A Palermo c'è un uomo che si dà da fare per aiutare le ragazze della sua terra partite con sogni di
benessere e costrette sul marciapiede. I metodi sono sempre gli stessi: devono battere per restituire i soldi
del viaggio ed evitare guai alle famiglie d'origine. Da 60 a 120 mila euro in quattro anni per "riscattare" la
propria vita di CLAUDIA BRUNETTO
DOSSIER – INCHIESTA “LA REPUBBLICA” 2012
IL REPORTAGE 1 di ENRICO BELLAVIA e VLADIMIRO POLCHI
Schiave del sesso, un business
da cinque miliardi di euro l'anno
Un gruppo di prostitute a Firenze
A Cipro o in Serbia ci sono le "scuole" dove vengono addestrate alla prostituzione le ragazze che vengono
dall'Estremo Oriente, dai Paesi dell'ex Unione sovietica o dall'Africa. Poi le "aste" per aggiudicarsele e
"piazze-stage" per testarne la capacità di guadagno. E infine un controllo capillare delle mafie che prevede
anche dei chip sottopelle per evitarne la fuga.
ROMA - Paesi "scuola" dove le schiave vengono parcheggiate e preparate al marciapiede. Paesi "stage"
per testarne la capacità di guadagno. Cellulari e microchip per controllare il movimento dei corpi in vendita.
Organizzazioni criminali transnazionali specializzate nello sfruttamento della prostituzione. Nuove piazze del
sesso a pagamento: dalla strada ai night club, passando per i centri massaggi, fino alle sale Bingo. La
fabbrica delle lucciole non si ferma mai, lavora a ciclo continuo adattandosi alle richieste del mercato, alle
leggi e perfino alle ordinanze dei sindaci. Cambiano le rotte, ma il business non si arresta. Quali sono i Paesi
di
transito?
Dove
si
trovano
i
centri
di
smistamento?
Quale
il
giro
d'affari?
Outdoor e indoor Gli analisti distinguono così il sesso a pagamento da marciapiede da quello tra quattro
mura. "Le ordinanze approvate dai Comuni a partire dal 2008 - spiega Vincenzo Castelli, presidente di "On
the road", associazione di sostegno alle vittime della tratta - hanno indotto le organizzazioni criminali a
spostare le ragazze dalle strade agli appartamenti". Tanto da far registrare un boom di annunci di
prostituzione su Internet ma anche di opuscoli allegati a riviste con offerte di lavoro e immobiliari. Tra i nuovi
"luoghi chiusi" le cronache raccontano di un ritorno ai cinema e la novità delle sale Bingo, mentre i centri
relax sono da anni una realtà consolidata con un primato di cinesi e tailandesi. Per le associazioni che si
occupano delle vittime della tratta questa non è una buona notizia. "La strada è più controllabile - sostiene
Castelli
perché
è
difficile
contattare
le
ragazze
sfruttate
negli
appartamenti".
In strada restano per lo più nigeriane, romene e trans sudamericane, spesso anche minori. Lavorano di più e
guadagnano meno, come conferma anche una severissima ricerca economica che ha il timbro
dell'Università di Chicago e della Columbia University. E, almeno in Italia, rischiano parecchio. Altrove, come
per esempio in Austria, secondo i dati di Transcrime, l'indice di violenza è decisamente più elevato in casa.
Ma nel mercato del sesso i cambiamenti non si fermano qui. Si abbassano i prezzi delle prestazioni:
"Abbiamo registrato casi di ragazze nigeriane e cinesi, che occupano il gradino più basso dello sfruttamento,
che accettano di prostituirsi anche per cinque euro". E ancora: aumenta il numero di prostitute "consapevoli"
di cosa verranno a fare in Italia. "Soprattutto tra le nigeriane e le romene", puntualizza Castelli. I guadagni
"facili" restano però un miraggio: il debito con le organizzazioni criminali non si estingue mai e le violenze
sono all'ordine del giorno.
Al contrario, sperava in un lavoro e in una famiglia, Nike Favour Adekunle, partita da Benin City a 19 anni e
morta a 20 nelle campagne di Misilmeri, paese alle porte di Palermo. Il suo corpo carbonizzato ha meritato
un trafiletto in cronaca nel quale il suo nome non compariva. L'hanno cercata le amiche e i volontari del
"Pellegrino della Terra", guidati da un nigeriano che prova a strappare dalla strada le sue connazionali.
L'hanno cercata raccogliendo l'appello del fidanzato palermitano che le aveva regalato l'anello risparmiato
dalle fiamme e che è servito a riconoscerla. Nike batteva nel parco della Favorita a Palermo ma voleva
uscire dal giro. E così, accanto ai sospetti che convergono su un cliente abituale, si affaccia l'ipotesi di una
punizione esemplare voluta dai suoi sfruttatori.
Un business da 5 miliardi Quante siano le prostitute in Italia nessuno lo sa. Si va dalle stime più prudenti
dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni (da 19mila a 26mila vittime di tratta nel nostro Paese), a
quelle di Transcrime (che parlano di un giro d'affari che va dai 2,2 ai 5,6 miliardi annui), fino ad arrivare alle
cifre ben più consistenti del Gruppo Abele che parla di 70mila prostitute (non tutte vittime di sfruttamento),
per metà straniere e nel 20% dei casi minorenni. Dati in linea con quelli di Escort Italia, gruppo che si batte
per la regolarizzazione delle prostitute. Nove milioni i clienti.
Ma al di là delle stime una cosa è ormai certa: la tratta di esseri umani, stando alle analisi del Copasir, il
comitato parlamentare per la sicurezza, "alimenta un mercato illegale" che nel volume d'affari "è dietro solo
al traffico di stupefacenti e di armi". Un mercato in continua evoluzione. "In tempi rapidi cambiano i soggetti, i
flussi, i mezzi, le destinazioni", ha spiegato al Parlamento già nel 2008, Sandro Calvani, direttore dell'Istituto
delle Nazioni Unite per la Ricerca sul Crimine. 16 febbraio 2012 © Riproduzione riservata
di ENRICO BELLAVIA e VLADIMIRO POLCHI
Artiste da circo, badanti, clandestine...
Tutti i modi per farle entrare in Italia
Sono i gruppi etnici a gestire gli arrivi delle regazze, ma poi nei Paesi di
destinazione si creano alleanze funzionali tra clan di diversa origine. Tra le gang che gestiscono il traffico la
più nota è la "Banda del Miliardario", sede a Rotterdam e un giro di oltre tremila prostitute.
I gruppi La caratteristica principale è la transnazionalità. Gruppi etnici gestiscono partenze e arrivi, ma nei
Paesi di destinazione delle ragazze, si creano alleanze funzionali e imprevedibili tra clan di diversa origine.
Albanesi e romeni lavorano spesso insieme, come documentato da un'inchiesta sulla prostituzione intorno a
Lago di Garda. E così italiani e cinesi. I russi, al crocevia dei flussi provenienti dal Sud-est asiatico e dalla
Cina, vendono al migliore offerente e fanno ottimi affari nel Nord-Est italiano. Sono in crescita le cosche
moldave, in partnership con romeni e italiani, mentre i nigeriani tendono all'autogestione.
Anche per gli esperti della Dna sono proprio gli africani ad aver raggiunto "elevati standard organizzativi e
gestionali". Gli investigatori che studiano i flussi hanno documentato che "la maggior parte delle vittime
proviene dagli Stati del Sud della Nigeria (soprattutto Edo, ma anche Delta e Lagos), ed è di etnia Bini". Si è
appurato così che a seconda dei clan cambiano le destinazioni. "Nel traffico, i cittadini dello Stato di Edo
monopolizzano la tratta verso i Paesi Schengen; gli Yoruba e gli Igbo, invece, preferiscono Gran Bretagna e
Stati Uniti". Le rotte ricalcano quelle dell'immigrazione tradizionale: in aereo o attraverso estenuanti viaggi
via terra fino all'Algeria, la Libia o il Marocco per l'ultima tappa, in mare, in direzione Spagna o Italia.
I profitti Quale il giro d'affari della prostituzione nigeriana? Le verifiche delle rimesse attraverso il circuito
dei money transfer condotte da Bankitalia hanno permesso di avere un'idea del denaro che segue il
percorso inverso. In soli tre mesi oggetto dell'indagine, condotta nel 2009, sono partiti per la Nigeria 13,3
milioni di euro. E la quota maggiore, il 20 per cento, proveniva dalla Campania. In testa alla lista dei comuni
con il più alto indice di transazioni "le località in cui si concentra il traffico di esseri umani e lo sfruttamento
della prostituzione di matrice nigeriana". L'area è quella compresa tra Caserta e Napoli, con una quota
rilevante, quasi la metà del totale, rappresentata dal denaro spedito da Castelvolturno, dove
l'Organizzazione internazionale per le migrazioni ha stimato almeno 500 ragazze nigeriane in pianta stabile.
Qui operava Helen Uwaigboe, una delle madame più attrezzate. Le sue ragazze, all'arrivo, avevano da
riscattare, lavorando sul litorale domizio, un debito da 50mila euro ciascuna. Tempo medio per affrancarsi:
due anni.
Priscilla Omonfoma, anche lei nigeriana, è stata invece indicata come uno dei pezzi da novanta di un clan
nigeriano che aveva basi in Campania e in mezza Europa. Per lei è scattata una condanna per associazione
mafiosa, resa possibile anche dalle dichiarazioni di un connazionale al quale è stato applicato lo status di
collaboratore di giustizia.
"Scuole" e "stage". Tra le bande criminali molto nota è "la "Banda del Miliardario" con sede a Rotterdam in
Olanda, che da sola gestisce circa 3mila ragazze per la prostituzione forzata attraverso una rete
internazionale che va dalle Filippine alla Thailandia, passando per Cipro - si legge nello studio di don Fredo
Olivero della pastorale dei migranti di Torino, riportato da Giuseppe Carrisi in "La fabbrica delle prostitute"
(Newton Compton, 2011) - Ci sono Paesi che fungono da transito per chi parte dal Sud-Est asiatico. La
piattaforma girevole nonché luogo di transito è Cipro, dove vengono "posteggiate" le ragazze finché non
sono pronti i loro documenti. Nel frattempo vengono preparate al duro lavoro che toccherà loro,
spezzandone la volontà. È la "scuola elementare" della schiavitù sessuale. Cipro è un Paese con 600mila
abitanti, con oltre 100 night club ("bouzouki") nei quali vengono presentati "show internazionali". Di qui
passano filippine, tailandesi e romene, bulgare, polacche, ungheresi, ucraine. Il luogo di smistamento è
Rotterdam in Olanda, base del traffico delle prostitute. Grande peso ha attualmente la Russia, dove le
organizzazioni criminali coordinano parte dei traffici e che funge da Paese di "stage" ("prima scuola di
schiavitù sessuale")".
Le porte d'accesso al mercato della prostituzione sono agenzie turistiche e di collocamento, hanno verificato
gli investigatori italiani. "Un ruolo importante - spiegano alla Dna - hanno i circhi di Stato esistenti in molti
Paesi dell'ex Unione sovietica". Predispongono i documenti che attestano la frequenza di corsi da artista
indispensabili per ottenere i visti di ingresso dalle ambasciate dei Paesi di destinazione.
Per i flussi che provengono dai Paesi dell'Est Europa, Romania in testa, il luogo di transito sarebbe invece la
Serbia, dove le ragazze sono spesso vittime di violenze e stupri. Da lì vengono trasferite in Kosovo e battute
ad aste che generalmente vedono in prima fila la mafia albanese.
Del resto la prostituzione è un gigantesco network. A Milano, la Procura, ha disegnato la mappa di un traffico
che aveva base a Mosca dove russi e moldavi reclutavano ragazze da spedire in Europa e in Israele, con
visto rilasciato dell'ambasciata francese. Il terminale italiano era costituito da albanesi, che avevano il
compito di rivendere le donne ad altri gruppi. Anche la sanatoria per le badanti, come ha scoperto la Procura
di Trento, è stata utilizzata per spedire via Russia ragazze cinesi in Italia.
I microchip Come vengono controllate le ragazze? Da Bergamo è rimbalzata la notizia di prostitute romene
che sarebbero state trovate con dei microchip sottopelle nelle mani, inseriti da trafficanti albanesi per
controllarne meglio i movimenti. E' l'ultima frontiere della tratta. Ma per Mirta Da Pra Pocchiesa, responsabile
del progetto prostituzione e tratta del Gruppo Abele, le organizzazioni criminali "non hanno certo bisogno di
microchip vista la loro presenza ormai capillare sul territorio". Il Gruppo Abele ha infatti notato come "negli
ultimi anni non appena un'unità di strada si ferma accanto a una ragazza, squilla il cellulare, lei risponde e
tranquillizza la persona che l'ha chiamata. Significa che gli sfruttatori sono lì a presidiare la piazza, vedono
tutto e controllano via telefono che nessuno fermi il loro business".
Il problema è che "lo Stato negli ultimi tempi ha disinvestito nella lotta allo sfruttamento e ha chiuso le 14
postazioni locali del numero verde antitratta". Non solo. Il Dossier Caritas/Migrantes 2011 denuncia "lo stallo
in cui si trova la lotta alla tratta in Italia" e il crollo del numero dei permessi di soggiorno rilasciati ai sensi
dell'articolo 18 del Testo unico sull'immigrazione (protezione sociale per le vittime di sfruttamento), scesi
dagli 810 del 2009 ai 527 del 2010. "Si è così permesso che i gruppi criminali rialzassero la testa - sostiene
la Da Pra - e curassero i propri affari con una grande varietà di interventi, che vanno dalle torture alla
cooptazione di prostitute ai piani alti dell'organizzazione". Una buona notizia arriva dal Dipartimento pari
opportunità ed è l'annuncio che entro il 2012 sarà pronto il Piano nazionale antitratta, ma nel frattempo si
continuano a registrare casi paradossali: "Accade anche che nei centri di identificazione ed espulsione racconta la responsabile del Gruppo Abele - gli sfruttatori ingaggino sul luogo le ragazze". Insomma, dalle
porte girevoli delle "non prigioni" le ragazze entrano clandestine per uscirne schiave. 16 febbraio 2012
In Italia 70mila prostitute per nove milioni i clienti
Due prostitute ai margini di una strada
Il mercato del sesso nel nostro Paese: sono da 19 a 26mila le vittime della tratta delle donne in Italia. E il
giro d'affari oscilla tra i 2 e i 6 miliardi di euro
70mila le prostitute in Italia
20% La percentuale di minorenni tra le prostitute
19-26mila le vittime della tratta in Italia
2,2-5,6 il giro d'affari annui della prostituzione, in miliardi di euro 9 I milioni i clienti
80%
La
percentuale
di
clienti
che
chiede
rapporti
non
protetti
Ammessa,
proibita
e
regolata
La prostituzione in Europa
Vietato in Svezia, Romania, Irlanda e Lituania, in molti Paesi, compreso il nostro, il mercato del sesso viene
tollerato ma solo a determinate condizioni, lasciando comunque sanzionabile l'eventuale reato di
sfruttamento. In Austria, Ungheria, Germania e Olanda l'attività è regolamentata direttamente dallo Stato
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Vicoli, stazioni e tangenziali I luoghi della prostituzione in Italia
Grandi arterie che portano in periferia e piccole vie a ridosso degli scali ferroviari. E poi parcheggi,
parchi e aree del centro storico. Nonostante ordinanze e controlli, sono ancora molte le strade che
ospitano le lucciole. I punti principali, città per città di FLAVIO BINI
LUOGHI
Via Pietro Cossa - Torino
Corso Regina Margherita - Torino
Parco della Pellerina - Torino
Parco del Valentino - Torino
Corso Giulio Cesare - Torino
Via Reggio - Parma
Via Piacenza - Parma
Via Emilia /San Pancrazio - Parma
Via Guidoni - Firenze
Via Redi - Firenze
Piazzale Lagosta - Milano
Via Monte Rosa - Milano
Via Cenisio - Milano
Viale Brianza - Milano
Via Pola - Milano
Via Aldini - Bologna
Viale Pietramellara - Bologna
Via Carducci - Bologna
Via degli ortolani - Bologna
Via della Maddalena - Genova
Via di Francia /Lungomare Canepa - Genova
Via Corsica - Genova
Corso Saffi - Genova
Via Salaria - Roma
Via Cristoforo Colombo - Roma
Viale Palmiro Togliatti - Roma
Via dei Prati Fiscali - Roma
Piazza Garibaldi - Napoli
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Via Benedetto Brin - Napoli
Via Emanuele Gainturco - Napoli
Via
Messina
Palermo
Via Lincoln - Palermo
Parco della Favorita - Palermo
Marine
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IL CASO di CLAUDIA BRUNETTO
La storia di Nike, bruciata a vent'anni
per essersi ribellata al clan dei nigeriani
Una prostituta a Bologna
Una catena di sfruttamento segreta e feroce, fondata sui riti voodoo, che pretende un riscatto tra i sessanta
e i centomila euro per smettere il mestiere. E' l'organizzazione che Nike Favour Adekunle, innamorata e
decisa a sposarsi, ha provato invano a sfidare nella Palermo del 2011.
Debiti da estinguere, riti voodoo e vessazioni. C'è tutto questo dietro la prostituzione delle nigeriane, che a
Palermo regge la metà del giro, almeno quello visibile, quello che si consuma in strada. Un esercito di 500
ragazze appena maggiorenni. Spesso anche al di sotto dei diciotto anni. Arrivano tutte dalla stessa città,
Benin City, che negli ultimi anni è diventata una sorta di capitale del sesso da esportazione della Nigeria del
sud. Volti anonimi relegati in poche righe di cronaca solo quando accade il peggio. Come nel caso di Nike
Favour Adekunle, ritrovata carbonizzata a vent'anni nelle campagne di Misilmeri il 21 dicembre del 2011.
Anche lei era arrivata a Palermo un anno fa, con il sogno di un lavoro e di una famiglia. Per finire nel parco
della Favorita a prostituirsi. Pochi giorni prima di morire, aveva acquistato un biglietto per Roma con il suo
fidanzato palermitano, per richiedere il nulla osta alla sua ambasciata e sposarsi. Un progetto, insieme a
quello di lasciare per sempre la strada, probabilmente non gradito a chi aveva comprato la sua vita per
sfruttarla e ricavarci un cospicuo guadagno. Perché le ragazze nigeriane sono costrette a pagare tutto e fin
dall'inizio. Sulla loro testa pesa un debito enorme. Che va da 60 a 100mila euro. Quello di Adekunle
ammontava a 65mila euro. In preda alla disperazione, la ragazza aveva promesso alle sue protettrici che
avrebbe trovato il modo di pagarlo comunque. Ma questo non è bastato a salvarla.
Più la ragazza è bella, più il suo debito aumenta, così come gli anni per estinguerlo. Chi lavora bene riesce a
restituire tutti i soldi alla protettrice anche in quattro anni. Ma fino a quel momento le ragazze sono legate
alla "madam", alla "zia", quasi sempre una connazionale ex prostituta, più raramente un uomo, che anticipa i
soldi del viaggio dalla Nigeria all'Italia. Un legame rafforzato da un rito voodoo, officiato in patria da uno
stregone, prima della partenza. Basato su ciuffi di capelli, peli di ascelle e pube, pezzi di unghie e una
bevanda scura con sangue di gallina, il rito vincola per sempre la futura prostituta alla sua protettrice. Si
tratta di un patto, un giuramento indissolubile per la religione animista, almeno fino all'estinzione del debito,
pena conseguenze terribili per i parenti in Nigeria. Con il rito gli aguzzini comprano tutto: la persona, i suoi
documenti, il suo silenzio e la sua riduzione in schiavitù.
Anche la famiglia di origine è coinvolta in questo giuramento. Garantisce, infatti, che la ragazza nel tempo
coprirà tutte le spese anticipate dalla protettrice, a cominciare da quelle per il viaggio della speranza: arrivo
in Libia e poi in mare su un barcone fino a Lampedusa, per raggiungere una postazione alla Favorita, in via
Messina Marine, in via Lincoln o in qualche vicolo del centro storico. Anche per quel posto le ragazze
pagano. Devono guadagnare abbastanza per affrontare le spese della casa in cui vivono, del cibo, dei vestiti
e appunto, anche della postazione per esercitare la prostituzione.
In cambio nessuna libertà. Soltanto chi riesce a guadagnarsi la fiducia della "madam" con il successo delle
sue prestazioni, ha qualche ora di tempo per lo shopping o per una passeggiata fuori dall'orario di lavoro. Le
ragazze che non guadagnano abbastanza subiscono violenze, torture fisiche e minacce che tirano in ballo
sempre l'incolumità dei parenti. Ma la catena dello sfruttamento della prostituzione nigeriana è molto più
complessa. Anche le protettrici sono solo un anello di una catena che riconduce sempre a una mano
mafiosa. Per questo è molto difficile che le ragazze trovino il coraggio di ribellarsi e di denunciare gli
sfruttatori. Ma a Palermo, in questi anni, alcune ce l'hanno fatta, grazie al supporto di associazioni come il
"Pellegrino della terra", attiva sul territorio dal 1995, nella sede confiscata alla mafia di via Oreto.
"Fino a oggi - dicono i responsabili dell'associazione - più di 250 ragazze sono uscite dal giro. Sono percorsi
lunghi e delicati. Le ragazze chiedono un lavoro alternativo, spesso hanno anche dei figli al seguito che
devono mantenere. Per questo nella sede della nostra associazione proponiamo corsi di taglio e cucito e di
economia domestica. Un'alternativa alla strada per un futuro dignitoso". Chi denuncia, infatti, come prevede
la legge, ottiene il permesso di soggiorno e viene inserito in un programma di protezione sociale che per
prima cosa include un'occupazione. Nei mesi scorsi, l'associazione, era entrata in contatto anche con Nike
Favour Adekunle. "Era - raccontano i volontari - una ragazza solare e sorridente con una grande voglia di
vivere. L'ultima volta è stata vista alla Favorita, come sempre, prima di sparire per tre giorni e morire
brutalmente. Anche lei poteva salvarsi, ma qualcuno ha deciso di non darle questa opportunità". Adesso la
comunità nigeriana di Palermo chiede giustizia per Adekunle e per tutte le ragazze come lei private delle
libertà. 16 febbraio 2012 © Riproduzione riservata
http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/inchiesta-italiana/2012/02/16/news/la_fabbrica_delle_lucciole28743632/?ref=HREC1-2
Samuel, l'angelo custode delle nigeriane
di CLAUDIA BRUNETTO riprese e montaggio SALVO MILITELLO
DOSSIER – INCHIESTA “LA REPUBBLICA” 2012
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