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24/09/2013
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Convegno sull’omofobia: forti contestazioni al San Filippo FOTO VIDEO
Casale Monferrato | 24/09/2013 — Come
da previsioni, è stato un convegno di
fuoco, quello organizzato, domenica
sera, dal Movimento per la vita, Alleanza
Cattolica, Comunione e Liberazione e
con il patrocinio della Pastorale della
Salute e Pastorale Sociale della Diocesi
di Casale, sul tema “Gender – omofobia
– transfobia: verso l’abolizione
dell’uomo?”.
Circa un’ottantina di contestatori –
appartenenti a partiti (Sel, Pd e GD) e a
numerosissime associazioni hanno
atteso al di fuori dell’auditorium San
Filippo l’arrivo dei partecipanti e del
sindaco Giorgio Demezzi (subito salutato
con un ironico applauso e al grido di
“Buone elezioni!”) distribuendo volantini e
mostrando, silenziosamente, cartelli di
protesta appesi al collo. Dopo il saluto
iniziale di Margherita Garrone (presidente
MpV), la quale ha subito manifestato la
preoccupazione verso una «legge che ci
sta arrivando addosso senza la
possibilità di valutare», il responsabile della Pastorale sociale don Gigi Cabrino ha introdotto i relatori precisando la posizione della
Diocesi: «Qualche giorno fa “Il Monferrato” riportava di un comunicato dell’Arcigay nel quale si domandava quale era la posizione della
Diocesi di Casale. È la stessa della Chiesa: estrema misericordia e apertura nel rispetto, però, della dottrina. Non esprimiamo giudizi.
Sappiamo però che una legge può influire sulla cultura e riteniamo utile confrontarci in una serata informativa come questa. Ecco
perché la Diocesi ha dato il suo patrocinio».
Intanto, i contestatori, aumentati nel frattempo, entravano in auditorium prendendo posto nelle ultime file.
Primo intervento previsto quello dell’avvocato e bioeticista Giorgio Razeto. Dopo aver brevemente mostrato l’iter del ddl sull’omofobia
(approvato alla Camera lo scorso 19 settembre), Razeto è subito entrato nel vivo mostrando i fondamenti della teoria gender. Primo:
non esiste una natura umana perché l’uomo è un prodotto della cultura. Secondo: non esistono differenze sessuali in quanto si è uomo
o donna solo se ci riconosce come tali indipendentemente dalle identità fisiche. Terzo: l’uomo è oppressore della donna. Fin qui tutto
liscio.
Il ragionamento di Razeto è poi proseguito arrivando a toccare un tasto dolente: se, passando dall’oggettivismo al soggettivismo,
ognuno ha il diritto di decidere la propria natura sessuale, nulla vieta, a livello teorico, che vi sia anche predilezione sessuale verso i
bambini. Da questo momento in poi, la contestazione non è più stata silenziosa: urla, proteste, slogan hanno cominciato a corredare la
relazione. Calmate le acque, Razeto ha continuato parlando del relativismo e del possibile antidoto: il ritorno al senso comune, all’ordine
morale e alla religione naturale. In conclusione, allorquando Razeto ha definito la legge in oggetto una forma di indottrinamento coatto, il
grido di “buffone!” ha cominciato a rieccheggiare nella sala.
In realtà, la contestazione maggiore doveva ancora venire: l’intervento del prof. Mauro Ronco (ordinario di Diritto Penale all’Università di
Padova) è stato un vero e proprio travaglio. Da subito ne è emerso un botta e risposta con un contestatore sulla questione del rispetto
reciproco invocato da Ronco, ma il culmine della serata si è toccato quando il giurista ha cercato di dimostrare come l’omofobia
(«Quella che hai tu!», gli gridano dal fondo) non esista: «L’omofobo - ha detto Ronco - sarebbe colui che avrebbe paura
dell’omosessuale e allora lo odia: nulla di più assurdo, non c’è ragione perché io abbia paura di un gay. Certo, vi è violenza da parte di
molti, ma quella è violenza verso i più deboli in generale, che siano gay, donne o disabili…».
«Fai schifo!», gli è stato risposto. In molti, allora, don Gigi Cabrino in primis, hanno cercato di calmare gli oppositori cercando di
convincerli a far proseguire pacificamente le relazioni senza cadere, squalificandosi, nell’insulto per poi intervenire al termine nello
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spazio riservato alle domande. Appelli lanciati nel vuoto, lo sdegno delle numerosi associazioni presenti era troppo: la casalese Selena
Bricco ha, addirittura, sfilato provocatoriamente sul palco durante l’intervento del giurista.
Tornato uno stato di calma apparente, il professore ha provato a toccare gli aspetti giuridici più rilevanti: «È una legge che mira a punire
chi la pensa diversamente dall’ideologia gender e chi dice la verità sul matrimonio. Gli atti discriminatori contro l’orientamento sessuale
sono già puniti dal sistema legislativo, addirittura con l’aggravante. Questa è una legge contro la libertà di pensiero, è una legge che si
attribuisce compiti di pedagogia morale e gettare discredito su una verità antropologica fondamentale, è una legge-bavaglio».
«Basta che lei stia zitto e non la imbavagliamo», hanno urlato dalle ultime file contro il professore che ha risposto: «Questo mi convince
sempre più delle mie posizioni e trovo conferme sulla violenza del vostro comportamento».
D’ora in avanti, toccati gli argomenti di utero in affitto, aborto e adozione figli, la serata è stata continuamente interrotta. Prima cori di
«Ver-go-gna, ver-go-gna, ver-go-gna!» fino all’occupazione del palco da parte dei contestatori con in mano cartelli “L’omofobia è odio
non è libertà d’opinione” e due uomini lanciatisi in un bacio sul palco. Costretto a sospendere la conferenza, il prof. Ronco ha salutato,
tra le urla, il pubblico: «Questa è la prova a quale livello di inciviltà stanno arrivando queste persone».
Tra le impressioni raccolte all’uscita, quella del sindaco Demezzi: «Trovo sconcertante tutto questo: ero venuto per capire e
informarmi…» e di don Cabrino: «Questa serata è stata pensata per parlare di una legge. La prova è stata che di questa legge non si
può parlare».
IN ALTO A DESTRA I LINK A FOTOGALLERY E VIDEO
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Mattia Rossi
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Le novità di oggi in Gazzetta Ufficiale
Sulla Gazzetta Ufficiale n. 221 del 20 settembre 2013 il ministero della Salute pubblica quattro decreti su prodotti fitosanitari e tre
comunicati su medicinali veterinari.
L'Agenzia del farmaco pubblica sette comunicati su specialità medicinali per uso umano.
Sulla Gazzetta Ufficiale n. 222 del 21 settembre 2013 il ministero della Salute pubblica cinque decreti su prodotti fitosanitari e tre
comunicati su medicinali veterinari.
L'Agenzia del farmaco pubblica tre determine e dodici comunicati su specialità medicinali per uso umano.
Le novità di oggi in Gazzetta Ufficiale
Sulla Gazzetta Ufficiale n. 223 del 23 settembre 2013 (e Supplemento straordinario n. 9) l'Agenzia del farmaco pubblica quattro
determine e ventidue comunicati su specialità medicinali per uso umano.
Farmacovigilanza: una crescita da 28 milioni
Un salto di qualità da 28.634.472 euro per il sistema nazionale di farmacovigilanza, per surclassare la performance del 2012 - quando
mezza Italia ha superato il gold standard Oms delle oltre 300 segnalazioni per milione di abitanti (v. «Il Sole-24 Ore Sanità» n. 32/2013)
- e allineare tutta la rete agli standard europei.
Questo l'obiettivo della bozza di accordo da poco all'esame dei tecnici regionali e che approderà in Stato-Regioni giovedì 26 settembre
che stanzia 18,73 milioni per il 2010 e circa 10 milioni per il 2011 per il potenziamento della rete e la prosecuzione o l'avvio di progetti
regionali e nazionali in materia.
Ogni Regione potrà contare sull'erogazione di 100mila euro nel corso del biennio da utilizzare per lo svolgimento omogeneo delle
attività di farmacovigilanza sull'intero territorio nazionale.
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Il budget residuo sarà invece ripartito su
base capitaria tra le diverse Regioni
seguendo tre direttrici: una tranche pari al
40% sarà destinata al mantenimento o alla
creazione dei Centri di riferimento di
farmacovigilanza di cui la bozza d'accordo
indica anche i requisiti minimi; un altro 30%
sarà erogato alla stipula delle convenzioni
con l'Aifa per la realizzazione dei progetti e
in tal caso almeno il 30% dell'erogato dovrà
essere utilizzato per lo studio delle reazioni
avverse; il restante 30% servirà a finanziare
le Regioni che aderiranno a progetti a
valenza nazionale o multi-regionale, con
una Regione capofila. Il 5% dell'intero fondo
disponibile sarà trattenuto dall'Aifa per
coprire le spese di coordinamento
dell'intero programma di potenziamento
della farmacovigilanza in Italia.
Tra gli obiettivi previsti nelle linee generali della bozza di accordo figurano - oltre alla manutenzione/istituzione dei centri di
farmacovigilanza - lo studio delle reazioni avverse ai farmaci - con un occhio particolarmente attento alle Adr verificatesi dopo
somministrazione di vaccini - la valutazione dell'uso dei farmaci sia in ambito territoriale che ospedaliero, le attività di formazione e
informazione, volte a sensibilizzare sia il personale sanitario che i cittadini sull'attività di segnalazione spontanea delle Adr.
Affidato all'Agenzia il monitoraggio su tutti i progetti avviati a livello nazionale e locale: l'attività di controllo prevede anche visite in situ,
presso i centri regionali, gli assessorati e le strutture sanitarie per verificare lo stato di avanzamento dei lavori e audit periodici presso i
singoli centri coinvolti nella rete. Le Regioni relazioneranno annualmente all'Aifa sullo stato dei singoli progetti e produrranno a
conclusione di ciascuno di essi un rapporto finale che sarà pubblicato sul sito dell'Agenzia in una sezione dedicata.
Secondo le indicazioni contenute nella bozza di accordo inviata dal ministero, ogni Regione dovrà elaborare almeno un progetto o
avviare attività mirate in riferimento a specifici gruppi di popolazione, a esempio bambini, anziani con polipatologie, pazienti
istituzionalizzati, donne in gravidanza e/o allattamento.
Tutte le Regioni devono assicurare la partecipazione ad almeno un progetto multi-regionale, che saranno almeno due nel caso di
Regioni con un numero di residenti superiore a 3 milioni.
«Mai più proroghe per l'intramoenia allargata»: la promessa di Beatrice Lorenzin
«Mai più proroghe per l'intramoenia allargata: la legge c'è e va applicata». Parola della ministra della Salute, Beatrice Lorenzin,
intervenuta oggi alla presentazione del libro "La mangiatoia. Perché la sanità è diventata il più grande affare d'Italia», scritto dai
giornalisti di Repubblica Michele Bocci e Fabio Tonacci. La promessa della ministra pare una risposta a chi chiedeva un'altra proroga
esplicita al 31 dicembre per l'avvio della riforma approvata con la legge 189/2012 dall'ex ministro Renato Balduzzi, che prevede per i
medici la possibilità di effettuare la libera professione nei propri studi a
condizione che siano collegati in rete con l'ospedale.
Ma la riforma, ovvero il tentativo di fissare regole e paletti per contenere la
libera professione intramuraria dei medici il più possibile all'interno delle
strutture sanitarie, non è affatto partita, nonostante il successivo decreto
firmato da Balduzzi con cui è stata delineata l'infrastruttura di rete per il
supporto all'organizzazione delle attività intramoenia.
Al tema, spinoso e molto sentito dai medici, è dedicato uno dei tavoli di lavoro
previsti nell'ambito del Patto per la salute. Un confronto cruciale, quello con le
Regioni, in attesa della riorganizzazione definitiva dell'organizzazione del
lavoro dei camici bianchi prevista entro il 2015.
«Credo che gli sprechi si possano tagliare facendo tagli chirurgici e non lineari
e in questo senso vanno le misure come i nuovi costi standard e il Patto per la
salute», ha aggiunto infatti la ministra. «Posso assicurare di avere la volontà di
volere fare certe cose, disinnescando o scuotendo certi sistemi - quelli
denunciati nel libro inchiesta presentato a Roma - ma le Regioni ci devono
seguire in un percorso virtuoso avviato e sarà necessario far partire anche
anche la terza gamba della Sanità, quella delle assicurazioni integrative».
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Lorenzin ha anche richiamato l'importanza delle responsabilità individuali. «È un dovere tenersi sani», ha detto. Facendo l'esempio
dell'attività fisica più banale: «Camminare 30 minuti al giorno e mangiare in modo sano allontana il diabete alimentare che ci costa 3
miliardi l'anno che si possono risparmiare e utilizzare in modo migliore».
La carica delle smart drug: in quattro anni 280 nuove sostanze.
Un Piano d'azione per combatterle, anche on line
Khat, Kratom, triptamine, piperazine, cannabis sintetica, fenetilamine, fenciclidina, salvia divinorum, ketamina. Sono i nomi delle "nuove
droghe" contro le quali il Dipartimento per le politiche antidroga della presidenza del Consiglio (Dpa), in collaborazione con il ministero
della Salute, ha elaborato un Piano di azione nazionale. Sono 280 le sostanze censite in Italia e già 70 i casi di intossicazione acuta
segnalati. Perché tutte hanno effetti gravi sulla salute, che vanno da paranoia a convulsioni. Perché quasi tutte possono essere letali o
comunque produrre conseguenze invalidanti irreversibili. Anche se su internet le offerte abbondano, camuffate da annunci di prodotti
per la casa, sali da bagno e fertilizzanti.
Il Piano, presentato oggi, prevede sei aree strategiche di intervento: epidemiologia, allerta precoce e networking; potenziamento
diagnostico; prevenzione e riduzione della domanda; riduzione dell'offerta; ricerca scientifica; collaborazioni, coordinamento e
formazione. Particolare attenzione è riservata alla rete, perché - gli esperti lo sanno bene - il mercato delle nuove sostanze psicoattive
va di pari passo con quello dei farmaci contraffatti o di vendita illegale. Si rafforza, dunque, il monitoraggio di pagine e siti web ma
anche l'attenzione concreta al fenomeno attraverso il potenziamento dei laboratori territoriali e regionali. Cruciale la formazione, sia
degli operatori sanitari sia delle forze dell'ordine.
«In Italia, il Sistema nazionale di allerta precoce ha rilevato circa 70 casi di
intossicazione acuta correlati all'assunzione di queste sostanze che hanno
avuto bisogno di cure intensive presso i pronto soccorso», ha spiegato il capo
del Dipartimento, Giovanni Serpelloni. «Va segnalata, inoltre, la sempre
maggiore diffusione delle droghe da stupro, che interessano soprattutto la
popolazione femminile». Un fenomeno - quello del consumo di sostanze
psicoattive - che si affianca e spesso si sovrappone con quello delle droghe
tradizionali come eroina, cocaina, cannabis e anfetamine. E che - ha aggiunto
Serpelloni - «risulta ancora più preoccupante se si considera la pervasiva
infiltrazione delle offerte nella rete Internet e soprattutto nei social network,
particolarmente frequentati dalle giovani generazioni».
Non a caso la ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, ha sottolineato «la
necessità di un piano di prevenzione precoce fin dalle elementari». Per
imparare a capire, sin da bambini, che «non c'è bisogno di una pasticca per
mangiarsi la vita, è la pasticca che si mangia la tua vita». E le donne vanno
avvisate, ha detto Lorenzin: «Alle ragazze dico di stare attente a ciò che
bevono nei locali, di non fidarsi nemmeno degli amici».
Il Piano, che ha avuto il patrocinio delle Nazioni Unite e di dieci società
scientifiche, arriva a una settimana dall'appello della Commissione di Bruxelles che ha sollecitato i Paesi membri a coordinare le forze
contro le nuove droghe. Il programma sarà presentato in maniera itinerante in dieci città italiane, a cominciare dalla prima tappa di
domani 24 settembre con il primo corso di aggiornamento tecnico scientifico, che si svolgerà presso l'Università Cattolica di Roma e che
proseguirà presso altrettanti centri collaborativi del Sistema nazionale di allerta precoce.
Dopo Roma, le nove città interessate saranno: Pavia (7 ottobre Centro Antiveleni); Venezia Mestre (29 ottobre Laboratorio di Igiene
ambientale e tossicologia forense, dipartimento di Prevenzione Ulss 12 Veneziana); Bologna (12 novembre Alma Mater Studiorum
Università di Bologna); Firenze (25 novembre Università degli Studi di Firenze); Milano (12 dicembre Istituto di ricerche farmacologiche
Mario Negri Irccs): Perugia (10 gennaio Università degli Studi di Perugia); Orbassano (To) (22 gennaio Centro Regionale antidoping e di
tossicologia A.Bertinaria); Bari (5 febbraio Università degli Studi di Bari); Napoli (19 febbraio Seconda Università degli Studi di Napoli).
Consiglio di Stato: legittime le revisioni della pianta organica delle farmacie
emanate dalle Giunte comunali
I provvedimenti di revisione della pianta organica delle farmacie emanati dalle Giunte comunali, e non dai Consigli, sono comunque
legittimi. Il Consiglio di Stato, con la decisione n. 4668 del 19 settembre 2013, è tornato a pronunciarsi sul concorso straordinario per
l'assegnazione delle nuove farmacie previste dal decreto "cresci Italia", respingendo tutti i dubbi d'incostituzionalità sollevati da un
titolare di farmacia di Castellammare di Stabia, che aveva proposto appello contro una sentenza del Tar Campania sulla delibera di
individuazione delle nuove farmacie dell'amministrazione comunale della città.
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Nella sentenza, diffusa da RIFDay, il mattinale di informazione dell'Ordine dei
farmacisti di Roma, i giudici di Palazzo Spada passano in rassegna i principali
aspetti dell'ormai ricco contenzioso sul concorso straordinario. Tra i più
rilevanti, c'è proprio l'aspetto relativo alla
competenza della Giunta comunale in tema di individuazione di nuove sedi
farmaceutiche (art. 11 legge del decreto legge n.1/12, poi convertito con la
legge n. 27/2012), questione alla base anche della sentenza n. 6615 del 4
luglio scorso con la quale il Tar Lazio ha di fatto annullato l'intero
provvedimento di revisione delle farmacie di Roma Capitale.
Nel semplificare il procedimento di formazione della pianta organica, si legge
nella sentenza, l'art. 11 del decreto legge 1/12 si limita a stabilire che il relativo
provvedimento è di competenza esclusiva dell'amministrazione comunale,
senza precisare l'organo.
«In questa situazione - affermano i giudici di Palazzo Spada - appare
ragionevole richiamare la giurisprudenza formatasi sotto la disciplina
previgente, e in particolare sotto la legge n. 475/1968. Quest'ultima prevedeva
che nel procedimento di formazione della pianta organica delle farmacie
intervenisse il Consiglio comunale. Con l'entrata in vigore della legge n.
142/1990 e del testo unico n. 267/2000, la giurisprudenza, dopo qualche
incertezza, si è attestata sul principio che nel nuovo assetto degli enti locali
quella competenza fosse passata alla Giunta. Le innovazioni del decreto legge n. 1/2012 non toccano questo aspetto. È noto che anche
con la disciplina anteriore era quello comunale il livello decisionale effettivo nel quale si formava la pianta organica delle farmacie; il
decreto legge ha eliminato un passaggio burocratico ma non ha alterato la sostanza del processo decisionale. Pertanto, se con la
normativa anteriore si riteneva che la competenza fosse della Giunta e non del Consiglio comunale, non vi è ora ragione di ritenere
diversamente».
«Fermare tagli e ticket»: la Cgil attacca la nota di aggiornamento al Def
«Bisogna fermare tagli e ticket e considerare la sanità e il sociale preziosi
investimenti per garantire diritti, creare buona occupazione e
sostenere la ripresa economica». Il segretario confederale della Cgil, Vera
Lamonica, commenta così la nota di aggiornamento del Def approvata dal
Consiglio dei ministri che prevede per i prossimi anni - ricorda la dirigente
sindacale - «una progressiva ma inesorabile riduzione della spesa sanitaria in
rapporto al Pil che passerebbe dall'attuale 7,1% al 6,7% nel 2017».
Il Governo ha due facce, sottolinea la Cgil. Da una parte propone «la scelta
giusta di rendere sostenibile il sistema sanitario nazionale riorganizzando
l'assistenza sanitaria in modo appropriato: più prevenzione e più assistenza
territoriale». Dall'altra si smentisce, parlando di «sistema sanitario selettivo,
cioè di ridisegnare il perimetro dei Lea, ovvero le prestazioni cui hanno diritto i
cittadini». Un obiettivo che non può non tradursi - afferma il sindacato - in
nuovi tagli ai servizi e al personale. Ovvero nella conferma delle «politiche di
austerità di questi anni che stanno paralizzando l'Italia». E che paiono ignorare
i tanti segnali d'allarme che arrivano dal Paese, dove «dopo anni di tagli
lineari, milioni di persone rinunciano a curarsi per motivi economici, anche per
il continuo aumento dei ticket».
La tutela della salute, conclude Lamonica, «non è garantita a tutti i cittadini,
soprattutto in alcune Regioni. Insistiamo: bisogna fermare tagli e ticket e
considerare la sanità e il sociale preziosi investimenti, per garantire diritti,
creare buona occupazione e sostenere la ripresa economica».
Sempre meno «tutto a tutti»: la sanità nell'aggiornamento al Def
http://www.sanita.ilsole24ore.com/art/dal-governo/2013-09-17/stop-tutto-tutti-programma-100924.php?uuid=Ab2lJZXI
Lombardia, modello Formigoni addio?
Maroni annuncia la riforma della sanità entro fine anno
Modello Formigoni addio? Il governatore Roberto Maroni ha annunciato che giovedì prossimo è stata convocata la Consulta Sanità per
presentare a tutti gli operatori del settore le linee guida della proposta di riforma a opera della Giunta. Obiettivo: approvarla entro fine
anno. Ma le scintille tra Forza Italia e Lega non accennano a placarsi, dopo l'accusa dell'ex governatore Roberto Formigoni contro la
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bozza presentata in Consiglio regionale dal presidente della commissione Sanità, il leghista Fabio Rizzi.
«Nessuna tensione, solo un dibattito», ha minimizzato Maroni, a margine dell'affollato convegno al Pirellone dedicato a "riordino rete
ospedaliera e sinergie con il territorio". «Sarà la Giunta - ha precisato - a fare da coordinamento e sintesi di tutte le idee in campo per
arrivare, entro fine anno, a definire il nuovo sistema». Con un risultato in testa: «Spendere meno e spendere meglio, evitando quelle
distorsioni che sono state rilevate anche dalla Magistratura, per offrire ai cittadini lombardi il migliore servizio possibile, una sanità
d'eccellenza in Europa e non solo in Italia».
Conferma il vicepresidente e assessore alla Salute della Regione, Mario Mantovani: «Prima di parlare di aggregazioni o disaggregazioni
di Asl e aziende ospedaliere bisogna intendersi sui principi e credo che ci intenderemo entro fine anno». Fermo restando, ha aggiunto, il
cardine del sistema lombardo ovvero «la libertà di scelta dei cittadini». Non c'è fretta, secondo l'assessore. «La riforma deve essere
presa con coraggio. Non siamo qui per la sanità di qualcuno, ma per la sanità dei lombardi. Quindi tutti i contributi sono utili».
Che le visioni di Forza Italia e Lega siano discordi non è un segreto. Davanti alle accuse di Formigoni contro il suo progetto di legge, il
presidente della commissione Sanità ha tenuto il punto. «Rispediamo al mittente le critiche del senatore Formigoni», ha detto Rizzi. «La
mia proposta di riforma non solo non va contro i principi declinati nella legge 31/1997 (la legge di riferimento del settore che ha dato vita
al modello Formigoni), ma addirittura li rafforza. Non solo viene ribadito il concetto della libera scelta e il rapporto pubblico-privato nel
servizio sanitario regionale, ma si vanno a reintrodurre principi già delineati nella legge 31 ma che si sono persi per strada, come la
netta separazione di ruoli fra Asl cui spetta la programmazione e il controllo e aziende ospedaliere responsabili dell'erogazione delle
prestazioni».
Proprio qui ci sono le maggiori frizioni, anche se Rizzi non chiude le porte alla possibilità di una sintesi: «Non mi sembrano così distanti
le proposte di partenza sul tavolo: forse sul fronte operativo territoriale sì ma nelle linee generali mi sembrano abbastanza convergenti».
Secondo la "bozza Rizzi", le Asl scenderebbero a cinque, con una sola per il territorio di Milano e una sperimentale di montagna, con un
bacino di almeno due milioni di persone ciascuna. «Forza Italia dice un milione? Discutiamone», dice il presidente del Consiglio
regionale.
«Noi non vogliamo necessariamente mantenere una Asl per provincia - replica Stefano Carugo (Pdl), presidente della commissione
Affari istituzionali del Consiglio regionale. «Alcuni accorpamenti secondo me sono giusti. Il punto è che non vanno fatti a tavolino, ma in
base alle reali esigenze del territorio». Carugo annuncia comunque che come maggioranza «porteremo un documento unico»,
precisando che «il cosiddetto modello Formigoni, che ha mantenuto la Lombardia ai primi posti nel mondo, non deve essere
smantellato».
Quella dell'accorpamento delle Asl non è l'unica proposta invisa a Forza Italia. La durata degli accreditamenti è un altro tema caldo.
Rizzi propone di introdurre una revisione periodica ogni cinque anni ma si dice aperto al confronto: «L'importante è che il sistema non
resti blindato e fermo a una fotografia di 16 anni fa. Altrimenti la competizione è morta. E oggi tante realtà valide restano all'esterno del
sistema e non possono entrare».
Dal canto suo il presidente del Consiglio regionale lombardo, Raffaele Cattaneo, sottolinea che i giochi sono tutt'altro che fatti: «Le leggi
le fa il Consiglio regionale. Aspettiamo di poter vedere quanto prima una proposta della Giunta. È bene avere tanti spunti, ma nessuno
può spacciare per riforme fatte quelli che sono utili contributi alla riflessione. Oggi non ci sono provvedimenti di riforma impellenti in
discussione. Prima di decidere, ascolteremo i protagonisti. E mi associo a Maroni: non c'è nessuna paura di cambiare. Ma qualunque
cambiamento deve partire dalla constatazione che il sistema costruito funziona, pur con dei limiti».
Guardia di finanza-campus biomedico:
protocollo d'intesa per modelli statistici di controllo dell'attività finanziaria
Lo sviluppo di modelli statistici finalizzati ad ottimizzare la qualità dell'azione dei reparti della Guardia di finanza in funzione dei contesti
territoriali di riferimento. È quanto prevede il protocollo d'intesa tra le Fiamme gialle e l'Università Campus Bio-Medico di Roma siglato
stamani presso il Comando Generale della Guardia di Finanza, Il Protocollo é stato sottoscritto dal Vincenzo Lorenzelli, Rettore
dell'Università, e dal generale D. Luciano Carta, Capo di Stato Maggiore del Comando generale.
Viene così avviato un programma di sviluppo e cooperazione che porterà, entro un anno, all'implementazione di modelli statistici in
grado di calibrare meglio la risposta delle Fiamme gialle alle richieste di sicurezza economica e finanziaria provenienti dai diversi
contesti territoriali del Paese. Il fulcro della collaborazione è costituito da «Geo.Da.S.», un sistema informatico di geo-referenziazione
dei dati statistici sviluppato dalla Gdf, per l'analisi e il supporto alle decisioni, alimentato da più banche dati e che consente
l'interrogazione per fenomeni, aree tematiche, aggregazioni e sintesi, integrando, su base provinciale, i dati operativi con i dati di
dettaglio provenienti da fonti esterne quali Istat, Camere di Commercio, Consob ecc. I risultati operativi verranno incrociati ed elaborati,
insieme ai ricercatori universitari, con dati di contesto esterno a carattere economico sociale determinando indicatori previsionali
finalizzati a migliorare la qualità dell'azione dei reparti del Corpo: uno strumento utile anche a calibrare il contrasto all'evasione fiscale e
prevedere, sulla base di solidi argomenti scientifici, l'evoluzione dei fenomeni criminali.
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«Questo nuovo strumento - ha sottolineato il gen. Carta - contribuirà a potenziare la lotta all'evasione fiscale e alla criminalità
economica avvicinando sempre più il lavoro dei finanzieri alle esigenze dei cittadini e del loro territorio. La collaborazione con
l'Università fornirà un importante contributo scientifico al processo di ottimizzazione delle attività operative della Guardia di Finanza».
Gli analisti del III Reparto del Comando Generale della Guardia di Finanza, guidati dal gen. B. Francesco Mattana, e i ricercatori del
Laboratorio Sistemi Complessi e Sicurezza dell'Ateneo, diretto dal prof. Roberto Setola, procederanno, presso la sede delle Fiamme
Gialle, alla consultazione ed analisi dei dati aggregati in forma anonima sulle attività operative del Corpo nonché allo studio dei dati non
sensibili relativi alle operazioni di servizio concluse nel tempo.
«L'intesa che firmiamo oggi con la Guardia di Finanza - sottolinea il rettore del Campus Bio-Medico di Roma, Vincenzo Lorenzelli - é il
frutto dell'esperienza e della qualità che il Laboratorio Sistemi Complessi e Sicurezza del nostro ateneo ha acquisito e dimostrato sul
campo negli anni, attraverso ricerche nell'ambito delle Infrastrutture Critiche e della Homeland Security. In tale settore, oggi, il Campus
Bio-Medico può vantare una competenza d'avanguardia. Siamo molto fiduciosi, perciò, che la partnership con la Guardia di Finanza in
questo interessante e innovativo studio corrisponderà pienamente alle attese di una così illustre
controparte».
AL CAMPUS BIOMEDICO DI ROMA NASCE LA FIGURA
DELL'IMPRENDITORE DEI SERVIZI SOCIO-SANITARI TERRITORIALI
L'integrazione socio-sanitaria è sempre più una scelta strategica per le aziende sanitarie pubbliche e private. Lo dicono i dati
quantitativi, che parlano ormai di un 52% delle risorse complessive per la sanità destinate al territorio, dove l'integrazione si realizza.
Lo conferma quella rivoluzione culturale che vede medici, infermieri, tecnici e professionisti della salute in genere collaborare nella
gestione di strutture territoriali sempre più complesse, chiamate a dare risposte a bisogni come quelli delle cure primarie, della salute
mentale, della riabilitazione o della prevenzione.
In attesa di accordi che rendano operative le novità in materia di continuità assistenziale contenute nel cosiddetto 'decreto Balduzzi'
dello scorso anno, si moltiplicano nel territorio anche le esperienze di ambulatori h-24. Se ne contano già una quarantina sparsi per
l'Italia, dove spesso lavorano in tandem medici e infermieri.
Tutte novità che impongono a dirigenti, infermieri e camici bianchi di 'reinventare' la loro professione e di diventare anche un po'
'imprenditori' di loro stessi per avviare e gestire i nuovi servizi sul territorio. Un bisogno sempre diffuso al quale cerca ora di dare
risposta il Servizio Formazione Post-Lauream del Campus Bio-Medico di Roma, con la seconda edizione del Master in 'Imprenditorialità
in Sanità', per il quale sono già aperte le iscrizioni e che verrà avviato a dicembre.
In tutto 18 mesi di percorso formativo che garantirà 60 Crediti Formativi Universitari (pari a 1.500 ore) acquisiti con la formula 'weekend',
che consente di conciliare la frequenza con gli impegni professionali.
L'obiettivo del Master è quello di formare una nuova figura professionale, quella dell'imprenditore dei servizi territoriali, in grado di
captare la domanda socio-sanitaria che viene dall'ambiente e dal tessuto sociale di riferimento e, nello stesso tempo, di progettare
l'avvio di una potenziale impresa e la sua gestione attraverso i classici strumenti del management.
Il Corso è a numero chiuso ed è rivolto a laureati magistrali in tutte le discipline, con certificata esperienza nell'ambito dei servizi sociosanitari del territorio.
Il Master sarà condotto da docenti dell'Università Campus Bio-Medico e di altre Università, esperti di economia e management,
epidemiologia, organizzazione dei servizi socio-sanitari, psicologia e sociologia. La Faculty è composta anche da dirigenti dei servizi
territoriali, imprenditori e amministratori di aziende. Tra i partner di progetto figurano: Aiop giovani, Unindustria-Sezione Sanità,
Sinfarma, Fasi e Manageritalia.
Il percorso formativo è diviso in cinque aree principali: politiche socio-sanitarie; organizzazione; imprenditorialità; gestione dei processi
critici; comunicazione e marketing.
La domanda di ammissione dovrà essere presentata entro il 29 novembre 2013, utilizzando la procedura on-line disponibile all'indirizzo
web www.unicampus.it/nuovi-corsi-in-partenza/imprenditorialita.
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24/09/2013
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Torino: allarme dei dermatologi della Città della Salute su aumento dei melanomi
AO CITTA' DELLA SALUTE E DELLA SCIENZA - I dermatologi dell'ospedale San Lazzaro della Città della Salute e della Scienza di
Torino lanciano un allarme estivo per i melanomi. Il melanoma, tumore maligno della pelle originato dai melanociti, ovvero le cellule che
costituiscono i nevi, è caratterizzato da un elevato potenziale metastastico. I pazienti con malattia metastatica sono caratterizzati da una
prognosi infausta, con una sopravvivenza media inferiore ad 1 anno.
Tutti i dati e le nuove terapie sul melanoma a Torino ed in Piemonte verranno presentati martedì 24 settembre 2013 dalle ore 9,30 alle
ore 17, presso l'NH Lingotto Tech, in un congresso dal titolo “La gestione del melanoma alla luce delle nuove evidenze”, presieduto
dalla professoressa Maria Grazia Bernengo.
Da un punto di vista epidemiologico, il melanoma è il tumore che ha presentato il maggior aumento di incidenza. L’Agenzia
Internazionale per la Ricerca sul Cancro stima che ogni anno vi siano nel mondo 160.000 nuove diagnosi di melanoma. In Italia i dati
indicano un trend in continua crescita con raddoppiamento nell’arco di una decina di anni. I tassi di incidenza variano da 6 casi per
100.000 al Sud a 19 casi per 100.000 nelle regioni del Nord. Vi sono differenze tra le varie regioni con un picco massimo nella città di
Torino, dove i maschi si attestano su un tasso di 17 e le donne di oltre 19; quelli più bassi si riferiscono alle città di Napoli, Sassari e
Ragusa. Torino è al primo posto tra le città italiane per numero di melanomi diagnosticati con circa 19 casi all'anno ogni 100.000 abitanti
su una media italiana di 12 casi. Il capoluogo piemontese precede città e province del Nord Est, quali Trento – Bolzano, Trieste e le
provincie del Veneto, che è la Regione italiana con più casi di melanoma. Questi sono gli ultimi dati aggiornati del Servizio di rilevazione
epidemiologica del CPO Piemonte. La sola causa ambientale correlata è l'esposizione intensa ed intermittente ai raggi UV solari naturali
ed artificiali. Le popolazioni del Nord Italia sono a maggior rischio per la carnagione chiara e per la scarsa abitudine della pelle
all'esposizione solare. I casi sono quasi raddoppiati dal 1996 al 2006. Ma i dati sono in costante incremento, 400 melanomi annui
diagnosticati nel 2011 e 450 nel 2012 dall'istopatologia del Polo dermatologico delle Molinette sono stati già superati del 20% (490) nei
primi 8 mesi del 2013 contro i 36 del 1975 ed i 190 di 10 anni fa. Il picco delle visite e delle diagnosi (+20-30%) si ha nel periodo estivo
quando le persone evidentemente prestano più attenzione alla propria pelle. Per fortuna, mentre l'incidenza è andata aumentando, la
mortalità è sostanzialmente stabile. Secondo i dati del Centro melanomi del San Lazzaro la sopravvivenza infatti supera mediamente il
90% a 5 anni dalla diagnosi per rimanere sostanzialmente invariata negli anni successivi, mentre per esempio in Polonia la
sopravvivenza supera di poco il 50%. Il concetto fondamentale riguarda sempre la diagnosi precoce e quindi l’individuazione ed
asportazione del melanoma sottile. L’incremento dell’incidenza del melanoma è stato infatti confermato specialmente per i melanomi
sottili (49,6%). La diagnosi precoce è correlata all’abitudine del paziente ad un auto-esame della cute ed alla valutazione da parte di un
dermatologo esperto. Se per la maggior parte dei tumori di altri organi gli aumenti di incidenza sono legati all’aumento della durata della
vita, nel caso del melanoma questo non si può sostenere perché la fascia di età più colpita è quella tra i 40 ed i 60 anni. Pur non
essendo l'unico tipo di tumore cutaneo, il melanoma è contraddistinto da un maggior rischio di mortalità. Al di là delle campagne di
prevenzione e della diagnosi precoce, persiste purtroppo tuttora un ristretto gruppo di pazienti (fino al 25%) con melanoma spesso, per
lo più di tipo nodulare, a prognosi potenzialmente sfavorevole e ad elevato rischio di progressione a livello viscerale. Per questi pazienti
si aprono nuove prospettive legate all'uso di terapie innovative delle quali si parlerà in modo approfondito in sede congressuale.
Pur essendo il Polo Dermatologico delle Molinette (diretto dalla professoressa Maria Grazia Bernengo) il centro piemontese di
riferimento per tale patologia, molti altri casi vengono diagnosticati anche negli altri ospedali di Torino e provincia. Tutto ciò raddoppia
sicuramente la casistica.
I sintomi del melanoma sono praticamente assenti o, quando presenti, sono poco apparenti e comunque tardivi. Prurito persistente a
carico di un nevo per esempio. Anche le modalità di autodiagnosi non possono essere molto affidabili, anche se è fondamentale la
necessità dell’auto osservazione. Ogni persona dovrebbe tentare di conoscere al meglio la propria pelle per individuare un’eventuale
macchia che cresce. Il melanoma non presenta purtroppo standard di forme e colori, ma cresce di dimensioni e spesso ha un aspetto
che lo rende diverso dagli altri nevi presenti.
Rimane quindi fondamentale la prevenzione primaria, che consiste essenzialmente nel ridurre al minimo le esposizioni eccessive alla
luce solare naturale ed artificiale. E’ dimostrato che l’uso abituale delle lampade solari in età giovanile aumenta il rischio di melanoma di
circa il 70%. Anche l’esposizione al sole dovrebbe essere limitata sia come tempo che come orario, cercando di evitare le ore centrali e,
comunque, applicando creme ad elevata protezione. Questo vale soprattutto per bambini, giovani e carnagioni chiare. Il rischio di
melanoma aumenta in presenza di un elevato numero di nevi, in particolare se clinicamente atipici.
Negli ultimi anni con la dermoscopia sono state affinate molto le tecniche di riconoscimento, allo scopo di ridurre le rimozioni inutili di
nevi benigni, per focalizzare le lesioni sospette, attraverso metodiche semplici ma efficaci, quali la dermatoscopia in epiluminescenza.
Questa tecnica, in uso da meno di quindici anni, ha reso sicuramente possibile il riconoscimento precoce del melanoma e quindi è
parzialmente responsabile dei dati sopraccitati riguardanti l’elevato riscontro di forme di melanoma iniziale e della conseguente assenza
di rischio prognostico per il paziente. Si tratta di un semplice esame ottico, una microscopia di superficie a basso ingrandimento. Una
lente a contatto della pelle, un goccio di olio da immersione per rendere trasparente lo strato superficiale della pelle ed una luce potente
in grado di far osservare strutture e colori che offrono dati importantissimi circa la natura della neoplasia che si sta osservando. Pertanto
l'affinamento della diagnosi consente ad un esperto la riduzione degli interventi e la capacità di sospettare la diagnosi corretta supera
percentuali del 92%.
Quindi meno interventi inutili, ma anche priorità chirurgica assoluta quando c’è il sospetto di melanoma. La diagnosi precoce rimane
un’impresa difficile ma assolutamente possibile. Le neoformazioni dubbie vanno sempre rimosse. I pazienti che hanno rimosso un
melanoma sono a rischio di insorgenza nel tempo di altri melanomi primitivi.
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A seguito della diagnosi clinica di melanoma cutaneo il ruolo principale spetta al chirurgo che, asportando il tumore nelle fasi iniziali,
garantisce una elevata probabilità di guarigione. Per melanomi particolarmente aggressivi e/o di spessore superiore al millimetro si
deve, invece, fare ricorso ad un intervento chirurgico supplementare che viene, però, attualmente eseguito con tecnica mini-invasiva. In
questi casi, infatti, la rimozione del melanoma cutaneo deve essere completata con la ricerca e l’asportazione del linfonodo “sentinella”.
Inoltre negli ultimi anni i notevoli progressi in campo immunologico e biomolecolare hanno portato a rilevanti novità in ambito di terapia
medica, che è radicalmente cambiata per i melanomi in fase avanzata. Si hanno attualmente a disposizione farmaci in grado di
contrastare efficacemente la malattia, quali l’ipilimumab, che agisce a livello immunologico inducendo una risposta immunitaria attiva
contro le cellule tumorali, o il vemurafenib, che riconosce invece una particolare mutazione presente sulle cellule tumorali in una parte
dei pazienti. Questi farmaci sono nettamente più efficaci della chemioterapia ed in più non ne presentano i ben noti effetti collaterali.
Studi randomizzati hanno dimostrato come l'impiego di ipilimumab, attualmente disponibile anche in Italia, consenta un significativo
incremento della sopravvivenza rispetto alla chemioterapia standard in pazienti con melanoma metastatico in fase avanzata.
Numerosi studi hanno anche determinato l'individuazione di specifiche mutazioni a livello dei geni della cellula melanocitaria, che
influenzano la storia naturale del melanoma. Queste mutazioni costituiscono un target per lo sviluppo di farmaci che le riconoscono e,
legandosi al gene mutato, inducono con vari meccanismi la necrosi o l'apoptosi della cellula tumorale.
Sempre in campo terapeutico, l'introduzione della elettrochemioterapia, una metodica che associa l'infusione di chemioterapici a basse
dosi con la somministrazione di scariche elettriche direttamente a livello delle metastasi cutanee, ha determinato una maggiore
possibilità di controllo delle stesse.
L'incremento dell'incidenza di melanoma, associato all'impiego di terapie sempre più evolute, ha determinato purtroppo un netto
incremento dei costi di gestione sanitaria per il paziente affetto da melanoma. Meno del 10% è impiegato per il trattamento dei pazienti
con melanoma in fase iniziale, mentre rispettivamente il 34% ed il 55% dei costi è destinato al trattamento dei pazienti con malattia
metastatica regionale e viscerale. Gli ambiti futuri della ricerca dovranno quindi focalizzare le risorse da un lato sul potenziamento della
diagnosi precoce di melanoma, dall'altro sul trattamento dei pazienti con malattia metastatica, utilizzando farmaci che riconoscano
specifici “target” dei pathway biomolecolari di progressione e che possano associare una rilevante attività clinica con una buona
tollerabilità, garantendo quindi un significativo mantenimento della qualità di vita.
Per fronteggiare l'incremento dei melanomi, presso la Città della Salute e della Scienza di Torino nell’ambito della Rete Oncologica,
partirà una task force multidisciplinare di dermatoscopia, dermochirurgia, dermo oncologiae nuove terapie mediche unite per
fronteggiare questa patologia e per fornire una assistenza integrata secondo criteri e linee guida condivisi a livello regionale e
nazionale.
Ufficio stampa Ao Città della Salute e della Scienza
Cuneo: 210 farmacie su 214 hanno aderito allo "Sportello (in)Salute farmacie"
ASL CN1 - La quasi totalità delle Farmacie del Cuneese, 210 su 214, ha aderito al progetto dell’Asl CN1 “Sportello (in) Salute
Farmacie.”
La fase sperimentale era stata avviata a inizio agosto, oggi siamo a regime e i cittadini che effettuano esami di laboratorio analisi presso
l’Asl CN1 potranno ritirare i referti direttamente presso una qualsiasi farmacia della Granda”.
Gianni Bonelli, direttore generale Asl CN1: “Siamo soddisfatti della massiccia adesione e ringraziamo anche l’associazione Farmacie
della provincia di Cuneo per il contributo e lo sforzo compiuto finora, per testare il programma e consentire la piena funzionalità degli
sportelli. Ora i nostri utenti, soprattutto coloro che risiedono in zone disagiate, avranno una nuova modalità di ritiro dei referti di
laboratorio.”
Il servizio di ritiro dei referti prevede un rimborso spese alla farmacia massimo di 1,50 euro e rappresenta una nuova modalità rispetto al
ritiro diretto allo sportello del laboratorio e al recapito a domicilio (che comporta però varie difficoltà per i residenti in zone dove non vi
sia il Punto Cassa dell’Asl). Non vi sono costi a carico del sistema sanitario, l’investimento e l’adeguamento tecnologico è sostenuto
dalle Farmacie.
Nella convenzione stipulata a fine luglio con l’associazione Farmacie si prevede, tra l’altro, a titolo esemplificativo: la richiesta della
copia di cartella clinica o di documentazione sanitaria, la distribuzione diretta di presidi sanitari per i pazienti diabetici, prenotazioni di
visite specialistiche, formazione ed educazione sanitaria, attività di prevenzione e screening e altro ancora.
Conclude Bonelli: “Dopo l’accordo con Confartigianato Imprese e Coldiretti con l’apertura dello Sportello (in)Salute presso le sedi di
Mondovì e Ceva, è ora decollato un altro interessante canale di collaborazione tra l’azienda sanitaria e l’associazione dei farmacisti
della provincia di Cuneo: una sinergia importante tra pubblico e privato, nel segno dell’applicazione concreta del principio di
sussidiarietà.”
Ufficio stampa ASl Cn1
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DIARIO
Le decisioni della Giunta regionale
Contributi per le manifestazioni culturali, consiglio di sorveglianza di SCR ed attività
estrattive sono i principali argomenti esaminati il 23 settembre dalla Giunta regionale. La
riunione è stata coordinata dal presidente Roberto Cota.
Cultura. Come proposto dall’assessore Michele Coppola sono stati approvati, in seguito al
vincolante parere favorevole espresso il 18 settembre scorso dalla Commissione consiliare
competente, gli indirizzi ed i criteri di valutazione delle domande di contributo per il 2013
inerenti la promozione e valorizzazione dei beni e delle attività culturali. Per ogni progetto
verranno in particolare tenuti in considerazione la qualità, la rilevanza, la sostenibilità
economica del bilancio preventivo, le modalità di comunicazione. I contributi non potranno
essere superiore al 70% del preventivo e non saranno concessi per somme inferiori a
5.000 euro, mentre per quelli da 50.000 euro in su viene stabilito che la valutazione sarà
effettuata da una commissione interna costituita dal direttore regionale, dal dirigente
responsabile del procedimento e da un funzionario.
SCR. Su proposta dell’assessore Agostino Ghiglia sono stati designati quale componenti
del consiglio di sorveglianza di SCR Piemonte gli assessori Gilberto Pichetto, Barbara
Bonino ed Ugo Cavallera. La delibera segue quella del 17 settembre scorso sul nuovo statuto sociale, che prevedeva l’adozione di un
sistema di governance di tipo dualistico per garantire un maggiore impegno della Regione nelle scelte strategiche e nella definizione
degli obiettivi. A tale scopo veniva disposta l’individuazione dei componenti del consiglio di sorveglianza tra gli assessori regionali, che
rivestiranno la carica a titolo gratuito.
Attività estrattive. Un disegno di legge proposto dall’assessore Gian Luca Vignale, che passa ora all’esame del Consiglio, intende
semplificare le norme in vigore sulle attività estrattive e porre forte attenzione alle mitigazioni dell’impatto ambientale provocato.
L’elemento innovativo è l’incentivazione di nuove opportunità di riutilizzo delle aree interessate dallo sfruttamento minerario. che
possono essere utilizzate sotto i profili culturale e turistico, con conseguenti ritorni economici e di immagine.
Sono stati inoltre approvati:
- su proposta dell’assessore Agostino Ghiglia, il giudizio positivo di compatibilità ambientale, condizionato all’osservanza di una serie di
prescrizioni, sul progetto di Esselunga Spa per la realizzazione di un parco commerciale a Spinetta Marengo (AL);
- su proposta dell’assessore Claudio Sacchetto, i piani numerici di prelievo della tipica fauna alpina, della volpe, della starna e della
pernice rossa, nonché l’esercizio dell’attività venatoria verso il cinghiale.
ggennaro
23 settembre 2013
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MAL DI TESTA E CERVICALE: MERCOLEDI’ 25 SETTEMBRE APPUNTAMENTO
A “GLI ORSI” CON LA NEUROLOGIA E CON LA MEDICINA RIABILITATIVA
Mercoledì 25 settembre, dalle ore 15 alle ore 19
La cervicale
Conosci il tuo mal di testa
Il medico fisiatra Monica Gasparini e la fisioterapista Elena Anzola, appartenenti alla Struttura Medicina Riabilitativa dell’ASL BI,
saranno a disposizione dei cittadini per parlare dei disturbi della cervicale. Insieme a loro ci saranno anche Massimo Mongiovetti ed
Emanuela Schintone, entrambi Dirigenti medici della Neurologia per parlare con la popolazione del mal di testa.
Il trattamento della sindrome cervicale avviene con l’impiego di farmaci, con la terapia fisica, con l’utilizzo di eventuali ausili, quali i
collari, oppure con specifici trattamenti riabilitativi condotti da un fisioterapista. Un ulteriore strumento a disposizione è l’esame del ROM
(range of motion) della colonna cervicale: la flessione in avanti, la retroflessione, la lateroflessione e la rotazione verso destra e sinistra.
L’integrità di questi movimenti conferma già il buon funzionamento della colonna o, in caso contrario, un difetto per il quale
l’esaminatore si può avvalere di indagini radiologiche.
È comunque buona norma per prevenire i disturbi al collo, e per mantenerlo sano e funzionante, una “automobilizzazione regolare” con
movimenti attivi in avanti e indietro, a destra e sinistra e di rotazione a destra e sinistra. E’ bene, inoltre, osservare alcune regole per
preservare la salute del collo, come camminare ben eretti, mantenersi composti e correttamente seduti, sia quando si scrive sia quando
si guarda la tv. In alcuni casi può essere opportuno utilizzare un cuscinetto con la curvatura lordotica cervicale per dormire. E’ anche
importante sapere che alcune condizioni psichiche, quali l’ansia, possono influire notevolmente sulla rigidità dei muscoli trapezii,
provocando disturbi funzionali della colonna vertebrale cervicale.
Per quanto riguarda il mal di testa, presso il “Degli Infermi” da oltre quindici anni è attivo un “Ambulatorio per lo studio delle Cefalee”,
che fa parte della Struttura Complessa Neurologia. L’ambulatorio è un servizio “dedicato”, a cui accedono oltre 500 utenti ogni anno per
prime visite e visite di controllo. Al suo interno lavorano i Dirigenti medici neurologi Edoardo Barbero e Massimo Mongiovetti. Esistono
100 tipi di mal di testa; capire ed interpretarne la forma consente di stabilire una diagnosi e dunque di offrire al paziente una terapia
mirata di sicura efficacia.
Nell’ambulatorio, in sede di prima visita il neurologo effettua l’anamnesi (indagine conoscitiva sui precedenti fisiologici e patologici,
individuali e familiari del paziente) e la valutazione clinica per inquadrare la tipologia di mal di testa. Quando sorge il dubbio o viene
stabilito che si tratta di Emicrania, all’utente viene consegnato il “Diario della Cefalea”, per il monitoraggio nel tempo della patologia.
Questa “osservazione” prolungata consente agli specialisti ospedalieri di effettuare una diagnosi ancor più precisa e di valutare la
terapia più idonea.
Esistono, poi, casi complessi, per i quali è, invece, necessario ricorrere ad esami ed indagini diagnostiche specifiche (quali TAC e
risonanze magnetiche) per escludere cefalee secondarie, originate cioè dalla presenza di tumori, ascessi o aneurismi. Quando,
malauguratamente, i sospetti vengono confermati, lo specialista neurologo, fatte le opportune valutazioni, invia i pazienti ai centri di
riferimento di Neurochirurgia.
Ad oggi, il mal di testa non sempre è considerato una patologia, al punto da arrivare alla diagnosi solo dopo vent’anni di sintomatologia.
Chi soffre di cefalea, indipendentemente dall’età, farebbe bene, pertanto, a sottoporsi a visita medica sin dall’esordio del sintomo,
perché in questo modo è possibile individuare nell’immediato un trattamento specifico in grado di migliorare nettamente la qualità della
vita.
S.O.S. Ufficio Pubbliche Relazioni Accessibilità e Comunicazione
Azienda Sanitaria Locale BI - Biella
“LA SCHIENA. POSTURA E BENESSERE NELL’ADOLESCENZA”:
SERATA INFORMATIVA CON GLI SPECIALISTI DELL’ASL BI
RIVOLTA A STUDENTI, INSEGNANTI E ALLA POPOLAZIONE
Venerdì 27 settembre, a Biella, medici e fisioterapisti forniranno informazioni sull’importanza della postura sui banchi scuola,
sul corretto utilizzo dello zaino e sul ruolo dell’attività motoria e sportiva
Si svolgerà a Biella, venerdì 27 settembre, nella Sala Convegni di Biverbanca, una serata informativa ad ingresso gratuito dal titolo
“Schiena. Postura e benessere nell’adolescenza”.
L’iniziativa, che prenderà avvio dalle ore 20.45 con i saluti della Direzione Generale dell’ASL BI e che si concluderà intorno alle 23, è
organizzata dalla Struttura Complessa Medicina Riabilitativa dell’ASL BI con il patrocinio dell’A.I.F.I. Associazione Italiana Fisioterapisti
del Piemonte e della Valle d’Aosta.
La serata si rivolge a genitori, insegnanti degli istituti di istruzione primaria e secondaria e a chiunque sia interessato al benessere dei
ragazzi adolescenti.
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24/09/2013
L’obiettivo dell’incontro è informare e rispondere a dubbi e preoccupazioni relativamente alla crescita dei ragazzi, considerando che il
movimento è tra gli stimoli che influenzano maggiormente lo sviluppo del bambino.
Proprio grazie al movimento si strutturano e si affinano gli schemi che il bambino utilizzerà per tutta la sua vita: sia quelli dinamici
(camminare, correre, saltare, lanciare) sia quelli statici (piegare, flettere, oscillare, circondurre). Fisici poco allenati o troppo deboli
soffriranno, infatti, maggiormente la postura sedentaria sul banco di scuola e il carico dello zaino, mentre l’attività fisica regolare e
continuativa è un’ottima prevenzione al mal di schiena, così come cambiare spesso posizione davanti al computer o al tablet.
Si stima che 5-6 adolescenti su 10 soffrano il mal di schiena.
Gli specialisti dell’ASL BI parleranno dunque dell’importanza della postura sui banchi scuola, del “lavoro” della schiena, della scelta e
del corretto utilizzo dello zaino, del ruolo dell’attività motoria/sportiva per contrastare l’insorgenza della patologia. Saranno dunque
dibattuti argomenti che riguardano le abitudini e gli stili di vita degli adolescenti, nel tentativo di definire quale sia il confine tra problema
sanitario ed errato stile di vita.
Ad intervenire saranno gli operatori della Struttura Medicina Riabilitativa dell’ASL BI: il Direttore Lia Rusca, i fisiatri Monica Gasparini e
Gianni Masserano, le fisioterapiste Alessia Tripodi e Paola Mastroberardino. Con loro anche il medico sportivo Giuseppe Graziola, il
quale argomenterà circa gli sport più indicati per l’adolescenza.
Spiega Lia Rusca: «A.I.F.I. ha promosso un progetto in ambito regionale dal titolo “La schiena va a scuola”, rivolto agli studenti delle
scuole e ha distribuito ai ragazzi degli istituti un opuscolo informativo su come mantenerla in salute la schiena. Considerata l’importanza
della giusta postura e del benessere nell’adolescenza, abbiamo valutato l’opportunità di dare anche ai genitori, agli insegnanti e alla
popolazione in generale l’opportunità di conoscere questi argomenti, proponendo la serata informativa di venerdì».
Per ulteriori informazioni sull’iniziativa “La schiena. Postura e benessere nell’adolescenza” è possibile contattare la segreteria della
Medicina Riabilitativa dell’ASL BI al numero: 015.3503342.
S.O.S. Ufficio Pubbliche Relazioni Accessibilità e Comunicazione
Azienda Sanitaria Locale BI – Biella
Una modalità in più per il ritiro dei referti degli esami di laboratorio, che risponde soprattutto alle esigenze di chi risiede nelle
aree disagiate
“Sportello (in)Salute”, le Farmacie aderiscono in massa
Cuneo. La quasi totalità delle Farmacie del Cuneese, 210 su 214, ha aderito al progetto dell’Asl CN1 “Sportello (in) Salute Farmacie.”
La fase sperimentale era stata avviata a inizio agosto, oggi siamo a regime e i cittadini che effettuano esami di laboratorio analisi presso
l’Asl CN1 potranno ritirare i referti direttamente presso una qualsiasi farmacia della Granda”.
Gianni Bonelli, direttore generale Asl CN1: “Siamo soddisfatti della massiccia adesione e ringraziamo anche l’associazione Farmacie
della provincia di Cuneo per il contributo e lo sforzo compiuto finora, per testare il programma e consentire la piena funzionalità degli
sportelli. Ora i nostri utenti, soprattutto coloro che risiedono in zone disagiate, avranno una nuova modalità di ritiro dei referti di
laboratorio.”
Il servizio di ritiro dei referti prevede un rimborso spese alla farmacia massimo di 1,50 euro e rappresenta una nuova modalità rispetto al
ritiro diretto allo sportello del laboratorio e al recapito a domicilio (che comporta però varie difficoltà per i residenti in zone dove non vi
sia il Punto Cassa dell’Asl). Non vi sono costi a carico del sistema sanitario, l’investimento e l’adeguamento tecnologico è sostenuto
dalle Farmacie.
Nella convenzione stipulata a fine luglio con l’associazione Farmacie si prevede, tra l’altro, a titolo esemplificativo: la richiesta della
copia di cartella clinica o di documentazione sanitaria, la distribuzione diretta di presidi sanitari per i pazienti diabetici, prenotazioni di
visite specialistiche, formazione ed educazione sanitaria, attività di prevenzione e screening e altro ancora.
Conclude Bonelli: “Dopo l’accordo con Confartigianato Imprese e Coldiretti con l’apertura dello Sportello (in)Salute presso le sedi di
Mondovì e Ceva, è ora decollato un altro interessante canale di collaborazione tra l’azienda sanitaria e l’associazione dei farmacisti
della provincia di Cuneo: una sinergia importante tra pubblico e privato, nel segno dell’applicazione concreta del principio di
sussidiarietà.”
ASL CN1
‘Hei tu! Hai midollo?’
VERBANIA 28 SETTEMBRE
Torna l’iniziativa ‘EHI, TU! Hai midollo?’, per il reclutamento di nuovi potenziali donatori di midollo osseo. Sabato 28 settembre 2013 i
volontari dell’Associazione Donatori Midollo Osseo (ADMO) saranno nelle principali piazze d’Italia per sensibilizzare i giovani sulla
donazione di midollo: possono infatti diventare donatori solo le persone di età compresa tra i 18 e i 35 anni.
Anche a Verbania, il 28 settembre a partire dalle 9,00 sino alle 19,00 in Piazza Ranzoni, sarà presente uno stand dell’ADMO ove
donare un piccolo campione di sangue, primo passo per diventare donatore. Il campione raccolto sarà tipizzato e tutti i dati saranno
inseriti nel Registro Nazionale Donatori di Midollo Osseo.
Il trapianto di midollo osseo è l’unica speranza di vita contro le leucemie e altre malattie ematologiche. Ma solo un malato su quattro ha
accanto a sé un familiare compatibile, per tutti gli altri la probabilità di trovare un donatore compatibile è soltanto una su centomila.
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24/09/2013
Dunque una buona ragione per un atto concreto di solidarietà: donare un campione di sangue e dare la disponibilità a essere iscritti nel
Registro Nazionale Donatori di Midollo Osseo, lo strumento che consente di incrociare le richieste di trapianto con le disponibilità dei
donatori.
<<Un semplice prelievo può rappresentare una nuova speranza di vita per un malato di leucemie o altre malattie ematologiche>>
spiega Giampaolo Bussoli, presidente dell’ADMO del Cusio e del Verbano.
Anche a Verbania, sabato 28 settembre, con l’allegra complicità dei clown dell’Associazione Dr. Clown, l’animazione musicale di RVL e
la collaborazione dei volontari CRI, i volontari dell’ADMO raccoglieranno iscrizioni di nuovi possibili donatori di midollo, mentre
personale sanitario dell’ASL VCO (che con Comune e Provincia patrocina l’iniziativa) preleverà i campioni di sangue che saranno poi
tipizzati.
Ufficio Stampa
ASL VCO
COMUNICATO STAMPA
Anche quest’anno l’ASL VC aderisce attivamente alla Settimana Mondiale Allattamento
ASL VC – Anche quest’anno, in occasione della settimana mondiale di promozione
dell'allattamento al seno, i consultori familiari dell'ASL VC di Vercelli organizzano presso le varie
sedi presenti su tutto il territorio dell'ASL e, novità di quest’anno, anche presso le Strutture di
Ostetricia e Ginecologia, giornate dedicate all'informazione e sensibilizzazione sul tema
dell’allattamento materno. La Settimana Mondiale Allattamento (SAM), è un iniziativa organizzata
dall’OMS ormai consolidata che quest’anno, alla sua 15^ edizione, ha come tema di fondo il valore
dei gruppi di auto mutuo aiuto e la loro importanza nel sostegno dell'allattamento.
Durante gli “open day” saranno presenti ostetriche, pediatri, ginecologi, assistente sociali e
psicologi. Si parlerà dell'importanza dell'allattamento al seno e dei risvolti pratici e psicologici nella
vita della nuova famiglia. Gli incontri avranno luogo, ad accesso libero e gratuito, secondo il
seguente calendario:
· Consultorio familiare Vercelli
mercoledì 2 ottobre 2013 - dalle ore 10.00 alle ore 13.00
· Consultorio familiare Varallo S.
martedì 1 ottobre 2013 - dalle ore 14.00 alle ore 17.00
· Consultorio familiare Santhià
martedì 1 ottobre 2013 - dalle ore 10.00 alle ore 13.00
· Consultorio familiare Gattinara
giovedì 2 ottobre 2013 - dalle ore 10.00 alle ore 13.00
· S.C. Ostetricia e Ginecologia Sant’Andrea Vercelli
martedì 1 e lunedì 7 ottobre 2013 - dalle ore 10.00 alle ore 13.00
· S.C. Ostetricia e Ginecologia SS Pietro e Paolo Borgosesia
lunedì 7 ottobre 2013 - dalle ore 10.00 alle ore 13.00
Area Comunicazione ASL VC
PROBLEMI DEL SONNO E SICUREZZA STRADALE,
PARTE IL PROGETTO “SLEEP STOP”
L’iniziativa, dedicata in questa prima fase agli autotrasportatori, è promossa da GEIE-Traforo del Monte Bianco, RAV S.p.A. e GEM
Torino, con la collaborazione con la Medicina del Sonno dell'ospedale Molinette di Torino, con il Patrocinio della regione Autonoma
Valle d’Aosta e della Regione Piemonte - Screening gratuito e anonimo dal 30 settembre al 4 ottobre presso l’Autoporto di Aosta
Il Geie-Traforo del Monte Bianco, il Raccordo Autostradale Valle d'Aosta (RAV), il Centro di Riferimento Regione Piemonte per i Disturbi
del Sonno dell'ospedale Molinette di Torino e Globe Events Management - Torino (Gruppo GEM) promuovono l'operazione "SLEEP
STOP, take your time", iniziativa prima in Italia sulla sicurezza dedicata - in questa prima fase del progetto pilota - agli autotrasportatori
in viaggio sull’itinerario internazionale del Tunnel del Monte Bianco.
L'obiettivo è di informare e sensibilizzare gli autotrasportatori sulle problematiche legate al sonno (eccessiva sonnolenza diurna,
disturbo respiratorio nel sonno, insonnia, sindrome delle gambe senza riposo) e sulle conseguenze di uno scorretto comportamento alla
guida.
Con la collaborazione del Centro di Riferimento Regione Piemonte per i Disturbi del Sonno (diretto dal professor Alessandro Cicolin
della Città della Salute e della Scienza – Molinette, Dipartimento di Neuroscienze dell'Università di Torino), dell'Associazione Italiana
Medicina del Sonno (AIMS), della Divisione di Neurologia (Ospedale Civile di Aosta) e della Divisione di Pneumologia Riabilitativa
(IRCCS Salvatore Maugeri, Veruno – Novara) è stato studiato un questionario di screening volto ad individuare eventuali disturbi del
sonno negli autotrasportatori che, volontariamente, si sottoporranno al test. Il test sarà completamente anonimo e gratuito. All’iniziativa,
realizzata con il patrocinio della Regione Autonoma Valle d’Aosta e della Regione Piemonte, hanno dato la loro adesione ed il loro
sostegno Les Halles d’Aoste, Iveco, PIC Informatica e Sicor Channel TV.
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L’attività si svolgerà presso l'area dell'autoporto Les Halles d'Aoste, area strategica poiché raccoglie il traffico pesante e leggero nei due
sensi di marcia dell'autostrada che attraversa la Valle d'Aosta. Inoltre costituisce luogo di sosta preferenziale dei mezzi pesanti in
transito da e verso il Tunnel del Monte Bianco.
Lo screening verrà effettuato alla presenza di medici professionisti da lunedì 30 settembre a venerdì 4 ottobre, dalle ore 6 alle ore 22 in
concomitanza con la campagna annuale sulla sicurezza di Geie-TMB.
Gli autotrasportatori al termine del test riceveranno anche consigli ed informazioni relative alle patologie eventualmente individuate ed
indicazione di centri specializzati dove poter effettuare una visita, unitamente ad un report da consegnare al proprio medico di fiducia.
Il progetto pilota, sviluppato nell'area del Raccordo Autostradale Valle d'Aosta e del Traforo del Monte Bianco, mira ad estendersi ad un
più ampio respiro sul territorio autostradale nazionale.
Questa iniziativa conferma l‘attenzione del Traforo del Monte Bianco e dell’autostrada R.A.V. per la prevenzione di tutte quelle
problematiche che possono avere impatto sulla sicurezza di chi guida, in questo caso con riferimento ad una categoria professionale di
fondamentale importanza come quella degli autotrasportatori.
Per informazioni e invio materiali:
GEM S.p.A. Daniela Gasparri +39 3398977843 - [email protected]
Pierpaolo Berra
Addetto stampa
Città della Salute e della Scienza di Torino
COMUNICATO STAMPA
Allarme dei dermatologi della Città della Salute di Torino su aumento dei melanomi a Torino
I dermatologi dell'ospedale San Lazzaro della Città della Salute e della Scienza di Torino lanciano un allarme estivo per i melanomi. Il
melanoma, tumore maligno della pelle originato dai melanociti, ovvero le cellule che costituiscono i nevi, è caratterizzato da un elevato
potenziale metastastico. I pazienti con malattia metastatica sono caratterizzati da una prognosi infausta, con una sopravvivenza media
inferiore ad 1 anno.
Tutti i dati e le nuove terapie sul melanoma a Torino ed in Piemonte verranno presentati martedì 24 settembre 2013 dalle ore 9,30 alle
ore 17, presso l'NH Lingotto Tech, in un congresso dal titolo “La gestione del melanoma alla luce delle nuove evidenze”, presieduto
dalla professoressa Maria Grazia Bernengo.
Da un punto di vista epidemiologico, il melanoma è il tumore che ha presentato il maggior aumento di incidenza. L’Agenzia
Internazionale per la Ricerca sul Cancro stima che ogni anno vi siano nel mondo 160.000 nuove diagnosi di melanoma. In Italia i dati
indicano un trend in continua crescita con raddoppiamento nell’arco di una decina di anni. I tassi di incidenza variano da 6 casi per
100.000 al Sud a 19 casi per 100.000 nelle regioni del Nord. Vi sono differenze tra le varie regioni con un picco massimo nella città di
Torino, dove i maschi si attestano su un tasso di 17 e le donne di oltre 19; quelli più bassi si riferiscono alle città di Napoli, Sassari e
Ragusa. Torino è al primo posto tra le città italiane per numero di melanomi diagnosticati con circa 19 casi all'anno ogni 100.000 abitanti
su una media italiana di 12 casi. Il capoluogo piemontese precede città e province del Nord Est, quali Trento – Bolzano, Trieste e le
provincie del Veneto, che è la Regione italiana con più casi di melanoma. Questi sono gli ultimi dati aggiornati del Servizio di rilevazione
epidemiologica del CPO Piemonte. La sola causa ambientale correlata è l'esposizione intensa ed intermittente ai raggi UV solari naturali
ed artificiali. Le popolazioni del Nord Italia sono a maggior rischio per la carnagione chiara e per la scarsa abitudine della pelle
all'esposizione solare. I casi sono quasi raddoppiati dal 1996 al 2006. Ma i dati sono in costante incremento, 400 melanomi annui
diagnosticati nel 2011 e 450 nel 2012 dall'istopatologia del Polo dermatologico delle Molinette sono stati già superati del 20% (490) nei
primi 8 mesi del 2013 contro i 36 del 1975 ed i 190 di 10 anni fa. Il picco delle visite e delle diagnosi (+20-30%) si ha nel periodo estivo
quando le persone evidentemente prestano più attenzione alla propria pelle. Per fortuna, mentre l'incidenza è andata aumentando, la
mortalità è sostanzialmente stabile. Secondo i dati del Centro melanomi del San Lazzaro la sopravvivenza infatti supera mediamente il
90% a 5 anni dalla diagnosi per rimanere sostanzialmente invariata negli anni successivi, mentre per esempio in Polonia la
sopravvivenza supera di poco il 50%. Il concetto fondamentale riguarda sempre la diagnosi precoce e quindi l’individuazione ed
asportazione del melanoma sottile. L’incremento dell’incidenza del melanoma è stato infatti confermato specialmente per i melanomi
sottili (49,6%). La diagnosi precoce è correlata all’abitudine del paziente ad un auto-esame della cute ed alla valutazione da parte di un
dermatologo esperto. Se per la maggior parte dei tumori di altri organi gli aumenti di incidenza sono legati all’aumento della durata della
vita, nel caso del melanoma questo non si può sostenere perché la fascia di età più colpita è quella tra i 40 ed i 60 anni. Pur non
essendo l'unico tipo di tumore cutaneo, il melanoma è contraddistinto da un maggior rischio di mortalità. Al di là delle campagne di
prevenzione e della diagnosi precoce, persiste purtroppo tuttora un ristretto gruppo di pazienti (fino al 25%) con melanoma spesso, per
lo più di tipo nodulare, a prognosi potenzialmente sfavorevole e ad elevato rischio di progressione a livello viscerale. Per questi pazienti
si aprono nuove prospettive legate all'uso di terapie innovative delle quali si parlerà in modo approfondito in sede congressuale.
Pur essendo il Polo Dermatologico delle Molinette (diretto dalla professoressa Maria Grazia Bernengo) il centro piemontese di
riferimento per tale patologia, molti altri casi vengono diagnosticati anche negli altri ospedali di Torino e provincia. Tutto ciò raddoppia
sicuramente la casistica.
I sintomi del melanoma sono praticamente assenti o, quando presenti, sono poco apparenti e comunque tardivi. Prurito persistente a
carico di un nevo per esempio. Anche le modalità di autodiagnosi non possono essere molto affidabili, anche se è fondamentale la
necessità dell’auto osservazione. Ogni persona dovrebbe tentare di conoscere al meglio la propria pelle per individuare un’eventuale
macchia che cresce. Il melanoma non presenta purtroppo standard di forme e colori, ma cresce di dimensioni e spesso ha un aspetto
che lo rende diverso dagli altri nevi presenti.
Rimane quindi fondamentale la prevenzione primaria, che consiste essenzialmente nel ridurre al minimo le esposizioni eccessive alla
luce solare naturale ed artificiale. E’ dimostrato che l’uso abituale delle lampade solari in età giovanile aumenta il rischio di melanoma di
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circa il 70%. Anche l’esposizione al sole dovrebbe essere limitata sia come tempo che come orario, cercando di evitare le ore centrali e,
comunque, applicando creme ad elevata protezione. Questo vale soprattutto per bambini, giovani e carnagioni chiare. Il rischio di
melanoma aumenta in presenza di un elevato numero di nevi, in particolare se clinicamente atipici.
Negli ultimi anni con la dermoscopia sono state affinate molto le tecniche di riconoscimento, allo scopo di ridurre le rimozioni inutili di
nevi benigni, per focalizzare le lesioni sospette, attraverso metodiche semplici ma efficaci, quali la dermatoscopia in epiluminescenza.
Questa tecnica, in uso da meno di quindici anni, ha reso sicuramente possibile il riconoscimento precoce del melanoma e quindi è
parzialmente responsabile dei dati sopraccitati riguardanti l’elevato riscontro di forme di melanoma iniziale e della conseguente assenza
di rischio prognostico per il paziente. Si tratta di un semplice esame ottico, una microscopia di superficie a basso ingrandimento. Una
lente a contatto della pelle, un goccio di olio da immersione per rendere trasparente lo strato superficiale della pelle ed una luce potente
in grado di far osservare strutture e colori che offrono dati importantissimi circa la natura della neoplasia che si sta osservando. Pertanto
l'affinamento della diagnosi consente ad un esperto la riduzione degli interventi e la capacità di sospettare la diagnosi corretta supera
percentuali del 92%.
Quindi meno interventi inutili, ma anche priorità chirurgica assoluta quando c’è il sospetto di melanoma. La diagnosi precoce rimane
un’impresa difficile ma assolutamente possibile. Le neoformazioni dubbie vanno sempre rimosse. I pazienti che hanno rimosso un
melanoma sono a rischio di insorgenza nel tempo di altri melanomi primitivi.
A seguito della diagnosi clinica di melanoma cutaneo il ruolo principale spetta al chirurgo che, asportando il tumore nelle fasi iniziali,
garantisce una elevata probabilità di guarigione. Per melanomi particolarmente aggressivi e/o di spessore superiore al millimetro si
deve, invece, fare ricorso ad un intervento chirurgico supplementare che viene, però, attualmente eseguito con tecnica mini-invasiva. In
questi casi, infatti, la rimozione del melanoma cutaneo deve essere completata con la ricerca e l’asportazione del linfonodo “sentinella”.
Inoltre negli ultimi anni i notevoli progressi in campo immunologico e biomolecolare hanno portato a rilevanti novità in ambito di terapia
medica, che è radicalmente cambiata per i melanomi in fase avanzata. Si hanno attualmente a disposizione farmaci in grado di
contrastare efficacemente la malattia, quali l’ipilimumab, che agisce a livello immunologico inducendo una risposta immunitaria attiva
contro le cellule tumorali, o il vemurafenib, che riconosce invece una particolare mutazione presente sulle cellule tumorali in una parte
dei pazienti. Questi farmaci sono nettamente più efficaci della chemioterapia ed in più non ne presentano i ben noti effetti collaterali.
Studi randomizzati hanno dimostrato come l'impiego di ipilimumab, attualmente disponibile anche in Italia, consenta un significativo
incremento della sopravvivenza rispetto alla chemioterapia standard in pazienti con melanoma metastatico in fase avanzata.
Numerosi studi hanno anche determinato l'individuazione di specifiche mutazioni a livello dei geni della cellula melanocitaria, che
influenzano la storia naturale del melanoma. Queste mutazioni costituiscono un target per lo sviluppo di farmaci che le riconoscono e,
legandosi al gene mutato, inducono con vari meccanismi la necrosi o l'apoptosi della cellula tumorale.
Sempre in campo terapeutico, l'introduzione della elettrochemioterapia, una metodica che associa l'infusione di chemioterapici a basse
dosi con la somministrazione di scariche elettriche direttamente a livello delle metastasi cutanee, ha determinato una maggiore
possibilità di controllo delle stesse.
L'incremento dell'incidenza di melanoma, associato all'impiego di terapie sempre più evolute, ha determinato purtroppo un netto
incremento dei costi di gestione sanitaria per il paziente affetto da melanoma. Meno del 10% è impiegato per il trattamento dei pazienti
con melanoma in fase iniziale, mentre rispettivamente il 34% ed il 55% dei costi è destinato al trattamento dei pazienti con malattia
metastatica regionale e viscerale. Gli ambiti futuri della ricerca dovranno quindi focalizzare le risorse da un lato sul potenziamento della
diagnosi precoce di melanoma, dall'altro sul trattamento dei pazienti con malattia metastatica, utilizzando farmaci che riconoscano
specifici “target” dei pathway biomolecolari di progressione e che possano associare una rilevante attività clinica con una buona
tollerabilità, garantendo quindi un significativo mantenimento della qualità di vita.
Per fronteggiare l'incremento dei melanomi, presso la Città della Salute e della Scienza di Torino nell’ambito della Rete Oncologica,
partirà una task force multidisciplinare di dermatoscopia, dermochirurgia, dermo oncologiae nuove terapie mediche unite per
fronteggiare questa patologia e per fornire una assistenza integrata secondo criteri e linee guida condivisi a livello regionale e
nazionale.
Pierpaolo Berra
Addetto stampa
Città della Salute e della Scienza di Torino
notizie tratte dal giornaleradio
pagina
web
Possibile soluzione per il commisariato di polizia a Casale. In arrivo 5 poliziotti
La paventata chiusura del commissariato di polizia potrebbe essere scongiurata. L'incontro tra i sindacati, il prefetto di Alessandria, il
sindaco e il Questore ha infatti consegnato un nuovo futuro al presidio casalese. Le autorità hanno condiviso la necessità di mantenere
efficiente il Commissariato come chiedevano le parti sociali. Il Questore, Filippo Dispenza, dopo aver sollecitato il dipartimento della
Pubblica Sicurezza, ha formalmente comunicato la possibilità di una imminente assegnazione di 5 poliziotti di nuova nomina, tre in
sostituzione del personale già trasferito in altra sede e due a parziale integrazione del personale mancante rispetto al previsto organico.
I nuovi assunti saranno impiegati nei servizi di controllo del territorio e permetteranno di mantenere efficiente il commissariato.
Redazione
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24/09/2013
Giudice di pace di Ovada dà ragione ad automobilista: bocciato tutor della A7
I tutor sulla A7 dei Giovi, i sistemi di rivelazione della velocità installati lungo l'autostrada, non sarebbero 'affidabili'. Lo ha riferito
l'asssociazione Globo Consumatori soddisfatta per il risultato concesguito in seguito alla contestazione dell'apparecchiatura fotografica.
Il ricorso, davanti al giudice di pace di Ovada (discusso giovedì scorso ndr), è infatti risultato vittorioso.
La Globo Consumatori ha fatto leva sull'assenza della taratura del sistema che scatta la fotografia. Secondo l'associazione la macchina
fotografica infatti non è uno strumento di misurazione e quindi non sarebbe possibile tararla. Lo è, invece, il Sicve o l'autovelox, che
mandano un impulso, invece, alla macchina fotografica. "E' stato il primo ricorso presentato su apparecchiature tutor - ha spiegato
Mario Gatto, presidente di Globo Consumatori. E' stato accettato il ricorso in base alle contestazioni sulla correttezza e legittimità
dell'apparecchiautra tutor. Le contestazioni mosse sono diverse. La prima è che sul verbale notificato è indicata un'apparecchiatura
generica ma non il modello e il numero di omologazione ministeriale. La seconda verte sulla regolarità della metodologia usata e
questo grazie anche alle considerazioni dell'ingegner Mario Mosca, direttore del centro Accredia che provvede alla caratura di questi
strumenti. Noi abbiamo sollevato dubbi sull'apparecchiatura fotografica visto che non è soggetta a taratura per sua natura. Per fare
esempio potrebbe accadere quanto a volte si verifica tra computer e stampante. In questi casi talvolta il segnale arriva in ritardo. Alla
stessa maniera la foto potrebbe essere stata scattata ad un veicolo che segue quello che commette l'infrazione".
Mario Gatto solleva poi un'altra questione connessa ai tutor: "tutto è collegato alla misurazione tempo-spazio ma anche qui la cosa è
molto discutibile. Un conto è se il percorso viene esaurito in linea retta, un altro è se si tengono in considerazione le curve della strada o
dell'autostrada. Chiaramente in linea retta compierò molto meno tempo."
Il giudice di pace di Ovada deve ancora depositare le motivazioni ma di certo la sentenza rischia di aprire la strada a molteplici ricorsi di
altri automobilisti. Intanto il 2 di novembre ci sarà un'altra udienza sulla questione tutor, questa volta davanti al giudice di pace di
Genova.
Redazione
Il risanamento di Atm passa dalla cassa integrazione in deroga
E’ terminata poco prima di mezzanotte l’assemblea dei lavoratori Atm per discutere del futuro dell’azienda e, soprattutto, della proposta
di attivare la cassa integrazione in deroga per un gruppo di dipendenti della partecipata del settore trasporto del capoluogo. Durante la
lunga assemblea, ha raccontato Alessandro Porta, Segretario Uiltrasporti, non sono mancate ‘voci di dissenso’, ma alla fine la
maggioranza dei lavoratori ha votato per l’apertura di un tavolo a partire dalla prossima settimana per definire tutti i dettagli dell’accordo,
in parte delineato durante il confronto avvenuto lunedì mattina tra i Segretari di categoria e l’azienda. “In queste settimane abbiano
collaborato con Atm – ha ricordato ancora Porta - e lunedì siamo arrivati alla stesura di una bozza di accordo in cui sono previste anche
alcune clausole di salvaguardia per i lavoratori”. Accantonata, ha spiegato il sindacalista della Uil, l’ipotesi dei contratti di solidarietà
“una soluzione troppo rischiosa per i lavoratori, perché avrebbe previsto un licenziamento”. Da lunedì prossimo, quindi, partiranno una
serie di confronti tra i sindacati, l’azienda e anche la proprietà per definire le modalità della cassa in deroga e di una generale
ristrutturazione organizzativa dell’azienda per cercare di ridurre i costi e ottimizzare la produttività. “L’azienda – ha aggiunto ancora
Porta - spiegherà ai segretari di categoria quanti lavoratori entreranno in cassa e con quali modalità. Noi chiederemo ovviamente di
motivare ogni scelta aziendale e poi, nel pomeriggio, presenteremo il documento ai rappresentanti dei lavoratori in azienda. Da martedì
partirà quindi la discussione settore per settore”. Tutti i dettagli verranno quindi definiti a partire dalla prossima settimana, ma, al
momento, gli autisti Atm sembrerebbero esclusi dalla cassa in deroga. “L’organico in questo settore è ridotto, mancano 14 autisti.
Purtroppo, però, nulla è ancora certo. Dobbiamo capire come l’ultimo taglio di 800 mila euro da parte della Regione Piemonte inciderà
sulle tratte e le corse di Atm. Diciamo che, al momento, sembra difficile che la cassa in deroga possa incidere su questo settore”.
Intanto, sempre durante la riunione di lunedì mattina tra i sindacati di categoria e l’azienda è almeno arrivata una buona notizia sul
fronte stipendi. “La dirigenza Atm ha messo per iscritto l’impegno a corrispondere la mensilità di settembre. L’azienda, ancora una volta,
ricorrerà a fondi propri. Nonostante un mese fa la Regione abbia firmato un mandato di pagamento per 1,6 milioni di euro a favore di
Atm, questi soldi, ad oggi, non sono ancora arrivati”. Gli stipendi di settembre potrebbero forse arrivare sui conti di correnti dei lavoratori
con qualche giorno di ritardo, ma almeno per questo mese dovrebbero essere garantiti. “Tra i dipendenti Atm c’è ormai un misto di
rassegnazione e speranza – ha concluso il Segretario Uiltrasporti - I lavoratori sono impotenti rispetto a quanto sta capitando. La
speranza è che la cassa integrazione possa servire a rimettere in piedi l’azienda, affinchè nessuno debba perdere il proprio posto di
lavoro”.
Redazione
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24/09/2013
data
24/09/13
pagina
web
Scongiurata la chiusura del commissariato: arrivano cinque nuovi agenti
Lo ha comunicato il questore Filippo Dispenza ai sindacati di polizia, che in mattinata avevano incotrato anche il sindaco
Demezzi e l'assessore Riboldi
La chiusura del commissariato di Casale Monferrato parrebbe scongiurata. In giornata i rappresentanti dei sindacati di polizia hanno
avuto una serie di incontri: con il prefetto Romilda Tafuri, con il questore Filippo Dispenza e, in mattinata con il sindaco Giorgio Demezzi
e l'assessore alla Sicurezza Federico Riboldi (nella foto). Tutte le autorità provinciali incontrate dai sindacalisti si sono dimostrate
sensibili alle problematiche sollevate, condividendo la necessità di mantenere efficiente il commissariato di pubblica sicurezza di Casale
Monferrato.
A seguito di un mirato intervento presso il dipartimento della pubblica sicurezza, il questore Dispenza ha formalmente comunicato la
possibilità di una imminente assegnazione di cinque poliziotti di nuova nomina, tre dei quali in sostituzione del personale già trasferito
ad altra sede e due a parziale integrazione del personale mancante rispetto al previsto organico, da impiegarsi nei servizi di controllo
del territorio.
In mattina i sindacati avevano incontrato anche il sindaco Demezzi e l'assessore Riboldi, che hanno preso atto della difficoltà in cui si
trova il commissariato di via Vercelli: alla mancanza di personale già esistente, infatti, si è aggiunta la mancata sostituzione di tre agenti,
provocando problematicità, soprattutto nel periodo estivo, nel garantire i numerosi servizi a cui sono chiamati i poliziotti, tra cui, ad
esempio, il nuovo ufficio passaporti.
Demezzi e Riboldi hanno voluto subito dichiarare la propria vicinanza agli agenti, ribadendo l’importanza del lavoro svolto dal
commissariato casalese non solo in città, ma su tutto il territorio monferrino.
Demezzi si è inoltre impegnato a vigilare sulle sostituzioni, dando la propria disponibilità a portare, anche personalmente, le istanze
degli agenti al Prefetto.
Redazione On Line
Proteste per la serata omofoba al San Filippo. I Giovani Democratici:
'Scriveremo a Papa Francesco'
Prime reazioni al convegno di ieri sera organizzato da un'organizzazione cattolica integralista
Ieri sera si è svolto all'auditorium San Filippo un dibattito organizzato da un'organizzazione cattolica integralista dal titolo 'Gender –
Omofobia – Transfobia: verso l'abolizone dell'uomo?' con contenuti di stampo chiaramente omofobo. Il convegno è stato accompagnato
per tutti i giorni precedenti da una nutrita serie di polemiche e ieri sera, davanti al San Filippo, c'è stato un presidio pacifico da parte di
diverse associazioni. Il convegno non è poi giunto alla fine per la protesta, sempre pacifica, delle stesse associzioni. E arrivano le prime
reazioni. I Giovani Democratici (gruppo giovanile del Partito Democratico, nella foto) hanno appena diffuso questo comunicato, che
pubblichiamo integralmente.
ANCHE I GIOVANI DEMOCRATICI AL PRESIDIO DI PROTESTA CONTRO L’OMOFOBIA
“Chi sei tu per giudicare?” – Con questo slogan si sono presentati i Giovani Democratici di Casale Monferrato al presidio di protesta
pacifica organizzato ieri sera (domenica 22) in occasione del convegno/dibattito organizzato da alcune associazioni cattoliche locali
intitolato Gender – Omofobia – Transfobia: verso l’abolizione dell’uomo?
I ragazzi hanno voluto sia ascoltare ciò che i relatori Ronco (ordinario di Diritto Penale) e Razeto (giurista per la vita e bioeticista)
avevano da dire – non risparmiando disappunto e forte perplessità sulle argomentazioni esposte, soprattutto sui punti riguardanti la
patologia dell’omosessualità e una sorta di ideologia che sarebbe alla base di tutto – ma poi si sono anche intrattenuti con molti dei
presenti per scambiarsi opinioni ed impressioni sulla serata, sulla legge approvata alla Camera proprio su questo tema e di molto altro,
fraternizzando e facendo se possibile ancor più proprio una battaglia di civiltà e di giustizia sociale.
“Sono contrario a questo tipo di serate – ha dichiarato Simone Gay, coordinatore dei GD di Casale – poiché le tematiche e le
argomentazioni non solo sono sterili ma sono spesso anche offensive nei confronti di una comunità di ragazzi e ragazze che non fanno
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24/09/2013
male a nessuno ma che semplicemente chiedono di vedere, finalmente, riconosciuti i loro diritti di uomini come dice la nostra
Costituzione e come credo debba dire il buon senso di ognuno di noi.”
Sulla legge approvata alla Camera in settimana aggiunge: “E’ un primo piccolo passo di un lungo cammino. I dati rilasciati dagli studi
dell’Unione Europea in merito vedono l’Italia al penultimo posto come efficienza legislativa su questo tema. Bisognava necessariamente
dare un segnale. Questa maggioranza, e il momento storico che vive, non ha permesso di affrontare l’argomento nella sua interezza,
ma mi auguro che in un futuro molto prossimo, con un assetto diverso dei numeri, si possano compiere passi più decisi e decisivi.”
E infine conclude: “In settimana le parole di Papa Francesco hanno aperto ai gay. Credo che non gli farebbe piacere sapere che proprio
nelle zone da cui proviene si tengono questo tipo di incontri. Stiamo seriamente valutando di scrivere al Santo Padre per metterlo al
corrente di quanto è accaduto.”
Redazione On Line
data
24/09/13
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web
Le Pera (Fimmg Emilia Romagna): le case della salute non siano mini-ospedali
Ben 54 case della salute in Toscana a fine 2013, 48 in Lazio presto attive, decine ai nastri in Emilia
Romagna e qualcuna pure in Umbria: il medico di famiglia cambia casa, ma c’è il rischio che le
nuove strutture più che al suo studio somiglino a piccoli ospedali riconvertiti e, magari coordinate da
ospedalieri, diano agli assistiti risposte meno appropriate o più burocratiche. I medici Fimmg
dell’Emilia Romagna preparano per ottobre un documento per la Regione, che è stata tra le prime a
scommettere su questa formula assistenziale. «Molte case della salute qui sono a regime grazie al
lavoro dei gruppi di cure primarie di mmg – dice Renzo Le Pera segretario Fimmg regionale - eppure
la Regione non ha dettato un modello gestionale né ha mai discusso con nostre rappresentanze
ufficiali. Le vie sembrano due: o far perno sul valore aggiunto della medicina generale o avvalersi di
personale dipendente. La tentazione di limitarsi a riconvertire piccole strutture e dirottare personale
Ssn potrebbe prevalere. Per noi, la casa della salute non è un “ospedale leggero”; deve piuttosto
fare medicina d’iniziativa per i pazienti cronici e coordinare cure domiciliari, integrandosi con
infermieri e specialisti del territorio. Speriamo di poterci confrontare». Per Le Pera, le Case possono
convivere con gli studi decentrati dei medici di famiglia, i quali si distribuirebbero tra impegni. «Il
sistema delle cure primarie è l’unico a non aver subito incrementi di costo grazie a due plus che non
dovremo mai perdere: il rapporto fiduciario con l’assistito, per noi non trasferibile, e la capillarità dei
nostri studi, che può convivere con la nostra partecipazione da protagonisti negli organici delle Case».
Mauro Miserendino
Inquinamento e tumori, da Venezia novità sul nesso ambientale
«La nona conferenza “Future of Science” fa emergere una realtà nuova con ricadute chiave nella
lotta ai tumori: siamo in grado di misurare l’impatto ambientale sui geni». Dal meeting delle
Fondazioni Cini, Veronesi e Tronchetti Provera a Venezia, Pier Giuseppe Pelicci, Direttore del
Dipartimento di oncologia sperimentale all’Ieo di Milano condivide il messaggio di un numero
crescente di medici che invitano ad andare oltre ai consueti stili di vita errati (fumo, alcol etc) per
spiegare l’insorgenza dei tumori. «Ci si sofferma ancora troppo sul ruolo dei geni», dice Pelicci.
«Fatta eccezione per i tumori ereditari –7-8% del totale– è forte la probabilità che le mutazioni
cellulari all’origine dei tumori derivino da un accumulo di alterazioni genetiche indotte dall’ambiente.
Oggi si è scoperto che la cromatina, questo involucro intorno al DNA che ne controlla funzioni e
stabilità, riceve segnali dal mondo esterno che si trasmettono al codice genetico, di continuo. C’è di
più. Ricerche degli ultimi anni confermano che le alterazioni indotte dall’ambiente si possono
trasmettere per 4-5 generazioni. La cromatina conserva la memoria dell’effetto ambientale sul Dna:
ciò apre prospettive per misurare anche la carcinogenesi e arrivare a diagnosi e terapie individuali».
Per sensibilizzare la politica verso investimenti ambientali come per i casi di Taranto e e Campania,
secondo Pelicci «è importante disporre di Registri Tumori aggiornati del territorio e che la medicina
generale offra dati sempre più ricchi per preparare il terreno a un cambiamento imminente, epocale,
nella comprensione di come si generano e si combattono i tumori».
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24/09/2013
Spesa sanitaria Usa in aumento, in Italia rischio maggior esborso privati
L'Affordable Care Act, la riforma sanitaria fortemente voluta dal presidente americano Barack
Obama, presenterà presto il conto e inciderà in modo significativo sulla spesa sanitaria negli Stati
Uniti a partire dal 2014. Lo afferma un report pubblicato su Health Affairs, che comunica le proiezioni
della spesa per la salute nel prossimo decennio. Secondo il documento, già quest’anno il governo, le
imprese e le famiglie spenderanno 2.900 miliardi di dollari, circa il 18% dell’economia americana, ma
la spesa è destinata a lievitare sia in valore assoluto che in percentuale, fino a sfiorare il 20% del Pil
tra dieci anni. Il presidente Usa ha dichiarato che la riforma farà diminuire i costi delle assicurazioni e
innalzerà la qualità del servizio sanitario, ma già nel 2014 inciderà sull’aumento della spesa sanitaria
per l’1,6%. Come spiega Claudio Iommi del Cergas Bocconi, «la riforma Obama non stravolge il
sistema, ma cerca di risolvere il problema specifico della fascia di popolazione più povera, che non
riesce ad accedere alle cure». In Italia, il sistema sanitario è completamente diverso e la spesa
sanitaria è appena dell’8,9% (7,2% pubblica e 2,7% privata). «Come in Gran Bretagna e in Francia, ricorda Iommi – il nostro modello intende fornire una copertura universale, anche perché la salute è
riconosciuta come diritto costituzionalmente garantito. Eppure i sistemi europei spendono molto
meno di quello americano, si va dal’8,9% dell’Italia all’11,3% della Germania». E i risultati? «In base
alle classifiche stilate qualche anno fa dall’Oms, l’Europa è posizionata meglio degli Stati Uniti e, in
particolare, Francia e Italia si collocano ai vertici». C’è dunque una maggiore efficienza e un migliore controllo della spesa rispetto ai
sistemi sanitari di tipo assicurativo, come quello americano. Ma il futuro, che cosa ci riserva? «In prospettiva – risponde Iommi - c’è il
rischio che la componente privata della spesa sanitaria aumenti per effetto della limitazione delle risorse pubbliche, ma non credo che
questo comporti una rinuncia alla filosofia universalistica».
Renato Torlaschi
Oncologia e cure palliative integrate: il modello c’è, manca il network
Anche se le cure simultanee – basate sull’integrazione tra terapie oncologiche e cure palliative sono state inserite nel Piano oncologico nazionale 2010-2013 e riconosciute, a livello internazionale,
come modello ideale per rispondere pienamente alle esigenze del malato, carenze organizzative e di
personale dedicato sono d’ostacolo alla sua completa realizzazione. L’allarme è stato lanciato nei
giorni scorsi a Roma durante la “I Conferenza di consenso sulle cure simultanee”, organizzata
dall’Aiom (Associazione italiana di oncologia medica) e alla quale hanno partecipato rappresentanti
del ministero della Salute, del Coordinamento tecnico della Commissione salute, e i presidenti di
varie società scientifiche e associazioni di pazienti. Le cure simultanee, ricorda un comunicato Aiom,
devono essere applicate ai pazienti oncologici che giungono alla diagnosi quando la patologia è in
fase avanzata (in Italia sono circa il 35%). Negli ultimi anni, infatti, un elevato numero di studi ha
dimostrato l’utilità di associare sistematicamente - nei malati in fase metastatica - il trattamento dei
molteplici sintomi dovuti al cancro (fisici, psicologici, sociali e spirituali) alle terapie antitumorali, così
da conseguire non solo un beneficio su tutti i parametri della qualità della vita ma, in qualche caso,
anche un aumento della sopravvivenza. Pertanto «è essenziale» secondo Vittorina Zagonel,
presidente della Conferenza «che le reti di Cure palliative, previste dalla Legge 38, si interfaccino in
maniera sistematica con le reti e i dipartimenti di Oncologia, per garantire ai pazienti oncologici, su
tutto il territorio nazionale, le cure simultanee». Secondo un sondaggio online condotto dall’Aiom, l’86% degli oncologi si dice favorevole
a un’integrazione precoce tra oncologia e servizi di cure palliative, ma solo il 31% dichiara che questa è operativa dove lavora. Va però
rimarcato che l’Italia in questo settore detiene il primato europeo, con 35 centri di oncologia certificati dall’Esmo (Società europea di
oncologia medica) per l’integrazione precoce. «Il documento di consenso, scaturito dalla Conferenza» annuncia infine Zagonel «sarà
presentato al ministro della Salute in occasione del Congresso nazionale Aiom, che si terrà a Milano dall’11 al 13 ottobre».
Arturo Zenorini
Certificati per attività sportive, emendamento per chiarire
Da quest'anno non è più obbligatorio il certificato medico per fare un corso di danza, di nuoto o educazione fisica a scuola, tanto meno
serve un elettrocaridiogramma (Ecg), come invece molti si sentono richiedere. Ma, ad avere le idee confuse sono le famiglie, i medici e
anche i proprietari di palestre. «Siamo al paradosso, l'Ecg serve per il torneo di tennis ma non per un corso. Un emendamento al
decreto sulla pubblica amministrazione presentato dal senatore Amedeo Bianco, però, prevede linee guida per fare chiarezza», spiega
Giacomo Milillo, segretario della Fimmg (Federazione medici di medicina generale).
Le novità in materia di certificazione sportiva erano state introdotte dal decreto Balduzzi e introducevano una distinzione fra tre tipi di
certificazioni a seconda dell'attività svolta: amatoriale e ludico motoria, come andare in palestra; non agonistica, ad esempio un torneo
di calcetto, e, infine, non agonistica ma ad alto impatto cardiovascolare, come gare podistiche superiori ai 20 km, svolte da non tesserati
a federazioni e ad associazioni sportive. La norma, per tutte le attività, richiedeva un Ecg, ma ha avuto vita breve. La conversione in
legge del decreto Fare, infatti, «per non gravare cittadini e Servizio sanitario di ulteriori onerosi accertamenti», lo scorso 20 agosto ha
soppresso l'obbligo di certificazione per attività ludico-motoria, mantenendolo per quella sportiva non agonistica. Quanto all'Ecg, viene
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lasciato sempre alla discrezionalità del medico. Nonostante le precisazioni del ministero e le circolari delle Asl, molte le domande. «Le
palestre continuano a richiedere il certificato anche se non necessario, qualcuno perché non lo sa, qualcuno per tutelarsi», spiega
Milillo. Stessa cosa fanno i medici. «Spesso l'Ecg viene richiesto solo a scopo cautelativo e si traduce in una spesa per le famiglie e in
un aggravio di lavoro per gli ospedali». Un certificato rilasciato senza approfondimento diagnostico, infatti, potrebbe essere considerato,
in sede legale, un'imprudenza. I medici «vivono nel timore della magistratura», conclude Milillo. (M.M.)
Pianeta Farmaco
In arrivo biologico contro tumore ovaio. Rimborso Ssn solo se funziona
A quasi due anni dall’approvazione europea sembra imminente, non oltre la fine dell’anno, la
disponibilità sul mercato italiano di un trattamento per il tumore dell’ovaio. Si tratta di bevacizumab,
uno dei primi farmaci biologici, che ottiene dall’Aifa l’indicazione per il quinto tipo di tumore dopo
averla ottenuta con quelli di colon-retto, mammella, polmone e rene. Si tratta come hanno spiegato
gli esperti in conferenza stampa a Milano, della prima novità terapeutica per questo tipo di tumore da
15 anni a questa parte. Quella dell'ovaio è ancora oggi una delle forme tumorali più aggressive, ma
è anche subdola perché asintomatica nelle fasi iniziali, tanto che sono 4900 le donne italiane che
ogni anno si scoprono ammalate (con disturbi come gonfiore e dolori addominali, difficoltà digestive
e problemi intestinali) ma nel 70% dei casi sono già in uno stadio già avanzato della malattia.
Le indicazioni dettate dall'Aifa per il bevacizumab, prodotto da Roche, riguardano per il momento
solo il suo utilizzo, in associazione alla chemioterapia, come farmaco di prima linea: per un
carcinoma ovarico metastatico (al 3/o o 4/o stadio). Non potranno usufruirne le pazienti con malattia
non metastatica (su queste non è ancora stato sperimentato) né quelle che hanno una recidiva, per
le quali la domanda di approvazione è già stata inoltrata e ci si attende il benestare entro la fine del
2014. L'accordo dell’azienda con l'Aifa stabilisce, primo caso in Europa, che il suo costo, anticipato
dalla casa produttrice, venga rimborsato dal Servizio Sanitario solo in caso di beneficio del farmaco,
rilevato a 8 mesi dalla somministrazione. Quali sono i benefici del bevacizumab? Nonostante l'80% delle pazienti risponda
positivamente ai farmaci chemioterapici» spiega Nicoletta Colombo, Direttore della Divisione ginecologica dell' Istituto Europeo di
Oncologia «la malattia si ripresenta con una recidiva nella maggior parte dei casi entro due anni. Gli studi effettuati dimostrano che
bevacizumab aggiunto alla chemioterapia e somministrato in fase di mantenimento, è in grado di ritardare la recidiva di alcuni mesi».
Ma Colombo sottolinea che il grande problema di questo tumore è nella difficoltà di fare prevenzione. «Non disponiamo ancora» spiega
«di un precursore che ci informi sul processo tumorale in atto, come per altri tumori. Si sa poco anche della sua origine: si pensa che
nel 50% dei casi esso nasca a livello della tuba e che le cellule tumorali sgocciolino immediatamente nell'ovaio e fuori di esso. In
pratica, è come se nascesse metastatico. Per questo si diffonde molto velocemente all'addome».
Marco Malagutti
Diritto Sanitario
Mancata collaborazione del paziente nel fornire indicazioni
Il fatto
Un paziente il 3 luglio 1999 si recava presso un pronto soccorso ospedaliero dove veniva riscontrato un trauma contusivo alla regione
inguinale sinistra; trattato con un antidolorifico - veniva emessa prognosi di sette giorni. L’uomo si ripresentava; riscontrati esiti di
ematoma alla parete addominale, era trattato con antidolorifico; in entrambi i casi la causa riferita era sinteticamente indicata nei referti
come accidentale, senza altre specificazioni; nel secondo referto si evidenziava che il trauma era avvenuto nel precedente lunedì ossia
il 28.6.1999; il 4 luglio, nuovamente presentatosi al pronto soccorso, veniva eseguito esame ecografico che indicava la presenza di un
vasto ematoma della parete addominale della regione lombare, interessante la zona pelvica; si disponeva quindi ricovero per il
drenaggio dell'ematoma, consigliando "un eventuale controllo ecografico e/o Tc addome nelle prossime 24/48 ore". Nell'anamnesi si
dava atto che il paziente riferiva un "trauma accidentale della regione ipogastrica", avvenuto sei giorni prima, cui era seguita la
tumefazione nella stessa sede, aumentata via via di volume. Successivamente si eseguiva un esame radiografico del bacino e dell'anca
sinistra che risultava negativo; ancora di seguito era ripetuto l'esame ecografico; la diagnosi - un ematoma suppurato della parete
addominale - conduceva a un intervento con incisione e drenaggio del materiale suppurato che era esaminato e risultava positivo per
l'escherichia coli. A seguito di un esame radiografico, si procedeva a un nuovo intervento, d'urgenza, di drenaggio dell'ematoma
suppurato della parete addominale e toracica sinistra;l'analisi del materiale suppurato dava i medesimi risultati precedenti. Seguivano
esami di laboratorio, quindi il paziente era inviato presso altra struttura ospedaliera dove, in sede di anamnesi, riferiva di un trauma
contusivo al fianco sinistro cui era seguito l'edema; i medici rilevavano, tra l'altro una lesione necrotica del diametro di 4 cm alla faccia
mediale della coscia sinistra, in prossimità dell'inguine; eseguita una Tac del torace e dell'addome che rivelava liquido libero nel piccolo
bacino, si procedeva a nuovo intervento chirurgico. L'intervento consisteva in una laparotomia totale con drenaggio di una raccolta
purulenta localizzate nelle pelvi; si identificava inoltre un'ulteriore raccolta purulenta alla radice della coscia ed, ivi, si trovava una
scheggia di legno (4 cm 0,5 cm); era pure individuata una piccola ferita della cute del perineo che si supponeva fosse la porta
d'ingresso del corpo estraneo. Di seguito, in presenza di uno stato settico non dominabile, il paziente era inviato al reparto malattie
infettive, ove era diagnosticata una fascite necrotizzante che conduceva alla morte. Il Tribunale di Orvieto e, successivamente, la Corte
d’Appello di Perugia, hanno respinto le richieste risarcitorie avanzate dai congiunti dell’uomo. La Suprema Corte, con la sentenza n.
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20904 del 12 settembre 2013, ha censurato gli esiti e le motivazioni rese nel secondo grado di giudizio, sia sul piano della ricostruzione
del nesso di causalità, sia in relazione alla valutazione della violazione del dovere di diligenza e al funzionamento concreto della
limitazione di responsabilità ai sensi dell’art. 2236 c.c, riconoscendo in taluni risvolti della vicenda i profili della responsabilità medica da
valutare in un nuovo giudizio d’appello.
Profili giuridici
L'attribuire rilievo a una mancata collaborazione o imprecisione del paziente nel fornire le indicazioni in sede di anamnesi è singolare,
atteso che, una volta iniziato il rapporto curativo, la ricerca della situazione effettivamente esistente, almeno per quanto attiene alle
evidenze del suo stato psico-fisico, è affidata al sanitario che deve condurla in modo pieno e senza fidarsi dell'indirizzo che può essergli
stato suggerito dalle dichiarazioni ottenute in sede di anamnesi, integrando, un diverso operare, una mancanza palese di diligenza. Ne
consegue che deve escludersi che l'incompletezza o reticenza sotto il profilo indicato delle informazioni sulle sue condizioni psicofisiche, se queste sono accertabili dal sanitario e dalla struttura attraverso l'esecuzione accurata secondo la lex artis della prestazione
iniziale del rapporto curativo, non può essere considerata ragione giustificativa per l'applicazione della limitazione di responsabilità di cui
all'art. 2236 c.c (prestazioni che implicano la soluzione di problemi tecnici di particolare difficoltà). La Suprema Corte ha quindi indicato
al nuovo giudice di non considerare la fattispecie di responsabilità riconducibile alla limitazione dell’art. 2236 codice civile. Nel
procedere al riesame, il giudice di rinvio, dovrà valutare se le violazioni del dovere di diligenza commesse dalla struttura ospedaliera del
primo ricovero, ove non si fossero verificate, avrebbero determinato una situazione tale da impedire l'evoluzione della patologia in
fascite necrotizzante, ma, ove dovesse constatare che non è possibile dare una risposta certa sul punto, l'incertezza conseguente
graverà sulla struttura ospedaliera, perché essa era onerata di provare l'assenza di profili di colpa nell'esecuzione del rapporto curativo.
Se, dunque, sulla base delle risultanze degli atti, resterà oscuro se uno svolgimento diligente della prestazione avrebbe potuto impedire
l'evoluzione della patologia con esito finale mortale, l'incertezza graverà sulla struttura ospedaliera orvietana con ogni conseguenza in
punto di affermazione della responsabilità. Dovrà invece escludersi che l'incertezza possa essere fatta gravare sui congiunti del
paziente, perché altrimenti, con inversione del criterio di riparto della prova dell'elemento soggettivo, li si onererebbe della prova della
colpa della struttura, che, invece, era ed è onerata di provare la propria assenza di colpa.
Esito del giudizio
La Corte di Cassazione, accogliendo alcuni dei motivi di ricorso, ha cassato la sentenza impugnata rinviando alla Corte d’Appello di
Roma per un nuovo giudizio.
[Avv. Ennio Grassini – www.dirittosanitario.net]
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