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Rif.: Iole Pinto
e-mail: [email protected]
Relazione conclusiva di Progetto
Piano Mirato Regione Toscana Prevenzione Rischio UV per lavoratori Outdoor
Valutazione del rischio da esposizione a radiazione UV outdoor sul territorio regionale
1. Introduzione
Le più autorevoli organizzazioni internazionali (ICNIRP, ILO, WHO) [1] e nazionali [2] preposte alla
tutela della salute e della sicurezza e gli studi epidemiologici condotti in ambito internazionale [3-7]
concordano nel considerare la radiazione ultravioletta solare un rischio di natura professionale per tutti
i lavoratori che lavorano all'aperto (lavoratori outdoor), da valutare e prevenire alla stregua di tutti gli
altri rischi (chimici, fisici, biologici) presenti nell'ambiente di lavoro. In particolare sono individuate e
caratterizzate molte patologie fotoindotte, i cui organi bersaglio sono pelle ed occhi [1,2,3]. La
principale patologia fotoindotta è senz’altro il cancro della pelle.
Fin dal 1992 la IARC (International Agency for Research on Cancer) ha classificato la radiazione solare
come agente cancerogeno di classe 1, per il quale, esistono, cioè, evidenze carcinogenetiche per l’uomo
derivanti sia da studi sperimentali che da studi epidemiologici.
Obiettivo del presente lavoro condotto nell’ambito del Progetto Regionale in oggetto è stato quello di
delineare un opportuno percorso di prevenzione per le attività lavorative outdoor maggiormente
diffuse sul territorio regionale a partire dalla valutazione del rischio di esposizione a radiazione solare
ultravioletta, e di individuare conseguentemente le principali soluzioni applicabili per ridurre il rischio
in ciascuna attività, anche al fine di facilitare l’attuazione degli adempimenti previsti dalla normativa
per migliorare la sicurezza e salute dei lavoratori outdoor.
A tal proposito è stata inizialmente condotta un’analisi di tutte le tipologie di attività lavorative che
espongono a luce solare presenti sul territorio regionale, classificate – secondo i criteri definiti da
ICNIRP [1] in due categorie: quelle a rischio elevato di esposizione (tab. 1-a), cioè quelle attività che
generalmente comportano esposizione solare dei lavoratori protratta e continuativa per la maggior parte
dell’attività lavorativa, e quelle a rischio medio – basso, che generalmente – per le loro caratteristiche comportano esposizioni solari di minore durata ed entità (tab. 1-b)
Tra queste sono state individuate quattro tipologie di attività ad alto rischio: lavorazioni agricole, pesca,
cantieristica, cave, rilevanti sul territorio regionale: le procedure di prevenzione individuate per tali
tipologie di attività possono essere facilmente estese alle altre lavorazioni outdoor citate in tabella 1.
Tab. 1a Elenco delle attività che possono comportare elevato rischio di esposizione a radiazione UV solare
Lavorazioni agriciolo/forestali Floricoltura - Giardinaggio Bagnini
Istruttori di sport all'aperto
Edilizia e Cantieristica
stradale/ferroviaria/navale
Addetti alle attività di ricerca e
stoccaggio idrocarburi liquidi e
gassosi nel territorio, nel mare e
nelle piattaforme continentali
Lavorazioni in cave e
miniere a cielo aperto
Pesca e Lavori a bordo di
imbarcazioni, ormeggiatori,
attività portuali
Tab. 1b Elenco delle attività che possono comportare rischio di esposizione a radiazione UV solare
Parcheggiatori
Operatori ecologici/netturbini
Addetti agli automezzi per la Manutenzioni linee elettriche ed
movimentazione di terra
idrauliche esterne
Rifornimento carburante: Portalettere/ recapito spedizioni Polizia municipale / Forze
ordine/militari
stradale/aeroportuale
Manutenzioni piscine
2. Il Rischio da esposizione a UV: generalità
La Radiazione Ultravioletta (RUV) appartiene al sottoinsieme delle Radiazioni Elettromagnetiche Non
Ionizzanti (NIR, Non Ionizing Radiation) e occupa la regione spettrale da 100 a 400 nanometri (nm) a
cui corrispondono energie dei fotoni comprese fra 12,4 e 3,1 (eV) rispettivamente .
Detta regione spettrale è stata ulteriormente suddivisa dalla Commissione Internazionale de l’Eclairage
(CIE) in tre bande contigue, denominate:
−
UVA (400÷315 nm, 3,1÷4 eV),
−
UV-B (315÷280 nm), (4÷4,4 eV)
−
UV-C (280÷100 nm, 4,4÷12 eV)
Nella letteratura medica, soprattutto, si riscontrano anche limiti di banda differenti da quelli stabiliti
dalla CIE. Alle volte la regione UV-B si estende da 280 a 320 nm e la regione UV-A è ulteriormente
suddivisa in UV-A2 (320÷340 nm) e UV-A1 (340÷400 nm).
L’occhio e la pelle sono i due “bersagli critici” nell’esposizione alla radiazione Ultravioletta. La qualità
degli effetti, la loro gravità, o la probabilità che alcuni di essi si verifichino dipendono dalla esposizione
radiante, dalla lunghezza d’onda della radiazione e, per quanto riguarda alcuni effetti sulla pelle, dalla
fotosensibilità individuale che è una caratteristica geneticamente determinata.
Considerati dal punto di vista del loro decorso temporale gli effetti prodotti sull’occhio e sulla pelle
possono essere suddivisi in:
a) effetti a breve termine o da esposizione acuta con tempi di latenza dell’ordine di ore, giorni;
b) effetti a lungo termine o da esposizione cronica con tempi di latenza di mesi, anni. In generale per
ciascun effetto acuto è possibile stabilire “la dose soglia” al di sotto della quale l’effetto non si verifica.
La maggior parte degli effetti a lungo termine hanno natura diversa dagli effetti acuti e la loro
probabilità (carcinoma cutaneo) o la loro gravità (fotoinvecchiamento della pelle) è tanto maggiore
quanto più è elevata la dose accumulata dall’individuo.
3. Parametri di valutazione del rischio e valori limite
La quantità utilizzata ai fini protezionistici per quantificare il rischio di insorgenza di danno per
patologie fotoindotte della pelle è l’Esposizione radiante efficace o Dose efficace, Heff, definita
dalla relazione:
Heff =
λ tλ
E(λ,t) S(λ)dλdt =
t
Eeff (t) dt
[Jeff/m2 ]
Dove:
•
E (λ, t)= irradianza spettrale [W.m-2.nm-1]
•
S(λ)= Spettro di azione dell’efficacia spettrale della radiazione, ai fini del rischio di danno
biologico
•
Eeff(t)= Irradianza efficace
(irradianza spettrale ponderata con la curva di ponderazione
definite dallo spettro di azione.
Sono stati definiti differenti spettri di azione in reazione agli effetti biologici di interesse .
La reazione cutanea ad UV che è stata meglio studiata e descritta in termini dose-risposta è
l’eritema.
Lo spettro di azione per induzione di eritema è stato standardizzato dalla CIE (Commission
International d’Eclairage), e viene correntemente impiegato anche come curva di ponderazione per
altre patologie della pelle fotoindotte, quali i tumori cutanei.
In fig. 1 si riporta l’andamento grafico della curva standard CIE che definisce lo spettro d’azione per
eritema e la curva di ponderazione dettata dall’ACGIH che definisce l’efficacia spettrale relativa della
radiazione UV alle differenti lunghezze d’onda.
La “Dose Minima per l’Eritema” (MED) viene impiegata per descrivere le potenzialità della radiazione
UV nell’indurre la formazione dell’eritema e 1 MED viene definita come la dose di UV efficace in
grado di provocare un arrossamento percettibile della pelle umana non precedentemente esposta al sole.
Comunque, poiché le persone non sono ugualmente sensibili alla radiazione UV a causa delle differenti
capacità di autodifesa della pelle (pigmentazione), 1 MED varia fra le popolazioni europee in un
intervallo compreso fra 200 e 500 ( J/m2). Nella tabella 2 è possibile consultare i valori di MED per
differenti tipi di pelle secondo le norme DIN-5050
La dose minima Heff per induzione di eritema dipende dal fototipo del soggetto esposto. Per soggetti
caucasici debolmente pigmentati tale dose è nell’intervallo 60 to 300 Jeff/m2.
Relative spectral efficacy (%)
10
ACGIH relative spectral efficacy
CIE relative spectral efficacy
1
0.1
0.01
0.001
0.0001
290
310
330
350
370
390
410
λ (nm)
L'Indice UV è un indice che basandosi sulla posizione del sole, sulla nuvolosità prevista, sull'altitudine,
sui dati dell'ozono, predice l'intensità della radiazione ultravioletta solare giornalmente. La scala
dell'indice UV va da un minimo di 1 ad un massimo di 12, più l'indice è alto, più forte è l'intensità degli
UV. In tab. 1 si riportano i pittogrammi adottati dalla OMS ai fini dei crescenti livello di rischio
associati all’UV index.
Esso è espresso numericamente dal prodotto dell’irradianza efficace (W/m2) per 40.
Es. : un’irradianza efficace di 0.1 W/m2 corrisponde ad un UV index di 4
Originariamente l’indice UV è stato definito in modi diversi nei vari paesi ed è stato utilizzato per
informare la popolazione sui rischi legati alla radiazione UV. In seguito la sua definizione è stata
standardizzata e pubblicata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO), dall’Organizzazione
Meteorologica Mondiale (WMO), dal Programma Ambiente delle Nazioni Unite (UNEP) e dalla
Commissione Nazionale sulle Radiazioni Non-Ionizzanti (ICNIRP) . L’Indice UV è raccomandato
come mezzo per la diffusione al pubblico dei rischi alla salute derivanti dalla esposizione alla
radiazione UV ed al fine di informare la popolazione sulle misure di protezione da adottare. Se la
nuvolosità ed altre rilevanti variabili ambientali sono tenute in considerazione nel calcolo dell’ Indice
UV, i fattori di correzione che sono usati nel calcolo dovrebbero essere stabiliti.
tab. 1 – Pittogrammi standard OMS per la comunicazione UV Index alla popolazione.
4. Elementi legislativi
In merito agli aspetti legislativi relativi alla protezione dei lavoratori outdoor nei confronti della
radiazione solare dobbiamo sottolineare che pur essendo la “radiazione solare” classificata dalla IARC
nel gruppo 1 di cancerogenesi (sufficiente evidenza di cancerogenicità per l’uomo) e pur costituendo un
fattore di rischio per tutte le attività outdoor, essa non è stata inserita nell’ elenco degli elenco degli
Agenti cancerogeni e mutageni agenti cancerogeni e mutageni del D.Lgs 81/2008.
Percontro il D.lgvo 81/08 Testo Unico sulla salute e sicurezza sul lavoro ha introdotto per la prima
volta nel nostro Paese specifiche norme di tutela della salute per i lavoratori a radiazioni ottiche
artificiali (Titolo VIII capo V), recependo la la direttiva europea per la tutela dei lavoratori esposti a
radiazioni ottiche artificiali (DIRETTIVA 2006/25/CE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 5
aprile 2006 sulle prescrizioni minime di sicurezza e di salute relative all'esposizione dei lavoratori ai
rischi derivanti dagli agenti fisici (radiazioni ottiche artificiali) (diciannovesima direttiva particolare ai
sensi dell'articolo 16, paragrafo 1, della direttiva 89/391/CEE), che
fissa un valore limite per
esposizione a UV su 8 ore di lavoro di
Heff = 30 J/m2
Pur essendo le radiazioni UV solari escluse dal campo di applicazione specifico del titolo VIII capo V,
va comunque sottolineato che l’art. 181, comma 1 specifica che la valutazione del rischio di tutti gli
agenti fisici deve essere tale da “identificare e adottare le opportune misure di prevenzione e
protezione” facendo “particolare riferimento alle norme di buona tecnica e alle buone prassi”.
Le prime sono le norme tecniche nazionali (UNI, CEI) e internazionali (CEN, ISO), mentre le seconde
sono definite all’art. 2 comma 1 punto v) come “soluzioni organizzative o procedurali coerenti con la
normativa vigente e con le norme di buona tecnica, adottate volontariamente e finalizzate a promuovere
la salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro”. Posto che il datore di lavoro deve sempre considerare
l’effetto del rischio sulla salute dei lavoratori tenendo conto dell’evoluzione tecnica in materia di
prevenzione e sicurezza sul lavoro, e dato che le buone prassi sono per definizione documenti di natura
applicativa sviluppati in coerenza con le norme tecniche, è consigliabile utilizzarle come riferimenti
primari ogni qualvolta ve ne sia disponibilità.
In questo sistema di tutela la gestione del rischio e la prevenzione nei confronti dei lavoratori outdoor,
che, notoriamente, sono maggiormente esposti al rischio di radiazioni UV solari rispetto a quei
lavoratori che lavorano in ambienti indoor, non può prescindere dal processo di “prevenzione e
riduzione del rischio” che costituisce l’adempimento principale previsto dal Testo Unico. Tenendo
presenti le difficoltà che si incontrano nella definizione dell’esposizione a UV per ogni singolo
lavoratore, in quanto tale esposizione è variabile ed influenzata da molteplici fattori quali condizioni
atmosferiche, ora del giorno, stagione, latitudine, ecc., nell’ambito del presente lavoro si forniscono i
criteri di massima per
effettuare stime delle esposizioni ricorrenti al livello delle parti del corpo dei
lavoratori maggiormente fotoesposte, integrando i dati di misura esposti al successivo paragrafo con i
dati forniti dagli osservatori meteorologici regionali e nazionali.
Ai sensi della vigente normativa la valutazione dell’esposizione è da riguardare come punto di partenza
per poter mettere in atto le idonee misure per tutelare i lavoratori dal rischio derivante dall’esposizione
occupazionale outdoor ad UV, ed in particolare la riduzione ai livelli più bassi ragionevolmente
raggiungibili dell’esposizione a radiazione UV. Il Testo Unico prevede tra le misure generali di tutela
"l'eliminazione dei rischi in relazione alle conoscenze acquisite in base al progresso tecnico e, ove ciò
non è possibile, la loro riduzione al minimo". Prevede inoltre che il datore di lavoro, il dirigente e il
preposto debbano richiedere "l'osservanza da parte dei singoli lavoratori delle norme e delle
disposizioni aziendali in materia di sicurezza e di uso dei mezzi di protezione collettivi ed individuali
messi a loro disposizione".
Il Testo Unico sancisce che il datore di lavoro deve fornire ai lavoratori "i necessari ed idonei mezzi di
protezione"; e inoltre sancisce l'obbligo da parte dei lavoratori di osservare "le disposizioni e le
istruzioni impartite dal datore di lavoro, dai dirigenti e dai preposti, ai fini della protezione collettiva ed
individuale; la lettera c dello stesso comma sancisce che i lavoratori devono utilizzare "in modo
appropriato i dispositivi di protezione messi a loro disposizione".
Tali aspetti vanno riguardati anche alla luce del Decreto del 27 Aprile 2004 Ministero del Lavoro e
della Previdenza sociale che inserisce i tumori cutanei nella lista delle malattie professionali con
obbligo di denuncia. In particolare nella Lista I delle malattie ad elevata probabilità di origine
Lavorativa sono inserite:
Gruppo 5 –malattie della pelle
Gruppo 6 – tumori cutanei ( cheratosi attiniche ed epiteliomi in sedi fotoesposte in relazione alla
radiazione solare solare)
Inoltre il D.M. 9 aprile 2008 Nuove Tabelle delle Malattie Professionali nell’ Industria e
nell’Agricoltura contempla tra le malattie professionali quanto segue:
n° 84: malattie causate dalle radiazioni UV
Malattie causate dalle radiazioni UV comprese le radiazioni solari (cheratosi attiniche, epiteliomi
cutanei delle sedi attiniche, epiteliomi cutanei delle sedi fotoesposte)
Esplicitando quanto segue:
“Lavorazioni che espongono alle radiazioni UV. Lavorazioni che espongono alle radiazioni solari
presso stabilimenti balneari, a bordo di navi, in cantieri di edilizia stradale, in cave e miniere a cielo
aperto”.
Per quanto riguarda l’agricoltura, la Tabella Malattie Professionali nell’ Agricoltura al punto 19 include
: N° 19: Malattie Causate da Radiazioni Solari (cheratosi attiniche, epiteliomi cutanei delle sedi
fotoesposte).
5. Metodiche di misura
Le misure sono state condotte in collaborazione con il Lab. Agenti Fisici dell’ISPESL – Dipartimento
Igiene del Lavoro (coordinamento tecnico scientifico: dr. A. Borra, dr.ssa Renata Sisto), e del
Lab.Agenti Fisici della ASL 7 di Siena (coordinamento tecnico scientifico dr.ssa Iole Pinto) utilizzando
la seguente strumentazione di misura:
Dosimetri a film di polisolfone di spessore 40 µm prodotti dalla University of Southern Queensland,
Australia. A seguito dell’esposizione ad UV i dosimetri presentano una fotodegradazione molecolare
che si evidenzia dal cambiamento delle
proprietà ottiche del materiale, ed in particolare dalla
variazione di assorbanza, definita dal rapporto logaritmico delle intensità luminose incidente e
trasmessa dalla pellicola di polisolfone [4,5]. La variazione di assorbanza a una data lunghezza d’onda
pre e post esposizione può essere correlata alla dose efficace di radiazione UVB assorbita dai dosimetri
[13]. Si ottiene così una curva di calibrazione dei dosimetri utilizzabile per quantificare l’esposizione
personale a radiazione UV. Le misure di assorbanza sono state eseguite mediante un sistema
spettroradiometrico a fibre ottiche presso ISPESL descritto in bibliografia [8].
Nell’ambito della relazione si riportano le misure effettuate nel comparto Pesca ed Agricoltura sul
territorio regionale.
5.1 Comparto Pesca
Le misure sono state effettuate nei giorni 11 e 12 luglio 2007, in condizioni di cielo sereno, a bordo dei
3 pescherecci indicati in tabella 4, durante le abituali condizioni di lavoro.
Per evitare possibili intralci nelle attività di lavoro causate dai dosimetri, nonché possibile
deterioramento degli stessi, i dosimetri sono stati fissati su schiena, visiera e braccia di due tecnici
addetti alle misurazioni, che hanno occupato le stesse posizioni dei lavoratori a bordo dei pescherecci.
Laddove possibile i dosimetri sono stati altresì fissati su schiena, visiera, braccia di un lavoratore.
5.2 Comparto Agricoltura
Per tener conto dell’elevata variabilità interstagionale sono state effettuate tre differenti campagne di
misura nel sito rurale di San Felice (Lat.43.3°N, Long.1 1.3°E, altitudine 300m) prossimo alla città di
Siena. Le campagne di misura si sono svolte in Aprile, all’inizio della stagione lavorativa, in Luglio,
durante il periodo in cui l’irraggiamento solare è massimo, e in Ottobre, alla fine della stagione
lavorativa, nell’anno 2005. Per ogni tipo di attività lavorativa sono stati selezionati soggetti volontari. Il
numero dei volontari è variato da un minimo di 13 a un massimo di 22 a seconda della campagna
sperimentale. Ad ogni volontario sono stati fatti indossate due dosimetri a polisolfone, uno posto sul
braccio e l’altro sulla schiena (Figura 1). Oltre alla determinazione della dose assorbita durante l’attività
lavorativa, sono state effettuate, mediante tecniche colorimetriche, misure pre e post esposizione della
riflettività e della temperatura cutanee.
In particolare, sono stati misurati all’inizio e alla fine della giornata lavorativa i seguenti parametri:
-
la luminanza cutanea L, il rossore a, la giallinicità b, la temperatura cutanea T.
Tali parametri sono stati misurati su una superficie sempre esposta (sulla guancia) e su una superficie
all’interno del braccio.
6. Metodiche di valutazione del rischio
L’esposizione a UV per i lavoratori outdoor varia in relazione ai seguenti fattori: orario della giornata,
condizioni metereologiche, grado di diffusione delle radiazioni nell’atmosfera, grado di riflessione delle
radiazioni da parte delle superfici circostanti (acqua), latitudine.
A causa della variabilità delle condizioni meteorologiche e delle modalità di esposizione, che possono
essere molto diverse nel corso di una giornata lavorativa, nel corso del presente studio sono state
quantificate le esposizioni personali lavorative nelle tipiche condizioni operative nel corso delle attività
a bordo dei pescherecci nel periodo estivo (periodo di massima esposizione), e nei periodi inizio
stagione (marzo –aprile) -massima esposizione (luglio) – fine esposizione (ottobre) nel comparto
agricoltura.
La misura dei dati dosimetrici e dei dati ambientali - Heff (J/m2 ) - ottenuti nelle identiche condizioni
meteo con spettroradionmetro in postazione fissa (banchina nel caso della pesca o piazzale nel caso
dell’agricoltura) hanno quindi consentito di caratterizzare l’esposizione di ciascun lavoratore, nelle
condizioni specifiche di lavoro oggetto di valutazione, mediante i seguenti parametri :
Rapporto dose Braccia/schiena
Rapporto dose schiena/ambientale
Nel caso delle attività svolte a bordo dei pescherecci, essendo state effettuate le misuraziioni
esclusivamente nel periodo estivo, è stato possibile stimare i parametri principali utili ai fini della
valutazione delle esposizioni giornaliere a UV, alle latitudini di interesse -Mediterraneo centrosettentrionale – e nei differenti periodi dell’anno, a partire dai valori dosimetrici misurati nel periodo
estivo, utilizzando i dati di radiazione globale e l’andamento degli indici UV forniti dall’ osservatorio
meteo CNR-LAMMA – stazioni di Grosseto e Isola di Monte Cristo ( sistema informativo, consultabile
in Internet all’indirizzo: http://www.lamma.rete.toscana.it)
Ai fini dello studio i dati sulle variazioni orarie dell'indice UV sono stati reperiti sul sito web del
Servizio di previsione e informazione degli indici solari del bacino del Mediterraneo gestito dall'
Istituto francese ACRI (Mecanique des fluides, observation de la terre, sciences de l'environnement) e
realizzato in collaborazione con l'Organizzazione Mondiale della Sanità, l'Organizzazione
Meteorologica Mondiale e le Reti Transeuropee delle Telecomunicazioni, consultabile all'indirizzo
http://www.enviport.com. Sono stati inoltre utilizzati i valori di indice UV riportati dalla OMS
nell’ambito del programma INTERSUN al sito:
www.who.int/uv/intersunprogramme/activities/uv_index
Lo studio ha infine consentito di individuare, per ciascuna condizione meteorologica e per ciascun
periodo dell’anno
le appropriate misure di tutela finalizzate a prevenire il rischio, in relazione
all’esposizione ad UV riscontrabile alle latitudini di interesse. I principali risultati sono nel seguito
riportati.
6. RISULTATI
In tab. 2.1 -2.3 si riportano i risultati delle misure condotte a bordo dei pescherecci.
Tab. 2.1 Risultati misure dosi UV assorbite dagli operatori a bordo peschereccio “Sara Barbara” ore
7.10 – 11.28 corrispondente a turno di lavoro a bordo peschereccio
Schiena
kJ/m2
Visiera
kJ/m2
Ambientale su
peschereccio
kJ/m2
1,25
2
0,57
1,13
1,25
3
0,86
0,93
1,25
Operatore
Petto
kJ/m2
1
0,34
Tab. 2.2 Risultati misure dosi UV assorbite dagli operatori a bordo peschereccio “Ghibli” ore 6,30 –
18.00 (intero turno a bordo)
Operatore Schiena
kJ/m2
braccio
kJ/m2
1
0,64
0,45
Ambientale su
peschereccio
kJ/m2
2,51
2
0,17
0,17
2,51
Tab. 2.3 Risultati misure dosi UV assorbite dagli operatori a bordo peschereccio “Orestina” ore 6,30 –
18.00 (intero turno a bordo)
Operatore Schiena
kJ/m2
visiera
kJ/m2
1
1,21
1,44
Ambientale su
peschereccio
kJ/m2
2,47
2
0,55
0,60
2,47
In tabella 2.4 si riportano i risultati ottenuti nelle varie fasi colturali in viticoltura: inizio stagione –
estate – fine stagione
Sfortunatamente, a causa della variabilità delle condizioni meteorologiche, i valori assoluti di dose
efficace misurati non sono molto significativi. In particolare, le dosi misurate a Luglio sono
chiaramente sottostimate.
Tab. 2.4 Risultati misure dosi UV assorbite dagli operatori in Agricoltura (viticoltura)
N.
22
Heff
Heff
Rapporto Rapporto
Rapporto
soggetti Jm2
Jm2
Braccio/
Schiena/
Braccio/
schiena
amb.
amb.
(schiena) (braccio)
Aprile
Texp
13
480 min
dalle 8.00
Media
1870
1076
0.58
0.79
0.45
Dev. st
283
240
0.13
0.12
0.10
LT
1246
698
0.56
0.55
0.31
dalle 7.30
alle 16.00
22
12
Luglio
555 min
Media
alle 16.45 LT
tempo
Dev.st
250
162
0.11
0.11
0.07
soleggiato
dalle 8.40 circa
alle 15.00 LT
17
13
Luglio
circa
473
Media
304
0.67
0.43
0.28
300 min
dalle 7.30
alle
12.30 LT
Dev.st
136
11
93
0.20
0.16
0.09
0.75
1.00
0.71
18
Ottobre
Circa 240 min
Media
295
209
Dalle 8.00
alle
Dev.st
12
57
30
0.23
0.18
0.11
16
12.00 LT
circa
Ottobre
240 min
Media
275
181
0.69
0.90
0.59
dalle 8.00
alle
Dev.st
75
50
0.19
0.24
0.16
12.00 LT
7. STIMA DEL RISCHIO
7.1 Pesca
I pescatori di Monte Argentario esercitano la loro attività lavorativa a bordo dei pescherecci nell’area
del Mediterraneo compresa tra le coste del Monte Argentario l’Arcipelago toscano e il Mar Ligure.
Le latitudini di interesse sono comprese tra 41°N e 43°N.
Per tali latitudini, tenuto conto del riflesso della superficie del mare, i valori degli indici UV possono
essere stimabili come in tab. 3
Tab. 3 - Variazioni degli indici UV alle latitudini comprese tra 41°N e 43°N riferite al 21 di ogni mese
e riferite al massimo valore giornaliero orario. I valori fanno riferimento a condizioni di cielo
sereno e tengono conto della riflessione della superficie del mare.
Gen
Feb
Mar.
Apr.
Mag.
Giu
Lug
Ago
Set.
Ott.
Nov.
Dic.
2
3
4
6
7
8
9
8
6
4
2
1
Per quanto riguarda le variazioni nell’arco del giorno, l’indice UV segue un andamento del tipo
mostrato in fig. 1 e 2.
Dalla lettura sovrapposta dei risultati di tab. 2 e dei grafici 1 e 2 si desume quanto segue:
a) L’indice UV nel periodo estivo alle latitudini in esame assume valori di elevata pericolosità – in
relazione ai fototipi maggiormente sensibili - dalle 11 di mattina alle 17 del pomeriggio.
b) Anche nel periodo autunnale – fino a tutto ottobre ed a fine inverno, a partire dal mese di
marzo, la radiazione UV dalle 12- alle 14 raggiunge livelli potenzialmente nocivi ed in grado di
indurre eritema per soggetti di fototipo 1-4
c) Le dosi UV assorbite dalle superfici fotoesposte dei lavoratori a bordo dei pescherecci variano
sulla base delle tipologia degli stessi e della disponibilità di tende ed aree ombreggiate di lavoro.
Essendo la durata delle lavorazioni a bordo dei pescherecci di minore stazza generalmente
inferiore, le dosi ambientali rilevate a bordo degli stessi risultano circa la metà di quelle rilevate
a bordo dei pescherecci di stazza maggiore. Percontro le dosi UV assorbite dai lavoratori risulta
in genere dello stesso ordine di grandezza o addirittura superiore, come si evince dai risultati di
misura riportati alle tabelle 2.1, 2.2 e 2.3. Ciò è dovuto alla
carenza di aree di lavoro
ombreggiate a bordo dei pescherecci di minore stazza.
Fig. 1 andamento orario indice UV periodo estivo: mese agosto
Fig. 2. a - Andamento Indice UV: mese ottobre
Fig. 2.b - Andamento Indice UV: mese novembre
Fig. 2.c Andamento Indice UV: mese Marzo
7.2 Agricoltura
In Aprile è stata misurata un’irradianza efficace massima di 0.15 Weff/m2 ed una dose efficace media
sulla schiena di 1870± 280 Jeff/m2. Assumendo per la MED (Minimal Erythemal Dose) di soggetti
caucasici, debolmente pigmentati, valori compresi fra 60 e 300 Jeff/m2, si vede come già all’inizio
della stagione lavorativa outdoor, le dosi efficaci misurate superino la MED per un fattore compreso fra
6 e 30. Ancora più interessante è il rapporto fra la dose efficace misurata sulla schiena e/o il braccio del
soggetto esposto e la dose efficace ambientale, misurata con il radiometro posto parallelamente al
suolo.
In particolare, il rapporto schiena/ambientale risulta essere espresso dalla relazione empirica:
back/env ratio=sen(SZA)
dove SZA è l’angolo zenitale medio.
Quindi, la conoscenza dell’angolo zenitale medio SZA e dei valori di radiazione ambientale permettono
di stimare con una certa accuratezza la dose efficace personale sulla schiena. D’altra parte, il rapporto
fra dose efficace sul braccio e sulla schiena è piuttosto riproducibile nelle differenti stagioni.
I lavoratori outdoor del comparto agricolo della Toscana sono esposti a dosi elevate di radiazione solare
ultravioletta. Tipici valori di MED per un individuo caucasico, debolmente pigmentato, vengono
largamente superati (per un fattore da 6 a 30 volte) anche all’inizio della stagione lavorativa outdoor
(Aprile).
I parametri cutanei di luminanza, rossore, giallinicità (in soggetti caucasici) tendono a decrescere, come
è ovvio, con il tempo di esposizione a causa della pigmentazione cutanea.
Alla fine della stagione lavorativa outdoor i parametri cutanei: luminanza, rossore, giallinicità e
temperatura non discriminano più tra il campione all’inizio e alla fine della giornata lavorativa. In
autunno, infatti, la pigmentazione cutanea fornisce una protezione endogena della pelle che è, invece,
ancora assente o poco efficace all’inizio della stagione lavorativa
CONCLUSIONI
I lavoratori outdoor del comparto pesca ed agricoltura della Toscana sono esposti a dosi elevate di
radiazione solare ultravioletta. Tipici valori di MED per un individuo caucasico debolmente pigmentato
vengono largamente superati (per un fattore da 6 a 30 volte) a partire dal mese di marzo. In particolare:
L’indice UV nel periodo estivo alle latitudini in esame assume valori di elevata pericolosità – in
relazione ai fototipi maggiormente sensibili - dalle 11 di mattina alle 17 del pomeriggio.
Anche nel periodo autunnale – fino a tutto ottobre ed a fine inverno, a partire dal mese di
marzo, la radiazione UV dalle 12- alle 14 raggiunge livelli potenzialmente nocivi ed in grado di
indurre eritema per soggetti di fototipo 1-4
Le dosi UV assorbite dalle superfici fotoesposte dei lavoratori a bordo dei pescherecci variano
sulla base delle tipologia degli stessi e della disponibilità di tende ed aree ombreggiate di lavoro.
Per quanto la durata delle lavorazioni a bordo dei pescherecci di stazza inferiore, le dosi UV
assorbite a bordo degli stessi risulta in genere maggiore, per la carenza di aree di lavoro
ombreggiate.
Le dosi giornaliere UV assorbite dai lavoratori in viticoltura nel corso delle operazioni
lavorative svolte al sole risultano dello stesso ordine di grandezza di quelle assorbite dai
pescatori, pur in assenza della radiazione riflessa dall’acqua, a causa dei tempi di esposizione
giornalieri alla radiazione solare diretta più elevati di quelli riscontrati nel comparto pesca, ove,
nel caso di pescherecci di larga stazza,
sono generalmente disponibili tende ed aree
ombreggiate di lavoro.
E’ pertanto necessario mettere in atto idonee misure di tutela per prevenire i danni da UV in tali
lavorazioni, secondo quanto esposto in appendice, che possono essere estese a tutte le altre attività
outdoor a rischio di esposizione a radiazione solare cui al paragrafo 1 in tab. 1 del presente
rapporto.
APPENDICE
MISURE DI TUTELA PER PREVENIRE IL RISCHIO DA ESPOSIZIONE UV SOLARE PER
LAVORATORI OUTDOOR
Nell’attuare le misure di tutela va tenuto sempre conto che il rischio da radiazione UV è strettamente
collegato - oltre che all'esposizione- anche ai fattori individuali, per cui l’attuazione delle misure di
tutela conseguenti la valutazione dell’esposizione va effettuata lavoratore per lavoratore in relazione
anche ai dati personali (fototipo, farmaci, patologie), e lavorativi (presenza di agenti fotosensibilizzanti
cfr. tab 1) in stretta collaborazione con il medico competente.
In particolare i lavoratori outdoor, ed in particolatre in agricoltura, nel comparto pesca e nella
cantieristica sono spesso esposti ad alcune delle sostanze fotosensibilizzanti cui in tab. 1
Il fototipo ci indica come la pelle reagisce all'esposizione al sole. In base al colore della pelle, dei
capelli, alla comparsa di eritemi e all'attitudine ad abbronzarsi.
Possiamo distinguere i 6 differenti tipi di pelle (fototipi) riportati in tabella. Per semplicità, possiamo
assimilare il fototipo 1 (quasi albino) al 2 (pelle molto chiara) ed il fototipo 6 (pelle nera) al 5 (pelle
molto scura). Più basso è il fototipo maggiori saranno le probabilità di scottarsi e maggiore sarà il
rischio di danno da esposizione solare, in particolare quello relativo alla comparsa di tumori cutanei.
Essendo il fototipo espressione delle caratteristiche costituzionali dell'individuo in grado di
condizionare la risposta alle radiazioni solari è fondamentale valutare preventivamente questo fattore in
relazione all'attività outdoor che il lavoratore dovrà svolgere.
Fototipo 1
Capelli rossi o biondi. Pelle lattea, spesso con efelidi.
Si scotta sempre. Non si abbronza mai.
Fototipo 2
Capelli biondi o castano chiari. Pelle chiara.
In genere si scotta. Si abbronza con difficoltà.
Fototipo 3
Capelli castani. Pelle chiara con minimo colorito.
Si scottano frequentemente. Abbronzatura chiara.
Fototipo 4
Capelli bruni o castano scuri. Pelle olivastra.
Si scottano raramente. Si abbronza con facilità.
Fototipo 5
Capelli neri. Pelle olivastra.
Non si scottano quasi mai. Abbronzatura facile e molto scura.
Fototipo 6
Capelli neri. Pelle nera. Non si scottano mai.
SOGGETTI PARTICOLARMENTE SENSIBILI AL RISCHIO
• Donne in gravidanza: per quanto disposto agli artt.28 e 183 del DLgs.81/08 nonché all’art.11 del
DLgs.151/01, in assenza di sicure informazioni reperibili nella letteratura scientifica, sarà cura del
Medico Competente valutare l’eventuale adozione di cautele specifiche. Particolare attenzione va
riservata alla possibile azione sinergica di condizioni microclimatiche e radiazione UV;
•
•
Albini e individui di fototipo 1-2;
I portatori di malattie del collagene (Sclerodermia e Lupus Eritematoso nelle sue varie forme,
dermatomiosite, poliartrite nodosa, sindrome di Wegener, sindrome antifosfolipidi, ecc.) Tra le
dermatosi esacerbate dalla luce è ben noto il comportamento del Lupus eritematoso discoide: il suo
peggioramento consequenziale all’esposizione al sole è un fenomeno temibile, anche in funzione di
un possibile viraggio verso la forma sistemica indotta dalla fotoesposizione.
• I soggetti in trattamento cronico o ciclico con farmaci fotosensibilizzanti (quali ad esempio:
antibiotici come le tetracicline ed i fluorochinolonici; antinfiammatori non steroidei come
l’ibuprofene ed il naprossene; diuretici come la furosemide; ipoglicemizzanti come la sulfonilurea;
psoraleni; acido retinoico; acido aminolevulinico, neurolettici come le fenotiazine; antiaritmici come
l’amiodarone); vedasi Tabella 1;
• I soggetti affetti da alterazioni dell’iride (colobomi, aniridie) e della pupilla (midriasi, pupilla
tonica);
• I soggetti portatori di drusen (corpi colloidi) per esposizioni a luce blu (nel caso di elevata luce
visibile riflessa: lavorazioni outdoor a mare o su neve/ghiaccio/marmo);
• lavoratori che abbiano lesioni cutanee maligne o pre-maligne;
•
Lavoratori affetti da patologie cutanee fotoindotte o fotoaggravate, per esposizioni a radiazioni
UV. Queste patologie comprendono quadri assai rari come lo xeroderma pigmentoso, accanto ad
altri molto comuni come la dermatite polimorfa solare
Ai fini della sorveglianza sanitaria devono essere cautelativamente considerati particolarmente sensibili
al danno retinico di natura fotochimica i lavoratori che hanno subito un impianto IOL (Intra Ocular
Lens; “cristallino artificiale”), in particolare per esposizioni outdoor con elevata luce visibile riflessa
(cave marmo, lavorazioni su ghiaccio/neve, lavorazioni su superficie acqua).
Tabella 1 – Agenti fotosensibilizzanti (ICNIRP 2007)
Intervallo delle
Agenti
Incidenza
Tipo di reazione
lunghezze
d'onda efficaci
Agenti fotosensibilizzanti dopo somministrazione/contatto locale
Solfonammidi e prodotti chimici
n.d.*
associati (schermi solari, sbiancanti
fototossica
e
290 - 320 nm
e
290 - 400 nm
e
320 nm - Visibile
fotoallergica
ottici)
Disinfettanti (composti di salicilanilide
n.d.
in saponi e deodoranti)
Fenotiazine (creme, coloranti e
fotoallergica
n.d.
insetticidi)
Coloranti
fototossica
fototossica
fotoallergica
n.d.
fototossica
Visibile
iperpigmentazi
one
Catrame di carbone e derivati
n.d.
fototossica
340 - 430 nm
n.d.
fototossica
290 - 380 nm
(composti fenolici)
Oli essenziali (profumi e acque di
colonia)
iperpigmentazi
one
Composti furocumarinici (psoraleni)
n.d.
fototossica
290 - 400 nm
iperpigmentazi
one
Solfuro di cadmio (tatuaggi)
n.d.
fototossica
380 - 445 nm
Agenti fotosensibilizzanti dopo somministrazione orale o parenterale
Amiodarone
Alta
fototossica
300 - 400 nm
Diuretici a base di tiazide
Media
fotoallergica
Clorpromazina e fenotiazine associate
Media
fototossica
300 - 400 nm
e
320 - 400 nm
fotoallergica
Acido nalidixico
Alta
fototossica
Farmaci antinfiammatori non steroidei
Bassa
fototossica
320 - 360 nm
e
310 - 340 nm
fotoallergica
Protriptilina
Alta
fototossica
290 - 320 nm
Psoraleni
Alta
fototossica
320 - 380 nm
Sulfamidici (batteriostatici e
Bassa
fotoallergica
315 - 400 nm
Media
fototossica
350 - 420 nm
antidiabetici)
Tetracicline (antibiotici)
MISURE TECNICHE ED ORGANIZZATIVE DI PREVENZIONE
− Fotoprotezione ambientale: Usufruire sempre – ove possibile - di schermature con teli e con
coperture.
− Organizzare l’orario di lavoro, ove possibile, in maniera tale che durante le ore della giornata in
cui gli UV sono più intensi (ore 11,00 – 15,00 oppure 12,00 – 16,00 con l'ora legale) si
privilegino i compiti lavorativi che si svolgono all’interno o all’ombra, riservando i compiti
all’esterno per gli orari mattutini e serali in cui l’esposizione agli UV è minore.
− Consumare i pasti e sostare durante le pause sempre in luoghi ombreggiati.
Al riguardo va sempre tenuto conto che:
1. Anche quando il cielo è nuvoloso vi è esposizione alla radiazione solare UV, infatti le
nuvole non sono in grado di bloccare il passaggio dei raggi ultravioletti. Vento e nuvole,
riducendo la sensazione del calore del sole sulla pelle, possono indurre a pensare che
non vi sia rischio di scottature; in realtà questo non è vero, pertanto bisogna proteggersi
anche in queste situazioni.
2. È necessario proteggersi anche in autunno-inverno e non solo in primavera-estate. Alle
latitudini della Regione Toscana la protezione è necessaria da marzo ad ottobre per
ambienti outdoor con radiazione riflessa bassa o moderata ( terreno, acqua, cemento,
asfalto, erba) ed in tutti i mesi dell’anno, inclusi novembre – gennaio, per lavorazioni
outdoor con radiazione riflessa elevata ( neve, ghiaccio, marmo bianco) con cielo sereno.
Il vetro blocca quasi totalmente la trasmissione della radiazione ultravioletta.
L'esposizione al sole durante i periodi passati all'aria aperta per svago o sport può creare un danno che
va a sommarsi a quello che si verifica durante l'esposizione per motivi professionali.
Gli indumenti protettivi
Protezione della pelle
È consigliabile indossare un cappello a tesa larga e circolare (di almeno 8 cm.) che fornisca una buona
protezione, oltre che al capo, anche alle orecchie, naso e collo. I cappelli "da legionario" sono ottimali.
I berretti da baseball con visiera - largamente usati nelle lavorazioni outdoor - invece non forniscono
protezione per le orecchie e per il collo che essendo aree particolarmente fotoesposte dovranno
comunque essere protette dalla radiazione UV (vedi fig. 1).
Il cappello deve essere di tessuto che non lascia passare gli UV.
Quando si lavora al sole, anche se fa caldo, non bisogna togliersi i vestiti (mai esporsi a dorso nudo),
vanno invece usati abiti leggeri e larghi che non ostacolino i movimenti, con maniche lunghe ed
accollati e pantaloni lunghi.
I tessuti devono garantire una buona protezione dai raggi UV e devono essere freschi per l'estate.
La capacità degli indumenti, abiti e cappelli, di trattenere i raggi ultravioletti dipende da svariati fattori:
Umidità: un tessuto bagnato è meno efficace nel proteggere dagli ultravioletti rispetto ad un tessuto
asciutto.
I tessuti scuri proteggono meglio rispetto a quelli chiari
Le fibre per la loro struttura hanno una capacità di assorbire, e quindi non trasmettere, i raggi UV
diversa tra loro. Le fibre acriliche proteggono molto meglio della seta e, quest’ultima, meglio del
cotone. La lana fornisce una buona protezione, ma non è proponibile nei mesi estivi. Una buona
combinazione è cotone/poliestere che è fresca e protegge bene. Meno protettiva la T-shirt di cotone che
lascia passare fino al 30% della radiazione ultravioletta.
Tessuti a trama “fitta” sono molto più efficaci dei tessuti a trama “rada” nel trattenere gli UV. Più un
tessuto è denso e spesso, tanto maggiore è la protezione dai raggi UV che fornisce. Se è possibile
osservare delle immagini attraverso il tessuto tenuto davanti ad una lampada, il potere di protezione è
molto basso; se filtra attraverso il tessuto solo la luce, il potere di protezione è modesto; se la luce non
filtra il potere di protezione è ottimo. Infatti dove passa la radiazione luminosa, passa anche la
radiazione UV.
Da alcuni anni, in Paesi come l’Australia, è insorta la consuetudine di apporre ai capi di abbigliamento
un’etichetta che riporta il fattore di protezione degli indumenti stessi, denominato UPF (Ultraviolet
Protection Factor), che permette di definire il grado di protezione dagli UV offerto da un tessuto,
analogamente a quanto l’SPF (Sun Protection Factor) indica per le creme antisolari. Se un tessuto ha un
UPF di 30 significa che la pelle coperta da questo tessuto è protetta 30 volte di più di una pelle esposta
senza protezione. Recentemente, anche in Italia sono prodotti tessuti anti UV ad altissima protezione i
quali possono vantare un’ottima accettazione da parte del lavoratore. Per identificare e garantire la qualità dell’abbigliamento protettivo ai raggi UV, UNI ha pubblicato le norme tecniche della serie UNI EN
13758. Tali norme specificano un metodo di prova per la determinazione della capacità dei tessuti di
filtrare le radiazioni ultraviolette, al fine di assegnare al tessuto stesso delle proprietà protettive (il
famoso UPF - Ultraviolet Protecion Factor) ai raggi solari UV. Esse stabiliscono un pittogramma che
può essere applicato ai capi di abbigliamento con UPF maggiore di 40, concepiti proprio per offrire alle
persone che li indossano una protezione contro l’esposizione ai raggi UVA e UVB.
Le prove vengono effettuate in laboratori specializzati con strumenti specifici.
I capi di abbigliamento “anti-UV” conformi alle norme UNI si riconoscono perché sono marcati e
riportano -oltre al pittogramma mostrato in fig. 1 (sole giallo con ombreggiatura, profilo e caratteri
neri)- il numero della norma e l’indicazione del fattore protettivo “40+” oltre ad alcune informazioni
(che solitamente si trovano sull’etichetta o sul materiale informativo che accompagna il prodotto).
Ad esempio le frasi:
• “l’esposizione al sole causa danni alla pelle”
• “soltanto le aree coperte sono protette”
• “assicura la protezione UVA + UVB per l’esposizione al sole”.
Bisogna naturalmente ricordare che il grado di protezione dell’indumento si riduce nel caso questo sia
strappato, logoro, danneggiato o bagnato. La norma raccomanda inoltre di allegare al prodotto un
piccolo opuscolo informativo per illustrare i pericoli dell’esposizione alle radiazioni UV. È importante
sottolineare che si tratta generalmente di capi di abbigliamento leggeri, pratici, confortevoli, che si
trovano già sul mercato e che sono facilmente reperibili nei negozi (soprattutto sportivi) e nei grandi
centri commerciali.
I requisiti minimi del tessuto, specificati nella norma, assicurano una protezione sufficiente per tutte le
situazioni (tranne quelle più estreme che è molto improbabile che si verifichino alle latitudini italiane),
mentre le specifiche di progettazione degli indumenti assicurano che la produzione e commercializzazione non siano
penalizzate, e anzi il prodotto possa essere valorizzato per le sue speciali caratteristiche.
Fig. 1 Pittogramma per indumento di protezione anti-UV conforme alle norme UNI EN 13758-2: UPF
40+
.
Creme solari
I prodotti antisolari (creme con filtri solari) hanno dimostrato la loro validità nel ridurre l’incidenza sia
di alterazioni neoplastiche epiteliali della cute che le altre alterazioni conosciute come
fotoinvecchiamento.
Va comunque tenuto conto che, nel caso di numerose lavorazioni outdoor –particolarmente in
agricoltura, giardinaggio, edilizia - a causa di possibili effetti fotoallergici e fototossici associati alla
esposizione simultanea a sostanze chimiche (es. antiparassitari) o vegetali (es. bergamotto, ombrellifere
etc.) durante l’impiego di creme solari- è necessario che la scelta della crema solare sia effettuata con il
coinvolgimento del Medico Competente
Importante è controllare sull'etichetta del prodotto antisolare il fattore di protezione SPF (Sun
Protection Factor) o IP (Indice di Protezione).
Si raccomanda l’uso di stick a protezione totale per naso e labbra e parti del volto maggiormente
esposte a luce riflessa: si ricorda che cappelli protettivi –anche a tesa larga - possono schermare solo da
luce diretta.
Il SPF di un prodotto antisolare viene stabilito misurando il tempo di esposizione solare necessario a far
comparire l'eritema sia su una zona di pelle in cui viene applicato il prodotto sia su una zona non
protetta. Il rapporto tra i due tempi è il SPF del prodotto: quindi un SFP di 10 significa che quel
prodotto antisolare moltiplica per dieci il tempo di esposizione al sole senza comparsa di eritema.
Maggiore è il numero di SPF, più elevata è la protezione. Non dimentichiamo, comunque, che il tempo
di comparsa di eritema varia da persona a persona a secondo del fototipo.
Protezione degli occhi
Gli occhi devono essere protetti con occhiali da sole. È importante che gli occhiali da sole forniscano
una buona protezione dalla radiazione ultravioletta, questo è garantito dalla dicitura sulla confezione
"Bloccano il 99% dei raggi ultravioletti"..
Sono da scegliere i prodotti conformi alla norma tecnica armonizzata UNI EN 1836 in quanto essa
rappresenta lo strumento migliore per rispondere ai requisiti di sicurezza obbligatori stabiliti dalla
legge. Il fabbricante che intende immettere sul mercato gli occhiali da sole deve in ogni caso apporre
sul prodotto la marcatura CE: con questa operazione il fabbricante attesta che il prodotto risponde a
tutti i requisiti essenziali di sicurezza previsti per legge.
Aggiungendo l’indicazione che il prodotto è conforme alla norma UNI EN 1836 il fabbricante dà al
consumatore un’ulteriore garanzia: cioè che la sicurezza è stata ottenuta usando una norma tecnica
riconosciuta. Il fabbricante ha inoltre l’obbligo di preparare e fornire con il prodotto una nota
informativa contenente, oltre al nome e all’indirizzo, ogni altra informazione utile (ad esempio le
istruzioni per la manutenzione e la pulizia, il significato della marcatura, ecc.).La nota informativa deve
essere redatta in modo preciso, comprensibile e almeno nella lingua ufficiale dello Stato dove il
prodotto viene distribuito. Il rivenditore ha l’obbligo di mettere in commercio solo occhiali che siano
provvisti di marcatura CE e della nota informativa. La marcatura CE deve essere apposta sul prodotto
in modo visibile, leggibile, indelebile ed inconfondibile.
Gli occhiali devono essere ben aderenti al fine di non permettere il passaggio della radiazione UV da
sopra o da lato delle lenti.
La formazione e l’informazione dei lavoratori
Nel processo di gestione della sicurezza e protezione della salute dei lavoratori il Testo Unico pone
particolare attenzione alla formazione ed informazione del lavoratore in merito ai rischi specifici
presenti negli ambienti di lavoro in cui opera ed alle misure di prevenzione e protezione applicabili.
Il Decreto prevede che la formazione debba essere effettuata all’atto di assunzione del lavoratore e
costantemente aggiornata in caso di cambio mansione o nel caso di variazioni nel ciclo lavorativo
che comportino l’introduzione di nuovi rischi per la salute quali l’introduzione di nuove sostanze o
nuove attrezzature. Lo scopo di questa formazione dovrà essere quello di far acquistare al lavoratore
la piena consapevolezza dei rischi e degli interventi necessari per prevenirli e tale processo di
formazione dovrà essere strutturato in maniera tale che il lavoratore non sia soltanto il destinatario
di norme da osservare, ma divenga l’artefice della propria e della altrui sicurezza nell’ambiente di
lavoro.
Pertanto nel caso dei lavoratori che operano a bordo dei pescherecci l’informazione in merito al
rischio di esposizione UV dovrà vertere in particolar modo sui seguenti punti:
− il rischio da esposizione a UV: in particolare come varia l’esposizione nelle differenti
condizioni metereologiche, e ore del giorno
− gli effetti sulla salute (neoplastici e non)
− i fattori individuali di ipersuscettibilità (fototipo, familiarità, assunzione di farmaci)
− le metodiche di prevenzione da adottare
I contenuti della formazione dovranno invece essere principalmente incentrati sui seguenti aspetti:
− comportamenti specifici da adottare in relazione all’esposizione al sole sia lavorativa che
extralavorativa
− uso adeguato dei mezzi di protezione individuale (indumenti anti UV, occhiali, prodotti
antisolari)
− -l’uso adeguato dei mezzi di protezione collettiva: tendoni oscuranti, e aree di lavoro
ombreggiate;
− il controllo periodico della propria pelle.
A tale riguardo sarà importante che il lavoratore assimili i seguenti concetti:
L'autoesame della pelle, eseguito regolarmente, può permettere di scoprire i tumori della pelle
precocemente, quando sono più facili da curare e le probabilità di guarigione sono enormemente
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Tel 0577 536097 - Fax 0577 536754
maggiori.
Il momento migliore per fare un autoesame della pelle è dopo il bagno o la doccia. Per meglio
esaminare la pelle è bene porsi completamente nudi, in un ambiente ben illuminato, davanti ad un
grande specchio per esaminare la superficie anteriore del corpo. Con un piccolo specchio in mano
dare le spalle allo specchio grande per vedere le zone meno accessibili (dorso, collo, orecchi, ecc.).
Può essere utile farsi aiutare da un familiare.
Vanno controllate tutte le zone del corpo, compreso il cuoio capelluto (per far questo possiamo
aiutarci con un phon o con un pettine per spostare i capelli).
I tumori della pelle non melanocitari (epiteliomi spinocellulari e basocellulari) compaiono di solito
nelle zone esposte al sole.
Il lavoratore dovrà essere formato a controllare e prestare attenzione alla presenza di lesioni
arrossate e squamose o piccole ferite che non guariscono sul volto, testa, orecchie, collo, braccia e
mani. Particolare attenzione a crosticine, apparentemente banali, che tolte tendono a riformarsi
continuamente senza guarire.
Importante è sempre controllare i propri nei, prestando attenzione ad eventuali cambiamenti di nei
già presenti o all'insorgenza di nuovi nei. Il melanoma può insorgere su un neo presente da tempo o
su una zona di pelle senza nei.
Se si notano in un neo i seguenti caratteri è bene rivolgersi subito al dermatologo:
Forma irregolare, con una metà della lesione di grandezza diversa dall'altra
Bordi irregolari, smerlati, con aspetto a carta geografica
Colore non uniforme, presenza di più colori (nero, bruno, rosso, rosa), variazioni nel colore
Diametro superiore a 6 millimetri o aumento delle dimensioni negli ultimi mesi
Modifiche del suo aspetto, delle dimensioni (ingrandimento) e sanguinamento spontaneo.
In caso di cambiamenti di un nuovo neo, insorgenza di un neo, presenza di lesioni che non
guariscono o di ogni altra variazione sospetta, consultare sempre un dermatologo.
Questa raccomandazione è valida per chiunque ed a maggior ragione per chi ha passato la propria
vita lavorando a bordo di pescherecci.
Nell’ambito della formazione sarà opportuno infine sottolineare i seguenti aspetti:
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Strada del Ruffolo - 53100 Siena -
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Tel 0577 536097 - Fax 0577 536754
− non esiste una precisa relazione dose-risposta tra esposizione a radiazione UV e patologie
fotoindotte, in particolare patologie neoplastiche, per cui non è possibile fissare un valore
soglia al di sotto del quale non vi sia la comparsa di tali patologie
− la comparsa delle patologie fotoindotte è influenzata anche da fattori costituzionali del
soggetto (fototipo, familiarità)
− anche l’esposizione extraprofessionale a radiazione solare è fonte di rischio;
− vi possono essere altri fattori professionali che possono causare patologie cutanee simili alle
fotoindotte (ad esempio l’epitelioma spinocellulare causato dall’esposizione a idrocarburi
aromatici policiclici ).
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Strada del Ruffolo - 53100 Siena -
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Tel 0577 536097 - Fax 0577 536754
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Classificazione e marcatura dei capi di abbigliamento
18) UNI EN 1836:2006 Protezione personale degli occhi - Occhiali da sole, filtri per la protezione
contro le radiazioni solari per uso generale e filtri per l'osservazione diretta del sole
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Valutazione rischio uv lavoratori outdoor regione toscana