Anno X - N. 2 aprile, maggio, giugno 2007 IMPEGNO PER UNA VITA MIGLIORE Periodico d’informazione della Federazione Malattie Rare Infantili Anno X - n. 2 Anno 2007 Registrato presso il Tribunale di Torino, n. 5167 del 12 giugno 1998 Direzione e Redazione: Via Susa 37 - 10138 Torino [email protected] Direttore Responsabile: Maria Antonietta Ricci Redazione: Lucia e Danilo De Bandi, Donatella Garitta, Vincenzo Vitagliano Impaginazione: Associazione Culturale Carta e Penna Via Susa, 37 - 10138 Torino Tel.: 011.434.68.13 www.cartaepenna.it [email protected] Stampa: AGV - Torino Sommar io Sommario Un caro saluto e auguri alla nuova redazione del giornale pag. 2 Cosa è e perché è nata la Federazione Malattie Rare Infantili pag. 3 Il progetto MY-Ki pag. 4 Notizie da EURORDIS pag. 5 La voce delle associazioni pag. 8 Amici della sindrome di Turner - APADEST pag. 10 Associazione Prader Willi pag. 11 Scartabellando pag. 16 XX Fiera Internazionale del Libro di Torino pag. 18 Le Ricette di Elena pag. 19 Giochi pag. 20 L’isola dei desideri pag. 23 a GLI AMICI DI VALENTINA (Atassia Teleangiectasia o Sindrome di Louis-Bar ) Via C.L.N. 42/a - 10095 Grugliasco (TO) Tel. fax: 011 4152920 www.atassia-teleangiectasia.it [email protected] ANF Associazione nazionale NeuroFibromatosi Sede del Piemonte: Sig. Mostacci Tel - fax: 011 411 36 43 www.neurofibromatosi.org ANIPI - Portatori Patologia Ipofisarie Dott. Walter Zaccagnini C.so Matteotti 23 - Torino Cell.: 335 330 087 APADEST - Sindrome di Turner Sig.ra Marta Giunti - C.so Vercelli 86 - 10155 Torino Tel. 011 24 80 677 [email protected] ArfSAG - Famiglie Adrenogenitale Piemonte Sig.ra Domenica Palermo presso Ospedale Regina Margherita Tel. 011 313 53 45 [email protected] ASPW - Associazione Soggetti Prader-Willi Sig.ra Maria Antonietta Ricci Via Garibaldi 18/7 - 10040 Druento (TO) Tel.: 338 68 90 187 www.praderwilli.it - [email protected] EAMAS European Association Fiends of McCuneAlbright Syndrome Via Borgovecchio 25 - 10041 Carignano (TO) Tel.-fax: 011 969 72 58 [email protected] META - Associazione Malattie Metaboliche Ereditarie OIRM Clinica Pediatrica Tel.: 011 313 53 63 [email protected] 1 Impegno per una vita migliore UN CARO SALUTO E AUGURI ALLA NUOVA REDAZIONE DEL GIORNALE Diamo il via, con questa pubblicazione, alla collaborazione con la Federazione Malattie Rare di Torino. Il Presidente, prof. Alberto Musso, in questo progetto di informazione avrà il compito di coordinare gli argomenti attraverso un programma convenuto con le dodici associazioni di malattie rare che compongono la Federazione. Il giornale si arricchirà di informazioni anche se le rubriche non verranno modificate di molto. Si aggiungerà una sezione dedicata alle associazioni intitolata “La voce delle associazioni” , resterà “Il contributo della scienza” con le ultime novità scientifiche, “Scartabellando” con i suoi approfondimenti normativi e poi ancora i “I Giochi”, “L’isola dei desideri” e “Le ricette di Elena” con le sue profonde e sincere riflessioni. Elena ha 35 anni ed è affetta dalla sindrome di Prader Willi. Malattia genetica rara che provoca in chi ne è affetto: insufficienza mentale associata da un disturbo del comportamento e soprattutto un fame genetica ossessiva compulsava. In pratica i soggetti Prader Willi non smetterebbero mai di mangiare ma sono costretti ad una rigida dieta. Ecco perché una pagina di ricette curata da chi è colpito da questa rara malattia lascia un po’ perplessi. Elena è molto contenta di creare e di vedere realizzata la sua pagina. Si occupa infatti di scegliere delle ricette che individua nelle varie riviste dedicate all’argomento e poi, uno volta selezionate, le scrive con grande gusto e soddisfazione perché sostiene che “le sembra un po’ di mangiare tutta quella buona roba”, ma è anche molto felice di poter guadagnare qualche cosina. Ritornando al giornale, che avrò il piacere di continuare a seguire come direttore responsabile, aggiungo che sono previste quattro pubblicazioni all’anno e che sarà inviato a tutte le famiglie che seguono le dodici associazioni, agli operatori sociali, sanitari e ai medici interessati all’argomento. L’obiettivo della pubblicazione è sempre quello di informare i lettori sulle caratteristiche delle malattie rare, sulle ultime novità in campo sanitario, sociale e legislativo e infine sulle iniziative previste dalle associazioni. Ed ora sono lieta, ma anche un po’ emozionata, di introdurre il nuovo editoriale curato da un grande professionista quale è Alberto Musso, che ci terrà compagnia in futuro con i suoi interessanti argomenti. È con vero piacere, non disgiunto però da preoccupazione per l’impegno che mi assumo, che ho accolto l’invito di Maria Antonietta Ricci di allargare alla Federazione Malattie Rare Infantili la rivista “Impegno per una Vita Migliore”. La rivista ha un taglio pratico che ho sempre apprezzato, è utile e piacevole da leggere. Poter estendere alle associazioni che compongono la Federazione Malattie Rare Infantili un veicolo di informazione di così buona qualità è una occasione che non deve essere trascurata. Chi già conosce la rivista apprezzerà il fatto che l’impostazione generale rimane la stessa. Alcune piccole modifiche sono legate all’estensione a tutte le associazioni che compongono la Federazione Malattie Rare Infantili. In tutti i numeri troverete in prima pagina le associazioni aderenti con indirizzi, numeri di telefono, e-mail etc. In terza pagina i centri di riferimento per la diagnosi e cura delle malattie correlate alle associazioni. Maria Antonietta resta il direttore responsabile della rivista, e continuerà a collaborare alla stessa con il medesimo impegno, anzi ancora di più in quanto dovrà controllare anche quello che farò io… (almeno lo spero): grazie, signora Ricci. fantili ha avuto uno stand alla Fiera del Libro che si è svolta al Lingotto dal 10 al 14 maggio. Lo stand è stato curato in associazione e collaborazione con “Carta e Penna” e con i poeti e autori legati alla stessa associazione. L’avventura della Fiera del Libro e di tutte le persone interessanti che ci hanno visitato è raccontata a pag. 18, ed è anche la protagonista della copertina di questo numero di “Impegno per una Vita Migliore”. In quella occasione abbiamo presentato il progetto myKi, di cui potete leggere nella pagina successiva Chiudo questa già troppo lunga introduzione con un invito a tutte le associazioni e a tutti gli associati a collaborare alla rivista. Ci interessano le esperienze di tutti, specie se utili in senso generale. Ci interessa che parliate dei vostri problemi ed ancor più se dopo il problema ci proponete una soluzione, o ci raccontate come lo avete affrontato. La rivista è un mezzo per scambiarsi informazioni in modo che ciascuno possa mettere la propria esperienza e le proprie conoscenze a disposizione di tutti: facciamola funzionare! Maria Antonietta Ricci Associazione Prader Willi Cordiali saluti a tutti. Prof. Alberto Musso Presidente della Federazione Malattie Rare Infantili di Torino Anche quest’anno la Federazione Malattie Rare In2 Anno X - N. 2 aprile, maggio, giugno 2007 COSA È E PERCHÉ È NATA LA FEDERAZIONE MALATTIE RARE INFANTILI PROF. ALBERTO MUSSO Il lettore della rivista “Impegno per una Vita Migliore” che è anche membro della associazione Prader-Willi può giustamente domandarsi cosa è la Federazione Malattie Rare Infantili. Cercherò di rispondere a questa domanda. Le malattie rare sono circa 6000, delle quali 5000 di origine genetica; le persone colpite sono poco numerose per ogni singola malattia ma nel complesso costituiscono il 3-5% della popolazione generale ed il 20% della popolazione malata. La malattia rara è vista in genere come malattia dell’altro che non interessa me o la mia famiglia, ed inoltre è considerata in genere dai medici come condizioni estranee alla pratica quotidiana, da riservare al superspecialista. La persona affetta da malattia rara ha quindi la doppia sfortuna di essere malato e di avere una malattia sconosciuta, misteriosa e per queste ragioni ancora più inquietante ed emarginante. Le malattie rare sono croniche, invalidanti in circa 2/3 dei casi ed a volte letali. Colpiscono tutti gli organi e gli apparati, sono presenti spesso alla nascita, ma in una percentuale di casi possono comparire in seguito, in ogni periodo della vita. Possono determinare ogni tipo di disabilità: fisica , psichica, intellettiva, sensoriale, sociale. I pazienti e le loro famiglie sono totalizzati dalla presenza di queste malattie: i bambini affetti richiedono di solito un enorme dispendio di energie emotive, economiche e di tempo. In Piemonte ci sono almeno 10.000 malati, dei quali metà in età pediatrica e metà in età adulta. Da anni le istanze dei pazienti sono raccolte e fatte conoscere da Associazioni di Volontariato, costituite da pazienti e loro familiari. Si tratta spesso di piccole associazioni, con scarse risorse umane e finanziarie che operano fra mille difficoltà per far conoscere e riconoscere la propria patologia. Ci si scontra troppo spesso con una dura realtà che fa comprendere che con piccoli numeri non si riesce a farsi ascoltare da nessuno o quasi, non si hanno finanziamenti, non si può proporre con speranza di successo alle pubbliche amministrazioni alcuna modifica legislativa o normativa, sei messo sempre “dietro” progetti ritenuti più importanti. Si è sentita quindi la necessità di radunare queste istanze in un contesto più vasto e generale, perché le necessità dei malati e delle Associazioni, differenziate nello specifico, trovino comunanza di intenti ed aspirazioni. Nasce così nel 2001 la Federazione Malattie Rare Infantili, che raggruppa 12 Associazioni dedicate a patologie o gruppi di patologie. Opera attraverso il sito web: www.malattie-rare.org, mediante un’attività di informazione sulle novità organizzative, legislative ed assistenziali in tema di patologie rare, promuove Congressi e pubblicazioni, fornisce un servizio di consulenza on-line e gestisce il punto di incontro “IncontRare” dove Medici volontari, psicologi ed assistenti sociali, nella sede di Torino in corso Galileo Galilei 38 forniscono consulenze sui percorsi assistenziali già intrapresi o da intraprendere nell’ambito delle malattie rare. Propone, attua e finanzia progetti di ricerca clinica. Forte dei suoi oltre 1000 associati riesce finalmente a farsi ascoltare. Sito internet: www.malattie-rare.org E-mail: [email protected] 3 Impegno per una vita migliore IL PROGETTO MY-KI All’interno della chiavetta sono archiviati: 1) i file relativi alla malattia di cui è affetto il paziente, con riferimenti bibliografici, link internet, elenco degli specialisti e centri di riferimento. La descrizione della malattia non è generica ma è la descrizione della malattia di quel singolo paziente, con le sue peculiarità, non tutti i sintomi della malattia ma solo dei sintomi che lui presenta. È la SUA malattia. Questo spazio è blindato. 2) La cartella clinica ed i dati del paziente, da aggiornare ad ogni visita da chiunque sia fatta: care-giver, medico di base, pronto soccorso. Questo spazio è protetto (file di sola lettura, password). 3) Uno spazio libero gestito direttamente dall’utente. I contenuti sono quindi suddivisi in file non modificabili contenenti le informazioni sulla malattia e caricati al momento della consegna del gadget, in file contenenti la cartella clinica, incrementabili ma non modificabili, e in uno spazio libero all’interno del quale il paziente può inserire file e documenti personali di ogni tipo, agenda personale, filmati, musica, etc. I contenuti archiviati all’interno della chiavetta USB sono accesSMR sibili attraverso una interfaccia di navigazione semplice ed intuitiva, sviluppata tenendo presente livelli di compatibilità molto alti e basati sugli standard più bassi, cioè vanno bene su tutti i computer, mentre i livelli di sicurezza, attualmente sì alti ma non ancora sufficienti, dovranno essere i più alti possibili nell’ambito di un progetto che prevede l’utilizzo di chiavi USB con criptaggio evoluto. I contenuti, compilati all’inizio dal care-giver ed aggiornati in sede di visite successive dai vari medici che si sono occupati del paziente, sono organizzati automaticamente per semplificare quanto possibile la consultazione in caso di urgenza. Oltre a ciò, si è previsto che ogni qual volta la chiavetta viene inserita in un computer collegato ad internet essa invii in modo automatico al server centrale in cui sono custoditi i dati dei pazienti gli aggiornamenti della cartella clinica, in modo che il care-giver abbia traccia degli eventi importanti dal punto di vista sanitario di quel paziente. Questo anche per ricostruire la storia clinica in caso di perdita della chiavetta personale. Si prevede fra settembre ed ottobre di avviare una prima sperimentazione estesa su 50 pazienti, e di poter offrire my-Ki a partire dal febbraio 2008. Il paziente affetto da una malattia rara convive con il problema cha la sua malattia è… rara, il che vuol dire semplicemente che la grande maggioranza della popolazione, e purtroppo la grande maggioranza dei medici, nulla o pochissimo sa di detta malattia. Ma spesso il paziente affetto da malattia rara come tutti si muove, viaggia, va in vacanza, ed è proprio quando è fuori dalla sua zona, lontano dai medici di riferimento che gli insorge una preoccupazione: nel posto dove andrò, se mi capita qualche cosa, troverò qualcuno in grado di capire le particolarità della mia malattia? Corro dei rischi ad allontanarmi da quei medici ed infermieri che mi conoscono e capiscono? Non è raro che queste preoccupazioni del paziente, e nel caso di bambini dei genitori, facciano rinunciare o condizionino la scelta del viaggio, della vacanza. Un danno in più per chi è affetto da malattia rara! Nel 2005 una delle associazioni aderenti alla Federazione Malattie Rare Infantili ha ricevuto dalla Provincia di Torino un finanziamento per costruire alcuni cosiddetti “Patient Files”. Sono state scelte 10 malattie rare e per ognuna di esse si è stabilita una descrizione il più possibile aggiornata, le lineeguida per la diagnosi e la terapia, i centri di riferimento ed i care-givers (quei medici che prendono in carico il paziente affetto da malattia rara nella sua totalità). La realizzazione di questi 10 “patient files” ci è ben presto apparsa non come un lavoro finito, a se stante, ma come l’occasione per provare ad ovviare almeno in parte al problema del malato raro lontano dal suo ambiente. Lavorandoci sopra ci siamo accorti che in realtà si poteva realizzare anche qualcosa di più: avevamo in mano la possibilità di creare una cartella clinica interattiva che sarebbe stata utile anche al care-giver per avere traccia degli eventi rilevanti dal punto di vista sanitario cui andava incontro ogni singolo malato. È nato così il progetto my-Ki. My-Ki è un patient file personale. Una chiavetta USB da portare sempre con sé, su cui archiviare e consultare il proprio percorso clinico dovunque ci si trovi, qualunque cosa accada, chiunque sia il medico curante. Si tratta di un gadget che verrà offerto a tutti i pazienti affetti da sindrome rara e consiste in un braccialetto di gomma con incorporata, appunto, una chiavetta USB. è un Patient File personale. Una chiavetta USB da portare sempre con sé, su cui archiviare e consultare il proprio percorso clinico dovunque ci si trovi qualunque cosa accada chiunque sia il medico curante. I contenuti, compilati dal proprio specialista e aggiornati in sede di visite successive, sono organizzati automaticamente per semplificare il più possibile la consultazione anche in caso di malattie rare o di ricovero d'urgenza. Federazione Malattie Rare Infantili presenta Un supporto personale, per custodire la mia storia informatico, per comunicare con il mio medico portatile, da portare sempre con me. Impostazioni Numeri telefonici d'emergenza Conferenza di presentazione Fiera Internazionale del Libro di Torino Lunedì 14 Maggio 2007, ore 15:00 Spazio autori A Aiuto Sanitario Genitori +39 011 123456789 +39 011 123456789 Chi sono meno di 4 anni 25 -50 mg 4-10 anni 50-100mg oltre 10 anni 100-250 mg Sintesi clinica & Terapia attuale Il mio nome è: Maria Luisa Rossi Città: Torino Prov.: TO Sesso: F Età: 7 anni Paese: ITA La mia malattia è: sindrome di Turner Note importanti: allergia alla penicillina Il mio Care Giver si chiama: Roberto Lala Città: Torino Struttura: Ospedale Infantile Regina Margherita visualizza dati estesi Cartelle cliniche recenti Terapia d’urgenza In terapia sostitutiva con cortisone In caso di insufficienza surrenalica acuta: Idrocortisone im o ev ogni 68 ore Chiamate i miei genitori prima di tutti! Archivio cartelle cliniche La mia malattia Lorem ipsum duo an albucius honestatis interesset, putent consulatu ad mei. 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Utroque vivendo my•Ki - Credits Schermata principale del software della chiavetta USB Federazione Malattie Rare Infantili Progetto a cura di associazioni di volontariato del Piemonte Ospedale Infantile Regina Margherita piazza Polonia 94, Torino Tel.: 011 3135854, Fax: 011 3135394 www.malattie-rare.org email: [email protected] FMRI Federazione Malattie Rare Infantili 4 Fondazione Mario Magnetto Società per lo Studio delle Malattie Rare Anno X - N. 2 aprile, maggio, giugno 2007 NOTIZIE DA EURORDIS (ASSOCIAZIONE DI MALATTIE RARE EUROPEA) LA SITUAZIONE DELLE MALATTIE RARE E DEI FARMACI ORFANI IN OLANDA AUTORE: JEROME PARISSE-BRASSENS TRADUTTRICE: ROBERTA RUOTOLO Nonostante l’adozione del Regolamento Europeo sui Prodotti Medicinali Orfani nel 1999, molte organizzazioni di pazienti in Europa devono ancora lottare per salvaguardare le cure per le persone affette da malattie rare. La situazione varia ampiamente da uno Stato all’altro Stato. A dicembre 2004 Eurordis ha svolto un sondaggio sulla disponibilità dei primi 12 farmaci orfani in 25 Stati membri dell’Unione Europea. I risultati hanno mostrato che 9 farmaci orfani erano disponibili in Olanda, ponendo questo Paese tra i primi cinque della lista, dietro la Danimarca (12 farmaci orfani), l’Austria e la Francia (11) e la Svezia (10), e allo stesso livello della Germania e della Finlandia. Questo è sicuramente un ottimo traguardo se lo si paragona alla situazione dei restanti 18 Paesi europei, ma non è detto che sia sufficiente per le persone affette da malattie rare, che necessitano di tante cure. L’impegno nel settore dei farmaci orfani in Olanda è cominciato molto presto nel 1998 quando il Ministero della Salute, dei Servizi e dello Sport ha chiesto al Consiglio olandese sulla ricerca sanitaria di formulare un parere sulla ricerca sui farmaci orfani. Sulla base di questo parere, è stato istituito uno Steering Committee olandese sui farmaci orfani a cui partecipano rappresentanti di pazienti, rappresentanti di aziende farmaceutiche, medici, scienziati ed esponenti del Comitato di valutazione dei medicinali, del Comitato olandese di assicurazione sanitaria e delle compagnie assicurative. La sua missione si focalizza su quattro obiettivi: offrire informazioni sulle malattie rare e i farmaci orfani, promuovere la ricerca sulle malattie rare, facilitare e stimolare le attività delle associazioni dei malati, stimolare il dibattito su queste malattie. “Lo Steering Committee sta concentrando i suoi sforzi in tre direzioni” afferma Jolanda Huizer, Responsabile scientifico presso la segreteria del comitato. “Informare i medici e i farmacisti dei farmaci orfani; sviluppare un sistema di controllo sostenibile per i registri e una chiara programmazione per le malattie rare, perché abbiamo bisogno di conoscere il numero di malati e il corso naturale delle malattie, gli effetti delle cure, i costi e i benefici e registrare le esperienze cliniche e le attività di ricerca su 400 malattie rare nel Paese, da condividere con i malati. In Olanda è stato introdotto di recente un sistema di assicurazione sanitaria impostato sul mercato” continua Jolanda. “Questo sistema non è sempre positivo per i malati. Nel 2005, abbiamo condotto un’indagine che ha mostrato che il 70% dei farmaci è disponibile ai malati. Nel 2007, ripeteremo l’esperienza negli ospedali universitari per vedere se qualcosa è cambiato. Il rimborso varia a seconda del luogo in cui i farmaci sono distribuiti: negli ospedali, i farmaci orfani designati dalla UE sono rimborsati al 100%; altri farmaci più costosi che compaiono comunque nella lista di quelli ammessi sono rimborsati all’80%. Se i farmaci non compaiono nella lista, gli ospedali devono pagare per averli. Fuori dagli ospedali i farmaci non orfani e i farmaci orfani, per i quali è stato valutato un valore terapeutico aggiunto da parte del Comitato olandese di assicurazione sanitaria, sono a carico delle compagnie di assicurazione sanitaria. Resta comunque il problema per i farmaci costosi fuori indicazione.” Un altro soggetto interessato nella comunità olandese delle malattie rare è la VSOP, la Federazione nazionale olandese per le malattie genetiche e rare. La VSOP, che è membro del Consiglio delle Federazioni Nazionali di Eurordis, si pone l’obiettivo di promuovere la ricerca, garantire l’integrazione delle persone affette da malattie rare nella società e aumentare la conoscenza delle malattie rare e genetiche tra il pubblico. “VSOP sta avviando tre progetti molto importanti” afferma Cor Oosterwijk, Direttore di VSOP. “Il primo è incentrato sugli standards e sulla qualità delle cure tramite un sondaggio tra le organizzazioni dei pazienti. L’organizzazione ombrello olandese per gli adulti e i bambini con malattie metaboliche (VKS) utilizzerà i risultati del sondaggio per sviluppare standards di trattamento per le malattie metaboliche nei centri accademici olandesi. Il secondo progetto intende creare un manuale sui centri di riferimento per le malattie rare in Olanda per le associazioni dei malati e, allo stesso tempo, cambiare il sistema sanitario per garantire il sostegno ai centri di riferimento. Questo progetto sarà un input per il progetto di Eurordis Solidarietà con le persone affette da una malattia rara (RAPSODY). Il terzo progetto ha come obiettivo la diffusione di opuscoli dedicati alle malattie rare da distribuire ai medici generici. Il progetto si basa sul ruolo dei pazienti come esperti della propria malattia e dispensatori di informazioni. Il progetto ha attirato l’interesse del Fondo di assicurazione medica olandese, che ha deciso di offrire un cospicuo finanziamento.” L’esperienza olandese sarà molto preziosa per i progetti di Eurordis, come RAPSODY, e per le iniziative del Consiglio delle Federazioni nazionali di Eurordis, come la campagna di sensibilizzazione sulle malattie rare. 5 Impegno per una vita migliore Pubblichiamo il programma di un Convegno che si svolgerà a Torino il 19 ottobre e che tratterà argomenti molto interessanti per le famiglie che riguardano il presente ed il futuro dei ragazzi con handicap intellettivo. Convegno nazionale “Durante e dopo di noi” Come garantire diritti esigibili e tutele effettive alle persone con handicap intellettivo e limitata o nulla autonomia VENERDI’ 19 OTTOBRE 2007 - Ore 9,30 - 13,30 GALLERIA D’ARTE MODERNA - Corso Galileo Ferraris, 30 - TORINO Le iscrizioni si ricevono nei limiti della capienza della sala. E’ indispensabile telefonare o scrivere o inviare un fax o una e-mail alla Segreteria del Convegno per la prenotazione (obbligatoria). Verrà rilasciato il codice di iscrizione, indispensabile per l’accesso alla sala del Convegno. La partecipazione è gratuita. La Segreteria del Convegno è assicurata dalla Fondazione Promozione Sociale, Via Artisti 36, 10124 Torino, tel 011.812.44.69, fax 011 812.25.95, e-mail: info©fondazionepromozionesociale.it Qualora insorgessero impedimenti alla partecipazione al Convegno, gli iscritti sono pregati di informare al più presto la Segreteria. Ai partecipanti verrà rilasciato un attestato. Garantire il “durante noi” come è garantita l’integrazione scolastica È indubbio che l’integrazione scolastica in ogni ordine e grado della scuola, ivi compreso l’obbligo formativo, ha favorito l’accoglienza in famiglia di questi soggetti, un tempo sovente rifiutati e ricoverati in istituto. Importanti sono anche i servizi attivati per la prima accoglienza del neonato con handicap come, ad esempio, quello di consulenza educativa dell’Assessorato all’istruzione del Comune di Torino, attivo da oltre quindici anni, che aiuta i genitori a muovere i primi passi con un bambino “diverso” da quello atteso. Tuttavia, mentre è assicurata la frequenza scolastica e la famiglia può quindi contare su aiuti concreti per continuare ad accogliere e mantenere a domicilio un figlio con handicap intellettiva in situazione di gravità, non sempre è garantito l’intervento assistenziale dopo i 18 anni. Presentazione degli obiettivi Il convegno nasce dall’esigenza di promuovere la concreta esigibilità del diritto agli interventi socio-assistenziali in particolare a favore delle persone ultradiciottenni con handicap intellettivo e limitata o nulla autonomia: sostegni domiciliari alle famiglie, accessi garantiti nei centri diurni, ricoveri tempestivi in caso di necessità in piccole comunità di tipo familiare. I soggetti con handicap intellettiva, che non hanno prevalenti disturbi psichiatrici e che sono stati valutati dai servizi competenti (Centri provinciali per l’impiego) non avviabili al lavoro, al termine del percorso scolastico e formativo dovrebbero avere accesso ad attività diurne del settore socio-assistenziale. Il condizionale è d’obbligo perché il diritto - come vedremo - non è affatto esigibile. Riconoscere il volontariato intra-familiare Desideriamo anche porre l’accento sulla necessità di riconoscere l’apporto fondamentale della famiglia che, volontariamente, decide di continuare ad occuparsi in prima persona del figlio ultra-diciottenne e che, pertanto, a maggior ragione deve essere sostenuta dalla comunità, anche mediante il riconoscimento di un contributo forfetario per le maggiori spese a cui deve far fronte per garantire il mantenimento del figlio a domicilio. Un rilevante sostegno alla permanenza a domicilio delle persone con limitata o nulla autonomia potrebbe essere il riconoscimento da parte delle istituzioni (Regioni, Comuni singoli e associati) del volontariato intrafamiliare prestato dai genitori e/o da altri congiunti e/o da terze persone. Citiamo a titolo di esempio le positive delibere sul volontariato intrafamiliare approvate dal Consorzio dei Comuni di Collegno e Grugliasco (16 gennaio 2001) e, per quanto riguarda gli anziani cronici non autosufficienti, dal Comune di Torino (26 settembre 2005). La situazione La ragione della scelta di limitare questo momento di riflessione alle persone con handicap intellettivo in situazione di gravità nasce dalla constatazione che, una volta terminato il percorso scolastico-formativo, in assenza di interventi socio-assistenziali garantiti (esigibili), queste persone sono ad alto rischio di esclusione sociale: o finiscono per restare a totale carico della famiglia oppure sono ricoverati anzitempo, perché diventa insostenibile per la famiglia provvedervi a lungo senza aiuti esterni. Al contrario, è ormai dimostrato che, laddove è stata assicurata la frequenza di un centro diurno assistenziale, aperto cinque giorni alla settimana e per otto ore al giorno, il mantenimento a domicilio del figlio con handicap, benché grave, quasi sempre si protrae a lungo nel tempo. Abbiamo ormai genitori ultrasettantacinquenni con figli di 45, 50 anni e oltre ancora in casa. Il “dopo di noi” La preoccupazione delle famiglie delle persone con handicap intellettivo con limitata o nulla autonomia è rivolto anche al futuro e, soprattutto, al momento in cui non saranno più in grado di fare fronte ai bisogni dei loro figli ormai adulti per esigenze di varia natura (decesso, malattie invalidanti, gravi difficoltà di natura psi-cologica, ecc.). Certamente il problema del “dopo di noi” preoccupa, 6 Anno X - N. 2 aprile, maggio, giugno 2007 perché ancora troppi sono i ricoveri in istituti di dimensioni notevoli e che prevedono sovente la comunanza tra persone con problematiche diverse: anziani malati cronici non autosufficienti e persone con problemi psichiatrici sovente vivono a fianco di persone con handicap intellettivo. Anche se in nuclei separati, restano comunque convivenze forzate, sottoposte peraltro a regole e comportamenti tipici delle istituzioni totali che, sin dal 1970, stiamo cercando di eliminare dalle risposte assistenziali, perché veri luoghi di emarginazione sociale. Le famiglie chiedono agli Amministratori che non sia vanificato l’enorme sacrificio fatto per permettere ai loro figli di condurre un’esistenza all’interno di un contesto di normalità. Ritengono per questo che, nel momento in cui viene meno il loro impegno, ai loro figli debba essere assicurato, nel caso non sia praticabile l’affido a un congiunto o a una terza persona, il ricovero in una comunità alloggio o in una casa famiglia, affinché possano ritrovare il più possibile quel clima familiare indispensabile per condurre una vita dignitosa. E noto, infatti, che solo in un piccolo ambiente, con al massimo 8/10 persone che vivono insieme in un appartamento o in una piccola costruzione situata in un normale contesto sociale, si possono stabilire relazioni personali e affettive che ripropongono un clima familiare. Le numerose iniziative finora intraprese dal privato sociale (fondazioni, banche, associazioni di persone in situazione di handicap) si sono mosse sul fronte della ricerca di fondi per finanziare la realizzazione di piccole comunità alloggio, in alcuni casi coinvolgendo anche grandi enti pubblici, come è stato il caso del Comune di Roma che è promotore di una fondazione per il “dopo di noi”, ma prevalentemente cercando finanziamenti da parte di privati o attraverso altre iniziative benefiche. Tutto questo è senz’altro positivo perché ha richiamato l’interesse generale sul problema e, soprattutto, ha sottolineato che la risposta non può essere l’istituto, ma deve essere una piccola comunità alloggio o una casafamiglia. Inoltre, è senz’altro utile e opportuno incoraggiare, anche attraverso le fondazioni, le donazioni di privati finalizzate a questi scopi. piuttosto che consolidare i patrimoni di vecchie istituzioni private che perseverano nell’emarginazione di queste persone. Tuttavia, queste iniziative possono al massimo contribuire a incrementare la diffusione e realizzazione di qualche comunità alloggio, ma non assicurano di per sé il diritto al ricovero per tutte le persone in situazione di handicap che ne hanno la necessità; anche perchè vi è il rischio oggettivo della deresponsabilizzazione delle istituzioni (Parlamento, Governo, Regioni, Comuni). Inoltre, come è stato rilevato da alcuni osservatori attenti, il problema principale consiste nel trovare i fondi necessari al funzionamento delle comunità alloggio e delle case-famiglia. Il costo annuale della gestione di una comunità alloggio per 8-10 persone in situazione di handicap è di circa 400-500 mila euro. Un importo insostenibile per una famiglia e che nessuna polizza assicurativa intenderà mai coprire se non a fronte del pagamento di premi esorbitanti inavvicinabili ai più. I Comuni hanno precisi obblighi di legge Ferme restando quindi le valide iniziative di promozione per ottenere finanziamenti per realizzare comunità alloggio, è altrettanto indispensabile coinvolgere con maggior fervore i Comuni e gli Enti gestori dei servizi socio-assistenziali. Vi sono obblighi di legge ben precisi, mai abrogati, e quindi ancora oggi esigibili in caso di necessità, che impongono proprio ai Comuni il dovere di assistere mediante il ricovero i minori, i soggetti con handicap e gli anziani che non sono in grado di provvedere alle loro esigenze Ci riferiamo agli ancora vigenti articoli 154 e 155 del regio decreto 773/1931, che le Regioni, nel dare attuazione alla legge 328/2000 dovrebbero riprendere per confermare il diritto esigibile al ricovero per i soggetti incapaci di provvedere alle loro esigenze fondamentali di vita, così come è stato fatto dalla Regione Piemonte con la legge 1/2004. Sono i Comuni che devono garantire il diritto al ricovero e sono gli stessi Comuni i soli in grado di sostenere i costi di gestione delle comunità alloggio. Come garantire il diritto a vivere in piccole comunità alloggio Le sopra citate disposizioni del regio decreto 773/1931 prevedono solamente il ricovero come diritto esigibile, ricovero che potrebbe però essere effettuato anche in un istituto. Le iniziative di promozione sociale fin qui intraprese dovrebbero quindi procedere nella direzione di ottenere da parte dei Comuni e degli Enti gestori dei servizi socio-assistenziali l’approvazione di delibere che sanciscano il diritto all’accoglienza in comunità alloggio alle persone in situazione di difficoltà e il dovere per l’Ente locale di provvedervi nel rispetto delle norme vigenti. È attraverso l’assunzione o impegni precisi e cioè leggi nazionali o regionali o delibere o comunali che si possono garantire le risorse necessarie per assicurare non solo la realizzazione, ma soprattutto la gestione delle comunità alloggio e delle case-famiglia necessarie. Questo anche al fine di tutelare tutti gli aventi diritto e non solo chi ha la possibilità di effettuar donazioni. A partire dall’esempio positivo della citata legge 1/2004 della Regione Piemonte, obiettivo del convegno è l’individuazione dei percorsi da attivare per ottenere l’approvazione di leggi nazionali o regionali o delibere comunali che riconoscano il diritto esigibile ai servizi socio-assistenziali (domiciliari, diurni, residenziali) per i soggetti con handicap intellettivo in situazione di gravità. A tal fine è previsto il coinvolgimento degli enti gestori dei servizi socio-assistenziali della Provincia di Torino per una prima elaborazione della traccia di lavoro, allo scopo di redigere un documento da sottoporre non solo alle Province nell’ambito dell’iniziativa di gemellaggio sociale, ma anche alle altre istituzioni e alle forze socia7 Impegno per una vita migliore li, affinché siano assunti i provvedimenti di cui sopra. Contestualmente si prevede di coinvolgere gli Assessorati regionali e i Ministeri per la solidarietà sociale e per le politiche per la famiglia. Non basta ottenere il diritto alla comunità alloggio o al centro diurno. E anche indispensabile che venga confermata la responsabilità dell’ente pubblico nei confronti di cittadini totalmente incapaci di difendersi e che siano rispettati i livelli di qualità delle prestazioni assicurate. Sussidiarietà non significa delega e deresponsabilizzazione dei Comuni e degli Enti gestori delle attività socioassistenziali. L’intervento si propone di rilanciare la concessione nel panorama delle modalità che l’ente pubblico può assumere, assicurandosi i vantaggi che derivano dalla gestione affidata a terzi, ma salvaguardando le tutele indispensabili per i cittadini che usufruiranno del servizio nel rispetto dei loro diritti (intervento del direttore di un Consorzio socio-assistenziale che ha praticato la concessione). Inoltre utilizzando lo strumento della concessione, nessun onere è a carico dei Comuni per quanto riguarda le spese di investimento, in quanto dette spese sono inserite in quelle pluriennali della gestione. PROGRAMMA PRELIMINARE Argomenti da sviluppare nel convegno: • I diritti attualmente esigibili e i diritti ancora da conquistare in relazione alle persone con handicap intellettivo con limitata o nulla autonomia La relazione, affidata ad un giurista o magistrato, dovrebbe aiutarci a comprendere quando un diritto è esigibile e, quindi, efficace nella tutela di soggetti non in grado di difendersi, con esempi ricavati dalla legislazione vigente, in particolare quella che interessa le persone in situazione di handicap. • Dalla legge regionale sull’assistenza del Piemonte alle delibere comunali: le richieste delle famiglie e delle associazioni di tutela e i piani di zona • Amministrazione di sostegno, interdizione, inabilitazione, tutela e curatela e il ruolo dell’ufficio di pubblica tutela A partire dall’analisi degli articoli della legge regionale che introducono il diritto esigibile ad alcune prestazioni socio-assistenziali, si propone un confronto tra le aspettative/richieste dei familiari e delle associazioni di tutela e gli esiti dei tavoli dei piani di zona, per superarne le criticità e individuare i punti inderogabili delle deliberazioni da proporre agli Enti locali a difesa della qualità dei servizi e della loro effettiva esigibilità (intervento a cura della Fondazione promozione sociale in collaborazione con il Coordinamento provinciale degli enti gestori socio-assistenziali). Oltre alla breve presentazione degli strumenti di cui sopra, indispensabili per la tutela della persona incapace, verrà illustrato il ruolo dell’Ufficio provinciale di pubblica tutela a sostegno delle famiglie e/o dei tutori e le proposte di collaborazione dell’Associazione tutori volontari al fine di superare i conflitti di interesse che spesso si verificano nel caso in cui le tutele e le amministrazioni di sostegno siano assunte dall’ente o da operatori che erogano direttamente le prestazioni di cui necessitano i tutelati (intervento di un Giudice tutelare, di un responsabile dello sportello provinciale in collaborazione con l’Associazione tutori volontari). • La concessione: uno strumento per la creazione di comunità alloggio e altre strutture socio-assistenziali, con garanzie maggiori per gli utenti Questo colibrì ha bisogno di un po’ di colore... 8 Anno X - N. 2 aprile, maggio, giugno 2007 LA VOCE DELLE ASSOCIAZIONI Ciao! Sono Guiduberto, ho dodici anni, faccio la seconda media. Lo so, ho un nome un po’ strano... ma in realtà è un nome finto. Preferisco non dirvi il mio nome vero, non perchè non mi fidi di voi! ma perchè voglio raccontarvi una storia che è molto, molto simile a quella di tante altre famiglie (beh, forse mica poi tantissime, per la verità), e allora più che il mio nome conta quello che voglio dirvi... Ho una sorellina. Si chiama Caspiterina, e ha otto anni. I nostri genitori sono molto buoni, e ci vogliono tanto tanto bene. Spesso ci dicono che da quando siamo nati ci hanno voluto sempre più e più bene, e giorno dopo giorno sono stati sempre più felici che noi ci fossimo: anche adesso che andiamo a scuola e... sì, insomma, a volte siamo un po’ monelli. C’è stato un periodo in cui i miei genitori sembravano sempre molto preoccupati. Un po’ me lo ricordo io, anche se ero piccolo; un po’ ce lo raccontano loro. Quando Caspiterina aveva più o meno due anni, un bel giorno mentre giocavamo insieme è caduta dal divano. Secondo voi quanto può essere alto un divano da terra? Può una bambina di due anni farsi tanto male cadendo da un divano? e sotto c’era anche il tappeto! Quante volte ci eravamo buttati per terra da quel divano. Beh: Caspiterina, quella volta lì, si è rotta un braccio. Sopra il gomito. Ha pianto un bel po’: poverina, chissà che male. Io ho cercato subito di calmarla, ma quando è arrivata la mamma che dalla cucina l’ha sentita urlare ha detto che era meglio portarla al pronto soccorso. Allora è tornato a casa il papà dall’ufficio e siamo andati tutti là, perchè io non potevo stare da solo. Ecco, le tre ore che abbiamo dovuto aspettare all’ospedale per fare la radiografia, quelle sì me le ricordo! Intanto per fortuna Caspiterina si era calmata un po’, in braccio alla mamma: anche perchè io la facevo ridere facendo il pagliaccio. Quando poi il dottore è uscito con in mano la radiografia, ha detto che c’era proprio una frattura, ma non sembrava convinto. Allora ha telefonato a un altro dottore suo amico, sono stati lì un po’ a parlare e poi ci ha detto che sarebbe stato meglio se Caspiterina fosse rimasta lì, in ospedale, solo per qualche giorno, per fare altri esami e alcune visite. Mamma e papà si sono ovviamente preoccupati, ma tutti sono stati molto gentili con noi; allora io e papà siamo tornati a casa, e la mamma è rimasta in ospedale con lei. (Poi ci ha raccontato che ha dovuto dormire tre notti su una poltroncina mezza rotta.) Qualche giorno dopo i dottori hanno detto che forse Caspiterina aveva la “sindrome di McCune-Albright” (non ho ancora capito bene come si pronuncia: e per scriverlo ho dovuto copiarlo), una malattia rara che causa la fragilità delle ossa e diversi problemi a tutto il sistema delle ghiandole del corpo. Dopo di che è tornata a casa con il braccio ingessato, e mamma e papà sono entrati in quel periodo che dicevo di grande preoccupazione. Figuratevi quando Caspiterina, qualche mese dopo (il braccio era ormai guarito), ha iniziato ad avere qualche problemino, ehh... non so come dire... da ragazza più grande (mamma e papà mi hanno spiegato qualcosa, hanno detto che era giusto che sapessi anche io cosa aveva la mia sorellina). Anche lì, i dottori hanno detto che bisognava aspettare un po’ e vedere come andava: e mamma e papà sempre preoccupati, e si vedeva che non sapevano come fare per far guarire Caspiterina. O meglio: i dottori non sapevano come farla guarire, e i genitori, e anche io, non sapevamo come farla stare meglio, intendo dire sempre e non solo quando si calmava la malattia, e come farla contenta. Poi è successa una cosa (per fortuna). Un nostro amico che abita in una certa città ci ha detto che un altro suo amico, lì vicino, aveva un bambino con una malattia che assomigliava proprio alla “nostra” (dico così perchè quando stava male Caspiterina stavamo male un po’ tutti). Allora papà si è fatto dare l’indirizzo e il numero, e gli ha telefonato. E’ stato come quando uno, che pensava di essere da solo in un deserto buio, un bel momento si trova su una strada con la luce: anche se la malattia era rara, c’erano delle altre famiglie con cui si poteva parlarne e darsi una mano, anche solo per farsi coraggio. Così papà e mamma hanno conosciuto altri genitori, noi abbiamo conosciuto altri bambini e ragazzi, chi con la malattia e chi no; siamo andati da nuovi dottori che capivano un po’ meglio la malattia (anche in altre città: pensate, addirittura fino a Roma) e, anche senza poterla guarire, hanno migliorato la situazione; e poi abbiamo imparato un sacco di cose su questa malattia, che, è vero, è seria ed è rara, ma visto che Caspiterina ce l’ha bisogna pur tenerla d’occhio. E’ passato qualche anno da allora. Caspiterina è cresciuta: un po’ sta bene, un po’ meno bene perchè ha qualche problemino dei suoi; ossa non se n’è rotta più, anche se le ha sempre un po’ fragili; ogni tanto deve andare in qualche ospedale, e io cerco di accompagnarla quando si può (anche se poi certe volte mamma e papà stanno un po’ troppo attenti solo a lei... vero, mamma e papà? ma fa niente). Sappiamo che da questa malattia non si guarisce, ma non per questo ci disperiamo; insieme fra noi, e insieme ai nostri amici, andiamo avanti e diventiamo grandi. E mamma e papà mi hanno spiegato che, per aiutarsi, si sono messi insieme alla associazione EAMAS, quella fondata da quei primi amici là di “questa malattia”, che conosce e fa parlare insieme (anche nei congressi) tante famiglie e tanti dottori esperti. Papà e mamma sono sempre un po’ preoccupati per Caspiterina, è vero, ma possiamo vivere contenti lo stesso. Questo testo, immaginario - ma non troppo - e ovviamente scherzoso, è stato scritto cercando di “vedere” la sindrome di McCune-Albright (e più in generale la “malattia rara”) con gli occhi di un bambino, perchè un bam9 Impegno per una vita migliore bino coglie le cose con più semplicità di noi adulti. Non sappiamo se siamo riusciti a rendere l’idea: comunque l’idea era di iniziare a presentare la malattia (e possibilmente anche gli strumenti, fra cui la nostra associazione EAMAS, tesi allo sforzo di migliorare la vita di chi ne è colpito o coinvolto) non attraverso un’asettica descrizione tecnica, pur magari utile, ma attraverso l’esperienza di una famiglia, certamente comprensibile con più immediatezza e, forse, più aperta a una speranza. Grazie. Alla prossima, se vorremo approfondire. a AMICI DELLA SINDROME DI TURNER - APADEST La sindrome NON comporta ritardo mentale, ma vengono segnalate difficoltà scolastiche nel campo della matematica e dell’orientamento spazio-temporale, nonché problemi psicologici minori e, raramente, maggiori (psicosi) legati alle difficoltà nell’inserimento del mondo lavorativo e delle relazioni interpersonali. Dal punto di vista terapeutico la sindrome di Turner può avvalersi del trattamento con ormone della crescita per la bassa statura, con estroprogestinici per l’insufficienza ovarica, di eventuali supporti ortopedici, oculistici o audiologici in regime di esenzione totale dalla spesa sanitaria (Decreto Ministeriale n.279 del 18 maggio 2001 sulle Malattie Rare). Se a vostra figlia hanno diagnosticato questa sindrome, aiutatela facendole sapere che cos’è e che conseguenze ha, in base alla sua età e al suo sviluppo. Dovrà imparare a convivere con la malattia: se vostra figlia ha delle domande, ascoltatela con attenzione e rispondetele con sincerità, senza spazientirvi se vi farà le stesse domande più volte! Anzi, incoraggiatela a parlare con voi dei suoi dubbi, senza diventare iperprotettivi. Sappiate anche che in quasi tutti i centri specialistici dove vostra figlia sarà seguita, è possibile avere un supporto neuropsichiatrico e/o psicologico per il vostro sostegno e quello di vostra figlia: non esitate a richiederlo! La nostra intenzione è quella di utilizzare questo spazio che ci viene concesso per aggiornarvi sulle novità scientifiche, sui congressi dedicati alla sindrome e sulle iniziative di AFADOC e anche per pubblicare articoli di familiari e di ragazze che vogliono condividere i loro vissuti. Consultate anche il nostro sito e quello di AFADOC: www.afadoc.it per avere informazioni dettagliate sulla patologia, sul centro per la diagnosi più vicino a casa vostra e su tante altre notizie. Non mi resta che salutarvi e lasciare la parola a una mamma che ha voluto raccontare la sua esperienza. A presto. Marta Giunti Presidente APADEST Cari amici, mi chiamo Marta Giunti, sono la presidente dell’Associazione Piemontese amici della sindrome di Turner, APADEST. La nostra Associazione nasce dalla volontà di alcune famiglie di continuare a trovarsi a livello regionale quando anni fa il GAST nazionale si è sciolto. I suoi obiettivi sono la divulgazione delle conoscenze mediche sulla sindrome stessa, il coordinamento e lo scambio di esperienze tra le diverse pazienti e le loro famiglie, l’aggiornamento ed il miglioramento della legislazione e degli aspetti inerenti terapie ed assistenza alle pazienti affette da sindrome di Turner, nell’osservanza della privacy dei singoli membri costituenti. A gennaio di quest’anno la nostra associazione ha stipulato una convenzione con AFADOC ed ha ufficialmente iniziato una collaborazione che di fatto esisteva già da qualche anno, in modo di dare un riferimento unico e sempre più visibile a livello nazionale alle famiglie che entrano per la prima volta in contatto con questa malattia per sostenerle e non lasciarle sole, soprattutto senza le informazioni necessarie ad affrontarla. Riteniamo anche che unirci nella realizzazione del giornalino e nella partecipazione alle iniziative di AFADOC, soprattutto le vacanze e gli stage estivi, sia un’ulteriore opportunità di aggregazione e condivisione per le ragazze e loro famiglie. La Sindrome di Turner è una condizione, descritta per la prima volta da Henry Turner nel 1938, caratterizzata da più segni clinici presenti contemporaneamente in misura maggiore o minore nelle singole pazienti. È propria solo del sesso femminile, il cui cariotipo normale è 46XX, ed è dovuta a diverse anomalie di un cromosoma X: assenza (monosomia XO, cosiddette forme classiche) aberrazioni strutturali (cromosoma X ad anello), isocromosoma X (Xi,Xq), delezione parziale. Queste anomalie dell’X sono presenti in percentuale diversa nelle cellule di vari organi ed apparati, configurando quadri clinici lievi o ad espressività completa. I segni clinici principali sono: z bassa statura (90%) z insufficienza ovarica con amenorrea primaria o menopausa precoce e/o infertilità (80%) z cardiopatia, specie aorta bicuspide e/o ipertensione arteriosa z malformazioni renali che si accompagnano in genere a normale funzionalità renale, obesità, alterata tolleranza glicidica, patologie autoimmunitarie, quali tiroidite, celiachia, epatopatia. Ciao amici, io mi chiamo Lina e sono la mamma di Maria, una ragazza con la sindrome di Turner. Penso che condividere la mia storia sia utile per altre mamme che stanno vivendo la stessa esperienza. Maria è stata concepita prima del matrimonio nel 1980. Dal primo momento ho deciso che avrei dedicato la vita 10 Anno X - N. 2 aprile, maggio, giugno 2007 a questa bambina. Mio marito era militare, mia suocera e mia madre avrebbero risolto la cosa diversamente dal mio pensiero, ma la mia determinazione ha vinto. Ho subito capito che non sarebbe stato facile. A 2 anni Maria ha subito una brutta operazione e a 4 anni la nefrite. Mi ricordo tanti ospedali, ma la voglia di tornare alla normalità e vincere le malattie era così grande che ce la siamo cavata bene. A 5 anni, dopo alcuni incontri presso il reparto di auxologia dell’Ospedale Regina Margherita di Torino, sono stata convocata per un “punto situazione”. Avevo 24 anni e mi chiedevo cosa fosse sto punto situazione. Non era una di quelle malattie contro cui avevo imparato a lottare come ad esempio la nefrite. La nefrite la curi con la penicillina. Con una dolcezza infinita la dottoressa mi dice che la mia bambina è affetta da Sindrome di Turner. Chissà perché questo nome mi fa venire in mente la matematica, per esempio Euclide. Chi è sto Turner, cos’è la sindrome di Turner ? Dal Regina Margherita mi ritrovo in macchina con la mia bambina a Moncalieri, dalla parte opposta a dove abito e senza saper come ci sono arrivata. A casa l’enciclopedia medica dice che mia figlia non ha il cromosoma femminile ed è un uomo. Impanicata come pochi vado da una psicologa che mi ascolta in silenzio per due ore senza proferire parola e mi dice ci vediamo tra un mese per un’altra seduta. Quel giorno ho dovuto salire sulla Mole Antonelliana per distrarmi e ritrovare un po’ di serenità. In quel periodo cercavo aiuto in tutti, ma nessuno conosceva questo problema e se accennavo a qualcosa si mettevano tutti a piangere. Maria disegnò un Babbo Natale grosso e uno piccolo e quello grosso diceva a quello piccolo: «Tu non sarai mai un vero Babbo Natale.» Da quel disegno ho capito che la mia bambina viveva tutte le mie ansie anche se io non me ne ero accorta. Decisi di calmarmi anche se non avevo trovato aiuto in nessuno. Poi un giorno il reparto di auxologia mi chiamò per dirmi che altri genitori con bambini come Maria volevano fare un’associazione. Subito vidi un pezzo di cielo sereno tra tante nuvole. Alla prima riunione eravamo tantissimi. Che bello parlare con persone che vivono ciò che vivi tu, condividere le ansie e le preoccupazioni, sapere che c’è sempre un medico a cui chiedere consiglio. Mi sentivo dieci anni di meno. Poi siamo partiti e le feste e le gite … e noi mamme sempre in un angolo a confabulare: «Ma tu... e tu…» Quando la prima associazione è caduta, perché è mancato l’appoggio politico non è stato un problema, ci siamo subito ricostituiti e abbiamo speso i soldi rimasti in cassa in una bella pizza. Adesso sono tranquilla. Mia figlia ha 26 anni. Ha i problemi di una ragazza della sua età. Direi che il primo problema è un lavoro stabile , ma mi sembra che sia un problema comune a tutti. Il fidanzato non c’è, ma perché non ne va mai bene uno. Ce ne sono sempre che ronzano attorno, comunque. Posso tranquillizzare chiunque adesso. Solo continuo a pensare che è lo stare insieme che mi ha salvata. LINA a ASSOCIAZIONE PRADER WILLI Abbiamo pensato di far conoscere la sindrome ai lettori che si sono aggiunti in questa nuova pubblicazione e quindi la relazione che segue tratta l’argomento in termini descrittivi sanitari. Il dott. Andrea Corrias, referente presso il Dipartimento di endocrinologia pediatrica dell’Ospedale Infantile Regina Margherita di Torino, è autore della relazione che segue effettuata per il progetto “My-Ki” della Federazione delle Malattie rare di Torino. Il progetto riguarda l’applicazione di un file, con le informazioni sulla malattia rara, da apporre al paziente che ne è affetto. caratterizza per un complesso ed eterogeneo quadro clinico., interessa i sessi in eguale misura con una prevalenza di circa 1:13000 – 1/ 30000 . La prevalenza reale è comunque sottostimata a causa della scarsa conoscenza della sindrome . QUADRO CLINICO La storia naturale di un paziente affetto da sindrome di Prader Willi una evoluzione abbastanza tipica. Ciascuna delle caratteristiche che di seguito verranno descritte non costituisce un dato specifico per una diagnosi di sindrome di Prader Willi. Ciò che è significativo è solo la successione e l’insieme di questi eventi. Q durante la gestazione vengono segnalati scarsi movimenti fetali; Q la gravidanza è solitamente normale, a termine; Q alla nascita è caratteristica l’ipotonia più o meno rilevante con conseguente torpore ed ridotta capacità di suzione che frequentemente richiede particolari tecniche di alimentazione. L’ipotonia di solito migliora con il PATIENT FILE: SINDROME DI PRADER WILLI COS’E’ LA SINDROME DI PRADER WILLI DEFINIZIONE ED INCIDENZA La Sindrome di Prader Willi ( PWs), descritta nel 1956 da due medici A. Prader e H. Willi , rappresenta la forma più comune di obesità genetica ed è causata da una alterazione del cromosoma 15 di origine paterna. Si 11 Impegno per una vita migliore tempo. Si rilevano segni dismorfici quali fronte prominente, strabismo, labbro superiore sottile, mani e piedi tozzi, testicoli piccoli e ritenuti e pene piccolo nel maschio, ipoplasia clitoridea e delle piccole labbra nella femmina. Q Sin dai primi mesi di vita possono essere segnalati disturbi della respirazione che nel tempo possono peggiorare e che sono legati sia alla patologia delle alte vie che delle basse vie respiratorie quali frequenti infezioni del tratto respiratorio, astenia, irritabilità, frequente o continua apertura della bocca, respiro russante, apnea, posizioni particolari nel sonno, enuresi, cianosi, risvegli notturni, eccessiva sudorazione. Questi disturbi solitamente si aggravano in caso di aumento ponderale rilevante. Già dai primi mesi è evidente un ritardo psicomotorio e, dopo i 18- 24 mesi di età, il bambino diventa iperfagico e, di conseguenza, obeso con accumulo di adipe soprattutto al tronco ed al volto. L’impulso ad introdurre cibo è travolgente e porta le persone affette a mangiare qualunque cosa disponibile, compresi alimenti liquidi e solidi scaduti o avariati, con gravi pericoli per la salute. L’alimentazione richiede perciò costante attenzione da parte dei genitori o di chi si prende cura del bambino con sindrome di Prader-Willi. Per meglio gestire i problemi di comportamento di questi pazienti è consigliabile seguire regole di vita molto precise e routinarie, con rigidi limiti e gratificanti concessioni, sia per quanto riguarda la vita di tutti i giorni che il tempo libero. Sono stati proposti alcuni farmaci per ridurre il sintomo dell’iperfagia, ma allo stato attuale non vi sono ancora risultati concreti. Q negli anni della II e III infanzia si segnala un peggioramento del ritardo intellettivo e dell’apprendimento. Vengono segnalate difficoltà nell’articolare la parola, nello scrivere , nel ricordare e negli studi di aritmetica. Il bambino diventa insaziabile e la fame e’ irrefrenabile. In questi anni possono già manifestarsi la scoliosi e la cifosi che sono riportate molto frequentemente nei soggetti con PWs e che possono talora assumere negli anni successivi tal rilievo da dover ricorrere ad interventi chirurgici impegantivi. Q negli anni della prepubertà e della pubertà si riduce la velocità di crescita e si evidenzia un rallentato sviluppo puberale e sessuale. Q nell’adolescenza i maschi raggiungono una altezza definitiva intorno ai 155 cm, le femmine intorno ai 145 cm, si accentua l’obesità e diventano rilevanti i disturbi comportamentali che impediscono loro, più delle carenze intellettive, la conquista di impegni competitivi. I ragazzi sono di solito aggressivi, irritabili, testardi e irosi. Hanno scarsi rapporti con i coetanei e disturbi della personalità. Più facilmente vanno incontro a malattie metaboliche, soprattutto diabete mellito di tipo II, ed a compromissioni cardiopolmonari ed ortopediche… Q Nei soggetti con PWs vengono riportati anche altri sintomi quali: Q a) alterazione della temperatura corporea verso l’alto (ipertermia idiopatica) o, molto più frequentemente, verso il basso (ipotermia idiopatica). L’ipertermia può verificarsi durante banali malattie e durante anestesia. Viceversa, la febbre può essere assente (ipotermia), nonostante la presenza di una grave infezione. Q b) Lesioni cutanee e scottature autoprovocate: lo skin-picking (escoriazioni cutanee autoprovocate) è un comportamento tipico delle persone affette dalla sindrome consiste nel “torturare” e aggravare piccole lesioni già esistenti (come graffi o escoriazioni) sul viso, braccia gambe o regione anale. Ad esempio i sanguinamenti della regione anale possono essere erroneamente interpretati dal medico come lesione del tratto terminale dell’intestino o del retto, oppure come lesioni emorroidali o ragadi, mentre più frequentemente sono dovute ad ostinato skin-picking. Il consiglio in caso di ossessivo skin-picking è di tentare di ignorare tale comportamento, medicare e bendare le ferite e distrarre continuamente il malato con attività che impongano l’uso costante delle mani. Inoltre, i soggetti con PWS possono provocarsi facilmente ustioni. L’aspetto di queste ferite o bruciature può erroneamente portare al sospetto di violenza o abuso fisico. Q c) Reazioni allergiche ad alcuni farmaci. Le persone affette da Prader-Willi possono manifestare insolite reazioni a normali dosaggi farmacologici. Viene consigliata quindi estrema attenzione nel somministrare soprattutto i sedativi, poiché sono state descritte risposte prolungate ed esagerate rispetto alla media. Q d) Problemi dentari. Possono includere alterazioni dello smalto dentario, di ridotta consistenza, saliva densa e vischiosa, scarsa igiene del cavo orale, digrignamento dei denti e frequente ruminazione. Spazzolini da denti speciali possono migliorare l’igiene. Sono utili anche prodotti per aumentare la fluidità della saliva. Q e) elevata soglia del dolore e diminuito senso del vomito Molte delle caratteristiche sindromiche descritte sono dovute a una disfunzione della regione ipotalamoipofisaria pur in assenza di lesioni organiche dimostrabili alla RMN cerebrale. L’unico dato che si evince da questo esame è il rilievo di una ipofisi frequentemente più piccola del normale. COME VIENE POSTA LA DIAGNOSI? Quando vengono segnalati segni/sintomi indicativi della sindrome, è necessaria una indagine genetica. Le cause: Per comprendere le cause genetiche della sindrome di Prader-Willi bisogna ricordare che ognuno di noi possiede 46 coppie di cromosomi; di ogni coppia di cromosomi, uno proviene dalla madre e uno dal padre. La sindrome di Prader-Willi è causata dall’assenza di una porzione del cromosoma 15 paterno (porzione contrassegnata come 15q11-q13). A causa di un complesso meccanismo biologico chiamato “imprinting”, i geni contenuti in questa porzione del cromosoma 15 sono funzionanti solo nel cromosoma paterno e sono “spenti” in quello materno. Possiamo riconoscere i seguenti tipi di alterazione genetica: 1) Delezione (mancanza) della regione 15q11-q13. E’ la causa più frequente della malattia (70% dei casi). Il cromosoma che presenta la delezione è sempre quello di origine paterna, per cui, di fatto, verranno a mancare 12 Anno X - N. 2 aprile, maggio, giugno 2007 i geni normalmente funzionanti sulla regione 15q11-q13 (quelli materni, infatti sono spenti). 2) Disomia uniparentale (circa 30% dei casi). Per dei complessi motivi biologici è possibile che entrambi i cromosomi 15 siano di origine materna. Questo fenomeno si chiama disomia uniparentale. Disomia indica che il numero di cromosomi 15 è normale (=2) ma che entrambe le copie provengono da un solo genitore. In questo caso i pazienti hanno un numero normale di cromosomi e una quantità normale di geni, ma è come se mancassero dei geni presenti nella regione 15q11-q13, in quanto sono attivi solo sul cromosoma 15 di origine paterna. 3) Mutazioni del centro di imprinting. Questo terzo gruppo di pazienti sono molto rari (1-2%). In questi casi l’alterazione è localizzata nella stessa regione del cromosoma 15 ma è più sottile, e coinvolge esclusivamente un piccolo frammento, chiamato “centro dell’imprinting”, che regola l’espressione dei geni circostanti. Il funzionamento corretto di questa regione permette l’espressione dei geni della regione 15q11-q13 di origine paterna. Quando il centro dell’imprinting è mutato, i geni che dovrebbero essere espressi dal cromosoma paterno non lo saranno più, con un effetto finale analogo a quello della delezione o della disomia uniparentale. 4) Anomalie genetiche caratterizzate da riarrangiamenti cromosomici. Per evidenziare l’alterazione genica, la maggior parte degli Autori preferiscono impiegare innanzitutto la tecnica FISH , che permette l’evidenza della mancanza della regione in questione (delezione) come precedentemente riportato e che costituisce la maggior parte delle alterazioni geniche responsabili della sindrome di Prader Willi (70% dei casi). Altri Autori preferiscono subito l’impiego del test di metilazione che riconosce la quasi totalità dei soggetti con PWs: a tal proposito è utile ricordare che il test di metilazione non precisa il tipo di anomalia genetica (delezione del cromosoma paterno, o presenza di 2 cromosomi 15 , entrambi di derivazione materna - disomia uniparentale) e pertanto è utile eseguire anche la FISH che permette la diagnosi differenziale tra le due forme patologiche. Nei casi con sintomatologia riferibile a PWs , ma in assenza di anomalie genetiche rilevabili con il test sovrariportato, necessario eseguire cariotipo costituzionale per evidenziare la presenza di riarrangiamenti cromosomici. Nella tabella 1 riportiamo un iter diagnostico per evidenziare la patologia cromosomica. COME SI TRASMETTE L’ANOMALIA CROMOSOMICA: se il primo figlio ha la delezione classica o la disomia uniparentale, il rischio di avere un secondo figlio malato è molto basso (inferiore a 1 su 100). Se il padre è portatore di traslocazione (15q11-13/ altro cromosoma) o con un difetto dell’imprinting, il rischio di ricorrenza può arrivare fino al 35% e 50% rispettivamente. Per questo è importante che i genitori con un figlio PWs si rivolgano ad un centro specializzato per avere una consulenza appropriata. Nella tabella che segue viene riportata la percentuale delle possibili alterazioni genetiche della PWS ed il rischio per i neonati basato sul meccanismo genetico % di pazienti Meccanismo Rischio Genetico Circa 70% Circa 30% Delezione Disomia uniparentale (UPD) Difetto di imprinting Traslocazione cromosomica bilanciata Circa 2% <1% meno dell’1% Meno dell’1% Fino al 50%* Fino al 35% per PWS Fino al 25% per altri difetti SOSPETTA PWS (punteggio secondo Holm) TEST DI METILAZIONE Cariotipo (riarrangiamenti citogenetici, traslocazioni…) NORMALE Esclude PWS PATOLOGICO negativa PCR FISH Microsatelliti Positiva DISOMIA UNIPARENTALE MUTAZIONE DEL CENTRO DI IMPRINTING Tabella 1 13 DELEZIONE Impegno per una vita migliore QUALI SPECIALISTI DOVREBBERO SEGUIRE IL SOGGETTO PWS NEL CORSO DELLA ETA’ EVOLUTIVA? Gli specialisti coinvolti nella cura della sindrome sono molteplici e differiscono sovente in relazione alla età del soggetto PWs : Q il neonatologo che ha la funzione di sospettare la malattia e di iniziare frequentemente una terapia dietetica per la frequente difficoltà / impossibilità di nutrirsi da parte del soggetto PWs in conseguenza alla ipotonia che ne limita la capacità di suzione Q il genetista che ha il compito di confermare il sospetto ponendo diagnosi con esami di genetica molecolare o con cariotipo costituzionale e stimare il rischio di ricorrenza Q il neurologo che, unita-mente ad altre figure (fisiatra, logopedista, psicologo) deve provvedere ad uno sviluppo neuropsichiatrico migliore possibile Q l’endocrinologo che deve valutare l’evoluzione staturale e puberale provvedendo ad una corretta terapia specifica. Q Lo pneumologo e l’otorinolaringoiatra per il frequente riscontro di patologia respiratoria legata o a cause compressive da ipertrofia adenotonsillare o a patologia Follow-up Inquadramento psicologico e neuropsichiatrico Valutazione clinico-auxologica e dietologica Funzionalità renale Assetto lipidico ed epatico Età ossea (RX mano sinistra) primitiva polmonare in cui particolare importanza hanno l’ipotonia ed eventuali complicazioni quali l’obesità e la scoliosi. Q l’oculista per il frequente riscontro di strabismo Q il chirurgo generale per il criptorchidismo Q il dietologo per il frequentissimo rilievo di obesità, spesso di grado elevato, che peggiora la patologia polmonare e può condizionare l’insorgenza di un diabete mellito di tipo II Q il diabetologo Q l’ortopedico per il rilievo di scoliosi , presente in alta percentuale nei soggetti con soggetti PWs Q l’odontostomatologo Tutti questi specialisti intervengono durante i vari periodi della vita pediatrica con tempistiche differenti: per alcuni specialisti i controlli devono interessare tutta l’età evolutiva, altri intervengono solo in alcuni periodi. Nella tabella 2 viene riportato un programma di followup pubblicato recentemente su una rivista di endocrinologia pediatrica dal gruppo di studio sull’Obesità Genetica della Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia (SIEDP). Primi 2 anni II e III infanzia Ogni 3-6 mesi Ogni 2-3 mesi Almeno 1 volta 1 sola volta 1 sola volta Ogni 6-12 mesi Ogni 6 mesi Annuale Annuale * Ogni 1-2 anni Ecografia epatica Polisonnografia + valutazione pneumologica Pre- e adolescenza Variabile* Ogni 12 mesi Annuale Annuale * 1 anno fino a saldatura Annuale * Annuale * 1 sola volta Annuale * Si, soprattutto Annuale * se inizia GH RMN encefalo 1 sola volta 1 sola volta ** No Funzionalità tiroidea Almeno 1 volta Variabile Variabile OGTT (glicemia e insulinemia) No (si se in 1-2 volte * Ogni 1-2 anni terapia con GH) Funzionalità gonadica No No Variabile Secrezione dell’ormone della crescita e Se possibile Sempre 1 sola volta , somatomedine (sempre somatomedine sempre IGF-1 somatomedine) Valutazione cardiovascolare Almeno 1 volta Variabile Annuale * Valutazione oculistica Ogni 6-8 mesi Annuale * Annuale * Valutazione ortopedica 1 sola volta Annuale * Variabile RX colonna vertebrale In base al Ogni 2-3 anni se Ogni 2-3 anni se quadro clinico in terapia con GH in terapia con GH Valutazione logopedistica Ogni 3-6 mesi Ogni 6-12 mesi Annuale * Valutazione odontoniatrica Dopo 1 anno Ogni 6-12 mesi Ogni 6-12 mesi *variabile sulla base dell’andamento clinico e ai risultati delle indagini già eseguite ** da ripetere nei casi con anomalie che necessita di controlli longitudinali Tabella 2 14 Anno X - N. 2 aprile, maggio, giugno 2007 TERAPIA tre, può essere necessaria una terapia con estroprogestinici nei soggetti che , pur presentando normale evoluzione dei caratteri puberali, lamentano un quadro di alterata ciclicità mestruale, rappresentata soprattutto da amenorrea ( assenza di mestruazioni ). Terapia ormonale: si basa sulla somministrazione di ormone della crescita e di ormoni sessuali Ormone della crescita: da alcuni anni, in relazione allo scarso accrescimento, viene proposta terapia con ormone della crescita. Nei soggetti PWs prepuberi attualmente non viene richiesta documentazione della ridotta secrezione di questo ormone, a differenza di quanto succede per la prescrizione nella quasi totalità di soggetti con altre patologie. Il trattamento con ormone della crescita interviene favorevolmente non solo sulla statura, ma migliora anche la flaccidità, l’ipotonia, la forza muscolare e la consistenza ossea e modifica la distribuzione del tessuto adiposo. Rimane ancora da precisare quando intraprendere questa terapia: infatti, la maggior parte degli Autori ne ritengono utile un precoce inizio (intorno al secondo anno di vita), altri preferiscono attendere una deflessione della normale velocità di crescita. In ogni caso è utile impiegare questo farmaco con cautela in soggetti con patologia respiratoria, scoliosi di grado elevato o in presenza di alterazioni di ricambio glicidico. Ormoni sessuali: da somministrare in caso di ipogonadismo in entrambi i sessi. Nella femmine, inol- Trattamento per le apnee: può essere indicata la ventilazione notturna a pressione positiva con maschera nasale o oronasale (ad es. CPAP) Nei casi con sindrome ostruttiva legata a patologia Otorinolaringoiatrica, è mandatorio un intervento chirurgico di adenotonsillectomia. Terapia chirurgica : nei casi di testicolo ritenuto, di strabismo o di grave scoliosi Terapia dietetica: si ribadisce la notevole importanza di una corretta alimentazione, unitamente ad una costante attività motoria Logopedia, fisiatria, fisioterapia, terapia psicologica ed eccezionalmente terapia psichiatrica molto più comune nell’età adolescenziale e soprattutto nell’età adulta per i vari quadri clinici neurologici e psicologici dell’età evolutiva. Infine, si segnala che dal 1991 è stata costituita in Italia l’Associazione per l’aiuto ai soggetti con Sindrome di Prader-Willi e alle loro Famiglie; è disponibile il sito web www.praderwilli.it - email [email protected] Conferenza del 14 maggio, alla Fiera Internazionale del Libro di Torino, con presentazione di Mi-Ky e dello spot realizzato a favore della Federazione Prader Willi dall’attrice Elena Santarelli. Hanno partecipato: (da destra) dr. Roberto Lala, prof. Alberto Musso, prof. Piero Abruzzese, senatore Gianetto, e la vecchia gloria del Torino Calcio Renato Zaccarelli. 15 Impegno per una vita migliore SCARTABELLANDO PROVVIDENZE ECONOMICHE PER INVALIDI CIVILI, CIECHI CIVILI E SORDOMUTI: IMPORTI PER IL 2007 invalidi civili, ai ciechi civili e sordomuti e i relativi limiti reddituali previsti per alcune provvidenze economiche. Per il 2007 importo delle provvidenze e limiti reddituali sono stati fissati dalla Direzione Centrale delle Prestazioni dell’Inps con Circolare del 4 gennaio 2007, n. 3. Nella tabella che segue riportiamo gli importi in euro, comparati con quelli del 2006. Ogni anno vengono ridefiniti, collegandoli agli indicatori dell’inflazione e del costo della vita, gli importi delle pensioni, assegni e indennità che vengono erogati agli Tipo di provvidenza Importo 2007 2006 Pensione ciechi civili assoluti 262,62 257,47 Pensione ciechi civili assoluti (se ricoverati) 242,84 238,07 Pensione ciechi civili parziali 242,84 238,07 Pensione invalidi civili totali 242,84* 238,07 Pensione sordomuti 242,84 238,07 Assegno mensile invalidi civili parziali 242,84 238,07 Indennità mensile frequenza minori 242,84 238,07 Indennità accompagnamento ciechi civili assoluti 710,32 689,56 Indennità accompagnamento invalidi civili totali 457,66 450,78 Indennità comunicazione sordomuti 229,64 226,53 Indennità speciale ciechi ventesimisti 168,70 164,96 Lavoratori con drepanocitosi o talassemia major 436,14 427,58 * Se spettanti, si aggiungono euro 10,33 relativi alla maggiorazione 388/2000 Limite di reddito 2007 2006 14.256,92 13.973,26 14.256,92 13.973,26 14.256,92 13.973,26 14.256,92 13.973,26 14.256,92 13.973,26 4.171,44 4.089,54 4.171,44 4.089.54 Nessuno Nessuno Nessuno Nessuno Nessuno Nessuno Nessuno Nessuno Nessuno Nessuno introdotta dalla legge Anche per l’anno 2007 viene inviato daIl’Inps un plico nel quale sono inseriti: il Mod. ObisM, il Mod. CUD 2007 e la modulistica per le prestazioni INVCIV. sta, quote incumulabili con il lavoro, ecc.) e un riquadro con l’indicazione degli importi mensili spettanti per ogni pensione. Modello ObisM Questo modello contiene le informazioni relative a tutte le pensioni erogate dall’Inps al pensionato e riporta le informazioni a lui relative (indirizzo, detrazioni d’impo- Modello CUD Il CUD è il modello attraverso il quale l’lnps certifica i redditi erogati al pensionato compilato secondo lo schema approvato dall’Agenzia delle entrate. PRESTAZIONI INVALIDI CIVILI DICHIARAZIONI DI RESPONSABILITÀ PREVISTE DALLA LEGGE N. 662 DEL 1996 Gli interessati restituiranno le dichiarazioni alle Sedi INPS, ai Comuni o alle ASL. Le dichiarazioni non vengono richieste ai titolari di prestazioni INVClV disabili intellettivi e minorati psichici che hanno presentato il certificato medico ai sensi dell’articolo 1, comma 254, della citata legge n. 662 del 1996. Agli invalidi civili titolari di indennità di accompagnamento (fascia 33, 38, 41, 42, 44, 45), che sono tenuti, ai sensi dell’articolo 1, comma 248, della legge 23 dicembre 1996, n. 662, a presentare entro il 31 marzo di ogni anno la dichiarazione di responsabilità relativa alla sussistenza o meno di uno stato di ricovero a titolo gratuito in istituto viene inviato, unitamente al Mod. ObisM, il Mod. ICRICOI. Agli invalidi civili titolari di assegno mensile (fascia 34 35 36 40 48) che sono tenuti ai sensi dell articolo I comma 249, della legge 23 dicembre 1996, n. 662, a presentare entro il 31 marzo di ogni anno, la dichiarazione di responsabilità relativa alla permanenza dell’iscrizione nelle liste di collocamento, viene inviato, unitamente al Mod. ObisM, il Mod. ICINCOI. LEGGE FINANZIARIA 2007: PROVVEDIMENTI CHE INTERESSANO LE PERSONE CON HANDICAP Riportiamo le disposizioni contenute nella legge 296 del 27/12/2006, meglio conosciuta come Legge Finanziaria 2007, che interessano le persone con handicap, con un breve commento per ogni provvedimento. DETRAZIONI FAMILIARI La legge ha rimodellato l’Irpef e le relative detrazioni o deduzioni. Una delle nuove disposizioni riguarda le per16 Anno X - N. 2 aprile, maggio, giugno 2007 sone disabili che sono fiscalmente a carico di un contribuente. Per il 2007 sono considerate fiscalmente a carico le persone che percepiscono un reddito annuo non superiore a 2840,5 euro al lordo degli oneri deducibili. La Finanziaria 2007 reintroduce il sistema precedente a quello attualmente in vigore e dunque ripristina in questo caso il sistema delle detrazioni. In altre parole a partire dal 2007 (dichiarazione lrpef 2008) si ritorna a detrarre dall’imposta lorda che il contribuente deve pagare la cifra indicata dalla legge. Riportiamo di seguito le detrazioni previste dall’articolo 1, comma 6 della legge 386/2006 nel caso che ci interessa: «800 euro per ciascun figlio, compresi i figli naturali riconosciuti, i figli adottivi e gli affidati. La detrazione è aumentata a 900 euro per ciascun figlio di età inferiore a tre anni. Le predette detrazioni sono aumentate di un importo pari a 220 euro per ogni figlio portatore di handicap ai sensi dell’articolo 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104». La detrazione è ripartita nella misura del 50 per cento tra i genitori non legalmente ed effettivamente separati ovvero, previo accordo tra gli stessi, spetta al genitore che possiede un reddito complessivo più elevato. In caso di separazione legale ed effettiva o di annullamento, scioglimento o cessazione degli effetti civili del matrimonio, la detrazione spetta, in mancanza di accordo, al genitore affidatario. Nel caso di affidamento congiunto o condiviso la detrazione è ripartita, in mancanza di accordo, nella misura del 50 per cento tra i genitori. solo per le autovetture che avessero bisogno di nuovi e diversi adattamenti da apportare necessariamente per le mutate esigenze della persona handicappata. LIVEAS (LIVELLI ESSENZIALI DELLE PRESTAZIONI ASSISTENZIALI) 11 comma 1264 dispone che: «Alfine di garantire l’attuazione dei livelli essenziali delle prestazioni assistenziali da garantire su tutto il territorio nazionale con riguardo alle persone non autosufficienti, è istituito presso il Ministero della solidarietà sociale un fondo denominato “Fondo per le non autosufficienze”, al quale è assegnata la somma di 100 milioni di euro per l’anno 2007 e di 200 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009». La somma stanziata da questo comma della Finanziaria non è, con tutta evidenza, proporzionata ai bisogni delle persone non autosufficienti, tuttavia ci auguriamo che il governo, come previsto dal successivo comma 1265, si attivi in fretta per adottare gli atti ed i provvedimenti necessari all’utilizzazione del fondo. AGEVOLAZIONI LAVORATIVE Il comma 1266 riporta: «All’ ‘articolo 42, comma 5, del testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità, di cui al decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, e successive modificazioni è aggiunto, infine, il seguente periodo: “I soggetti che usufruiscono dei permessi di cui a/ presente comma per un periodo continuativo non superiore a sei mesi hanno diritto ad usufruire di permessi non retribuiti in misura pari al numero dei giorni di congedo ordinario che avrebbero maturato nello stesso arco di tempo lavorativo, senza riconoscimento del diritto a contribuzione figurativa”». Per maggiore chiarezza facciamo un esempio: un ipotetico signor A fruisce di un congedo parentale di quattro mesi. In questo periodo, se avesse lavorato, avrebbe maturato un certo numero di giorni di ferie (il numero differisce a seconda del contratto di lavoro) che, per pura ipotesi, rendiamo pari a 7. Ebbene, con questa nuova disposizione, il signor A, se vuole, può chiedere i suddetti 7 giorni, o parte di questi, come permesso non retribuito. In precedenza questa possibilità non esisteva. AGEVOLAZIONI SUGLI AUTOVEICOLI Il comma 36 della legge riporta le seguenti parole: «Le agevolazioni tributarie e di altra natura relative agli autoveicoli utilizzati per la locomozione dei soggetti di cui al ‘articolo 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, con ridotte o impedite capacità motorie, sono riconosciute a condizione che gli autoveicoli siano utilizzati in via esclusiva o prevalente a beneficio dei predetti soggetti». Questo comma ci pare un’inutile enunciazione in quanto non è specificato in alcun modo come si dovrebbe accertare l’uso esclusivo o prevalente del veicolo. Il comma 37 recita: «In caso di trasferimento a titolo oneroso o gratuito delle autovetture per le quali l’acquirente ha usufruito dei benefici fiscali prima del decorso termine di due anni dall‘acquisto, è dovuta la differenza fra l’imposta dovuta in assenza di agevolazioni e quella risultante dall‘applicazione delle agevolazioni stesse. La disposizione non si applica per i disabili che, in seguito a mutate necessità dovute al proprio handicap, cedano il proprio veicolo per acquistarne un altro su cui realizzare nuovi e diversi adattamenti». A questo proposito bisogna ricordare che una norma già vigente prevede che le agevolazioni fiscali previste per l’acquisto di una autovettura al servizio di una persona handicappata non possono essere fruite che a distanza di quattro anni dall’ultimo acquisto effettuato. Questa nuova norma introduce il principio secondo cui l’autovettura acquistata con le agevolazioni se viene venduta o anche ceduta gratuitamente, si deve versare al fisco l’agevolazione di cui si è goduto. Si fa eccezione NELLA DICHIARAZIONE DEI REDDITI 2007 CONFERMATA LA POSSIBILITÀ DI DEVOLVERE IL 5 PER MILLE DELL’IMPOSTA A FAVORE DI ASSOCIAZIONI DI VOLONTARTATO Riportiamo il comma 1234: «Per I anno finanziario 2007, fermo quanto già dovuto dai contribuenti a titolo di imposta sul reddito delle persone fisiche, una quota pari al 5 per mille dell’imposta stessa è destinata in base alla scelta del contribuente alle seguenti finalità: a) sostegno delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale di cui all’articolo 10 del decreto legislativo 4 dicembre 1997, n. 460, e successive modificazioni, nonché delle associazioni di promozione sociale iscritte nei registri nazionale, regionali e provinciali, previsti dall ‘articolo 7, commi 1, 2, 3 e 4, della legge 7 dicembre 2000, 17 Impegno per una vita migliore n. 383, e delle associazioni riconosciute che operano nei settori di cui all’articolo 10, comma 1, lettera a), del decreto legislativo dicembre 1997, n. 460». È dunque confermato anche per il prossimo anno la possibilità di devolvere una parte dell’imposta dovuta (non è dunque una somma aggiuntiva) alla organizzazione scelta dal contribuente. XX FIERA INTERNAZIONALE DEL LIBRO DI TORINO Al Lingotto Fiere di Torino si è tenuta, dal 10 al 14 maggio, la Fiera Internazionale del Libro e la Federazione Malattie Rare Infantili ha partecipato con Carta e Penna, l’associazione culturale che supporta da tempo la Federazione SPW. I cinque giorni trascorsi in fiera sono stati l’occasione per parlare di Malattie Rare ai visitatori e la conferenza conclusiva tenutasi lunedì 14 maggio ha avuto un ottimo riscontro di pubblico e l’attenzione della Rai che ha predisposto un servizio andato in onda sulla rete regionale. Particolare interesse ha suscitato il progetto MiKy e la presentazione dello spot realizzato dalla Federazione Associazioni Prader Willi ed avente, quale testimonial l’attrice Elena Santarelli che ha prestato la sua immagine per divulgare la conoscenza della sindrome affiancata dalla bravissima Federica. Si sono poi susseguiti, nei cinque giorni, personaggi noti che hanno posato volentieri per le foto ricordo e mostrato interesse nei confronti delle problematiche delle malattie rare. Alcuni autori di Carta e Penna col giornalista Oliviero Bea Albertina e Barbara “conquistate” da Pikaciù 18 Anno X - N. 2 aprile, maggio, giugno 2007 LE RICETTE DI ELENA Al mare in estate faccio i bagni e sto tutto il giorno in spiaggia. Mangio in spiaggia, quasi sempre i panini. Se piove passeggio e mangio a casa. In inverno non faccio i bagni passeggio e mangio a casa sia se piove e sia quando non piove. Quando siamo soli, senza le zie, faccio tanti bagni invece quando ci sono loro non faccio tanti bagni perché devo vedere se le zie hanno portato qualcosa da mangiare. Certe volte l’acqua è calda, alle volte è fredda. Noi facciamo la doccia in spiaggia. In acqua nuoto lontano perché so nuotare e non ho paura dell’acqua alta e mi piace anche nuotare sotto acqua. Io starei sempre in acqua e non prendo mai il sole perché mi fa male cerco sempre l’ombra. PRUGNE AL PROSCIUTTO 80g di prosciutto cotto 60g di burro 8 prugne secche ammorbidite. Tagliate le fette di prosciutto a striscioline avvolgete le prugne nelle striscioline di prosciutto infilzatele negli stecchini di legno e fatele rosolare in una padella con il burro Quando gli involtini saranno dorati scolateli aiutandovi con un cucchiaio forato disponeteli su un piatto di portata caldo e serviteli subito. Scaldate senza farli bollire il latte e un equivalente quantitativo di acqua poi versateli le patate messi in una terrina Mescolate poi unitevi il prosciutto l’uovo il prezzemolo il parmigiano il sale il pepe e la noce Formate un impasto ben amalgamato dal quale ricaverete tante polpette rotonde e appiattite Passatele in farina e fatele dorate e cuocere nel burro imbiondito. FRITTELLINE DI MELE 500g di mele 2 uova 100g di farina 3 cucchiai di latte 2 cucchiai di zucchero 1 cucchiaio di liquore limone olio Sbucciate le mele e tagliatele a pezzettini oppure grattugiatele grossolanamente a bastoncini In una terrina preparate la pastella sbattendo le uova con la farina il latte lo zucchero il liquore limone mescolatevi le mele e fate friggere il composto a cucchiaiate nell’olio Sgocciolare man mano le frittelline sulla carta assorbente e servitele in tavola calde spolverizzandole con lo zucchero. CONCHIGLIONI CON CREMA E PROSCIUTTO 350g di pasta conchiglioni 50g di burro 100g di ricotta 100g di mascarpone 50g di prosciutto cotto sale. In una terrina sbattete bene il burro poi amalgamatevi la ricotta il mascarpone e il sale Tagliate il prosciutto a fiammifero e unitelo alla spuma In acqua bollente salata fate lessare i conchiglioni poi scolateli conditeli con la crema preparata e serviteli ben caldi. FRITTELLE DI FILETTI DI MERLUZZO 400g di filetti di merluzzo olio di semi 2 uova 100g di farina 2 cucchiaini di lievito 4 cucchiai di latte sale pepe Preparate la pastella in una terrina sbattere le uova poi uniteli la farina setacciata con il lievito il sale il pepe e il latte Mescolatevi il merluzzo sbriciolato e fate friggere il composto a cucchiaiate nell’olio bollente Sgocciolate le frittelle su una carta assorbente e servitele ben calde. BISCOTTINI RAPIDI 250g di zucchero 30g di burro 2 uova sale 250g di avena 1 bustina di zucchero 2 cucchiaini di lievito In una terrina mescolate lo zucchero con il burro unitevi l’uovo il sale avena il lievito lo zucchero Amalgamate bene l’impasto e unite il burro Fate cuocere i biscotti quindi toglieteli con una paletta poneteli su una gratella e aspettate che si raffreddino. FRITTATINE RIPIENE IN SALSA 4 uova 4 fette di prosciutto cotto 4 cucchiaiate di piselli pomodoro burro sale Preparate con le uova e un pizzico di sale 4 frittatine e friggetele nel burro su ognuna disponete una fetta di prosciutto e una cucchiaiata di piselli Arrotolate le frittatine fissatele con stuzzicadenti e disponetele in un tegame dove avrete messo il pomodoro lasciate scaldare il tutto e servite. POLPETTE CON PROSCIUTTO 65g di patate 2l di latte 150g di prosciutto cotto 1 uovo parmigiano prezzemolo farina noce burro sale pepe 19 Impegno per una vita migliore GIOCHI a cura di Vincenzo Vitagliano Ciao a tutti, come avete certamente notato ci sono importanti novità in questa edizione del giornale. Novità che ci dovrebbero portare altri lettori che, tra l’altro, potranno dilettarsi con i nostri giochi. Grande assente, questa volta, è l’agente Cifroni, lo sconquassato agente segreto che sta preparando altre improbabili indagini. Con lui ci vedremo la prossima volta. GIOCO 1 – ASSOCIAZIONE DI IDEE Le vignette illustrate e le eventuali didascalie richiamano il titolo di un libro o di un film che dovrete indovinare. Se non riuscite al primo colpo non vi preoccupate, riprovate in seguito e vedrete che la soluzione salterà fuori. Prima o poi arriverà anche Venerdì SOLUZIONE: _________________________________________ Jim, Silver e gli altri. SOLUZIONE _________________________________________________________________ 20 Anno X - N. 2 aprile, maggio, giugno 2007 GIOCO 2 – REBUS Riprendiamo il nostro discorso sui rebus. Sapete che i rebus sono frasi costruite attraverso “le cose”. Il primo rebus contiene solo 2 “cose” e 5 lettere di aiuto; il secondo è sempliCE ma contiene solo una lettera di aiuto, il terzo è semplicissimo, ma attenti al nome degli animali da cortile in esso illustrati. 1) REBUS - FRASE (7, 7) VA d 8 ri SOLUZIONE: ____________________________________________________________________ 2) REBUS – FRASE: 4, 9, 3, 7. P x SOLUZIONE: ___________________________________________________________________ 3) REBUS – FRASE: 7, 5, 3, 7 X IN C SOLUZIONE: __________________________________________________________________ Ed ora passiamo al gioco più importante. Basterà ricostruire la frase che lo strillone pronuncia in modo sconnesso; tale frase non è altro che una domanda alla quale dovrete rispondere. Scrivete la risposta e inviatela in redazione. NEL DECIMALE SISTEMA METRICO IL SI PESO MISURA IN GRAMMI DEI QUALI MULTIPLI ESISTONO E SOTTOMULTIPLI. TROVARE QUANTI DOVETE ETTOGRAMMI IN UN VI SONO QUINTALE E FORMANO DECAGRAMMI QUANTI MEZZA TONNELLATA. FORZA RAGAZZI, NON E’ DIFFICILE!!!!!!!!! SOLUZIONE __________________________________________________________________ 21 Impegno per una vita migliore GIOCO 3 – ENIGMISTICA CLASSICA FALSI ACCRESCITIVI: (Spiritello nordico) In una radura della foresta incantata, per conoscere l’ora , il piccolo XXXXX barbuto, della meridiana dovè sistemare lo XXXXXXX Soluzione: ______________ ____________________ (Giocando a scacchi con un divo) La partita finì in XXXXXX tra me e Sylvester XXXXXXXX. Soluzione _________________ __________________ FALSI DIMINUTIVI (Weekend in montagna) Grazie alla settimana XXXXX passò due giorni a XXXXXXX. (Automobilista distratto) Provocò un grosso XXXXXXX mentre cercava uno XXXXXXXXX APPUNTAMENTO CON LA NATURA. Purtroppo anche per questo numero siamo arrivati alla fine. Donatella certamente mi sgriderà perché le rubo troppo spazio, ma non possiamo certo chiudere senza il nostro consueto appuntamento con la natura. Nelle ultime settimane avrete certamente sentito i continui richiami di televisione e radio sul problema della siccità. In Italia ormai piove poco. Colpa del riscaldamento della terra dovuto anche alle attività dell’uomo. I gas di scarico delle auto, dei riscaldamenti domestici, delle fabbriche, immettono nell’atmosfera i gas serra che impediscono alla terra di raffreddarsi. Stiamo passando da una fase nella quale consumavamo l’acqua senza pensarci troppo e, soprattutto, pagandola poco ad una nella quale dobbiamo stare attenti ai consumi anche per risparmiare sui costi. Non per questo dobbiamo sentirci colpevoli quando facciamo la doccia né dobbiamo dipendere troppo dalle previsioni del tempo perché rischiamo di vivere in modo inutilmente angosciato: può essere più bello affrontare le incertezze meteorologiche. Però possiamo assumere dei comportamenti più consapevoli e più corretti che evitino gli sprechi e diminuiscano i consumi. Abbiamo ripetuto più volte che preferire la doccia al bagno, chiudere il rubinetto mentre ci laviamo i denti, far funzionare lavatrice e lavastoviglie a pieno carico, non bagnare troppo il prato è sicuramente un vantaggio ma funziona solo se ci impegniamo tutti in questa direzione. Ognuno di noi può fare molto perché i comportamenti dei nostri amici e parenti ci aiutino a raggiungere lo scopo. Cari saluti a tutti. SULUZIONI DI QUESTO NUMERO: 1) Robinson Crusoe – L’isola del tesoro. 2) Gnomo – Gnomone / Stallo – Stallone; Corta – Cortina / Scontro – Scontrino. Rebus: Valenti dottori – Moto preparata per correre – Pollice rotto per incidente. 22 Anno X - N. 2 aprile, maggio, giugno 2007 L’isoLa dei desideri L’isola dei desideri accoglie le opere classificate al primo posto della sezione Narrativa a tema e al secondo posto della sezione Poesia a tema del Concorso Letterario Internazionale Prader Willi, indetto dall’Associazione Carta e Penna di Torino. Gli autori dovevano trattare i problemi relativi all’handicap, nell’accezione più ampia del termine. L’attesa - Racconto di Maria Teresa Fiore (Torino) Nella sala d’attesa, ormai svuotata dal quotidiano brulicare delle persone, hanno spento le luci. Solo una piccola e fioca luce di servizio è rimasta accesa e illumina uno spicchio di spazio. Oltre quel breve intaglio regnano le ombre degli oggetti, quasi in dialogo con l’oscurità del lume acceso. Conosco bene questa stanza. Ogni oggetto, ogni macchia della tinteggiatura, ormai stinta, sono conficcati nella mia memoria come quadri affissi ad un muro, eretto strato dopo strato, dalla sofferenza. “Ci prenderemo cura noi del suo bambino, lei resti qui ad aspettare”. Aspettare per me, è diventata una dolorosa consuetudine. Prima della tua nascita, Francesco, l’attesa aveva un sapore magico. Era trama di speranze ed aspettative per il futuro. Doveva accadermi qualcosa di profondamente bello. Lo volevo fortemente. Sentivo di meritarlo. Una sorta di ricompensa ad una vita fatta di solitudini ed abbandoni. Come comprendo adesso che la vita non è fatta di colpe e meriti. Di premi e castighi. Ma di eventi affidati, forse alla casualità, ma capaci, se lo vogliamo di cambiarci, modificarci profondamente. Allora aspettavo, fiduciosa che qualcosa sarebbe accaduto. I giorni si susseguirono però sempre uguali, ritmati solo dalle abitudini. E fu prima la solitudine a vincermi. Un lungo abisso di silenzio frantumato da una fugace presenza: l’incontro con l’uomo che non fu mai tuo padre perché abitò solo il tempo della speranza. Quindi di nuovo un’attesa. Ma così speciale come mai prima era accaduto. I primi mesi di gravidanza trascorsero tranquilli. Tu crescevi nel mio ventre ed io mi cullavo all’idea di diventare madre. “Tutto regolare”, aveva affermato la ginecologa. Così le mie giornate scorrevano tranquille, immaginandoti, disegnando nella mia mente il tuo volto, cercando di indovinare il colore dei tuoi occhi, dei capelli, il suono dei tuoi primi vagiti. Attenderti aveva scosso la mia vitalità. Tutto era apparso più luminoso. Ogni cosa aveva ripreso contorni precisi, netti, e la vita correva di nuovo verso un futuro. Ora vivo un eterno presente, dominato dalla paura di perderti. A volte, sai, ho un dubbio. Forse la curiosità di conoscerti ha impresso una brusca accelerata al tuo momento di venire al mondo e mi sento in colpa per questo. Era appena iniziato il sesto mese di gravidanza. Un dolore improvviso. Una pausa. Poi ancora dolore, violento e un dilagare del liquido che avrebbe dovuto proteggerti. Successe tutto per strada ed io mi accovacciai quasi a volermi inutilmente nascondere. Intanto tu premevi, premevi, cercando un varco alla luce. Qualcuno accorse in mio aiuto. Un suono lacerante s’impose al frastuono del traffico: l’ambulanza si sforzò di correre e zigzagare tra le automobili che a loro volta cercavano di scansarsi. Intuii il tragitto dagli scossoni assestati al mio corpo. Il dolore era forte. No! Non il dolore fisico. Era lancinante la sofferenza di sentire che stavo per perderti. Tentarono tutto sai, proprio tutto. Io volevo trattenerti. “È presto”, urlavo. Fu tutto inutile. Nascesti ma non sentii il tuo primo vagito accarezzarmi il cuore. Vidi solo un affannarsi di corpi bianchi intorno a te. E mani che volteggiavano, si abbassavano, si alzavano. Sai, pensai a mani di direttore d’orchestra che dirigono un muto concerto di dolore. Poi svenni. O mi addormentai. Troppo stanca o forse, una parte di me si rifiutò di guardare. Mi spiace ancora per quella perdita di coscienza, quel sonno improvviso che mi allontanò da te. Al risveglio chiesi subito tue notizie. Mi dissero che eri un batuffolo, tanto, troppo piccolo. Che eri nato praticamente morto. Cosa voleva dire? Trovai assurdi quei due termini così contraddittori messi vicini. Ti avevano rianimato. Ora eri chiuso in una scatola di vetro. La pelle trasparente e tesa. Il corpo fragile e scosso da tremiti. Quando ti vidi per la prima volta pensai a Biancaneve chiusa nella sua teca di cristallo perché avvelenata dalla strega cattiva. Mi avvicinai alla tua culla e ti osservai: piccolo, quasi immobile. Ogni tanto un sussulto. Avrei voluto 23 Impegno per una vita migliore prepararti una nicchia in fondo al mio cuore e lì tenerti, cacciando la tua strega avvelenatrice. Si succedettero i giorni, scanditi dalla mie visite in ospedale dove tu rimanesti a lungo. Mi dissero, finalmente che potevo portarti a casa, con me. Eri cresciuto ma una breve mancanza d’ossigeno (i tuoi polmoni erano così minuti), ti avrebbe segnato per sempre. Non me ne importò molto. Certo avevo notato i tuoi movimenti, a volte scatti improvvisi, quasi il tuo corpo fosse percosso da brividi. Ma io ce l’avrei fatta a risvegliare lo spirito nel tuo corpo, richiamando l’anima dall’antro oscuro nel quale era precipitata. Dapprima non mi accorsi che tu non riuscivi ad imparare. La tua voce si modulava in piccole grida e gorgheggi che impreziosivano il mio silenzio. Qualche balbettio … poi più nulla. Non imparasti a gattonare, a camminare, ad afferrare gli oggetti. Eri condannato a restare un eterno neonato. Ora hai quasi otto anni. A scuola che frequenti senza un quaderno, in modo grigio come tante tue giornate, ti sopportano. Tanto sei un “handicap che non disturba” come sentii dire di te da due insegnanti, nei corridoi della scuola dove spesso transitavo rapida e furtiva per non cogliere gli sguardi di pietà a me rivolti. Sorridi spesso. Il più bel sorriso mai visto sul volto di un bambino. E gli altri bambini hanno imparato a comunicare con te attraverso quel sorriso. Quando hai compiuto sei anni ho guardato le vetrine colme di zaini colorati, di quaderni, di astucci che tu non avresti mai aperto. Ah come avrei voluto gettare fango su quei colori per spegnerli come le mie notti quando immobile nel buio cerco di sentire se respiri. A volte, durante le lunghe attese come questa, in questa sala in penombra, quando una febbre banale rischia di trascinarti definitivamente tra le ombre, ho pregato l’angelo dei bambini perché ti portasse via leggero, sulle sue ali. Così volando, senza il peso del tuo corpo contratto potresti vedere i colori dell’universo; danzare al suono della musica e cantare con la tua voce una delle canzoni che ti ripeto spesso per farti sorridere. Anche ora mi ha raggiunto questo pensiero. Ma, immediatamente mi pento. Si! Mi pento perché ti amo. Amo le tue piccole grida di sorpresa quando riesco a scordare la tristezza e ti canto una canzone; oppure quando mangiamo il gelato e tu, riconoscendolo spalanchi la bocca per farti imboccare. E allora con fatica apri le mani serrate dalla malattia e afferri TU CHE SORRIDI A OGNI MIO SORRISO (dedicata a chi - seppur menomato ci insegna ad amare la vita) di Fabiano Braccini (Milano) Ti lasci quietamente condurre ovunque -senza alcun timoretanto devotamente confidi in me : posso così guidarti verso un ristoro d’ombra oppure incontro alla luce smagliante del sole. Sovente sorridi divertito a un gioco, a una burla, ma diventi triste se immalinconisco un poco. Corri con la fantasia quando io corro, o ti fai pensoso e assorto per un breve sconforto che mi leggi in viso. Ascolti attento un racconto, una storia, le rime di una poesia, incantato da ogni accento, da ogni mia parola. E vicino a me, osservi per ore un prato, il cielo, le onde calme del lago, col volto che pare illuminarsi di stupore. Talvolta mi guardi in silenzio aspettando un semplice gesto, un invito, un complice cenno d’intesa o l’annuncio di qualche sorpresa gradita : sempre stretto fidente alla mia mano fragile amico infermo, “maestro mio” di vita. un lembo del mio vestito. O mi sfiori. E il tuo gesto è una carezza, un tocco leggero ma capace di stendere le pieghe di dolore del mio viso. E allora prego. Prego quel Dio che ti ha donato a me, forse per farmi comprendere che la vita non è fatta di premi ma neanche di punizioni. È una lunga e faticosa scalata per il cielo. E tutte le montagne hanno sassi e sentieri impervi. Ma anche boschi e sorgenti e forse la mia sorgente è il tuo sorriso. E prego ancora Dio di lasciarti a me, ancora un poco perché sei come questa luce che sembra fioca ma è capace di illuminare la mia notte. Ecco, la porta si apre. Il medico mi viene incontro, sorride. Capisco che anche questa volta la tua voglia di vivere è prevalsa. Ancora un pensiero prima di riabbracciarti: “Grazie angelo dei bambini, perché aspetti ancora”. 24