P IE T R O ■' ■' : ( - NEL DI VALORI S T E L L A , S. D . B . ’• : " : PROVVEDUTO,, GIOVANNI ROMA 1960 .9 ÌV SPIRITUALI “G I O V A N E SAN - •)'■ BOSCO P IE T R O VALORI NEL DI S T E L L A , S. D . B SPIRITUALI "GIOVANE SAN PROVVEDUTO,, GIOVANNI ROMA 1969 BOSCO Vidimus el approbamus: Sac. Eugenius Valentini Sac. Josephus Usseglio Sac. Petrus Braido A ug. T au rin o ru m , die 9 decem bris 1959 Im prim i potest: Sac. H erm enegildus M urtas, Prov. Soc. Sal. A ug. T au rin o ru m , die 4 maji 1960 N ihil Obstat: Sac. A lfonsus M. Stickler, R ecto r M agnificus P ont. A thenaei Salesiani IM P R IM A T U R C ard. A L O IS IU S T R A G L IA i£ V icariatu U rbis, die 12 Maji 1960 S cuola G rafica B orgo R ag a zzi di D on Bosco P R E M E SSA Chi prende in m ano il Giovane Provveduto, lo trova un m odesto m anuale di preghiere e di semplici principi di ascetica per giovanetti. Perchè si giunga ad una giusta com prensione del suo valore ci è sem brato utile ricostruire l'opera di D on Bosco nel com pilarlo, scoprire il posto che esso occupa nell’analoga let teratura del tem po e nel pensiero del Santo A utore. In particolare ci siamo sfor zati d ’indagare i criteri che hanno guidato il Santo nell’elaborarlo, non per un’esagerata esaltazione dell’umile libretto, ma per una maggiore introspezione e chiarificazione dello spirito di D on Bosco. Per quanto ci consta, non esistono m onografie sui sentimenti religiosi del l'Italia, e in particolare del Piem onte nel prim o ottocento, nè abbiam o potuto usufruire di studi sulla letteratura ascetica e devozionale per la gioventù. La docum entazione che abbiam o raccolto nel nostro prim o capitolo, anche se non esauriente, ci è sem brata sufficiente per inquadrare il Giovane Provveduto nelle correnti ascetiche a cui si riallaccia. A bbiam o giudicato ottim a cosa nel nostro secondo capitolo non limitarci a segnalare da chi il Santo Scrittore aveva « ricalcato », ma scendere ad una analisi m inuta delle differenze, somiglianze, coincidenze tra D on Bosco ed i suoi m odelli im m ediati, per cercare di scoprirne i «perchè». La tradizione degli studi su D on Bosco non ci offriva precedenti quanto ad un uso ragionato dei modelli letterari adoperati dal Santo. Speriam o di aver indicato cosi un m odo utile per potere lavorare atto rn o ai modesti opuscoli da Lui com posti. E stata oggetto del nostro studio la prim a parte del G iovane Provveduto: quella appunto di carattere prevalentem ente ascetico che perciò poteva offrirci una buona messe di elem enti per uno studio dei « valori spirituali » in esso contenuti. A bbiam o tralasciato l’esame particolareggiato delle altre parti di carattere preva lentem ente eucologico. Un confronto con le fonti immediate e con l’am biente devoto piem ontese contem poraneo potrebbe farne risaltare meglio i valori eucologici. Delle parti devozionali ci siam o interessati solo per i riflessi che potevano avere in un q uadro sintetico degli orizzonti spirituali del Giovane Provveduto. Dovendo presentare il testo più vicino a scritti che lo precedettero (nei nostri primi due capitoli, e quando occorra, nel terzo), citerem o dalla prim a edizione. 1 oppure, quando si tra tta di testi aggiunti in edizioni successive, dalla più vicina al m odello. Q uando invece bisognerà fissare il pensiero definitivo di D on Bosco (nel nostro capo terzo), citerem o d all’edizione che abbiam o scelta per defini tiva, cioè da quella del 1885. Nel capitolo secondo seguiremo l’ordine delle trattazioni dato dall’edizione del 1885. M a se ci fu qualche trasposizione rispetto all’edizioni precedenti, que sta sarà indicata a suo luogo. Anche i titoli ed i sottotitoli delle singole trattazioni saranno quelli del 1885. A ccanto ad essi segneremo la pagina del Giovane Provveduto 1885, seguita da quella dell’edizione più vicina alla fonte, cioè, nella maggior parte dei casi, da quella del 1847. 2 — IN T R O D U Z IO N E E D IZ IO N I, E V O L U Z IO N E E STRU TTU R A D EL G IO V A N E PR O V V ED U TO I. Edizioni. Il G iovane Provveduto vide la luce nel 1847, m a già da qualche anno il Santo A utore si era preoccupato di esso. NelPArchivio Salesiano è ospitato un m inuscolo cartoncino verde, su cui il diligente archivista annotò: «big lietto tra le fatture del tipografo Speirani a D. B osco». L’antica scritta suona così: 10 L ’Angelo Custode 1843 Storia Ecclesiastica 1844 11 Cristiano guidato, secondo S. Vincenzo 1845. Giovane Provv. (1) Era questo, il prospetto di quanto D. B. intendeva com pilare e pubblicare? Può darsi. Il prim o editore che accolse gli scritti di quel giovane prete di pro vincia fu appunto Speirani, che nel 1844 pubblicò i Cenni storici sulla vita del chierico Luigi Comollo e nello stesso anno, la Corona dei sette dolori; l’anno appresso, la Storia Ecclesiastica; nel 1847, la Storia Sacra e il Regolamento della Compagnia S. Luigi... Ma il G iovane Provveduto e gli altri due libri del cartoncino verde, toccava pubblicarli a P aravia: Il Divoto dell'Angelo Custode nel 1845; Il Cristiano guidato alla Virtù nel 1848; il Giovane Provveduto nel 1847. Dai registri conservati alla C uria Arcivescovile di T orino risulta che l’ap pro vazione ecclesiastica è del 3 luglio 1847. Fu revisore del Giovane Provveduto il teologo Calvi. Le circostanze dell’edizione sono così m inutam ente descritte da D. Lemoyne, che sem bra di sentire il racconto dalle stesse labbra di Don Bosco. (2) Descriviamo la presentazione tipografica delle prime pagine. Il prim o foglio, nella prim a facciata è, in m olte copie (forse una prim a tiratura), bianco. In altre p o rta scritto: « I l G iovane P rovveduto». Nella seconda facciata c’è una incisione in form a ovale raffigurante S. Luigi chierico. Il giovane santo indossa (1) A rchivio del C apitolo Superiore Salesiano, C artella S. 135. (2) M em orie Biografiche di Don Giovanni Bosco, raccolte dal Sac. Salesiano G iovanni Battista Lem oyne, III, pp. 8s. — 3 la cotta. È visto di fronte; la testa leggermente chinata verso destra; la sinistra sostiene delicatam ente tra il pollice e l'indice un giglio. Sul tavolo accanto a Luigi posa un cranio. Il disegno dim ostra più buona volontà nell’artista, che grazia nella realiz zazione. Sotto la vignetta sono stam pati i seguenti versi: Venite, o giovanetti, Offrite al Divin cuore II verginei! candore, Che io vi proteggerò. La terza pagina reca il frontespizio: IL G IO V A N E P R O V V E D U T O per la pratica de' Suoi Doveri degli ESERCIZI DI C R IST IA N A PIETÀ per la recita dell'Uffizio D E L L A BEATA V E R G IN E e de’ principali Vespri dell’anno coH’aggiunta di una scelta di laudi sacre ecc. T O R IN O T IP O G R A F IA PA RAV IA E COM P. M D C CC X LV II. In q u arta pagina è scritto in basso: L ’Editore intende godere dei privilegi conceduti dalle vigenti leggi. Finalm ente a pagina 5 c'è il prologo Alla Gioventù. 11 libro consta di 352 pagine. La seconda edizione è del 1851. Il frontespizio (ancora a pag. 3). reca leg gere varianti: « Il G iovane Provveduto... e de’ vespri di tutto l’anno... ediz. 2a accresciuta. T orino Tipografia G. B. Paravia M D CCCLI ». Pagina 4 ospita, l’incisione di S. Luigi con i versi. La nuova edizione consta di 368 pagine. D ella terza non ci fu possibile trovarne copia. Essa è anteriore all’agosto 1854. Infatti il fascicolo delle Letture C attoliche di quel mese a tergo, in coper tina, segnala tra i « Libri di recente pubblicazione: Il G iovane Provveduto, terza edizione accresciuta » (3). (3) (F. Filippo da Poirino, O .F .M C app.), Trattenim enti intorno ai Sacrifizio delta M essa, 4 — Anche della q u a rta edizione non abbiam o tro vato nessun esemplare. Essa è segnalata in copertina alla « Vita del G iovanetto Savio D om enico Allievo dello O ratorio di San Francesco di Sales per cura del Sacerdote Bosco G iovanni Seconda Edizione riveduta ed accresciuta, T orino Tip. Italiana di F. M artinengo e C. 1860 ». Venne fatta una nuova edizione nel 1863: Il G iovane Provveduto per la p ra tica de’ suoi doveri negli esercizi di cristiana pietà. Per la recita dell’Uffizio della Beata Vergine e de’ Vespri di tutto l’anno C oll’agg. di una scelta di Laudi sacre ecc. Del Sacerdote Bosco Giovanni N uova edizione accresciuta Torino tip. dell’O rat. di S. Frane, di Sales. 1863, pp. 432 (431 scritte). A questa edizione fecero seguito quelle stereotipe del 1866 del 1868. Sappiam o che nel 1 8 7 1 D o n Bosco incaricò Don Bonetti di fare qualche aggiunta al G iovane Provveduto (4), m a non ci è dato di sapere se in quell’anno o nell'anno seguente vennero fatte ristam pe o nuove edizioni. N on ci fu possibile trovare esemplari della edizione 33a, segnalata dall 'Unità Cattolica nel 1873 (5). Possediam o invece alcune edizioni che vanno dal 1878 al 1888. Di esse diam o i dati bibliografici. IL G IO V A N E PR O V V E D U T O per la pratica de’ suoi doveri negli esercizi di cristiana pietà per la recita dell’Uffizio della B. Vergine dei Vespri di tutto l’anno e dell’Uffizio dei m orti coll’aggiunta di una scelta di Laudi sacre pel Sacerdote Bosco G iovanni Edizione trentanovesim a Torino, Tipografia e Libre ria dell’O ratorio di S. Francesco di Sales 1874, pp. 488. Edizioni stereotipe: 18 7 542; 187762: 187765. IL G IO V A N E PR O V V E D U T O per la pratica de’ suoi doveri negli esercizi di cristiana pietà nella recita dell’Uffizio della B. Vergine, dei Vespri di tu tto l’anno e deH’Uffizio dei m orti coll’aggiunta di una scelta di Laudi sacre pel Sacerdote G iovanni Bosco 75a edizione T orino, 1878 Tipografia e Libreria Salesiana San Pier d ’A rena-N izza M arittim a, pp. 494 J- 2. Edizioni stereotipe: 188081 (sostituita la lastra di p. 445); 188 183. Troviam o segnalata l’edizione 188495 in copertina a « Il Santuario della C onsolata in T orino, M em orie storiche sull’origine e progressi del culto di M aria Consolatrice. Edizione terza. S. Benigno Canavese, Tipografia e Libreria Salesiana 1884 » IL G IO V A N E PR O V V E D U T O per la pratica de’ suoi doveri negli esercizi di cristiana pietà per la recita dell’Uffizio della B. Vergine dei Vespri di tu tto T orino, 1854. Tipografia dir. da P. De Agostini, Letture Cattoliche, a. II, fase. 11 e 12; 10 e 25 agosto. (4) Memorie Biografiche, X, p. 125 (5) Unità Cattolica, giovedì 7 a g o sto 1873 n. 184, p. 743. l’anno e dell’Uffizio dei m orti coll’aggiunta di una scelta di Laudi sacre pel Sac. G iovanni Bosco 101a Edizione T orino, 1885 Tipografia e Libreria Salesiana S. Benigno Canavese-S. Pier d ’A rena-Lucca-N izza M arittim a - M arsiglia-M ontevideo-Buenos-Aires, pp. 520 Edizione stereotipa: 1888'1!S. T utte queste edizioni sono di cm. 8,5-13 Vivente D on Bosco si ebbero due edizioni francesi: LA JE U N E SSE IN S T R U IT E de la pratique de ses devoirs et des exercices de la piété chrétienne suivi de POffice de la sainte Vierge, de l’Office des M orts et des Vêpres de toute l’année par l’abbé Jean Bosco Turin Im prim erie et Librairie de l’O ratoire de S. François de Sales. Paris chez P. Lethiellieux Im prim eur-Edi teur Rue Cassette. 4, 1876, pp. 510 + 2, cm. 9,5-14,5. Edizione stereotipa: 1880. In spagnolo: El JO V E N IN S T R U ID O en la practica de sus deberes y en los ejercicios de la piedad cristiana seguido del Oficio de la SS. Virgen, del Oficio de D ifuntos y de las vísperas de todo el año por el Sacerdote Juan Bosco Turin Im prenta y Librería Salesiana Via C otolengo N° 32 Nice Patronage de S. Pierre Place d ’armes. Buenos-Ayres En la libreria Salesiana Calle Tacuari N° 591 M onte video En la libreria Pia Villa C olon 1879, pp. 480, cm. 9,5-14,5. Nel 1882 venne stam pato in A rgentina; altre edizioni si hanno in Spagna (Sarrià) e a T orino nel 1886, m a non abbiam o potuto averle. Nel 1888 a Niteroi in Brasile vede la luce la prim a edizione portoghese. L’approvazione ecclesia stica è del 19 settem bre 1888: il santo A utore era già passato alla vita beata. II. Evoluzione del testo. La cura paziente di D on Bosco nel m igliorare e m aturare il testo del suo libro p o trà risultare in u n ’edizione critica, in cui si segnalino m inutam ente le varianti di grafia e ortografia, gli spostam enti, le aggiunte, gli agglom eram enti o la soppressioni di periodi o di argom enti interi. Segnaliamo nel seguente prospetto la venazioni più notevoli apportate nel testo: Edizione 1847 (pp. 352): Alla G ioventù pag. P A R T E PR IM A . Cose necessarie ad un figliuolo per diventar virtuoso A rticolo Prim o. Conoscenza d ’iddio 2. I giovanetti sono grandem ente am ati da D io 3. La salvezza di un figliuolo dipende ordinariam ente dal tem po della gioventù 4. La prim a virtù di un giovane è l’ubbidienza a ’ propri genitori 6 - 5 9 9 10 12 13 5. Del rispetto che devesi alle Chiese, e alle cose di religione 16 6. L ettura e parola di Dio 18 Cose d a fuggirsi m assim am ente dalla gioventù 20 A rt. Prim o. Fuga dell’ozio 20 2. Fuga de’ i cattivi com pagni 21 3. Evitare i cattivi discorsi 23 4. Evitare lo scandalo 25 5. M odo di portarsi nelle tentazioni 26 6. Alcune astuzie che usa il dem onio per ingannare la gioventù 28 7. Avvertim enti per li giovani ascritti a qualche C ongregazione o a qualche O ratorio 29 Sette C onsiderazioni per ciascun giorno della settim ana Per la D om enica. Fine dell’uom o Lunedì. Sul peccato m ortale M artedì. La m orte M ercoledì. Il Giudizio Giovedì. D ell’Inferno Venerdì. D ell’eternità delle pene Sabato. Del Paradiso Divozione a M aria Santissim a 32 34 36 40 43 45 48 51 Le sei D om eniche e la novena di S. Luigi G onzaga D om enica prim a: per la novena. G iorno 1. S. Luigi piange i suoi peccati D om enica seconda. G iorno secondo. Penitenze di S. Luigi D om enica terza. G iorno 3. S. Luigi esemplare nella virtù della purità Dom enica quarta. G iorno 4. S. Luigi staccato d a’ beni della terra D om enica quinta. G iorno 5. C arità di S. Luigi verso del prossim o D om enica sesta. G iorno 6. A m ore di S. Luigi verso Dio Tre considerazioni che vagliono a com piere l’esercizio di nove giorni per la novena di S. Luigi Settimo giorno. S. Luigi si diede per tem po a Dio O ttavo giorno. S. Luigi m odello nella preghiera N ono giorno. Preziosa m orte di S. Luigi Festa di S. Luigi. G loria di S. Luigi in Cielo Infensus Inno a S. Luigi PA R T E SEC O N D A -Esercizi particolari di cristiana pietà Preghiere del m attino e della sera M aniera di assistere con fru tto alla S. Messa M aniera pratica per accostarsi degnam ente al Sacram ento della Confessione 55 56 58 59 61 63 65 67 68 70 72 74 76 84 93 — 7 Preparazione alla S. Com unione A tti da farsi prim a della Com unione Dopo la Com unione Visita al SS. Sacram ento A tti da farsi nel visitare il SS. Sacram ento C orona del S. C uore di Gesù O razione al Sacratissim o C uor di M aria Misteri del Rosario della SS. Vergine Lunedì Giovedì misteri gaudiosi M artedì, Venerdì misteri dolorosi D om enica, M ercoledì, Sabato: Gloriosi Litanie della B. Vergine C orona di M aria A ddolorata Litanie di M aria A ddolorata Le sette allegrezze che gode M aria in Cielo Esercizio di divozione al S. Angelo C ustode La Via Crucis Preghiera per la liberazione dalla m orte improvvisa Preghiera a S. G iuseppe Preghiera per la buona m orte O razione per le anime del purgatorio 109 110 ivi 111 114 119 122 124 126 138 139 140 143 PA R TE TERZA -U fficio della B. V. M attutino Alle Laudi Vespro della B. V. C om pieta della B. V. Vespro della Dom enica Salmi fra l’anno C om une degli Apostoli Com une degli A postoli ed Evangelisti nel tem po pasquale Com une di un Santo M artire C om une di un Santo M artire nel tem po Pasquale C om une di più Santi M artiri C om une di più M artiri nel tem po pasquale C om une di un Confessore Vescovo C om une di un Confessore non Vescovo C om une delle Vergini e M artiri C om une di una Santa nè vergine nè m artire Com une della dedicazione della Chiesa Vespri delle Dom eniche e Feste dell’anno 144 164 193 200 204 211 220 222 223 225 ivi 226 227 229 230 231 231 233 S - 98 99 101 103 104 105 108 Vespri dei Santi per tutto l’anno C om pieta M aggiore Vespro de’ M orti Per la sepoltura de’ Fedeli defunti, esequie de’ m orti Cose che si cantano nelle messe de’ defunti Per le messe solenni de’ vivi I sette Salmi Penitenziali Litanie de’ Santi Passione di N. S. G. C. Novena del SS. N atale M odo per servire la S. Messa Scelta di Laudi Sacre Indice 249 280 286 289 292 295 291 304 311 312 317 321 348-352 Scelta di Laudi Sacre. Su figli cantate T u scendi dalle stelle Rallegrisi A lieta mensa Chiniam la fronte supplici O Sacrimi Convivium. Convito adorabile O Salutaris H ostia. Ostia Santa D esolato mio Signor Inni cantiam di G iubilo Noi siam figli di M aria C uor di M aria che gli Angioli Stava M aria dolente M ille volte benedetta O M aria Rosa Divina Perdon, C aro Gesù So che ho da m orir Ahi che l’orribil trom ba La Sibilla, e David dice Un disordine infinito Paradiso, Paradiso A ngioletto del mio Dio Luigi o nor dei Vergini D isprezzator m agnanim o Lode a Dio che nell’alto de’ Cieli E D IZ IO N E 1851 (pp. 368) — 9 Aggiunte: Invocazione dello Spirito Santo Actiones nostras Agimus tibi Fondam enti della C attolica Religione Laudi : Anche a noi Lodate M aria Venite, o giovanetti C hiam ando M aria Siam rei di mille errori Vivo am ante di quella Signora E D IZ IO N E 1863 (pp. 432) Aggiunte : Cenni sopra la vita di S. Luigi G onzaga O razione preparatoria alla s. C om unione R osario di M aria Vergine (considerazione introduttoria) P reghiera per conoscere la propria Vocazione Vespri: M aria Auxilium C hristianorum . Festa del Preziosissimo Sangue di N. S. G. C. N ella Comm. di tutti i santi Pontefici Laudi : A ll’alto adorabile A S. G iuseppe all’inclito Ave pura Verginella O del Cielo gran Regina Parti rifatte: D isposizioni necessarie per ricevere il Sacr. della Confessione P ratica per accostarsi degnam ente alla Confessione A pparecchio alla santa C om unione Parti soppresse: Lode: C hiniam la fronte supplici (traduz. del T antum ergo) E D IZ IO N E 1874 39 (pp. 488) Aggiunte: C om unione frequente (istruzione) 10 — Divozione a S. G iuseppe (istruzione) Preghiere a S. G iuseppe per ottenere la santa virtù delle purità Ufficio dei m orti Preci diverse: Per le sepolture degli adulti Per le sepolture dei fanciulli Cose che si cantano nella benedizione delle cam pagne Fondam enti della cattolica religione: Del Capo della Chiesa D ell’Infallibilità Pontificia Vantaggi della definizione dell’infallibilità Pontificia Laudi : Angelo Santo e Pio A ’ tuoi pié M aria diletta. Che m iro, oh Dio D orm i, dorm i, bel Bambin E tu m ’ami, o M adre am ata Figlio, deh! torna o figlio F ra l’orrido rigor di stagion cruda Il tuo gusto non il mio Im m acolata Vergine Infedele, ingrato cuore Là sotto quel vel M aria, che dolce nome Mio dolce Signor M ondo più per me non sei N on son io che vivo, è Dio O bella mia speranza O dolce mia speranza Ogni lingua esalti e lodi O padre nostro che sei nei cieli Peccati non più Peccatori, se bram ate Pietà, pietà Signor Salve, salve pietosa M aria Salve o Vergine divina Se d ’un padre il cor, la m ano Sei pura, sei pia Tre re dell’Oriente Vergin del ciel Regina Vieni G esù, deh! vieni Vola, vola, anim a mia Parti rifatte: G iaculatorie E D IZ IO N E 187875 (pp. 494 + 4) Aggiunte: La più bella delle virtù. Sopra la scelta dello stato. Fate la C om unione spirituale D ivozione al Sacro Cuore di Gesù Offerte al SS. Cuore di Gesù avanti alla sua S. Immagine N ovena dellM mmacolata Concezione di M aria Santissima. G iaculatorie (G esù mio misericordia) M aria A iuto dei Cristiani (Istruzione) Novena ad onore di M aria SS. Ausiliatrice. Feste: B. M aria Vergine d 'O ro p a L odi: Solchiam o un mare infido Parti soppresse: Cenni sopra la vita di S. Luigi G onzaga. Trasposizioni: « Divozione a M aria Santissim a ». che seguiva le Sette Considerazioni, è posta dopo le « Cose da fuggirsi », come art. VII, pp. 29ss. E D IZ IO N E 1885101 (pp. 520) Invocazione a Gesù Cristo O razione da recitare nel visitare l’immagine della B. Vergine Promesse fatte da Gesù Cristo alla Beata M argherita Alacocque A tto di riparazione contro le bestemmie S. Francesco di Sales P rotettore degli O ratori festivi pei giovinetti Preghiera con cui S. Francesco di Sales consacrava la sua Verginità a M aria Santissim a In onore di S. Francesco di Sales A lcune massime ricavate dagli scritti di S. Francesco di Sales C oroncina al Sacro Cuore di M aria A ddolorata D ivoto Esercizio a M aria SS. A ddolorata Avvertenza... per l’acquisto delle Sante Indulgenze C oroncina in onore di M aria SS. Im m acolata 12 - Preghiera di SS. Pio IX a M aria C onsacrazione di se stesso a M aria SS. Breve M odo di praticare la Via Crucis (istruzione) Invocazione alla Croce di N. S. Gesù Cristo Visita a Gesù Sacram entato nel Santo Sepolcro il Giovedì e Venerdì Santo e quando trovasi esposto per le Q u aran t’ore Pia pratica nel giorno di Venerdì Esercizio della Buona M orte (istruzione) A tto eroico di carità in suffraggio delle Anim e del Purgatorio 11 mese di m arzo consacrato a San Giuseppe Pratica in onore dei sette dolori e delle sette allegrezze di S. Giuseppe Vespri : S. Agnese Vergine e M artire S. Francesco di Sales vescovo e dottore di S. Chiesa A pparizione della B. Vergine della M isericordia Santi Cirillo e M etodio Festa della B. V. del Soccorso D om enica dopo l'o ttav a delPAssunzione della B. V. Festa del Purissimo Cuore di M aria Ss. O rsola e C om pagne Vergini e m artiri U ltim a D om enica di O ttobre. Festa del SS. R edentore Dedicazione della Basilica del SS. R edentore Preci diverse: Preghiere pel Som m o Pontefice Preghiera per im plorar la pace Preghiera da recitarsi in tem po di flagelli e tribolazioni Rendim ento di grazie Alcuni avvertim enti pel Serviente (della Messa) Trisagio Angelico Preghiera da recitarsi prim a della lettura e dello studio Tabella tem poraria Lodi: A lm a contrita Gesù Bambin mi guarda Im parate, o valli e monti Negli affanni e nelle pene Parti rifatte: G iaculatorie Novena ad onore di M aria SS. Ausiliatrice 13 Parti soppresse: L audi: Angelo Santo e pio Che m iro oh Dio! Il tuo gusto, non il mio Ogni lingua esalti e lodi O M aria quando ti m iro Q uante volte i suoi pravi attentati Vergin del ciel Regina Vola, vola, anim a mia. Trasposizioni: Nelle « Sei Dom eniche e la novena di S. Luigi » è invertito l’ordine delle Consi derazioni 5 e 6 (pp. 62ss) Per u n ’edizione critica del G iovane Provveduto preferiam o scegliere l’edizione del 1885 come edizione definitiva; per motivi sia estrinseci, sia intrinseci. Sappiam o che nel lavoro di correzione o di m anipolazione del Giovane Prov veduto Don Bosco si fece aiutare da D. Bonetti (e forse anche da altri) (6). C ono sciamo anche la volontà di D on Bosco: che le nuove edizioni dei suoi scritti si facessero sull’ultim a da lui pubblicata (7). Conosciam o inoltre quanto il Santo fosse geloso delle pubblicazioni che uscivano dalla tipografia e Libreria dello O ratorio (8). A m aggior ragione si può pensare un sentim ento di gelosa cura per quanto portava il suo nome. D esiderava energicam ente che si sapessero quali fossero gli scritti di cui riconosceva la paternità (9). Sappiam o ancora come nel 1878 volle correggere personalm ente sulle bozze una nuova edizione della Vita di D om enico Savio (10). O ra, proprio nel Giovane Provveduto del 1878, tra le aggiunte apportate vi troviam o la breve istruzione « Sopra la scelta dello Stato » (pp. 75-78) in cui, come noterem o più avanti, vi sono reminiscenze di Guida Angelica, antica fonte del Giovane Provveduto 1847. Inoltre, da un confronto coi m anoscritti superstiti di Don Bosco, specialm ente con le lettere, ci è risultato che le varianti ortografiche apportate nel Gio vane Provveduto coincidono in linea di m assim a con quelle dei mss della stessa epoca (11). (6) M emorie Biografiche, IX , p. 4; X, p. 125. (7) M emorie Biografiche, X , p. 1333. (8) M emorie Biografiche, X III, p. 401. (9) M emorie Biografiche, X , 1332. (10) A. C A V IG L IA , Opere e scritti editi e 14 — inediti di « Don Bosco »,vol. IV (T orino, S.E.I., 1943), p. X III. (11) A d esem pio: le form e: de' a 'v e rs o il 1870 diventano negli scritti di Don Bosco: dei, ai. Cfr. Giov. Provv. 1863; p. 18: de' Santi, E poiché tra l’edizione del 1878 e quella del 1885 le varianti nella parte asce tica non sono rilevanti, preferiam o obbedire a D on Bosco e presentare l’edizione del 1885 come edizione da lui voluta (o alm eno approvata) come definitiva. Volendo indicare in calce al testo dell’edizione critica le varianti delle edizioni più notevoli, preferirem m o scegliere, oltre alla prim a edizione, quella del 1863 e quella del 1878, come quelle che segnano l’ingresso di varianti degne di nota nella parte ascetica. Per queste ragioni nel corso del nostro studio indicherem o semplicemente l’edizione del 1847: G PA ; quella del 1863: G PB ; quella del 1878: G P C ; e l’edi zione definitiva: G P D ; o sem plicemente: edizione A, B, C, D. Le altre edizioni saranno siglate con l’anno e il num ero dell’edizione: G P 18512; G P 18 7439, ecc.. III. Struttura del GP La prima parte com prende nel G PD cinque suddivisioni, che chiam ere mo d ’ora in poi « sezioni » : sez. 1. Cose necessarie ad un giovane per diventare virtuoso, sez. 2. Cose da fuggirsi m assim am ente dalla gioventù, sez. 3. Sette considerazioni per ciascun giorno della settim ana sez. 4. Le Sei D om eniche e la N ovena di S. Luigi Gonzaga, sez. 5. D ella vocazione. In realtà il titolo della prim a sezione, stando a quanto si legge nell’in tro duzione, era concepito come titolo di tu tta la parte prim a; la stessa cosa fa intendere il grassetto usato nell’indice, fino all’edizione B. Ma l’edizione C, nell’indice, non lo dà più come titolo dell’intera parte prim a, sibbene come titolo della prim a sezione. Le due prim e sezioni sono divise in articoli: ma la seconda non è om ogenea: gli ultimi tre articoli (La più bella delle virtù, Divozione a M aria Santissim a, Avvertim enti pei giovanetti ascritti a qualche congregazione o a qualche O ratorio) avrebbero trovato un posto più adatto nella prim a sezione La sezione terza, che anticam ente com prendeva otto considerazioni, nel l’edizione C cedette quella su M aria SS. alla sezione seconda, riserbandosi le sette m editazioni sui novissimi ed acquistando una fisonomía più omogenea. diventa nel Giov. Provv. 1878, p. 17: dei Santi. Epistolario di S. Giovanni Bosco per cura di D . E U G E N IO C E R IA ... voi. I (T orino, S.E.I. 1955) p. 267s: de' Gallicani, de' Pontefici (lett. dell’8 aprile 1863); p. 296: de' giovani (22 die. 1863). Epistolario di S. Giov. Bosco... voi. III. (T orino S.E .I. 1958) p. 328: dei fanciulli.. (m em oriale del 1878). La form a: d'iddio diventa: di Dio. Cfr. Giov. Provv. 1863, p. 18; G iov. Provv. 1878, p. 17. A juto diventa aiuto. Demoni diventa demonii e verso il 1880 demoni. La form a: de' tuoi, a' tuoi, a' suoi... resiste fino agli ultimi scritti di D o n Bosco, ecc. — 15 La sezione quarta, per quanto rappresenti una particolare pratica divota in onore di S. Luigi, tuttavia (non senza ragione, ci pare) sì trova nella parte prim a: per il valore caratteristico che hanno le singole considerazioni, tendenti a proporre la virtù praticata da S. Luigi. Questa sezione raddoppiò le sue pagine nell’edizione B, accogliendo i « Cenni sopra la vita di S. Luigi G onzaga ». N ell’edizione C questi « Cenni » furono nuovam ente espulsi, senza che la stru ttu ra generale del G P ne perdesse. La sezione quinta, come avvertim m o più sopra, fu introdotta nell’edizione C. La parte seconda. Ci si perm etta di soffermarci alquanto sulle parti devozionali del G P per un ’inform azione più com pleta, dal m om ento che tali parti non saranno più oggetto diretto del nostro studio. La parte seconda com prende u n ’unica sezione: Esercizi particolari di pietà. Può essere d ’interesse rilevare che nelle edizioni A e B non trovano posto pratiche divote in onore di M aria SS. A usiliatrice, S. Francesco di Salcs e S. Giuseppe (per il quale era riservata la Preghiera per im petrare una buona m orte e l’invo cazione nella giaculatoria « Gesù, G iuseppe e M aria... ». Solo nell’edizione C l’Ausiliatrice e S. Giuseppe ebbero un posto speciale con preghiere ed istruzioni. S. G iuseppe com inciò ad essere invocato anche negli A tti da farsi dopo la Comu nione (G PC, p. 115) e nella giaculatoria da dirsi nel corso del giorno: Vergine M aria, M adre di Gesù, S. Giuseppe, S. Luigi G onzaga, fatemi santo » (G PC, p. 83). N ell’edizione D, oltre che negli A tti prima della Comunione (G PD , p. I li) , anche nella Maniera di assistere alla s. Messa (G PD , p. 94). S. Francesco di Sales troverà posto nel G P solo nell'edizione D. H anno il loro posto fin dalla prim a edizione le divozioni al C uore di Gesù e di M aria ai dolori di Gesù (Via Crucis Passione di N. S. G. C.) e di M aria (C o rona, Litanie di M aria A d d o lo rata); la Novena del santo Natale, la divozione all’Angelo C ustode e a S. Luigi G onzaga, al quale è assegnato un posto eminente. Com e in tutti gli eucologi contem poranei, nel G P vengono curate le pratiche che circondano i Sacram enti della confessione e com unione; la Messa e la Visita al SS. Sacram ento. L ’esercizio della buona m orte è rappresentato con un buon gruppo di pre ghiere. Le anime del purgatorio erano com m em orate nell’esercizio della buona m orte con u n ’orazione speciale per loro già nel G PA (p. 143). L'edizione D aggiunse l’A tto eroico di carità in suffragio delle anim e del P urgatorio (G P D , p. 190). La parte terza nella prim a edizione, stando all'introduzione, com prendeva due sezioni: l’Ufficio della B. V. e i Vespri di tu tto l'a n n o ; aggiunse poi nella edizione B l’ufficio dei M orti (GPB, pp. 348ss). Veniva considerata come ap p en 16 - dice la scelta di Laudi sacre e con essa i Fondam enti della Cattolica Religione. L ’edizione C e la D, adoperando nell’indice un grassetto uguale per l’uffizio della B. V. e per le altre suddivisioni, vengono a considerare queste com e a ltret tante sezioni della parte III, che così viene a com prendere otto sezioni: 1. Uffizio della B. Vergine. 2. Salmi ed Inni pei Vespri di tu tto l’anno. 3. Inni e versetti per le varie D om eniche e feste dell’anno. 4. Santi nel corso di tu tto l’anno. 5. Ufficio dei M orti. 6. Preci diverse. 7. F ondam enti della C attolica Religione. 8. Scelta di laudi sacre. N ell’edizione B figura già al 24 maggio M aria A uxilium C hristianorum (GPB p. 231). San Francesco di Sales, anche in questa parte trova posto solo nella edizione D. La scelta di laudi sacre nel G PA contava solam ente 23 lodi. Il G P D ne con tiene 66. Il gruppo più folto è rappresentato dalle laudi m ariane: 24. N ove sono indirizzate a Gesù eucaristico, cinque a Gesù Bam bino, cinque invitano alla penitenza e al buon proponim ento; cinque riguardano i novissimi. N on m ancano lodi per le divozioni particolari accolte nel G P : Gesù Crocifisso, M aria A ddo lorata, il Cuore di Gesù, il C uore di M aria, S. Luigi, S. Giuseppe, le Anim e p u r ganti. Anche dei canti bisogna tener conto, come indici delle preferenze per p arti colari devozioni. Così si presenta nella sua stru ttu ra generale il G P dopo un quarantennio di generose cure: docum ento dei tempi, m a so p rattutto docum ento prezioso della spiritualità giovanile proposta da S. G iovanni Bosco. — 2 17 BREVE BIBLIOGRAFIA 1. Per dati biografici e documentazione varia (conversazioni, buonenotti, discorsi, lettere e testim onianze): SA N G IO V A N N I BOSCO, Memoria dell’Oratorio di S. Francesco di Sales. D al 1815 a! 1855. T orino, S.E.I. 1946, pp. 260. (scritte da D on Bosco tra il 1873 e il 1875 e rim aste inedite fino al 1946). Cinque lustri di storia delVOratorio salesiano fondato dal Sacerdote D. Gio vanni Bosco per cura del Sacerdote D on G io v a n n i B o n e t t i su o allievo, T orino, Tipografia Salesiana 1892, pp. 744 (già pubblicato nel Bollettino Salesiano a com inciare dal gennaio 1879; scritto sotto il controllo di D on Bosco; attinge alle M em orie dell’Oratorio di D on Bosco stesso). Memorie Biografiche di Don Giovanni Bosco raccolte dal Sac. Salesiano G io B a t t is t a L e m o y n e . Voli. I-V. S.Benigno Canavese, Scuola Tipografica e Libreria Salesiana 1898-1905. Memorie Biografiche del Venerabile Don Giovanni Bosco raccolte dal Sac. Salesiano G io v a n n i B a t t . L e m o y n e . Voi. IV. S. Benigno Canavese, Scuola Tipo grafica e Libreria Salesiana 1907. M emorie Biografiche del Venerabile Don Giovanni Bosco raccolte dal Sac. Salesiano G io v a n n i B a t t is t a L e m o y n e . Voi. VII. Torino. Libreria Salesiana Editrice 1909. M emorie Biografiche del Venerabile Don Giovanni Bosco raccolte dal Sac. Salesiano G io v a n n i B a t t . L e m o y n e . Voli. VIII-IX. T orino, Tipografia S.A .I.D . « B u o n a S ta m p a » 1912-1917. Sac. G. B. LEM O Y N E-Sac. A. A M A D E I, Memorie Biografiche di San Giovanni Bosco. Voi. X. 1871-1874. Torino. S.E .I., 1939. Sac. E U G E N IO C ER I A, M emorie Biografiche del Beato Giovanni Bosco. Voli. XI-XV. T orino, S.E.I., 1930-1934. Sac. E U G E N IO C E R IA , Memorie Biografiche di San Giovanni Bosco. Voli. XV1-XIX. T orino, S.E.I. 1935-1939. Indice analitico delle Memorie Biografiche di S. Giovanni Bosco nei 19 volumi. T orino, S .E .I., 1948. Epistolario di S. Giovanni Bosco volume prim o dal 1835 al 1868. Per cura D. E U G E N IO C E R IA salesiano. T orino, S.E.I., 1955. Epistolario... volume secondo dal 1869 al 1875... Torino, S.E.I. 1956. Epistolario... volum e terzo, dal 1876 al 1880... T orino, S .E .I., 1958. Epistolario... volum e q u arto dal 1881 al 1888... Torino, S.E.I., 1959. vanni Studi sul pensiero pedagogico e ascetico di Don Bosco: Opere e scritti editi e inediti di « Don Bosco » nuovam ente pubblicati e rive duti secondo le edizioni originali e m anoscritti superstiti a cura della Pia Società Salesiana. Finora sono stati pubblicati i primi q u attro volumi riguardanti la 18 — Storia Sacra, la Storia Ecclesiastica, le Vite dei Papi, la Storia d ’Italia e la Vita di Domenico Savio. T orino, S.E.I., 1929-1943. Notevoli ed autorevoli sono le Introduzioni di D on Caviglia, specialmente quelle sulla Storia d'Italia e la Vita di Savio Dom enico. Dello stesso don A L BERTO C A V IG L IA più m aturi sono: - Il « M agone M ichele». Una classica esperienza educativa. In Salesianum 1949, pp. 451-481; 588-614. (Edito a parte in Biblioteca del « S alesian u m » , n°9). - Un documento inesplorato. La « vita di Besucco Francesco » scritta da D. Bosco, e il suo contenuto spirituale, in Salesianum 1948, pp. 257-287; 641-672; 1949, pp. 122-145; 288-319; - R IC A L D O N E PIE T R O , Don Bosco Educatore. 2 voli. Colle Don Bosco (Asti), Libreria D ottr. Cristiana 1951-1952. pp. 720; 727. Con ricca bibliografìa. - B R A ID O PIE T R O , Il sistema preven tivo di Don Bosco, T orino Pontifìcio Ateneo Salesiano 1955, pp. 464. Con scelta bibliografia sobriam ente ragionata. Opere segnalate come fo n ti per la parte ascetica del Giovane Provveduto. 1. S. A L FO N SO D E ’ L IG U O R I, M assime Eterne ossia M editazioni per cia scun giorno della settim ana. 2. S. A L FO N SO D E ’ L IG U O R I, Apparecchio alla morte cioè considerazio ni sulle massime eterne utili a tu tti per m editare ed a ’ sacerdoti per predicare. 3. S. A L FO N S O D E ' L IG U O R I, La vera sposa di Gesù Cristo cioè la M o naca Santa per mezzo delle virtù proprie d ’una religiosa. - Per queste opere di S. A lfonso seguirem o l'edizione M arietti (T orino) 1845-1848. 4. Compendio della Dottrina Cristiana ad uso della Diocesi di Torino presso G. B. Paravia e C om p. Tipografi Librai sotto i portici del Palazzo M unicipale (1844), pp. 192. 5. Considerazioni per celebrare con frutto le sei dom eniche e la novena in onore di S. Luigi G onzaga della C om pagnia di G esù del P . P a s q u a l e D e M a t t e i della m edesim a C om pagnia. - U serem o l’edizione di N ovara, Tipografia di P a s q . Rusconi, s. d. (184.?), pp. 116. 6. G O B IN E T C H A R L E S, lnstruction de la Jeunesse en la piété chrétienne, tirée de l’écriture-sainte et des SS. Pères, divisée en cinq parties... Userem o la nouvelle édition, à Paris..., M équigon junior, Libraire... à Lyon, chez Périsse frères, Libraires... 1822, pp. 532. 7. Guida Angelica, ossiano pratiche istruzioni per la gioventù, O pera utilis sima a ciascun giovanetto. D ata alla luce da un sacerdote secolare milanese. C orretta ed accresciuta. In T orino 1767, N ella Stam peria Reale, pp. 142. 8. S. FR A N C E S C O D I SALES, La Filotea, ossia Introduzione alla Vita D ivota. - U serem o l’edizione di Venezia, Baglioni, 1748. 9. Z A M A -M E L L IN I G IU SE P PE , Gesù al cuore del giovane. Q uarta edi zione rom ana con aggiunte. - U serem o l’edizione di R om a, N ella stam peria Pietro Aurelj 1833 (fonte probabile). — 19 10. IAIS E G ID IO , L ’amico dei fanciulli ovvero libretto d ’istruzione e di pre ghiera ad uso dei fanciulletti che può anche giovare agli adulti opera... tra d o tta da un sacerdote torinese sulla X X IX . Edizione tedesca. T orino, per G iacinto M arietti T ipografo-L ibrajo 1847, pp. 224 (fonte probabile). S DB GP GPA GPB GPC G PD GA LC MB 20 — D on Bosco G iovane Provveduto G iovane Provveduto G iovane Provveduto G iovane Provveduto G iovane Provveduto G uida Angelica Letture C attoliche M em orie Biografiche I G L E 1847 1863 187875 1885'° C A PO I. LETTERATURA ASCETICA PER LA GIOVENTÙ IN PIEMONTE Chi intraprende a confrontare il G P con altri opuscoli spirituali contem po ranei non può non rim anere sorpreso nel constatare certe somiglianze di espres sioni, di schemi, di im postazioni. Eppure la m aggior parte di questi opuscoli non hanno avuto nessun influsso im m ediato sulla genesi del G P. Si viene, insom m a, a concludere che il G P e questi altri opuscoli affini sono u n ’efllorescenza ed una testim onianza dello stesso clima spirituale. Lo schema, ad esempio, delle « Cose da fuggirsi m assim am ente dalla gio ventù » (G PA , pp. 20-29) coincide in m odo trasparente con le « Cose da fuggirsi in ogni te m p o » , proposte alle giovanette dalla Voce Angelica: « S o n o l’ozio, le cattive com pagnie, la lettura dei libri cattivi, gli am oreggiam enti, l ’im m odestia la vanità nel vestire, i pubblici spettacoli, teatri, balli, conversazioni libere, e poco oneste, libertà di sguardi, le facezie im pure, e tutte le occasioni di peccato, e tu tto ciò, che conduce al p e c c a to » (12). Lo stesso schema traspare nelle « Cose necessarie ad un figliuolo per diventar v irtu o so » del G P (pp. 9-19) e le « C o se da praticarsi in ogni te m p o » proposte dalla stessa Voce Angelica: L’eternità nella m ente, Dio nel cuore, il m ondo sotto ai piedi. Sii ubbidiente... R ispetta la casa di Dio, gli esercizi di Religione, ed abbi grande riverenza per i M inistri di D io... » (p. 76). In un altro opuscolo: « Delle virtù e dei vizi...», si insiste (13) sugli stessi principi enunziati nella prim a parte del G P: «B isogna incom inciare da giovane a far bene » (pp. 118s). Nei precetti della legge di D io, ai tre « primi, che contengo no i nostri obblighi verso Dio m edesimo, segue quello di o n orar il padre e la m a dre » (pp. 127-129), che fa pensare all’afferm azione di DB, che « la prim a virtù di un giovane è l’u b b id ien za» (G PA , p. 13). N ello stesso opuscolo figurano le cose da fuggire: « F u g g ire i cattivi co m p ag n i» (pp. 119-121); « C o n d u rre una (12) Voce Angelica, ossia VAngelo Custode che amm aestra una Figlia educanda in una casa Religiosa, o che aspiri alla perfezione Cristiana. Pinero!o T ipografia Vescovile, e delle A u to rità Civili, e M ilitari di P ietro M assara-N ovara 1835, pp. 80. Cfr. p. 76. ( 13) Delie virtù e dei vizi Operetta morale ricavata da vari autori seconda edizione tori nese sulla prima del 1822. T orino per G iacinto M arietti T ipografo-L ibrajo 1841, pp. 142. - 21 vita laboriosa, e fuggir l’ozio » (p. 121 s) ; « Fuggire ogni sorta di disonestà, e d ’im m odestia» (pp. 132s)... che ricordano gli analoghi consigli di DB. Sarà nostro com pito in questo capitolo il ricostruire le ramificazioni ch’ebbe in Piem onte l’umile ceppo della letteratura ascetica per la gioventù, alm eno in quelle proporzioni e per quegli aspetti che ci possono aiutare ad una migliore com prensione del G P. 11 G P infatti non si ricollega, per il m ateriale di cui è com posto alle trattazioni degli insigni pedagogisti contem poranei a DB: non si ricollega agli scritti dell’A porti, nè a quelli del Rosm ini, del Rayneri, del Lambruschini.. i quali d ’altronde per altre vie ed in altre proporzioni hanno potuto incidere sullo spirito di D B (14). Il G P si ricollega a quell’umile letteratura asce tica per la gioventù, povera cenerentola, che non ha potuto trovare il suo buon posto nella storia deH’educazione, nè in quella dell’ascetica. U na letteratura che tuttavia ha avuto un influsso non piccolo nella form azione cristiana di non poche generazioni. /. C A R LO G O B IN E T e i suoi imitatori. La corrente di spiritualità giovanile più cospicua in Piem onte è quella che ha per capostipite C A R L O G O B IN E T (1613-1690), chiarissim a figura di sacer dote ed educatore, rettore del collegio Duplessis a Parigi. Per 43 anni - scrive il Feller - G obinet « istruì la gioventù affidata alle sue cure coi suoi esempi e coi suoi scritti» (15). « V enerato - aggiungono gli editori torinesi della sua opera più conosciuta - come uno degli A utori più benemeriti di nostra divina Reli gione » (16). Le sue opere letterarie sono tutte soffuse dello spirito gentile e nel contem po forte di S. Francesco di Sales, di cui si dim ostra buon im itatore e seguace. L ’opera di lui, ch’ebbe m aggior fortuna, fu « Instruction de la jeunesse », che vide la luce per la prim a volta nel 1655 (17) e che m eritò un gran num ero di edizioni, im itazioni, contraffazioni, e traduzioni. Prenderem o in esame solo quest’opera del G obinet, come la più com pleta e la più significativa e d ’altronde diffusa largam ente in Piem onte (18). Vogliamo anzitutto m ettere in luce fino a che punto altri opuscoli affini dipendano da quello del G obinet, nella stru ttu ra e persino nel contenuto dei (14) Cfr. B R A ID O , Il Sistem a preventivo di Don Bosco (T orino Pont. A teneo Sales. 1955) pp. 115.-129. (15) F E L L E R , Biografie universcHe, t. IV (Lyon, Pélagaud 1860), p. 193. (16) Istruzione delta Gioventù nella pietà cristiana di Carlo Gobinet... T orino, A ssocia zione presso i L ibrai M aspero e Serra, 1831 p. 5 (è il voi. X X III della « Scelta biblioteca 22 - econom ica d ’opere di religione »). (17) Instruction de la Jeunesse en la p iété chrétienne, tirée de T écriture-sainte et des ss. Pères, divisée en cinq parties, par M. C h ar les G obinet. (18) In Piem onte in varie biblioteche di parrocchie o d ’istituti religiosi abbiam o tro vato oltre ad edizioni francesi e all’edizione torinese del 1831 anche l’edizione di Venezia c a p i t o li . L ’im itazione della s tru ttu ra generale giungeva non solo a segu- ^ Ja ^ cessione dei capitoli del m o d ello , m a anche a ripeterne il titolo r^ uasi con identi che parole. Ed ecco una sin ossi sufficientemente significativ ^ opuscoli, che abbiam o trovato più fre quentem ente in Piemonte. Gob. Istruzione (19) PA R T E I. Delle ragioni, che obbli gano gli uom ini a darsi all a virtù ne’ loro prim i anni. Cap. I. Del fine per cui l’ uom o è creato. Cap. II. art. I. D ella nobiltà ed eccellenza del cristiano, e della grazia che Iddio fa a quello che chia m a a questo stato... A V O N D O (20) ep. II. O bbligo di darsi al servizio di Dio in gioventù. L U Z E R N E (21), cp. I. Tem er Dio sino dalla gioventù. A R V IS E N E T (22) cp. I. Del fine d eiru o m o . A RV ., cp. II. Del B attesi m o e della Professione della religione C ristiana. Cap. III. Che Iddio dim anda e gra disce singolarm ente i servigi della gioventù. Cap. IV. Che Iddio am a singolar m ente i giovani, e si com piace di far loro m olte grazie. A RV., cp. Ili, 11 Signore am a la G ioventù e desidera ardentem ente il suo culto e il suo amore. A V O N D O . cp. II, l. Iddio vuole il servigio de’ Giovani. L U Z E R N E , cp. III. D io vuol essere servito dalla Gioventìi. A R V ; cp. IV. Il non servir D io sin dalla prim a gioventù è fargli una grande ingiuria. A RV., cp. V. Dio resiste ai giova netti viziosi, e non è cosa rara che li percuota nella sua collera. C ap. V. Che coloro, i quali non si dedicano a Dio nella gioventù, gli fanno una g ran d ’ingiuria. Cap. VI. Q uanto Iddio abbia in avversione i giovani viziosi. 1708; V enezia 1765 e Lodi 1815. Q ueste va rie edizioni italiane rip ro d u co n o con leggeri ritocchi linguistici l'edizione di Venezia 1708 (trad u zio n e italiana di G iuseppe A ntolini). (19) In questo capitolo ci servirem o dell’edi zione torinese. (20) II Teotimo ossia Istruzioni fam igliar! sovra gli obblighi cristiani della gioventù e prin cipalmente degli studenti. Opuscolo utilissimo ad ogni sorta di persone. T orino nelle stam pe di G iacom o G iuseppe A vondo. M D C C L X V III, pp. 440. (La presentazione e sotto scritta: (Teologo) Francesco A v o n d o ). (21) Opuscolo sopra ¡doveri dei giovani dei C ard. DE LA L U Z E R N E . G enova tip. C o m o 1842. pp. 71. (22) Indirizzo alla gioventù, opera di C L A U D IO A R V ISE N E T canonico e vicario generale di Troyes. Versione italiana di F.C., M ilano, Tipografia e L ibreria P irotta e C om p. 1842, pp. 240. P ubblicato nelle Letture Cattoliche a. VI. fase. VII (sett.) col titolo di: La Guida della Gioventù nelle vie della salute..., T orino Paravia 1858. - 23 Cap. VII. Che la salvezza dipende ordinariam ente dal tem po della gio ventù. A V O N D O , cp. II, 2. La salvezza o r dinariam ente dipende dal servir D io, in gioventù. ARV. cp. VI. La salute dipende p a r ticolarm ente dalla gioventù. L U Z E R N E , cp. IV. N on rim ettere ad altra età il servizio di D io N on solo veniva im itato lo schema, m a ad dirittura si arrivava alla trasposizione letterale dal m odello nel proprio testo. Scegliamo un capitolo da « Un mazzolili di fio ri... ossia Antiveleno Cristiano ». Il com pilatore di Antiveleno dice espressam ente nell’introduzione di aver attinto all’opuscolo « Instructions Chrétiennes », edite a Besançon, nella traduzione pubblicata dal libraio Pom ba (23). Antiveleno dice espressam ente che quell’operetta gli « som m inistrò » il m aterial principale » (24). Sia il testo di Antiveleno, che quello delle Istruzioni di Besançon sono vicinissimi a quuello di G obinet Antiveleno, pp. 30ss. Istruzioni di Besançon, cp. I li, (ed Asti, pp. 31 s) : Per giungere alla san tità bisogna im itar N. S. G. C. Egli è il Santo de’ santi, e il più perfetto m odel'o di tu tta la santità. Questo gran M aestro disceso dal Cielo per istruire, e salvare gli U o mini ha voluto passar per differenti età Per essere buon C ristiano, e giun gere alla Santità, bisogna im itar Gesù C risto; Egli è il nostro Salvatore, ed esem plare, il Santo dei Santi, ed il più perfetto m odello di tutte le virtù, e della Santità. Q uesto gran m aestro è disceso dal cielo per istruire, e salvare gli uom ini; Egli ha voluto passare le diverse (23) Istruzioni cristiane per la gioventù, utili ad ogni so n a di ¡tersone, arricchite di m olti tratti d'istoria, e d'esempi edificanti. Traduzione ita liana Ricorretta ed in m olti luoghi migliorata sulla settim a edizione francese. T orino, Pom ba 1818. N oi citerem o da u n ’a ltra edizione: Istruzioni cristiane per la gioventù utili ad ogni sorte di persone Arricchite di m olti tratti d 'isto ria, e d'Fsempj edificanti. Settim a edizione fr a n cese. Corretta, e reimpressa per ordine di M on signor Arcivescovo di Besanzon. Traduzione italiana Ricorretta essa pur diligentemente, ed in m olti luoghi migliorata. Venezia, ed Asti dagli Stam patori Zucconi e M assa, (s.d.: 18051814) pp. 424. - Pubblicò una terza edizione Torinese P a ra v ia il 1843 (pp 264). (24 ) Un mazzoliti di fio r i ai fanciulli, ed alle fanciulle ossia Antiveleno Cristiano a difesa dell'innocenza, T orino, dalla T ipografia P aravia, 1836 pp. 252. Cfr. p. 5. - Quello stesso a n no dalla tipografia di G iacinto M arietti usci la seconda edizione « riveduta e migliorata aggiuntovi un breve esercizio per la confessione, comunione e messa. Del Sac. S .B .A . », pp. 304. È u n e stra tto di Antiveleno il M emoriale cri stiano ossia indirizzo pratico di vita cristianacon un brevissimo esercizio per la S. Confes sione, Comunione e M essa tratto dal M azzo lili di fio r i ai fanciulli ed alle fanciulle. T o 'in o per G iacin to M arietti T ipografo L ibrajo, s.d. pp. 36. D ell’Antiveleno noi userem o l’edizione Paravia. 24 - per santificarle tutte. Si è reso simile a tutti per obbligarci tu tti ad im itarlo Per questa ragione, dice S. Ireneo, Egli si è fa tto picciolo per li piccioli... età dell’uom o, per santificarle tutte, Egli si è fatto simile a tutti, per tirar tu tti alla sua imitazione. « Per questa ragione, dice S. Ireneo, Egli si è fatto fanciullo pei fanciulli, affine di santificarli... Gob ., pt. IV, cp. I, ed. cit., pp. 243 ss. Com e è una irrefragabile e costante verità, che tu tta la pietà cristiana, sia nei grandi, sia ne’ piccoli, consiste nell’im itare nostro Signor G esù Cristo, così io vo glio prim a d ’ogni altra cosa proporvi qui questo divino esem plare, per darvi un perfetto m odello delle virtù, che voi dovete acquistare, e sopra di cui gettar la base della co n d o tta di vostra gioventù. È da osservare (secondo che rappresentava u n Padre della Chiesa) che questo divin M aestro essendo venuto per insegnare, e per salvare tu tti gli uom ini, ha voluto passare per tu tte le età dell’uom o onde santificarle, e col rendersi simile a noi attirarci più facilm ente alla sua im itazione. Per questa ragione, egli dice, si è fatto fanciullo pei fanciulli, a fine di dar loro la santità. Si è fatto piccolo pei piccoli, a fine di santificarli... (S. Irenaeus 1. 2 advers. haeres. c. 30...). Anche A vondo in un contesto analogo allega il passo di S. Ireneo e s’indugia a spiegare - com e G obinet, Antiveleno e le Istruzioni di Besançon - i q u attro prin cipali esempi che G esù adolescente dà ai suoi giovani im itatori: vita nascosta, pietà esem plare, insigne ubbidienza, crescita in sapienza ed in grazia, insieme alla crescita in età (25). Ed A rvisenet tradisce la sua dipendenza da G obinet, per quan to si sforzi di nasconderla sotto il dialogo tra G esù e il giovane: cp. X V . D ell’imitazione di nostro Signor Gesù Cristo. Gesù: per voi, mio caro, volli esser fanciullo, per insegnarvi a vivere da santo sin dall’infanzia... Esisteva dunque u n a larga corrente di scritti che divulgavano i principi d ’ascetica cristiana applicati alla gioventù, quali li aveva proposti G obinet. Si tra tta di divulgatori e non di ripensatori. Bisogna tuttavia aggiungere che non si tra tta di semplici « m oltiplicatori ». C iascuno pubblicando il suo libro intende venire incontro ad un bisogno che trova nel suo am biente ed ovviare ai difetti che scorge nei libri che lo han preceduto. Ecco, per esempio, come uno di loro m ette in luce i m otivi che l’hanno spin to alla sua compilazione. A vondo afferm a: « Su questo si è bensì scritto m olto; m a non si scrisse abbastanza, supposto (25) A V O N D O , o.c., cp. I li, § 3, p. 51. — 25 che vogliasi an d ar persuaso, che per istruire la G ioventù non hanno tutti le m a terie trascelte, ed i m odi più confacevoli. Gli uni hanno scritto assai brevem ente; epperò non si provvide a tutti i bisogni de’ G iovani: hanno gli altri troppo oscu ram ente p a rla to ; epperò si lasciarono essi nella precedente loro ignoranza: chi pensò bastevole il suggerire solo una pietà esteriore; quasi che a ’ G iovani non appartengano le sode massime dell’Evangelio, se si adattino al loro inten dim ento; chi travagliò senz’ordine; e confusione destò, più che tu tt’altro, negli anim i giovanili. N ulla aggiungerò di que’ tali, che quasi a m ano piena gettando le loro istruzioni in questo picciolo, e tenero cam po, sì lo caricarono, che a luogo di germ ogliar buoni frutti, quelle vi rim asero oppresse, e soffogate ». D opo tan ta critica A vondo fa il nom e di G obinet; « N è vuoisi già con ciò screditare quel buono, che in sì fatti libri è contenuto: e principalm ente in quello del signor G obinet a tutti ben noto, sì stim ato, sì applaudito. Vorrebesi però alm eno, che si osservasse, che, se in certe cose avesse un p o ’ più di cautela: se non mancasse in parecchi luoghi, in altri non abbon dasse troppo... » (pp. XVs). Dal sig. G obinet tuttavia attinge, riordinando e facendo così nuovo libro, « il quale o un vecchio libro, o un nuovo si chiami, nulla im porta; s’intenda esserne stato lo scopo non solo l’utilità d ’ogni G iovane di qualunque età, affare, e condizione; m a ancor quella degli Studenti o ecclesiastici, o secolari; e d ’ogni altra persona, che voglia servirsene » (p. XVI). Questa polivalenza dell’opera di A vondo e di altri com pilatori non piace ad Antiveleno, che la rim provera alle Istruzioni di Besancon: « Sarebbe desiderabile, che fosse stata divisa in tre parti, ed in tre volum etti adatti ciascuno all'età progressiva dei giovinetti. Si tentò con questo di procu rare alm eno una traccia della prim a parte, come la più im portante ,e senza supple m ento; potendo le altre due supplirsi poi in qualche m odo, e col catechism o, e con altri libri ». (pp. 5s). È evidente dunque una diversità d ’intenti pur nella com une opera di com pi lazione; sicché ciascun opuscolo presenta una stru ttu ra e fisionom ia propria e certi approfondim enti e arricchim enti che m ancano al prototipo, forse dovuti ad altri colpi di cesoia da altri libri. L’aver constatato un certo contenuto omogeneo nelle opere di questa lette ratu ra giustifica il quadro d o ttrinale che abbozzerem o adesso per inquadrarvi con m aggior com prensione le pagine ascetiche del GP. Ci atterrem o alla Instruction gobinettiana: checché ne abbia detto A vondo, ci è sem brata, tra le opere più sopra presentate, la più arm onica e più com pleta, o alm eno, la m eno disorganica e quella che presenta un disegno soddisfacen tem ente chiaro. Essa è d ’altronde il giardino d ’ispirazione e d ’abbondante sac cheggio per le operette successive. Tessendo dunque le linee m aestre dell’opera 26 — di G obinet, intendiam o dare il contenuto generale di questa corrente letteraria, la quale (sarà lecito supporlo, ed è bene n otarlo) era tra d o tta in istruzioni spiri tuali dai direttori di spirito, e in pratica ascetica dai giovanetti stessi (26). Sarà dunque legittim o concludere che questa letteratu ra creò una vera atm osfera di spiritualità dalla fisionom ia ben definita. In essa respirò G iovanni Bosco negli anni della sua form azione. Inoltre a questa corrente letteraria, come già accen nam m o e docum enterem o, si allacciano le pagine d ’indole ascetica del GP, oggetto del nostro studio. L’opera del G obinet è divisa in cinque p arti: 1. M otivi che obbligano a darsi a D io da giovani e alla virtù. 2. Mezzi necessari per acquistare la virtù. 3. O sta coli che ne im pediscono l’acquisto. 4. Le virtù necessarie ai giovani. 5. Scelta dello stato. È evidente che al centro dell’opera sta la parte q uarta, dove si espone il corredo delle virtù che deve arricchire il giovane; m entre la quinta è solo u n’appendice (alm eno, rispetto alla trattazione). Anche la prim a parte ha la sua im portanza, in quanto fonda e giustifica la costruzione successiva. La terza, sui vizi, fa da sfondo al q u ad ro ; m entre la seconda, sui mezzi, rappresenta l’im pasto dei colori con cui si elabora il q uadro delle virtù: stanno lì, i vari mezzi, come su una tavolozza, perchè il giovane artista se ne serva utilm ente. La prima parte gravita atto rn o all’idea caratteristica di tu tta questa lettera tu ra: dalla Scrittura e dall’esperienza, argom enta G obinet, si ricava che gli uomini sono oggetto di predilezione e di grazie proprio nell’età giovanile (cp. 3-4). D un que la salvezza eterna degli uom ini dipende ordinariam ente da quel tem po, particolarm ente irro rato dai celesti favori (cp. 7). D a ciò ne viene l’obbligo di darsi a D io da giovani. Il dispiegam ento dei capitoli com incia col presentare i vari titoli della divina benevolenza, ai quali deve corrispondere nel giovane la riconoscenza e la co scienza efficace dell’obbligo di darsi per tem po a Dio. Questi titoli sono, in genere: la chiam ata all’essere con la creazione (cp. 1) e la chiam ata alla vera religione (26) « T u tti gli Ecclesiastici, - n o tav a l’edi tore torinese dell’Istruzione gobinettiana -tutti i padri di fam iglia, ed ogni precettore vi tr o vano nella più vivida luce le verità, gli am m ae stram enti, ed i consigli più acconci ad o tte nere che i giovani alle loro cure affidati s'in vaghiscano della cristiana pietà » (p. 6). M ons. Pietro di G ram m ^ n t, arcivescovo di B esancon, raccom anda ai curati, ai vicari ed ai confessori le Istruzioni Cristiane; cal deggino « la lettura di questo L ibro nelle F a m iglie, nelle Scuole, e nelle C ristiane a d u n an ze » (L ettera Pastorale del 2 A gosto 1740, pre m essa alle Istruzioni, ed. di A sti, pp. 3-6). Il com pilatore di Antiveleno scrive che il suo libretto « può valere insieme ai m aestri, ed alle m eastre di traccia per ispirare o ra la stim a della virtù, o ra del vizio l’orro re, se condo il bisogno » (pp. 4s) È lecito dunque su pporre che tali lib ri diretti ai ragazzi ser vissero realm ente di traccia e ispirazione ai precettori, ai parroci, ai confessori. — 27 (cp. 2); in specie: la predilezione di D io per i giovani, i quali sono in grado di offrire le prim izie della vita; sono in u n ’età semplice, innocente, umile (cp. 3-4). La trattazione si svolge ancora per dieci capitoli im perniata su due concetti: l’atteggiam ento di Dio verso chi si dà o non a Lui fin dalla prim a gioventù: conseguenze felici o infelici che ne provengono all’uom o nella vita terrena ed u ltraterrena. G li argom enti svolti appunto sono: la facilità di conservare la virtù acquistata e d ’altra parte la difficoltà incredibile a ritrarsi dal vizio; avversione di Dio per i giovani viziosi, loro ostinazione nel peccato, dissolutezza nei vizi e m orte prem atura (cp. 5-13). Fa sfondo un capitolo sugli sforzi di Sa tan a per indurre i giovani al vizio: « n o n tem endo niente di più che di vedervi virtuoso nel tem po della vostra gioventù » (ed. cit. cp. 14, p. 82), giacché egli considera « l’innocenza della tenera età, come la prim a fonte di salvezza e d ’ogni b e n e » (cp. 14, p. 83). Viene insom m a illustrato in questa prim a parte il dato storico che la salvezza dipende ordinariam ente dal tem po della gioventù. Con il dato di fatto, viene com provato il presupposto teoretico della predilezione di D io per i giovani e del loro speciale titolo di obbligazione verso Dio. La seconda parte dell 'Istruzione gobinettiana ci pone in pieno nella prospet tiva dell’argom ento da trattare, l’istruzione sulle virtù, proponendo intanto i mezzi necessari per acquistarla. Per arrivare alla virtù (che per G obinet è sinonim o di Pietà C ristiana), bisogna anzitutto conoscerla: nihil volitum quin praecognitum . Che cos’è dunque la virtù? La virtù (o la pietà) non è astenersi da questo o quel peccato; nè consiste nel fare « certe azioni di pietà esteriore ». La « virtù, consiste nel tem er Dio, e nel fuggire interam ente il peccato » (p. 91); è il tim ore di D io non servile, ma filiale e non ha dipendenza dalla stim a degli uom ini: è u n ’opera di Dio (cp. 1). La conoscenza della virtù deve generare il desiderio d ’acquistarla (cp. 2); e poiché D io ne è l’autore, bisogna dom andargliela con la preghiera (cp. 3). « N on m eno necessaria della preghiera è l’instruzione ancora ». (cp. 4) D io infatti suole servirsi del m inisterio degli uom ini, « ispirando nel nostro cuore le verità sante per sua grazia nel tem po stesso che gli uom ini ce le insegnano da sua parte con le parole » (p. 97). Di qui la necessità di un buon « conduttore nel cam m ino della virtù » (cp. 5). N on essendoci virtù senza m ondezza di cuore, è necessario purgarsi dai peccati con la confessione (cp. 6-7) e cibare la pro p ria anim a con l’eucarestia (cp. 8-10). L ’efficacia della confessione e com unione è collegata all’uso di altri mezzi: la pratica delle preghiere del m attino e della sera, l’assistenza alla Messa, il buon uso del tem po ed u n ’assidua istruzione (cp. 11-14) che p o rta alla « cono scenza di se m edesim o necessariissima ai giovani» (cp. 15 p. 123); la lettura dei buoni libri (cp. 16-17) e le buone conversazioni « c o n persone virtu o se» il cui esempio influisca felicemente nella form azione virtuosa del giovane (cp. 18). 28 — Questi mezzi sono necessari per la virtù « più che non è pel m antenim ento della vita del corpo la respirazione ed il nodrim ento, richiedendosi le accennate cose p er conservar la pietà, ch’è la vita dell’anim a (cp. 11, p. 115). « U ltim o mezzo, m a de’ più potenti ed efficaci è la devozione a M aria SS. » (cp. 19, p. 134), « l’avvocata più autorevole che possiam o avere appresso D io per inter cederci le sue grazie, ed il più perfetto, e nobile modello di virtù che im itar si p o ss a » (p. 135). A ltri avvocati potenti sono S. G iuseppe (cp. 19), l’Angelo C ustode e il Santo di cui si p o rta il nom e (cp. 20). La divozione si deve m anifestare nei tem pi e nei luoghi stabiliti dalla Chiesa, secondo l’intenzione di Dio stesso; di qui, la neces sità dell’osservanza delle feste e della dom enica, frequentando la propria par rocchia (cp. 21-22). L ’opera di G obinet che si presenta abbastanza organica nelle prim e due parti, diventa invece fram m entaria neila terza: « Degli ostacoli, che distornano i giovani dalla virtù ». L’autore anzi nell’introduzione dei vari capitoli non si cura nem m eno di accennare ad una linea di concatenazione. G li ostacoli che allontanano i giovani dalla virtù sono: difetto d ’istruzione (cp. 1); la tro p p o grande indulgenza dei genitori, il loro cattivo esempio e le pessime istruzioni che danno ai loro figli (cp. 2); l’indocilità dei giovani (cp. 3); l’incostanza (cp. 4); la vergogna di fare il bene (cp. 5); le cattive com pagnie (cp. 6.); l’ozio, che produce e fom enta tutti gli altri ostacoli alla virtù (cp. 7); l’im pudicizia, che è considerata come il più grande di tutti i mali, il più potente il più universale tra gli ostacoli che si frappongono alla salute del giovane (cp. 8, p. 184); in vari articoli ne vengono illustrati i danni, gli effetti ed i rimedi. A ltro ostacolo sono le tentazioni, occasione di tutti i peccati, m a per i giovani specialm ente del peccato disonesto (cp. 9). G obinet s’indugia a spiegare in vari articoli il m odo di conoscere se si è caduti nelle tentazioni, come bisogna prepa rarsi e fortificarsi contro di esse, giacché sono inevitabili per l’uom o; com e biso gna com portarsi d urante e dopo la tentazione (cp. 9-11). Espone infine gli ostacoli particolari per i giovani ricchi, per i nobili, per i benefiziati (cp.12) e conchiude al cp. 13 con degli avvisi ai genitori. L a quarta parte « delle virtù necessarie ad un giovane » presenta una distri buzione ben articolata della m ateria. La catalogazione delle virtù non è certo fatta secondo gli schemi di S. T om m aso; nè le singole virtù vengono catalogate secondo i genuini principi scolastici. T uttavia lo schema è tale, che difficilmente gli im itatori posteriori - com e presto vedrem o - riescono a sottrarvisi. G obinet com incia con un preludio, presentando il m assim o m odello che i giovani devono im itare: Gesù C risto; quel G esù che ha voluto passare attraverso tutte le età dell’uom o per santificarle tutte ed essere a tu tti di m odello; che si è fatto fanciullo per i fanciulli, a fine di d ar loro la santità (cp. 1). — 29 Passa quindi a quella che tradizionalm ente è considerata la prim a delle virtù: initium sapientiae tim or D om ini. Tim ore, s’intende, non servile, m a filiale (cp. 2). Radice del tim ore è la grandezza di Dio, sovrano Signore di tutte le cose; fonda m ento, invece, dell’am ore è la sua bontà. C ’è un nesso strettissim o tra il tim ore e l’am ore di Dio. Il tim ore è il principio dell’am or di Dio e l’am ore è la perfe zione del tim ore (p. 248). A questo proposito G obinet cita parafrasando, S. G iovanni: Colui ch’è senza tim ore, non p o trà essere giustificato; e chi non am a sta nella m orte: 1 Io. 3. 14 (cp. 3). Il tim ore-am or di Dio fonda e richiede il tim ore-am ore dei parenti. « Chi teme Dio, dice il Savio, ono ra i suoi parenti, e servirà com e padroni quelli i quali gli han d ata la nascita» (Eccl. 3,8) «se voi non gli onorate non avete il tim or di Dio, nè il suo am ore » (pp. 4, p 252). D opo i Parenti (padre e madre) devono essere particolarm ente onorati coloro che ne fanno le veci: Tutori, m aestri, padre spirituale, sacerdoti e tutte le au to rità ecclesiastiche e civili (cp 5). Da quest’am ore-tim ore provengono virtù di som m a im portanza: la docilità (docibilitas) necessaria agl’incapaci di condursi da se medesimi (cp. 6); l’ubbidienza, che è la figlia della docilità, necessaria per l’acquisto di una solida pietà (cp. 7), « La docilità e l'ubbidienza im pediscono gli sregolam enti dello spirito ne’ giovani, e la castità quelli del corpo » (cp 4). Ad essa sono collegate la ve recondia, la m odestia nelle azioni e nelle parole (cp 9-11). La contenutezza nel parlare si m anifesta coll’evitare i giuram enti, la maldicenza e la m enzo gna (cp. 12). A ncora in relazione con la castità è la sobrietà (cp. 13). Le virtù fin qui enum erate insegnano la m oderazione nell’am ore ai piaceri; la dolcezza dello spirito rende m oderati nelle m anifestazioni dell’ira o della collera' Q uesta è m adre delle risse e delle inimicizie e dello spirito di vendetta, m entre la dolcez za genera la pace e il perdono delle ingiurie (cp. 14-16). Dolcezza, pace perdono hanno come radice suprem a l’am or del prossimo, che com porta anche il dovere dell’elem osina, del rispetto dell’onore altrui, di tutti i beni dell’anim a e del corpo: la sopportazione, la correzione fraterna, l’amicizia e la liberalità (cp 17-21). C orona di tutte le virtù e necessaria per conservarle ed assicurarsi la crescita di esse è l'um iltà, esercitata coi superiori, cogli uguali e gl’inferiori (cp. 22). Com e si vede, l'am ore-tim or di D io dei parenti e del prossim o costituisconosecondo lo schema del G obinet la sostanza della virtù, l’elem ento costitutivo in o r dine essenziale della « pietà cristiana ». Q uesta constatazione ha la sua im portan za e dà, ci sem bra, un significato più pieno a certe espressioni di DB allorché incul ca il tim ore di D io come base del lavoro educativo. Nel Regolamento per la Casa annessa all'Oratorio di S. Francesco di Sales DB si appella all’effato: « Il prin cipio della sapienza è il tim or di D io » (27). Nella conversazione con Rattazzi (27) M B, IV, p. 542. Q uesto Regolamento venne elab o rato da D B tra il 1852 ed il 1854. 30 — afferm a: « A nzitutto qui si procura d ’infondere nel cuore dei giovanetti il santo tim ore di D io » (28). Nelle parole di DB il tim or di Dio è sempre Yinitium; la prim a e la sola vera ricchezza, la scienza vera, senza cui, la scienza um ana diventa stoltezza, l’unica ricchezza, la ricchezza delle ricchezze. M antiene insom m a quel ruolo fondam entale che abbiam o constatato nello schema del G obinet (29). In ordine all’agire, secondo G obinet, spetta all’ubbidienza e alla castità il prim ato, come fondam entali e specifiche per chi si trova nell’età giovanile. Anche la dolcezza, com e virtù dell’appetito irascibile ha la sua im portanza; infatti, asserisce G obinet, « riguardate tutti i vizi, e tu tti gli sregolam enti della gioventù, considerate tutte le disgrazie che loro arrivano, e voi troverete, che tu tto proviene da una di queste due scaturiggini : dall’am or de’ piaceri, e dalla collera, e sovente da tutte due insiem e» (pt. IV, cp. 14, p. 284). La parte quinta del G obinet è più che altro u n ’appendice. Essa tra tta della scelta dello stato, parlando espressam ente della vita ecclesiastica (secolare e religiosa) e della vita nel secolo, dove si distinguono varie condizioni: governa tori, m agistrati, cortigiani, m ilitari... La scelta può essere ancora tra lo stato del celibato e quello coniugale. A ll’appendice G obinet aggiunge tre codicilli: 1) una serie di undici avvisi per i giovani che com inciano a praticare il m ondo; 2) tredici massime cristiane; 3) un capitolo sulla perseveranza. F a parte a sè un tra ttato sulla « meditazione, ovvero orazione m en tale» (13 articoli). C oncludendo: nel disegno am pio e abbastanza organico del G obinet i punti nevralgici sono: Nella prim a parte, tra le ragioni che obbligano gli uom ini a darsi alla virtù nei loro prim i anni, l’accento è posto sul fatto che la salvezza dipende ordina riam ente dal tem po della gioventù (cp. 7) e sul principio « che Iddio dim anda e gradisce singolarm ente i servigi della gioventù » (cp. 4). N ella parte seconda le trattazioni centrali sono quelle del conduttore nel cam m ino della virtù (cp. 5) strettam ente connessa a quelle della confessione e della com unione (cp. 6-10). La parte terza insiste specialmente sull’im pudicizia, a tto rn o a cui in defini tiva gravitano le riflessioni sulle cattive com pagnie (cp. 6), sull’ozio (cp. 7) e sulle tentazioni (cp. 9). La parte quarta, che culm ina tu tto il disegno dell’opera ha al suo centro il tim ore-am or di D io (cp. 2-3), presentato come im itazione di G esù Cristo (cp. 1). Negli im itatori di G obinet il disegno è spesso profondam ente m odificato, (28) MB V, pp. 52s. (29) M B V, p. 712; VI, pp. 697, 835; IX , p. 438; X, p. 1032; 1038; X I, p. 221 ; X II, p. 701; X V I, pp. 175, 189... - 31 gli argom enti vengono articolati con nuove prospettive e nuovi punti focali. Il Teotimo di A vondo, ad esempio (per restare neU’am bito delle com pilazioni presentate più sopra), pone il capo I della parte III gobinettiana (m ancanza d ’istruzione) come capo prim o dell’intera sua trattazione (I G iovani han m olto bisogno d ’istruzione), articolato in tre paragrafi, m ateriati con elementi non attinti al G obinet, notevoli per la loro introspezione psicologica sulla Prima età de' Giovani (§ 1), Seconda età (§ 2), Terza età (§ 3). Il capo II di A vondo (O bbligo di darsi al servigio di D io in gioventù) condensa la prim a parte di G obinet. Il capo terzo (V irtù da praticarsi dai G iovani e Vizi da schivarsi) agglo m era la terza e q u arta parte gobinettiam a. Il capo qu arto (Mezzi generali richiesti ai giovani per acquistar la virtù) sfrutta la parte seconda; ed il capo quinto (Ele zione dello Stato, e rispettive sue obbligazioni) sfrutta la parte q u in ta del G obinet Le Istruzioni Cristiane di Besançon non hanno esplicitam ente la parte prim a del G obinet; riespongono piuttosto sobriam ente la parte q u arta (con am plia m enti sul sentim ento di S. Francesco di Sales sulle Danze, e sui Balli, cp. 13), per indugiarsi poi sugli argom enti più pratici esposti da G obinet nella parte seconda. Spigolano dalla parte terza l’argom ento delle tentazioni e riassum ono la parte quinta in alcuni capitoli sulla vocazione e sul m atrim onio (cp. 47-50). Il tono di queste Istruzioni è ispirato a un senso di maggiore austerità. Le preferenze da loro dim ostrate, sono per le trattazioni più pratiche ed im m edia tam ente più utili ai fini pastorali. N ell’ordine degli argom enti vogliam o solo notare il nuovo collocam ento dell’U m iltà posta in queste Istruzioni e presso altri im itatori di G obinet, accanto all’ubbieienza, come suo im m ediato fondam ento (30). H anno un carattere pratico ancora più accentuato vari m anualetti com posti in genere in Piemonte. Tali sono La Gioventù Divota (31), intitolato in una edi zione successiva II modello Protettore della Gioventù (32) La ' oce Angelica, già (30) Cfr. A V O N D O , cp. I li, - § 4: Umiltà contro la Superbia. § 5 : Obbedienza e vizio opposto. - Istruzioni di B esançon: cp. V I: Del l ’Umiltà e della Superbia, cp. V II: D ell'U b bidienza. - Il modello e protettore della gio ventù... C arm agnola 1815: cp. X V : Ubbidienza; cp. X V I: Umiltà. - La voce angelica, cp. IV, a rt. 2: Della Santa U m iltà; a rt. 3: Della Santa Ubbidienza... (31) La Gioventù divota dell'angelico giova ne S . Luigi Gonzaga con le Regole della Com pagnia eretta nella parrocchiale della M orra sotto l 'invocazione del M edesim o Santo Ope retta dedicata al Reverendissimo Monsignor 32 — Pietro Arborio Gattinara vescovo d 'A sti e m em bro della Legione d'onore. C arm agnola. D alla S tam peria di Pietro Barbié, 1805. pp. 192. (32) Il M odello e P rotettore delta gioventù S . Luigi Gonzaga con le Regole della Compa gnia sotto l'invocazione de! medesimo Santo Aggiuntavi una breve istruzione sopra l ’abitino della purità della santissima Vergine detto an che di S. Luigi Operetta raccomandata allo zelo de' reverendi Sig.ri Parrochi e sacerdoti singo larmente desiderosi del buon indirizzo della gio ventù. C arm agnola D alla Stam peria di P ietro B arbié, 1815. pp. 316. citata, VAntiveleno e soprattu to la Guida Angelica (3?), che nel capo seguente presenterem o come fonte del G P e che perciò m erita a buon diritto una p a rti colare attenzione. C aratteristiche di G A sono: lo spirito pratico, la facilità di esposizione e la concretezza, direm m o, plasticità dei suoi insegnam enti, concretizzati di frequente con tocchi rapidi ed efficaci nell’esempio di un giovanetto fotografato nell’eser cizio della virtù o della pratica divota inculcata. In G A le prime due parti dell’opera gobinettiam a si trovano volatilizzate e disperse qua e là so p rattu tto in quella sezione che tratta degli esercizi quoti diani o da praticarsi in diversi tempi (pp 9-37); Rispetto alle Chiese; Elezione del D irettore e dei C om pagni; L ettura Spirituale (pp. 44-57). La trattazione degli ostacoli alla virtù (G ob., pt III) in G A è ridotta a quattro capitoletti: « Avvertim enti circa il m odo di portarsi nelle tentazioni;... circa il buon uso del giuoco, e de" divertim enti; Alcuni inganni del dem onio; Alcuni altri inganni... » (pp. 57-78). Questi capi peraltro hanno anche assorbito, sinte tizzato e am algam ato con la parte terza, anche la quarta, ed in parte la seconda del G obinet. La cospicua trattazione del G obinet e di m olti suoi im itatori sull’im purità (34) è quasi scom parsa in G A (e lo stesso avverrà, e lo vedrem o, nel GP) in parte assorbita ed in parte supposta nei vari Avvertim enti sull’elezione del D irettore (pp. 44-46), sull’elezione dei com pagni (pp. 46-49), sul buon uso dei giuochi e dei divertim enti (pp. 62-65), sugl’inganni del dem onio (pp. 70-78). Più trasp a rente è l’allusione all’im purità nel paragrafo sui « Mali effetti del Carnevale e pratiche per tal tem po » (pp. 35-38). Il paragrafo successivo sui « Mali effetti delle vacanze, e pratiche istruzioni per passarle santam ente » (pp. 35-38) si chiude con una rapida e vibrante esortazione a « conservare fedelmente la santa castità » e a « odiare, ed aborrire più di qualunque cosa la disonestà... ». « Q uesta - scrive G A - è un epilogo di tutte le infamie, quella è un Paradiso di gioia. Per distrugger la seconda Dio m andò diluvi d ’acqua, e di fuoco: per dilatare, ed onorare la prim a lo stesso Divin Verbo volle incarnarsi nel seno purissim o di M aria Ver gine »... « V irtù superiore alle nostre forze » da im plorare « con confidenza al buon Dio » (p. 36). L ’indole pratica di GA risalta ancora dal confronto con la parte quarta del G obinet, sulle virtù. G A supplisce all’esposizione sistem atica sulla virtù fondam entale, l’am ore- (33) Guida Angelica o siano pratiche istru T o rin o , N ella Stam peria R eale, 1767 pp. 142. zioni per la gioventù Opera utilissima a ciascun (34) A V O N D O , cp. Ili, & 11. - Istruzioni di giovanetto Data alla luce da un Sacerdote se Besançon, cp. X -X III; X X V s; X X X III; colare M ilanese Corretta, ed accresciuta. In X L IV ; L - A R V ISE N E T , cp. X X V I-X X V III.. 33 3 tim or di Dio, con un paragrafo sull’Esercizio dell’A m or di Dio (pp. 26s), con l’intenzione tacita, a quan to sem bra, di creare nei giovani l’abito di determ i nate pratiche virtuose o di vote; il quale abito poi, col m aturare degli anni sa rebbe diventato riflesso, cosciente e giustificato da solide ragioni ascetiche, quali erano quelle addotte da G obinet, da A vondo, dalle Istruzioni di Besan çon (35). Un m odo di procedere analogo ci tocca constatare riguardo a tu tto ciò che si riferisce alPam ore-tim or dei genitori e dei loro rappresentanti. La trattazione viene riassunta nei capitoli em inentem ente pratici (e ad essi attingerà DB) « Del rispetto, che deesi a ’ genitori, e agli altri su p erio ri» (pp. 38ss); Del rispetto, che si dee alle Chiese, ed alle persone Ecclesiastiche, e Religiose (pp. 41-44). Il tra tta to di G obinet sull’orazione m entale (pp. 438-468) è trasform ato in un capitolo di « Avvertim enti circa la Lezione Spirituale, M editazione, e m odo d ’udire la Parola di Dio » (pp. 49-57), anch’essi, fonte di DB. Q uanto in G obinet è presentato in form a di principio, sorretto da prove di ragione o di Scrittura, da G A è supposto, o accennato qua e là rapidam ente; trad o tto in avvertenze estrem am ente pratiche, so prattutto nelle « Avvertenze pe’ Chierici, pe’ G iovanetti nobili, pe’ G iovanetti ascritti nelle congregazioni, ed o rato ri; pe’ G iovanetti studenti; pe’ Servitori, pe’ G arzoni, e L avoranti di bottega (pp. 79-107) e nel paragrafo « Pe’ giovanetti, che non hanno per anco eletto lo stato di vita» (pp. 107-112), che rispecchiala parte quinta della Instruc tion di G obinet. U n ’altra caratteristica della G A è la facilità e - diciam o anche • m aestria, con cui rende evidenti ed efficaci i principi brevissim am ente enunziati, presentan doli già tradotti in pratica da giovanetti contem poranei, già noti e familiari negli am bienti giovanili per i quali scrive. È una caratteristica per la quale si stacca dalla famiglia strettam ente gobinettiana, per appalesarsi affine ad u n ’al tra caratteristica corrente di letteratura ascetica per la gioventù. C aratteristica che G A ha in com une con altri opuscoli, che per altri versi si collegano, come G A , a G obinet. Tali sono, ad esempio, la Gioventù Divota, e la Voce Angelica. (36)' In questi opuscoli è caratteristico il m etodo preferito per esprim ersi: non (35) Cfr. più sopra, p. 30. (36) M olta affinità presentano rig u ard o alla trattazio n e sulPum iltà: G O B IN E T (pt. IV, cp. 22) l i M odello delta Gioventù (cp. XVI), Voce Angelica (cp. IV, a rt. 2). Il cp. I del M o dello della G ioventù: O bbligo d ’am a r D io in gioventù, riflette la pt. I del G o b in et. - A loro 34 — volta le riflessioni sulla Veracità del Modello della gioventù (cp. X V II) vengono rip ro d o tte dalla Voce Angelica (cp. IV, art. 4). Queste stesse considerazioni sulla veracità del M o dello della gioventù ricordano il capo III, § 8 di A V O N D O ed il cp. 12, art. 4 della p a r te IV di G O B IN E T . am ano servirsi di puri ragionam enti per inculcare la virtù e m agari conferm are la d o ttrin a con un esempio, bensì am ano presentare la virtù realizzata, per dir così, incarnata in altri giovanetti, i cui esempi siano con facilità raggiungibili. « Le vite de’ G iovanetti... - dichiara il P. P atrignani - vissuti e m orti in con cetto di singolare innocenza, benché non contengano d ’ordinario azioni strepi tose atte a destare gran m eraviglia, tuttavia per questo stesso pare che riescano di profitto m aggiore, com parendo le loro virtù e le loro azioni più facili ad imi tarsi, senz’atterrire l’um ana delicatezza » (37). A nche S. Luigi rientra in questa categoria di G iovani esemplari, anzi è presen tato com e il prototipo tra i m odelli proposti alla gioventù non solo degl’istituti gesuitici, m a di tutti i collegi, scuole, oratori. La popolarità che guadagnò il giovane Santo, e il fascino che esercitò su larghe schiere di giovani sono incal colabili. La Gioventù divora di C arm agnola e il P. Pasquale De M attei, di cui a Torino si pubblicarono vari opuscoli, citano il voto fatto dal pontefice Bene detto X III canonizzandolo: « U t adolescentibus praesertim venerandus, atque im itandus proponeretur Juvenis innocentia vitae clarissimus » (38). In S. Luigi si vedeva « un G iovane, che m entre era nel secolo, e m entre visse nella C om pa gnia di Gesù, senza operare in apparenza cose straordinarie, nel breve spazio di ventiquattro anni non ancor com piti, si avanzò talm ente nella santità, e perfe zione, che mosse tutti quei, che lo conobbero a meraviglia, e m olti, che seco lui conversarono a desiderio d ’im itare le sue virtuose azioni; l’esempio, singo larm ente in voi, ha sempre m aggior forza, che le parole, poiché alla ragione dei fatti pochi resistono » (39). Consideriam o dunque gli opuscoli del P. Patrignani, quelli del De M attei e per certi aspetti anche G A , la Gioventù Divota, La Voce Angelica..., come efflore scenze della letteratura ascetica per la gioventù il cui m etodo è per eccellenza il m etodo dell’esem pio; ed anzitutto, dell’esempio di S. Luigi; letteratura che (37) Biblioteca edificante ossia collezione delle più pregiate e più curiose vite d'uom ini illustri per virtù cristiane. Per servire di utile e dilettevole trattenimento ad ogni sorta di persone. Voi. I: Vite di alcuni N obili Convit tori stati e m orti nel seminario romano segna lati in bontà del Padre Giuseppe Antonio Patrignani della Compagnia di Gesù Voi. 2., T orino, presso G iacinto M arietti L ibrajo 1824. Cfr. t, I. pp. 3s. (38) La Gioventù Divota, p.X li. - L'angelico giovane S. Luigi Gonzaga della Compagnia di Gesù proposto in esemplare di ben vivere in alcune considerazioni, preghiere, pratiche di virtù, ed esempj dal padre Pasquale De M a ttei della stessa Compagnia a celebrar con frutto le S e i Domeniche e la Novena in onore dello stesso Santo... R om a, e T o rin o Presso Save rio F o n ta n a M D C C L X X X IX p . 3 .- Conside razioni per celebrare con fru tto le S ei D om e niche e la novena in onore di S. Luigi Gonzaga della Compagnia di Gesù del Padre Pasquale De M a tte i della medesima Compagnia. N o v ara T ipografia di P asquale Rusconi, s.d. (184?) p. 3. D 'o ra in poi, dovendo citare il De M attei, citerem o d a ll’edizione novarese. (39) L a G ioventù D ivota, p. X III. — 35 perciò chiameremo aloisiana o stile aloisiano. II. Lo stile Aloisiano. N ello stile aloisiano l’angelico Luigi veniva presentato come un modello di virtù (e di santità!) in tu tto imitabile e facilmente imitabile. Oggi sgom entano certe austerità di Luigi G onzaga, eppure il giovane Santo trovò subito una schiera di giovani che si lanciò con entusiasm o sulla sua pista, per im itarne quanto più fedelm ente possibile gli esempi: G iovanni Berchmans, Stanislao K ostka, Angelo F erratini, G aetano Pratesi, umile m aniscalco (40), Cesare G aetano principe di Càssaro, « il quale avendo fin da fanciullo letto la Vita del Santo, e concepito verso di lui tenerissima divozione, interiorm ente com m osso dalla divina grazia risolse d ’im itarlo » (41); a questi nomi si possono aggiungere i venti giovanetti, di cui coniò delicati m edaglioni il Patrignani, ed una turba di anonim i ed ignoti, su, su, fino ad arrivare a ligure che noi conosciam o: Luigi C om ollo, Giovanni Bosco, Savio Domenico. D a tu tta questa letteratura risulta un'esaltazione affascinante dell’innocenza. D iciam o innocenza e non purità o castità; perchè spesso avviene presso questi librettini che si sconfini dal tema specifico proposto col titolo di « c a s tità » al tema più generico di purità o all’altro collaterale di m odestia, per ricondursi al tem a dell’im m acolatezza, assenza di colpa, distacco da essa, vita di grazia (42). Viene esaltato Luigi, che « ante prim am horam , in ipsa paene infantia, a D eo vocatus est ad vitam perfectam » (43). Si attesta di lui che « in eo instanti in quo pervenit ad usum rationis, se ex divina gratia ad Deum convertisse, seque eidem Deo obtulisse » (44). Si loda Luigi che conservò illibata la stola battesim ale... Parlando della purezza del giovanetto milanese M atteo Taverna, si attesta altret tan to : « I l conte T averna è stato sem pre un angiolo di Dio d ’una innocenza illibata e battesim ale » (45). Il fiorentino Francesco C apponi viene paragonato a quel « fiore di prodigiosa innocenza (che fu Stanislao K ostka) e prim ieram ente, Francesco a im itazione di questo santo, inviolabilm ente m antenne la sua b atte simale innocenza» (46). U berto Torre poteva ripetere: «A Voi, o M adre di purità im m acolata, io ho donato il mio giglio, e per custodia l’ho posto nelle vostre m ani, come dono ridonato a chi me lo diede » (47). L’am ore all’innocenza p ortava con sè l’odio al peccato, che i giovanetti (40) id., p. X IV e p. 9. (41) Id., p. XIV. (42) « L 'Innocenza e la purità sono due virtù, che posson dirsi gemelle: tan to l'u n a sim ile all’a ltra, che scam biansi in volerle di stintam ente ravvisare > (P A T R IG N A N I, II, p. 167). 36 — (43) Bellarm ino, citato da D E M A T T E I, o.e., ed. N ovara, R usconi, p. 60. (44) Sum m . proc. n. 494. Cfr. DE M A T T E I, p. SI. (45) P A T R IG N A N I, II, 109s. (46) P A T R IG N A N I, II, p. 162. (47) P A T R IG N A N I, I, P- 127. im paravano ad esprim ere coi termini del tradizionale A tto di D olore. G ià un secolo prim a di Dom enico Savio c’era il dodicenne Pietro Strozzi, che davanti al Crocifisso im plorava: «Signore, più tosto m orire che peccare: più tosto m orire, che peccare; il che - com m enta il Patrignani - udito più volte da persone di sua fam i glia, moveva a lacrime di tenerezza e ad affetti di m eraviglia o confusione » (48). Q uesto stesso giovane a 18 anni (nel 1728) scrisse un m em oriale a M aria SS. il giorno dell’A ssunta (così soleva fare nelle principali feste m ariane); in esso conclude: « M adre am antissim a... vi supplico d 'una grazia, che per essere a voi di som m o gradim ento spero senz’altro di ottenerla: questa è, che più tosto mi facciate m orire, che offendere, benché leggermente il vostro santissim o fi gliuolo Gesù, mio som mo ed unico bene » (49). Effetti di questa vita innocente conservata o riconquistata sono: 1. La pace vera del cuore, la quale « è p ro p ria de’ soli giusti, e non già di altri », pace che si m anifesta come pace in Dio, con se stesso e col prossim o (50) 2. Dallo stato d ’innocenza p ro v en go ro talora grazie speciali, una sensibilità delicatissim a per quanto possa essere offesa di Dio o per quanto possa piacergli (51). 3. Ultim a conseguenza di una vita innocente era una santa, gioiosa m orte. San Luigi su letto di m orte ripeteva con gioia: « Laetantes imus! » (52). A nton M aria Ubaldini vicino alla m orte esclam a: « Benedicamus D eum coeli et terrae... » (53). Il giovanetto scozzese Guglielm o Elfinstonio m orente, con gran tripudio e af fetto chiede agli astanti: « N o n vedete, non vedete gli A n g eli?» (54). N on c’è vita di giovanetto virtuoso che non si chiuda con una m orte tra n quilla, anzi gioiosa. È, questa, una lesi insistente in questa letteratura aloisiana (ch’è, in genere, d ’im pronta gesuitica) (55). La gem m a più fulgida di una vita innocente è. ovviamente, la purezza; pu rezza di costum i e di cuori. C ontrariam ente a quanto fa la corrente gobiniettiana, quella aloisiana non s'indugia a parlare dell’im purità, m a si sof ferm a ad esaltare la virtù della purezza con termini superlativi, affasci nanti: « V irtù in tan to pregio avuta, che a chi perfettam ente la professa, ac quista per m erito il Nom e d ’Angelo « In Angelorum naturae singularis ordine (48) P A T R IG N A N I, II, p. 218. (49) P A T R IG N A N I, II, p. 223. (50) A d essa è dedicata la considerazione seconda dell'opuscolo : Il Serafico giovanetto S. Stanislao K ostka della Compagnia di Gesù, proposti in Esemplare di ben vivere, in alcune Considerazioni, Preghiere, Pratiche di Virtù, ed E sem pj dal Padre Pasquale M a tte i della stessa Compagnia. A celebrare con frutto la Novena, e le D ieci Domeniche in onore dello stesso Sunto. R om a e T orino, presso Saverio F o n ta n a 1789, pp. 82. (51) Cfr. per es. P A T R IG N A N I, II, pp.110; 168... (52) D E M A T T E I,... S ei Domeniche..., p.44. (53) P A T R IG N A N I, I. p. 315. (54) P A T R IG N A N I. I, p. 136. (55) M olti dei giovanetti, di cui viene esal ta ta la v irtà, furono alunni in collegi gesuitici. G esuiti sono il Patrignani ed il D e M attei. - 37 debet censeri afferma N azianzeno: se non anzi sollevandolo più in su, il fa, soggiunge L attanzio, similissimo a D io...» «M a, come si diventerà senza essa simile a D io; come conseguirassi la Fratellanza degl’Angeli; come si avrà San tità, se d ’una V irtù si m anca, che n’è di tu tte il fondam ento? Vi par egli d ’averla sì bene stabilita in voi, d ’averla sì forte, sì costante, che su d ’essa si possa innal zare l’edifizio della perfezione cristiana? E pure se questa vacilla, non l’alzerete mai da terra, nè m eno un palm o » (56). DB m ostra la sua predilezione per questa esaltazione e centralizzazione della purezza e su u n ’im postazione positiva dell’argom ento, soffermandosi cioè sulla virtù piuttosto che sul vizio opposto. A una tale concezione era stato educato a Chieri, dove era forte l’influsso gesuitico e vivissima la figura di Luigi considerato chierese per parte di M adre (57). Concepita la purezza come virtù centrale del giovane, vengono posti in fun zione di essa i vari mezzi di santificazione messi a disposizione dal C ristianesim o: confessione, com unione, direzione spirituale, divozione a M aria SS. Im m aco lata e a S. Giuseppe, agli Angeli, im itazione di S. Luigi, m editazione, esame di coscienza... sono tutti, mezzi eccellenti per la difesa strenua e per l’impreziosim ento della virtù angelica. U na funzione speciale (non come dignità, m a come virtù indispensabile) viene assegnata alla m ortificazione dello spirito e dei sensi intesa come lo strum ento più efficace per snervare il corpo e sottom etterlo allo spirito. E ra m assim a di S. Luigi: « N on si è mai udito di essere giunto veruno all’alto della perfezione, senz’avervi colà cacciato il corpo come un gium ento restio, a forza di battiture e simili penitenze». E il P. De M attei suggeriva: « A bbiate ancor voi qualche penitenza corporale, come di catenelle, disci pline, o simile, e persuadetevi una volta dell’esempio di tutti i santi, che la grazia di D io non si conserva a lungo tra le m orbidezze: non invenitur in terra suaviter, viventium » (58). Mezzi erano ancora le classiche fughe: fuga dell’ozio, dei cattivi com pagni, dei cattivi discorsi, delle persone di altro sesso; balli, m ercati, occasioni, te n ta zioni... C on l’uso assiduo di questi mezzi l'angelico Luigi m eritò quelle grazie spe cialissime dell’esenzione dagli stim oli del peccato e dalle distrazioni da D io; doni certam ente divini, ma anche m eritati dal Santo. (56) Divozione di Sei Domeniche in onore de’ sei anni, che San Luigi Gonzaga della Com pagnia di Gesù visse in religione: da praticarsi da chiunque bram i efficacem ente procura1si il potentissim o di lui Patrocinio. rn T orino A ppresso Pietro G iuseppe Z ap p a ta , e F igliuo lo, 1740. pp. 108. Cfr. pp. l ls . 38 - (57) A C hieri, nella chiesa di S. Filippo, annessa al Sem inario, ancora adesso si con servano i registri c i m anifesti dell’antica C om pagnia (per uom ini e donne). T ra gli iscritti figura il teologo G iovanni Bosco, professore al Sem inario, om onim o del N ostro. (58) D E M A T T E I, S e i Domeniche, p. 20. « Fin da fanciullo il dom ò l’appetito sensitivo e non solo con eccessivi strazi di penitenza, m a con sì rigida custodia de’ suoi sensi, che parve Angelo che gli avesse; e con vigilanza sì gelosa sul proprio cuore, che passione alcuna non si scorse in lui, anche ne’ m oti prim i » (59). D ietro S. Luigi tu tta la schiera dei suoi im itatori si esercitava in penitenze d ’ogni genere; dalla m ortificazione degli occhi, alla fuga dei cattivi pensieri; dai digiuni, alle discipline ed ai cilizi (60). M entre l’innocenza-purezza rappresenta l’elemento costitutivo-essenziale di quest’ascetica, che chiam iam o aloisiana, l'am ore verso Dio e verso il prossim o ne rpppresenta l’aspetto operativo-esistenziale. Il modello princeps dell’am ore verso D io è sempre S. Luigi, di cui si ripetono i classici episodi: « Il vivere di Luigi, dacché spuntogli la ragione in capo, fu am ar Dio, ed am ollo con sorte rarissim a subito, che lo co n o b b e ...» (61) « E r a sì penetrato da questa dolce fiamm a, che al sol pensare o udir p arlar della bontà divina, tu tto avvam pava nel volto, m ancandogli la voce, ed il respiro, e gli si scoteva il cuore» (62). Spiega De M attei : « Chi com incia a gustare quan to è dolce lo stare unito con Dio, e servirlo ed am arlo, non può senza gran violenza lasciare un esercizio cosi soave » (63). Con una certa com piacenza gli autori si sofferm ano sugli effetti em ozionalistici della carità verso Dio, che in Luigi traboccava nell’incontro con Gesù eucaristico: « N e l riceverlo poi discioglievasi in tali lagrime e deliqui, che spesso non aveva più forze a rizzarsi da terra » (64). Sicché come spontanea conclusione ai giovani viene proposta la frequente Com unione, come mezzo per crescere nell’am or di D io: « N o n vi lusingate di am arlo, se di rado l'accogliete colla com unione » (65). E con la C om unione vengono inculcati l’esercizio della presenza di D io, dell’unione con Dio, della m editazione come altrettanti mezzi che stim o lano la carità. Effetti dell’am or di D io sono: 1. Il distacco dal m ondo: « A ll’am or di Dio in lui sì acceso si debbe, se tan to si disaffezionò dalle cose del M ondo; sì per chè troppo dolce il provava, e troppo congeneo al suo Cuore, cui riem piva ap pieno, e perfettam ente soddisfaceva; sì perchè egli solo voleva regnasse nel suo spirito » (66). 2. La carità verso il prossim o nelle sue più disparate m anifestazioni: dalla preghiera all’elem osina, ai catechism i, alla m ansuetudine, alla sopportazione... Patrignani ci som m inistra largam ente episodi di giovani che nell’esercizio di (59) D E M A T T E I, S c i Domeniche, p. 74. (60) Cfr. per os. P A T R IG N A N I, I, pp. 213: 281s= ; II, p. 12... (61) Divozione di Sei Domeniche, uià 'if., p. 87. (62) (63) (64) (65) (66) D E M A TT E I, S ei Domeniche, p. 49. D E M A T T E I, Sei Domeniche, pp. 53s. D E M A T T E I, S ei Domeniche, p. 52. D E M A T T E I, S ei Domeniche, p. 52. Divozione di S ei Domeniche, p. 87. — 39 queste virtù hanno cam m inato quasi spalla a spalla col loro prototipo Luigi Gonzaga. Q uesta corrente ascetica esercitò il suo influsso notevole non solo sulla for m azione di DB come studente e poi chierico, sacerdote, apostolo della gioven tù ; ma anche sulla produzione letteraria del Santo. A noi qui tocca sottolineare solo l’influsso della letteratura aloisiana nel G P. A nzitutto l’influsso diretto si ha con la presenza delle Sei Domeniche di S. Luigi. Le considerazioni del G P sono un elaborato dell'opuscolo om onim o del P. De M attei; opuscolo fortunato, che m eritò parecchie edizioni, dalla prima del 1766 (R om a, per Arcangelo Ga sateti i), fino a quella del 1905 (R om a, Befani). A Torino si ebbero l’edizione di Saverio F o n tan a (1789) e quelle di M arietti (1841, 1850, 1884) (67). Anche attraverso GA DB apprese lo stile aloisiano. In GA l’influsso del m etodo aloisiano è evidente: non c'è considerazione, e già lo notam m o, in cui non venga p roposto l’esempio di s. Luigi; e con lui, di S. Stanislao K ostka (pp. 13 s; 25s; 28; 43; 60...) e di vari giovanetti dell’am biente lom bardo e rom ano presentati sempre con gran naturalezza e con una luce per quei tem pi sim pati ca. Essi sono: il divotissimo giovane don Teobaldo Visconti (p. 13; 85), il buon giovanetto conte M atteo Taverna (pp. 14; 28s; 64; 69s). un altro divotissimo giovane conte A ntonio U baldini (p. 15), il buon giovanetto Michele A jatum o (p. 20), il buon Giorgio M artinelli (pp. 21; 52), lo zelantissimo chierico Pietro Frasa (p. 45), un terzo divotissim o giovanetto C arlo Giuseppe O ldone (p. 83), un giovanetto garzone (p. 96) e finalm ente il divotissimo giovanetto Francesco Solcri, paggio della Principessa R osana (p p .101-103). Questa ricca messe di aneddoti giovanili dà un fascino speciale al libretto. Sul suo esempio DB abbondò in esemplificazioni nelle sue considerazioni del GP, sostituendo a quei giovanetti orm ai dim enticati, la figura a lui più viva (e orm ai familiare ai suoi giovanetti) di Luigi Com ollo (GPA, pp. 14; 17). Avevamo già notato come G A non ha una considerazione che tratti espli citam ente della purezza e del vizio opposto. Eppure si può dire che tu tto il li bretto è una esortazione per la tutela deU’innocenza-purczza (e am or di Dio), sostenuta e fom entata dai molteplici mezzi che la Guida suggerisce, ed illum i n ata dai vari esempi proposti. (67) Cfr. S O M M E R V O G E L , Bibliothèqne ne di T orino 1789, quella di N ovara s.d. e de Ia Compagnie de Jésus, t. V, ci. 728s (M atl’ultim a del 1905. thaeis). N on vengono però segnalate l'edizio- 40 — III. 5. FILIPPO N E R I, ,S'. F R A N C E SC O D I S A L E S E S. ALFO N SO nella letteratura ascetica per la gioventù. N on si può chiudere il discorso sulle correnti d ’ascetica, senza parlare del l’influenza esercitata da S. Filippo Neri, S. Francesco di Sales e S. Alfonso. S. Alfonso de’ Liguori dispiegò un largo influsso anche nella letteratura ascetica per giovani, specialm ente nei decenni più vicini al G P ; tale influsso cioè coincise coH’affermarsi vittorioso della d o ttrina m orale e ascetica alfonsiana (68). Le operette ascetiche del Santo venivano poste in m ano anche ai gio vani (69). G ià prim a del G P consigliavano la lettura delle M assime Eterne e dell’Apparecchio alla morte, La Gioventù Divota, la Voce Angelica, VAntiveleno Cristiano...', i quali d ’altronde sfruttano le pagine alfonsiane sui novissimi, sul la divozione a M aria e sulla preghiera (70). S. Francesco di Sales inform ò incisivamente del suo spirito la letteratura gobinettiana, di cui abbiam o già parlato. N on m ancano in Piem onte i libri per giovani che citano espressam ente il Salesio o che presentano una silloge di sue massime (71) e infine, libretti che intendono proporre ai giovani un m etodo di vita di im pronta salesiana (72). L’influsso di S. Filippo Neri lo si riscontra nei libretti com pilati in Italia: GA lo cita (73). Voce Angelica ed Antiveleno, edito da quel Paravia che un de cennio più tardi pubblicherà il G P, accingono due buone pagine di R icordi di S. Filippo Neri, quasi tutti familiari a DB: « 2. N on è tem po di dorm ire, perchè il paradiso non è fatto per i p o ltro n i 3. Figlioli, state allegram ente, non voglio scrupoli e m alinconie; basta che non facciate peccati. 5. Nel confessarvi dite prim a i peccati più gravi, perchè non vi tenti il dem onio di occultarli nel fine. 6. N on nutrite dilicatam ente il corpo, (68) Cfr. G . C A C C IA T O R E , S. Alfonso de' Liguori e il Giansenismo, Firenze 1944, pp. 481-517. (69) Così avvenne a G iovannino Bosco. Cfr. M B, I. p. 238. (70) G ià nel 1805 il com pilatore della Gio ventù Divota suggeriva la lettura delle M assi me eterne, della Pratica d'am ar Gesù Cristo, e generalm ente i libri devoti del Liguori (p. 26). La Voce Angelica consiglia « l’aureo libro » di S. A lfonso: «.Opere Spirituali» (p . 17), la Pratica d'am ar G. C. (p. 58), le Glorie di M a ria (p. 65) e m olte altre volte ricorre alla dotrina e a ll'a u to rità del S anto (pp. 9; 12; 24; 27; 31; 50; 658; 65s; 69; 72;). La Gioventù Divota nelle considerazioni sui novissim i, sulla divozione a M aria santissi ma e sulla preghiera sfru tta le pagine an alo ghe di S. A lfonso. L ’Antiveleno (p.248) ed il M em oriale da esso ricavato (già cit.) raccolgono una serie di m assim e di S. A lfonso. (71) Voce Angelica, pp. 69s. Antiveleno, pp. 245-248. (72) Cfr. ad es.: M etodo di vita cristiana, con alcuni documenti utilissimi pei giovati, tratti principalmente da S. Francesco di Sales. C rem ona, Tipografìa M anici 1843, pp.32. (73) G A , pp. 53 (« quel gran m aestro di spirito S. Filippo N e ri» ), 55; 60... - 41 fuggite i cattivi com pagni, e i discorsi che non siano buoni 7. G uardatevi dal l’ozio, e massime nelle ore del dopo pranzo, perchè in quelle il dem onio suol dare m aggiore assalto. 15. D atevi in tu tto e per tu tto nelle mani dei vostri su periori, perchè l’ubbidienza è la via più com pendiosa per acquistar la perfe zione... (74). Dal G PA fino al G P 187439 S. Filippo Neri è rappresentato con un « Chi più lepido e più allegro di s. Filippo N e ri..? » (G PA , p. 13; G P 1874, p. 13). M a anche dalla centralissim a e preziosissima idea che la perfezione (cioè la santità) sta m olto bene insieme coll’allegria; che è facile ad acquistarsi; che ’acquisto della virtù p o rta con sè gioia, pace, serenità. Presentando il « M odo facile per conseguire le principali virtù cristiane pro posto ai giovanetti dell’O ratorio di S. Filippo Neri », così l’anonim o com pi latore esprim e le sue esortazioni ai giovani, perchè si diano a Dio giacché è cosa facile farsi santi in gioventù: « Voi ben conoscete q uanto necessario vi sia com inciare fin dalla tenera età a servire con im pegno il Signore, e a praticare le sante virtù, che questo servi zio costituiscono. Ed è per questo, che del vostro bene desideroso un mezzo faci le vi presento per cui senza avvedervene a santificarvi giungiate, cosa che vi sarebbe poi di m olta difficoltà negli anni m aturi » (75). Ci troviam o già innanzi all’enunziazione del noto p rogram m a di DB: « È volontà di D io che ci facciamo tu tti santi: è assai facile riu scirvi...» (76). L’anonim o continua la sua presentazione descrivendo gli effetti della virtù in chi l’ha acquistata: « Q u a n to sarete felici tosto che ne siate fo rn iti» (p. 5) « Ed oh qual sarà il vostro contento l’inesplicabil gioja dei vostri cuori, quanto sereni per voi i giorni di questo pellegrinaggio » (p. 6). A ccanto alla « gioja » m anca proprio solo la parola « allegria » per sen tirci in pieno nel m ondo spirituale di DB. Eppure in questa letteratura troviam o la parola « allegrezza » e add irittu ra « allegria »! Il posto occupato d all’Allegrezza nella spiritualità giovanile trova la sua trattazione più com pleta e suggestiva nel m odestissim o M azzolin di fiori...ossia (74) A ntiveleno, po. 243-245. Questi ricor di di S. F ilippo N eri furono anche inseriti quasi tu tti d a D o n Bosco nel Porta Teco Cristiano ovvero Avvisi im portanti intorno ai doveri de! cristiano acciocché ciascuno possa conseguire la propria salvezza nello stato in cui si trova. T orino, T ipografìa di G . B. P a ravia e C om p., 1858 (LC, a. VI, f. V), pp. 3426. (75) M oao facile p"r conseguire le princi 42 — pali cristiane virtù proposto ai giovani del!'O ra torio di S. Filippo N eri che frequentano la scuola di spirito, Firenze, N ella Stam peria Brazzini, 1827; pp. 40. Cfr. pp. 4s. A bbiam o tro v ato una copia di questo libretto nella bi blioteca dell'eK-Convitto Ecclesiastico di T o rino. (76) Vita del giovanetto Domenico Savio in Opere e scritti editi e inediti di « Don Bosco » voi. IV (T orino, S.E .I. 1943) p. 25. Antiveleno Cristiano, in un capitolo d ’ispirazione salesiana e filippina: Le zione X. Q uattro parole sulla Santa A llegrezza (pp. 225-236) (77). All’inizio del capitolo (p. 226) Antiveleno riporta le parole attribuite a S. Francesco di Sales: « n è scrupoli, nè m alinconia, non vi voglio in casa m ia» chiude l’esposizione col ricordo di S. Filippo N eri: «figliuoli, state allegram en te, io non voglio nè scrupoli, nè m alinconia, basta che non facciate peccati » (p. 236). L ’allegria è presentata come u n ’istanza giovanile: « A voi piace, figliuoli, figlie mie di star allegri, e di buon um ore, e vi dispiace la tristezza, e m aliconia; ne avete ragione; io vi lodo; anzi non io solo, m a Gesù Cristo stesso vi esorta alla santa allegrezza, ed a star lontani dalla tristezza e dalla m alinconia » (pp. 225s). Cosa certam ente per i giovani inattesa: l'allegria è anche una istanza di Gesù. Antiveleno suffraga la sua afferm azione allegando dalle divine « carte » vari testi : « Dolce allegrezza raccom andata dalle divine carte in m olti luoghi. State allegri, io ve lo replico, avete ragione di stare allegri; S. Paolo: tu tta la terra sia giubilante in D io: Servite il Signore con allegria: beato quel popolo, che sa vivere in allegrezza. Salm... » (p. 226). Antiveleno, come ci toccherà vedere nel G P, m ette in guardia dalla falsa allegria dei m ondani (pp. 227-232s) e addita quella vera, « propria dei buoni servi di D io » : « U n a vera, soda, e reale, l’altra falsa, apparente, superficiale, perciò quanto dovete am arne una, altrettan to dovete schivare, e odiare l’altra » (p. 227). L ’autore non si lascia scivolare com e accade facilm ente agl’im itatori di G obinet, nell’argom ento della ricreazione e del gioco (78): egli coglie l’anim a della trattazione e giunge ad affermazioni profonde e centralissime, come questa: « La giovialità del cuore è un tesoro di santità indeficiente » (p. 228). Spiegando il contenuto di quest’afferm azione Antiveleno enum era i vantaggi della santa allegrezza: l’anim o ilare fa adem piere con facilità i propri doveri (ecco perchè è facile farsi santi!): « Il cuor dilatato dalla santa allegrezza, dice Davide, corre, anzi vola per la via dei divini com andam enti, e non si stanca. F a meravigliosi progressi nella virtù, nella perfezione, ed anche nella santità, senza ferm arsi; schiva con p ro n (78) Cfr. ad es. Istruzioni di Besançon, cp. (77) H a il suo interesse anche la considera 42; G A , pp. 62 - 65 ; La Gioventù Divota, cp. zione della Voce Angelica sull 'Allegrezza SpiV II; A R V ISE N E T , // buon Angelo del!'infan rituhle. L’allegrezza è presentata alla giovazia... M ilano, P iro tta 1845, pp. 15-17... netta com e condizione indispensabile per la santità (pp. 66s). — 43 tezza il peccato le insidie del nemico per la serenità; e chiarezza della sua m ente, con cui gli scopre: si tra tta di patire per Cristo qualche cosa, o poco sente la pena, o in essa prova diletto... « (pp. 228s): brano non privo di suggestione, che fa pensare a quello che potè essere il contenuto dell a predica che deci se Dom enico Savio a farsi santo. Antiveleno si appella anche a ll’esperienza dei giovani: « n o n lo provate anche voi? quando fa te le cose con allegrezza, tu tto vi pare dolce e piacevole, ma se le fate con tristezza e con mal um ore tu t to vi si sem bra duro, difficile ed insopportabile » (p. 229). L ’enum erazione dei vantaggi della santa allegrezza continua affascinante: il giovane che la possiede si fa dei m eriti, e si rende caro a D io, accetto e gradito agli uom ini; anzi è un distintivo dei tim orati di Dio il portare in volto u n ’aria affabile, soave, gioviale, am abile a tutti, desiderata e persino invidiata da parte dei m ondani (p. 229). La valutazione e presentazione delle stesse pratiche divote e della vita di pietà come sorgenti di allegria ci pone già nella prospettiva del G P e delle più m ature opere di DB: « Si fa con tal soave allegria onore alla religione, alla pietà, e divozione, che si professa, la quale ha niente di triste, di cupo, e di m alinconico, come dicesi d a’ m ondani, e tira a sè, e guadagna m olti alla pratica della virtù » (pp. 229s). Con m ano sicura Antiveleno indica il fondam ento di questa santa allegria: « M a Dio è nostro Padre (Gesù C. non ci ha insegnato a dir bugia nel Pater), dunque noi siam o suoi figliuoli, ed i figliuoli chiam ano suo il patrim onio del padre: quindi noi siam o legittimi coeredi di Gesù C., perchè ci ha fatti suoi fratelli. Che consolazione per n o i!» (p. 231). La certezza che il paradiso è già nostro è potente generatrice di gioia : « G ioite e giubilate, perchè i vostri nomi ci stanno già scritti in cielo, è Gesù Cristo, che ce ne assicura » (p. 230). Con l’occhio fisso instancabilm ente alla m eta, niente vale a far perdere la vera allegrezza, la pace del cuore: non le miserie tem porali (p. 229); non la povertà o la prigione (p. 234); non le im perfezioni ed il peccato veniale, che debbono rincrescere, ma non rattristare, « poiché sapete, che non si m uove foglia, che D io non voglia, e D io niente vuole, niente perm ette in questa vita, se non pel nostro bene » (p. 233). Solo la caduta in peccato m ortale può causare tristezza: « m a tristezza santa, dice San Paolo, cioè che porti um iliazione, confusione, pentim ento, e presto confessarsi, e riconciliarsi con Dio per così rientrare nella vera pace di coscienza, e nei perduti diritti alla vera spirituale allegrezza, ed al Paradiso » (pp. 234s). Di chi è dunque appannaggio la tristezza? « Solo chi non vuol lasciare il peccato ha ragione di esser m aliconico, ed in q u ie to » (p. 235). Antiveleno conclude senza preoccuparsi di spendere una parola sui passa 44 - tempi e sulle ricreazioni; a lui basta l’aver indicato gli elementi costitutivi e gli effetti salienti della vera allegrezza: i trastulli, solo se fatti nella santità del cuo re, saranno apportatori di vera gioia. « State allegri nel Signore; fate festa, gioite, giubilate, che ne avete tutta la ragione. Iddio ne è contento, e sarete più am ati anche dagli uom ini. Questo è il vero m odo di godere (quanto com porta l'um ana condizione), la quiete de’ Santi in questa vita, e poi il riposo de' Beati nell’a ltra » (p. 235). Così scriveva Antiveleno, che non è fonte letteraria del GP, ma che per m olti titoli gli è vicinissimo nello spirito. Q uando a suo luogo traccerem o il program m a di spiritualità proposto da DB nel G P, ci toccherà prendere le mosse appunto da queste idee lum inosam ente esposte da\V Antiveleno Cristiano. — 45 CAPO II. LE FONTI DEL GIOVANE PROVVEDUTO Prim a di parlare dei libri, a cui DB attinse per fare il suo, vogliamo accennare ai m etodi di cui usualm ente si servivano m olti scrittori di quei tem pi: ciò servirà a chiarire e spiegare i metodi adoperati da DB e giustificherà il presente capitolo sulle fonti del GP. Ci lim iterem o alla letteratura specifica, a cui appartiene il G P, cioè alla devo zionale ed ascetica. Ed anzitutto confrontiam o tre brani di tre diverse opere ascetiche. C onsiderazioni per la D omenica. Fine dell’uom o. I. Considera, figliuol mio, come q uest’essere che tu hai, te l'ha dato D io, creandoti a sua immagine. Senza tuoi meriti ti ha ad o ttato per figlio, t’ha am ato più che da padre, e ti ha creato acciocché lo am assi e servissi in questa vita, per poi goderlo in paradiso. Sicché non sei nato, nè devi vivere per godere, per farti ricco e potente, per m angiare, bere e dorm ire, come i bruti, ma solo per glorificare il tuo Creatore... M editazione per la D om enica. Del fine dell’uomo. I. Considera, anim a mia, come que st’essere che tu hai te l’ha dato Dio, creandoti a sua immagine, senza tuoi m eriti: ti ha ad o ttato per figlio col santo battesim o: ti ha am ato più che da padre, e ti ha creato acciò l’amassi e servissi in questa vita per poi goderlo in paradiso. Sicché non sei nato nè dei vivere per godere, per farti ricco e potente, per m angiare, per bere e dorm ire come i b ruti: ma solo per am are il tuo D io e salvarti in eterno. Considerazione Prim a. Per la dom enica. Fine dell’uom o: Considera, o figliuolo, che questo tuo corpo, quest’anim a tua ti furono dati da Dio senza alcun tuo m erito creandoti a sua immagine. Egli ti fece suo figlio col santo Battesim o. Ti am ò e ti am a qual tenero padre, e l’unico fine per cui ti creò si è per essere am ato e servito in questa vita, per renderti poi felice in Paradiso. Sicché n on sei al m ondo solam ente per godere, per farti ricco, per m angiare, bere e dorm ire, come fanno le bestie; ma il tuo fine si è di am are il tuo D io e salvar l’anim a tua. 46 — Il testo rip o rtato per prim o appartiene alla « Via del Paradiso », opusco lo attrib u ito a S. L eonardo da P orto M aurizio (79); il secondo è di S. A l fonso: M assime eterne (80); il terzo infine è di D B: la prim a delle Sette Consi derazioni per ciascun giorno della settimana (G PA , p. 32). E evidente che alm eno due dei tre com pilatori hanno trascritto... E non c'è da stupirsene: a quei tem pi i libri di ascetica e devozione venivano fatti a quel m odo. G li studiosi di S. F ra n cesco di Sales sanno che la Filotea attinge al Combattimento Spirituale dello Scupoli, a La Guida spirituale del peccatore, di Luigi di G ran a ta e al Memoriale dello stesso Padre G ran ata: a quest’ultim a opera s’ispirano direttam ente le M editazioni della prim a parte di Filotea (81). Nelle Controverses lo stesso santo D ottore si è servito a larghe m ani delle Controverse bellarm iniane, ecc. Egli stesso bonariam ente afferm ava che in que libro di suo c’era il filo e l’ago: « T out est ancien, et ny a presque rien du mien que le fil et l’eguille » (82). U n caso interessante nel cam po delle dispute: Ludovico A ntonio M uratori, scrivendo nel De ingeniorum moderai ione che la d o ttrina dell’im m acolata Conce zione era solo una pia opinione, aveva suscitato atto rn o a sè vivacissime rea zioni, specialm ente, da parte di gesuiti e di francescani (83). T ra gli altri, scrisse contro di lui un opuscolo il padre gesuita Benedetto Piazza (Causa Im m acolatae Conceptionis, Palerm o 1747). « H o data subito u n ’occhiata all’opera del P. Piazza, scrisse M uratori ad u n amico. Egli ha copiata quella di un gesuita spa gnolo. Lasciam olo fabbricare come a lui piace » (84). Senonchè un anno dopo usciva l’opuscolo del M uratori Della regolata divozione. Il Piazza scopriva che il grande erudito aveva in tro d o tto sottom ano « non pauca reform ationis m onu m enta » dal M onita salutarla, libello del W idenfeldt, messo all’indice! (85). Il Piazza rese di pubblico dom inio la scoperta, ma non potè avere una replica, perchè il M uratori era passato a miglior vita. A questi fatti si aggiunga quan to dicemmo nel capo precedente a proposito degli scrittori di ascetica per la gioventù, per avvalorare ancor più la consta tazione che a quei tem pi si am ava com porre libri senza m olta fatica. Eppure il disegno delle Controverse di S. Francesco di Sales è ben diverso da quello del Bellarm ino. D om M ackey ha p o tuto scrivere che quest’opera (79) Opere compiete di S. Leonardo da Porto Maurizio, voi. 2 (Venezia, Tipografìa Emiliana 1868), pp. 22 ss. E ditori di vari tem pi e di vari luoghi agglom erarono alla « Via del Paradiso» testi di diversa provenienza, senza indicarne l’autore. Il b ra n o sopra rip o rta to è evident m ente di origine alfonïiana. - Cfr. O. G R E G O R IO , Alla ricerca dell'autore di un famoso libretto, nell’Osservatore Romano, 15 agosto 1953, p. 3. (80) T orino, M arietti, ed. Stereotipa 1845 p. 473. (81) c . f l o r i s s o n f . , S. François de Sales, In traduction à la Vie dévote, Paris 1930, t. I, p. X X X V II. (82) Oeuvres de Saint François de Sales. Edition Complète, t. I (Annecy 1892), p. 13, (83) C A C C IA T O R E , o.c., pp. 532; 535. (84) C A C C IA T O R E , o.c., p. 537, n. 66. 15. (85) C A C C IA T O R E , o.c., pp. 550s. — 47 del Salesio « ouvre pour aitisi dire, un nouvel horizon à Penseignement ecclèsiastique » (86). Dal decreto col quale il Salesio venne proclam ato dottore della Chiesa apprendiam o che quest’opera previene la definizione dell’infallibilità pontificia c proclam a altam ente l'au to rità sovrana del Vicario di Gesù Cristo (87). Anche la Regolata Divozione del M uratori, per quanto sia m ateriata del M onito salutarla, nel suo disegno rifletteva un altre/ spirito, un altro genio, altri interessi ed un altro m om ento storico (88). Don Caviglia riporta la definizione che Benedetto Croce dà del Com pila tore: « Com pilatore non è soltanto colui che compila da libri di facile accesso e da altre com pilazioni; m a anche chi com pila da libri rari e poco noti, da m ol te e varie scritture, da m anoscritti e da docum enti inediti: semprechè non so tto m etta a serio lavoro critico i suoi m ateriali, e non cavi un proprio costrutto ». D on Caviglia aggiunge: « In questa definizione sta, non a disagio e in buona com pagnia, Don Bosco; e più nella prim a parte che nella seconda » (89). D 'altra parte Don Caviglia nei suoi studi ha m agistralm ente dim ostrato che negli scritti di DB non m anca un im postazione personale ed l u i messaggio d ’idee proprio. Lo stesso direm o nel nostro studio sul GP, operetta che per l’ascetica ha il valore che le pagine del « Sistema preventivo » hanno in pedagogia (seppure pedagogia ed ascetica per un educatore cristiano siano di fatto disso ciabili!). Se prim a ci ferm erem o ad esam inare da che parte provengono gli elementi, con cui DB ha m ateriato il G P. non ci dispenserem o poi dal dare uno sguardo d ’insieme all’edificio: lì, con nell’occhio l’equilibrio delle linee c delle articola zioni cercherem o di m isurare il genio del costruttore. Importanza dello studio delle fo n ti. Più sopra abbiam o tentato di dim ostrare l’im portanza dell’inquadrare il G P nelle correnti devozionali e ascetiche in cui è nato. Qui dovrem m o ripetere le stesse osservazioni quanto al confronto del testo di DB con quello del suo m odello. Lo scoprire i criteri secondo i quali DB ha sceverato il m ateriale fornitogli dal modello aggiungendo, variando, om ettendo è un ottim o mezzo per scoprire, ancora per un’altra via, lo spirito di DB. Ci si perm etta dunque di presentare le fonti degli scritti di DB: la rassegna che farem o non avrà tanto il valore di analisi letteraria, quanto di analisi dello spirito di DB. Accingiamoci dunque a quest’analisi, seguendo opportunam ente le pagine del G P nell’edizione più vicina ai modelli (90). (86) Oeuvres de Saint François ite Sales. t. I, p. CXX1. (87) Oeuvres de Saint François de Sales. t. I, p. CX X . 48 - (88) C A C C IA T O R E , o.c., pp. 545-553. (89) Opere e scritti... vol. IH, p. XLV III. (90) I titoli ed i sottotitoli che adoperem o, com e già avvertim m o n d l'in tro d u zio n e, so- Il Titolo. Il frontespizio della prim a edizione, posto a pag. 3, suonava così: Il Giovane provveduto per la pratica de’ i suoi doveri... Le parole: « G io v an e P ro v veduto» richiam ano il titolo analogo di una com pilazione alfonsiana: « Il cristiano prov veduto », che YElenchus clironologicus Operimi redatto negli A età Doctoratus di S. A lfonso, pone al 1761 (91). M a l’opuscolo di S. Alfonso non servì di fonte a D B; esso infatti, secondo la descrizione che ne fa De M eulem eester contiene: Massime Eterne, Atti C ristiani da farsi alm eno una volta il giorno, A tti per la Confessione e Com unione e M odo di sentir la Messa. Elementi rintracciabili nell’edizione m ariettiana delle opere di S. Alfonso. DB conobbe II cristiano provveduto? Probabilm ente; egli infatti ado ttò come titoli: Il Giovane provveduto, il Cattolico provveduto, Il Cattolico istruito... non però II Cristiano Provveduto (92). Alla Gioventù (G P D , p. 5; G PA , p. 5) F onte: Guida Angelica. G P e G A iniziano am bedue prendendo le mosse dal capitolo dove tratteran n o degli inganni del dem onio. M a G A non ha il prim o inganno (« che servire al Signore consista in una vita m alinconica »). L’idea che nella vita cristiana si trova la vera allegria non è posta in prim o piano da GA così come nel G P. Ecco i term ini con cui viene espressa da G A : « o h quanto gioconda cosa sarà per voi, se vi assueferete a portare il soavissimo gioco (sic) della legge di D io sino da questa prim a vostra età... » (p. 5) « E così cam m inando per quella strada, ch’egli (la G A ) vi m ostrerà, dati appena i primi passi, vi trove rete sì spaziosa la strada, e dilettevole, che agevolm ente potrete correre in essa, senzachè vi atterrisca, ed arresti il vostro corso verun inciam po sino al vedervi introdotti in quella felicissima Patria de’ Beati preparata anche a voi per eterna abitazione dal Divin vostro Padre » (p. 7). no quelli del G P D . (91) D E M E U L E M E E S T E R , Bibliogra gliari per tutte le domeniche e feste principali dell'anno... O pera del Padre C asim iro di Fi phie générale des écrivains rédemptoristes, renze... Venezia, Stam peria Baglio, 1739. (92) Il Cattolico Istruito nella sua religione vol. I, p. 191. L ’edizione del 1761 è in -18, pp.43. Cfr. anche O R E ST E G R E G O R IO , Ri cerche bibliografiche alfonsiane... II. « Il cri stiano Provveduto », in Spicilegium Historicum Congr. SS. Redemptoris, IV (1956) pp. 481-485. La Bibliografia Italiana (M ilano, Stella a. IV, 1838) segnala II Cristiano Provveduto di orazioni quotidiane. Bergam o, Stam p. N atale, 1837, in-32, pp. 128. Esisteva anche: L'Eccle Trattenimenti di un padre di famiglia co' suoi figliuoli secondo i bisogni deI tempo Epilogati dal Sac. Bosco Giovanni. T orino, T ipografia dir. da P. D e-A gostini 1853-54, (LC, a. I, f. I II, V, V ili, IX, XII). Il Cattolico provveduto per le pratiche di pietà con analoghe istruzioni secondo il biso gno dei tempi... T orino, T ip.dell’ O rato rio di S. Frane, di Sales 1868, pp. V III-766.. siastico Provveduto ovvero Esortazioni Jami- - 4 49 Ma nel contesto queste due frasi sono quasi som m erse dalle altre, con le quali sono collegate. Il « serviam o al Signore in santa allegria: Servite D om ino in laetitia » non trova un riscontro letterario nè in G A, nè in G obinet, nè in altri opuscoli. H a invece riscontro quasi letterale nella Vita del Com ollo, da DB scritta qualche anno prim a: « Benché poi (C om ollo) fosse così concentrato nelle cose dello spirito, non vedovasi mai rannuvolato in volto, o tristo (!), ma sempre ilare e con tento rallegrava colla dolcezza del suo parlare, e suoleva dire che gli piacevano quelle parole del profeta D avide: «S ervite D om ino in laetitia ». (^3). Sono appunto le parole del G P : « Talché voi possiate d iri col santo profeta D avidde : serviam o al Signore in santa allegria ». Era dunque u n ’idea che DB possedeva già, forse m atu rata a Chieri. L’im portanza di questa prim a osservazione sarà rilevata in seguito. L’espressione: « Miei cari, io vi am o tutti di cuore » (G PA , p. 7) non ha riscon tro letterario negli altri m anuali che conosciamo. Se ne trovano altre dello stes so taglio, con le quali i vari autori cercavano di m anifestare il loro affetto per il bene spirituale del giovane lettore ed attirare così l’interesse sulle considerazioni che venivano esponendo. È u n a form a letteraria, non priva però di un suo conte nuto reale. Una som iglianza im pressionante si trova con quanto il sacerdote Raffaele Frassinetti scrisse sul « Giardino di Divozione pei Giovanetti »: « Io sono tu tto affetto per voi: che mi sono sempre occupato di voi; e finché avrò vita mi occuperò più di voi che di altri, perchè vedo che si può far con ciò tan to bene; e che mi vivrei più che contentissim o, se notte e giorno potessi fati care intorno a voi, e per voi, e indirizzarvi tu tti nel retto sentiero che mena a virtù e farvi am are solo la pietà e divozione, e aborrir vizio e peccato e innamm orarvi tu tti di Dio » (94). A naloghe espressioni di affetto si possono riscontrare in un opuscolo di un benedettino bavarese edito da M arietti lo stesso anno in cui Paravia stam pava il G P : L'amico dei fanciulli del P. Egidio Jais (95): « Miei cari fanciulli, scriveva il P. Iais, Io, dappoiché vivo, ho sempre p o rtato (93) Cenni storici sulla vita del chierico Lui gi Comollo morto nel seminario di Chieri am mirato da tutti per le sue singolari virtù Scritti da un suo Collega. T orino, dalla tipografia e Giardino di Divozicn?) fosse anteriore. Ma di quest'ultim o non ci fu possibile rin traccia re le prim e edizioni. (95) L ’amico dei Fanciulli ovvero libretto Speirani e F errerò vicino alla C hiesa di s. R occo 1844, pp. 84. Cfr. pp. 23s. (94) C itato nella prefazione a : « Il Vange d'istruzione e di preghiera ad uso dei fanciulletti che può anche giovare agli adulti Opera del P. Egidio Iais Tradotta da un Sacerdote to rinese sulla XXIX. Edizione tedesca. T orino, lo spiegato ai Giovanetti nelle domeniche pel sacerdote Raffaele Frassinetti, 3. Ediz., Oneglia. G hilini 1866, p. 5. Poteva avere qualche interesse sapere quale dei due opuscoli (G P 50 - per G iacinto M arietti T ipografo-L ibraio 1847, pp. 224. grandissim o am ore a tutti voi... Il più gran piacere che io mi possa desiderare su questa terra sarebbe appunto di sentire dire di qui a qualche tem po, che non uno solam ente, ma molti di voi dopo aver com inciato a leggere questo libro sono diventati più ubbidienti ai lor genitori, più diligenti al lavoro e allo studio, e più divoti di prim a; io prego quindi fervidam ente il Signore di questa grazia, e spero che mi darà, prim a che io muoia, questa santissima consolazione » (pp. X IIIs). Ad ogni m odo non ci consta di una dipendenza im m ediata. Si ricordi com e DB più tardi raccom andava ai suoi collaboratori la necessità che gli educandi si accorgessero di essere da loro am ati. Parte 1. (Sezione I) Cose necessarie ad un giovane per diventar virtuoso. (G PD , p. 9; G PA , p. 9). Il titolo di questa prim a sezione e quello della successiva richiam ano la q u ar ta e terza parte di G obinet: IV; Delle virtù necessarie ai giovani (o la parte II: Dei mezzi necessari per acquistar la virtù durante la prim a età); III. Degli osta coli, che distornano i giovani dalla virtù. Articolo /. Conoscenza di Dio. (G P D , p. 9; G PA , p. 9). Questo breve articolo presenta qualche reminiscenza della Dottrina Cri stiana ad uso della diocesi di Torino e de\VEsercizio di Divozione alla M isericor dia di Dio, pubblicato da DB l’anno prima (96). Esercizio, p. 30: « I benefizi di D io: l’aria, il sole, il fuoco, l’acqua, gli anim ali m ansuefatti., p. 31: « l ’intelletto per cui l’uom o co nosce la verità, la ragione per cui si distingue il bene dal male... G P p 9: « Il sole, la luna, le stelle, l’aria l’acqua, il fuoco... p. 10: « u n ’anim a, la quale pensa, ragiona, vuole e conosce ciò che è be ne ciò e che è m ale... » A proposito di quest’ultim a frase, anche la Dottrina Cristiana torinese ha: « l ’anim a um ana essendo spirituale, pensa e ragiona: cioè conosce e intende quello che fa, e perchè lo fa... » (p. 56). Più notevoli sono le affinità con L'amico dei fanciulli del P. Iais: (96) Esercizio di divozione alla Misericor delta diocesi di Torino. T orino, presso G . B. Pa dia di Dio. T orino, Tipografia Eredi B otta Via ravia e C om p. T ipografi librai sotto i portici della C onsolata, 14, s.d. (1846); pp. 112. del Palazzo M unicipale, s.d. (1843), pp. 192. Compendio della Dottrina Cristiana ad uso - 51 L'amico dei fanciulli, p. 2: « T u hai gli occhi, figliuol m io: eb bene alia un istante i tuoi occhi al cielo, guarda intorno e sopra di te: tu vedi cielo e terra... furono fatte G PA , pp. 9s: Alzate gli occhi, o figliuoli miei, ed osservate quanto esiste nel cielo e nella terra. Il sole, la luna, le stelle, l’aria, l’acqua, il fuoco sono tutte (tutte queste cose) da Dio, il quale colla sua onnipotenza le ha cavate tutte dal nulla; ed è per questo che noi lo nominiamo altresì Creatore del cielo e della terra, p. 5 : « La più perfetta e la princi pale tra tutte le creature visibili di D io è l’uom o... creato per qualche cosa più nobile che non le bestie... p. 6: egli pensa; egli solo può cono scere il bene: e far ciò che è giusto... Egli può principalm ente discernere, per mezzo della ragione il bene dal male... p. 7: L ’anim a, o lo spirito dell’u o m o abita nel corpo... quando il cor po dell’uom o dalla m orte vien di strutto, l’anim a ne esce senza m orire o soffrire alcun danno, anzi libera ta dal corpo va in un m ondo m i gliore e continua a vivere. Colà so lam ente, in quella vita avvenire che non avrà fine giamm ai, colà sola m ente p o trà egli essere perfettam ente buono e felice ». cose che un tem po non esistevano. M a c’è un Dio, che colla sua onni potenza le trasse dal niente e le creò, motivo per cui si nomina Creatore. Q uesto Dio che sempre fu e sem pre durerà dopo di aver creato tu t te le cose che ne cielo e nella terra si contengono, diede quindi esisten za all’uom o, il quale di tutte le crea ture visibili è la più perfetta. Onde i nostri occhi, i piedi, la bocca, la lingua, le orecchie, le mani sono tutti doni del Signore. L 'uom o è distinto fra tutti gli al tri anim ali specialmente perchè è fornito di un’anim a, la quale pensa, ragiona e conosce ciò che è bene e ciò che è male. Q uest’anim a non m uore col corpo, m a quando esso è p o rtato al sepolcro, quella andrà a com inciare u n ’altra vita che non fi nirà più... » Articolo II. Igiovanetti sono grandemente amati da Dio (G PD , p. 10; G PA , p. 10) Articolo III. La salvezza di un Cristiano dipende ordinamente da tempo della gioventù (G PD , p. 11; G PA , p. 12). Questi due articoli, come già dicem m o, sono due temi quasi di obbligo nella letteratura ascetica per la gioventù: chi non m ette due capitoli espliciti, intro duce tuttavia i due temi come pream bolo o nel corpo di altre trattazioni. I due testi più vicini a quello di DB sono: G obinet e A vondo. T ra i due, il più vicino è ancora quello del G obinet. Anzi sem bra che DB si sia servito pro prio del testo francese (si ricordi che il Piem onte di quei tempi era pieno di libri 52 - d ’O ltralpe). Infatti la traduzione del G obinet che circolava in Italia era quella dell’A ntolini (Venezia, 1708); le altre edizioni: Venezia 1765, Lodi 1819, T orino 1831, come già avvertim m o, non fanno che riprodurre con lievi ritocchi quella antica. O ra il testo di DB è più vicino al francese che all’italiano. Un esempio, G PA , a rt II, p. 11 : « Egli.....p o rta una particolare affezione per li giovanetti... » è più vicino al G obinet francese: « un am our to u t particulier, » che all’italiano: « un am ore specialissimo » (97). DB inoltre riproduce la citazione scritturale in latino, invece che in italiano, come usa fare quando attinge da testi italiani (per es. da S. Alfonso, e lo constaterem o più avanti). Anzi, quando in qualche caso riferisce il testo scrit turale in italiano, la sua traduzione si avvicina più al francese, che al testo latino. Esem pio: G PA , art. II, p. 11 : « per lui meglio sarebbe che si ponesse una m acina al c o llo » è più vicino al francese: « il voudroit mieux pour lui mìt une meule au cou » (98), che non al latino « u t suspendatur m ola asinaria in collo eius ». (R ichiam iam o l’attenzione sul ponesse più vicino al mìt, che non al suspendatur) Sottigliezze, su cui non vale la pena soffermarsi. Articolo IV. La prima virtù di un Giovane è l'ubbidienza a' proprii genitori e supe riori (G P D , p. 13; G PA , p. 13). Articolo V. Del rispetto che devesi alla Chiesa ed ai sacri M inistri (G P D , p. 15; G PA , p. 16) Fonte è G A. DB m ette sotto il titolo di ubbidienza ai genitori ciò che GA aveva posto sotto quello di « rispetto ». Alcune note: 1. G A fa u n ’enum erazione m inutissim a di magagne, con cui i gio vani possono m ancare di rispetto ai genitori. « G uardatevi dal fare segni, o m otteggj indecenti colle m ani, cogli occhi, colle labbra, coll’alzare, o dim enare le spalle, crollare la testa, o altri di simil m aniera, non essendo questi convenevoli alla civiltà, m olto m eno a quella um iltà, e rispetto che dovete professare a ’ vostri genitori. D io vi guardi dal fare apposta ciò, che loro dispiace, d all’odiarli, dal desiderar loro la m orte, o male alcuno, dallo scuoprire ad altri i loro difetti, dal rispondere parole aspre, ed ingiuriose, ora rim proverando con diabolica sfacciataggine le loro stesse imperfezioni, ora vom itando contro di loro im properj, im precazioni, bestemmie, e maledizioni. Peggio poi sarebbe, il che non crederei possibile nem m eno tra le fiere più selvagge, alzare le m ani, od altro in atto di percuotere coloro, che a costo di tanti stenti, e gravissimi dolori vi diedero la vita, e tante belle istruzioni... » (pp. 38s). (97) G O B IN E T , Venezia 1708, p. 21; T o- (98) G O B IN E T , ed. cit., cp. IV, p. 23. rino 1831, p. 30; Paris-L yon 1822, p. 18. - 53 DB non scende a questi particolari. Forse dovette rim anere perplesso di fronte ad u n ’enum erazione di m ancanze che in un libro per giovanetti poteva avere un dubbio valore educativo. 2. G A , contro il solito, non propone nel capitolo fondam entale del rispetto ai genitori nessun m odello (oltre quello di G esù adolescente); DB aggiunge l’esempio dei suoi due cari Luigi; il G onzaga ed il Com ollo. Nel capo del rispetto che si dee alle Chiese... (pp. 41-44) G A è invece più generosa. D opo l’esempio di Stanislao K ostka ne aggiunge un altro altrettanto delicato : « Ed il buon G iorgio M artinelli, ancor fanciullino, lasciati in abbandono ed i com pagni, ed i loro divertim enti, solo si ritirava di nascosto nella Chiesa ove tu tti sfogava i suoi affetti verso il suo buon Dio, sintantoché, non sapendo quelli di casa ove fosse, accorrevano frettolosi alla Chiesa, sicuri di ritrovarlo » (p. 43). È il m etodo dell’esemplificazione, che attrae efficacemente i giovani, istinti vam ente p o rtati all’im itazione ed all’emulazione. Articolo VI. Lettura spirituale e Parola di Dio (G PD , p. 17, G PA , p. 18). Presenta qualche co n tatto colla trattazione analoga di G A (pp. 49-57): Avvertim enti circa la Lezione Spirituale, M editazione, e modo d'udire la Parola di Dio. N otiam o che DB sopprim e l’argom ento della m editazione, che invece ha G A : dopo aver detto che tanti eccellenti maestri di spirito hanno tra ttato divi namente della m editazione, mezzo « m olto efficace per avanzarsi nella pietà » G A aggiunge: « Per voi però, miei diletti figliuoli, che non avete ancora un tal uso, potrà servire quel medesimo m odo, che vi ho spiegato circa la lezione spirituale, cioè, dopo esservi messo alla presenza di D io con un atto di fede, e pregatolo del suo aiuto, leggete adagio adagio con tu tta pausa, attenzione, e raccoglim ento uno de’ punti della m editazione, proccurando (!) d ’intender bene ciò, che leggete; indi riflettete col pensiero sopra quella verità, e così letto il secondo, ed il terzo punto, fate il vostro colloquio, il quale consiste in quegli atti di sopra accennati verso al fine della lezione spirituale » (pp. 53s). E cioè: « R innovate alla m ente le verità, che avete m editate con i buoni proponi menti fatti, ringraziate Iddio di tu tti i lumi, che vi avrà m andati, e pregatelo, che vi dia grazia di prontam ente eseguire quanto gli avete prom esso nella m edi tazione » (p. 52). La m editazione insom m a è ridotta ad una ponderata lettura spirituale. Vale la pena riportare anche i consigli che G A dà circa il m odo di fare la lettura spiri tuale: 54 - « N on siate però di quelli, che sono avidi di leggere m olte pagine al giorno. N o, miei cari, leggete poco per volta, m a quel poco proccurate di capirlo m olto bene, affinchè resti ben impresso nella vostra mente quel buon pensiero, che avrete letto. Se poi v’incontrate in qualche sentim ento, dal quale vi sentiate interiorm ente intenerire il cuore, chiuso il libro, fermatevi alquanto a riflettervi sopra colla m ente più, che sapete, lasciando sfogare liberam ente il cuore in que gli affetti di ringraziam ento, di dolore, d ’um iltà, di confusione, d ’am ore, e simili, a ’ quali si sentirà eccitato interiorm ente dalle verità da voi meditate. D opo... proseguite... (pp. 51 s). DB non si sofferma a descrivere al giovane questo m odo di procedere; tu tta via anche per lui la m editazione dei giovanetti sem bra ridursi ad una ponderata lettura spirituale. Alle Sette Considerazioni per ciascun giorno della settimana (G PA , pp. 31 ss), che sono indubbiam ente stru tturate come m editazioni, DB prem ette: «Siccom e io desidero grandem ente che ogni giorno facciate qualche poco di lettura spirituale, per cui non tutti p o tranno avere i libri convenienti, così io vi presento sette brevi considerazioni, distribuite per ciascun giorno della se ttim a n a » (G PA , p. 31). Evidentem ente DB non esige dai giovani una m editazione, quale è conce pita dalle più classiche scuole di ascetica. T uttavia, in quanto la lettura spirituale non è disgiunta da una certa riflessione, (e quindi aperta alla m editazione vera e propria) DB interpreta la lettura spirituale come m editazione e si contenta di richiedere dai ragazzi questo minimum. A ll’enum erazione che DB fa dei libri di lettura, ne corrisponde u n ’altra di G A , in cui figurano le « M assime eterne » del P. C attaneo accanto alla Filotea del Salesio e al Combattimento Spirituale dello Scupoli ecc. (p. 51). Può sem brare strano che DB suggerisca la lettura dell’Apparecchio alla M orte di S. Alfonso (G PA , p. 18) e non quella delle M assime Eterne del medesimo, m olto più facili e più accessibili ai giovani... M a le Massime Eterne erano servite a m ateriare le Considerazioni per ciascun giorno della settimana del G P ; era superfluo dun que citarle. Anche in questo capo GA predilige avvalorare i suoi insegnam enti, ricordando l’esempio del giovane M artinelli: « Il divotissim o cherico (sic) G iorgio M aria M artinelli, il quale nel tempo della ricreazione vedevasi stare im m obile cogli occhi socchiusi sopra d ’un libro divoto, e sfogare liberam ente i suoi fervorosi affetti verso il Cielo » (p. 52). « Io, così egli disse già Sacerdote, io sino d ’allora stava ginocchioni spesse volte senza sapere il perchè; q u an d ’ecco mi sentiva im provvisam ente portare in alto il cuore, e rapir negli amplessi del mio liberalissimo G esù; quivi il celeste M aestro si prese l’amorevole cura d ’istruirm i e così il mio rozzo palato inco minciò a gustare insolite delizie. Così fece D io con questo divotc fanciullino, e così farà pure con voi, miei cari » (p. 55). — 55 (Sezione II). Cose da fuggirsi massimamente dalla gioventù. Richiam a la parte terza del G obinet: Degli ostacoli, che distornano i giovani dalla virtù. Articolo I. Fuga dell'ozio (G PD , p. 19; G PA , p. 20). Qualche affinità col capitolo analogo del G obinet (pt. I li, cp. V II), m a soprat tu tto con G A : Avvertim enti circa il buon uso del giuoco, e de' divertimenti (pp. 62-65). 11 G P ha in com une con G A l’episodio notorio di S. Luigi... G A ne aggiunge un altro. « Se poi (nel gioco) vincete, fate partecipi del vostro guadagno anche i poveri, im itando il divoto giovanetto C onte M atteo Taverna, che, m entre i com pagni allegri si trattenevano nel giuoco, egli girava atto rn o a ’ tavolieri, raccogliendo d a ’ vincitori parte del loro guadagno, che volentieri offerivano convinti dal bel garbo, e dalle m aniere gentili, ed obbliganti, colle quali, gli ani m ava, per suffragare le Anim e del Purgatorio colla celebrazione di qualche Messa, o per sollievo de’ poveri. Tali debbono essere le vostre industrie per rendere santi, e m eritorj i vostri divertim enti » (pp. 64s). Articolo II. Fuga dei cattivi compagni (G PD , p. 20; G PA , p. 21). « Vi sono tre sorta di com pagni... ». La divisione dei giovani in tre categorie è classica in DB (99). S’ispira probabilm ente alle conversazioni con Com ollo (100) e forse anche alle istruzioni ricevute in Seminario. Ben diversa è la ripartizione che fa G obinet, il quale divide i com pagni cattivi in q u attro categorie (pt. Ili, cp. V ili, art. Ili): 1. Quelli che sono apertam ente cattivi e non si vergognano, anzi si gloriano dei loro vizi. 2. Coloro che scanda lizzano coi cattivi discorsi, burlandosi della virtù e parlando di cose disoneste. 3. La categoria di coloro che non sollecitano apertam ente al male, m a che allon tanano dagli esercizi di pietà (intendi: dalla pratica virtuosa) e invitano ai diver tim enti. C ostoro sono più sim ulati, m a perniciosissimi: avvelenano alla radice la vita virtuosa e la fanno m orire, senza che ci si accorga. 4. Gli oziosi e gl’infin gardi. che persuadono ad essere amici del gioco, dei balli, degli spettacoli. G obi net am m onisce che non ci sono forse com pagnie tanto pericolose per i giovani, q uanto queste. GA, fida fonte di DB, non divide esplicitam ente i cattivi com pagni in cate(99) Cfr. Vita det Giovanetto Savio Domenico, cp. V e cp. V ili, in Opere e scrini voi. IV, pp. 14s; 20. Cfr. anche il Regolamento per le case della Società di S. Francesco di Sales. T orino, T ipografìa Salesiana 1877: Avvisi geiterali (posti dopo II Sistema Preventivo), 56 - pp. 15-17. Cfr. pp. 15s : « I giovanetti sogliono m anifestare uno di questi caratteri diversi. Indole buona, ordinaria, difficile, cattiva... M a gli sforzi... alla terza categoria che è quella dei discepoli difficili ed anche discoli». (100) Cenni..., già cit., pp. 63s. gorie, suppone però la distinzione gobinettiana. Mette in guardia non soltanto « di que’ sacrilegi che con ¡sfacciataggine piucchè diabolica apertam ente, o co ’ gesti, o co ’ discorsi m alvagj invitano l’incauta gioventù a darsi a' più sozzi pia ceri, m entrechè una tal sorta d ’ingordissimi lupi, abbastanza da se stessi dim o strano quello spirito diabolico, che nodriscon nel seno, parlo di coloro, che, coprendo la loro m alvagità con u n ’infame invenzione, sotio u n ’esteriore ingan nevole apparenza di pietà, sono la rovina, ed il orecipizio pur troppo degli incauti giovanetti » (pp. 47s). La pittura a tinte fosche dei cattivi com pagni è com une a tutta questa lette ratu ra spirituale per la gioventù. D opo aver parlato dei cattivi com pagni sia G A che il G P passano a parlare dei buoni. M a ecco che ci tocca notare una variante che ha il suo interesse. 11 G P parla genericam ente dei buoni com pagni: quelli che frequentano i SS. Sacra m enti, che intervengono alle chiese... GA parla espressam ente delle amicizie particolari, classiche nell’ascetica m onastica e religiosa; coltivata in particolar m odo (a quei tempi) nei collegi dei gesuiti. Dice testualm ennte G A : « D opo d ’esservi fervorosam ente raccom andati a Dio, alla Beatissima Vergine, ed al vostro Santo Angelo Custode, eleggetevi, miei cari figliuoli, uno, o due giovanetti uguali a voi in nascita, età, ed impiego per vostri com pagni, e questi dovranno essere de' più onesti nel parlare, de' piìi devoti nelle Chiese, e de’ più frequenti a' Santissimi Sagram enti. Eletti che gli avrete, datene avviso a ’ geni tori, ed al vostro direttore per averne approvazione, ed il loro consenso, nè dovete co ntrarre amicizie con altri, se non siete ben sicuri de’ loro virtuosi, e santi costum i. A pprovati poi d a’ vostri Superiori quell’uno, o que’ due giovanetti per vostri com pagni, andate pure con essi, e proccurate d ’anim arvi l’un l'altro alla divo zione, alla frequente visita delle Chiese ad onore di Gesù, e di M aria, col recitare insieme qualche orazione, o la corona della Beatissima Vergine, e col racconto di belli, e divoti esempj. Correggetevi l’un l’altro con santa carità de’ vostri difetti » (p. 48). È ciò che i giovanetti potevano leggere p raticato da DB con Luigi Com ollo a Chieri. DB non volle consigliare tale pratica espressamente nel GP, forse te nendo conto degli abusi che ne potevano venire, ai quali del resto accenna anche G A : « M a sopra tu tto guardatevi dal famigliarizzarvi troppo o colle parole, o co’ fatti, guardatevi dall’eccitare fra di voi discordie colle beffe, e burle indi screte, come pure dal cagionarvi disgusti, m olto più poi dal fom entare colle vane altercazioni, e contrasti, odj, e vendette; anzi am atevi vicendevolmente con am ore di santa carità, sopportando volentieri gli altrui difetti. N on ¿scher zate co’ com pagni con parole aspre, disgustose, e pungenti, m olto m eno con porre loro le m ani addosso nem m eno per giuoco... » (pp. 48s). — 57 T uttavia sotto la sua intelligente cura DB permise che all’O ratorio ci fossero anche delle amicizie particolari, come quelle tra Savio Dom enico e M assaglia; m a erano amicizie autentiche: di quelle che G A chiam a « v incolo d ’oro della santa carità », « ale, che vi porteranno di volo al beato conseguim ento dell’eterna felicità in Paradiso » (p. 49). Articolo III. Evitare i cattivi discorsi (G P D , p. 22, G PA , p. 23). Articolo IV Evitare lo scandalo (G PD , p. 24; G PA , p. 25). Questi due articoli riflettono idee esposte nei due precedenti ed altri concetti divenuti patrim onio di DB attraverso l’esperienza viva, o attraverso la com pila zione delle Sei Domeniche di S. Luigi: G PA , p. 11: Se qualcheduno scandalizzerà uno di questi parvoli... meglio è che si ponesse una macina al collo... G PA , p. 25: G uai a chi darà scandalo... meglio sarebbe per lui che si attaccasse una m a cina al collo... G P A (Sei Dom eniche) p. 60: Q ualora in qualche conversazione si facessero discorsi m en puri, al sopraggiugnere di Luigi niuno ardiva di proseguirli (N. B. secondo D. Lem oyne DB com pose le Sei Dom . nel 1845: MB, II, p. 359). G PA , pp. 24s: Dove si trovava san Luigi G onzaga niuno più ardiva proferire parola m eno onesta, e sopraggiugnendo egli in atto che altri ne pronunziava alcuna, tosto si diceva: zitto, c’è Luigi (101). L ’articolo IV ha qualche coincidenza con Gesù al Cuore del Giovane (cp. X III). (Scandalo), che DB conosceva (102). Gesù al Cuore, pp. 56s: M ira attentam ente, o Figlio, quanto siano fatali, ed orribili i tuoi scandali: ...Le anim e, che tu rovini sono anim e innocenti, che fino ad o ra mi erano G PA , p. 25 Che si dovrà poi dire di coloro, i quali giungono fino ad insegnare 'a malizia a quelli che ancora sono innocenti?... (101) « Z itto che c ’è Luigi » è detto anche di Com ollo. Cfr. Cenni..., p. 6. (102) G IU S E P P E Z A M A -M E L L IN I. Gesù al cuore del giovane. Q u a rta edizione R om ana con nuove aggiunte. R om a, nella Stam peria di Pietro Aurelj 1833, pp. 178. È consigliato tra i libri da leggere nel G P A , p. 18. U na o t tava edizione (T orino, per G iacinto M arietti) è segnalata dalla Bibliografia Italiana (1835, n. 364), m a non abbiam o p o tu to rintrracciarla. 58 - care... N o n tei feci io sapere, che chi danneggia u n ’anim a anche sola... m e rita di essere som m erso con pesante sas so al collo nel profondo del m are?... guai, guai, guai allo scandaloso. O ra che sarà di te, se non una, m a più anim e col prom uovere il libertinaggio hai fatto cadere? Pensa che di tante m orti sei reo, quanti furono gli esempj m alvagj, che desti ». ...G uai a chi darà scandalo... meglio sarebbe... (più sopra:) Q uanto sono le persone; da cui (gli scandalosi) sono osservati; altrettan ti sono i peccati di cui sono colpevoli agli occhi d ’iddio... Articolo V. M odo di portarsi nelle tentazioni (G PD , p. 25; G PA , p. 26). La fonte è sem pre G A, che a sua volta segue abbastanza fedelmente G obinet (pt. Ili, cp. IX, art. 1, II, III), il cui testo (continuiam o la catena) presenta coin cidenze significative con Filotea (pt. IV, cp. IIIss). D ietro al corifeo G obinet levano la loro voce in coro tutti i suoi im itatori; non è un unisono, perchè, p ar lando dei mezzi con cui difendersi dalle tentazioni, c’è chi dà m olto valore alla m ortificazione esteriore e c’è chi pone l’accento sui mezzi interiori. Sia G A (p. 58) che G PA (p. 20) danno il giusto rilievo alla laboriosità come ottim o mezzo per prem unirsi : fuga dell’ozio. G A aggiunge un altro mezzo preven tivo: « Esam inate pure con ogni diligenza, quali sieno (!) quelle passioni, e ten ta zioni, che più vi m olestano, e subitam ente opponetevi ad esse coll’esercizio delle virtù contrarie, come per esem pio: se vi sentite stim olati allo sdegno, proccurate d ’esercitarvi nella m ansuetudine, usando piacevolezza con tu tti in ogni cosa: se siete inclinati alla vendetta, sopportate volentieri ogn’ingiuria, e disgusto » (p. 58). DB nel G P non accenna a simili esercizi. Ma quando, m algrado tu tte le precauzioni, le tentazioni si fanno sentire? « G u ar datevi dal fermarvi oziosi, quasi scherzando co’ vostri nemici, m assim am ente quando sentite form arsi nella m ente laide im m aginazioni; altrim enti sarà quasi impossibile, che non cadiate in peccato; anzi lo stesso ferm arsi ozioso con que’ cattivi pensieri in m ente sarà alm eno peccato veniale » (p. 59). Venendo poi a parlare della preghiera G A suggerisce rapide giaculatorie da usare ai primi m ovim enti delle passioni: « D ite un no risoluto, volgendo altrove il pensiero, e raccom andandovi a Gesù, ed a M aria Im m acolata, dicendo con grande fiducia: Gesù, e M aria, aiutatem i: o con quella bella giaculatoria: Per la vostra santa Verginità, ed im m acolata Concezione purificate il mio cuore, la mia mente, e la m ia carne ». (p. 59). Q uesto è il com portam ento da tenersi ai prim i assalti. Se però la tentazione, — 59 invece di svanire, si facesse più gagliarda, allora G A consiglia di aggrapparsi come unico rim edio alla preghiera lunga ed accorata: « U m iliatevi avanti il vostro buon D io, e ditegli con tu tto il cuore: F. dove siete, o mio caro G esù? D eh aiutatem i, acciocché non resti vinto d a’ miei nemici. T roppo sono fragile, e debole, o mio D io... M aria, m ia cara Santissima M adre pregate Gesù per me... » (pp. 59s) In un p unto ancora più sostanziale la trattazione di DB differisce da quella della sua fonte. G A soggiunge: « non lasciate però, quando ne abbiate licenza dal vostro confessore, di castigare qualche volta il vostro corpo con qualche sorta di m ortificazioni, digiuni, catenelle, cilicj, o discipline; perchè sappiate, che lo stesso vostro corpo è il peggior vostro nemico: perciò ogni vero am ore dee essere un odio im placabile verso di questo, che, se non si tiene piucchè bene stretto colla catena della mortificazione, quale indom ita fiera diverrà talm ente arrogante, sino ad uccidere, e perdere insieme con se stesso la vostr’A nim a in un m are di fuoco, e di torm enti neH'inferno. I Santi giovanetti Filippo Neri, Stanislao K ostka, Giuseppe da Leonessa, ed altri m oltissimi, per ben dom are le loro passioni, oltre una continua orazione a D io, e m ortificazione de’ loro appetiti, delle loro passioni, e de’ loro sentim enti, sino d a ’ teneri anni com inciarono a m acerare il loro tenero corpicciuolo con assidui digiuni, m ortificazioni, ed aspre penitenze » (pp. 60s). G A aggiunge quindi l’episodio di Luigi G onzaga riportato anche da DB con qualche m itigazione (G PA , 27). N on abbiam o trovato nelle M emorie Biografiche e tanto m eno negli scritti di DB parole suggerenti ai giovani una così austera pratica della m ortificazione esteriore. Anzi la prassi di DB depone in senso c o n trar o. Basta richiam are la condotta di DB di fronte alle intem peranze (che per G A non sarebbero state tali) di Dom enico Savio e di Besucco (103). Articolo VI. Alcune astuzie che usa il demonio per ingannare la gioventù (G PD , p. 27, G PA , p. 28). In parte ha come fonte G A : Alcuni inganni del demonio per ritirare la gio ventù dalla pietà, e divozione, e modo di superarli (pp. 70-74). Al prim o inganno (m enar vita spensierata in gioventù per convertirsi poi in vecchiaia) G A con trappone l’esercizio consueto nell'ascetica tradizionale, cioè la rettificazione dell’intenzione: offrire il presente a D io, senza preoccuparsi dell’avvenire: « Alla m attina, quando vi levate dal letto, dite tra di voi: orsù non sarà gran cosa il fare ogni mia azione assai bene per piacere al mio Dio, sino da qui ad u n ’ora, (103) Cfr. Opere e scritti..., voi. IV, p. 37 e Il Pastorello dette Alpi ovvero Vita deI Giovane Besucco Francesco d'Argenterà pel sacerdote 60 - Bosco Giovanni, T orino, Tip. dell’O rat. di S. Frane, di Sales 1864 (LC, a. X II, f. V e VI) pp. 120ss. due, tre, sino all’ora del pranzo o sino alla sera, conform e vi sentirete interiorm en te avvalorati » (p. 72). Nel caso che si cadesse in peccato: umiliarsi, pentirsi, im plorare aiuto per non più ricadere. DB non scende a suggerimenti concreti, m a si ferma ad una chiara affer mazione del principio: non illudersi di avere una lunga vita, per convertirsi poi in vecchiaia, m a darsi a D io da giovani. T rova invece facile il passaggio al suo tem a caro: coloro che vivono in grazia di Dio sono sempre allegri: se intimorisce il pensiero dell’inferno, colm a di consolazione la speranza del P ara diso (G PA , p. 28). Nel capitolo degl’inganni G A non tocca affatto quest’argom ento, tuttavia anche in G A si possono trovare espressioni, in cui si parla della gioia come effetto della pratica cristiana. Proprio nel capo anteriore a quello degli inganni la G uida, dopo aver suggerito l’esercizio della presenza di D io, così si esprim e: « Ah miei cari, vi ripiglio ancor io, gustate, et videte, e mi saprete dire, quanto soave è il Signore, e qual paradiso d ’interna pace, godim ento, e consolazione ap porti ne’ vostri cuori la fam igliare conversazione con Dio » (p. 70). N otiam o che con queste parole è chiuso il capitolo, che im m ediatam ente precede gli « inganni ». Poco prim a del b rano citato G A aveva suggerito l’esercizio del raccoglim ento esteriore ed interiore, specialmente durante la preghiera; il dem onio vi suggerirà « m entre farete orazione, o lo scioglimento d ’un dubbio, o qualche nuova p ra tica di divozione, o qualche mezzo o p p o rtu n o per ottenere quella cosa, che forse bram ate...» . Di fronte a tali tentazioni, come com portarsi? G A trova oppor tune anche per gli spiriti scatenati dei ragazzi le parole del P. M aestro d ’Avi- la: « Q uando ti verrà nella mente qualche sollecito pensiero fuor di tem po, di’ pure: il mio Signore non mi com anda adesso niente di questo, perciò non occorre, che io vi pensi: quando il Signore me lo com anderà, allora ci penserò » (pp. 68s). G A però non intende vincolare l’esuberanza giovanile coi vincoli di un’op prim ente repressione; aggiunge infatti prem urosa: « N on vorrei però, che inferiste dal sin qui detto, che la vostra vita deb ba essere tro p p o seria, o melanconica. N o, miei cari, mentre il giogo della legge del Signore è soave, e leggiero, e la conversazione con Dio riempie i nostri cuori di tali consolazioni, e godim enti di spirito, che solo il possono testificare quelli, che li provano. Usate som mo rispetto a D io a voi presente, come Giudice d ’ogni vostra operazione, m a abbiategli altresì una filiale confidenza, ricordandovi, ch’egli è ancora vostro Padre am oroso, pro n to a com patire le vostre debolezze, e prem iare le vostre virtù » (p. 69). È questo il tra tto in cui G A si avvicina di più all’equazione di DB : vita cristiana uguale vita allegra. - 61 Articolo VII. La più bella delle virtù (G PD , p. 28; G P 1878''’, p. 29). Q ust’articolo non c’è ancora nell’edizione 187765. Fino allora nel G P non c’era una considerazione esplicita sulla purità. Potrem m o dire (come già lo notam m o per GA), che i vari articoli delle cose da fuggirsi erano rimedi negativi per tutelare la purezza, e gli articoli sull’ubbidienza, sulla lettura e la parola di Dio...(sezione prim a), rappresentavano im plicitam ente i mezzi positivi per tutelarla. Esplicitam ente nelle prime edizioni DB proponeva la purità come virtù praticata da S. Luigi nella sezione q u arta delle Sei Domeniche (G PA , pp. 59ss), ma di quella considerazione parlerem o più avanti. Fonte im m ediata della presente considerazione è il Mese di Maggio dello stesso DB (104). Noi citerem o d all’edizione del 18748, che è, tra quelleche posse diam o, la più vicina al G P 1878. Nel M ese di Maggio il titolo è sem plicemente: « L a virtù della p u rità » . Nel G P il titolo è m eno indicativo, m a più suggestivo. G ià nel M ese di Maggio (pp. 160; 162) si trovano le due citazioni scritturistiche, riportate nel G P 1878 (p. 29): Erunt sicuti Angeli Dei-Venerunt omnia bona pariter cum illa. Anche i mezzi suggeriti nel G P per conservare la bella virtù (pp. 29ss) sono già accennati nel Mese di Maggio (p. 163). Il valore di questa considerazione nel pensiero di DB lo farem o risaltare nel capo seguente. Il valore che risulta dal confronto con le fonti, non possiam o m etterlo in rilievo, perchè non abbiam o trovato fonti immediate per la consi derazione del Mese di Maggio. N otiam o solam ente che, per sè, la considerazione del Mese di Maggio è m ateriata di concetti ricorrenti nella letteratura ascetica popolare del ’700 e dell’800. M ateriale umile, che tuttavia acquista il suo giusto valore nel quadro generale della spiritualità proposta da DB, e alla luce della sua azione educativa. Articolo V ili. Divozione a Maria Santissima (G PD , p. 30, G PA , p. 51). Q uest’articolo è così stru ttu rato , da far pensare che sia elaborato tu tto da DB, m anipolando liberissim am ente m ateriale che già conosceva: G obinet, G A ... A titolo di saggio, facciamo rilevare le coincidenze più notevoli. 11 prim o capoverso ha concetti com uni: non c’è libro m ariano che non riport. la frase; « qui elucidant me vitam aeternam habebunt ». Il secondo capoverso: (104) Il Mese ili Maggio consacralo a Maria to a Maria SS. Immacolata ad uso del po SS. Immacolata ad uso deI popolo per cura polo pel sacerdote Bosco Giovanni. Ottava edizione... T orino. T ipografia e L ibreria dell’Odel sacerdote Bosco Giovanni. T orino, Tip. G. B. Paravia e C om pagnia 1858 (LC a. IV, f. II), pp. 192. - Il Mese di Maggio consacra 62 - ratorio di S. Francesco di Sales 1874, pp. 202 G obinet, pt. II, chap. X IX , De la dévotion à la sainte Vierge et à saint Joseph (éd. M équignon, già cit. p. 148): Et p our vous le dire claire m ent, si vous voulez être vrai enfant et vrai serviteur de la Vierge, il est nécessaire que vous ayez soin de faire quatre choses. 1. D ’avoir une grande appréhension de lui déplaire p ar le péché m ortel, et d ’affliger son coeur m aternel en déshonorant son fils et en p erdant votre âme... 2. Aimez et imitez ses vertus, et principalem ent son hum ilité et sa chasteté... G PA , p. 51: Tre grazie in m odo particolare le dovrete instantem ente chiedere, le qua li sono di assoluto bisogno a tutti, m a specialmente a voi che vi trovate in giovanile età. La prim a è quella di non com m et tere mai peccato m ortale in vita vo stra. Questa grazia voglio che preten diate a qualunque costo d all’inter cessione di M aria, perchè ogni grazia sarebbe poco senza questa... p. 52: La seconda grazia che chie der dovrete è di conservare la santa e preziosa virtù della purità... DB ha una digressione sui mezzi per conservare la purità. I due principali sono: fuggire le persone di diverso sesso, fuggire la com pagnia di coloro che fanno cattivi d ecorsi. Al prim o si aggiunge un grappolo di altri mezzi, succedentisi senza un vero ordine, che richiam ano certe espressioni di GA. GA , p. 15: Principalm ente vi raccom ando di m ortificare i vostri sentim enti, m as sim am ente la lingua da... parole im modeste, ingiuriose... C ustodite gli occhi poi da ogni oggetto im m ode sto... Q uando poi dovete parlare con donne, o giovanette, fatelo con grande m odestia, e brevità, come faceva fra gli altri il divotissim o Conte G iovane A ntonio Ubaldini. - S. Luigi e l’im peratrice d ’A u stria... - S. Luigi e sua m adre... G PA , pp. 52 s: U na cosa la quale giova anche moltissim o alla conservazione della medesima si è la custodia de’ sensi e particolarm ente degli occhi... Gli occhi poi sono le finestre per cui il peccato si fa strada nel nostro cuo re... (più sopra:) Fuggite la com pa gnia delle persone di sesso diverso. Idem. M a per la form ulazione, DB ricorre a quelle delle Sei Domeniche (G PA , p. 60). È da notare che la trattazione di G A pone l’accento sulle pratiche da fare in onore di M aria SS.: m editazione e digiuni sabatini, corona del rosario, prepa razione di altarini (pp. 27-29), cioè presenta com e scopo della Divozione alla - 63 B. Vergine « invocare », ma specialmente « onorare e riverire » M aria, « am an tissima M a d re » (p. 27). DB prospetta la divozione a M aria Santissima specialmente come mezzo per ottenere dalla « b u o n a M a d re » grazie e benedizioni (p. 51). G A propone la recita del R osario per onorare M aria. DB propone di ono rare M aria SS. coi santo R osario per ottenere da lei grazie (p. 54). G A ha di mira specialm ente la gloria esterna da procurare a M aria. DB pone l'accento specialmente sulle necessità che i figli devono far presenti alla M adre. Questo m odo di vedere spiega come DB s’indugi m olto sulle tre grazie speciali da chiedere a M a ria SS. (G PA , pp. 51-54). Parlando dei giovanetti che fanno cattivi discorsi DB ritorna al suo art. Il, sez. II: Fuga dei cattivi com pagni, di cui è fonte G A : G PA , p. 22: M inistri di satanasso, d a ’ quali voi dovete guardarvi più che dalla peste e dal diavolo stesso. ...Tutti que’ figliuoli, i quali in vostra presenza non arrossiscono di fare discorsi osceni, proferir... bestemmie, oppure cercano di allontanarvi dalle cose di Chiesa o farvi trasgredire i vostri doveri, sono com pagni cattivi, m inistri di satanasso, d a ’ quali voi dovete guardarvi più che dalla peste e dal diavolo stesso... vi sup plico a fuggire ed abborrire simili compagnie! G PA , p. 53: Posso accertarvi che, la comgnia di un dem onio non porterebbe talvolta un danno uguale a quello che p o rta la com pagnia di costoro, G PA , p. 54: « P erciò quando udirete com pagni proferire bestemmie, disprezzare le cose di religione, oppure cercar di allontanarvi dalle cose di Chiesa, peggio ancora dir parole anche poco contrarie alla virtù della m odestia, come la peste fuggiteli... Articolo IX. Avvertim enti pei giovani ascritti a qualche Congregazione o a qual che Oratorio (G PD , p. 34; G PA , p. 29). R iproduce con fedeltà l’articolo di G A : Pe' Giovanetti ascritti alle congre gazioni., ed oratorj (PP- 88-90). N otiam o che G A parla pure « della com odità di ricreazione ne’ giorni festivi » presso l’oratorio frequentato dai giovani. N on lasciam o sfuggire una differenza tra G A e G P: G A , p. 90: G PA , p. 31: A bbiate u na filiale confidenza col U na filiale confidenza col Diretvostro M aestro, ricorrendo a lui ne’ tore ricorrendo a lui quando avete vostri dubbj. qualche dubbio di coscienza. È un fugacissimo accenno alla funzione centrale del D irettore nell’O ratorio, anche come direttore di spirito. 64 — (Sezione III) Sette Considerazioni per ciascun giorno della seitimana (G PD , 36, G PA , p. 31). Escluse le considerazioni sul Giudizio e sul Paradiso, le altre attingono alle Massime eterne di S. Alfonso. Nel confronto con il testo del G P useremo l’edizione stereotipa fatta dal M arietti: Opere ascetiche di S. Alfonso Maria de Liguori, voi. II. Apparecchio alla m orte, Via della salute. Novene e Meditazioni. Massime eterne... Edizione stereotipa, T orino per G iacinto M arietti tipografo-libraio 1846. M arietti aveva pubblicalo per la prim a volta le opere del Liguori negli anin 1825-1827. S ettanta volumi divisi in tre classi: opere ascetiche, m orali, dom ina tiche: la tiratu ra fu di 1500 copie. La seconda fu del 1826-1833: trentotto volumi. 1200 esem plari. La terza edizione è la nostra: 1845-1848, edizione reim pressa varie volte nel secolo scorso (105). Q uesta edizione ci garantisce un testo che verisímilmente fu quello che DB ebbe so tt’occhio. Per ragioni analoghe, quanto alla m editazione del Paradiso, ricalcata dalla Filotea di S. Francesco di Sales, userem o l’edizione di Venezia, Baglioni 1748. N otiam o anzitutto come qui ritorni l’equivalenza di m editazione con let tura spirituale (106). Quelle che S. Alfonso chiam a Meditazioni per ciascun giorno della settimana (ed. cit. p. 473) DB le intitolò: « Considerazioni per ciascun gior no della settim ana... lettura sp iritu ale...» (G PA , p. 21). S. Alfonso esplicitam ente indica il m etodo di m editare: « Leggi passo passo la meditazione. Dopo ogni punto considera quella massima eterna. Finita la (considerazione, fa la risoluzione particolare di levarti il tale e tale vizio... » p. 473). DB non sente la necessità di prem ettere nessuna istruzione sul m odo di usare le considerazioni. Domenica. Fine dell'uomo (G PD , p. 36; G PA , p. 32). Riunisce le prim e due considerazioni di Massime Eterne: Del fine dell'uomo (per la D omenica, pp. 4 7 3 s ) : Della importanza della fine (p e rii lunedì, pp. 474s). La prospettiva di Don Bosco coincide fondam entalm ente con quella di S. A lfonso: il fine dell’uom o è am are e servire Dio per salvarsi l’anim a. L’accento di S. A lfonso e di DB è posto profondam ente, quasi angosciosam ente sul proble m a della salvezza eterna ispirato all'evangelico: quid prodest homini... « S e lo conseguisci (il tuo gran fine), ti salvi... m a se lo sgarri... perderai anim a c corpo Mass. Et., p. 474); « povero te se ti danni. Vedi che non ci p o tra i rim ediare... un’anim a ho, se questa io perdo, ho perduto ogni cosa... ». (Id., p.475) (105) Per queste notizie cfr. DE M E U L E M E E ST E R , Bibliographie genérale des écrivains redemplorisles, voi. 1, L ouvain 1933, pp. I87s. (106) Cfr. più sopra, p. 54 - 5 65 « Se salvi l’anim a tua, tu tto va bene » « Se la perdo, ho perduto ogni cosa » (G PA , p. 33; 34). Cogliam o una sfum atura sulla valutazione che i due Santi fanno dei beni terreni: S. A lfonso sem bra porre (alm eno, nel contesto di M assime Eterne), l’accento quasi esclusivamente sul line ultraterreno : « N on sei nato nè dei vivere per godere, per farti ricco e potente, per m angiare, per bere e dorm ire com e i bruti: m a solo per am are il tuo Dio e salvarti in eterno ». Le cose terrene sono presentate nelle M assime Eterne come mezzi : « in uso acciocché t’aiutassero a con seguire il tuo gran fine » (p. 473). DB sem bra assegnare anche una funzionalità in ordine ad una certa beati tudine terrena tem poranea, allorché dice (modificando il m odello) : « N on sei al m ondo solamente per godere, per farti ricco... » (G PA , p. 32). Finalità tem porale, che è essenzialmente subordinata a quella u ltraterrena e condizionata dalla situazione storica dell’uom o: decaduto e redento: « S e io guadagnassi tu tto il m ondo con danno dell'anima mia, che mi gioverebbe?... l’anim a sola dev’essere lo scopo delle mie azioni » (G PA , p. 34). Lunedì. Il Peccato mortale (G PD , p. 39, G PA , p. 34). S. Alfonso articola la sua m editazione in tre p a rti: 1) il peccato è offesa di D io; 2) è ingratitudine del figlio e ribellione del servo; 3) m erita l’abbandono di D io e la pena eterna. DB segue il disegno ulfonsiano. Nel secondo punto insiste più che S. Alfonso sul to rto fatto alla bontà di Dio, offeso m ediante l’abuso dei suoi stessi doni (G PA , p. 35). N otiam o anche la spiegazione aggiunta da DB al fatto dell’abbandono da p arte di D io, del peccatore indurito: « N on già che m anchi la m isericordia D i vina, m a ti m anca il tem po a chiedere perdono » (G PA , p. 36). M artedì. La morte (G P D , p. 41; G PA , p. 36). In questa considerazione notiam o due liste di peccati ed una serie di p ro p o siti, poste da DB. 1) La prim a serie di peccati è al punto secondo: « Il dem onio per indurti a peccare copre e scusa la colpa dicendoti che non c’è gran male in quel piacere, in quella disobbedienza, in tralasciare la messa ne’ giorni festivi » (G PA , p. 38). Tale lista modifica quella che nello stesso contesto ha S. A lfonso: « il dem onio per indurti a peccare cuopre e scusa la colpa; dice che non è gran male quella vanità, quel piacere, quella confidenza, quel rancore » (p. 447). 2) La seconda serie è al punto terzo: « A lla luce dell’acccnnata candela vedrai se am asti il tuo D io, oppure se lo sprezzasti; se avesti in onore il suo santo nom e, o lo bestem m iasti; vedrai le feste profanate, le messe tralasciate, le disobbedienze fatte a ’ Superiori, lo scandolo dato a ’ tuoi com pagni; vedrai quel la superbia, quell’orgoglio che ti lusingarono » (G PA , pp. 38s). 66 — È un elenco che segue per ordine i prim i cinque C om andam enti ed accenna a qualche vizio. Tale b rano non ha rispondenza, in S. A lfonso, m a, alm eno per l’inizio, ricorda un brano di Gesù al cuore del giovane nella m editazione sulla m orte: « Al lume della candela benedetta, quali ti com pariranno allora i com odi di questa vita, i piaceri, i divertim enti, i com pagni, gli um ani rispetti, che ti allacciaron co tan to ? »(p. 14s). 3) La serie dei propositi è al penultim o capoverso del terzo punto: « Fare una nuova confessione, prom ettendo al Signore di perdonare a ’ tuoi nemici, di riparare lo scandalo dato, di essere più obbediente, di non perdere più tem po, di santificare le feste, di adem piere i doveri del tuo stato » (G PA , p. 39) D ue sono gli elementi com uni ai tre elenchi: la disobbedienza e la profa nazione dei giorni festivi; due volte è elencato lo scandalo. Mercoledì. Giudizio (G P D , p. 44; G PA , p. 40). È la considerazione che m eno aderisce a quella delle Massime Eterne, che offriva solo il tem a DeI giudizio fin a le (pp. 447s). Q uanto ad essa noterem o: 1. P ropabilm ente è frutto di libera com posizione. DB cita la Scrittura a m em oria e ad sensum. G ià la prim a citazione presenta l’imprecisione dell’evo cazione ad sensum. Nella prim a edizione si leggeva; « refert unusquisque... » (G PA , p. 40) La correzione successiva del G PB (p. 45) suona: « referat... ». E finalm ente diventò: « u t referat... » (G P D , p. 44). Inoltre fino al G P C la citazione di M t. 25, 41 suonava: Ite, maledicti, in ignem aeternum (G PC , p. 47). Nel G P D la troviam o m odificata in: Discedite a me maledicti (G P D , p. 46). 2. L’ispirazione generale rim ane evidentissim am ente alfonsiana. N otiam o che si rivelano coincidenze con Massime eterne (107) per quanto riguarda il pun to prim o e, probabilm ente, anche con VApparecchio alla morte e con Gesù al cuore del giovane per il secondo e terzo punto. DB usò assiduam ente l’A pparecchio alla m orte di S. Alfonso. Se ne servì per la com pilazione del M ese di M aggio ( 108). M a nel tem po in cui com pose il G P gli era già ben n o to : Infatti nel 1846 DB aveva pubblicato per incarico della M archesa B arolo VEsercizio di Divozione alia Misericordia di Dio (Tori no, Botta). O ra in questo opuscolo DB sfrutta abbondantem ente la considera zione XVI de\VApparecchio alla m orte, che tra tta appunto Della Misericordia di Dio. Un solo saggio basta a docum entarlo. (107) Massime eterne, ed. cit., p. 477 : « C o n co m parirà davanti al D ivin G iudice ». sidera, com e appena l'anim a uscirà dal cor (108) Cfr. P. S T E L L A , I tempi e gli scritti po, sarà c o n d o tta innanzi al tribunale di D io che prepararono il « Mese di Maggio » di per essere g iu d ic a ta » ricorda il G P A , p. 40: Don Bosco, in Salesianum 1958, pp. 677-680. « A ppena uscita l’anim a dal (!) corpo subito - 67 App. alla m ., p. 72: « Dice s. Tom m aso che tutte le creature, il fuoco, la terra, l’aria, l’acqua per loro naturale istinto vor rebbero punire il peccatore, per vendi care le ingiurie fatte al lor creatore. Omnis creatina, Uhi Factori deserviens, excandescit adversus iniustos. M a D io le trattiene per la sua pietà... p. 73: A ffe tti e preghiere. A h mio Signore, intendo che a q uest’ora mi toccherebbe di star nel l’inferno: Infernm domus mea est. Ma ora per vostra m isericordia non mi trovo aH’infem o, ma in questo luogo a ’ piedi vostri e sento che mi intim ate il precetto di voler essere am ato da me... Esercizio, p. 24: « Dice s. T om m aso che il fuoco, la terra, l’acqua, l'a ria per loro n a tu rale istinto tenderebbero a punire il peccato per vendicare l’ingiuria fatta al loro Creatore. Omnis cratura excandescit adver sus iniustos. Solo Iddio per la sua pietà... Esercizio, p. 37 : « D iciam o a Dio così: ah! mio Signore, intendo che a quest’ora mi toccherebbe stare nell’inferno, e per la vostra m isericordia mi è ancor dato questo giorno di gettarm i a ’ vostri piedi... D unque ci pare legittim o porre l ’Apparecchio alla M orte com e fonte della considerazione sul G iudizio, insieme alla considerazione sullo stesso argom en to di Gesù al Cuore deI Giovane. Ecco una silloge dei testi che ci sono sem brati affini: Gesù al Cuore (R om a, Aurelj, 1833) IV. Giudizio, pp. 18-22: 1. V errà un dì senza dubbio, o figlio, in cui mi dovrai rendere di ogni tuo debito strettissim o conto (R om . XIV, 12). Vieni qua. dirò, renderai (sic) conto come uomo, come cristiano, come favorito da me con grazie speciali... si vegga come facevi orazione, come ti com portavi nelle mie Chiese, com e t’accostavi a ’ sacra m enti... dam m i conto non solo delle tue colpe; m a di quelle, che cagionasti colle tue seduzioni, cogli scandali, colle beffe... 2. Q uale scusa ad d u r p o trai in quel d ì? l’ig noranza? ma avesti pure edu68 - G PA , pp. 40ss: 2. A llora dirà il Divin Giudice: chi sei tu ? lo sono un cristiano, risponderai: bene, se tu sei cristiano, vedrò se operasti da cristiano... ...ti ram m enterà le grazie che ti con cedè, i Sacram enti frequentati... com in ciasti ad offendermi con m ancanze di rispetto alle Chiese..., scandalo dato a' tuoi com pagni; ecco ciò che facesti in vece di servirmi. Si volterà poi tutto pieno di sdegno verso gli scandalosi... 3. Al conto rigoroso che il Divin Giudice esige dal peccatore, questi cazione. Istruzioni, libri, prediche, scuo le; ti convinceranno questi mezzi della tua ignoranza colpevole, o della tua più orrenda malizia. App. alta m., c. XXIV, pt. I, p. 109: Or che risponderà il peccatore a Gesù C risto? Forse avrà anim o di chiedergli pietà quando prim ieram ente dovrà rendergli conto del disprezzo che ha fatto delle pietà usatagli? Qua fronte... misericordiam petes prim um , de misericordiae conlemmi iudicandus ? Gesù al cuore l....(p. 19) Vedrai cielo, terra, an geli, dem oni arm ati tu tti alle mie vendette contro di te... vedrai M aria mia M adre com parirti terribilm ente adirata... App. alla m ., p. 109: ciò la indurrà a pregare i monti a caderle sopra e così nasconderla... dice s. A gostino ...Superius erit ju d ex iratus, inferius horrendum chaos, a dextris peccata... tenterà di cercare qualche scusa o pretesto, dicendo... M a gli sarà rispo sto: E non udisti quella predica, non leggesti in quel libro che io ti avrei d im andato conto di ogni cosa? L’anim a si raccom anderà alla mise ricordia Divina, e la m isericordia non è più per lui (sic), perchè... Si raccom anderà agli angeli, a ’ santi, a M aria Santissim a: ed ella a nom e di tutti risponderà: chiedi ora il mio a ju to '7 N on mi volesti per M a dre in vita, adesso non ti conosco più per figlio... 11 peccatore non trovando scam po alcuno griderà alle m ontagne, alle pietre che lo coprano, e non si muoveranno; invocherà l’inferno, e lo vedrà ap erto : Inferius horrendum chaos. Giovedì: L'Inferno (G P D , p. 47; G PA , p. 43). Venerdì: L ’Eternità delle pene (G P D , p. 49; G PA , p. 45). Sono le m editazioni più aderenti al testo delle Massime eterne - La considerazione del venerdì aggiunge una immaginosa descrizione dell’addio che i dannati danno per l’ultim a volta ai beati prim a di precipitare nell’inferno (G PA , p. 47). Questa descrizione non si trova più nell’edizione B (dell’eter nità delle pene, p p .53-56). Sabato: Il Paradiso (G PD , p. 52; G PA , p. 48). S. A lfonso chiude le M assime eterne in tono austero con la m editazione sul l’eternità delle pene. DB, col pensiero luminoso della p atria celeste. Fonte prin cipale è l’estrosa m editazione della Filotea (pt. I, medit. V ili. Del Paradiso. Venezia 1748, t. I, p. 20). Nel terzo punto DB si abbandona alla libera elabo razione, richiam ando anche quanto scrisse nell'Esercizio di Divozione alla M i sericordia di Dio (p. 109). — 69 {Sezione IV ) Le Sei Domeniche e la Novena di S. Luigi Gonzaga (G P D , p. 55; G PA , p. 55) (109). F onte è l’opuscolo: « C onsiderazioni e pratiche per celebrare con frutto le Sei D om eniche in onore di S. Luigi G onzaga della C om pagnia di G esù propo ste dal P. Pasquale de’ M attei della stessa C om pagnia, ed accresciuta di tre Dom eniche che servono per com piere la novena di detto santo. Prim a edizione R om a per A rcangelo C asaletti M D C C L X V I, in-24, pp. 154. Userem o l’edizione di N ovara, Rusconi (s. d.: 184..?). 5. Luigi piange i suoi peccati (G P D , p. 55; G PA , p. 56). La m editazione del P. De M attei tende non solo ad ispirare sentim enti di vivo dolore per il peccato, m a anche a raccom andare l’esercizio diuturno del dolore per i peccati commessi, sull’esempio di S. Luigi G onzaga. Questo concetto è messo in rilievo nel terzo punto. La « com punzione c o n tin u a » giova per il passato; ne assicura il perdono presso Dio. G iova per il presente: il dolore dei peccati è un cibo che rinvigo risce l’anim a. G iova per l’avvenire, perchè m erita all’anim a u n ’assistenza più am orevole da parte di Dio. Serve inoltre a controbilanciare il « dolce della c o lp a » , che guasta il p alato spirituale (De M att., p. 11). U n altro pensiero di rilievo che DB n on ha accolto è quello dell’incertezza della propria salvezza. Si trova al p unto III (De M att., p. 10) e rito rn a nella prim a delle M assime di S. Luigi: « Quanto più a lungo si vive in questa vita, tanto più cresce il dubbio della eterna salute. C onform e a ciò sfuggite di riputarvi mai sicuro del paradiso, m a procurate di assicurarlo, in timore et tremore:nè siate tra quei che riprenda lo Spirito S anto: qui ita securi sunt, quasi justorum fa c ta habeant. Eccl. 8, 14 (De M att., p. 12). È un aspetto vero della teologia cristiana. Però DB preferisce soffermarsi (109) N ell’edizione B, prim a delle Sei Do meniche furono inseriti « Cenni sopra la vita di S. Luigi Gonzaga » (G PB , pp. 64-74). Di questi cenni sono fonti im m ediate: Esercizj di pietà per tutti i giorni dell'anno... del pa dre Giovanni Croiset della Compagnia di Gesù. Traduzione dal francese di Selvaggio Canturani, 21 giugno (Venezia, nella T ipografia Ba glio ri 1826, voi. VI, pp. 304-317); e la Vita dell'Angelico giovane S. Luigi Gonzaga Scrit ta dal Padre Virgilio Cepari, pt. II, cp. X X X I (N uova edizione, T orino presso G iuseppe Ram eletti Librajo. 1787, pp. 329-337). 70 - Poiché questi « C enni » vennero espunti nell’edizione C, ci perm ettiam o di tralasciar ne la disam ina, rim an d an d o la ad uno studio del fascicolo su Le Sei Domeniche e la N o vena in onore di San Luigi Gonzaga coll'Infensus ed alcune lodi sacre, T orino, T ipografia dir. d a P. D e - Agostini 1854 (L C , a. II, f. 7). Ci ferm erem o invece sulle considerazioni per le Sei Domeniche, dal m om ento che hanno fatto sem pre parte del G P ed hanno, com e vedrem o, u n ’incidenza notevole sul disegno della sp iritu alità p ro p o sta nel G P. su un altro : « S e è tristo il pensiero dell’inferno ci colm a di consolazione la speranza di un Paradiso, ove si godono tu tti i beni » (G PA , p, 29, sezione I art. 6). Preghiera: Luigi santo, di angelici costumi adorno... (G P D , p. 55; G PA , p. 57). Com incia con le parole di una preghiera, allora m olto diffusa, con cui si invoca la castità. A nche De M attei ospita tale preghiera (pp. 110-111): « ...N oi indegnissimi vostri divoti raccom andiam o a voi singolarm ente la castità dell’anim a, e del corpo nostro, acciocché vi degniate raccom andarci all’agnello im m acolato G esù, alla sua M adre Vergine de’ vergini, a custodirci da ogni grave peccato. N on perm ettete che c'im brattiam o di m acchia alcuna d’im purità: m a quando ci vedete nella tentazione o nel pericolo di peccare, allontanate dal cuor nostro i pensieri e gli affetti tutti im m ondi... » La preghiera di DB invece, fatto il taglio in buon punto, vi sutura gran parte di quella che nel De M attei è d etta: « Supplica a S. Luigi da farsi dopo recitati i sei Pater, Ave e G loria » (pp. 104-106). Prim a dell’invocazione alla Vergine (E voi gran M adre del cielo, M aria... pp. 105s) è omesso un periodo, con cui si introduceva la grazia che il fedele voleva im petrare d a Luigi : « E finalm ente vi dom ando questa grazia p a rti colare... ». Penitenze di s. Luigi (G P D , p. 58; G PA , p. 58). DB rip o rta i punti più salienti del De M attei: accoglie tu tti gli episodi; non trova posto solo u n o ; non sem bra però per motivi di principio. Scrisse D e M attei: « M olti dicevano che Luigi in mc'rte avrebbe avuto rim orso dell’aversi colle sue asprezze abbreviati gli anni. E pure Luigi, ricevuti gli ultim i sacram enti, si protestò, che non solo non sentiva scrupolo di ciò, ma piuttosto di aver trascurato altre penitenze, che avrebbe p o tu to fa re » (D e M att., p. 18). Si può dire che in De M attei l’invito alla m ortificazione afflittiva è ancora più insistente che non presso D B: «Se a voi pajono ardue (le penitenze di Luigi), è perchè forse men le usate. Il corpo è servo dell’anim a per sua natura, m a se troppo guadagna di m ano, la vorrà far da padrone » (pp. 17s). E la prim a delle M assim e: « Non si è udito mai di essere giunto veruno all'alto della perfezione, senza avervi colà cacciato il corpo, come un giumento restìo, a fo rza di battiture e di simili penitenze. A bbiate ancor voi qualche penitenza corporale, com e di catenella, disciplina, o simile, e persuadetevi u n a volta coll’esempio di tutti i santi che la grazia di D io non si conserva a lungo tra le m olte m orbidezze » (D e M att., p. 20). C onfrontando con l’artico!o quinto della sezione seconda, notiam o come qui DB si m ostra più condiscendente verso le m ortificazioni afflittive. Nella — 71 pratica però, preferisce sempre le m ortificazioni interiori e quelle inevitabili: caldo, freddo, sete. fam e...(110). 5. Luigi modello nella virtù della purità (G PD , p. 59; G PA , p. 59). Anche qui DB accoglie tutti i fatti, ma è più sobrio nelle considerazioni di cornice, elim inando specialmente i passi latini tolti dalla Scrittura, dai Padri e dagli Atti dei processi di canonizzazione. M erita ricordare che nel punto prim o del De M attei si trova una frase che è passata al patrim onio letterario di DB per altra via: « La castità è uno specchio tersissim o; ogni fiato l’appanna, non è bello se non è illib a ta » (De M att., p. 24). La si ritrova nel G P. Preghiere del m attino: « S. Luigi G onzaga voleva nem m eno che gli vedessero nudi i piedi, perchè giudicava la verecondia come un limpido specchio il quale anche ad un soffio solo si appanna » (G PA , p. 76), espressione che proviene im m ediatam ente da GA, p. 9: « S. Luigi G onzaga nem m eno sofferiva .che gli vedessero nude le gambe, essendo la verecondia a guisa d ’un tersissimo specchio, che si può appannare anche con un sol guardo ». La si ritrova anche ne II Cristiano guidato alla virtù ed alla civiltà secondo lo spirito di S. Vincenzo de’ Paoli, T orino, Paravia 1848. Al giorno XIX DB scrive: « La purità somiglia o quegli specchi di cui un soffio leggero appanna lo splendore » (pp. 185s) (111). Al punto secondo De M attei cita l’usitato passo di S. A m brogio: « Castitas angelos facit, et qui eam servavit, angelus est: qui perdidit, diabolus ». D egna di nota è la diversità di mezzi per conservare la castità suggeriti da De M attei e da DB. De M attei suggerisce: 1. 11 ricordo della presenza di Dio, che « sn erv a ogni tentazio n e» . 2. L ’esame quotidiano delle proprie affezioni: se sono men regolate, « recidendole fatene sacrificio a D io ». 3. M editazione q uotidiana delle massime eterne: « Chi mai avendo l’eternità avanti gli occhi può gittarsi nel lezzo di piaceri transitori »? (pp. 27s). DB si lim ita alla m ortificazione degli occhi e della lingua. « Non voler mai più riguardare oggetti pericolosi o p arlar di cose contrarie alla virtù di cui abbia mo p a rla to » (G PA . p. 61). T utti, mezzi eccellenti; quelli del De M attei di speciale robustezza, vanno alla radice interiore del peccato; essi non escludono, anzi si com pletano con quelli suggeriti da DB. Infatti sia gli atti intellettuali deH’attenzione alla presenza (110) Cfr. ad. es. le direttive date da DB a Savio D om enico ( Opere e scrii ti... voi. IV, pp. 37s). (111) Espressione che a sua volta proviene da Lo spirilo ili S. Vincenzo de' Paoli ossia modello di condotta proposto a tutti gli eccle siastici, religiosi e fedeli nelle sue virtù nelle 72 — sue azioni e nelle sue parole ilei P. A. Giuseppe Ansar!. prima versione italiana, voi. 11. G e nova, presso A ntonio Beul' L ibrajo S trad a nuovissim a, 1840, p. 110: « L a p urità som i glia a quegli specchi costosi, di cui un soffio leggero ap p an n a lo splendore... ». di Dio e la disam ina dell’equilibrio delle passioni, sia anche il controllo dei sensi esterni sono ordinati (o ordinabili) al rinsaldam ento della purità. San Luigi staccato dai beni della terra (G PD , p. 60, G PA , p. 61). La considerazione corrispondente del De M attei ha un titolo più vasto: S. Luigi esemplare nella purità della mente ». Presenta cioè un nesso con la consi derazione che precede: « S. Luigi esemplare nella mondezza della castità». De M attei distingue due gradi di purità della m ente: 1°. G rado negativo. « che depu ra i pensieri e gli affetti con ¡staccarli da questi beni fangosi del m ondo » (pp. 31 s); 2°. G rado positivo « c h e unisce i medesimi pensieri ed affetti a D io » (p. 31; pp. 34s). Il prim o grado viene com m entato dal 1° e 2° pu n to : Per lo stucca mento dcd mondo; per la rinunzia dei mondo. A questi due punti attinge DB. II secondo grado è tra tta to nel 3° p u n to : Per l'intim a unione con Dio. Vari esempi trovano p osto: « Fin da fanciullo passava le ore in dolci lagrim e contem plando il suo D io: sempre che a lui pensava liquefacevasi per tenerezza nel cuore, e tutto s’infuocava nel volto. Giunse con privilegio stranissim o a fissare in Dio la mente a segno che non pati distrazioni nel m editare... E ciò anche per suo sforzo: poiché fin nella corte di M adrid si mise in impegno di far un’ora di m edi tazione senza distrazioni: quindi distraendosi una volta ripigliava la m edita zione da capo; e spesso ne fece cinque o sei ore, sinché una riuscisse senza mai distrarsi, come in appresso avvenne » (pp. 34s). Anche le pratiche suggerite da De M attei sono sullo stile della considerazione: 1. «... Voi abbiate ogni dì il tem po assegnato alla vostra orazione, che è il cibo dell’an im a...» (p. 36). 2. « ...P rim a di orare raccogliete i pensieri dissipati, e fis sateli solo in ciò che dovete fare: che il co ntrario è come tentar Dio » (p. 36s)... DB non ha una parola sull’esercizio della « intim a unione con Dio ». O m ette quest’argom ento, come già non accolse da G A la trattazione sull’« Esercizio delFA m or di D io » (pp. 26s). DB giudicava poco com prensibile questo discorso per i suoi ragazzi? È un fatto che nell’O ratorio si verificarono casi di vera contem plazione mistica (ricordare Savio e Besucco). D ovendoci ferm are alle Sei Dome niche ci tocca constatare come al consiglio dell’unione con D io DB sostituisce quello della frequenza ai sacram enti della Confessione e Com unione (G PA , p. 63). Am or di S. Luigi verso Dio (G PD , p. 62; G PA , p. 65). Ci ferm iam o solo a sottolineare le differenze tra le pratiche suggerite dal De M attei e da DB. Questi dim ostra la sua predilezione per gli atti esteriori: pregare davanti al Crocifisso, baciarlo spesso, far visite a Gesù Sacram entato. Gli atti interni, penserà la grazia a farli nascere. De M attei suppone invece una maggiore m atu rità spirituale nei suoi giovani e m ira agli atti interiori. « 1. Stabilitevi alcuni atti di am or di D io... 2. Q uando — 73 vi sentiate svogliato o freddo ad am ar Dio, trattenetevi alm eno in desiderare di am arlo. T al dolore e desiderio vi o tterrà l’am or vero. 3. G odete di qualche tra vaglio che Iddio vi m anda o di qualche pena o tedio che incontrate per servirlo » (D e M att., pp. 53s). Carità di San Luigi verso del prossimo (G PD , p. 63; G PA , p. 63). Segnaliam o i seguenti episodi non accolti da D B: 1. Se Luigi riuscì a dom i narsi e ad essere gioviale anche tra gli scherni, non si deve al fatto che la sua n atura fosse fredda ed insensibile: « E r a egli di un sangue vivacissimo (dello stesso stam po, stando a quan to testificano i biografi, di S. Francesco di Sales, di S. Vincenzo de’ Paoli, di DB), sicché l’unica passione in lui ravvisata nell’età tenera furono alcuni sdegnucci allora innocenti. M a avvedutosene egli prese a dom inarli con m editazione ed esam i» (De M att., p. 41). 2. C on uno dei suoi « ragionam enti fam igliari » « in Siena mosse m olta di quella gioventù a prender abito religioso » (p. 42). 3. D opo aver p arlato degli atti di carità verso gii appestati, DB om ette di narrare come Luigi ne venne contagiato: cosa che fa il D e M attei (p. 43). Nelle M assim e e pratiche il De M attei suppone nei giovani una capacità di lavorio interiore superiore a quella che concede DB nel GP. 1. Rifuggite dalla superbia di credervi m igliore degli altri. 2. Nelle conversa zioni cercar l’occasione di biasim are il vizio e lodare la virtù. 3. In casi di grave m alattia, bandire ogni discorso terreno, per parlare solo dell’eternità (De M att., pp. 45s). DB p ropone: dare buon esempio, condurre in chiesa qualche com pagno... (G PA , p. 65). S. Luigi diede per tempo a Dio (G P D , p. 65; G PA , p. 65). Presso D e M attei il titolo di questa considerazione è notevolm ente diverso: S. Luigi chiamato a vita perfetta avanti ancora la prima ora (p. 59). T u tta la consi derazione tende a m ettere in luce l’opera della grazia e la predilezione di Dio per S. Luigi. « Come Iddio quell’anim a innocente scelta si era per suo stabil soggiorno, così volle, che tal fosse fin dalla prim e ore ». Viene no tata anche l’opera di Luigi, che prontam ente, sin dal prim o istante di ragione accolse la chiam ata di Dio. DB m ette l’accento appunto su questo: sulla partecipazione dell’uom o; sulla sua adesione alla grazia. L’influsso della corrente gobinettiana è evidente sia nel titolo, che nella trattazione e nelle espressioni del dettato. « Q uanto mai piace al Signore l’essere servito singolarm ente in tem po di gioventù » è precisam ente il titolo del capo III parte I di G obinet. Così l’espressione: « T utti quelli che o ra si trovano neH’inferno avevano volontà di darsi poi una volta a Dio... 74 — nos insensati erravìmus » (G PA , p. 68) è di alfonsiana m em oria (112). La considerazione successiva del De M attei per il giorno ottavo della Novena (2° del triduo) tra tta di S. Luigi prevenuto con dono di purità in tutto angelica (pp. 71 ss). Questo tem a era stato già tra tta to nella dom enica terza (S. Luigi esemplare nella m ondezza della Castità, pp. 23ss). A DB dovette sem brare un duplicato, tanto più che alla dom enica terza aveva apposto come titolo: S. Luigi modello nella virtù della purità. L ’ottava considerazione di DB è: S. Luigi modello nella preghiera (G PD , p. 67: G PA , p. 67). C orrisponde alla nona del De M attei: 5. Luigi sublimato con dono d ’orazione esente da ogni svagamento (D e M att., p. 82). De M attei considera la preghiera come una pura elevazione delPanim a a Dio. Si sofferma perciò ad illustrare la felicità e la perfezione di questa elevazione, ch’era abituale in S. Luigi. « Richiesto d a’ direttori come ciò avvenisse; egli in sem biante di m eraviglia potè rispondere, di non capire, come uno stando alla presenza di D io potesse ad altro divertirsi » (p. 83). Anzi questo « diverti m ento » per Luigi era difficilissimo. « Conferm ò una volta ingenuam ente che qu an ta difficoltà gli dicevano di sentire alcuni a raccogliere in Dio la mente, ta n ta ne sentiva egli in volerla da Dio distrarre (p. 86). C oerentem ente a ciò D e M attei esorta a sgom brare la mente da pensieri terreni per im m ergerla in Dio. La trattazione di DB gravita su u n ’altra idea: petite et accipietis; la preghiera concepita come petitio a Dea. E un altro aspetto vero quanto il prim o, dell’ora zione. D opo aver esortato allo « spirito di preghiera », DB invita a ricorrere a Dio « in ogni nostro bisogno » m ateriale e spirituale. « sicuri di essere esau diti » (G PA , p. 69). Preziosa morte di S. Luigi (G P D , p. 68; G PA , p. 70). D e M attei ha n arrato la m orte dell’angelico giovane nella considerazione della carità verso il prossim o; nella pratica di questa virtù, Luigi giunse al sacri ficio della vita (pp. 43s). DB la focalizza come trattazione peculiare del giorno nono, per far risaltare, in perfetta linea aloisiana, la felice m orte di chi si è dato generosam ente a D io T uttavia in certe espressioni (com e: « Al punto di m orte si raccoglie quello che sem inato abbiam o nel corso di nostra vita... il paradiso sarà aperto per noi al contrario guai a noi...) riecheggiano motivi alfonsiani, espressi specialmente nella considerazione sul fine del!'uom o (G PA , pp. 33s). (1 12) Apparecchio alla morte consid. XXV111 Massime eterne, M editaz. per lunedì, ed. cit.. pt. I li, Rimorsi del dannato, ed. cit. pp. 13 s; p. 474. — 75 Gloria di S. Luigi in Cielo (G P D , p. 70; G PA , p. 72). È una considerazione riassuntiva, riguardo alla quale noterem o ancora una volte la differenza nei criteri seguiti dai due autori nella scelta delle pratiche. De M attei suggerisce: 1. L’im itazione di S. Luigi: « Voi toglietevi da im itare or una, or u n ’altra virtù di S. Luigi, in cui le troverete tutte ». 2. O perare per pia cere a Dio e non agli uomini. 3. « Voi beato se giungete a tal sapienza di rim i rare ogni gran bene di terra come gran peso che ci ritrae giù dal paradiso! » (pp. lOOs). DB: Offrite a S. Luigi gli esercizi di pietà di questo giorno affinchè vi otten ga il dono della perseveranza finale (G PA . p. 73). C orre u n ’evidente differenza tra l’esercizio di staccarsi dai beni della terra 0 il non ricercare la stim a degli uom ini e offrire un'A ve a S. Luigi per ottenere l’ultim a grande grazia! De M attei dim ostra fino all’ultim o la sua preferenza per 1 mezzi interiori-puri; DB preferisce quelli misti. Come osservazione generale stilistica (m a non solo stilistica) noterem o che DB evita le citazioni latine scritturali e patristiche che sovrabbondano nel testo del m odello. M entre nelle Sei Domeniche boschiane si riscontrano solo sci cita zioni, in De M attei se ne contano centotrè. 1! testo di DB ha assunto quella linea rità e limpidezza, che è caratteristica del Santo Scrittore. 11 suo scritto non cessa di essere dottrinalm ente solido, sostenuto im plicitam ente d all’abbondanza di testi scritti 'risiici e patristici che corredavano il testo del De M attei. E infine: i criteri seguiti da DB nel com pilare le Sei Domeniche ci hanno con dotto a constatare applicata in cam po letterario quello stile « pratico » a cui DB tendeva per n atu ra e in cui si consolidò specialmente nel C onvitto (113). Don Braido definisce il periodo del C onvitto come « quello che ha finito per costruire nelle sue linee essenziali in Don Bosco l’educatore pratico delle an im e » ; nello spirito teologico morale alfonsiano rivissuto con grandissim o senso di praticità dal Cafasso. (Sezione V) Il Giovane nella scelta dello stato (G PD , p. 73; G PC , p. 75). Q uesta sezione è entrata m olto tardi nel GP. N ell’edizione A non si ha nes sun vestigio. L’edizione B aveva solo la Preghiera alla B. Vergine per conoscer la propria vocazione ch ’era stata sistem ata nella seconda parte (GPB, pp. 178s) Solo nell’edizione C si trova questa esplicita sezione sulla scelta dello stato (G PC , pp. 75-78). Il prim o capoverso richiam a l’inizio dell’istruzione analoga che ha II Catto lico Provveduto. (113) P. B R A ID O , Il sistema preventivo di Don Bosco , T orino, Pontificio A teneo Salesiano 1955, pp. 70s. 76 — Catt. Provv., p. 585: Il Signore assegnò a ciascun uom o uno stato particolare nel quale debba vivere ed operare la p ro p ria salute. P ertanto non è cosa indifferente ¡’ab bracciare... quello a cui la Provvi denza ti ha destinato. È perciò di som m a im portanza il non ¡sbagliare... G PC , p. 75: N e’ suoi eterni consigli Iddio ha destinato a ciascheduno una condi zione di vita e le grazie relative. Com e in ogni altra circostanza, il cristiano deve anche in questa, che è capitalissim a, cercare la divina vo lontà... Im porta adunque m oltissim o, o giovane, accertar questo passo... N on diciam o che DB abbia avuto so tto c c h io il testo del Cattolico Provve duto, m a che (alm eno) si tra tta d ’idee ch’erano entrate a far parte del suo p atri m onio spirituale. Nei periodi successivi si riscontrano trasparenti reminiscenze di GA, e ciò sem bra garantirci che questa istruzione fu aggiunta da DB stesso. G A , p. 108: Pe' Giovanetti, che non hanno per anco eletto lo stato di vita. ...pregate indefessamente ogni gior no Iddio, m assim am ente nel tem po della Santa Messa, acciocché vi faccia intendere, quale sia quello stato, in cui vuole essere da voi servito, dicen dogli ora con S. P ao lo : Signore, cosa volete, ch’io faccia: ora con Samuele: Signore, parlate, che già il vostro servo tien aperte le orecchie per ascoltarvi: ed o ra con D avide: Signore, insegnatem i la strada, che volete che io batta. G PC , p. 76: A ltro mezzo è la preghiera umile e perseverante. Ti gioverà ripetere con s. Paolo: Signore, che volete che io faccia? O ppure con Samuele: P ar late, o Signore, che il vostro servo vi ascolta. O col Salm ista: Insegna temi a fare la vostra volontà, perchè siete il mio Dio. O altra consimile affettuosa aspirazione... Si p uò vedere un influsso di S. A lfonso?.. DB aveva com pilato in questo giro di anni l’introduzione alle Costituzioni della Società di S. Francesco di Sales. La data in calce alla suddetta introduzione è: 15 agosto 1875, festa di M aria V. A ssunta. O ra questa Introduzione non è che una com pilazione fatta in m assim a parte dalla Vera Sposa di Cristo (114) e dagli opuscoli relativi allo stato religio so (115) di S. Alfonso. Si può dunque pensare che DB abbia sfruttato tali opere. (114) S. Alfonso, Opere , ed. M arietti, t. [V, (115) S. Alfonso, Opere, ed. M arietti, t. IV, pp. 5-374. pp. 396-452. - 77 T uttavia il testo del G P non tradisce nessuna dipendenza diretta, anzi una netta diversità di schem a e di logica m entale dei due autori. Basta pensare ai mezzi che l’uno e l’altro suggeriscono. S. A lfonso suggerisce: Segretezza, orazione e raccoglim ento (116). Questi sono mezzi per custodire la vocazione. DB invece suggerisce mezzi per scoprire la vocazione: la prospettiva è ben diversa! Essi sono: 1. Vita illibata o sincera penitenza in fanciullezza. 2. Preghiera ed esercizi spirituali. 3. Proposito di se guire, m algrado tutto, i voleri di Dio. 4. Consiglio di persone tim orate e sagge, specialm ente del confessore. G A invece ha in com une con il G P il 2°, 3° e 4° mezzo. La Guida si sofferma sulla provvidenzialità della vocazione e sui felici effetti di una buona scelta: 1. Provvidenzialità della vocazione: « Perchè poi la vocazione allo stato a ltro non è, se non u n a disposizione della Divina Provvidenza, che assegna agli uom ini quel l’ufficio, e m inistero, in cui desidera D io d ’essere servito da ciascuno, e non è già, come da taluno si crede, una cosa dipendente dalla propria inclinazione, o de’ paren ti: perciò pregate indefessam ente ogni giorno Id d io » (G A , p. 108). 2. L ’im portanza della vocazione si m isura anche dai felici effetti che una buona scelta apporta. « 11 negozio più im portante della gioventù, se ben si avverte, è quello dell’ele zione dello stato dipendendo da quello l'allegrezza del cuore, la pace della co scienza, i progressi dello spirito, e finalm ente l’eterna salvezza » (p. 107). « Poiché, ah quale pazzia sarebbe mai la vostra, se per no n disgustare i p a renti, per non lasciare pel brevissimo tem po del vostro vivere le com odità di vo stra casa, per non dipartirvi da un com pagno, o da un amico, lasciaste di correre quella strada, che datavi da Dio vi condurrà agli eterni godim enti della beata eternità, arrischiandovi di batterne u n ’altra, che forse dopo u n a vita infelice vi co n d u rrà aH’inferno » (p. 110). G A , fedele al suo m odo di procedere, conferm a l’insegnam ento con l’esem pio. Stavolta sono vari: quello di Gesù bam bino al tem pio, di S. Luigi G onzaga, di Stanislao K ostka, di cui è n arrata m inutam ente la fuga. Ed infine, contro il solito, aggiunge un esempio a tinte fosche: un giovane, che, deposto l’abito di m inistro degl’infermi, « dopo sacrilega vita finì m iseram ente i suoi giorni su d ’un infam e patibolo; orrendo spettacolo alla gioventù, acciocché non ab ban doni per veruni m otivo quello stato che, la Dio mercè, si è eletto! » (G A , pp. 11 ls). C on la sezione della vocazione si chiude la prim a parte del G P, oggetto del la n ostra analisi. A bbiam o visto come le fonti da DB seguite sono: 1° G obinet, m aestro deH’appello alla virtù nell’età giovanile. 2° G A , scrigno di insegnam enti facili e pratici sull’obbedienza e su varie (116) S. A L FO N SO , Opere, ed. 78 — M arietti I. IV, Opuscolo I, 2, pp. 400-412. pratiche virtuose, facilm ente accessibili ai giovani e di fatto già praticate da giovanetti. 3° D e M attei, solido espositore della santità ricca del giovane Luigi G o n zaga. 4° S. A lfonso de’ Liguori, d o tto re della necessità di salvarsi l’anim a. 5° S. Francesco di Sales, im m aginoso e rasserenante nella visione del Paradiso. 6° Egidio Iais (fonte probabile), affettuoso e delicato nel rivolgersi con espressioni semplici ed intuitive alla prim a infanzia. 7° Zam a-M ellini (fonte probabile) incisivo nei colloqui di Gesù al cuore del giovane. 8° L ’esperienza stessa di D B ; le relazioni con C am ollo, l’insegnam ento del la D ottrin a C ristiana ad uso della diocesi torinese, il patrim onio di espressioni e concetti, acquisiti nel com porre altri scritti. Nova et vetera confluiti ad im bastire con un nuovo spirito la tram a del GP. Q uale sia il disegno che ne è risultato e quale sia il messaggio di ascesi che DB vuole lanciare ai suoi giovanetti nel G P, lo vedrem o in sintesi nel capo seguente. - 79 C A PO [TI ORIZZO NTI DI SPIRITUALITÀ GIOVANILE NEL GIOVANE PROVVEDUTO. Premessa: Il Giovane Provveduto, metodo di vita (117). Il prim o pregiudizio da sfatare è il giudicare che il G P sia semplicemente un m anuale di devozione. Ci fu chi, spinto da questo pregiudizio, fece notare a DB come fosse fuori di posto nel G P quel trattatello sui Fondamenti della Religione Cattolica e conveniva sopprim erlo. DB si oppose recisamente e volle che il trattatello restasse non solo nel G P, ma anche negli altri libri clic avevano una fisionomia simile; La Figlia cristiana provveduta, La chiave del Paradiso ed II Cattolico Provveduto ( 1 18). Spinto da questo pregiudizio ci fu anche il volenteroso revisore, che, circa il 1920 trasportò le Sei Domeniche di S. Luigi nella parte seconda prevalente m ente devozionale, non riflettendo alla funzione di quelle dieci considerazioni tra le Cose necessarie ad un giovane per diventar virtuoso (119). Il G P è un m etodo di vita, un m odo di vita cristiana. Il prologo Alla Gio ventù lo dice esplicitam ente: « Io voglio insegnarvi un m odo di vita cristian a » (p. 5). « vi presento un m etodo di vivere breve e facile, m a sufficiente perchè (117) Per evitare troppi rim andi in nota con tinuerem o a citare il G P in corpo al testo. Se non viene indicato altro, si tratta del G P D . (118) La Chiave de! Paradiso in mano aI cat tolico che pratica i doveri di buon cristiano pel Sacerdote Bosco Giovanni (Seconda edizione T orino, T ipografia e L ibreria dcH 'O ratorio di S. Francesco di Sales 1874. pp. 280). La Figlia cristiana provveduta per la prati ca dei suoi doveri negli esercizi di cristiana pie tà per la recita dell' Uffizio della B.V. de'Ve spri di tutto l'anno e deU'Uffizio dei Morti col l'aggiunta di una scelta di laudi sacre pel Sa cerdote Giovanni Bosco, 4 a edizione T orino, 80 — T ipografia e L ibreria Salesiana San Pier d'A rena-N izza M arittim a, 1883 pp. 496. (119) v e n . d . G i o v a n n i b o s c o , // Giovane Provveduto per la pratica dei suoi doveri reli giosi Nuova edizione migliorata, arricchita del le preghiere secondo il catechismo, di Messe e d'antifone in canto gregoriano e autorizzata d ii Reverendissimo Don Paolo Albera, Ret ini- Maggiore della Pia Società Sales luna, T o rino, Società Editrice Internazionale 1924 (Vi sto per la R e\is. Eccl.: T orino 15 sett. 1920). Le Sei Domeniche sono collocate dopo le Divozioni a Maria SS.m a (pp. 208-229). possiate diventare la consolazione dei vostri parenti, l’onore della p atria, buoni cittadini in terra per essere poi un giorno fortunati ab itato ri del Cielo » (P- 7) (120). C ol G P presentano la stessa fisionomia di m etodo di vita La Figlia cristiana provveduta, La chiave del Paradiso, Il Cattolico Provveduto', ed anche il « Portateco cristiano (1858) e altri opuscoli (121). M a il G P nei confronti di questi altri suoi fratelli m erita un posto speciale. Possiam o afferm are che l’im portanza del G P è essenziale: in esso infatti, fru tto della prim a attività sacerdotale e letteraria di DB, troviam o lanciato il program m a di santità giovanile, che egli ha conce pito e form ulato. C on l’an d ar degli anni l’esperienza di educare, gli eventi, la attività letteraria p o rteran n o ad una più profonda m editazione e chiarificazione di alcuni settori; m a nel G P il germe c’è già, anzi più che il germe, c’è la pianta già sviluppata nelle sue principali ramificazioni. Definiam o dunque senz’altro il G P come il program m a ed il proclam a della spiritualità p roposta da DB ai giovani, a cui il Santo si m antenne fedele fino all’ultim o dei suoi giorni. Nella linearità e quasi schem aticità, nell’apparente sconnessione degli elementi che lo costituiscono ci si scopre effettivamente il m edoto di santità, cioè di perfezione cristiana, di cui egli fu il M aestro ed il F au tore. Al G P DB attinse a piene m ani per la com pilazione di successivi scritti ascetico-educativi. S oprattutto le sue num erose parlate ai giovani, conservale nelle M emorie Biografiche, ci offrono u n ’abbondante messe di variazioni sui diversi argom enti in antecedenza trattati nel G P ; esse per noi saranno prezioso sussidio per una ponderata valutazione delie pagine del GP. Il giusto valore del nostro libro non può essere m isurato altrim enti: dopo averne m isurate le radici, affondate nella tradizione religiosa del prim o ottocento, terrem o d ’occhio gli sviluppi dei suoi rami. Eccoci dunque, dopo la m inuta (e per necessità di cose prolissa) disam ina delle fonti e dei criteri con cui DB colse da esse, allo studio di sintesi che ci pro ponevam o di fare per cogliere le linee essenziali dell’edificio. Cercherem o di farne u n ’esposizione oggettiva, presentando il sistema spirituale program m ato dal G P cosi com e ci è sem brato che l’abbia concepito DB. Com e abbiam o fatto intendere, per la necessaria chiarificazione dei principi enunziati nel G P ricorrerem o (sobriam ente) alla interpretazione che ne diede DB stesso in altri suoi scritti, nelle sue parole, nella sua prassi. N on ricorrere a DB per spiegare DB sarebbe arbitrario ed illogico. (120) L o stesso carattere ha la fonte princi pale della pt. I, sez. I e II, G A : « Vi debbo però avvertire, dilettissim i che in questa O pe re tta si è prefisso di d a r un m etodo di vita a d a tta to a ciascun giovanetto... form atevene una regola per vivere santam ente i vostri giorni... ». (G A , pp. 7s). (121) Avvisi alle figlie cristiane ( 1856), Ri cordi per un giovanetto che desidera passar bene le vacanze (1874). — 6 81 I. La santità giovanile proposta ne! GP: sua natura e scopo. 1°. Il primato della Religione. D icendo che DB nella sua azione educativa è anzitutto sacerdote, si fa u n ’asser zione ovvia, com une ed ap p u n to perchè tale, si è quasi p o rtati a passarci sopra. Il Da mihi animas coetera folle, program m a dell’opera sacerdotale di DB non è da dim enticarsi nell’interpretazione e nel giudizio della sua opera educativa. La salvezza deH’anim a scopo e stim olo del Santo, dev’essere altrettan to assidua m ente presente in chi studia DB, quanto lo era in DB stesso. Infatti, chi ben osserva vede che in DB il problem a della salvezza propria ed altrui fu un problem a angoscioso. Ad esso obbediscono m olte iniziative, e nella spirituali tà, m olte linee (e direm m o, le linee-chiavi) del suo sistema spirituale. Salvarsi l’anim a vuol dire, usando la term inologia del G P, vivere fino alla fine da buoni cristiani, praticare la Religione, la cristiana pietà (G P D , p. 5), la virtù (p. 7), vivere insom m a in grazia, accrescere la gloria di D io (p. 8). Rendere gloria a D io (am ar lo e servirlo) e salvarsi l’anim a sono questioni connesse e correlative (p. 36). 11 realismo cristiano fa vedere a DB il giovane, soggetto passivo dell’azione educativa, come è concretam ente, cioè come chi di fatto, o per lo m eno per voca zione, è cristiano. A questo, come altrettanti aspetti della stessa realtà, si ridu cono le varie specificazioni del fine dell’opera educativa: diventare la consola zione dei parenti, l’onore della patria, buoni cittadini in terra (p. 7) sono la stessa cosa che diventare perfetti cristiani. A bbiam o aggiunto l’aggettivo « perfetti ». Esso ci offre la possibilità di chiarire ancora meglio il contenuto complesso dell’azione di DB sul giovane. L’E ducatore cristiano (che è l'educatore per eccel lenza) non ha semplicemente da curare un divenire, m a anzitutto ha da proteg gere, salvaguardare, far riacquistare il valore più im portante che il giovane già possiede, cioè la grazia santificante (p. 66); darsi opera perchè questo essere prezioso del giovane vigoreggi per mezzo dell’esercizio virtuoso delle varie po tenze soprannaturali o soprannaturalizzate. U n educatore, secondo DB, può dire di aver raggiunto il suo scopo suprem o, quando ha saputo tutelare durante il periodo di sviluppo psicofisico del giovane - cioè nel periodo più insidiato l’organism o soprannaturale e porre le basi per la perseveranza successiva; cioè, in altri term ini, quando è riuscito a far vivere da cristiani i giovani, finché sono giovani e nel contem po a far radicare in essi tali cognizioni, convinzioni ed abitudini, che venga garan tita una co n d otta di vita costantem ente cristiana, p raticata fino all’ultim o, cioè fino al p u n to (p. 43): il punto della m orte, il « mom entum a quo pendet aeternitas ». L’opera educativa dunque di DB è realisticam ente cristiana: « d iv en tar buoni cittadini in terra, per essere u n giorno fortunati abitatori del Cielo » (p. 12), vuol dire continuare ad essere u n autentico cristiano in tutte le fasi della p ro p ria vita, la quale, m entre fisicamente com porta u n ’infanzia, una m aturità 82 — ed una vecchiaia, realisticam ente considerata come vita soprannaturale com porta u n perfezionam ento (o dem olizione) non legato alle fasi ascendenti e discen denti della vita fisica, m a dal dirigere o m eno i p ropri atti nella linea della gloria di D io, « fine suprem o per cui fum m o creati » (p. 8; pp. 36ss). C ’è di più. C oerentem ente a questa concezione realistica, DB conclude che il m etodo di vita cristiana ha come suoi caratteri l’assolutezza e l’esclusi vità. L ’unico m etodo di vita possibile è il praticare la religione (vivere cristiana mente), ogni altro m etodo di vita è pura illusione ed inganno diabolico. Il dem o nio prospetta la vita cristiana come una vita contro n atura, m entre la vita con d o tta fuori del giogo del Signore è vita libera (cioè sfrenata) ed appagante il proprio desiderio di felicità. È questo, il prim o inganno diabolico (pp. 5; 27). La religione dunque, che nel vocabolario di DB è sinonim o spesso di pratica cristiana e vita di grazia, è l’esclusivo scopo della sua opera sacerdotale a pro dei giovani. Scopo assiduam ente dichiarato quasi in ogni p arlata ed in ogni pagina dei suoi scritti (122). Il suo, fu sempre un commercio di anime. Q uesto lavorio di grazia (da conservare ed accrescere) è dunque per DB il vero lavoro educativo. D ata la n atu ra com plessa della realtà religiosa, questa può essere concepita (giacché così è realm ente) com e « suprem o mezzo educativo ». Il pedagogista (può vedere in essa « la funzionalità profondam ente educativa e trasform atrice» (123). È questa, una valenza incontrovertibile della religione; « è la funzione ad dirittura prim aria e sovrana, diciam o senz’altro essenziale e quintessenziale, della vita religiosa per mezzo dell’efficacia pratica dei Sacram enti » (124). Una « c o n dizione generale d ’educazio n e» (125). « Com e nella Teologia pedagogica di D on Bosco non può essere assente il fine so p rannaturale (che anzi ne costituisce l’elem ento unificatore suprem o; così l’elem ento so p rannaturale non può essere assente dalla sua m etodologia) com e non p o trà m ancare una m etodologia al servizio della form azione in senso so p ran n a tu ra le » (126). È com pito dei pedagogisti studiare il valore che hanno presso DB la religione ed i suoi vari elementi come m odo, mezzi e m etodi atti a form are il giovane. È uno studio che il pedagogista cristiano può svolgere d ’accordo con lo studioso di spiritualità. Per parte nostra ferm andoci al G P (122) « Salvare le anim e vostre. Q uesto è MB, III, 74s; 608; 620; IV, 570; V, 634; 661; 706; VI, 442; 603; 849... non solo il principale, m a l’unico scopo per cui venni qui » (M B, VII, p. 504). « Q uando (123) P. B R A ID O , o.c., p. 274. un giovane en tra nella casa (deU’O ratorio) (124) D . C A V IG L IA , citato da P. B R A ID O , il m io cuore esulta, perchè io vedo in esso o.c., p. 272. un ’anim a da salvare; q u a n d o esso viene a n (125) L am bruschini, cit. da P. B R A ID O , noverato tr a i miei figli, allora egli diventa o. c., p. 269. la m ia co ro n a » (M B , V ili, p. 40) Cfr. anche: (126) P. B R A ID O , o.c., p. 271. — 83 cercherem o di esporne il nucleo e le caratteristiche, cercando di non travisarle, ma presentarle nella loro giusta proporzione. 2°. La Religione è per il giovane la soia sorgente di felicità. Lo studio delle fonti del G P ci ha portati ad una constatazione: l’idea che la vita cristiana consiste nel servire il Signore in santa allegria, non ha fonte im m ediata; invece, nella sua form ulazione letteraria trova corrispondenza tra sparente con una determ inata espressione della Vita di Com ollo, che DB aveva pubblicato tre anni prim a. D ’altra parte questa idea si ritrova in altre pagine del G P e di altri scritti, la si risente sotto vari aspetti e variazioni, riecheggiare nelle parlate di D B ; anzi ci si presenta come una delle idee più feconde e più pecu liari del patrim onio di D B; forse già intuita negli anni giovanili de'la Società dell’allegria, n u trita delle idee salesiane e filippine propagate da modesti libretti di spiritualità giovanile, e m aturata via via nel corso del suo apostolato sacer dotale; so p rattu tto come frutto di una « istin tiv a valutazione psicologica del giovane e dello spirilo di famiglia » (127), che nella gioia vede l'incontenibile effu sione della vitalità giovanile: gioia, legge di giovinezza. L’esperienza educativa ha fatto vedere a DB che il partecipare all’allegria giovanile è un mezzo per cattivarsene la sim patia, le confidenze e da ciò poterne trarre profitto per le proprie « so prannaturali finalità educative » (128). Ed infine ha po tu to scoprire nell’allegra ricreazione del cortile un mezzo diagnostico e pedagogico di prim o ordine in m ano agli educatori e per i giovani stessi un cam po di apostolato (129). Senza escludere il valore pedagogico dell’allegria, il G P ci prospetta di essa un più ricco aspetto. L ’allegria ha an zitutto un valore teologico. DB in essa vede u n ’imprescindibile m anifestazione della vita di grazia. L'allegria è da an n o verarsi tra quelle realtà complesse, di cui DB con occhio sicuro intuì ed apprezzò tu tti gli aspetti. La vita in santa allegria è appunto il modo di vita cristiana che DB intende proporre ai giovani nel GP. 3°. Inganni da sfatare. U na prem essa indispensabile è liberare la mente da eventuali pregiudizi, ovvero, com e si esprime DB, liberare dagl’inganni, lacci, con cui il dem onio suole allontanare i giovani dalla virtù, cioè dalla vita cristiana. Fondam entalm ente l’inganno diabolico è unico e radicale: « f a r venire in (127) P. B R A ID O , o.c., p. 214. (128) P. B R A ID O , o.c., p. 215. (129) P. B R A ID O , o.c., p. 217. N ello stes so senso è sta ta interpretata l'allegria nel m e todo di D B da D . Caviglia nei suoi vari stu di, usati da D. Braido. Senza negarne queste funzioni, vogliam o illustarne la realtà più com 84 — plessa deH’allegria: espressione, anzitutto, della gioia interiore, la quale è effetto inse parabile ed esclusivo della grazia santificante. L’allegria per DB (così alm eno l’abbiam o vista) ha a n zitu tto un valore teologico as soluto ed oggettivo. mente che il servire al Signore consista in una vita m alinconica e lontana da ogni divertim ento e piacere ». Il dem onio insom m a assale il giovane in quella che è il culm ine delle aspirazioni um ane; il desiderio della felicità, che nella prim avera della vita, negli anni giovanili è vivacemente sentita (pp. 6; .12; 27). Il diavolo non è certo al corto di argom enti. N on diciam o la pratica cristiana, m a il solo pensiero delle verità cristiane è presentato dal dem onio come cagione di m alinconia: « N o i siam o giovani (suggerisce egli) se ci m ettiam o a pensare all’eternità, all’inferno, questo ci fa divenire malinconici, anzi ci farebbe anche girare la testa » (p. 27). L ’altro inganno è anch’esso radicato nel pregiudizio che la vita cristiana sia m alinconica e contro n atu ra, per cui è meglio rim andare la conversione agli ultimi anni di vita, quando essere in grazia di Dio si rende proprio indispensa bile per andare in Paradiso (pp. 6; 27). È un sofisma di conseguenze tragi che, a cui abboccano m olti giovani. « Il dem onio ragiona anche lui. Egli ha studiato la filosofia, la storia, la teologia, la geografia e sa ragionare con sottigliezza che presenta sotto aspetto seducente per ingannare. Egli concede che abbiam o un’anim a sola, ma soggiunge: - L’uom o è nato per godere; il tem po per godere è specialmente quello delle gioventù, perciò coronemus nos rosis. M a chiediamogli un poco: - In avvenire che cosa sarà di noi? -O h ! egli dice; lascia l’avvenire, pensa al presente. - M a quando ti avrò com piaciuto che cosa mi darai nell’altra vita? - Oh di questo non ne parliam o! - E con questa parola egli sottintende: Fa il male adesso e nell’altra vita so io cosa fare: saprò ben io aggiustarti. - Così ragiona il dem onio e tanti si lasciano ro v in a re » (130). DB realisticam ente rico nosce che molti cristiani, a cui non è m ancata l’istruzione religiosa, cadono miserevolm ente negli inganni del diavolo; allora il laccio è terribile: « Il dem onio perm ette che tanti cristiani im parino la Religione, ma fa sì che non la m ettano in pratica. Sanno di essere creati da D io per am arlo e servirlo, e in tanto colle loro opere sem bra che niente altro cerchino che la loro eterna rovina. Di fatto quante persone vedonsi nel m ondo, le quali pensano a tu tto fuorché a salvarsi! Se io dico ad un giovane che frequenti i Sacram enti, che faccia un p o ’ di orazione, risponde: H o altro a fare, ho da lavorare, ho da divertirm i, O h infelice! e non hai l’anim a da sa lv a re » ? (G PD , p. 38). Le argom entazioni che contrappone DB tendono direttam ente a porre il dito sul vizio del sofisma diabolico; ma non risparm ia qua e là nel G P, quando gli cade a taglio, di contrap p o rre al fondam entale inganno del dem onio i grandi disinganni che esso riserba. La confutazione si può ridurre a pochi punti: (130) « B u o n a n o tte » dell’agosto 1863. M B, VII, p. 507. - 85 1) Il dem onio prom etteva u n a vita felice? « Al contrario coloro che si danno ai piaceri vivono arrabbiati, inquieti e si sforzano per trovare la pace nei loro passatem pi, m a sono sem pre infelici: non est p a x impiis dice il S ignore» (p. 7). 2) Sperano di convertirsi in punto di m o rte? È un inganno: « In m orte il dem o nio ti scoprirà la gravezza di questi e di altri tuoi peccati, e te li m etterà innanzi. In tan to che farai tu allo ra sul pun to d ’incam m inarti per la tua etern ità? G uai a chi si trova in disgrazia di D io in quel m om ento! » (p. 42). 3) Alla m orte infelice seguirà un giudizio tragico: « Tu, dirà il Divin Giudice, a dispetto di tanti doni, di tanie grazie, oh quanto male corrispondesti alla tua professione (di cristiano)! Venuta l’età in cui appena cominciavi a conoscerm i, tosto com inciasti ad offendermi con bugie, con m an canze di rispetto alle chiese, con disobbedienze a ’ tuoi genitori, e con m olte altre trasgressioni de’ tuoi doveri. Alm eno col crescere deg'i anni, avessi meglio regolato le tue azioni: ma no, tu crescendo in età, aum entasti il disprezzo della m ia Legge » (p. 45). 4) L’inganno diabolico si corona con Io stato di pena e di disperazione eterna: « M aledictus hom o qui peccat in spe. R icordati che tu tti quelli, che sono allo Inferno, avevano speranza di em endarsi poi, ed ora sono eternam ente perduti » (p. 37). DB ha com posto insieme i m otivi che gli hanno fornito partitam ente S. A lfonso, G A e G obinet. L ’argom ento degl’inganni è però semplicemente lo sfondo su cui DB dipingerà il q uadro di vita cristiana santam ente allegra che egli intendeva proporre ai giovani. Com e è stato realistico e concretam ente, cristianam ente oggettivo nel p rospettare le vicende del peccatore, altrettan to DB lo sarà nel proporre quello del giovane che segue il suo metodo di vivere. M e to d o breve e facile, aggiunge il G P (p. 7) : ponendoci già nella prospettiva della predica che orientò decisam ente D om enico Savio alla santità: Iddio ci vuole santi, è facile farsi santi... (131). 4°.) « Serviamo al Signore in santa allegria » (p. 5). R aram ente DB si sofferma a descrivere direttam ente la grazia santificante (pp. 31; 65s), tuttavia, coerentem ente al suo realism o cristiano, egli la pone al centro della sua concezione spirituale, soffermandosi su un effetto inseparabile d illa grazia e di essa esclusivo: la felicità che proviene dal possesso della vita divina p artecipata: « N o i - afferma DB - vediam o che quelli, i quali vivono in grazia di D io, sono sem pre allegri, ed anche nelle afflizioni hanno il cuor contento» (p. 27). Q uesta felicità il Santo la rende cosciente ai giovani e la addita come appagam ento della loro insopprim ibile aspirazione alla gioia. La felicità infatti prom anante dalla grazia è l’unica vera gioia; gioia pura, durevole nel tem po e (131) Opere e scritti..., voi. IV, p. 25. 86 - nelFeternità e che si estende a tu tte le dim ensioni dell’essere um ano; è gioia inti m a dell’anim a ed allegria scintillante esteriorm ente. L ’allegria è esclusiva della vita cristiana: vuole il giovane essere allegro e con ten to ? viva cristianam ente e si troverà ap p agato; vuole fuggire le nebbie della m alinconia? non si abbandoni ai piaceri che la seducente vita del peccato presenta; tali piaceri, lungi dal condurre alla felicità e dal produrre allegria, avvolgono m aggiorm ente la vita di greve tedio : « Sarà m alinconico colui che serve al dem onio, poiché com unque si sforzi per m ostrarsi contento avrà semper il cuore che piange dicendogli: T u sei infelice, perchè nemico del tuo Dio » (p. 4). DB per provare il suo assunto ricorre all’evidenza dei fatti: « Chi più affa bile e più gioviale di San Luigi G onzaga? Chi più lepido e più allegro di S. Filippo Neri e di S. Vincenzo de’ Paoli? N ondim eno la loro vita fu una continua pratica di ogni virtù » (p. 12). La vera allegria è dunque esclusiva del servizio di D io: la gioia di chi serve il dem onio è falsa ed effimera: « C oraggio adunque, o miei cari, provate a ser vire il Signore, e poi vedrete quan to sia dolce e soave il suo servizio, e di quanta contentezza innondi il cuor vostro e nel tem po e nell’eternità » (p. 28). È im possibile u n a com pleta valutazione di questo assunto, senza ricorrere agli scritti successivi di DB, nei quali anzi questa concezione appare come una tesi tra le più care del Santo (132). E poiché non è stata valutata a dovere da altri studiosi, riteniam o indispensabile farlo: tralasciando una sufficiente chiarifi cazione, ne scapiterebbe lo sguardo d ’insieme del GP. 5°.) La mancanza di allegria è effetto della mancanza di grazia. È il caso del giovanetto Pietro, il protagonista del rom anzo educativo su La fo rza della buona'educazione, curioso episodio contemporaneo (133). È il libro in cui troviam o sviluppato con più am pio respiro il tem a caro a DB. Libro per il quale non a caso (alm eno, ci sem bra) DB si fondò sull’opuscolo Un mari comme il y en a beaucoup... (134): in esso infatti DB poteva riscontrare m olte delle sue idee predilette. (132) «Servite Domino in faci itici, era il suo m o tto d ’intercalare fra i suoi più d iletti; e questa « san ta allegria » form ava per Lui la base del suo edificio per la sicura educazio ne della gioventù » (M B, VI, p. 4). Per noi è preziosa e significativa questa testim onian za di un antico alu n n o di D B, rip o rta ta dal biografo. A deriam o alla valutazione che ne fa lo stesso teste. Sull’« allegria » si vedano anche M B, II, 566; III, 603; VI, 4; 697; 709; VII, 494; IX , 627; 819; X, 648; 1178; X II, 133; 143; X III, 88; X III, 91; 210; XIV , 52; X V II, 111; 632; X V III, 19... (133) La Forza della buona educazione. Cu rioso episodio contemporaneo per cura del Sa cerdote Bosco Giovanni. T o rin o T ipografia, Paravia e C om p. 1855 (LC, a. I li, f. 17 e 18) pp. 112. (134) Un Mari comme il y en a beaucoup. Une Femme comme il y en a peu. (citiam o dalla 7e édition, C aen, C hénel-Paris, D illet 1869, pp. 36). — 87 Il constatare la felicità che gode il buon Pietro, educato cristianam ente dalla m adre, genera nel padre, vizioso e irreligioso, una profonda crisi spirituale: « Bisogna proprio che ci sia u n ’altra felicità oltre di quella che si trova in fondo alla bottiglia: io p o rto invidia alla contentézza di mio figlio, la sua feli cità, la sua contentezza mi sem brano essere pure e senza m escolanza; al con trario i miei piaceri sono sempre misti a qualche am arezza; perciocché non è senza sentim ento di cattivo um ore che io spendo all’osteria quello che potrebbe assai sollevare m ia moglie, la quale per altro è cosi buona, così affabile verso di me m algrado i miei to r ti» (La fo rza ... p. 27). (135). Alla vigilia della prim a C om unione: « D opo la preghiera della sera, fatta con m aggior fervore dell’ordinario Pietro va a letto e piglia sonno. Il padre si avvicina e contem pla sul suo povero letto di paglia l’aspetto del caro fanciullo sul quale era scolpita l’innocenza e la felicità; la sua faccia serena, un mezzo sorriso gli davano l’aspetto di un A n gelo. T u tto ra com m osso egli va per m ettersi a letto; m a quella sera il sonno fugge da lui, il rim orso agita l’anim a sua; una buona risoluzione nasce nel suo cuore; pensa alla sua vita passata, pensa alla felicità che godeva un tem po, pensa alla tranquillità e felicità del suo P ietro; e intanto una lotta terribile del bene e del male si stabilisce nel suo cuore; e n on gli è possibile di aver pace » (La forza... p. 29s) (136). La crisi spirituale suscitata nel peccatore dal contem plare la felicità che traspare dai buoni è un tem a caro a DB tra ttato anche altrove ( ! 37). Per lui questa crisi assume il valore di segno dello stato di peccato. La vera allegria, d ’altra parte, può talora assum ere il valore di pietra di paragone con la falsa allegria: il loro confronto serve ottim am ente a diagnosticare lo stato di anim a del giovane. La falsa gioia infatti, per sua natu ra effimera, verrà fatalm ente m eno: il consta tare la felicità altrui susciterà l'invidia e il desiderio di possederla. C attolica per potere avere la grazia, i mezzi (135) La traduzione è letterale da « Un M a ri »: « U v a donc un autre bonheur que ce per conservarla e per salvarsi l’anim a: Conversione di una valdese. Fatto contem lui q u ’on trouve au fond d 'u n e bouteille. poraneo esposto dal sac. Bosco G ioanni(\) Je porte envie à celui de m on fils... » (ed. cit., p. 19). T orino, T ipografìa dir. da P. De-A gostini (136) Un M ari.... p. 20: « A près une prière 1854 LC, a. II, f. 1 e 2), spec. pp. 15-31. du soir faite avec de plus de ferveur encore Così, è il bisogno di serenità e la sp e ran que de coutum e, Jean-P ierre s’endorm it. Le za di salvezza eterna che riconduce Severino père contem plait sur son pauvre lit de paille alla C hiesa C attolica: Severino ossia A v le visage de son enfant... ». venture di un giovane alpigiano raccontate (137) Si esam ini ad es. la crisi di coscien da lui medesimo ed esposte daI Sacerdote Giovanni Bosco. T orino, Tip. dell’O ratorio za della ragazza valdese G iuseppa, allorché scopre nelle am ichette cattoliche la radice di S. Frane, di Sales 1868 (LC, a. XVI, della vera gioia: appartenere alla Chiesa f. II). È il caso di M agone (138). Caso notorio e classico nella letteratura boschiana. Le fasi della sua crisi spirituale sono lim pidam ente descritte e com m entate da DB. M agone era appena giunto all’O ra to n o : ci si trova solo da un mese. « Egli era felice purché avesse avuto cam po a fare salti' e stare allegro, senza riflettere che la vera contentezza deve partire dalla pace del cuore, dalla tran quillità della coscienza» (139). C ’era dunque nel giovanetto il desiderio della fe licità, quale esiste in tutti i giovani, cioè bram osa di m anifestarsi liberam ente nelle esplosioni gioiose de! gioco. M a tale desiderio era inappagato, perchè m ancava la radice della vera allegria. Q uesta inadeguatezza viene tosto avver tita e crea vivissima la crisi: « Q u a n d o - scrive DB - all’im provviso incom inciò a scemare quell'ansietà di trastullarsi! M ostrandosi alquanto pensieroso, nè più prendendo parte ai trastulli se non in v ita to » (p. 11). « I l trastullarsi tornavagli di peso; il riso non gli appariva più sulle sue labbra; spesso m entre i com pa gni erano corpo ed anim a in ricreazione, egli si ritirava in qualche angolo a pensare, a riflettere e talvolta a piangere » (p. 12). È la m anifestazione esterna del travaglio interno, occasione del quale, come per il padre di Pietro, è il con statare la differenza sostanziale tra l’allegria di M agone, bram osa più che altro di com prim ere e far tacere il disagio interiore e l’allegria dei com pagni, che era invece espansione incontenibile dell’interno benessere spirituale, che faceva tro vare gusto persino nelle pratiche di pietà. M agone svela il suo cruccio ad un com pagno: « Q u e sta m alinconia deriva dal vedere i miei com pagni a prendere parte alle pratiche di pietà. Quel vederli allegri, pregare, accostarsi alla Confes sione, alla C om unione mi cagiona continua tristezza» (p. 11). Anzi il giovane sem bra aver intuito l'intim a connessione tra gioia e vita di grazia. Al com pagno, che stupito gli chiede come im i la divozione degli altri possa essergli causa di m alinconia, M agone risponde: « La ragione è facile a capirsi; i miei com pagni, che sono già buoni (cioè in grazia di Dio), praticano la religione e si fanno ancora più buoni; ed io che sono un birbante non posso prendervi parte, e questo mi cagiona grave rim orso e grande inquietitudine » (p. 11). U n argom ento simile non era certo di facile intuizione, specialmente per un ragazzo, tuttavia esso propone in term ini sicuri quella che era una tesi di D B: l’essere buoni è radice della vera allegria; l’essere un birbante è radice della m alinconia; il prendere coscienza delle due cose, è causa di crisi per i birbanti. 6°. La Confessione, m ezzo per acquistare la gioia perduta. L’unica p o rta aperta per riacquistare la gioia, rim ane la confessione, la quale, (138) Cenno biografico sul giovanetto M agone M ichele allievo dell'Oratorio di San Francesco di Sales. T orino, Paravia 1861, C iterem o l’edizione: T orino, S. E. I., 1950. (139) M agone M ichele..., ed, cit., p. 11. pp. 96. - 89 d ando la grazia, com unica anche la gioia (140). DB si sofferma con com piacenza nella storia rom anzata di Pietro (141) e nella biografia di M agone a descrivere gli effetti della buona confessione. F a tta la confessione, M agone si trova nel parossism o della felicità. A ndato a riposo, passa ' « una notte d ’agitazione e d ’em ozione ». « G iunto poi alla m età del tem po stabilito per riposo - confidò il giovanetto ad un com pagno - io era così pieno di contentezza, di com m ozione e di affetti diversi, che per dare qualche sfogo all’anim o m io mi alzai, m i posi ginocchioni, e dissi più volte queste parole: O h q u an to m ai sono disgraziati quelli che cadono in peccato! M a quanto più sono infelici coloro che vivono nel peccato. Io credo che se costoro gustassero anche un solo m om ento la grande consolazione che provasi da chi si trova in grazia di D io, tu tti andrebbero a confessarsi per pla care l ’ira di D io, dare tregua ai rim orsi della coscienza, e godere della pace del cuore. O peccato peccato! che terribile flagello sei tu a coloro che ti lasciano entrare nel loro cuore! M io D io, per l’avvenire non voglio mai più offendervi; anzi vi voglio am are con tu tte le forze dell’anim a m ia; che se per m ia disgrazia cadessi anche in un piccolo peccato an d rò tosto a confessarm i» (p. 15.) 7°.) L a vita gioiosa. R aggiunto lo stato di grazia, il giovane può dire di aver conseguita la vera felicità. Adesso gli tocca conservarla. È la condizione dei giovani deH’O ratorio, alm eno quale la vuole DB e che è descritta sinteticam ente in una luminosissima pagina della vita di D om enico Savio: « Il Savio godeva di se medesimo. Se ho qualche pena in cuore egli diceva, vo dal confessore, che mi consiglia secondo la volontà di D io; giacché Gesù C risto ha detto che la voce del confessore per noi è come la voce di D io. Se poi voglio qualche cosa di grande, vo a ricevere l’O stia santa in cui trovasi corpus quod prò nobis traditum est, cioè quello stesso corpo, sangue, anim a e divinità, che G esù C risto offerse al suo E terno Padre per noi sopra la Croce. Che cosa mi m anca per essere felice? nulla in questo m ondo: mi m anca solo di poter godere svelato in cielo colui, che con occhio di fede m iro e adoro sull’altare. (140) « C om pagne dilette... Voi siete più fo rtu n ate di me. A lm eno se avete qualche afflizione interna, an d ate a confessarvi, e il vostro cuore è contento » (Conversione di una Valdese, ed. cit., p. 28). (141) L a fo rza della buona educazione, ed. cit., p. 23. E più esplicim ante in un altro opuscolo D B scrive: « C oloro i quali sono più assidui al Sacram ento della confessione, 90 — sono ap p u n to quelli che hanno vie più il cuore contento e vivono giorni di pace e di tranquillità » Cfr. Conversazioni tra un av vocato ed un curato di campagna sul sacra mento della confessione per cura del Sac. Bosco Giovanni. T orino, T ipografia G . B. P aravia e C om p. 1855 (L C , a. II, f. 7 e 8), p. 76. Con questi pensieri D om enico traeva i suoi giorni veram ente felici. Di qui nasceva quella ilarità, quella gioia celeste che traspariva in tu tte le sue azioni » (142). Il m etodo di vita p roposto da DB aveva veram ente il Suo fascino, in quanto sapeva innestare felicemente le istanze della n atu ra alla realtà della soprannatura. M a so p rattu tto è sorprendente constatare l’alto clim a di spiritualità, a cui conduceva. La S. C om unione, ad esempio, era liberata dal pericolo, tanto facile per i giovanetti, di diventar una pratica come le altre. La C om unione è il possesso di D io, che dà la felicità. È suggestiva e chiara la pagina, in cui DB (sulle tracce del suo m odello francese!) descrive la prim a com unione di Pietro. Il giovanetto ha appena ricevuto Gesù eucaristico: « In quel m om ento Pietro non è più figlio di un povero artigiano egli era un angelo. Nel suo cuore possedeva Colui che fa la vera felicità e la sola feli cità della vita; egli possedeva Iddio. Il suo aspetto apparve come raggiante di luce, il suo cuore traboccante di gioia, di riconoscenza, ripete le più anim ate proteste di non mai più abbandonare i suoi doveri. Si trattiene con Gesù da solo a solo... : m io buon Gesù, io vi possedo nell’anim a mia, la vostra bontà verso di u n a miserabile creatura m ’incoraggisce a dim andarvi ancora un gran dissim o favore. Io ho un padre che è testim onio della m ia felicità in questa chiesa... Cangiategli il cuore... e che la pace e la felicità delle anim e pure cominci a regnare tra di noi. O h Gesù, noi siam o in u n a grande povertà, m a io vi dim ando n on di cangiarcela nell’ab bondanza; non vi dim ando altro che il vostro am ore, la vostra grazia per me e pe’ miei parenti, e che la vostra santa volontà sia fatta tra di n o i» {La Forza..., p. 33). DB per la via della gioia vuol p o rtare i giovani alle vette più alte della spiri tualità, fino a sentir gusto e piacere per la preghiera, sicché in essa i giovani trovino u no sfogo per il loro bisogno di allegria. Le m olteplici pratiche di pietà in uso alPO ratorio n on appaiono come greve im posizione del regolam ento, im posizione noiosa e repellente, m a fonte di piacere ed espressione di unione am orevole con D io. DB non s’illude che ottenere ciò sia facile: « È cosa assai difficile il far prendere gusto alla preghiera ai giovanetti. La volubile età loro fa sem brare nauseante e anche enorm e peso qualunque cosa richieda seria applicazione di m ente. E d è u n a grande ventura per chi da giova netto è am m aestrato alla preghiera e ci prende gusto. Per esso è sem pre aperta la sorgente delle divine benedizioni». (143). Scriveva il Santo al giovanetto G iuseppe Roggeri: « Ti ricordi del co n tratto che abbiam o stipulato e conchiuso tra noi ? Essere (142) Opere e scritti..., voi. IV, p. 35. (143) I l Pastorello delle A lpi ovvero Vita del giovane Besucco Francesco, già cit.. Userem o l’ediz. : T o rino, S. E. I., 1926. C fr. p. 66. — 91 amici, e unirci insieme per am are D io con un essere solo ed u n ’anim a sola. Il piacere che mi scrivevi di provare sul divertirti intorno alle cose sacre è buono, e vuol dire che D io ti vuol bene, e che tu pure d ar ti devi grande solleci tudine per a m a rlo » (144). E nei riguardi di M agone ci lasciò scritto: « In q uanto alla pietà egli era giunto ad un grado che nella età sua io non avrei saputo quale cosa aggiungere e quale cosa togliere per fare un m odello della gioventù. D ’indole vivace, m a pio, buono, divoto, stim ava m olto le piccole pratiche di religione. Egli le praticava con allegria, con disinvoltura e senza scrupoli » (p. 43). Di fronte a tale attestazione ogni sospetto di una pietà operata e fo rm ali stica svanisce. Ci sem bra lecito afferm are che DB ha avuto una ricca intui zione del valore della preghiera, in quan to ha guidato ad essa i giovani come a strum ento di unione con Dio e sorgente di gioia: il che può riuscire aceetto anche al mistico più esig nte. M a la vera gioia, effetto necessario ed esclusivo della vita di grazia non può rim anere m ero appannaggio dello spirito; essa deve erom pere trionfalm ente anche esteriorm ente. La gioia appartiene a tu tto l’essere um ano; è anche un retaggio del corpo, com e lo è dell’anim a; anche il corpo ha il suo ruolo nello organism o soprannaturale. Eccoci alla specificazione ultim a e culm inante della san tità giovanile boschiana: anche il corpo è chiam ato ad essere il cantore della felicità posseduta. Saltare, correre, schiam azzare a piacim ento; cortile, teatrino, canto, m usica sono altrettan te m anifestazioni necessarie di vera allegria, in cui il giovane è chiam ato ad assaporare intensam ente la sua felicità. La grazia si a d atta alla n a tu ra ; nell’adulto ha le sue specifiche m anifestazioni; nel giovane si m ani festa anche come divertim ento; il divertim ento, espansione festosa della grazia è la specialità della spiritualità giovanile. Anzi nelFallegria, m anifestazione esteriore di un possesso interiore, si ha - come già accennam m o - la controprova della gioia interna, da cui em ana. Se l’allegria esterna sboccia dal puro bisogno istintivo della n atura, è un fiore effi m ero, che presto avvizzisce e che condurrà al torm ento cupo e disperato oppure alla crisi a cui and aro n o soggetti M agone ed il padre di Pietro. Per questo DB raccom anda: « S ta allegro, m a la tu a allegria sia verace, com e quella di una coscienza m onda dal peccato » (145). Il G P accenna all’allegria esteriore nell’articolo 1, sez. I: Fuga dell’ozio: « Io vi voglio bene - dice DB - e vi concedo volentieri que’ divertim enti che non sono peccati » (p. 19). Q uesta concessione non è fatta a m alincuore, m a è frutto (144) 8 ott. 1856, MB, V, 538. (145) L ettera al giovane R ossetti Stefano, 92 — 25 luglio 1860, M B, VI, p. 697. di am ore: vi voglio bene. Anzi non è nem m eno una concessione: num erose sono le parlate e le lettere in cui è un ordine: state allegri (146). L'espressione del G P troppo legata alla fonte letteraria - può - sem brare poco felice, m a fa già suffi cientem ente intravedere e trasparire lo spirito con cui DB l’ha scritta. L’allegria, realtà complessa, oltre ad avere il suo valore assoluto di espres sione della gioia intim a, ha anche la sua funzione di mezzo (147). A nzitutto è un mezzo eccellente per fuggire l’ozio, e quindi il peccato. Ed in questo la vera allegria si distingue dalla falsa. Q uest’ultim a è figlia dell’ozio e attraverso il divertim ento vuoto e m orboso conduce fatalm ente al peccato e allo scandalo; è una m aschera di allegria, che am a guazzare torbidam ente nei cattivi discorsi, nelle burle e negli scherzi peccaminosi (G PD , p. 22). La vera allegria è anche occasione di aposto lato; ma in questa luce non è ancora vista dal G P : quest’aspetto sarà messo in rilievo nella trilogia SavioM agone-Besucco. L’allegria del cortile, della musica, del teatrino è anche ottim a assorbente dei detriti di m alinconia e di rum ori bassi, che la natu ra vulnerata inevitabilm ente va a deporre sullo spirito. È questo, uno degli effetti psicologici deH’allegria. Una strum entalità ascetica, nel senso stretto della parola, è quella messa in luce dal G P, il quale fa del divertim ento un'azione liturgica; la liturgia dell’al legria: « M e n tre state nel giuoco, nella conversazione od in altro passatem po, alzate qualche volta la mente al Signore, offerendo quei trastulli ad onore e gloria di Lui. Omnia in gloriam Dei fa cile, scrive s. Paolo » (p. 20). Sono fru tto di questo principio le note distrazioni di D om enico Savio ed il con tegno inaudito del semplice Besucco Francesco, che tra « capitom boli, rovescio ni e stram azzoni » (sono parole di DB) stim ava fare cosa grata a Dio e « mostravasi ognora impaziente del tem po libero per approfittarne ». Aveva infatti fatto credito alle parole di D B : « Allegria, Studio, Pietà. È questo il grande pro gram m a (ricorda il « m etodo » del GP!), il quale praticando, tu potrai vivere felice, e fare m olto bene all’anim a tu a » (148). 8°. E facile fa rsi santi. T ralasciando ulteriori chiarificazioni sul valore dell’allegria nella spiritualità giovanile, ci perm ettiam o di ferm are l’attenzione su due qualità del m etodo pro posto da DB: 1. esso è facile; 2. esso conduce alla santità. Questa, della santità giovanile facile a conquistarsi, è una preziosa idea che DB fa già balenare nel G P. « Farsi santo », che nel nostro orecchio suona come (146) Cfr. nota 132. (147) In questo asp etto si sofferm ano D. Caviglia e D. Braido, rispettivam ente in sede di spiritualità e di pedagogia. Cfr. BRATDO, o. c., pp. 214-219.che cita i vari studi del Caviglia. (148) Il Pastorello delle Alpi..., ed. cit., p. 53. — 93 un term ine assueto, a lle orecchie di un giovanetto dell’800 suonava come parola ardita, coraggiosa. La parola « Santo » richiam ava subito il cam pione; l’eroe, che con im prese straordinarie s’era m eritato l’onore degli altari. Parlare di san tità ai giovanetti, poteva sem brare sconsideratezza, o per lo m eno presunzione. Il P. Patrignani, felice biografo di alcuni convittori del collegio rom ano segna latisi in bontà, confessa « che poche m em orie di fatti egregj particolari ci potea... lasciare di quei G iovanetti, de’ quali scriviam o; m entre la m aggior parte o di poco passarono o non toccorano il terzo lustro. Sarebbe u n ’ingiustizia il preten dere frutti in copia e m aturi da una tenera pianticella » (149). E ppure non mancò, tra i modesti autori di spiritualità giovanile, chi con voce più o m eno chiara in vitò i giovani alla perfezione, m ostrata come facile e chiam ata col nom e di san tità. G uida Angelica, fido modello del G P, proprio nell’introduzione dichiara di voler p ro p o rre « una pratica instruzione di quanto far dovete per vivere santatamente i giorni tu tti della vostra gioventù » (p. 6). A nch’egli avverte che si tratta di santità facile: « d a ti appena i prim i passi, vi troverete sì spaziosa la strada, e dilettevole, che agevolm ente potrete correre in essa » (p. 7). Espressioni certa m ente affini a quelle del G P. Del resto già nel nostro prim o capitolo abbiam o richiam ato gli accenni alla santità facile e gioiosa di Antiveleno ed altri opuscoli (150). M a certam ente nè G A , nè le altre fonti letterarie di DB (nè forse tu tta le letteratu ra ascetica per la gioventù) hanno una afferm azione perentoria come quella del G P : « D a te m i un giovanetto ubbidiente e si farà santo. Al contrario egli è per una strada che lo conduce alla perdita di ogni v irtù » (G P D , p. 15). Il G PA scriveva senz’altro : « D atem i un figliuolo ubbidiente e sarà san to » (p.16). È significativa la giaculatoria che DB vuole sia ripetuta fam iliarm ente dai giovani ogni giorno: «V ergine M aria, M adre di Gesù, S. Giuseppe, S. Luigi G onzaga, ottenetem i la grazia di farm i sa n to » (p. 83) (151). DB certam ente credeva alla santità giovanile; anzi ferm am ante credette rea lizzata la santità canonizzabile nel suo discepolo carissim o Savio D om enico (152). Che poi per questa santità non si richiedessero opere straordinarie, lo ha dim o strato a ltrettan to chiaram ente quando a D om enico Savio che aveva assolutatam ente bisogno di farsi santo e che chiedeva come dovesse regolarsi per inco- (149) P A T R IG N A N I, o. c„ pp. 5s. (150) Cfr. più sopra, p. (151) G ià l’edizione A suggeriva com e gia culatoria pel decorso pel giorno: «V ergine M aria, M adre di G esù, s. Luigi G onzaga, fatem i s a n to » (G P A , p. 81). A nche il C ottolengo suggeriva tale giaculatoria: « Ver gine M aria, M adre di G esù, fateci santi ». 94 - Cfr. P IE T R O PA O L O G A S T A L D I, I pro digi della carità cristiana descritti nella vita del venerabile Servo di Dio Giuseppe Bene detto Cottolengo, ed. IV, T orino, T ipogra fia Salesiana 1892, t. II, p. 417. (152) Cfr. Opere e scritti... voi. IV, pp. 571-585. m inciare tale im presa, DB consiglia sem plicemente « da essere perseverante nel l’adem pim ento dei suoi doveri di pietà e di studio... e non m ancasse di prender sem pre p arte alla ricreazione coi suoi com pagni » (153). Enucleando i concetti espressi afferm azioni così semplici, dobbiam o condere che DB ha intuito che la santità, cioè la perfezione cristiana in grado eroico, non è legata alla m atu rità psicofìsica dell’uom o, ma è una realtà relativa. In tu tti gli stadi della vita um ana p uò esistere una perfezione relativa cioè u n perfetto equilibrio tra la p ro p ria potenzialità soprannaturale e la pienezza di grazia posseduta. Esiste una santità, cioè una perfezione anche per i giovani Un giovanetto è santo quando com pie con assidua esattezza i doveri del suo stato, che nella form ula a D om enico Savio DB ha sintetizzato in Pietà, Studio Ricreazione ; nel grande programma lasciato a Besucco, con le parole: Allegria Studio, Pietà. L ’eroicità è indicata da quell’aggettivo, posto quasi di passaggio nelle parole rivolte al Savio: « p e rse v e ra n te» . La diuturna esatta osservanza dei propri do veri fa sì che la santità del giovane possa essere straordinaria. Tendere alla san tità, espresso dalla giaculatoria « fatem i santo... », è tendere alla perfezione consentita dal p ro p rio stato (154). L ’esercizio della santità, anche in circostanze eccezionali, non è un affare che dipende dagli uom ini m a dalla Provvidenza divina: tuttavia certam ente l’eroi smo per i casi straordinari si trova già in potenza nella santità autentica; poten za che diverrà atto , quando le circostanze ci sono: è questo il caso di Savio, Besucco ed altri giovanetti educati da DB alla santità. C on la lum inosa idea della santità giovanile, che consiste nel praticare la religione; cioè nello stare santam ente allegri, nel com pim ento dei propri doveri e nell’appagam ento m oderato dell’insita esigenza del gioco, è connesso Targo m ento tan to sfruttato da DB che bisogna darsi a Dio da giovani. A rgom ento m utuato dal G obinet ed arrichito di elementi aloisiani ed alfonsiani. I giovanetti possono pensare che la santità sia qualcosa che sta al di fuori dei loro orizzonti» riservata agli uom ini m aturi ed ai vecchi. Invece no; la santità è p roprio il su- (153) Opere e scritti... voi. IV, p. 25. (154) Vivissim a luce getta suH’argom ento q u a n to espressam ente G A asserisce nel capi tolo degli « Inganni » in un passaggio che DB non ha accolto nel G P : « È bensì vero, che pun to b a d an d o a queste baie, ed illu sioni del nemico, dovete con sa n ta gene rosità, e con fortezza di spirito stare sem pre p ronti a servir D io per tu tto il corso della vostra vita, ancorché dovesse durare n o n solo cento, m a mille anni, anzi ete rn o ; perchè a questa m aniera, ancorché doveste viver solo pochi anni, anzi per pochi giorni, m eritereste nulla dim eno ta n to di m erito, q u a n to se foste vissuti in cento, e mille anni, anzi un prem io eterno com e se lo aveste ssrvito per tu tta l'e te r nità, com e chùiram snte dice S. B ernardo spie gando spiegando q u :l passo del Savio: consumm atus ir brevi explevit tempora m ulta (G A , pp. 70s). Parole che, due secoli dopo furono applicate al piccolo, anzi grande gigante del la santità. — 95 prem o ideale dei giovani; anzi d ’ordinario solo se si è stati santi da giovani, lo si p o trà essere nell’età m atu ra e nella vecchiaia. M a di questo dovrem o parlare presto. N on si può meglio sintetizzare ii fin qui detto, che trascrivendo la buona notte del 10 settem bre 1867; essa m erita un solo nom e: l’inno della gioiosa san ità giovanile: « Vi voglio insegnare stasera a farvi santi o alm eno beati su questa terra. Il Si gnore dice che ci vuole tutti santi, e così pure ripete S. Paolo. In una pagina della Santa S crittura si legge: Bonum est viro cimi portaverit jugum ab adolescentia sua (DB. continua ad attingere al GP! cfr. p. 12). Dice bonum est viro, non che sarà beato, m a che è già beato su questa terra, cum portaverit jugum ab adolescentia sua, che com incia a darsi tutto al Signore, fin dalla sua gioventù (G P, p. 11). D ifatti uno che com incia da giovane a far bene, venendo anche vecchio sarà beato, perchè non avrà niente che gli rim orda la coscienza. Sarà anche povero, m a contento perchè ha la pace del cuore. Esso è beato perchè non teme la m orte (G P, p. 43)... N on è già beato anche in questo m ondo quel giovanetto obbedien te, docile m ansueto, il quale se viene a m orire, è com pianto, lodato, benedetto dal padre e dalla m adre, da tutti quelli che lo conoscono? Al contrario, se m uo re un giovane discolo, si fa poco caso della sua m orte, o si dice: « Il Signore ha fatto bene a prenderselo, così non farà più tante birichinate ». E la m adre ed i fratelli d iran n o : « Era la nostra dannazione! ». Anzi, quando costui era ancora in vita, si vedea ripetere dalla stessa m adre: « Quel tal giovane così buono, am a to e stim ato da tutti è m orto ed il mio, che non fa altro che farm i p o rtar croci, n on m uore mai. « È beato il giovanetto buono nella scienza, perchè se si danno premi sono sem pre suoi perchè egli solo ne è degno. Così pure i genitori se hanno da prem iare un figliuolo, prem ieranno sem pre il più buono... Solo i buoni sono sempre ben voluti dai loro com pagni, conducono una vita tranquilla, o norata, felice a questo m ondo. V enendo la m orte l’accettano volen tieri, perchè si son dati al Signore sin da giovani. Invece, se la nostra vita fosse stata m alvagia, sarà per noi un rim orso terribile il veder allora come avrem m o p o tu to essere felici in questo m ondo e non lo fummo per colpa nostra (G P, p. 43). A vrem m o p o tu to farci m olto bene per l’altra vita e non l’abbiam o fatto. Io che sono vecchio non posso più dire: Incom incerò da giovane; il tem po pas sato più non ritorna. Voi che potete ancor dirlo, ditelo e fatelo, e sarete grande m ente consolati al pun to della m orte. Buona n o tte » ! (155). Nel 1855 scrisse DB una frase incisiva, che « solo la Religione o la grazia di D io può rendere l’uom o contento e felice » (156). A questo principio, intuito (155) M B, V ili, pp. 940-942. 96 - (156) La fo rza della buona educazione..., p. 48. e m atu rato , DB ha capito che bisognava ancorare il vivissimo desiderio di feli cità, di espansione gioiosa, di allegria spassosa e chiassosa insita nei giovani. Su questo principio ha saputo costruire u n a spiritualità tu tta per loro : « facile » e generatrice di santità. Che sia stata veram ente tale, i fatti lo hanno com provato. II. Fondamenti. 1°. Relazioni dell'uomo con Dio. Indicato nelle sue linee generali il program m a di vita, che, unico ed esclusivo, può rendere allegri i giovani, bisogna adesso giustificarne l’esistenza e la con sistenza. E la giustificazione è rigidam ente legata ai valori assoluti e supremi, cioè a ll’esistenza di D io, a cui l’esistenza dell’uom o è subordinata: D io e l’uom o sono i term ini di u n a im prescindibile relazione. La conoscenza di questa relazione n on può non orientare l’uom o alla « re ligione », cioè ad un m etodo di vita, in cui la vita stessa è principalm ente in tesa come « servizio di D io ». DB quindi assegna come prim o ed inderogabile fondam ento la « Conoscenza di D io » (art. I, P- 9) e quella delle relazioni che l’uom o ha con Dio C reatore e Salvatore, Principio e Fine. L ’uom o è considerato nella sua com plessità storica, com e la creatura, tra le visibili la più nobile e perfetta, d o tata di u n ’anim a spi rituale ed im m ortale; elevata all’ordine soprannaturale, e quindi destinata ad esse re « sem pre beata con D io in Paradiso », o ad essere p u nita nell’inferno, in ragio ne del suo operare buono o cattivo (pp. 9s). DB m ette in evidenza la volontà salvifica di D io, il quale ha « tutti creati per il P a ra d iso » ; anzi in virtù dell’elevazione alla vita soprannaturale Dio è « padre am oroso » che prova « grande dispiacere » quando dovrà punire qualche figlio ribelle « c o n terribile castigo nell’Inferno » (pp. 9s; 36; 38). C onosciuto il principio ed il fine suprem o della propria esistenza, l’uom o è tenuto ad orientare senza deviazioni la sua vita verso questo fine. L ’uom o fu chiam ato all’esistenza senz’alcun suo m erito: « senz’alcun m erito venne fatto figlio di D io col santo Battesim o ». D io am a intensissim am ente, « qual tenero padre », e l’unico fine per cui ha creato l’uom o è, perchè sia riam ato in questa vita e goduto eternam ente in Paradiso. L’uom o non deve im miserirsi e con tentarsi dei piaceri di u n a vita n on dissimile da quelle delle bestie. Il fine stabilito d a D io all’uom o è ben più nobile e sublime ed è l’unico che possa renderlo felice: « Se nel corso della tu a vita avrai ognor presente questo gran fine, quante E a pag. 46: « M algrado la m iseria, la concordia e la gioia com inciarono ad albergare in quella casa, perciocché tu tti pra- ticavano la Religione, sola sorgente della vera felicità ». 7 97 consolazioni proverai al p unto di m orte! Al contrario se n o n attendi a servir D io, quanti rim orsi proverai alla fine di tuoi dì... » (pp. 36s). La luce escatologica, m odulata specialm ente su motivi alfonsiani e salesiani si riflette vivam ente austera e serenante sulla santità proposta ai giovani da DB. Q uella di DB è spiritualità della gioia, m a anche dei novissimi (cfr. G P sec., sez. II). Il problem a della santificazione non è solo problem a di gloria da rendere a Dio, m a anche problem a della pro p ria salvezza (pp. 36; 47...). 2°. Speciali relazioni dei giovanetti con Dio. La conoscenza della fondam entale relazione dell’uom o con D io è per sè sufficiente ad orientare ogni uom o assiduam ente verso Dio. T uttavia ci sono delle speciali relazioni che legano i giovanetti a Dio e che devono indurre costoro ad una com pleta ed im m ediata dedizione. DB, seguendo la corrente gobinettiana e centrandone l’argom ento principale, indica nello specialissimo amore che Dio p o rta ai giovani il m otivo che assai più deve spingere questi a servirlo ed am arlo. DB cita una frase scritturistica, facendone u n ’esegesi non certo perfettissim a: « D io trova le sue delizie nel dim orare coi giovanetti : Deliciae meae esse cum fìliis hom inum » (p. 10). C ertam ente hanno u n valore più soddisfacente gli argom enti tra tti dal co n tegno speciale usato dal divin Salvatore coi giovanetti, le parole terribili contro chi scandalizza i parvoli e l’am orevole Sini te parvolus, che prova ad evidenza com e i giovani siano la delizia del suo cuore (pp. lOs). Il fatto di questa divina predilezione è suffragato da buone ragioni di conve nienza. La prim a: « v i am a perchè siete ancora in tem po a fare m olte opere buone » (p. 10). Q uesta ragione non proviene dal contesto im m ediato del G obin et; si ricollega invece all’articolo successivo (sez. I, art. III) e specialm ente a risonanze alfonsiane sulla preziosità del tem po e la necessità di ben operare finché se ne ha !a possibilità. L a seconda ragione : « vi am a perchè siete in u n ’età semplice, umile, inno cente » (p. 10) suppone tu tto un lungo discorso di G obinet, dove vengono a loro volta spiegate le speciali predilezioni di D io per i semplici, umili ed in n o centi (157). La relazione di am ore p osta da D io, im pone al giovane l’obbligo di riam are, « facendo tu tte quelle cose, che gli possono piacere, ed evitando quelle che lo p otrebbero d isg u stare» (p. 11). Q uest’obbligo è di u n ’urgenza inderogabile, ed è im posto dalla condizione specialissima dei giovani. N on sono essi sem pli cem ente « ancora in tem po a fare m olte opere buone », m a senz’altro sono (157) G O B IN E T , pt. I, cp. IV, ed. torinese, divine grazie, tre sorte di persone: i deboli, pp. 30-34. Cfr. p. 30: « Iddio si degna di sem plici... e gli umili ». assistere in m odo speciale, m ediante le sue 98 — nella condizione unica ed irrepetibile di offrire a D io le prim izie della vita. Que sta situazione è la radice ultim a della singolare predilezione di D io, il quale colma di grazie chi risponde prontam ente al suo prim o appello (p. 66). C ertam ente quest’argom ento per il suo valore assoluto ed oggettivo attirò le speciali attenzioni di DB, che atto rn o ad esso coordinò elem enti provenienti dalle fonti più disparate. « D arsi per tem po a D io » è un argom ento fondam entalm ente gobinettiano. Come G obinet, DB lo suffraga con YAdoìescens ju x ta viam suam etiam cum senuerit, non recedei ab ea; cioè, la vita o rdinari;:m :nte sarà tale, quale è stata la gioventù. Il vecchio bestem m iatore, per lo più era tale anche da giovane (pp. 11 s). Com e G A e com e S. A lfonso, invece, invita a non rim andare alla vecchiaia: la tard a età infatti è nelle mani di Dio e nessuno può assicurarci che vi giunge remo (p. 27s); d ’altra parte la m orte p o trà sopravvenire da un m om ento all’altro (p. 41) e può sorprenderci, Dio non voglia, in stato di peccato m ortale. In tutti i casi, sem pre ci assalirà il rim orso di non esserci dati per tem po a Dio e di non aver dato a Lui tu tto quello che potevam o e che dovevamo. Infine con De M attei DB p o rta l’esempio di S. Luigi, il quale ascoltò p ro n ta m ente la voce del Signore, ne venne colm ato di grazie e divenne un gran santo. « Se egli avesse ritard ato sino all’età avanzata per darsi a D io, non avrebbe senza dubbio raggiunto sì em inente grado di santità, giacché egli m orì m olto giovane, e forse non si sarebbe neppure salvato » (p. 66). Vinta dunque ogni riluttanza m otivata ingannevolm ente dal dem onio con la prospettiva che la vita cristiana (il servir Dio) sia vita triste, DB apostrofa il giovane : « Perchè dunque non consacrare al Signore questo tem po di nostra gioventù, che gli è di tanto gradim ento? Perchè differir di giorno in giorno ad abband o n are il peccato, e a com inciar u n a vita da fedele cristiano? T utti quelli, che o ra si trovano all’inferno avevano volontà di darsi poi una volta a D io (cfr. anche p. 37); m a la m orte li prevenne e si sono perduti per sempre. - Orsù ad u n que diam oci a Dio, m a diam oci adesso, che siamo in buona età, m entre siamo ancora a tem po; perchè colui il quale si m ;tte per la buona strada in gioventù, è sicuro di cam m inare per quella sino alla fine della vita » (p. 66). « Coraggio adunque, miei cari, datevi per tem po al servizio del nostro buon D io, e voi avrete sem pre il cuore allegro e contento e conoscerete per prova q uanto sia cosa dolce e soave servire al Signore » (p. 12). Così si chiude il terzo articolo della sezione prim a, richiam ando all’istanza della vita allegra e contenta, che il giovane desidera appagare, ed introducendo alla trattazione della prim a virtù, che il giovane deve possedere. III. Le virtù necessarie. Tre virtù giocano u n ruolo speciale nella spiritualità giovanile di cui p a r liam o; l’am o r di D io, e del prossim o, la p u rità e l’ubbidienza. L’am or di Dio è — 99 oggettivam ente la virtù più eccellente e la vera radice del « gusto » per la vita religiosa (G P D , p. 63). D al pun to di vista dinam ico è la forza m otrice di ogni atto virtuoso. La p urità è la più bella delle virtù (p. 28); è, cioè, concepita come il più beH’ornam ento dell’anim a giovanile in g raz ia ;,ha - diciam o noi - più che altro un valore oggettivo e statico: è un tesoro da proteggere gelosam ente; ma ha pure la funzione preziosissima di m eritare la predilezione di Dio e di M aria Vergine, e di essere sorgente di purissim a gioia e di angelico, liliale candore. La storia insegna che è la virtù più insidiata negli anni giovanili ed è anche quella che m erita capitalissim e cure. Infine, l’obbedienza. Essa ha carattere em inentem ente funzionale. L’im m a tu rità psicofisica del giovane; il divenire verso u n ’età m atura im pongono una guida di questo stesso divenire e nei giovani docilità ed obbedienza prestata a chi li dirige. Per un giovane dunque dal punto di vista pedagogico, la prim a virtù è l’obbedienza (p. 13). Nelle pagine che seguono cercherem o di interpretare il disegno di DB, sfor zandoci di articolare il com plesso delle virtù necessarie ad u n giovane atto rn o alle tre ch’egli presenta com e basilari: l’am or di D io, la purità, l'ubbidienza. 1. L ’amor di Dio e le virtù connesse. a. L ’amor di Dio. M algrado questo sia l’oggetto di u n ’intera considerazione, DB non si sof ferm a su di esso direttam ente, m a sugli effetti da esso prodotti. « Il poco gusto per le cose spirituali » deriva dalla m ancanza di am or di Dio. Viceversa esso è la sorgente di questo gusto. Fondamento dell’am ore verso D io è l'am ore stesso di D io verso di noi; am ore gratuito ed infinito (p. 36); am ore intenso ed affettuosam ente p atern o : Dio è padre am oroso (p. 10), am ore quindi che m erita di essere ricam biato. Oggetto immediato: è anzitutto D io, padre am oroso. In specie poi: Dio fatto uom o, ad o rato ed am ato nei due m isteri, in cui è brillato più il suo am ore: la Croce e l’Eucarestia. Quindi concretam ente il poco « gusto » per le cose spiri tuali deriva dall’essere il nostro cuore poco innam m orato di Gesù Crocifìsso e dall'accostarci di rado alla S. C om unione; o dell’accostarci indegnam ente, oppure col cuore pieno d ’affetti m ondani, perchè « è impossibile avvicinarsi a queste due inestinguibili fiamme dell’am or di Dio senza sentircene accesi e trovarne conforto e contento » (p. 61). È, questa, u n ’afferm azione preziosa per scoprire il giusto valore che DB asse gna alla S. C om unione, alla Visita al SS. Sacram ento, ed alla divozione a Gesù Crocifìsso. È certo però, come notam m o facendo l’analisi delle fonti, che DB conce pisce un esercizo ed una m anifestazione dell’am ore di Dio più « sensibile » (la parola non è felice) che n o n De M attei. Questi infatti suggerisce come pratiche da farsi, puri atti d ’am ore, espressione im m ediata dell’appetito volitivo; DB invece giunge a far em ettere atti di am or di D io attraverso l’uso del sensibile: 100 - attraverso un pratica divota (baciare il Crocifisso, p. 63) o la com unione sacra m entale. È u n a via più facile ed a ltrettan to sicura, m a che rivela diiferenza di m etodi e di m entalità. Esprim endosi con term ini a noi più evidenti, l’am ore al Crocifisso (pp. 62s; 171ss), unitam ente alla divozione al Cuore di Gesù (pp. 119ss), rappresenta tipicam ente l’espressione dell’am ore riparatore. M entre l’am ore a Gesù E ucari stico (com unione sacram entale, e spirituale, visita al SS. Sacram ento) (pp. 62s; 105ss) sono espressione tipica dell’am ore unitivo. T roviam o adunque accolto nel G P l’am or di D io nelle due form e più care ai mistici, di am ore unitivo e riparatore. Ovviam ente li troviam o non allo stato raffinato di Teresa o M argherita M aria, m a a quello semplice, e tuttavia ugual m ente ricco, della spiritualità popolare, la quale am a fare, m a non riflettere m olto su quello che fa. Delle pratiche con cui si esprim e l’am or di D io parlerem o a suo luogo. Per affinità d ’argom ento aggiungerem o poche parole sull’am ore a M aria. Peraltro l’am ore a M aria SS. conduce a quello di Gesù. L'am ore a M aria ha u n a stru ttu ra analoga a quello dell’am ore verso Dio. A nch’esso ha com e fondam ento l’am ore di M aria verso gli uom ini ed in p a rti colare verso i giovanetti. G li uom ini godono tu tti della m aternità spirituale di M aria. Ella è stata p roclam ata ufficialmente m adre dell’um anità ai piedi dalla croce sul Calvario M a le sue singolari predilezioni sono per i giovanetti. Ella fa sue le parole del suo divin Figlio: Si quis est parvulus veniat ad me (pp. 30s); « chi è ab ban donato » ad d irittu ra « corra » a M aria e tro v erà una « m adre am orosa », la quale annovera chi è di lei divoto tra i suoi figliuoli, e verso di essi eserciterà le sue funzioni di m ediatrice: colm ando di benedizioni in questo m ondo ed otte nendo ad essi il Paradiso (pp. 31-33). M aria SS. nel G P è o n o rata anzitu tto col titolo affettuosissim o e nel con tem po schiettam ente teologico di M adre di G esù e M adre nostra. Il titolo di A usiliatrice viene a specificare la funzione m aterna e soccorritrice di M aria verso l’intera Chiesa e verso i singoli figli (pp. 160-164). La divozione all’im m a colata incarna l’ideale di p u rità da ogni peccato ed in ¡specie dai peccati contro « la bella v irtù » (pp. 29s; 32; 156-159...). L a divozione all’A ddolorata è espres sione dell’am ore rip arato re per le offese che M aria e Gesù, suo figlio, ricevono (pp. 144-152). Com e l’am or di D io, così l’am ore verso M aria viene espresso preferibilm ente, non con puri atti della volontà, m a con la recita del rosario, delle sette allegrezze dei sette dolori... La giaculatoria, che può intendersi come espressione di un puro a tto interno : « A Voi dono il m io cuore, m adre del m io G esù, M adre d ’am ore » fu in tro d o tta nell’edizione D (p. 125). — 101 Connessi con l’am or di Dio sono la carità verso il prossim o, il distacco dai beni terreni, lo spirito di penitenza e di m ortificazione, lo spirito di preghiera, di cui presto parlerem o. b. Am or de! prossimo. A dire il vero la carità verso il prossim o, concepita come apostolato e con quista, non trova u no sviluppo notevole nel G P, tuttavia vi sono sufficientem ente palesi i germi, che troveranno il loro pieno sviluppo nella Vita di Savio, Besucco, e M agone. Si pensi all’anno 1854 (l’anno dell’ingresso di D om enico Savio all’O ratorio), in cui la necessità di soccorrere i colerosi fece si che DB eccitasse i giovani a dedicarsi generosam ente all’assistenza dei bisognosi. Inoltre, avendo incom inciato ad accogliere giovani interni nella casa Pinardi e scarseg giando aiutanti, il Santo sentì il bisogno di stim olare nei giovani un m aggior senso di responsabilità anche per il bene dei com pagni m eno vigili e m eno forti nella vita spirituale (158). Indicherem m o dunque nel ’54 un anno di grande m aturazione d ’idee, che ripetiam olo, c’erano già nel patrim onio di DB. Il G P tende anzitutto (alm eno, così ci è apparso) alla vita individuale del giovane; in grado m inore alla vita sociale. Vien dato notevole rilievo alle rela zioni negative col prossim o: fuggire i cattivi com pagni, fuggire lo scandalo, i cattivi discorsi, i divertim enti pericolosi. Sopportare i difetti dei com pagni e perdonare gli oltraggi che da essi si ricevono (pp. 64s). Le relazioni positive sono in buona parte per la p ro p ria u tilità spirituale : approfittare del buon esem pio dei com pagni; per questo scopo so p rattu tto scegliersi dei buoni com pagni: « saranno quelli, che frequentano i SS. Sacram enti della Confessione e C om u nione, intervengono alle chiese, e che colle parole e coll’esempio vi anim ano all’adem pim ento dei vostri doveri, e vi allontanano dall’offendere il Signore » (pp. 21s). M a in buona parte sono anche relazioni apostoliche: l’am or verso il prossim o è la m isura dell’am or di D io (p. 63), n o n può dunque m ancare in un metodo com pleto di vita cristiana. Sull’esempio di S. Luigi il giovanetto deve godere nel dare il superfluo ai poveri, ed anche (perchè no?) privarsi delle cose che ha più care in loro sollievo (p. 64). S o p rattu tto la carità deve essere ardente per i bisogni spirituali del prossim o: 1) Insegnando ai com pagni le cose della fede, o alm eno conducendoli là dove possono essere istruiti (p. 65). 2) È cosa lodevolissim a raccontare esempi edifi canti ad altri (p. 35). 3) P ro cu rar di condurre qualche com pagno ad ascoltare (158) Si veda il voi. V delle M B, ovv.: Bosco per cura del Sacerdote Don Giovanni Cinque lustri di storia dell'Oratorio saleBonetti suo allievo, T orino, T ipografia Salesiano fondato da! sacerdote D. Giovanni siana 1892, pp. 419-460. 102 — la parola di D io e ad accostarsi al Sacram ento della Confessione (p. 65). Leggere argom enti spirituali in presenza d ’altri (p. 17). Sono, queste, cose che m etterà in pratica brillantem ente D om enico Savio. L’esercizio della carità verso il prossim o sarà così strum ento eccellente per levar m olte anim e dal sentiero della « perdizione e rim etterle in quella strada che le conduce a salvam ento ». E d ’altra parte m eriterà ai giovanetti m olte gra zie da D io per mezzo di Luigi, loro m odello (p. 65). M a l’apostolato più effi cace è certam ente quello del b u o n esempio. « Perciò - esorta DB - siano i vostri discorsi buoni e m odesti; siate divoti in chiesa, ubbidienti e rispettosi ai vostri superiori. O h quanti com pagni vi im iteranno e cam m ineranno per la strada del Cielo! E voi sarete sicuri di andarvi in loro com pagnia, perchè, come dice S. Agostino, colui che pro cu ra la salvezza di u n ’anim a può fondatam ente sperare di salvare la p ro p ria: Anim am salvasti, animam tuam praedestinasti » (p. 25). Così il ciclo dell’am or verso il prossim o rito rn a dall’effusione caritatevole per il bene altrui al suprem o e più agognato vantaggio spirituale dello stesso giovane apostolo. Ed è naturale, o meglio, è cristiano che sia così. c. Il distacco dai beni terreni. La considerazione dei fini suprem i della vita um ana e l’esperienza dell’am or di D io conduce al disam ore per i piaceri ed i beni terreni ed al distacco da essi. La considerazione sul Fine dell’uomo (pp. 36-39) vuole appunto « radicare » questa convinzione: la follia di disperdersi in fini futili, che allontanano da quello più nobile e sublim e per il quale fum m o creati, e d ’altra parte, al disprezzo dei beni caduchi. I beni terreni, anche nel presente ordine storico, hanno per sè come finalità il procurare un certo benessere tem porale all’uom o (159). Tuttavia « sarebbe m assim a follia occuparti tan to seriam ente di quello che finisce così presto, e pensar sì poco aH’eternità, che n on finisce mai più » (p. 38). Sull’esempio di S. Luigi il giovane deve avere il coraggio di dire, considerando piacere, ric chezze e onore: Quid haec ad aeternitatem ? (p. 38); con lui esclam are: Quod aeternum non est, nihil est (p. 61). A ll’unisono con l’am o r di D io nelle pagine del G P risuona l’ansia della pro p ria salvezza eterna, che stim ola a rinunziare a tu tti quei fini caduchi che non giovano alla salvezza dell’anim a (G PD , pp. 38s). Se però il distacco dal m ondo è fru tto di am o r di D io e del pro p rio vere bene, a sua volta è mezzo per affezionarci alle cose di D io. « Se vogliam o anche noi distaccare il nostro cuore dalle vanità del m ondo ed affezionarci alle cose di D io, com inciam o dal disprezzare i beni terreni, che com e pungenti spine, e lacci funesti ci son d ’im pedim ento alla n o stra salute eterna; stim erem o sol tan to quello, che giova a condurci alla beata eternità (p. 61). (159) Cfr. più sopra, p. 66 — 103 E siccome u n simile distacco è oltrem odo difficile per le allucinazioni della natu ra e gl’inganni del dem onio, il giovanetto ha bisogno di appoggiarsi a D io n on solo con la. m editazione sul fine dell’uom o, m a anche con l’attendere all’onor di Dio. Specialmente vengono indicati come generatori di grazia e di forza la Confessione e la C om unione; il loro frequente uso è uno dei mezzi più efficaci per distaccare il nostro cuore dalle cose terrene ed innam m orarlo delle celesti. A bbiam o già notato come De M attei (fonte della considerazione sul distacco dal m ondo) per raggiungere questa purificazione m ette in m oto preferibilm ente le potenze intellettive e volitive: coltivare l’orazione e per mezzo della m edita zione eccitare a tti di disprezzo per i beni m ondani. DB preferisce ricercare lumi e forza soprannaturale specialm ente dall’uso dei Sacram enti (160). d. Spirito di penitenza e di mortificazione. Se il distacco dai beni della terra ha un grande valore com e m anifestazione dell’am or di D io e mezzo purificatore che ad esso conduce ed in esso, affina ancor più grande è il valore dello spirito di penitenza. Come m odello di peni tenza viene proposto ancora S. Luigi il quale « m algrado non abbia mai com messo peccato deliberato, tuttavia pianse am aram ente ciò, che Egli riputava offesa di D io » (p. 55). T u tta la considerazione sul peccato (pp. 39-41) ha lo scopo di richiam are al pentim ento, che attinge i suoi motivi principali dall’ingra titudine verso i benefici di D io (p. 40: « Figlio, io ti creai dal niente; ti diedi quanto hai presentem ente, ti feci nascere nella vera Religione, ti feci dare il santo Battesim o. Io poteva lasciarti m orire quando eri in peccato... »). I vari m otivi devono condurre ad una ferm a risoluzione e sfociare in un atto d ’am ore: « Signore, basta q uanto vi offesi; la vita che mi resta non la voglio più spendere ad offendervi; la spenderò ad am arvi e a piangere i miei peccati » (p. 40). Così il ciclo si chiude nell’am or di Dio. Lo spirito di m ortificazione ha u n a fisionom ia com plessa: è frutto dell’am or di D io, strum ento di espiazione per le colpe commesse e di im petrazio ne di grazie divine contro le tentazioni ed a presidio specialm ente della bella virtù. Questi motivi intessono i pensieri sparsi qua e là nel G P sulla m ortifi cazione. Prevale certam ente il pensiero di m ortificarsi « per am ore di quel D io, che tanto patì per noi » (p. 58). AI solito viene presentato S. Luigi, di cui vengono descritte le rigide penitenze, non perchè in esse venga m aterialm ente im itato, ma perchè se ne ricopi lo spirito. L a m ortificazione in concreto dev’essere ab bracciata « p er am ore di Gesù m orto (per ciascun giovane) sopra il duro legno della Croce » (p. 58). La m ortificazione (o la penitenza, com e la chiam a (160) Cfr. più sopra, p. 73. 104 — DB) non è da rim andarsi alla vecchiaia, « quando le forze non la com portano più ». I giovani sono chiam ati ad usarsi rigore perchè anche loro sono com presi nel m onito: « Chi non vuole patire con Gesù Cristo in terra, non p o trà go dere con G esù C risto in Cielo » (p. 59). Le realtà eterne illum inano anch’esse l’esortazione della penitenza. Anzi tu tto , il pensiero del Paradiso: « I l prem io che avrai in Paradiso, com penserà infinitam ente tu tto quello che avrai a soffrire nella vita presente » (p. 54). E con esso anche l’idea di scontare su questa terra la pena m eritata per le proprie colpe « affinchè non accada la disgrazia di doverle scontare nell’altra vita tra le pene dell’inferno e del P urgatorio » (p. 59). Q uanto alla pratica della m ortificazione DB non si dim ostra m olto favore vole verso le m ortificazioni afflittive; ed in questo si stacca dalle sue fonti let terarie (G A e D e M attei). Le aspre penitenze di S. Luigi devono solo indurre i giovanetti, com e già accennam m o, ad apprenderne lo spirito di penitenza. Il digiuno richiesto da G esù per vincere la « tentazione contro la p u rità » , consiste nella m ortificazione dei sensi: « 1. T enendo a freno gli occhi (pp. 26; 29; 32; 59); 2. M ortificando la gola, cioè guardandosi da ogm eccesso nel m an giare e nel bere (p. 32); 3. N on indulgendo a balli e teatri, che sono la ro vina dei costum i (ib id .); 4. N on dando al corpo se non il riposo strettam ente ne cessario (p. 29); 5. Fuggendo ¡’ozio (p.29) e conseguentem ente i cattivi com pagni, i cattivi discorsi, lo scandalo, le tentazioni e ogni altro genere d ’inganni diabolici. La m etodica della m ortificazione viene com pletata nella biografia di Savio e degli altri giovanetti. La stessa ubbidienza viene presentata come la penitenza più gradita al Signore (161). Il m onotono quotidiano, la diligenza nello studio, l’attenzione nella scuola (162), la com postezza di tutti i sensi nel pregare, nella scuola, nello studio, nella ricreazione (163) sono altrettante m ortificazioni da of frire al Signore. N on solo l’esercizio virtuoso quotidiano, m a anche gl’incom odi necessari della vita sono penitenze grate a Dio. DB ne fa l’elenco orm ai mec canicam ente, per associazione d ’idee e di suoni: essi sono il caldo, il freddo, il vento, la pioggia, la fame, la sete (164). A questo pun to si può affacciare u n ’o m b ra; cioè che questa austerità invo cata da DB come necessaria ai giovani, sia un p unto oscuro nella santità gioio sa proposta. M a il sospetto è falso e frutto di pregiudizi: è il solito inganno dia bolico che presenta la vita cristiana come m alinconica. L ’austerità della peni tenza n on genera m alinconia, m a gioia, perchè essa è effusione d ’am ore. 11 pen- (161) (162) (163) (164) Opere e scritti..., voi. IV. p. 38. Il pastorello delle Alpi.,, ed. cit., p. 70 Opere e scritti... voi. IV, p. 37. Cfr. Esercizio di Divozione alla M ise- ricordici di Dio, già cit., p. 110. Opere e scritti..., voi. IV, P. 38; Il pastorello delle Alpi, ed. cit., p. 70. — 105 siero di DB già enucleato nel G P, viene chiaram ente espresso nella vita di Besucco: « P a rla re di penitenza ai giovanetti generalm ente è recar loro spavento. M a quando l’am or di D io prende possesso di un cuore, niu n a cosa al m ondo, nissun patim ento lo afflige, anzi ogni pena della vita gli riesce di consolazione. D ai teneri cuori nasce il nobile pensiero che si soffre per u n grande oggetto, e che ai patim enti della vita è riservata u n a gloriosa ricom pensa nella beata eter nità (165). D ’altra p arte l’esercizio della m ortificazione ha com e effetto u n ’a b b o n d an za di grazie so p rattu tto per resistere alle tentazioni contro la virtù più bella e più insidiata (p. 29). E conservare la p u rità vuol dire conservare la grazia san tificante, cioè, la gioia. e. Lo spirito di preghiera. Sotto l’influsso del De M attei DB descrive l’alto grado di unione con D io a cui giunse S. Luigi nella preghiera, espressam ente concepita come elevatio men tis in D eu n (166) : l’unione con D io nella preghiera che conduce a sublimi effusioni di am ore e produce ineffabile gusto spirituale. Luigi « quantunque forte chia m ato con difficoltà poteva udire ciò che da lui si voleva, tan to era il diletto che provava in trattenersi con D io » (p. 67). Sotto questo influsso DB invita i giovanetti ad acquistare lo spirito e di di vozione e fa pregare il glorioso s. Luigi perchè ci ottenga « una scintilla » del suo fervore e ci ottenga inoltre u n aum ento « dello spirito di preghiera e di di vozione » (p. 68). M a in realtà queste idee non trovano nel G P uno sviluppo adeguato, quale invece lo avranno nel rom anzetto didascalico La Forza della buona educazione e specialmente nel trittico Savio-M agone-Besucco. A ppunto in quest’ultim o opuscolo DB dedica u n capo intero (cp. X X II) allo Spirito di Preghiera, ripigliando così il piccolo seme del G P che sem brava rim asto infecon do. « È u n a grande ventura - scrive DB - per chi d a giovanetto è am m eastrato nella preghiera e ci prende gusto. Per esso è sempre aperta la sorgente delle divine benedizioni » (167). L ’unione gioiosa con Dio viene chiarita com e il fine suprem o del « petite et accipietis ». Sulla scia alfonsiana DB preferisce vedere nella preghiera la petitio decentium a Deo. È, questo, u n aspetto vero dell’orazione, fondato sul Petite et acci pietis, che DB stesso cita (p. 67). La preghiera com e petizione trova riscontro e concatenam ento in tu tto il sistema spirituale di DB. Il Santo preferisce posare l’occhio sulla situazione concreta dell’uom o debole e misero, che ha bisogno di D io per giungere al suo fine suprem o. (165) Il pastorello delle A lpi..., cp. X X III, ed. cit.,, p. 70. 106 — (166) D E M A T T E I, o. c„ p. 82. (167) Il pastorello delle A lpi, ed. cit., p . 66. Si direbbe che DB preferisce vedere il Cielo « al servizio » dell'uom o, pur non dim enticando l’altro aspetto integrante di questo, che, cioè, l’uom o è in funzione del Cielo: gloria di D io, salvezza eterna. DB sa che M aria SS. è m adre di D io: con questo titolo la-onora e la invoca; m a ancora più spesso, e lo facem m o notare nel confronto con G A (168), la invoca com e m adre nostra, m adre pietosa, che bisogna onorare specialm ente chieden dole grazie per i nostri bisogni, protettrice, ausiliatrice. Nel G P ci sono varie giaculatorie con le quali si esprim ono atti d ’am ore al S. C uore di G esù; a Gesù, Giuseppe, M aria... m a prevalgono quelle, con cui si chiedono grazie e favori speciali. L a stessa chiesa, « tem pio del Signore, luogo di santità, casa di orazione » è per eccellenza il luogo della petizione : « Q ualunque cosa noi dim andiam o a D io in chiesa, la otterrem o: In ea omnis qui petit accipit » (p. 15). La salvezza eterna è legata alla preghiera. DB lo dice con S. Alfonso : « Chi prega certam ente si salva; chi n on prega certam ente si d a n n a » (p. 440). Per questo « in ogni nostro bisogno, nelle tribolazioni, nelle disgrazie, nell’intraprendere qualche azione difficile non tralasciam o mai di ricorrere prim a a Dio » (p. 68). « M a so p rattu tto n e’ bisogni dell’anim a ricorriam o a lui con fiducia, e sarem o esau d iti» (169). Passando ai requisiti della preghiera DB si sofferma sull’attenzione, che sulla scia del De M attei e di G A , viene presentata come naturale conseguenza dell’am orosa unione con D io n ell’orazione: Luigi doveva farsi grande violenza per cessare dalla preghiera (p. 68). E S. Stanislao K ostka, di Luigi em ulo e con fratello, « stava in chiesa con ta n ta divozione, che più volte non udiva le chia m ate, nè sentiva le spinte, colle quali i suoi servitori lo avvertivano di recarsi a c a sa » (p. 16). C on l’attenzione è collegata la com postezza esteriore, segno di rispetto p er le cose di religione e per il luogo del culto. DB con GA si sofferma a descriverla m inutam ente, prestando lo spunto a pittoresche buone notti, che ne riprendono il tem a (MB, X II, 446). L ’oggetto della petizione è svariato. Si chiede anzitutto il dono più agognato: la salvezza dell’anim a (p. 34) e quindi di p o ter evitare l’offesa di Dio (p. 30). In particolare si chiede la salvaguardia della p u rità (p. 29) e protezione nelle tentazioni (p. 26)... D ecisam ente prevale la preghiera per i p ro p ri bisogni spirituali, m a no n è esclusa la preghiera riparatrice (C oroncina al S. C uore di Gesù...). N on m anca un respiro m eno individuale nelle preghiere per i bisogni di santa Chiesa, per i nostri parenti, benefattori, amici e nem ici; per quanti si tro vano nella chiesa con noi e finalm ente anche per coloro che vivono lontani da (168) Cfr. più sopra, p. 64. (169) N ell’edizione A e B si leggeva: « e sarem o sicuri di essere esauditi » (G P A p. 69; G PB , p. 88). — 107 D io e separati dalla vera chiesa, perchè il Signore li « illumini e li conduca tu tti da buon pastore nel suo ovile » (p. 438). Il m odo di esprimere la petizione è anch’esso vario. L’abbondante copia di form ule quotidiane, settim anali, m ensili; la ricca messe di giaculatorie, dette « arm i form idabili » contro gli assalti del dem onio (p. 29)..., dim ostrano l’intento di rendere la vita integralm ente, in tu tte le sue m anifestazioni santificata ed a tto di liturgia a Dio. È, questo, lo scopo di tu tta la letteratu ra devozionale cattolica; DB lo accetta e lo presenta ai giovani, come unico scopo della loro vita; unica fonte di vita allegra e serena. 2°. La prima virtù di un giovane è l'obbedienza. L ’obbedienza ha un’im portanza capitale nella spiritualità giovanile, sì da m eritarsi il titolo di prim a delle virtù del giovane. DB asserisce perentoriam ente che il giovane « piega sicuram ente » al male, se n o n si lascia guidare da chi ha cura della sua buona educazione e del bene della sua anim a ( p. 13), come la tenera pianta, che finisce male se non è coltivata e guidata fino ad una certa grossezza. L ’ubbidienza e le altre virtù ad essa ricondotte (docilità, rispetto...) sono im poste d alla stessa condizione del giovane, che precisam ente si trova nel periodo della evoluzione psicofisica e finché non sarà giunto a « quella certa grossezza » è p o rtato facilmente a prendere « cattiva piega ». Il giovane, finché non sarà giunto alla m a tu rità necessaria, deve necessaria m ente m uovere i suoi passi dietro la G uida. Le guide sono, per disposizione di natura, i genitori, m a la loro opera è affiancata e talora rim piazzata da altri superiori « ecclesiastici o secolari », dai m aestri e, nell’oratorio, dal D irettore, dai m aestri ed assistenti (pp. 34s). Il D irettore è già presentato con la sua funzione caratteristica nella conce zione boschiana di padre, e padre spirituale: « Vi raccom ando eziandio di avere una figliale confidenza col D irettore, ricorrendo a lui quando avete qualche dubbio di coscienza » (p. 35) (già n otam m o che questa è una particolarità del G P, che non ha la fonte letteraria, GA). Sappiam o poi, m algrado non appaia nel G P, che il D irettore è an ch e il Confessore al cui giudizio è riservata la fre quenza alla m ensa eucaristica (pp. 105-108) ed è il Padre am ante, che fa le veci di G esù Cristo nel rim ettere i peccati e dirigere nel cam m ino della virtù (pp. 103s). Infine egli ha una funzione speciale nella scelta dello stato, sicché il suo giudizio deve prevalere su quello di ogni altra persona, com presi i genitori (p.75). T u tto il sistema delle guide (genitori, direttore, m aestri...) ha un solo scopo: sostenere e corroborare la vita di santità gioiosa del giovane fino a condurlo alla perfezione. « Beati voi - esclam a DB - se così farete; i vostri giorni saranno sem pre felici, ogni vostra azione sarà sempre o rdinata e di com une edificazione (p. 15). 108 — Anche tra l’allegria e l’ubbidienza c’è u n nesso inscindibile: « Vogliamo essere sem pre allegri - diceva il Santo Siamo obbedienti » (M B, X III, p. 210). Così pure l’insofferenza e la disobbedienza sono segno che al cuore del giovane m anca la pace con D io (MB, X V II, 113). Bisogna aggiungere che la virtù del giovane non è appoggiata su motivi prettam ente naturali, m a solidam ente ancorata a ragioni di fede e di religione: attraverso i genitori ed i superiori è D io stesso che com anda (p. 13): l’obbedienza p restata ai superiori è come p restata a Gesù C risto m edesimo e a M aria SS. (p. 14). A d im itazione di G esù, sottom esso a M aria e a G iuseppe e infine allo spasim o della Croce, l’obbedienza è prezioso atto di ossequio a Dio Padre (p. 13). Ne viene adunque che l’obbedienza nelle sue varie m anifestazioni di doci lità, rispetto, sincerità diventa suprem o mezzo di santità. Chiude incisivamente D B: « U n giovanetto ubbidiente si farà santo. Il disubbidiente va per una strada che lo condurrà alla p erdizione» (p. 15). 3°. La più bella delle virtù è la purità (170). Il problem a della p u rità aveva angosciato i m aestri di ascetica giovanile, ai quali attinse DB. Aveva d ettato copiose ed ardenti trattazioni al G obinet; pagine torm entate, talvolta di vigoroso verism o, ispirate dall’ansia di m uovere i giovani all’orrore per il p ;c c a to disonesto, il loro più grande nemico, il m ale detto, odiato vizio, che strappa a D io gli uom ini proprio quando entrano nella via della salute (171). D e M attei aveva scritto pagine lum inose sulla bella virtù, la virtù angelica, che aveva reso Luigi il prediletto di Dio. Per DB la p u rità conserva la centralità che aveva presso G obinet e viene coronata con la luee di cui la fa risplendere la tradizione aloisiana. N on è il vizio disonesto che tro v a u n a abbo n d an te trattazio ne nel G P, come presso G o b i net, m a la bella virtù ; l’im purità n on ha la soddisfazione di essere nom inata una sola volta nel G P. Com e G A , così per il G P il problem a della p u rità trova u n a soluzione nel quadro generale della pratica cristiana. La pratica cristiana converge tu tta nella tutela della purezza. Tutelare la purezza vuol dire custodire nel sacrario più intim o la fiam m a che alim enta la vita cristiana In una parola si difende la gra- (170) C hiam iam ola « p u rità » e non p urez za e nem m eno castità. M entre faticava sul G P D B aveva già per le m ani un altro o p u scolo che avrebbe pubblicato un a n n o dopo il G P. In esso D B scriveva di S. Vincenzo de’ Paoli : « L o stesso vocabolo C astità non gli sem brava bastantem ente espressivo; vi sostituiva quello di Purità, che presenta un senso m eno esteso » (lì Cristiano guidato alla virtù ed alla civiltà secondo lo spirito di S. Vincenzo de' Paoli... T orino, Tip. P aravia e C., 1848 p. 186). L a stessa sostituzione usò fare costantem ente il S anto E ducatore. (171) G O B IN E T , pt. I li, cp. 8, art. 1, T o rin o 1831, pp. 186s. - 109 zia, difendendo la purità. « Q uesta virtù è come il centro, intorno a cui si raccol gono e si conservano tutti i beni e se per disgrazia si perde, tutte le altre virtù sono p erdute: Venerimi omnia bona pariter cum Ula, dice il S ignore» (p. 28). 11 G P è insom m a im plicitam ente in consonanza con la tradizione aloisiana, giungendo ad una identificazione di latto della pu rità con lo stato di grazia. Venerunt omnia bona pariter cum illa, scrive il G P, riprendendo dal Mese di M aggio (ed. 1874, p. 162). Nel Mese di M aggio appunto gli effetti (le benedi zioni) che a p p a rta la pu rità, coincidono con quelli arrecati dallo stato di grazia. Cioè, anzitutto, tranquillità, pace e contentezza: « L o Spirito Santo ci dice, che colla virtù della p u rità ci vengono tu tti i beni: venerunt omnia bona pariter cum illa. Di fatto quelli che hanno la bella sorte di poter parlare colle anime, che conservano questo prezioso tesoro, discoprono una tranquillità, una pace di cuore, una contentezza tale, che supera ogni bene della terra. T u li vedi pazienti nella m iseria, caritatevoli col prossim o, pacifici alle ingiurie, rassegnati nelle m alattie, attenti ai loro doveri, fervorosi nelle preghiere, ansiosi della parola di Dio. T u scorgi nel loro cuore una fede viva, una ferm a speranza ed una infiam m ata carità ». Com e già notam m o, G A non aveva un'esplicita considerazione sulla purità, e così era nelle più antiche edizioni del G P : ma tutti i loro capitoli erano altretanti raggi che concorrevano verso il com une centro. N on c’era il capitolo dellabella virtù, m a tu tto era in funzione di essa, considerata il più beH’ornam ento della vita di grazia. A salvaguardia della p u rità DB, in linea con G obinet, G A, S. Alfonso ecc., p opone un com plesso dispiegam ento di « mezzi » positivi e negativi, che p ra ti cam ente abbracciano tu tte le m anifestazioni della vita giovanile. I mezzi nega tivi sono costituiti dal sistema delle fughe, che nel G P occupano gran p arte della pt. I, sezione seconda. La p rim a fuga è quella dell’ozio, che è appunto il laccio principale teso dal dem onio ai giovani (p. 19). Di fatto è nell’ozio che nascono le tentazioni (a questo proposito DB cita S. G irolam o: « I l dem onio non li trovi mai disoccu p a to », p. 26). N ell’ozio nasce la ricerca dei giochi inutili, la ricerca dei pubblici spettacoli, dove non c’è niente di bene e si riporta sempre danno all’anim a (pp. 45s), nascono le amicizie pericolose e le conversazioni scandalose (p. 25), nascono le amicizie rovinose con com pagni, i quali non arrossiscono di fare discorsi osceni, p roferir parole equivoche o scandalose (p. 21), com pagni che sono degli scellerati e più pericolosi del dem onio medesimo (p. 25); nascono così gli scan dali, che sono causa di eterna rovina per tanti giovani (pp. 24s). C rediam o che non sia esagerazione dare rilievo ad un m utam ento avvenuto nella Pratica assegnata al giorno VII della novena a S. Luigi, dove prim a si leggeva: « fuggite i cattivi com pagni » (G PA , p. 68), sostituito poi con « fuggite l ’ozio » (p. 67). A parer nostro ivi si tra tta di una vera valutazione (intuita o 110 — riflessa): DB ha p osto il dito su quello che riteneva l’ostacolo più radicale alla san tità giovanile. E di valore eccezionale l ’art. I li, sez. II: Evitare i cattivi discorsi (pp. 22s): DB vi sviluppa la d o ttrin a sulla fuga delle occasioni. In essa si dim ostra rigido seguace di S. A lfonso e di S. L eonardo da P. M aurizio. Le circostanze p arti colari in cui si trovano i giovani lo consigliano a tenere un ferm o rigore: i giovani sono in periodo di form azione, dunque il solo fatto che nell’am biente dove si trovano, si facciano cattivi discorsi, è sufficiente perchè risolutam ente il giovane vada altrove: « F u g g i, ab b an d o n a il luogo, la scuola, il lavoro e l’officina, sop p o rta qualunque m ale del m ondo piutto sto che dim orare in u n luogo o trattare con persone, che m ettono in pericolo la salvezza dell’anim a tua » (p. 23). Si tra tta infatti non solam ente dell’apprendim ento di u n ’arte o di una scienza, m a di u n a vera opera educativa, quale la concepisce DB : cioè, tutela della grazia santificante e preparazione ad essere onesto cittadino, buon cristiano, per sal vare infine l’anim a propria. Se è im possibile che un giovane si m antenga buono senza una guida, a m ag gior ragione è im possibile che si m antenga tale in un am biente dove tu tto spira m orte e veleno. Il sistem a delle fughe si com pleta con la fuga di ogni fam iliarità con giovanette (p. 32) e con la custodia assidua dei sensi e in p articolar m odo degli occhi (pp. 32; 60). Si passa così ai mezzi positivi. Si tra tta evidentem ente di mezzi sop ran n atu rali, nei quali lo psicologo odierno saprebbe trovare l’efficacia psicologica; m a nel caso che si ferm asse a questa, e da questa volesse valutare lo stile di DB rovinerebbe ogni cosa. A nzitutto quando DB ad d ita la bellezza de’la purità, virtù angelica, che rende simili agli angeli e a D io stesso, che assicura un posto speciale in cielo dietro l’A gnello im m acolato, per cantare un canto che orecchio um ano non mai ludi, anzitutto DB intende presentare qualche cosa di reale, che è perciò ef fettivam ente avvincente La bellezza della virtù, scintillante con chiara luce nel la m ente generosa del giovane è il prim o mezzo per conservare la bella virtù, preludio a quelli che sono i grandi mezzi; le colonne solidissime della C on fessione e C om unione (p. 29), le arm i form idabili, quali sono la preghiera (specialm ente le orazioni giaculatorie), la m ortificazione, il lavoro, la ritira tezza (chiam ata l’arm a principale), il patrocinio m aterno della M adre Im m a colata, l’esempio fulgido e la protezione dell’angelico Luigi (pp. 59s). C ertam ente interesserà q uanto direm o sul m etodo a d o tta to da DB nel pre sentare questo argom ento così attraente, m a nello stesso tem po così delicato. L a riserbatezza del Santo in questa m ateria è più che nota. M a si prova una grande soddisfazione quando ciò che ci riferiscono i biografi ci risulta confer m ato negli scritti di DB e ci tocca la bella ventura di sorprendere DB a cogliere — Ili con delicatissime e candidissim e m ani il m ateriale che gli offrono le fonti lette rarie; sicché veniam o a constatare quan to riserbatissim o fosse DB ai suoi tempi, che oggi a qualcuno potrebbero apparire esageratam ente riserbati: DB è ancora più « esageratam ente riserbato ». D alle M em orie Biografiche si conoscono i bisticci del Santo con i revisori ecclesiastici per sostituire nel IX com andam ento al tradizionale « n o n deside rare la donna d ’altri » l’altra frase : « non desiderare la persona d ’altri » (MBII, p. 186); sostituzione discutibile dal p u n to di vista esegetico, m a che riflette le preoccupazioni di DB, che pensava all’anim a delicatissim a dei suoi giovani. Il Santo la spuntò nell’edizione B, dove si leggeva: « N on desiderare la persona d ’altri » (GPB, p. 98). Fra le altre scritte del porticato di Valdocco c’era anche questa: « ...la persona d ’altri »! Si conoscono le industrie di DB in presenza del Teologo Golzio per ela b orare il terzo m istero gaudioso. In realtà si tra tta v a dei prim i tre misteri gau diosi, riguardo ai quali la pietà tradizionale gli offriva un form ulario alquanto crudo (172). Il prim o m istero gaudioso: « ...si contem pla come la Vergine santis sima fu annunziata d all’A rcangelo G abriele che doveva concepire e partorire G. C. Signor N ostro » diventò: « ...annunziata dall’A rcangelo G abriele, che restando sem pre Vergine doveva (non « concepire »! ma) diventar M adre del nostro Signor Gesù C risto ». « Nel secondo si contem pla come la Vergine santissim a, avendo inteso che santa E lisabetta era gravida, si p artì subito, andò a visitarla... ». DB ad atta: « ...si contem pla come la Beatissim a Vergine andò a visitare S. Elisabetta... ». Le MB ci testim oniano la travagliosa ricerca di una form ula per il terzo m istero, che nel d ettato tradizionale suonava così « Nel III. si contem pla co me, essendo venuto il tem po di parto rire, parto rì M aria Vergine nella città di Betlemme il nostro R edentore nella mezza notte, e lo pose nel prese pio ». DB n o n rim ase soddisfatto nem m eno della form ula: « n a c q u e da M aria V erg in e» ; lasciò solam ente: « c o m e il nostro R edentore nacque nella (172) Le form ule che presentiam o per i Vergine Immacolata, T o rin o dalla Stam peria m isteri gaudiosi le abbiam o trascritte dalle Soffietti 1807, pp. 30s. - Orazioni giorna Opere complete di S. Leonardo da P. M auri liere ad uso del Seminario di Torino, T orino zio, Venezia, Tip. Em iliana 1868, t. II, pp. 1819. dai torchi vedova Pom ba e figli, pp. 140s. M a si tro v an o quasi con le stesse 33s. - Pratiche Cristiane proposte agli allievi parole in altri opuscoli: Esercizi di pietà che della Compagnia di Gesù, Palerm o, S tabi si praticano da' signori convittori e scolari lim ento T ip. di F. L ao (s. d.: 184..), pp. 22-25. -La giornata del cristiano santificata de! colleggio di Carmagnola. C arm agnola dalla stam peria di Pietro Barbié, 1805. pp. colla preghiera e colla meditazione... T orino, 16s. Orazioni all'uso della Congregazione del per G iacinto M arietti T ipografo-L ibrajo, Seminario di Torino sotto il titolo della Beata 1844 p. 341. 112 — città di Betlemme in una stalla...» (173). N ella breve istruzione prim a delle preghiere del m attino (p. 77) si legge come « S. Luigi G onzaga voleva nem m eno che gli si vedessero i piedi ». La fonte dice invece che « S. Luigi G onzaga nem m eno sofferiva che gli si vedessero nude le gam be » (G A , p. 9). E nelle Sei Domeniche (p. >54) DB dice che S. Luigi non sapeva « quale fisionom ia » avesse sua m adre. De M attei invece dice che Luigi non sapeva « qual colore avessero le sue pupille » (De M att., p. 26). Inoltre della preghiera della buona m orte veniva n o tato : « C om posto da una D onzella protestante convertita alla Religione C attolica nell’età di 15 e m orta di anni 18 in odore di santità » (G PA , p. 140); la no ta fu soppressa nella edizione C. Proprio in questa edizione C si riscontra una particolarità: fino all’edizione 75a (1878) figurava una lode in onore di M aria SS., in tro d o tta appunto nell’edi zione C : 16 strofe che occupavano p. 445 e buona parte della 446: era u n ’ode idillica, dagli accenti languidetti e zuccherini e (quel che non doveva garbare a DB) com inciava fin dalla prim a strofa con battu te forse poco adatte ai giovani « i quali furono già vittim a delle um ane p assio n i» : « O M aria, quando ti miro A bbracciata al tuo diletto Io mi sento il cuore in petto Palpitar per te d ’am or... (174). Sicché nell’edizione 81a del 1880, stereotipa della precedente, si ha una sola variante: la sostituzione della lastra-pag 445 con una che riproduce alcune strofe dell’inno: «S alve, salve, pietosa M a ria » , rip ro d o tta più avanti integra alle pp. 450s. La pagina 446 continuava a riprodurre le sette strofe superstiti della lode soppressa, ed anche l’indice alla p. 445 continuava a segnare: « O M aria, quando ti m iro... ». Concludiam o n o tan d o che nel G P si ha u n ’ottim a conferm a sul m etodo del silenzio e della riserbatezza ad o ttato da DB in linea coi suoi tempi, anzi con maggiore rigore dei suoi tempi nel far vivere i giovani in un clim a di profum ata purità e direm m o candida ingenuità, giudicando « la purità come un limpido specchio, il quale anche ad un soffio solo si ap panna » (p. 77). Alle dom ande degli uom ini m oderni: come preparava DB i giovani alla vita; (173) MB, V, p. 596. Presenta un form ulario affine a quello preferito da D B M e zzi fa cili e sicuri ai Penitenti per mantenersi in grazia di Dio e fa re una buona morte con altri pii Esercizj... T orino, per G iacinto M arietti 1842, p. 125: « N e l terzo si considera la nascita di N . S. G esù C risto in una stalla, da q u a ttro mila anni sospirato, d a ’ pastori e d a ’ Magi visitato ». (174) N e è a u to re il padre L. G A L L O , O blato di M . XV.. Cfr. Raccolta di lodi sacre... M ilano, Tip. Arcivescovile della D it ta G iacom o Agnelli, pp. X II e 99-101. come in pratica affrontava la «crisi » a cui anche i suoi giovani andavano certa m ente soggetti, col G P alla m ano n on saprem m o che rispondere: tali problem i, in fatti non rientrano negli orizzonti del G P. T uttavia crederem m o che una rispo sta di DB su tale problem a darebbe am pio posto ai valori religiosi della vita all’uso assiduo dei mezzi so prannaturali e ad u n ’angelica sem plicità e delica tezza e ingenua riserbatezza nei costum i, nei pensieri, nelle parole e in tu tto (175). C ertam ente il m odo di com portarsi e di esprim ersi di DB coi giovanetti dovè lasciare tracce profonde ed influire beneficamente sui suoi « figliuoli » divenuti poi giovanotti o uom ini fatti. IV . I M ezzi. 1°. L'istruzione. Chi sfoglia il G P rim ane colpito d all’abbondante ap p arato di istruzioniG li è che la base del metodo di vita è ap p unto riposta su una salda e profonda istruzione religiosa, che avrà come effetto di creare un clima di convinzione e libertà interiore (176). DB anzi sente l’insufficienza del suo libretto; non si tratta di fondam enta da porre una volta per sempre, m a com e di radici da rinnovare senza tregua con linfa fresca, per im pedire l’inaridim ento delle radici stesse e dell’intera p ian ta; o per dirla con DB; « Siccome poi il nostro corpo senza cibo diviene infermo e m uore, cosi è dell’anim a nostra, se non le diam o il suo cibo. N utrim ento e cibo dell’anim a nostra è la parola di Dio, cioè le prediche, la spiegazione del Vangelo e il Catechism o... se voi private l’anim a vostra di questo nutrim ento vi m etterete a rischio di gravissimo danno sp iritu ale» (pp. 17s). Forse m em ore delle sue esperienze giovanili, DB invita i giovanetti a ric o r dare assiduam ente la predica udita, lungo il giorno, e specialmente prim a m et tersi a riposo (p. 18). Anche gli avvisi ricevuti dal confessore nell’ultim a confessione possono essere fari di luce salutare, che gettano i loro sprazzi lungo il giorno e specialm ente dopo le preghiere del m attino e della sera (p. 83). A ccanto alla parola udita c’è la parola letta: sono Vite di Santi (p. 83) oppure libri di spiritualità (p. 17) ovvero le Sette Considerazioni per ciascun giorno delia settimana ospitate nel G P (pp. 36ss). Anche la lettura spirituale dev’essere il (175) Nel Porta Teco D B suggerisce ai giovani che si trovano in età di prender m oglie la fuga del libertinaggio, la preghiera, a confessione e la com unione, la retta inten zione nella scelta della sposa, il consiglio di persone virtuose e prudenti « il più riser 114 — vato contegno e l'istruzione sulle disposisizioni che a ricevere il sacram ento del m atri m onio si ric e rc a n o » (Porta Teco cristiano ovvero Avvisi importanti intorno ai doveri del Cristiano, T orino, P aravia 1858, p. 46). (176) P. B R A ID O , o. c„ p. 277. pane quotidiano dell’anim a, da farsi preferibilm ente dopo le preghiere della sera o del m attino (p. 83) (177). Q uesta sensibilità per il valore dell’istruzione ha spinto il Santo A utore ad introdurre nel G P il trattatello dei « Fondam enti », resosi necessario, quando la libertà concessa ai Valdesi e l’intensa opera di proselitism o svolta da questi nei prim i fervori per l’o tten u ta libertà, im posero ai cattolici una conveniente salvaguardia e prem unizzazione contro il nuovo pericolo per la fede. 2° Le pratiche di pietà: pietà nella pratica. Le pratiche di pietà sono la m anifestazione deH’interno spirito di preghiera Com e tu tti gli altri m anualisti, DB si preoccupa di suggerire pratiche form ule per i vari m om enti della giornata e per i diversi atteggiam enti dello spirito: tu tto è da santificare, per godere di quella profonda letizia che solo il servizio del Signore sa dare. Si com incia dunque la g iornata col segno della Croce, con l’offerta del p ro prio cuore a D io (p. 77), si recitano le preghiere del m attino, si fa una breve lettura. Poi, se si può, si assiste alla messa. Si santifica il cibo col segno della Croce (p. 85) il lavoro con sante aspirazioni; si offrono a Dio perfino i trastulli (p. 20), a sera in com pagnia dei fratelli e delle sorelle ci si raduna a recitare il R osario (p. 82) e finalmente dopo le preghiere della sera e l’esame di coscienza, im m aginando di vedere i carnefici a levare con violenza le vesti di dosso a Gesù Cristo per flaggellarlo, ci si spoglia e ci si corica allontanando dalla mente ogni vano pensiero e riem piendola con quello della presenza di D io; pensando a Lui con le mani giunte sul petto si prende riposo (p. 82). Anche i Sacram enti della Confessione e C om unione e il Sacrificio della M essa sono circondati da un suggestivo ap p arato devozionale, che prepara lo spirito giovanile agli arcani effetti della divina grazia. « Capite bene o giovani, che nell’assistere alla santa M essa fate lo stesso, come se accom pagnaste il divin Sal vatore, quan d o uscì di G erusalem m e p o rtan d o la Croce sul m onte Calvario... » (p. 86). D opo una simile preparazione psicologica sarebbe stato superfluo racco m andare ai giovani di stare d urante la M essa « con raccoglim ento tale, che al cuna cosa non sia per disturbarli ». M a l’esperienza suggerisce a DB di scendere a raccom andazioni ancora più spicciole: « Il veder tanti giovanetti con volontà deliberata distratti a starvi irriverentem ente, senza m odestia, senza attenzione, senza rispetto, rim anendosi in piedi, guardando quà e là, ci fa dire che costoro non assistono al divin Sacrificio come M aria e S. G iovanni, m a come i Giudei e rinnovano più volte i patim enti del C alvario con grave scandalo dei com pagni e disonore di n ostra santa Religione » (p. 87). (177) Com e già notam m o, D B per i giosuggerisce particolari m etodi per m ;d ita re o vani non pone distinzione tra lettura e m edicom unque, per leggere le considerazioni, tazione. A differenza di G A , il G P non -115 La presenza al divin sacrificio dev’essere quotidiana: « V i raccom ando di avere grande prem ura per andare ad udire la santa M essa ogni giorno, e di tolle rare anche a questo fine qualche incom odo ». Secondo il suo stile, DB spiega che una tale assiduità è fonte di ogni sorta di benedizioni da parte del Signore (p. 88). La Confessione ha anche u n ricco contorno di pratiche e form ule divote, che servono a dare la giusta im portanza al Sacram ento, assolutam ente necessario per ottenere il perdono dei peccati e n on precipitare nell’inferno (p. 94). « Per tan to nel giorno precedente a quello destinato per la confessione dobbiam o p rep a rarci con qualche opera di cristiana pietà, come sarebbe una visita al SS. Sacra m ento, un digiuno, o alm eno qualche m ortificazione, un p o ’ di lettura spirituale, qualche preghiera e simili... » (p. 95). Il com plesso divoto che circonda il sacram ento della Confessione è il più m inuzioso ed il più solenne che contiene il GP. N on ha certo la prolissità di m olti m anuali contem poranei, ma attesa l’indole del G P e lo stile dell’A utore, non m anca di fare l’im pressione suddetta. E ben a ragione. Per DB la confessione « ben fa tta » era la ripresa della vera vita ed il nutrim ento di essa. Nel Confes sionale DB dava al giovane (a ciascun giovane) la sua direzione particolare; per questo voleva che i giovanetti tenessero bene a m ente gli avvisi ricevuti in confessione (pp. 83; 104) e li m ettessero in pratica (pp. 62; 104). Il Confessore è il padre am orevole, al quale con som m a confidenza bisogna m anifestare q u al siasi colpa e la sua parola ha so p rattu tto valore definitivo nella scelta dello stato (p. 75). M a della Confessione DB m ette in luce la funzione fondam entale: cancel lare il peccato e riconciliare con Dio. P er questo ripetuiam ente inculca di con fessarsi al più presto possibile, quando ci si trova in peccato m ortale (pp.56; 82...) e abitualm ente ogni otto giorni (p. 107). La parte più abbondante dell’istru zione sulla Confessione è rappresentata dalla m inuta descrizione delle condizioni perchè la confessione del giovane non sia inefficace, o peggio ancora, nulla e sacrilega (p. 96-98). Anche nella Comunione Eucaristica viene messa in rilievo anzitutto la fu n zione oggettiva, sacram entale: l’Eucarestia è il Pane spirituale che deve nutrire l’anim a (pp. I05s). F u osservato da D. Caviglia che, nella prassi di DB si trova un progresso in fatto di frequenza eucaristica: a Dom enico Savio e a M agone solo dopo un anno venne concessa la com unione tu tti i giorni « allora era il Don Bosco stret tam ente alfonsiano, quale s’era form ato sotto D on Cafasso nel C onvitto Eccle siastico » (178). Nella Vita di Besucco invece, qualche anno più tardi, « esprim erà (178) A. C A V IG L IA , // « M agone Michele-» Una classica esperienza educativa, in Sale- 116 — un indirizzo più p rogredito; non solo nel difendere il fatto della frequenza, che ivi era im pugnata, cfr. ivi. cap. XX ». Frequenza che nella vita di Besucco « non è la sola ebdom adaria e non è abitualm ente la quotidiana » ( 179). Q uesto progresso ci fu, ma graduale, senza forzam enti, ottenuto m ediante la libera corrispondenza dei giovani alle esortazioni calde e assidue di DB (180). A ncora nel 1860 per il piissimo Besucco la C om unione tu tti i giorni era solo riservata a qualche novena. Dice espressam ente DB che Besucco « venuto nell’O ratorio continuò per qualche tem po a com unicarsi colla stessa frequenza (di prim a: cioè nei gioì ni festivi) ed anche qualche tem po lungo la settim ana, di pei eziandio più volte alla settim ana, e in alcune novene anche tu tti i giorni » (181). Nel 1867 su 800 giovani nel mese di maggio (periodo di m a g gior fervore) solo 70 si com unicavano quotidianam ente (M B, V ili, p 823). T uttavia la m eta agognata è la com unione quotidiana. Ad essa DB esorta senza veli per esem pio in una « buonanotte » del 1864, anno della m orte di Besucco: « S e poi volete sapere il m io desiderio, eccovelo: Com unicatevi ogni giorno. Spiritualm ente? Il Concilio di T rento dice: Sacramento/iter! D unque? F ate così: quando non potete com unicarvi sacram entalm ente, comunicatevi spiritualm ente... » (M B, VII, 689). « Se il cibo si deve pigliare tutti i giorni, perchè non il cibo dell’a n im a » ? (ibid.). Se ci fu un progresso nella prassi di DB, è certo che il suo anelito alla com u nione quotidiana è antico. L ’episodio di Besucco, che espone a DB i suoi scrupoli sulla frequente C om u nione ripropone in form a didascalica la Considerazione XX IV , punto 2 c 3 del M ese di M aggio, pubblicato da DB nel 1858, gli anni della presenza di M agone alPO ratorio, passata poi, per m ano di D. Bonetti nel G P (MB, X, p. 125). O ra l’intero argom ento dipende da S. A lfonso e dalla tradizione alfonsiana, i quali, inculcando la com unione «frequente», intendono esortare le anim e che abbiano raggiunto un certo grado di perfezione alla com unione settim anale ed anche ripetuta varie volte d urante la settim ana ( 182). O ra delle pagine di S. Alfonso DB n o n sceglie quelle sulle condizioni di purezza requisite perchè una anim a si possa accostare con « frequenza » alla Com unione. La scelta di DB cade su quegli argom enti in cui si ha una più trasparente esortazione alla Com urio n e quotidiana. sianum, 1949, p. 49. (179) A .C A V IG L IA , Un documento ine splorato. L a « Vita di Besucco Francesco » scritta da Don Bosco e il suo contenuto spi rituale, in Saìesianum, 1948, p. 669. Cfr. anche P. B R A ID O , o. c., p. 287. (180) M B, VI, 1071; 583; IX , 14; 992; X, 43; X II, 29: 30s; 144; X II, 85; 827; XIV, 126; XV, 87; X V I, 182; X V II, 177; 271; X V III, 438, 512, 533... (181) 11 pastorello delle Alpi... cp. XX, ed. cit., p. 62. (182) IO SEPH D U H R , Communion fr e quente in D ictionn. de Spiritualité, t. II, cl. - 117 1°. Come la m anna fu cibo quotidiano per gli Ebrei nel deserto, « cosi - scrive DB nel Mese di M aggio 1858, p. 141 - la s. C om unione dovrebbe essere il nostro conforto, il cibo quotidiano (« d o v re b b e » diventa nel G PC , p. 109: « d e v e » ), 2°. « Sant’A gostino dice così: Se ogni giorno dim andiam o a Dio il pane corpo rale, perchè non procurerem o anche di cibarci ogni giorno del Pane Spirituale colla Santa C o m u n io n e» ? (G PD , p. 107). 3°. L’insegnam ento di S. Filippo N eri: confessarsi ogni otto giorni, com uni carsi anche più spesso (ibid.). 4°. L ’invito del Concilio T ridentino: essere in grado di com unicarsi sacram en talm ente tutte le volte che si interviene alla Santa M essa (pp. 107s). 5°. Le indulgenze concesse dalla Chiesa per incoraggiare ad accostarsi alla com u nione « c o n gran freq u en za» ( Mese di Maggio, 1858, p. 142). Nel libriccino Nove giorni consacrali all'augusta M adre del Salvatore sotto al Titolo di Maria Ausiliatrice (T orino 1870, LC, a. X V II, f. V) DB cita, con mons. De Segur, S. T om m aso: « Q uando uno conosce per esperienza che la Com unione quotid ian a gli fa crescere in cuore l’am ore di Dio, deve com unicai si ogni giorno » (183). L ’anelito di DB per la C om unione q u otidiana dei giovanetti è già som m es sam ente nel G PA . Nel 1847 si leggeva nel G P a proposito di S. Luigi che « im pie gava tre giorni a prepararsi alla com unione, tre giorni appresso per farne ringra ziam ento. F atto più grandicello si accostava ogni giorno alla santa C om unione, m a sem pre con angelico fervore e con massimo raccoglim ento » (G PA , p. 62)C ontinua D B : « D a quale cosa deriva m ai che noi proviam o così poco gusto per le cose spirituali? Questo avviene... dal l'accostarci tro p p o di rado alla SS. C om u nione » (G PA , p. 63). Il De M attei, da cui DB dipende, non dice nulla sulla com unione quotidiana di Luigi. L’ap p arato devozionale che circonda la S. C om unione non è eccessivo, anzi rispetto a quello di altri m anuali contem poranei, è semplicissimo. Le cure di DB sono quasi esclusivamente dirette ad inculcare la presenza reale del Figlio di D io fatto uom o, sotto le specie eucaristiche, divenuto Cibo dell’anim a: « Non è la sua im m agine nem m eno la sua figura, come un Crocifisso, ma vi è lo stesso Gesù Cristo nato dall’im m acolata Vergine M aria, che m orì per noi sulla Croce, che è risuscitato e salito al Cielo » (p. 106). « D io d ’im m ensa grandezza e m ae stà, D io di bontà e di m isericordia... Padre, Fratello, Amico e Sposo dell’anim a tu a; viene per esserti M edico, m aestro e cibo. Oh bontà! Oh amore! Oh mise ricordia in au d ita» ! (p. 11). Poche volte capita di trovare DB così espansivo e 128Is. (183) Nove giorni..., pp. 60s. - La Santissim a Comunione per Monsignor de Segur, T orino, 118 - Tip. dell'O rato rio di s. Frane, di Sales 1869, p. 46. così eloquente, così affettuoso, com e quando p arla dell’Eucarestia. La S. C om unione rappresenta l’atto in cui la gioia, prom essa da DB nel suo m etodo di vita, raggiunge il suo culmine. Perchè appunto è la m assim a unione oggettivam ente raggiungibile su questa terra con l’unica Fonte della vera gioia: « Accostatevi dunque per l’avvenire con cuore infiam m ato di viva carità e con atti ferventi di fede, di speranza e di am ore; e allora proverem o anche noi quelle delizie e quelle contentezze che provava s. Luigi » (p. 63). « La base della vita vita felice di un giovanetto - afferm ò più tardi DB - è la com unione, perchè qui sta la radice della divozione» (MB, XVII, 177). Il fatto della presenza reale è anche il fondam ento di una pratica di cui DB si fece caldo apostolo tra i giovani: la Visita al SS . Sacramento. La form ula alfonsiana era già diffusa in Piem onte, rip ro d o tta in fogli volanti ed in m anuali di pietà (184). DB l’accolse anche nel G P. Più tardi vi trovò posto anche la form ula alfonsiana per la com unione spirituale. Per la « Visita » DB ricorda « che Gesù trovasi nel SS. Sacram ento ricco di grazie da distribuirsi a chi le im plora » (p. 115). A nalogam ente nella C om unione spirituale invita a im m aginarsi di avere ricevuto G esù S acram entato nel proprio cuore, a fermarsi per qualche istante a fare atti di am ore e a chiedergli grazie particolari (p. 117). D i spirito eucaristico è anche im pregnata la Corona al S. Cuore di Gesù, del quale ap p u n to intende risarcire gli oltraggi che riceve nella SS. Eucaristia (pp. 120-123). Il culto di Gesù Eucaristico ci offre adunque « i veri germi di una educazione pratica all’amicizia personale con Gesù C risto, che ha per fondam ento « l’am ore che ci p o rta e le prove che ci ha dato del suo am ore ». particolarm ente efficaci sulla psicologia dei ragazzi e degli adolescenti (185). 3° Devozioni particolari. O ltre alla Via Crucis, che è espressione dell’am ore riparatore verso Gesù C risto, occupano senza dubbio un posto particolare la divozione a M aria SS. e a S. Luigi. M aria SS., M adre di Dio, è con preferenza considerata da DB come M adre nostra. L’invocazione che più facilm ente ritroviam o nel linguaggio m ariano di DB è « m a d r e » ; cioè la persona n ata per allevare, proteggere, sostenere i figlioli. La devozione quindi a M aria, intesa a riam are l’am ore di lei verso i suoi figli, vuol essere nel contem po la voce che richiam a la m adre sulle neces sità dei figlioli. N e viene che l’invito ad onorare la M adre celeste, è da DB unito a quello di ricorrere a lei, m ediatrice efficacissima di grazie: « A m ate dunque questa vostra M adre celeste: ricorrerete a Lei di cuore e siate ceni, che quante (184) pp. 59s. D E M E U L E M E E S T E R , o. c., t. I, (185) P. B R A ID O , o. c., p. 289. - 119 giazie a Lei chiederete, vi saranno concesse, purché non im ploriate cose che tornino a vostro d a n n o » (p. 31). Le stesse virtù di M aria, sono presentate più che come oggetto d ’im itazione, come oggetto d ’im petrazione. La purità, ad esempio, virtù che tan to piace a Gesù e a M aria (p. 29), nel G P non è presen tata come virtù di M aria SS. da im itare, ma piuttosto bisogna im plorare da M aria, M adre di Purità (p. 33) la grazia di potere conservare questa preziosa virtù (p. 32); pregarla, baciarle la medaglia o l’ab itin o (p. 30). Le varie pratiche divote suggerite nel G P hanno come scopo: « a m a re » M aria ed im plorare da Lei, m adre celeste, tesori di grazie. Tali sono il Piccolo Ufficio della B. V., che costituisce il nucleo più notevole della terza parte del G P ; il Rosario, di cui proposta la recita quotidiana al m attino o alla sera nel santuario della fam iglia insieme ai fratelli ed alle sorelle (p. 82), nei labotarori e da soli (p. 127). M em ore di quan to sia stato efficace il S. R osario in favore della Chiesa nel corso dei secoli, DB invita a im petrare grazie di valore universale: «im plorare dal Signore, per intercessione di M aria Vergine Im m acolata, la grazia che si conservi in mezzo a noi la Santa Fede, ci tenga lontani dagli errori che presen tem ente si vanno spandendo tra i C ristiani, e faccia sì che trionfi gloriosa la S. R om ana Chiesa... » (p. 127). Anche la divozione all'A d d o lo rata, essenzialmente riparatrice, intende rag giungere il suo scopo con lo stesso appoggio di M aria SS.: « Q uesta M adre pietosa si degni di concederci speciale protezione nel m editare i suoi D olori » (P- 145). Infine è ancora la m aterna m ediazione di M aria che s’invoca con la m aggior parte delle giaculatorie m ariane sparse nel G P e le altre pratiche e novene: al l’im m acolata, all’Ausiliatrice, ecc... Forse l’unica pratica esclusivamente lau dativa è quella delle Sette Allegrezze (pp. 166-168), tanto cara a DB e ai suoi giovanetti. La divozione a S. Luigi ha nel G P (e del resto nella prassi di DB) un posto di p rim ’ordine. Luigi è an zitutto il felice prototipo della santità giovanile, che ha saputo vivere felice nel m ondo, staccato da ogni m ondanità, serafino di am or di D io, infiam m ato di generoso am ore per il prossim o; perfetto realizzatore del « d a rsi a Dio da g io v a n i» ; che ha saputo entrare festosam ente in Cielo' Luigi è so p rattu tto m odello e p ro tetto re della bella virtù, da lui lum inosam ente conservata e clic certam ente am a vedere risplendere in tanti suoi giovani seguaci. M entre dunque M aria SS. è la protrettrice, S. Luigi è il m odello della bella virtù: « Prendete per m odello s. Luigi, m ettetevi come lui sotto alla speciale drotezione di questa M adre, ed essa sarà la C ustode fedele della vostra P urità » <p. 60). La divozione al Santo, di angelici costum i adorno, è rappresentata dalla recita q u otidiana della preghiera « G lorioso s. Luigi G onzaga... » (p. 81), dalla giaculatoria da recitarsi nel corso del giorno « Vergine M aria... s. Luigi G onzaga, 120 - ottenetem i la grazia di farmi santo » (p. 83), dal Pater che si recita alla fine della Messa, perchè ci ottenga aiuto a m antenere i proponim enti (p. 94). Luigi è invocato negli A tti da farsi prim a e dopo la C om unione; in suo ono re si cantano le lodi : « D isprezzator m agnanim o », « Luigi onor dei Vergini », l’inno « Infensus ». Senza dubbio però la pratica divota più solenne è rappre sentata dalle Sei Domeniche che preparavano alla celebrazione della festa. A ntica, come quella di S. Luigi, è nel sistema devozionale di DB la popolare devozione all’A ngelo C ustode (pp. I69s) presentato com e valido protettore. C on frequenza DB ricorda gli Angeli, che si com piacciono dei giovani puri (p. 60) e che sono celesti esemplari della bella virtù (pp. 28s...). S. G iuseppe era rappresentato nelle prim e edizioni del G P (come dicemmo già) solam ente da u n ’im petrazione per la b uona m orte (G PA . p. 139) e dalla giaculatoria quotidiana: « G e sù , Giuseppe, M a ria ...» (G PA , p. 82). Successi vam ente trovò il suo posto come p atrocinatore della purità (p. 197); e in gene rale di ogni grazia; onorato con le « Sette allegrezze » e pratiche di vote per il mese di m arzo (pp. 191-198). T ra le partiche divote della prim a ora bisogna collocare VEsercizio della buona m orte, corrispondente alla « ascetica dei novissimi », tanto in voga nella religiosità popolare dal sec. XVI al X IX (186). L'Esercizio ha lo scopo di « d i sporre in un giorno di ogni mese tutti i nostri affari spirituali e tem porali, come se in quel dì dovessim o realm ente m orire » (p. 184); in altre parole DB tende a ristabilire o rinvigorire la vita di grazia m ediante il pensiero dei novissimi, che spinga a fare « una Confessione e C om unione, come se si fosse veram ente al pu n to di m orte » (ibid.). Q uanto DB credesse all’efficacia dell’Esercizio della buona m orte, ce lo hanno n arra to i biografi (187). A ccenniam o ancora alla devozione al Papa, vicario di Gesù C risto e Capo della Chiesa. Essa fu vivissima in DB e trova nel G P la sua espressione carat teristica nei Fondamenti della Cattolica Religione (pp. 421-441); altri accenni ricorrono nel form ulario per assistere alla s. M essa (p. 91); significativa è la cura nel segnalare le indulgenze con cui la Santa M adre Chiesa ha benignam ente arricchito m olte preghiere e pratiche. C oncludendo, ci tocca dire che la vita di pietà rim ane per DB il m odo migliore per raggiungere l'allegria prom essa dal suo m etodo di vita; e le varie divozioni, la vita sacram entaria sono le espressioni più genuine del « Servire al Signore in santa allegria ». (186) Cfr. H . B R E M O N D , H istoire Littéraire du sentim ent religieux en France, t. IX , pp. 355ss. - S O M M E R V O G E L , o. c., t. X, cl. 510-518. (187) S. G . BOSCO, M em orie dell'Oratorio..., p. 128. — 121 4°. Lavoro-gioco-canto. H anno posto non piccolo nel m etodo di vita. Il lavoro è presentato come u n ’esigenza della n atu ra um an a: « l’uom o è nato pel lavoro » (p. 19). È garan zia di vittoria sugli ostacoli che si frappongono alla vita cristiana. « L ’ozio, dice lo Spirito Santo, è il p adre di tu tti i vizi, e l’occupazione li com batte e li vince tu tti » (p. 19). È lo strum ento più adeguato per rendere gloria a D io: « N on v’è cosa che più consoli i beati in Paradiso qu an to il tem po im piegato per la gloria di D io » (ibid.). D B presenta lo studio ed i lavori dom estici ad d irittu ra come trastulli, « i quali ricreando possono acquistarvi cognizioni utili ed oneste, e contentare i vostri superiori ». Anche i giochi veri e p ropri nella loro funzione di m anife stazione dello spirito giovanile, « trastullo » che tiene occupati, sono m :zzo per salire al Signore e rendergli gloria: Omnia in gloriam Dei fa cile (p. 20). È di non lieve im portanza per valutare il pensiero di DB il capitolo di GA sua fonte letteraria - sugli A vvertim enti circa il buon uso del giuoco, e de’ diverti, menti. G A com incia col dire; « So benissim o, che la vostra età, miei dilettis simi, è assai inclinata ai divertim enti, i quali usati a suo tem po colla debita m ode razione, e con retta intenzione, da azioni indifferenti, passano ad essere m eri torie » (p. 62). F, con il gioco, il canto. R iguardo al quale DB non m ette nel G P alcuna p aro la d ’istruzione. Soltanto nell’edizione D vengono segnalate le indulgenze per coloro che praticano o prom uovono il canto sacro (p. 442). T uttavia la copiosa scelta di laudi sacre è per se stessa eloquente. A ltrove DB m anifesta le sue idee sul canto sacro, anim a delle radunanze festive già dagli anni 18411842 (187), mezzo per attra rre i giovani, per tenerli sem pre occupati (M B, V, p. 346); per tenere allegra l’anim a degli uom ini e farli partecipi della m usica che andrem o a sentire in Paradiso (MB, X II, PP- 149s), preparazione dei giovani alla vita parrocchiale nel pro p rio paese (188). 5°. L'esempio. L’ascetica cristiana si è sem pre servita validam ente deH’esemplificazione com e mezzo potente per a ttrarre alla pratica cristiana: si isti et illae, cur non ego ? L a letteratu ra ascetica per i giovani, a cui si allaccia DB, sapeva ricorrervi ab bondantem ente: G obinet e m olti dei suoi im itatori hanno un esplicito capitolo sull’im itazione di G esù C risto, e cospargono le loro considerazioni di episodi to lti dalla Bibbia e dalla storia ecclesiastica. DB predilige con G A gli esempi di giovani contem poranei o quasi; cioè che possano essere più facilm ente com presi ed em ulati. DB, com e del resto (188) M B, III, p. 152. Cfr. P. B R A ID O , o. c., pp. 222s. 122 - G A , n on dim entica di p o rtare il D ivino m odello come esem pio nella pratica della prim a virtù: « I l nostro Salvatore quantunque onnipotente, volle inse gnarci ad ubbidire sottom ettendosi in tu tto alla Beata Vergine ed a S. G iuseppe » (p. 13). D opo il D ivino m odello, il prediletto è certam ente S. Luigi, realizza tore perfetto della san tità giovanile p ro p o sta nel G P. Sul volto angelico di Luigi DB fa vedere ai giovani insistentem ente il sorriso radioso, per insegnare loro che si può diventare santi anche stando allegri. Anzi, la santità consiste nello stare allegri (G P D , pp. 12; 20: 64; 69...). A ccanto a Luigi G onzaga c’è Luigi Com ollo, il quale prende il posto che in G A aveva la delicata figura del fanciullo M atteo Taverna. C ’è poi nel G P un altro m anipolo di giovani presentati in b attu te fugaci, che non m ancano di esercitare il loro fascino: Stanislao K ostka (p. 16), G iovanni Berchm ans (p. 115), l’anonim o fanciullo che voleva riserbare i suoi occhi per m irare in paradiso il volto di M aria SS., M adre di P urità (p. 32),il patriarca G iuseppe (p. 30); Tobiolo (p. 12), S. Francesco di Sales (p. 75s), il giovane D avide, che «co m in ciò a fre quentare un buon com pagno di nom e G ionata, divennero buoni amici con reciproco v an tag g io » (p. 22); c’è anche il giovanetto ben educato, che seppe difendersi destram ente contro i derisori della sua pratica religiosa (p. 439) e finalm ente l’esempio di s. R osa da Lim a, la quale si diede a D io fin dall’età più tenera sicché fatta grande n on trovava più gusto che per le cose che riguar davano D io (p.12) ed « una fanciulla di tenera età (la quale) all’udire un discorso scandaloso disse a chi lo faceva: Fuggi di qui o diavolo m aledetto » (p. 25). DB dunque crede all’efficacia dell’em ulazione (come pure alla triste effi cacia del cattivo esem pio e dello scandalo, (pp. 20-25); per questo inculca lei buone amicizie con com pagni scelti tra quelli che praticano la religione e che colle parole e coll’esempio sappiano anim are all’adem pim ento dei doveri ed allontanare d all’offesa di D io (pp. 21s). L ’esem pio e l’em ulazione hanno certam ente un posto non piccolo nella m etodica del G P e di tu tta l’ascetica boschiana, la segreta aspirazione di fornire ai suoi giovani, m odelli di facile, m a sicura im itazione, dovette essere uno dei m oventi che spinse DB a scrivere le biografìe dei suoi Savio, M agone, Besucco. V. Un problema particolare: La scelta dello stato. La scelta dello stato era un argom ento classico della letteratura ascetica per la gioventù: vi dedicano am pi discorsi G obinet e i suoi seguaci (189), com presa G A (190). DB, dopo aver posto il capitolo che « bisogna darsi a Dio da giovani », n o n sentì il bisogno di aggiungerne uno sul problem a della vocazione. T uttavia nell’edizione B volle introdurre la « Preghiera per cono- (189) Vedi sopra, p. 31. (190) G A , pp. 107-112. — 123 scere la p ro p ria vocazione» (G PB, pp. 178s) e finalm ente nell’edizione C ag giunse u n a quinta sezione alla prim a parte, dove tra tta schem aticam ente della scelta dello stato (G PC , pp. 75-78). 11 problem a è posto su base strettam ente teologica: la « s c e lta » della voca zione non è altro che la scoperta del p roprio posto nel piano della glorificazione divina. È dunque d ’im portanza capitale « accertare questo passo » per non im pegnarsi in occupazioni « a cui il Signore non elesse » (p. 74). D alla scelta dello stato dipende anche il tesoro di grazie che Dio ha stabilito di elargire e quindi la salvezza eterna. DB che ha scritto questo capitolo negli anni della sua piena m aturità, espri me con nitidezza le finalità teologiche della sua opera educativa. D opo aver esposto il valore oggettivo della scelta dello stato, proiettata nella visione ultraterrena ed ultratem porale, DB passa ad enum erare i mezzi che devono condurre felicemente ad una tale scelta. Evidentem ente sono tu tti mezzi suggeriti dalla prudenza cristiana: illibatezza di vita conservata o riacquistata, preghiera umile e perseverante, che im plora i lumi da Dio per mezzo della M adre del buon con siglio e dei Santi; esercizi spirituali, s. C om unione, consiglio di persone sagge, specialm ente del confessore. DB non p arla nel G P direttam ente dell’obbligo di seguire la vocazione, m a lo dà chiaram ente ad intendere. Dice infatti che una volta individuati i voleri ai Dio, bisogna seguirli, checché possa accadere in avvenire e m algrado la disap provazione di chi giudicasse secondo le viste del secolo; fossero anche i genitori giacché bisogna ubbidire prim a a D io che agli uom ini (p. 76). VI. Spirito di « fam iglia » nel Giovane Provveduto. F u n o ta to che l’am biente di fam iglia voluto da DB nella sua istituzione educativa è fru tto di buon senso, d ’intuizioni geniali e di riflessioni teologiche (191). Nel G P ci tocca costatare il com plesso di concezioni teologiche e le più im m ediate applicazioni ascetiche che integrano e spiegano le applicazioni della p rassi educativa. A nzitutto è D io, che per molteplice titolo esercita la sua paternità sui gio vani: come C reatore, come autore della vita di grazia: « Iddio qual padre am oro so prova grande dispiacere, quando è costretto a condannare qualcuno all’Inferno. Oh quan to mai il Signore vi am a e desidera che voi facciate buone opere, per potervi rendere partecipi di quella grande felicità, che a tutti tiene preparata in eterno in Cielo » (p. 10). L’am ore del Divin Padre è cantato in tu tto l’art. TI della sez. I : I giovanetti sono grandemente amati da Dio. E nella Considerazione per la Domenica, accennato al fondam ento della divina soprannaturale paternità (191) P. B R A ID O , o. c., p. 209. 124 - il Santo A utore riprende a sottolineare le relazioni di am ore che devono inter cedere tra D io e il giovane. « Egli ti fece suo figliuolo col santo Battesim o; ti amò e ti ama qual tenero padre e l’unico fine per cui ti creò, si è per essere da te am ato e servito in questa vita, e con questo mezzo renderti un giorno eternam ente felice in Paradiso » (p. 36). Anche a G esù Eucaristico vengono attribuite le più intime relazioni fam i liari: Padre, Fratello, Amico e Sposo dell’anim a (p. 111). N on è men vero che nell’ordine della grazia M aria SS. esercita (e già lo dicem mo) una m aternità spirituale sulle anime. DB si sofferm a a sottolineare le re lazioni di am ore che devono intercedere anche tra M aria tutti e i suoi figli spirituali: « Chi è fanciullo venga a m e; chi è ab b an donato corra da me e troverà una m adre am orosa, che si prenderà cura di lui... A m ate adunque questa vostra m adre celeste; ricorrete a Lei di cuore.. » (pp. 30s). È notevole una conferenza alle cooperatrici, in cui nel tardo 1883 DB riprende idee dell’art. II, sez. I del G P e le applica fe re ad verbum a M aria SS. : « D im ostrerò che M aria am a la gioventù e quindi am a e benefica quanti della gioventù si prendono cura. A m are essa i piccoli per questi m otivi: Perchè è m adre, e le m adri hanno m aggior tenerezza per i figli ancor fanciulli e non per quelli ad u lti; perchè sono innocenti; perchè questi sono più facili ad essere sedotti a quindi più degni di com passione, di aiuto e di difesa; perchè rappresentano più al vivo il suo G esù che passò l’in fanzia, alla fanciullezza sotto i suoi occhi » (MB, XVI, 284). La stessa Chiesa C attolica nella sua stru ttu ra visibile è vista da DB come una grande famiglia, che gode di una perfetta unità, dove « dipendono tutti da un solo capo, che è il R om ano Pontefice, il quale a guisa di Padre am orevole ed universale regola e governa tu tta la C attolica famiglia » (Fondamenti, p. 423) e noi vediamo che « la R om ana Chiesa in tu tto il m ondo ha dei figli » e il R om ano Pontefice « ...come Padre di u n a gran famiglia, guidò pel passato, e guiderà per l’avvenire tutti i buoni credenti pel sentiero della verità sino alla fine dei secoli » (Fondamenti, p. 423). Ogni gloria del Papa, padre com une, ridonda a vantaggio di tutti i credenti; è questo il caso della definizione dell’infallibilità pontificia: « E ssa circondò di nuovo splendore la veneranda persona del Som m o Pontefice, e per conseguenza tu tta la fam iglia C ristiana, essendo naturale che l'onore del padre ridonda sui figli » (.Fondamenti, p. 433). Si tra tta dunque di una concezione particolare nella teologia di DB, che g e tta la sua luce lum inosa su tu tta la sua prassi ascetica e pedagogica. Il Santo ci tiene a sottolineare che il D irettore dell’O rato rio e il Confessore cono Padri am anti, che fanno la veci di G esù Cristo e coi quali bisogna instaurare rapporti di filiale confidenza (pp. 35; 103s) e con essi, tutti i superiori fanno le veci dei genitori e m eritano quell’am ore e rispetto che Gesù dim ostrava al suo divin Padre, a M aria e a G iuseppe (pp. 13s). — 125 L’obbedienza stessa acquista un suo particolare sapore, sentita come accet tazione ed esecuzione dei com andi di un Superiore (D io, il Confessore, il D iret tore...) che è anche Padre am orevole. C oerentem ente alle sue convinzioni il Santo E ducatore ci tiene a dim ostrare a chiare note l’ardente, tenero am ore verso i suoi « figliuoli », ai quali nel p ro logo del G P osò scrivere: « M ie i cari, io vi am o tu tti di cuore, e basta che siate giovani perchè io vi ami assai, e vi posso accertare che troverete libri p ro p o stivi da persone di gran lunga più virtuose e più dotte di me, m a difficilmente potete trovare chi più di me vi ami in Gesù C risto, e che più desideri la vostra era felicità » (G PA , p. 7). 126 — C O N C L U S IO N E Il G P può essere considerato sotto tre aspetti: 1. Come strum ento vivo di pietà. 2. Com e docum ento dei sentim enti religiosi dell’epoca in cui venne com posto. 3. Com e testim onio dello spirito dell’autore. 1. È evidente che il G P, com e strum ento vivo della pietà cristiana va soggetto alle vicende degli altri m anuali del genere; cioè, dopo un certo periodo è desti nata ad invecchiare e decadere. L’efficacia dei m anuali di pietà e di ogni altro scritto che vuol essere strum ento per determ inate m anifestazioni vitali, è legata alla sua capacità di « farsi personalizzare » da colui che se ne serve. E poiché col m u tar di tem pi, di persone e di luoghi m utano anche i m odi di esprimersi e di farsi intendere, ecco che anche il G P è fatalm ente destinato a non essere più in grado ad esprim ere adeguatam ente le m anifestazioni vitali di epoche e di uom ini per cui non fu fatto. Q uanto più a lungo il G P è capace di far vibrare il cuore dei giovani tan to m aggiore forza vitale bisogna riconoscere in lui. 2. Com e docum ento dei sentim enti religiosi dell’800 piem ontese ed italiano i G P ha un valore non trascurabile. Il successo che ebbe, testim onia che il Santo A utore seppe scegliere con fine intuito da q uanto la letteratura divota ed asce tica gli offriva, sicché con facilità penetrò - come testim onia YUnìtà C a tto lk in istituti, case di lavoro, famiglie di tu tta Italia, soddisfacendo « all’intelli genza, ai tempi, alla p ie tà » (192). 3. Com e testim onio dello spirito di DB il G P ha un valore eccezionale. A ttra verso l’opera di com pilazione il Santo ha abbozzato ~ e più che abbozzato « u n a sua geniale concezione. È proprio il caso di dire che si tra tta di vari ele m enti architettonici com posti in un nuovo edificio dalle linee geniali e personali. A bbiam o cercato di scoprire lo spirito di DB esam inandone i criteri di co m pilazione e com m entando i principi enucleati nel G P, nella prospettiva di tutta la d o ttrin a e prassi ascetica di DB. Il G P ci si è rivelato come il lum inoso program m a di spiritualità giovanile santam ente allegra, a cui l’attività del Santo si è ispirata. La vitalità di un tale (192) « I l Giovane Provveduto del sacerdote Giovanni Bosco è p enetrato in ogni istituto, in ogni cosa di lavoro, in ogni famiglia cristiana d 'Ita lia ; e tu tti trovano che di tanti eucologi, di tanti m anuali di preghiera fin qui venuti alla stam pa, questo di D . Bosco m eglio soddisfa alla intelligenza, ai tem pi, alla pietà u n iv ersale» (L ’Unità Cattolica, 7 agosto 1873, n° 184, p. 743). — 127 m etodo di vita non ha m isura, perchè essa traduce le istanze dell’anim o giovanile di tutti i tempi. L ’idealismo dell’anim o giovanile e la sua aspirazione alla gioia sono da DB sapientem ente com poste nell’ideale della santità che consiste nello stare allegri. M etodo di vita che non ha m ancato e non m ancherà di trascinare i giovani verso la sua realizzazione e che a buon diritto può m eritare a DB il titolo di M aestro della Santità giovanile. 128 — INDICE Premessa . . . . . . . . . . . . . Introduzione: edizione, evoluzione e struttura del Giov. Prov. Breve Bibliografia . . . . . . . . . . . Opere segnalate come fo n ti per la parte ascetica del Giov. Prov. S i g l e ............................................................................................................................ CAPO PRIM O: Letteratura ascetica per la gioventù in Piemonte. I. C arlo G obin3t ed i suoi im itatori . . . . . . . IL Lo stile aloisiano . . . . . . . . . . III. S. Filippo N eri, S. Francesco di Sales e S. A lfonso nella lettera tu ra ascetica per la gioventù ................................................................................... Pag« « « « 1 3 18 19 20 « « 21 22 36 « 41 CAPO SECONDO : Le fonti del Giovane Provveduto . . . . . Im p o rtan za dello studio delle fonti (p. 42) Il titolo (p. 42); Alla G ioventù (p. 43) Parte prim a del G iovane Provveduto: Sezione p rim a: Cose necessarie ad un giovane . . . . . Sezione seconda: Cose da f u g g i r s i ................................................... Sezione terza: Sette c o n s i d e r a z i o n i .............................................................. Sezione q u a rta : Le Sei D o m e n i c h e ............................................................. Sezione q u in ta: La scelta dello stato . . . . . . . « 46 « « « « « 51 55 65 70 76 CAPO TERZO: Orizzonti di spiritualità giovanile nel Giovane Provveduto Prem essa: Il G iovane Provveduto, m etodo di vita . . . . I. La santità giovanile proposta nel Giovane Provveduto: sua natura e scopo 1° Il prim ato della R e l i g i o n e ......................................................................... 2° La Religione è per il giovane la sola sorgente di felicità 3° Incanni da s f a t a r e .............................................................. 4° “ Serviam o al Signore in santa allegria,, . . . . . . 5° La m ancanza di allegria è effetto della m ancanza di grazia 6" La confessione, mezzo per acquistare la gioia perd u ta 7° La vita g i o io s a ................................................................................... 8° È facile farsi santi . . . . . . . . . II. Fondam enti: R elazioni dell'uom o con D io . . . . . 2° Speciali relazioni dei giovanetti con D io . . . . . . III. Le virtù necessarie: 1" L ’am o r di D io e le virtù connesse a) L ’am or di D io, b.) A m or del prossim o, c.) D istacco dai beniterreni d) S pirilo di penitenza e di m ortificazione e.) S pirito di preghiera) 2" La prim a virtù di un giovane è l’ubbidienza . . . . . 3" La più bella delle virtù è la p urità . . . . . . . « « « « « « « « « « « « « « 80 80 82 82 84 84 86 87 89 90 93 97 98 99 « « 108 109 IV. I M ezzi . . 1° L ’istruzione « « 114 114 130 - . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2° Le pratiche di pietà . . . . . . . . . . pag. 115 3° D evozioni particolari . . . . . . . . . . « 119 4° Lavoro - gioco - canto . ......................................................................... « 122 5° L’esempio . . . . . . . . . . . « 122 V. La scelta dello stato . . . . . . . . . . « 123 VI. Spirito di « fa m ig lia » nel Giovane Provveduto..................................................................... « 124 C O NC LUSIO N E ....................................................................................« 126 — 131 \ : V-; A ' ' ^ ù" '■'»•••' ‘ ■ ■• - v> , V f* . . .A . ■ ir l '' % > 'i ;V - I - V* ■ ' , ‘ • 1 s . ,v » .