CONTENUTI CARTELLA STAMPA
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Presentazione Presidente Fondazione Roma
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Comunicato stampa
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Scheda tecnica
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Saggio di Barbara Buhler Lynes
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Cronologia
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Elenco opere
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Didascalie immagini
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Presentazione Fondazione Roma
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Presentazione Fondazione Roma - Arte - Musei
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Elenco mostre Fondazione Roma Museo
CONTENUTI CD
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File sopra elencati
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Saggi in catalogo
Carol Troyen
Sarah Greenough
Melania G. Mazzucco
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Immagini
La Fondazione Roma inaugura la sua attività espositiva della stagione invernale
ritornando a focalizzare la propria programmazione sull’arte americana, alla quale nel
corso del tempo ha dedicato mostre quali: “La Gloria di New York. Capolavori
americani dalla Collezione Ludwig 1960-1990” e “Edward Hopper”, a testimonianza
dell’attenzione che la stessa rivolge, nel suo percorso culturale, alle esposizioni che
hanno come oggetto il fervore artistico di quel paese.
Com’è noto, nella filosofia della Fondazione Roma sono presenti alcune
caratteristiche che ne fanno un unicum nello scenario del nostro territorio e forse
anche a livello nazionale.
Da una parte, la concezione globale dell’arte visiva, con la distribuzione di due
differenti spazi, uno destinato all’arte che oseremmo definire classica (Palazzo
Sciarra), e l’altro vocato all’arte moderna e contemporanea (Palazzo Cipolla);
dall’altra, l’attenzione al fiorire delle arti nella città di Roma nell’arco temporale che va
dal Quattrocento al Novecento; e infine, l’evidenziazione – attraverso l’indagine
approfondita dei fenomeni culturali in altre aree geografiche – di quel concetto a me
molto caro per cui è auspicabile l’analisi e la conoscenza di civiltà diverse come
strumento per favorire il dialogo e la reciproca comprensione.
Nel rispetto di questi principi si pongono le mostre sul Quattrocento prima, sul
Settecento poi, e, di prossima inaugurazione, la mostra sul Rinascimento a Roma,
che ripercorre le fasi salienti di uno dei periodi storico-artistici più significativi del
nostro paese; per quanto riguarda poi l’altro aspetto, esso è testimoniato dalle mostre
sull’arte russa, sulla “Città Proibita” e su Hiroshige.
In tale contesto, dopo la mostra su Hopper, ci è sembrato interessante dare vita a
questa esposizione su un’artista statunitense che, al femminile, ha caratterizzato per
molti aspetti non dissimili l’arte americana, per quanto attiene in particolare la visione
realistica della sua pittura.
A questa visione improntata al realismo, che ne è il substrato, si unisce un elemento
significativo e particolare che è quello della descrizione precisa e dettagliata, al punto
tale da far definire la sua pittura un’autentica corrente autonoma: il “precisionismo”.
Questa singolarità, che pur si è affermata, non è mai riuscita ad avere una propria
identità, non avendo creato un vero e proprio manifesto programmatico; eppure, è la
chiave di volta per comprendere l’arte della O’Keeffe, personalità complessa nata a
Sun Prairie il 15 novembre 1887 da una famiglia di coltivatori, che compì i primi studi
nel Wisconsin, nel 1905 a Chicago e nel 1907 a New York. Nel 1908 assistette a una
mostra di acquerelli di Rodin presso la galleria di New York del suo futuro marito, il
fotografo Alfred Stieglitz, e da quel momento in poi la passione per l’arte divenne
integrale. Stieglitz organizzò nella sua galleria diverse mostre della O’Keeffe e la
introdusse anche negli ambienti dell’avanguardia newyorkese, facendole conoscere
molti artisti modernisti americani tra cui Charles Demuth, Arthur Garfield Dove,
Marsden Hartley, John Marin, Paul Strand ed Edward Steichen.
La sua pittura fu influenzata molto dai luoghi in cui visse, e opportunamente la mostra
illustra questo elemento anche scenograficamente nelle varie sezioni di cui si
compone.
La prima sezione dedicata agli anni giovanili, in cui l’artista si cimenta in una serie di
disegni caratterizzati da un forte astrattismo come Black Lines (1916), è seguita
dall’intenso periodo newyorkese in cui emerge l’influenza della città e del rapporto
sentimentale e lavorativo con Alfred Stieglitz. L’intensa relazione con lui è
documentata da alcuni ritratti fotografici di Georgia O’Keeffe riportati nel percorso
espositivo.
I due trascorsero i mesi invernali e primaverili a New York e quelli estivi e autunnali a
Lake George. Questa frequentazione estiva e autunnale molto intensa comporta un
passaggio anche stilistico dell’artista, la quale abbandona il disegno a carboncino e
l’acquerello per approdare alla pittura a olio, acquisendo caratteri veristi e realisti
quasi fotografici e dedicandosi a raffigurare la natura, gli alberi, i fiori. Ne sono
esempio opere come Petunia No. 2 (1924) o Calla Lilies (1924).
A seguire la stagione – a mio modo di vedere – più intensa, ovvero quella che mi
colpì molto quando ebbi modo di conoscere la pittura della O’Keeffe in America:
l’esperienza del New Mexico. In questa fase i colori si fanno più intensi, i contorni si
sfumano, le atmosfere si rarefanno: è, a mio avviso, la pittura che meglio rappresenta
l’essenza dell’arte di questa artista. Esemplari in questo senso opere come My Front
Yard, Summer (1941), Black Place III (1944), Dark Tree Trunks (1946).
Nell’ultima stagione artistica della O’Keeffe riemerge invece il suo iniziale interesse
per l’astrazione in opere come Sky with Flat White Cloud (1962), Untitled (From a
Day with Juan) (1976-1977).
Un evento prestigioso che testimonia nuovamente la forte sinergia tra la Fondazione
Roma e le più importanti realtà museali estere.
La mostra, realizzata in collaborazione con il Georgia O’Keeffe Museum di Santa Fe,
inaugura a Roma per poi proseguire a Monaco e ad Helsinki in un tour che si
concluderà nel settembre 2012.
A questo proposito vorrei esprimere un sentito ringraziamento a Robert A. Kret,
direttore del Georgia O’Keeffe Museum, Christiane Lange, direttrice della Kunsthalle
der Hypo-Kulturstiftung di Monaco e a Janne Gallen-Kallela-Sirén, direttore
dell’Helsinki Art Museum.
Ancora una volta, quindi, con questa mostra, la Fondazione Roma movimenta
l’offerta culturale della città di Roma, avvicinandola e mettendola in comunicazione,
attraverso l’arte, con la dimensione globale che fa ormai parte della vita di ognuno di
noi, dimostrando come proprio l’arte sia uno strumento eccezionale per fare
esperienza di realtà e linguaggi nuovi, frutto di esperienze nate anche molto lontano,
in termini geografici, dalla nostra terra, e per viaggiare con lo spirito senza più alcuna
barriera, fino ad arrivare là dove la ricerca del bello e dell’armonia, propria dell’animo
umano, possa trovare piena soddisfazione.
Emmanuele F.M. Emanuele
Presidente della Fondazione Roma
COMUNICATO STAMPA
Dopo lo straordinario successo della mostra su Edward Hopper, la Fondazione Roma
rende omaggio ad un'altra icona dell'arte americana del XX secolo: Georgia
O’Keeffe.
Per la prima volta in Italia una grande retrospettiva storica intende esplorare il
complesso universo dell’artista che, attraverso la visione delle forme naturali e
architettoniche del mondo, ha cambiato il corso della storia dell'arte moderna.
Promossa dalla Fondazione Roma, organizzata dalla Fondazione Roma Arte
Musei con Kunsthalle der Hypo-Kulturstiftung, Helsinki Art Museum e
Arthemisia Group, in collaborazione con il Georgia O’Keeffe Museum, la mostra
sarà ospitata nelle prestigiose sale del Museo Fondazione Roma, Palazzo Cipolla,
dal 4 ottobre 2011 al 22 gennaio 2012.
“Siamo orgogliosi di inaugurare la stagione invernale del Museo Fondazione Roma
con questa mostra, che consente di focalizzare la nostra attenzione sull’arte
americana, come già avvenuto in passato, con le esposizioni dedicate alla ‘Gloria di
New York’ e ad ‘Edward Hopper’” - afferma il Presidente della Fondazione Roma,
Prof. Avv. Emmanuele F.M. Emanuele. “Proprio come Hopper” - prosegue il
Presidente - “Georgia O’Keeffe ha caratterizzato fortemente l’arte americana,
soprattutto per la visione realistica della sua pittura. A questo substrato di realismo ha
unito altresì un elemento significativo e particolare, quello della descrizione precisa e
dettagliata, a tal punto che la sua pittura può essere definita un’autentica corrente
autonoma, il ‘Precisionismo’”. “Con questa esposizione” - conclude il Presidente
Emanuele - “la Fondazione movimenta ancora una volta l’offerta culturale della città
di Roma, avvicinandola e mettendola in comunicazione con quella dimensione
globale che fa ormai parte della vita di tutti noi, dimostrando come l’arte sia uno
strumento eccezionale per fare esperienze di realtà e linguaggi nuovi e per viaggiare
con lo spirito senza più alcuna barriera, fino ad arrivare là dove la ricerca del bello e
dell’armonia, propria dell’animo umano, può trovare piena soddisfazione”.
Dopo la sede romana l’esposizione si trasferirà a Monaco, presso il Kunsthalle der
Hypo-Kulturstiftung, dal 3 febbraio al 13 maggio 2012 e, successivamente, a Helsinki,
presso l’Helsinki Art Museum, dal 31 maggio al 9 settembre 2012.
Georgia O’Keeffe è fra le più famose artiste d’America. Nel 1920 divenne una delle
capofila dell’arte modernista riscuotendo una straordinaria attenzione e un grande
successo di pubblico e di critica. La sua produzione è tuttavia poco conosciuta al di
fuori dei confini americani e, benché alcune delle opere dell’artista siano state
occasionalmente esposte in Europa, questa retrospettiva costituisce la prima vera
occasione per far conoscere al pubblico italiano il suo lavoro.
La mostra, a cura di Barbara Buhler Lynes, curatore del Georgia O’Keeffe Museum,
Direttore del Centro Ricerca del Museo e massima esperta di Georgia O’Keeffe,
presenta oltre 60 opere provenienti dalla Collezione del Georgia O’Keeffe Museum
di Santa Fe in Nuovo Messico, che ospita più della metà della produzione dell’artista.
La rassegna è arricchita da altri importanti prestiti che provengono dal Museo
Thyssen-Bornemisza di Madrid, dalla National Gallery of Art di Washington, dal
Whitney Museum of American Art di New York, dal Philadelphia Museum of Art e
da prestigiose collezioni private.
L’ARTISTA
Georgia O’Keeffe nasce il 15 novembre 1887, a Sun Prairie, Wisconsin. Nel 1905 si
iscrive all’Art Institute of Chicago e nel 1907 frequenta l’Art Students League, a New
York. Nel 1908 vince il premio League’s William Merritt Chase con il dipinto Untitled
(Dead Rabbit with Copper Pot) (Senza titolo, Lepre morta con vaso di rame). Tra il
1908 e il 1912 O’Keeffe smette di dipingere perché sente che la tradizione del
Realismo che le era stata insegnata non le appartiene più e comincia a insegnare in
diverse scuole: all’University of Virginia, al Columbia College, nel Sud Carolina, alla
scuola pubblica di Amarillo, Texas, e al West Texas State Normal College, Canyon.
Nel 1912 frequenta un corso per insegnanti presso la University of Virginia e rimane
affascinata dalle teorie rivoluzionarie di Arthur Wesley Dow il quale era convinto che
l’opera d’arte dovesse trasmettere i sentimenti e le sensazioni dell’artista attraverso
armoniche combinazioni di linee, forme e notan (i giochi di luci e ombre secondo l’arte
giapponese). Ispirata dalle teorie di Dow e dalle sue lezioni al Teachers College della
Columbia University O’Keeffe realizza, nel 1915, una serie di disegni a carboncino
molto astratti e decisamente innovativi rispetto alla produzione artistica statunitense
di quel momento. Alcuni di questi disegni arrivano ad Alfred Stieglitz, il celebre
fotografo americano, fondatore della galleria modernista 291, che, nel 1916, ne
sceglie alcuni da esporre in una collettiva alla 291. Nel 1917 Alfred Stieglitz organizza
la prima personale di Georgia O’Keeffe alla Galleria 291 e nel 1918 la promettente
artista si trasferisce a New York, sotto suo invito. Nel 1924 Georgia O’Keeffe e Alfred
Stieglitz si sposano.
Dopo il trasferimento a New York, Stieglitz esorta la moglie a dipingere a olio e lei
realizza alcuni degli oli astratti più straordinari di tutta la sua carriera. A causa della
lettura in chiave sessuale delle sue opere astratte da parte della critica, O’Keeffe
riprende a dipingere forme figurative e i suoi quadri successivi raffigurano le
architetture dei palazzi newyorchesi e i fiori macroscopici che la renderanno famosa
come pittrice figurativa e come una delle figure più celebri e rappresentative del
panorama artistico americano dell’epoca. O’Keeffe e il marito vivono e lavorano
insieme a New York dove trascorrono i mesi invernali e primaverili, mentre durante
l’estate e l’autunno, vivono nella tenuta di famiglia di Stieglitz, a Lake George, a nord
di New York. Nel 1929 O’Keeffe è alla disperata ricerca di nuove fonti di ispirazione e
parte alla volta del Nuovo Messico dove trascorrerà la prima di tante estati passate a
dipingere.
Ogni anno, fino alla morte di Stieglitz nel 1946, il marito le organizza una personale a
New York, alla Anderson Gallery (1923-1925), e nelle sue due gallerie, The Intimate
Gallery (1925-1929) e An American Place (1929-1946).
Nel 1949 O’Keeffe si trasferisce definitivamente in Nuovo Messico. Quei paesaggi
così particolari e di straordinaria bellezza sono di grande ispirazione per il suo lavoro
e continueranno ad alimentare la sua creatività fino a metà degli anni Settanta,
quando una degenerazione maculare le compromette la vista. Nel 1984 l’artista
smette di lavorare per ragioni di salute e muore nel 1986, all’età di 98 anni.
LA MOSTRA
L’esposizione, suddivisa in quattro sezioni cronologiche e tematiche, ripercorre la vita
e la produzione di Georgia O’Keeffe, dalle sue prime opere astratte fino agli anni
trascorsi a New York e in Nuovo Messico.
Sezione 1 – Gli anni giovanili
Sin dall’inizio della sua carriera, Georgia O’Keeffe riesce a emergere e a
contraddistinguersi all’interno del panorama culturale americano di quel periodo. La
prima sezione illustra la produzione degli anni Dieci, fortemente influenzata dalle
teorie rivoluzionarie del suo insegnante Arthur Wesley Dow, il quale incoraggiava gli
artisti ad abbandonare la vecchia tradizione del Realismo imitativo per una
rappresentazione dei propri sentimenti e delle proprie esperienze ottenute attraverso
una perfetta armonia tra linee, figure e notan (i giochi di luci e ombre secondo l’arte
giapponese). Georgia O’Keeffe comincia così la ricerca di un proprio linguaggio
espressivo e, nel 1915, realizza una serie di opere astratte a carboncino, e
successivamente di acquarelli e carboncini.
In mostra, tra le opere principali di questo periodo Abstraction with Curve and Circle
(Astrazione con curva e cerchio), 1915-1916 circa, Black Lines (Linee nere), 1916 e
Blue Hill No. II (Collina blu n. II), 1916 in cui emerge un forte spirito innovativo rispetto
alla produzione statunitense di quegli anni. Sarà proprio questa originalità ad attirare
l’attenzione di Alfred Stieglitz - primo fotografo modernista e massimo promotore
dell’arte moderna americana, nonché fondatore della celebre Galleria 291 - sull’opera
di O’Keeffe e sarà proprio lui il primo a esporre le sue opere in una collettiva nel
1916.
Nella primavera del 1917 Stieglitz organizza la prima personale di Georgia O’Keeffe.
Oltre a sostenerla e a promuovere le sue opere fra il pubblico e la stampa, Alfred
Stieglitz espone alcune delle fotografie fatte all’artista a New York, nel 1921. La
presenza di nudi in alcuni di questi scatti porta i critici a concludere che i quadri di
Georgia O’Keeffe fossero una rappresentazione del corpo e delle esperienze sessuali
dell’artista. Prima di questo giudizio, O’Keeffe aveva ricevuto delle fotografie del suo
viso e delle sue mani, fatte da Stieglitz nel 1917, da cui aveva tratto ispirazione per
una serie di autoritratti semiastratti come Nude Series VII (Serie di nudi VII), Nude
Series VIII (Serie di nudi VIII) del 1917, esposti in questa sezione.
Nel 1917, a New York, Georgia O’Keeffe conosce il fotografo Paul Strand e resta
fortemente affascinata dalle sue opere innovative che la conducono a una nuova
interpretazione dell’astrattismo e a produrre Evening Star (Stella della sera) la
celebre serie di otto acquerelli realizzata in Texas, nel 1917. In mostra Evening Star
No. VI (Stella della sera n. VI) in cui le forme dai colori vivaci dialogano in modo
armonioso con le parti non dipinte; un perfetto equilibrio che trasmette l’entusiasmo e
la gioia dell’artista davanti a questi scenari spettacolari. Nel 1918 Georgia O’Keeffe si
trasferisce a New York su invito di Stieglitz ma resta profondamente legata alla
vastità dei paesaggi texani che suscitano in lei senso di libertà e spirito creativo,
come si nota in Series I - From the Plains (Serie I, Dalle pianure) del 1919.
Sezione 2 - New York e gli anni con Stieglitz
Dal 1918 comincia una stretta collaborazione lavorativa tra Georgia O’Keeffe e Alfred
Stieglitz fino al matrimonio nel 1924. La seconda sezione illustra la produzione
dell’artista durante gli anni trascorsi a New York, dove diventa sempre più famosa.
Georgia O’Keeffe subisce il fascino delle forme architettoniche degli edifici di New
York e comincia a realizzare pitture a olio su grande formato. O’Keeffe era
particolarmente attratta dall’immensità dei grattacieli e quando lei e Stieglitz andarono
ad abitare nel nuovissimo complesso residenziale del Shelton Hotel, fu entusiasta
all’idea di vivere e dipingere la città guardandola dall’alto.
Il modo di convergere degli edifici, in alcuni dei suoi quadri, riflette chiaramente
l’effetto ottico distorto della fotografia, come nel celebre New York Street with Moon
(Strada di New York con la luna) del 1925, prestato eccezionalmente
dal ThyssenBornemisza di Madrid esclusivamente per la sede romana della mostra.
Dalle opere astratte dei primi anni Venti, O’Keeffe passa a forme più figurative,
fondamentalmente per smentire le interpretazioni freudiane che erano state affibbiate
alle sue opere dalla critica. Dalla metà degli anni Venti dipinge spesso fiori, frutta,
paesaggi e alberi, raffigurandoli in dimensioni macroscopiche, come se fossero visti
attraverso uno zoom.
Durante questi anni Georgia O’Keeffe produce una ricca serie di opere dedicate alle
calle, al punto che l’artista verrà soprannominata “signora delle calle”, ma come
preciserà lei stessa nel 1931:
"La gente penserà che io abbia una passione per le calle perché le ho
dipinte spesso nei miei quadri. In realtà non è affatto così. Ho cominciato a
dipingerle per curiosità, volevo capire perché qualcuno le odiasse tanto e
qualcun altro le amasse”
Nonostante il figurativismo dei quadri con i fiori macroscopici, i critici continuano ad
associarli alla sfera femminile e alla sessualità dell’artista. In realtà O’Keeffe ha
saputo cogliere la natura androgina presente nella maggior parte dei fiori, come si
vede chiaramente nel quadro Calla Lilies (Calle) del 1924, dalla forma ovale del fiore
e dall’infiorescenza gialla che spunta al centro. O’Keeffe rifiuta però le interpretazioni
freudiane delle sue opere, che concepisce essenzialmente come una celebrazione
della sensualità e sessualità delle forme presenti nel mondo naturale.
I fiori macroscopici di Georgia O’Keeffe hanno certamente rivoluzionato la tradizione
della pittura floreale fatta solitamente di nature morte con fiori rappresentati nei vasi o
nei mazzi.
In Petunia No. 2 del 1924 e Purple Petunias (Petunie viola) del 1925, i colori vivaci e
le forme compresse nella tela attirano lo sguardo dello spettatore all’interno dei fiori.
Le inquadrature ingrandite, ravvicinate e angolari dimostrano ancora una volta
l’influenza della fotografia nell’opera dell’artista.
Sezione 3 – Georgia O’Keeffe in Nuovo Messico
La terza sezione illustra la produzione di Georgia O’Keeffe durante tutta la sua
permanenza in Nuovo Messico, dove l’artista decide di trascorrere alcuni mesi l’anno,
a partire dal 1929. La vastità, i colori esotici e le forme di questa terra diventano
subito nuova fonte di ispirazione.
Per le prime due estati in Nuovo Messico, Georgia O’Keeffe soggiorna a Taos;
successivamente cominicia ad esplorare zone più a Sud, come Alcalde che dipinge in
Black Mesa Landscape, New Mexico/Out Back of Marie's II (Paesaggio di Black
Mesa, New Messico/ Dietro la casa di Marie II), con le colorate configurazioni del
paesaggio che vede da casa della sua amica Marie, e le montagne delle Jemez in
lontananza.
Poi nel 1934, O’Keeffe scopre Ghost Ranch, una parte di Painted Desert, a nord di
Abiquiu, e comincia a dipingere quel paesaggio così insolito e suggestivo. Nel 1940
acquista una casa a Ghost Ranch, zona che offrirà sempre nuove fonti di ispirazione
al suo lavoro come in Untitled (Red and Yellow Cliffs) (Senza titolo - Rupi rosse e
gialle) del 1940, in cui l’artista rappresenta le montagne che vede dalle finestre
affacciate a nord nella sua casa di Ghost Ranch.
Nel 1945 O’Keeffe si compra una casa anche ad Abiquiu e dipinge spesso i pioppi
neri che vede dalle finestre del suo studio e della sua camera da letto, come in Winter
Cottonwoods East V (Pioppi invernali a est V) del 1954.
Una parte di questa sezione è dedicata a una serie di dipinti che raffigurano le ossa
di animali; un soggetto particolare e inconsueto per la produzione artistica di quel
momento. Georgia O’Keeffe adora camminare nel deserto che circonda la sua casa
di Ghost Ranch e raccogliere ossa e sassi.
Le ossa, essicate e sbiancate dal sole, sono un grande stimolo creativo per il suo
lavoro. In molti dei suoi dipinti l’artista accosta i paesaggi agli oggetti estrapolati dal
loro contesto originario, come in Summer Days (Giorni estivi) del 1936 in cui un
teschio è rappresentato con fiori e montagne. Quando, all’inizio degli anni Trenta,
questi quadri vengono esposti per la prima volta, a New York, la critica li interpreta
come semplici simboli di morte, mentre per O’Keeffe rivestono un significato
completamente diverso:
“Volevo dipingere il deserto ma non sapevo come... Così mi sono portata a
casa le ossa sbiancate come simboli del deserto. Per me non c’è niente di
più bello. È curioso ma mi sembrano molto più vivi degli animali che se ne
vanno in giro scodinzolanti, con tanto di occhi e di pelo. Le ossa sembrano
centrare esattamente qualcosa di profondamente vivo nel deserto per
quanto vasto, disabitato e inaccessibile esso sia – e non conoscono grazia
malgrado tutta quella bellezza.”
Sezione 4 - Gli ultimi anni
Dagli anni Cinquanta in poi, O’Keeffe comincia a rappresentare nelle sue opere la
casa di Abiquiu come nel dipinto My Last door (La mia ultima porta) del 1952-1954 o
nella fotografia Georgia O'Keeffe's Abiquiu House, Studio Door (La casa di Abiquiu di
Georgia O’ Keeffe, la porta dello studio) del 1960 circa.
Nel 1959 fa il suo primo viaggio in Asia e comincia a viaggiare per tutto il continente a
bordo di un turboelica. Le terre, l’acqua, il cielo e le forme delle nuvole che vede dal
finestrino le ispirano una serie di quadri astratti come Sky with Flat White Cloud
(Cielo con nubi bianche piatte) del 1962, proveniente dalla National Gallery of Art di
Washington e Sky Above Clouds / Yellow Horizon and Clouds (Il cielo sopra le nuvole
/ Orizzonte giallo e nuvole) del 1976-1977.
Le opere dell’ultimo periodo sono caratterizzate da un ritorno all’astrazione come
Blue Black and Grey (Blu, nero e grigio) del 1960, dipinto in cui viene rappresentato
un fiume e la terra visti dall’alto. In merito a questa serie di dipinti Georgia O’Keeffe
dichiarò:
“Sono tutti fiumi visti dall’aereo. Ultimamente ho volato tanto, ho girato il
mondo, e ho notato un numero sorprendente di deserti e fiumi bellissimi. I
fiumi sembrano veramente sollevarsi e saltarti agli occhi. Non c’è nulla di
astratto in questi quadri, sono quello che ho visto, e per me sono molto
realistici”.
Nel 1972, una degenerazione maculare compromette la vista di O’Keeffe
permettendole solo una visione periferica. Comincia così a dipingere solo con
assistenza, producendo oli e acquarelli come Untitled (From a Day with Juan) (Senza
titolo - Da una giorno con Juan) del 1976-1977 e Untitled (City Night) (Senza titolo –
Notturno cittadino) degli anni Settanta, un’opera che rivisita le forme del suo quadro
precedente intitolato City Night (Notte metropolitana) del 1926.
A corredo delle sezioni, una serie di fotografie realizzate da celebri fotografi
americani come Ansel Adams, Arnold Newman, Todd Webb e, naturalmente Alfred
Stieglitz, consacrano momenti e luoghi dell’appassionante vita dell’artista. Lungo il
percorso espositivo anche alcune fotografie realizzate dalla stessa O’Keeffe durante
gli anni trascorsi in Nuovo Messico.
La mostra termina con una ricostruzione dello studio di Ghost Ranch dove sono
esposti anche i suoi strumenti di lavoro e oggetti personali, prestati dalla Collezione
del Georgia O’Keeffe Museum, per introdurre il visitatore all’interno dell’abitazione
dell’artista e al paesaggio circonstante.
Catalogo Skira
PREVIEW STAMPA
Lunedì 3 ottobre dalle ore 14.00 alle ore 16.00
Museo Fondazione Roma, Palazzo Cipolla
Via del Corso, 320 - 00186 Roma
Uffici Stampa
Arthemisia Group
Ilaria Bolognesi
[email protected] - M +39 3939673674
Adele Della Sala
[email protected] - M +39 345 7503572
[email protected] - T +39 026596888
Catalogo Skira
Lucia Crespi
T +39 02 89415532
T +39 02 89401645
[email protected]
SCHEDA TECNICA
Titolo
Georgia O’Keeffe
Sede
Museo Fondazione Roma
Palazzo Cipolla
Via del Corso, 320
00186 Roma
T +39 06 6786209
www.fondazioneromamuseo.it
Date al pubblico
Dal 4 ottobre 2011 al 22 gennaio 2012
Mostra Promossa da
Fondazione Roma
Questa mostra è stata organizzata
da
Fondazione Roma Arte Musei
con
Kunsthalle der Hypo-Kulturstiftung
Helsinki Art Museum
Arthemisia Group
In collaborazione con il
Georgia O’Keeffe Museum
Mostra a cura di
Barbara Buhler Lynes
Progetto espositivo
Cristina Mazzantini
Light Design
Francesco Murano
Grafica di mostra
Sebastiano Girardi
Biglietteria
Pierreci
Servizi didattici
Pierreci
Audioguide
Start
Catalogo
Skira
Orario apertura
Tutti i giorni dalle 11.00 alle 20.00
Lunedì chiuso
(la biglietteria chiude un’ora prima)
Biglietti
Intero € 10,00
Ridotto € 8,00
Ridotto gruppi € 8,00 (valido dal
martedì al venerdì)
Scuole € 4,50
Famiglia € 20,50
Ridotto speciale Georgia O’Keeffe +
Il Rinascimento a Roma. Nel segno di
Michelangelo e Raffaello € 15,00
Diritto di Prenotazione
(il diritto di prenotazione non sarà
applicato ai gruppi accompagnati da
guida interna)
Scuole € 15,00
Gruppi € 25,00
Informazioni e prenotazioni
T +39 06 399 678 88
(da lunedì a venerdì ore 9.00>18.00,
sabato ore 9.00>14.00)
Biglietteria on line
www.pierreci.it
Visite guidate per singoli
(tariffe biglietto escluso)
Sabato e domenica ore 17.30 € 4,00
Visite guidate per gruppi e scuole
(tariffe biglietto escluso, prenotazione
obbligatoria, max 25 persone)
Gruppi € 100,00
Scuole € 80,00
Sistema di microfonaggio
Incluso nel costo della visita guidata,
per gruppi e scuole con guida interna
Incluso nel costo del diritto di
prenotazione, per gruppi e scuole con
guida esterna
Uffici Stampa
Arthemisia Group
Ilaria Bolognesi - [email protected]
M +39 393 9673674
Adele Della Sala - [email protected]
M +39 345 7503572
[email protected] - T +39 06
69380306
Catalogo Skira
Lucia Crespi - [email protected]
T +39 02 89415532
T +39 02 89401645
Georgia O’Keeffe,
un fenomeno americano: questioni d’identità
Barbara Buhler Lynes
Nata nel 1887, Georgia O’Keeffe conquistò per la prima volta l’attenzione della
comunità artistica newyorkese nel 1916, diversi decenni dopo che le donne avevano
ottenuto l’accesso alle scuole d’arte delle università e dei college americani ma prima
che una qualsiasi di quelle studentesse diventasse famosa o fosse veramente
1
apprezzata come artista . Nell’arco di dieci anni, tuttavia, O’Keeffe si affermò come
una delle esponenti più importanti dell’arte moderna, e fu considerata tale per tutta la
vita. Di conseguenza, le si deve riconoscere il merito non solo di essersi ritagliata una
posizione significativa in un ambito che fino a quel momento era stato, ed è tuttora
appannaggio, esclusivo degli uomini – e di aver aperto dunque la strada alle altre
pittrici – ma anche di essere diventata una delle più celebrate icone culturali del
paese ben prima della sua morte, avvenuta nel 1986 all’età di novantotto anni.
Parte del suo straordinario successo come artista può essere attribuito all’impegno e
alla determinazione con cui realizzò un corpus di opere nutrito e molto originale. Le
immagini astratte degli anni dieci e dei primi anni venti erano tra le più innovative
prodotte in quel periodo da artisti americani. Sempre negli anni venti, O’Keeffe
rivoluzionò la pittura floreale dipingendo tele di grande formato con fiori in primo
piano che sembravano osservati attraverso una lente d’ingrandimento. E i dipinti che
raffigurano gli edifici di New York, risalenti per la maggior parte allo stesso decennio,
sono considerati tra le immagini più suggestive della città moderna.
A partire dal 1929, data in cui iniziò a vivere per diversi mesi all’anno nel New Mexico
settentrionale – dove poi si trasferì definitivamente nel 1949 – O’Keeffe si ispirò
specificamente a quella regione. Dipingendo i suoi paesaggi unici, le chiese di adobe,
i manufatti artigianali, così come i sassi e le ossa che raccoglieva nel deserto, si fece
interprete dell’area sud-occidentale degli Stati Uniti che fino ad allora era stata
celebrata soprattutto da artisti uomini. La zona in cui visse e lavorò oggi è chiamata
“O’Keeffe Country”.
Come O’Keeffe stessa sottolineava nel film del 1977 diretto da Perry Miller Adato, il
suo grande successo dipese in parte anche dalla fortuna: “Sono stata fortunata,
molto più della maggior parte della gente. […] Avrei potuto essere una pittrice più
brava e non avere comunque l’attenzione di nessuno. […] In effetti, la sorte sembra
più benigna con alcune persone che non con altre. Non so, forse è stato perché se
2
volevo qualcosa facevo di tutto per averla” .
La più grande fortuna di O’Keeffe fu l’incontro con Alfred Stieglitz (1864-1946) nel
1916, in un periodo in cui era ancora un’artista sconosciuta che viveva e insegnava in
Texas.
Stieglitz, fotografo di fama internazionale, era anche uno tra i principali sostenitori
dell’arte moderna americana nonché uno stimato promotore culturale. Quando vide
per la prima volta le opere di O’Keeffe, ne ricavò subito un’impressione positiva. Col
tempo sarebbe diventato il suo agente nonché il suo più leale sostenitore. Dal 1923 al
1946, cioè fino alla sua morte, Stieglitz organizzò ogni anno una mostra di O’Keeffe e
promosse lei e il suo lavoro parlandone a tutti coloro che lo stavano ad ascoltare e
3
incitando i critici a recensire le sue opere . Curò anche la diffusione delle foto che
scattava all’artista, selezionando con attenzione le riviste e i giornali su cui
pubblicarle.
Stieglitz immortalò la pittrice per la prima volta nel 1917, quando questa lo raggiunse
dal Texas in occasione della personale che lui le aveva organizzato. Queste prime
fotografie di Stieglitz includono anche Georgia O’Keeffe at 291 (Georgia O’Keeffe alla
4
291) (1917, Los Angeles, The J. Paul Getty Museum; fig. 1) . Dopo essersi trasferita
a New York nel 1918 su invito di Stieglitz, O’Keeffe posò spesso per lui fino ai primi
anni venti e poi più sporadicamente fino al 1937, quando l’uomo simbolo della
fotografia modernista americana decise di concludere la sua carriera a settantatré
anni. Fino ad allora aveva realizzato più di trecento fotografie della pittrice, che nel
1924 era anche diventata sua moglie.
Anche prima della morte di Stieglitz, tuttavia, altri importanti fotografi statunitensi
avevano scelto O’Keeffe come soggetto del loro lavoro, tra cui Ansel Adams e Arnold
Newman. Successivamente molti altri professionisti la ritrassero; in effetti, all’epoca
della sua morte, O’Keeffe era una delle artiste più fotografate d’America. Poiché
queste immagini erano e continuano a essere riprodotte di frequente, il pubblico
5
americano riconosce facilmente la pittrice, a qualsiasi età sia stata fotografata .
Nelle pagine che seguono analizzerò il ruolo fondamentale svolto dalle fotografie per
la conoscenza dell’artista da parte del pubblico americano, soffermandomi in
particolare su due immagini potenti e di grande suggestione. La prima fu realizzata e
diffusa da Stieglitz fino agli anni venti; la seconda fu usata spesso da O’Keeffe
soprattutto dopo il trasferimento in New Mexico alla fine degli anni quaranta. In
quest’ultimo caso, l’artista mise a profitto quanto appreso da Stieglitz riguardo
all’attività di promozione e alla forza di persuasione della fotografia, riuscendo a
creare e a far conoscere un personaggio che contrastava con quello costruito dal
marito e con il tempo finì col sostituirlo.
O’Keeffe sapeva che il modo in cui Stieglitz l’aveva presentata alla comunità artistica
newyorkese e alla stampa aveva giocato un ruolo cruciale nella sua carriera, ma sin
dall’inizio si oppose a quella idea fondata sul genere. A mio parere, anzi, fu in grado
di capovolgere con le proprie forze l’immagine attraverso cui Stieglitz aveva definito
lei e la sua arte, creando il personaggio che tutti oggi conosciamo, vale a dire l’artista
risoluta, coraggiosa, infaticabile e pienamente realizzata. Naturalmente, per ottenere
un simile risultato fu necessario minimizzare l’importanza di Stieglitz per la sua
carriera, ma – come mostrerò in seguito – l’essere riuscita a promuovere se stessa
come voleva le consentì, alla fine della sua vita, di cambiare strategia. In quegli ultimi
anni, infatti, riportò alla ribalta la figura di Stieglitz facendo rinascere l’interesse per il
suo lavoro, ridefinendo la sua importanza nella storia dell’arte americana e
riaffermando il valore della loro relazione. Oggi i due sono riconosciuti come una delle
coppie d’artisti più interessanti d’America.
Stieglitz aveva elaborato una propria teoria del ritratto fotografico molti anni prima che
la pittrice diventasse la sua modella. Per citare la stessa O’Keeffe: “La sua idea di
ritratto non si limitava a una sola fotografia. Il suo sogno era di iniziare a fotografare
un soggetto alla nascita e continuare a ritrarlo in tutte le attività da bambino e seguirlo
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nella vita da adulto. Un ritratto era dunque una sorta di diario fotografico” . Stieglitz
aveva sperato di realizzare il proprio desiderio con la figlia Katherine (nata nel 1898),
ma Emmeline, la sua prima moglie, si era opposta, convinta che in quel modo
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“avrebbe impedito alla bambina di divertirsi e l’avrebbe resa insicura” . Benché
Stieglitz non riuscì mai a mettere in pratica la sua idea, il ritratto composito di
O’Keeffe costruito nell’arco di più di vent’anni è considerato uno dei principali
successi della sua carriera. Di fatto, si trattò di un lungo saggio per immagini fondato
sulle sue idee riguardo alla natura delle donne.
O’Keeffe sapeva cosa Stieglitz voleva ottenere e lo aiutò a raggiungere il suo scopo.
Tuttavia, gli studiosi discordano riguardo al ruolo svolto dalla pittrice nella costruzione
di queste immagini. Secondo alcuni, O’Keeffe collaborò con Stieglitz, contribuendo
tanto quanto lui alla resa visuale delle sue idee. Altri sostengono che Stieglitz aveva il
controllo totale del processo fotografico e, imponendo su O’Keeffe il proprio concetto
8
di “donna”, la faceva posare esattamente nel modo in cui voleva lui .
Purtroppo né O’Keeffe né Stieglitz discussero mai apertamente della questione.
Tuttavia, nell’introduzione del catalogo della mostra di Stieglitz che la pittrice contribuì
a organizzare nel 1983 al Metropolitan Museum of Art di New York, O’Keeffe
sottolineava quanto fosse stato difficile posare per Stieglitz. Scrisse: “Per i negativi di
vetro più lenti, dovevo rimanere immobile per tre o quattro minuti. È difficile: batti le
palpebre quando non devi, la bocca si contrae, le orecchie si muovono o si muove
qualche altra parte del corpo. Le braccia e le mani si stancano e non riesci a stare
ferma. Spesso rovinavo una fotografia perché non potevo fare a meno di muovermi, e
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la cosa provocava grandi proteste” .
Un’altra persona che Stieglitz fotografò negli anni dieci e venti si espresse in termini
simili. Le dichiarazioni di Georgia Engelhard Cromwell, nipote di Stieglitz e cara
amica di O’Keeffe, sembrano confermare l’ipotesi che il fotografo non avesse affatto
un atteggiamento collaborativo. Per citare le sue parole: “Francamente, ho ricordi
spaventosi delle volte in cui posai per Alfred. […] Era tremendamente concentrato ed
esigente; tutto nella posa doveva essere come diceva lui, persino la posizione
dell’unghia del pollice. […] Non parlava mai se non per sbraitare e ordinare di fare
qualcosa con le mani o con la testa […] e si irritava e diventava brusco se non
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obbedivi all’istante” . E aggiunse: “Ritraeva la modella come lui la vedeva e non
11
come lei voleva apparire” .
Nelle fotografie che Stieglitz scattò a O’Keeffe negli anni dieci e nei primi anni venti,
tra cui Georgia O’Keeffe del 1918 (The Art Institute of Chicago, CR 0488, fig. 2),
l’artista appare sensuale, ingenua e vulnerabile. Le immagini che la ritraggono nuda o
parzialmente vestita, in particolare quelle in cui è davanti a uno dei suoi dipinti astratti
come Georgia O’Keeffe del 1919/1921 (The Art Institute of Chicago, CR 0592; fig. 3),
pongono sullo stesso piano la sua arte, il suo corpo e la sua sensualità. Esposte nel
1921 in occasione di una mostra di Stieglitz, queste fotografie suscitarono un certo
clamore. In primo luogo, si trattava di immagini molto nitide e “chiare” del corpo
femminile che contrastavano con le pittoriche foto d’atmosfera che avevano
rappresentato la norma per anni. Inoltre, erano la conferma ufficiale della scandalosa
relazione che legava la sconosciuta trentaquattrenne e l’uomo sposato di
cinquantasette anni, vera eminenza grigia della comunità artistica di New York.
Come scrisse il critico d’arte Henry McBride: “Fece sensazione. Monna Lisa aveva
avuto un solo ritratto degno di nota. O’Keeffe ne ebbe un centinaio. Fu subito famosa.
Tutti conoscevano il suo nome. Diventò quella che si dice una ‘celebrità della
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stampa’” . Le fotografie forgiarono la prima immagine pubblica di O’Keeffe, che fu
vista come una donna moderna e sessualmente emancipata. Quest’idea era
l’equivalente visivo dell’appassionata e costante promozione di Stieglitz, il quale
13
sosteneva che la sua arte era un’emanazione diretta della sua sensualità .
O’Keeffe era una pittrice seria, profonda, che si impegnava molto ed era dispiaciuta e
imbarazzata dal fatto che Stieglitz la definisse in termini di genere e sessualità.
Voleva essere nota come artista e non come artista donna. Altrettanto irritanti furono
le interpretazioni a sfondo sessuale dei suoi dipinti che dominarono le recensioni
14
della retrospettiva organizzata da Stieglitz nel 1923 . Benché sapesse che i critici
avevano preso spunto dallo stesso Stieglitz, O’Keeffe non poteva contestare
apertamente le loro o le sue opinioni. Si stava facendo strada in un mondo in cui non
c’era spazio per le donne e non poteva andare contro uno dei personaggi più
autorevoli di New York che stava agevolando la sua carriera.
Inoltre, O’Keeffe era profondamente innamorata di Stieglitz e, poiché viveva con lui
dal 1918, sapeva che nessuno riusciva a fargli cambiare idea. Come sottolineò in
15
seguito: “Provate a discutere con lui e vedrete cosa otterrete” . Per di più, i suoi
dipinti si vendevano bene proprio grazie alla promozione di Stieglitz e questo le
consentiva di continuare a lavorare come artista. In effetti, alla fine degli anni venti
O’Keeffe non solo era indipendente dal punto di vista economico ma era persino
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diventata ricca .
Stando così le cose, nel corso degli anni venti O’Keeffe iniziò a mettere in atto varie
strategie silenziose per contrastare quelle che considerava idee sbagliate sul suo
conto e sulla sua arte. Sentiva che le prime tele astratte – pensiamo per esempio a
un’opera come Blue Line (Linea blu) del 1919 (Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum,
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CR 0294; cat. 13) – avevano incoraggiato le interpretazioni freudiane perché non
potevano essere associate a un tema specifico. Per questo motivo decise di spostare
l’accento su forme più riconoscibili, come Corn, No. 2 (Foglie di granturco, n. 2) del
1924 (Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum, CR 0454; cat. 21). I principi
dell’astrazione rimasero il nucleo fondante di tutta la sua produzione successiva, ma
già alla fine degli anni venti O’Keeffe si era affermata come pittrice di forme
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riconoscibili per le quali è celebre ancora oggi .
L’obiettivo di distogliere i critici dalle interpretazioni freudiane, tuttavia, fu centrato
solo in piccola parte. Anche i dipinti estremamente sensuali vicini al figurativismo – in
particolare le grandi tele con fiori – furono subito letti in termini di sessualità
femminile. Un paradosso, se si pensa che la maggior parte dei fiori è ermafrodita,
vale a dire completa di parti sessuali maschili e femminili, e dunque non può essere
considerata esclusivamente femminile (si veda Red Poppy [Papavero rosso], 1928,
19
St. Petersburg, Florida, Museum of Fine Arts, CR 0638; fig. 4) . Altrettanto
paradossale fu il clamore suscitato in seguito dall’inclusione di questi dipinti nella
retrospettiva allestita al Whitney Museum of American Art nel 1970, quando O’Keeffe
aveva ottantatré anni. Le artiste e storiche dell’arte legate al fiorente movimento
femminista dell’epoca adottarono la pittrice come loro eroina, proclamando che le
forme a cui molti dei suoi dipinti davano estremo risalto rappresentavano la prima
manifestazione di quella che consideravano un’iconografia specificamente
20
femminile .
O’Keeffe fece parte del gruppo femminista più radicale dei primi del Novecento, il
National Woman’s Party, che sosteneva la parità tra i sessi e si opponeva alle leggi
che discriminavano le donne. Aderì al partito da giovanissima e vi rimase fino a
quando questo non fu sciolto. Eppure, contestò le dichiarazioni delle femministe degli
anni settanta riguardo alle sue opere e si rifiutò di collaborare ai loro progetti,
probabilmente perché quella lettura essenzialista o comunque basata sul concetto di
genere le sembrava molto simile alle idee di Stieglitz e dei critici uomini della fine
degli anni dieci.
O’Keeffe non si definì mai in termini di sessualità e di genere e rifiutava le
interpretazioni delle sue opere che invece si fondavano su questi aspetti, a
prescindere dal fatto che fossero avanzate da uomini o da donne. Secondo la pittrice,
quelle letture limitavano il significato e il valore della sua arte che non era centrata
sulle qualità femminili ma, piuttosto, sul suo modo di percepire il rapporto tra forze
naturali ed esperienza umana. E soprattutto, la sua era un’arte visuale e non
programmatica.
Nel corso della sua carriera O’Keeffe non riuscì mai a far sì che i suoi dipinti fossero
dissociati dalle interpretazioni di genere, ma fu in grado di costruire un’immagine di
sé basata su ciò che pensava di se stessa che alla fine sostituì quella creata da
Stieglitz. Per contrastare quest’ultima, iniziò ad affermare la propria personalità già
nelle foto che il marito le scattò negli anni venti. In un’opera come Georgia O’Keeffe –
After Return from New Mexico Equivalent 01 (Georgia O’Keeffe al ritorno dal New
Mexico Equivalente 01) del 1929 (Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum, 1306, cat.
81), esprime un forte senso di autocontrollo e di fiducia in se stessa, proponendosi
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come l’antitesi della creatura vulnerabile e sensuale dei primi ritratti di Stieglitz .
In queste fotografie O’Keeffe non pare né una collaboratrice né una modella passiva,
ma sembra presentarsi esattamente per quello che è. E in effetti l’artista si impegnò
ad affermare la propria identità per tutto il resto della sua vita. In occasione della
personale del 1937-1938, per esempio, acconsentì alla pubblicazione sull’opuscolo
che accompagnava la mostra di otto lettere scritte a Stieglitz durante il soggiorno al
Rancho de los Burros, la residenza in New Mexico che avrebbe poi comprato nel
1940. Le lettere documentano la varietà delle sue esperienze nel ranch, situato
all’interno di un’area desertica di ventunmila acri, straordinariamente bella, nota come
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Ghost Ranch, che lei aveva visitato per la prima volta nel 1934 . La sua passione
per questi spazi incontaminati mal si accordava con l’immagine di donna fragile e
molto femminile creata da Stieglitz.
Le lettere del 1937 contengono anche una tacita esaltazione di una regione degli
Stati Uniti sud-occidentali in cui poche artiste si erano avventurate fino ad allora e che
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differiva radicalmente dall’East Coast . Lo si evince chiaramente dalla descrizione di
una passeggiata a cavallo: “Un paesaggio completamente folle: un susseguirsi
assurdo di colline, rupi e paludi da far pensare che Dio si sia divertito a lanciarle per
aria e a farle cadere dove capitava. Certamente era spettacolare il bagliore della sera
che illuminava una roccia molto più alta delle altre in una sorta di grande anfiteatro
rosso, dorato e viola che abbiamo visto mentre eravamo fermi con i cavalli sulla
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sommità di una collina di un verde biancastro” . Eppure quel paesaggio le si
addiceva alla perfezione come sottolineò in seguito: “Tutte le terre naturali della
tavolozza di un pittore si trovano in queste distese chilometriche di calanchi. Dal
giallo di Napoli agli ocra – arancione e rosso e porpora – e persino i verdi tenui della
terra. Non abbiamo familiarità con queste colline – la nostra terra desolata – che
25
secondo me sono la parte più bella del nostro paese” .
Dei ventisette dipinti esposti alla mostra del 1937-1938, sedici ritraevano elementi del
caratteristico e inesorabile paesaggio del New Mexico settentrionale. Tra questi
anche Untitled (Red and Yellow Cliffs) (Senza titolo – Rupi rosse e gialle) del 1940
(Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum, CR 0998; cat. 47) o Red Hills with Pedernal,
White Clouds (Colline rosse con il Pedernal e nuvole bianche) del 1936 (collezione
privata, CR 0899; fig. 5), che ritrae il monte Pedernal coperto di selce che incombeva
sul versante sud del Rancho de los Burros. Dalle parole e dai dipinti di O’Keeffe si
ricavava l’immagine di un’individualista determinata, che si era avventurata in una
regione remota e implacabilmente severa in cui si trovava perfettamente a suo agio.
Ansel Adams andò a trovare O’Keeffe al Rancho de los Burros nel 1937. Una delle
fotografie che le scattò in quell’occasione fu inclusa in un articolo pubblicato sulla
rivista “Life” nel 1938, suddiviso in due parti intitolate Georgia O’Keeffe Turns Dead
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Bones to Live Art e Alfred Stieglitz Made Georgia O’Keeffe Famous . Mentre il primo
titolo suggeriva l’idea dell’artista come forza attiva, indipendente e creativa, il
secondo subordinava il suo successo al talento di Stieglitz.
La fotografia che accompagnava il primo articolo ritraeva O’Keeffe che sorrideva
trionfalmente, in piedi da sola nel deserto con indosso un paio di jeans e un cappello
nero. Portava i guanti e con una mano reggeva la grande carcassa bianca di un
animale mentre con l’altra teneva un teschio a cui erano ancora attaccati pezzi di
carne putrida (si veda Georgia O’Keeffe, 1937, Tucson, University of Arizona; fig. 6).
Da quando, nei primi anni trenta, aveva esposto i dipinti con ossa e teschi animali
che avevano lasciato di stucco i newyorkesi, l’artista era ormai associata ai territori
desertici del sud-ovest.
Il secondo articolo comprendeva tre illustrazioni: una fotografia di Alfred Stieglitz, con
tutta probabilità scattata all’interno della sua galleria An American Place;
un’immagine dell’East River con il Queensborough Bridge a New York – un luogo che
rimandava direttamente a Stieglitz – in cui compariva anche la pittrice sul balcone
dell’attico di East 54th Street dove viveva con il marito (fig. 7); e la riproduzione del
dipinto del 1937 raffigurante la casa di Rancho de los Burros. La tela, intitolata The
House I Live In (La casa in cui vivo), dimostrava che la vita di O’Keeffe in New
Mexico non aveva nulla a che fare con quella di New York (New Haven, Yale
University, CR 0913; fig. 8).
Di fatto, l’accostamento di queste immagini che associavano la pittrice tanto al New
Mexico quanto a New York sottolineava le profonde differenze tra i due luoghi in cui
O’Keeffe viveva e lavorava dal 1929. La combinazione dei due articoli, invece,
suggeriva l’idea che l’artista coraggiosa che aveva scelto il deserto sud-occidentale –
sia nella vita sia nell’arte – fosse la creazione di un uomo che solo di rado si
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avventurava (come una volta dichiarò la stessa O’Keeffe) a ovest del fiume Hudson .
Nel 1939, dieci anni dopo aver conquistato l’indipendenza economica, O’Keeffe iniziò
a rivendicare anche la propria autonomia da Stieglitz. Cominciò a contestare le letture
in senso freudiano delle sue opere, avanzate in primo luogo dal marito e poi accolte
dai critici newyorkesi, alcuni dei quali continuavano a ribadirle quando recensivano le
sue mostre. Nella dichiarazione che scrisse per l’opuscolo della personale di
quell’anno si dissociò apertamente da quelle interpretazioni: “Vi concedo del tempo
per guardare quello che io ho visto e quando avete avuto il tempo necessario per
osservare i miei fiori, attaccate alla mia immagine tutto ciò che voi associate ai fiori e
ne scrivete come se io pensassi e vedessi le stesse cose che voi vedete e sentite in
28
un fiore. Ma non è così” .
Negli anni quaranta furono pubblicati altri articoli illustrati su O’Keeffe e i suoi dipinti
del New Mexico, con titoli quali Lily Lady Goes West o Miss O’Keeffe’s Bones – An
Artist of the Western Plains Just Misses Going Abstract. Gli articoli rafforzavano
l’immagine della pittrice come pioniera intrepida e solitaria che non dipendeva da
nessuno, e le sue mostre continuavano a includere descrizioni della terra esotica e
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ricca di colori che aveva scelto .
Dopo aver sistemato la questione del patrimonio di Stieglitz ed essersi trasferita nel
New Mexico nel 1949, O’Keeffe iniziò a ricevere giornalisti e fotografi nel suo Rancho
de los Burros e nella hacienda di adobe che aveva acquistato nel vicino villaggio di
Abiquiu nel 1945. L’artista si presentava in modo del tutto spontaneo a chi andava a
trovarla, che così aveva modo di scoprire il suo carattere pratico, lo stile di vita
semplice e originale e il modo di vestire insolitamente austero che la distingueva dalle
donne della sua epoca molto attente alla moda. I visitatori, inoltre, erano testimoni
della semplicità delle sue case e dei suoi atelier e della bellezza dei paesaggi che la
circondavano. Nel documentare ciò che O’Keeffe diceva o quello che loro stessi
vedevano, giornalisti e fotografi fungevano da canali attraverso cui l’artista continuava
a trasmettere l’immagine pubblica con cui voleva essere riconosciuta. In questo
senso sfruttava, paradossalmente, gli stessi meccanismi promozionali usati da
Stieglitz.
Nel 1960 diversi articoli su O’Keeffe descrivevano la pittrice nei termini in cui lei si era
presentata ai giornalisti, vale a dire senza sottintesi pregiudizievoli. Un pezzo
pubblicato quell’anno su “Newsweek”, per esempio, si intitolava My World is Different.
Scritto in occasione di una recente mostra al Worcester Museum of Art, in
Massachusetts, sottolineava lo stile di vita particolare e anticonformista di O’Keeffe:
“Si è trasferita definitivamente nel piccolo villaggio di Abiquiu (400 abitanti), circa 80
chilometri a nord di Santa Fe. Vive insieme a quattro cani e due gatti in un’antica
casa di adobe simile a una fortezza che guarda sulla valle del rio Chama”. E riportava
una dichiarazione dell’artista: “Il mio mondo è diverso. […] È molto essenziale, vuoto.
30
E abbraccia tutto il pianeta” .
Nel corso degli anni sessanta, su quotidiani e riviste ad ampia diffusione tra cui
“Newsweek”, “House Beautiful” e “Life” apparvero altri articoli, con titoli quali
Wonderful Emptiness, The Austerity of the Desert Pervades Her Home and Her
Work, Georgia O’Keeffe in New Mexico: Stark Visions of a Pioneer Painter e
Horizons of a Pioneer. I pezzi erano corredati da fotografie firmate da Laura Gilpin,
Yousuf Karsh, John Loengard, Ralph Looney e Todd Webb, in cui si intravedevano
suggestivi scorci del mondo di O’Keeffe: l’elegante semplicità delle sue case, gli studi
pieni di luce, il suo stile di vita, così come l’implacabile paesaggio in cui aveva deciso
di vivere, come dimostra Georgia O’Keeffe with Chows and Pedernal (Georgia
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O’Keeffe con chow chow e il Pedernal) scattata da John Loengard nel 1967 (fig. 9) .
La retrospettiva allestita nel 1970 al Whitney Museum of American Art – la stessa che
suscitò l’entusiasmo del movimento femminista – spinse i critici a scrivere recensioni
di tono radicalmente diverso, come Loner in the Desert di Robert Hughes, pubblicata
su “Time”, che presentava l’artista esattamente come lei voleva essere vista. Hughes
scriveva: “O’Keeffe ha fatto propria l’immagine ottocentesca della donna della
frontiera (come Pollock incarnava quella del ribelle) e, contro tutte le probabilità, è
riuscita a farla funzionare. Piena di rughe ma ancora energica, totalmente dedita al
lavoro e alla solitudine, vive isolata nel suo ranch del New Mexico con due servitori e
una coppia di chow chow di undici anni a farle compagnia […] un paradigma
dell’esperienza di frontiera che Thoreau tentò di vivere a Walden con meno
32
successo” .
Questi aspetti furono sottolineati da altri autori, tra cui Bill Marvel in un articolo del
1970 per “The National Observer”: “È uno strano spettacolo vederla camminare a
grandi passi in mezzo alle artemisie, seguita da due chow chow color carboncino. […]
È quasi l’unica anglosassone della zona. […] I cani e l’alto muro di adobe che
circonda la casa proteggono Georgia O’Keeffe dalle intrusioni. […] O’Keeffe ha a
cuore la sua privacy. […] C’è qualcosa di austero e di essenziale in questa donna,
con il volto bello e segnato e le mani forti e femminili. In piedi in mezzo al deserto
contempla il suo rifugio nel Ghost Ranch e osserva: ‘Quando sono arrivata qui la
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prima volta le strade non erano asfaltate e non c’era luce elettrica né telefono’” .
Il fatto che O’Keeffe fosse riuscita a crearsi un’identità radicalmente diversa
dall’immagine costruita in passato da Stieglitz è dimostrato dall’articolo scritto da
Sanford Schwartz nel 1978, in occasione dell’uscita del libro firmato dall’artista e
intitolato Georgia O’Keeffe. Nella recensione pubblicata su “The New Yorker” si
leggeva: “La sua pittura, fatta di immagini di romantica e solitaria purezza, è diventata
l’incarnazione di una donna così forte da aver vissuto la propria vita esattamente
come voleva. […] Per molti americani, soprattutto negli anni venti, trenta e quaranta,
O’Keeffe è stata un simbolo vivente di autoaffermazione, ma non in termini aggressivi
o ansiosi e senza la tragica smodatezza di un Pollock, quanto piuttosto grazie a una
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mite, imperturbabile e risoluta integrità” . Nel libro, che parlava della sua vita e della
sua arte, O’Keeffe si era descritta in modo convincente come un esempio della
realizzazione del sogno americano: una donna che aveva conquistato il successo da
35
sola, con grande impegno e perseveranza .
Tuttavia, qualsiasi immagine pubblica è in parte frutto di leggende e quella di
O’Keeffe non fa eccezione. La sua vita in New Mexico fu piena e in realtà non fu mai
davvero sola. Benché fosse molto selettiva riguardo alle persone con cui trascorreva
il suo tempo, ospitava amici di tutto il mondo, spesso per settimane, e si circondava
di uno stuolo di assistenti. Inoltre, non visse confinata in New Mexico ma viaggiò di
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frequente e per lunghi periodi e sempre in compagnia di amici . Avendo il tempo
dalla sua, O’Keeffe fu finalmente in grado di modellare un’identità – in parte illusoria,
in parte reale – così convincente da annullare la percezione che si aveva di lei
quando era in vita Stieglitz.
La donna che sorrideva di rado nelle fotografie deve aver sorriso spesso fra sé e sé
per essere riuscita a creare un personaggio di cui essere soddisfatta. Un’identità che
continua a definirla ancora oggi, molti anni dopo la sua scomparsa (si veda Philippe
Halsman, Georgia O’Keeffe, 1948; fig. 10).
Poscritto
È interessante notare che nei tanti commenti che O’Keeffe scrisse per Georgia
O’Keeffe, il volume pubblicato nel 1976, il nome di Stieglitz compare poche volte,
quasi che l’artista avesse voluto ignorare il ruolo cruciale svolto dal marito per il suo
successo. In realtà, dopo il trasferimento in New Mexico, O’Keeffe non fece molto per
riconoscere pubblicamente l’importanza di Stieglitz nella sua vita e nella sua arte,
tanto meno il suo valore come artista americano di rilievo. Questo rifiuto espresso
attraverso l’omissione fu senza dubbio un aspetto del suo sforzo costante di definire
se stessa come individuo completo, cosa che poteva riuscirle meglio dissociandosi
da Stieglitz e, in quanto a ciò, da qualsiasi altra forza che poteva influenzare la sua
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personalità o la sua arte .
Tuttavia, non molto tempo dopo l’uscita del libro e ormai sicura che il personaggio
che aveva creato si fosse affermato, O’Keeffe mise in atto varie strategie per
rinnovare l’interesse del pubblico nei confronti di Stieglitz, precisare il ruolo
significativo che questi aveva svolto per la sua carriera e sottolineare il suo contributo
alla fotografia e all’arte moderna. A tale scopo, sul finire degli anni settanta, aprì la
propria casa agli studiosi di Stieglitz per rispondere alle loro domande e discutere con
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loro dei successi del marito . Questi suoi sforzi culminarono con il finanziamento di
due importanti mostre dedicate a Stieglitz allestite nel 1978 e nel 1983,
rispettivamente al Metropolitan Museum of Art e alla National Gallery of Art di
Washington.
Fu così che, negli ultimi undici anni della sua vita, O’Keeffe si impegnò affinché a
Stieglitz fosse restituita la posizione di rilievo a cui era giunto molti anni prima. Nel
farlo, presentò implicitamente il loro rapporto come uno dei più significativi del mondo
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dell’arte americana del Novecento . Entrambi dotati di una forte personalità, avevano
dato un contributo determinante alla storia dell’arte americana e la carriera dell’uno
non era stata danneggiata o sminuita da quella dell’altra.
Alla fine, dunque, il rapporto tra O’Keeffe e Stieglitz ritrovò un suo equilibrio. Così
come Stieglitz aveva acceso l’interesse della critica nei confronti del lavoro dell’allora
emergente pittrice, O’Keeffe svolse un ruolo decisivo nel rinnovare l’attenzione per
l’opera del fotografo a venticinque anni dalla sua morte. Per tutelare se stessa ed
essere considerata un’artista alle proprie condizioni, O’Keeffe aveva preso le
distanze da Stieglitz minimizzandone l’importanza per il proprio successo, ma sapeva
benissimo di dovergli molto. Senza Stieglitz, né lei né la sua arte avrebbero avuto
l’attenzione del pubblico americano. E soprattutto, se non avesse messo in pratica la
lezione del marito riguardo alla necessità di un’efficace promozione e alla forza della
fotografia come veicolo pubblicitario, O’Keeffe avrebbe incontrato molte più difficoltà
a far arrivare alla gente l’immagine di sé che voleva trasmettere.
Note
1 O’Keeffe frequentò l’Art Institute of Chicago (1905-1906), l’Art Students League (1907-1908) e il
Teachers College della Columbia University (1914-1915, e nella primavera del 1916). Parti del presente
saggio sono già state pubblicate: si veda B.B. Lynes, Introduction, in Georgia O’Keeffe and the Camera:
The Art of Identity, catalogo della mostra (Portland Museum of Art), a cura di S. Danly, B.B. Lynes, Yale
University Press, New Haven 2008, pp. 1-5 e B.B. Lynes, Introduction and Overview: Visiting Georgia
O’Keeffe, in “American Art”, 20, n. 3, autunno 2006, pp. 2-8.
2 Si veda Perry Miller Adato, produttore e regista, Georgia O’Keeffe, videotape, 59 min., prodotto da
WNET/THIRTEEN per Women in Art, 1977. Portrait of an Artist, n. 1, serie distribuita da Films, Inc./Home
Vision, New York.
3 Stieglitz possedette tre gallerie a New York: The Little Galleries of the Photo-Secession (1905-1917)
chiamata anche 291 per il numero civico della Fifth Avenue dove si trovava, The Intimate Gallery (19251929) e An American Place (1929-1946).
4 Si veda S. Greenough, Alfred Stieglitz, The Key Set, National Gallery of Art e Harry N. Abrams Inc.,
Washington D.C.-New York 2002, scheda 458.
5 Oltre ad aver visto le fotografie di Stieglitz, il pubblico conosceva O’Keeffe e la sua arte attraverso le
mostre e le riproduzioni fotografiche delle sue opere su calendari, biglietti d’auguri, cartoline e manifesti.
6 Si veda G. O’Keeffe, Introduction, in Georgia O’Keeffe: A Portrait by Alfred Stieglitz, The Metropolitan
Museum of Art-Viking Press, New York 1978, senza numeri di pagina.
7 Si veda N. Newhall, From Adams to Stieglitz: Pioneers of Modern Photography, Aperture, Millerton (New
York) 1989, p. 128.
8 Stieglitz associava ogni forma di creatività alle energie sessuali e nel saggio inedito del 1919 intitolato
Woman in Art sosteneva che la creatività femminile nasceva dall’utero. Si veda S. Greenough, op. cit., pp.
xi-lix; M. Morris Hambourg, Afterward, in Georgia O’Keeffe: A Portrait by Alfred Stieglitz, Yale University
Press, New Haven 1997; B.B. Lynes, O’Keeffe, Stieglitz and the Critics, 1916-1929, UMI Research Press,
Ann Arbor 1989; The University of Chicago Press, Chicago 1991; A. Wagner, Three Artists (Three
Women): Modernism and the Art of Hesse, Krasner, and O’Keeffe, University of California Press, Berkeley
1998. Woman in Art è stato pubblicato solo in parte in D. Norman, Alfred Stieglitz: An American Seer,
Random House, New York 1973, pp. 136-138.
9 Si veda la nota 6.
10 Georgia Engelhard Cromwell a William Iness Homer, 15 dicembre, anni settanta, in William Iness
Homer Archive, Georgia O’Keeffe Museum Research Center, Santa Fe, New Mexico.
11 Ibid.
12 Si veda H. McBride, O’Keeffe at the Museum, in “New York Sun”, 18 maggio 1946, p. 9.
13 Per una valutazione della risposta della critica all’arte di O’Keeffe, si veda B.B. Lynes, O’Keeffe,
Stieglitz, cit.
14 Ibid.
15 Si veda Perry Miller Adato, nota 2.
16 Si veda B.B. Lynes, O’Keeffe, Stieglitz, cit., p. 360, n. 23.
17 La sigla CR fa riferimento alle voci del Catalogue Raisonné compilato da Barbara Buhler Lynes.
18 Per un approfondimento sulla persistente fascinazione di O’Keeffe per l’astrattismo, si veda B.B. Lynes,
Georgia O’Keeffe and Abstraction: An Uneasy Peace, in Georgia O’Keeffe: Abstraction, catalogo della
mostra (Whitney Museum of American Art, The Phillips Collection, Georgia O’Keeffe Museum), a cura di B.
Haskell, B.B. Lynes, B. Robertson, E. Turner, Yale University Press, New Haven 2009, pp. 167-175.
19 Si veda B.B. Lynes, Say It With Flowers, in Moments in Modernism – Georgia O’Keeffe and Andy
Warhol: Flowers of Distinction, catalogo della mostra (Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum), a cura di B.B.
Lynes, H. Hole, N. Printz, J. Smith, Georgia O’Keeffe Museum, Santa Fe 2005, pp. 6-13.
20 Si veda J. Chicago, M. Schapiro, Female Imagery, in “Womanspace Journal”, 1, estate 1973, pp. 11,
13; L. Nochlin, The Twentieth Century: Issues, Problems, Controversies, in A. Sutherland Harris, L. Nochlin
(a cura di), Women Artists: 1550-1950, Alfred A. Knopf, New York 1977, p. 59, n. 209. O’Keeffe non
consentì a Lawrence Alloway di riprodurre sei dei suoi dipinti come illustrazioni di un articolo di fine
decennio che si occupava, tra l’altro, delle analisi di Chicago e Schapiro. Si veda L. Alloway, Author’s Note,
in Notes on Georgia O’Keeffe’s Imagery, in “Womanart”, 1, primavera-estate 1977, p. 18; I. Moss, Georgia
O’Keeffe and ‘these people’, in “Feminist Art Journal”, 2, primavera 1973, p. 14. Sulla reazione di O’Keeffe
a queste interpretazioni della sua arte, si veda B.B. Lynes, O’Keeffe and Feminism: A Problem of Position,
in The Expanding Discourse: Feminism and Art History, a cura di N. Broude, M.D. Garrard, HarperCollins,
New York 1992, pp. 436-449.
21 O’Keeffe era andata in New Mexico nel 1929 per trovare nuove fonti d’ispirazione e per avere
un’alternativa alle estati trascorse nella casa di Stieglitz a Lake George, dove era sempre circondata dalla
grande famiglia di lui e da numerosi ospiti.
22 Ghost Ranch, che si trova ventotto chilometri a nord del villaggio di Abiquiu, apparteneva ad Arthur
Pack che lo gestiva come un ranch per turisti. Rancho de los Burros, che Pack aveva fatto costruire per la
sua famiglia nel 1933, era a circa tre chilometri dalla costruzione principale del complesso. Fervente
ambientalista nonché fondatore della rivista “Nature”, Pack era arrivato in New Mexico dalla East Coast
negli anni venti e aveva acquistato il ranch, che era noto anche come Rancho de los Brujos (Ranch delle
streghe) perché si credeva che fosse infestato dagli spiriti dei suoi primi abitanti. Al momento dell’acquisto
aveva strutture d’accoglienza rudimentali, ma Pack apportò migliorie per ospitare i turisti ricchi e gli amici
che andavano lì a trascorrere le vacanze.
23 È interessante notare che i colori e alcune configurazioni del paesaggio del Ghost Ranch ricordano
quelli del Palo Duro Canyon, alcuni chilometri a sud di Canyon, dove O’Keeffe si recò spesso nel periodo
in cui insegnò nella cittadina texana – dall’autunno del 1916 al febbraio del 1918 – e che celebrò in alcuni
dipinti.
24 Si veda Georgia O’Keeffe, Catalogue of the 14th Annual Exhibition of Paintings: With Some Recent
O’Keeffe Letters, opuscolo della mostra (New York, An American Place, 27 dicembre 1937 - 11 febbraio
1938), New York 1937, 25 Si veda H. McBride, Sees Mountains Red: Georgia O’Keeffe Accused of
Misdemeanor in the Southwest, in “New York Sun”, 28 gennaio 1939, p. 9.
26 Si veda “Life”, 4, 14 febbraio 1938, pp. 28-31.
27 Gli articoli riferivano che O’Keeffe trascorreva le estati nella casa della famiglia Stieglitz nella parte
settentrionale dello stato di New York oppure in New Mexico, ma già nel 1937 l’artista viveva almeno tre
mesi all’anno lontana dal marito, seguendo uno stile di vita che la distingueva dalla maggior parte delle
donne sposate dell’epoca.
28 Si veda B.B. Lynes, Georgia O’Keeffe: Catalogue Raisonné, 2 voll., Yale University Press (in
associazione con la National Gallery of Art, Washington, D.C. e The Georgia O’Keeffe Foundation, Santa
Fe, New Mexico), New Haven-London 1999, II, p. 1099.
29 Si veda R. Flint, Lily Lady Goes West, in “Town and Country”, 98, gennaio 1943, pp. 34, 64-65 e H.
McBride, Miss O’Keeffe’s Bones – An Artist of the Western Plains Just Misses Going Abstract, in “New
York Sun”, 15 gennaio 1944, p. 11.
30 Si veda My World is Different…, in “Newsweek”, 56, n. 15, 10 ottobre 1960, p. 101.
31 Si veda Wonderful Emptiness, in “Time”, 76, n. 17, 24 ottobre 1960, pp. 74-75, 77; L. Gilpin, The
Austerity of the desert pervades her home and her work, in “House Beautiful”, 105, aprile 1963, pp. 144145, 198-199; Georgia O’Keeffe in New Mexico: Stark Visions of a Pioneer Painter e Horizons of a
Pioneer, in “Life”, 64, 1 marzo 1968, pp. 40-49 e D. Seiberling, A Flowering in the Stieglitz Years, in “Life”,
64, 1 marzo 1968, pp. 50-53. In questo decennio altri articoli furono pubblicati su “Atlantic”, “Art Forum”,
“Art in America”, “Arts”, “Art News”, “The New York Herald Tribune”, “New York Times”, “New Yorker”,
“Look Magazine” e “Vogue”.
32 Si veda R. Hughes, Loner in the Desert, in “Time”, 12 ottobre 1970, p. 64.
33 Si veda B. Marvel, She Re-creates an Awesome Nature, in “National Observer”, 19 ottobre 1970, p. 16.
34 Si veda S. Schwartz, Georgia O’Keeffe Writes a Book, in “New Yorker”, 28 agosto 1978, p. 88.
35 Per un approfondimento sul modo in cui O’Keeffe e Adams costruirono immagini pubbliche, si veda B.B.
Lynes, Georgia O’Keeffe and Ansel Adams: Subjects of Self, in Georgia O’Keeffe and Ansel Adams:
Natural Affinities, catalogo della mostra, Little, Brown and Co., New York 2008, pp. 23-34.
36 Durante gli anni con Stieglitz, O’Keeffe viaggiò spesso negli Stati Uniti, ma solo di rado si recò
all’estero. Questo almeno fino a cinque anni dopo la morte del marito, quando iniziò a viaggiare molto:
andò in Messico nel 1951 e ci tornò due volte nel 1957 e ancora nel 1969 e nel 1970; fu in Spagna e in
Francia nel 1953; in Spagna di nuovo nel 1954 e in Perù nel 1956. Nel 1959 fece il primo dei suoi lunghi
viaggi in giro per il mondo; tornò in Egitto nel 1962; visitò la Grecia, l’Egitto e il Vicino Oriente nel 1963;
l’Austria e la Gran Bretagna nel 1966; il Marocco nel 1974; fu ad Antigua nel 1976: in Costa Rica e
Guatemala nel 1979 e alle Hawaii nel 1982.
37 Quando intervistò O’Keeffe per il libro pubblicato nel 1960, Katharine Kuh le chiese di citare coloro che
avevano influenzato il suo lavoro. La pittrice rispose: “Credo che i miei inizi siano stati influenzati da Arthur
Dow”. Di recente la citazione è stata riportata in modo errato – “Credo che i miei inizi siano stati influenzati
da Arthur Dove” – attribuendo a Dove un ruolo molto più significativo di quanto non fosse in realtà. Si veda
D. Bricker Balken, Dove/O’Keeffe: Circles of Influence, Sterling and Francine Clark Art Institute,
Williamstown (Massachusetts), distribuito da Yale University Press, New Haven 2009, p. 3. Si veda anche
K. Kuh, Georgia O’Keeffe, in The Artist’s Voice: Talks with Seventeen Artist, Harper and Row, New York
1960, pp. 189-203. Nancy Scott è stata la prima a sottolineare la questione nella recensione del catalogo
della mostra “DO1:103202 caa.reviews 2010.34” a cura di Balken, pubblicata on line il 7 aprile 2010. Scott
ha scritto: “La premessa della mostra si basa su un errore (si è letto ‘Arthur Dove’ invece di ‘Arthur Dow’)
[…] di un’intervista rilasciata da O’Keeffe a Katharine Kuh”.
38 Si veda B.B. Lynes, Introduction and Overview: Visiting Georgia O’Keeffe, in “American Art”, 20, n. 3,
autunno 2006, pp. 2-8.
39 Paradossalmente, Stieglitz aveva cercato di affermare questo concetto negli anni venti, ma il fatto
stesso di promuovere il lavoro della moglie aveva indebolito il tentativo.
CRONOLOGIA
1887
15 novembre: Georgia Totto O’Keeffe nasce da Francis Calyxtus O’Keeffe e Ida Totto
O’Keeffe nella fattoria di famiglia, vicino Sun Prairie, nel Wisconsin. È la prima
femmina e secondogenita di sette figli: Francis Calyxtus (1885-1959), Ida Ten Eyck
(1889-1961), Anita Natalie (1891-1985), Alexius Wyckoff (1892-1930), Catherine
Blanche (1895-1987) e Claudia Ruth (1899-1984).
1892-1900
Frequenta la Town Hall School e insieme alle sorelle Ida e Anita prende lezioni di arte
in casa; amplia la sua formazione artistica con Sarah Mann, una acquerellista locale.
1901-1902
Frequenta il primo anno di scuola superiore alla Sacred Heart Academy di Madison,
nel Wisconsin (come interna); prende lezioni di arte da suor Angelique.
1902
Autunno: la famiglia O’Keeffe si trasferisce a Williamsburg, in Virginia.
1902-1903
Frequenta il secondo anno di superiori alla Madison High School; vive con la zia
Leonore (“Lola”) Totto.
Giugno 1903: raggiunge la famiglia a Williamsburg.
1903-1905
Autunno 1903: frequenta il Chatham Episcopal Institute (Virginia) come interna.
Giugno 1905: consegue il diploma. Elizabeth May Willis, preside e insegnante di
educazione artistica a Chatham, riconosce e incoraggia l’interesse di O’Keeffe per
l’arte. Nel corso dell’ultimo anno O’Keeffe cura l’aspetto grafico dell’annuario
scolastico “Mortar Board”.
1905-1906
Autunno 1905: frequenta la School of The Art Institute of Chicago e studia con John
Vanderpoel; vive con gli zii Charles e Alletta Totto.
Estate 1906: si riprende da una prolungata malattia con la famiglia a Williamsburg,
dove resta fino all’estate successiva.
1907-1908
Autunno-primavera: frequenta l’Art Students League di New York; studia con William
Merritt Chase, F. Luis Mora e Kenyon Cox; divide l’alloggio con Florence Cooney.
Gennaio 1908: visita una mostra di opere su carta di Auguste Rodin presso The Little
Galleries of the Photo-Secession (291), lo spazio gestito da Alfred Stieglitz; posa per
un ritratto del collega di studi Eugene Speicher. Aprile 1908: verosimilmente vede la
mostra di opere di Henri Matisse alla galleria 291.
Giugno 1908: la League le assegna la Still Life Scholarship 1907-1908 (borsa di
studio per la natura morta). Estate 1908: come vincitrice della borsa di studio,
frequenta la Outdoor School della League a Lake George, nello stato di New York.
1908-1911
Autunno 1908: si trasferisce a Chicago per lavorare come grafica pubblicitaria
freelance e torna a vivere con gli zii. 1910 circa: si ammala di morbillo e va a
Charlottesville, in Virginia, per stare con la madre e i fratelli che si sono trasferiti lì da
Williamsburg nel corso del 1909. Autunno 1911: sostituisce temporaneamente Miss
Willis al Chatham Episcopal Institute; l’insegnante segnala in una lettera del 1912:
“Lo scorso autunno Miss O’Keeffe ha assunto la direzione del dipartimento d’arte al
mio posto”.
1912
Estate: prende lezioni di disegno alla University of Virginia di Charlottesville con Alon
Bement del Teachers College presso la Columbia University, il quale la introduce alle
idee del suo mentore, l’artista e insegnante Arthur Wesley Dow, direttore del
dipartimento d’arte al Teachers College. Agosto: va ad Amarillo, in Texas, come
supervisore di disegno e calligrafia nelle scuole pubbliche, incarico che mantiene fino
alla primavera del 1914.
1913
Estate: ritorna a Charlottesville per lavorare come assistente di Bement alla
University of Virginia (e continua a insegnare lì in estate fino al 1916).
1914-1915
Conosce Arthur Macmahon, docente di scienze politiche alla Columbia University che
insegna alla scuola estiva della University of Virginia, con il quale stringe un rapporto
di forte amicizia.
Autunno 1914: si iscrive al Teachers College della Columbia University.
Dicembre 1914 - marzo 1915: visita le mostre di Georges Braque, John Marin e
Pablo Picasso alla galleria 291.
Autunno 1915: parte per Columbia, in South Carolina, dove insegna arte al Columbia
College.
Ottobre 1915: decide di dare una nuova direzione alla sua arte e produce un’originale
serie di astrazioni a carboncino. Ne spedisce alcuni esemplari all’amica Anita Pollitzer
a New York nel periodo tra ottobre e dicembre.
1916
Gennaio: il primo dell’anno Pollitzer porta un gruppo di disegni a carboncino di
O’Keeffe a Stieglitz presso la 291. O’Keeffe invia a Pollitzer altri lavori e inizia con
Stieglitz una corrispondenza trentennale, particolarmente intensa tra il 1916 e il 1918.
Marzo: torna al Teachers College per frequentare il corso di Dow sui metodi che il
West Texas State Normal College (Canyon) richiede come prerequisito per
l’assunzione.
1 maggio: muore la madre a Charlottesville; partecipa al funerale il giorno successivo.
23 maggio: Stieglitz inaugura una collettiva alla 291 in cui sono inclusi alcuni disegni
a carboncino di O’Keeffe.
Giugno: lascia New York per andare in Virginia e insegnare con Bement.
Fine agosto: va in Texas per iniziare a insegnare. Stieglitz include alcune sue opere
in una collettiva non programmata alla galleria 291.
1917
3 aprile: Stieglitz inaugura la prima personale di Georgia O’Keeffe alla 291.
Agosto: O’Keeffe va in vacanza a Ward e dintorni, in Colorado, con la sorella Claudia.
Di ritorno in Texas, si ferma a Santa Fe per la prima volta e resta immediatamente
colpita dal vasto cielo del New Mexico, dalle sue vedute e dall’aspra bellezza dei suoi
paesaggi.
Inizio dell’inverno: si ammala.
1918
Fine febbraio: ottiene un congedo dall’insegnamento; il 21 febbraio va a San Antonio
e a marzo si trasferisce in una fattoria di Waring, in Texas. Il cambiamento la
rinvigorisce.
Maggio: Stieglitz spedisce Strand in Texas per scoprire se O’Keeffe prenderebbe in
considerazione l’idea di trasferirsi a New York.
10 giugno: O’Keeffe e Strand arrivano a New York, e O’Keeffe va a stare in un
appartamento-studio al 114 di East 59th Street che in quel periodo la nipote di
Stieglitz, Elizabeth, ha lasciato libero.
8 luglio: Stieglitz lascia Emmeline Obermeyer Stieglitz, con cui è sposato dal 1893,
per vivere con O’Keeffe. Quel mese comincia a fotografarla seriamente e lei dà le
dimissioni dal West Texas State, accettando l’offerta di Stieglitz che la impegna a
produrre dipinti per un anno.
11 novembre: muore il padre di O’Keeffe a Petersburg, in Virginia.
1921
7 febbraio: apre la retrospettiva di Stieglitz alle Anderson Galleries
(centoquarantacinque stampe, 1886-1921); diversi nudi tra le quarantacinque
fotografie di O’Keeffe creano scalpore nel pubblico e nella critica.
1923
29 gennaio: Stieglitz inaugura “Alfred Stieglitz Presents One Hundred Pictures: Oils,
Water-colors, Pastels, Drawings, by Georgia O’Keeffe, American”, una mostra di oltre
cento opere, alle Anderson Galleries. Organizzerà esposizioni dei lavori di O’Keeffe
ogni anno fino alla sua morte, nel 1946.
1924
Marzo: Stieglitz inaugura “Alfred Stieglitz Presents Fifty-One Recent Pictures: Oils,
Water-colors, Pastels, Drawings, by Georgia O’Keeffe, American” alle Anderson
Galleries e contemporaneamente apre una mostra di sessantuno suoi fotografi.
9 settembre: Stieglitz completa le pratiche di divorzio dalla moglie.
Novembre: O’Keeffe e Stieglitz si spostano in un appartamento al 35 di East 58th
Street e l’11 dicembre si sposano a Cliffside Park, nel New Jersey.
1925
Marzo: Stieglitz inaugura “Alfred Stieglitz Presents Seven Americans: 159 Paintings,
Photographs & Things, Recent & Never Before Publicly Shown, by Arthur G. Dove,
Marsden Hartley, John Marin, Charles Demuth, Paul Strand, Georgia O’Keeffe, Alfred
Stieglitz” alle Anderson Galleries, in cui sono esposti per la prima volta i dipinti di fiori
di grande formato di O’Keeffe.
Metà novembre: O’Keeffe e Stieglitz si trasferiscono allo Shelton Hotel, su Lexington
Avenue tra 48th e 49th Street. Vivono dapprima al dodicesimo piano e
successivamente in altri piani fino al 1936, quando traslocano al 405 di East 54th
Street.
1926
Febbraio: Stieglitz inaugura “Fifty Recent Paintings, by Georgia O’Keeffe, at The
Intimate Gallery”, mostra che include la prima di molte rappresentazioni
dell’architettura di New York completate tra il 1925 e il 1932.
1927
Gennaio: Stieglitz inaugura “Georgia O’Keeffe: Paintings, 1926” alla Intimate Gallery.
Aprile: O’Keeffe a Lake George.
Giugno: si inaugura al Brooklyn Museum la prima retrospettiva della pittrice,
“Paintings by Georgia O’Keeffe”.
1928
Gennaio: Stieglitz inaugura “O’Keeffe Exhibition” alla Intimate Gallery.
21 aprile: Stieglitz annuncia la vendita di sei dipinti di calle di O’Keeffe per
venticinquemila dollari.
1929
4 febbraio - 17 marzo: Stieglitz apre “Georgia O’Keeffe: Paintings, 1928” alla Intimate
Gallery.
27 aprile: O’Keeffe e l’artista Rebecca Strand (moglie del fotografo Paul Strand)
partono per Santa Fe, in New Mexico; dopo l’arrivo si spostano a Taos dove saranno
ospitate dalla scrittrice e mecenate Mabel Dodge Luhan, che mette uno studio a
disposizione di O’Keeffe.
13 dicembre: al Museum of Modern Art si inaugura “Paintings by 19 Living
Americans”,
con cinque opere di O’Keeffe.
15 dicembre: Stieglitz inaugura la sua ultima galleria, An American Place, nella
stanza 1710 al 509 di Madison Avenue, con la mostra di Marin.
1930
Febbraio: Stieglitz inaugura “Georgia O’Keeffe: 27 New Paintings, New Mexico, New
York, Lake George, Etc.” presso An American Place; la mostra include i primi dipinti
delle croci del New Mexico e della chiesa di San Francisco de Asís a Ranchos de
Taos.
Fine aprile: O’Keeffe parte per il New Mexico.
Giugno-settembre: O’Keeffe è ospite di Luhan a Taos.
1931
27 dicembre: presso An American Place si inaugura “Georgia O’Keeffe: 33 New
Paintings (New Mexico)”, la prima mostra con dipinti di ossa.
1932
Giugno: O’Keeffe accetta una commessa di millecinquecento dollari per un murale
destinato alla toilette per signore del Radio City Music Hall, la cui apertura è prevista
per la fine dell’anno.
Giugno e agosto: si reca in Canada e dipinge fienili, croci e il mare.
Ottobre: di fronte a difficoltà tecniche e di altro genere, rinuncia alla commessa del
Radio City Music Hall e smette completamente di dipingere.
1933
Gennaio: Stieglitz inaugura “Georgia O’Keeffe: Paintings - New & Some Old”, presso
An American Place. O’Keeffe si ammala e si trasferisce nell’appartamento
newyorkese della sorella Anita Young.
Febbraio: è ricoverata al Doctor’s Hospital per problemi psichici. Da marzo ad aprile
parte per le Bermuda dove trascorre la convalescenza. In ottobre si è ripresa
abbastanza da cominciare a disegnare a Lake George.
1934
Gennaio: riprende a dipingere dopo una pausa di tredici mesi, e il 29 gennaio Stieglitz
inaugura “Georgia O’Keeffe at ‘An American Place’”, quarantaquattro dipinti scelti tra
il 1915 e il 1927.
Marzo-aprile: O’Keeffe va di nuovo alle Bermuda.
Giugno: parte per il New Mexico.
Agosto: visita per la prima volta il Ghost Ranch, un ranch per turisti a nord di Abiquiu.
O’Keeffe trae nuova ispirazione dai paesaggi mozzafiato nella zona circostante.
1935
Gennaio: Stieglitz inaugura “Georgia O’Keeffe: Exhibition of Paintings (1919-1934)”
presso An American Place.
Luglio: parte per il New Mexico e fino al 2 agosto soggiorna al ranch di Garland, poi
prende una stanza al Ghost Ranch.
1936
Gennaio: Stieglitz inaugura “Georgia O’Keeffe: Exhibition of Recent Paintings, 1935”
presso An American Place.
Aprile: O’Keeffe e Stieglitz lasciano lo Shelton Hotel per trasferirsi in un attico al 405
di East 54th Street.
Giugno: O’Keeffe va in New Mexico; per la prima estate soggiorna nella casa presso
il Ghost Ranch che comprerà nel 1940, Rancho de los Burros.
Luglio-autunno: riceve una commessa di diecimila dollari da Elizabeth Arden per un
grande dipinto destinato a una nuova palestra di New York.
1937
Febbraio: Stieglitz inaugura “Georgia O’Keeffe: New Paintings” presso An American
Place.
Luglio: O’Keeffe va in New Mexico.
Dicembre: presso An American Place si inaugura “Georgia O’Keeffe: The 14th
Annual Exhibition of Paintings With Some Recent O’Keeffe Letters”.
1938
Maggio: O’Keeffe si reca a Williamsburg, in Virginia, per ricevere una laurea honoris
causa dal College of William and Mary, la prima delle tante di cui verrà insignita nel
corso della sua vita.
Estate: l’agenzia pubblicitaria N.W. Ayer le commissiona dei dipinti per una
campagna promozionale della Dole Company da realizzare alle Hawaii.
Agosto: O’Keeffe va in New Mexico.
1939
Gennaio: Stieglitz inaugura “Georgia O’Keeffe: Exhibition of Oils And Pastels” presso
An American Place.
Fine gennaio-aprile: O’Keeffe parte per le Hawaii.
1940
Febbraio: Stieglitz inaugura “Georgia O’Keeffe: Exhibition of Oils and Pastels” presso
An American Place.
Agosto: O’Keeffe parte per il New Mexico.
1941
Gennaio: Stieglitz inaugura “Exhibition of Georgia O’Keeffe” presso An American
Place.
Maggio: O’Keeffe parte per il New Mexico.
1942
Febbraio: Stieglitz inaugura “Georgia O’Keeffe: Exhibition of Recent Paintings, 1941”
presso An American Place.
Giugno: O’Keeffe parte per il New Mexico.
Dicembre: O’Keeffe si trasferisce con Stieglitz al 59 di East 54th Street, il suo ultimo
indirizzo newyorkese.
1943
Gennaio: O’Keeffe si reca a Chicago per allestire e partecipare agli eventi collegati
all’inaugurazione della retrospettiva “Georgia O’Keeffe” all’Art Institute of Chicago.
Marzo: Stieglitz inaugura “Georgia O’Keeffe: Paintings, 1942-1943” presso An
American Place.
Aprile: O’Keeffe parte per il New Mexico.
1944
Gennaio: Stieglitz inaugura “Georgia O’Keeffe: Paintings 1943” presso An American
Place.
Aprile: O’Keeffe parte per il New Mexico.
1945
Gennaio: Stieglitz inaugura “Georgia O’Keeffe: Paintings 1944” presso An American
Place.
Maggio: O’Keeffe parte per il New Mexico.
Dicembre: acquista la casa ad Abiquiu dall’arcidiocesi cattolica di Santa Fe.
1946
Febbraio: Stieglitz inaugura “Georgia O’Keeffe” presso An American Place. O’Keeffe
inizia a organizzare la retrospettiva “Georgia O’Keeffe” che si terrà al Museum of
Modern Art a maggio.
13 luglio: muore Stieglitz.
Fine settembre: O’Keeffe ritorna in New Mexico.
1947
Da gennaio all’inizio dell’estate: O’Keeffe va a New York (dove avrà la residenza
principale fino al 1949) e lavora alla creazione della Stieglitz Estate, che distribuirà la
collezione delle opere del fotografo a numerose istituzioni pubbliche.
1949
Giugno: lascia New York per stabilirsi in New Mexico, dove in genere trascorre
l’inverno e la primavera a Abiquiu e l’estate e l’autunno al Ghost Ranch.
1950
Luglio: O’Keeffe inizia a organizzare “Georgia O’Keeffe: Paintings 1946-1950”, che
verrà inaugurata presso An American Place nel mese di ottobre. Edith Halpert,
proprietaria della Downtown Gallery, diventa l’agente esclusiva di O’Keeffe.
1951
Febbraio-marzo: O’Keeffe va in Messico per sei mesi con Spud Johnson, Eliot Porter
e la moglie Aline. Il viaggio include un passaggio in Yucatán con Rose e Miguel
Covarrubias; lì conosce Diego Rivera e Frida Kahlo.
1959
Muore il fratello Francis.
Gennaio-aprile: parte per un viaggio in Sudest asiatico, Estremo Oriente, India, Medio
Oriente e Italia passando per San Francisco e Honolulu.
1960
Luglio: O’Keeffe aiuta a organizzare “Georgia O’Keeffe: Forty Years of Her Art”, la
retrospettiva che apre in ottobre al Worcester Art Museum (Massachusetts).
Fine ottobre-novembre: O’Keeffe compie il suo secondo viaggio in Asia.
1961
Muore la sorella Ida.
Primavera: aiuta a organizzare e allestire quella che sarà la sua ultima mostra alla
Downtown Gallery, “Georgia O’Keeffe: Recent Paintings and Drawings”, che si
inaugura all’inizio di aprile.
1963
Doris Bry diventa l’agente esclusiva di O’Keeffe.
1965
Estate: nel garage del Ghost Ranch dipinge il suo più grande dipinto di nuvole.
1966
Marzo: partecipa al vernissage della retrospettiva “Georgia O’Keeffe: An Exhibition of
the Work of the Artist from 1915 to 1966” all’Amon Carter Museum of Western Art,
Fort Worth.
1970
Inizio ottobre: allestisce la retrospettiva “Georgia O’Keeffe” al Whitney Museum of
American Art.
1971
Inizio dell’anno: perde la visione centrale e conserva solo quella periferica.
1972
Nel corso dell’anno completa l’ultimo dipinto a olio realizzato senza assistenza, anche
se continua a lavorare a olio con aiuti fino al 1977 (lavora in autonomia ad acquerello
e a carboncino fino al 1978 e a grafite fino al 1984.)
1973
Novembre: conosce il vasaio-scultore Juan Hamilton che diventa il suo assistente e
successivamente il suo rappresentante e intimo amico (tra le altre cose, Hamilton è
compagno di viaggio e rende possibile il completamento di diversi progetti, tra cui la
pubblicazione presso Viking Press di Georgia O’Keeffe [1976] e il video di Perry
Miller Adato Georgia O’Keeffe [1977]).
1977
Gennaio: riceve la Medaglia della libertà dal presidente Gerald Ford.
1984
Marzo: O’Keeffe si trasferisce insieme a Hamilton e alla sua famiglia in una grande
casa a Santa Fe, Sol y Sombra, per essere più vicina alle strutture sanitarie.
1985
Muore la sorella Anita Young. Riceve la National Medal of Arts dal presidente Ronald
Reagan.
1986
6 marzo: O’Keeffe muore al St. Vincent’s Hospital di Santa Fe.
ELENCO OPERE
01
Georgia O’Keeffe
Abstraction with Curve and Circle
(Astrazione con curva e cerchio),
1915-1916 circa
Carboncino su carta, 60,3 x 46,7 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono della Burnett Foundation e della
Georgia O’Keeffe Foundation
02
Georgia O’Keeffe
Black Lines (Linee nere), 1916
Acquerello su carta, 62,2 x 46,7 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono della Burnett Foundation
03
Georgia O’Keeffe
Abstraction (Astrazione), 1916
(fusione 1979-1980)
Bronzo laccato bianco,
25,4 x 25,4 x 3,8 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono della Georgia O’Keeffe
Foundation
04
Georgia O’Keeffe
Blue Hill No. II (Collina blu n. II), 1916
Acquerello su carta, 22,9 x 30,5 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono del Dr. e di Mrs. John B.
Chewning
05
Georgia O’Keeffe
Untitled (Tent Door at Night) (Senza
titolo – La porta della tenda di notte),
1916
Grafite su carta, 10,2 x 13,3 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono della Georgia O’Keeffe
Foundation
06
Georgia O’Keeffe
Inside the Tent While at U. of Virginia
(Dentro la tenda, U. of Virginia), 1916
Olio su tela, 46,3 x 60 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono della Georgia O’Keeffe
Foundation
07
Georgia O’Keeffe
Untitled (Tent Door at Night) (Senza
titolo – La porta della tenda di notte),
1916
Acquerello su carta, 48,3 x 63,5 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono della Georgia O’Keeffe
Foundation
08
Georgia O’Keeffe
Nude Series VII (Serie di nudi VII),
1917
Acquarello su carta, 45,7 x 34,3 cm
Santa Fe, Georgia O'Keeffe Museum
Dono della Burnett Foundation e della
Georgia O'Keeffe Foundation
09
Georgia O’Keeffe
Nude Series VIII (Serie di nudi VIII),
1917
Acquerello su carta, 45,7 x 34,3 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono della Burnett Foundation e della
Georgia O’Keeffe Foundation
10
Georgia O’Keeffe
Evening Star No. VI (Stella della sera
n. VI), 1917
Acquerello su carta, 22,5 x 30,5 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono della Burnett Foundation
11
Georgia O’Keeffe
Red Mesa, 1917
Acquerello e grafite su carta,
22,2 x 30,5 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono della Burnett Foundation
12
Georgia O’Keeffe
Series I – From the Plains (Serie I –
Dalle pianure), 1919
Olio su tela, 68,6 x 58,4 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono della Burnett Foundation
13
Georgia O’Keeffe
Blue Line (Linea blu), 1919
Olio su tela, 51,1 x 43,5 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono della Burnett Foundation e della
Georgia O’Keeffe Foundation
14
Georgia O’Keeffe
Dark Red Apples & Tray No. 2
(Mele rosso scuro e vassoio n. 2),
1920-1921
Olio su tela montata su tavola,
30,5 x 22,9 cm
Nashville, collezione privata
15
Georgia O’Keeffe
Trees in Autumn (Alberi in autunno),
1920-1921
Olio su tela, 64,1 x 51,4 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono della Burnett Foundation
16
Georgia O’Keeffe
Alligator Pear (Avocado), 1923
Pastelli su carta, 30,5 x 25,4 cm
Collezione privata
17
Georgia O’Keeffe
Alligator Pears (Avocado), 1923
Olio su tela, 30,2 x 25,1 cm
Collezione privata
18
Georgia O’Keeffe
From the Lake No. 3 (Dal lago n. 3),
1924
Olio su tela, 91,4 x 76,2 cm
Philadelphia, Philadelphia Museum of
Art
Lascito di Georgia O’Keeffe per la
Alfred Stieglitz Collection, 1987
24
Georgia O’Keeffe
Closed Clam Shell (Conchiglia
chiusa), 1926
Olio su tela, 50,8 x 22,9 cm
Collezione privata
25
Georgia O’Keeffe
Open Clam Shell (Conchiglia aperta),
1926
Olio su tela, 50,8 x 22,9 cm
Collezione privata
26
Georgia O’Keeffe
Calla Lily (Calla), 1927
Olio su tela, 50,8 x 22,9 cm
Oklahoma, Oklahoma City Museum of
Art
Westheimer Family Collection
19
Georgia O’Keeffe
Calla Lilies (Calle), 1924
Olio su tela, 40,6 x 30,5 cm
Mission Hills, collezione privata
27
Georgia O’Keeffe
Dark Iris No. 2 (Iris scuro n. 2), 1927
Olio su tela, 81,3 x 53,3 cm
Collezione Deborah ed Edward Shein
20
Georgia O’Keeffe
Corn, No. 2 (Foglie di granturco, n. 2),
1924
Olio su tela, 69,2 x 25,4 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono della Burnett Foundation e della
Georgia O’Keeffe Foundation
28
Georgia O’Keeffe
Peach and Glass (Pesca e bicchiere),
1927
Olio su tela, 22,9 x 15,2 cm
Filadelfia, Philadelphia Museum of Art
Dono di Herman Lorber, 1944
21
Georgia O’Keeffe
Petunia No. 2, 1924
Olio su tela, 91,4 x 76,2 cm
Santa Fe, Georgia O'Keeffe Museum
Dono della Burnett Foundation e di
Gerald e Kathleen Peters
22
Georgia O’Keeffe
Purple Petunias (Petunie viola), 1925
Olio su tela, 40,2 x 33 cm
Collezione del Newark Museum
Lascito di Cora Louise Hartshorn,
1958
23
Georgia O’Keeffe
New York Street with Moon (Strada di
New York con la luna), 1925
Olio su tela montata su masonite,
121,9 x 76,2 cm
Carmen Thyssen-Bornemisza
Collection, in prestito al ThyssenBornemisza Museum
29
Georgia O’Keeffe
Brown and Tan Leaves (Foglie brune
e marroni), 1928
Olio su tela, 101,6 x 76,2 cm
Courtesy Gerald e Kathleen Peters,
Santa Fe
30
Georgia O’Keeffe
Calla Lilies on Red (Calle su sfondo
rosso), 1928
Olio su tela, 81,6 x 43,5 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono di Anne Windfohr Marion
31
Georgia O’Keeffe
After a Walk Back of Mabel’s (Dopo
una passeggiata dietro la casa di
Mabel), 1929
Olio su tela, 101,6 x 76,5 cm
Santa Fe, Lee e Judy Dirks
32
Georgia O’Keeffe
Yellow Cactus (Cactus gialli), 1929
Olio su tela, 76,2 x 106,7 cm
Dallas, Dallas Museum of Art
The Patsy Lacy Griffith Collection
Lascito di Patsy Lacy Griffith
33
Georgia O’Keeffe
Black Mesa Landscape, New Mexico /
Out Back of Marie's II (Paesaggio di
Black Mesa, New Mexico / Dietro la
casa di Marie II), 1930
Olio su tela montata su tavola,
61,6 x 92,1 cm
Santa Fe, Georgia O'Keeffe Museum
Dono della Burnett Foundation
34
Georgia O’Keeffe
On the Old Santa Fe Road (Sulla
vecchia strada di Santa Fe), 19301931
Olio su tela, 40,6 x 76,2 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono della Burnett Foundation
35
Georgia O’Keeffe
Horse’s Skull on Blue (Teschio di
cavallo
su sfondo blu), 1931
Olio su tela, 76,2 x 40,6 cm
Tempe, Collection of Arizona State
University Art Museum
Dono di Oliver B. James
36
Georgia O’Keeffe
Horse’s Skull with White Rose
(Teschio
di cavallo con rosa bianca), 1931
Olio su tela, 76,2 x 41 cm
Collezione privata
Prestito prolungato, Georgia O’Keeffe
Museum
37
Georgia O’Keeffe
Black and White (Bianco e nero), 1930
Olio su tela, 91,4 x 61 cm
New York, Whitney Museum of
American Art
Dono di Mr. e Mrs. R. Crosby Kemper
per il 50° anniversario
38
Georgia O’Keeffe
Jack-in-the-Pulpit No. IV (Arisaema
triphyllum n. IV), 1930
Olio su tela, 101,6 x 76,2 cm
Washington, D.C., National Gallery of
Art
Alfred Stieglitz Collection, lascito di
Georgia O’Keeffe
39
Georgia O’Keeffe
Stables (Stalle), 1932
Olio su tela, 30,5 x 81,3 cm
Detroit, Detroit Institute of Arts
Dono di Robert H. Tannahill
40
Georgia O’Keeffe
Barn with Snow (Granaio sotto la
neve), 1934
Olio su tela, 40,6 x 71,1 cm
San Diego, San Diego Museum of Art
Dono di Mr. and Mrs. Norton S.
Walbridge
41
Georgia O’Keeffe
Summer Days (Giorni estivi), 1936
Olio su tela, 91,4 x 76,2 cm
New York, Whitney Museum of
American Art
Dono di Calvin Klein
42
Georgia O’Keeffe
White Bird of Paradise (Uccello del
paradiso bianco), 1939
Olio su tela, 48,3 x 40,6 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono di Jean H. McDonald
43
Georgia O’Keeffe
Untitled (Red and Yellow Cliffs)
(Senza titolo – Rupi rosse e gialle),
1940
Olio su tela, 61 x 91,4 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono della Burnett Foundation
44
Georgia O’Keeffe
My Front Yard, Summer (Di fronte a
casa, estate), 1941
Olio su tela, 50,8 x 76,2 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono della Georgia O’Keeffe
Foundation
45
Georgia O’Keeffe
Cottonwood Tree in Spring (Pioppo
nero
in primavera), 1943
Olio su tela, 76,2 x 91,4 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono della Burnett Foundation
46
Georgia O’Keeffe
Black Place III (Luogo nero III), 1944
Olio su tela, 91,4 x 101,6 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono Burnett Foundation
47
Georgia O’Keeffe
Untitled (Black Place)
(Senza titolo – Luogo nero), 19441945
Grafite su carta, 19,4 x 28,9 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono The Georgia O’Keeffe
Foundation
48
Georgia O’Keeffe
Pelvis IV (Pelvi IV), 1944
Olio su masonite, 91,4 x 101,6 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono della Burnett Foundation
49
Georgia O’Keeffe
Abstraction (Astrazione), 1946
(fusione 1979-1980)
Bronzo laccato bianco,
91,4 x 91,4 x 11,4 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono della Georgia O’Keeffe
Foundation
50
Georgia O’Keeffe
Dark Tree Trunks (Tronchi di legno
scuri), 1946
Olio su tela, 101,6 x 76,2 cm
New York, Brooklyn Museum of Art
Lascito di Georgia O’Keeffe
51
Georgia O’Keeffe
In the Patio 1 (Nel patio I), 1946
Olio su carta, 76,2 x 61 cm
San Diego, San Diego Museum of Art
Dono di Mr. and Mrs. Norton S.
Walbridge
52
Georgia O’Keeffe
My Last Door (La mia ultima porta),
1952-1954
Olio su tela, 121,9 x 213,4 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono della Burnett Foundation
53
Georgia O’Keeffe
Winter Cottonwoods East V (Pioppi
invernali a est V), 1954
Olio su tela, 101,6 x 91,4 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono della Burnett Foundation
54
Georgia O’Keeffe
Black Patio Door (Porta nera del
patio), 1955
Olio su tela, 101,6 x 76,2 cm
Fort Worth, Amon Carter Museum
55
Georgia O’Keeffe
White Iris, No. 7 (Iris bianco n.7), 1957
Olio su tela, 101,6 x 76,2 cm
Madrid, Museo Thyssen-Bornemisza
56
Georgia O’Keeffe
Blue Black and Grey (Blu, nero e
grigio), 1960
Olio su tela, 101,6 x 76,2 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono della Burnett Foundation
57
Georgia O’Keeffe
Untitled (Landscape) (Senza titolo –
Paesaggio), anni sessanta
Grafite su carta , 39,4 x 29,2 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono della Georgia O’Keeffe
Foundation
58
Georgia O’Keeffe
On the River I (Sul fiume I), 1965 circa
Olio su tela, 101,6 x 76,2 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono della Georgia O’Keeffe
Foundation
59
Georgia O’Keeffe
Sky with Flat White Cloud (Cielo con
nubi bianche piatte), 1962
Olio su tela, 152,4 x 203,2 cm
Washington, D.C., National Gallery of
Art
Alfred Stieglitz Collection, lascito di
Georgia O’Keeffe
60
Georgia O’Keeffe
Black Rock with White Background
(Roccia nera su sfondo bianco),
1963/1971
Olio su tela, 50,8 x 40,6 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono della Georgia O’Keeffe
Foundation
61
Georgia O’Keeffe
Black Rock on Red (Roccia nera su
sfondo rosso), 1971
Olio su tela, 76,2 x 66 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono della Burnett Foundation e della
Georgia O’Keeffe Foundation
62
Georgia O’Keeffe
Untitled (City Night) (Senza titolo –
Notturno cittadino), anni settanta
Olio su tela, 210,8 x 121,3 cm
Santa Fe, Georgia O'Keeffe Museum
Dono della Georgia O'Keeffe
Foundation
63
Georgia O’Keeffe
Untitled (Abstraction Blue Wave and
Three Red Circles) (Senza titolo –
Astrazione onda blu e tre cerchi rossi),
anni sessanta
Acquerello su carta, 76,8 x 56,8 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono della Georgia O’Keeffe
Foundation
64
Georgia O’Keeffe
Untitled (Abstraction Pink Curve and
Circles) (Senza titolo –Astrazione
curva rosa e cerchi), anni settanta
Acquerello su carta, 77,5 x 55,9 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono della Georgia O’Keeffe
Foundation
71
Alfred Stieglitz
The City across the River (La città
dall’altra parte del fiume) (da “Camera
Work”, n. 36, ottobre 1911, tav. 2),
1910
Fotoincisione, 20 x 15,9 cm
Colonia, Museum Ludwig, Sammlung
Fotografie (Sammlung Gruber)
65
Georgia O’Keeffe
The Beyond (Al di là), 1972
Olio su tela, 76,2 x 101,6 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono della Georgia O’Keeffe
Foundation
72
Alfred Stieglitz
Equivalents (Equivalenti), 1927
Stampa alla gelatina d’argento,
9 x 11,9 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono della Georgia O’Keeffe
Foundation
66
Georgia O’Keeffe
Sky Above Clouds / Yellow Horizon
and Clouds (Il cielo sopra le nuvole /
Orizzonte giallo e nuvole), 1976-1977
Olio su tela,121,9 x 213,4 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono della Georgia O’Keeffe
Foundation
67
Georgia O’Keeffe
Untitled (From a Day with Juan)
(Senza titolo – Da un giorno con
Juan), 1976-1977
Olio su tela, 121,9 x 183,5 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono della Georgia O’Keeffe
Foundation
68
Georgia O’Keeffe
Untitled (Abstraction)
(Senza titolo – Astrazione), 1982
Bronzo, 104,1 x 21,6 x 21,6 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono della Georgia O’Keeffe
Foundation
69
Alfred Stieglitz
City of Ambition (Città dell’ambizione)
(da “Camera Work”, n. 36, ottobre
1911, tav. 1), 1910
Fotoincisione, 22,2 x 16,8 cm
Colonia, Museum Ludwig, Sammlung
Fotografie (Sammlung Gruber)
70
Alfred Stieglitz
Old and new New York (New York
vecchia
e nuova) (da “Camera Work”, n. 36,
ottobre 1911, tav. 6), 1910
Fotoincisione, 20,3 x 15,8 cm
Colonia, Museum Ludwig, Sammlung
Fotografie (Sammlung Gruber)
73
Alfred Stieglitz
House and Trees, Lake George (Casa
e alberi, Lake George), 1932
Stampa alla gelatina d’argento,
18,6 x 23,6 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono della Georgia O’Keeffe
Foundation
74
Alfred Stieglitz
Georgia O’Keeffe, 1928
Stampa alla gelatina d’argento,
11,7 x 9 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono della Georgia O’Keeffe
Foundation
75
Alfred Stieglitz
Georgia O'Keeffe, After Return from
New Mexico (Georgia O’Keeffe al
ritorno dal New Mexico), 1929
Stampa alla gelatina d'argento,
7,8 x 11,7 cm
Santa Fe, Georgia O'Keeffe Museum
Dono della Georgia O'Keeffe
Foundation
76
Alfred Stieglitz
Georgia O’Keeffe, 1930
Stampa alla gelatina d’argento,
23,8 x 19 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono della Georgia O’Keeffe
Foundation
77
Alfred Stieglitz
Georgia O’Keeffe – Torso, 1931
Stampa alla gelatina d’argento,
10,6 x 23,6 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono della Georgia O’Keeffe
Foundation
78
Alfred Stieglitz
Georgia O’Keeffe, 1932
Stampa alla gelatina d’argento,
23,2 x 18,4 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono della Georgia O’Keeffe
Foundation
79
Alfred Stieglitz
Georgia O'Keeffe, 1935
Stampa alla gelatina d'argento,
22,2 x 14,9 cm
Santa Fe, Georgia O'Keeffe Museum
Dono della Georgia O'Keeffe
Foundation
80
a) Georgia O’Keeffe
Canyon and Roads (Canyon e strade),
anni sessanta
Stampa fotografica, 12,7 x 8,9 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono della Georgia O’Keeffe
Foundation
b) Georgia O’Keeffe
Canyon and Roads (Canyon e strade),
anni sessanta
Stampa fotografica, 12,7 x 8,9 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono della Georgia O’Keeffe
Foundation
c) Georgia O’Keeffe
Canyon and Roads (Canyon e strade),
anni sessanta
Stampa fotografica, 12,7 x 8,9 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono della Georgia O’Keeffe
Foundation
81
a) Georgia O’Keeffe
Chama River (Il fiume Chama), anni
sessanta
Stampa fotografica, 6,5 x 9,8 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono della Georgia O’Keeffe
Foundation
b) Georgia O’Keeffe
Chama River (Il fiume Chama), anni
sessanta
Stampa fotografica, 9,8 x 6,5 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono della Georgia O’Keeffe
Foundation
82
a) Georgia O’Keeffe
Georgia O’Keeffe’s Abiquiu House,
Ladder Against Studio Wall (with and
without snow) (La casa di Georgia
O’Keeffe ad Abiquiu, scala appoggiata
al muro dello studio – con e senza
neve), anni sessanta
Stampa fotografica, 13,3 x 8,9 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono della Georgia O’Keeffe
Foundation
b) Georgia O’Keeffe
Georgia O’Keeffe’s Abiquiu House,
Ladder Against Studio Wall (with and
without snow) (La casa di Georgia
O’Keeffe ad Abiquiu, scala appoggiata
al muro dello studio – con e senza
neve), anni sessanta
Stampa fotografica, 13,3 x 8,9 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono della Georgia O’Keeffe
Foundation
c) Georgia O’Keeffe
Georgia O’Keeffe’s Abiquiu House,
Ladder Against Studio Wall (with and
without snow) (La casa di Georgia
O’Keeffe ad Abiquiu, scala appoggiata
al muro dello studio – con e senza
neve), anni sessanta
Stampa fotografica, 13,3 x 8,9 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono della Georgia O’Keeffe
Foundation
83
Georgia O’Keeffe
Georgia O’Keeffe’s Abiquiu House,
patio
(La casa di Georgia O’Keeffe ad
Abiquiu, patio), anni sessanta
Stampa fotografica, 10,2 x 7 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono della Georgia O’Keeffe
Foundation
84
a) Georgia O’Keeffe
Georgia O’Keeffe’s Abiquiu House,
Roofless Room (La casa di Georgia
O’Keeffe ad Abiquiu, stanza senza
tetto), anni sessanta
Stampa fotografica, 9,8 x 6,7 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono della Georgia O’Keeffe
Foundation
b) Georgia O’Keeffe
Georgia O’Keeffe’s Abiquiu House,
Roofless Room (La casa di Georgia
O’Keeffe ad Abiquiu, stanza senza
tetto), anni sessanta
Stampa fotografica, 6,7 x 9,8 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono della Georgia O’Keeffe
Foundation
85
Georgia O’Keeffe
Georgia O’Keeffe’s Abiquiu House,
Studio Door (La casa di Georgia
O’Keeffe ad Abiquiu, la porta dello
studio), anni sessanta
Stampa fotografica, 11,4 x 15,9 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono della Georgia O’Keeffe
Foundation
86
Georgia O’Keeffe
Skull (Teschio), 1964
Stampa fotografica, 8,2 x 10,8 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono della Georgia O’Keeffe
Foundation
87
a) Georgia O’Keeffe
Glen Canyon, 1964
Stampa fotografica, 10,8 x 8,9 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono della Georgia O’Keeffe
Foundation
b) Georgia O’Keeffe
Glen Canyon, 1964
Stampa fotografica, 10,8 x 8,9 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono della Georgia O’Keeffe
Foundation
c) Georgia O’Keeffe
Glen Canyon, 1964
Stampa fotografica, 10,8 x 8,9 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono della Georgia O’Keeffe
Foundation
88
a) Georgia O’Keeffe
Jimson Weed (Stramonio), 1964
Stampa fotografica, 10,8 x 8,9 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono della Georgia O’Keeffe
Foundation
b) Georgia O’Keeffe
Jimson Weed (Stramonio), 1964
Stampa fotografica, 10,8 x 8,9 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono della Georgia O’Keeffe
Foundation
89
Maria Chabot
The Black Place (Il luogo nero), 1944
Stampa fotografica, 24,8 x 15,5 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Maria Chabot Archive
Dono di Maria Chabot
90
Maria Chabot
Ghost Ranch House (La casa di Ghost
Ranch), 1945
Stampa fotografica, 12,7 x 8,9 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Maria Chabot Archive
Dono di Maria Chabot
91
Todd Webb
Georgia O’Keeffe on Ghost Ranch
Portal (Georgia O’Keeffe all’ingresso
di Ghost Ranch), anni sessanta
Stampa fotografica, 25,4 x 20,3 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono della Georgia O’Keeffe
Foundation
92
Todd Webb
Ghost Ranch Studio (Lo studio di
Ghost Ranch), anni sessanta
Stampa fotografica, 15,2 x 10,2 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono della Georgia O’Keeffe
Foundation
93
Maria Chabot
Georgia O'Keeffe Writing Daily Letter
to Alfred Stieglitz, 1944
Stampa fotografica, 12,7 x 8,89 cm
Santa Fe, Georgia O'Keeffe Museum,
Maria Chabot Archive Dono di Maria
Chabot
94
Fotografo sconosciuto
Georgia O’Keeffe at Lake George
(Georgia O’Keeffe a Lake George),
1908 circa
Stampa fotografica, 8,2 x 5,7 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono della Georgia O’Keeffe
Foundation
95
Fotografo sconosciuto
Georgia O’Keeffe at Lake George
(Georgia O’Keeffe a Lake George),
1908 circa
Stampa fotografica, 8,2 x 5,7 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono della Georgia O’Keeffe
Foundation
96
Fotografo sconosciuto
Georgia O’Keeffe at University of
Virginia (Georgia O’Keeffe
all’Università della Virgina), 1912-1914
circa
Stampa fotografica, 14 x 8,2 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono della Georgia O’Keeffe
Foundation
97
Fotografo sconosciuto
Georgia O’Keeffe, 1912-1918 circa
Stampa fotografica, 14 x 7,6 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono della Georgia O’Keeffe
Foundation
98
Fotografo sconosciuto
Georgia O’Keeffe in Palo Duro
Canyon, Texas (Georgia O’Keeffe nel
Canyon di Palo Duro, Texas), 19121913 circa
Stampa fotografica , 8,9 x 6,3 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono della Georgia O’Keeffe
Foundation
99
Fotografo sconosciuto
Georgia O’Keeffe and Unidentified
Woman
in Texas (Georgia O’Keeffe in Texas
con una sconosciuta), 1916-1918 circa
Stampa fotografica, 7,6 x 10,2 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono della Georgia O’Keeffe
Foundation
100
Fotografo sconosciuto
Georgia O’Keeffe and Unidentified
Woman
in Texas (Georgia O’Keeffe in Texas
con una sconosciuta), 1916-1918 circa
Stampa fotografica, 9,5 x 6,3 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono della Georgia O’Keeffe
Foundation
101
Fotografo sconosciuto
Georgia O’Keeffe at Lake George
(Georgia O’Keeffe a Lake George),
1930 circa
Stampa digitale, 12,7 x 17,8 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono della Georgia O’Keeffe
Foundation
102
Ansel Adams
Georgia O’Keeffe at Yosemite
(Georgia O’Keeffe allo Yosemite),
1938
Stampa fotografica, 18,4 x 23,2 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono della Georgia O’Keeffe
Foundation
103
Maria Chabot
Georgia O’Keeffe Hitching a Ride to
Abiquiu (Georgia O’Keeffe chiede un
passaggio per Abiquiu), 1944
Stampa fotografica, 12,7 x 8,9 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Archivio Maria Chabot, Dono di Maria
Chabot
104
Maria Chabot
Georgia O’Keeffe with Cat (Georgia
O’Keeffe col gatto), 1945
Stampa fotografica, 6,3 x 3,8 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Archivio Maria Chabot
Dono di Maria Chabot
105
Fotografo sconosciuto
Georgia O’Keeffe Among Trees
(Georgia O’Keeffe tra gli alberi)
Stampa fotografica, 8,9 x 8,9 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono della Georgia O’Keeffe
Foundation
106
Todd Webb
Georgia O’Keeffe, 1964
Stampa fotografica, 16,5 x 12,7 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono della Georgia O’Keeffe
Foundation
107
Arnold Newman
Georgia O’Keeffe at Ghost Ranch
(Georgia O’Keeffe al Ghost Ranch),
1968
Stampa fotografica, 24,7 x 18,9 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono della Georgia O’Keeffe
Foundation
DIDASCALIE IMMAGINI
Le seguenti immagini sono soggette alla normativa di cui alla Legge sul Diritto d’Autore n. 633/41. Per
l’utilizzazione delle opere degli artisti tutelati si dovrà interpellare la SIAE – SEZIONE OLAF – Ufficio Arti
Figurative – Viale della Letteratura, 30 – 00144 Roma – Fax n. 06/59902028.
Sezione 01 – Gli anni giovanili
01
Georgia O’Keeffe
Nude Series VII (Serie di nudi VII),
1917
Acquarello su carta, 45,7 x 34,3 cm
Santa Fe, Georgia O'Keeffe Museum
Dono della Burnett Foundation e della
Georgia O'Keeffe Foundation
© 2009 Georgia O’Keeffe Museum /
© Georgia O'Keeffe by SIAE 2011
02
Georgia O’Keeffe
Blue Line (Linea blu), 1919
Olio su tela, 51,1 x 43,5 cm
Santa Fe, Georgia O'Keeffe Museum
Dono della Burnett Foundation e della
Georgia O'Keeffe Foundation
© 2009 Georgia O’Keeffe Museum /
© Georgia O'Keeffe by SIAE 2011
Sezione 02 – New York e gli anni con Stieglitz
03
Georgia O’Keeffe
New York Street with Moon (Strada di
New York con la luna), 1925
Olio su tela montata su masonite,
121,9 x 76,2 cm
Carmen Thyssen-Bornemisza
Collection, in prestito al ThyssenBornemisza Museum
© 2009 Georgia O’Keeffe Museum /
© Georgia O'Keeffe by SIAE 2011
04
Georgia O’Keeffe
Open Clam Shell (Conchiglia aperta),
1926
Olio su tela, 50,8 x 22,9 cm
Collezione privata
© 2009 Georgia O’Keeffe Museum /
© Georgia O'Keeffe by SIAE 2011
05
Georgia O’Keeffe
Purple Petunias (Petunie viola), 1925
Olio su tela, 40,2 x 33 cm
Collezione del Newark Museum
Lascito di Cora Louise Hartshorn,
1958
© 2009 Georgia O’Keeffe Museum /
© Georgia O'Keeffe by SIAE 2011
06
Georgia O’Keeffe
Petunia No. 2, 1924
Olio su tela, 91,4 x 76,2 cm
Santa Fe, Georgia O'Keeffe Museum
Dono della Burnett Foundation e di
Gerald e Kathleen Peters
© 2009 Georgia O’Keeffe Museum /
© Georgia O'Keeffe by SIAE 2011
07
08
09
Georgia O’Keeffe
Corn, No, 2 (Foglie di granturco, n.2),
1924
Olio su tela, 69,2 x 25,4 cm
Santa Fe, Georgia O'Keeffe Museum
Dono della Burnett Foundation e della
Georgia O'Keeffe Foundation
© 2009 Georgia O’Keeffe Museum /
© Georgia O'Keeffe by SIAE 2011
Georgia O’Keeffe
Trees in Autumn (Alberi in autunno),
1920-1921
Olio su tela, 64,1 x 51,4 cm
Santa Fe, Georgia O'Keeffe Museum
Dono della Burnett Foundation
© 2009 Georgia O’Keeffe Museum /
© Georgia O'Keeffe by SIAE 2011
Georgia O’Keeffe
Calla Lilies (Calle), 1924
Olio su tela, 40,6 x 30,5 cm
Mission Hills, collezione privata
© 2009 Georgia O’Keeffe Museum /
© Georgia O'Keeffe by SIAE 2011
Sezione 03 – Georgia O’Keeffe in Nuovo Messico
10
Georgia O’Keeffe
White Iris, No. 7 (Iris bianco n.7),
1957
Olio su tela, 101,6 x 76,2 cm
Madrid, Museo Thyssen-Bornemisza
© 2009 Georgia O’Keeffe Museum /
© Georgia O'Keeffe by SIAE 2011
11
Georgia O’Keeffe
Barn with Snow (Granaio sotto la
neve), 1934
Olio su tela, 40,6 x 71,1 cm
San Diego, San Diego Museum of Art
Dono di Mr. and Mrs Northon S.
Walbridge
© 2009 Georgia O’Keeffe Museum /
© Georgia O'Keeffe by SIAE 2011
12
Georgia O’Keeffe
Black Mesa Landscape, New Mexico
/ Out Back of Marie's II (Paesaggio di
Black Mesa, New Mexico / Dietro la
casa di Marie II), 1930
Olio su tela montata su tavola, 61,6 x
92,1 cm
Santa Fe, Georgia O'Keeffe Museum
Dono della Burnett Foundation
© 2009 Georgia O’Keeffe Museum /
© Georgia O'Keeffe by SIAE 2011
13
Georgia O’Keeffe
On the Old Santa Fe Road (Sulla
vecchia strada di Santa Fe),
1930-1931
Olio su tela, 40,6 X 76,2 cm
Santa Fe, Georgia O'Keeffe Museum
Dono della Burnett Foundation
© 2009 Georgia O’Keeffe Museum /
© Georgia O'Keeffe by SIAE 2011
14
Georgia O’Keeffe
Calla Lilies on Red (Calle su fondo
rosso), 1928
Olio su tela, 81,6 x 43,5 cm
Santa Fe, Georgia O’Keeffe Museum
Dono di Anne Windfohr Marion
© 2009 Georgia O’Keeffe Museum /
© Georgia O'Keeffe by SIAE 2011
15
Georgia O’Keeffe
Summer Days (Giorni estivi), 1936
Olio su tela, 91,4 x 76,2 cm
New York, Whitney Museum of
American Art
Dono di Calvin Klein
Photography by Sheldan C. Collins
© 2009 Georgia O’Keeffe Museum /
© Georgia O'Keeffe by SIAE 2011
16
Georgia O’Keeffe
Horse's Skull on Blue (Teschio di
cavallo su sfondo blu), 1931
Olio su tela, 76,2 x 40,6 cm
Tempe, Collection of Arizona State
University
Art Museum
Dono di Oliver B. James
© 2009 Georgia O’Keeffe Museum /
© Georgia O'Keeffe by SIAE 2011
Sezione 04 – Gli ultimi anni
17
18
Georgia O’Keeffe
In the Patio 1 (Nel patio I), 1946
Olio su carta, 76,2 x 61 cm
San Diego, San Diego Museum of Art
Dono di Mr. and Mrs Norton S.
Walbridge
© 2009 Georgia O’Keeffe Museum /
© Georgia O'Keeffe by SIAE 2011
Georgia O’Keeffe
Black Rock on Red (Roccia nera su
sfondo rosso), 1971
Olio su tela, 76,2 x 66 cm
Santa Fe, Georgia O'Keeffe Museum
Dono della Burnett Foundation e della
Georgia O'Keeffe Foundation
© 2009 Georgia O’Keeffe Museum /
© Georgia O'Keeffe by SIAE 2011
19
Georgia O’Keeffe
Untitled (City Night) (Senza titolo –
Notturno cittadino), Anni Settanta
Olio su tela, 210,8 x 121,3 cm
Santa Fe, Georgia O'Keeffe Museum
Dono della Georgia O'Keeffe
Foundation
© 2009 Georgia O’Keeffe Museum /
© Georgia O'Keeffe by SIAE 2011
20
Georgia O’Keeffe
Abstraction (Astrazione), 1946
(fusione 1979-1980)
Bronzo laccato bianco, 91,4 x 91,4 x
11,4 cm
Santa Fe, Georgia O'Keeffe Museum
Dono della Georgia O'Keeffe
Foundation
© 2009 Georgia O’Keeffe Museum /
© Georgia O'Keeffe by SIAE 2011
Fotografie
01
Alfred Stieglitz
Georgia O'Keeffe, After Return from
New Mexico (Georgia O’Keeffe al
ritorno dal New Mexico), 1929
Stampa alla gelatina d'argento, 7,8 x
11,7 cm
Santa Fe, Georgia O'Keeffe Museum
Dono della Georgia O'Keeffe
Foundation
© 2009 Georgia O’Keeffe Museum /
© Georgia O'Keeffe by SIAE 2011
02
Alfred Stieglitz
Georgia O'Keeffe, 1935
Stampa alla gelatina d'argento, 22,2 x
14,9 cm
Santa Fe, Georgia O'Keeffe Museum
Dono della Georgia O'Keeffe
Foundation
© 2009 Georgia O’Keeffe Museum /
© Georgia O'Keeffe by SIAE 2011
03
Maria Chabot
Georgia O'Keeffe Writing Daily Letter
to Alfred Stieglitz /Georgia O’Keeffe
scrive la lettera quotidiana ad Alfred
Stieglitz), 1944
Stampa fotografica, 12,7 x 8,9 cm
Santa Fe, Georgia O'Keeffe Museum,
Maria Chabot Archive Dono di Maria
Chabot
© 2009 Georgia O’Keeffe Museum /
© Georgia O'Keeffe by SIAE 2011
La storia della Fondazione Roma trae origine nel 1539 dalla nascita del Monte di Pietà di Roma,
istituito con Bolla Pontificia di Paolo III al fine di combattere la pratica dell’usura, e prosegue nel
1836, per iniziativa di benemeriti cittadini, attraverso la costituzione, approvata con rescritto
pontificio di Gregorio XVI, della Cassa di Risparmio di Roma, che nel 1937 incorporò il Monte di
Pietà. La storia ha visto in seguito il sorgere della Fondazione Cassa di Risparmio di Roma, che
nei primi anni ’90, in attuazione della Riforma “Amato”, ha ereditato le originarie finalità di utilità
sociale della Cassa di Risparmio. Nel 2007 la Fondazione Cassa di Risparmio di Roma cambia
denominazione in Fondazione Roma, allo scopo di evidenziare fin nel nome l’evoluzione identitaria
avvenuta con la separazione dell’attività bancaria da quella filantropica, entrando così a pieno titolo
nella categoria delle fondazioni di diritto comune, quale soggetto preposto all'organizzazione delle
libertà sociali. La Fondazione Roma rappresenta pertanto l’ultima tappa di un lungo percorso che
si dipana attraverso circa 500 anni di storia, durante i quali, nel perseguimento delle tradizionali
finalità istituzionali, essa si è profondamente trasformata e rinnovata, adeguando le iniziative di cui
è protagonista in funzione del mutato contesto socio-economico: una testimonianza tangibile, fatta
di progettualità attiva e risultati concreti, del legame che la unisce da sempre alla Città Eterna ed al
più ampio territorio di riferimento. Sotto la presidenza del Prof. Avv. Emmanuele F.M. Emanuele, la
Fondazione Roma ha avviato una nuova modalità di intervento, orientata alla realizzazione di
iniziative strutturali, la maggior parte delle quali a carattere continuativo, per rispondere alle grandi
“emergenze” del territorio di operatività, che comprende la città di Roma e la sua provincia, le
province di Latina e Frosinone. Abbandonata definitivamente la modalità dell’“erogazione a
pioggia”, la Fondazione Roma ha progressivamente privilegiato l’opzione per il modello operativo,
che le ha consentito di sviluppare una capacità progettuale autonoma, realizzando, in ciascuno dei
cinque settori di intervento in cui è attiva – Sanità; Ricerca scientifica; Istruzione; Arte e cultura;
Assistenza alle categorie sociali deboli – iniziative di grande valore sociale. Attraverso il confronto
costante, dinamico e costruttivo con le Istituzioni, le associazioni, gli enti pubblici ed i soggetti
privati, e le realtà che operano, sia a livello locale che nazionale, nel Terzo Settore, la Fondazione
Roma vive oggi una “piena cittadinanza” all’interno della dimensione della “socialità”,
costituzionalmente riconosciuta e tutelata attraverso il principio di sussidiarietà, partecipazione
concreta e propositiva. Ascolto, dialogo, impegno sono i suoi tratti distintivi, che si traducono in
iniziative ed interventi a favore del benessere della collettività, esempi di best practice concepiti
nella prospettiva della costruzione della nuova welfare community.
Fondazione Roma
Via Marco Minghetti, 17
00187 Roma
T. 06 6976450
www.fondazioneroma.it
La Fondazione Roma Arte-Musei, in breve “Musarte”, nasce per rendere più strutturata l’attività
svolta nel campo della cultura dal Museo della Fondazione Roma, che dal 1999 ad oggi ha
realizzato oltre 35 esposizioni temporanee, in collaborazione con i più prestigiosi musei italiani e
stranieri ed è presente a Roma con i due spazi espositivi prospicienti di Palazzo Sciarra e Palazzo
Cipolla - lungo la centrale Via del Corso - offrendo mostre dedicate rispettivamente all’arte classica
e a quella contemporanea. Fanno parte della Fondazione Roma Arte-Musei, oltre alla Fondazione
Roma, la Fondazione Roma Mediterraneo e la Fondazione Roma Terzo Settore. Ente morale
senza fini di lucro, ha come finalità la promozione e la realizzazione di iniziative artistiche e
culturali, consapevole che l’arte e la cultura, nelle loro molteplici forme e manifestazioni, svolgono
un ruolo di primo piano per la crescita integrale della Persona. La Fondazione Roma Arte-Musei
opera in cinque aree culturali, corrispondenti a cinque differenti Muse: le Arti Visive, la Poesia, la
Musica, il Teatro, l’Editoria. La Fondazione crea e realizza attività museali ed espositive, in forma
permanente o temporanea; iniziative letterarie, musicali e teatrali; eventi di socializzazione, quali
convegni, studi, ricerche, corsi di formazione, approfondimenti didattici di tipo divulgativo e
turistico. Opera altresì nel settore dell’editoria, realizzando pubblicazioni e prodotti multimediali di
contenuto artistico e culturale. Le iniziative di cui la Fondazione è artefice mirano ad accrescere
l’offerta culturale del Paese e sono gestite autonomamente o in collaborazione con enti ed
istituzioni, pubblici e privati - sia nazionali che internazionali - i cui programmi e progetti
perseguono finalità coerenti alle proprie.
Fondazione Roma - Arte - Musei
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ELENCO DELLE ESPOSIZIONI TEMPORANEE REALIZZATE DAL 1999 AD OGGI
1. Una Collezione da scoprire: Capolavori dal ’500 al ’700 dell’Ente Cassa di Risparmio
di Roma (1999)
2. Via del Corso
Una strada lunga 2000 anni (1999)
3. Da Poussin agli impressionisti
Capolavori francesi (1999-2000)
4. I Macchiaioli
Origine a affermazione della macchia 1856-1870 (2000)
5. Il ’900 scolpito da Rodin a Picasso (2000)
6. Paper Road (2001)
7. D’Annunzio
L’uomo, l’eroe, il poeta (2001)
8. Tesori nascosti (2001)
9. Erté
Fascino e Seduzione Déco (2001)
10. La Gloria di New York
Artisti Americani dalla collezione Ludwig (2001-2002)
11. La Campagna Romana da Hackert a Balla (2001-2002)
12. Dal Futurismo all’Astrattismo
Un percorso d’avanguardia nell’arte italiana del primo Novecento (2002)
13. Verso il Futuro
Identità nell’Arte Italiana 1990 - 2002 (2002)
14. Max Ernst ed i suoi amici surrealisti (2002)
15. La Famiglia nell’Arte
Storia e immagini nell’Italia del XX secolo (2002-2003)
16. Kéramos
Ceramica nell’arte italiana 1910 - 2002 (2002-2003)
1
17. La Spagna dipinge il Novecento
Capolavori del Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía (2003)
18. Movimento Arte Concreta (2003)
19. Fabergé (2003-2004)
20. Ori d’Artista
Il Gioiello nell’arte italiana 1900-2004 (2004)
21. Kazimir Malevič
Oltre la figurazione oltre l’astrazione (2005)
22. Corpora
La vertigine dell’infinito (2005)
23. Umberto Mastroianni
Scultore europeo (2005-2006)
24. La Roma di Piranesi
La città del Settecento nelle Grandi Vedute (2006-2007)
25. L’Arte Animalier nel ’900 italiano
Pittori e Scultori alla Corte di Diana (2007)
26. Capolavori dalla Città Proibita
Qianlong e la sua Corte (2007-2008)
27. Il ’400 a Roma
La Rinascita delle Arti da Donatello a Perugino (2008)
28. Da Rembrandt a Vermeer
Valori civili nella pittura fiamminga e olandese del ’600 (2008-2009)
29. Hiroshige
Il maestro della natura (2009)
30. Niki de Saint Phalle (2009-2010)
31. Edward Hopper (2010)
32. Sante Monachesi (2010)
33. Il Teatro alla Moda
Costume di Scena. Grandi Stilisti (2010)
34. Echaurren | Crhomo Sapiens (2010-2011)
35. Roma e l’Antico
Realtà e Visione nel ’700 (2010-2011)
36. Gli irripetibili anni ’60
Un dialogo tra Roma e Milano (2011)
2
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