P
PUBBLICAZIONE TRIMESTRALE
A C U R A D E L L’ U N I O N E
Economia piemontese:
ripresa solo dal 2003
L’analisi dell’ultimo trimestre rappresenta l’occasione per tracciare un
consuntivo dell’anno appena trascorso: il ciclo economico del 2001, come
evidenziato nei precedenti numeri di Piemonte Congiuntura, era in una
fase di debolezza ben prima dell’emersione destabilizzante della minaccia
terroristica. È innegabile che quest’ultima abbia costituito un fattore di
amplificazione del clima di incertezza, nonché la causa diretta di alcuni
fenomeni negativi di ampia portata su diversi settori dell’economia, in
particolare quelli legati alla dinamica di consumi e dunque più sensibili
ai comportamenti dei consumatori.
In questo contesto, dopo aver concluso un ottimo 2000, l’economia
piemontese ha rallentato la corsa fin dai primi mesi del 2001.
ANDAMENTO ORDINI 2001
Fonte: Prometeia.
La curva del ciclo, in calo dal quarto trimestre 2000, ha proseguito
la sua fase discendente registrando valori positivi solo nei primi tre mesi
del 2001. Infatti già a partire dal periodo aprile-giugno l’andamento
tendenziale della produzione industriale si era attestato sui livelli vicini
allo zero per poi scendere in negativo nel terzo e nel quarto trimestre
rispettivamente di -3,3% e di -5,6%. La variazione media annua
2001/2000 che ne risulta è pari a -1,5%.
Il rallentamento della produzione industriale piemontese, già iniziato
prima dell’estate, ha senz’altro risentito dell’effetto “atti terroristici”, ma
risulta particolarmente difficile distinguere in questo calo l’apporto delle
due diverse componenti, flessione del ciclo produttivo e ripercussioni
delle vicende internazionali.
La difficile situazione mondiale ha avuto effetti immediati sugli ordini
dall’estero raccolti dalle imprese piemontesi. Come si evince dal grafico,
dopo un primo trimestre ancora all’insegna della crescita, seppur decisamente inferiore rispetto alla fine del 2000, la domanda estera è stata registrata in diminuzione nel periodo aprile-settembre, per poi recuperare in
termini congiunturali solo negli ultimi tre mesi.
Per quanto concerne l’andamento della produzione e degli altri indicatori di prestazione, il quadro settoriale è apparso estremamente differenziato: con la sola esclusione dei comparti Alimentare e Costruzioni
macchine ed apparecchiature, il minimo comune denominatore è stato
una generalizzata tendenza ad un costante peggioramento.
Le prospettive a breve termine del trend economico del Piemonte,
in linea con quanto accadrà a livello italiano ed europeo, completano uno
scenario che, per il biennio 2001-2002, evidenzia un deciso rallentamento
rispetto ai risultati raggiunti nel 2000.
Tutte le più autorevoli fonti sono concordi nel ritenere che una stabile
ripresa in Italia si verificherà solo a partire dal 2003; le variazioni del Pil
previste per il Piemonte (2003: +2,4% / 2004: +2,8%) appaiono però
lievemente inferiori a quelle nazionali (2003: +2,6% / 2004: +3,0%).
C A M E R E C O M M E RC I O
IV/O1
IEMONTE
CONGIUNTURA
DEL
PIEMONTE - ANNO 5
N.
19
Chiusura d’anno ancora
negativa per la produzione
industriale piemontese
Dall’analisi dei risultati
della “121ª Indagine
Congiunturale sull’Industria
Manifatturiera Piemontese”,
realizzata da Unioncamere
Piemonte con riferimento al
quarto trimestre 2001, emerge
con chiarezza il calo del ciclo
produttivo, sceso ormai ai
livelli del quarto trimestre
1996.
La variazione su base
annua registrata nel periodo
ottobre-dicembre è stata pari
al -5,6%, calo che segue ad un
valore già ampiamente negativo del secondo trimestre
(-3,3%) e che si auspica possa
essere il più basso del ciclo
produttivo attuale. Resta il
fatto che il rallentamento della
seconda parte dell’anno ha
pesantemente condizionato la
media annua, calcolata al
-1,5% (è appena il caso di
ricordare che nel 2000 era
stata pari al +5,9%).
Gli indicatori congiunturali,
invece, mostrano segnali
di recupero sul trimestre
estivo: variazione della
produzione sul trimestre
precedente +5,8%.
Anche sul fronte nuovi
ordinativi si segnalano alcuni
cenni di ripresa sul periodo
luglio-settembre: dal mercato
nazionale si registra una variazione del +5,1%, mentre da
quello internazionale, dopo
due trimestri in deciso calo, la
crescita risulta del +7,6%.
Naturalmente, si tratta di un
dato congiunturale confrontato con il periodo estivo,
durante il quale subisce un
rallentamento anche la raccolta degli ordini.
Nell’ambito dei grandi settori industriali le variazioni
tendenziali appaiono quasi
tutte negative ad esclusione
del comparto alimentare
(+5,6%), chimico (+1,2%) e di
quello costruzione macchine
e apparecchi meccanici
(+2,4%), che peraltro ha registrato buone performances
per tutto l’anno. Decisamente
allarmanti, invece, le prestazioni dei comparti costruzioni
prodotti in metallo (-9,5%),
meccanica di precisione
(-15,8%) e mezzi di trasporto
(-14,6%); quest’ultimo in particolare segnala il terzo calo
consecutivo. Sul fronte previsionale il settore mezzi di trasporto appare più ottimista
registrando una variazione
ANDAMENTO DELLA PRODUZIONE INDUSTRIALE IN PIEMONTE
10,0
5,0
0,0
-5,0
-10,0
III
IV
I
II
III
IV
I
III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV
95 95 96 96 96 96 97 97 97 97 98 98 98 98 99 99 99 99 00 00 00 00 01 01 01 01
95
95
96
96
96
96
97
+6,5
+5,0
-1,0
-0,5
-4,0
-7,0
+0,4
II
III
IV
I
II
III
IV
97
97
97
98
98
98
98
+3,8
+7,3
+7,5
+4,7
+1,4
-0,9
-2,2
I
II
III
IV
I
II
III
99
99
99
99
00
00
00
-4,1
-2,5
-0,4
+4,7
+6,3
+5,5
+7,7
IV 00
I 01
II 01
III 01
IV01
+3,9
+3,3
-0,4
-3,3
-5,6
Fonte: Unioncamere Piemonte, 121a indagine congiunturale sull’industria manifatturiera piemontese.
PA G I N A 2 - P I E M O N T E C O N G I U N T U R A - U N I O N C A M E R E
degli ordinativi dal mercato
nazionale del +21,2% e da
quello estero del +28,8%
(percentuali anche in questo
caso fortemente influenzate
dalla stagionalità).
Il calo della produzione
è avvertito dalle aziende di
quasi tutte le classi dimensionali con particolare rilevanza
per quelle con oltre 500
addetti (-12,8%); solo le
imprese appartenenti alla
fascia 200-500 addetti mostrano una certa tenuta (+1,1%).
Nel trimestre la più elevata
capacità di utilizzo dei
macchinari va attribuita principalmente alle aziende del
settore Alimentare (82% circa
della potenzialità); la media
del totale settori si attesta
invece intorno al 72%, in
linea con quanto già rilevato
nello scorso trimestre.
Dopo alcuni mesi di
tendenze al miglioramento
della situazione occupazionale, nell’ultimo trimestre
dell’anno la variazione percentuale del numero di addetti riferita al campione di
aziende intervistate risulta
negativa dell’1%; questa
situazione appare generalizzata per tutti i settori merceologici intervistati e per tutte le
classi dimensionali.
La disaggregazione
provinciale dell’andamento
della produzione industriale
tendenziale mostra indicatori
in diminuzione per tutte le
aree, ad esclusione di Asti che
registra una variazione su
base annua del +1,3% e di
Cuneo (+1,1%).
Ma vediamo ora nel dettaglio le singole economie provinciali.
economici rispetto all'analogo
periodo del 2000: la variazione della produzione registra
un valore decisamente negativo, del -3,6%. Un forte recupero si rileva invece rispetto
al trimestre precedente:
produzione in aumento
dell’11,4%, dato influenzato,
come è ovvio, del confronto
con il trimestre estivo.
L'andamento congiunturale
negativo ha trovato conferma
anche nel grado di utilizzazione degli impianti, sfruttati
solo al 70% circa della loro
potenzialità.
In netta diminuzione sono
risultati i livelli occupazionali
rilevabili dal campione: -2,6%.
Questo valore è influenzato
negativamente (circa -1%)
dalle cessazioni dei rapporti
di lavoro a tempo determinato cosiddette fisiologiche,
riguardanti i lavoratori stagionali del settore alimentare.
Sicuramente incoraggianti
sono i dati relativi alla
domanda globale: dopo il
consistente calo rilevato nel
terzo trimestre (oltre dieci
punti percentuali sia dal mercato interno che da quello
estero), i nuovi ordinativi
sono infatti cresciuti in
entrambe le componenti
(domanda nazionale +14,8%,
domanda estera +3,9%).
Nel trimestre in esame si è
registrato un lieve aumento
dei costi complessivi aziendali
ANNO 5
(+0,12%), in misura più contenuta rispetto ai due trimestri
precedenti. I prezzi di vendita
sono invece diminuiti dello
0,10% nei confronti del trimestre precedente, mentre su
base annua vi è stato un
incremento dello 0,40%.
Asti
Nonostante il clima di opinioni non troppo ottimistico
sull’andamento della produzione industriale nel IV trimestre, l’indagine congiunturale
camerale evidenzia un rallentamento meno accentuato: i
dati, ponderati sugli addetti,
risentono del minor peso
assunto dal comparto meccanico che ha scontato, negli
ultimi anni, una graduale e
continua emorragia occupazionale. Nell’ultimo trimestre
dell’anno, il tasso di crescita
della produzione industriale
della provincia di Asti fa rilevare, rispetto al trimestre
precedente, una variazione
pari al +5% e, rispetto allo
stesso periodo dell’anno
precedente, +1,34%.
A questo risultato hanno
contribuito i singoli comparti
19
Fonte: Unioncamere Piemonte, 121a indagine congiunturale sull’industria manifatturiera piemontese.
IV/2001
in modo nettamente differenziato: i progressi sono attribuibili ad alimentare, metalmeccanica strumentale, industria chimica, industria del
vetro e del materiale da
costruzione, il rallentamento
invece ad elettromeccanico,
tessile-abbigliamento, industria della gomma.
L’indicatore del grado
medio di utilizzazione degli
impianti, risultante ad inizio
anno intorno all’80%, manifesta una lieve flessione nell’ultimo trimestre, con un rapporto percentuale sulla capacità
potenziale degli impianti
pari al 79%.
Il mercato interno, in lieve
diminuzione nei primi nove
mesi del 2001, ha evidenziato
nel quarto trimestre un accenno di ripresa (+6,1%).
Gli ordinativi dall’estero
sono aumentati nel quarto
trimestre dell’anno registrando una variazione positiva
del +5,4%.
La variabile occupazione
inizia a risentire delle crisi di
settore denunciando, a fine
anno, una diminuzione dello
0,6%. I ridimensionamenti
degli organici hanno coinvolto il tessile-abbigliamento, il
settore legno, il comparto
meccanico ed elettromeccanico, le industrie chimiche,
delle materie plastiche, del
vetro, dei materiali da
costruzione.
ANDAMENTO DELLA PRODUZIONE INDUSTRIALE NELLE PROVINCE PIEMONTESI
Alessandria
L'industria manifatturiera
nell'ultimo trimestre 2001 ha
evidenziato preoccupanti
segnali di cedimento, confermando purtroppo le tendenze
già riscontrate nel precedente
trimestre.
Dai risultati dell'indagine
campionaria camerale è infatti
emerso un consistente peggioramento degli indicatori
N.
PA G I N A 3 - P I E M O N T E C O N G I U N T U R A - U N I O N C A M E R E
Biella
Anche i dati relativi
all’Indagine congiunturale del
settore manifatturiero biellese
parlano chiaro e fanno registrare un netto calo del ciclo
congiunturale: la variazione
della produzione industriale
rispetto allo stesso trimestre
dello scorso anno è pari al
-5,7%.
L’indice della produzione
industriale in base 1995=100 si
attesta intorno a 96, vicino ai
livelli dell’ultimo trimestre del
1998, valore più basso dell’intero periodo preso in considerazione.
Il quadro economico emerso dall’indagine congiunturale
sull’industria manifatturiera
biellese (svolto su un campione rappresentativo di oltre
8.000 addetti) sottolinea come
le difficoltà negli Stati Uniti e in
Europa si siano fatte sentire
soprattutto per le imprese più
piccole e meno strutturate, con
marchi poco riconoscibili per i
consumatori internazionali.
Si delinea, in modo preoccupante, la costante flessione
degli ordinativi, che risultano
in forte calo, per il terzo trimestre consecutivo, sia dal mercato interno (-8,1%), sia da
quello estero (-6,6%). Il periodo di produzione assicurato
dal portafoglio continua a permanere basso assestandosi in
50 giorni circa. Il grado di utilizzazione degli impianti è
sceso nel giro di tre mesi
dall’81% rilevato in settembre
al 77% circa del potenziale. Le
giacenze di prodotti destinati
alla vendita risultano nel trimestre normali per il 78%
degli intervistati; l’approvvigionamento delle materie
prime è giudicato difficile solo
dal 3% degli intervistati (era il
13% nel terzo trimestre).
La dinamica positiva dei
costi pare, in quest’ultima
parte dell’anno, attenuarsi:
si registrano in crescita in
complesso, rispetto al precedente trimestre, solo dello
0,3% (costi manodopera
+0,2%, materiali impiegati 0,3%, presumibilmente grazie
al rientro della crisi petrolifera, altri costi +0,3%); nello
ANNO 5
stesso intervallo temporale,
calano, ancora una volta, i
listini di vendita di ben due
punti percentuali. I conseguenti effetti sui margini si
possono immaginare.
Dopo quattro trimestri consecutivi di crescita occupazionale, gli intervistati denunciano
un calo dell’1,4% dei propri
organici (occorre precisare, che
il dato riguarda 8.000 addetti
appartenenti al campione).
sviluppo dell’attività produttiva rispettivamente di +9,2% e
+2,7% circa rispetto allo stesso
trimestre dello scorso anno;
negative invece le prestazioni
delle aziende di medie e
grandi dimensioni.
In contrasto con quanto
rilevato a livello regionale, la
dinamica della domanda
appare stazionaria sul fronte
nazionale (-0,1%) ed in calo
su quello estero (-2,4%).
Il grado di utilizzazione
degli impianti è salito dal
79% del terzo trimestre 2001
all’82,4% del quarto trimestre,
attestandosi decisamente
al di sopra della media
regionale.
Dopo il recupero registrato
nello scorso trimestre, le
imprese intervistate hanno
denunciato un calo
dell’occupazione nella misura
del 2,2%, in linea con quanto
avvenuto a livello piemontese
ed italiano.
Cuneo
La provincia di Cuneo si
annovera fra le due aree che
registrano minori difficoltà. La
produzione industriale rilevata dalle aziende del campione
intervistato è in aumento,
rispetto allo stesso trimestre
dello scorso anno, dell’1,1%
circa, dinamica opposta alla
media regionale. Andamento
maggiormente positivo
mostra il dato congiunturale,
che cresce in termini percentuali di circa sei punti.
A trainare la dinamica produttiva tendenziale è stato
principalmente il settore
Alimentare (+13%). Buoni
risultati si sono registrati
anche per gli altri settori, con
valori più o meno elevati.
I risultati positivi provengono dalle imprese più piccole
(da 10 a 19 addetti e tra 20 e
99 addetti) che registrano uno
Novara
Per le imprese manifatturiere della provincia di
Novara, il 2001, iniziato
all’insegna della cautela, si è
chiuso con un deciso
peggioramento dei principali
indicatori congiunturali,
sulla scia di quanto accaduto
a livello nazionale ed
internazionale.
N.
19
IV/2001
I risultati dell’indagine
congiunturale hanno evidenziato, per il terzo trimestre
consecutivo, flessioni nei
volumi di output realizzati
dalle imprese: la produzione
è calata dell’1,7% nel II trimestre e dello 0,7% nel III, ed
ha perso ulteriori 2,4 punti
percentuali tra ottobre e
dicembre, sempre rispetto
allo stesso periodo dell’anno
precedente. La contrazione
dei volumi produttivi, peraltro, si è estesa a tutto il
comparto manifatturiero, interessando anche le imprese
del metalmeccanico, settore
portante dell’economia provinciale, la cui produzione è
diminuita, su base tendenziale
annua, del 2,4%.
Il grado di utilizzo della
capacità produttiva non ha
conosciuto variazioni significative in corso d’anno ed ha
chiuso il 2001 con un valore
medio del 75%, in flessione
rispetto al IV trimestre 2000,
quando lo sfruttamento della
capacità produttiva era
attorno al 77,4%.
L’attività di raccolta di
nuovi ordinativi è andata
meglio rispetto a quanto
emerso in occasione della
rilevazione precedente:
su base trimestrale, infatti, le
acquisizioni di nuove commesse sono aumentate
dell’1,1% sul fronte interno e
dello 0,6% su quello estero,
ma si deve tenere conto che
la base per il confronto,
vale a dire il periodo lugliosettembre, è sempre caratterizzato da livelli di attività
piuttosto contenuti.
RISULTATI DELL’INDAGINE CAMPIONARIA RELATIVA AL IV TRIMESTRE 2001
VARIAZ. % PRODUZIONE
sul trimestre
precedente
sullo stesso
trimestre 2000
GRADO DI
UTILIZZAZIONE
DELLA CAPACITA'
PRODUTTIVA
VARIAZ.
NUOVI ORDINATIVI %
dal mercato
nazionale
dal mercato
internazionale
VARIAZ. %
OCCUPAZIONE
sul trimestre
precedente
Per settore
Chimico e fibre artificiali, sintetiche
Costruz. prodotti in metallo
Costruz. macchine e apparecchi mecc.
Meccanica di precisione
Elettricità ed elettronica
Mezzi di trasporto
Alimentare
Tessile
Legno
Gomma
+0,0
+1,0
+1,9
-7,8
+4,6
+17,9
+12,8
+3,0
+1,8
-2,6
+1,2
-9,5
+2,4
-15,8
-1,9
-14,6
+5,6
-5,5
-2,8
-8,9
72%
70%
72%
66%
80%
66%
82%
78%
73%
69%
-5,2
-1,4
+6,7
-0,8
-0,7
+21,2
+3,8
-8,4
-11,1
-1,4
-4,2
-0,1
+5,5
-4,9
+2,8
+28,8
+2,1
-9,6
-9,8
+0,3
-0,8
-0,9
-0,6
-0,7
-1,0
-0,4
-2,9
-1,3
-3,6
-1,5
Per classe dimensionale
10 - 19 addetti
20 - 99 addetti
100 - 199 addetti
200 - 500 addetti
oltre 500 addetti
+0,7
+0,2
+3,5
+5,2
+16,5
-3,2
-3,8
-3,4
+1,1
-12,8
68%
71%
77%
82%
70%
-3,0
-1,0
-2,8
+4,2
+20,7
+0,0
+1,4
-2,2
+0,4
+25,9
-1,6
-0,7
-1,1
-0,9
-1,1
Totale
+5,8
-5,6
72%
+5,1
+7,6
-1,0
Fonte: Unioncamere Piemonte, 121a indagine congiunturale sull’industria manifatturiera piemontese.
PA G I N A 4 - P I E M O N T E C O N G I U N T U R A - U N I O N C A M E R E
ANNO 5
ANDAMENTO DELL’OCCUPAZIONE INDUSTRIALE NELLE PROVINCE PIEMONTESI
N.
19
IV/2001
ri economici fra i vari
comparti; tendenzialmente i
valori sono negativi, ad
eccezione dei settori del
legno e della carta che
registrano un dato positivo.
Le previsioni relative ai
primi mesi del 2002
sembrano invece riportare
segnali di ottimismo che
lasciano sperare che la
flessione produttiva degli
ultimi mesi 2001 possa essere
episodica, e non una vera e
propria inversione del ciclo
congiunturale.
Vercelli
Fonte: Unioncamere Piemonte, 121a indagine congiunturale sull’industria manifatturiera piemontese.
Torino
Il 2001 si chiude con
un brusco calo della produzione industriale nell’area
torinese: - 8,2% nei confronti
dello stesso trimestre dell’anno precedente. Occorre
risalire al 1993 per trovare un
risultato analogo (-10% nel
periodo settembre– dicembre). Da primissime stime,
la variazione annua dovrebbe
aggirarsi sul -2,7% rispetto
al 2000.
Continua il trend negativo
dei mezzi di trasporto
(-16% sul corrispondente
periodo 2001); tuttavia anche
gli altri settori subiscono delle
pesanti battute d’arresto
(-12,3% la costruzione di prodotti in metallo e -7,6% la
gomma). Gli unici settori in
controtendenza appaiono
l’alimentare (+2,6%) e l’editoria (+2,9%).
Analizzando i dati per
livello dimensionale, le
aziende di piccola e grande
dimensione subiscono le
flessioni più consistenti
(rispettivamente del -7,3%
e del -15%), mentre la fascia
da 200 a 500 addetti
manifesta una variazione
del +3,1%.
Brutte notizie anche
sul fronte occupazionale:
si registra ancora una volta un
calo pari al -0,8% sul trimestre
precedente (-0,9% la volta
scorsa). Le performances
peggiori vengono evidenziate
dall’elettricità – elettronica
(-1,1%) e dalla costruzione
di prodotti in metallo
(-1,2% nei confronti del trimestre precedente); l’alimentare
è l’unico settore a realizzare
un aumento (+0,2%).
Per quanto concerne
la domanda, gli ordinativi
interni fanno segnare una
variazione del +7,5% sui tre
mesi precedenti.
La performance migliore
viene realizzata dal comparto
automobilistico (+22,4%
sul trimestre precedente), a
seguito del lancio sul mercato
di una nuova gamma di
autovetture. In crescita
risultano pure i settori
alimentare (+5,7%) e della
costruzione di macchine
(+3,9%), mentre la costruzione dei prodotti in metallo
accusa una flessione del 5,1%.
Anche gli ordinativi
esteri manifestano una variazione positiva pari all’11,3%
nei confronti dei tre mesi
precedenti. Il comparto dei
mezzi di trasporto realizza
nuovamente l’incremento
più elevato (+30,5%).
Evidenziano nuovamente
una crescita l’alimentare e
l’elettricità – elettronica
(in entrambi i casi +4%),
mentre la costruzione di
prodotti in metallo subisce
un altro calo (-5%).
Verbania
Il quadro economico emerso dall’indagine congiunturale
sull’industria manifatturiera
della provincia di Verbania
ha evidenziato per quest’ultimo trimestre 2001 un tasso di
variazione negativo del 4,2%,
in linea con l’andamento economico regionale e nazionale.
Solamente nel periodo post
11 settembre sono emersi
questi segnali negativi, dopo
quasi due anni di crescita
positiva.
La domanda, sia interna
che estera ha risentito del
clima recessivo: la variazione
ordini interni è calata
dell’1,5% mentre quella estera
del 2,2%.
Come per lo scorso trimestre il periodo di produzione
assicurato dal portafoglio
ordini si mantiene sui tre
mesi, mentre il grado di utilizzazione degli impianti scende
di un punto percentuale attestandosi intorno al 75% della
loro potenzialità.
I costi totali crescono leggermente (+0,3%) e nella
stessa misura l'aumento si
riflette nella determinazione
dei prezzi di vendita.
La disaggregazione settoriale evidenzia un andamento
non omogeneo degli indicato-
La congiuntura
industriale vercellese ha
subito un deterioramento:
le cifre parlano di una
diminuzione della produzione
in termini tendenziali del
-1% ed un recupero rispetto
al trimestre estivo del
+7,4% circa (si tenga presente
a tal proposito dei fattori
di stagionalità legati alla
chiusura degli impianti nei
mesi estivi).
Gli ordinativi mostrano
una tendenza opposta:
all’incremento della
domanda interna (+5%)
si presenta infatti una
decisa diminuzione delle
vendite previste all’estero
del -13,7%.
In contrapposizione a
quanto registrato per tutte
le province piemontesi,
gli imprenditori vercellesi
hanno dichiarato un
incremento dei livelli
occupazionali pari al +0,5%
circa.
Nonostante le
precauzioni nel confronto
con i dati del trimestre
precedente, l’incremento
della produzione del metalmeccanico (+18,7%), unitamente alle previsioni
cautamente ottimistiche
manifestate dal comparto
per il prossimo semestre,
lasciano sperare per la ripresa
di un settore chiave per l’industria provinciale, duramente colpito dalla fase recessiva
nel corso dell’anno appena
trascorso.
PA G I N A 5 - P I E M O N T E C O N G I U N T U R A - U N I O N C A M E R E
Investimenti 2001:
sostanziale tenuta senza
un reale impulso allo sviluppo
Il 2001 viene archiviato
come un anno di sostanziali
difficoltà (la variazione media
della produzione nei quattro
trimestri si attesta a -1,5%).
In un quadro complessivamente negativo assume particolare rilevanza l’analisi degli
investimenti, vera cartina di
tornasole dello spirito di reazione e della solidità di un
sistema economico e della sua
classe imprenditoriale.
I dati sugli investimenti
delle imprese piemontesi raccolti tramite il questionario
dell’indagine congiunturale,
arricchito per l’occasione di
alcune domande specifiche,
presentano uno scenario che
si presta a letture differenti.
• La propensione all’investimento da parte delle imprese della nostra regione rimane
sui soddisfacenti livelli registrati nell’anno precedente,
anzi si riduce, seppur lievemente, la quota di aziende
che dichiarano di non aver
effettuato alcun investimento
(da 8% a 6% circa).
• La distribuzione percentuale delle imprese per
somme investite mostra peraltro rispetto al 2000 una maggiore incidenza della fascia
più bassa (al di sotto dei cinquecento milioni di lire: 55%
del totale, era 51% nel 2000) a
scapito di quelle più elevate;
si tratta naturalmente di capire
quanto un piano di investimento di modesta entità consenta ad un’impresa industriale di sfuggire agli intralci del
mercato e della crescente
concorrenzialità, oppure se
non rappresenti piuttosto un
intervento “obbligato” necessario anche alla sola sopravvivenza dell’azienda stessa.
• L’esame delle distribuzioni di frequenza relative alle
domande successive (tipologie e finalità degli investimenti) tendono in gran parte a rafforzare questa seconda più
pessimistica convinzione.
Dalle risposte fornite dal campione si evince che le voci
“Macchinari ed attrezzature”
ed “Impianti fissi” catalizzano
la maggioranza degli interventi effettuati; nell’84% dei casi
inoltre a queste due tipologie
di investimento viene associata la finalità di sostituzione di
impianti, da cui non emerge
dunque una reale spinta alla
crescita dell’impresa.
È interessante rilevare che
circa l’8% delle spese per
investimenti nel 2001 è stata
causata dell’esigenza di adeguamento all’euro: un passaggio obbligato che ha interessato il 26% delle aziende del
campione e che per molti può
essere stata l’occasione per
uno svecchiamento dei sistemi di gestione.
• Le tipologie e le finalità
che più spiccatamente indicano l’adozione di una politica
di sviluppo delle performances aziendali paiono confinate
ad un ruolo marginale.
L’impiego di risorse per il
lancio di nuovi prodotti
riguarda il 22% delle imprese
intervistate, l’espansione della
capacità produttiva il 30%; e
ancora, il numero di interventi
diretti alla ricerca e sviluppo,
attuati complessivamente dal
26% delle imprese intervistate,
non supera l’8% del totale
(2 punti in meno rispetto
all’anno precedente).
• Per quanto concerne le
modalità di copertura delle
spese in conto capitale, si conferma nella sostanza lo schema già consolidato negli anni
precedenti, peraltro con alcune piccole differenze. La propensione all’autofinanziamento rimane nettamente preponderante: nel corso del 2001 il
75% delle imprese del campione ha fatto ricorso a risorse
proprie per finanziare le spese
a lungo termine (quota in
lieve diminuzione rispetto al
78% registrato l’anno precedente); d’altro canto è aumentata la percentuale di aziende
che si rivolgono al credito
bancario (dal 44% al 47% del
campione) ed è diminuita sensibilmente la quota di coloro
che ottengono prestiti agevolati (16% degli intervistati,
erano il 23% nel 2000).
La riduzione delle risorse
proprie ed il conseguente
ricorso a finanziamenti esterni
è una tendenza ampiamente
ANNO 5
prevedibile in quanto dipende
direttamente dalla progressiva
erosione dei margini di guadagno rilevata con preoccupante persistenza da alcuni
trimestri: il costante aumento
dei costi alla produzione,
accompagnato dall’esigenza
di attuare forti politiche di
prezzo per contrastare la crescente concorrenza, finisce
per comprimere la capacità di
investire di molte aziende
(soprattutto quelle medio-piccole); viene così soffocata sul
nascere la possibilità di realizzare programmi di ampio
respiro finalizzati allo
sviluppo ed all’ampliamento
N.
19
IV/2001
dell’attività, e lo sforzo ad
investire pare ridursi agli
interventi di sostituzione non
evitabili e non procrastinabili.
In conclusione, si propone
un approfondimento sulla
propensione agli investimenti
rilevata nelle singole
province: Cuneo ed Asti fanno
segnare la minore incidenza
di risposte “nessun investimento” (2%), a Biella (come
nel 2000) si registra quella
più elevata (14%). La percentuale più alta di investimenti
di forte entità (oltre 500
milioni) viene rilevata a
Vercelli (50%), Torino (48%)
e Cuneo (44%).
DISTRIBUZIONE IMPRESE PER SOMME INVESTITE
Fonte: Infocamere, Movimpresa.
DISTRIBUZIONE PERCENTUALE DELLE IMPRESE
PER SOMME INVESTITE E PER PROVINCIA
Somme investite
AL
AT
BI
CN
NO
TO
VB
VC
nessun investimento
5%
2%
13%
2%
7%
5%
8%
5%
fino a 500 milioni
56%
60%
60%
54%
58%
47%
60%
45%
oltre 500 milioni
39%
37%
27%
44%
36%
48%
32%
50%
TIPOLOGIE DI INVESTIMENTI
Distribuzione % sul totale risposte
2000
2001
29%
19%
12%
n.d.
10%
31%
26%
18%
11%
8%
8%
29%
Macchinari e attrezzature
Elaboratori e sistemi elettronici
Impianti fissi
Adeguamento all’euro
Ricerca e sviluppo
Altro (Fabbricati, partecipazioni ecc.)
FINALITÀ DEGLI INVESTIMENTI
Distribuzione % sul totale risposte
Sostituzione impianti
Miglioramento processi23%
Miglioramento prodotti
Aumento capacità produttiva
Miglioramento gestione aziendale
Altro (innovazione di prodotto, risparmio energetico ecc.)
2000
2001
Previsioni 2002
23%
19%
13%
15%
13%
16%
24%
19%
14%
13%
13%
16%
22%
19%
14%
13%
13%
19%
PRINCIPALI CANALI DI FINANZIAMENTO
(% rispetto al totale imprese investitrici)
Autofinanziamento
Credito bancario
Credito agevolato
Credito del fornitore (> 180 gg)
Altro (Leasing, Aumenti di capitale ecc.)
2000
2001
78%
44%
23%
11%
16%
75%
47%
16%
12%
16%
N.B. La domanda consentiva risposte multiple
Fonte: Unioncamere Piemonte, 121a indagine congiunturale sull’industria manifatturiera piemontese.
PA G I N A 6 - P I E M O N T E C O N G I U N T U R A - U N I O N C A M E R E
ANNO 5
pesò certamente il fattore
psicologico legato alle vicende internazionali post-11 settembre) e quelle espresse
invece in gennaio 2002, il
miglioramento del quadro
complessivo appare evidente,
con saldi ottimisti-pessimisti
in netta ripresa: produzione
da -3% a +3%, occupazione
da -5% a -1%, domanda
interna da -15% a -1%,
domanda estera addirittura
da -14% a +7%.
Dopo un periodo di forte
incertezza legato agli
sviluppi bellici, durante il
quale forse ha trovato eccessivo spazio una certa tendenza all’esaltazione degli scenari
più catastrofici, è subentrata
ora una maggiore consapevolezza sulla sostanziale attuale
debolezza dell’economia
mondiale, troppo legata alle
sorti della locomotiva statunitense. Si è dunque tornati ad
una più corretta percezione
della fase ciclica negativa,
tutto sommato abbastanza
svincolata dalla precaria
situazione internazionale,
come del resto già gli
indicatori rilevati in luglio
2001 mostravano con
evidenza agli analisti più
attenti. Nei prossimi mesi
occorrerà inoltre valutare la
ricaduta sull’economia regionale della profonda crisi
argentina, sia come effetti
diretti legati agli oltre 150
milioni di euro di export delle
aziende del Piemonte verso
quel paese (lo 0,5% delle
esportazioni totali), sia per le
ripercussioni indirette sulla
ricchezza dei numerosissimi
investitori in possesso di
ingenti quantità di bond
argentini.
PREVISIONI PER IL SEMESTRE GENNAIO - GIUGNO 2002
Produzione
19
IV/2001
Osservatorio sul commercio:
vendite ferme e cautela
per l’immediato futuro
Previsioni 2002:
perdura il clima
di incertezza
Dalla 121ª indagine congiunturale di Unioncamere
Piemonte emerge un quadro
previsionale per il primo
semestre 2002 da cui
si possono trarre due indicazioni particolarmente
significative:
• La situazione appare
radicalmente mutata rispetto
a soli dodici mesi fa, quando
sull’onda delle performances
da record che avevano
segnato l’anno 2000 gli
imprenditori piemontesi si
erano concessi ampi slanci
di fiducia. I saldi ottimisti
pessimisti indicavano per
tutte le variabili rilevate bilanci ampiamente positivi, con
picchi particolarmente significativi per la produzione
(saldo +23%) e la raccolta
degli ordini dall’estero
(+24%). L’inizio del 2002
invece rappresenta nelle attese del mondo industriale piemontese un periodo di
profonda debolezza ed incertezza, nel quale prevale la
cautela nelle previsioni ed
aleggia un malcelato vento
di pessimismo.
• La seconda considerazione suggerita dai risultati
dell’indagine è che in effetti
appare ormai raggiunto con il
quarto trimestre 2001 il
punto di sella del ciclo congiunturale negativo e che fin
dai primi sei mesi del 2002 la
situazione dovrebbe lentamente migliorare, anche se,
nelle aspettative dei
principali analisti, la ripresa
dovrebbe completamente
dispiegarsi solo nella seconda
metà dell’anno. Se si
confrontano infatti le
previsioni formulate lo scorso
mese di ottobre (quando
N.
AUMENTO
STAZIONARIETÀ
DIMINUZIONE
SALDO
27%
49%
24%
+3%
Occupazione
13%
72%
15%
-2%
Ordinativi interni
26%
47%
27%
-1%
Ordinativi esteri
29%
48%
22%
+7%
Prezzi vendita
20%
62%
18%
+2%
Fonte: Unioncamere Piemonte, 121a indagine congiunturale sull’industria manifatturiera piemontese.
La situazione internazionale ha influito in maniera
oscillatoria sul clima di fiducia
delle famiglie italiane negli
ultimi tre mesi del 2001. In
ottobre l’indice ISAE aveva
risentito negativamente
dell’avvio delle manovre belliche in Afghanistan; in novembre invece la prospettiva di
una rapida soluzione della
guerra aveva permesso al
clima di fiducia di risollevarsi,
con particolare slancio
proprio a seguito della caduta
di Kabul e del regime talebano. Ma è nel mese di
dicembre che l’ottimismo
per le prospettive sulla situazione economica generale
hanno consentito una decisa
crescita dell’indicatore ISAE,
attestatosi ad un valore di
123,6 (il 2,7% in più rispetto
a dicembre 2000). Questo
dato conferma che anche il
popolo dei consumatori
confida nella possibilità di
una ripresa nel corso del
2002, a seguito di un periodo
di recessione che proprio
con la fine del 2001 dovrebbe
aver toccato il suo punto
più basso.
La dinamica dei consumi
rilevata dall’ISTAT dal punto
di vista delle vendite del
settore commerciale italiano
denota in realtà un trend di
crescita già a partire dai mesi
di ottobre e novembre,
quando la variazione tendenziale è risultata pari al +1,5%,
con un contributo positivo
più accentuato per la Grande
Distribuzione Organizzata
rispetto al Commercio
Tradizionale.
Le decisioni di spesa dei
consumatori piemontesi
sembrano maggiormente
improntate alla massima
cautela: è quanto emerge
dalla rilevazione campionaria
sul settore commercio,
condotta trimestralmente dal
Centro Studi dell’Unioncamere
Piemonte, che evidenzia per il
IV trimestre 2001 una riduzione considerevole dei volumi
delle vendite, rispetto allo
stesso periodo dell’anno precedente (saldo ottimisti-pessimisti -8,4%).
Del resto il dato registrato,
perfettamente in linea con
quanto emerso nelle precedenti rilevazioni, va a consolidare il trend negativo delle
transazioni che ha caratterizzato tutto il 2001. Per il IV trimestre consecutivo si conferma inoltre il divergente andamento delle vendite nel
dettaglio tradizionale (saldo
del -18,4%) e nella Grande
Distribuzione Organizzata
(+ 14,2%). Mentre nel dettaglio tradizionale la categoria
merceologica non sembra
rilevante sul dato complessivo, nella GDO si registrano
forti margini di crescita nel
settore alimentare (+28,0%)
e misto (+38,1%), con valori
negativi unicamente nel comparto non alimentare (-4,1%).
Il quadro previsionale
conferma il clima diffuso di
sfiducia e di incertezza, che
influenza i comportamenti dei
consumatori: si manifesta un
forte pessimismo per l’andamento delle vendite nel trimestre gennaio-marzo 2002,
rispetto all’ultimo trimestre
del 2001 (variazione congiunturale del -44,4%), che è
comunque perfettamente
comprensibile tenuto conto
che il trimestre appena
trascorso è stato caratterizzato
dalle vendite natalizie.
Tuttavia i commercianti
piemontesi esprimono attese
negative per il I trimestre
2002 anche rispetto allo
stesso trimestre dell’anno
scorso (variazione tendenziale
-9,8%), pur dovendosi
evidenziare le aspettative
positive della GDO (+12,4%).
La disaggregazione
dei dati relativi ai volumi
delle vendite per territori
mette in luce una congiuntura
sfavorevole in quasi tutte le
province piemontesi: ad
eccezione del dato positivo
registrato ad Asti e a Cuneo,
in tutte le altre province
emergono saldi negativi, con
transazioni in forte calo
soprattutto nelle province di
Biella (-32%) e di Vercelli
(-29,4%), dove si confermano
i dati negativi delle precedenti
rilevazioni.
PA G I N A 7 - P I E M O N T E C O N G I U N T U R A - U N I O N C A M E R E
Va sottolineato in particolare il dato della provincia
biellese, che in tutti i quattro
trimestri 2001 ha evidenziato
le performances peggiori a
livello piemontese.
In quasi tutte le province
le previsioni, sia rispetto
al trimestre appena concluso,
sia rispetto al I trimestre 2001,
sono per un'ulteriore frenata
delle vendite: soltanto i
commercianti della provincia
di Vercelli manifestano
aspettative positive (+22,5%),
con una significativa
variazione congiunturale
e tendenziale, e quelli astigiani
rispetto allo stesso
periodo dell’anno scorso
(+25,1%).
ANNO 5
Nell’ultima rilevazione condotta, i commercianti piemontesi sono stati chiamati ad
esprimersi anche sugli investimenti, che sono stati effettuati
nel 2001 dal 42,5% degli
intervistati: l’analisi per finalità
di investimenti sottolinea lo
sforzo fatto dai commercianti
piemontesi per adeguarsi
all’euro (il 26,2% del campione, e il 67% degli operatori
che hanno effettuato investimenti), e per l’acquisto di
attrezzature (il 25,6% del
campione). Seguono gli investimenti per l’informatizzazione (14,2%), per il rinnovo dei
locali (il 12,3%) e per le attività
promozionali (il 7,3% del campione complessivo).
VOLUMI DI VENDITA PER TIPOLOGIA DI ESERCIZIO COMMERCIALE
IV trimestre 2001
Aumento Diminuzione Saldo
previsioni I trimestre 2002
Aumento Diminuzione Saldo
Dettaglio tradizionale
Alimentare
Non alimentare
Misto
40,8%
40,4%
39,5%
85,7%
59,2%
59,5%
60,4%
14,3%
-18,4%
-19,1%
-20,9%
+71,4%
25,0%
20,5%
26,7%
25,0%
75,0%
79,5%
73,3%
75,0%
-50,0%
-59,0%
-46,6%
-50,0%
GDO
Alimentare
Non alimentare
Misto
57,1%
64,0%
47,9%
69,0%
42,9%
36,0%
52,0%
30,9%
+14,2%
+28,0%
-4,1%
+38,1%
34,6%
38,1%
36,6%
29,2%
65,4%
61,9%
63,4%
70,7%
-30,8%
-23,8%
-26,8%
-41,5%
Totale
45,8%
54,2%
-8,4%
27,8%
72,2%
-44,4%
VOLUMI DI VENDITA PER PROVINCIA
IV trimestre 2001
Aumento Diminuzione Saldo
previsioni I trimestre 2002
Aumento Diminuzione Saldo
Alessandria
Asti
Biella
Cuneo
Novara
Torino
VCO
Vercelli
45,0%
69,7%
34,0%
52,0%
47,2%
44,5%
48,9%
35,3%
55,0%
30,3%
66,0%
48,0%
52,8%
55,4%
51,1%
64,7%
-10,0%
+39,4%
-32,0%
+4%
-5,6%
-10,9%
-2,2%
-29,4%
23,3%
27,3%
16,0%
28,0%
27,1%
24,0%
21,7%
61,3%
76,6%
72,8%
84,0%
78,0%
72,9%
76,1%
78,3%
38,8%
-53,3%
-45,5%
-68,0%
-50,0%
-45,8%
-52,1%
-56,6%
+22,5%
Totale
45,8%
54,2%
-8,4%
27,8%
72,2%
-44,4%
Fonte: Centro Studi Unioncamere Piemonte.
NOTA: i dati a consuntivo sono rilevati rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente;
le previsioni sono formulate rispetto al trimestre precedente.
Economia mondiale:
una frenata lunga un anno
Il rallentamento economico
avviato nel 2000 negli Stati
Uniti si è trasformato in una
progressiva riduzione dell’attività a livello mondiale. Le previsioni relative all’andamento
internazionale sono state
costantemente riviste al ribasso per tutto il 2001: le stime di
Prometeia sull’anno parlano
di +1,9% come variazione del
Pil e di +1,4% per quanto
riguarda il Commercio
Internazionale. Il ridimensionamento del trend economico
mondiale emerge con evidenza dal confronto con gli analoghi indicatori rilevati nel
2000 (anno peraltro eccezionale): +4,7 per il Pil e +13%
per gli scambi commerciali.
L’attacco terroristico dell’11
settembre ha acuito quindi
una situazione congiunturale
già negativa, introducendo
plurimi effetti shock e colpen-
do in particolare alcuni settori
economici.
Se per gli Usa si può parlare di una fase di recessione,
ancora più seria appare la
situazione del Giappone,
mentre per l’Uem la crisi internazionale si dovrebbe tradurre in un rallentamento più
sensibile del previsto. La
simultaneità della recessione
negli Stati Uniti e nel
Giappone e della minor
crescita in Europa ha trasmesso forti impulsi negativi verso
i paesi emergenti e in via di
sviluppo, in particolare verso
quelli fortemente legati alla
domanda statunitense.
In questo momento si può
dire che l’intera economia
mondiale dipenda dalla rapidità con cui la fase ciclica sfavorevole negli Stati Uniti potrà
essere invertita; a questo proposito gli esperti prevedono
che la recessione negli Stati
Uniti sarà meno intensa di
quanto atteso grazie soprattutto al tempestivo ed incisivo
intervento della politica
monetaria. A fine 2001
l’economia statunitense è
comunque rimasta debole,
facendo registrare una variazione della crescita del Pil pari
all’1%, e dalle previsioni per il
2002 non si intravedono
sostanziali accelerazioni:
stima di crescita +0,9%
(fonte Prometeia).
Il Giappone si conferma in
recessione sia per il 2001
(-0,5% variazione Pil) sia per
il 2002 (-0,3%); questa crisi è
legata fondamentalmente
all’andamento della domanda
interna ed alla congiuntura
internazionale negativa che
non permette alle esportazioni
di fornire un contributo in
grado di compensare il crollo
dei consumi.
Anche i dati congiunturali
della zona Euro hanno
ribadito una sostanziale debolezza della domanda e
dell’offerta, pur con realtà
N.
19
IV/2001
molto diverse fra loro.
Nell’anno, la Germania si è
confermata il fanalino di coda
tra le economie europee;
l’industria manifatturiera tedesca sta ancora soffrendo e
negli ultimi sei mesi i consumi
hanno registrato ancora un’ulteriore contrazione sul trimestre precedente. A livello
prospettico, non pare ancora
che i tempi siano in grado di
rendere imminente la ripresa
dell’economia. La maggior
dipendenza dell’attività economica dal settore industriale
rende più gravoso l’attuale
rallentamento del ciclo economico internazionale, particolarmente accentuato per il
settore dei beni strumentali.
Il 2001 si è chiuso con una
variazione della crescita economica tedesca dello +0,7%,
stessa percentuale si prevede
per il 2002.
Inaspettatamente la Francia
chiude l’anno, in termini
congiunturali, ancora in accelerazione. La voce più dinamica riguarda i consumi delle
famiglie che hanno beneficiato degli interventi espansivi
della politica di bilancio in
vigore da luglio. Due per
cento la crescita registrata nel
2001; +1,4% quella prevista
per il 2002.
Gli indicatori dell’economia spagnola segnalano il rallentamento delle principali
componenti della domanda
interna accanto ad un contributo leggermente negativo
delle esportazioni nette.
L’indice della produzione
industriale ha fatto registrare
negli ultimi mesi una variazione negativa. La dinamica del
Pil nell’anno 2001 è stata del
+2,5%, la previsione per il
2002 è dell’1,8%.
Il Regno Unito è apparso
meno colpito dalle crisi internazionali: la variazione del Pil
del Regno Unito per l’anno
2001 è pari al +2,1%, la previsione per il 2002 +1,6%.
LE PRINCIPALI VARIABILI INTERNAZIONALI
2000
2001
2002
2003
2004
Pil mondiale
4,7
1,9
1,9
3,7
3,9
Pil dei G7
Inflazione dei G7
3,4
2,1
0,9
1,9
0,8
1,1
3,0
2,1
3,1
2,2
Commercio internazionale
13,0
1,4
2,8
7,1
8,5
Brent: $ per barile
$ 1991 per barile
28,4
39,9
24,7
27,2
20,5
22,6
24,4
26,4
25,8
27,3
Fonte: Prometeia.
PA G I N A 8 - P I E M O N T E C O N G I U N T U R A - U N I O N C A M E R E
ANNO 5
ANDAMENTO PROSPETTICO DEI PRINCIPALI PAESI
2000
2001
2002
2003
2004
Stati Uniti
Pil reale (var. %)
Inflazione
4,1
3,4
1,0
2,9
0,9
1,3
3,5
2,5
3,3
2,4
Giappone
Pil reale (var. %)
Inflazione
2,2
-1,1
-0,5
-1,3
-0,3
-0,5
2,1
1,1
2,7
1,9
Germania
Pil reale (var. %)
Inflazione
3,2
2,1
0,7
2,5
0,7
1,2
2,5
1,7
2,9
1,7
Francia
Pil reale (var. %)
Inflazione
3,4
1,8
2,0
1,7
1,4
1,4
2,8
1,6
3,2
1,6
Regno Unito
Pil reale (var. %)
Inflazione
3,0
0,8
2,1
1,3
1,6
2,0
2,4
2,9
3,0
3,0
Spagna
Pil reale (var. %)
Inflazione
4,1
3,5
2,5
3,7
1,8
2,3
2,9
2,4
3,3
2,5
Italia
Pil reale (var. %)
Inflazione (*)
2,9
2,6
1,8
2,8
1,3
1,7
2,6
2,0
3,0
2,2
U.E.M. (12 paesi)
Pil reale (var. %)
Inflazione
3,3
2,3
1,5
2,5
1,2
1,5
2,8
1,9
3,1
1,9
Fonte: Prometeia, Rapporto di previsione, Dicembre 2001.
Economia italiana
condizionata da fattori esogeni
Anche per l’economia italiana dell’anno 2001 occorre
registrare una tendenza al
ribasso degli indicatori, a
cominciare dal PIL; gli eventi
di settembre hanno costretto a
ridimensionare le previsioni,
peraltro in modo meno drastico di quanto si potesse temere
inizialmente e con un contraccolpo minore rispetto ad altri
paesi dell’area euro.
Secondo le stime formulate
da Prometeia, la crescita del
Pil si attesterà, nel 2001,
all’1,8%; la previsione per l’anno 2002 è pari all’1,3%.
L'economia italiana ha quindi
subito conseguenze esterne
che sono andate ad incidere
su di una situazione congiun-
turale già in decelerazione,
come testimoniato dalla progressiva frenata del Pil rilevata
nel secondo e terzo trimestre.
Come negli altri paesi, il clima
di fiducia dei consumatori in
autunno è stato contraddistinto da una sorta di spartiacque
rappresentato dall'inizio delle
operazione belliche in
Afghanistan. Le interviste
effettuate dopo l'attacco
hanno registrato una sensibile
caduta del clima di fiducia,
apparsa più ampia di quanto
non fosse avvenuto all'indomani dell'attacco alle torri
gemelle.
A queste condizioni la vera
ripresa si avrà solo a partire
dal 2003.
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N.
19
IV/2001
Movimprese 2001:
ancora vivace la dinamica
imprenditoriale piemontese
Nel 2001, anno record per
il sistema imprenditoriale italiano, anche in Piemonte la
consistenza delle imprese registrate è aumentata in misura
considerevole, raggiungendo
quota 373.012 unità, di cui
329.514 attive.
Il mondo imprenditoriale
piemontese dimostra indubbiamente segnali di dinamismo: per il settimo anno
consecutivo infatti il saldo tra
iscritte e cessate risulta positivo (+1,8% la crescita delle
imprese registrate al netto di
quelle agricole).
L’analisi della dinamica in
base al settore di attività
evidenzia che è in atto da
alcuni anni una tendenza di
crescita delle imprese per i
comparti dell’edilizia e del
terziario, mentre le imprese
registrate manifatturiere
vanno progressivamente
diminuendo.
Anche nel 2001 infatti il
miglior tasso di crescita viene
evidenziato dal settore delle
costruzioni (+2,8% contro il
3,7% dello scorso anno),
seguito dai servizi (+0,5%
contro +0,2%); l’industria
registra invece un tasso di
sviluppo negativo (-0,6%),
che conferma il trend del 2000
(-0,6%). L’analisi delle sole
imprese attive conduce invece
a risultati leggermente
modificati, soprattutto per
quanto concerne la sostanziale tenuta delle attività manifatturiere (+0,2%).
Il commercio, che con le
sue oltre 108.000 imprese
registrate si conferma ancora
www.al.camcom.it
www.at.camcom.it
www.bi.camcom.it
www.cn.camcom.it
www.no.camcom.it
www.to.camcom.it
www.vb.camcom.it
www.vc.camcom.it
www.centroestero.org
www.lab-to.camcom.it
www.torinoincontra.org
il comparto più numeroso, è
in diminuzione, seppur su
valori percentuali contenuti
(tesso di crescita del -0,3%).
Va invece sottolineato l’elevato incremento del settore
dell’intermediazione monetaria e finanziaria, cresciuto
nell’anno di oltre 5 punti
percentuali e con un tasso di
sviluppo del +3,4%.
Quanto alla distribuzione
territoriale delle imprese
registrate, le province di
Novara e Vercelli confermano
le prime posizioni dell’anno
passato, con degli indici di
crescita al di sopra della
media regionale (nel 2001
risultano per entrambe
leggermente superiori al
+2%). Occorre segnalare
anche l’exploit di Asti
(+2,2% contro il +1,7% del
2000), mentre Biella continua
ad essere in difficoltà,
registrando un tasso di
crescita del +1% contro il
+1,5% dello scorso anno.
In ultima posizione si colloca
la provincia di Verbania con
appena il +0,7%.
Per quanto concerne le
forme giuridiche, l’anno
appena concluso è stato da
record anche per le società di
capitale la cui consistenza è
aumentata del 6% rispetto al
2000; la distribuzione
percentuale delle imprese
attive per forma giuridica
evidenzia che il 68% del totale
è rappresentato da ditte
individuali, il 23% da società
di persone, l’8% dai società
di capitali e infine l’1% da
altre forme.
Anno 5 n. 19 Febbraio 2002
Direttore Responsabile: Renato Boretti
Tribunale di Torino Registro Stampa
N. 5074 del 31 Ottobre 1997
Coordinamento redazionale:
Carla Fiorio, Giacomo Mazzarino
Segreteria di redazione:
Grace De Girolamo
Stampa: Visual Data srl
Hanno collaborato:
Uffici Studi delle Camere di Commercio del Piemonte
CONFARTIGIANATO Piemonte
FORTER - ASCOM - IRES - Banca d’Italia
Osservatorio regionale del lavoro - Regione Piemonte
Unione Industriale di Torino - API
Assessorato all’Artigianato della Regione Piemonte
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