EGTDIO MENEGHETTI 98 La Prefazione a Confidenze di Hitler e le Direttive per la liberazion e L'agosto del '44 fu per molti aspetti Wl mese fondamentale nell'attività del nostro: intorno a lui si serravano i ranghi, e aumentavano le preoccupazioni per la sua salvezza, mentre continuava a organizzare e comunicare con insistenza per i rifornimenti. Trovò il tempo, nonostante tutto (<<Anten. sempre preso da lavoro di enorme mole, in ogni suo minuto di tempo. Non può far più miracoli di così», scriveva l'azionista Ottavio Del Piero, responsabile del servizio informazioni del Comitato regionale, a Solari144 ) per scrivere una importante riflessione sul nazismo e sul fascismo nella prefazione alle Confidenze di Hitler raccolte da Hermann Rauschning. Il volume, tradotto dal tedesco da Paola Zancan, sorella di Lanfranco e docente di Antichità greche e romane alla facoltà di Lettere, e certamente rivisto da Meneghetti 145 , venne stampato da Giovanni Zanocco, che per il Comitato veneto pubblicava opuscoli, manifesti, giornali clandestini. Era un lavoro ben diverso dai volantini e anche dal giornale del Cln. I piombi delle 300 pagine, composti dalla tipografia Gualandi di Vicenza, vennero trasportati a Padova con la macchina del prof. Flarer. Il volume venne stampato nella tipografia clandestina nascosta nella cripta della chiesa di S. Prosdocimo, nei pressi di Porta Pontecorvo. Amleto Sartori, giovane artista padovano, scultore e incisore, disegnò l'immagine di Hitler sulla copertina e una sopraccoperta che mascherava il contenuto del libro con il titolo di Avventure di Pinocchzò 14G . Al coraggio e all'entusiasmo di Zanocco Meneghetti rendeva esplicito omaggio nella chiusa della prefazione: «Questo libro, nella sua veste italiana [".] è tuo, amico editore-tipografo. Per esso hai più volte arrischiato vita e libertà [ ... ] Ti ringraziamo e ti accontentiamo: hai chiesto che l'intero provento della vendita sia dato alle famiglie dei patrioti impiccati e fucilati. Sarà fatto. E così dalle parole di Hitler miracolosamente, verrà un poco di bene. Succede talvolta che nello stagno più marcescente sboccia tra i miasmi, l'immacolata ninfea»147. l'' Politica e organizzazione, I, cit., p. 303. 1·15 Il dattiloscritto della traduzione, con correzioni autografe di Meneghetti, in Aivsrec, b. 37. Cfr. La rivin cita di «Pinocchio» storia vera che par quasi incredibile ("Vita Libera " Quotidiano della sera del Comitato di liberazione nazionale, 18 maggio 1945 ). I volumi erano stati rilegati in casa del prof. Flarer, ad opera di Ida D'Este (c he sarebbe stata arrestata con Meneghetti il 7 gennaio 1945 ), Titti Zancan, Vittoria Zara, Luisa Spagna, Zaira Pecozza, Attilio Agostini, Pasqua- le p~ ano c Gigliola Valandro. U libro ebbe due edizioni, nel settcmbre '44 e nel g nnaio '45; vcnduto in t!poca c1~II)clestina a non meno di 100 lire, a scop di solidarietà, Ilvc\la \'t'\ggiullto, nelle poche copie sup l'stiti del dopoguerra , quotazioni notevoli. I<{, Cfr. M. DalPra "Procopio", Venti mesi di stampa clandestina, in Anche !'Italia ha vinto, cit., p. 232; Gaddi, Saggio sulla stampa clandestina, cit. , p. 97. '<7 A.F. , Prefazione a H. Rauschning, Confidenze di Hitle r, Padova 1944, p. XXII; Scritti clal1destmi, pp. 61-83; Poesie e prose, pp. 155-165; qui doe. 24. ALLA GUIDA DELLA RESISTENZA VENETA 99 La prefazione, dopo aver chiarito l'atten dibilità della fonte, era una acuta e innovativa analisi del linguaggio di Hitler, «cui ogni argomento [. .. ] serve di te testO per esporre, divagando, domine e sentenze, disegni e vaticinli, rancori ~ minacce». Avvi.ava una riflessione sulla guerra in corso, ù) cui «la violetlZa è organizzata, la crudeltà imposta, la rapina metodica, il terrore ufficiale. E di rutta questa prassi onenda, le premesse teoriche sono qui, nelle pal'ole di Hitler [.. .J Come se rispetto eli umani principii e dignità d'uomo e ODore di soldato sieno concepibili dove manca la giustizia e come se la giustizia esista dove l'innocente e volutamente punito per il reo». Dal conEronto tra nazismo e fascismo scaturiva cbe entrambi avevano cagionato «corruzioni tanto va te e profonde» 0he derivavano da «mancanza di critica di controllo e, insomma di libertà». Nella seconda parte, mettendo a confronto Hitler e Mussolini, illustrava con pochi icastici esempi la vacuità e la vanità del dittatore italiano, a partire da affermazioni contenute in un suo «recente 1ibro»148, che facevano di Musso1ini un demagogo mediocre e vile «che manca di ogni grandezza: anche nel male»149. La prefazione ricordava anche - ed è, per quanto ne sappiamo, uno dei rarissimi esempi di queste informazioni in un documento resistenzia1e - il «rassegnato lamento degli ebrei miserandi, braccati, scovati in ogni rifugio, premuti negli immondi vagoni del bestiame e condotti a morire di stenti»: con l'accenno a questa immane tragedia si concludeva l'elenco delle inaudite violenze scatenate da Hitler, la «belva diabolica che sorge dagli abissi». A questa riflessione alta sulla tragedia del mondo, Meneghetti accompagnava nello stesso periodo una precisa disamina delle possibilità strategiche e operative delle formazioni partigiane nel Veneto. Si tratta del documento intitolato Direttive circa l'azione dei patrioti per la liberazione del Veneto, firmato dal Comando regionale, ma di mano di Meneghetti secondo Lanfranco Zancan, vicecomandante e suo più diretto collaboratore 150. Dopo aver rilevato che il territorio veneto era il più importante passaggio verso la Germania e necessario ai tedeschi per l'ultima retrovia in Italia, indivi- Ho Si tratta dello scritto di Mussolini Il tempo del bastone e della cal'Ota. Storia di un anno (ottobre 1942-settembre 1943), edito c~me supplemento al "Corriere della Sera", n. 190,9 agosto 1944-XXII. H9 A.F., Pre!trzione, cit. , p. XXI. 1511 Il docum ento (conservaLO in due copie, di cui una mancante della p~urc iniziale, in Aivsrec, b. 51 , fase. Verbali -circolari), databil tra l'agosto e il settembre del 1944, comunque prima dei grandi rastrellamenti del Veneto e del Friuli , è edito in Politica e organizzazione, I, cit., pp. 145·149. L'attribuzione a Meneghetti in Zancan, Egidio Meneghetti e la R esùtenza nel Veneto, cit., p. 27. EGIDIO ivl ENEGHETTJ 100 duava nella «.liberazione delle nostre città e del territorio, impadronendosene prima dell'arrivo deali alleati» l'obiettivo prioritario, in questo concorde con la linea del Partito comunisra l51 . A questo fine tutte le formazioni erano chiamate a partecipare all'insurrezione, a muoversi in solidale collaborazione e interpretando correttamente la situazione di ogni località, data la riconosciuta impossibilità per il Comando regionale di «accentrare la condotta delle operazioni». La scarsità di uomini e di mezzi consigliava azioni di guerriglia e di sabotaggio, non scontri diretti: «Si ricordi che le formazioni partigiane hanno sempre creato gravi problemi per gli eserciti regolari laddove hanno saputo sfruttare le proprie caratteristiche peculiari (leggerezza, mobilità perfetta, conoscenza dei luoghi, ardimento individuale), ma sono andate incontro ad insuccessi ogni volta che si sono lasciate agganciare ed impegnare a fondo da formazioni regolari superiori in forza e mezzi»152. «Le formazioni partigiane - ammoniva - devono fare la guerra che possono fare non quella che vorrebbero o che sarebbe più desiderabile»153 . Realismo, dunque: poiché il nemico era sempre superiore toccava ai comandanti essere responsabili, non correre rischi inutili, fare la guerra che si poteva fare. A questa attenzione alla vita degli uomini impegnati nella lotta armata si può fare riferimento anche relativamente al problema delle truppe cecoslovacche da far «passare» dall' esercito tedesco alla resistenza italiana, problema di cui si occupò, senza risultati, la Frama 154 . La proposta di diserzione era stata formulata dal cappellano militare. Meneghetti «affermò recisamente [ ... J che data la delicatissima condizione delle forze partigiane in pianura un eventuale passaggio a loro delle truppe cecoslovacche in fase preinsurrezionale era non solo sconsigliabile, ma impossibile ad attuarsi. Anch'egli era del parere che si dovesse pazientemente attendere»155. A settembre i tedeschi trasformarono i cecoslovacchi in lavoratori coatti, disarmandoli. Gli arresti nel Veneto misero fine a qualsiasi ipotesi di collaborazione 156 . Rinvio, per l'analisi di questo aspetto d ella Resisten za, a L'in.w rrezione e il partito , cito Direttive... , in Politica e organ izzazione, I, cit., p. 147. 153 Ivi, p. 148: il corsivo è nel tes to. \5< Cfr. E. Franceschini, Nota sui rapporti/m le truppe cecoslovacche e i patrioti dell'Italia scttentriunale durante zl1 944·45 , "Il movimento di liberazione in Italia" , 64, 1961 , pp. 50-66, ora in Id. , Uumini /iberi, pp. 27-49. 155 Ivi, p. 38. 15 6 Ivi, p. 45. Per tutte le trattative che si intrecciarono con gli Alleati attraverso i Diena e Marchesi in Svizzera v. Carteggio , passim. 15 1 152 ALLA G UIDA DELLA RESISTENZA VENETA 101 «lo lavoro chiuso ermeticamente» Con settembre iniziava per il nostro un nuovo periodo. Il 3 scriveva una lunga lettera agli amici azionisti del Clnai in cui, dopo aver tracciato nelle Une essenziali la storia e l'evoluzione della Resistenza nel Veneto, sottoponeva all'atten zione del centro un piano militare elaborato nella regione, chiedendone un parere decisivo per la strategia resistenziale. Alla lunga disamina dei problemi e dell'avvio del piano finale , presago del periodo che si stava avvicinando ma consapevole di aver fatto il possibile aggiw1geva una postilla: <<Venendo ora a una qu.estione personale, vi pregherei di sostirwnru. Desidererei molto andarmi a riposare qualche temp tra le formazioni "Italia Libera " dove vi sono molti miei studenti. Da vecchio ufficiale degli alpini, penso (ed è forse presunzione) che potrei svolgere qualche opera utile sotto l'aspetto strettamente militare. E, anche politicamente è bene scambiare ogni qual tratto gli uomini»157. Non gli fu possibile ottenere l'avvicendamento né il «riposo» tra i giovani delle formazioni Italia Libera sulle pendici del Grappa; dovette invece entrare in clandestinità. A settembre usciva il volume di Rauschning con la copertina di Amleto Sartori, e fu una beffa per l'occupante e un duro attacco a Mussolini. L'offensiva nemica era in pieno svolgimento, i lanci non arrivavano 158 , era difficile stabilire comunicazioni. Giorgio Diena, rientrato clandestinamente a Padova, non riusciva a mettersi in contatto con Meneghetti che aveva cambiato casa perché «ha avuto in questi giorni qualche noiosa visita ad un componente, anzi ad una, del suo stato maggiore: ma sembra non sia cosa grave»159. Era, invece, una ulteriore avvisaglia di quanto si stava preparando in città: dopo le forche in via S. Lucia, era partita una grande caccia all'uomo, che diede i suoi frutti. Alcune staffette vennero fermate, agli inizi di settembre il responsabile deI servizio informazioni, Ottavio DeI Piero, aveva dovuto distruggere un voluminoso pacco di corrispondenza 160 , il 22 settembre veniva arrestato in via Ospedale Giuseppe Calore 161 . La caccia era bene indirizzata: lo stesso 22 settembre «si presentavano alla portineria dell'Istituto di farmacologia alcuni sedicenti questurini» alla ricerca di Zancan e Meneghetti: la circostanziata denuncia di Zancan alle autorità accademiche venne discussa nel Consiglio della facoltà di Medicina il 12 ottobre. Il 157 Politica e organizzazione, I, cit., pp . 306-308: la citazione a p . 308. «Antenore [ ... ] da più di un mese non riceve nulla», è la sconsolata annotaz ione di Franceschini, Ca rteggio, p. 407 (a Wanda Diena, 25 settembre 1944). 159 Ivi, p. 403 (Diena a Franceschini, 23 settembre 1944). 160 Cfr. la lettera di Del Piero a Carlo [Solari, ndcl del3 settembre in Politica e organizzazione, I , cit., pp. 308-3 09. 16 1 Cfr. Ventura, Padova nella Resistenza, cit. , p . 31 9. 153