“L’emozione è come uno strattone. Qualcuno ti sollecita, ti tira per la manica. A volte è una scossa violenta, un colpo doloroso. Richiede di essere riconosciuta, esige di essere compresa. Le emozioni rappresentano indicatori preziosi dell’importanza di un dato elemento e costituiscono l’occasione per porsi un determinato problema. Come tali sono fra gli aspetti più affascinanti della vita mentale, sia per noi stessi che per coloro che ci stanno a cuore.” (Oatley, 2007, p. 30) Etimologicamente il termine emozione deriva dal latino ex-movere, muovere, tirar fuori dall’interno del corpo intero, non fa riferimento solo ai processi cerebrali. Dal punto di vista qualitativo, si distinguono: EMOZIONI PRIMARIE (considerate innate e corrispondenti ad espressioni facciali universalmente riconoscibili e a pattern di risposte fisiologiche abbastanza specifici) ed EMOZIONI SECONDARIE (legate all’apprendimento sociale relativo all’esperienza culturale, miste o complesse) EMOZIONI POSITIVE (suscitate da stimoli piacevoli) EMOZIONI NEGATIVE (da stimoli che danno dispiacere) Dal punto di vista quantitativo, le emozioni variano quanto a INTENSITÀ percepita (soggettivamente, da chi le prova, o da un osservatore che si basa sulle manifestazioni espressive) Dal punto di vista della motivazione e della tendenza all’azione, l’organismo è predisposto a rispondere con l’avvicinamento e l’incorporazione a stimoli che danno PIACERE, a valenza positiva, e suscitano EMOZIONI POSITIVE e con l’evitamento al DISPIACERE (EMOZIONI NEGATIVE) si verifica non si verifica DESIDERABILE GIOIA DISPIACERE INDESIDERABILE STRESS SOLLIEVO Perché cominciare dall’espressione delle emozioni? La psicologia evoluzionistica accoglie la concezione dell’emozione come costrutto multidimensionale fra corpo e mente I processi emotivi sono mediati da strutture filogeneticamente antiche del sistema nervoso centrale e periferico e importanti per l’autoregolazione dell’ “ambiente interno” Lo sviluppo ontogenetico nella relazione infant-caregiver è alla base della formazione della personalità e all’origine della coscienza (macchina virtuale culturale secondo Dennett, “emergenza” dalla complessità per Edelman e Tononi ecc…) La comunicazione nella relazione è radicata nel biologico e la mentalizzazione dell’esperienza vissuta apre il soggetto all’ambiente sociale e alla cultura Rappresentazione e pensiero nascono dal feedback ripetuto dell’espressione automatica non verbale e verbale, dall’abitudine e dalla memoria, che vengono in parte assoggettate al controllo volontario e permettono al comunicatore responsabile di dire quello che ha progettato… tuttavia lo stile personale del comunicatore efficace rimane anche espressione della sua personalità e dei processi affettivo-cognitivi nel qui ed ora….. E la comunicazione tra psicologo e utente, cliente, paziente? Tra il mito dell’empatia e l’esercizio di role-taking intelligente e di un role-playing da buon attore (che usa il metodo Stanislavslkij dell’Actors studio e non “recita”) ….. Charles Darwin (1809-1892) nella maturità e nella vecchiaia Opere di C. Darwin 1845 Journal of researches into the natural history and geology of the countries visited during the voyage of H.M.S. Beagle round the world, under the command of captain FizRoy 1859 The origins of species by means of natural selection, or the preservation of favoured races in the struggle for life 1871 The descent of man, and selection in relation to sex 1872 The expression of the emotions in man and animals 1877 A biographical sketch of an infant Il viaggio del Beagle (1831-1836) I fringuelli delle Galapagos Come lavorava Darwin induzione SPIEGAZIONE OSSERVAZIONE (teorizzazione) Raccolta dei dati con metodo indiretto, ricorso a informatori (per lettera, mostrando fotografie e chiedendo conferma in modo suggestivo) Varietà delle fonti, ricerca del perché le espressioni delle emozioni hanno una certa forma Fonti di Darwin per la teoria dell’evoluzione Ipotesi teorica del nonno Erasmus Darwin sull’evoluzione Saggio sul principio della popolazione di Malthus (1798) 1809 Jean-Baptiste Lamarck formula il principio dell’uso e del non uso Herbert Spencer parla di “sopravvivenza del più adatto” L’articolo di G. Mendel (1886) sui meccanismi dell’incrocio è stato ritrovato intonso nella libreria di Darwin! Solo nel 1889 l’embriologo tedesco August Weismann inizia a chiarire i meccanismi dell’ereditarietà genetica Caricatura della Descent of man (Darwin, 1871) Opere sull’espressione delle emozioni prima di Darwin (1872) 1805 sir Charles Bell sulla muscolatura facciale “il muscolo corrugatore del sopracciglio…in modo inspiegabile, ma con molta chiarezza, rivela l’attività della mente”. Darwin sottolineò la frase nella sua copia commentando “E la scimmia? …L’ho visto ben sviluppato nelle scimmie…Sospetto che non abbia mai dissezionato una scimmia.” 1862 Duchenne de Boulogne, neurologo francese, distingue il sorriso spontaneo, che contrae sia il muscolo zigomatico maggiore sia quello orbicolare dell’occhio, dal falso sorriso di circostanza (stiramento delle labbra e degli angoli della bocca verso l’alto) 1865 Conferenze sull’espressione dell’anatomista francese Gratiolet Volti da Duchenne Fotografie da L’espressione TESI PRINCIPALI di Darwin -Universalità dell’espressione, facciale e vocale, come prodotto dell’evoluzione della specie umana (i gesti sono per lo più convenzionali e culturalmente appresi) -Continuità della specie umana con quelle animali -Origine dell’uomo MONOFILETICA (progenitori comuni) anziché POLIFILETICA (progenitori differenti) contro il creazionismo C. Darwin (1872) L’espressione delle emozioni nell’uomo e negli animal -dimostra l'esistenza di ESPRESSIONI FACCIALI UNIVERSALI, presenti anche nei ciechi dalla nascita e simili a quelle degli animali. -formula TRE PRINCIPI generali dell’ evoluzione dei segnali non verbali: 1) il principio dell' ASSOCIAZIONE UTILITARIA DI ABITUDINI o RITUALIZZAZIONE (un comportamento acquisisce funzione comunicativa perché i conspecifici lo usano come indizio predittivo e questo ha valore di sopravvivenza); 2) il principio dell'ANTITESI (comportamenti opposti a quello che dà un certo messaggio comunicano il messaggio opposto) 3) il principio delle RISPOSTE VEGETATIVE DEL SISTEMA NERVOSO AUTONOMO (tremare di paura o arrossire di vergogna sono espressioni di emozioni che vengono riconosciute come tali). Sottomissione e aggressione nel cane Fattori dell’oblio dell’Espressione secondo Ekman (1995) 1) ANTROPOMORFISMO (in contrasto con il behaviorismo prevalente) 2) DATI ANEDDOTICI non sistematici 3) EREDITARIETÀ DEI CARATTERI ACQUISITI (prevale nelle edizioni successive sulla mutazione e selezione casuale) 4) non tratta il VALORE DELL’ESPRESSIONE PER LA COMUNICAZIONE (in quanto argomento finalistico tradizionale a sostegno della tesi creazionista) 5) BIOLOGISMO INNATISTA (in contrasto con il relativismo ambientalista ritenuto più “democratico”) Darwin con la figlioletta Annie, morta nel 1851 L’ultima opera di John Bowlby è una biografia di Darwin I protagonisti della “storia personale del dibattito ” sull’universalità dell’espressione secondo Ekman Lo studio delle basi biologiche ereditarie delle differenze individuali è condannato, negli Stati Uniti del secondo dopoguerra, per ragioni politicoideologiche, legate al rischio di strumentalizzazione razzista Margaret Mead (1901-1968) antropologa culturalista, nel 1955 scrive una Prefazione critica alla nuova edizione dell’Espressione Gregory Bateson, suo marito, teorico geniale, documentò con una cinepresa il comportamento non verbale dei Balinesi parlando di “segnali” Ray Birdwhistell, protetto della Mead, autore della Kinesics, approccio al movimento del corpo, espressione facciale e postura in chiave di apprendimento Silvan Tomkins, filosofo e psicologo, è autore di una teoria sul volto e le emozioni nello spirito darwiniano Il contributo di Paul Ekman Nel 1965, da psicologo clinico skinneriano, inizia la ricerca sull’espressione facciale dell’emozione nella relazione psicoterapeuta-paziente Metodologia mostra fotografie di espressioni facciali a soggetti di culture diverse, insieme ad un elenco di termini indicanti le varie emozioni di base tra i quali scegliere Per rispondere alla critica secondo la quale l’universalità dell’espressione nelle culture potrebbe dipendere dall’imitazione di modelli comuni tramite i media, effettua nel 1967-68, due soggiorni in Papua Nuova Guinea per studiare i Fore, tribù primitiva non letterata e isolata dai mezzi di comunicazione Metodologia Legge brevi storie e chiede di indicare, tra fotografie che esprimono le diverse emozioni di base, qual è quella adeguata alla situazione Universalità e modellamento culturale dell’espressione delle emozioni PAUL EKMAN ha confermato la tesi darwiniana dell’UNIVERSALITÀ dell’espressione delle EMOZIONI FONDAMENTALI (BASIC EMOTIONS), connesse con i comportamenti funzionali alla sopravvivenza, trovando in 21 paesi concordanza sul riconoscimento soprattutto di FELICITÀ, TRISTEZZA e DISGUSTO, in quasi tutti anche di PAURA e COLLERA, e un po’ meno per la SORPRESA che viene spesso confusa. La funzione comunicativa del comportamento espressivo è garantita per via innata, mentre il collegamento con gli STIMOLI ELICITANTI varia secondo i principi dell’apprendimento per condizionamento ambientale. Il CONTROLLO INTENZIONALE dell’espressione emotiva nelle diverse culture non esclude il trapelare (leakeage) della reazione spontanea, che tradisce involontariamente lo stato interno anche al di là della consapevolezza del soggetto e favorisce l’autorivelazione nelle relazioni intime. Volti da Ekman Le regole di esibizione L’espressione delle emozioni varia a causa del controllo relativo richiesto dalla cultura di appartenenza, che socializza il bambino a manifestarle secondo certe modalità, previste dalle REGOLE DI ESIBIZIONE (DISPLAY RULES): -intensificazione o ACCENTUAZIONE, che esagera la manifestazione, -deintensificazione o ATTENUAZIONE, che la minimizza, -neutralizzazione o INIBIZIONE, che sopprime in modo deliberato la manifestazione, -simulazione o MASCHERAMENTO, che sostituisce la manifestazione, mimando l’espressione di un’emozione che non si sente in quel momento. Studenti giapponesi che guardano un film emotigeno da soli (visione privata) esprimono, nei vari momenti del film, emozioni strettamente correlate con quelle dei soggetti americani e altrettanto riconoscibili da osservatori delle due culture, ma in presenza di uno sperimentatore in camice bianco, figura autorevole, scattano le regole di esibizione e i giapponesi mostrano l’imperturbabilità orientale, mascherando le proprie emozioni negative con il sorriso (Ekman e Friesen, 1966). EMOZIONI PRIMARIE E SECONDARIE EMOZIONI PRIMARIE non consapevoli di base: GIOIA, TRISTEZZA, PAURA, RABBIA, SORPRESA, INTERESSE, DISGUSTO Più propriamente, s’intendono come famiglie di emozioni entro le quali si distinguono sfumature o sottigliezze… Emozioni miste: diadi consonanti o conflittuali, dalla tavolozza al caleidoscopio, dimensione temporale e modulazione dell’espressione. EMOZIONI SECONDARIE 1)Emozioni la cui espressione è modellata culturalmente 2)Emozioni primarie condizionate a stimoli elicitanti appresi 3)Emozioni complesse, autoconsapevoli o sociali: vergogna, colpa, imbarazzo, disprezzo, timidezza, orgoglio…... Dal punto di vista della motivazione e della tendenza all’azione, l’organismo è predisposto a rispondere con l’avvicinamento e l’incorporazione a stimoli che danno PIACERE, a valenza positiva, e suscitano EMOZIONI POSITIVE e con l’evitamento al DISPIACERE (EMOZIONI NEGATIVE) si verifica non si verifica DESIDERABILE GIOIA DISPIACERE INDESIDERABILE STRESS SOLLIEVO Il condizionamento delle emozioni a stimoli elicitanti appresi Mentre negli animali inferiori gli stimoli elicitanti hanno il carattere fisso dei releasers dei meccanismi istintivi studiati dagli etologi, nei primati e nell’uomo la maggiore plasticità consente una fase di APPRENDISTATO EMOZIONALE, in cui la risposta rimane invariata (può tutt’al più essere controllata o dissimulata) ma si apprende a produrla in risposta agli stimoli più vari. Per esempio, la PAURA innata adeguata di fronte ai pericoli (precipizi, rumori improvvisi come di tuono o terremoto, o movimenti bruschi di predatori) viene associata per condizionamento a stimoli neutri, spostata su oggetti e situazioni in realtà innocue e nasce l’ANGOSCIA patologica delle fobie (LeDoux, 1996). Emozione e teoria dell’evoluzione L’emozione ha una funzione rapida immediata di regolazione corporea (la vasocostrizione della sindrome di attacco-fuga assicura all’animale un’emorragia meno copiosa nel caso sia ferito durante la lotta) ma produce anche un segnale (il soggetto impallidisce di collera fredda o arrossisce di rabbia calda il che comunica minaccia al conspecifico e può farlo desistere dall’aggressione) Secondo Dawkins predatori e prede sono coinvolti in una “corsa evolutiva agli armamenti” che segue il principio della vita/pranzo: il coniglio corre più veloce della volpe perché deve salvarsi la vita, non solo procurarsi il cibo. L’emozione conferisce flessibilità alle risposte istintive e le rende informative per i conspecifici nelle specie sociali. Con la protezione dai predatori assicurata dal gruppo all’animale sociale e all’uomo, tra gli “strumenti protesici” per procurarsi il pranzo si è sviluppata una mente sempre più capace di inganno (dall’inganno per omissione, non faccio vedere all’altro tutto quello che vedo io, all’inganno per commissione, gli faccio credere cose false)! I PROCESSI AFFETTIVO-MOTIVAZIONALI IN PSICOLOGIA MOTIVAZIONE = il perché dell’azione umana, spinta ad agire di una certa intensità, che nasce dall’interno ed è diretta verso elementi dell’ambiente. Le principali motivazioni di base studiate: fame, sessualità, aggressività. Alcune motivazioni sociali: achievement (successo), sottomissione, dominanza…. EMOZIONE = costrutto multidimensionale relativo alla risposta, veloce dell’organismo a stimoli elicitanti naturali (per le emozioni di base) o socialmente appresi (per le emozioni secondarie o miste). Perché siamo passati dall’epoca della motivazione a quella delle emozioni? Secondo Lecroix (2007) l’accento ottimistico sull’azione ha lasciato il posto al ripiegamento (romantico?) sulle sensazioni, ma, a differenza dei sentimenti sfumati coltivati nell’ottocento, oggi siamo alla ricerca di “sensazioni forti” (Elster, 2005). DIFFERENZE FRA MOTIVAZIONE ED EMOZIONE: 1) la motivazione è attivata internamente (squilibrio omeostatico per la fame), mentre l’emozione è indotta dall’esterno; 2) la motivazione è sollecitata da un bisogno specifico, l’emozione da un’ampia varietà di stimoli (tante circostanze possono farci sentire arrabbiati o felici). OBIEZIONI: La vista del cibo può risvegliare la fame; Una grande fame può risvegliare emozioni,ecc. Componenti dell’emozione -componente fisiologica (attivazione del sistema nervoso autonomo e del sistema endocrino), -componente cognitiva (valutazione), -componente espressivo-motoria (non-verbale e verbale), -componente motivazionale (motore dell’azione) -componente soggettiva (esperienza o vissuto emozionale). Le componenti dell’emozione come costrutto multidimensionale • • • MODIFICAZIONI CORPOREE INTERNE = risposte fisiologiche, in particolare del sistema nervoso autonomo ESPRESSIONI FACCIALI = contrazioni muscolari che muovono i tratti del viso RISPOSTE ALL’EMOZIONE = modi di regolare le emozioni reagendo ad esse o affrontando le situazioni che le hanno indotte Aspetto fisiologicocomportamentale ************************************************ • • • VALUTAZIONE COGNITIVA = attribuzione di significato alle circostanze Aspetto cognitivo ESPERIENZA SOGGETTIVA = tono affettivo del e fenomenologico vissuto privato TENDENZE AL PENSIERO E ALL’AZIONE = urgenza a comportarsi in certi modi (motivazione) o a formare rappresentazioni Risposte emotive: 2 Esperienza soggettiva Relazione individuoambiente 1 Valutazione cognitiva 3 Tendenza al pensiero e all’azione 4 Modificazioni corporee interne 5 Espressione facciale 6 Risposte alle emozioni Per VALUTAZIONE (appraisal) possiamo intendere l’attribuzione di significato allo stimolo emotigeno Quando avviene la valutazione cognitiva? È necessaria per attivare la risposta emozionale? Soluzione possibile: distinguere una valutazione primaria, grossolana ed automatica, e una valutazione secondaria, frutto di riflessione consapevole I disturbi mentali come psicopatologia dell’affettività S. Freud (1856-1939) inventò con J. Breuer il metodo catartico, che permette di abreagire le emozioni, come terapia per l’isteria, prima considerata simulazione. La teoria psicoanalitica privilegia la dimensione intrapsichica grazie alla centralità di un costrutto motivazionale, il concetto di PULSIONE, al confine tra biologico e psichico, cui non si applica la distinzione fra coscienza e inconscio che riguarda soltanto le rappresentazioni. La difesa della rimozione può ricacciare nell’inconscio i rappresentanti ideativi della pulsione, i particolare i desideri infantili e conflittuali. Nel saggio metapsicologico “L’inconscio” del 1915 Freud discute se si possa parlare di sentimenti inconsci, sostenendo che un impulso emotivo può essere misconosciuto e la rimozione può inibire lo sviluppo degli affetti, ai quali corrisponde solo una potenzialità che non ha potuto dispiegarsi, mentre esistono nell’inconscio “strutture affettive” che possono diventare coscienti. L’emozione come ponte tra mondo interno e mondo esterno L’emozione, con la sua duplice funzione di espressione di stati interni, più o meno rappresentabili da parte della coscienza, e di comunicazione interpersonale strutturante la soggettività, collega mondo interno e mondo esterno ed è implicata in tutti i processi di adattamento individuo-ambiente. EMOZIONE E CULTURA L’emozione che il simile legge sul volto del simile per EMPATIA, questa capacità a base innata di condivisione affettiva dell’emozione espressa con la mimica facciale, svolge un ruolo strutturante la soggettività nella relazione madre-bambino, dove l’adulto risponde al bambino attribuendo un significato al messaggio non verbale, prestando all’infante ciò che non ha, e ciò promuove la consapevolezza che fa emergere il sé Il VISSUTO EMOTIVO, insomma, viene interpretato dal linguaggio e dalla cultura che gli conferiscono significati anche relativistici: così, sentirsi come un bambino dipendente in balia dell’altro è insopportabile per il maschio occidentale mentre è l’amae giapponese, un piacevole affidarsi sottomesso alla benevolenza dell’altro Emozioni e relativismo Le culture (e gli individui) differiscono fra loro -negli stimoli elicitanti le emozioni di base (lo stesso cibo può essere repellente o piacevole, ma se è repellente suscita disgusto) -nella disponibilità di etichette linguistiche per le emozioni, che facilita il collegamento cosciente con lo stimolo elicitante (a Tahiti non ci sono parole per la tristezza e quando sono respinti da un amante i nativi si comportano in modo triste ma l’attribuiscono a una malattia! Come facciamo noi quando diciamo “sono depresso”?). Per le sfumature cognitive delle emozioni secondarie le varie lingue posseggono espressioni descrittive che suggeriscono nessi fra gli aspetti figurati del linguaggio, il corpo e le emozioni. Se mancano al soggetto “le parole per dirlo”, l’emozione negativa è vissuta come forza oscura psicopatologica, anziché conosciuta e collegata con le circostanze che l’hanno provocata, che ci si può sforzare di evitare, cambiare o vivere in modo meno egodistonico. Nella PROSPETTIVA FILOSOFICA TRADIZIONALE l’emozione era considerata l’opposto della ragione mentre oggi sappiamo che i processi bassi e caldi della mente, che non si identifica con i processi cognitivi freddi, costituiscono l’appoggio della vera razionalità. Nella PROSPETTIVA EVOLUZIONISTICA della psicologia scientifica, l’emozione è una preparazione rapida dell’organismo all’azione adeguata, funzionale all’adattamento all’ambiente. L'emozione è una risposta, o meglio un pattern, un quadro di risposte veloci e automatiche, a base innata, a STIMOLI ELICITANTI O INNESCHI naturali, appartenenti a sfere di vita essenziali per la sopravvivenza. Le emozioni non sono un lusso ma hanno uno scopo biologico, “servono” (il riferimento è all’ambiente di adattamento evolutivo dell’uomo primitivo) per fronteggiare le minacce e i pericoli esterni con le risposte aggressive o di paura (fuga o immobilizzazione), o per procurarsi, esplorando l'ambiente e avvicinandosi alle novità, cibo non velenoso, partner per la riproduzione, soci per l’azione congiunta, e qui interviene la funzione comunicativa dell’espressione…. Teoria dell’emozione di Oatley (1992) l'emozione è un messaggio non proposizionale, connesso con gli stati del corpo le emozioni fondamentali scattano di fronte a -cinque tipi di individui conspecifici (caregiver, prole, compagni, concorrenti e cooperatori), -due classi di altre specie (prede e predatori) e -quattro categorie di entità del mondo inanimato (territorio, elementi nutritivi e tossici, pericoli). Sistemi Motivazionali Interpersonali (SMI) accudimento attaccamento sessualità competizione cooperazione paritetica R.B.Zajonc, (Un. Michigan) On the primacy of affect “preferences need no inferences” se non si dà una definizione di emozione che implica come precondizione la valutazione cognitiva, anche non osservata, verificata o documentata (anche inconscia); -spesso basta l’input sensoriale a elicitare la risposta emozionale; -il feedback facciale senza vissuto emozionale provoca l’emozione; -emozione e cognizione corrispondono a strutture neuroanatomiche separate R.S.Lazarus, (Un. Berkeley) On the primacy of cognition -occorre delimitare il fenomeno “emozione”, restringendo l’uso del termine al coinvolgimento attivo che non è semplice preferenza sensoriale; -la cognition of meaning è precondizione dell’emozione; -anche la discriminazione automatica senza consapevolezza dipende da significati costruiti mentalmente Theodor Lipps (1910) Concetto di Einfühlung (trad. di Titchener empathy, empatia) Nasce in ambito estetico per indicare il processo per cui la contemplazione della natura o dell’opera d’arte attiva il soggetto, che trova corrispondenza emotiva in uno stimolo altro da sé. Estensione al rapporto con l’altro essere umano (o animale): immedesimazione nel sentimento manifestato dall’altro, grazie alle qualità espressive (cfr. Cassirer). Ci permette di comprendere lo stato interno dell’altro per analogia con quello che proviamo nel produrre la stessa mimica facciale. La psicologia della Gestalt studia le qualità espressive o fisiognomiche come qualità terziarie, ove il contributo soggettivo è particolarmente rilevante. La sezione aurea e le proporzioni nella natura Le qualità terziarie, espressive o fisiognomiche secondo la Gestaltpsychologie Qual è MALUMA e qual è TAKETE? “Tutti i gabbiani hanno l’aria di chiamarsi Emma (Imme)” Il salice “piangente” Claude Monet: Salice piangente La risonanza affettiva in prospettiva evoluzionistica Già all’inizio della vita l’imitazione precoce permette di ottenere il feedback facciale che rispecchia l’emozione altrui L’empatia automatica consiste nel comprendere l’altro per analogia con lo stato interno corrispondente alla stessa espressione facciale Rizzolatti, Gallese ed altri (1999, 2001) hanno scoperto nella corteccia frontale delle scimmie i cosiddetti “neuroni-specchio”, che “sparano” alla corteccia somatosensitiva quando i soggetti osservano l‘azione di un conspecifico Interpretazione di Damasio (2003) possibile base neurobiologica dell’empatia e dei circuiti corporei “come se”, mediante i quali viene rappresentata, “riconoscendola” o simulandola internamente, l’emozione altrui, quando ci mettiamo “nei panni di un altro””. EMPATIA (ted. Einfühlung, ingl. empathy) immedesimazione per comprendere CONTAGIO O MIMETISMO AFFETTIVO, IMITAZIONE dell’espressione mimica facciale, base innata della condivisione dell’emozione espressa dall’altro grazie al FEEDBACK FACCIALE EMPATIA AUTOMATICA E INVOLONTARIA, per egocentrismo e identificazione-proiezione confusiva può ostacolare la comprensione dell’altro EMPATIA DIFFERENZIATA comprendere il diverso da sé, con un valore conoscitivo Condizioni dell’empatia differenziata -RESPONSIVITÀ’ EMOTIVA come capacità di sperimentare - e di avere coscienza delle proprie emozioni - capacità di RICONOSCIMENTO delle emozioni altrui - capacità di MEDIAZIONE LINGUISTICA - consapevolezza della DISTINZIONE tra sé e l’altro: come ENTITÀ PSICOFISICA, con stati interni indipendenti come IDENTITÀ PERSONALE, ciascuno con la sua storia -mediante la capacità di assunzione del RUOLO dell’altro (role taking, mettersi al posto dell’altro nella POSIZIONE SOCIALE che occupa e che comporta ASPETTATIVE circa il comportamento atteso) -mediante l’ assunzione della PROSPETTIVA dell’altro (perspective taking, che permette di mettersi nei panni dell’altro nella SITUAZIONE RELAZIONALE ATTUALE, comprendendo che può vedere e interpretare la situazione in modo differente dal nostro) Il controllo della mimica RETTIFICA p.es. alla mimica della paura si aggiunge un accenno di sorriso che fa intendere di “far buon viso a cattivo gioco” MODULAZIONE modifica dell’intensità apparente, p. es. cercando di manifestare una lieve preoccupazione anziché un forte spavento INTERRUZIONE della mimica di paura, lasciandone affiorare solo una traccia INIBIZIONE il volto non lascia trasparire nulla se non un certo irrigidimento SIMULAZIONE della paura quando non la si prova o si prova tutt’altro Come distinguere le espressioni autentiche, incontrollate e involontarie da quelle rettificate, modulate o false, con menzogne di OMISSIONE (inibizione) o di COMMISSIONE (simulazione)? Fonti di errore nell’interpretare la mimica La mimica del volto è un sistema multisegnale (segnali rapidi, lenti e statici) e multimessaggio (oltre che messaggi emotivi trasmette informazioni su età, sesso, razza, carattere, intelligenza ecc.) Durante la conversazione si guarda poco la faccia dell’altro per buona educazione (fissare l’altro è invadente e rischia di metterlo in imbarazzo) eccetto in situazioni autorizzate, e per non farci carico di quello che l’altro prova. Così sfuggono le brevissime microespressioni e anche le macroespressioni di 2-3’’. Le mimiche molto prolungate sono esagerazioni simulate e per manifestare un’emozione senza assumersene la responsabilità. La fonte delle impressioni emozionali relative al volto sono i movimenti rapidi, ma c’è interferenza degli emblemi emotivi, della mimica usata come punteggiatura nella conversazione, delle altre fonti dominanti (canale uditivo). Metodi di studio dell’espressione METODO ANALITICO delle componenti cinesiche, movimenti muscolari e loro intensità, per confrontare espressioni della stessa emozione o di diverse emozioni METODO DEL RICONOSCIMENTO, che sottopone espressioni alla valutazione di giudici e si usa nella ricerca transculturale e differenziale La teoria evoluzionistico-funzionalista di Ekman riguarda sei emozioni primarie, di base o fondamentali in quanto: -relativamente indipendenti dai processi cognitivi -con espressione mimica prototipica universale spontanea -su base innata, compaiono precocemente nello sviluppo -indispensabili per l’adattamento di base -non richiedono introspezione e consapevolezza di sé -possono verificarsi in seguito a meccanismi automatici di valutazione Ha individuato anche 33 espressioni costituite da miscele, che esprimono sfumature di emozioni o emozioni miste (ricerche in corso). Teoria del feedback facciale Già William James (1890) attribuiva importanza ai segnali muscolari come determinanti l’emozione: “restate tutto il giorno con un’espressione abbattuta, sospirate e rispondete a ogni cosa con voce triste e la malinconia vi coglierà…” Paradigma dell’induzione muscolare di Levenson (2003): l’assunzione volontaria delle espressioni facciali corrispondenti alle emozioni, per una certa durata, è associata sia all’esperienza soggettiva dell’emozione corrispondente sia all’attivazione differenziata del sistema nervoso autonomo. Paradigma esagerazione-inibizione: la modificazione dell’espressione facciale ottenuta istruendo i soggetti a esagerare l’espressione intensifica l’esperienza emozionale, l’istruzione di inibirla la riduce (Zajonc). Teoria vascolare dell’efferenza emotiva: i muscoli facciali influenzano l’afflusso di sangue venoso al volto e conseguentemente la temperatura della regione talamica: il raffreddamento ipotalamico è associato con stati emotivi positivi, l’innalzamento della temperatura a stati negativi. TEORIE DELL’EMOZIONE • TEORIA PERIFERICA di James-Lange • TEORIA CENTRALE di Cannon-Bard • TEORIA DEI DUE FATTORI di Schachter • TEORIA EVOLUZIONISTICA di Oatley • TEORIA del feedback facciale • TEORIA della costruzione sociale, ecc. William James (1842-1910), fratello del romanziere Henry “La letteratura descrittiva delle emozioni è una delle parti più tediose della psicologia…le emozioni ci interessano come ci vengono presentate nei romanzi e negli aforismi di Leopardi, Schopenauer e Nietzsche” (W.James, 1890) Ad Aleksej Alexandrovic la gara non interessava, per cui, invece di guardare i fantini, passava i suoi stanchi occhi sul panorama degli spettatori. Il suo sguardo si era fermato su Anna. Il volto di lei era pallido e teso, chiaramente non vedeva niente e nessuno, eccetto una sola cosa. Non respirava e la sua mano contratta stringeva il ventaglio. Lui l’aveva guardata e aveva subito allontanato lo sguardo posandolo su altri volti. “Guarda, anche quella signora e anche gli altri sono tutti agitati; è molto naturale” si diceva Aleksej Alexandrovic. Non voleva guardare verso di lei, ma senza volerlo il suo sguardo continuava a cadere lì. Ancora una volta aveva penetrato quel viso sforzandosi di non leggervi ciò che così chiaramente vi era scritto e, contro la propria volontà, aveva letto con orrore ciò che non voleva sapere. La prima caduta …...tutti percepivano l’orrore della corsa; così, quando Vronskij era caduto e Anna aveva lanciato un forte grido, la cosa non era parsa affatto insolita. Ma subito dopo il viso di Anna aveva registrato un mutamento che era parso decisamente sconveniente. Aveva perso completamente la testa, aveva cominciato a dimenarsi come un pesce all’amo: ora cercava di alzarsi per andare chissà dove, ora parlava con Betsy. -andiamo, andiamo via!- diceva……. L’ufficiale aveva portato la notizia che il fantino non era ferito, ma che il cavallo si era spezzato la spina dorsale. Sentite queste parole, Anna si era rapidamente seduta coprendosi il viso con il ventaglio. Aleksej Alexandrovic aveva visto che piangeva e che non riusciva a trattenere non solo le lacrime, ma neppure i singhiozzi che le scuotevano il petto….. (L.Tolstoj, Anna Karenina) La TEORIA PERIFERICA dell’emozione di James-Lange capovolge la l’impostazione del senso comune, secondo la quale tremiano perché abbiamo paura, sostenendo che abbiamo paura perché tremiamo Stimolo pericoloso (TIGRE) attivazione fisiologica e reazione emotiva (FUGA) emozione (PAURA) Il feedback (retroazione sensoriale) proveniente dalle risposte corporee (soprattutto viscerali) costituisce l’aspetto emotivo, che si integra con la percezione dello stimolo esterno nell’esperienza emozionale W. James (1884) “What is an emotion” , Mind “Esistono nel cervello dei centri specifici e separati per le emozioni oppure queste corrispondono a dei processi che avvengono all’interno dei centri motori e sensoriali, già individuati o ancora da scoprire?” James sceglie di occuparsi delle emozioni che “presentano una chiara espressione corporea” e non dei semplici “sentimenti di piacere e di dispiacere, di interesse e di eccitamento connessi con delle operazioni mentali” Ipotesi che “i cambiamenti corporei seguano direttamente la percezione degli eventi attivanti e che il nostro sentire questi stessi cambiamenti nel momento in cui essi si verificano è l’emozione” “Ogni essere vivente è come una specie di serratura” che risponde a “specifiche forme di chiave”. Le cosiddette “manifestazioni corporee di accompagnamento” sono centrali nell’emozione che consiste proprio nel “sentire questi effetti corporei”. W. James (1884) “What is an emotion” , Mind Togliendo all’emozione i sintomi corporei rimane ”un freddo e neutro stato di percezione intellettuale” “una sorta di freddo e calmo giudizio”; l’ “ideale degli antichi saggi” non è più desiderabile dopo “il risveglio del culto della sensibilità”. Obiezione: l’emozione è sentire gli effetti corporei “legati all’innato adattamento del sistema nervoso all’oggetto dell’emozione” ma l’emozione “legata per educazione e per associazione a …. oggetti convenzionali” come in certe forme di vergogna sociale, segue l’idea anziché precederla. Problema: E’ vero che certe “percezioni producono effetti corporei estesi per mezzo di un’inferenza fisiologica immediata antecedente l’attivazione di un’emozione o di un’idea emotiva?” -Esempio autobiografico di malessere alla vista del sangue: una persona alla quale è già accaduto di svenire anticiperebbe la reazione per “paura della paura” -“Insensato effetto corporeo” nell’udire il rumore di due lame che s’incrociano….. W. James (1884) “What is an emotion” , Mind PROBLEMA DELL’EDUCAZIONE MORALE: IL CONTROLLO bisogna abituarsi a vincere le tendenze emotive indesiderabili esercitandosi “a sangue freddo” a comportarsi nel modo opposto; ma, allora, fingere un’emozione, mimarne le espressioni, dovrebbe produrla. Nel corso dello sviluppo, insegnare ai bambini a reprimere l’emozione non determina un’intensificazione del sentimento, bensì un aumento del pensiero. PROBLEMA degli effetti dell’ESPRESSIONE EMOZIONALE: “La normale espressione di un’emozione si esaurirà in fretta…ma se il percorso normale viene in qualche modo impedito, l’energia nervosa può…compiere dei percorsi alternativi, causando effetti diversi e peggiori”. Eccezioni apparenti: persone espressive instabili emotivamente, che portano a dire “proverebbero più emozioni se parlassero di meno”, il bilioso “vulcano addormentato” che sbotta raramente e rischia di controllarsi troppo. Quindi la formazione delle abitudini del carattere guadagna da una certa repressione delle manifestazioni emozionali, che da adulti può essere dannosa. L’intellettualismo volontaristico di James Bisogna automatizzare le abitudini desiderabili prima dei trent’anni, quando il carattere si irrigidisce (cfr. cap.IV sull’abitudine) Al ritorno dalla spedizione in Brasile con L. Agassiz, tra i 24 e i 30 anni, James attraversò un periodo di depressione, durante il quale fece esperienza personale delle emozioni negative, probabilmente ascoltando in modo ipocondriaco i messaggi del corpo. Acquisì una certa consapevolezza degli stati emotivi negativi, che è solitamente carente nei cardiopatici? Soffrì a lungo di angina pectoris e morì a 68 anni. Freud (1924) ricorda il suo incontro del 1909 con W. James, eroico di fronte alla malattia che doveva portarlo alla morte l’anno dopo, scrivendo che vorrebbe “dimostrare….una forza d’animo simile alla sua”. L’emozione estetica In deroga alla derivazione dall’espressione corporea delle emozioni standard, i “sentimenti estetici, morali e intellettuali” sembrano emozioni puramente cerebrali, in cui il sentimento è immediato e la valutazione (a judicial state of mind) puramente cognitiva. “Nella mente di un critico molto esperto” la “prolungata familiarità” con le opere d’arte attenua la sensibilità mentre affina il gusto e il sentire intellettuale non trova la sua cassa di risonanza nel corpo. Chopin esprimeva il suo apprezzamento musicale dicendo “non mi urta” e ciò farebbe inorridire il profano sentimentale. Esempio della coppia di inglesi in contemplazione dell’Assunzione di Tiziano, “cuori semplici”, anime religiose che preferiscono quadri brutti e si fanno riscaldare dal falso sentimento. Nell’arte e nella scienza “l’acuta percezione che certe relazioni siano esatte o meno” precede per l’esperto il fremito emotivo ed inibisce ogni commozione corporea. W. James (1884) “What is an emotion” , Mind W. James (1884) “What is an emotion” , Mind La fisiologia cerebrale: SCHEMA ESPLICATIVO “un oggetto stimola un organo di senso e viene appercepito dal centro corticale appropriato; oppure quest’ultimo, stimolato in qualche modo, produce l’idea del medesimo oggetto. Veloce come un lampo….altera le condizioni dei muscoli, della pelle, dei visceri; queste alterazioni, anch’esse appercepite come l’oggetto in un numero corrispondente di aree corticali, si combinano con esso nella coscienza e lo trasformano da un oggetto-semplicemente-percepito a un oggetto-emotivamente-sentito” James sembra qui considerare l’emozione una funzione delle aree sensoriali e motorie della corteccia, ma in un passo precedente parla di “riverbero proveniente dalle aree sottocorticali del cervello”. W.James 1890, Capp. XXIV e XXV Istinto ed Emozioni “Gli oggetti eccitano modificazioni organiche mediante un meccanismo preorganizzato (preorganized)”, “la semplice memoria e o la semplice rappresentazione dell’oggetto può bastare a dare il via all’eccitamento” e oggetto di un’emozione è quello fisicamente presente o semplicemente pensato Problemi: 1) ci sono evidenze che la percezione dell’oggetto abbia effetti somatici per influenza immediata antecedente l’idea? 2) l’attore non prova niente (paradosso di Diderot)? 3) manifestare un’emozione la fa cessare anziché accrescerla? Ipotesi che ogni emozione abbia una propria peculiare configurazione di attivazione del Sistema nervoso W. James (1894) Psychological Review: risposta alle critiche di Wundt, rivolte alla versione del danese Lange sul ruolo degli effetti vaso-motori nella rabbia, dove invece il volto si congestiona, ma diventa anche pallido, ecc. Verifiche della teoria periferica La concezione dell’emozione di James è operazionalizzabile e la sua intuizione centrale ha ottenuto le seguenti conferme: 1) L’inibizione selettiva del simpatico (betabloccanti) e del parasimpatico (atropina) agisce sull’innervazione cardiovascolare in diverse situazioni comportamentali, dimostrando il contributo delle modificazioni viscerali nell’emozione (Obrist, 1982). 2) Ricerche sui neuropeptidi che attivano, inibiscono, regolano intensità e durata delle emozioni, mostrano un dialogo tra cervello e visceri (Panksepp, 1993); neuropeptide Y, neurotensina, colecistichinina, agiscono a livello del tronco encefalico sui neuroni adrenergici (locus coeruleus), serotoninergici (nucleo dorsale del rafe), dopaminergici (area ventrale del tegmento) implicati nella modulazione dell’emozionalità (Hobson, Steriade, 1986). 3) Evidenze relative all’ipotesi del feedback facciale (le espressioni facciali forniscono informazioni di ritorno, propriocettive, muscolari e cutanee (Tomkins, 1984) o vascolari (Zajonc, 1985), che influenzano l’esperienza emotiva): paradigma dell’esagerazione-inibizione (valutazione di shock dolorosi, di film e di odori piacevoli e spiacevoli); paradigma dell’induzione muscolare (contraendo intenzionalmente i muscoli facciali delle sei emozioni fondamentali i soggetti presentano configurazioni differenti di reazioni del sistema nervoso autonomo e riportano esperienze soggettive corrispondenti). 4) Evidenze relative alla teoria vascolare dell’afferenza emozionale: Cambiamenti dei valori termici dell’ipotalamo influenzano gli stati emotivi; poiché l’azione del seno cavernoso (vena carotide interna prima che entri nell’ipotalamo) è alterata dall’azione dei muscoli facciali e dalle modalità di respirazione nasale, quest’ultima può indurre modificazioni nello stato emozionale come nel training autogeno, yoga ecc. (Zajonc, 1994). Le critiche di Cannon (1927) alla teoria periferica 1)James accentua il ruolo della retroazione delle sensazioni viscerali, provenienti dalla muscolatura liscia critica di Cannon: i visceri sono relativamente insensibili e la conduzione nervosa sarebbe troppo lenta 2) Sherrington ha dimostrato che la sconnessione delle afferenze viscerali dai centri corticali non impedisce l’insorgenza di comportamenti emotivi 3) i medesimi cambiamenti viscerali sono sottesi a stati emotivi molto diversi fra loro 4) l’esperimento di Maranon mostra che l’induzione artificiale delle modificazioni viscerali non suscita alcuna emozione corrispondente (i soggetti dicono “mi sento come se fossi spaventato” Critica 1 di Cannon Motoneuroni somatici - conduzione veloce Motoneuroni autonomi - conduzione lenta ll fisiologo Walter Cannon (1871-1945) con il concetto di REAZIONE DI EMERGENZA dell’organismo, preparatoria all’attacco o alla fuga, aprì la strada alla ricerca sullo stress e i modi per fronteggiarlo In La saggezza del corpo (1932) formulò il concetto di OMEOSTASI, l’equilibrio ottimale dei parametri fisiologici ovvero il GRADO DI ECCITAZIONE (AROUSAL) necessaria per portare a buon fine i compiti di sopravvivenza. Dal punto di vista quantitativo, ogni emozione è caratterizzata dall’intensità dell’attivazione (arousal) Il GRADO OTTIMALE DI AROUSAL dipende da variabili temperamentali e dall’abitudine all’ambiente di vita. La TEORIA CENTRALE ipotizza il ruolo fondamentale delle STRUTTURE TALAMICHE nella risposta emozionale, in una prospettiva di riduzionismo fisiologico che identifica l’emozione con un insieme di modificazioni biologiche Esperimenti di P. Bard (1929) per isolare l’ipotalamo nei gatti 1) Dopo l’ablazione dell’intera corteccia cerebrale, i gatti mostrano ancora i segni dell’eccitazione emotiva, se provocati: schiena arcuata, orecchie indietro, artigli e denti in fuori, ecc., in particolare segni di eccitazione autonoma: pelo irto, innalzamento della pressione e accelerazione della frequenza cardiaca. Gli animali mostravano però un comportamento anomalo perché bastava una stimolazione minima per provocare una rabbia senza possibilità di controllo. 2) Estendendo progressivamente l’ampiezza delle lesioni, Bard dimostrò il ruolo determinante dell’ipotalamo, in mancanza del quale non si avevano reazioni emotive integrate ma solo frammenti di comportamento o di attività autonome non integrate e solo con stimoli molto forti la TEORIA CENTRALE di Cannon Lo stimolo emotigeno produce uno stato di ATTIVAZIONE (AROUSAL simpatico) del sistema nervoso autonomo che prepara l’organismo alla lotta o alla fuga (fight or flight) Il sistema nervoso AUTONOMO o VEGETATIVO è diviso in - SIMPATICO (adrenergico) mediatori chimici: adrenalina, noradrenalina > FC e PA -PARASIMPATICO (vagale) neurotrasmettitore: acetilcolina < FC e PA Il sistema nervoso umano SISTEMA NERVOSO CENTRALE MIDOLLO SPINALE PERIFERICO SOMATICO (muscoli scheletrici, striati) CERVELLO AUTONOMO o VEGETATIVO (ghiandole e muscoli lisci) L’encefalo Dall’analisi anatomo-fisiologica a quella funzionale ROMBOENCEFALO cervello MESENCEFALO PROENCEFALO bulbo ponte formazione reticolare cervelletto nucleo centrale o tronco encefalico talamo ipotalamo sistema limbico ipofisi corteccia cerebrale Il sistema nervoso autonomo SNA Simpatico SNA Parasimpatico SNA Controllo degli organi Verso il sistema limbico L’ipotalamo, alla base del proencefalo, coinvolto nel controllo del SNA, è visto da Cannon come l’interfaccia tra il cervello superiore e quello primitivo. Le regioni talamiche sono specializzate per l’elaborazione sensoriale, come le aree corticali corrispondenti. Cannon pensava che la corteccia svolgesse un ruolo solo nell’esperienza emotiva e chiamava quella dei gatti decorticati di Bard “falsa rabbia”. La realtà è più complessa……… Il sistema endocrino Le ghiandole endocrine secernono sostanze chimiche, gli ormoni, che vengono riversate nella circolazione. L’IPOFISI (ghiandola pituitaria) controlla direttamente la crescita e altre ghiandole: tiroide, ghiandole sessuali e surrenali. In risposta allo STRESS (paura, ansia, dolore, eventi negativi) alcuni neuroni dell’ipotalamo secernono il fattore di rilascio della corticotropina (CRF) che stimola l’ipofisi a produrre l’ormone adrenocorticotropo (ACTH), che è il principale ormone dello stress. Trasportato dal sangue fino alle ghiandole surrenali e altri organi, causa il rilascio di circa 30 ormoni che stimolano l’adattamento corporeo alle situazioni di emergenza. In particolare, aumenta la richiesta di glucosio e il CORTISOLO ne promuove la liberazione dai depositi di grasso corporeo. Il cortisolo ha effetti cognitivi: a bassi livelli facilita la memoria, ad alti livelli induce disfunzioni mnestiche e morte neuronale. Inoltre, la parte interna, MIDOLLARE della SURRENALE secerne epinefrina (adrenalina) e norepinefrina (noradrenalina). Ghiandole endocrine ORMONI E NEUROTRASMETTITORI Gli ormoni del sistema endocrino e i neurotrasmettitori del sistema nervoso hanno funzioni simili: trasportano messaggi tra le cellule. Un neurotrasmettitore porta messaggi tra neuroni adiacenti e il suo effetto è localizzato. Gli ormoni, invece, agiscono a lunga distanza e su diversi tipi di cellule. Alcuni messaggeri chimici adempiono ambedue le funzioni. L’adrenalina e la noradrenalina agiscono come neurotrasmettitori quando sono secreti dai neuroni e come ormoni quando sono prodotti dalla surrenale. L’ADRENALINA prodotta dalla surrenale coopera con il sistema simpatico nell’influenzare i muscoli lisci e le ghiandole sudoripare, produce costrizione dei vasi sanguigni dello stomaco e dell’intestino e accelera il battuto cardiaco. La NORADRENALINA stimola l’ipofisi a secernere un ormone che agisce sulla corteccia delle surrenali, stimolando il fegato ad aumentare il livello di zuccheri nel sangue, perché il corpo abbia l’energia per un’azione veloce. Il sistema ipotalamo-ipofisario (controllo ormonale) controllo regolazione effetto Adesso abbiamo le basi per comprendere l’esperimento di Schachter e Singer (1962) che segna il ritorno dell’interesse per gli aspetti psicologici dell’emozione……. Critiche alle teorie neurofisiologiche Né l’attivazione non specifica diffusa dell’organismo (arousal) né la percezione a feedback dei suoi effetti corporei bastano a produrre l’emozione, anche se compresenti: si tratta di condizioni necessarie ma non sufficienti. È necessaria una attribuzione che stabilisca la connessione tra questi due aspetti, individuati da Cannon e da James. Secondo Schachter occorre una spiegazione psicologica degli effetti corporei dell’attivazione in base a stimoli emotigeni plausibili e il fattore cognitivo è decisivo per l’insorgenza dell’esperienza emozionale. La posizione di questo autore è nota come TEORIA COGNITIVOATTIVAZIONALE o dei due fattori, formulata in base a un famosissimo esperimento. IL METODO SPERIMENTALE IN PSICOLOGIA La metodologia sperimentale in psicologia costituisce un sistema di regole storicamente relativo per ottenere evidenze empiriche riconosciute come valide dalla comunità scientifica. Essa comporta, come nelle scienze hard, la ricostruzione del fenomeno da studiare in laboratorio, mediante il CONTROLLO DELLE VARIABILI (parametri che possono assumere diversi valori). Per accertare il RUOLO CAUSALE di una VARIABILE INDIPENDENTE occorre isolarla e farla variare (ceteris paribus per quanto riguarda le altre variabili, considerate spurie) osservandone gli effetti sulla VARIABILE DIPENDENTE. I risultati devono essere osservati, registrati, misurati, con attendibilità e precisione e messi in relazione con le ipotesi formulate, anticipando le conclusioni da trarre. Se si confrontano gli esiti nei due casi: variabile assente-versus presente, con valore x vs. con valore 0, è possibile verificare se si realizza l’ipotesi della relazione tra manipolazione della var. ind. ed effetto sulla var. dip. (IPOTESI 1) oppure se la var. ind. è irrilevante per il fenomeno in questione (IPOTESI 0). Nel caso di un trattamento sperimentale effettuato su un gruppo di soggetti vs. un gruppo di controllo, il metodo di inferenza statistica per accertare la probabilità che le differenze nella var. dip. siano prodotte dalla manipolazione effettuata (e non dalla selezione casuale del campione, da errori di misurazione ecc.) è il CONFRONTO DI MEDIE. Numero dei casi La distribuzione normale dei punteggi (Curva di Gauss) 2,14% 0,13% - 3σ 34,13% 34,13% 13,59% -2σ -1σ 2,14% 13,59% Media Mediana Moda +1σ +2σ 0,13% +3σ STATISTICA DESCRITTIVA Indicatori di tendenza centrale e di dispersione di una distribuzione di punteggi Media Mediana Moda Varianza Deviazione Standard La somma algebrica di tutti i punteggi di una distribuzione diviso il loro numero La modalità dell’osservazione che divide la distribuzione in due parti uguali, ovvero quel valore della distribuzione al di sopra o al di sotto del quale cade un uguale numero di osservazioni L’osservazione che si presenta con maggior frequenza La media del quadrato degli scostamenti (distanza) dei punteggi dalla media La radice quadrata della Varianza STATISTICA INFERENZIALE La verifica delle ipotesi Caso di due campioni indipendenti: t-test (t di Student) Caso di due o più gruppi: Analisi della Varianza (ANOVA) si utilizza per mettere a confronto due gruppi in funzione della media Tecnica di confronto fra medie basata sulla scomposizione della variabilità totale dei dati in due parti: una attribuibile alla influenza della variabile sperimentale e una residua, che racchiude tutta la variabilità non controllata Studio delle relazioni fra variabili Coefficiente di correlazione di Pearson Misura la tendenza che hanno due variabili a variare nella stessa o nella opposta direzione: il coefficiente (r) varia da –1 a +1 Il test T per campioni indipendenti Esercitazione N° 2 – il T-Test Il test T per campioni indipendenti viene utilizzato per confrontare COPPIE di valori medi (di una variabile dipendente) Y misurata su due gruppi diversi di soggetti, distinti per una variabile indipendente. Si consideri ad esempio la variabile Y “punteggio ottenuto ad un certo test” e si considerino due gruppi di soggetti determinati dal genere - Maschio o Femmina (variabile indipendente): è possibile affermare che in media le donne ottengono un punteggio y significativamente più alto? IPOTESI NULLA H0: m1=m2 IPOTESI ALTERNATIVA H1:m1<m2 oppure m1>m2 oppure m1 ≠ m2 Il test T per campioni indipendenti Esercitazione N° 2 – il T-Test Mi chiedo se la media della variabile “pressione sanguigna” è uguale nei maschi e nelle femmine. Quindi: H0: µ f = µ m H1: µ f ≠ µ m Group Statistics pres s ione mas s ima genere del s oggetto mas chio femmina N Mean 140,07 132,13 54 46 Std. Deviation 15,012 12,780 Std. Error Mean 2,043 1,884 Independent Samples Test Levene's Test for Equality of Variances F pressione massima Equal variances assumed Equal variances not assumed 2,824 Sig. ,096 t-test for Equality of Means t Mean Sig. (2-tailed) Difference df Std. Error Difference 95% Confidence Interval of the Difference Lower Upper 2,822 98 ,006 7,944 2,815 2,357 13,530 2,858 98,000 ,005 7,944 2,779 2,429 13,459 Il test risulta significativo (significatività < 0,05), quindi posso rifiutare l’ipotesi nulla e concludere che la media della pressione sanguigna risulta statisticamente diversa nella popolazione dei maschi rispetto alla popolazione delle femmine. Il test T per campioni dipendenti Esercitazione N° 2 – il T-Test Il test T per campioni appaiati viene utilizzato per confrontare i valori medi di due variabili dipendenti Y1 eY2 misurate in momenti diversi sullo stesso gruppo di soggetti o misurate su due gruppi di soggetti in qualche modo legati tra loro. Ad esempio, mi chiedo se la media delle variabili “pre-test di attenzione” e “post-test di attenzione” è uguale nella popolazione esaminata: prendo quindi in esame tutti i soggetti e confronto i valori medi delle due variabili sullo stesso campione. Quindi: H0: µy1= µy2 H1: µy1 ≠ µy2 Paired Samples Statistics Pair 1 Pre-test attenzi one Pos t-tes t attenzione Mean 19,52 23,00 N 100 100 Std. Error Mean ,339 ,464 Std. Deviation 3,395 4,645 Paired Sam ples Test Paired Dif ferences Mean Pair 1 Pre-test attenzione Post-test attenzione -3,480 Std. Deviation 5,629 Std. Error Mean ,563 95% Conf idence Interval of the Dif ference Low er Upper -4,597 -2,363 t -6,182 df Sig. (2-tailed) 99 ,000 Il test risulta significativo (significatività < 0,05), posso quindi rifiutare l’ipotesi nulla e concludere che le medie delle due variabili sono significativamente differenti. Esperimento di Stanley Schachter e Jerome Singer (1962) Producendo artificialmente uno stato di attivazione-eccitazione, quale sarà l’emozione vissuta? RABBIA negativa o EUFORIA positiva? Variabili indipendenti 1) INDUZIONE DI ATTIVAZIONE fisiologica mediante iniezione di EPINEFRINA (ADRENALINA) / PLACEBO 2) INFORMAZIONE CORRETTA sull’effetto dell’iniezione/ informazione SCORRETTA / NESSUNA informazione 3) MODELLO SOCIALE fornito da un complice dello sperimentatore di EUFORIA / RABBIA Ipotesi Dato uno stato di ATTIVAZIONE FISIOLOGICA (AROUSAL) per il quale non dispone di una spiegazione diretta, l’individuo si baserà per la sua interpretazione sugli ELEMENTI COGNITIVI disponibili e definirà l’emozione provata come paura o collera a seconda della SITUAZIONE Dato uno stato di attivazione fisiologica (arousal) per il quale dispone di una spiegazione, l’individuo non ha ha l’esigenza di dare una VALUTAZIONE (APPRAISAL) cognitiva In mancanza di attivazione, la presenza degli elementi cognitivi scatenanti non suscita l’emozione Data una certa situazione cognitiva, l’individuo reagirà emotivamente o descriverà ciò che prova come emozione solo dal momento in cui sperimenta uno stato di attivazione fisiologica Definizione operativa variabili indipendenti Induzione di attivazione fisiologica mediante iniezione (a tutti i soggetti viene detto che si tratta di un composto vitaminico) di epinefrina versus iniezione di sostanza inattiva (placebo) con METODOLOGIA DOPPIO-CIECO Informazione corretta sugli effetti dell’epinefrina (palpitazioni, tremore, rossore e respirazione accelerata)/ scorretta (piedi intorpiditi, prurito e mal di testa)/ nessuna informazione (nessun effetto secondario) Esposizione al modello sociale fornito da un complice dello sperimentatore che si comporta in modo euforico (giocando a freccette) o arrabbiato (commenta aggressivamente il questionario con domande provocatorie e lo strappa) Disegno sperimentale: 7 gruppi di soggetti condizione EUFORIA Condizione RABBIA 1. Epinefrina informati (Inf) 5. Epinefrina informati 2. Epinefrina non informati (Ign) 6. Epinefrina non informati 3. Epinefrina disinformati (Mal) --------(mancano gli EPI Mal) 4. Placebo 7.Placebo Variabili dipendenti Lo stato emotivo psicologico veniva misurato: 1) mediante osservazione del comportamento del soggetto attraverso uno specchio unidirezionale (aspetto comportamentale pubblico), confrontandolo con ogni unità della routine recitata dal complice dello sperimentatore, e assegnando punteggi negativi al disaccordo; 2) mediante un questionario autcompilato (self- report) in cui ogni soggetto forniva indicazioni sul proprio stato emotivo su una scala a 5 punti, sottoscrivendo affermazioni come: Non mi sento per nulla irritato 0 Mi sento un po’ irritato 1 Mi sento piuttosto irritato 2 Mi sento molto irritato 3 Mi sento estremamente irritato 4 Condizione euforia Gruppo Epi Inf Epi Ign Epi Mal Placebo N 25 25 25 25 Confronto di medie val media 0,98 1,78 1,90 1,61 Valori di p Epi Inf vs Epi Mal <.001 Epi Inf vs Epi Ign .02 Placebo vs Epi inf, Ign, Mal n.s. Con informazione inappropriata (Epi Mal) e senza informazione (Epi Ign) i sintomi di euforia sono più intensi che nella condizione con informazione appropriata (Epi Inf) Condizione Collera (self-report, indice felicità meno irritazione) Gruppo Epi Inf Epi Ign Placebo N 22 23 22 val media 1,91 1,39 1,63 Confronto di medie Epi Inf vs Epi Ign Placebo vs Epi Ign oInf Valori di p .08 n.s. I soggetti informati correttamente tendono a sentirsi meno arrabbiati (diversamente dal modello) dei soggetti non informati Condizione Collera (indice di concordanza comportamentale) Gruppo Epi Inf Epi Ign Placebo N 22 23 22 Confronto di medie Epi Inf vs Epi Ign Epi Ign vs Placebo Placebo vs Epi Inf val media -0,18 +2,28 +0,79 Valori di p < .01 < .05 n.s. I soggetti informati correttamente non sono stati influenzati dal modello sociale mentre quelli non informati si sono mostrati molto più arrabbiati dei soggetti senza attivazione fisiologica, anch’essi influenzati poco, in grado intermedio Risultati 1 Con informazione inappropriata e senza informazione i sintomi di euforia e di rabbia sono più intensi che nella condizione con informazione appropriata, dove possono essere attribuiti ad una causa obiettiva. I soggetti informati correttamente circa gli effetti dell’iniezione di adrenalina risultano poco influenzabili dai modelli sociali. Alcuni soggetti informati scorrettamente o non informati si sono resti conto da soli degli effetti dell’epinefrina, indicando i sintomi appropriati (SOGGETTI AUTOCONSAPEVOLI). Alcuni soggetti nella condizione Placebo si sono AUTOATTIVATI, manifestando un aumento del battito cardiaco, e sono risultati più euforici e arrabbiati degli altri. Risultati 2 I soggetti informati correttamente circa gli effetti dell’iniezione di adrenalina risultano poco influenzabili dai modelli sociali Alcuni soggetti informati scorrettamente o non informati si sono resi conto da soli degli effetti dell’epinefrina, indicando i sintomi appropriati. Eliminando questi SOGGETTI AUTOCONSAPEVOLI, le differenze con la condizione Placebo diventano significative. Alcuni soggetti nella condizione Placebo si sono AUTOATTIVATI, manifestando un aumento del battito cardiaco, e sono risultati più euforici e arrabbiati degli altri. Esperimento di Schachter e Wheeler Rendendo impossibile l’autoattivazione mediante iniezione di un inibitore del sistema simpatico e utilizzando come induttore cognitivo un film comico, i soggetti in condizione epinefrina manifestano mediante indicatori comportamentali (risate ecc.) più divertimento dei soggetti placebo che a loro volta si divertono più dei soggetti in condizione cloropromazina. La teoria dei due fattori: valutazione cognitiva e attivazione Dalla ricerca di Schachter e Singer non emerge alcuna differenza fisiologica tra due emozioni fondamentali come la rabbia e l’euforia. È possibile avere uno stato elevato di attivazione fisiologica senza sperimentare psicologicamente alcuna emozione L’emozione sentita nasce dall’interazione fra attivazione e valutazione cognitiva della situazione ed è sensibile all’influenza sociale. Quindi l’ EMOZIONE vissuta è il risultato dell’interazione fra ATTIVAZIONE del sistema nervoso autonomo, gli effetti della quale sono percepiti come sintomi somatici (feedback periferico), e VALUTAZIONE cognitiva della situazione, dipendente da fattori sociali