STORIA LOCALE Quando i ragazzi si tuffavano nelle acque del Laghettone N on c’era solo il “Laghettone”, ma pure il “Laghett maledì”. E poco importa la genesi del nome: anzi, se fosse vera la versione accreditata dai ronchesi più anziani c’è proprio da rimpiangere quegli anni. Pare infatti che i ragazzi di un paio di generazioni fa preferissero un salutare bagno negli stagni del paese, la domenica pomeriggio d‘estate, anzichè le programmate lezioni di dottrina in chiesa. Tanto bastò - o forse perchè si racconta pure di tuffi senza costume addosso - perchè l’allora parroco don Biagio Rossetti non ci pensasse due volte a recarsi sul posto per... maledire, nientemeno, che il malcapitato laghetto. Che da allora si portò appresso tale nomea. 26 L’area al confine con Carnate era caratterizzata da alcuni stagni. Che il parroco arrivò a... maledire A dispetto della quale va considerato il fatto che fosse ritenuta una sorta di piscina all’aria aperta: considerate le condizioni attuali della zona vien proprio da riflettere. La zona umida con bosco annesso si trova a fianco del complesso delle scuole elementari, sulla strada che porta a Carnate. Si tratta di un’ex cava localizzata al confine La Torretta ● giugno 2006 STORIA LOCALE ‘na fopa ‘na büsa ‘na broca de acqua un cadén toeutt marôn l’è ciamà “laghetôn” Paolo Oggioni sud del territorio comunale. Tale zona è chiamata “Laghettone” proprio per la presenza di uno stagno ma una volta si dice fossero molti di più e il “Laghettone” fosse il più vasto - con evidenti segni di interramento dovuti al massivo sviluppo della componente vegetale autoctona... La descrizione è tratta dall’agile opuscolo “A piedi per Ronco: la riscoperta della natura e della storia”, pubblicato nel ‘98 a cura dell’Amministrazione Comunale. Ora l’intera zona è completamente cambiata e anche le caratteristiche naturalistiche dell’area sono state messe a dura prova da varie forme di inquinamento. Resta il fascino che il “Laghettone” ha sempre avuto per i ragazzi del paese: da chi vi ha fatto i primi bagni essendo mare e piscine autentici miraggi; a chi, in anni più recenti, vi ha trascorso pomeriggi interi con la canna da pesca tra le mani. E non mancano aneddoti da cro- naca nera: come l’annegamento di Gesuina Motta, una bimba di 10 anni, che perse la vita nella Peschiera (così raccontano gli almanacchi) nel giugno del 1836. Un altro ragazzino di 11 anni, Buono Cantù, perse la vita nei laghetti della zona, «affogato per motivo d’esservi colà portato a nuotare». Nel gennaio del 1984 la colonnina di mercurio scese a meno quindici: il “Laghettone”, divenuto un blocco uniforme di ghiaccio, divenne per giorni la delizia di ragazzini in pattini. Dai tuffi ai pattini: ora tutto resta un semplice e nostalgico ricordo. UNA ZONA DI GRANDE IMPORTANZA NATURALISTICA L’area del “Laghettone” ha sempre rivestito un interesse particolare anche dal punto di vista naturalistico. Significativa - soprattutto in anni passati - la presenza della flora e della fauna tipica delle zone umide della Brianza. Si legge ancora nel volumetto “A piedi per Ronco”: «Durante la stagione invernale l’acqua dello stagno gela e si rivela ben poco dell’attività che lo contradistingue in estate; proprio perchè la mancanza di luce e le basse temperature impediscono la crescita delle piante acquatiche tipiche di questo ecosistema, la parte superiore di tali piante muore, ma i fusti sotterranei sopravvivono La Torretta ● giugno 2006 fino al risveglio della bella stagione...». Nei periodi primaverili, infatti, la componente vegetale acquatica invade la superficie dello stagno interamente, soprattutto in conseguenza dell’abbassamento del livello dell’acqua. Durante la stagione estiva è ancora possibile segnalare la presenza di specie quali la “Thypha latifolia” e “Nynphaea alba”, che rendono con i loro fiori il paesaggio all’intorno abbastanza suggestivo, allietato nei mesi di giugno e di luglio dal gracidio delle rane. Ai bordi dello stagno si trova invece una fascia boscata costi- tuita da specie di piante che preferiscono vivere solo in ambienti molto umidi (igrofile), quali la “Populus nigra” (Pioppo) e “Salix alba” (Salice), sostituite invece nella parte più a sud-ovest dalla Robinia, specie estremamente adattabile, purchè non vi sia scarsa luce come può avvenire in un bosco. Pur sembrando apparentemente poco salubre, forse per la presenza di zanzare e altri piccoli organismi, si tratta di un ambiente molto ricco di specie animali (anfibi, uccelli e qualche mammifero come il surmolotto) e molto fragile, ultimamente minacciato da svariate forme di inquinamento. 27