primi studi, la sua puerizia, la sua terra natale, la sua patria grande, l'amore — lo studio — per questa e per quella, questo studioso amore tradotto in attività politica e letteraria, queste attività tutte miranti alla soluzione del problema — tremendo problema — di fare, di educare, gl'Italiani : questi, questo l'argomento dell'opuscolo oraziano di Giustino Fortunato: Orazio e le sue odi niente altro che il pretesto. Puerizia: Il giardino paterno di Eionero, nelle vacanze avanti il '60 : « tornare dopo quattro anni di acerba lontananza al paterno giardino, con le siepi di bossi intorno alle aiuole geometriche piene di tulipani, e il boschetto di agrifogli semprevivi e di elei, risonante all'alba e al tramonto del cinguettio di un branco di passere, che di quelle piante avevano fatto il loro asilo notturno ». La casa materna a Venosa rivista nelle gite lontane: «più volte, fanciullo ero stato a Venosa con mia madre nell'ampia sua casa paterna, nota nei dintorni per una grande cova di canarini il cui color grigio chiaro e il dolce gorgheggiare mi facevano andare in visibilio ». I maggiori dell'un ramo e dell'altro rammemorati al piccino o visti da lui : « il primo nato de' miei in Rionero, discepolo di Antonio Genovesi, dottore in legge e membro della municipalità repubblicana dei '99 » ; il prozio vescovo rivissuto nel nome, ma non nelle idee, dal vecchio zio « classico nel pensiero . . . illuminista e razionalista nella pratica », che « aveva assai spesso su le labbra i nomi del Locke e del B a y l e . . . e in permanenza, su lo scrittoio, uno o l'altro volume del Giannone » ; la mamma della mamma « vedova da più tempo a cui devotamente obbedivano i quattro figli maschi » ; il superstite degli zii materni « papista e legittimista arrabbiato » che non vuol veder a casa sua il « neo-liberale nipote » ; il padre, « borbonico » e zelante della ortografia, per esercizio della quale detta per « interminabili ore» ai figli pagine e pagine del Primato) «le severe parole che udì un giorno proferirgli suo padre, faccia