LE OLIMPIADI ANTICHE di Rodolfo Pozzi Il panathleta comasco da molti anni si interessa con passione di antichità e di sport. Ha realizzato una conferenza illustrata da diapositive e ha raccolto i suoi studi in un opuscolo edito nel 1989 per il 35° del Panathlon Club di Como. A tale scopo si è documentato rileggendo vari testi classici. Ha fotografato oggetti e opere d'arte che raffigurano i ludi, come lapidi, affreschi, bassorilievi, statue, mosaici, monete e soprattutto pitture vascolari nei musei d'Europa e d'America, e antichi reperti in Italia, Grecia e Turchia. Giovedì 13 maggio 2010 - al Palace Hotel di Como, in una serata aperta al pubblico e alla presenza di Anna Mennilli del club La Malpensa, Consigliera dell'Area 2 Lombardia – Rodolfo Pozzi ha riproposto (ampliandola) la stessa relazione che aveva ottenuto un notevole successo in numerosi Panathlon club della zona, in altri club di servizio, in musei e in circoli culturali. Le antiche gare di atletica, il pugilato, il pancrazio, la lotta, il pentathlon, le corse dei cavalli, l'oplitodromia e altre discipline sono state commentate dalle voci alternate del nostro socio e della moglie Milly Pozzi Brunelli, Past-President del Soroptimist Club di Como. Il "viaggio" è iniziato con un'anteprima omerica: nel 23° canto dell'Iliade sono descritti in modo affascinante i ludi funebri in onore di Patroclo, mentre è nell'Odissea che compare per la prima volta il termine "atleta". Secondo la tradizione, la prima olimpiade ha avuto luogo nel 776 a. C., anno importante perché costituisce la prima data certa di tutta la storia ellenica. Da allora i giochi olimpici si sono svolti ogni quattro anni per più di un millennio fino al 393 d. C., quando l'imperatore Teodosio 1° li soppresse con l'accusa di professionismo degli atleti e di paganesimo. Fino al 19° secolo Olimpia è rimasta sepolta per i terremoti e le piene dei fiumi Alfeo e Cladeo. E' stata riportata alla luce dagli archeologi francesi e tedeschi, e nel 1896 Pierre De Coubertin l'ha fatta rivivere con la prima olimpiade moderna. Qualche anno dopo, il barone francese ha creato il simbolo dei cinque cerchi, osservando un'incisione su un cippo di Delfi: i cinque cerchi, che oggi ricordano i cinque continenti, hanno quindi origine antica. Interessante è stato il riferimento alla nascita della maratona. Nell'antichità, la corsa più estenuante delle olimpiadi moderne non era una gara. Nel 490 a. C., nella piana di Maratona, si è svolta la famosa battaglia fra i Greci e i Persiani. L'attuale maratona si ricollega all'exploit del soldato greco Filippide (o Fidippide) che ha corso fino ad Atene al solo scopo di annunciare la vittoria dell'esercito di Milziade sui Persiani. Filippide era un hemerodromos, "corridore di un giorno", ma le notizie che abbiamo di lui non sono concordi e lo fanno piuttosto ritenere un personaggio leggendario. Soltanto sei secoli dopo, infatti, lo scrittore greco Luciano di Samosata ci racconta che Filippide, giunto stremato alla presenza degli arconti ateniesi, ha avuto solo il tempo di comunicare che i Persiani erano stati sconfitti ed è spirato. Nel 1834 lo scultore francese Jean Pierre Cortot lo ha effigiato in una statua, che si trova al Louvre col titolo "Il soldato di Maratona che annuncia la vittoria". A ricordo di quest'impresa, in occasione della prima olimpiade moderna, il filologo francese Michel Bréal ha proposto l'istituzione della gara della maratona, che si è svolta il 10 aprile 1896 tra il ponte di Maratona e lo stadio di Atene sulla distanza di 42 km e 195 metri. Diversi atleti si sono alternati in testa alla corsa, crollando poi sfiniti. Ma ecco che un colpo di cannone annuncia l'arrivo del pastore greco Spiridion Louis, che entra solitario nello stadio festeggiato dal pubblico in delirio. Riceverà il premio, e una speciale coppa d'argento messa in palio da Bréal, dalle mani del Re di Grecia, e sarà considerato un eroe nazionale. Il relatore ha infine proiettato immagini di giochi che non hanno mai fatto parte del programma olimpico greco, ma che possono essere considerati precursori di attuali sport. Tali sono, ad esempio, la litobolia o lancio della pietra, antenato del getto del peso, e il keretizein, simile al nostro hockey. Con la palla si giocava anche nell'antichità. Già fra gli Egizi era in uso la competizione a coppie della "palla a cavalcioni" o urania: un antagonista reggeva sulle spalle il compagno, l'allenatore tirava loro la sfera ed essi se la scagliavano senza farle toccare il suolo. Come passatempo degli Argonauti, Apollonio Rodio parla della "palla in aria": questa era lanciata il più in alto possibile, e i contendenti dovevano cercare di afferrarla prima che toccasse terra. Possiamo dedurre che la nostra pallavolo ha tratto ispirazione da questi ultimi due giochi. I Greci praticavano la sferomachia e i Romani l'arpasto o feninda, sempre con un pallone, ma non è possibile ravvisare in tali contese i predecessori del calcio fiorentino di epoca medicea o del football inglese: non ne conosciamo le regole, e l'unico oggetto che li accomuna è la palla. Curiose, in ogni caso, sono le citazioni del celebre medico greco Claudio Galeno del 2°-3° secolo d. C., nato a Pergamo in Asia Minore e vissuto a Roma alla corte di Marc'Aurelio. Scrive Galeno che nel gioco della palla vi è "armonia, arte, velocità e intelligenza"; afferma "che il migliore di tutti gli sport è quello che non solamente fa lavorare il corpo, ma serve anche a divertire", e sostiene "la superiorità del gioco della palla rispetto alle altre discipline". Almeno come popolarità, il nostro calcio sembra essere stato preceduto di quasi due millenni!