Settembre - Ottobre 2011 ospedaleniguarda.it Poste Italiane Spa Sped. abb.post. Dl n. 353/2003 art 1 (comma1) D&B Milano DISTRIBUZIONE GRATUITA Il nuovo piano parcheggi Dal 1° settembre la sosta segue le regole convenzionali di ogni centro urbano le ria Edito Ripartiamo con responsabilità Nei giorni scorsi, a conclusione del periodo estivo, s’è svolta la consueta, importante riunione, che ha coinvolto sia i Direttori di Struttura Complessa e Semplice che i quadri del comparto, per valutare insieme l’andamento delle attività sanitarie e la gestione economico-finanziaria rispetto agli obiettivi che ci siamo dati all’inizio dell’anno con il Budget. Questa ripresa ha portato una serie di “novità” e dei dati che coinvolgono tutti. Infatti l’estate calda, che ha visto il varo di una severa legge finanziaria da parte del Governo, ha interessato tutti coloro che si occupano di “res publica” e quindi anche gli ospedali. Proprio la crisi internazionale e i conseguenti provvedimenti nazionali hanno avuto impatti sul Sistema Sanitario Nazionale e Regionale, per cui durante l’estate Regione Lombardia ha introdotto una revisione delle regole di sistema. Questo ha costituito il primo punto di interesse del nostro lavoro. Le nuove regole richiedono una revisione organizzativa e un’attenzione alla qualità, appropriatezza ed efficienza nel lavoro che siamo chiamati a fare; ci spinge a far meglio ciò che facciamo e comporta anche un recupero di risorse per il sistema. CONTINUA A PAGINA due Pasquale Cannatelli Direttore Generale Niguarda Emergenza e formazione C on l’apertura del Blocco Sud e l’avvio dei cantieri dell’altro nuovo Blocco ospedaliero, che aprirà nel 2014, si è reso indispensabile rivedere le regole dei parcheggi. Inizialmente si è intervenuti recintando le aree verdi su cui molti impropriamente parcheggiavano, poi si è arrivati a questa riorganizzazione. Dal 1° settembre la sosta nell’area ospedaliera del Niguarda segue le regole convenzionali di ogni centro urbano. Urologia Oltre 1.700 posti auto sono stati delimitati da strisce gialle, rosse e blu, oltre ad altre aree libere. Strisce gialle, gratuite, riservate ai pazienti con patologie croniche o che per ragioni di terapie devono recarsi spesso in ospedale (a loro verrà data un’autorizzazione dal reparto); strisce blu per i dipendenti (sosta gratuita con esposto il pass) e a pagamento per i visitatori che vogliono parcheggiare vicino al padiglione. CONTINUA A PAGINA due Medicina del sonno Un’ecografia spaziale Togliere la prostata, Apnee notturne: WINFOCUS, un progetto nato a Niguarda, in orbita con lo SpaceShuttle U n’idea buona ci mette poco a fare il giro del mondo. Che dire, allora, di un’idea che varca i confini del pianeta, pronta ad andare alla conquista dello spazio? CONTINUA A PAGINA due ma senza far danni il pericolo è on the road “L’approccio Bocciardi”: robot e Un sonno compromesso aumenta i nuova via d’accesso, una rivoluzione tempi di reazione al volante mininvasiva R imuovere la prostata abbattendo il rischio di impotenza e di incontinenza urinaria: questa la promessa fatta, due anni fa, quando la prostatectomia con tecnica robotica veniva utilizzata per la prima volta nelle sale operatorie del Niguarda. CONTINUA A PAGINA cinque S onnolenza, distrazione, difficoltà a concentrarsi e tempi di reazione che si allungano: sono oltre 800 gli automobilisti che ogni anno perdono la vita sulle strade italiane a causa di questi pericolosi “compagni di viaggio”. Spesso queste cause sono indotte dalla Sindrome delle apnee nel sonno, caratterizzata da ricorrenti episodi di ostruzione delle vie respiratorie che compromettono il riposo notturno a scapito della capacità di attenzione durante la veglia. CONTINUA A PAGINA tre Periodico di informazione dell’Azienda Ospedaliera Ospedale Niguarda Ca’ Granda Il giornale di Niguarda Anno 6 - Numero 4 due Il nuovo piano parcheggi SEGUE DALLA PRIMA L’alternativa è il parcheggio Sud che presenta per tutti tariffe agevolate (fino a 4 ore 2 euro e da 5 a 24 ore 2.50 euro) e offre 750 posti. Oltre 80 sono i posti riservati ai disabili. Quindi un nuovo regolamento, nuovi accessi (i taxi entrano solo dall’ingresso del Pronto Soccorso e i dipendenti hanno entrate separate). Molti pazienti, visitatori vorrebbero entrare e sostare ma considerati i numeri del Niguarda (oltre 13.000 accessi e più di 3.000 vetture ogni giorno, tra visitatori e dipendenti) il parcheggio diventava oggetto di discussione e malcontento. Il sistema prevede casse automatiche di rilascio dei ticket, controlli delle aree e la rimozione nei casi di parcheggio improprio. L’obiettivo è quello di rendere sicura e ordinata la complessa viabilità all’interno dell’ospedale garantendo sia le persone che lavorano sia l’accesso al padiglione di destinazione a specifiche categorie di pazienti; in tutti gli altri casi è previsto il pagamento. Il Parcheggio Sud Un’ecografia spaziale SEGUE DALLA PRIMA Il progetto si chiama WINFOCUS ed è nato qui a Niguarda dal lavoro di tre medici, Enrico Storti, dell’Anestesia e Rianimazione 1, Luca Neri e Carmela Graci, della Centrale Operativa 118 Niguarda, che sono partiti dall’intuizione di poter utilizzare l’ecografo portatile, un macchinario semplice e trasportabile, come principale ”medical device” in aree in cui l’accesso ad altri tipi di indagini strumentali è praticamente impossibile. Per avere qualche esempio basta pensare ai medici che svolgono la loro attività in Africa, India o Cina, in aree lontane chilometri e chilometri dal più vicino centro urbano, costretti a fare diagnosi senza le “nostre” TAC o risonanze magnetiche. Era il 2004 quando il progetto incominciava a muovere i primi passi, tanta passione e la voglia di arrivare, con la formazione giusta, a quei medici per cui quel piccolo macchinario può fare la differenza. In pochi anni WINFOCUS diventa un network mondiale presente in oltre 50 paesi, arriva la collaborazione con l’ONU e oggi con la NASA. Quel progetto nato tra le corsie di Niguarda è, infatti, salito sulla navetta spaziale più famosa del mondo, lanciato in orbita più volte fino all’ultima missione Shuttle. “Abbiamo collaborato con il National Space Biomedical Research Institute (NSBRI), curando con loro la formazione dell’equipaggio Shuttle - spiega Storti -. Insieme abbiamo addestrato gli astronauti all’utilizzo dell’ecografo portatile, unico macchinario medico imbarcato per possibili emergenze a bordo. A differenza dei nostri soliti corsi di formazione che si rivolgono a medici, questa volta abbiamo dovuto insegnare a personale non specializzato in emergenze sanitarie, abbiamo così escogitato dei “trucchetti” che potessero semplificare la procedura, prevedendo anche una modalità video-guidata dalla base a Terra”. La collaborazione è entrata già in una seconda fase per lo sviluppo di una nuova tecnologia per teletrasmettere le immagini a basso costo. “Oggi si possono inviare immagini bio-mediche grazie al collegamento satellitare- aggiunge Storti-, il che ha però dei limiti logistici e dei costi molti alti. Trovare una nuova modalità di trasmissione, economica ed accessibile, integrata ai comuni sistemi di telecomunicazione ed alla rete web, aprirebbe ad un’assistenza sanitaria migliore per una larga parte della popolazione mondiale”. Ad oggi, infatti, solo il 20% della popolazione nel mondo può beneficiare di una sanità avanzata, per tutti gli altri l’healthcare è veramente critico. WINFOCUS Nata 7 anni fa la società convoglia: gli specialisti del settore, le ricerche e le attività di formazione del personale sanitario nell’ambito dei protocolli applicativi dell’ecografia portatile. L’attività non si rivolge esclusivamente ai medici delle aree disagiate, ma a tutti i professionisti che vogliano fare dell’ecografo portatile un utile strumento di diagnosi e gestione. Niguarda è un centro internazionale d’insegnamento grazie alla collaborazione WINFOCUSRegione Lombardia che due anni fa ha dato il via ai corsi PLUS (“Point of Care Lombardia Ultrasound”). L’ecografo portatile e il suo utilizzo sulle ambulanze. Nella foto Carmela Graci Uno dei campus di formazione in Mozambico. Nella foto Enrico Storti (a sinistra) e Luca Neri PER INFORMAZIONI - www.winfocus.org Editoriale SEGUE DALLA PRIMA In questo contesto, già nei mesi di luglio-agosto, abbiamo lavorato per valutare la ricaduta e le azioni conseguenti di questi provvedimenti per il nostro Ospedale, in particolare per le varie aree dipartimentali. Questo lavoro ha comportato: - una revisione dell’attività di Day Hospital in area medica con una netta riduzione dei posti letto, senza compromettere però la qualità delle cure per i pazienti, a cui vengono assicurati i percorsi diagnostici e terapeutici in regime ambulatoriale - un lavoro di verifica dell’appropriatezza nella gestione di pazienti in area medica con ricoveri brevi, soprattutto per disincentivare il ricovero per attività di tipo diagnostico (108 DRG ad alto rischio di inappropriatezza). Questi ed altri provvedimenti migliorano il sistema delle cure e la sua efficienza ma comportano una minor valorizzazione delle attività e quindi minori ricavi. Un secondo punto di lavoro è stato la valutazione dell’andamento del budget aziendale che ha evidenziato per alcuni dipartimenti uno scostamento negativo nell’attività di ricovero o ambulatoriale, per altri un incremento oltre le aspettative dei consumi e dei costi per “beni e servizi”. Pur valutando le cause di questo andamento, e pur apportando per alcune strutture modifiche agli obiettivi specifici di Budget, a tutti è stato chiesto un maggior impegno nell’ultimo trimestre per raggiungere gli obiettivi che ci siamo dati e per recuperare anche gli effetti della manovra di cui sopra. Abbiamo proposto una serie di azioni che coinvolgono tutte le strutture, che sono fattibili, necessarie e che ci chiedono di fare meglio ciò che già facciamo. Come ho già detto altre volte, in questi editoriali, margini di miglioramento ce ne sono; in analogia a quanto avviene in ambiti più estesi, nel mondo occidentale e nel nostro paese sono richiesti impegno, attenzione, responsabilità a tutti i livelli, anche a ciascuno di noi. Non centrare l’obiettivo oggi può avere ricadute importanti, in primis per i nostri pazienti, perché sottraiamo a loro risorse in termini di tempo, farmaci, presidi, ecc.; ma, in secondo luogo, anche per noi, perché avremo minori risorse per lavorare al meglio (lo spreco si ritorce su di noi), e, per ultimo, per il sistema di cui facciamo parte come uomini e come professionisti. Le azioni a cui sarete chiamati a partecipare mi auguro vi verranno spiegate nel dettaglio e nelle ragioni dai vostri responsabili; vi chiedo di collaborare con il massimo impegno: è un momento difficile, lo vediamo tutti, ma ce la possiamo, anzi, ce la dobbiamo fare. Ognuno si assuma le proprie responsabilità, tutti abbiamo da guadagnarci, tutti possiamo perderci. Buon lavoro e grazie della collaborazione che vorrete dare. Pasquale Cannatelli Direttore Generale Niguarda tre Oculistica Trapianto di cornea: quando la chirurgia diventa intarsio Stop alla sostituzione, ora basta un tassello su misura per tornare a vedere L a cornea è il tessuto più disidratato di tutto l’organismo (ha solo il 65% di acqua) ed è proprio grazie a questa proprietà che si deve la sua trasparenza eccezionale. La cornea è la lente esterna dell’occhio, capace di focalizzare i raggi luminosi sulla retina; quando per processi patologici si opacizza, è necessario ricorrere alla chirurgia per ripristinare la sua trasparenza. Fino a qualche anno fa la chirurgia era completamente sostitutiva, nel senso che la cornea malata veniva asportata in toto e sostituita con una cornea di un donatore di diametro uguale. “È il classico intervento di cheratoplastica perforante (trapianto di cornea a tutto spessore)- spiega Giuseppe Carlevaro Direttore dell’Oculistica -: è come se prendessimo un tappo di bottiglia di spumante e lo Una delle sale operatorie dell’Oculistica di Niguarda sostituissimo con un altro delle stesse dimensioni nel collo della bottiglia stessa”. Negli ultimi anni si sta, invece, affermando un altro tipo di chirurgia in cui la cornea non viene sostituita completamente, ma solo parzialmente. “È come se invece di perforare a tutto spessore con un trapano una mattonella di legno ci fermassimo prima di bucarla da parte a parteprosegue Carlevaro-. In questa maniera si crea un pozzetto nel quale viene inserito il relativo inserto, ovvero la lamella corneale del donatore. In questo caso il trapianto non è più a tutto spessore (perforante), ma è a spessore parziale (cheratoplastica lamellare), in quanto il fondo del pozzetto è rappresentato ancora dalla cornea del paziente: un vero e proprio intarsio come se infilassimo un tassello nel suo stampo”. Questo tipo di chirurgia lamellare è molto più complessa di quella tradizionale perforante, ma migliora i tempi di riabilitazione visiva e riduce sensibilmente la più temuta complicanza legata al trapianto d’organo: il rigetto. L’intervento, che tecnicamente si chiama DALK (Deep Anterior Lamellar Keratoplasty, ovvero cheratoplastica lamellare anteriore profonda), viene eseguito ormai da qualche anno presso l’Oculistica di Niguarda che si è dotata di un particolare strumento: il microcheratomo. “Si trattaspiega Carlevaro- di una speciale affettatrice capace di tagliare lamelle della cornea donatrice con una precisione al micron. Solo in questo modo si possono avere tasselli idonei per un incastro perfetto”. Le dimensioni La cornea è la lente esterna dell’occhio di forma convesso-concava (11 mm di diametro per 0,5 mm di spessore). La tecnica Il trapianto lamellare della cornea è una tecnica raffinata che consente di asportare solo gli strati malati della cornea sostituendoli con strati equivalenti prelevati da una cornea sana di un donatore. Ciò consente di non dover sostituire interamente la cornea. Apnee notturne: il pericolo è on the road SEGUE DALLA PRIMA Gli automobilisti che soffrono di questa sindrome corrono un rischio fino a 7 volte maggiore. A “suonare la sveglia” è l’Aci e la Federazione Italiana contro le Malattie Polmonari Sociali e la Tubercolosi. In Italia le apnee nel sonno colpiscono il 4% degli uomini e il 2% delle donne, ma la percentuale sale fino al 20% tra gli autotrasportatori. La sindrome influisce negativamente sui livelli di attenzione, ma soprattutto allunga i tempi di reazione: a 130 km/h, chi ne soffre percorre 22 metri in più rispetto agli altri prima di frenare o impostare una manovra correttiva. Nove metri in più se si viaggia a 40 km orari. Piccole distanze, che, però, fanno la differenza quando in gioco c’è la sicurezza stradale. La patologia - intervista Risponde il neurologo Lino Nobili del Centro di Medicina del Sonno E’ vero che è la forma più diffusa di disturbo respiratorio del sonno, in cosa consiste? Sì, è vero. É un disturbo che presenta un’alta prevalenza nella popolazione generale ed è dalle 2 alle 3 volte più frequente nei maschi rispetto alle donne (prevalenza che oscilla dal 2% al 10% nei maschi oltre i 45 anni). Chi ne è affetto presenta periodiche apnee durante il sonno conseguenti a ostruzioni delle vie aeree superiori. Tali ostruzioni durano circa 10-20 secondi ma in alcuni soggetti raggiungono durate anche più elevate. Quali sono i primi sintomi? I primi sintomi sono un russamento intermittente con pause respiratorie durante il sonno e riprese del respiro talora molto rumorose. Talvolta possono presentarsi risvegli multipli con possibile fame d’aria. Caratteristica è anche la sensazione di un sonno poco ristoratore al risveglio e nicturia (il soggetto si alza spesso più volte per notte per urinare). In seguito compare la sonnolenza diurna che può divenire particolarmente severa. Quali sono i fattori di rischio? I fattori di rischio più importanti sono il sovrappeso (anche se sono numerosi i pazienti “magri” con tale disturbo), particolari conformazioni anatomiche del collo, della gola e malformazioni dello scheletro facciale (per esempio micrognatia, ovvero volume ridotto della mandibola, o retrognazia, posizione più arretrata della mandibola). Chi ne soffre riesce ad accorgersi del sonno disturbato? Spesso il soggetto affetto dal disturbo non si accorge di nulla, nemmeno di russare. Sono più frequentemente i compagni di letto a segnalare la presenza di apnee. I pazienti progressivamente iniziano a non sentirsi più in forma, a soffrire di sonnolenza diurna senza però avere la percezione di quello che succede di notte. Il disturbo può andare avanti anche per anni prima di essere riconosciuto. Cosa fare in caso si sospetti di soffrire di apnee notturne? É utile una valutazione medica per accertare la presenza dei sintomi e dei fattori di rischio. La patologia è multidisciplinare e quindi spesso si fanno valutazioni neurologiche, pneumologiche ed otorinolaringoiatriche. La diagnosi comunque richiede l’esecuzione di un esame, detto polisonnografia che può essere eseguito anche a casa del paziente (i sensori vengono montati in ospedale e quindi il paziente può andare a casa). Solo in rari casi è necessario eseguire l’esame in ospedale. Cura: che tipo di terapie sono disponibili? Ci sono vari approcci e dipende dalla gravità della patologia e dalle caratteristiche del paziente. Può essere necessario, ma talora non sufficiente il dimagramento. In alcuni casi un intervento chirurgico può essere molto efficace. Le forme lievi possono rispondere bene al trattamento con un bite che avanza la mandibola (il bite deve essere però costruito ad hoc per la forma del paziente). Il trattamento più efficace è sicuramente dato dall’uso della CPAP (Continuos Positive Air Pressure). Il dispositivo prende l’aria ambientale e attraverso una maschera (nasale, buccale o facciale) la eroga nelle vie aeree del paziente. La CPAP fornisce una pressione positiva continua nelle vie aeree, prevenendo il loro collasso e impedendo l’occorrenza delle apnee e del russamento. CPAP (Continuos Positive Air Pressure), il dispositivo prende l’aria ambientale e attraverso una maschera la eroga nelle vie aeree del paziente NEWS Un riconoscimento per Luca Recentemente l’assemblea provinciale ha previsto l’assegnazione di due riconoscimenti: il primo a Giampietro Monti (medaglia d’argento al valor militare) e il secondo all’alpino Luca Barisonzi (ferito in Afghanistan) attualmente ricoverato in Unità Spinale e prossimo alla dimissione. Essendo Luca impossibilitato a ritirare il premio, Bruno Dapei, Presidente del Consiglio Provinciale di Milano, ha consegnato il riconoscimento direttamente all’alpino in Unità Spinale. Il Presidente Dapei si è inoltre trattenuto a lungo a parlare con la madre di Luca e con il direttore dell’Unità Spinale, Tiziana Redaelli. Il presidente Dapei e i consiglieri provinciali presenti hanno manifestato attenzione e disponibilità verso la raccolta fondi per l’Aus (Associazione Unità Spinale) Niguarda attualmente in corso. ATTENZIONE A… La presenza di apnee ostruttive durante il sonno aumenta nettamente il rischio di ipertensione e di malattie cardiovascolari come l’ictus. Il trattamento con CPAP riduce tale rischio, tuttavia affinché un trattamento sia efficace, è necessario che il paziente usi il dispositivo CPAP regolarmente, almeno 4-5 ore per notte. Bruno Dapei, Presidente del Consiglio Provinciale di Milano, e i consiglieri provinciali hanno incontrato Luca Barisonzi (di spalle) nell’Unità Spinale CONCESSIONARIA NISSAN RENORD Via Clerici, 2/4 (ang. V.le F. Testi) - Sesto San Giovanni - Tel 02.24.880.1 Via Veglia, 2 - Milano - Tel 02.60.80.494 Via Lazzaro Papi, 14 - Milano - Tel 02.54.00.09.1 www.renord.com cinque Niguarda nel mondo E’ on-line la pagina in inglese dei gemellaggi internazionali L e numerose collaborazioni, che fanno del Niguarda un International Teaching Hospital, da oggi sono disponibili nella versione in inglese del sito. Una mappa con tutti gli interscambi e le attività di formazione in corso, ma anche i dati e i risultati: con un semplice clic sarà facile essere sempre aggiornati sul profilo internazionale del nostro Ospedale anche per tutti gli “amici” che ci seguono dall’estero. CLICCA SU www.ospedaleniguarda.it/international/ Niguarda-Giordania: la cooperazione continua P rosegue il gemellaggio tra il Niguarda e l’ospedale Al Bashir di Amman in Giordania. Nei giorni scorsi, infatti, ha raggiunto il nostro Ospedale il terzo gruppo di medici e personale paramedico che alla Ca’ Granda intraprenderà uno specifico programma di formazione on the job. Il gemellaggio ha come oggetto la chirurgia epatobiliare e lo scopo di trasferire in Giordania il know-how dell’eccellenza lombarda. Da destra: A. Slim, Responsabile dei Trapianti Addominali, e L. De Carlis, Direttore della Chirurgia Generale e dei Trapianti, con il personale medico e infermieristico proveniente da Amman Urologia SEGUE DALLA PRIMA L’intervento, messo a punto da Aldo Bocciardi, Direttore dell’Urologia, e dalla sua équipe operatoria, non ha deluso le aspettative e, combinando la precisione del robot con una nuova via d’accesso chirurgica, ha assicurato ai pazienti una ridotta invasività, che preserva le funzionalità pregresse e accorcia le degenze e i tempi di recupero. A confermare i passi in avanti è la casistica del Centro: dei 100 e più pazienti operati con questa tecnica, più del 90% ha avuto un immediato controllo della continenza urinaria e il 30% ha ripreso ad avere rapporti sessuali entro 1 mese dall’intervento, a differenza degli approcci più tradizionali (basati o meno sul robot), per cui questo tipo di problemi sono “entrati a far parte” della vita degli operati in più del 40% dei casi. Più precisione grazie al robot, ma anche una nuova via anatomica d’accesso, “l’approccio Bocciardi” si distingue anche per questo dagli altri interventi tradizionali. “È come riparare il motore di una macchina da sotto anziché da sopra, aprendo il cofano, per non strappare i cavi elettrici- spiega Bocciardi-. Nelle tecniche d’intervento precedenti il chirurgo cercava di risparmiare i nervi cavernosi puntando sulle potenzialità di ingrandimento ottico della tecnica laparoscopica e sull’ampiezza di movimento e di rotazione del braccio robotico. Ma il passaggio degli strumenti avveniva proprio attraverso la zona più a rischio. Noi entriamo dalla parte opposta: incidiamo il peritoneo parietale, lo strato che riveste le pareti della cavità addominale, nello spazio tra la vescica e il retto. Isoliamo le vescicole seminali e raggiungiamo l’apice della prostata senza incontrare le fasce nervose”. Antonio Galfano, che durante l’intervento sta al tavolo operatorio mentre Bocciardi siede alla consolle del robot Da Vinci aggiunge: “Questa tecnica ci permette di passare attraverso un’incisione molto più piccola, quindi meno traumatica e con meno sanguinamento di quella utilizzata normalmente nella prostatectomia robotica”. L’équipe operatoria dell’Urologia durante un intervento di prostatectomia con tecnica robotica I VANTAGGI Il robot consente una più facile coordinazione dei movimenti, chi opera, infatti, non è più costretto ad essere girato per vedere il monitor della laparoscopia, questo perché il visore della consolle è in mezzo alle mani dell’operatore mimando il punto di vista della chirurgia classica; inoltre la rotazione degli strumenti, fino ad ora Se ne parla in prima serata Della nuova tecnica robotica contro i tumori alla prostata se n’è parlato in prima serata a Superquark. Ospite del programma Aldo Bocciardi, Direttore dell’Urologia, che all’interno della rubrica “Come si fa?” è stato intervistato da Piero Angela sul nuovo approccio chirurgico messo a punto nel nostro Ospedale. In video non solo l’intervista, ma anche le immagini di Niguarda con l’équipe dell’Urologia all’opera con il robot Da Vinci. impossibile con le pinze laparoscopiche, consente la riproduzione fedele e miniaturizzata dei movimenti delle mani con in più il vantaggio di eliminare il tremore di fondo presente anche nella mano del chirurgo più esperto. Tutto ciò si traduce in una maggiore precisione di intervento e in una maggiore preservazione delle strutture contigue. Aldo Bocciardi alla consolle di comando del robot Da Vinci IL ROBOT DA VINCI Simile ad un ragno con quattro braccia i cui movimenti sono comandati a distanza mediante una consolle, il robot esegue i movimenti che il chirurgo gli impartisce grazie ad appositi joystick di manovra. L’area di intervento appare su uno speciale visore tridimensionale grazie alla ripresa di una mini-telecamera 3D introdotta insieme agli strumenti nell’addome del paziente per via laparoscopica. La tecnica robotica rappresenta, infatti, un’evoluzione della laparoscopia, in quanto permette un notevole raffinamento dei movimenti del chirurgo. La via d’accesso è la stessa ma con molti vantaggi in più sia per il chirurgo sia per il paziente. sei News Collaborazione nazionale Io sono qui: il libro e il docu-film di Mario Melazzini “Io sono qui”: il cofanetto con libro e dvd delle Edizioni San Paolo ha come protagonista Mario Melazzini (nella foto), Direttore della Struttura Continuità Assistenziale Ospedale-Territorio e Direttore Scientifico del Centro Clinico Nemo. Il nuovo libro-testimonianza e il docu-film, realizzato in occasione dei 70 anni del nostro Ospedale con la regia di Emmanuel Exitu, raccontano, 7 giorni e 7 notti, la vita di Mario Melazzini, medico che con il dolore della malattia si è riscoperto uomo e convive con la sua condizione di malato di SLA, affrontando con coraggio le difficoltà senza mai perdere la gioia di vivere. «Anche con limiti enormi, io sono ancora il protagonista della mia vita. Perché quando scopri di avere una malattia inguaribile, pensi che la tua vita sia finita. Invece, con una malattia inguaribile fai strane scoperte. Per esempio: arrendersi non serve a niente; la vera malattia è nell’anima; la vita è bella (non solo nei film, anche nella vita). E d’inguaribile c’è soltanto la mia voglia di vivere». Mario Melazzini. In libreria: libro+dvd, edizioni San Paolo. Trasferimenti Da via Ragusa a Villa Marelli e al Padiglione 3 Da lunedì 26 settembre le attività di otorinolaringoiatria di via Ragusa (esami audiometrici infantili, visite audiologiche infantili, visite orl, prescrizione nuove protesi, collaudo protesi, logopedia) sono state trasferite al Padiglione 3, del nostro Ospedale, dove era già attivo l’ambulatorio di Otorinolaringoiatria. Da lunedì 3 ottobre anche le attività di Neuropsichiatria Infantile (visite, terapie di logopedia, colloqui psicologici) lasceranno la sede di via Ragusa per trasferirsi a Villa Marelli. Aperta a Catania una Unità Spinale modello Niguarda Per formazione e start-up chiamati i professionisti del nostro Ospedale A ll’Azienda Ospedaliera Cannizzaro è stata inaugurata l’Unità Spinale Unipolare (USU), la prima e unica da Roma in giù. Si tratta di un centro multispecialistico finalizzato alla cura e alla riabilitazione di persone che hanno subito un trauma vertebro-midollare. Finora, per questo tipo di pazienti, è stato necessario emigrare nei centri specializzati del Nord e del Centro Italia per assicurarsi le necessarie cure e un adeguato percorso di riabilitazione. Da oggi non sarà più così grazie alla nuova struttura, la cui realizzazione ha potuto contare sull’esperienza degli specialisti dell’Unità spinale di Niguarda, che hanno fatto da guida per la formazione e l’avvio del centro catanese. Tiziana Redaelli, Direttore dell’Unità Spinale della Ca’ Granda, e la sua équipe hanno, infatti, curato l’addestramento, sia Tiziana Redaelli alla conferenza stampa per l’inaugurazione. A destra l’Asteorico sia pratico, dei medici, degli sessore alla Salute, Massimo Russo, infermieri e dei fisioterapisti che per e il Presidente della Regione Sicilia, Raffaele Lombardo qualche tempo si sono trasferiti al Niguarda, prima come osservatori campo da basket; una piscina è stata realizzata all’ultimo e poi come operatori. “Si è trattata di una formazione attenta alla malattia, ma soprattutto al piano. Al taglio del nastro erano presenti il Presidente della malato, basti pensare che gli infermieri hanno trascorso una Regione Sicilia, Raffaele Lombardo e l’Assessore alla giornata intera sulla sedia a rotelle per essere in grado di Salute, Massimo Russo. Entrambi, oltre a sottolineare l’importanza della struttura, che si pone come riferimento capire i bisogni dei pazienti- ha spiegato Redaelli”. La struttura può contare su 20 posti letto e si articola per l’area del Mezzogiorno, hanno voluto ringraziare su 4 piani più un livello interrato che vanta attrezzature Regione Lombardia e Niguarda per l’impegno e la grande all’avanguardia, compresa una palestra specializzata e un professionalità dimostrata. Reumatologia Osteoporosi, un nemico silenzioso Una patologia al femminile, ma da non trascurare anche per “lui”. A Niguarda un ambulatorio dedicato I l dolore ci spaventa ed è forse l’aspetto della malattia che più percepiamo come una minaccia. In realtà questa sensazione, per quanto fastidiosa, è la spia d’allarme, che la natura ci ha messo a disposizione, per farci capire che nel nostro corpo qualcosa non va. Quando il meccanismo va a vuoto, e quel campanello non suona, il rischio di scoprire la “falla” troppo tardi è dietro l’angolo ed un po’ quello che succede in caso di osteoporosi. “Si tratta di una malattia silenziosa- spiega Oscar Epis della Reumatologia-, in quanto nel suo stadio iniziale non causa alcun dolore. Intanto, però, le ossa diventano fragili e, quindi, maggiormente esposte a fratture, anche spontanee. Se non si interviene precocemente o non si cura in maniera adeguata, l’osteoporosi può progredire portando a fratture ossee che si presentano più tipicamente a livello di femore, vertebre e polsi”. A Niguarda da circa 1 anno gli specialisti della Reumatologia hanno avviato un ambulatorio dedicato in cui, per 2 volte la settimana, si cerca di “acciuffare” questo “ladro silenzioso”, ma non per questo incurabile. La maggior parte dei pazienti “appartiene al gentil sesso”: le donne, infatti, hanno un rischio 4 volte superiore di incorrere in questa patologia e si stima che in Italia 3,6 milioni di donne ne soffrano. Il periodo più critico è la menopausa. “Fino all’età di 30 anni- spiega Epis- il tessuto osseo si costruisce poi, come succede nel normale processo di invecchiamento, le ossa cominciano a consumarsi. Nelle donne, la perdita di massa ossea accelera dopo la menopausa, quando le ovaie smettono di produrre gli estrogeni, gli ormoni che proteggono dalla perdita di tessuto osseo”. Nell’uomo è più difficile indicare un’età precisa, perché non c’è un momento di transizione così evidente come la menopausa. Di certo è opportuno sottoporre le proprie ossa ad un “check up” presto, magari già a 50 anni, soprattutto se si presentano uno o più fattori di rischio. L’elenco è lungo: chi ha almeno un genitore che ha sofferto di osteoporosi, chi non consuma latte e latticini a sufficienza, chi ha avuto fratture a seguito di piccoli traumi. Ancora: chi soffre di malattie reumatiche o di Diagnosi Per misurare la densità minerale dell’osso e dunque il rischio di frattura, si utilizza la MOC, la Mineralometria Ossea Computerizzata, ed è considerata ad oggi lo strumento di diagnosi principale per l’osteoporosi. Prevenzione Per cercare di prevenire l’osteoporosi è importante avere un’alimentazione ricca di calcio, assumere vitamina D, limitare il consumo di alimenti di origine animale, svolgere attività fisica, ridurre l’assunzione di alcolici e smettere di fumare. Farmaci Quando invece l’osteoporosi è già presente si deve ricorrere all’uso di farmaci che agiscono o stimolando l’assorbimento a livello gastrointestinale del calcio o favorendo l’azione di deposito del calcio direttamente sull’osso. patologie che possono dare malassorbimento come la celiachia, chi ha usato spesso cortisonici o farmaci che provocano ipogonadismo, chi soffre di ipercalciuria ovvero espelle troppo calcio con le urine. Sono ad alto rischio anche i grandi fumatori e chi “ha il bicchiere facile”: un consumo smodato di alcolici indebolisce, infatti, le nostre ossa. 20 ottobre - Visite gratuite Osteoporosi: open day negli “ospedali in rosa” Il 20 ottobre Niguarda, in occasione della giornata mondiale sull’osteoporosi, apre le porte e offre convegni e visite specialistiche per sensibilizzare su questa patologia a netta prevalenza femminile. L’open day è organizzato da O.N.Da (Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna) e coinvolge il network degli ospedali italiani che hanno ottenuto i bollini rosa per la loro attenzione alle esigenze delle donne ricoverate. DOVE Poliambulatorio Medico EndocrinologiaReumatologia, Area Ingresso- Padiglione 2 PER PRENOTARE Call Center Regione Lombardia 800.638.638 dalle 8.00 alle 20.00 dal lunedì al sabato. Fino ad esaurimento posti sette Niguarda 2.0 Con web e tv il posto letto è hi-tech Cartelle cliniche su iPad scelto per rappresentare l’Italia Intrattenimento, ma anche una migliore gestione del paziente C ontrollare la propria mail, ma anche guardare un film, videochiamare l’infermiera o scegliere il menù per il pranzo, il tutto gratuitamente e comodamente dal proprio letto di degenza. La corsia al Niguarda si fa hi-tech, grazie alle nuove postazioni multimediali installate nel Blocco Sud. I vantaggi? Numerosi: se da un lato web, radio, telefono e tv sono comodità che migliorano la degenza, dall’altro questi veri e propri concentrati di tecnologia facilitano la disponibilità delle informazioni cliniche per medici ed infermieri, che possono accedervi direttamente al letto del paziente. “Per il degente- spiega il Direttore Generale, Pasquale Cannatelli- tutto questo si traduce in una forma di “empowerment”, che lo rende più attivo e protagonista nel suo percorso di cura, trasformando il rapporto con la struttura ospedaliera”. La cartella clinica su iPad. La soluzione tecnologica, attualmente in sperimentazione nel nostro Ospedale grazie al finanziamento di Regione Lombardia, è stata scelta tra le migliaia di segnalazioni pervenute dall’Agenzia per la diffusione delle tecnologie per l’innovazione della Presidenza del Consiglio dei ministri. La cartella clinica sull’iPad rappresenterà il nostro Paese nell’ambito del progetto “Italia degli innovatori”, con l’obiettivo di promuovere le eccellenze nostrane nel mondo e dare vita a scambi di know-how fra l’Italia e le altre nazioni. Touch screen: si potrà navigare nel menù multimediale toccando direttamente lo schermo In mano: in un unico oggetto il telefono e il lettore smart card per accedere ai servizi Mal di schiena Dal grasso un nuovo disco vertebrale Una tecnica innovativa contro l’ernia grazie alle cellule staminali del tessuto adiposo Il giornale di Niguarda “Ernia del disco”: tre parole che messe insieme sono un incubo per milioni di persone. Le cifre dicono che non meno di 15 milioni di Italiani sono colpiti da una qualche forma di lombalgia (indagine ISTAT, 1999), con una media di interventi per ernia discali pari a 5,1 per 100.000 abitanti ogni anno. Per tutti loro la speranza arriva da una nuova tecnica messa a punto dalla Terapia Tissutale di Niguarda, in collaborazione con l’Istituto Clinico Humanitas e l’Università di Pavia. É proprio il caso di dirlo: si tratta di “grasso che cola”. L’idea, infatti, è quella di rigenerare i dischi intervertebrali attraverso l’utilizzo delle cellule staminali del tessuto adiposo. Una procedura assolutamente miniinvasiva per dare scacco all’ernia in tre semplici mosse: 1) prelievo del nucleo polposo (il cuscinetto con funzione di ammortizzatore presente tra vertebra e vertebra) ormai fuoriuscito dalla sua sede; 2) accrescimento in combinazione con le cellule staminali in laboratorio per formare un nuovo disco; 3) reimpianto del disco, “nuovo di zecca”, nello spazio intervertebrale. A sbalordire è il fatto che il tutto potrà avvenire in regime di day hospital chirurgico, una procedura che vedrà sostituire il bisturi con la siringa, sufficiente per il prelievo del nucleo polposo ormai degenerato e delle cellule staminali sottocute; sempre attraverso un ago e una semplice iniezione eco-guidata avverrà anche il reinserimento del cuscinetto nuovo. Veloci anche i tempi di coltura in laboratorio: bastano 15 giorni per avere un disco delle dimensioni tali da poter essere reinserito. Una rivoluzione che per il momento è stata realizzata solo in vitro arrivando alla produzione di 17 nuovi dischi prelevati da altrettanti pazienti con un problema di ernia. “Per il momento- spiega Mario Marazzi, Responsabile della Terapia Tissutale di Niguarda- è stata completata la fase 1 che ha portato alla coltura di nuovi nuclei polposi in laboratorio e siamo in attesa delle autorizzazioni necessarie per procedere oltre, fino agli studi clinici sull’uomo. Si tratta di una tecnica innovativa che è partita dall’utilizzo delle cellule staminali adipose per il processo di rigenerazione. Il tessuto adiposo, infatti, è ricco di cellule staminali di tipo mesenchimale e di questo stesso tipo sono le cellule che formano il disco vertebrale. Le staminali del tessuto adiposo possono essere dunque in grado, opportunamente indirizzate, di riprodurre il materiale cartilagineo e collagenico del disco. In questo modo si possono sfruttare le enormi potenzialità delle cellule staminali adipose, che sono facilmente reperibili”. Le capsule ottenute dalla coltura in laboratorio contenenti i nuovi cuscinetti. Una volta iniettati nello spazio intervertebrale assumeranno la forma di un disco Al lavoro: il laboratorio della Terapia Tissutale di Niguarda La rigenerazione Collocato tra due vertebre, il disco svolge in pratica la funzione di “ammortizzatore”: la sua degenerazione, causata ad esempio dall’invecchiamento o dall’artrosi, è spesso causa di dolore lombare. La lombalgia, sino a oggi, viene trattata con antidolorifici, con tecniche di riabilitazione posturale e solamente in casi particolari con l’intervento chirurgico: i risultati, tuttavia, non sempre sono accettabili, specie in termini di qualità della vita per i pazienti. Anzi, si è visto che l’intervento di rimozione del disco degenerato (microdiscectomia) a volte può addirittura peggiorare la situazione. In questo senso la terapia rigenerativa potrebbe giocare un ruolo importante, riportando alle condizioni funzionali e biochimiche originali. Periodico d’informazione dell’Azienda Ospedaliera - Ospedale Niguarda Ca’ Granda Direttore Responsabile: Pasquale Cannatelli Coordinatore Editoriale: Monica Cremonesi In redazione: Giovanni Mauri, Andrea Vicentini, Maria Grazia Parrillo Marketing: Matteo Stocco Direzione e redazione: Piazza Ospedale Maggiore 3 20162 - Milano - tel. 02 6444.2562 [email protected] Foto: Archivio Niguarda copyright Progetto grafico: REASON WHY www.reason-why.it Stampa: NUOVA SEBE S.p.A. Stabilimento di Via Brescia n. 22 20063 Cernusco sul Naviglio (MI) Tel. 02-92104710 Tiratura: 30.000 copie Reg. Tribunale Milano: n. 326 del 17 maggio 2006 Pubblicità: Spada Pubblicità tel. 02.24.30.85.60 - Fax 02.24.30.01.56 www.spadapubblicita.it Pubblicato online sul sito: www.ospedaleniguarda.it Trapianto doppio Una “prima” mondiale Verranno presentati al prossimo congresso mondiale della Cell Transplant Society a Miami (dal 23 al 26 ottobre 2011) da Federico Bertuzzi, (Diabetologia, Niguarda) i risultati clinici del primo trapianto al mondo di isole pancreatiche e cuore in una stessa paziente. L’intervento, eseguito al Niguarda, ha riguardato una donna affetta da diabete mellito di tipo 1 e insufficienza cardiaca critica, insorta dopo un infarto. In relazione alle difficili condizioni le isole sono state trapiantate all’interno dei fasci muscolari dell’avambraccio al posto dell’impianto intra-epatico, come viene fatto solitamente. É la prima volta al mondo che viene seguito questo approccio. La tecnica di impianto delle isole all’interno del muscolo era già stata tentata una volta in Svezia, ma mai in associazione ad un altro trapianto, in pazienti così complessi. “A due anni dall’intervento la paziente sta meglio- spiega Federico Bertuzzi. Le isole trapiantate mantengono una funzione parziale, il che ha permesso di ottenere in questo periodo un buon compenso metabolico nonostante la complessa situazione clinica”. L’intervento è stato realizzato grazie alla collaborazione con l’Università di Miami diretta da Camillo Ricordi. Le équipe del Niguarda coinvolte sono quelle della Diabetologia, della Terapia Tissutale, della Chirurgia Generale e dei Trapianti, dell’Anestesia e Rianimazione 3 e del Dipartimento Cardiotoracovascolare. DOVE E QUANDO Miami, dal 23 al 26 ottobre PER INFO www.cts-ixa2011.org otto Nuovo niguarda C.R.A.L. Cantieri aperti anche d’estate I mercatini di Natale Rifiuti sempre in ordine A Blocco Nord... ecco l’impronta! S birciando dagli edifici più alti che confinano con il cantiere, si vede già chiaramente “l’impronta” dei quattro nuovi edifici che comporranno il Blocco Nord. Infatti, anche durante il periodo estivo nel cantiere sono stati eseguiti molti lavori per realizzare le imponenti paratie che delimitano gli scavi. In molti punti del cantiere la profondità dello scavo è già alla quota massima di 10 metri. Questa fase di lavori viene eseguita avendo sempre la massima accortezza per evitare il diffondersi di polveri, rumori e vibrazioni. ncora alcuni mesi di lavori e il nostro Ospedale avrà una nuova e funzionale piattaforma ecologica di stoccaggio rifiuti. Sostituisce integralmente la vecchia (sulla stessa area, ubicata dietro il Polo Tecnologico) e prevede una serie di accoglienti tettoie, dove saranno collocati 4 P compattatori e tutti i contenitori per la raccolta differenziata (vetro, carta, metalli, rifiuti speciali, ecc…). La nuova configurazione della piattaforma ecologica è stata studiata per corrispondere al meglio alle mutate esigenze di raccolta emerse con l’entrata in funzione del “Blocco Sud”. La magica atmosfera dei mercatini di Natale di Lucerna, Berna e Montreux: sono aperte le iscrizioni per la gita in programma dal 7 al 9 dicembre. Un’occasione per dedicarsi allo shopping, per chi vuole acquistare, ma anche alla storia, all’architettura e alla tradizione, per conoscere meglio queste magnifiche cittadine elvetiche. Nuova Farmacia C.R.A.L. Area Centro-Padiglione 10 tel. 02.6444.3236 (lun-ven dalle 10.00 alle 16.00) www.cralniguarda.it rocedono celermente i lavori per la realizzazione della nuova Farmacia. La nuova collocazione sarà al livello “- 1” del Polo Logistico e prevede l’utilizzo di tecnologie modernissime, come l’entrata in funzione dei magazzini automatizzati. I lavori verranno integralmente completati entro febbraio 2012. Facce da Niguarda Conciliazione vita-lavoro Un Campus vario e divertente Un grazie e un caro saluto Dopo 30 anni di servizio a Niguarda, Luciana Bevilacqua, in pensione dal 1° agosto, è stata nominata Primario Emerito. Un saluto e un grazie per il lavoro svolto. Dal 1° agosto Giuseppe Danilo Vighi è il direttore facente funzioni della Qualità e Sicurezza Clinica. Dal 1° settembre Giovambattista Pinzello, Direttore dell’Epatologia e Gastroenterologia dal 1998, è in pensione. Un saluto affettuoso e un grazie per l’attività svolta in questi anni. Luca Saverio Belli è stato nominato direttore facente funzioni. Dal 1° settembre Stefano Maria Marianeschi è il nuovo Responsabile della Cardiochirurgia Pediatrica. Luciana Bevilacqua Si è conclusa la prima edizione del Campus estivo organizzato dal Niguarda per i figli dei dipendenti. Abbiamo chiesto un giudizio sull’iniziativa ad una mamma che al Campus ha portato i due suoi figli di 5 e 8 anni. “Divertente e vario- ha risposto l’intervistata-. Almeno questo è quello che mi sento di dire in base all’esperienza dei miei piccoli. Tra i tanti sport che hanno avuto l’occasione di praticare, l’attività in piscina è quella che è stata apprezzata di più. Un’esperienza positiva. Credo che l’anno prossimo si replicherà”. Chi visita Niguarda Iraq - Dal Medio Oriente, in particolare dall’Iraq, proveniva la delegazione che ha visitato il nostro Ospedale. Nel nostro Paese per stringere accordi con aziende italiane, la delegazione, proveniente dalla regione del Maysan, nel sud dell’Iraq, ha avuto incontri istituzionali con Regione Lombardia. Al Niguarda hanno potuto osservare da vicino un esempio di struttura ospedaliera appartenente al Sistema Sanitario Regionale. La visita presso la Radiologia Ontario - Giovanbattista Pinzello Stefano M. Marianeschi Una delegazione di medici canadesi ha visitato recentemente il nostro Ospedale. A guidare la delegazione John King, Executive Vice President e Chief Administrative Officier del St. Michael’s Hospital di Toronto. La delegazione è stata ricevuta dal Direttore Sanitario, Giuseppe Genduso, dal Direttore Medico di Presidio, Gaetano Elli e dal Direttore del Ditra, Giovanna Bollini. Gli ospiti, che hanno visitato il Blocco Sud e l’AIMS Accademy, hanno mostrato anche particolare interesse verso l’organizzazione del sistema sanitario regionale lombardo. I rappresentanti della delegazione canadese con G. Genduso e G. Bollini (al centro) Repubblica Ceca E rano quasi 40 gli “ospiti” provenienti dalla Scuola Paramedica di Brno (Repubblica Ceca) che di recente hanno visitato il nostro Ospedale. Dopo il saluto di benvenuto con i vertici aziendali la delegazione ha incontrato i docenti del Corso di Laurea Infermieristica; la visita è, poi, proseguita presso il Blocco DEA e il Blocco Sud. La visita della Scuola Paramedica di Brno nove Solidarietà Volontari in Ghana L’esperienza dei medici che ogni anno partono con destinazione l’Africa A nche quest’anno un’équipe medica del Niguarda ha svolto attività chirurgica di volontariato in Ghana presso l’ospedale missionario comboniano di Sogakofe, una piccola cittadina a 130 Km dalla capitale. Abbiamo incontrato uno dei protagonisti, il chirurgo Marco Boniardi, che con Sara Andreani (chirurgo) e gli anestesisti Gabriele Bassi e Carlo Serini (quest’ultimo del Fatebenefratelli di Milano), è stato per due settimane ad L’intervista In quale contesto medico vi siete trovati? Nell’ospedale del Comboni Centre lavorano solo due medici locali, chiamati ad affrontare quotidianamente ogni tipo di problematica clinica. Purtroppo non hanno competenza chirurgica, se si escludono i parti cesarei, per cui, normalmente, i pazienti che hanno bisogno di un’operazione devono essere necessariamente indirizzati nel centro universitario della capitale, a 130 Km di distanza. Non quando ci siete voi. Qual è stato il vostro contributo? La nostra équipe, costituita da due chirurghi e due anestesisti, “Tutoring” anestesiologico per l’impiego dell’anestesia spinale ha effettuato interventi di chirurgia generale e specialistica, soprattutto endocrina, vista la grande diffusione di patologie tiroidee nel continente africano. In quest’ultima “ missione” siamo riusciti ad operare circa una trentina di pazienti. Quali sono le emergenze più frequenti? Capitano spesso le urgenze traumatologiche tra cui gli incidenti stradali. Negli anni scorsi “ho visto” anche qualche ferita da arma bianca o da fuoco. Spesso ci troviamo ad operare appendiciti acute, peritoniti o infezioni alle ovaie o alle tube, patologie favorite dalle scarse condizioni igieniche, in cui vive la popolazione. Ci sono state novità rispetto alle missioni degli scorsi anni? Sì, non sono mancate: è stato, infatti, avviato un programma di “tutoring” nei confronti dei due medici del centro per addestrarli nell’esecuzione di interventi chirurgici per il trattamento dell’ernia inguinale, una patologia invalidante quando raggiunge dimensioni “ciclopiche”. Non solo, c’è stato anche un “avviamento” per la pratica dell’anestesia spinale, di grandissima utilità per i parti cesarei. Prospettive future. Si intravedono degli spiragli di sviluppo? Sì. Mentre qualche anno fa si aspettava l’aiuto “dall’alto” Da sinistra: Carlo Serini, Momodou Cham (il medico locale), Gabriele Bassi, Sara Andreani, Marco Boniardi e l’équipe della sala operatoria del Comboni Centre News Novità sui ticket: le applicazioni in Lombardia Per tutte le prestazioni ambulatoriali erogate dal 1° agosto 2011, invece della quota fissa di 10 euro prevista dalla normativa finanziaria, in Regione Lombardia si paga un importo proporzionale al valore delle prestazioni. Resta invariato il ticket sulle prestazioni di Pronto Soccorso, con l’applicazione del ticket da 25 euro sui codici bianchi e la conferma dell’esenzione per gli altri codici. operare a Sogakofe. Sempre del Niguarda sono anche Stefano Noto e Valeria Terzi, quest’anno assenti giustificati, ma “anime” storiche di questa iniziativa. dei volontari, oggi i medici del centro vogliono “camminare con le proprie gambe” e imparare tecniche e procedure da mettere in pratica durante tutto l’anno. Questa voglia di apprendimento si riflette anche nella gestione dell’ospedale che da poco ha inserito il consenso informato e l’utilizzo dei pc per l’analisi della casistica operata. Sarebbe bello per il futuro avviare una partnership con Niguarda che consentirebbe anche di estendere il rapporto di collaborazione ad altre figure professionali (urologi, ginecologi, chirurghi plastici, oculisti) conferendo all’ospedale di Sogakofe una sorta di autonomia terapeutica. dieci La Città dell’Arte Un’altra tappa in questa grande Città dell’arte che è Niguarda. Ritorniamo nella chiesa dell’Annunciata. In questo numero i nostri occhi saranno sulla vetrata che raffigura Sant’Antonio Abate, realizzata da Anselmo Bucci. La presentazione, come sempre, è affidata al Primario Emerito Enrico Magliano. N Le 12 grandi vetrate nel tamburo della cupola della chiesa dell’Annunciata LA VETRATA DI SANT’ANTONIO ABATE el tamburo della cupola della chiesa dell’Annunciata sono disposte in cerchio 12 grandi vetrate rappresentanti santi taumaturghi o fondatori di ordini ospedalieri: personaggi che hanno dedicato tutta la loro vita ai malati. Parleremo della vetrata di Anselmo Bucci (una delle poche opere monumentali dell’artista) che pur essendo all’epoca molto famoso (era stato chiamato come sostituto se qualcuno dei maestri dell’abside, Sironi, Salietti, Carpi, non avesse accettato l’incarico) fu “relegato” a una sola opera insieme ad altri 11 colleghi. La vetrata dedicata a S. Antonio Abate, Patrono degli Infermi (“Antonius Abbas pestilentiarum protector et sanator” prevenzione e terapia ante litteram…), per l’esiguità dello spazio disponibile, dominato dalla monumentalità dell’unica figura del santo, non permette particolari invenzioni espressive, ma il paesaggio sullo sfondo con un edificio “dechirichiano”, di grande prospettiva, è di eccezionale effetto. Inoltre i due libri che il santo tiene in mano con i loro accesi colori rossi (un po’ fauves), risaltanti sul mantello bianco, ricordano la pittura “libera” di Parigi, città dove Bucci aveva soggiornato per molti anni nella giovinezza. Enrico Magliano La vetrata dedicata a S. Antonio Abate, Patrono degli Infermi Biografia dell’artista Anselmo Bucci nasce nel 1887 a Fossombrone, nelle Marche. Terminati gli studi classici a Venezia, si trasferisce a Monza nel 1904 ed inizia a frequentare l’accademia di Brera a Milano. Nel 1906 si trasferisce a Parigi dove la vita “più che di pane si nutre di incontri”: Picasso, Modigliani, Utrillo, e altri ancora. Ottiene notevoli apprezzamenti per la grafica anche in Italia, con la sua prima mostra al museo della Permanente. Quando scoppia la I guerra Mondiale, Bucci si arruola nel famoso Battaglione dei Ciclisti insieme ai Futuristi Boccioni, Sironi, Funi e Dudreville (suo grande amico). Nel 1922 abbandona la vita parigina e rientra in Italia, dove dà vita al gruppo “Novecento italiano”, cui partecipano la maggior parte del Battaglione Ciclisti tranne Boccioni che era morto per una caduta da cavallo nel 1916. Iniziano, grazie anche all’amicizia della critica d’arte Margherita Sarfatti, importanti riconoscimenti con l’esposizione alla Biennale di Venezia, la vincita della medaglia d’oro per la pubblica istruzione e la vincita del premio Viareggio. La commissione dell’opera per l’ospedale di Niguarda gli viene pertanto fatta in un momento di massimo riconoscimento internazionale, per questo era anche stato nominato “sostituto” in caso di impossibilità a partecipare di uno degli altri candidati pittori. Nel dopoguerra, ritornato a Monza, fonda la Società degli Indipendenti e si dedica all’arte sacra vincendo il primo premio all’Angelicum di Milano. Muore a Monza nel 1955. L’anno successivo la Biennale di Venezia gli dedicherà una retrospettiva con 48 opere. Il nostro esperto in TV News Le telecamere di Elisir in Cardiochirurgia Sono andati fin dentro la sala operatoria, durante un intervento, per un servizio su un’innovativa tecnica di riparazione della valvola mitrale. Davanti alle telecamere di Elisir (il programma di Rai 3 dedicato alla medicina e salute) Luigi Martinelli, Direttore della Cardiochirurgia, e la sua équipe per spiegare i vantaggi di un intervento che da tempo si utilizza nel nostro Ospedale e che grazie alla sua mini-invasività (l’accesso è una piccola incisione sul torace) accorcia drasticamente i tempi di dimissione del paziente. Non ti scordare la visita: sms promemoria e chiamata di conferma Visita in programma? Per non dimenticarsene, Niguarda, tramite il Call Center regionale (per la prenotazione di visite ed esami, 800.638.638, dalle 8.00 alle 20.00, dal lunedì al sabato) invia un sms direttamente sul tuo cellulare che ti ricorda l’appuntamento 3 giorni prima. La data è confermata o ci sono variazioni? Sarà direttamente il Call Center regionale a richiamare il paziente 10 giorni prima dell’appuntamento per conferma o eventuale cancellazione/spostamento. Iniziative All’Hospice il giardino della speranza Oltre 100 volontari per dare vita allo “spazio verde terapeutico” I l colore è il verde. I volti sono quelli dei 100 volontari e più che in una giornata di luglio si sono ritrovati all’Hospice“Il Tulipano” per dare vita al giardino della speranza. Artisti, giardinieri, “contadini sperduti”, ma anche chi il pollice verde proprio non ce l’ha: tutti insieme hanno risposto all’appello lanciato dalla onlus “Il Giardino degli Aromi” che chiamava a raccolta “braccia forti” e tanta buona volontà per ridare forma a quel giardino un po’ disadorno e anonimo. Le camere dell’Hospice, dove sono ricoverati i malati terminali, si affacciano, infatti, su un prato circondato da alberi ad alto fusto in stato di abbandono. Un luogo con un immenso potenziale dove tuttavia mancano completamente i colori e il ciclo delle stagioni. Perché allora non trasformarlo in un giardino fiorito, per rendere più leggera e luminosa la sosta in questo luogo? “In una situazione di sofferenza e stress, anche l’ambiente è importante per le nostre finalità assistenziali e di qualità di vita spiega Daria Da Col, Dirigente Infermieristico dell’Hospice-. Il tutto si realizza grazie a percorsi e micro-paesaggi adatti per sedersi e contemplare, stare per conto proprio o socializzare e chiacchierare; c’è infatti la zona con le panchine sotto gli alberi, l’area con il gazebo e anche un tragitto con pavimentazione adatta alle carrozzine”. Il progetto è di Francesca Neonato, agronoma paesaggista di PN Studio, e prevede due aree distinte: nella zona al sole, ci sono spiree, potentilla e abulia che regalano macchie di colore; all’ombra sono state piantate ortensie, viburni e agrifogli. I lavori sono partiti qualche settimana prima dell’arrivo dei volontari: diverse aziende e vivai, cooperative e onlus, hanno dato il loro contributo e lavorato gratis per abbattere piante I volontari al lavoro: il giardino della speranza prende forma malate, creare camminamenti, aiuole rialzate e un impianto d’irrigazione. I volontari hanno poi messo a dimora gli arbusti e le piccole piante formando siepi e aiuole con fascine e tronchi; la loro attività continua con la manutenzione del giardino. I semi sono stati piantati, la speranza è pronta per essere coltivata. undici Eventi Cardiologi a convegno Un meeting che ogni anno richiama oltre 1.000 specialisti D al 12 al 16 settembre presso il Centro Congressi del Milan Marriott Hotel di Milano si è tenuto il 45° Convegno di Cardiologia, promosso dal Dipartimento Cardiotoracovascolare “A. De Gasperis” del nostro Ospedale. L’appuntamento anche quest’anno ha richiamato oltre 1000 cardiologi provenienti da tutta Italia: i massimi esperti del settore che hanno avuto l’occasione per confrontarsi e fare il punto della situazione nella cinquegiorni interamente dedicata alla cardiologia e alla cardiochirurgia. Oltre 200 i relatori coinvolti, che si sono alternati secondo il programma che prevedeva sessioni plenarie il mattino, su argomenti di interesse generale, seguite da Mini Corsi pomeridiani, aperti ad un numero più ristretto di partecipanti in modo da favorire l’interazione tra docenti e discenti, all’insegna di un percorso completamente personalizzabile. I Mini Corsi, infatti, che hanno visto in prima fila come docenti i professionisti del Niguarda, si sono rivolti a gruppi di 70-200 persone che hanno avuto la possibilità di interagire con l’insegnante confrontando le proprie conoscenze e le diverse esperienze cliniche. Ampio spazio è stato dedicato ad una delle nuove frontiere della cardiologia: mantenere l’efficacia semplificando gli interventi, il trattamento farmacologico e l’organizzazione dei controlli ambulatoriali. In quest’ottica si è parlato degli interventi, messi a punto negli ultimi anni, che, grazie all’accesso percutaneo, permettono di sostituire valvole disfunzionanti in maniera sempre meno invasiva, ma anche dei farmaci di nuova generazione, che funzionano sempre meglio e richiedono meno controlli; al centro del dibattito, poi, anche la telemedicina: un chiaro esempio di maggior praticità per il follow up dei pazienti che possono essere monitorati senza bisogno di frequenti accessi in ospedale. Non solo novità, il programma “ha puntato” anche su argomenti di interesse comune per tutti i cardiologi e che spesso sono trascurati o dimenticati, come ad esempio l’impatto della gravidanze nelle donne cardiopatiche. A questi, poi, si sono affiancati i grandi temi tradizionali, quali l’infarto acuto, l’insufficienza cardiaca e la fibrillazione atriale, trattati però con un’angolazione diversa da quella sistematica delle linee guida, tenendo conto dei problemi che quotidianamente si presentano al cardiologo clinico. Contemporaneamente al convegno dei cardiologi si è svolto anche il 27° corso teorico-pratico per infermieri in Cardiologia, organizzato dagli infermieri del Dipartimento Cardiotoracovascolare. Fegato e infezioni Epatite: nuovi farmaci contro l’epidemia Aumentano le speranze per farla rimanere solo un brutto ricordo E patiti: ne esistono di diversi tipi e non siamo ancora arrivati a sconfiggerle del tutto, ma il passo in avanti, in termini di cura, fatto negli ultimi anni, è stato epocale. Per l’epatite B e la C, le più temute, l’armamentario terapeutico si è recentemente arricchito. Una nuova classe di farmaci, sviluppati recentemente sulla scia di quelli utilizzati per l’HIV, ha permesso, infatti, di sopprimere l’attività del virus dell’epatite B contenendo la malattia, e riducendo in maniera importante la possibilità di evolvere in complicazioni molto pericolose quali la cirrosi scompensata o il tumore del fegato. Per quanto riguarda l’epatite C, si è oggi in grado di curare circa il 50% dei pazienti impiegando l’interferone e la ribavirina. Con i nuovi farmaci antivirali che sono attualmente in sperimentazione, anche presso il nostro Ospedale, si stanno ottenendo risultati decisamente migliori con percentuali di guarigione che superano il 75%. La Giornata Mondiale dell’Epatite, che si è tenuta lo scorso luglio, è stata l’occasione per ricordare i progressi fatti, ma anche per non abbassare la guardia contro la malattia. Nel mondo L’utilizzo di siringhe monouso è un’importante presidio per limitare il contagio Non esiste un quadro completo sulla diffusione della malattia ma si stima che più della metà della popolazione mondiale sia stata infettata dal virus dell’epatite B e che siano circa 350 milioni i soggetti con infezione cronica. Inoltre ogni anno in tutto il mondo si verificano più di 50 milioni di nuove infezioni da HBV (il virus dell’epatite B) e sono un milione le vittime. Per quanto riguarda l’epatite C, l’infezione colpisce circa il 3% della popolazione mondiale. In Italia si stima che vi siano circa 600.000 portatori cronici d’infezione da virus dell’epatite B e più di 1.800.000 soggetti con infezione da virus dell’epatite C. I più colpiti sono gli anziani, con una maggiore concentrazione al sud (fonte: epicentro.iss.it). Intervista. Due domande con l’epatologo Risponde Giovanbattista Pinzello, ex Direttore Epatologia e Gastroenterologia Epatite, che cosa si indica con questo termine? - L’epatite è un’infiammazione del fegato, in forma acuta o cronica, causata dall’infezione di uno dei virus dell’epatite. Ad oggi si distinguono 5 diversi tipi di virus dell’epatite (denominati A, B, C, Δ ed E). Come può essere curata? - Nella maggior parte dei casi, l’epatite acuta non richiede terapie particolari, se non il riposo e un regime alimentare adeguato. Le forme croniche di epatite B o C vengono curate con l’interferone alfa e/o farmaci antivirali (ribavirina, boceprevir o telaprevir associati all’interferone per l’epatite C; entecavir e tenofovir sono invece i nuovi farmaci per l’epatite B). Nei pazienti in cui si sviluppa un’insufficienza epatica grave, può essere preso in considerazione il trapianto di fegato. Attualmente, sono disponibili vaccini per la prevenzione delle epatiti A e B. Due domande con l’infettivologo Risponde Massimo Puoti, Direttore Malattie Infettive Come si contrae la malattia? - La trasmissione dell’epatite cambia secondo il microrganismo che la provoca. Il virus dell’epatite A si trasmette attraverso cibi e acqua contaminati e i contatti interpersonali, la sua diffusione, quindi, è legata alle condizioni igieniche generali. Il virus dell’epatite B si contrae solo per contatto con sangue o fluidi corporei infetti (trasfusioni, uso di siringhe non sterili, rapporti sessuali non protetti). É anche molto facile la trasmissione dalla madre al bambino al momento del parto. Anche il virus dell’epatite C si trasmette attraverso il contatto con sangue infetto, ma il contagio attraverso i rapporti sessuali è molto raro. Più rare le forme da virus Δ (a trasmissione parenterale, come la B) e da virus E (a trasmissione orofecale, come la A). Come si diagnostica e quali sono le prime avvisaglie? - Purtroppo si tratta di una malattia subdola, che non dà segni dell’infezione. Quando si manifesta si è in uno stadio avanzato. Per la diagnosi esistono dei test sierologici, ma il primo passo è la verifica della funzionalità epatica, tenendo sotto controllo i valori delle transaminasi. dodici In caso di emergenza Iniziative Prevenire le intossicazioni da funghi Un opuscolo del Centro Antiveleni per un consumo sicuro L ’autunno è la stagione dei funghi: buoni e saporiti, ma sotto quel curioso ombrello, soprattutto per i meno esperti, può celarsi un pericolo mortale. Per metterci in guardia sui rischi che corriamo, è stato realizzato dagli specialisti del Centro Antiveleni di Niguarda un opuscolo, consultabile anche on-line sui siti www.ospedaleniguarda.it e www.centroantiveleni.org. “Al nostro Centro Antiveleni- spiega Francesca Assisi, medico e redattrice dell’opuscolo-, negli ultimi 15 anni, sono pervenute oltre 13.000 richieste di consulenza per intossicazione da funghi”. Che cosa fare in caso d’intossicazione e le regole d’oro per evitarla, ma anche i miti da sfatare e le specie che possono trarre in inganno a causa della somiglianza, potrete trovare tutto questo sfogliando l’opuscolo pensato per i consumatori meno esperti, ma anche per i sedicenti “professionisti della raccolta”. PER SFOGLIARLO www.ospedaleniguarda.it www.centroantiveleni.org Le informazioni sanitarie per il primo soccorso sono sul cellulare S i tratta di un’applicazione sviluppata da un’importante azienda di telefonia mobile in collaborazione con il medico Luca Brazzi dell’Università degli Studi di Milano. Sul cellulare in poche schermate sono riassunte tutte le informazioni utili per chi prende in carico un paziente che, giunto in pronto soccorso, in stato d’incoscienza, non può informare medici e infermieri sulle patologie di cui soffre o i farmaci che prende abitualmente. La presenza dell’applicazione è segnalata con un messaggio informativo che viene visualizzato come salva schermo sul cellulare in modo da invitare il personale di primo soccorso a prenderne visione. All’interno, oltre ai dati medici più rilevanti come il gruppo sanguigno, le patologie croniche e le possibili allergie a farmaci, si possono trovare i contatti delle persone da allertare (moglie/marito/ parenti/amici) e i numeri del medico curante o degli specialisti che possono dare un consulto sul caso. Come revisore del progetto e per valutarne l’utilità è stato chiamato in causa un esperto dell’emergenza e del primo soccorso, Osvaldo Chiara, Direttore del TRAUMA Team di Niguarda, che ha commentato: “Per gli operatori dell’emergenza, ottenere alcune informazioni generali sulla situazione sanitaria del paziente è estremamente utile in quanto consente di pianificare da subito alcune scelte strategiche che possono essere talvolta decisive per la sopravvivenza. Non secondaria e umanamente di rilievo, è la possibilità di avvisare subito le persone vicine alla vittima, con l’opportunità di una comunicazione tempestiva e mirata, evitando ricerche spesso lunghe e difficili”. Niguarda Centro di Riferimento per le Malattie Rare La Sindrome dell’X-Fragile A provocarla è una mutazione sul cromosoma X. Affetti più i maschi delle femmine L a prevalenza della malattia è di 1 ogni 4.000 maschi e 8.000 femmine. La Sindrome è dovuta all’alterazione di un gene localizzato sul braccio lungo del cromosoma X (Xq27.3), FMR1. “Il termine “X-Fragile”- spiega la genetista Emanuela Manfredini- prende il nome dal fatto che questo tipo di alterazione crea una “fragilità” tale per cui in alcuni casi si può avere una rottura sul cromosoma X già visibile facendo un esame standard dei cromosomi (Cariotipo)”. La caratteristica principale nei soggetti con FXS è rappresentata dalla disabilità intellettiva. Tutti i pazienti mostrano ritardo nell’acquisizione delle principali tappe dello sviluppo psicomotorio; nella maggior parte il ritardo è di grado moderato/severo. “I disturbi dell’apprendimento- spiega Roberto Vaccari della Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza - sono correlati anche a specifici problemi nell’ambito del ragionamento matematico e astratto, a deficit di memoria a breve INTERVISTA termine, a deficit delle funzioni esecutive, a difficoltà di pianificazione motoria fine”. Tra le problematiche neuroevolutive va sottolineato il rischio di epilessia, la cui prevalenza varia, nelle diverse casistiche dal 14% al 50% con una media intorno al 22%, inferiore nei soggetti di sesso femminile. Non è da sottovalutare anche la presenza di disturbi dello spettro autistico, osservati nel 25-30% dei casi, che portano ad uno scarso contatto oculare e fisico, stereotipie, autolesionismo e disturbo della comunicazione. La diagnosi avviene con un semplice prelievo del sangue. La presa in carico clinica di questi pazienti richiede un complesso percorso terapeutico - assistenziale e di monitoraggio delle possibili complicanze di tipo multidisciplinare. Gli aspetti di rarità e specificità della patologia, infatti, richiedono il supporto di centri di riferimenti dedicati (il nostro Ospedale ne rappresenta uno), ma parallelamente molti dei problemi Qualche domanda ad Alessandra Airoldi, Segretaria Associazione Italiana Sindrome X-Fragile. Qual è la storia dell’Associazione e perché si è formata? La nostra associazione si è formata da un nucleo di quattro o cinque famiglie che avevano appena avuto la diagnosi di X-Fragile per i loro figli e cercavano informazioni. Conobbero il professor. Giovanni Neri, dell’Università Cattolica di Roma che, a quel tempo, nel 1993, era probabilmente uno dei pochi specialisti a conoscere la patologia. Insieme fondarono l’Associazione. clinici neuroevolutivi trovano la giusta assistenza presso i servizi territoriali di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza. Gli interventi devono essere personalizzati in base alle caratteristiche dell’utente, della famiglia, dell’ambiente sociale, dell’età, degli appuntamenti evolutivi in un’ottica di “guida anticipatoria”. “Le cure prevedono interventi abilitativi età dipendenti - dice Stefania Bergamoni della Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza - : fisioterapia, neuropsicomotricità, logopedia, assistenza psicopedagogica e specifiche terapie nell’ambito della comunicazione (Comunicazione Aumentativa Alternativa). Ancora: riabilitazione neuropsicocognitiva, terapia occupazionale, terapia comportamentale, tecniche di rilassamento e interventi psicoeducativi”. Alcuni aspetti clinici (epilessia, disturbi del comportamento e delle emozioni, disturbi dello spettro autistico, deficit di attenzione ed iperattività, disturbi della regolazione), possono richiedere un trattamento farmacologico, che dovrà essere sempre intrapreso e monitorato su specifici sintomi target. Oltre alle informazioni sulla patologia che cosa vi viene richiesto più frequentemente? Le informazioni che più spesso i genitori cercano riguardano il futuro dei soggetti con la Sindrome: la loro possibilità di condurre una vita normale, di frequentare la scuola e di trovare un lavoro. Ho visto che sul vostro sito proponete un servizio di consulenza legale, di cosa si tratta? Molto spesso i genitori non sanno a chi rivolgersi quando al figlio affetto non viene assegnato un numero sufficiente di ore di sostegno a scuola, oppure quando i ragazzi sono vittime di episodi di discriminazione a scuola o sul lavoro. Un’altra importante LA DIAGNOSI La diagnosi può essere sospettata in età pediatrica in bambini che presentino ritardo psicomotorio aspecifico e/o associato a: - ritardo nello sviluppo del linguaggio - autismo - disturbi comportamentali (soprattutto ritiro-difficoltà relazionale) - familiarità per disabilità intellettiva - funzionamento cognitivo ai limiti inferiori della norma associato a tratti di isolamento. La diagnosi prenatale è possibile sia sui villi coriali dalla 10a alla 14a settimana di gestazione, che sul liquido amniotico dalla 15a alla 18a settimana di gestazione. CARATTERISTICHE FISICHE Le caratteristiche fisiche comprendono anomalie del volto (macrocefalia, viso stretto e allungato, fronte alta e prominente, mandibola prominente, orecchie ampie e sporgenti, palato ogivale). Queste diventano più evidenti con l’età e sono sufficienti a suggerire la diagnosi nei maschi con ritardo mentale. Spesso si associano a strabismo, ipotonia, iperlassità articolare, macrorchidismo (testicoli più grossi del normale) e disprassia (difficoltà a compiere gesti coordinati e diretti ad un determinato fine). LA STORIA La sindrome è stata descritta per la prima volta nel 1943 da Martin e Bell, ma solo negli anni Settanta divenne chiaro che la presenza di questa caratteristica era causa di difficoltà nell’apprendimento nei maschi e che poteva essere ereditata. Le basi molecolari della sindrome furono scoperte solo nel 1991 quando un ricercatore di nome Verkerk e i suoi collaboratori riuscirono a isolare il gene che viene colpito dalla mutazione, il gene FMR1. problematica è costituita dalla richiesta dell’invalidità civile, della pensione e della legge 104. Noi cerchiamo di offrire un aiuto per risolvere queste situazioni. É vero che organizzate anche dei soggiorni speciali per i ragazzi e le famiglie, com’è nata l’idea e come si realizza? Da molti anni viene organizzata la vacanza in Trentino a Trodena. Si tratta di un soggiorno per famiglie in un hotel riservato e con la presenza di esperti in diverse specialità che tengono conferenze ai genitori su argomenti come l’apprendimento, la sessualità nei ragazzi disabili e il percorso verso l’accettazione della diversità. Sulla vostra home page si dà spazio all’Associazione X Fragile Europa. Cos’è e a che punto è questo progetto? Si tratta di un’associazione che raggruppa le associazioni X-Fragile di Italia, Belgio, Francia e Spagna. É nata per iniziativa di un genitore belga che ha contattato e coinvolto le associazioni di altri paesi. Si sono tenuti importanti convegni internazionali, il primo a Liegi e il secondo a Torino nel 2008. Attualmente il presidente dell’Associazione europea è un’Italiana, la dottoressa Laura Arrigoni. L’obiettivo è quello di richiamare l’attenzione sulla sindrome e le sue caratteristiche e promuovere la ricerca in campo genetico e riabilitativo. PER SAPERNE DI PIÙ www.xfragile.net tredici Iniziative Santiago in Rosa: di corsa contro il cancro 10 donne sul “Camino” per raccogliere fondi contro i tumori al femminile L ’iniziativa ha avuto come protagoniste un gruppo di valorose donne che hanno percorso i quasi 800 kilometri che dividono Roncisvalle da Santiago De Compostela. Sei runners, che hanno per hobby la corsa, e quattro bikers hanno percorso il Cammino di Santiago senza sosta (alternandosi in staffetta) con l’obiettivo di raccogliere fondi per la ricerca e la cura del carcinoma all’endometrio e del carcinoma ovarico. Organizzata da Cancro Primo Aiuto Onlus la raccolta fondi è stata promossa attraverso l’iniziativa Santiago in Rosa con lo scopo finale di finanziare progetti di ricerca e attività di prevenzione, realizzati in collaborazione con l’A.O. Ospedale Niguarda e l’A.O. Ospedali Riuniti Bergamo, con il patrocinio dagli Assessorati alla Sanità e allo Sport della Regione Lombardia. “Ci porteremo dietro per sempre il cielo terso e il caldo che ci ha accompagnato per tutta la corsa - hanno dichiarato le protagoniste sul traguardo di Santiago-. Non dimenticheremo mai l’ultima tappa. Già prima dell’alba sono stati tanti i pellegrini incontrati lungo il “Camino”, che hanno accompagnato il nostro gruppo fino alla cattedrale di Santiago: la meta. Qui la cerimonia religiosa è stata quanto mai toccante”. Il cammino di Santiago, ricco di storia e spiritualità ben si sposa con l’intento dell’associazione promotrice di sostenere la ricerca e la cura di uno dei più grandi mali del nostro secolo. Queste donne (due delle quali affette da patologie oncologiche, per le quali sono state operate) hanno percorso il cammino per altre donne che, non per loro scelta, sono impegnate in una sfida ben più faticosa: quella per la loro salute e, spesso, per la loro vita. Corso di laurea in Infermieristica Un “benvenuto” alle matricole, un “arrivederci” ai laureandi C on l’autunno si avviano le attività didattiche del nuovo anno accademico. Alla sezione del corso di laurea in Infermieristica dell’Università degli Studi di Milano presso il nostro Ospedale arrivano le nuove “matricole”, mentre i laureandi si preparano a discutere la tesi. Abbiamo incontrato Marina Negri, Direttore del corso di laurea, per raccogliere il suo punto di vista sugli infermieri di domani. Quanti studenti “si presentano ai nastri di partenza” quest’anno? Al primo anno accogliamo 75 studenti, assegnati in base alla graduatoria del concorso di ammissione tra gli oltre 300 candidati che avevano chiesto come prima preferenza la nostra sede. Chi sono i giovani che iniziano un corso così impegnativo e cosa li ha portati ad intraprenderlo? Non conosciamo ancora i nuovi studenti, ma posso dire che, generalmente, molti di loro hanno scelto di fare l’infermiere per un’esperienza: a volte è l’incontro con la sofferenza che la malattia comporta, quando è vissuta da un parente o da un amico, o l’esperienza della stessa nell’ambito del volontariato; altri sono “figli d’arte”; altri scelgono un percorso che ritengono possa garantire loro un lavoro sicuro. Storie diverse. Ma esiste un consiglio per tutti? A tutti diciamo: qualsiasi sia la ragione per cui cominciate, ora dovete verificare se questo lavoro fa per voi, se vi dà una soddisfazione profonda, capace di sostenere la fatica fisica e psicologica che richiede. Come si articola il percorso formativo? L’insegnamento teorico è assicurato da docenti universitari e da professionisti del nostro Ospedale, che ringrazio per il grande impegno; il piano degli studi che entra in vigore da quest’anno accademico prevede complessivamente 20 esami nel triennio. Poi c’è l’insegnamento clinico che rappresenta la metà delle attività didattiche, circa 2.300 ore, e si svolge nelle nostre unità di degenza, day hospital, ambulatori e cure domiciliari. In questi tre anni, al di là delle nozioni teoriche e pratiche, che cosa cercate di “passare” agli infermieri di domani? Cerchiamo di trasmettere il gusto della nostra professione, e speriamo che tale gusto lo mantengano e lo incrementino per Disturbi alimentari Dermatologia infettiva Zecche: attenzione ai morsi Possono trasmettere infezioni all’uomo. Attenzione agli animali domestici e alle camminate nel verde S ono piccole e imparentate, neanche tanto “alla lontana”, con scorpioni e ragni: le zecche infestano i nostri amici a quattro zampe, ma possono diventare una minaccia anche per l’uomo. Il loro morso, spesso indolore, può essere, infatti, un veicolo d’infezione. “È bene precisare- spiega Marco Negri della Dermatologia- che si tratta comunque di un’eventualità rara perché non è detto che la zecca sia infettata da un germe e nel caso lo fosse potrebbe anche non trasmetterlo all’uomo o trasmetterlo in quantità tali da non causare problemi. Inoltre, nella maggior parte dei casi, l’infezione viene neutralizzata dal sistema immunitario. Rimane, però, un’eventualità importante da non sottovalutare in caso di morso”. Il pericolo può venire da Fido o essere nascosta tra le foglie e gli arbusti di prati e boschi. “Nel nostro Paese- continua Negri- sono 3 le malattie umane trasmesse dalle zecche. La malattia di Lyme e la meningo-encefalite da zecche sono trasmesse da Ixodes ricinus, la zecca dei boschi, che ama il clima umido e che è presente soprattutto nei boschi del NordItalia. L’altra malattia è la febbre bottonosa del Mediterraneo trasmessa da Ripicephalus tutta la loro vita lavorativa. Tre anni passano così velocemente. Spesso capita che giri per i reparti e rivedi in divisa azzurra di infermiere quei giovani che, sembra ieri, avevano ricevuto la divisa bianca di studente. Una battuta per le matricole e una per i laureandi? Alle matricole: benvenuti! Ai laureandi: a tra poco, vi aspettiamo nel nostro Ospedale per l’assistenza ai malati e per partecipare all’educazione di nuove generazioni di infermieri. sanguineus, la zecca del cane. Questo parassita predilige i climi caldo asciutti ed è piuttosto comune al Centro-Sud, soprattutto in Sicilia”. I sintomi in genere sono poco specifici e comprendono febbre leggera, mal di testa, dolori muscolari e articolari e malessere generale. La malattia di Lyme, di solito, provoca un’eruzione della pelle che compare intorno al morso della zecca, come una piccola chiazza rossa che si allarga formando degli anelli. Si possono avere anche disturbi articolari, cardiovascolari e neurologici. L’encefalite da zecche può essere una manifestazione neurologica della malattia di Lyme, altre volte è il risultato di un’infezione virale a sé stante, ma comunque trasmessa direttamente dalla zecca. In questo caso più che mai, prevenire fa rima con coprire. Occorre, infatti, proteggersi negli ambienti a rischio, oltre che con eventuali repellenti, con maniche lunghe, calzoni lunghi stretti alle caviglie, infilati sotto le calze, e scarponcini relativamente alti. Per limitare il contatto con la vegetazione, raccogliere i capelli e camminare al centro dei sentieri. La raccomandazione per i nostri animali domestici è quella di proteggerli periodicamente con dei repellenti specifici. Le Giornate di Nutrizione Clinica e il nuovo reparto A l Niguarda si è svolta la 21° edizione delle Giornate di Nutrizione Clinica e Patologie Correlate. L’evento, che ogni anno raduna i “big” del settore, per confrontarsi e discutere in materia di cura e disturbi del comportamento alimentare, quest’anno ha visto la partecipazione di uno dei massimi esperti francesi: Philippe Jeammet dell’Institut Mutualiste Montsouris di Parigi. Il convegno è stato l’occasione per fare il punto della situazione sulla lotta alle principali patologie quali l’obesità, l’anoressia e la bulimia nervosa. Non solo, l’appuntamento quest’anno è stato concomitante con il completamento dei lavori di ampliamento della Dietetica e Nutrizione Clinica. “Il Centro - spiega, il Direttore, Maria Gabriella Gentile - potrà contare su 12 posti letto in più, organizzati in 6 camere doppie, in cui insieme con il paziente potrà trattenersi uno dei parenti”. L’ammodernamento ha, inoltre, coinvolto il settore del day hospital e gli ambulatori. www.volkswagen-veicolicommerciali.it Potenti motori TDI a prova di situazioni estreme. In pratica la tua quotidianità. Estremamente potente: i nuovi motori Common Rail TDI hanno incrementato i valori di coppia riducendo i consumi. Le grandi imprese richiedono molta potenza. Ecco perché vi offriamo Nuovo Crafter con nuovi motori TDI che, grazie alla tecnologia BiTurbo, hanno decisamente incrementato i valori di coppia. Inoltre, i motori BlueMotion Technology con sistema Start&Stop e gestione di energia, riducono i consumi fino a soli 7,6 l/100 km*. E c’è un ulteriore vantaggio: la nuova estensione di garanzia** che, senza costi aggiuntivi, copre il terzo anno del veicolo o fino a 250.000 km. Affidabilità? Per Nuovo Crafter è quotidianità. Nuovo Crafter. Ideato per chi lavora duro. 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Possono dare origine a vari tipi di cellule diverse, attraverso un processo denominato “differenziamento”. Grazie a questa singolare capacità possono essere indirizzate verso l’uno o l’altro tipo cellulare a seconda del “pezzo di ricambio” che ci interessa ottenere: cellule della pelle, del sistema nervoso o del tessuto adiposo. …la fecondazione, come tutto ha inizio… La cellula staminale fondamentale nello sviluppo embrionale umano è l’uovo fecondato (zigote), che consiste appunto in un’unica cellula dotata di tutte le istruzioni e capacità per dare origine a qualunque tipo di cellula e di tessuto del corpo. L’uovo fecondato è dunque una cellula staminale totipotente, cioè il suo potenziale differenziativo è totale. …non solo embrionali… Esistono altri tipi di cellule staminali, oltre che di embrionali si parla anche di cellule staminali adulte che sono reperibili in alcuni dei nostri tessuti e che sono in grado di specializzarsi solo in alcuni tipi di cellule; la stessa caratteristica è propria anche delle staminali amniotiche, che si trovano nel liquido amniotico che protegge il feto durante la gravidanza e delle cellule staminali fetali, presenti nell’utero durante la gestazione. … così piccole eppure così discusse… Non mancano i problemi etici connessi all’utilizzo di cellule staminali umane. “Ad alzare i vespai” in particolare sono le questioni etiche e legali che concernono esclusivamente le cellule staminali embrionali umane, quelle più “promettenti”, per cui, però, è necessario la distruzione di una blastocisti, ovvero un embrione non ancora cresciuto. In tutti gli altri casi, l’utilizzo di cellule staminali adulte o non umane non pone problemi di sorta. … la ricerca in Italia e nel mondo In Italia nel 2004 è stata promulgata la legge 40 sulla fecondazione medicalmente assistita che vieta la produzione di cellule staminali embrionali. Negli altri Paesi lo scenario è molto diversificato: nel Regno Unito come negli USA la ricerca sulla staminali embrionali umane è lecita ed è finanziata con fondi pubblici, mentre altri Paesi come l’Austria e la Germania la vietano. Formazione Corsi e convegni di ottobre e novembre 14 ottobre LE UVEITI IN ETÁ PEDIATRICA Le uveiti sono patologie infiammatorie ad eziologia non sempre nota, che richiedono un approccio multidisciplinare. L’inquadramento clinico corretto è fondamentale per richiedere gli esami necessari al fine della diagnosi e della conseguente terapia. L’introduzione di nuovi farmaci in aggiunta o in sostituzione della tradizionale terapia cortisonica richiede una stretta collaborazione con il pediatra per la posologia e il monitoraggio. Scopo del corso è elaborare un protocollo aggiornato diagnostico-terapeutico che tenga conto delle più recenti conoscenze. Sede: Aula DEA 1, Area Nord- Blocco DEA 24-25-26 ottobre ECOGRAFIA PER PATOLOGI NEONATALI Il corso è diretto ai neonatologi che abbiano una minima dimestichezza con le metodiche diagnostiche con ultrasuoni e che vogliano acquisire conoscenze di base riguardo alla valutazione ecocardiografica del neonato sia pretermine che a termine sia con cuore normale che con cardiopatia congenita. Il corso è strutturato sul modello del “training on the job” con lezioni teoriche alternate ad esercitazioni pratiche. Sede: Poliambulatorio Pediatrico, Cardiologia Pediatrica- Area Nord, pad. 16 25 ottobre ECOGRAFIA PER GLI ACCESSI 7 ottobre Un concerto per lo Spazio Vita V enerdì 7 ottobre alle ore 21.00, presso il Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano (via Conservatorio 12) si terrà il Concerto di Cori d’Opera a cura della Corale Lirica Ambrosiana. Il ricavato della serata sarà interamente devoluto al progetto Spazio Vita, per la costruzione di un Centro Polifunzionale presso l’Unità Spinale di Niguarda, destinato allo sviluppo delle attività integrative del percorso di riabilitazione per le persone con lesione al midollo spinale e i bambini affetti da Spina Bifida. Info e prevendite AUS Niguarda - Tel. 02.6472490 (lun-ven 14.30 – 18.30) [email protected] – www.ausniguarda.it Asbin - Tel 02 64442161 (lun-merc, ven 9.30 – 12.30) [email protected] – www.asbin.it VASCOLARI L’incanulamento dei vasi venosi centrali è una pratica comune in medicina, sia a scopo diagnostico sia a scopo terapeutico; le tecniche abituali prevedono “l’accesso alla cieca” con riferimenti anatomici. La stessa procedura è utilizzata per i vasi venosi periferici, ma può risultare molto difficoltoso con vasi non visibili o non palpabili, e i rischi aumentano in situazione di emergenza e urgenza. Scopo del corso è la trasmissione di conoscenze relative all’impiego dell’ecografia nell’accesso al sistema vascolare, in modo da avere una procedura guidata. Sede: Aula Marco Broggi, Area NordBlocco DEA 28 ottobre REAZIONI CUTANEE GRAVI AVVERSE A FARMACI: DIAGNOSI E TRATTAMENTO Niguarda da oltre 2 anni fa parte del gruppo REACT (registro eventi avversi cutanei), uno studio promosso da Regione Lombardia con lo scopo di monitorare le gravi reazioni da farmaci che interessano la pelle e valutarne le possibili cause. Il convegno sarà l’occasione per illustrare quanto fatto in materia di diagnosi, trattamento e prevenzione e per confrontarsi con i maggiori esperti nazionali sulle prospettive future in materia. Sede: Aula Magna- Area Ingresso, pad. 1 10 novembre OCCHIO E BAMBINO La collaborazione tra il pediatra e l’oculista è particolarmente importante ai fini di un riconoscimento precoce di segni e sintomi oculari che possono essere indizio di malattie sistemiche. Scopo del convegno è permettere uno scambio di opinioni tra i diversi esperti al fine di ottenere una diagnosi precoce e corretta e di elaborare percorsi diagnosticoterapeutici condivisi per la migliore gestione del paziente pediatrico. Sede: Aula DEA 1, Area Nord- Blocco DEA Per partecipare Dipendenti: per iscriversi accedere a Intranet Niguarda. Partecipanti esterni: effettuare l’iscrizione su www.ospedaleniguarda.it >“Corsi e Convegni” Piccoli “ spazi richiedono grandi idee.” ve®ba Gary Chang. Architetto, Hong Kong. Audi Credit finanzia la vostra Audi. Audi Q3. Progettata su nuove aspettative. L’evoluzione cambia marcia e trasforma il concetto di SUV in un sinonimo di mobilità urbana e contemporanea. Grazie al suo design innovativo, Audi Q3 è atletica e sorprendentemente compatta e vi permetterà di muovervi nella città sentendovi sempre a vostro agio. Ma vivere la città vuol dire anche essere in ascolto del suo cuore pulsante. 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