto concerne freesbe, go-back e palloni di spugna che mi sono sembrati abbastanza logori da usura. 3.4 PARTECIPAZIONE E INTERESSE NEGLI ALUNNI Il grado di partecipazione e di interesse negli alunni verso il progetto “scuola-sport” è sempre stato molto elevato anche perchè, con bambini di questa età, basta veramente poco, ma fatto bene e secondo giusti criteri, per coinvolgerli. L’entusiasmo che hanno i bambini è sempre eccezionale e il solo fatto che gli argomenti delle mie lezioni fossero il gioco, il movimento, lo sport rappresentava un validissimo punto di partenza per crearlo e svilupparlo. Per stimolare un bambino a fare non necessitano grandi cose perchè quasi tutti le fanno con spontaneità, semmai il problema è tenerli a freno, anche se poi ognuno ha il suo carattere e c’è magari l’estroverso che deve essere tranquillizzato o il timido che va frequentemente sollecitato. Analizzo ora la tipologia di lavoro svolta in palestra con gli alunni e come organizzavo una lezione tipo per creare interesse e fare in modo che la partecipazione fosse, nei limiti del possibile, totale. Le proposte motorie venivano presentate alternando i diversi metodi, deduttivi e induttivi, a seconda che volessi privilegiare la trasmissione di informazioni e conoscenze agli alunni (metodo deduttivo), o le capacità dell’alunno di acquisire conoscenze in modo autonomo e di fare esperienze sotto la guida dell’insegnante (metodo induttivo). Nella totalità delle attività ho utilizzato molto maggiormente i metodi induttivi, rispetto a quelli deduttivi, cercando di fare in modo che il bambino diventasse protagonista dell’apprendimento. I metodi deduttivi li ho usati quasi esclusivamente con le classi terze, quarte e quinte quando dovevo presentare l’attività sportiva prevista dal corso loro riservato, in alternanza sempre alle metodologie induttive. Se proponevo esercitazioni privilegiavo il METODO DELL’ASSEGNAZIONE DEI COMPITI, che comprende: - la spiegazione di ciò che doveva essere realizzato; - la dimostrazione dell’attività da svolgere; 113 - l’esecuzione da parte degli alunni in forma autonoma del compito motorio assegnatogli. Con questo metodo cercavo di favorire fantasia, spontaneità e creatività nell’attuazione dell’attività proposta e la ricerca dell’autocorrezione in funzione della esecuzione migliore, attraverso il confronto con gli altri. Se invece proponevo giochi sportivi preferivo il METODO MISTO (sintesi-analisi-sintesi) in cui si offre prima, mediante la sintesi, una visione dell’insieme del gioco da realizzare. A questa fase segue l’analisi delle varie parti che costituiscono l’attività e, quindi, si ricompone il gioco e lo si esegue in forma sequenziale. Con tale metodo rendevo più coerenti le correzioni e cercavo di favorire l’apprendimento di semplici e basilari tecniche sportive in tempi brevi. Il METODO PRESCRITTIVO, in cui l’insegnante predetermina ogni fase dell’attività, comunica gli esercizi, la loro durata, osserva, corregge, loda le buone esecuzioni, seleziona e sancisce, non l’ho mai considerato perchè non lo ritengo adatto a bambini delle scuole elementari. Con gli alunni delle classi prime e seconde quasi sempre e, in alternanza con i suddetti metodi deduttivi, con quelli delle classi terze, quarte e quinte, ho utilizzato i metodi induttivi per la proposta di giochi, percorsi ed esercizi. Più specificatamente ho privilegiato due metodi: il METODO DELLA RISOLUZIONE DEI PROBLEMI e il METODO DELLA SCOPERTA GUIDATA. Il primo è quello in cui si propone un problema, affinchè gli allievi lo risolvano in modo personale e creativo ponendo domande come: “Chi sa ..... ?”, “Come si può fare per .....?”, “Chi vuole .......?”. Con questo metodo facevo svolgere ad ogni alunno l’attività secondo le sue possibilità, offrendogli inoltre l’opportunità di capire non solo quello che deve fare, ma come e perchè lo fa. Il secondo assomiglia strutturalmente al precedente e, in esso, è previsto che l’allievo risolva individualmente e liberamente delle situazioni-problema, seppur con alcune restrizioni stabilite dall’insegnante. Per ogni domanda formulata dall’insegnante l’alunno deve memorizzare, comparare, trarre conclusioni e prendere decisioni, per elaborare un progetto motorio da realizzare immediatamente. Il merito principale di questo metodo è che mi permetteva di sviluppare l’attività intellettuale che l’allievo realizza attraverso la motricità. Il METODO DELLA LIBERA ESPLORAZIONE, che consiste nella ricerca di esperienze motorie, relative agli attrezzi, ai contenuti, ai mezzi, dove l’insegnante ha la funzione principale di dirigere l’attenzione degli allievi (in determinati momenti) verso l’attività più interessante e originale che 114 viene poi sviluppata autonomamente da loro, non l’ho mai usato perchè lo ritenevo un pò troppo complesso e non confacente alla realizzazione degli obiettivi del progetto “scuola-sport”. Per quanto riguarda l’organizzazione di una lezione tipo chiaramente mi dovevo attenere alle indicazioni riportate nella pianificazione delle varie unità didattiche ma, per quanto mi era concesso dal limitato tempo a disposizione, cercavo di instaurare sempre relazioni di feed-back con gli alunni. All’arrivo della classe in palestra facevo sedere tutti i bambini in semicerchio di fronte a me e, dopo i reciproci saluti, cercavo di creare un clima sereno e caloroso con brevi considerazioni personali. Quindi, per verificare quanto fosse interessata e piaciuta loro la lezione precedente, cosa si ricordavano maggiormente, che tipo di apprendimento motorio-sportivo si era realizzato, ponevo alla classe delle domande aperte che hanno sempre avuto una o più risposte coerenti ed adeguate dimostrando così che l’interesse e la partecipazione erano stati più che soddisfacenti. Passavo poi a spiegare a grandi linee quali sarebbero stati i contenuti, le proposte e gli obiettivi della lezione del giorno con l’accortezza di prestare maggiormente attenzione ad alcuni momenti più significativi. Durante lo svolgimento della lezione, mettendo in pratica le attività delle varie unità didattiche datemi, adattate e modificate in base all’ambiente, agli spazi, al materiale della palestra e al tempo a disposizione, tendevo a modulare i miei interventi a seconda di come la classe reagiva alle proposte da me fatte. Pur essendo accaduto poche volte, se notavo una certa apatia, svogliatezza, disinteresse, intervenivo per coinvolgerli, incitarli, stimolarli, invogliarli a svolgere quel gioco o esercizio con maggiore entusiasmo e partecipazione, spiegando anche le motivazioni della loro utilità e/o cambiando qualcosa per renderli più divertenti. Se invece vedevo eccessivo entusiasmo, troppa foga e voglia di fare, e ciò è avvenuto più spesso, senza mai oltrepassare però i limiti della disciplina, intervenivo per tranquillizzare gli animi, per far capire che si tratta sempre e solo di un gioco. La maggior parte delle volte comunque non è stato necessario un mio intervento “emotivo”, in quanto la reazione degli alunni alle proposte didattiche si rivelavano adeguate e coerenti, con il giusto entusiasmo ed interesse verso quello che facevano. Al termine della lezione, dopo aver fatto raccogliere il materiale utilizzato per la lezione in modo da far capire loro anche l’importanza dell’ordine, radunavo tutti i bambini insieme in cerchio e, stando in piedi, mi assicuravo che, durante quell’ora o poco meno, si fossero divertiti e avessero appreso 115 qualcosa di nuovo chiedendo loro degli imput di ritorno, domandavo se si sentivano stanchi o affaticati e ci salutavamo con un “CIAO” corale, dandoci appuntamento, se non c’erano controindicazioni, alla settimana successiva. Fra le diverse attività svolte, secondo me, hanno riscontrato maggior successo ed entusiasmo fra i bambini delle classi prime e seconde, in cui si sviluppavano le capacità motorie di base attraverso esercizi a corpo libero e con l’utilizzo di piccoli attrezzi, quelle in cui si imitavano, correndo, le andature di vari animali (cavallo, ragno, granchio, coniglio, etc...), il mimare i vari gesti che si compiono quotidianamente, gli esercizi con l’utilizzo dei piccoli attrezzi: freesbe e go-back e, soprattutto, le staffette, come ad esempio “Trasporto delle patate” e i giochi, individuali o a squadre, fra i quali particolare divertimento hanno suscitato “Il lupo e la pecora”, “Il guado del fiume”, “Il tunnel”, “Tiro al bersaglio”, “Lo scalpo”. Fra i bambini invece delle classi terze, quarte e quinte, in cui si sviluppavano le capacità motorie sia attraverso esercizi a corpo libero che con piccoli attrezzi, sia per mezzo della conoscenza e della pratica di attività sportive, maggior interesse ed entusiasmo hanno suscitato gli esercizi propedeutici-didattici e i vari giochi relativi allo sport che veniva presentato in quella classe. Con particolare piacere i bambini hanno svolto i seguenti giochi: - Atletica: “Staffette a slalom”, “Salto nel pozzo”, “Pallaguerra con regole modificate”. - Ginnastica artistica: “L’ovile”, “La biga”, “Percorso degli acrobati”. - Basket: “Gioco dell’11”, “Gioco dei treni colorati”, “Tutti insieme a canestro”. - Pallamano: “Passaggio nel tunnel”, “Il boowling”, “Discesa a tre”. - Pallavolo: “Gioco del tunnel”, “Battaglia navale”, “Esercizi a coppie”. - Tennis: “Palla bomba”, “Gioco del palleggio”, “Il muro”. Ho avuto due alunni disabili in due classi differenti e, con loro, ho dovuto fare particolare attenzione per cercare di renderli partecipi, coinvolgerli e interessarli alle attività proposte. Un bambino, di prima, portatore di handicap psichico, autistico, con l’aiuto dell’insegnante di sostegno, che lo seguiva anche nell’ora di educazione motoria in palestra, siamo riusciti a renderlo partecipe del progetto, pur con un lavoro individualizzato e di supporto nei giochi di squadra. Un altro bambino invece, di seconda, con un leggero handicap fisico agli arti inferiori e quindi di deambulazione, lavorava tranquillamente con tutti i compagni di classe ma dovevo prendere le opportune precauzioni prima di proporre un certo gioco o esercizio in modo da non creargli ulteriori difficoltà, a volte semplificandolo, altre accorciandolo, quando era possibile, solo per la sua parte. 116 Si è verificato qualche rarissimo e isolato caso di rifiuto a svolgere l’attività prevista dal progetto, ma si è trattato di eventi sporadici e temporanei, nel senso che non si è mai protratto per tutta la durata della lezione, ma si è risolto in pochi minuti. La motivazione non è mai stata perchè gli fosse sgradito ciò che doveva fare, ma solo per piccoli litigi, ripicche verso un compagno oppure per la sensazione di non essere capace di fare il compito motorio richiesto e quindi di fare una cattiva figura con i compagni e l’insegnante. Nel complesso il gradimento, l’interesse, la partecipazione e l’entusiasmo che hanno mostrato gli alunni dei miei corsi sul progetto “scuola-sport” sono stati sempre alti e per me molto soddisfacenti. 3.5 PRESENZA E PARTECIPAZIONE DELL’INSEGNANTE DELLA CLASSE A differenza di quanto avvenuto con gli alunni, la partecipazione dell’insegnante della classe non è stata continua nè particolarmente attiva. La maggior parte delle volte, anzi, era incerta la presenza stessa dell’insegnante, all’interno della palestra o in cortile, durante lo svolgimento della lezione sul progetto “scuola-sport”. Personalmente, nelle classi in cui ho lavorato, ho incontrato e conosciuto 12 insegnanti diversi ma ognuno di loro aveva un modo di approcciarsi e di vivere la lezione differente dall’altro. Tutti chiaramente accompagnavano la classe dall’aula alla palestra, dove io mi trovavo ad attenderli e, finchè i bambini non erano ordinati, in silenzio e pronti a svolgere l’attività, li seguivano, dopodichè lasciavano la gestione della classe a me, come è naturale e corretto che sia. Da questo momento iniziavano le differenti tipologie comportamentali da parte degli insegnanti, anche se ho notato una tendenza comune: quella di prestare particolare attenzione all’andamento della lezione per i primi 2-3 incontri, per poi far calare gradualmente il loro livello attentivo man mano che ci si avvicinava alla conclusione del corso. Solo in un paio di insegnanti ho riscontrato favorevolmente un costante interesse per tutte le sette lezioni, sia verso i contenuti delle proposte motorie fatte, sia verso l’aspetto comportamentaledisciplinare dei loro alunni. Questo, secondo me, era dovuto al fatto che, all’inizio, l’insegnante si voleva assicurare e accertare che la classe riuscisse a lavorare con una persona estranea, quale ero io come istruttore Panathlon, e 117 che le attività che proponevo fossero adatte alla loro età e corrispondenti agli obiettivi educativisportivi per i quali avevano aderito al progetto. In un secondo momento, considerato che si verificavano i due aspetti sopra esposti, si sentivano più sicuri e, contemporaneamente, concedevano maggior libertà opertiva alla loro classe e se la prendevano anche per se stessi. In tal modo si verificava la diversità dei tempi di presenza e delle modalità di partecipazione ai vari momenti didattico-educativi da parte dell’insegnante della classe. Posso schematizzare così le diverse tipologie comportamentali. - C’era quella che si presentava in palestra in tuta e scarpe da ginnastica, si sedeva in mezzo ai bambini a semicerchio al momento dell’accoglienza a inizio attività, giocava e faceva gli esercizi con loro durante la lezione, alzava la mano e chiedeva se non aveva capito qualcosa ma, al tempo stesso, rispettando le mie indicazioni, dava piccoli consigli e semplici correzioni a chi aveva vicino. Purtroppo una sola volta ho avuto la fortuna di lavorare con un’insegnante che si comportava in questo modo, che ritengo il migliore di porsi da parte di una maestra elementare sia come esempio nei confronti dei bambini, sia come mezzo di apprendimento e di aggiornamento professionale. - Vi era quella che accompagnava la propria classe in palestra, rimaneva presente pochi minuti per poi chiedere la possibilità di assentarsi per andare a fare delle fotocopie o a prendersi un caffè. In realtà restava fuori per tutta la durata della lezione, o per gran parte di essa, lasciando la classe a me, cosa non legale perchè, comunque, l’esperto che si presenta in palestra non è il responsabile della lezione, che resta sempre e comunque l’insegnante della classe. Fortunatamente in queste situazioni non è mai accaduto nulla di particolare perchè, in caso contrario, ad andarci di mezzo e a rispondere sarebbe stata la maestra che non si trovava dove avrebbe dovuto essere. Al di là di queste considerazioni comunque, non era una piacevole sensazione, sia per i bambini vedersi abbandonati dalla loro guida, sia per me istruttore constatare la mancanza di interesse verso l’attività che, in fondo, veniva proposta anche per loro. Non è stata certamente una situazione che si è verificata di frequente ma io credo che non dovrebbe mai accadere in un ambito scolastico, sia per rispetto nei confronti dei propri alunni sia per un minimo di professionalità. Le due esemplificazioni citate hanno rappresentato i due estremi, in positivo e in negativo, di partecipazione dell’insegnante della classe al progetto. In mezzo si verificavano gli atteggiamenti che più abitudinariamente riscontravo nel corso di una lezione. 118 - Una maestra si sedeva all’esterno dello spazio in cui si svolgevano le attività, insieme eventualmente ai bambini che, per indisposizione o infortunio, erano impossibilitati a partecipare alla lezione e assisteva, anche con interesse, a ciò che proponevo intervenendo molto sporadicamente e, se accadeva, era solo per richiamare qualcuno. - C’era quella che, sempre da seduta all’esterno, ogni tanto interveniva a voce alta per ripetere o sottolineare una certa spiegazione o regola di gioco che avevo detto e che, a suo giudizio, era particolarmente importante. - Alcune volte è capitato che un insegnante, restando in palestra e a mia disposizione nel caso ne avessi avuto necessità, si metteva a correggere i compiti. - Altre volte invece, anche perchè lo spazio in cui ci trovavamo ad operare era molto ristretto, un maestro stava in piedi vicino a me e, dopo aver ascoltato la mia spiegazione, faceva eseguire la dimostrazione pratica a qualche bambino che sceglievo io, ripetendo i punti principali, oppure, quando l’esercizio era molto semplice, dimostrava lui stesso. - Un’insegnante stava in piedi in disparte all’interno della palestra e si inseriva spontaneamente nel contesto della lezione solo per organizzare i bambini, quando c’erano da formare coppie, gruppi di alunni o squadre, diminuendo in questa maniera le perdite di tempo e permettendo alla sua classe di svolgere una maggior quantità di lavoro. - Un’altro insegnante infine, a volte durante la lezione stessa ma più spesso al termine, mentre io salutavo la classe e facevo raccogliere e riordinare il materiale utilizzato, provava da solo a mettere in pratica le indicazioni da me date, sperimentandole proprio come stavano facendo, o avevano fatto in precedenza, i suoi alunni. In conclusione, la risposta delle maestre e dei maestri che ho incontrato è stata molto diversificata ma un’importante considerazione da farsi è che tutti gli aspetti trattati (presenza, partecipazione, interesse) sono molto soggettivi perchè, primariamente, bisogna vedere le motivazioni che spingono un insegnante a fare questo lavoro: se lo fanno per passione e perchè piace, se per portare a casa lo stipendio oppure, malgrado ci sia anche buona volontà di base, dopo parecchi anni che lavorano, visto come funziona la scuola, perdono l’entusiasmo di insegnare. In nessun caso io ho notato il problema dell’invadenza, insegnanti cioè che si intromettono nella lezione parlando di argomenti “tecnici” che non spettano loro o che fanno delle puntualizzazioni inopportune, e, su questo positivo aspetto, molto probabilmente ha influito l’azione preventiva svolta dai responsabili del Panathlon con le riunioni informative prima dell’inizio del progetto. 119 Mettendomi nei panni dell’insegnante di classe comunque immagino che non deve essere facile gestire questa particolare situazione di compresenza, perchè non è semplice sapere e capire se, come e quando, intervenire nel contesto di una lezione gestita da una persona più competente in quella materia che viene appositamente in quella scuola e solo per quell’ora a settimana. E, in quest’ottica, se ho spesso riscontrato una certa mancanza di partecipazione alle attività proposte, devo anche assumermi le mie colpe e responsabilità per non aver fatto in modo, a causa della mancanza di tempo o del dare priorirà ad altre finalità, di cercare di coinvolgere attivamente nelle lezioni, e quindi nel progetto, anche l’importante componente dell’insegnante di classe, verso la quale, del resto, si rivolge uno degli obiettivi che il Panathlon si è posto applicando il progetto “scuola-sport” nelle scuole elementari. 3.6 CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE Con l’esposizione di questo lavoro ho cercato di mettere in evidenza prima di tutto quanto sia complicato e irto di difficoltà il cammino per poter introdurre delle novità in ambito didattico nelle scuole statali elementari, nonostante le recenti leggi sull’autonomia scolastica e benchè ci possa essere alla base una capillare azione di persone capaci e competenti e di una struttura organizzata e attiva come il Panathlon, e poi come l’educazione motoria per i bambini fra i 6 e gli 11 anni sia sempre un capitolo molto lacunoso e del tutto insufficiente dell’istruzione in Italia. Servono iniziative interessanti e ben strutturate come quella del Panathlon con il progetto “scuolasport” per far capire l’importanza del movimento in questa fascia d’età e per stimolare la pratica dell’attività sportiva nel bambino ma, da sole, non bastano. Il futuro di questo progetto è la speranza e la fiducia in una sua espansione. Espansione su due versanti: 1) i comuni limitrofi e facenti parte del territorio del Panathlon Club La Malpensa; 2) presentare il progetto e tutto ciò che è stato fatto alle altre province e agli altri club del Distretto. Come è stato messo in evidenza in queste pagine, però, non è un lavoro breve nè di facile realizzazione. A Busto Arsizio ci sono voluti due anni dal momento dell’ideazione a quello della partenza del progetto nelle scuole e i problemi più difficili da risolvere, per poterlo attuare anche altrove, 120 saranno capire da chi andare, dove bussare e cosa fare, considerando attentamente che ogni realtà sociale, ogni comune, ogni ambiente è diverso l’uno dall’altro. Diventa quindi importante il tipo di approccio che ci deve essere: dove andare a chiedere il finanziamento, il perchè è utile e serve l’attività che si vuol proporre, come entrare nelle scuole, come vincere la diffidenza nell’ambiente scolastico, il coinvolgimento dei dirigenti scolastici nell’iniziativa, facendo loro conoscere il Panathlon e le sue finalità. Personalmente, lavorare su questo progetto nelle scuole è stata un’esperienza molto positiva e costruttiva sia dal punto di vista umano che professionale. Ho potuto constatare praticamente sul campo un’amara realtà che, da sempre, sento discutere riguardo il problema scuola-attività motoria: il rammarico che gli insegnanti di educazione fisica non possono entrare nelle scuole elementari! Chiunque di noi potesse avere a disposizione in palestra due volte alle settimana, in orario scolastico, i bambini di questa fascia di età, potrebbe fare molto per sviluppare le loro capacità e permettergli di arrivare in prima media con un livello motorio molto buono, a differenza di quello che avviene attualmente, e che è sempre accaduto in Italia. Questo progetto del Panathlon costituisce anche una valida opportunità lavorativa, ricca di valenze professionali e didattiche, per noi insegnanti di educazione fisica che viviamo spesso di tante attività saltuarie. Io condivido pienamente le considerazioni e le riflessioni del coordinatore del progetto “scuolasport”, Prof. Castelli, secondo le quali non dovrebbero esserci delle associazioni private, (come il Panathlon nel caso considerato), a fare questo tipo di attività nelle scuole elementari ma dovrebbero esistere da programma ministeriale con il personale competente a insegnare. Per assurdo, se proprio tra i cinque anni delle elementari, i tre delle medie e i cinque delle superiori non si vogliono avere cinque anni di educazione fisica o motoria, è meglio non avere i cinque anni alle superiori piuttosto che i cinque alle elementari. Questo perchè la mentalità sportiva, intesa come persona che sa che l’attività fisica-motoria fa bene prima di tutto a se stessi, oltre alla cultura sportiva (che in Italia è praticamente inesistente), alle scuole superiori ormai dovrebbe essere consolidata, alle medie è terreno fertile e, alle elementari, è terreno vergine sul quale si può lavorare molto bene. Se alle elementari si educano i bambini in un certo modo, alle medie si inquadrano definitivamente e alle superiori vanno avanti da soli in modo soddisfacente. 121 La proposta, che esisteva, di far entrare nel biennio finale, 4° e 5° superiore, le Federazioni che, con i loro allenatori, andavano nelle scuole a svolgere gli allenamenti delle loro discipline, a scapito di avere queste ore alle elementari, sarebbe molto interessante e positiva. A 16-17 anni un ragazzo è quasi formato come persona e, in quel momento, gli serve qualcosa di tecnico, cosa che, del resto, già gli insegnanti di educazione fisica fanno nelle ore a loro disposizione. Le generazioni attuali, man mano che si va avanti, diventano sempre più scarse dal punto di vista motorio e, se fino a qualche anno fa, in una classe si contavano i pochi che avevano difficoltà nelle capacità coordinative, adesso si devono contare i pochi bambini agili e coordinati. Questo anche perchè la scuola, al giorno d’oggi, richiede maggior impegno e occupa sempre più tempo, di modo che i bambini non trovano spazio per fare attività sportiva e giocare. Se non hanno dei genitori che si interessano allo sport e portano i loro figli a praticare una determinata attività sportiva, questi non farebbero niente rimanendo a un livello motorio scadente, ma non è del tutto colpa loro, visto che non ricevono gli stimoli adeguati. Il progetto “scuola-sport”, analizzato in questo mio lavoro, ha cercato di far fronte a questo grande problema: privare un bambino di un’adeguata e corretta educazione motoria per tutta la durata delle scuole elementari è come lasciare un bambino senza genitori fino ai 12 anni e poi, da quel momento, darglieli! E’ insensato. Le impronte si danno dai 5-6 ai 13-14 anni perchè le matrici motorie di base, in questo arco di tempo, sono morbide e da modellare, dopodichè, se non si è capaci di fare un determinato gesto motorio, difficilmente si impara. In conclusione, quindi, ritengo che siano da accogliere e da apprezzare con notevole encomio iniziative come quella del Panathlon Club La Malpensa, ma, attorno, si dovrebbe sviluppare un’azione concreta e radicata in modo da sollecitare chi ha il potere di gestire la strutttura didattica della scuola in Italia a cambiare ordinamenti e programmi che, almeno per quanto concerne l’educazione motoria nelle scuole elementari, sono ormai obsoleti e superati. 122 BIBLIOGRAFIA 123 A.A.V.V. : “Guide Minibasket”. FIP-CNMB, Federazione Italiana Pallacanestro sez. minibasket, Roma 1992-’93. A.A.V.V. : “Minibasket: regolamento di gioco”. FIP-CNMB, Federazione Italiana Pallacanestro sez. minibasket, Roma 1992-’93. A.A.V.V. : “Corpo, movimento, prestazione”. CONI / I.E.I., Roma 1987. ALBERTO CASTELLANI - ANGELO D’APRILE - STEFANO TAMORRI : “Tennis training”. Società Stampa Sportiva, Roma 1992. ALBERTO CASTELLI : “Educazione motoria, una proposta di pianificazione didattica”. Tesi di diploma ISEF, Milano, Anno Accademico 1992-1993 sessione di luglio. ANNA CLAUDIA CARTONI - DANIELA PUTZU : “Ginnastica artistica femminile”. Ed EmiErmes, Milano 1990. ENRICO BAZAN : “Pallavolo: didattica e gioco”. Ed. Edi-Ermes, Milano 1997. LAURA BORTOLI - CLAUDIO ROBAZZA : “Preatletismo generale a coppie”. CONI, FIDAL (Federazione Italiana Atletica Leggera) / Centro Studi e Ricerche, Roma 1994. MARCO VECCHI : “Senior Tennis”. Società Stampa Sportiva, Roma 1994. MARISA MUZIO : “Psicopedagogia dello sport”. Ed. Edi-Ermes, Milano 1988. MAURIZIO MONDONI - MAURIZIO CREMONINI - ANTONINO DE GIORGIO - GUIDO MARCANGELI : “Conoscere e insegnare il minibasket”. FIP, Federazione Italiana Pallacanestro, Roma 1998. PANATHLON INTERNATIONAL : “Quarant’anni nello sport”. Ed. Bonechi, Firenze 1991. 124 RENATA SOLIANI : “Educare il movimento educare attraverso il movimento”. Libreria dello sport, Milano 1995. - Riviste consultate: ASSESSORATO ALLO SPORT E TURISMO DELLA PROVINCIA DI MILANO : “Tuttinsport”. Gli esempi di lezioni riportati sono state tratti dalle dispense per gli insegnanti sulle unità didattiche realizzate da Alberto Castelli nell’ambito del progetto “scuola-sport”. 125