Tempo
di
Grazia
per lo
Spirito
Tempo
di
Grazia
per lo
Spirito
Anno 6 Numero 13
4 Aprile 2015 - Euro 0,50
Gli auguri dell’Arcivescovo ai fedeli di Capua per la Pasqua 2015
Occhi che raccontano
L’annuncio della Resurrezione vince la morte di ogni uomo
“Nel rumore assordante del
mondo che desidera stordirsi perché è triste accorgersi del vuoto
di esistenze senza senso, una notizia strabiliante e in-credibile attraversa i secoli e proclama
ancora di non cercare tra i morti
Colui che è risorto. È la bella notizia del cristianesimo.
La Risurrezione di Gesù rimuove
la pesante pietra dei nostri egoismi e ci fa uscire dalla prigionia
del nostro rifiuto di amare. È il
dono del Risorto che, come tutti i
regali, non ha motivazioni se non
quella della gratuità dell’amore.
Lo documenta bene l’apostolo
Paolo quando scrive ai cristiani
di Roma: “A stento si trova chi
sia disposto a morire per un giusto; forse ci può essere chi ha il
coraggio di morire per una persona dabbene. Ma Dio dimostra
il suo amore verso di noi perché,
mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi“(Rm
5, 7).
Esulti il coro degli angeli, esulti
l’assemblea celeste, canta il diacono all’apertura della Veglia di
Pasqua. Il “Preconio pasquale” o
Exultet racconta la strabiliante
avventura nella quale l’uomo è
coinvolto da Dio Creatore e Salvatore ed ha espressioni paradossali che esprimono lo stupore di
fronte all’iniziativa dell’Onnipotente: “Felice colpa che meritò di
avere un così grande Redentore!”. Il peccato originale viene
chiamato felice colpa. “O immensità del tuo amore per noi! O
inestimabile segno di bontà: per
riscattare lo schiavo, hai sacrificato il tuo Figlio!”.
Dire oggi all’uomo sfiduciato e
stanco, che non crede più a nessuno ma sa che l’unica certezza è
SOMMARIO
PAG. 5
PAG. 8 E 9
La nostra croce: albero della nostra salvezza
La festa in onore della Vergine Maria dell’Agnena
PAG 11
PAG 13
Corteo
Nazionale
per la
Vita
La famiglia Merola avrà una casa
2
Anno 6 Numero 13
4 Aprile 2015
OCCHI CHE RACCONTANO
Calendario
SEGUE DA PAG. 1
la morte: “Gesù è il Signore,
Gesù è il Risorto”, significa dirgli: “sappi che la fede in Cristo
dà senso alla tua vita, ti libera da
te stesso e ti riscatta dall’ultima
sconfitta che puoi subire, perché
con Lui la morte la vinci e la superi”.
Che traspaia dai nostri volti lo
splendore del Risorto, che i nostri occhi raccontino lo stupore
dell’incontro con Colui che ha
vinto la morte, che i compagni di
viaggio su questa terra, segnati
dalle contraddizioni e talvolta feriti dal male, si accorgano che
anche per loro è la liberazione e
si lascino contagiare dal bene.
Buona Pasqua”.
Salvatore, arcivescovo
Foto tratte dalla celebrazione
della Messa Crismale
del 2 Aprile 2015
Incontri con S. E. Mons. Salvatore Visco
Nel tempo di Quaresima l’Arcivescovo, Mons.
Visco, ha deciso di svolgere degli incontri domenicali con varie realtà Diocesane. Riportiamo di seguito il programma dell’incontro e le componenti
del Popolo di Dio suddivise per le diverse domeniche:
Atrio Seminario Accoglienza e
Presentazione
ore 9:45 Sala Baccarini Incontro dialogico con
l’Arcivescovo
ore 11:00 Spostamento nella Chiesa Cattedrale
ore 11:30 Santa Messa
-----------II Domenica di Pasqua (Divina Misericordia):
Operatori della Carità
ore 9:00
Non cerco di convincere d’errore
il mio avversario, ma di unirmi a
lui in una verità più alta.
Jean-Baptiste Henri Lacordaire
Se posate la mano su una cosa
fresca, presto questa cessa di esserlo; il nuovo è freschezza. Il bisogno di nuovo è bisogno di
freschezza. La sola freschezza
che non si riscaldi è Dio
Jean Cocteau
Noi lavoriamo ma il nostro lavoro ci oltrepassa.
Benedetto Croce
Insegnami la dolcezza ispirandomi la carità, insegnami la disciplina dandomi la pazienza e
insegnami la scienza illuminandomi la mente.
Sant’Agostino
Un lungo viaggio di mille miglia
si comincia col muovere un
piede.
Lao Tze
La vita è una grande sorpresa.
Non vedo perchè la morte non
dovrebbe essere una sorpresa ancora più grande.
Vladimir Nabokov
La vita di chiunque è abbastanza
lunga se la si risparmia. E non è
un mediocre vantaggio fare ogni
cosa al momento giusto.
Erasmo da Rotterdam
Il corpo in verità è il vestito
dell’anima, che vive nella voce,
e perciò è giusto che il corpo attraverso la voce canti con
l’anima lodi a Dio
Ildegarda di Bingen
CHIESA
Anno 6 Numero 13
4 Aprile 2015
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Domenica di Pasqua (della Resurrezione del Signore)
“E vide e credette”
MONACI BENEDETTINI SILVESTRINI
Splende, nel primo giorno della settimana, l’alba della
nuova umanità redenta da Dio. Gesù di Nazaret, Maestro e Messia, Figlio di Dio, morto in croce, è risorto!
Il Padre lo ha liberato dalle catene della morte. Questo
evento dal significato ineffabile è il culmine della missione di Gesù Cristo. L’apostolo Pietro ne fa una sintesi pregnante nel discorso ai cittadini di Gerusalemme
(I lettura). Dopo la missione di Giovanni Battista, suo
precursore, egli ha attraversato le strade di tutta la terra
d’Israele liberando coloro che erano sotto il potere del
maligno, colpiti nel corpo o nello spirito. E i discepoli
sono testimoni di tutto ciò, della violenza dei capi religiosi e dei romani che lo hanno portato a subire immani sofferenze fino alla morte infamante della croce.
Ma il terzo giorno fu risuscitato dal Padre, compiendo
VINO NUOVO
In verità vi dico che io non verrò più del frutto della vite
fino al giorno in cui lo berrò nuovo nel regno di Dio.
Mc. 14, 25
Come sa il cielo il volo d’un uccello
Il ramo il peso d’una melagrana
Ed il mare la rotta d’un veliero
So che da te lontano altro non sono
Che una maschera priva del suo volto.
Perciò ti ho chiesto di restarmi accanto
Ma senza il dubbio che non sia per sempre.
E tu, forse nel sogno, m’hai risposto:
“Oscillando tra impulsi ed indolenze
Sii in ogni cambiamento, a te fedele
Somigliando all’immagine che dai
Del tuo “io” migliore allorché aneli
Di stringere la mano di Colui
che la lasciò per anni scivolare
Carezzevole proprio sul quel legno
Sul quale la vedeva già inchiodata
Ricevendone in premio il potere
Di mutare il suo corpo per noi in cibo
E quello dei risorti in luce d’astri”
E, somma degnazione, hai poi soggiunto:
“A te basti arrivare dove sei
Abolendo fra noi ogni distanza
E sommando le nostre differenze
In tensione d’ascesa verso dove
Mentre altre cose ed altri vai dicendo
Mi parlano di te le tue parole
E anche se taci e solo te che ascolto”.
Onore pari a quello che ci attende
Nella cena celeste in cui berremo
Commensali di Lui quel “vino nuovo”
Che è simbolo sublime e fonte viva
D’una delizia così intensa e arcana
Che neppure c’è dato immaginare.
Giuseppe Centore
tutte le scritture dei profeti. Questo compimento,
però, non fu chiaro ai
suoi discepoli, all’inizio.
Di fronte al sepolcro
vuoto, tutti pensarono a
un trafugamento del cadavere di Gesù. C’era
paura, stupore, smarrimento. Solo, infatti, lo
sguardo di fede del Discepolo prediletto diretto
sui teli e sul sudario piegato a parte, comprende il
significato della Scrittura.
Non bisogna pensare a
una durezza di cuore di
Pietro ma a una maggiore sensibilità del Discepolo amato, che
scaturisce dal suo lasciarsi amare da Gesù:
egli fu il più svelto a correre e il primo a credere.
A chi crede è concesso il
perdono dei peccati, per
mezzo del nome di Gesù.
Chi in lui è stato battezzato, è stato associato
alla sua morte, morendo
al peccato e risuscitando
alla vita di grazia (II lettura). Così la vita del cristiano è come custodita
dal grembo di Dio fino
alla manifestazione di
Cristo, che lo renderà pienamente partecipe della
sua gloria. La resurrezione di Cristo è, per
Paolo, invito a tenere
fisso lo sguardo alle realtà celesti come meta definitiva della nostra
esistenza, a volgere continuamente il pensiero ad
esse per non essere
schiavi delle cose della
terra.
CELEBRARE ...CANTANDO
a cura di Pietro Santoro
Il canto e la Sacra Scrittura
La modalità di canto proposta dal libro
dell’Esodo, fu assunta per la lode, inevitabilmente, anche dalle prime comunità
cristiane. Il canto fu sin dal principio,
presso tali comunità, uno nei metodi di
maggior pregio per tessere le lodi del Signore. Ne abbiamo chiara testimonianza
nella Lettera di Paolo agli Efesini al capitolo 5, versetto 18, Paolo scrive: «Siate
ripieni di Spirito Santo recitando tra voi
salmi e inni e canti spirituali» e ancora,
quando scrive ai cristiani di Corinto dice:
«Quando vi adunate alcuni tra voi cantano il salmo»(1 Cor 14,26). Questa linearità nella dimensione orante della
Chiesa con il popolo di Israele è tangibile non solo nel canto in quanto tale, ma
anche negli stessi strumenti: «Il salterio
diviene in per se stesso il libro di preghiera della Chiesa in cammino, che proprio in questo modo è divenuta una
Chiesa che prega con il canto»1. Questa
continuità modale ha un’unica sorgente,
sia nel popolo di Israele, sia nella Chiesa:
gli strumenti, la voce, la musica, il canto,
superano la valenza comunicativa della
semplice parola. Essi oltrepassano il timpano, restano nelle mente, per poi scendere nel cuore di chi ascolta e di chi la
canta: la musica è il linguaggio che solo
l’amore decodifica. La storia di Israele,
altro non è che una storia di amore, un
amore per il quale Dio «ha mandato il Figlio» (Gv 3, 15). Continuando a leggere
i Vangeli con questa chiave ermeneutica,
ci balzerà subito agli occhi la pericope di
Marco 2, cui Gesù, parlando del digiuno,
si autoqualifica come «lo Sposo». E la
sposa? Chi è? La dimensione del banchetto nuziale è cardine del Libro che
chiude le Scritture: l’Apocalisse. «Il
canto del servo di Dio Mosè, (…) ora diventa il canto dell’Agnello»2, tutto il popolo di Dio, la «sposa adorna», canta
l’inno di vittoria dell’amore al suo
«Sposo».
1
Ib.
Ib.133.
2
4
CHIESA
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Pasqua 2015
La Risurrezione come narrazione
dell’Amore trinitario
DON AGOSTINO PORRECA
Il mistero pasquale è il
centro dell’economia
della salvezza. La risurrezione di Cristo è l’evento
straordinario, originale,
irripetibile, unico nella
storia umana. È il dato
centrale del cristianesimo
e della testimonianza cristiana, dall’inizio e sino
alla fine dei tempi. E’ la
fonte e la sintesi di tutta
la predicazione cristiana e
della speranza cristiana;
conferisce senso a tutta la
liturgia, alle nostre Eucaristie, fonte e culmine di
tutta la vita della Chiesa.
Domenica delle Palme
L’umiltà è lo stile di Dio
DON AGOSTINO PORRECA
Nell’Omelia della Celebrazione della Domenica
delle Palme e della Passione del Signore, il Santo
Padre ha posto l’attenzione sull’espressione presente nell’inno della
Lettera ai Filippesi: «Umiliò sé stesso» (2,8). «Questa parola ci svela lo stile
di Dio e, di conseguenza,
quello che deve essere del
cristiano: l’umiltà. Uno
stile che non finirà mai di
sorprenderci e di metterci
in crisi: a un Dio umile
non ci si abitua mai!».
Umiliarsi - ha sottolineato
il Papa- è prima di tutto lo
stile di Dio: Dio si umilia
per camminare con il suo
popolo, per sopportare le
sue infedeltà. Francesco ci
invita a vivere la Settimana Santa come cammino
sulla
strada dell’umiliazione di
Gesù. E solo così sarà
“santa” anche per noi!
«Sentiremo il disprezzo
dei capi del suo popolo e i
loro inganni per farlo cadere. Assisteremo al tradimento di Giuda, uno dei
Dodici, che lo venderà per
trenta denari. Vedremo il
Signore arrestato e portato
via come un malfattore;
abbandonato dai discepoli;
trascinato davanti al sinedrio, condannato a morte,
percosso e oltraggiato.
Sentiremo che Pietro, la
“roccia” dei discepoli, lo
rinnegherà per tre volte.
Sentiremo le urla della
folla, sobillata dai capi,
che chiede libero Barabba,
e Lui crocifisso. Lo vedremo schernito dai soldati, coperto con un
mantello di porpora, coronato di spine. E poi, lungo
la via dolorosa e sotto la
croce, sentiremo gli insulti
della gente e dei capi, che
deridono il suo essere Re e
Figlio di Dio». Questa è la
via di Dio, la via dell’umiltà. E’ la strada di
Gesù, non ce n’è un’altra.
E non esiste umiltà senza
umiliazione. La strada
contraria all’umiltà e alla
spoliazione è quella della
mondanità. La mondanità
ci offre la via della vanità,
dell’orgoglio, del potere,
del successo. La Settimana Santa è l’occasione
per metterci decisamente
sulla strada dell’umiltà e
del nascondimento, con
tanto amore per Lui, il nostro
Signore
e
Salvatore. Sarà l’amore a
guidarci e a darci forza. E
dove è Lui, saremo anche
noi (cfr Gv 12,26).
La Pasqua è la festa principale, più importante di
tutto l’anno, “il fondamento e il nucleo di tutto
l’anno liturgico” (Sacrosanctum Concilium, 106).
La risurrezione di Cristo
è l’atto di infinita tenerezza e misericordia con
cui il Padre, dopo l’immane sofferenza della
Passione, ridesta, mediante lo Spirito Santo, il
Figlio suo da morte e lo
costituisce Signore. E’ un
atto trinitario. La risurrezione di Gesù è storia trinitaria, è un nuovo inizio
del mondo, i cui protagonisti sono il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo,
datore di vita. È anzitutto
storia del Padre. La testimonianza ampia dei testi
afferma che Cristo è stato
resuscitato. L’iniziativa è
di Dio, il Padre: «Dio lo
ha resuscitato» (At 2,24;
la formula ritorna continuamente negli Atti). La
risurrezione è un’azione
potente di Dio, “Padre
della gloria”, che mostra
in essa “la straordinaria
grandezza della sua potenza”, “l’efficacia della
sua forza” (Ef 1,19). In
essa il Padre fa storia,
perché prende posizione
sul Crocifisso dichiarandolo Signore e Cristo:
«Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù
che voi avete crocifisso»
(At 2,36). La risurrezione
– afferma il teologo B.
Forte – è il grande “sì”
che il Dio della vita dice
sul Figlio suo e in lui su
di noi, prigionieri della
morte: perciò essa è il
tema dell’annuncio e il
fondamento della fede,
capace di dare senso e
speranza alle nostre opere
e ai giorni: «Se Cristo
non è resuscitato, allora è
vana la nostra predicazione ed è vana anche la
nostra fede» (1
Cor15,14). La risurrezione è storia del Figlio: è
ampiamente attestata la
tradizione che afferma:
“Cristo è risorto”. Cristo
risorge, prendendo attivamente posizione rispetto
alla sua storia e a quella
degli uomini per i quali si
è offerto alla morte. «Pasqua è storia del Figlio e,
proprio per questo, è
anche storia nostra, perché per noi il Risorto ha
vinto la morte e ha dato la
vita» (B. Forte). La risurrezione è infine storia
dello Spirito: è nella sua
forza che Cristo è stato
resuscitato. Lo Spirito è
anzitutto colui che è donato dal Padre al Figlio
perché l’Umiliato venga
esaltato, e il Crocifisso
viva la vita nuova del Risorto: ed insieme è colui
che il Signore Gesù dona
secondo la promessa. La
risurrezione di Gesù da
morte è evento della storia trinitaria del Dio.
Nella risurrezione la Trinità si presenta nell’unità
del duplice movimento
dal Padre nello Spirito al
Figlio, e dal Padre per il
Figlio nello Spirito agli
uomini, nell’unità cioè
della risurrezione di Cristo e della nostra vita
nuova in Lui: l’evento pasquale rivela l’unità della
Trinità aperta a noi nell’amore, e perciò è offerta
di salvezza nella partecipazione alla vita del
Padre, del Figlio e dello
Spirito. La risurrezione è,
dunque, l’evento del
Padre che, mediante lo
Spirito Santo, risuscita
Gesù da morte e lo costituisce Signore e Cristo,
aprendo all’uomo la possibilità di partecipare alla
vita di comunione di Dio
Amore.
CHIESA
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4 Aprile 2015
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La nostra croce: albero della nostra salvezza
Riflessioni sull’omelia di Mons. Visco della Domenica delle Palme
ASSUNTA MEROLA
Con l’Eucaristia della Domenica
delle Palme, l’Arcivescovo,
monsignor Salvatore Visco, ha
dato inizio, in Cattedrale, alle celebrazioni della Settimana Santa,
che culmineranno nella Pasqua
di Resurrezione, centro e cuore
della fede cristiana.
La solenne celebrazione ha avuto
inizio nella Chiesa dell’Annunziata, gremita di fedeli.
Insieme all’Arcivescovo hanno
concelebrato monsignor Giuseppe Centore e don Gianni
Branco, parroco di Parrocchie
Capua Centro, mentre il servizio
liturgico è stato assicurato dai seminaristi diocesani. Tra i tanti fedeli presenti gli scout, i bambini
del catechismo accompagnati dai
genitori e dalle catechiste e i fratelli del Cammino Neocatecumenale della parrocchia dei Santi
Filippo e Giacomo.
La liturgia è stata caratterizzata
dalla consegna delle palme da
parte dell’Arcivescovo ai circa
cinquanta fratelli della prima Comunità Neocatecumenale di
Capua.
Tre anni fa, nell’itinerario di formazione cristiana, la Chiesa
aveva consegnato a questi fratelli
il Credo (Traditio Symboli),
compendio della Scrittura e della
Fede, inviandoli a predicarlo, a
due a due, per le case della parrocchia. Nel corso di questi anni
essi hanno approfondito e celebrato, articolo per articolo, il
Simbolo apostolico e quest’anno,
durante il tempo di Quaresima,
lo hanno restituito alla Chiesa
(Redditio Symboli), confessando
pubblicamente la loro fede.
Dopo il rito della consegna delle
palme la processione si è snodata
lungo il Corso Appio per dirigersi verso la Cattedrale.
Momento bello e significativo
con cui fin dall’antichità la
Chiesa commemora l’ingresso
trionfale, festoso e doloroso, del
Signore a Gerusalemme, prima
della Sua Passione.
Il Vangelo proposto nella Domenica delle Palme, racconta proprio questo evento e il suo
significato profondo, riconoscere
nel Cristo il Messia atteso, il Sal-
vatore, il Figlio di Dio e Figlio
dell’uomo. Ciò è espresso bene
nelle parole del canto: “Osanna
al figlio di Davide! Benedetto
colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei
cieli!” La parola ebraica
“Osanna” significa, letteralmente, “aiutaci, salvaci”. La
folla, allora, con questo canto invoca salvezza e vittoria da Dio.
Allora la palma, il ramo di ulivo
non è un talismano, né un portafortuna, né un oggetto scaramantico. Scambiarsi un ramo d’ulivo
non può essere un gesto banale o
solo ispirato a devozione, specialmente in questi nostri tempi
così significativi per noi cristiani
e per la nostra fede. Noi non seguiamo un vincitore, un trionfatore umano, ma neppure un
vinto. Seguiamo uno che è risorto dalla morte, perché si è
consegnato volontariamente alla
morte. Il grido: “Crocifiggilo!
Crocifiggilo!”, risuona ancora
oggi, come forse mai prima nella
storia della Chiesa, contro tanti
cristiani, spesso anche dimenticati! È l’ora delle tenebre. Sembra l’ora della vittoria del male,
l’ora in cui Dio stesso pare aver
dimenticato la sua creatura, l’ora
senza speranza alcuna.
Ma Dio c’è. Quell’uomo che
muore su quei due pezzi di legno
è Dio. Dio è lì, sulla croce stessa.
Grida all’uomo che non crede, a
me e a te: “Ecco come ama
Dio!”. “Ecco fino a che punto
ama Dio!”. Facciamo nostro
questo insegnamento che dà
senso e significato alla nostra
esistenza. Così ci suggerisce il
nostro Arcivescovo, monsignor
Salvatore Visco, nell’omelia.
Forse è il caso di chiedersi come
abbiamo vissuto questo tempo di
Quaresima. Cosa ci chiede il Signore? Siamo pronti a perdere
qualcosa per Lui? Siamo consapevoli del fatto che solo per
amore Gesù è salito sulla croce
spalancando per le noi le porte
del Paradiso? Siamo consapevoli
di essere annunciatori, testimoni
e portatori di una speranza che
non delude, di una verità che ci
supera e ci trascende?
Siamo consapevoli del fatto che
nel tenere in mano la palma della
vittoria confermiamo il proposito
di voler camminare con Lui nella
vita, quando si è colpiti dal dolore, nella morte con la fede
nella risurrezione. Mettiamola
bene in vista nella nostra casa e
ogni tanto buttiamoci l’occhio
per domandarci: oggi, in questa
situazione sto seguendo e
amando Gesù?
Cero, a volte vorremmo dire a
Gesù: Signore, il tuo giogo non è
per niente leggero, anzi tremendamente pesante. Ma guardando
poi a Lui che ha portato tutto ,
che su di sé ha assunto tutta la
nostra debolezza, la nostra ignoranza, la nostra fragilità, le nostre passioni, il dolore, tutto il
buio, allora questi nostri lamenti
si perdono e la croce, la nostra
croce diviene per noi l’albero
della nostra salvezza.
VERSO FIRENZE 2015
IN GESÙ CRISTO IL NUOVO UMANESIMO
a cura di don Agostino Porreca
Un uomo solo prodotto?
«Perdere i legami che ci costituiscono porta a concepire l’uomo
come una costruzione indeterminata, affidata esclusivamente alle
proprie mani, alle leggi del sistema o alla tecnica. Più timore, però,
si ha del futuro, più incerto si fa l’orizzonte, più spasmodica diviene
la ricerca di punti di appoggio artificiali, quali garanzie che riducano
i rischi del vivere. Si oscilla tra l’inseguire le possibilità aperte dinanzi all’individuo, senza precludersene alcuna, e la rigida definizione di un programma di vita. In ogni caso, si rischia di rimanere
centrati su se stessi mentre viene a mancare, o si fa fatica a collocare,
l’altro: l’altro con cui ci incontriamo e ci scontriamo, l’altro che costituisce un limite al nostro io, l’altro con le sue esigenze a volte irritanti o il suo interpellarci col volto contratto in un muto grido, come
nella famosa opera pittorica di Edvard Munch. La difficoltà a riconoscere il volto dell’altro causa il dissolversi del nostro stesso volto
perché solo nella relazione e nel reciproco riconoscimento prendono
forma i volti. Il volto è il modo in cui l’altro mi si manifesta e in cui
io mi manifesto all’altro: «il Vangelo ci invita sempre a correre il rischio dell’incontro con il volto dell’altro, con la sua presenza fisica
che interpella, col suo dolore e le sue richieste, con la sua gioia contagiosa in un costante corpo a corpo» (Evangelii gaudium 88). Se
perdiamo la capacità di correre questo rischio, difficilmente comprendiamo che cosa significhi essere umani» (dalla Traccia).
6
CHIESA
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4 Aprile 2015
FORANIA S. MARIA C.V. – VIA CRUCIS ALL’ANFITEATRO
Ci ha amati fino a morire!
TERESA PERILLO
Tra le iniziative promosse dalla
Forania di Santa Maria C.V. per
il tempo liturgico della Santa Pasqua, venerdì 27 marzo si è
svolta la tradizionale “Via Crucis” nei pressi dell’antico Anfiteatro campano. La macchina
organizzativa dell’evento ha richiesto una stretta cooperazione
tra parrocchie e realtà scout del
territorio sammaritano, sotto il
coordinamento di una commissione tecnica che si è occupata
della programmazione della manifestazione in tutte le sue sfaccettature. La delicata fase
preparatoria è stata però definita
soltanto nella riunione tenutasi
lunedì 16 marzo presso il salone
parrocchiale della chiesa di San
Pietro Apostolo, sotto la sapiente
guida di Padre Clemente Basilicata e don Agostino Porreca. Al
centro della Via Crucis ci sono
state riflessioni-testimonianze
della vita familiare; infatti, genitori, giovani sposi, mariti, mogli
e figli, a turno, hanno preso la
parola per fare un tratto di strada
al fianco di Gesù lungo il cammino che porta al Calvario e, nel
medesimo tempo, hanno riflettuto su se stessi e sul ruolo che
rivestono all’interno del focolare
domestico. L’intenso momento
della Passione e della morte di
Nostro Signore Gesù Cristo è
quanto mai attuale, visto che lo
si vive quotidianamente ogni
qual volta si condanna ingiustamente l’altro, quando si compiangono le proprie miserie
senza confidare nella prospettiva
di un cambiamento e ancora,
quando si umilia un innocente e
lo si sottopone ad ogni tipo di
privazione della sua dignità fino
a togliergli la cosa più sacra che
possiede: la vita! La stazione incipitaria, per capirci quella che
introduce alla contemplazione
dell’iniqua condanna a morte nei
confronti di Gesù, ci mostra in
trasparenza i limiti umani; il
peso della croce si trasfigura nell’impegno costante verso i propri
simili; la prima caduta di Gesù
simboleggia la sofferenza; l’incontro con la madre, l’incomprensione nei confronti della
sorte ingiusta toccata al Figlio; il
personaggio del Cireneo, la mancanza e/o la perdita della fede; la
Veronica, l’aiuto reciproco; la seconda caduta di Gesù, le prove e
i momenti di crisi; le donne afflitte dal pianto, la vicinanza; la
terza caduta di Gesù, l’umiltà e
l’ubbidienza; la spoliazione delle
vesti fa risaltare la forza del perdono; la crocifissione santifica il
dolore e lo trasforma nella luce
della conversione; la morte
chiama a sé il silenzio; la deposizione di Gesù dalla croce rappresenta il legame affettivo che
perdura oltre la morte; il sepolcro chiuso pone in causa la scelta
tra il bene e il male ed infine, la
resurrezione fa gioire il cuore
che si mette alla ricerca di Dio.
Nell’approssimarsi della Settimana Santa questo momento di
sentito raccoglimento e di fervida preghiera si è concluso con
l’intervento dell’Arcivescovo
Salvatore Visco che, prima di
congedare i numerosi fedeli accorsi, ha impartito la solenne benedizione sugli astanti.
ATTUALITA’
Anno 6 Numero 13
4 Aprile 2015
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Parte l’Ancestors Tour
Sulle tracce delle proprie origini
L’idea di un campano diventa occasione di sviluppo turistico
ORSOLA TREPPICCIONE
Tra la fine dell’Ottocento e il primo decennio
del Novecento (periodo storicamente denominato della grande emigrazione) furono
molti i nostri corregionali a partire in cerca
di fortuna. Alcuni scelsero paesi europei
come la Francia, l’Austria, la Germania o la
Svizzera. Altri scelsero la meta più ambita,
l’America; sbarcando in Argentina e Brasile
se diretti verso il sud, approdando al Castle
Garden Immigration Depot di Manhattan o
ad Ellis Island (isolotto alla foce del fiume
Hudson) se diretti negli Stati Uniti, al nord.
Per migliaia di coloro che decisero di andare
nelle Americhe, l’emigrazione divenne una
scelta definitiva: pur soffrendo di nostalgia
pe la madrepatria, “afferrarono” le opportunità offerte dal Nuovo Mondo. Nostalgia che
si rivelava nei racconti fatti ai nipoti, quei
tanti italoamericani che sognano di visitare i paesi di
provenienza dei loro avi.
Nasce con l’intenzione di
assecondare questo desiderio l’Ancestors Tour-“In
cammino con gli antenati”,
idea di Michele Cartusciello fondatore del
“Museo del Cognome” con sede a Padula,
Salerno. Proposto a Salt Lake City, Utah
(Usa), al RootsTech, la più grande manifestazione a carattere genealogico del mondo, “il
progetto vuole intercettare i discendenti di
quelle famiglie partite per le Americhe e riportarli in Italia per poter ricostruire i tasselli
mancanti della propria Storia di famiglia”, ha
detto Cartusciello. Occasione anche di sviluppo turistico e “una risorsa economica per
quei piccoli borghi del Sud da cui sono partiti molti nostri conterranei, poco conosciuti
sul mercato turistico estero”. Nei tre giorni
del RootsTech, lo stand del Museo, unica realtà italiana presente alla manifestazione, è
stato visitato da centinaia di persone “originarie di Napoli, del Sannio, dell’Irpinia, soprattutto del Cilento”. A loro è stato proposto
un vero e proprio pacchetto viaggio, con
tanto di programma ed esperto genealogista
che aiuterà nelle ricerche, che darà “la possibilità di fare un tuffo nel passato alla scoperta delle origini della propria famiglia, e
perché no, anche di quelle tradizioni tipiche
di un tempo”. Così, le nuove generazioni potranno visitare i luoghi dove gli antenati sono
nati e vissuti, con l’opportunità di conoscere
usi, costumi e piatti tradizionali del passato;
ricostruire l’albero genealogico; incontrare
eventuali parenti o persone aventi lo stesso
cognome”. Al di là dell’Ancestors Tour, il
Museo del Cognome è una piacevole scoperta, considerato che non esiste un altro
museo di questo tipo in tutto il mondo. Nato
per passione della genealogia, non ha velleità
di ricerca scientifica, ma “carattere didattico”. Infatti, al visitatore si spiega come
“muoversi per fare una ricerca sulla propria
famiglia e quali strumenti adottare”. Non dimenticando un percorso didattico ideato per i
più piccoli: “il bambino si
diverte a fare il detective e
si appassiona, per questo
cerco di spiegare loro la
genealogia con slides a fumetti e video”. Informazioni:
ORSOLA TREPPICCIONE
In questi giorni, le nostre
case si sono riempite degli
odori e sapori della cucina
pasquale; tutti piatti della
tradizione che, nel giorno
di festa, “vestono” le nostre tavole. Ed è la rivalutazione della tradizione in
cucina la molla dell’AgriCatering, iniziativa della
Associazione Donne in
Campo, imprenditrici agricole della Cia (Confederazione italiana agricoltori),
nata per “scoprire e rilanciare le antiche ricette dei
territori rurali”. Quelle, per
intenderci, delle nostre
nonne, zie e mamme che
in alcune case vengono custodite gelosamente e continuano
ad
essere
preparare mentre in altre
se ne è persa memoria.
Presentato il mese scorso,
il progetto propone, a chi
lo desidera, un catering di
qualità che non copia i
piatti dei grandi chef o riduce il tutto alle “solite”
Iniziativa della Associazione Donne in Campo-Cia
Agricareting, la tradizione è servita
L’imprenditoria agricola femminile fiorisce a tavola
tartine e brioche salate, ma “da un lato,
valorizza i prodotti locali e di stagione,
soprattutto quelli dimenticati o a rischio,
e le ricette antiche, con una funzione educativa e culturale; dall’altro, combatte la
crisi creando una nuova forma di integrazione al reddito agricolo” come sottolineato dai presidenti Mara Longhin
(Donne in Campo) e Dino Scanavino
(Cia) durante la conferenza di presentazione. L’offerta è a «filiera corta»: tutto
quello che viene cucinato passa direttamente dai campi al rinfresco, dal produttore al consumatore. Insomma, prodotti
ai più alti standard qualitativi, garantiti
dall’agricoltore stesso che li ha coltivati,
ha chiosato Scanavino. Dopo la speri-
mentazione in Toscana e Basilicata, ora
si punta a coinvolgere quante più Donne
in Campo è possibile attraverso le associazioni territoriali presenti su tutto il territorio italiano; una “una vera e propria
rete nazionale” che unisca il Nord e il Sud
valorizzando “la passione e la capacità
creativa delle donne dell’agricoltura”,
come sottolineato da Mara Longhin. E
per fare questo, le imprenditrici agricole
della Cia si sono già dotate di un regolamento ben preciso, un marchio “ad hoc”
e un rigido disciplinare. Per cui “i prodotti agricoli impiegati nell’attività di
AgriCatering devono provenire prevalentemente dall’impresa dal territorio in un
cui essa opera”; le ricette proposte de-
vono essere “del territorio
di riferimento, offrendo in
particolare quelle legate
alle culture rurali e alla
biodiversità locale” specificando “la provenienza
dei prodotti, i tipi di produzione, la stagionalità
degli alimenti e i requisiti
del servizio (cottura forno
a legna ecc.)”; non dimenticando di illustrare “il risparmio energetico e di
combustibili fossili dovuti
alle minori distanze e alla
stagionalità dei prodotti”.
Gli adetti ai lavori hanno
calcolato che “proiettata su
scala nazionale è un’operazione che rivela un potenziale da 150 milioni di
euro l’anno”. Non male
per delle ricette e sapori
contadini che “si portano
dietro la nostra storia”
spesso, dalle persone, soprattutto i giovani, “forse
nemmeno mai conosciuti”.
Per
informazioni:
www.donneincampo.it.
8
VITULAZIO
Anno 6 Numero 13
4 Aprile 2015
La festa in onore della Vergine Maria dell’Agne
“Grandi cose ha fatto p
DOMENICO CUCCARI
Ci siamo. La domenica della Resurrezione di Cristo (auguri a
tutti) evoca a Vitulazio la Domenica in Albis, che un poco –
non sembri irriverente - offusca
la stessa S. Pasqua. Ma qui regna
nel cuore di tutti un’antica e
sempre viva tradizione.
E’ il giorno in cui l’immagine
della Vergine dell’Agnena percorrerà, portata dagli accollatori
che si alternano, le strade del
paese per un’intera giornata. E
tutta la comunità ne resta coinvolta, è la festa che richiama
anche chi è andato a vivere altrove. Un paese che in qualche
modo si ritrova e si stringe intorno alla Madonna. In questi
momenti di gioia riaffiorano antichi e cari ricordi dei familiari
che non ci sono più e che si commuovevano sino alle lacrime
quando la sacra e venerata statua
si fermava davanti casa o sotto il
balcone. E’ la festa dei grandi
sentimenti e del profondo significato religioso. “Grandi cose ha
fatto il Signore per Maria”, ha
scritto don Pasquale nel messaggio vergato per la festa di quest’anno, “ guardando «all’umiltà
della sua serva», preservandola
dal peccato e glorificandola con
l’assunzione al cielo. Ella, dun-
que, è l’immagine di ciò che saremo, se, imitando la sua vita
che è stata un pellegrinaggio
nella fede, ci sforzeremo in ogni
modo affinché avvenga di noi secondo la volontà di Dio”. Perciò
bisogna vivere i festeggiamenti
cristianamente: “Maria è icona
della Chiesa. Dobbiamo nutrire
per la Chiesa lo stesso amore che
abbiamo per Maria perché per
analogia la Chiesa è nostra
madre, e come tale, ci educa alla
fede, alla giustizia e alla carità”,
ha rammentato Don Pasquale. E,
a sua volta, Mons. Pietro Lagnese (che celebrerà la S. Messa
di ringraziamento dell’“ottava”),
nel salutare e ricordare la comunità, ha voluto sottolineare la tenerezza di Maria, quella
tenerezza propria di una madre:
“Come il Figlio suo Gesù, Maria
è donna dal cuore pronto e generoso! Proprio di Lei, San Luca
dice nel suo Vangelo che conservava tutto nel suo cuore! (cfr
2,14). Ella è Donna premurosa,
mai superficiale, sempre desiderosa di vivere relazioni, incontri
e situazioni ponendo il massimo
dell’attenzione, sapendo che
ogni incontro è un avvenimento
e che ogni esperienza ha in sé
qualcosa di straordinario! D’altronde questa attenzione è propria delle mamme! Sanno
riconoscere i figli prima ancora
che varchino l’uscio della casa e
basta uno sguardo per… capire!
Le mamme sono così! Con i figli
non conoscono cosa sia la distrazione!”. In questa ottica, allora,
bisogna vivere i festeggiamenti
che anche quest’anno il Presidente delegato del Comitato
feste, Pasquale Cioppa, con tutti
i suoi validi collaboratori, ha saputo ben organizzare. C’è un nutrito programma di eventi che si
terranno durante tutta la settimana. Ogni anno il Presidente
presenta una novità, una sorta di
fiore all’occhiello, per caratterizzare il fitto calendario delle manifestazioni. La chicca del 2015
è senz’altro la possibilità di vedere all’opera, lunedì 13 aprile
alle h. 15, per la prima volta a
Vitulazio, i Maestri della Pittura
di strada, dell’Associazione Culturale “Scuola Napoletana dei
Madonnari” (NA), che mostreranno la loro abilità, interpretando, con i loro colori, i
momenti salienti dei festeggiamenti dedicati alla nostra Protettrice. Inoltre, ci sarà un
interessante Convegno di Studi
nell’ Auditorium “Giovanni
Paolo II” del Centro Parrocchiale: “Le richieste di Intercessione - Dal culto di Mitra
all’invocazione dei Santi” in col-
laborazione con la Casa Editrice
Piccola Editalia di Vitulazio.
Due, ed entrambi rilevanti,
sono gli immancabili appuntamenti musicali con il complesso “ Zero Assoluto” ed il
noto cantautore Ron. Sarà bello
anche rivedere don Paolo Dello
Stritto, viceparroco di qualche
tempo fa, chiamato a celebrare la
S. Messa dell’ultimo giorno del
triduo. A tutti buona festa.
Programma dei festeggiamenti
dal 6 al 19 APRILE 2015
LUNEDì IN ALBIS 6 APRILE
Ore 10.30: Agli ingressi principali del centro abitato saranno
solennemente collocati i “Quadri” raffiguranti la Vergine Santissima dell’Agnena.
MERCOLEDì IN ALBIS 8 APRILE
Ore 18.30: S. Messa. Al termine il simulacro della Beata
Vergine Maria dell’Agnena
sarà collocato su un artistico
trono.
GIOVEDì IN ALBIS 9 APRILE
Ore 10.00: In località Agnena,
nella storica cappella dedicata
alla nostra Amatissima Protettrice, il nostro Amministratore
Parrocchiale M. Rev. don Pasquale Violante, celebrerà una
Santa Messa Solenne.
Ore 12.00: Un nutrito lancio di
granate e il suono festoso delle
campane annunceranno l’apertura dei festeggiamenti.
Ore 18.30: Inizio del Triduo
Solenne, con la celebrazione
della Santa Messa, presieduta dal
M. Rev. Mons. Pietro
Piccirillo, già Amministratore
Diocesano. Al termine lancio di
bombe carta.
VENERDì IN ALBIS 10 APRILE
Ore 18.30: Seconda sera del
Triduo Solenne con la celebrazione della Santa Messa, presieduta dal M. Rev. Mons.
Giuseppe Centore, Canonico
Teologo del Rev.mo Capitolo
Cattedrale. Al termine lancio di
bombe carta.
SABATO IN ALBIS 11 APRILE
Ore 08.00: Spettacolo pirotecnico a cura della ditta “Pietro
Siciliano” da Vitulazio e suono
festoso delle campane.
Ore 08.30: Il Gran Concerto
Bandistico “Città di Francavilla Fontana” (BR) girerà per
le vie del paese, allietandoci con
notissime marce.
Ore 11.00: Il suddetto Gran
Concerto Bandistico eseguirà, in
Piazza Riccardo II, scelti brani di
musica classica.
Ore 18.00: Giro, per le vie principali del centro abitato, da parte
del Gran Concerto Bandistico.
Ore 18.30: Ultima sera del Tri-
duo Solenne con la celebrazione
della Santa Messa della II domenica di Pasqua e della Divina
Misericordia, presieduta dal M.
Rev. don Paolo Dello Stritto,
parroco del Duomo di S. Michele Arcangelo in Marcianise.
I canti saranno eseguiti dai “Cori Riuniti” della
nostra parrocchia, diretti dal M°
Raffaele Russo, nostro concittadino. Seguirà la tradizionale lettura delle offerte, pervenute
dall’estero e dall’interno nonché
quella dell’Associazione Carristi “S. Maria dell’Agnena”, con
i relativi aderenti.
Ore 20.00: La Sacra Immagine
della Vergine Santissima dell’Agnena, sarà solennemente
collocata su di un artistico carro
VITULAZIO
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4 Aprile 2015
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ena con la presenza della Scuola dei Madonnari
per me l’Onnipotente”
allestito dalla ditta “F.lli D’Errico”, da Grumo Nevano (Na).
Successivamente, presso il Centro Parrocchiale, la ditta “Pierluigi Siciliano” da Vitulazio,
eseguirà uno spettacolo pirotecnico multicolore. Al termine,
come è ormai consuetudine, il
Comitato insieme alle Autorità
Religiose,Civili, Militari e ai Fedeli, accompagnati dal Gran
Concerto Bandistico “Città di
Francavilla Fontana” (BR), si
porterà in Piazza Riccardo II,
dove sarà accesa l’artistica illuminazione in una particolare
atmosfera di luci, suoni, fuochi
e sarà dispiegata la gigantografia della Vergine Santissima
dell’Agnena.
Ore 21.30: Il summenzionato
Gran Concerto Bandistico, valentemente diretto dal M° Prof.
Ermir Krantja, eseguirà uno
scelto programma di musica operistica.
spari di artistiche batterie a devozione dei cittadini in esse residenti. Fuochi particolarmente
spettacolari saranno offerti dagli
Artigiani e Commercianti in
Piazza Vitulatini nel Mondo
(Area Mercato), organizzati
dall’Associazione “Vitula
Focus”.
Ore 10/19: Chiesa Parrocchiale,
celebrazione della S. Messa.
All’arrivo della Madonna nel Centro Parrocchiale,
dopo un momento di raccoglimento ai piedi della Croce del
III Millennio, il M° Raffaele
Russo, accompagnato dai “Cori
Riuniti” della parrocchia, intonerà l’ “Ave Maria” di Shubert e
l’ “Ave Madonna Santa”. Al
termine, prima del rientro della
Vergine Santissima in chiesa, la
ditta “Nuova Pirotecnica Padre
Pio” di Presutto e Florio, da San
Severo (FG), eseguirà uno spettacolo piromusicale.
DOMENICA IN ALBIS 12 APRILE
L’Alba del GIORNO TANTO
ATTESO sarà salutata da uno
spettacolo pirotecnico a cura
dalla ditta “Pierluigi Siciliano”
da Vitulazio e dal suono festoso
delle campane.
Ore 06.30: Santa Messa Solenne.
Ore 08.00: Un particolare
omaggio alla Vergine Santissima dell’Agnena accompagnerà l’uscita della Sacra
Immagine sul piazzale antistante la chiesa. Seguirà un grandioso spettacolo pirotecnico,
eseguito dalla premiata ditta “Pirotecnica PAOLELLI” da Tagliacozzo (AQ). Al termine avrà
inizio la solenne processione con
la Miracolosa Immagine della
“Nostra Cara Mamma Bella”
che, portata a spalle dall’Associazione Carristi “S. Maria
dell’Agnena”, attraverserà tutte
le vie cittadine. Si alterneranno,
durante il percorso, il Gran Concerto Bandistico “Città di Francavilla Fontana” (BR), il
Concerto Bandistico “Amedeus” da Bracigliano (SA) ed il
Concerto Bandistico “Città di
Triflisco Terme - G. Verdi”
(CE). Nelle strade attraversate
dalla processione, si terranno
LUNEDì 13 APRILE
Ore 07.30: Lancio di bombe
carta.
Ore 08.30: Giro per le vie del
centro abitato del Premiato Gran
Concerto Bandistico “Città di
Gioia del Colle” (BA) e dello
Storico Gran Concerto Bandistico “F. Fenaroli - Città di
Lanciano” (CH).
Ore 10.30: I suddetti Gran Concerti Bandistici eseguiranno, in
Piazza Riccardo II, scelti brani di
musica classica.
Ore 15.00: Per la prima volta a
Vitulazio, i Maestri della Pittura
su Strada, dell’Associazione
Culturale “Scuola Napoletana
dei Madonnari” (NA), mostreranno la loro abilità, interpretando, con i loro colori, i
momenti salienti dei festeggiamenti dedicati alla nostra Protettrice.
Ore 18.00: Giro per le vie principali del centro abitato, da parte
dei due Gran Concerti Bandistici.
Ore 18.30: Nella chiesa parrocchiale, Santa Messa Pontificale,
presieduta da S. E. Rev.ma
Mons. Salvatore Visco, Arcivescovo di Capua.
I canti, che accompagneranno la
liturgia, saranno eseguiti da arti-
sti provenienti da diverse istituzioni musicali campane e dai
Cori riuniti della nostra parrocchia, diretti dal nostro concittadino M° Raffaele Russo.
Saranno, altresì, intonati antichi
inni in onore della Beata Vergine
e l’antica “Ave Maria” del M°
Cimmaruta (detta delle campane). Al termine, lancio di granate.
Ore 20.30: Il Premiato Gran
Concerto Bandistico “Città di
Gioia del Colle”, diretto dal M°
Prof. Giuseppe Carbonara e lo
Storico Gran Concerto Bandistico “Città di Lanciano”, diretto dal M° Prof. Michele
Milone, si alterneranno in Piazza
Riccardo II, eseguendo scelti
brani di musica classica e sinfonica.
GIOVEDì 16 APRILE
Ore 19.30: Nell’ Auditorium
“Giovanni Paolo II” del Centro
Parrocchiale, Convegno di Studi:
“Le richieste di Intercessione Dal culto di Mitra all’invocazione dei Santi”, in collaborazione con la Casa Editrice
Piccola Editalia di Vitulazio. Durante il Convegno, distribuzione
dell’opuscolo sulle richieste di
intercessione alla Vergine Santissima dell’Agnena tratte dal Libro
“Di cinque antichissime chiese
dell’Archidiocesi di Capua Cenni Cronostorici” di Alfonso
Cantone, rettore curato della
Chiesa di Vitulazio, del 1906.
Seguirà la Mostra Iconografica
di S. Maria dell’Agnena e di
alcuni “programmi antichi
della Festa”.
VENERDì 17 APRILE
Ore 18.30: Santa Messa con il
rito dell’unzione degli infermi e
atto di affidamento a “Maria
Salus Infirmorum” per tutti i
malati della parrocchia. Seguirà
un’agape fraterna.
Ore 21.00: In Piazza Riccardo
II, serata musicale con il noto
Gruppo di Canti Popolari
“SPAKKA NEAPOLIS 55”.
Ore 22.30: In Piazza Vitulatini
nel Mondo (Area Mercato),
“ZERO ASSOLUTO” in Concerto.
SABATO 18 APRILE
Ore 08.00: Lancio di bombe
carta.
Ore 19.00: Gara Podistica “1°
Trofeo S. Maria dell’Agnena”
in collaborazione con l’Associazione Sportiva Dilettantistica
“Vitulazio Running Team”. Al
termine, in Piazza Riccardo II
Premiazione dei vincitori.
Ore 22.00: In Piazza Vitulatini
nel Mondo (Area Mercato), il
noto cantautore
RON in Concerto.
DOMENICA 19 APRILE - OTTAVA
Ore 08.15: Lancio di granate e
suono festoso delle campane.
Ore 08.30: Giro per le vie del
centro abitato, da parte del Concerto Bandistico “Città di Triflisco Terme - G. Verdi”.
Ore 11.00: Il suddetto Concerto
Bandistico, diretto dal M° Giovanni Aiezza, eseguirà, in
Piazza Riccardo II, alcune marce
sinfoniche.
Ore 16.30: Inizio della ormai
tradizionale “Maratona delle
Batterie”, che interesserà alcune
strade del centro abitato, organizzata dall’Associazione Fuochi Pirotecnici “Vitula Focus”,
alla quale va il nostro più vivo
ringraziamento per l’impegno
profuso.
Ore 18.00: In Viale degli Ulivi,
grandioso spettacolo pirotecnico
diurno eseguito dalla ditta “Fireworks Events di Luigi Di Matteo” da Sant’Antimo (NA)
Ore 18.30: Il suddetto Concerto
Bandistico girerà per le vie cittadine.
Ore 19.00: S. Messa di Ringraziamento, presieduta da S.E.
Rev.ma Mons. Pietro Lagnese,
Vescovo di Ischia e nostro concittadino. Al termine, spettacolo
pirotecnico a cura della ditta
“Pietro Siciliano” da Vitulazio.
Ore 21.00: In Piazza Riccardo
II, estrazione della lotteria
“Aspettiamo insieme la festa”.
Al termine sarà ripetuta l’accensione dell’artistica illuminazione con suoni e fuochi.
Ore 22.00: In Località Iardino,
a chiusura dei festeggiamenti,
grandioso spettacolo pirotecnico
a colori, a cura della ditta “Giacomo Del Vicario” da San Severo (FG).
10 VITA CONSACRATA
Anno 6 Numero 13
4 Aprile 2015
L’augurio pasquale della Madre Generale delle Suore Carmelitane, Madre M. Amabile
Sono risorto e sono sempre con te. Alleluia!!!
AFF.MA. MADRE M. AMABILE DI S. GIUSEPPE
E’ bello poter condividere come le altre Famiglie
Religiose l’augurio che
la nostra Madre fa a noi in occasione
della S. Pasqua.
Le sue parole sono di conforto e
di sprone per noi e possono diventare una piccola
luce anche per tutte
e perché no anche per tutti coloro
che li leggeranno
Torino, S. Pasqua 2015
Carissime Sorelle,
voglio raggiungere
ognuna con il mio augurio: Buona Pasqua!
Il Signore è risorto!
Il nostro cuore e tutta la
Chiesa esultano per la fedeltà del Signore nei riguardi di ogni creatura, e
- ciascuna può dire - in
particolare “per me”.
Dio Padre ha risuscitato il
Figlio nella forza dello
Spirito, perché ognuno di
noi avesse la sua vita e la
sua salvezza.
Tutto ci parla della sua
vittoria sulla morte e sul
peccato. Sul mio peccato,
sulla mia mediocrità, sul
mio ripiegamento, sulle
mie pretese, sulle mie miserie…
La liturgia stessa è ricca
ed impregnata di esultanza, di stupore, di offerta della nuova vita:
“Come bambini appena
nati, bramate il puro latte
spirituale, che vi faccia
crescere verso la salvezza” (1Pt 2,2)
Quale latte spirituale prevalentemente desidera il
mio cuore? È una domanda personale, ma oso
fare una proposta: in questo momento storico della
nostra famiglia religiosa,
nell’ Anno della Vita
Consacrata, nel V° centenario della nascita della
Santa Madre Teresa, tutte
insieme dobbiamo bramare il latte della GIOIA
COMUNITARIA e della
DISPONIBILITÀ alle
SORPRESE DI DIO.
Una gioia che traspare
dalla mia presenza e si
manifesta nel mio volto,
nel mio pensare, nel mio
parlare, nei miei gesti
concreti e nelle mie relazioni… (non c’è spazio
per la tristezza, per le lamentele, per le chiusure).
Chi mi avvicina deve sperimentare la gioia del Risorto, la gioia di chi vive
la qualità della comunione fraterna, spazio di
vero bene per tutte le sorelle e per ogni singola
sorella.
Una disponibilità totale
che testimonia che appartengo al Signore, che
sono nelle sue mani per
un prezioso progetto, che
mi fido e mi affido perché
mi sento amata, che desidero solamente la sua volontà. Disponibilità che si
traduce in un “Eccomi!”
concreto, secondo le necessità della mia famiglia
religiosa.
La gioia e la disponibilità
sono caratteristiche del
Profeta e, in forza del nostro essere consacrate, noi
siamo “profeti” per an-
nunciare il Regno di Dio
e intercedere la speranza
e la pace del Risorto per
ogni nostro fratello.
Ci affidiamo alla Vergine
Maria, la prima testimone
del Risorto, perché come ogni madre - ci faccia il dono di accogliere il
puro latte spirituale.
Nuovamente porgo i miei
riconoscenti auguri ad
ogni sorella, ai suoi familiari e alle persone a lei
care.
Sempre chiedo un preghiera per me.
Nella gioia del Risorto,
un abbraccio!
Dalla prova del dolore all’esperienza della risurrezione
“Raccontaci, Maria: che hai visto sulla via?”
SUOR MIRIAM BO
E’ Pasqua. Cristo è risorto!
La gioia della vita vera che trionfa sulla morte
sgorga dal cuore di chi veramente, passando
attraverso il dolore, la morte, il tradimento,
l’annientamento del chicco di grano, ha sperimentato la risurrezione, il passaggio alla
luce di Cristo.
Pensando alla Pasqua nei giorni scorsi il cuore
era colmo di attesa, quella stessa attesa provata di fronte al mistero dell’Incarnazione,
nella notte Santa del Natale, ma ora un’attesa
più consapevole, più reale, più profonda perché attesa del compimento, del culmine del
Mistero. Il Dio che si è fatto carne, ora è Risorto, mistero sublime di amore che si incarna
nella nostra umanità e ce la restituisce trasfigurata.
Mi auguro che questa è stata la nostra attesa e
quindi oggi la nostra gioia. Quante persone in
questi giorni sono state prostrate nel dolore,
nella morte di una persona cara, nella sofferenza di una spietata malattia, nella solitudine
non voluta e mai cercata, nello spegnersi di
desideri e nella stretta della paura per una vita
senza senso e intrisa di disperazione. Quanto
dolore, quanta passione!
Mi auguro oggi che è Pasqua, giorno eterno
in cui possiamo con il cuore, la mente, e tutta
la nostra volontà gridare:
“Morte e Vita si sono affrontate
in un prodigioso duello.
Il Signore della vita era morto;
ma ora, vivo, trionfa”, come recita la Sequenza pasquale.
Mi auguro oggi di camminare per le strade
della mia esistenza, per le vie della mia città,
di incontrare qualcuno di quelli che è passato attraverso la “tribolazione” e dire come
nella Sequenza:
“Raccontaci, Maria:
che hai visto sulla via?”.
E questi possa rispondermi con fede, con
gioia:
“La tomba del Cristo vivente,
la gloria del Cristo risorto,
e gli angeli suoi testimoni,
il sudario e le sue vesti.
Cristo, mia speranza, è risorto:
precede i suoi in Galilea”.
Questo il mio augurio per chiunque tu sia,
perché insieme a me tu possa affermare con
forza:
“Sì, ne siamo certi:
Cristo è davvero risorto”.
EVENTI 11
Anno 6 Numero 13
4 Aprile 2015
Appuntamento a Caserta per sabato 11aprile
Corteo Nazionale per la Vita
Insieme per dire un fermo No all’aborto
PIERO DEL BENE
Al Corteo Nazionale per la vita
di Sabato 11 APRILE, ore 15.30,
ci saranno
Mons. Angelo Spinillo,
Presidente per il Sud della
Commissione Episcopale
Italiana,
don Maurizio Patriciello,
don Antonello Giannotti,
Paola Mancini, Segretaria
nazionale Movimento per la Vita
(Roma)
Raffaele Mazzarella Direttore
Festival della Vita
Rosa Marzullo, Presidente
Regionale CIF Centro Italiano
Femminile (Napoli)
Agnese Ginocchio, Movimento
per la Pace
Per un giorno Milano e Caserta
sfileranno insieme per la vita e
saranno meta di gruppi pro-life
provenienti anche da altre
province del Sud. Sabato 11
aprile prossimo, infatti, a partire
dalle ore 15.30, si terrà anche a
Caserta il Corteo nazionale per
la vita contro l’aborto. Un
appuntamento organizzato dal
comitato No194, in
collaborazione con il
Movimento per la Vita, il
C.I.F., Alleanza Cattolica,
Giuristi per la Vita, Infanzia da
Vivere Parco Verde di Caivano,
Comunità Luigi Del Prete di
Frattaminore, Una speranza per
l’infanzia. Saranno presenti
inoltre rappresentanti dell’AVO,
Ass. Volontari Ospedalieri, del
Rinnovamento dello Spirito
Santo, di Azione Cattolica, i
Boy Scout. Tra i partecipanti al
corteo anche Mons. Angelo
Spinillo, Vescovo di Aversa e
Presidente, per il Sud, della
Conferenza Episcopale Italiana,
la dott.ssa Paola Mancini
Segretario Nazionale del
Movimento per la Vita, don
Maurizio Patriciello parroco di
Caivano, don Antonello
Giannotti parroco del Buon
Pastore a Caserta, la prof.ssa
Rosa Marzullo Presidente
Regionale del Centro Italiano
femminile, Agnese Ginocchio,
del Movimento per la pace, il
dott. Raffaele Mazzarella
“Festival della vita”, l’avv.
Fabio Candalino dei Giuristi
per la vita, il dott. Roberto
Pugno di Alleanza Cattolica. Il
corteo prevede il Raduno alle ore
15.30, in Piazza Vanvitelli, e
l’arrivo in Piazza Carlo III di
fronte alla Reggia. ”Quello di
sabato 11 aprile -spiega il
preside Paolo Mesolella,
coordinatore casertano del
movimento- è un corteo per dire
un forte SI alla Vita e un NO
fermo alla legge 194, legge
ingiusta e assassina che ha
causato, dalla sua entrata in
vigore ad oggi, oltre 6 milioni di
bambini soppressi nel grembo
materno. Legge che ci rende
complici di questi delitti in
quanto commessi nei nostri
ospedali e pagati con i soldi delle
nostre tasse. La legge 194 è una
legge che d’altra parte non ha
eliminato la piaga degli aborti
clandestini che, solo in Italia,
sono oltre 30 mila all’anno. A
dimostrazione del fatto che la
legalizzazione dell’aborto non ha
per nulla sconfitto la piaga della
clandestinità, ma ha aggiunto ad
essa, un altro male legalizzato.
L’aborto, del resto non è privo di
oneri per lo Stato se si pensa che
è gratis per le donne che devono
abortire, ma costa anche 5 mila
euro per i contribuenti”.
12 GIOVANI
Dalla tomba vuota al tempio del nostro cuore
Anno 6 Numero 13
4 Aprile 2015
Se crediamo in un Dio Risorto, ecco quando sperimentiamo la Sua presenza nella vita quotidiana
non riusciamo a sentirLo. “Non c’è peggior
“Dio agisce nell’umiltà sordo di chi non vuol
e nel silenzio, il Suo
sentire!”, recita un noto
stile non è lo spettaproverbio. E noi abcolo”. Parole, queste,
biamo, spesso, l’aggradi Papa Francesco. “Sì, vante di essere pure
ok – diremmo noi – ci
ciechi. Molte, infatti,
sta tutto. Però … un
sono le circostanze in
segno … almeno un
cui, a ogni passo che
aiutino per capire che
facciamo, in ogni situaTu ci sei!”. È inevitazione che viviamo, pobile, abbiamo bisogno
sitiva o negativa, Dio è
di prove, costantelì, aspettando che Lo
mente: prove che ci di- ascoltiamo e rallegranmostrino che il nostro
dosi quando Lo troamico ci vuole abbaviamo.
stanza bene da poter re- “Ecco, io sono con voi
stare fedele a ciò che
tutti i giorni, fino alla
promette; prove che ci
fine del mondo” (Mt
diano la certezza quasi 28, 20): così si chiude
matematica che il noil Vangelo di Matteo,
stro iPhone, pagato un
con Gesù che, dopo esocchio della testa, non
sere risorto, promette ai
faccia cilecca, e che sia Suoi discepoli la Sua
migliore dell’ultimo
costante, fedele e amomodello uscito soltanto rosa vicinanza. Il Gesù
qualche mese prima.
Risorto parla anche a
Prove, “cuscinetti mor- noi, ogni giorno. E sebidi” su cui cadere,
condo Silvana Ramos,
braccia sicure che ci di- giovane mamma e incono: “Ti prendo io,
gegnere di 37 anni, colvai tranquillo!”. Lo
laboratrice del portale
facciamo anche con
“Catholic link”, Dio ci
Dio: Lo mettiamo con- parla così …
tinuamente alla prova,
«Quando mi sveglio e
Gli lanciamo, talvolta
il mio primo pensiero
inconsapevolmente,
è per Dio. Aprire gli
delle sfide pazzesche,
occhi e riconoscere che
subdole, perché vola mia vita è un regalo
gliamo avere la cerdi Amore infinito, maltezza che Lui ci sia. E
grado i momenti diffici sia nell’ora esatta in
cili e di prova.
cui ‘pretendiamo’ che
Quando i miei doni si
Lui si manifesti a noi.
rendono presenti. Ci
Non di rado, forse, pro- sono momenti in cui rinunciamo o sentiamo
conosco capacità che
dire frasi come “Dio mi sono solo mie (poter
ha abbandonato”, “Dio dare un buon consiglio,
non mi ascolta” o “Non aggiustare qualcosa,
so dove sia Dio”. Vicantare, sorridere ...),
viamo di fretta, imdoni che mi rendono
mersi nella routine e
unico e irripetibile, così
nelle migliaia di atticome Dio mi ha penvità che il mondo di
sato.
oggi ci richiede. Tante
Quando sono assalito
cose possono farci per- dall’ira e, all’imdere il senso della noprovviso, prendo costra vita, e in qualche
scienza di cosa mi sta
momento possiamo ar- capitando. La prerivare a sentirci disosenza di quella riflesrientati, soli. Ma Dio,
sione nella mia vita è
nostro Creatore, è sem- un segno del fatto che
pre presente, anche se
c’è qualcosa di più che
GIUSY GRANATA
mi muove, che non
sono semplicemente
impulsi. La coscienza
rivela la presenza di
Dio in me.
Quando mi sento solo
e un’immagine mi
conforta. Spesso, nei
momenti di solitudine
o disperazione, guardare la Croce di Cristo
dà senso ai miei dolori
e ai miei dispiaceri.
Egli si è preso tutto
sulle spalle prima di
me.
Nei miei momenti di
solitudine e di
preghiera. La quotidianità può lasciarmi
quasi senza tempo per
pregare, ma quei momenti, quei minuti che
forse scelgo di riservare alla fine della
giornata sono la mia
consolazione. Il riposo
di una giornata al Suo
fianco, un momento
per ringraziare, per
confidare, per trovare
consolazione.
Quando il dolore altrui diventa il mio dolore. Vedere il dolore
in persone che non conoscerò mai o in posti
che forse non visiterò
mai, e sentirli improvvisamente come se fossero miei, è il sigillo di
sapermi figlio di Dio,
amando come Egli
ama.
Quando osservo le
meraviglie della Sua
Creazione. Vedere le
meraviglie della Sua
Creazione mi rende testimone di quell’Ordine che il mondo
segue, un Ordine che
non è opera del caso.
Quando sono testimone dell’amore tra i
miei fratelli. L’innocenza e la purezza in
un bacio di bambini, ai
quali non hai ancora insegnato molto. Il sigillo del Creatore
visibile fin da tenera
età.
Quando vedo la gioia
delle persone che
hanno consacrato la
loro vita a Dio. Mi
colpisce l’allegria dei
miei amici consacrati.
Quando conversiamo,
quando vedo come accolgono gli altri ...
Quando raccontano la
propria esperienza, irradiano una gioia che
viene da qualcosa di
molto più grande, una
compagnia costante,
un’unione speciale con
Dio.
Nei visi dei bambini
pieni di pentimento.
Quando i bambini
combinano una marachella e capiscono subito di aver agito male.
Il pentimento, così importante per ricominciare! Dio è lì.
Quando aiuto gli
altri. L’amore ha a che
vedere con il dare e il
servire. Ogni volta che
aiuto una persona conosciuta o sconosciuta,
il mio cuore trabocca
allegria e verifico il
senso del Comandamento nuovo che Gesù
ci ha lasciato: amare
Dio al di sopra di tutto
e il tuo prossimo come
te stesso.
Quando ricordo le
persone che non ci
sono più. Il dolore di
ricordare le persone
che ho amato tanto,
come i miei nonni, i
miei zii, gli amici che
se ne sono andati ...
Dio arriva sempre nei
miei pensieri con la
Sua consolazione e la
promessa di rivederci
nell’eternità.
Quando celebro il
dono di avere buoni
amici. Il dono dell’amicizia che mi permette di poter
condividere con altri le
mie esperienze, i miei
ricordi, i miei giorni
positivi e anche quelli
negativi. L’amicizia è
un dono meraviglioso.
“Nessuno ha un amore
più grande di questo:
dare la vita per i propri
amici” (Gv 15,13).
Quando mi sorprendo
per l’immensa capacità creatrice dell’uomo. Vedere tutto
ciò che, come esseri
umani, abbiamo potuto
creare, fino a dove
siamo arrivati, mi rivela il riflesso creatore
con il quale siamo segnati.
Quando le nubi mi ricordano il Cielo.
Guardare il cielo e provare nostalgia per l’Infinito, quella gioia che
mi ricorda che sono
chiamato a vivere una
vita eterna.
Quando mi sento
grato di poter provare
amore. Amare profondamente un altro riempie il mio cuore di
allegria e mi permette
di potermi donare e di
voler solo dare tutto
per amore. Amare
come Egli mi ama.
Quando il mio cuore
si ribella di fronte alla
fragilità della vita. Ricordare che questa vita
è temporanea e sentire
spesso di voler essere
eterni, di voler vivere
per sempre, è un richiamo che sentiamo
tutti. È il segno di Dio
che ci prepara per una
vita senza fine.
Quando nel mio cuore
si accendono sentimenti e pensieri che
non so da dove arrivino. Spesso abbiamo la
parola giusta, la soluzione o, all’improvviso, un’ispirazione
che non sappiamo da
dove venga, ma arriva
sempre al momento
giusto. Questo mi dimostra che Qualcuno è
al mio fianco, sussurrandomi e curandomi
sempre».
CARITA’ 13
Anno 6 Numero 13
4 Aprile 2015
La famiglia Merola avrà una casa
Proficua sinergia tra Chiesa, Pubblico e Privato
TERESA MASSARO
Mercoledì 31 marzo, presso l’ufficio comunale del dottor Giuseppe Turrizziani si è tenuto un
incontro che speriamo possa ripetersi nuovamente. Da diversi
mesi infatti era venuta alla ribalta della cronaca locale e nazionale il caso della “Famiglia
Merola” una delle tante famiglie,
purtroppo, rimaste senza lavoro
e senza casa. Per molti mesi,
prima di essere accolti dalla
Casa della Divina Misericordia
di Capua, i signori Merola hanno
dormito presso la Stazione Ferroviaria di Capua. Anche se ci è
voluto un po’ di tempo però, grazie alla collaborazione nata tra il
Comune di Capua, la Caritas
Diocesana, la Caritas parrocchiale delle comunità di Capua
Centro, la Fondazione Misericordia Domini ONLUS (ente che
gestisce la Casa della Divina Misericordia di Capua) la generosa
disponibilità di un privato e una
cordata di benefattori anonimi,
siamo riusciti a trovare una casa
per la famiglia Merola, sostenendo il fitto dell’immobile per
un intero anno e contribuendo
alle spese del trasloco e delle
utenze. L’incontro e la collaborazione tra il pubblico ed il privato
si è dimostrato uno strumento
davvero efficace per dare l’opportunità ad una famiglia di ritrovare un po’ di serenità e di
dignità. Questo il modello che ci
auspichiamo possa trasformarsi
in una “metodologia” capace di
affrontare e superare situazioni
di estremo disagio.
Su questa storia molto è stato
scritto e detto. Pubblichiamo per
completezza di cronaca e giustizia, l’accordo che è stato sottoscritto tra i soggetti citati, perché
vorremmo che almeno una volta
si scrivesse non del solito caso di
abbandono e isolamento di una
famiglia in difficoltà, ma dell’impegno che tanti hanno profuso per cercare di aiutare
davvero questi nostri fratelli più
piccoli.
Dal 23 dicembre 2014 sono
ospiti presso il centro di pronta e
temporanea accoglienza “Casa
della Divina Misericordia” i
Sig.ri Domenico MEROLA,
Palma ERRICO e Immacolata
MEROLA, conosciuti come la
“Famiglia Merola”. Da diverso
tempo ormai, la suddetta famiglia si ritrova senza una abitazione, a causa della mancanza di
un reddito che permetta loro di
pagare il canone di locazione.
Già nei primi mesi del 2014, rivolgendosi al nostro centro per
ricevere aiuto, avevamo proposto ai sig.ri Merola di essere accolti presso Casa della Carità di
Vitulazio, in quanto gli stessi
dormivano in macchina presso la
stazione ferroviaria di Capua.
Ma la famiglia Merola rifiutò sia
l’accoglienza presso la Casa
della Divina Misericordia sia
presso Casa Carità di Vitulazio,
in quanto, affermavano, in attesa
di ricevere l’assegnazione di una
abitazione dal Comune di
Capua, che magari, sapendoli
accolti presso un centro, non si
sarebbe più impegnato a trovargliela. E’ trascorso il 2014 senza
che una “adeguata abitazione”,
a detta dei sig.ri Merola, fosse
loro assegnata. Per questo motivo si sono rivolti sia ai mezzi di
stampa locali che nazionali lamentandosi della “stato di abbandono” nel quale le istituzioni
li avevano lasciati e che li costringeva a vivere in macchina in
condizioni di estremo disagio ed
anche pericolo. In realtà il Comune di Capua, già nel mese di
Luglio del 2014, aveva stanziato
per la famiglia Merola l’importo
di € 2400,00 da destinarsi al pagamento del canone di locazione
di un immobile che i sig.ri avrebbero considerato adeguato alle
loro esigenze, in quanto quelli
che sono nella disponibilità del
comune non risultano essere, a
loro parere, abitabili. Da lì la
proposta del Comune di Capua
di trovarsi, da soli, una casa che
rispondesse ai loro standard abitativi. Ma si è verificata
l’enorme difficoltà da un lato, di
trovare una casa con un canone
di locazione non dispendioso, e
dall’altro la disponibilità dei locatori di fittare loro un appartamento, in quanto notoriamente
morosi! Durante quei mesi, nei
quali i Sig.ri hanno continuato a
dormire in macchina presso la
stazione di Capua, non è mai venuta meno la disponibilità di accoglierli presso la Casa della
Divina Misericordia. Inoltre don
Gianni Branco, il fondatore
della Casa della Divina Misericordia, nonché il parroco delle
comunità di Capua Centro, ha,
in diverse occasioni, sostenuto
economicamente la famiglia, attraverso un contributo che doveva essere versato come
caparra per la locazione di un
appartamento (che però la famiglia poi non ha fittato) (…)
Anche da parte della Caritas
Diocesana c’è stato un incessante sostegno a supporto delle
loro svariate esigenze. Il 23 di-
cembre 2014, non vedendo alcuna possibilità di fittare a breve
termine una casa, hanno deciso
di essere accolti presso la Casa
della Divina Misericordia. Sono
trascorsi ben più di 45 giorni,
che è il tempo massimo di accoglienza previsto dal regolamento
del centro, e la famiglia Merola
ha rifiutato sia la proposta di essere accolta, a spese del Comune
di Capua, presso un residence di
a Capua, sia di essere ospitati
presso Casa Carità di Vitulazio.
Lo scopo dell’accoglienza presso
la Casa della Divina Misericordia, che si fonda sui parametri di
urgenza e temporaneità, è proprio quello di provvedere ad uno
stato di estremo bisogno per articolare poi una diversa proposta
di accoglienza, laddove possibile, agli ospiti. Premesso ciò,
siamo arrivati a formulare la seguente proposta alla famiglia
Merola (…): in accordo con il
comune di Capua, che ha sempre
confermato il proprio impegno a
favore della famiglia Merola, si
provvederà ad affittare un immobile, attraverso il pagamento anticipato di 12 mensilità. Una
cordata di benefattori, la Caritas
diocesana e quella delle comunità di Capua Centro, contribuiranno al pagamento delle
mensilità e delle spese di allaccio delle utenze di acqua e elettricità…
14 ARTE E TEOLOGIA
“Tό καλòv κατέχετε”
Fate risuonare la bellezza di Dio
Gli affreschi della Basilica di S .Angelo in Formis
La via del Golgota
PARTE III
DON FRANCESCO DUONNOLO
6) Spartizione delle vesti:
lato destro della Crocifissione
Soldati che si contendono
le vesti (cfr Gv 10,23-24;
Mt 27,35; Mc 15,24; Lc
23,24) raffigurati in modo
da non disturbare il tono
generale del riquadro. In
primo piano due soldati,
simmetricamente affrontati intenti a tagliare con
un coltello la veste senza
cuciture, mentre i rimanenti spartiscono le altre
spoglie. Un centurione in
piedi e con lo scudo, quasi
a fermare l’intero gruppo
inchiodandolo nel fondo.
Questo getta in aria un
dato per indicare quanto
afferma la SS “Non stracciamole ma tiriamole a
sorte a chi tocca” (Gv
19,24). Questo ha un copricapo di colore bianco
che sta a significare realtà
spirituale, lui sente altro da
quello che vede tanto da
dire “veramente quest’Uomo era figlio di Dio
(Mc 15,39).
La parte dedicata alla
Crocifissione non è trattata in questa sezione
perchè già trattata in
precedenza, su Kairos
News, in “Crocifissione
nell’arte e nella storia”
(n. d. e.)
7) Deposizione:
La scena rappresenta la
deposizione del Cristo
morto in una fusione di
due culture diverse: il sarcofago romano e il sepolcro orientale (tugurium).
Ci troviamo di fronte ad
una scena non comune ma
neppure rara, un simile
esempio lo si trova ad Ho-
Anno 6 Numero 13
4 Aprile 2015
sios Lukas, fondata sul
testo biblico di Giovanni .
(Gv 19,38-42), l’unico a
parlare della presenza di
Nicodemo oltre a Giuseppe D’Arimatea.
E’ presente anche Giovanni che in lacrime sembra accompagnare il
dondolare del corpo trasportato e sostenuto da Nicodemo, Giuseppe e
Maria.
Sembra un’atmosfera atavica (funerale africano),
anche se si legge un certo
pènthos (consolazione e
amore) e non lype (disperazione). La drammaticità
della scena raggiunge il
suo culmine nel confondersi delle due aureole,
della Madre e del Figlio,
l’una che si inserisce
nell’altra suggerendo un
particolare nodo affettivo
e partecipativo (com-passione)
I colori, le linee spezzate
del volto della Madre, testimone del dolore si ammorbidiscono nel volto del
Figlio, dove ancora si riconoscono i resti evidenti
della sofferenza. La tensione attraverso il colore e
le linee si arresta in alcuni
punti temprando le crudezze espressive di un
evento che non si è potuto
impedire.
8) Discesa al Limbo o
Anastasi: Sembra risuonare in questa rappresentazione il versetto di 1Cor.
15,55 “o morte dov’è la
tua vittoria” C’è una
grande luce in questa valle
di paura e angoscia. Cristo
arriva col suo splendore
tendendo la mano verso
coloro che sono morti,
prende Adamo per il polso
questo segno di vita. Uno
squarcio nella parete rocciosa, Gesù con in mano
una croce a stilo che calpesta delle porte abbattute,
che finite una sull’altra
hanno preso forma della
croce. Si intravede Giovanni Battista, seguito
dalla schiera dei profeti,
col dito indicante “ Ecco
l’Agnello di Dio, ecco
Colui che toglie il peccato
del mondo” Gv 1,29. I
primi due profeti con la
barba, Davide e Malachia,
li troviamo raffigurati singolarmente nei piedritti
sottostanti. Il senso della
discesa è dato dalla prospettiva efficacemente impostata sullo scalare delle
figure in tre scatti: Cristo,
progenitori, gruppo. Il
tema non è affrontato nei
vangeli canonici, per la
prima volta comparve nel
vangelo di Nicodemo
(apocrifo) e diffuso in Oc-
15
Anno 6 Numero 13
4 Aprile 2015
cidente tramite lo Speculum Humanae Salvationis
di Vincenzo di Beauvais e
La legenda Aurea di Jacopo da Varagine. E’ stato
nel tempo oggetto di discordia per il fatto che tale
discesa poteva essere avvenuta prima della risurre-
EDITORE
A.C.L.I. Progetto San Marcello
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zione, e perciò sotto forma
di Spirito, oppure dopo la
risurrezione,
dunque
anche fisicamente. Teologicamente prevalse l’opinione della discesa al
limbo dello Spirito di Cristo durante i tre giorni precedenti la risurrezione,
REDAZIONE SANTA MARIA C.V.
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Rosaria Barone
REDAZIONE VITULAZIO
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Assunta Scialdone
Domenico Cuccari
Orsola Antropoli
Pagine CHIESA a cura di
don Agostino Porreca
don Pasquale Violante
Pagine VITA CONSACRATA a cura di
suor Miriam Bo
Pagine IMMIGRAZIONE a cura di
Antonio Casale
Stampato presso
la Tipografia
“Uthopia” CAPUA
iconograficamente per la
difficoltà di raffigurare un
anima, si optò per la figura
di Cristo ormai ricongiunto al corpo. L’arte
Orientale e quella Occidentale diedero un significato diverso all’evento
tanto che nel primo caso
questa sostituiva la risurrezione mentre in Occidente
sono due rappresentazioni
separate come nel nostro
caso. Si vede Eva la
quale non è menzionata
da Nicodemo,( quindi una
invenzione bizantina) insieme ad Adamo, tirati su
da Gesù. quale affermazione di vittoria sulla
morte e sul male per condurre alla vita e al bene.
Non è come molti erroneamente ritengono discesa
all’inferno ma ricapitolazione di tutto ciò che era
prima di Lui.
Kairos News è distribuito presso le seguenti Parrocchie:
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Santi Filippo e Giacomo
San Pietro Apostolo
San Roberto Bellarmino
Sacro Cuore
Maria Santissima Assunta in Cielo
SANT’ANGELO IN FORMIS
San Michele Arcangelo
SANTA MARIA C V
Sant’Erasmo
Immacolata Concezione di M.V.
Santa Maria Maggiore e San Simmaco
San Pietro Apostolo
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BELLONA
San Secondino
VITULAZIO
Santa Maria dell’Agnena
CASTEL MORRONE
San Pietro Apostolo e Luca Evangelista
CASAPULLA
Sant’Elpidio
CASAGIOVE
Santa Maria della Vittoria
CURTI
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SAN PRISCO
Santa Maria di Costantinopoli
CANCELLO/ARNONE
Maria Regina di tutti i Santi-Maria SS Assunta
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SANTA MARIA LA FOSSA
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16 GIOVANI
Anno 6 Numero 13
4 Aprile 2015
“Leggo per legittima difesa”
A Baghdad, la prima ‘libreria’ gestita da una giovane donna. Una storia di coraggio e di passione
GIUSY GRANATA
Mentre a Mosul, in Iraq, i
miliziani dello Stato Islamico (Isis) hanno saccheggiato e distrutto,
nelle scorse settimane, le
storiche biblioteche e, con
esse, buona parte del patrimonio culturale del popolo iracheno, una
giovane donna di 22 anni,
Ruqaya Fawziya, squarcia le tenebre della furia
devastatrice con una brillante e coraggiosa iniziativa: è la prima donna,
infatti, a vendere i libri
per le strade di Baghdad.
E lancia la sfida a quella
mentalità, tipica di ogni
regime del terrore, che
vuole mettere a tacere le
coscienze, assopire l’intelletto, uccidere la libertà
di espressione che nasce
dalla libertà della conoscenza, della cultura: una
mentalità schiavista, che
vuole che il popolo resti
ignorante, perché solo
così può essere facilmente manipolato e indotto a sposare anche la
più ignobile e scellerata
causa proclamata da un
qualsiasi governo. Da un
lato, dunque, la macchina
del terrore, che arriva perfino ad incarcerare un
modesto libraio, ritenuto
di essere infedele e colpevole per aver venduto
libri cristiani nella sua
bancarella, nella capitale
Baghdad; dall’altro lato,
lei, Ruqaya Fawziya, che
in Al-Mutanabbi Street,
un tempo centro intellettuale della città e oggi
strada costellata da bancarelle-librerie, apre una
‘libreria’ tutta sua, con lo
scopo di promuovere cultura e libertà. La suddetta
strada della capitale irachena non è totalmente
estranea ai fenomeni legati alla promozione di
una sana “cultura del
libro”. Alla fine dello
scorso settembre, infatti,
proprio qui si è svolta la
terza edizione del
Festival Sono iracheno,
sto leggendo, una manifestazione spontanea, nata
su iniziativa di un gruppo
di giovani iracheni per
promuovere le buone pratiche del libro e della lettura. Centinaia di ragazzi
si sono dati appuntamento
sulla riva del Tigri per
leggere e discutere dei
loro libri preferiti. Questo
Festival iracheno della
lettura, che da tre anni
viene organizzato a Baghdad e che muove l’interesse di numerosi abitanti
delle province del Paese,
offre la possibilità di vivere una giornata dedicata alla cultura,
occasione, questa, che acquista sempre più valore
in un contesto tragicamente minacciato dal pericolo di oscurantismo da
parte del terrorismo. Ed è
proprio per arginare questo pericoloso oscuranti-
smo che la giovane Ruqaya ha deciso di intraprendere questa non
facile ma doverosa battaglia, specialmente per i
giovani che rappresentano
il futuro del Paese. Come
dichiarato dalla stessa ragazza, la sua famiglia e le
persone a cui raccontava
l’idea di vendere libri per
strada hanno iniziato a sostenerla solo una volta intrapreso il
progetto. Quanto ai passanti e ai clienti, invece,
la giovane libraia racconta: “Non ho affrontato
molestie di alcun genere
dalle persone che visitano
Al-Mutanabbi Street,
ma, a volte, la gente mi
guarda con sorpresa, forse
perché non ha familiarità
con una donna che vende
libri. Ma ci sono anche
molte persone che, al
contrario, mi incoraggiano”. Leggendo storie
come quella di Ruqaya,
mi è venuta in mente una
tra le più celebri battute
di Woody Allen: “Leggo
per legittima difesa”.
Forse, è proprio ‘un’arma
di difesa’ quella che la
giovane irachena spera di
poter fornire, nel suo
umile progetto, ai suoi
stessi concittadini. È
come vedere un ‘polmone
verde’ nel monotono grigiore di una metropoli,
dove tutto sembra uguale,
con i suoi negozi, le sue
strade, i suoi taxi che
sfrecciano da un capo
all’altro della città. Quei
libri, quelle copertine colorate che attirano l’attenzione anche del più
svogliato dei passanti,
sono, allora, un semplice,
umile ma deciso segnale
di novità, segno che la
speranza abita ancora a
Baghdad, in quella AlMutanabbi Street che, nonostante sia anche
tristemente famosa per un
attentato, nel 2007, che
uccise 27 persone, vuole
ripartire proprio dalla cultura, vuole vincere il terrore, nella speranza di
formare una coscienza di
popolo che resti unita e
incorruttibile di fronte
alle seduzioni del male e
della violenza.
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