Marcinelle 8 agosto 1956 - 8 agosto 2011 QUANDO GLI STRANIERI ERAVAMO NOI Provincia di Pesaro e Urbino S ono molto contento di poter salutare questa raccolta di immagini che è il riscontro di una visita fatta a Marcinelle, in Belgio, nell’ambito più generale del progetto europeo “Minerve – Migrazione: la Nuova Europa in rete con la vecchia Europa”, luogo indimenticato del volto drammatico e tragico dell’emigrazione italiana in Europa. Una visita commovente che ha sollecitato in me, come in tutti gli altri della delegazione costituita da Amministratori e studenti delle scuole superiori, sentimenti profondi di tristezza, amarezza, ma anche di sconcerto e rabbia per un lutto che poteva essere largamente evitato. Penso anche che chi sfoglierà questo opuscolo e vorrà soffermarsi sulle esperienze dell’emigrazione dell’Italia del dopoguerra, che cercava all’estero un’opportunità di vita, proverà sentimenti simili a quelli da noi vissuti, vedendo quei luoghi in cui la Storia si presenta nel suo volto meno accogliente. Ma altresì è un’occasione, questo viaggio per immagini, che è poi quello fondante del progetto “Minerve”, di saper vedere nel passato di un’emigrazione intra-europea i volti nuovi di un’immigrazione extra-europea, che chiede, in fondo, fatte le debite eccezioni, le stesse cose che chiedevano i nostri connazionali allora: la dignità di un lavoro, la possibilità di essere parte della comunità, il desiderio di non dimenticare il proprio paese e la volontà di poter contribuire al nuovo paese che li ospitava. Spero quindi che si possa trovare in queste pagine un momento di significato che possa spingere al confronto nel ricordo di un passato analogo, se non quasi identico, con quelle che sono le facce diverse della nuova migrazione verso l’Europa. Massimo Seri Assessore provinciale ai rapporti con i cittadini nel Mondo M arcinelle, miniera di Bois du Cazier, 8 agosto 2011, Belgio. C’è vento. Una voce legge 262 nomi di minatori, ognuno dei quali scandito dal rintocco della campana della miniera. Tanti i nomi di italiani (136, oltre la metà), 9 di questi della Provincia di Pesaro e Urbino... I presenti colgono – al di là dell’evidente emozione data dalla presenza di centinaia di ex minatori di ogni nazionalità, decine di delegazioni istituzionali, studenti, figli e nipoti di minatori, tanti giovani – che quei rintocchi sanno evocare meglio di qualunque parola il non senso di una tragedia come quella di Marcinelle. La miniera, dominata dai due immensi castelletti di salita e discesa, sembra stringersi attorno al ricordo di quei minatori. Il vento che accarezza i volti dei presenti sembra evocare – nome dopo nome – la misura della tragedia che fu. Era l’8 agosto del 1956. Un carrello per la discesa dei materiali si bloccò. Un banale incidente, frutto più del caso che dell’imperizia. Ma l’incidente assunse immediatamente i contorni della catastrofe: al termine di convulse operazioni di salvataggio si contarono 262 morti. Una catastrofe annunciata, si disse allora. Che indusse i proprietari belgi della miniera ad abbandonare di lì a poco gli scavi e lo sfruttamento dei giacimenti carboniferi. Molti altri scavi vennero abbandonati, ma il lavoro in miniera continuò fino agli anni ’80, anche quando ormai tutto il mondo era venuto a conoscenza di una realtà lavorativa migratoria fatta di povertà, di sfruttamento, di lavoro senza garanzie. Una realtà che coinvolgeva in prima fila proprio le comunità degli italiani, spesso attirati nel secondo dopoguerra in queste terre da prospettive di lavoro e da un miglioramento delle proprie aspettative di vita. Oggi questa esperienza di emigrazione forzata si è conclusa, almeno per noi italiani. Altre realtà migratorie spingono le nostre comunità ad interrogarsi, questa volta non come terra di abbandono, ma come terra di speranza per nuove generazioni di immigrati. Proprio per questo è stato importante tornare in quei luoghi – così come è stato fatto nel 55° anniversario di Marcinelle – con una delegazione guidata dall’Assessore provinciale ai Rapporti con i cittadini della Provincia nel mondo, Massimo Seri, da numerosi sindaci del Pesarese e da una rappresentanza importante di studenti delle scuole superiori della Provincia. Importante perché non è inutile ricordare fenomeni complessi come quello delle emigrazioni degli italiani all’estero, toccare con mano modelli di integrazione delle nostre comunità nelle società che li hanno accolti. Come lavoratori allora. Come cittadini di terza e quarta generazione, oggi. Una integrazione che oggi va coniugata con la coesione sociale e l’elaborazione di modelli di relazione più attenti al rispetto delle diversità. La Provincia di Pesaro e Urbino ha colto così una opportunità datale dal Progetto europeo “MINERVE - Migrazione: la nuova Europa in rete con la vecchia Europa» per consentire di aprire il nostro sguardo – e perché no, il nostro cuore – a vecchie e nuove realtà migratorie. La delegazione di studenti delle scuole superiori della Provincia di Pesaro è stato il segno – tutt’altro che simbolico – del ruolo fondamentale della scuola in questo processo di integrazione. E gli sguardi dei giovani, come è facile intravvedere nelle foto qui selezionate, erano sguardi attenti, partecipati, convinti. A testimoniare, se mai ce ne fosse bisogno, che le nuove generazioni sono culturalmente pronte ad attraversare in tutta la loro complessità questi percorsi di attenzione agli altri, anche quando hanno il colore della pelle, una cultura, tradizioni, stili di vita diversi dai loro. Una importante filosofa del nostro tempo – Susan Sontag – in un suo saggio sul significato e il senso della fotografia nella nostra società, tempo fa ha scritto: «il bisogno di veder confermata la realtà e intensificata l’esperienza mediante le fotografie è una forma di consumismo estetico al quale tutti sono ora dediti» (Sulla fotografia, 1978, p. 23). Le fotografie che seguono non vogliono rispondere a questa forma di consumismo estetico, né vogliono essere solamente una sorta di certificazione di un percorso svolto. Sono molto di più. Sono il racconto di una esperienza interiore, prima ancora che un viaggio percorso sulle strade del Belgio. Un modo per partecipare all’intera Comunità locale della Provincia di Pesaro e Urbino le emozioni, non futili, non passeggere, ma profonde, sentite, che tutti noi abbiamo provato. Una esperienza che dedichiamo alle migliaia di cittadini della nostra Provincia e della nostra Regione che allora hanno scelto di cercare nuove opportunità di vita in un mondo che – oggi lo sappiamo – è sempre più globale e aperto. Paride Dobloni docente Liceo «Torelli», Fano foto storiche, Museo della miniera del Limburgo Limburgo, ingresso alla miniera foto storica museo del Limburgo Miniera in Limburgo Limburgo, carrelli per il trasporto carbone Waterloo Marcinelle, cerimonia di commemorazione della tragedia QUANDO GLI STRANIERI ERAVAMO NOI Ingresso alla miniera di Marcinellle Attrezzatura del minatore L’assessore Massimo Seri incontra l’ex minatore Urbano Ciacci Cerimonia liturgica Associazioni di ex minatori Campana di allarme di evacuazione della miniera Lampada ad olio di illuminazione in dotazione ai minatori La delegazione pesarese con il Console italiano e Furio Berardi, rappresentante dei marchigiani in Lussemburgo La provincia omaggia la targa di commemorazione dei caduti del Pesarese con l’Ambasciatore italiano Sandro Maria Siggia La delegazione pesarese omaggia il monumento ai minatori caduti Incontro con delegazione della città di Mons Mons, incontro istituzionale L’assessore Seri intervistato in diretta alla radio emittente locale italiana l’Internazionale Sergio Panzieri introduce la visita al museo di Genk Genk, omaggio delle istituzioni alla dott.ssa Vandersmissen Genk Delegazione al lavoro QUANDO GLI STRANIERI ERAVAMO NOI Genk, omaggio al monumento ai minatori La delegazione in viaggio Bruxelles, La Grande Place Bruxelles QUANDO GLI STRANIERI ERAVAMO NOI Bruxelles, il Municipio Bruxelles, monumento all’atomo