Fare o non fare I diritti di traduzione, memorizzazione elettronica, riproduzione e adattamento totale o parziale con qualsiasi mezzo sia dei testi sia delle immagini sono riservati per tutti i Paesi. È pertanto vietata la riproduzione anche parziale senza il permesso scritto dei titolari del copyright. Testi: Giulia Piovano Illustrazioni: Valeria Pavese Coordinamento editoriale: Gabriella Monzeglio In copertina: Alcuni visitatori immaginati all’interno di un museo. Cosa stanno facendo di sbagliato? Questo libro è stato realizzato con il contributo della Provincia di Torino (LR n. 38/1994, Valorizzazione e promozione del volontariato) e del Fondo Speciale per il Volontariato in Piemonte - Centro di Servizio V.S.S.P. 1a edizione: novembre 2014 Proprietà letteraria riservata Copyright © 2014 Mediares Via Gioberti 80/d – 10128 Torino Tel. 011.5806363 – Fax 011.5808561 [email protected] - www.mediares.to.it Caro lettore, sai chi è un volontario? Chi si occupa degli altri. Ci sono vari modi per fare volontariato: noi abbiamo scelto di occuparci degli altri intesi non come persone ma come monumenti, dei cosiddetti Beni Culturali. Anche gli edifici, infatti, hanno bisogno di cura, di tutela, di rispetto, di amore! L’invito che ti rivolgiamo è di essere anche tu uno di noi. Per esempio quando vai a visitare un museo con la tua classe, quando vai al parco con gli amici, quando entri in un’area archeologica e persino quando sfogli un libro come questo. Adesso corri a leggere queste pagine e prova a pensare a come ti saresti comportato tu nelle varie situazioni. E se vuoi, scrivici per raccontare la tua esperienza! Feliciano Della Mora Presidente UNI.VO.C.A. 3 4 “L’educazione è l’arma più potente per cambiare il mondo”, diceva Nelson Mandela. Per questo il Centro Servizi V.S.S.P. è lieto di aver contribuito alla stampa e alla divulgazione di questo libretto che introduce i più piccoli al rispetto della cultura, dei beni artistici, dell’ambiente e degli spazi pubblici. Un giorno saranno loro i custodi della bellezza che ci circonda ed è nostro compito insegnare alle giovani generazioni il valore della cura e dell’attenzione verso le altre persone e lo spazio comune. La guida è un’occasione anche per i turisti più grandi di ripassare alcune regole base, tante volte disattese! Un seme dunque che siamo certi germoglierà nelle azioni di chi avrà occasione di leggerlo, rendendo il futuro abitato da persone più sensibili e consapevoli. Marco Giorgio Presidente Centro Servizi V.S.S.P. 5 6 Ciao! Sono di nuovo qui a raccontarti le mie avventure! Insieme a me troverai gli amici che già conosci (Giorgio, Chiara, Jean, la mia famiglia e naturalmente Lucky): ti aiuteranno a capire quali comportamenti bisogna avere quando si è turisti, sia da soli sia in compagnia. Spero che ti divertirai e che imparerai tante informazioni nuove! Buona lettura! 7 8 Giorgio e la biblioteca dei libri parlanti 9 Q ualche tempo fa il mio amico Giorgio mi ha raccontato un'avventura incredibile che aveva vissuto poco prima di venire a chiedermi aiuto per i suoi famosi incubi1 e che non aveva mai voluto rivelarmi per non sembrare davvero del tutto pazzo... In effetti, dopo l'ascolto della sua storia, qualche dubbio mi è venuto; ma ripensando a quanto era sconvolto in quel periodo, immagino sia comprensibile! Non voglio però influenzarti: ora riporto fedelmente quanto lui mi ha narrato, senza miei giudizi o opinioni! Trai tu le conclusioni... 1 Leggi Anna e il mistero di Sant'Antonio, 2011 10 <<Prima di rivolgermi a te per risolvere il mistero dei miei incubi notturni, avevo provato a fare una ricerca per conto mio in biblioteca. Non crederai mai a quanto mi è successo! Un pomeriggio, dopo la scuola, poiché ormai avevo anche paura di entrare in casa, temendo che gli incubi si presentassero in carne e ossa davanti a me, sono andato nella biblioteca pubblica2 del mio quartiere. Siccome erano solo le 14, era semi deserta e così, dopo aver trovato e preso il libro sull'interpretazione dei sogni che speravo 2 Attento! Quando trovi una parola sottolineata e non ne conosci il significato, vai nelle ultime pagine del libro, nel “Glossario” di pagina 79, e leggi la spiegazione. Imparerai così tanti vocaboli nuovi! 11 potesse aiutarmi, mi sono seduto a un tavolo e ho cominciato a leggere. Purtroppo era scritto in un linguaggio un po' difficile per me, ma ho colto l'occasione per concentrarmi e pensare ad altro... Ero talmente assorto nella lettura, che non mi sono subito reso conto che una vocina mi stava chiamando: “...Psssss...”. Quando però ho provato a guardarmi in giro per capire chi fosse e di cosa avesse bisogno non ho visto nessuno nella stanza e credendo di averla immaginata (in effetti non avevo dormito molto negli ultimi giorni, come ben sai!) mi sono rituffato nel libro. Non appena ho chinato la testa, però, ho di nuovo sentito la stessa voce o, meglio, il sibilo, che mi chiamava: “Psssss...”. Ho provato a fare 12 finta di nulla, ma insisteva: “Psssss... Psssss... Psssss...”. Mi sono guardato attorno ancora una volta ma continuavo a non vedere nessuno. Facendo però attenzione alla direzione del suono, ho capito che stava arrivando da uno degli scaffali pieni di libri che avevo di fianco a me! Piuttosto incredulo e stupito, con la vocina che continuava a chiamarmi, mi sono diretto verso un libro molto grosso e molto rovinato: appena l'ho toccato per prenderlo, il libro ha fatto un piccolo sussulto tanto che per lo spavento l'ho fatto cadere a terra! Essendosi aperto praticamente a metà, ho visto che era un dizionario della lingua italiana ma, mentre mi chinavo per recuperarlo, si è chiuso di colpo e quasi mi ha pizzicato un dito! 13 Senza rendermi conto ho detto: “Ma che fai?!” e, incredibilmente, l'ho sentito rispondermi: “Così impari a farmi cadere per terra! E io che pensavo che almeno tu fossi diverso dagli altri...”. Credo di aver passato cinque minuti bloccato dallo shock, finché il libro si è di nuovo rivolto a me: “Ok, dai, forse abbiamo iniziato con il piede sbagliato; ricominciamo da capo! Anche perché ho bisogno del tuo aiuto...”. “Come... cosa...” ho provato a rispondere. “Non devi pensare che io parli con tutti quelli che capitano da queste parti, ma quando ho visto che leggevi un libro difficile per la tua età, ho pensato che fossi la persona giusta”. “Giusta per cosa?!”, ero finalmente riuscito ad articolare. 14 “Per dire a tutti i ragazzi della tua età che se anche sono un dizionario di italiano in libera consultazione, in una biblioteca pubblica, merito un po' di rispetto! Invece non fanno altro che strapparmi pezzetti di pagine (specie gli angoli) per scriversi bigliettini o chiuderci la gomma da masticare, sottolineano con la penna o con l'evidenziatore alcune parole, per non parlare di quelli che mentre studiano bevono e mangiano, o mi macchiano di succo di frutta o mi riempiono di briciole che vanno a infilarsi nella rilegatura e mi fanno il solletico...!”. Naturalmente non potevo rimanere muto davanti a quello sfogo, e ho provato a consolarlo: “Ma non siamo tutti così, te lo posso assicurare! Io, per esempio, non faccio 15 nessuna piega alle pagine, neanche ai libri che ho a casa!”. “Beati loro! Io stando qui ho visto tanti ragazzini che non pensano che i libri sono di tutti e che devono trattarli con rispetto, per chi li userà dopo di loro... E non immagini quanti ne sento urlare! Tu lo sai, vero, che in biblioteca bisogna parlare a bassa voce?”. “Certo! – gli ho risposto prontamente – figurati che io spengo anche il telefono!”. “Bravo! Anche se è sufficiente tenere la suoneria silenziosa e, nel caso ricevessi una telefonata, andare a rispondere nei corridoi...!”. Mi sono così accorto di essere riuscito ad addolcire e tranquillizzare quel librone così minaccioso e burbero... “Ora ti devo salutare. Però ti prometto che parlerò con tutti i miei 16 compagni di classe e con chi conosco nella scuola per comunicare quanto mi hai detto. Spero di esserti di aiuto!”. “Se anche uno solo dei tuoi compagni ti ascolterà sarà una tortura in meno per me! Ti ringrazio e scusa ancora se ti ho spaventato...! Spero di rivederti presto!”. Dopo averlo risistemato sullo scaffale dal quale lo avevo preso, e ancora piuttosto incredulo, ho deciso che il giorno dopo mi sarei rivolto a te per risolvere il mio problema!>>. 17 BENI ARCHIVISTICI Cosa possiamo fare o non fare in biblioteca? Possiamo: Leggere, Imparare, Scrivere, Pensare, Immaginare, Sognare, Conoscere, Telefonare e Mangiare negli spazi segnalati, ... (Aggiungi i tuoi) Non possiamo: Parlare a voce alta, Rubare i libri, Correre, Scrivere sui libri o sulle copertine, Maltrattare i libri (strappare pagine, fare scarabocchi o sporcarli con cibo e bevande, ...), ... (Aggiungi i tuoi) 18 Una mostra indimenticabile per Pietro 19 D a quando siamo piccoli mia mamma e mio papà hanno sempre portato me e mio fratello Pietro a visitare mostre e musei, in ogni località in cui siamo stati, anche in vacanza. Con il loro aiuto, un po' per volta, abbiamo capito quello che si può o non si può fare in questi spazi. Nonostante ciò, una volta mio papà era voluto andare a vedere una mostra di un artista francese e aveva portato con sé solo Pietro: “Per fare un'uscita tra uomini”, aveva detto. Era tornato così furioso con lui che ho dovuto aspettare una settimana per sapere cosa fosse successo... Solo quando si sono calmate le acque, mio fratello mi ha raccontato che quel giorno era andato davvero tutto storto... 20 <<Per cominciare... all'ingresso della mostra c'era una coda incredibile (figurati che dal museo girava intorno al palazzo!) tanto che per poter entrare in biglietteria abbiamo dovuto aspettare quasi un'ora; in più, dopo circa una ventina di minuti si è messo a piovere e, anche se avevamo gli ombrelli, puoi immaginarti il fastidio; senza contare che c'era sempre qualcuno che cercava di superare gli altri, pensando di fare il furbo... Quando finalmente abbiamo messo piede dentro il museo e abbiamo fatto i biglietti, non abbiamo avuto neanche il tempo di entrare nella prima sala che sono riuscito a farmi sgridare da un sorvegliante perché mi ero dimenticato di posare l'ombrello! Non ti dico con che sguardo mi ha squadrato papà: meno male che 21 non è Superman, altrimenti mi avrebbe incenerito all'istante! Siamo quindi dovuti ridiscendere al guardaroba e, solo a quel punto, siamo entrati nelle sale della mostra. L’esposizione era molto bella, con tanti quadri, ma purtroppo gli spazi erano un po' stretti e con tutta quella gente c'era sempre qualcuno che si metteva davanti a me e io, che ancora non sono molto alto, non riuscivo a vedere; per non parlare dei gruppi che, quando la guida spiegava un'opera, facevano muro e bisognava aspettare che si spostassero per avvicinarsi un po'... Dopo le prime due sale stavo cominciando ad annoiarmi perché dovevo fare avanti e indietro per vedere i quadri e così ho deciso di andare a zonzo per i fatti miei, guardando i quadri che mi piacevano di più, ma perdendo di vista papà... 22 A un certo punto mi sono spaventato tantissimo perché dall'altoparlante, invece che il solito richiamo ai visitatori a non toccare le opere, ho sentito chiamare il mio nome! Ho dovuto aspettare il secondo annuncio, per rendermi conto che stavano chiamando proprio me, invitandomi ad andare dal primo sorvegliante che incontravo. Ho fatto così come mi era stato indicato e dopo pochi minuti ho visto comparire di corsa papà (dribblando anche un'anziana signora che si era fermata a osservare un quadro in mezzo alla sala...) rosso in faccia e arrabbiatissimo! Mi ha quindi preso per un polso e a bassissima voce per non farsi sentire ha sussurrato: “A casa facciamo i conti, io e te...”. 23 Siccome però eravamo solo a metà del percorso, ha voluto terminare la visita alla mostra e così, sempre tenendomi il polso strettissimo che quasi la mano mi diventava blu, abbiamo proseguito. Da quel momento non ho più aperto bocca per paura di farlo arrabbiare ancora di più, ma mentre lui osservava i quadri, io ho cominciato a guardare le persone che erano attorno a me e quello che facevano. Mi sono così reso conto che c'erano tantissime persone che non rispettavano le regole: per esempio ho visto più d'uno che, aspettando che i sorveglianti si girassero, scattava foto con il telefonino (anche se ovunque c'erano cartelli che lo vietavano) e più volte ho assistito 24 a sgridate di visitatori che avevano addirittura usato il flash! Per non parlare di quelli che si avvicinavano ai dipinti talmente tanto che quasi li sfioravano! Ne ho perfino visto uno che ha proprio toccato un quadro! Forse i peggiori erano quelli ai quali suonava il telefonino assurde e (ovviamente imbarazzanti!) con e suonerie non solo rispondevano, ma parlavano a voce altissima e non si accorgevano (o non gli importava) di disturbare tutti gli altri... Stavo osservando una signora che nel bel mezzo di una sala aveva deciso di mettersi il rossetto, quando papà si è voltato verso di me e vedendomi così assorto si è ancora una volta infuriato! “Non è possibile che tu ti distragga 25 sempre... So bene che non tutti i quadri possono piacere, ma guardare la gente piuttosto che le opere lo trovo incredibile! Lo sai quante informazioni puoi imparare da questi dipinti? Per esempio puoi osservare come l'artista ha deciso di rappresentare un paesaggio, da che punto di vista ha deciso di dipingerlo, con quali colori (e quindi puoi provare a immaginare l'ora del giorno nella quale ha lavorato), puoi capire se era in studio o all'aperto e, se ti avvicini un po' (ma non troppo, mi raccomando!), puoi anche vedere il tipo di pennellate...”. Dopo quella spiegazione ho cominciato a guardare i quadri con più attenzione e mi sono reso conto di come ciascuno raccontasse una storia diversa, un modo differente di 26 interpretare e raccontare un paesaggio, una persona, un'idea, un istante di vita. Il momento che mi è piaciuto di più è stato quando, davanti a un quadro con due persone, papà mi ha chiesto di inventarmi una storia! Io non sapevo da che parte cominciare: come potevo sapere chi erano quei due e perché erano stati dipinti così?! Ma papà ha detto che non c'era bisogno di raccontare la LORO storia, che potevo inventarmene una io... Ho così provato a immaginare da dove venivano, perché erano lì e che cosa sarebbe successo dopo: è stato molto divertente! Purtroppo questo non è bastato a papà per perdonarmi. Ecco perché lo hai visto così arrabbiato!>>. 27 MUSEI Cosa possiamo fare o non fare in una mostra (ma lo stesso vale per un museo)? Possiamo: Passeggiare (con mamma e papà), Osservare le opere, Imparare, Inventare storie, Riflettere, Scegliere i quadri che ci piacciono, ... (Aggiungi i tuoi) Non possiamo: Toccare i quadri e le opere, Disturbare chi ci sta intorno, Impedire agli altri di guardare, Fare fotografie senza permesso (chiedere sempre prima di cominciare la visita!), Superare se siamo in coda, correre, ... (Aggiungi i tuoi) 28 Jean e l'incontro nel Forte 29 Q ualche tempo dopo la fine della nostra avventura sui passi di San Michele Arcangelo3, Jean mi ha inviato una lettera nella quale mi ha raccontato uno strano episodio che gli è capitato sulla via del ritorno. Era con i suoi genitori, che l'avevano raggiunto a sorpresa alla Sacra di San Michele per riaccompagnarlo a casa, ma mentre rientravano avevano deciso di approfittare di quella vacanza fuori programma per fermarsi qui e là a visitare qualche luogo interessante. Ed è stato proprio per questa ragione che, passati dal Forte di Fenestrelle, avevano voluto visitare la fortezza... 3 Leggi In cammino con San Michele, 2013 30 <<Cara Anna, sono appena entrato a casa dopo il viaggio di ritorno con i miei genitori e ho davvero un sacco di cose da scriverti! Innanzitutto ti volevo ancora ringraziare per la bellissima esperienza che mi hai fatto vivere, specialmente per la sorpresa che hai organizzato alla Sacra. Davvero non mi sarei aspettato di trovare quel comitato di accoglienza: c'era perfino Lucky! Però non puoi neanche immaginare quello che mi è successo più tardi, nel viaggio di ritorno: le avventure non erano ancora finite... Infatti con i miei genitori, dopo aver ammirato la Sacra di San Michele, monumento simbolo della Regione Piemonte, abbiamo deciso di scoprire qualcosa di più su quello che 31 rappresenta la Provincia di Torino, cioè il Forte di Fenestrelle. Come sicuramente saprai, il Forte è visitabile con percorsi differenti, più o meno difficili e più o meno lunghi, a seconda del tempo che hai a disposizione e soprattutto delle tue forze! Abbiamo concordato di fare il percorso più semplice e così abbiamo iniziato la visita. Dopo 10 minuti che la guida parlava, però, ho avuto bisogno... di una toilette e ho chiesto il permesso a mia mamma di allontanarmi. Non so bene cos'è successo dopo, ma sicuramente, uscito dal bagno, mi sono perso! Così ho cominciato a girare in cerca del gruppo, o almeno di qualcuno che potesse indicarmi la strada; ma non trovavo nessuno! Finché finalmente, affacciatomi in una saletta, ho 32 incontrato un signore che non appena ha sentito che entravo, si è voltato a guardarmi e mi ha spaventato a morte! Non tanto nell'aspetto, perché era piuttosto anziano e con i capelli bianchi, ma mi ha impaurito tantissimo per lo sguardo, molto severo e indagatore. Dopo qualche istante nel quale siamo rimasti a fissarci, stavo per chiedergli se sapeva dove avrei potuto trovare il gruppo, ma inaspettatamente ha cominciato lui a chiedermi chi fossi e perché fossi lì. “Sono con i miei genitori in visita, ma mentre andavo in bagno ho perso il gruppo e ora vorrei ritrovarlo... Lei sa mica...” ma non ho fatto in tempo a finire la frase che lui ha sgranato gli occhi e mi ha quasi sgridato: “In visita?! Quindi anche tu sei uno di quei rozzi turisti che non hanno nessun 33 rispetto per le antiche fortezze e i loro abitanti?!”. A quella che sembrava più un'accusa che una domanda non sapevo proprio cosa e come rispondere... “Mi dispiace averla disturbata al lavoro, me ne vado subito...”. “Ma quale lavoro? Purtroppo io abito qui!!! Tu, piuttosto, che hai affermato di essere in visita: come ti stai comportando? Di solito voi visitatori siete maleducati e incivili: una volta ne ho fermato uno che stava scrivendo sulla parete di una stanza non so cosa a una certa Deborah, incidendolo sulla pietra con una chiave; e un'altra volta ho visto una signora che per essere sicura che un mobile fosse di legno si è messa a grattarlo con le unghie! Il peggiore di tutti però è stato un signore, tra l'altro anche di una certa età, che, pensando che nessuno lo 34 vedesse, ha cercato di portarsi via una pietra del cortile (per fortuna un custode se n'è accorto e lo ha sgridato!); e non parliamo dei turisti della tua taglia, o leggermente più piccoli, che sono solo capaci di urlare, correre e non hanno nessun rispetto del luogo in cui si trovano o della guida che sta parlando...!”. Dopo quello sfogo così intenso non sapevo più cosa dire... “Mi scuso a nome di tutti i turisti che si sono dimostrati maleducati, ma le posso assicurare che mai io o i miei genitori ci siamo comportati male quando abbiamo visitato un museo o un castello...”. “Voglio crederti, giovanotto, perché mi sembri un tipo simpatico”. Proprio quando sembrava che si fosse calmato e che potessimo chiacchierare tranquillamente, 35 nella stanza sono comparsi i miei genitori con la guida e dalle facce non sembravano molto contenti di vedermi lì... La guida infatti mi ha guardato malissimo e mi ha detto, con tono seccato: “È assolutamente vietato girare per il Forte da soli e soprattutto infilarsi in stanze che non fanno parte del percorso di visita...”. Mia madre, rossa in faccia per la vergogna, mi ha preso per mano e mi ha fatto uscire. Mentre stavo superando la porta mi sono ricordato di salutare quel custode così strano ma, girando la testa per cercarlo, mi sono accorto che non c'era più: doveva essere uscito da un'altra porta... Abbiamo così ripreso la visita insieme al resto del gruppo, con la guida che non mi toglieva gli occhi di dosso, finché, entrando in una sala 36 nella quale c'erano un letto e pochi mobili, ho visto sul camino un'immagine che rappresentava l'uomo con cui avevo parlato. Dopo aver alzato la mano per fare una domanda, ho chiesto: “Come mai avete un ritratto del custode?”. La guida è scoppiata in una fragorosa risata e solo dopo qualche istante è riuscita a rispondermi: “Ma quale custode e custode. È il cardinale Bartolomeo Pacca, che è stato esiliato nel Forte tra il 1809 e il 1813; era un prigioniero, altro che custode!”. A quel punto anche gli altri si sono messi a ridere, compresi i miei genitori, che così non si sono accorti del mio stupore, misto però anche a un po' di terrore...>>. 37 STRUTTURE FORTIFICATE Cosa possiamo fare o non fare quando visitiamo un castello o una fortezza? Possiamo: Ascoltare chi ci accompagna e ci racconta la storia del luogo, Fare domande, Pensare a chi abitava quei luoghi, ... (Aggiungi i tuoi) Non possiamo: Toccare mobili o oggetti antichi, Girare da soli (altrimenti ci si perde!), Essere maleducati con chi ci accompagna, ... (Aggiungi i tuoi) 38 Anna e un racconto molto speciale 39 U n giorno sono andata a trovare i miei nonni e mentre gli raccontavo di una gita che avevo fatto con la classe a Susa, li ho visti scambiarsi uno sguardo d'intesa e sorridere. Inizialmente ho fatto finta di niente, ma più parlavo di quello che avevo visto, specie i resti archeologici della città romana, e più loro sembravano distratti e sogghignavano... Ho voluto indagare meglio, quando ho visto un lampo di disapprovazione mentre raccontavo che avevamo fatto merenda e poi giocato nell'anfiteatro romano. A quel punto infatti mi sono fermata e li ho minacciati: “Ora mi dite quello che sta succedendo! Perché se parlo di Susa vi comportate così?”. 40 La nonna, dopo un cenno di assenso del nonno, mi ha risposto: “Mia cara, per noi Susa rappresenta una città molto importante, e in particolare proprio l'area dell'anfiteatro...”. “Vedi, nipotina, – è intervenuto mio nonno – durante la guerra la mia famiglia e quella della nonna si erano rifugiate in montagna, a Susa appunto, e lì siamo rimasti per qualche anno. A quell'epoca ancora non ci conoscevamo. Io lavoravo con mio papà, come falegname, mentre lei studiava archeologia all'università”. “Nel 1956, io ero al terzo anno, – ha continuato mia nonna – a Susa ci fu una scoperta archeologica molto importante: sotto strati di fango e detriti sono riemersi i resti di alcuni blocchi di pietra che il mio professore con altri studiosi avevano 41 riconosciuto appartenere all'antico anfiteatro romano, ritenuto scomparso da secoli... Così l'università ha iniziato i lavori di recupero e di ricostruzione del luogo. Con i miei compagni di corso ci siamo subito dati da fare! Purtroppo, però, era evidente che noi studenti non ce l'avremmo mai fatta da soli, o almeno in tempi brevi; così l'Università, d'accordo con il Comune e le altre autorità, ha invitato tutti coloro che volevano partecipare all'impresa a farlo come volontari!”. “Sono stati cinque anni grandiosi – ha ripreso mio nonno – pieni di fango e sporcizia, ma fantastici!”. “E così tu ti sei offerto come volontario?”. 42 “Si, un mio amico d'infanzia, anche lui studente di archeologia come la nonna, mi ha parlato dell'iniziativa e io ho subito accettato!”. “Quindi è così che vi siete conosciuti, voi due? Non me lo avevate mai raccontato!”. “Un attimo di pazienza, perché le cose sono un po' più complicate...”. E i due si sono guardati con aria complice. “All'epoca io avevo già una specie di fidanzato, un altro compagno di università; di tuo nonno non mi ero nemmeno accorta, quando abbiamo iniziato a scavare”. “E poi io andavo solo nei week-end, perché in settimana lavoravo e non siamo mai finiti in squadra insieme”. “E quindi?”. 43 “Ma non ti interessa sapere del ritrovamento?!”. “Certo... Ma anche un po' di gossip di famiglia non mi dispiace!”. “Il lavoro era subito apparso molto difficile: a seguito di un'esondazione del torrente Gelassa, già dal V secolo d.C. l'anfiteatro era stato distrutto e si erano perse le sue tracce. I blocchi erano stati trascinati via dalla corrente, ed è stato quindi difficile ritrovarli”. “Per cinque anni gli archeologi hanno scavato alla ricerca di queste pietre, hanno dato una prima pulitura, le hanno catalogate e cercato di capire dove erano sistemate; poi le passavano a noi volontari che, armati di spugne e spazzole, dovevamo ripulirle con attenzione...”. “Non sai quante volte ho pensato che non ce l'avremmo fatta: erano praticamente tutte 44 uguali, specie per me che era la prima volta che mi trovavo a lavorare 'sul campo'; ma è stata un'esperienza fondamentale!”. “E poi, e poi?!”. “E poi c'è stato il momento della ricostruzione: una volta che i blocchi erano stati tutti ripuliti e registrati, gli archeologi, con l'aiuto di architetti e ingegneri, hanno progettato la ricostruzione”. “E ti ricordo che negli anni '60 non c'erano i computer per fare i progetti: hanno fatto tutto a mano! Per giorni quegli specialisti si sono impegnati per capire, in base al numero di pietre trovate, alla tipologia del luogo e del terreno, le misure che doveva avere in antico... Siccome non tornavano i conti, cioè sembrava che non ci fossero abbastanza pietre, molti 45 pensavano che fossero state perse per sempre; il mio professore ha invece ipotizzato che, visto che da un lato c'era un terrapieno, forse una parte dell'anfiteatro si appoggiava da quel lato e non aveva quindi bisogno di blocchi...”. “Ed ecco che, rifatti i calcoli con questa possibilità, tutto è tornato come per magia!”. “Puoi quindi immaginare l'eccitazione di tutti noi quando le gru sono arrivate per sistemare le pietre e poco per volta l'anfiteatro ha ripreso vita...!”. “Chissà che brividi...!”. “Sicuramente tua nonna ha vissuto quel momento soprattutto come studiosa, ma per me che non avevo mai avuto modo di studiare o occuparmi di cose antiche, è stata un'emozione grandissima! L'idea di aver partecipato alla 46 ricostruzione di un luogo così importante e prezioso per la nostra storia mi ha fatto quasi sentire come un antico romano al momento della sua realizzazione!”. “E voi, quando vi siete incontrati?!”. “Alla presentazione della fine dei lavori: tua nonna era bellissima, anche se al braccio del suo fidanzato...”. “Mi è bastato incrociare lo sguardo del nonno per capire che era lui l'uomo della mia vita!”. 47 BENI ARCHEOLOGICI Cosa possiamo fare o non fare quando visitiamo un sito archeologico? Possiamo: Immaginare cosa succedeva in quel luogo (combattimenti, spettacoli navali, ...), Pensare al lavoro di chi studia e si occupa dei resti antichi, ... (Aggiungi i tuoi) Non possiamo: Portare via pezzi (anche se semplici sassi), Scrivere sui pannelli di spiegazione, Attaccare chewingum o lasciare cartacce in giro, ... (Aggiungi i tuoi) 48 Lucky e la gita al Lago di Candia 49 A desso è il mio turno di raccontarti una storia! Io sono Lucky, il cane di Anna, e mi ricordo che un giorno che erano tutti a casa dal lavoro e da scuola, poiché era domenica, siamo saliti in macchina e siamo partiti per una gita. Quando eravamo ancora a casa però avevo sentito che erano molto indecisi su dove andare: volevano visitare un parco naturale, ma appena hanno informazioni in cominciato internet a cercare sembrava che trovassero solo cattive notizie... per me! Infatti pare che in nessuna area protetta, o quasi, siano ammessi animali. “Ma allora Lucky viene o no?!” ho sentito chiedere da Anna. “Certo che sì, devo solo 50 trovare dove possiamo farlo entrare senza problemi...”. “Che problemi può dare il nostro cagnolino? Lo terrò sempre al guinzaglio, vicino a me, promesso!”. L'idea di stare legato, anche se alla mia padroncina, non mi entusiasmava tantissimo, ma se l'alternativa era rimanere a casa da solo, ero disposto a fare questo sacrificio... “Il fatto è che nei parchi ci sono anche gli animali selvatici che potrebbero impaurirsi vedendo Lucky. Pensa se anche lui, spaventato, decidesse di rincorrerli, perdendosi! O, peggio, potrebbero mordersi e passarsi le malattie. Per questo di solito non si possono portare cani nei parchi, a meno che non ci siano spazi appositi o... guarda guarda... forse ho 51 trovato un parco nel quale anche Lucky può venire con noi: il Parco del Lago di Candia, nel Canavese”. “Evviva!” ha detto Anna. E anche Pietro ha ripetuto “Evviva!” tutto contento. Io ho confermato con un bel “Bau!”, e tutti si sono messi a ridere... Così siamo partiti per la nostra gita, contenti di passare una giornata all'aria aperta e nel verde. Dopo neanche un'oretta di strada siamo arrivati in questo parco bellissimo e verdissimo! “Noi portiamo Lucky a fare un giro!” hanno detto Anna e Pietro; “Sì, va bene, ma non allontanatevi troppo, mi raccomando!”, hanno risposto in coro mamma e papà. E così, vicino alla mia padroncina, ho potuto fare una lunga passeggiata 52 e osservare tante cose meravigliose: fiori profumatissimi, animali che volavano o che correvano, alberi altissimi, ... Ho però visto anche alcuni comportamenti strani. Per esempio, in un prato c'erano alcuni bambini che giocavano a pallone: mi sembravano molto contenti di correre e si stavano divertendo tanto, finché non è arrivata una guardia che li ha sgridati e li ha fatti smettere! Mentre succedeva questo, è passato un gruppetto di persone che correva e ognuno di loro aveva come dei paraorecchie con dei fili che finivano in un oggetto attaccato al braccio. A loro la guardia non ha detto nulla e non sapevo perché. Anna, che mi capisce subito e ha visto la mia faccia dubbiosa, mi ha spiegato: 53 “Vedi, Lucky, nei parchi è vietato giocare a pallone sul prato: ci sono gli spazi appositi! Se però qualcuno vuole correre, può farlo senza problemi... Questa differenza dipende dal fatto che col pallone puoi rovinare piante o dar fastidio agli animali, invece correndo (ovviamente sui sentieri) non succede nulla di male!”. Le situazioni insolite non erano ancora finite... Poco dopo, infatti, abbiamo ritrovato la guardia che prima aveva sgridato i giocatori. Era intenta a discutere con una signora che aveva in mano tanti fiori bellissimi... Anna mi ha subito spiegato che è vietato raccogliere i fiori nei parchi, perché poi si rischia che non ce ne siano più! Però ho visto una ragazza che con un pennello e dei colori dipingeva su una tela un 54 bellissimo cespuglio di rose e altri fiori e accanto a lei un ragazzo che scattava fotografie alla stessa composizione. “Ecco, se vuoi avere un ricordo puoi dipingere o fotografare!”, ha aggiunto Pietro. Quando siamo arrivati sulle sponde del lago ho visto alcuni signori vestiti in un modo molto buffo: lunghi stivali di gomma, larghi cappelli sulla testa e, soprattutto, in mano lunghi bastoni con un filo che finiva in acqua. Non abbiamo fatto in tempo ad avvicinarci per vedere (intanto Pietro mi spiegava che stavano pescando) che è di nuovo comparsa la guardia che ha sgridato anche quei signori, perché, ormai l'avevo capito anch'io!, stavano facendo una cosa che era vietata. 55 Proprio in quel momento sono passati nel lago altri signori che, su una specie di barca, muovevano tutti insieme dei bastoni dentro l'acqua come per spingersi: “Stanno facendo canottaggio – mi ha detto Anna – Guarda che bravi, Lucky!”. Finalmente era arrivata l'ora del pranzo: tutto quel camminare mi aveva fatto venire una fame! Pensavo che ci saremmo messi sul prato per mangiare, come una famiglia che avevo visto passando; non ho però fatto in tempo a finire il pensiero, che è di nuovo comparsa la guardia per... sgridare anche loro! In effetti, osservando meglio, ho notato che attorno a loro c'erano tantissime cartacce, bottiglie e lattine 56 vuote che ovviamente hanno dovuto raccogliere e buttare! Io e i miei padroncini, invece, abbiamo raggiunto il resto della famiglia che aveva occupato un bel tavolo in un'area dove era permesso fare pic-nic. Così anch'io ho potuto mangiare e bere, nelle mie adorate ciotole! Nel pomeriggio, dopo aver fatto un'altra passeggiata tutti insieme, siamo tornati a casa... Ero molto stanco perché avevo camminato tanto e, anche se non avevo potuto correre senza guinzaglio, ero molto contento. Mi è rimasta una domanda però: capisco che noi animali possiamo essere pericolosi e dobbiamo stare legati, ma perché gli umani possono invece sporcare ed essere maleducati? 57 BENI NATURALISTICI Cosa possiamo fare o non fare quando ci troviamo in un parco naturale? Possiamo: Fotografare o Disegnare i paesaggi e tutto ciò che ci piace, Mangiare nelle aree attrezzate, Fare sport che non danneggino la natura, ... (Aggiungi i tuoi) Non possiamo: Raccogliere fiori, Sporcare, Non rispettare le regole del Parco, Giocare dove è vietato, ... (Aggiungi i tuoi) 58 Chiara e un tesoro perduto 59 I n pullman, durante il viaggio di ritorno dalla gita alla Palazzina di Caccia di Stupinigi4, tra una chiacchiera e l'altra e i commenti sull'avventura appena vissuta, la mia compagna di classe e amica Chiara ha raccontato a me e a Giorgio di essere entrata anche lei, in un certo senso, nei tesori della nostra regione. Era molto divertita dall'espressione che i nostri volti avevano assunto e quasi non riusciva a smettere di ridere. Noi però volevamo sapere che cosa intendesse dire e abbiamo quindi cominciato a farle mille domande, finché non ha ceduto e ha cominciato a raccontare... 4 Leggi Anna e il segreto musicale di Stupinigi, 2013 60 <<Qualche anno fa i miei genitori hanno ereditato una casetta in Valle di Susa, a Villar Dora. Dopo molti lavori di ristrutturazione siamo finalmente riusciti a trascorrervi un po' di tempo, e a partire da settembre scorso siamo stati lì quasi ogni week-end. Il posto è molto carino, anche se è un paese piccolo, ma proprio per questo i miei sono tranquilli se esco da sola a gironzolare. Ho così conosciuto quasi tutti gli abitanti e ho fatto amicizia con molte persone, non solo ragazzi. È stato proprio facendo due chiacchiere con una nostra vicina di casa che sono venuta a sapere che lì ogni anno, a Natale, organizzano una specie di rappresentazione teatrale, cioè fanno il presepe vivente! Appena me l'ha detto pensavo fosse simile a una recita delle elementari, ma poi mi ha 61 spiegato che è una tradizione molto antica alla quale partecipa tutto il paese e ogni abitante rievoca un mestiere realizzando il proprio abito e i propri strumenti o attrezzi. Mi ha così lanciato la proposta di prendervi parte anch'io. È stata un'esperienza incredibile: ogni sabato pomeriggio ci trovavamo nella sacrestia della parrocchia per preparare qualcosa. Abbiamo iniziato con la realizzazione dei costumi: ognuno di noi ha portato stoffa, cuoio, oggetti che potessero essere utili per il proprio costume o per qualcun altro. Io non sapevo chi avrei impersonato, perché per me era la prima volta; così ho chiesto alla signora mia amica un suggerimento e lei mi ha proposto di fare la lavandaia. 62 Tornata a casa, con l'aiuto di mia mamma, ho cercato la stoffa adatta, abbiamo disegnato un modello di vestito e lei pian piano lo ha cucito. Nel frattempo io andavo sempre agli incontri del gruppo e sabato dopo sabato ho imparato un sacco di notizie: incontravamo, infatti, ognuno quando raccontava ci qualche storia o leggenda del luogo e dei posti vicini. Anche perché non tutti quelli che partecipavano erano di Villar Dora, ma arrivavano anche da altre località della Valle. Ho così scoperto che, per esempio, ogni anno, a Sant'Ambrogio c'è una rievocazione storica nella quale si ripropone la discesa dalla Sacra di San Michele con le tipiche slitte, dette lese; oppure che, in concomitanza con la festa del santo patrono, a Giaglione, S. Giorio e 63 Venaus (ma esiste memoria di cerimonie simili anche a Chianocco e Chiomonte) si svolge la Danza degli Spadonari, una danza che forse risale addirittura ai Celti; o ancora la cosiddetta Fiera Franca di Oulx, che si svolge ogni anno a inizio ottobre fin dal 1494. Per non parlare delle leggende, che in quella Valle non mancano! Alcune hanno origini molto antiche, come quella delle Matrone, divinità legate alla Madre Terra, o il “Ballo dell'Orso” a Mompantero, o ancora la cosiddetta “Pietra Maria” di Gravere, che si dice stesse per distruggere il paese ma sia stata miracolosamente fermata dalla mano della Madonna. I momenti più divertenti erano quelli nei quali ascoltavamo i canti popolari: c'era un 64 signore molto anziano che li conosceva tutti e di volta in volta ne proponeva uno, a cui altri facevano il coro mentre lavoravamo... Ho così conosciuto, tra le altre, la leggenda della Bell'Alda, legata alla Sacra di San Michele. Il ritornello fa più o meno così: “La bell’Alda inorgoglita / giù dal balzo si gettò; / sfracellata nella valle / la Bell’Alda se ne andò”. Ce ne sono veramente tantissime e siccome avevo paura di dimenticarmele, le ho registrate per ascoltarle ogni tanto. Mio papà mi ha spiegato che è molto importante conservare la memoria di questo patrimonio (che si chiama folcloristico) e che ognuno di essi è un bene da salvare. Effettivamente, una canzone o una leggenda possono avere la stessa età di un palazzo o di un 65 castello, con la differenza che questi ultimi sono visibili e se hanno bisogno di restauro si interviene per salvarli (soldi permettendo...), mentre le prime possono perdersi per sempre se non c'è nessuno che le ricorda! Ho anche scoperto che qualche anno fa un’associazione di volontariato che si chiama UNI.VO.C.A. ha realizzato un progetto5 con le scuole proprio per rievocare e salvare questi beni. Il progetto si intitolava Alla ricerca dei Tesori Perduti, e nell’elenco era inserito anche il Presepe: per questo ho detto che anch'io sono entrata nei tesori del Piemonte! Per tornare alla mia storia... finalmente è arrivato il giorno della Vigilia di Natale e con 5 Se vuoi informazioni sul progetto, visita la pagina internet www.univoca.org/tesori-perduti 66 esso il momento di realizzare il Presepe vivente! Potete immaginare quanto fossi emozionata: per entrare meglio nella parte avevo perfino tolto l'orologio e gli orecchini d'oro... Nonostante avessi preso parte all'organizzazione e sapessi come si sarebbe svolto tutto, arrivare nella piazza principale, dopo essere scesi in una lunga processione con le fiaccole e aver attraversato le varie borgate, è stato come tornare indietro nel tempo. Ovviamente quest'anno replicherò l'esperienza e voi due siete invitati!>>. 67 BENI FOLCLORISTICI Cosa possiamo fare o non fare per i beni folcloristici? Possiamo: Ricordare, Registrare, Partecipare, Imparare antiche storie e leggende, Applaudire alla fine degli spettacoli, ... (Aggiungi i tuoi) Non possiamo: Prendere in giro le antiche tradizioni, Disinteressarsi, Non prestare attenzione ai racconti (anche a quelli dei nostri nonni!), ... (Aggiungi i tuoi) 68 Anna, Pietro e uno strano furto 69 M entre con mia mamma e mio fratello Pietro tornavamo dalla visita a Palazzo Reale6, giocavo a osservare i particolari dei palazzi che incontravamo. Ho così notato che in molti casi le decorazioni non erano in ottime condizioni e, anzi, rischiavano di crollare a terra! Quando le ho indicate a mia mamma, lei ha detto che si dovrebbe fare una segnalazione alla Soprintendenza, sia per il pericolo di caduta, sia perché intervenga per il restauro. “Anch'io, una volta, ho salvato degli affreschi, segnalando un furto!”. Ci ha quindi raccontato la sua esperienza, veramente particolare... 6 Leggi Attraverso gli specchi di Palazzo Reale, 2014 70 <<All'Università ho studiato Scienze dei Beni Culturali e quando è stato il momento di preparare la tesi di laurea, la mia docente mi ha indirizzato verso una piccola cappella, posta vicino a un cimitero, nel Canavese. La chiesetta era semi-abbandonata, sempre tenuta chiusa, tanto che per potervi entrare ho dovuto chiedere la chiave a un ristorante non lontano da lì, il cui proprietario, ogni tanto, la apriva per farla visitare a qualche suo cliente! Già pensavo che non avrei trovato granché di interessante, e che la professoressa mi aveva messo in un bel guaio... Invece, quando sono entrata, sono rimasta letteralmente a bocca aperta! L'interno era completamente decorato da affreschi che ricoprivano le pareti e, 71 nonostante il tempo e il quasi abbandono, lo stato di conservazione era ottimo! Ho subito riguadagnato un po' di fiducia nella docente ed ero sicura che avrei fatto un ottimo lavoro... Pertanto ho iniziato a cercare, andando in biblioteche e archivi, ogni possibile notizia sul luogo e sull'autore delle decorazioni, ritornando spesso per osservarle e studiarle attentamente. Con un mio amico fotografo abbiamo fatto anche una campagna fotografica, realizzando moltissimi scatti che mi avrebbero aiutato nella ricerca. Sembrava che non potesse andare meglio, tanto che ero convinta che mi sarei laureata a breve, finché un giorno, arrivata per l'ennesimo sopralluogo, 72 ho fatto una scoperta agghiacciante: qualcuno aveva rubato gli affreschi! Proprio così! Io non pensavo che fosse possibile, eppure quelle splendide immagini che fino alla volta prima avevo visto sulle pareti... erano scomparse! Potete immaginare la mia incredulità, e anche la mia disperazione... Non tanto (o non solo) perché vedevo la mia laurea allontanarsi, ma soprattutto per il dispiacere di ciò che era successo. Ho quindi chiamato subito le autorità che a loro volta hanno fatto arrivare i responsabili di zona del Ministero e tutti hanno cominciato a interrogare me e il ristoratore per capire come, quando e perché potesse essere avvenuto il 73 furto. A un certo punto ho perfino temuto che accusassero me! Invece, per fortuna, si sono resi conto che non c'entravo nulla e che, anzi, avrei potuto essere d'aiuto per il ritrovamento, grazie alle foto che avevo scattato: in effetti nei loro archivi vi erano solo immagini in bianco e nero, mentre io le avevo a colori! Dalle vostre facce, specie quella di Anna, immagino vi stiate chiedendo come si facciano a rubare degli affreschi. In realtà si usa lo stesso metodo per salvarli quando sono in ambienti pericolanti, cioè si “strappano” dal muro per riportarli su una base più sicura. Certo che è un procedimento molto pericoloso, e si rischia di rovinarli, se non è fatto bene! 74 La vera domanda però è: a chi poteva interessare strappare degli affreschi? Per metterli dove?! Poi è iniziata l'inchiesta dei Carabinieri specializzati nel recupero di Beni Culturali che hanno girato tutte le case della zona per interrogare i proprietari e ottenere qualche informazione. Nel frattempo io cercavo di andare avanti nella mia ricerca, anche perché pensavo che più informazioni si avevano su quegli affreschi e più, forse, si poteva capire il motivo di quel furto. Osservando le fotografie ho notato, su una delle pareti, la presenza di uno stemma appartenente a una famiglia del luogo. Sono così riuscita a risalire alla storia: l'antica chiesa 75 faceva parte della proprietà di questo antico casato, al quale si doveva anche la realizzazione degli affreschi; a un certo punto però il casato perse i diritti di dominio, lasciandola alla comunità locale. Non appena ho comunicato questa notizia ai Carabinieri, hanno fatto un sopralluogo nella villa che era ancora in possesso di quel casato e, perquisendo la casa dalle cantine alle soffitte, hanno finalmente ritrovato gli affreschi! Il proprietario si è giustificato dicendo che in fondo erano suoi, visto che era stato un suo antenato a pagarli; naturalmente è stato arrestato e le opere, dopo un attento restauro, sono state ricollocate al loro posto... Io sono riuscita a terminare la mia tesi e a laurearmi, ma devo dire che ho imparato molto 76 di più da questa strana avventura, che dallo studio in biblioteca! Ho compreso soprattutto come sia importante che ognuno di noi tenga sotto controllo il patrimonio che è vicino a lui e che, in caso di necessità, si rivolga alle persone competenti segnalando i danni subiti dai beni architettonici (i quali comprendono non solo gli edifici, ma anche tutte le decorazioni!). Solo gli esperti del settore infatti sanno come si deve intervenire, ma ognuno di noi può aiutarli a tutelarli. Tutti possiamo essere volontari dei Beni Culturali!>>. 77 BENI ARCHITETTONICI Come possiamo comportarci nei confronti dei Beni architettonici? Possiamo: Fare attenzione al loro stato di conservazione, Visitarli spesso anche per farli conoscere ad altri, Comunicare a chi di dovere eventuali danni, ... (Aggiungi i tuoi) Non possiamo: Far finta di nulla se c'è qualche cosa di rotto, Essere la causa dei danni o peggiorarne lo stato, … (Aggiungi i tuoi) 78 Glossario Affresco: una decorazione dipinta su muro. Anfiteatro: un edificio di forma ellittica che nell'antichità era usato per spettacoli pubblici quali lotte tra uomini e animali feroci, o tra gli stessi uomini. Biblioteca pubblica: ci sono vari tipi di Biblioteche; noi abbiamo pensato alle biblioteche create e gestite per tutti i cittadini (e perciò si utilizza talvolta il termine di «biblioteche di pubblica lettura»); in questi luoghi vi è l'organizzazione a scaffale aperto e spesso esistono spazi riservati ai ragazzi. Casato: nome di famiglia aristocratica. Celti: insieme di popoli indoeuropei che, nel periodo di massimo splendore (IV-III secolo a.C.), erano estesi in un'ampia area dell'Europa, dalle Isole britanniche fino al bacino del Danubio. 79 Libera consultazione: chiunque frequenta una biblioteca organizzata con questo sistema può prendere i libri dagli scaffali, senza dover fare una richiesta specifica al personale. Rievocazione storica: un'attività con la quale si intendono riproporre vicende o situazioni di epoche passate. Sopralluogo: controllare un luogo. Soprintendenza: organo periferico del Ministero per i Beni e le Attività Culturali (MIBAC), con compiti sul territorio in materia di Beni culturali, paesaggistici, museali, archivistici e affini. Squadra: gruppo di lavoro. Terrapieno: accumulo di terreno realizzato artificialmente per vari scopi. Volontario: una persona che svolge un ruolo non pagato. Per esempio gli iscritti alla nostra associazione di volontariato UNI.VO.C.A., che si occupa di Beni Culturali. 80 Ringraziamenti Si ringraziano tutti i soci delle associazioni di volontariato culturale aderenti a UNI.VO.C.A. che con il loro costante impegno si occupano della salvaguardia, della valorizzazione e della promozione delle differenti tipologie di Beni Culturali. Un particolare ringraziamento va al Nucleo di Pronto Soccorso per i Beni Culturali e a Feliciano Della Mora, Presidente dell’Associazione. E inoltre alle insegnanti che hanno partecipato al percorso formativo PiemontArte: laboratorio di arte, di storia e di fantasia organizzato insieme all’associazione Gruppo di Servizio per la Letteratura Giovanile. Grazie anche a Ida Viviani, Presidente del Gruppo. 81 Se vuoi essere un volontario culturale... Scopi L’associazione si è costituita nel 1990 con lo scopo di “promuovere, coordinare, formare il volontariato per i Beni Culturali, rappresentando una forza di coesione capace di porsi in modo dialetticamente collaborativo, garantendo qualificazione e continuità, con gli Enti preposti alla salvaguardia e gestione dei Beni Culturali”. Principali attività - favorisce la costituzione di nuove associazioni; - fornisce suggerimenti, proposte, indicazioni garantendo un supporto operativo; - promuove iniziative per far conoscere e apprezzare gli sforzi e i problemi del volontariato per i Beni Culturali; - prepara pubblicazioni e opuscoli; - coordina la rivista on-line Univoca Notizie, con informazioni sulle attività delle associazioni di volontariato culturale; 82 - propone conferenze, dibattiti, convegni e studi per favorire un nuovo approccio ai Beni Culturali; - organizza e coordina una squadra di pronto intervento in soccorso dei Beni Culturali in collaborazione con il volontariato di Protezione Civile della Provincia di Torino. Organizzazioni associate - Alfatre Gruppo Teatro - Amici dell’Arte e dell’Antiquariato - Amici della Fondazione Ordine Mauriziano - Amici della Sacra di San Michele - Amici della Scuola Leumann - Amici di Avigliana - Amici di Palazzo Reale - Associazione Circolo Culturale Tavola di Smeraldo - Associazione Culturale Athena - Associazione Mus Muris - Ass. per gli Studi di Storia e Architettura Militare - Ass. Ricerca Valorizzazione Artisti Pittori Piemontesi - Gruppo Archeologico Torinese Sede c/o Centro Servizi V.S.S.P. Via Giolitti 21 – 10123 Torino Tel. 011.8138711 – fax 011.8138777 Web: www.univoca.org E-mail: [email protected] 83 Indice Giorgio e la biblioteca dei libri parlanti p. 9 Una mostra indimenticabile per Pietro p. 19 Jean e l'incontro nel Forte p. 29 Anna e un racconto molto speciale p. 39 Lucky e la gita al Lago di Candia p. 49 Chiara e un tesoro perduto p. 59 Anna, Pietro e uno strano furto p. 69 Glossario p. 79 Ringraziamenti p. 81 Associazione UNI.VO.C.A. p. 82 84 Nella collana PiemontArte: 1. Anna e il mistero di Sant’Antonio (Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso) 2. Anna e il segreto musicale di Stupinigi (Palazzina di Caccia di Stupinigi) 3. In cammino con San Michele (Sacra di San Michele) 4. Attraverso gli specchi di Palazzo Reale (Palazzo Reale di Torino) Nota dell’autore Le vicende narrate da Anna nel presente testo sono frutto di pura invenzione. Ogni riferimento a fatti o persone realmente accaduti è del tutto casuale. Sono naturalmente vere tutte le informazioni storiche e le descrizioni artistiche. Forza! Corri anche tu a visitare un bene. Scegli tra quelli archeologici, architettonici, archivistici, artistici, bibliografici, Nella stessa collana: folcloristici, naturalistici. E poi mandaci per raccontare la visita Anna e il misteroun’email di Sant’Antonio che hai fatto! [email protected] Anna e il segreto musicale di Stupinigi Magari racconteremo la tua avventura nei prossimi libri! 85 Questo libro è stato stampato con inchiostri a base d’acqua, senza aggiunta di solventi chimici, utilizzando tecnologie a ridotto consumo energetico e a basso impatto ambientale. Finito di stampare nel mese di novembre 2014 per conto di Mediares S.c. presso HRF Commercial Print, Torino