GIOVANI E SENSO RELIGIOSO
Il senso religioso come “sintesi dello spirito”
In un prezioso opuscolo* del 1966 Don Luigi Giussani, impegnato nello sviluppo di “Gioventù Studentesca”, che in seguito sarebbe diventata “Comunione e Liberazione”, sviluppa una serie di
punti organicamente protesi a costruire una traccia per il cammino religioso dell’uomo. In esso l’autore riordina alcune note
oggetto di numerosi convegni, corsi e lezioni tenute e stende per
iscritto con sistematicità le linee dello sviluppo del suo pensiero.
Il valore del contenuto è confermato anche dalla grande partecipazione mediatica che si è tenuta a livello mondiale nella primavera di quest’anno per una rilettura del pensiero di “Don Gius”.
Dall’introduzione presentiamo alcune considerazioni sempre
attuali.
a cura di Luigi Zanolli, vice presidente ACLI-FAI
A che livello della nostra dinamica interiore, a che
livello del nostro sentimento e pensiero si colloca il
senso religioso? Ci sono domande che s’attaccano
alla radice stessa del nostro moto umano: per che
cosa vale la pena che io viva? Quale è il significato
della realtà? Che senso ha l’esistenza?
Il senso religioso è esattamente al livello di queste
domande; più precisamente il senso religioso sorge
con l’emergenza in quelle domande di un aggettivo
(o avverbio) molto importante: quale è il senso
esauriente dell’esistenza? Quale è il significato ultimo
della realtà? Per che cosa vale la pena in fondo di
vivere?
Si tratta di domande ad un livello inevitabile, implicito in qualunque posizione umana. Per ciò stesso
che uno vive cinque minuti afferma l’esistenza di
un qualcosa per cui ultimamente vale la pena vivere in quei cinque minuti; per ciò stesso che uno
Il quadro di Eugène Burnand (Les disciples Jean et Pierre accourant au sépulcre
le matin de la résurrection, 1898, Museo d'Orsay, Parigi) utilizzato per la copertina de Il senso religioso. Giovanni e Pietro accorrono al sepolcro di Gesù
dopo la resurrezione.
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prolunga la sua esistenza, afferma l’esistenza di un
quid che sia ultimamente il senso per cui vive. Il
contenuto del senso religioso è una implicazione
inevitabile: come uno aprendo gli occhi vede i colori e le forme, così uno per ciò stesso che vive
implica quello. È la natura stessa della ragione, del
nostro pensiero, della nostra coscienza che si pone
come senso religioso.
Perciò l’atteggiamento religioso è nel marxista convinto come nel cattolico: non esiste ateo che possa
scrollarsi d’addosso questa implicazione.
Qualunque principio o valore si ponga come risposta a quelle domande, è una religiosità che si esprime ed è un dio che si afferma: e infatti a quel principio, qualunque esso sia, l’uomo dà incondizionata devozione. E non c’è assolutamente bisogno che
sia teorizzato, non c’è assolutamente bisogno che
sia espresso in sistema mentale: può essere una
implicazione in una banalissima pratica di vita. Può
essere la propria ragazza, gli amici, il lavoro, la carriera, i soldi, il potere, la politica, la scienza: ma qualunque sia l’implicazione ultima che la coscienza
umana realizza di fatto vivendo, è una religiosità
che si esprime e un dio che si afferma. Magari il dio
di un istante, di un’ora, di un periodo…
Proprio per sua natura il senso religioso è un fattore ineliminabile, è – come si suol dire – dimensione di ogni gesto, di ogni minuto di esistenza. Se
qualcuno sfuggisse a quello che noi identifichiamo
col dio, comunque lo si intenda, come il Partito
guida o il Progresso della Scienza oppure il Dio cristiano, non sarebbe più dio, perché ci sarebbe qualcosa di più profondo di esso implicato da noi,
intrinseco al nostro modo di agire.
Il senso religioso quindi coincide con quel senso di
originale, totale dipendenza che è l’evidenza più
grande e suggestiva per l’uomo di tutti i tempi,
comunque sia stata tradotta, nella fantasia primitiva
o nella coscienza più evoluta e pacata dell’uomo
civile. Il dio è il determinante di tutto, è il fattore da
cui non si può sfuggire mai. È come se dentro di
noi ci fosse un’esigenza che ci spinga ad una totale
devozione verso qualcosa da cui tutto dipende. Ed
è proprio questo qualcosa che si chiama, nella tradizione cristiana, esplicitamente Dio...
Tale energica inclinazione è, come abbiamo visto
Continuazione a pag. 10
* L. Giussani, Il senso religioso, Jaca Book, 1966
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