Termoli Lunedì 13 gennaio 2014 C.da Colle delle Api - 86100 Campobasso - Tel. 0874 618827 - 483400 - 628249 - Fax 0874 484626 - E-mail: [email protected] Lettera di elogio a “Ortopedia” TERMOLI. Sempre più frequenti le attestazioni di buona sanità nell’ultimo periodo per alcuni reparti dell’ospedale San Timoteo di Termoli. E’ il caso della signora Barbara Stillavato, Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana, costretta da un infortunio a stare nel reparto di Ortopedia del San Timoteo alcune settimane a cavallo tra dicembre e gennaio. “La vita è strana a volte, ti costringe a vivere situazioni che mai avresti scelto volontariamente: da operatore sanitario all’improvviso diventi utente sofferente e vivi in prima persona le criticità della sanità nella tua regione: il Molise. A me è successo l’8 dicembre 2013, quando una frattura di femore mi costringeva al ricovero nel reparto di Ortopedia del presidio ospedaliero San Timoteo di Termoli, in cui mi opero il 13 dicembre scorso, un lungo e delicato intervento di artroplastica dell’anca con impianto di protesi biologica, innovativa, effettuato con maestria dal dottor Enzo Bianchi e dall’equipe operatoria diretta dal dottor Marini, responsabile del reparto di Ortopedia, che mi permetteva di iniziare a sperare in un recupero completo nel tempo. In questa travagliata esperienza la mia ammirazione e la mia gratitudine vanno al dottor Bianchi, a tutto il reparto di Ortopedia diretto dal dottor Marini, alla caposala, ai fisioterapisti, agli ausiliari e, soprattutto, al personale infermieristico (costituito per la quasi totalità da precari incaricati) che, in grave carenza di personale, con pochi mezzi (in un reparto di traumatizzati è presente una sola sedia a rotelle) hanno svolto con professionalità ed impegno il loro difficile lavoro, non solo prestando assistenza, ma alleviando le sofferenze di quanti a loro affidati. Grazie di cuore”. 2 PRIMO PIANO Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta del dottor Nicola Ricci medico igienista, unità operativa di Igiene e Sanità Pubblica di Isernia. Più volte in passato ho stimolato operatori del servizio sanitario regionale ed esponenti politici manifestando preoccupazioni per le disfunzioni e le prospettive dei servizi di prevenzione in Molise. A molti ho inviato resoconti e analisi sul declino dei servizi di sanità pubblica, spesso nella prospettiva di ricollocare la prevenzione collettiva in un percorso meno aleatorio di quello indicato dalla riforma del servizio sanitario avviata con legge regionale 9/2005, ma ancora non attuata. Gli otto anni trascorsi dal varo dell’Azienda sanitaria unica nel Molise (A.S.Re.M) non sono bastati a licenziare l’atto aziendale, lo strumento fondamentale di organizzazione e di funo della regioore di la oro lavvor datore zionamento del principale dat ne la sanità, oltre 600 mln. di euro di finanziamento, 3.700 dipendenti, centinaia di collaboratori, diecine di strutture accreditate oltre l’indotto! Considerata la gravità della crisi economica e l’incertezza che caratterizza la lunga fase di transizione del riordino della sanità regionale, i servizi di prevenzione - paradossalmente - rischiano di pagare il conto più salato in nome della revisione del sistema. In assenza di correttivi, l’obsolescenza di questi servizi sarà accelerata dall’approvazione dei Programmi Operativi 2013 - 2015 (attuativi del piano di rientro) e dell’atto aziendale. I meccanismi essenziali attraverso i quali i servizi di prevenzione umana rischiano di avviarsi verso la deriva sono principalmente: • la mancata previsione di adeguate strutture operative per sviluppare le funzioni epidemiologiche per l’analisi dello Attualità o e e futur Present futuro Presente della sanità pubblica in Molise stato di salute della popolazione e la valutazione della qualità ed efficienza dei servizi sanitari; • la decisione di non promuovere conoscenze e competenze epidemiologiche sembra raccordarsi a scelte generali, orientate a spostare competenze tipiche della sanità pubblica all’area clinica (progetti di screening, Registri Territoriali di patologia, Registro Tumori, etc.); • l’impossibilità di ricambio generazionale (che dura da un ventennio) anche per i prossimi anni; • la prassi invalsa - da denunciare e condannare - di assegnare ai servizi di sanità pubblica medici privi del titolo di specializzazione e mai gli “specialisti in discipline di sanità pubblica” in barba a tutte le disposizioni di legge.In tutto questo si intravede il rischio che la prevenzione collettiva si trasformi, ufficialmente a causa di una ineludibile riorganizzazione, ma in realtà perché anello debole di un sistema travolto da una crisi che viene da lontano e che ha i suoi determinanti nella carente programmazione regionale in una sorta di appendice dei distretti sanitari. Ritornando alla questione dell’assetto dei servizi, è più che mai necessario che le questioni della epidemiologia e della prevenzione collettiva vengano poste con forza all’ordine del giorno del dibattito attualmente in corso sulla sanità per diventare finalmente argomento dell’agenda politica del governo regionale. La recente questione dell’interramento dei rifiuti tossici in Molise (che vede le istituzioni fibrillare) è l’occasione ideale per richiamare tidiano del Molise Il Quo Quotidiano Lunedì 1 3 gennaio 20 14 13 201 l’attenzione sui temi della prevenzione, sul rapporto ambiente-salute, per denunciare i ritardi accumulati dal sistema regionale nel migliorare il sistema informativo sanitario, sulla mancata istituzione dell’Osservatorio Epidemiologico e del Registro Tumori, per fare gli esempi più noti all’opinione pubblica! Accelerare il processo già in atto di presa di coscienza dell’opinione pubblica è indispensabile per scongiurare il rischio che una cattiva revisione del sistema sanitario regionale (giustificata e resa indifferibile dal grave squilibrio economico-finanziario) porti ad una frettolosa liquidazione dei servizi di prevenzione, già insufficientemente finanziati con appena il 3% rispetto allo standard ottimale (5% per cento, secondo i L.E.A.) . E’ questo lo scenario che si scorge nelle ultime volontà della direzione aziendale che da un lato riduce all’osso l’area della prevenzione dall’altro ingigantisce i distretti e si prodiga persino per istituire primariati ospedalieri “ emeriti “! Mi auguro che le società professionali e scientifiche, le organizzazioni culturali e degli operatori dei servizi di prevenzione facciano sentire la propria voce per richiamare l’attenzione sulla necessità di dare una connotazione moderna ed efficace ai servizi di prevenzione anche in Molise.Ben accette saranno in questa prospettiva tutte le iniziative in grado di esercitare un’influenza ed un’azione propositiva per affermare i valori e consolidare la cultura di una moderna prevenzione. Sarò lieto di ricevere proposte, suggerimenti, e naturalmente tutte le osservazioni critiche, oltre che manifestazioni di adesione a questo documento, da trasmettere ai vertici di una classe politica regionale (fin qui) insensibile e disattenta. LUNEDÌ 1 3 GENNAIO 20 14 - ANNO XVII - N. 12 13 201 RED AZIONE CAMPOBASSO REDAZIONE L’utilità della pre prevvenzione per le malattie oncologiche Si è rivelata utile ed interessante per un’azione di prevenzione l’incontro promosso dalla Pro Loco Pietramurata in collaborazione con il Comune di Pietracatella, per far conoscere alla cittadinanza le iniziative dell’Associazione Pro Malati Oncologici “Anna Pistilli Sipio Perrazzelli”. L’Associazione Pro Malati Oncologici “Anna Pistilli Sipio Perrazzelli” - Onlus (APMO), è nata nel febbraio 2012 su iniziativa dell’avv. Alberto Pistilli Sipio. L’uomo già dopo la morte della moglie, avvenuta nel febbraio 2010 a causa del cancro, aveva provveduto a donare un’autovettura e a pagare un’annualità di stipendio per un infermiere, allo scopo di rendere più efficiente il servizio di assistenza domiciliare per i malati oncologici assistiti dal personale medico e infermieristico della Oncologia Medica del Cardarelli. Così, a queste iniziative personali, grazie alla collaborazione dei medici del Cardarelli, si è ritenuto opportuno creare, su base associativa, un organismo capace di fornire con continuità, prestazioni di assistenza ai malati ed ai loro familiari, non erogate dalla Sanità pubblica. Grazie all’attività e al supporto finanziario dell’APMO, presso l’UOC di Oncologia dell’Ospedale Cardarelli è attivo uno sportello di psico-oncologia e uno di assistenza socio-sanitaria volti al sostegno dei pazienti affetti da neoplasia e delle loro famiglie. Questo gruppo di lavoro, costituito da una psicologa e da un’assistente sociale che operano a contratto, ha già messo a punto uno opuscolo divulgativo “Gui- da ai diritti dei malati oncologici e dei loro familiari” che l’Associazione ha provveduto a finanziare, stampare e divulgare fra i malati e i propri familiari, istituzioni sanitarie di Campobasso e regione, medici di famiglia. IApocalypsis”. L’APMO continua ad organizzare iniziative con lo scopo di raccogliere fondi per finanziare vecchi e nuovi progetti e migliorare i livelli di assistenza dei nostri pazienti. 7 Attualità tidiano del Molise Il Quo Quotidiano Lunedì 1 3 gennaio 20 14 13 201 Tra il sacro e il profano (pur non sapendo in questo caso) dove finisce il primo e comincia il secondo, nei giorni scorsi il primario del Pronto Soccorso di Isernia, Lucio Pastore ha indirizzato una lettera aperta a Paolo Di Laura Frattura sulla bozza del piano sanitario regionale. Di seguito il testo della missiva: “La Salute è un bene comune e non può essere soggetta a profitto, non può trasformarsi in merce. Quindi il privato, che ha come fine il profitto, non può che essere complementare. L’idea di costituire commistioni di strutture pubblico-privato non credo sia possibile. Il privato, ripeto, ha come fine il profitto, il pubblico dovrebbe avere come fine il soddisfacimento di un bisogno, il diritto alla salute, senza sprecare i fondi con bisogni indotti o altri meccanismi. Carmine Ruta, nel suo progetto, aveva affidato alla sanità privata ISERNIA 11 Tra i suggerimenti al Governatore, la conversione dei piccoli ospedali in ambulatori Intanto Pastore scrive a Frattura Il primario del Pronto soccorso pentro commenta la bozza di piano sanitario un ruolo complementare. Forse quelle indicazioni andrebbero riprese. Comunque il peso della sanità privata, sia per quanto riguarda i posti letto per acuti e cronici, sia per quel che riguarda la medicina territoriale, dovrebbe incidere per meno del 20 per cento in ogni singola voce. Tutti i piccoli ospedali andrebbero riconvertiti in strutture ambulatoriali, Rsa, lungodegenze, riabilitazioni, ospedali di comunità gestiti dai medici di medicina generale. L’emergenza territoriale andrebbe modificata ed implementata. Come in molte altre regioni, il personale del 118 dovrebbe afferire ai Pronto Soccorsi di riferimento. Questo per- metterebbe di omogeneizzare l’emergenza territoriale ed ospedaliera. Andrebbero rivisti, inoltre, gli ambiti delle postazioni, in relazione ai reali bisogni. Andrebbe implementata la qualità di risposta anche con la telemedicina e con la formazione specifica per il personale delle ambulanze. La centrale operativa, invece, oltre ad avere il delicato compito di smistare le richieste provenienti dal territorio, cosa che già assolve egregiamente, dovrebbe avere, in tempo reale, la disponibilità di posti letto di tutte le specialità della Regione, per poter rispondere meglio alle richieste dell’utenza. La stessa centrale operativa dovrebbe avere col- as asttore Pas Lucio P Paolo FFrattura rattura legamento con strutture analoghe di altre regioni, per eventuali trasferimenti. Sicuramente è da implementare tutta la medicina domiciliare e territoriale, che deve costituire la risposta principale a una popolazione che ha il secondo indice d’invecchiamento d’Italia. Nelle strutture per acuti le unità ope- rative verranno attivate in rapporto ai bacini di utenza. Se il bacino di utenza di una chirurgia è di 100mila abitanti, il Molise ne dovrebbe avere tre. Sul territorio verranno inseriti i servizi ambulatoriali, che poi faranno capo alle unità operative. Inoltre andrebbe combattuta e superata la piaga del precariato, sia a livello ospedaliero che territoriale. Il precariato, infatti, precarizza le strutture e la società. Nell’ambito socio-sanitario andrebbe approfondita e affrontata la problematica della prevenzione primaria, che deve essere implementata, nel tentativo di ridurre l’incidenza delle malattie”. LUNEDÌ 1 3 GENNAIO 20 14 - ANNO XVII - N. 12 13 201 VIA S. GIO VANNI IN GOLF O - 86 100 CAMPOBASSO - TEL. 08 74.48 4623 GIOV GOLFO 861 087 4.484623 Quale sanità per il Basso Molise o San Timo erenza del Comitat La conf Timotteo Comitato conferenza Saranno illustrate oggi le osservazioni e le proposte del Comitato San Timoteo sulla nuova versione del Piano Ospedaliero 20132015 adottato dal Direttore Generale dell’ASReM. Proposte scaturite a se- guito di un’attenta disamina dei documenti da parte del consiglio direttivo e dell’assemblea generale. “La speranza - afferma il presidente del comitato Nicola Felice - è di poter contribuire a riportare la giusta discussione sulla sanità molisana, indicare i veri problemi che hanno indotto all’attuale situazione con tutti i disagi conseguenti per i cittadini che utilizzano le strutture pubbliche, non solo quelle ospedaliere ma anche e soprattutto quelle specialistiche presenti nel territorio. La conferenza stampa si terrà oggi, alle ore 10, nella sede del Comitato presso i locali della Parrocchia San Timoteo. Sanità. Pastore (Veneziale): "La Salute è un bene comune e non può esse... http://www.ilgiornaledelmolise.it/?p=39167 di LUCIO PASTORE Lucio Pastore, primario del Veneziale, interviene sulla riorganizzazione sanitaria e punta l’indice su profitto e privatizzazione. Scrivo perché il Presidente Frattura chiede suggerimenti per la Sanità e vorrei poter dare il mio contributo. Partirei da questa constatazione: La Salute è un bene comune e non può essere soggetta a profitto, non può trasformarsi in merce. Quindi il privato, che ha come fine il profitto, non può che essere complementare. L’idea di costituire commistioni di strutture pubblicoprivato non credo sia possibile. Il privato, ripeto, ha come fine il profitto, il pubblico dovrebbe avere come fine il soddisfacimento di un bisogno, il diritto alla salute, senza sprecare i fondi con bisogni indotti o altri meccanismi. Carmine Ruta, nel suo progetto, aveva affidato alla sanità privata un ruolo complementare. Forse quelle indicazioni andrebbero riprese. Comunque il peso della sanità privata, sia per quanto riguarda i posti letto per acuti e cronici, sia per quel che riguarda la medicina territoriale, dovrebbe incidere per meno del 20% in ogni singola voce. Tutti i piccoli ospedali andrebbero riconvertiti in strutture ambulatoriali, RSA, lungodegenze, riabilitazioni, ospedali di comunità gestiti dai medici di medicina generale. L’emergenza territoriale andrebbe modificata ed implementata. Come in molte altre regioni, il personale del 118 dovrebbe afferire ai Pronto Soccorsi di riferimento. Questo permetterebbe di omogeneizzare l’emergenza territoriale ed ospedaliera. Andrebbero rivisti, inoltre, gli ambiti delle postazioni, in relazione ai reali bisogni. Andrebbe implementata la qualità di risposta anche con la telemedicina e con la formazione specifica per il personale delle ambulanze. La centrale operativa, invece, oltre ad avere il delicato compito di smistare le richieste provenienti dal territorio, cosa che già assolve egregiamente, dovrebbe avere, in tempo reale, la disponibilità di posti letto di tutte le specialità della Regione, per poter rispondere meglio alle richieste dell’utenza. La stessa centrale operativa dovrebbe avere collegamento con strutture analoghe di altre regioni, per eventuali trasferimenti. Sicuramente è da implementare tutta la medicina domiciliare e territoriale, che deve costituire la risposta principale al una popolazione che ha il secondo indice d’invecchiamento d’Italia. Nelle strutture per acuti le Unità operative verranno attivate in rapporto ai bacini di utenza. Se il bacino di utenza di una chirurgia è di 100.000 abitanti, il Molise ne dovrebbe avere tre. Sul territorio verranno inseriti i servizi ambulatoriali, che poi faranno capo alle unità operative. Inoltre andrebbe combattuta e superata la piaga del precariato, sia a livello ospedaliero che territoriale. Il precariato, infatti, precarizza le strutture e la società. Nell’ambito sociosanitario andrebbe approfondita e affrontata la problematica della prevenzione primaria, che deve essere implementata, nel tentativo di ridurre l’incidenza delle malattie. Spero che questo contributo possa essere utile e divenire un punto di discussione per scelte future.