P PUBBLICAZIONE TRIMESTRALE A C U R A D E L L’ U N I O N E Economia piemontese: ripresa solo dal 2003 L’analisi dell’ultimo trimestre rappresenta l’occasione per tracciare un consuntivo dell’anno appena trascorso: il ciclo economico del 2001, come evidenziato nei precedenti numeri di Piemonte Congiuntura, era in una fase di debolezza ben prima dell’emersione destabilizzante della minaccia terroristica. È innegabile che quest’ultima abbia costituito un fattore di amplificazione del clima di incertezza, nonché la causa diretta di alcuni fenomeni negativi di ampia portata su diversi settori dell’economia, in particolare quelli legati alla dinamica di consumi e dunque più sensibili ai comportamenti dei consumatori. In questo contesto, dopo aver concluso un ottimo 2000, l’economia piemontese ha rallentato la corsa fin dai primi mesi del 2001. ANDAMENTO ORDINI 2001 Fonte: Prometeia. La curva del ciclo, in calo dal quarto trimestre 2000, ha proseguito la sua fase discendente registrando valori positivi solo nei primi tre mesi del 2001. Infatti già a partire dal periodo aprile-giugno l’andamento tendenziale della produzione industriale si era attestato sui livelli vicini allo zero per poi scendere in negativo nel terzo e nel quarto trimestre rispettivamente di -3,3% e di -5,6%. La variazione media annua 2001/2000 che ne risulta è pari a -1,5%. Il rallentamento della produzione industriale piemontese, già iniziato prima dell’estate, ha senz’altro risentito dell’effetto “atti terroristici”, ma risulta particolarmente difficile distinguere in questo calo l’apporto delle due diverse componenti, flessione del ciclo produttivo e ripercussioni delle vicende internazionali. La difficile situazione mondiale ha avuto effetti immediati sugli ordini dall’estero raccolti dalle imprese piemontesi. Come si evince dal grafico, dopo un primo trimestre ancora all’insegna della crescita, seppur decisamente inferiore rispetto alla fine del 2000, la domanda estera è stata registrata in diminuzione nel periodo aprile-settembre, per poi recuperare in termini congiunturali solo negli ultimi tre mesi. Per quanto concerne l’andamento della produzione e degli altri indicatori di prestazione, il quadro settoriale è apparso estremamente differenziato: con la sola esclusione dei comparti Alimentare e Costruzioni macchine ed apparecchiature, il minimo comune denominatore è stato una generalizzata tendenza ad un costante peggioramento. Le prospettive a breve termine del trend economico del Piemonte, in linea con quanto accadrà a livello italiano ed europeo, completano uno scenario che, per il biennio 2001-2002, evidenzia un deciso rallentamento rispetto ai risultati raggiunti nel 2000. Tutte le più autorevoli fonti sono concordi nel ritenere che una stabile ripresa in Italia si verificherà solo a partire dal 2003; le variazioni del Pil previste per il Piemonte (2003: +2,4% / 2004: +2,8%) appaiono però lievemente inferiori a quelle nazionali (2003: +2,6% / 2004: +3,0%). C A M E R E C O M M E RC I O IV/O1 IEMONTE CONGIUNTURA DEL PIEMONTE - ANNO 5 N. 19 Chiusura d’anno ancora negativa per la produzione industriale piemontese Dall’analisi dei risultati della “121ª Indagine Congiunturale sull’Industria Manifatturiera Piemontese”, realizzata da Unioncamere Piemonte con riferimento al quarto trimestre 2001, emerge con chiarezza il calo del ciclo produttivo, sceso ormai ai livelli del quarto trimestre 1996. La variazione su base annua registrata nel periodo ottobre-dicembre è stata pari al -5,6%, calo che segue ad un valore già ampiamente negativo del secondo trimestre (-3,3%) e che si auspica possa essere il più basso del ciclo produttivo attuale. Resta il fatto che il rallentamento della seconda parte dell’anno ha pesantemente condizionato la media annua, calcolata al -1,5% (è appena il caso di ricordare che nel 2000 era stata pari al +5,9%). Gli indicatori congiunturali, invece, mostrano segnali di recupero sul trimestre estivo: variazione della produzione sul trimestre precedente +5,8%. Anche sul fronte nuovi ordinativi si segnalano alcuni cenni di ripresa sul periodo luglio-settembre: dal mercato nazionale si registra una variazione del +5,1%, mentre da quello internazionale, dopo due trimestri in deciso calo, la crescita risulta del +7,6%. Naturalmente, si tratta di un dato congiunturale confrontato con il periodo estivo, durante il quale subisce un rallentamento anche la raccolta degli ordini. Nell’ambito dei grandi settori industriali le variazioni tendenziali appaiono quasi tutte negative ad esclusione del comparto alimentare (+5,6%), chimico (+1,2%) e di quello costruzione macchine e apparecchi meccanici (+2,4%), che peraltro ha registrato buone performances per tutto l’anno. Decisamente allarmanti, invece, le prestazioni dei comparti costruzioni prodotti in metallo (-9,5%), meccanica di precisione (-15,8%) e mezzi di trasporto (-14,6%); quest’ultimo in particolare segnala il terzo calo consecutivo. Sul fronte previsionale il settore mezzi di trasporto appare più ottimista registrando una variazione ANDAMENTO DELLA PRODUZIONE INDUSTRIALE IN PIEMONTE 10,0 5,0 0,0 -5,0 -10,0 III IV I II III IV I III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV 95 95 96 96 96 96 97 97 97 97 98 98 98 98 99 99 99 99 00 00 00 00 01 01 01 01 95 95 96 96 96 96 97 +6,5 +5,0 -1,0 -0,5 -4,0 -7,0 +0,4 II III IV I II III IV 97 97 97 98 98 98 98 +3,8 +7,3 +7,5 +4,7 +1,4 -0,9 -2,2 I II III IV I II III 99 99 99 99 00 00 00 -4,1 -2,5 -0,4 +4,7 +6,3 +5,5 +7,7 IV 00 I 01 II 01 III 01 IV01 +3,9 +3,3 -0,4 -3,3 -5,6 Fonte: Unioncamere Piemonte, 121a indagine congiunturale sull’industria manifatturiera piemontese. PA G I N A 2 - P I E M O N T E C O N G I U N T U R A - U N I O N C A M E R E degli ordinativi dal mercato nazionale del +21,2% e da quello estero del +28,8% (percentuali anche in questo caso fortemente influenzate dalla stagionalità). Il calo della produzione è avvertito dalle aziende di quasi tutte le classi dimensionali con particolare rilevanza per quelle con oltre 500 addetti (-12,8%); solo le imprese appartenenti alla fascia 200-500 addetti mostrano una certa tenuta (+1,1%). Nel trimestre la più elevata capacità di utilizzo dei macchinari va attribuita principalmente alle aziende del settore Alimentare (82% circa della potenzialità); la media del totale settori si attesta invece intorno al 72%, in linea con quanto già rilevato nello scorso trimestre. Dopo alcuni mesi di tendenze al miglioramento della situazione occupazionale, nell’ultimo trimestre dell’anno la variazione percentuale del numero di addetti riferita al campione di aziende intervistate risulta negativa dell’1%; questa situazione appare generalizzata per tutti i settori merceologici intervistati e per tutte le classi dimensionali. La disaggregazione provinciale dell’andamento della produzione industriale tendenziale mostra indicatori in diminuzione per tutte le aree, ad esclusione di Asti che registra una variazione su base annua del +1,3% e di Cuneo (+1,1%). Ma vediamo ora nel dettaglio le singole economie provinciali. economici rispetto all'analogo periodo del 2000: la variazione della produzione registra un valore decisamente negativo, del -3,6%. Un forte recupero si rileva invece rispetto al trimestre precedente: produzione in aumento dell’11,4%, dato influenzato, come è ovvio, del confronto con il trimestre estivo. L'andamento congiunturale negativo ha trovato conferma anche nel grado di utilizzazione degli impianti, sfruttati solo al 70% circa della loro potenzialità. In netta diminuzione sono risultati i livelli occupazionali rilevabili dal campione: -2,6%. Questo valore è influenzato negativamente (circa -1%) dalle cessazioni dei rapporti di lavoro a tempo determinato cosiddette fisiologiche, riguardanti i lavoratori stagionali del settore alimentare. Sicuramente incoraggianti sono i dati relativi alla domanda globale: dopo il consistente calo rilevato nel terzo trimestre (oltre dieci punti percentuali sia dal mercato interno che da quello estero), i nuovi ordinativi sono infatti cresciuti in entrambe le componenti (domanda nazionale +14,8%, domanda estera +3,9%). Nel trimestre in esame si è registrato un lieve aumento dei costi complessivi aziendali ANNO 5 (+0,12%), in misura più contenuta rispetto ai due trimestri precedenti. I prezzi di vendita sono invece diminuiti dello 0,10% nei confronti del trimestre precedente, mentre su base annua vi è stato un incremento dello 0,40%. Asti Nonostante il clima di opinioni non troppo ottimistico sull’andamento della produzione industriale nel IV trimestre, l’indagine congiunturale camerale evidenzia un rallentamento meno accentuato: i dati, ponderati sugli addetti, risentono del minor peso assunto dal comparto meccanico che ha scontato, negli ultimi anni, una graduale e continua emorragia occupazionale. Nell’ultimo trimestre dell’anno, il tasso di crescita della produzione industriale della provincia di Asti fa rilevare, rispetto al trimestre precedente, una variazione pari al +5% e, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, +1,34%. A questo risultato hanno contribuito i singoli comparti 19 Fonte: Unioncamere Piemonte, 121a indagine congiunturale sull’industria manifatturiera piemontese. IV/2001 in modo nettamente differenziato: i progressi sono attribuibili ad alimentare, metalmeccanica strumentale, industria chimica, industria del vetro e del materiale da costruzione, il rallentamento invece ad elettromeccanico, tessile-abbigliamento, industria della gomma. L’indicatore del grado medio di utilizzazione degli impianti, risultante ad inizio anno intorno all’80%, manifesta una lieve flessione nell’ultimo trimestre, con un rapporto percentuale sulla capacità potenziale degli impianti pari al 79%. Il mercato interno, in lieve diminuzione nei primi nove mesi del 2001, ha evidenziato nel quarto trimestre un accenno di ripresa (+6,1%). Gli ordinativi dall’estero sono aumentati nel quarto trimestre dell’anno registrando una variazione positiva del +5,4%. La variabile occupazione inizia a risentire delle crisi di settore denunciando, a fine anno, una diminuzione dello 0,6%. I ridimensionamenti degli organici hanno coinvolto il tessile-abbigliamento, il settore legno, il comparto meccanico ed elettromeccanico, le industrie chimiche, delle materie plastiche, del vetro, dei materiali da costruzione. ANDAMENTO DELLA PRODUZIONE INDUSTRIALE NELLE PROVINCE PIEMONTESI Alessandria L'industria manifatturiera nell'ultimo trimestre 2001 ha evidenziato preoccupanti segnali di cedimento, confermando purtroppo le tendenze già riscontrate nel precedente trimestre. Dai risultati dell'indagine campionaria camerale è infatti emerso un consistente peggioramento degli indicatori N. PA G I N A 3 - P I E M O N T E C O N G I U N T U R A - U N I O N C A M E R E Biella Anche i dati relativi all’Indagine congiunturale del settore manifatturiero biellese parlano chiaro e fanno registrare un netto calo del ciclo congiunturale: la variazione della produzione industriale rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno è pari al -5,7%. L’indice della produzione industriale in base 1995=100 si attesta intorno a 96, vicino ai livelli dell’ultimo trimestre del 1998, valore più basso dell’intero periodo preso in considerazione. Il quadro economico emerso dall’indagine congiunturale sull’industria manifatturiera biellese (svolto su un campione rappresentativo di oltre 8.000 addetti) sottolinea come le difficoltà negli Stati Uniti e in Europa si siano fatte sentire soprattutto per le imprese più piccole e meno strutturate, con marchi poco riconoscibili per i consumatori internazionali. Si delinea, in modo preoccupante, la costante flessione degli ordinativi, che risultano in forte calo, per il terzo trimestre consecutivo, sia dal mercato interno (-8,1%), sia da quello estero (-6,6%). Il periodo di produzione assicurato dal portafoglio continua a permanere basso assestandosi in 50 giorni circa. Il grado di utilizzazione degli impianti è sceso nel giro di tre mesi dall’81% rilevato in settembre al 77% circa del potenziale. Le giacenze di prodotti destinati alla vendita risultano nel trimestre normali per il 78% degli intervistati; l’approvvigionamento delle materie prime è giudicato difficile solo dal 3% degli intervistati (era il 13% nel terzo trimestre). La dinamica positiva dei costi pare, in quest’ultima parte dell’anno, attenuarsi: si registrano in crescita in complesso, rispetto al precedente trimestre, solo dello 0,3% (costi manodopera +0,2%, materiali impiegati 0,3%, presumibilmente grazie al rientro della crisi petrolifera, altri costi +0,3%); nello ANNO 5 stesso intervallo temporale, calano, ancora una volta, i listini di vendita di ben due punti percentuali. I conseguenti effetti sui margini si possono immaginare. Dopo quattro trimestri consecutivi di crescita occupazionale, gli intervistati denunciano un calo dell’1,4% dei propri organici (occorre precisare, che il dato riguarda 8.000 addetti appartenenti al campione). sviluppo dell’attività produttiva rispettivamente di +9,2% e +2,7% circa rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno; negative invece le prestazioni delle aziende di medie e grandi dimensioni. In contrasto con quanto rilevato a livello regionale, la dinamica della domanda appare stazionaria sul fronte nazionale (-0,1%) ed in calo su quello estero (-2,4%). Il grado di utilizzazione degli impianti è salito dal 79% del terzo trimestre 2001 all’82,4% del quarto trimestre, attestandosi decisamente al di sopra della media regionale. Dopo il recupero registrato nello scorso trimestre, le imprese intervistate hanno denunciato un calo dell’occupazione nella misura del 2,2%, in linea con quanto avvenuto a livello piemontese ed italiano. Cuneo La provincia di Cuneo si annovera fra le due aree che registrano minori difficoltà. La produzione industriale rilevata dalle aziende del campione intervistato è in aumento, rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno, dell’1,1% circa, dinamica opposta alla media regionale. Andamento maggiormente positivo mostra il dato congiunturale, che cresce in termini percentuali di circa sei punti. A trainare la dinamica produttiva tendenziale è stato principalmente il settore Alimentare (+13%). Buoni risultati si sono registrati anche per gli altri settori, con valori più o meno elevati. I risultati positivi provengono dalle imprese più piccole (da 10 a 19 addetti e tra 20 e 99 addetti) che registrano uno Novara Per le imprese manifatturiere della provincia di Novara, il 2001, iniziato all’insegna della cautela, si è chiuso con un deciso peggioramento dei principali indicatori congiunturali, sulla scia di quanto accaduto a livello nazionale ed internazionale. N. 19 IV/2001 I risultati dell’indagine congiunturale hanno evidenziato, per il terzo trimestre consecutivo, flessioni nei volumi di output realizzati dalle imprese: la produzione è calata dell’1,7% nel II trimestre e dello 0,7% nel III, ed ha perso ulteriori 2,4 punti percentuali tra ottobre e dicembre, sempre rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La contrazione dei volumi produttivi, peraltro, si è estesa a tutto il comparto manifatturiero, interessando anche le imprese del metalmeccanico, settore portante dell’economia provinciale, la cui produzione è diminuita, su base tendenziale annua, del 2,4%. Il grado di utilizzo della capacità produttiva non ha conosciuto variazioni significative in corso d’anno ed ha chiuso il 2001 con un valore medio del 75%, in flessione rispetto al IV trimestre 2000, quando lo sfruttamento della capacità produttiva era attorno al 77,4%. L’attività di raccolta di nuovi ordinativi è andata meglio rispetto a quanto emerso in occasione della rilevazione precedente: su base trimestrale, infatti, le acquisizioni di nuove commesse sono aumentate dell’1,1% sul fronte interno e dello 0,6% su quello estero, ma si deve tenere conto che la base per il confronto, vale a dire il periodo lugliosettembre, è sempre caratterizzato da livelli di attività piuttosto contenuti. RISULTATI DELL’INDAGINE CAMPIONARIA RELATIVA AL IV TRIMESTRE 2001 VARIAZ. % PRODUZIONE sul trimestre precedente sullo stesso trimestre 2000 GRADO DI UTILIZZAZIONE DELLA CAPACITA' PRODUTTIVA VARIAZ. NUOVI ORDINATIVI % dal mercato nazionale dal mercato internazionale VARIAZ. % OCCUPAZIONE sul trimestre precedente Per settore Chimico e fibre artificiali, sintetiche Costruz. prodotti in metallo Costruz. macchine e apparecchi mecc. Meccanica di precisione Elettricità ed elettronica Mezzi di trasporto Alimentare Tessile Legno Gomma +0,0 +1,0 +1,9 -7,8 +4,6 +17,9 +12,8 +3,0 +1,8 -2,6 +1,2 -9,5 +2,4 -15,8 -1,9 -14,6 +5,6 -5,5 -2,8 -8,9 72% 70% 72% 66% 80% 66% 82% 78% 73% 69% -5,2 -1,4 +6,7 -0,8 -0,7 +21,2 +3,8 -8,4 -11,1 -1,4 -4,2 -0,1 +5,5 -4,9 +2,8 +28,8 +2,1 -9,6 -9,8 +0,3 -0,8 -0,9 -0,6 -0,7 -1,0 -0,4 -2,9 -1,3 -3,6 -1,5 Per classe dimensionale 10 - 19 addetti 20 - 99 addetti 100 - 199 addetti 200 - 500 addetti oltre 500 addetti +0,7 +0,2 +3,5 +5,2 +16,5 -3,2 -3,8 -3,4 +1,1 -12,8 68% 71% 77% 82% 70% -3,0 -1,0 -2,8 +4,2 +20,7 +0,0 +1,4 -2,2 +0,4 +25,9 -1,6 -0,7 -1,1 -0,9 -1,1 Totale +5,8 -5,6 72% +5,1 +7,6 -1,0 Fonte: Unioncamere Piemonte, 121a indagine congiunturale sull’industria manifatturiera piemontese. PA G I N A 4 - P I E M O N T E C O N G I U N T U R A - U N I O N C A M E R E ANNO 5 ANDAMENTO DELL’OCCUPAZIONE INDUSTRIALE NELLE PROVINCE PIEMONTESI N. 19 IV/2001 ri economici fra i vari comparti; tendenzialmente i valori sono negativi, ad eccezione dei settori del legno e della carta che registrano un dato positivo. Le previsioni relative ai primi mesi del 2002 sembrano invece riportare segnali di ottimismo che lasciano sperare che la flessione produttiva degli ultimi mesi 2001 possa essere episodica, e non una vera e propria inversione del ciclo congiunturale. Vercelli Fonte: Unioncamere Piemonte, 121a indagine congiunturale sull’industria manifatturiera piemontese. Torino Il 2001 si chiude con un brusco calo della produzione industriale nell’area torinese: - 8,2% nei confronti dello stesso trimestre dell’anno precedente. Occorre risalire al 1993 per trovare un risultato analogo (-10% nel periodo settembre– dicembre). Da primissime stime, la variazione annua dovrebbe aggirarsi sul -2,7% rispetto al 2000. Continua il trend negativo dei mezzi di trasporto (-16% sul corrispondente periodo 2001); tuttavia anche gli altri settori subiscono delle pesanti battute d’arresto (-12,3% la costruzione di prodotti in metallo e -7,6% la gomma). Gli unici settori in controtendenza appaiono l’alimentare (+2,6%) e l’editoria (+2,9%). Analizzando i dati per livello dimensionale, le aziende di piccola e grande dimensione subiscono le flessioni più consistenti (rispettivamente del -7,3% e del -15%), mentre la fascia da 200 a 500 addetti manifesta una variazione del +3,1%. Brutte notizie anche sul fronte occupazionale: si registra ancora una volta un calo pari al -0,8% sul trimestre precedente (-0,9% la volta scorsa). Le performances peggiori vengono evidenziate dall’elettricità – elettronica (-1,1%) e dalla costruzione di prodotti in metallo (-1,2% nei confronti del trimestre precedente); l’alimentare è l’unico settore a realizzare un aumento (+0,2%). Per quanto concerne la domanda, gli ordinativi interni fanno segnare una variazione del +7,5% sui tre mesi precedenti. La performance migliore viene realizzata dal comparto automobilistico (+22,4% sul trimestre precedente), a seguito del lancio sul mercato di una nuova gamma di autovetture. In crescita risultano pure i settori alimentare (+5,7%) e della costruzione di macchine (+3,9%), mentre la costruzione dei prodotti in metallo accusa una flessione del 5,1%. Anche gli ordinativi esteri manifestano una variazione positiva pari all’11,3% nei confronti dei tre mesi precedenti. Il comparto dei mezzi di trasporto realizza nuovamente l’incremento più elevato (+30,5%). Evidenziano nuovamente una crescita l’alimentare e l’elettricità – elettronica (in entrambi i casi +4%), mentre la costruzione di prodotti in metallo subisce un altro calo (-5%). Verbania Il quadro economico emerso dall’indagine congiunturale sull’industria manifatturiera della provincia di Verbania ha evidenziato per quest’ultimo trimestre 2001 un tasso di variazione negativo del 4,2%, in linea con l’andamento economico regionale e nazionale. Solamente nel periodo post 11 settembre sono emersi questi segnali negativi, dopo quasi due anni di crescita positiva. La domanda, sia interna che estera ha risentito del clima recessivo: la variazione ordini interni è calata dell’1,5% mentre quella estera del 2,2%. Come per lo scorso trimestre il periodo di produzione assicurato dal portafoglio ordini si mantiene sui tre mesi, mentre il grado di utilizzazione degli impianti scende di un punto percentuale attestandosi intorno al 75% della loro potenzialità. I costi totali crescono leggermente (+0,3%) e nella stessa misura l'aumento si riflette nella determinazione dei prezzi di vendita. La disaggregazione settoriale evidenzia un andamento non omogeneo degli indicato- La congiuntura industriale vercellese ha subito un deterioramento: le cifre parlano di una diminuzione della produzione in termini tendenziali del -1% ed un recupero rispetto al trimestre estivo del +7,4% circa (si tenga presente a tal proposito dei fattori di stagionalità legati alla chiusura degli impianti nei mesi estivi). Gli ordinativi mostrano una tendenza opposta: all’incremento della domanda interna (+5%) si presenta infatti una decisa diminuzione delle vendite previste all’estero del -13,7%. In contrapposizione a quanto registrato per tutte le province piemontesi, gli imprenditori vercellesi hanno dichiarato un incremento dei livelli occupazionali pari al +0,5% circa. Nonostante le precauzioni nel confronto con i dati del trimestre precedente, l’incremento della produzione del metalmeccanico (+18,7%), unitamente alle previsioni cautamente ottimistiche manifestate dal comparto per il prossimo semestre, lasciano sperare per la ripresa di un settore chiave per l’industria provinciale, duramente colpito dalla fase recessiva nel corso dell’anno appena trascorso. PA G I N A 5 - P I E M O N T E C O N G I U N T U R A - U N I O N C A M E R E Investimenti 2001: sostanziale tenuta senza un reale impulso allo sviluppo Il 2001 viene archiviato come un anno di sostanziali difficoltà (la variazione media della produzione nei quattro trimestri si attesta a -1,5%). In un quadro complessivamente negativo assume particolare rilevanza l’analisi degli investimenti, vera cartina di tornasole dello spirito di reazione e della solidità di un sistema economico e della sua classe imprenditoriale. I dati sugli investimenti delle imprese piemontesi raccolti tramite il questionario dell’indagine congiunturale, arricchito per l’occasione di alcune domande specifiche, presentano uno scenario che si presta a letture differenti. • La propensione all’investimento da parte delle imprese della nostra regione rimane sui soddisfacenti livelli registrati nell’anno precedente, anzi si riduce, seppur lievemente, la quota di aziende che dichiarano di non aver effettuato alcun investimento (da 8% a 6% circa). • La distribuzione percentuale delle imprese per somme investite mostra peraltro rispetto al 2000 una maggiore incidenza della fascia più bassa (al di sotto dei cinquecento milioni di lire: 55% del totale, era 51% nel 2000) a scapito di quelle più elevate; si tratta naturalmente di capire quanto un piano di investimento di modesta entità consenta ad un’impresa industriale di sfuggire agli intralci del mercato e della crescente concorrenzialità, oppure se non rappresenti piuttosto un intervento “obbligato” necessario anche alla sola sopravvivenza dell’azienda stessa. • L’esame delle distribuzioni di frequenza relative alle domande successive (tipologie e finalità degli investimenti) tendono in gran parte a rafforzare questa seconda più pessimistica convinzione. Dalle risposte fornite dal campione si evince che le voci “Macchinari ed attrezzature” ed “Impianti fissi” catalizzano la maggioranza degli interventi effettuati; nell’84% dei casi inoltre a queste due tipologie di investimento viene associata la finalità di sostituzione di impianti, da cui non emerge dunque una reale spinta alla crescita dell’impresa. È interessante rilevare che circa l’8% delle spese per investimenti nel 2001 è stata causata dell’esigenza di adeguamento all’euro: un passaggio obbligato che ha interessato il 26% delle aziende del campione e che per molti può essere stata l’occasione per uno svecchiamento dei sistemi di gestione. • Le tipologie e le finalità che più spiccatamente indicano l’adozione di una politica di sviluppo delle performances aziendali paiono confinate ad un ruolo marginale. L’impiego di risorse per il lancio di nuovi prodotti riguarda il 22% delle imprese intervistate, l’espansione della capacità produttiva il 30%; e ancora, il numero di interventi diretti alla ricerca e sviluppo, attuati complessivamente dal 26% delle imprese intervistate, non supera l’8% del totale (2 punti in meno rispetto all’anno precedente). • Per quanto concerne le modalità di copertura delle spese in conto capitale, si conferma nella sostanza lo schema già consolidato negli anni precedenti, peraltro con alcune piccole differenze. La propensione all’autofinanziamento rimane nettamente preponderante: nel corso del 2001 il 75% delle imprese del campione ha fatto ricorso a risorse proprie per finanziare le spese a lungo termine (quota in lieve diminuzione rispetto al 78% registrato l’anno precedente); d’altro canto è aumentata la percentuale di aziende che si rivolgono al credito bancario (dal 44% al 47% del campione) ed è diminuita sensibilmente la quota di coloro che ottengono prestiti agevolati (16% degli intervistati, erano il 23% nel 2000). La riduzione delle risorse proprie ed il conseguente ricorso a finanziamenti esterni è una tendenza ampiamente ANNO 5 prevedibile in quanto dipende direttamente dalla progressiva erosione dei margini di guadagno rilevata con preoccupante persistenza da alcuni trimestri: il costante aumento dei costi alla produzione, accompagnato dall’esigenza di attuare forti politiche di prezzo per contrastare la crescente concorrenza, finisce per comprimere la capacità di investire di molte aziende (soprattutto quelle medio-piccole); viene così soffocata sul nascere la possibilità di realizzare programmi di ampio respiro finalizzati allo sviluppo ed all’ampliamento N. 19 IV/2001 dell’attività, e lo sforzo ad investire pare ridursi agli interventi di sostituzione non evitabili e non procrastinabili. In conclusione, si propone un approfondimento sulla propensione agli investimenti rilevata nelle singole province: Cuneo ed Asti fanno segnare la minore incidenza di risposte “nessun investimento” (2%), a Biella (come nel 2000) si registra quella più elevata (14%). La percentuale più alta di investimenti di forte entità (oltre 500 milioni) viene rilevata a Vercelli (50%), Torino (48%) e Cuneo (44%). DISTRIBUZIONE IMPRESE PER SOMME INVESTITE Fonte: Infocamere, Movimpresa. DISTRIBUZIONE PERCENTUALE DELLE IMPRESE PER SOMME INVESTITE E PER PROVINCIA Somme investite AL AT BI CN NO TO VB VC nessun investimento 5% 2% 13% 2% 7% 5% 8% 5% fino a 500 milioni 56% 60% 60% 54% 58% 47% 60% 45% oltre 500 milioni 39% 37% 27% 44% 36% 48% 32% 50% TIPOLOGIE DI INVESTIMENTI Distribuzione % sul totale risposte 2000 2001 29% 19% 12% n.d. 10% 31% 26% 18% 11% 8% 8% 29% Macchinari e attrezzature Elaboratori e sistemi elettronici Impianti fissi Adeguamento all’euro Ricerca e sviluppo Altro (Fabbricati, partecipazioni ecc.) FINALITÀ DEGLI INVESTIMENTI Distribuzione % sul totale risposte Sostituzione impianti Miglioramento processi23% Miglioramento prodotti Aumento capacità produttiva Miglioramento gestione aziendale Altro (innovazione di prodotto, risparmio energetico ecc.) 2000 2001 Previsioni 2002 23% 19% 13% 15% 13% 16% 24% 19% 14% 13% 13% 16% 22% 19% 14% 13% 13% 19% PRINCIPALI CANALI DI FINANZIAMENTO (% rispetto al totale imprese investitrici) Autofinanziamento Credito bancario Credito agevolato Credito del fornitore (> 180 gg) Altro (Leasing, Aumenti di capitale ecc.) 2000 2001 78% 44% 23% 11% 16% 75% 47% 16% 12% 16% N.B. La domanda consentiva risposte multiple Fonte: Unioncamere Piemonte, 121a indagine congiunturale sull’industria manifatturiera piemontese. PA G I N A 6 - P I E M O N T E C O N G I U N T U R A - U N I O N C A M E R E ANNO 5 pesò certamente il fattore psicologico legato alle vicende internazionali post-11 settembre) e quelle espresse invece in gennaio 2002, il miglioramento del quadro complessivo appare evidente, con saldi ottimisti-pessimisti in netta ripresa: produzione da -3% a +3%, occupazione da -5% a -1%, domanda interna da -15% a -1%, domanda estera addirittura da -14% a +7%. Dopo un periodo di forte incertezza legato agli sviluppi bellici, durante il quale forse ha trovato eccessivo spazio una certa tendenza all’esaltazione degli scenari più catastrofici, è subentrata ora una maggiore consapevolezza sulla sostanziale attuale debolezza dell’economia mondiale, troppo legata alle sorti della locomotiva statunitense. Si è dunque tornati ad una più corretta percezione della fase ciclica negativa, tutto sommato abbastanza svincolata dalla precaria situazione internazionale, come del resto già gli indicatori rilevati in luglio 2001 mostravano con evidenza agli analisti più attenti. Nei prossimi mesi occorrerà inoltre valutare la ricaduta sull’economia regionale della profonda crisi argentina, sia come effetti diretti legati agli oltre 150 milioni di euro di export delle aziende del Piemonte verso quel paese (lo 0,5% delle esportazioni totali), sia per le ripercussioni indirette sulla ricchezza dei numerosissimi investitori in possesso di ingenti quantità di bond argentini. PREVISIONI PER IL SEMESTRE GENNAIO - GIUGNO 2002 Produzione 19 IV/2001 Osservatorio sul commercio: vendite ferme e cautela per l’immediato futuro Previsioni 2002: perdura il clima di incertezza Dalla 121ª indagine congiunturale di Unioncamere Piemonte emerge un quadro previsionale per il primo semestre 2002 da cui si possono trarre due indicazioni particolarmente significative: • La situazione appare radicalmente mutata rispetto a soli dodici mesi fa, quando sull’onda delle performances da record che avevano segnato l’anno 2000 gli imprenditori piemontesi si erano concessi ampi slanci di fiducia. I saldi ottimisti pessimisti indicavano per tutte le variabili rilevate bilanci ampiamente positivi, con picchi particolarmente significativi per la produzione (saldo +23%) e la raccolta degli ordini dall’estero (+24%). L’inizio del 2002 invece rappresenta nelle attese del mondo industriale piemontese un periodo di profonda debolezza ed incertezza, nel quale prevale la cautela nelle previsioni ed aleggia un malcelato vento di pessimismo. • La seconda considerazione suggerita dai risultati dell’indagine è che in effetti appare ormai raggiunto con il quarto trimestre 2001 il punto di sella del ciclo congiunturale negativo e che fin dai primi sei mesi del 2002 la situazione dovrebbe lentamente migliorare, anche se, nelle aspettative dei principali analisti, la ripresa dovrebbe completamente dispiegarsi solo nella seconda metà dell’anno. Se si confrontano infatti le previsioni formulate lo scorso mese di ottobre (quando N. AUMENTO STAZIONARIETÀ DIMINUZIONE SALDO 27% 49% 24% +3% Occupazione 13% 72% 15% -2% Ordinativi interni 26% 47% 27% -1% Ordinativi esteri 29% 48% 22% +7% Prezzi vendita 20% 62% 18% +2% Fonte: Unioncamere Piemonte, 121a indagine congiunturale sull’industria manifatturiera piemontese. La situazione internazionale ha influito in maniera oscillatoria sul clima di fiducia delle famiglie italiane negli ultimi tre mesi del 2001. In ottobre l’indice ISAE aveva risentito negativamente dell’avvio delle manovre belliche in Afghanistan; in novembre invece la prospettiva di una rapida soluzione della guerra aveva permesso al clima di fiducia di risollevarsi, con particolare slancio proprio a seguito della caduta di Kabul e del regime talebano. Ma è nel mese di dicembre che l’ottimismo per le prospettive sulla situazione economica generale hanno consentito una decisa crescita dell’indicatore ISAE, attestatosi ad un valore di 123,6 (il 2,7% in più rispetto a dicembre 2000). Questo dato conferma che anche il popolo dei consumatori confida nella possibilità di una ripresa nel corso del 2002, a seguito di un periodo di recessione che proprio con la fine del 2001 dovrebbe aver toccato il suo punto più basso. La dinamica dei consumi rilevata dall’ISTAT dal punto di vista delle vendite del settore commerciale italiano denota in realtà un trend di crescita già a partire dai mesi di ottobre e novembre, quando la variazione tendenziale è risultata pari al +1,5%, con un contributo positivo più accentuato per la Grande Distribuzione Organizzata rispetto al Commercio Tradizionale. Le decisioni di spesa dei consumatori piemontesi sembrano maggiormente improntate alla massima cautela: è quanto emerge dalla rilevazione campionaria sul settore commercio, condotta trimestralmente dal Centro Studi dell’Unioncamere Piemonte, che evidenzia per il IV trimestre 2001 una riduzione considerevole dei volumi delle vendite, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (saldo ottimisti-pessimisti -8,4%). Del resto il dato registrato, perfettamente in linea con quanto emerso nelle precedenti rilevazioni, va a consolidare il trend negativo delle transazioni che ha caratterizzato tutto il 2001. Per il IV trimestre consecutivo si conferma inoltre il divergente andamento delle vendite nel dettaglio tradizionale (saldo del -18,4%) e nella Grande Distribuzione Organizzata (+ 14,2%). Mentre nel dettaglio tradizionale la categoria merceologica non sembra rilevante sul dato complessivo, nella GDO si registrano forti margini di crescita nel settore alimentare (+28,0%) e misto (+38,1%), con valori negativi unicamente nel comparto non alimentare (-4,1%). Il quadro previsionale conferma il clima diffuso di sfiducia e di incertezza, che influenza i comportamenti dei consumatori: si manifesta un forte pessimismo per l’andamento delle vendite nel trimestre gennaio-marzo 2002, rispetto all’ultimo trimestre del 2001 (variazione congiunturale del -44,4%), che è comunque perfettamente comprensibile tenuto conto che il trimestre appena trascorso è stato caratterizzato dalle vendite natalizie. Tuttavia i commercianti piemontesi esprimono attese negative per il I trimestre 2002 anche rispetto allo stesso trimestre dell’anno scorso (variazione tendenziale -9,8%), pur dovendosi evidenziare le aspettative positive della GDO (+12,4%). La disaggregazione dei dati relativi ai volumi delle vendite per territori mette in luce una congiuntura sfavorevole in quasi tutte le province piemontesi: ad eccezione del dato positivo registrato ad Asti e a Cuneo, in tutte le altre province emergono saldi negativi, con transazioni in forte calo soprattutto nelle province di Biella (-32%) e di Vercelli (-29,4%), dove si confermano i dati negativi delle precedenti rilevazioni. PA G I N A 7 - P I E M O N T E C O N G I U N T U R A - U N I O N C A M E R E Va sottolineato in particolare il dato della provincia biellese, che in tutti i quattro trimestri 2001 ha evidenziato le performances peggiori a livello piemontese. In quasi tutte le province le previsioni, sia rispetto al trimestre appena concluso, sia rispetto al I trimestre 2001, sono per un'ulteriore frenata delle vendite: soltanto i commercianti della provincia di Vercelli manifestano aspettative positive (+22,5%), con una significativa variazione congiunturale e tendenziale, e quelli astigiani rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (+25,1%). ANNO 5 Nell’ultima rilevazione condotta, i commercianti piemontesi sono stati chiamati ad esprimersi anche sugli investimenti, che sono stati effettuati nel 2001 dal 42,5% degli intervistati: l’analisi per finalità di investimenti sottolinea lo sforzo fatto dai commercianti piemontesi per adeguarsi all’euro (il 26,2% del campione, e il 67% degli operatori che hanno effettuato investimenti), e per l’acquisto di attrezzature (il 25,6% del campione). Seguono gli investimenti per l’informatizzazione (14,2%), per il rinnovo dei locali (il 12,3%) e per le attività promozionali (il 7,3% del campione complessivo). VOLUMI DI VENDITA PER TIPOLOGIA DI ESERCIZIO COMMERCIALE IV trimestre 2001 Aumento Diminuzione Saldo previsioni I trimestre 2002 Aumento Diminuzione Saldo Dettaglio tradizionale Alimentare Non alimentare Misto 40,8% 40,4% 39,5% 85,7% 59,2% 59,5% 60,4% 14,3% -18,4% -19,1% -20,9% +71,4% 25,0% 20,5% 26,7% 25,0% 75,0% 79,5% 73,3% 75,0% -50,0% -59,0% -46,6% -50,0% GDO Alimentare Non alimentare Misto 57,1% 64,0% 47,9% 69,0% 42,9% 36,0% 52,0% 30,9% +14,2% +28,0% -4,1% +38,1% 34,6% 38,1% 36,6% 29,2% 65,4% 61,9% 63,4% 70,7% -30,8% -23,8% -26,8% -41,5% Totale 45,8% 54,2% -8,4% 27,8% 72,2% -44,4% VOLUMI DI VENDITA PER PROVINCIA IV trimestre 2001 Aumento Diminuzione Saldo previsioni I trimestre 2002 Aumento Diminuzione Saldo Alessandria Asti Biella Cuneo Novara Torino VCO Vercelli 45,0% 69,7% 34,0% 52,0% 47,2% 44,5% 48,9% 35,3% 55,0% 30,3% 66,0% 48,0% 52,8% 55,4% 51,1% 64,7% -10,0% +39,4% -32,0% +4% -5,6% -10,9% -2,2% -29,4% 23,3% 27,3% 16,0% 28,0% 27,1% 24,0% 21,7% 61,3% 76,6% 72,8% 84,0% 78,0% 72,9% 76,1% 78,3% 38,8% -53,3% -45,5% -68,0% -50,0% -45,8% -52,1% -56,6% +22,5% Totale 45,8% 54,2% -8,4% 27,8% 72,2% -44,4% Fonte: Centro Studi Unioncamere Piemonte. NOTA: i dati a consuntivo sono rilevati rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente; le previsioni sono formulate rispetto al trimestre precedente. Economia mondiale: una frenata lunga un anno Il rallentamento economico avviato nel 2000 negli Stati Uniti si è trasformato in una progressiva riduzione dell’attività a livello mondiale. Le previsioni relative all’andamento internazionale sono state costantemente riviste al ribasso per tutto il 2001: le stime di Prometeia sull’anno parlano di +1,9% come variazione del Pil e di +1,4% per quanto riguarda il Commercio Internazionale. Il ridimensionamento del trend economico mondiale emerge con evidenza dal confronto con gli analoghi indicatori rilevati nel 2000 (anno peraltro eccezionale): +4,7 per il Pil e +13% per gli scambi commerciali. L’attacco terroristico dell’11 settembre ha acuito quindi una situazione congiunturale già negativa, introducendo plurimi effetti shock e colpen- do in particolare alcuni settori economici. Se per gli Usa si può parlare di una fase di recessione, ancora più seria appare la situazione del Giappone, mentre per l’Uem la crisi internazionale si dovrebbe tradurre in un rallentamento più sensibile del previsto. La simultaneità della recessione negli Stati Uniti e nel Giappone e della minor crescita in Europa ha trasmesso forti impulsi negativi verso i paesi emergenti e in via di sviluppo, in particolare verso quelli fortemente legati alla domanda statunitense. In questo momento si può dire che l’intera economia mondiale dipenda dalla rapidità con cui la fase ciclica sfavorevole negli Stati Uniti potrà essere invertita; a questo proposito gli esperti prevedono che la recessione negli Stati Uniti sarà meno intensa di quanto atteso grazie soprattutto al tempestivo ed incisivo intervento della politica monetaria. A fine 2001 l’economia statunitense è comunque rimasta debole, facendo registrare una variazione della crescita del Pil pari all’1%, e dalle previsioni per il 2002 non si intravedono sostanziali accelerazioni: stima di crescita +0,9% (fonte Prometeia). Il Giappone si conferma in recessione sia per il 2001 (-0,5% variazione Pil) sia per il 2002 (-0,3%); questa crisi è legata fondamentalmente all’andamento della domanda interna ed alla congiuntura internazionale negativa che non permette alle esportazioni di fornire un contributo in grado di compensare il crollo dei consumi. Anche i dati congiunturali della zona Euro hanno ribadito una sostanziale debolezza della domanda e dell’offerta, pur con realtà N. 19 IV/2001 molto diverse fra loro. Nell’anno, la Germania si è confermata il fanalino di coda tra le economie europee; l’industria manifatturiera tedesca sta ancora soffrendo e negli ultimi sei mesi i consumi hanno registrato ancora un’ulteriore contrazione sul trimestre precedente. A livello prospettico, non pare ancora che i tempi siano in grado di rendere imminente la ripresa dell’economia. La maggior dipendenza dell’attività economica dal settore industriale rende più gravoso l’attuale rallentamento del ciclo economico internazionale, particolarmente accentuato per il settore dei beni strumentali. Il 2001 si è chiuso con una variazione della crescita economica tedesca dello +0,7%, stessa percentuale si prevede per il 2002. Inaspettatamente la Francia chiude l’anno, in termini congiunturali, ancora in accelerazione. La voce più dinamica riguarda i consumi delle famiglie che hanno beneficiato degli interventi espansivi della politica di bilancio in vigore da luglio. Due per cento la crescita registrata nel 2001; +1,4% quella prevista per il 2002. Gli indicatori dell’economia spagnola segnalano il rallentamento delle principali componenti della domanda interna accanto ad un contributo leggermente negativo delle esportazioni nette. L’indice della produzione industriale ha fatto registrare negli ultimi mesi una variazione negativa. La dinamica del Pil nell’anno 2001 è stata del +2,5%, la previsione per il 2002 è dell’1,8%. Il Regno Unito è apparso meno colpito dalle crisi internazionali: la variazione del Pil del Regno Unito per l’anno 2001 è pari al +2,1%, la previsione per il 2002 +1,6%. LE PRINCIPALI VARIABILI INTERNAZIONALI 2000 2001 2002 2003 2004 Pil mondiale 4,7 1,9 1,9 3,7 3,9 Pil dei G7 Inflazione dei G7 3,4 2,1 0,9 1,9 0,8 1,1 3,0 2,1 3,1 2,2 Commercio internazionale 13,0 1,4 2,8 7,1 8,5 Brent: $ per barile $ 1991 per barile 28,4 39,9 24,7 27,2 20,5 22,6 24,4 26,4 25,8 27,3 Fonte: Prometeia. PA G I N A 8 - P I E M O N T E C O N G I U N T U R A - U N I O N C A M E R E ANNO 5 ANDAMENTO PROSPETTICO DEI PRINCIPALI PAESI 2000 2001 2002 2003 2004 Stati Uniti Pil reale (var. %) Inflazione 4,1 3,4 1,0 2,9 0,9 1,3 3,5 2,5 3,3 2,4 Giappone Pil reale (var. %) Inflazione 2,2 -1,1 -0,5 -1,3 -0,3 -0,5 2,1 1,1 2,7 1,9 Germania Pil reale (var. %) Inflazione 3,2 2,1 0,7 2,5 0,7 1,2 2,5 1,7 2,9 1,7 Francia Pil reale (var. %) Inflazione 3,4 1,8 2,0 1,7 1,4 1,4 2,8 1,6 3,2 1,6 Regno Unito Pil reale (var. %) Inflazione 3,0 0,8 2,1 1,3 1,6 2,0 2,4 2,9 3,0 3,0 Spagna Pil reale (var. %) Inflazione 4,1 3,5 2,5 3,7 1,8 2,3 2,9 2,4 3,3 2,5 Italia Pil reale (var. %) Inflazione (*) 2,9 2,6 1,8 2,8 1,3 1,7 2,6 2,0 3,0 2,2 U.E.M. (12 paesi) Pil reale (var. %) Inflazione 3,3 2,3 1,5 2,5 1,2 1,5 2,8 1,9 3,1 1,9 Fonte: Prometeia, Rapporto di previsione, Dicembre 2001. Economia italiana condizionata da fattori esogeni Anche per l’economia italiana dell’anno 2001 occorre registrare una tendenza al ribasso degli indicatori, a cominciare dal PIL; gli eventi di settembre hanno costretto a ridimensionare le previsioni, peraltro in modo meno drastico di quanto si potesse temere inizialmente e con un contraccolpo minore rispetto ad altri paesi dell’area euro. Secondo le stime formulate da Prometeia, la crescita del Pil si attesterà, nel 2001, all’1,8%; la previsione per l’anno 2002 è pari all’1,3%. L'economia italiana ha quindi subito conseguenze esterne che sono andate ad incidere su di una situazione congiun- turale già in decelerazione, come testimoniato dalla progressiva frenata del Pil rilevata nel secondo e terzo trimestre. Come negli altri paesi, il clima di fiducia dei consumatori in autunno è stato contraddistinto da una sorta di spartiacque rappresentato dall'inizio delle operazione belliche in Afghanistan. Le interviste effettuate dopo l'attacco hanno registrato una sensibile caduta del clima di fiducia, apparsa più ampia di quanto non fosse avvenuto all'indomani dell'attacco alle torri gemelle. A queste condizioni la vera ripresa si avrà solo a partire dal 2003. VISITATE I NOSTRI SITI INTERNET Il sito infinito delle Camere di commercio del Piemonte: 2000 pagine di informazioni, notizie, proposte e novità dalle Camere di commercio del Piemonte, dal Centro Congressi Torino Incontra, dal Centro Estero, dal Laboratorio Chimico Camera Commercio Torino. www.pie.camcom.it N. 19 IV/2001 Movimprese 2001: ancora vivace la dinamica imprenditoriale piemontese Nel 2001, anno record per il sistema imprenditoriale italiano, anche in Piemonte la consistenza delle imprese registrate è aumentata in misura considerevole, raggiungendo quota 373.012 unità, di cui 329.514 attive. Il mondo imprenditoriale piemontese dimostra indubbiamente segnali di dinamismo: per il settimo anno consecutivo infatti il saldo tra iscritte e cessate risulta positivo (+1,8% la crescita delle imprese registrate al netto di quelle agricole). L’analisi della dinamica in base al settore di attività evidenzia che è in atto da alcuni anni una tendenza di crescita delle imprese per i comparti dell’edilizia e del terziario, mentre le imprese registrate manifatturiere vanno progressivamente diminuendo. Anche nel 2001 infatti il miglior tasso di crescita viene evidenziato dal settore delle costruzioni (+2,8% contro il 3,7% dello scorso anno), seguito dai servizi (+0,5% contro +0,2%); l’industria registra invece un tasso di sviluppo negativo (-0,6%), che conferma il trend del 2000 (-0,6%). L’analisi delle sole imprese attive conduce invece a risultati leggermente modificati, soprattutto per quanto concerne la sostanziale tenuta delle attività manifatturiere (+0,2%). Il commercio, che con le sue oltre 108.000 imprese registrate si conferma ancora www.al.camcom.it www.at.camcom.it www.bi.camcom.it www.cn.camcom.it www.no.camcom.it www.to.camcom.it www.vb.camcom.it www.vc.camcom.it www.centroestero.org www.lab-to.camcom.it www.torinoincontra.org il comparto più numeroso, è in diminuzione, seppur su valori percentuali contenuti (tesso di crescita del -0,3%). Va invece sottolineato l’elevato incremento del settore dell’intermediazione monetaria e finanziaria, cresciuto nell’anno di oltre 5 punti percentuali e con un tasso di sviluppo del +3,4%. Quanto alla distribuzione territoriale delle imprese registrate, le province di Novara e Vercelli confermano le prime posizioni dell’anno passato, con degli indici di crescita al di sopra della media regionale (nel 2001 risultano per entrambe leggermente superiori al +2%). Occorre segnalare anche l’exploit di Asti (+2,2% contro il +1,7% del 2000), mentre Biella continua ad essere in difficoltà, registrando un tasso di crescita del +1% contro il +1,5% dello scorso anno. In ultima posizione si colloca la provincia di Verbania con appena il +0,7%. Per quanto concerne le forme giuridiche, l’anno appena concluso è stato da record anche per le società di capitale la cui consistenza è aumentata del 6% rispetto al 2000; la distribuzione percentuale delle imprese attive per forma giuridica evidenzia che il 68% del totale è rappresentato da ditte individuali, il 23% da società di persone, l’8% dai società di capitali e infine l’1% da altre forme. Anno 5 n. 19 Febbraio 2002 Direttore Responsabile: Renato Boretti Tribunale di Torino Registro Stampa N. 5074 del 31 Ottobre 1997 Coordinamento redazionale: Carla Fiorio, Giacomo Mazzarino Segreteria di redazione: Grace De Girolamo Stampa: Visual Data srl Hanno collaborato: Uffici Studi delle Camere di Commercio del Piemonte CONFARTIGIANATO Piemonte FORTER - ASCOM - IRES - Banca d’Italia Osservatorio regionale del lavoro - Regione Piemonte Unione Industriale di Torino - API Assessorato all’Artigianato della Regione Piemonte