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P IE T R O
VALORI
NEL
DI
S T E L L A , S. D . B
SPIRITUALI
"GIOVANE
SAN
PROVVEDUTO,,
GIOVANNI
ROMA 1969
BOSCO
Vidimus el approbamus:
Sac. Eugenius Valentini
Sac. Josephus Usseglio
Sac. Petrus Braido
A ug. T au rin o ru m , die 9 decem bris 1959
Im prim i potest:
Sac. H erm enegildus M urtas, Prov. Soc. Sal.
A ug. T au rin o ru m , die 4 maji 1960
N ihil Obstat:
Sac. A lfonsus M. Stickler, R ecto r M agnificus
P ont. A thenaei Salesiani
IM P R IM A T U R
C ard. A L O IS IU S T R A G L IA
i£ V icariatu U rbis, die 12 Maji 1960
S cuola G rafica
B orgo R ag a zzi di D on Bosco
P R E M E SSA
Chi prende in m ano il Giovane Provveduto, lo trova un m odesto m anuale di
preghiere e di semplici principi di ascetica per giovanetti. Perchè si giunga ad
una giusta com prensione del suo valore ci è sem brato utile ricostruire l'opera di
D on Bosco nel com pilarlo, scoprire il posto che esso occupa nell’analoga let­
teratura del tem po e nel pensiero del Santo A utore. In particolare ci siamo sfor­
zati d ’indagare i criteri che hanno guidato il Santo nell’elaborarlo, non per
un’esagerata esaltazione dell’umile libretto, ma per una maggiore introspezione
e chiarificazione dello spirito di D on Bosco.
Per quanto ci consta, non esistono m onografie sui sentimenti religiosi del­
l'Italia, e in particolare del Piem onte nel prim o ottocento, nè abbiam o potuto
usufruire di studi sulla letteratura ascetica e devozionale per la gioventù. La
docum entazione che abbiam o raccolto nel nostro prim o capitolo, anche se non
esauriente, ci è sem brata sufficiente per inquadrare il Giovane Provveduto nelle
correnti ascetiche a cui si riallaccia.
A bbiam o giudicato ottim a cosa nel nostro secondo capitolo non limitarci
a segnalare da chi il Santo Scrittore aveva « ricalcato », ma scendere ad una
analisi m inuta delle differenze, somiglianze, coincidenze tra D on Bosco ed i suoi
m odelli im m ediati, per cercare di scoprirne i «perchè». La tradizione degli studi su
D on Bosco non ci offriva precedenti quanto ad un uso ragionato dei modelli
letterari adoperati dal Santo. Speriam o di aver indicato cosi un m odo utile per
potere lavorare atto rn o ai modesti opuscoli da Lui com posti.
E stata oggetto del nostro studio la prim a parte del G iovane Provveduto:
quella appunto di carattere prevalentem ente ascetico che perciò poteva offrirci
una buona messe di elem enti per uno studio dei « valori spirituali » in esso
contenuti.
A bbiam o tralasciato l’esame particolareggiato delle altre parti di carattere preva­
lentem ente eucologico. Un confronto con le fonti immediate e con l’am biente
devoto piem ontese contem poraneo potrebbe farne risaltare meglio i valori eucologici.
Delle parti devozionali ci siam o interessati solo per i riflessi che potevano
avere in un q uadro sintetico degli orizzonti spirituali del Giovane Provveduto.
Dovendo presentare il testo più vicino a scritti che lo precedettero (nei nostri
primi due capitoli, e quando occorra, nel terzo), citerem o dalla prim a edizione.
1
oppure, quando si tra tta di testi aggiunti in edizioni successive, dalla più vicina
al m odello. Q uando invece bisognerà fissare il pensiero definitivo di D on Bosco
(nel nostro capo terzo), citerem o d all’edizione che abbiam o scelta per defini­
tiva, cioè da quella del 1885.
Nel capitolo secondo seguiremo l’ordine delle trattazioni dato dall’edizione
del 1885. M a se ci fu qualche trasposizione rispetto all’edizioni precedenti, que­
sta sarà indicata a suo luogo.
Anche i titoli ed i sottotitoli delle singole trattazioni saranno quelli del 1885.
A ccanto ad essi segneremo la pagina del Giovane Provveduto 1885, seguita da
quella dell’edizione più vicina alla fonte, cioè, nella maggior parte dei casi, da
quella del 1847.
2 —
IN T R O D U Z IO N E
E D IZ IO N I, E V O L U Z IO N E E STRU TTU R A D EL G IO V A N E PR O V V ED U TO
I. Edizioni.
Il G iovane Provveduto vide la luce nel 1847, m a già da qualche anno il Santo
A utore si era preoccupato di esso. NelPArchivio Salesiano è ospitato un
m inuscolo cartoncino verde, su cui il diligente archivista annotò: «big lietto
tra le fatture del tipografo Speirani a D. B osco». L’antica scritta suona così:
10 L ’Angelo Custode 1843
Storia Ecclesiastica 1844
11 Cristiano guidato, secondo S. Vincenzo
1845. Giovane Provv. (1)
Era questo, il prospetto di quanto D. B. intendeva com pilare e pubblicare?
Può darsi. Il prim o editore che accolse gli scritti di quel giovane prete di pro­
vincia fu appunto Speirani, che nel 1844 pubblicò i Cenni storici sulla vita del
chierico Luigi Comollo e nello stesso anno, la Corona dei sette dolori; l’anno
appresso, la Storia Ecclesiastica; nel 1847, la Storia Sacra e il Regolamento
della Compagnia S. Luigi... Ma il G iovane Provveduto e gli altri due libri del
cartoncino verde, toccava pubblicarli a P aravia: Il Divoto dell'Angelo Custode
nel 1845; Il Cristiano guidato alla Virtù nel 1848; il Giovane Provveduto nel 1847.
Dai registri conservati alla C uria Arcivescovile di T orino risulta che l’ap pro­
vazione ecclesiastica è del 3 luglio 1847. Fu revisore del Giovane Provveduto
il teologo Calvi.
Le circostanze dell’edizione sono così m inutam ente descritte da D. Lemoyne,
che sem bra di sentire il racconto dalle stesse labbra di Don Bosco. (2)
Descriviamo la presentazione tipografica delle prime pagine. Il prim o foglio,
nella prim a facciata è, in m olte copie (forse una prim a tiratura), bianco. In
altre p o rta scritto: « I l G iovane P rovveduto». Nella seconda facciata c’è una
incisione in form a ovale raffigurante S. Luigi chierico. Il giovane santo indossa
(1) A rchivio del C apitolo Superiore Salesiano, C artella S. 135.
(2) M em orie Biografiche di Don Giovanni
Bosco, raccolte dal Sac. Salesiano G iovanni
Battista Lem oyne, III, pp. 8s.
— 3
la cotta. È visto di fronte; la testa leggermente chinata verso destra; la sinistra
sostiene delicatam ente tra il pollice e l'indice un giglio. Sul tavolo accanto a
Luigi posa un cranio.
Il disegno dim ostra più buona volontà nell’artista, che grazia nella realiz­
zazione. Sotto la vignetta sono stam pati i seguenti versi:
Venite, o giovanetti,
Offrite al Divin cuore
II verginei! candore,
Che io vi proteggerò.
La terza pagina reca il frontespizio:
IL
G IO V A N E P R O V V E D U T O
per la pratica
de' Suoi Doveri
degli
ESERCIZI DI C R IST IA N A PIETÀ
per la recita dell'Uffizio
D E L L A BEATA V E R G IN E
e de’ principali Vespri dell’anno
coH’aggiunta
di una scelta di laudi sacre ecc.
T O R IN O
T IP O G R A F IA PA RAV IA E COM P.
M D C CC X LV II.
In q u arta pagina è scritto in basso: L ’Editore intende godere dei privilegi
conceduti dalle vigenti leggi.
Finalm ente a pagina 5 c'è il prologo Alla Gioventù. 11 libro consta di 352
pagine.
La seconda edizione è del 1851. Il frontespizio (ancora a pag. 3). reca leg­
gere varianti: « Il G iovane Provveduto... e de’ vespri di tutto l’anno... ediz.
2a accresciuta. T orino Tipografia G. B. Paravia M D CCCLI ». Pagina 4 ospita,
l’incisione di S. Luigi con i versi. La nuova edizione consta di 368 pagine.
D ella terza non ci fu possibile trovarne copia. Essa è anteriore all’agosto
1854. Infatti il fascicolo delle Letture C attoliche di quel mese a tergo, in coper­
tina, segnala tra i « Libri di recente pubblicazione: Il G iovane Provveduto,
terza edizione accresciuta » (3).
(3) (F. Filippo da Poirino, O .F .M C app.), Trattenim enti intorno ai Sacrifizio delta M essa,
4
—
Anche della q u a rta edizione non abbiam o tro vato nessun esemplare. Essa è
segnalata in copertina alla « Vita del G iovanetto Savio D om enico Allievo dello
O ratorio di San Francesco di Sales per cura del Sacerdote Bosco G iovanni
Seconda Edizione riveduta ed accresciuta, T orino Tip. Italiana di F. M artinengo
e C. 1860 ».
Venne fatta una nuova edizione nel 1863: Il G iovane Provveduto per la p ra ­
tica de’ suoi doveri negli esercizi di cristiana pietà. Per la recita dell’Uffizio
della Beata Vergine e de’ Vespri di tutto l’anno C oll’agg. di una scelta di Laudi
sacre ecc. Del Sacerdote Bosco Giovanni N uova edizione accresciuta Torino
tip. dell’O rat. di S. Frane, di Sales. 1863, pp. 432 (431 scritte).
A questa edizione fecero seguito quelle stereotipe del 1866 del 1868.
Sappiam o che nel 1 8 7 1 D o n Bosco incaricò Don Bonetti di fare qualche
aggiunta al G iovane Provveduto (4), m a non ci è dato di sapere se in quell’anno
o nell'anno seguente vennero fatte ristam pe o nuove edizioni.
N on ci fu possibile trovare esemplari della edizione 33a, segnalata dall 'Unità
Cattolica nel 1873 (5). Possediam o invece alcune edizioni che vanno dal 1878
al 1888. Di esse diam o i dati bibliografici.
IL G IO V A N E PR O V V E D U T O per la pratica de’ suoi doveri negli esercizi
di cristiana pietà per la recita dell’Uffizio della B. Vergine dei Vespri di tutto
l’anno e dell’Uffizio dei m orti coll’aggiunta di una scelta di Laudi sacre pel
Sacerdote Bosco G iovanni Edizione trentanovesim a Torino, Tipografia e Libre­
ria dell’O ratorio di S. Francesco di Sales 1874, pp. 488. Edizioni stereotipe:
18 7 542; 187762: 187765.
IL G IO V A N E PR O V V E D U T O per la pratica de’ suoi doveri negli esercizi
di cristiana pietà nella recita dell’Uffizio della B. Vergine, dei Vespri di tu tto l’anno
e deH’Uffizio dei m orti coll’aggiunta di una scelta di Laudi sacre pel Sacerdote
G iovanni Bosco 75a edizione T orino, 1878 Tipografia e Libreria Salesiana San Pier
d ’A rena-N izza M arittim a, pp. 494 J- 2. Edizioni stereotipe: 188081 (sostituita
la lastra di p. 445); 188 183.
Troviam o segnalata l’edizione 188495 in copertina a « Il Santuario della
C onsolata in T orino, M em orie storiche sull’origine e progressi del culto di M aria
Consolatrice. Edizione terza. S. Benigno Canavese, Tipografia e Libreria
Salesiana 1884 »
IL G IO V A N E PR O V V E D U T O per la pratica de’ suoi doveri negli esercizi
di cristiana pietà per la recita dell’Uffizio della B. Vergine dei Vespri di tu tto
T orino, 1854. Tipografia dir. da P. De Agostini, Letture Cattoliche, a. II, fase. 11 e 12;
10 e 25 agosto.
(4) Memorie Biografiche, X, p. 125
(5) Unità Cattolica, giovedì 7 a g o sto 1873
n. 184, p. 743.
l’anno e dell’Uffizio dei m orti coll’aggiunta di una scelta di Laudi sacre pel
Sac. G iovanni Bosco 101a Edizione T orino, 1885 Tipografia e Libreria Salesiana
S. Benigno Canavese-S. Pier d ’A rena-Lucca-N izza M arittim a - M arsiglia-M ontevideo-Buenos-Aires, pp. 520
Edizione stereotipa: 1888'1!S. T utte queste edizioni sono di cm. 8,5-13
Vivente D on Bosco si ebbero due edizioni francesi:
LA JE U N E SSE IN S T R U IT E de la pratique de ses devoirs et des exercices
de la piété chrétienne suivi de POffice de la sainte Vierge, de l’Office des M orts
et des Vêpres de toute l’année par l’abbé Jean Bosco Turin Im prim erie et Librairie
de l’O ratoire de S. François de Sales. Paris chez P. Lethiellieux Im prim eur-Edi­
teur Rue Cassette. 4, 1876, pp. 510 + 2, cm. 9,5-14,5.
Edizione stereotipa: 1880.
In spagnolo:
El JO V E N IN S T R U ID O en la practica de sus deberes y en los ejercicios de
la piedad cristiana seguido del Oficio de la SS. Virgen, del Oficio de D ifuntos
y de las vísperas de todo el año por el Sacerdote Juan Bosco Turin Im prenta
y Librería Salesiana Via C otolengo N° 32 Nice Patronage de S. Pierre Place
d ’armes. Buenos-Ayres En la libreria Salesiana Calle Tacuari N° 591 M onte­
video En la libreria Pia Villa C olon 1879, pp. 480, cm. 9,5-14,5.
Nel 1882 venne stam pato in A rgentina; altre edizioni si hanno in Spagna
(Sarrià) e a T orino nel 1886, m a non abbiam o potuto averle. Nel 1888 a Niteroi in Brasile vede la luce la prim a edizione portoghese. L’approvazione ecclesia­
stica è del 19 settem bre 1888: il santo A utore era già passato alla vita beata.
II. Evoluzione del testo.
La cura paziente di D on Bosco nel m igliorare e m aturare il testo del suo
libro p o trà risultare in u n ’edizione critica, in cui si segnalino m inutam ente le
varianti di grafia e ortografia, gli spostam enti, le aggiunte, gli agglom eram enti
o la soppressioni di periodi o di argom enti interi.
Segnaliamo nel seguente prospetto la venazioni più notevoli apportate
nel testo:
Edizione 1847 (pp. 352):
Alla G ioventù
pag.
P A R T E PR IM A . Cose necessarie ad un figliuolo per diventar virtuoso
A rticolo Prim o. Conoscenza d ’iddio
2. I giovanetti sono grandem ente am ati da D io
3. La salvezza di un figliuolo dipende ordinariam ente dal tem po della
gioventù
4. La prim a virtù di un giovane è l’ubbidienza a ’ propri genitori
6 -
5
9
9
10
12
13
5. Del rispetto che devesi alle Chiese, e alle cose di religione
16
6. L ettura e parola di Dio
18
Cose d a fuggirsi m assim am ente dalla gioventù
20
A rt. Prim o. Fuga dell’ozio
20
2. Fuga de’ i cattivi com pagni
21
3. Evitare i cattivi discorsi
23
4. Evitare lo scandalo
25
5. M odo di portarsi nelle tentazioni
26
6. Alcune astuzie che usa il dem onio per ingannare la gioventù
28
7. Avvertim enti per li giovani ascritti a qualche C ongregazione o a qualche
O ratorio
29
Sette C onsiderazioni per ciascun giorno della settim ana
Per la D om enica. Fine dell’uom o
Lunedì. Sul peccato m ortale
M artedì. La m orte
M ercoledì. Il Giudizio
Giovedì. D ell’Inferno
Venerdì. D ell’eternità delle pene
Sabato. Del Paradiso
Divozione a M aria Santissim a
32
34
36
40
43
45
48
51
Le sei D om eniche e la novena di S. Luigi G onzaga
D om enica prim a: per la novena. G iorno 1. S. Luigi piange i suoi
peccati
D om enica seconda. G iorno secondo. Penitenze di S. Luigi
D om enica terza. G iorno 3. S. Luigi esemplare nella virtù della purità
Dom enica quarta. G iorno 4. S. Luigi staccato d a’ beni della terra
D om enica quinta. G iorno 5. C arità di S. Luigi verso del prossim o
D om enica sesta. G iorno 6. A m ore di S. Luigi verso Dio
Tre considerazioni che vagliono a com piere l’esercizio di nove giorni per
la novena di S. Luigi
Settimo giorno. S. Luigi si diede per tem po a Dio
O ttavo giorno. S. Luigi m odello nella preghiera
N ono giorno. Preziosa m orte di S. Luigi
Festa di S. Luigi. G loria di S. Luigi in Cielo
Infensus Inno a S. Luigi
PA R T E SEC O N D A -Esercizi particolari di cristiana pietà
Preghiere del m attino e della sera
M aniera di assistere con fru tto alla S. Messa
M aniera pratica per accostarsi degnam ente al Sacram ento della Confessione
55
56
58
59
61
63
65
67
68
70
72
74
76
84
93
— 7
Preparazione alla S. Com unione
A tti da farsi prim a della Com unione
Dopo la Com unione
Visita al SS. Sacram ento
A tti da farsi nel visitare il SS. Sacram ento
C orona del S. C uore di Gesù
O razione al Sacratissim o C uor di M aria
Misteri del Rosario della SS. Vergine
Lunedì Giovedì misteri gaudiosi
M artedì, Venerdì misteri dolorosi
D om enica, M ercoledì, Sabato: Gloriosi
Litanie della B. Vergine
C orona di M aria A ddolorata
Litanie di M aria A ddolorata
Le sette allegrezze che gode M aria in Cielo
Esercizio di divozione al S. Angelo C ustode
La Via Crucis
Preghiera per la liberazione dalla m orte improvvisa
Preghiera a S. G iuseppe
Preghiera per la buona m orte
O razione per le anime del purgatorio
109
110
ivi
111
114
119
122
124
126
138
139
140
143
PA R TE TERZA -U fficio della B. V. M attutino
Alle Laudi
Vespro della B. V.
C om pieta della B. V.
Vespro della Dom enica
Salmi fra l’anno
C om une degli Apostoli
Com une degli A postoli ed Evangelisti nel tem po pasquale
Com une di un Santo M artire
C om une di un Santo M artire nel tem po Pasquale
C om une di più Santi M artiri
C om une di più M artiri nel tem po pasquale
C om une di un Confessore Vescovo
C om une di un Confessore non Vescovo
C om une delle Vergini e M artiri
C om une di una Santa nè vergine nè m artire
Com une della dedicazione della Chiesa
Vespri delle Dom eniche e Feste dell’anno
144
164
193
200
204
211
220
222
223
225
ivi
226
227
229
230
231
231
233
S -
98
99
101
103
104
105
108
Vespri dei Santi per tutto l’anno
C om pieta M aggiore
Vespro de’ M orti
Per la sepoltura de’ Fedeli defunti, esequie de’ m orti
Cose che si cantano nelle messe de’ defunti
Per le messe solenni de’ vivi
I sette Salmi Penitenziali
Litanie de’ Santi
Passione di N. S. G. C.
Novena del SS. N atale
M odo per servire la S. Messa
Scelta di Laudi Sacre
Indice
249
280
286
289
292
295
291
304
311
312
317
321
348-352
Scelta di Laudi Sacre.
Su figli cantate
T u scendi dalle stelle
Rallegrisi
A lieta mensa
Chiniam la fronte supplici
O Sacrimi Convivium. Convito adorabile
O Salutaris H ostia. Ostia Santa
D esolato mio Signor
Inni cantiam di G iubilo
Noi siam figli di M aria
C uor di M aria che gli Angioli
Stava M aria dolente
M ille volte benedetta
O M aria Rosa Divina
Perdon, C aro Gesù
So che ho da m orir
Ahi che l’orribil trom ba
La Sibilla, e David dice
Un disordine infinito
Paradiso, Paradiso
A ngioletto del mio Dio
Luigi o nor dei Vergini
D isprezzator m agnanim o
Lode a Dio che nell’alto de’ Cieli
E D IZ IO N E 1851 (pp. 368)
— 9
Aggiunte:
Invocazione dello Spirito Santo
Actiones nostras
Agimus tibi
Fondam enti della C attolica Religione
Laudi :
Anche a noi
Lodate M aria
Venite, o giovanetti
C hiam ando M aria
Siam rei di mille errori
Vivo am ante di quella Signora
E D IZ IO N E 1863 (pp. 432)
Aggiunte :
Cenni sopra la vita di S. Luigi G onzaga
O razione preparatoria alla s. C om unione
R osario di M aria Vergine (considerazione introduttoria)
P reghiera per conoscere la propria Vocazione
Vespri:
M aria Auxilium C hristianorum .
Festa del Preziosissimo Sangue di N. S. G. C.
N ella Comm. di tutti i santi Pontefici
Laudi :
A ll’alto adorabile
A S. G iuseppe all’inclito
Ave pura Verginella
O del Cielo gran Regina
Parti rifatte:
D isposizioni necessarie per ricevere il Sacr. della Confessione
P ratica per accostarsi degnam ente alla Confessione
A pparecchio alla santa C om unione
Parti soppresse:
Lode: C hiniam la fronte supplici (traduz. del T antum ergo)
E D IZ IO N E 1874 39 (pp. 488)
Aggiunte:
C om unione frequente (istruzione)
10
—
Divozione a S. G iuseppe (istruzione)
Preghiere a S. G iuseppe per ottenere la santa virtù delle purità
Ufficio dei m orti
Preci diverse: Per le sepolture degli adulti
Per le sepolture dei fanciulli
Cose che si cantano nella benedizione delle cam pagne
Fondam enti della cattolica religione:
Del Capo della Chiesa
D ell’Infallibilità Pontificia
Vantaggi della definizione dell’infallibilità Pontificia
Laudi :
Angelo Santo e Pio
A ’ tuoi pié M aria diletta.
Che m iro, oh Dio
D orm i, dorm i, bel Bambin
E tu m ’ami, o M adre am ata
Figlio, deh! torna o figlio
F ra l’orrido rigor di stagion cruda
Il tuo gusto non il mio
Im m acolata Vergine
Infedele, ingrato cuore
Là sotto quel vel
M aria, che dolce nome
Mio dolce Signor
M ondo più per me non sei
N on son io che vivo, è Dio
O bella mia speranza
O dolce mia speranza
Ogni lingua esalti e lodi
O padre nostro che sei nei cieli
Peccati non più
Peccatori, se bram ate
Pietà, pietà Signor
Salve, salve pietosa M aria
Salve o Vergine divina
Se d ’un padre il cor, la m ano
Sei pura, sei pia
Tre re dell’Oriente
Vergin del ciel Regina
Vieni G esù, deh! vieni
Vola, vola, anim a mia
Parti rifatte:
G iaculatorie
E D IZ IO N E 187875 (pp. 494 + 4)
Aggiunte:
La più bella delle virtù.
Sopra la scelta dello stato.
Fate la C om unione spirituale
D ivozione al Sacro Cuore di Gesù
Offerte al SS. Cuore di Gesù avanti alla sua S. Immagine
N ovena dellM mmacolata Concezione di M aria Santissima.
G iaculatorie (G esù mio misericordia)
M aria A iuto dei Cristiani (Istruzione)
Novena ad onore di M aria SS. Ausiliatrice.
Feste:
B. M aria Vergine d 'O ro p a
L odi:
Solchiam o un mare infido
Parti soppresse:
Cenni sopra la vita di S. Luigi G onzaga.
Trasposizioni:
« Divozione a M aria Santissim a ». che seguiva le Sette Considerazioni, è posta
dopo le « Cose da fuggirsi », come art. VII, pp. 29ss.
E D IZ IO N E 1885101 (pp. 520)
Invocazione a Gesù Cristo
O razione da recitare nel visitare l’immagine della B. Vergine
Promesse fatte da Gesù Cristo alla Beata M argherita Alacocque
A tto di riparazione contro le bestemmie
S. Francesco di Sales P rotettore degli O ratori festivi pei giovinetti
Preghiera con cui S. Francesco di Sales consacrava la sua Verginità a M aria
Santissim a
In onore di S. Francesco di Sales
A lcune massime ricavate dagli scritti di S. Francesco di Sales
C oroncina al Sacro Cuore di M aria A ddolorata
D ivoto Esercizio a M aria SS. A ddolorata
Avvertenza... per l’acquisto delle Sante Indulgenze
C oroncina in onore di M aria SS. Im m acolata
12 -
Preghiera di SS. Pio IX a M aria
C onsacrazione di se stesso a M aria SS.
Breve M odo di praticare la Via Crucis (istruzione)
Invocazione alla Croce di N. S. Gesù Cristo
Visita a Gesù Sacram entato nel Santo Sepolcro il Giovedì e Venerdì Santo
e quando trovasi esposto per le Q u aran t’ore
Pia pratica nel giorno di Venerdì
Esercizio della Buona M orte (istruzione)
A tto eroico di carità in suffraggio delle Anim e del Purgatorio
11 mese di m arzo consacrato a San Giuseppe
Pratica in onore dei sette dolori e delle sette allegrezze di S. Giuseppe
Vespri :
S. Agnese Vergine e M artire
S. Francesco di Sales vescovo e dottore di S. Chiesa
A pparizione della B. Vergine della M isericordia
Santi Cirillo e M etodio
Festa della B. V. del Soccorso
D om enica dopo l'o ttav a delPAssunzione della B. V. Festa del Purissimo Cuore
di M aria
Ss. O rsola e C om pagne Vergini e m artiri
U ltim a D om enica di O ttobre. Festa del SS. R edentore
Dedicazione della Basilica del SS. R edentore
Preci diverse:
Preghiere pel Som m o Pontefice
Preghiera per im plorar la pace
Preghiera da recitarsi in tem po di flagelli e tribolazioni
Rendim ento di grazie
Alcuni avvertim enti pel Serviente (della Messa)
Trisagio Angelico
Preghiera da recitarsi prim a della lettura e dello studio
Tabella tem poraria
Lodi:
A lm a contrita
Gesù Bambin mi guarda
Im parate, o valli e monti
Negli affanni e nelle pene
Parti rifatte:
G iaculatorie
Novena ad onore di M aria SS. Ausiliatrice
13
Parti soppresse:
L audi:
Angelo Santo e pio
Che m iro oh Dio!
Il tuo gusto, non il mio
Ogni lingua esalti e lodi
O M aria quando ti m iro
Q uante volte i suoi pravi attentati
Vergin del ciel Regina
Vola, vola, anim a mia.
Trasposizioni:
Nelle « Sei Dom eniche e la novena di S. Luigi » è invertito l’ordine delle Consi­
derazioni 5 e 6 (pp. 62ss)
Per u n ’edizione critica del G iovane Provveduto preferiam o scegliere l’edizione
del 1885 come edizione definitiva; per motivi sia estrinseci, sia intrinseci.
Sappiam o che nel lavoro di correzione o di m anipolazione del Giovane Prov­
veduto Don Bosco si fece aiutare da D. Bonetti (e forse anche da altri) (6). C ono­
sciamo anche la volontà di D on Bosco: che le nuove edizioni dei suoi scritti
si facessero sull’ultim a da lui pubblicata (7). Conosciam o inoltre quanto il Santo
fosse geloso delle pubblicazioni che uscivano dalla tipografia e Libreria dello
O ratorio (8). A m aggior ragione si può pensare un sentim ento di gelosa cura
per quanto portava il suo nome. D esiderava energicam ente che si sapessero
quali fossero gli scritti di cui riconosceva la paternità (9). Sappiam o ancora
come nel 1878 volle correggere personalm ente sulle bozze una nuova edizione
della Vita di D om enico Savio (10).
O ra, proprio nel Giovane Provveduto del 1878, tra le aggiunte apportate
vi troviam o la breve istruzione « Sopra la scelta dello Stato » (pp. 75-78) in
cui, come noterem o più avanti, vi sono reminiscenze di Guida Angelica, antica
fonte del Giovane Provveduto 1847.
Inoltre, da un confronto coi m anoscritti superstiti di Don Bosco, specialm ente con le lettere, ci è risultato che le varianti ortografiche apportate nel Gio­
vane Provveduto coincidono in linea di m assim a con quelle dei mss della stessa
epoca (11).
(6) M emorie Biografiche, IX , p. 4; X, p. 125.
(7) M emorie Biografiche, X , p. 1333.
(8) M emorie Biografiche, X III, p. 401.
(9) M emorie Biografiche, X , 1332.
(10) A. C A V IG L IA , Opere e scritti editi e
14 —
inediti di « Don Bosco »,vol. IV (T orino, S.E.I.,
1943), p. X III.
(11)
A d esem pio: le form e: de' a 'v e rs o il
1870 diventano negli scritti di Don Bosco:
dei, ai. Cfr. Giov. Provv. 1863; p. 18: de' Santi,
E poiché tra l’edizione del 1878 e quella del 1885 le varianti nella parte asce­
tica non sono rilevanti, preferiam o obbedire a D on Bosco e presentare l’edizione
del 1885 come edizione da lui voluta (o alm eno approvata) come definitiva.
Volendo indicare in calce al testo dell’edizione critica le varianti delle edizioni
più notevoli, preferirem m o scegliere, oltre alla prim a edizione, quella del 1863
e quella del 1878, come quelle che segnano l’ingresso di varianti degne di nota
nella parte ascetica.
Per queste ragioni nel corso del nostro studio indicherem o semplicemente
l’edizione del 1847: G PA ; quella del 1863: G PB ; quella del 1878: G P C ; e l’edi­
zione definitiva: G P D ; o sem plicemente: edizione A, B, C, D.
Le altre edizioni saranno siglate con l’anno e il num ero dell’edizione: G P
18512; G P 18 7439, ecc..
III. Struttura del GP
La prima parte com prende nel G PD cinque suddivisioni, che chiam ere­
mo d ’ora in poi « sezioni » :
sez. 1. Cose necessarie ad un giovane per diventare virtuoso,
sez. 2. Cose da fuggirsi m assim am ente dalla gioventù,
sez. 3. Sette considerazioni per ciascun giorno della settim ana
sez. 4. Le Sei D om eniche e la N ovena di S. Luigi Gonzaga,
sez. 5. D ella vocazione.
In realtà il titolo della prim a sezione, stando a quanto si legge nell’in tro ­
duzione, era concepito come titolo di tu tta la parte prim a; la stessa cosa fa
intendere il grassetto usato nell’indice, fino all’edizione B. Ma l’edizione C,
nell’indice, non lo dà più come titolo dell’intera parte prim a, sibbene come titolo
della prim a sezione. Le due prim e sezioni sono divise in articoli: ma la seconda
non è om ogenea: gli ultimi tre articoli (La più bella delle virtù, Divozione a
M aria Santissim a, Avvertim enti pei giovanetti ascritti a qualche congregazione
o a qualche O ratorio) avrebbero trovato un posto più adatto nella prim a sezione
La sezione terza, che anticam ente com prendeva otto considerazioni, nel­
l’edizione C cedette quella su M aria SS. alla sezione seconda, riserbandosi le
sette m editazioni sui novissimi ed acquistando una fisonomía più omogenea.
diventa nel Giov. Provv. 1878, p. 17: dei Santi.
Epistolario di S. Giovanni Bosco per cura di
D . E U G E N IO C E R IA ... voi. I (T orino, S.E.I.
1955) p. 267s: de' Gallicani, de' Pontefici (lett.
dell’8 aprile 1863); p. 296: de' giovani (22
die. 1863).
Epistolario di S. Giov. Bosco... voi. III.
(T orino S.E .I. 1958) p. 328: dei fanciulli..
(m em oriale del 1878).
La form a: d'iddio diventa: di Dio. Cfr. Giov.
Provv. 1863, p. 18; G iov. Provv. 1878, p. 17.
A juto diventa aiuto. Demoni diventa demonii
e verso il 1880 demoni.
La form a: de' tuoi, a' tuoi, a' suoi... resiste
fino agli ultimi scritti di D o n Bosco, ecc.
— 15
La sezione quarta, per quanto rappresenti una particolare pratica divota
in onore di S. Luigi, tuttavia (non senza ragione, ci pare) sì trova nella parte
prim a: per il valore caratteristico che hanno le singole considerazioni, tendenti
a proporre la virtù praticata da S. Luigi.
Questa sezione raddoppiò le sue pagine nell’edizione B, accogliendo i « Cenni
sopra la vita di S. Luigi G onzaga ». N ell’edizione C questi « Cenni » furono
nuovam ente espulsi, senza che la stru ttu ra generale del G P ne perdesse.
La sezione quinta, come avvertim m o più sopra, fu introdotta nell’edizione C.
La parte seconda.
Ci si perm etta di soffermarci alquanto sulle parti devozionali del G P per
un ’inform azione più com pleta, dal m om ento che tali parti non saranno più
oggetto diretto del nostro studio.
La parte seconda com prende u n ’unica sezione: Esercizi particolari di pietà.
Può essere d ’interesse rilevare che nelle edizioni A e B non trovano posto pratiche
divote in onore di M aria SS. A usiliatrice, S. Francesco di Salcs e S. Giuseppe
(per il quale era riservata la Preghiera per im petrare una buona m orte e l’invo­
cazione nella giaculatoria « Gesù, G iuseppe e M aria... ». Solo nell’edizione C
l’Ausiliatrice e S. Giuseppe ebbero un posto speciale con preghiere ed istruzioni.
S. G iuseppe com inciò ad essere invocato anche negli A tti da farsi dopo la Comu­
nione (G PC, p. 115) e nella giaculatoria da dirsi nel corso del giorno: Vergine
M aria, M adre di Gesù, S. Giuseppe, S. Luigi G onzaga, fatemi santo » (G PC,
p. 83). N ell’edizione D, oltre che negli A tti prima della Comunione (G PD , p. I li) ,
anche nella Maniera di assistere alla s. Messa (G PD , p. 94).
S. Francesco di Sales troverà posto nel G P solo nell'edizione D.
H anno il loro posto fin dalla prim a edizione le divozioni al C uore di Gesù
e di M aria ai dolori di Gesù (Via Crucis Passione di N. S. G. C.) e di M aria (C o­
rona, Litanie di M aria A d d o lo rata); la Novena del santo Natale, la divozione
all’Angelo C ustode e a S. Luigi G onzaga, al quale è assegnato un posto eminente.
Com e in tutti gli eucologi contem poranei, nel G P vengono curate le pratiche
che circondano i Sacram enti della confessione e com unione; la Messa e la Visita
al SS. Sacram ento.
L ’esercizio della buona m orte è rappresentato con un buon gruppo di pre­
ghiere. Le anime del purgatorio erano com m em orate nell’esercizio della buona
m orte con u n ’orazione speciale per loro già nel G PA (p. 143). L'edizione D
aggiunse l’A tto eroico di carità in suffragio delle anim e del P urgatorio (G P D ,
p. 190).
La parte terza nella prim a edizione, stando all'introduzione, com prendeva
due sezioni: l’Ufficio della B. V. e i Vespri di tu tto l'a n n o ; aggiunse poi nella
edizione B l’ufficio dei M orti (GPB, pp. 348ss). Veniva considerata come ap p en ­
16
-
dice la scelta di Laudi sacre e con essa i Fondam enti della Cattolica Religione.
L ’edizione C e la D, adoperando nell’indice un grassetto uguale per l’uffizio
della B. V. e per le altre suddivisioni, vengono a considerare queste com e a ltret­
tante sezioni della parte III, che così viene a com prendere otto sezioni:
1. Uffizio della B. Vergine.
2. Salmi ed Inni pei Vespri di tu tto l’anno.
3. Inni e versetti per le varie D om eniche e feste dell’anno.
4. Santi nel corso di tu tto l’anno.
5. Ufficio dei M orti.
6. Preci diverse.
7. F ondam enti della C attolica Religione.
8. Scelta di laudi sacre.
N ell’edizione B figura già al 24 maggio M aria A uxilium C hristianorum (GPB
p. 231). San Francesco di Sales, anche in questa parte trova posto solo nella
edizione D.
La scelta di laudi sacre nel G PA contava solam ente 23 lodi. Il G P D ne con­
tiene 66. Il gruppo più folto è rappresentato dalle laudi m ariane: 24. N ove sono
indirizzate a Gesù eucaristico, cinque a Gesù Bam bino, cinque invitano alla
penitenza e al buon proponim ento; cinque riguardano i novissimi. N on m ancano
lodi per le divozioni particolari accolte nel G P : Gesù Crocifisso, M aria A ddo­
lorata, il Cuore di Gesù, il C uore di M aria, S. Luigi, S. Giuseppe, le Anim e p u r­
ganti.
Anche dei canti bisogna tener conto, come indici delle preferenze per p arti­
colari devozioni.
Così si presenta nella sua stru ttu ra generale il G P dopo un quarantennio di
generose cure: docum ento dei tempi, m a so p rattutto docum ento prezioso della
spiritualità giovanile proposta da S. G iovanni Bosco.
—
2
17
BREVE
BIBLIOGRAFIA
1. Per dati biografici e documentazione varia (conversazioni, buonenotti, discorsi,
lettere e testim onianze):
SA N G IO V A N N I BOSCO, Memoria dell’Oratorio di S. Francesco di Sales.
D al 1815 a! 1855. T orino, S.E.I. 1946, pp. 260. (scritte da D on Bosco tra il 1873
e il 1875 e rim aste inedite fino al 1946).
Cinque lustri di storia delVOratorio salesiano fondato dal Sacerdote D. Gio­
vanni Bosco per cura del Sacerdote D on G io v a n n i B o n e t t i su o allievo, T orino,
Tipografia Salesiana 1892, pp. 744 (già pubblicato nel Bollettino Salesiano a
com inciare dal gennaio 1879; scritto sotto il controllo di D on Bosco; attinge alle
M em orie dell’Oratorio di D on Bosco stesso).
Memorie Biografiche di Don Giovanni Bosco raccolte dal Sac. Salesiano G io ­
B a t t is t a L e m o y n e . Voli. I-V. S.Benigno Canavese, Scuola Tipografica
e Libreria Salesiana 1898-1905.
Memorie Biografiche del Venerabile Don Giovanni Bosco raccolte dal Sac.
Salesiano G io v a n n i B a t t . L e m o y n e . Voi. IV. S. Benigno Canavese, Scuola Tipo­
grafica e Libreria Salesiana 1907.
M emorie Biografiche del Venerabile Don Giovanni Bosco raccolte dal Sac.
Salesiano G io v a n n i B a t t is t a L e m o y n e . Voi. VII. Torino. Libreria Salesiana
Editrice 1909.
M emorie Biografiche del Venerabile Don Giovanni Bosco raccolte dal Sac.
Salesiano G io v a n n i B a t t . L e m o y n e . Voli. VIII-IX. T orino, Tipografia S.A .I.D .
« B u o n a S ta m p a » 1912-1917.
Sac. G. B. LEM O Y N E-Sac. A. A M A D E I, Memorie Biografiche di San
Giovanni Bosco. Voi. X. 1871-1874. Torino. S.E .I., 1939.
Sac. E U G E N IO C ER I A, M emorie Biografiche del Beato Giovanni Bosco.
Voli. XI-XV. T orino, S.E.I., 1930-1934.
Sac. E U G E N IO C E R IA , Memorie Biografiche di San Giovanni Bosco. Voli.
XV1-XIX. T orino, S.E.I. 1935-1939.
Indice analitico delle Memorie Biografiche di S. Giovanni Bosco nei 19 volumi.
T orino, S .E .I., 1948.
Epistolario di S. Giovanni Bosco volume prim o dal 1835 al 1868. Per cura
D. E U G E N IO C E R IA salesiano. T orino, S.E.I., 1955.
Epistolario... volume secondo dal 1869 al 1875... Torino, S.E.I. 1956.
Epistolario... volum e terzo, dal 1876 al 1880... T orino, S .E .I., 1958.
Epistolario... volum e q u arto dal 1881 al 1888... Torino, S.E.I., 1959.
vanni
Studi sul pensiero pedagogico e ascetico di Don Bosco:
Opere e scritti editi e inediti di « Don Bosco » nuovam ente pubblicati e rive­
duti secondo le edizioni originali e m anoscritti superstiti a cura della Pia Società
Salesiana. Finora sono stati pubblicati i primi q u attro volumi riguardanti la
18 —
Storia Sacra, la Storia Ecclesiastica, le Vite dei Papi, la Storia d ’Italia e la Vita
di Domenico Savio. T orino, S.E.I., 1929-1943.
Notevoli ed autorevoli sono le Introduzioni di D on Caviglia, specialmente
quelle sulla Storia d'Italia e la Vita di Savio Dom enico. Dello stesso don A L ­
BERTO C A V IG L IA più m aturi sono:
- Il « M agone M ichele». Una classica esperienza educativa. In Salesianum
1949, pp. 451-481; 588-614. (Edito a parte in Biblioteca del « S alesian u m » ,
n°9). - Un documento inesplorato. La « vita di Besucco Francesco » scritta da
D. Bosco, e il suo contenuto spirituale, in Salesianum 1948, pp. 257-287;
641-672; 1949, pp. 122-145; 288-319; - R IC A L D O N E PIE T R O , Don Bosco
Educatore. 2 voli. Colle Don Bosco (Asti), Libreria D ottr. Cristiana 1951-1952.
pp. 720; 727. Con ricca bibliografìa. - B R A ID O PIE T R O , Il sistema preven­
tivo di Don Bosco, T orino Pontifìcio Ateneo Salesiano 1955, pp. 464. Con scelta
bibliografia sobriam ente ragionata.
Opere segnalate come fo n ti per la parte ascetica del Giovane Provveduto.
1. S. A L FO N SO D E ’ L IG U O R I, M assime Eterne ossia M editazioni per cia­
scun giorno della settim ana.
2. S. A L FO N SO D E ’ L IG U O R I, Apparecchio alla morte cioè considerazio­
ni sulle massime eterne utili a tu tti per m editare ed a ’ sacerdoti per predicare.
3. S. A L FO N S O D E ' L IG U O R I, La vera sposa di Gesù Cristo cioè la M o­
naca Santa per mezzo delle virtù proprie d ’una religiosa. - Per queste opere di S.
A lfonso seguirem o l'edizione M arietti (T orino) 1845-1848.
4. Compendio della Dottrina Cristiana ad uso della Diocesi di Torino presso
G. B. Paravia e C om p. Tipografi Librai sotto i portici del Palazzo M unicipale
(1844), pp. 192.
5. Considerazioni per celebrare con frutto le sei dom eniche e la novena in
onore di S. Luigi G onzaga della C om pagnia di G esù del P . P a s q u a l e D e M a t t e i
della m edesim a C om pagnia. - U serem o l’edizione di N ovara, Tipografia di P a s q .
Rusconi, s. d. (184.?), pp. 116.
6. G O B IN E T C H A R L E S, lnstruction de la Jeunesse en la piété chrétienne,
tirée de l’écriture-sainte et des SS. Pères, divisée en cinq parties... Userem o la
nouvelle édition, à Paris..., M équigon junior, Libraire... à Lyon, chez Périsse
frères, Libraires... 1822, pp. 532.
7. Guida Angelica, ossiano pratiche istruzioni per la gioventù, O pera utilis­
sima a ciascun giovanetto. D ata alla luce da un sacerdote secolare milanese.
C orretta ed accresciuta. In T orino 1767, N ella Stam peria Reale, pp. 142.
8. S. FR A N C E S C O D I SALES, La Filotea, ossia Introduzione alla Vita
D ivota. - U serem o l’edizione di Venezia, Baglioni, 1748.
9. Z A M A -M E L L IN I G IU SE P PE , Gesù al cuore del giovane. Q uarta edi­
zione rom ana con aggiunte. - U serem o l’edizione di R om a, N ella stam peria
Pietro Aurelj 1833 (fonte probabile).
— 19
10.
IAIS E G ID IO , L ’amico dei fanciulli ovvero libretto d ’istruzione e di pre­
ghiera ad uso dei fanciulletti che può anche giovare agli adulti opera... tra d o tta
da un sacerdote torinese sulla X X IX . Edizione tedesca. T orino, per G iacinto
M arietti T ipografo-L ibrajo 1847, pp. 224 (fonte probabile).
S
DB
GP
GPA
GPB
GPC
G PD
GA
LC
MB
20 —
D on Bosco
G iovane Provveduto
G iovane Provveduto
G iovane Provveduto
G iovane Provveduto
G iovane Provveduto
G uida Angelica
Letture C attoliche
M em orie Biografiche
I
G L E
1847
1863
187875
1885'°
C A PO
I.
LETTERATURA ASCETICA PER LA GIOVENTÙ IN PIEMONTE
Chi intraprende a confrontare il G P con altri opuscoli spirituali contem po­
ranei non può non rim anere sorpreso nel constatare certe somiglianze di espres­
sioni, di schemi, di im postazioni. Eppure la m aggior parte di questi opuscoli non
hanno avuto nessun influsso im m ediato sulla genesi del G P. Si viene, insom m a,
a concludere che il G P e questi altri opuscoli affini sono u n ’efllorescenza ed una
testim onianza dello stesso clima spirituale.
Lo schema, ad esempio, delle « Cose da fuggirsi m assim am ente dalla gio­
ventù » (G PA , pp. 20-29) coincide in m odo trasparente con le « Cose da fuggirsi
in ogni te m p o » , proposte alle giovanette dalla Voce Angelica: « S o n o l’ozio,
le cattive com pagnie, la lettura dei libri cattivi, gli am oreggiam enti, l ’im m odestia
la vanità nel vestire, i pubblici spettacoli, teatri, balli, conversazioni libere, e
poco oneste, libertà di sguardi, le facezie im pure, e tutte le occasioni di peccato,
e tu tto ciò, che conduce al p e c c a to » (12).
Lo stesso schema traspare nelle « Cose necessarie ad un figliuolo per diventar
v irtu o so » del G P (pp. 9-19) e le « C o se da praticarsi in ogni te m p o » proposte
dalla stessa Voce Angelica: L’eternità nella m ente, Dio nel cuore, il m ondo sotto
ai piedi. Sii ubbidiente... R ispetta la casa di Dio, gli esercizi di Religione, ed
abbi grande riverenza per i M inistri di D io... » (p. 76).
In un altro opuscolo: « Delle virtù e dei vizi...», si insiste (13) sugli stessi
principi enunziati nella prim a parte del G P: «B isogna incom inciare da giovane
a far bene » (pp. 118s). Nei precetti della legge di D io, ai tre « primi, che contengo­
no i nostri obblighi verso Dio m edesimo, segue quello di o n orar il padre e la m a­
dre » (pp. 127-129), che fa pensare all’afferm azione di DB, che « la prim a virtù di
un giovane è l’u b b id ien za» (G PA , p. 13). N ello stesso opuscolo figurano le
cose da fuggire: « F u g g ire i cattivi co m p ag n i» (pp. 119-121); « C o n d u rre una
(12)
Voce Angelica, ossia VAngelo Custode
che amm aestra una Figlia educanda in una casa
Religiosa, o che aspiri alla perfezione Cristiana.
Pinero!o T ipografia Vescovile, e delle A u to rità
Civili, e M ilitari di P ietro M assara-N ovara
1835, pp. 80. Cfr. p. 76.
( 13) Delie virtù e dei vizi Operetta morale
ricavata da vari autori seconda edizione tori­
nese sulla prima del 1822. T orino per G iacinto
M arietti T ipografo-L ibrajo 1841, pp. 142.
-
21
vita laboriosa, e fuggir l’ozio » (p. 121 s) ; « Fuggire ogni sorta di disonestà,
e d ’im m odestia» (pp. 132s)... che ricordano gli analoghi consigli di DB.
Sarà nostro com pito in questo capitolo il ricostruire le ramificazioni ch’ebbe
in Piem onte l’umile ceppo della letteratura ascetica per la gioventù, alm eno
in quelle proporzioni e per quegli aspetti che ci possono aiutare ad una migliore
com prensione del G P. 11 G P infatti non si ricollega, per il m ateriale di cui è
com posto alle trattazioni degli insigni pedagogisti contem poranei a DB: non si
ricollega agli scritti dell’A porti, nè a quelli del Rosm ini, del Rayneri, del Lambruschini.. i quali d ’altronde per altre vie ed in altre proporzioni hanno potuto
incidere sullo spirito di D B (14). Il G P si ricollega a quell’umile letteratura asce­
tica per la gioventù, povera cenerentola, che non ha potuto trovare il suo buon
posto nella storia deH’educazione, nè in quella dell’ascetica. U na letteratura che
tuttavia ha avuto un influsso non piccolo nella form azione cristiana di non
poche generazioni.
/. C A R LO G O B IN E T e i suoi imitatori.
La corrente di spiritualità giovanile più cospicua in Piem onte è quella che
ha per capostipite C A R L O G O B IN E T (1613-1690), chiarissim a figura di sacer­
dote ed educatore, rettore del collegio Duplessis a Parigi. Per 43 anni - scrive il
Feller - G obinet « istruì la gioventù affidata alle sue cure coi suoi esempi e coi
suoi scritti» (15). « V enerato - aggiungono gli editori torinesi della sua opera
più conosciuta - come uno degli A utori più benemeriti di nostra divina Reli­
gione » (16). Le sue opere letterarie sono tutte soffuse dello spirito gentile e
nel contem po forte di S. Francesco di Sales, di cui si dim ostra buon im itatore
e seguace. L ’opera di lui, ch’ebbe m aggior fortuna, fu « Instruction de la jeunesse », che vide la luce per la prim a volta nel 1655 (17) e che m eritò un gran
num ero di edizioni, im itazioni, contraffazioni, e traduzioni. Prenderem o in
esame solo quest’opera del G obinet, come la più com pleta e la più significativa
e d ’altronde diffusa largam ente in Piem onte (18).
Vogliamo anzitutto m ettere in luce fino a che punto altri opuscoli affini
dipendano da quello del G obinet, nella stru ttu ra e persino nel contenuto dei
(14) Cfr. B R A ID O , Il Sistem a preventivo
di Don Bosco (T orino Pont. A teneo Sales.
1955) pp. 115.-129.
(15) F E L L E R , Biografie universcHe, t. IV
(Lyon, Pélagaud 1860), p. 193.
(16) Istruzione delta Gioventù nella pietà
cristiana di Carlo Gobinet... T orino, A ssocia­
zione presso i L ibrai M aspero e Serra, 1831
p. 5 (è il voi. X X III della « Scelta biblioteca
22 -
econom ica d ’opere di religione »).
(17) Instruction de la Jeunesse en la p iété
chrétienne, tirée de T écriture-sainte et des
ss. Pères, divisée en cinq parties, par M. C h ar­
les G obinet.
(18) In Piem onte in varie biblioteche di
parrocchie o d ’istituti religiosi abbiam o tro ­
vato oltre ad edizioni francesi e all’edizione
torinese del 1831 anche l’edizione di Venezia
c a p i t o li .
L ’im itazione della s tru ttu ra generale giungeva non solo a segu- ^ Ja ^
cessione dei capitoli del m o d ello , m a anche a ripeterne il titolo r^ uasi con identi­
che parole. Ed ecco una sin ossi sufficientemente significativ ^
opuscoli,
che abbiam o trovato più fre quentem ente in Piemonte.
Gob. Istruzione (19)
PA R T E I. Delle ragioni, che obbli­
gano gli uom ini a darsi all a virtù
ne’ loro prim i anni.
Cap. I. Del fine per cui l’ uom o è
creato. Cap. II. art. I. D ella nobiltà
ed eccellenza del cristiano, e della
grazia che Iddio fa a quello che chia­
m a a questo stato...
A V O N D O (20) ep. II. O bbligo di
darsi al servizio di Dio in gioventù.
L U Z E R N E (21), cp. I. Tem er Dio
sino dalla gioventù.
A R V IS E N E T (22) cp. I. Del fine
d eiru o m o . A RV ., cp. II. Del B attesi­
m o e della Professione della religione
C ristiana.
Cap. III. Che Iddio dim anda e gra­
disce singolarm ente i servigi della
gioventù.
Cap. IV. Che Iddio am a singolar­
m ente i giovani, e si com piace di
far loro m olte grazie.
A RV., cp. Ili, 11 Signore am a la
G ioventù e desidera ardentem ente il
suo culto e il suo amore.
A V O N D O . cp. II, l. Iddio vuole il
servigio de’ Giovani.
L U Z E R N E , cp. III. D io vuol essere
servito dalla Gioventìi.
A R V ; cp. IV. Il non servir D io sin
dalla prim a gioventù è fargli una
grande ingiuria.
A RV., cp. V. Dio resiste ai giova­
netti viziosi, e non è cosa rara che li
percuota nella sua collera.
C ap. V. Che coloro, i quali non
si dedicano a Dio nella gioventù,
gli fanno una g ran d ’ingiuria.
Cap. VI. Q uanto Iddio abbia in
avversione i giovani viziosi.
1708; V enezia 1765 e Lodi 1815. Q ueste va­
rie edizioni italiane rip ro d u co n o con leggeri
ritocchi linguistici l'edizione di Venezia 1708
(trad u zio n e italiana di G iuseppe A ntolini).
(19) In questo capitolo ci servirem o dell’edi­
zione torinese.
(20) II Teotimo ossia Istruzioni fam igliar!
sovra gli obblighi cristiani della gioventù e prin­
cipalmente degli studenti. Opuscolo utilissimo ad
ogni sorta di persone. T orino nelle stam pe di
G iacom o G iuseppe A vondo. M D C C L X V III,
pp. 440. (La presentazione e sotto scritta:
(Teologo) Francesco A v o n d o ).
(21) Opuscolo sopra ¡doveri dei giovani dei
C ard. DE LA L U Z E R N E . G enova tip. C o­
m o 1842. pp. 71.
(22) Indirizzo alla gioventù, opera di C L A U ­
D IO A R V ISE N E T canonico e vicario generale
di Troyes. Versione italiana di F.C., M ilano,
Tipografia e L ibreria P irotta e C om p. 1842,
pp. 240. P ubblicato nelle Letture Cattoliche
a. VI. fase. VII (sett.) col titolo di: La Guida
della Gioventù nelle vie della salute..., T orino
Paravia 1858.
-
23
Cap. VII. Che la salvezza dipende
ordinariam ente dal tem po della gio­
ventù.
A V O N D O , cp. II, 2. La salvezza o r­
dinariam ente dipende dal servir D io,
in gioventù.
ARV. cp. VI. La salute dipende p a r­
ticolarm ente dalla gioventù.
L U Z E R N E , cp. IV. N on rim ettere ad
altra età il servizio di D io
N on solo veniva im itato lo schema, m a ad dirittura si arrivava alla
trasposizione letterale dal m odello nel proprio testo. Scegliamo un capitolo da
« Un mazzolili di fio ri... ossia Antiveleno Cristiano ». Il com pilatore di Antiveleno
dice espressam ente nell’introduzione di aver attinto all’opuscolo « Instructions
Chrétiennes », edite a Besançon, nella traduzione pubblicata dal libraio Pom ba
(23). Antiveleno dice espressam ente che quell’operetta gli « som m inistrò » il
m aterial principale » (24). Sia il testo di Antiveleno, che quello delle Istruzioni
di Besançon sono vicinissimi a quuello di G obinet
Antiveleno, pp. 30ss.
Istruzioni di Besançon, cp. I li, (ed
Asti, pp. 31 s) :
Per giungere alla san tità bisogna
im itar N. S. G. C. Egli è il Santo
de’ santi, e il più perfetto m odel'o
di tu tta la santità.
Questo gran M aestro disceso dal
Cielo per istruire, e salvare gli U o ­
mini ha voluto passar per differenti età
Per essere buon C ristiano, e giun­
gere alla Santità, bisogna im itar Gesù
C risto; Egli è il nostro Salvatore, ed
esem plare, il Santo dei Santi, ed il
più perfetto m odello di tutte le virtù,
e della Santità.
Q uesto gran m aestro è disceso dal
cielo per istruire, e salvare gli uom ini;
Egli ha voluto passare le diverse
(23)
Istruzioni cristiane per la gioventù, utili
ad ogni so n a di ¡tersone, arricchite di m olti tratti
d'istoria, e d'esempi edificanti. Traduzione ita­
liana Ricorretta ed in m olti luoghi migliorata
sulla settim a edizione francese. T orino, Pom ­
ba 1818. N oi citerem o da u n ’a ltra edizione:
Istruzioni cristiane per la gioventù utili ad ogni
sorte di persone Arricchite di m olti tratti d 'isto ­
ria, e d'Fsempj edificanti. Settim a edizione fr a n ­
cese. Corretta, e reimpressa per ordine di M on­
signor Arcivescovo di Besanzon. Traduzione
italiana Ricorretta essa pur diligentemente, ed
in m olti luoghi migliorata. Venezia, ed Asti
dagli Stam patori Zucconi e M assa, (s.d.: 18051814) pp. 424. - Pubblicò una terza edizione
Torinese P a ra v ia il 1843 (pp 264).
(24 ) Un mazzoliti di fio r i ai fanciulli, ed alle
fanciulle ossia Antiveleno Cristiano a difesa
dell'innocenza, T orino, dalla T ipografia P aravia, 1836 pp. 252. Cfr. p. 5. - Quello stesso a n ­
no dalla tipografia di G iacinto M arietti usci
la seconda edizione « riveduta e migliorata
aggiuntovi un breve esercizio per la confessione,
comunione e messa. Del Sac. S .B .A . », pp. 304.
È u n e stra tto di Antiveleno il M emoriale cri­
stiano ossia indirizzo pratico di vita cristianacon un brevissimo esercizio per la S. Confes­
sione, Comunione e M essa tratto dal M azzo­
lili di fio r i ai fanciulli ed alle fanciulle. T o 'in o
per G iacin to M arietti T ipografo L ibrajo, s.d.
pp. 36. D ell’Antiveleno noi userem o l’edizione
Paravia.
24 -
per santificarle tutte. Si è reso simile
a tutti per obbligarci tu tti ad im itarlo
Per questa ragione, dice S. Ireneo,
Egli si è fa tto picciolo per li piccioli...
età dell’uom o, per santificarle tutte,
Egli si è fatto simile a tutti, per tirar
tu tti alla sua imitazione. « Per questa ragione, dice S. Ireneo, Egli si
è fatto fanciullo pei fanciulli, affine
di santificarli...
Gob ., pt. IV, cp. I, ed. cit., pp. 243 ss.
Com e è una irrefragabile e costante verità, che tu tta la pietà cristiana, sia nei
grandi, sia ne’ piccoli, consiste nell’im itare nostro Signor G esù Cristo, così io vo­
glio prim a d ’ogni altra cosa proporvi qui questo divino esem plare, per darvi
un perfetto m odello delle virtù, che voi dovete acquistare, e sopra di cui gettar
la base della co n d o tta di vostra gioventù.
È da osservare (secondo che rappresentava u n Padre della Chiesa) che questo
divin M aestro essendo venuto per insegnare, e per salvare tu tti gli uom ini, ha
voluto passare per tu tte le età dell’uom o onde santificarle, e col rendersi simile
a noi attirarci più facilm ente alla sua im itazione.
Per questa ragione, egli dice, si è fatto fanciullo pei fanciulli, a fine di dar
loro la santità. Si è fatto piccolo pei piccoli, a fine di santificarli... (S. Irenaeus
1. 2 advers. haeres. c. 30...).
Anche A vondo in un contesto analogo allega il passo di S. Ireneo e s’indugia
a spiegare - com e G obinet, Antiveleno e le Istruzioni di Besançon - i q u attro prin ­
cipali esempi che G esù adolescente dà ai suoi giovani im itatori: vita nascosta,
pietà esem plare, insigne ubbidienza, crescita in sapienza ed in grazia, insieme
alla crescita in età (25). Ed A rvisenet tradisce la sua dipendenza da G obinet,
per quan to si sforzi di nasconderla sotto il dialogo tra G esù e il giovane:
cp. X V . D ell’imitazione di nostro Signor Gesù Cristo. Gesù: per voi, mio
caro, volli esser fanciullo, per insegnarvi a vivere da santo sin dall’infanzia...
Esisteva dunque u n a larga corrente di scritti che divulgavano i principi
d ’ascetica cristiana applicati alla gioventù, quali li aveva proposti G obinet.
Si tra tta di divulgatori e non di ripensatori. Bisogna tuttavia aggiungere che
non si tra tta di semplici « m oltiplicatori ». C iascuno pubblicando il suo libro
intende venire incontro ad un bisogno che trova nel suo am biente ed ovviare
ai difetti che scorge nei libri che lo han preceduto.
Ecco, per esempio, come uno di loro m ette in luce i m otivi che l’hanno spin­
to alla sua compilazione.
A vondo afferm a:
« Su questo si è bensì scritto m olto; m a non si scrisse abbastanza, supposto
(25) A V O N D O , o.c., cp. I li, § 3, p. 51.
— 25
che vogliasi an d ar persuaso, che per istruire la G ioventù non hanno tutti le m a­
terie trascelte, ed i m odi più confacevoli. Gli uni hanno scritto assai brevem ente;
epperò non si provvide a tutti i bisogni de’ G iovani: hanno gli altri troppo oscu­
ram ente p a rla to ; epperò si lasciarono essi nella precedente loro ignoranza:
chi pensò bastevole il suggerire solo una pietà esteriore; quasi che a ’ G iovani
non appartengano le sode massime dell’Evangelio, se si adattino al loro inten­
dim ento; chi travagliò senz’ordine; e confusione destò, più che tu tt’altro, negli
anim i giovanili. N ulla aggiungerò di que’ tali, che quasi a m ano piena gettando
le loro istruzioni in questo picciolo, e tenero cam po, sì lo caricarono, che a luogo
di germ ogliar buoni frutti, quelle vi rim asero oppresse, e soffogate ». D opo tan ta
critica A vondo fa il nom e di G obinet;
« N è vuoisi già con ciò screditare quel buono, che in sì fatti libri è contenuto:
e principalm ente in quello del signor G obinet a tutti ben noto, sì stim ato, sì
applaudito. Vorrebesi però alm eno, che si osservasse, che, se in certe cose avesse
un p o ’ più di cautela: se non mancasse in parecchi luoghi, in altri non abbon­
dasse troppo... » (pp. XVs).
Dal sig. G obinet tuttavia attinge, riordinando e facendo così nuovo libro,
« il quale o un vecchio libro, o un nuovo si chiami, nulla im porta; s’intenda
esserne stato lo scopo non solo l’utilità d ’ogni G iovane di qualunque età, affare,
e condizione; m a ancor quella degli Studenti o ecclesiastici, o secolari; e d ’ogni
altra persona, che voglia servirsene » (p. XVI).
Questa polivalenza dell’opera di A vondo e di altri com pilatori non piace
ad Antiveleno, che la rim provera alle Istruzioni di Besancon:
« Sarebbe desiderabile, che fosse stata divisa in tre parti, ed in tre volum etti
adatti ciascuno all'età progressiva dei giovinetti. Si tentò con questo di procu­
rare alm eno una traccia della prim a parte, come la più im portante ,e senza supple­
m ento; potendo le altre due supplirsi poi in qualche m odo, e col catechism o,
e con altri libri ». (pp. 5s).
È evidente dunque una diversità d ’intenti pur nella com une opera di com pi­
lazione; sicché ciascun opuscolo presenta una stru ttu ra e fisionom ia propria
e certi approfondim enti e arricchim enti che m ancano al prototipo, forse dovuti
ad altri colpi di cesoia da altri libri.
L’aver constatato un certo contenuto omogeneo nelle opere di questa lette­
ratu ra giustifica il quadro d o ttrinale che abbozzerem o adesso per inquadrarvi
con m aggior com prensione le pagine ascetiche del GP.
Ci atterrem o alla Instruction gobinettiana: checché ne abbia detto A vondo,
ci è sem brata, tra le opere più sopra presentate, la più arm onica e più com pleta,
o alm eno, la m eno disorganica e quella che presenta un disegno soddisfacen­
tem ente chiaro. Essa è d ’altronde il giardino d ’ispirazione e d ’abbondante sac­
cheggio per le operette successive. Tessendo dunque le linee m aestre dell’opera
26 —
di G obinet, intendiam o dare il contenuto generale di questa corrente letteraria,
la quale (sarà lecito supporlo, ed è bene n otarlo) era tra d o tta in istruzioni spiri­
tuali dai direttori di spirito, e in pratica ascetica dai giovanetti stessi (26). Sarà
dunque legittim o concludere che questa letteratu ra creò una vera atm osfera di
spiritualità dalla fisionom ia ben definita. In essa respirò G iovanni Bosco negli
anni della sua form azione. Inoltre a questa corrente letteraria, come già accen­
nam m o e docum enterem o, si allacciano le pagine d ’indole ascetica del GP,
oggetto del nostro studio.
L’opera del G obinet è divisa in cinque p arti: 1. M otivi che obbligano a darsi
a D io da giovani e alla virtù. 2. Mezzi necessari per acquistare la virtù. 3. O sta­
coli che ne im pediscono l’acquisto. 4. Le virtù necessarie ai giovani. 5. Scelta
dello stato. È evidente che al centro dell’opera sta la parte q uarta, dove si espone
il corredo delle virtù che deve arricchire il giovane; m entre la quinta è solo
u n’appendice (alm eno, rispetto alla trattazione). Anche la prim a parte ha la
sua im portanza, in quanto fonda e giustifica la costruzione successiva. La terza,
sui vizi, fa da sfondo al q u ad ro ; m entre la seconda, sui mezzi, rappresenta l’im ­
pasto dei colori con cui si elabora il q uadro delle virtù: stanno lì, i vari mezzi,
come su una tavolozza, perchè il giovane artista se ne serva utilm ente.
La prima parte gravita atto rn o all’idea caratteristica di tu tta questa lettera­
tu ra: dalla Scrittura e dall’esperienza, argom enta G obinet, si ricava che gli uomini
sono oggetto di predilezione e di grazie proprio nell’età giovanile (cp. 3-4). D un­
que la salvezza eterna degli uom ini dipende ordinariam ente da quel tem po,
particolarm ente irro rato dai celesti favori (cp. 7). D a ciò ne viene l’obbligo di
darsi a D io da giovani.
Il dispiegam ento dei capitoli com incia col presentare i vari titoli della divina
benevolenza, ai quali deve corrispondere nel giovane la riconoscenza e la co­
scienza efficace dell’obbligo di darsi per tem po a Dio. Questi titoli sono, in genere:
la chiam ata all’essere con la creazione (cp. 1) e la chiam ata alla vera religione
(26)
« T u tti gli Ecclesiastici, - n o tav a l’edi­
tore torinese dell’Istruzione gobinettiana -tutti
i padri di fam iglia, ed ogni precettore vi tr o ­
vano nella più vivida luce le verità, gli am m ae­
stram enti, ed i consigli più acconci ad o tte ­
nere che i giovani alle loro cure affidati s'in ­
vaghiscano della cristiana pietà » (p. 6).
M ons. Pietro di G ram m ^ n t, arcivescovo
di B esancon, raccom anda ai curati, ai vicari
ed ai confessori le Istruzioni Cristiane; cal­
deggino « la lettura di questo L ibro nelle F a ­
m iglie, nelle Scuole, e nelle C ristiane a d u n an ­
ze » (L ettera Pastorale del 2 A gosto 1740, pre­
m essa alle Istruzioni, ed. di A sti, pp. 3-6).
Il com pilatore di Antiveleno scrive che il
suo libretto « può valere insieme ai m aestri,
ed alle m eastre di traccia per ispirare o ra la
stim a della virtù, o ra del vizio l’orro re, se­
condo il bisogno » (pp. 4s) È lecito dunque
su pporre che tali lib ri diretti ai ragazzi ser­
vissero realm ente di traccia e ispirazione ai
precettori, ai parroci, ai confessori.
— 27
(cp. 2); in specie: la predilezione di D io per i giovani, i quali sono in grado di
offrire le prim izie della vita; sono in u n ’età semplice, innocente, umile (cp. 3-4).
La trattazione si svolge ancora per dieci capitoli im perniata su due concetti:
l’atteggiam ento di Dio verso chi si dà o non a Lui fin dalla prim a gioventù:
conseguenze felici o infelici che ne provengono all’uom o nella vita terrena
ed u ltraterrena. G li argom enti svolti appunto sono: la facilità di conservare la
virtù acquistata e d ’altra parte la difficoltà incredibile a ritrarsi dal vizio;
avversione di Dio per i giovani viziosi, loro ostinazione nel peccato, dissolutezza
nei vizi e m orte prem atura (cp. 5-13). Fa sfondo un capitolo sugli sforzi di Sa­
tan a per indurre i giovani al vizio: « n o n tem endo niente di più che di vedervi
virtuoso nel tem po della vostra gioventù » (ed. cit. cp. 14, p. 82), giacché egli
considera « l’innocenza della tenera età, come la prim a fonte di salvezza e d ’ogni
b e n e » (cp. 14, p. 83). Viene insom m a illustrato in questa prim a parte il dato
storico che la salvezza dipende ordinariam ente dal tem po della gioventù. Con
il dato di fatto, viene com provato il presupposto teoretico della predilezione
di D io per i giovani e del loro speciale titolo di obbligazione verso Dio.
La seconda parte dell 'Istruzione gobinettiana ci pone in pieno nella prospet­
tiva dell’argom ento da trattare, l’istruzione sulle virtù, proponendo intanto i
mezzi necessari per acquistarla.
Per arrivare alla virtù (che per G obinet è sinonim o di Pietà C ristiana), bisogna
anzitutto conoscerla: nihil volitum quin praecognitum . Che cos’è dunque la virtù?
La virtù (o la pietà) non è astenersi da questo o quel peccato; nè consiste nel
fare « certe azioni di pietà esteriore ». La « virtù, consiste nel tem er Dio, e nel
fuggire interam ente il peccato » (p. 91); è il tim ore di D io non servile, ma filiale
e non ha dipendenza dalla stim a degli uom ini: è u n ’opera di Dio (cp. 1). La
conoscenza della virtù deve generare il desiderio d ’acquistarla (cp. 2); e poiché
D io ne è l’autore, bisogna dom andargliela con la preghiera (cp. 3).
« N on m eno necessaria della preghiera è l’instruzione ancora ». (cp. 4)
D io infatti suole servirsi del m inisterio degli uom ini, « ispirando nel nostro
cuore le verità sante per sua grazia nel tem po stesso che gli uom ini ce le insegnano
da sua parte con le parole » (p. 97). Di qui la necessità di un buon « conduttore
nel cam m ino della virtù » (cp. 5).
N on essendoci virtù senza m ondezza di cuore, è necessario purgarsi dai
peccati con la confessione (cp. 6-7) e cibare la pro p ria anim a con l’eucarestia
(cp. 8-10). L ’efficacia della confessione e com unione è collegata all’uso di altri
mezzi: la pratica delle preghiere del m attino e della sera, l’assistenza alla Messa,
il buon uso del tem po ed u n ’assidua istruzione (cp. 11-14) che p o rta alla « cono­
scenza di se m edesim o necessariissima ai giovani» (cp. 15 p. 123); la lettura
dei buoni libri (cp. 16-17) e le buone conversazioni « c o n persone virtu o se» il
cui esempio influisca felicemente nella form azione virtuosa del giovane (cp. 18).
28 —
Questi mezzi sono necessari per la virtù « più che non è pel m antenim ento
della vita del corpo la respirazione ed il nodrim ento, richiedendosi le accennate
cose p er conservar la pietà, ch’è la vita dell’anim a (cp. 11, p. 115). « U ltim o
mezzo, m a de’ più potenti ed efficaci è la devozione a M aria SS. » (cp. 19, p.
134), « l’avvocata più autorevole che possiam o avere appresso D io per inter­
cederci le sue grazie, ed il più perfetto, e nobile modello di virtù che im itar si
p o ss a » (p. 135).
A ltri avvocati potenti sono S. G iuseppe (cp. 19), l’Angelo C ustode e il Santo
di cui si p o rta il nom e (cp. 20). La divozione si deve m anifestare nei tem pi e nei
luoghi stabiliti dalla Chiesa, secondo l’intenzione di Dio stesso; di qui, la neces­
sità dell’osservanza delle feste e della dom enica, frequentando la propria par­
rocchia (cp. 21-22).
L ’opera di G obinet che si presenta abbastanza organica nelle prim e due
parti, diventa invece fram m entaria neila terza: « Degli ostacoli, che distornano
i giovani dalla virtù ». L’autore anzi nell’introduzione dei vari capitoli non si
cura nem m eno di accennare ad una linea di concatenazione.
G li ostacoli che allontanano i giovani dalla virtù sono: difetto d ’istruzione
(cp. 1); la tro p p o grande indulgenza dei genitori, il loro cattivo esempio e le
pessime istruzioni che danno ai loro figli (cp. 2); l’indocilità dei giovani (cp. 3);
l’incostanza (cp. 4); la vergogna di fare il bene (cp. 5); le cattive com pagnie
(cp. 6.); l’ozio, che produce e fom enta tutti gli altri ostacoli alla virtù (cp. 7);
l’im pudicizia, che è considerata come il più grande di tutti i mali, il più potente
il più universale tra gli ostacoli che si frappongono alla salute del giovane (cp.
8, p. 184); in vari articoli ne vengono illustrati i danni, gli effetti ed i rimedi.
A ltro ostacolo sono le tentazioni, occasione di tutti i peccati, m a per i giovani
specialm ente del peccato disonesto (cp. 9). G obinet s’indugia a spiegare in vari
articoli il m odo di conoscere se si è caduti nelle tentazioni, come bisogna prepa­
rarsi e fortificarsi contro di esse, giacché sono inevitabili per l’uom o; com e biso­
gna com portarsi d urante e dopo la tentazione (cp. 9-11). Espone infine gli
ostacoli particolari per i giovani ricchi, per i nobili, per i benefiziati (cp.12) e
conchiude al cp. 13 con degli avvisi ai genitori.
L a quarta parte « delle virtù necessarie ad un giovane » presenta una distri­
buzione ben articolata della m ateria. La catalogazione delle virtù non è certo
fatta secondo gli schemi di S. T om m aso; nè le singole virtù vengono catalogate
secondo i genuini principi scolastici. T uttavia lo schema è tale, che difficilmente
gli im itatori posteriori - com e presto vedrem o - riescono a sottrarvisi. G obinet
com incia con un preludio, presentando il m assim o m odello che i giovani devono
im itare: Gesù C risto; quel G esù che ha voluto passare attraverso tutte le età
dell’uom o per santificarle tutte ed essere a tu tti di m odello; che si è fatto fanciullo
per i fanciulli, a fine di d ar loro la santità (cp. 1).
— 29
Passa quindi a quella che tradizionalm ente è considerata la prim a delle virtù:
initium sapientiae tim or D om ini. Tim ore, s’intende, non servile, m a filiale (cp. 2).
Radice del tim ore è la grandezza di Dio, sovrano Signore di tutte le cose; fonda­
m ento, invece, dell’am ore è la sua bontà. C ’è un nesso strettissim o tra il tim ore
e l’am ore di Dio. Il tim ore è il principio dell’am or di Dio e l’am ore è la perfe­
zione del tim ore (p. 248). A questo proposito G obinet cita parafrasando, S.
G iovanni: Colui ch’è senza tim ore, non p o trà essere giustificato; e chi non am a
sta nella m orte: 1 Io. 3. 14 (cp. 3).
Il tim ore-am or di Dio fonda e richiede il tim ore-am ore dei parenti. « Chi
teme Dio, dice il Savio, ono ra i suoi parenti, e servirà com e padroni quelli i
quali gli han d ata la nascita» (Eccl. 3,8) «se voi non gli onorate non avete il tim or
di Dio, nè il suo am ore » (pp. 4, p 252). D opo i Parenti (padre e madre) devono
essere particolarm ente onorati coloro che ne fanno le veci: Tutori, m aestri,
padre spirituale, sacerdoti e tutte le au to rità ecclesiastiche e civili (cp 5). Da
quest’am ore-tim ore provengono virtù di som m a im portanza: la docilità (docibilitas) necessaria agl’incapaci di condursi da se medesimi (cp. 6); l’ubbidienza,
che è la figlia della docilità, necessaria per l’acquisto di una solida pietà (cp. 7),
« La docilità e l'ubbidienza im pediscono gli sregolam enti dello spirito ne’
giovani, e la castità quelli del corpo » (cp 4). Ad essa sono collegate la ve­
recondia, la m odestia nelle azioni e nelle parole (cp 9-11). La contenutezza
nel parlare si m anifesta coll’evitare i giuram enti, la maldicenza e la m enzo­
gna (cp. 12). A ncora in relazione con la castità è la sobrietà (cp. 13). Le virtù
fin qui enum erate insegnano la m oderazione nell’am ore ai piaceri; la dolcezza
dello spirito rende m oderati nelle m anifestazioni dell’ira o della collera' Q uesta è
m adre delle risse e delle inimicizie e dello spirito di vendetta, m entre la dolcez­
za genera la pace e il perdono delle ingiurie (cp. 14-16). Dolcezza, pace perdono
hanno come radice suprem a l’am or del prossimo, che com porta anche il dovere
dell’elem osina, del rispetto dell’onore altrui, di tutti i beni dell’anim a e del
corpo: la sopportazione, la correzione fraterna, l’amicizia e la liberalità
(cp 17-21).
C orona di tutte le virtù e necessaria per conservarle ed assicurarsi la crescita
di esse è l'um iltà, esercitata coi superiori, cogli uguali e gl’inferiori (cp. 22).
Com e si vede, l'am ore-tim or di D io dei parenti e del prossim o costituisconosecondo lo schema del G obinet la sostanza della virtù, l’elem ento costitutivo in o r­
dine essenziale della « pietà cristiana ». Q uesta constatazione ha la sua im portan­
za e dà, ci sem bra, un significato più pieno a certe espressioni di DB allorché incul­
ca il tim ore di D io come base del lavoro educativo. Nel Regolamento per la Casa
annessa all'Oratorio di S. Francesco di Sales DB si appella all’effato: « Il prin­
cipio della sapienza è il tim or di D io » (27). Nella conversazione con Rattazzi
(27) M B, IV, p. 542. Q uesto Regolamento venne elab o rato da D B tra il 1852 ed il 1854.
30 —
afferm a: « A nzitutto qui si procura d ’infondere nel cuore dei giovanetti il santo
tim ore di D io » (28). Nelle parole di DB il tim or di Dio è sempre Yinitium; la
prim a e la sola vera ricchezza, la scienza vera, senza cui, la scienza um ana diventa
stoltezza, l’unica ricchezza, la ricchezza delle ricchezze. M antiene insom m a
quel ruolo fondam entale che abbiam o constatato nello schema del G obinet (29).
In ordine all’agire, secondo G obinet, spetta all’ubbidienza e alla castità
il prim ato, come fondam entali e specifiche per chi si trova nell’età giovanile.
Anche la dolcezza, com e virtù dell’appetito irascibile ha la sua im portanza;
infatti, asserisce G obinet, « riguardate tutti i vizi, e tu tti gli sregolam enti della
gioventù, considerate tutte le disgrazie che loro arrivano, e voi troverete, che
tu tto proviene da una di queste due scaturiggini : dall’am or de’ piaceri, e dalla
collera, e sovente da tutte due insiem e» (pt. IV, cp. 14, p. 284).
La parte quinta del G obinet è più che altro u n ’appendice. Essa tra tta della
scelta dello stato, parlando espressam ente della vita ecclesiastica (secolare e
religiosa) e della vita nel secolo, dove si distinguono varie condizioni: governa­
tori, m agistrati, cortigiani, m ilitari... La scelta può essere ancora tra lo stato del
celibato e quello coniugale.
A ll’appendice G obinet aggiunge tre codicilli: 1) una serie di undici avvisi
per i giovani che com inciano a praticare il m ondo; 2) tredici massime cristiane;
3) un capitolo sulla perseveranza. F a parte a sè un tra ttato sulla « meditazione,
ovvero orazione m en tale» (13 articoli).
C oncludendo: nel disegno am pio e abbastanza organico del G obinet i punti
nevralgici sono:
Nella prim a parte, tra le ragioni che obbligano gli uom ini a darsi alla virtù
nei loro prim i anni, l’accento è posto sul fatto che la salvezza dipende ordina­
riam ente dal tem po della gioventù (cp. 7) e sul principio « che Iddio dim anda
e gradisce singolarm ente i servigi della gioventù » (cp. 4). N ella parte seconda
le trattazioni centrali sono quelle del conduttore nel cam m ino della virtù (cp. 5)
strettam ente connessa a quelle della confessione e della com unione (cp. 6-10).
La parte terza insiste specialmente sull’im pudicizia, a tto rn o a cui in defini­
tiva gravitano le riflessioni sulle cattive com pagnie (cp. 6), sull’ozio (cp. 7) e
sulle tentazioni (cp. 9).
La parte quarta, che culm ina tu tto il disegno dell’opera ha al suo centro il
tim ore-am or di D io (cp. 2-3), presentato come im itazione di G esù Cristo (cp. 1).
Negli im itatori di G obinet il disegno è spesso profondam ente m odificato,
(28) MB V, pp. 52s.
(29) M B V, p. 712; VI, pp. 697, 835; IX ,
p. 438; X, p. 1032; 1038; X I, p. 221 ; X II, p.
701; X V I, pp. 175, 189...
-
31
gli argom enti vengono articolati con nuove prospettive e nuovi punti focali.
Il Teotimo di A vondo, ad esempio (per restare neU’am bito delle com pilazioni
presentate più sopra), pone il capo I della parte III gobinettiana (m ancanza
d ’istruzione) come capo prim o dell’intera sua trattazione (I G iovani han m olto
bisogno d ’istruzione), articolato in tre paragrafi, m ateriati con elementi non
attinti al G obinet, notevoli per la loro introspezione psicologica sulla Prima
età de' Giovani (§ 1), Seconda età (§ 2), Terza età (§ 3). Il capo II di A vondo
(O bbligo di darsi al servigio di D io in gioventù) condensa la prim a parte di
G obinet. Il capo terzo (V irtù da praticarsi dai G iovani e Vizi da schivarsi) agglo­
m era la terza e q u arta parte gobinettiam a. Il capo qu arto (Mezzi generali richiesti
ai giovani per acquistar la virtù) sfrutta la parte seconda; ed il capo quinto (Ele­
zione dello Stato, e rispettive sue obbligazioni) sfrutta la parte q u in ta del G obinet
Le Istruzioni Cristiane di Besançon non hanno esplicitam ente la parte prim a
del G obinet; riespongono piuttosto sobriam ente la parte q u arta (con am plia­
m enti sul sentim ento di S. Francesco di Sales sulle Danze, e sui Balli, cp. 13),
per indugiarsi poi sugli argom enti più pratici esposti da G obinet nella parte
seconda. Spigolano dalla parte terza l’argom ento delle tentazioni e riassum ono
la parte quinta in alcuni capitoli sulla vocazione e sul m atrim onio (cp. 47-50).
Il tono di queste Istruzioni è ispirato a un senso di maggiore austerità. Le
preferenze da loro dim ostrate, sono per le trattazioni più pratiche ed im m edia­
tam ente più utili ai fini pastorali.
N ell’ordine degli argom enti vogliam o solo notare il nuovo collocam ento
dell’U m iltà posta in queste Istruzioni e presso altri im itatori di G obinet, accanto
all’ubbieienza, come suo im m ediato fondam ento (30).
H anno un carattere pratico ancora più accentuato vari m anualetti com posti
in genere in Piemonte. Tali sono La Gioventù Divota (31), intitolato in una edi­
zione successiva II modello Protettore della Gioventù (32) La ' oce Angelica, già
(30) Cfr. A V O N D O , cp. I li, - § 4: Umiltà
contro la Superbia. § 5 : Obbedienza e vizio
opposto. - Istruzioni di B esançon: cp. V I: Del­
l ’Umiltà e della Superbia, cp. V II: D ell'U b­
bidienza. - Il modello e protettore della gio ventù... C arm agnola 1815: cp. X V : Ubbidienza;
cp. X V I: Umiltà. - La voce angelica, cp. IV,
a rt. 2: Della Santa U m iltà; a rt. 3: Della Santa
Ubbidienza...
(31) La Gioventù divota dell'angelico giova­
ne S . Luigi Gonzaga con le Regole della Com­
pagnia eretta nella parrocchiale della M orra
sotto l 'invocazione del M edesim o Santo Ope­
retta dedicata al Reverendissimo Monsignor
32 —
Pietro Arborio Gattinara vescovo d 'A sti e m em ­
bro della Legione d'onore. C arm agnola. D alla
S tam peria di Pietro Barbié, 1805. pp. 192.
(32)
Il M odello e P rotettore delta gioventù
S . Luigi Gonzaga con le Regole della Compa­
gnia sotto l'invocazione de! medesimo Santo
Aggiuntavi una breve istruzione sopra l ’abitino
della purità della santissima Vergine detto an­
che di S. Luigi Operetta raccomandata allo zelo
de' reverendi Sig.ri Parrochi e sacerdoti singo­
larmente desiderosi del buon indirizzo della gio­
ventù. C arm agnola D alla Stam peria di P ietro
B arbié, 1815. pp. 316.
citata, VAntiveleno e soprattu to la Guida Angelica (3?), che nel capo seguente
presenterem o come fonte del G P e che perciò m erita a buon diritto una p a rti­
colare attenzione.
C aratteristiche di G A sono: lo spirito pratico, la facilità di esposizione e la
concretezza, direm m o, plasticità dei suoi insegnam enti, concretizzati di frequente
con tocchi rapidi ed efficaci nell’esempio di un giovanetto fotografato nell’eser­
cizio della virtù o della pratica divota inculcata.
In G A le prime due parti dell’opera gobinettiam a si trovano volatilizzate e
disperse qua e là so p rattu tto in quella sezione che tratta degli esercizi quoti­
diani o da praticarsi in diversi tempi (pp 9-37); Rispetto alle Chiese; Elezione
del D irettore e dei C om pagni; L ettura Spirituale (pp. 44-57).
La trattazione degli ostacoli alla virtù (G ob., pt III) in G A è ridotta a quattro
capitoletti: « Avvertim enti circa il m odo di portarsi nelle tentazioni;... circa il
buon uso del giuoco, e de" divertim enti; Alcuni inganni del dem onio; Alcuni
altri inganni... » (pp. 57-78). Questi capi peraltro hanno anche assorbito, sinte­
tizzato e am algam ato con la parte terza, anche la quarta, ed in parte la seconda
del G obinet.
La cospicua trattazione del G obinet e di m olti suoi im itatori sull’im purità
(34) è quasi scom parsa in G A (e lo stesso avverrà, e lo vedrem o, nel GP) in parte
assorbita ed in parte supposta nei vari Avvertim enti sull’elezione del D irettore
(pp. 44-46), sull’elezione dei com pagni (pp. 46-49), sul buon uso dei giuochi e
dei divertim enti (pp. 62-65), sugl’inganni del dem onio (pp. 70-78). Più trasp a­
rente è l’allusione all’im purità nel paragrafo sui « Mali effetti del Carnevale
e pratiche per tal tem po » (pp. 35-38). Il paragrafo successivo sui « Mali effetti
delle vacanze, e pratiche istruzioni per passarle santam ente » (pp. 35-38) si chiude
con una rapida e vibrante esortazione a « conservare fedelmente la santa castità »
e a « odiare, ed aborrire più di qualunque cosa la disonestà... ». « Q uesta - scrive
G A - è un epilogo di tutte le infamie, quella è un Paradiso di gioia. Per distrugger
la seconda Dio m andò diluvi d ’acqua, e di fuoco: per dilatare, ed onorare la
prim a lo stesso Divin Verbo volle incarnarsi nel seno purissim o di M aria Ver­
gine »... « V irtù superiore alle nostre forze » da im plorare « con confidenza al
buon Dio » (p. 36).
L ’indole pratica di GA risalta ancora dal confronto con la parte quarta del
G obinet, sulle virtù.
G A supplisce all’esposizione sistem atica sulla virtù fondam entale, l’am ore-
(33)
Guida Angelica o siano pratiche istru­ T o rin o , N ella Stam peria R eale, 1767 pp. 142.
zioni per la gioventù Opera utilissima a ciascun
(34)
A V O N D O , cp. Ili, & 11. - Istruzioni di
giovanetto Data alla luce da un Sacerdote se­
Besançon, cp.
X -X III; X X V s; X X X III;
colare M ilanese Corretta, ed accresciuta. In
X L IV ; L - A R V ISE N E T , cp. X X V I-X X V III..
33
3
tim or di Dio, con un paragrafo sull’Esercizio dell’A m or di Dio (pp. 26s), con
l’intenzione tacita, a quan to sem bra, di creare nei giovani l’abito di determ i­
nate pratiche virtuose o di vote; il quale abito poi, col m aturare degli anni sa­
rebbe diventato riflesso, cosciente e giustificato da solide ragioni ascetiche,
quali erano quelle addotte da G obinet, da A vondo, dalle Istruzioni di Besan­
çon (35).
Un m odo di procedere analogo ci tocca constatare riguardo a tu tto ciò che
si riferisce alPam ore-tim or dei genitori e dei loro rappresentanti. La trattazione
viene riassunta nei capitoli em inentem ente pratici (e ad essi attingerà DB) « Del
rispetto, che deesi a ’ genitori, e agli altri su p erio ri» (pp. 38ss); Del rispetto,
che si dee alle Chiese, ed alle persone Ecclesiastiche, e Religiose (pp. 41-44).
Il tra tta to di G obinet sull’orazione m entale (pp. 438-468) è trasform ato in un
capitolo di « Avvertim enti circa la Lezione Spirituale, M editazione, e m odo
d ’udire la Parola di Dio » (pp. 49-57), anch’essi, fonte di DB.
Q uanto in G obinet è presentato in form a di principio, sorretto da prove
di ragione o di Scrittura, da G A è supposto, o accennato qua e là rapidam ente;
trad o tto in avvertenze estrem am ente pratiche, so prattutto nelle « Avvertenze
pe’ Chierici, pe’ G iovanetti nobili, pe’ G iovanetti ascritti nelle congregazioni,
ed o rato ri; pe’ G iovanetti studenti; pe’ Servitori, pe’ G arzoni, e L avoranti di
bottega (pp. 79-107) e nel paragrafo « Pe’ giovanetti, che non hanno per anco
eletto lo stato di vita» (pp. 107-112), che rispecchiala parte quinta della Instruc­
tion di G obinet.
U n ’altra caratteristica della G A è la facilità e - diciam o anche • m aestria, con
cui rende evidenti ed efficaci i principi brevissim am ente enunziati, presentan­
doli già tradotti in pratica da giovanetti contem poranei, già noti e familiari
negli am bienti giovanili per i quali scrive. È una caratteristica per la quale si
stacca dalla famiglia strettam ente gobinettiana, per appalesarsi affine ad u n ’al­
tra caratteristica corrente di letteratura ascetica per la gioventù. C aratteristica
che G A ha in com une con altri opuscoli, che per altri versi si collegano, come
G A , a G obinet. Tali sono, ad esempio, la Gioventù Divota, e la Voce Angelica.
(36)'
In questi opuscoli è caratteristico il m etodo preferito per esprim ersi: non
(35) Cfr. più sopra, p. 30.
(36) M olta affinità presentano rig u ard o alla
trattazio n e sulPum iltà: G O B IN E T (pt. IV,
cp. 22) l i M odello delta Gioventù (cp. XVI),
Voce Angelica (cp. IV, a rt. 2). Il cp. I del M o ­
dello della G ioventù: O bbligo d ’am a r D io in
gioventù, riflette la pt. I del G o b in et. - A loro
34 —
volta le riflessioni sulla Veracità del Modello
della gioventù (cp. X V II) vengono rip ro d o tte
dalla Voce Angelica (cp. IV, art. 4). Queste
stesse considerazioni sulla veracità del M o­
dello della gioventù ricordano il capo III,
§ 8 di A V O N D O ed il cp. 12, art. 4 della p a r­
te IV di G O B IN E T .
am ano servirsi di puri ragionam enti per inculcare la virtù e m agari conferm are
la d o ttrin a con un esempio, bensì am ano presentare la virtù realizzata, per dir
così, incarnata in altri giovanetti, i cui esempi siano con facilità raggiungibili.
« Le vite de’ G iovanetti... - dichiara il P. P atrignani - vissuti e m orti in con­
cetto di singolare innocenza, benché non contengano d ’ordinario azioni strepi­
tose atte a destare gran m eraviglia, tuttavia per questo stesso pare che riescano
di profitto m aggiore, com parendo le loro virtù e le loro azioni più facili ad imi­
tarsi, senz’atterrire l’um ana delicatezza » (37).
A nche S. Luigi rientra in questa categoria di G iovani esemplari, anzi è presen­
tato com e il prototipo tra i m odelli proposti alla gioventù non solo degl’istituti
gesuitici, m a di tutti i collegi, scuole, oratori. La popolarità che guadagnò il
giovane Santo, e il fascino che esercitò su larghe schiere di giovani sono incal­
colabili. La Gioventù divora di C arm agnola e il P. Pasquale De M attei, di cui
a Torino si pubblicarono vari opuscoli, citano il voto fatto dal pontefice Bene­
detto X III canonizzandolo: « U t adolescentibus praesertim venerandus, atque
im itandus proponeretur Juvenis innocentia vitae clarissimus » (38). In S. Luigi
si vedeva « un G iovane, che m entre era nel secolo, e m entre visse nella C om pa­
gnia di Gesù, senza operare in apparenza cose straordinarie, nel breve spazio
di ventiquattro anni non ancor com piti, si avanzò talm ente nella santità, e perfe­
zione, che mosse tutti quei, che lo conobbero a meraviglia, e m olti, che seco
lui conversarono a desiderio d ’im itare le sue virtuose azioni; l’esempio, singo­
larm ente in voi, ha sempre m aggior forza, che le parole, poiché alla ragione dei
fatti pochi resistono » (39).
Consideriam o dunque gli opuscoli del P. Patrignani, quelli del De M attei e per
certi aspetti anche G A , la Gioventù Divota, La Voce Angelica..., come efflore­
scenze della letteratura ascetica per la gioventù il cui m etodo è per eccellenza
il m etodo dell’esem pio; ed anzitutto, dell’esempio di S. Luigi; letteratura che
(37) Biblioteca edificante ossia collezione
delle più pregiate e più curiose vite d'uom ini
illustri per virtù cristiane. Per servire di utile
e dilettevole trattenimento ad ogni sorta di
persone. Voi. I: Vite di alcuni N obili Convit­
tori stati e m orti nel seminario romano segna­
lati in bontà del Padre Giuseppe Antonio
Patrignani della Compagnia di Gesù Voi. 2.,
T orino, presso G iacinto M arietti L ibrajo 1824.
Cfr. t, I. pp. 3s.
(38) La Gioventù Divota, p.X li. - L'angelico
giovane S. Luigi Gonzaga della Compagnia di
Gesù proposto in esemplare di ben vivere in
alcune considerazioni, preghiere, pratiche di
virtù, ed esempj dal padre Pasquale De M a ttei
della stessa Compagnia a celebrar con frutto
le S e i Domeniche e la Novena in onore dello
stesso Santo... R om a, e T o rin o Presso Save­
rio F o n ta n a M D C C L X X X IX p . 3 .- Conside­
razioni per celebrare con fru tto le S ei D om e­
niche e la novena in onore di S. Luigi Gonzaga
della Compagnia di Gesù del Padre Pasquale
De M a tte i della medesima Compagnia. N o ­
v ara T ipografia di P asquale Rusconi, s.d.
(184?) p. 3. D 'o ra in poi, dovendo citare il
De M attei, citerem o d a ll’edizione novarese.
(39) L a G ioventù D ivota, p. X III.
— 35
perciò chiameremo aloisiana o stile aloisiano.
II. Lo stile Aloisiano.
N ello stile aloisiano l’angelico Luigi veniva presentato come un modello
di virtù (e di santità!) in tu tto imitabile e facilmente imitabile. Oggi sgom entano
certe austerità di Luigi G onzaga, eppure il giovane Santo trovò subito una schiera
di giovani che si lanciò con entusiasm o sulla sua pista, per im itarne quanto più
fedelm ente possibile gli esempi: G iovanni Berchmans, Stanislao K ostka, Angelo
F erratini, G aetano Pratesi, umile m aniscalco (40), Cesare G aetano principe
di Càssaro, « il quale avendo fin da fanciullo letto la Vita del Santo, e concepito
verso di lui tenerissima divozione, interiorm ente com m osso dalla divina grazia
risolse d ’im itarlo » (41); a questi nomi si possono aggiungere i venti giovanetti,
di cui coniò delicati m edaglioni il Patrignani, ed una turba di anonim i ed ignoti,
su, su, fino ad arrivare a ligure che noi conosciam o: Luigi C om ollo, Giovanni
Bosco, Savio Domenico.
D a tu tta questa letteratura risulta un'esaltazione affascinante dell’innocenza.
D iciam o innocenza e non purità o castità; perchè spesso avviene presso questi
librettini che si sconfini dal tema specifico proposto col titolo di « c a s tità » al
tema più generico di purità o all’altro collaterale di m odestia, per ricondursi al
tem a dell’im m acolatezza, assenza di colpa, distacco da essa, vita di grazia (42).
Viene esaltato Luigi, che « ante prim am horam , in ipsa paene infantia, a D eo vocatus est ad vitam perfectam » (43). Si attesta di lui che « in eo instanti in quo
pervenit ad usum rationis, se ex divina gratia ad Deum convertisse, seque eidem
Deo obtulisse » (44). Si loda Luigi che conservò illibata la stola battesim ale...
Parlando della purezza del giovanetto milanese M atteo Taverna, si attesta altret­
tan to : « I l conte T averna è stato sem pre un angiolo di Dio d ’una innocenza
illibata e battesim ale » (45). Il fiorentino Francesco C apponi viene paragonato
a quel « fiore di prodigiosa innocenza (che fu Stanislao K ostka) e prim ieram ente,
Francesco a im itazione di questo santo, inviolabilm ente m antenne la sua b atte­
simale innocenza» (46). U berto Torre poteva ripetere: «A Voi, o M adre di purità
im m acolata, io ho donato il mio giglio, e per custodia l’ho posto nelle vostre
m ani, come dono ridonato a chi me lo diede » (47).
L’am ore all’innocenza p ortava con sè l’odio al peccato, che i giovanetti
(40) id., p. X IV e p. 9.
(41) Id., p. XIV.
(42) « L 'Innocenza e la purità sono due
virtù, che posson dirsi gemelle: tan to l'u n a
sim ile all’a ltra, che scam biansi in volerle di­
stintam ente ravvisare > (P A T R IG N A N I, II,
p. 167).
36 —
(43) Bellarm ino, citato da D E M A T T E I,
o.e., ed. N ovara, R usconi, p. 60.
(44) Sum m . proc. n. 494. Cfr. DE M A T T E I,
p. SI.
(45) P A T R IG N A N I, II, 109s.
(46) P A T R IG N A N I, II, p. 162.
(47) P A T R IG N A N I, I, P- 127.
im paravano ad esprim ere coi termini del tradizionale A tto di D olore. G ià un
secolo prim a di Dom enico Savio c’era il dodicenne Pietro Strozzi, che davanti al
Crocifisso im plorava: «Signore, più tosto m orire che peccare: più tosto m orire, che
peccare; il che - com m enta il Patrignani - udito più volte da persone di sua fam i­
glia, moveva a lacrime di tenerezza e ad affetti di m eraviglia o confusione »
(48). Q uesto stesso giovane a 18 anni (nel 1728) scrisse un m em oriale a M aria
SS. il giorno dell’A ssunta (così soleva fare nelle principali feste m ariane); in
esso conclude: « M adre am antissim a... vi supplico d 'una grazia, che per essere
a voi di som m o gradim ento spero senz’altro di ottenerla: questa è, che più tosto
mi facciate m orire, che offendere, benché leggermente il vostro santissim o fi­
gliuolo Gesù, mio som mo ed unico bene » (49).
Effetti di questa vita innocente conservata o riconquistata sono: 1. La pace
vera del cuore, la quale « è p ro p ria de’ soli giusti, e non già di altri », pace che
si m anifesta come pace in Dio, con se stesso e col prossim o (50) 2. Dallo stato
d ’innocenza p ro v en go ro talora grazie speciali, una sensibilità delicatissim a per
quanto possa essere offesa di Dio o per quanto possa piacergli (51). 3. Ultim a
conseguenza di una vita innocente era una santa, gioiosa m orte. San Luigi su
letto di m orte ripeteva con gioia: « Laetantes imus! » (52). A nton M aria Ubaldini vicino alla m orte esclam a: « Benedicamus D eum coeli et terrae... » (53).
Il giovanetto scozzese Guglielm o Elfinstonio m orente, con gran tripudio e af­
fetto chiede agli astanti: « N o n vedete, non vedete gli A n g eli?» (54).
N on c’è vita di giovanetto virtuoso che non si chiuda con una m orte tra n ­
quilla, anzi gioiosa. È, questa, una lesi insistente in questa letteratura aloisiana
(ch’è, in genere, d ’im pronta gesuitica) (55).
La gem m a più fulgida di una vita innocente è. ovviamente, la purezza; pu­
rezza di costum i e di cuori. C ontrariam ente a quanto fa la corrente gobiniettiana, quella aloisiana non s'indugia a parlare dell’im purità, m a si sof­
ferm a ad esaltare la virtù della purezza con termini superlativi, affasci­
nanti: « V irtù in tan to pregio avuta, che a chi perfettam ente la professa, ac­
quista per m erito il Nom e d ’Angelo « In Angelorum naturae singularis ordine
(48) P A T R IG N A N I, II, p. 218.
(49) P A T R IG N A N I, II, p. 223.
(50) A d essa è dedicata la considerazione
seconda dell'opuscolo : Il Serafico giovanetto
S. Stanislao K ostka della Compagnia di Gesù,
proposti in Esemplare di ben vivere, in alcune
Considerazioni, Preghiere, Pratiche di Virtù,
ed E sem pj dal Padre Pasquale M a tte i della
stessa Compagnia. A celebrare con frutto la
Novena, e le D ieci Domeniche in onore dello
stesso Sunto. R om a e T orino, presso Saverio
F o n ta n a 1789, pp. 82.
(51) Cfr. per es. P A T R IG N A N I, II, pp.110;
168...
(52) D E M A T T E I,... S ei Domeniche..., p.44.
(53) P A T R IG N A N I, I. p. 315.
(54) P A T R IG N A N I. I, p. 136.
(55) M olti dei giovanetti, di cui viene esal­
ta ta la v irtà, furono alunni in collegi gesuitici.
G esuiti sono il Patrignani ed il D e M attei.
-
37
debet censeri afferma N azianzeno: se non anzi sollevandolo più in su, il
fa, soggiunge L attanzio, similissimo a D io...» «M a, come si diventerà senza essa
simile a D io; come conseguirassi la Fratellanza degl’Angeli; come si avrà San­
tità, se d ’una V irtù si m anca, che n’è di tu tte il fondam ento? Vi par egli d ’averla
sì bene stabilita in voi, d ’averla sì forte, sì costante, che su d ’essa si possa innal­
zare l’edifizio della perfezione cristiana? E pure se questa vacilla, non l’alzerete
mai da terra, nè m eno un palm o » (56).
DB m ostra la sua predilezione per questa esaltazione e centralizzazione
della purezza e su u n ’im postazione positiva dell’argom ento, soffermandosi
cioè sulla virtù piuttosto che sul vizio opposto. A una tale concezione era stato
educato a Chieri, dove era forte l’influsso gesuitico e vivissima la figura di Luigi
considerato chierese per parte di M adre (57).
Concepita la purezza come virtù centrale del giovane, vengono posti in fun­
zione di essa i vari mezzi di santificazione messi a disposizione dal C ristianesim o:
confessione, com unione, direzione spirituale, divozione a M aria SS. Im m aco­
lata e a S. Giuseppe, agli Angeli, im itazione di S. Luigi, m editazione, esame
di coscienza... sono tutti, mezzi eccellenti per la difesa strenua e per l’impreziosim ento della virtù angelica. U na funzione speciale (non come dignità, m a come
virtù indispensabile) viene assegnata alla m ortificazione dello spirito e dei sensi
intesa come lo strum ento più efficace per snervare il corpo e sottom etterlo allo
spirito. E ra m assim a di S. Luigi: « N on si è mai udito di essere giunto veruno
all’alto della perfezione, senz’avervi colà cacciato il corpo come un gium ento
restio, a forza di battiture e simili penitenze». E il P. De M attei suggeriva:
« A bbiate ancor voi qualche penitenza corporale, come di catenelle, disci­
pline, o simile, e persuadetevi una volta dell’esempio di tutti i santi, che la grazia
di D io non si conserva a lungo tra le m orbidezze: non invenitur in terra suaviter,
viventium » (58).
Mezzi erano ancora le classiche fughe: fuga dell’ozio, dei cattivi com pagni,
dei cattivi discorsi, delle persone di altro sesso; balli, m ercati, occasioni, te n ta ­
zioni...
C on l’uso assiduo di questi mezzi l'angelico Luigi m eritò quelle grazie spe­
cialissime dell’esenzione dagli stim oli del peccato e dalle distrazioni da D io;
doni certam ente divini, ma anche m eritati dal Santo.
(56)
Divozione di Sei Domeniche in onore
de’ sei anni, che San Luigi Gonzaga della Com­
pagnia di Gesù visse in religione: da praticarsi
da chiunque bram i efficacem ente procura1si
il potentissim o di lui Patrocinio. rn T orino
A ppresso Pietro G iuseppe Z ap p a ta , e F igliuo­
lo, 1740. pp. 108. Cfr. pp. l ls .
38
-
(57) A C hieri, nella chiesa di S. Filippo,
annessa al Sem inario, ancora adesso si con­
servano i registri c i m anifesti dell’antica C om ­
pagnia (per uom ini e donne). T ra gli iscritti
figura il teologo G iovanni Bosco, professore
al Sem inario, om onim o del N ostro.
(58) D E M A T T E I, S e i Domeniche, p. 20.
« Fin da fanciullo il dom ò l’appetito sensitivo e non solo con eccessivi
strazi di penitenza, m a con sì rigida custodia de’ suoi sensi, che parve Angelo
che gli avesse; e con vigilanza sì gelosa sul proprio cuore, che passione alcuna
non si scorse in lui, anche ne’ m oti prim i » (59).
D ietro S. Luigi tu tta la schiera dei suoi im itatori si esercitava in penitenze
d ’ogni genere; dalla m ortificazione degli occhi, alla fuga dei cattivi pensieri;
dai digiuni, alle discipline ed ai cilizi (60).
M entre l’innocenza-purezza rappresenta l’elemento costitutivo-essenziale di
quest’ascetica, che chiam iam o aloisiana, l'am ore verso Dio e verso il prossim o
ne rpppresenta l’aspetto operativo-esistenziale. Il modello princeps dell’am ore
verso D io è sempre S. Luigi, di cui si ripetono i classici episodi: « Il vivere di
Luigi, dacché spuntogli la ragione in capo, fu am ar Dio, ed am ollo con sorte
rarissim a subito, che lo co n o b b e ...» (61) « E r a sì penetrato da questa dolce
fiamm a, che al sol pensare o udir p arlar della bontà divina, tu tto avvam pava
nel volto, m ancandogli la voce, ed il respiro, e gli si scoteva il cuore» (62). Spiega
De M attei : « Chi com incia a gustare quan to è dolce lo stare unito con Dio,
e servirlo ed am arlo, non può senza gran violenza lasciare un esercizio cosi
soave » (63).
Con una certa com piacenza gli autori si sofferm ano sugli effetti em ozionalistici della carità verso Dio, che in Luigi traboccava nell’incontro con Gesù
eucaristico: « N e l riceverlo poi discioglievasi in tali lagrime e deliqui, che spesso
non aveva più forze a rizzarsi da terra » (64). Sicché come spontanea conclusione
ai giovani viene proposta la frequente Com unione, come mezzo per crescere
nell’am or di D io: « N o n vi lusingate di am arlo, se di rado l'accogliete colla
com unione » (65). E con la C om unione vengono inculcati l’esercizio della presenza
di D io, dell’unione con Dio, della m editazione come altrettanti mezzi che stim o­
lano la carità.
Effetti dell’am or di D io sono: 1. Il distacco dal m ondo: « A ll’am or di Dio
in lui sì acceso si debbe, se tan to si disaffezionò dalle cose del M ondo; sì per­
chè troppo dolce il provava, e troppo congeneo al suo Cuore, cui riem piva ap ­
pieno, e perfettam ente soddisfaceva; sì perchè egli solo voleva regnasse nel suo
spirito » (66).
2.
La carità verso il prossim o nelle sue più disparate m anifestazioni: dalla
preghiera all’elem osina, ai catechism i, alla m ansuetudine, alla sopportazione...
Patrignani ci som m inistra largam ente episodi di giovani che nell’esercizio di
(59) D E M A T T E I, S c i Domeniche, p. 74.
(60) Cfr. per os. P A T R IG N A N I, I, pp. 213:
281s= ; II, p. 12...
(61) Divozione di Sei Domeniche, uià 'if.,
p. 87.
(62)
(63)
(64)
(65)
(66)
D E M A TT E I, S ei Domeniche, p. 49.
D E M A T T E I, Sei Domeniche, pp. 53s.
D E M A T T E I, S ei Domeniche, p. 52.
D E M A T T E I, S ei Domeniche, p. 52.
Divozione di S ei Domeniche, p. 87.
— 39
queste virtù hanno cam m inato quasi spalla a spalla col loro prototipo Luigi
Gonzaga.
Q uesta corrente ascetica esercitò il suo influsso notevole non solo sulla for­
m azione di DB come studente e poi chierico, sacerdote, apostolo della gioven­
tù ; ma anche sulla produzione letteraria del Santo. A noi qui tocca sottolineare
solo l’influsso della letteratura aloisiana nel G P. A nzitutto l’influsso diretto si
ha con la presenza delle Sei Domeniche di S. Luigi. Le considerazioni del G P
sono un elaborato dell'opuscolo om onim o del P. De M attei; opuscolo fortunato,
che m eritò parecchie edizioni, dalla prima del 1766 (R om a, per Arcangelo Ga­
sateti i), fino a quella del 1905 (R om a, Befani). A Torino si ebbero l’edizione di
Saverio F o n tan a (1789) e quelle di M arietti (1841, 1850, 1884) (67).
Anche attraverso GA DB apprese lo stile aloisiano. In GA l’influsso del
m etodo aloisiano è evidente: non c'è considerazione, e già lo notam m o, in cui
non venga p roposto l’esempio di s. Luigi; e con lui, di S. Stanislao K ostka (pp.
13 s; 25s; 28; 43; 60...) e di vari giovanetti dell’am biente lom bardo e rom ano
presentati sempre con gran naturalezza e con una luce per quei tem pi sim pati­
ca. Essi sono: il divotissimo giovane don Teobaldo Visconti (p. 13; 85), il buon
giovanetto conte M atteo Taverna (pp. 14; 28s; 64; 69s). un altro divotissimo
giovane conte A ntonio U baldini (p. 15), il buon giovanetto Michele A jatum o
(p. 20), il buon Giorgio M artinelli (pp. 21; 52), lo zelantissimo chierico Pietro
Frasa (p. 45), un terzo divotissim o giovanetto C arlo Giuseppe O ldone (p. 83),
un giovanetto garzone (p. 96) e finalm ente il divotissimo giovanetto Francesco
Solcri, paggio della Principessa R osana (p p .101-103).
Questa ricca messe di aneddoti giovanili dà un fascino speciale al libretto.
Sul suo esempio DB abbondò in esemplificazioni nelle sue considerazioni del
GP, sostituendo a quei giovanetti orm ai dim enticati, la figura a lui più viva (e
orm ai familiare ai suoi giovanetti) di Luigi Com ollo (GPA, pp. 14; 17).
Avevamo già notato come G A non ha una considerazione che tratti espli­
citam ente della purezza e del vizio opposto. Eppure si può dire che tu tto il li­
bretto è una esortazione per la tutela deU’innocenza-purczza (e am or di Dio),
sostenuta e fom entata dai molteplici mezzi che la Guida suggerisce, ed illum i­
n ata dai vari esempi proposti.
(67)
Cfr. S O M M E R V O G E L , Bibliothèqne
ne di T orino 1789, quella di N ovara s.d. e
de Ia Compagnie de Jésus, t. V, ci. 728s (M atl’ultim a del 1905.
thaeis). N on vengono però segnalate l'edizio-
40 —
III.
5. FILIPPO N E R I, ,S'. F R A N C E SC O D I S A L E S E S. ALFO N SO nella
letteratura ascetica per la gioventù.
N on si può chiudere il discorso sulle correnti d ’ascetica, senza parlare del­
l’influenza esercitata da S. Filippo Neri, S. Francesco di Sales e S. Alfonso.
S.
Alfonso de’ Liguori dispiegò un largo influsso anche nella letteratura
ascetica per giovani, specialm ente nei decenni più vicini al G P ; tale influsso
cioè coincise coH’affermarsi vittorioso della d o ttrina m orale e ascetica alfonsiana (68). Le operette ascetiche del Santo venivano poste in m ano anche ai gio­
vani (69). G ià prim a del G P consigliavano la lettura delle M assime Eterne e dell’Apparecchio alla morte, La Gioventù Divota, la Voce Angelica, VAntiveleno
Cristiano...', i quali d ’altronde sfruttano le pagine alfonsiane sui novissimi, sul­
la divozione a M aria e sulla preghiera (70).
S.
Francesco di Sales inform ò incisivamente del suo spirito la letteratura
gobinettiana, di cui abbiam o già parlato. N on m ancano in Piem onte i libri per
giovani che citano espressam ente il Salesio o che presentano una silloge di sue
massime (71) e infine, libretti che intendono proporre ai giovani un m etodo di
vita di im pronta salesiana (72).
L’influsso di S. Filippo Neri lo si riscontra nei libretti com pilati in Italia:
GA lo cita (73). Voce Angelica ed Antiveleno, edito da quel Paravia che un de­
cennio più tardi pubblicherà il G P, accingono due buone pagine di R icordi di
S. Filippo Neri, quasi tutti familiari a DB:
« 2. N on è tem po di dorm ire, perchè il paradiso non è fatto per i p o ltro n i
3. Figlioli, state allegram ente, non voglio scrupoli e m alinconie; basta che non
facciate peccati. 5. Nel confessarvi dite prim a i peccati più gravi, perchè non vi
tenti il dem onio di occultarli nel fine. 6. N on nutrite dilicatam ente il corpo,
(68) Cfr. G . C A C C IA T O R E , S. Alfonso
de' Liguori e il Giansenismo, Firenze 1944,
pp. 481-517.
(69) Così avvenne a G iovannino Bosco.
Cfr. M B, I. p. 238.
(70) G ià nel 1805 il com pilatore della Gio­
ventù Divota suggeriva la lettura delle M assi­
me eterne, della Pratica d'am ar Gesù Cristo,
e generalm ente i libri devoti del Liguori (p. 26).
La Voce Angelica consiglia « l’aureo libro »
di S. A lfonso: «.Opere Spirituali» (p . 17), la
Pratica d'am ar G. C. (p. 58), le Glorie di M a­
ria (p. 65) e m olte altre volte ricorre alla dotrina e a ll'a u to rità del S anto (pp. 9; 12; 24;
27; 31; 50; 658; 65s; 69; 72;).
La Gioventù Divota nelle considerazioni sui
novissim i, sulla divozione a M aria santissi­
ma e sulla preghiera sfru tta le pagine an alo ­
ghe di S. A lfonso.
L ’Antiveleno (p.248) ed il M em oriale da
esso ricavato (già cit.) raccolgono una serie
di m assim e di S. A lfonso.
(71) Voce Angelica, pp. 69s. Antiveleno,
pp. 245-248.
(72) Cfr. ad es.: M etodo di vita cristiana,
con alcuni documenti utilissimi pei giovati,
tratti principalmente da S. Francesco di Sales.
C rem ona, Tipografìa M anici 1843, pp.32.
(73) G A , pp. 53 (« quel gran m aestro di
spirito S. Filippo N e ri» ), 55; 60...
-
41
fuggite i cattivi com pagni, e i discorsi che non siano buoni 7. G uardatevi dal­
l’ozio, e massime nelle ore del dopo pranzo, perchè in quelle il dem onio suol
dare m aggiore assalto. 15. D atevi in tu tto e per tu tto nelle mani dei vostri su­
periori, perchè l’ubbidienza è la via più com pendiosa per acquistar la perfe­
zione... (74).
Dal G PA fino al G P 187439 S. Filippo Neri è rappresentato con un « Chi
più lepido e più allegro di s. Filippo N e ri..? » (G PA , p. 13; G P 1874, p. 13).
M a anche dalla centralissim a e preziosissima idea che la perfezione (cioè la
santità) sta m olto bene insieme coll’allegria; che è facile ad acquistarsi; che
’acquisto della virtù p o rta con sè gioia, pace, serenità.
Presentando il « M odo facile per conseguire le principali virtù cristiane pro­
posto ai giovanetti dell’O ratorio di S. Filippo Neri », così l’anonim o com pi­
latore esprim e le sue esortazioni ai giovani, perchè si diano a Dio giacché è
cosa facile farsi santi in gioventù:
« Voi ben conoscete q uanto necessario vi sia com inciare fin dalla tenera età
a servire con im pegno il Signore, e a praticare le sante virtù, che questo servi­
zio costituiscono. Ed è per questo, che del vostro bene desideroso un mezzo faci­
le vi presento per cui senza avvedervene a santificarvi giungiate, cosa che vi
sarebbe poi di m olta difficoltà negli anni m aturi » (75).
Ci troviam o già innanzi all’enunziazione del noto p rogram m a di DB:
« È volontà di D io che ci facciamo tu tti santi: è assai facile riu scirvi...»
(76). L’anonim o continua la sua presentazione descrivendo gli effetti della virtù
in chi l’ha acquistata: « Q u a n to sarete felici tosto che ne siate fo rn iti» (p. 5)
« Ed oh qual sarà il vostro contento l’inesplicabil gioja dei vostri cuori, quanto
sereni per voi i giorni di questo pellegrinaggio » (p. 6).
A ccanto alla « gioja » m anca proprio solo la parola « allegria » per sen­
tirci in pieno nel m ondo spirituale di DB. Eppure in questa letteratura troviam o
la parola « allegrezza » e add irittu ra « allegria »!
Il
posto occupato d all’Allegrezza nella spiritualità giovanile trova la sua
trattazione più com pleta e suggestiva nel m odestissim o M azzolin di fiori...ossia
(74) A ntiveleno, po. 243-245. Questi ricor­
di di S. F ilippo N eri furono anche inseriti
quasi tu tti d a D o n Bosco nel Porta Teco
Cristiano ovvero Avvisi im portanti intorno ai
doveri de! cristiano acciocché ciascuno possa
conseguire la propria salvezza nello stato in
cui si trova. T orino, T ipografìa di G . B. P a­
ravia e C om p., 1858 (LC, a. VI, f. V), pp. 3426.
(75) M oao facile p"r conseguire le princi­
42 —
pali cristiane virtù proposto ai giovani del!'O ra­
torio di S. Filippo N eri che frequentano la
scuola di spirito, Firenze, N ella Stam peria
Brazzini, 1827; pp. 40. Cfr. pp. 4s. A bbiam o
tro v ato una copia di questo libretto nella bi­
blioteca dell'eK-Convitto Ecclesiastico di T o ­
rino.
(76)
Vita del giovanetto Domenico Savio in
Opere e scritti editi e inediti di « Don Bosco »
voi. IV (T orino, S.E .I. 1943) p. 25.
Antiveleno Cristiano, in un capitolo d ’ispirazione salesiana e filippina: Le­
zione X. Q uattro parole sulla Santa A llegrezza (pp. 225-236) (77).
All’inizio del capitolo (p. 226) Antiveleno riporta le parole attribuite a S.
Francesco di Sales: « n è scrupoli, nè m alinconia, non vi voglio in casa m ia»
chiude l’esposizione col ricordo di S. Filippo N eri: «figliuoli, state allegram en­
te, io non voglio nè scrupoli, nè m alinconia, basta che non facciate peccati »
(p. 236).
L ’allegria è presentata come u n ’istanza giovanile:
« A voi piace, figliuoli, figlie mie di star allegri, e di buon um ore, e vi dispiace
la tristezza, e m aliconia; ne avete ragione; io vi lodo; anzi non io solo, m a Gesù
Cristo stesso vi esorta alla santa allegrezza, ed a star lontani dalla tristezza e
dalla m alinconia » (pp. 225s).
Cosa certam ente per i giovani inattesa: l'allegria è anche una istanza di Gesù.
Antiveleno suffraga la sua afferm azione allegando dalle divine « carte » vari
testi :
« Dolce allegrezza raccom andata dalle divine carte in m olti luoghi. State
allegri, io ve lo replico, avete ragione di stare allegri; S. Paolo: tu tta la terra
sia giubilante in D io: Servite il Signore con allegria: beato quel popolo, che
sa vivere in allegrezza. Salm... » (p. 226).
Antiveleno, come ci toccherà vedere nel G P, m ette in guardia dalla falsa
allegria dei m ondani (pp. 227-232s) e addita quella vera, « propria dei buoni
servi di D io » : « U n a vera, soda, e reale, l’altra falsa, apparente, superficiale,
perciò quanto dovete am arne una, altrettan to dovete schivare, e odiare l’altra »
(p. 227).
L ’autore non si lascia scivolare com e accade facilm ente agl’im itatori di
G obinet, nell’argom ento della ricreazione e del gioco (78): egli coglie l’anim a
della trattazione e giunge ad affermazioni profonde e centralissime, come questa:
« La giovialità del cuore è un tesoro di santità indeficiente » (p. 228). Spiegando
il contenuto di quest’afferm azione Antiveleno enum era i vantaggi della santa
allegrezza: l’anim o ilare fa adem piere con facilità i propri doveri (ecco perchè
è facile farsi santi!):
« Il cuor dilatato dalla santa allegrezza, dice Davide, corre, anzi vola per la
via dei divini com andam enti, e non si stanca. F a meravigliosi progressi nella
virtù, nella perfezione, ed anche nella santità, senza ferm arsi; schiva con p ro n ­
(78)
Cfr. ad es. Istruzioni di Besançon, cp.
(77)
H a il suo interesse anche la considera­
42; G A , pp. 62 - 65 ; La Gioventù Divota, cp.
zione della Voce Angelica sull 'Allegrezza SpiV II; A R V ISE N E T , // buon Angelo del!'infan­
rituhle. L’allegrezza è presentata alla giovazia... M ilano, P iro tta 1845, pp. 15-17...
netta com e condizione indispensabile per la
santità (pp. 66s).
— 43
tezza il peccato le insidie del nemico per la serenità; e chiarezza della sua m ente,
con cui gli scopre: si tra tta di patire per Cristo qualche cosa, o poco sente la
pena, o in essa prova diletto... « (pp. 228s): brano non privo di suggestione,
che fa pensare a quello che potè essere il contenuto dell a predica che deci­
se Dom enico Savio a farsi santo. Antiveleno si appella anche a ll’esperienza
dei giovani: « n o n lo provate anche voi? quando fa te le cose con allegrezza,
tu tto vi pare dolce e piacevole, ma se le fate con tristezza e con mal um ore tu t­
to vi si sem bra duro, difficile ed insopportabile » (p. 229).
L ’enum erazione dei vantaggi della santa allegrezza continua affascinante:
il giovane che la possiede si fa dei m eriti, e si rende caro a D io, accetto e gradito
agli uom ini; anzi è un distintivo dei tim orati di Dio il portare in volto u n ’aria
affabile, soave, gioviale, am abile a tutti, desiderata e persino invidiata da parte
dei m ondani (p. 229).
La valutazione e presentazione delle stesse pratiche divote e della vita di
pietà come sorgenti di allegria ci pone già nella prospettiva del G P e delle più
m ature opere di DB:
« Si fa con tal soave allegria onore alla religione, alla pietà, e divozione,
che si professa, la quale ha niente di triste, di cupo, e di m alinconico, come dicesi
d a’ m ondani, e tira a sè, e guadagna m olti alla pratica della virtù » (pp. 229s).
Con m ano sicura Antiveleno indica il fondam ento di questa santa allegria:
« M a Dio è nostro Padre (Gesù C. non ci ha insegnato a dir bugia nel Pater),
dunque noi siam o suoi figliuoli, ed i figliuoli chiam ano suo il patrim onio del
padre: quindi noi siam o legittimi coeredi di Gesù C., perchè ci ha fatti suoi
fratelli. Che consolazione per n o i!» (p. 231).
La certezza che il paradiso è già nostro è potente generatrice di gioia : « G ioite
e giubilate, perchè i vostri nomi ci stanno già scritti in cielo, è Gesù Cristo, che
ce ne assicura » (p. 230). Con l’occhio fisso instancabilm ente alla m eta, niente
vale a far perdere la vera allegrezza, la pace del cuore: non le miserie tem porali
(p. 229); non la povertà o la prigione (p. 234); non le im perfezioni ed il peccato
veniale, che debbono rincrescere, ma non rattristare, « poiché sapete, che non
si m uove foglia, che D io non voglia, e D io niente vuole, niente perm ette in questa
vita, se non pel nostro bene » (p. 233). Solo la caduta in peccato m ortale può
causare tristezza:
« m a tristezza santa, dice San Paolo, cioè che porti um iliazione, confusione,
pentim ento, e presto confessarsi, e riconciliarsi con Dio per così rientrare nella
vera pace di coscienza, e nei perduti diritti alla vera spirituale allegrezza, ed
al Paradiso » (pp. 234s).
Di chi è dunque appannaggio la tristezza?
« Solo chi non vuol lasciare il peccato ha ragione di esser m aliconico, ed
in q u ie to » (p. 235).
Antiveleno conclude senza preoccuparsi di spendere una parola sui passa­
44 -
tempi e sulle ricreazioni; a lui basta l’aver indicato gli elementi costitutivi e gli
effetti salienti della vera allegrezza: i trastulli, solo se fatti nella santità del cuo­
re, saranno apportatori di vera gioia.
« State allegri nel Signore; fate festa, gioite, giubilate, che ne avete tutta
la ragione. Iddio ne è contento, e sarete più am ati anche dagli uom ini. Questo è
il vero m odo di godere (quanto com porta l'um ana condizione), la quiete de’
Santi in questa vita, e poi il riposo de' Beati nell’a ltra » (p. 235).
Così scriveva Antiveleno, che non è fonte letteraria del GP, ma che per m olti
titoli gli è vicinissimo nello spirito. Q uando a suo luogo traccerem o il program m a
di spiritualità proposto da DB nel G P, ci toccherà prendere le mosse appunto
da queste idee lum inosam ente esposte da\V Antiveleno Cristiano.
— 45
CAPO II.
LE
FONTI
DEL
GIOVANE
PROVVEDUTO
Prim a di parlare dei libri, a cui DB attinse per fare il suo, vogliamo accennare
ai m etodi di cui usualm ente si servivano m olti scrittori di quei tem pi: ciò servirà
a chiarire e spiegare i metodi adoperati da DB e giustificherà il presente capitolo
sulle fonti del GP.
Ci lim iterem o alla letteratura specifica, a cui appartiene il G P, cioè alla devo­
zionale ed ascetica. Ed anzitutto confrontiam o tre brani di tre diverse opere
ascetiche.
C onsiderazioni per la D omenica.
Fine dell’uom o.
I.
Considera, figliuol mio, come
q uest’essere che tu hai, te l'ha dato
D io, creandoti a sua
immagine.
Senza tuoi meriti ti ha ad o ttato
per figlio, t’ha am ato più che da
padre, e ti ha creato acciocché lo
am assi e servissi in questa vita, per
poi goderlo in paradiso. Sicché non
sei nato, nè devi vivere per godere,
per farti ricco e potente, per m angiare,
bere e dorm ire, come i bruti, ma solo
per glorificare il tuo Creatore...
M editazione per la D om enica.
Del fine dell’uomo.
I.
Considera, anim a mia, come que­
st’essere che tu hai te l’ha dato Dio,
creandoti a sua immagine, senza tuoi
m eriti: ti ha ad o ttato per figlio col
santo battesim o: ti ha am ato più che
da padre, e ti ha creato acciò l’amassi
e servissi in questa vita per poi goderlo
in paradiso. Sicché non sei nato nè
dei vivere per godere, per farti ricco
e potente, per m angiare, per bere e
dorm ire come i b ruti: ma solo per
am are il tuo D io e salvarti in eterno.
Considerazione Prim a. Per la dom enica. Fine dell’uom o: Considera, o
figliuolo, che questo tuo corpo, quest’anim a tua ti furono dati da Dio senza
alcun tuo m erito creandoti a sua immagine.
Egli ti fece suo figlio col santo Battesim o. Ti am ò e ti am a qual tenero padre,
e l’unico fine per cui ti creò si è per essere am ato e servito in questa vita, per
renderti poi felice in Paradiso. Sicché n on sei al m ondo solam ente per godere,
per farti ricco, per m angiare, bere e dorm ire, come fanno le bestie; ma il tuo
fine si è di am are il tuo D io e salvar l’anim a tua.
46
—
Il testo rip o rtato per prim o appartiene alla « Via del Paradiso », opusco­
lo attrib u ito a S. L eonardo da P orto M aurizio (79); il secondo è di S. A l­
fonso: M assime eterne (80); il terzo infine è di D B: la prim a delle Sette Consi­
derazioni per ciascun giorno della settimana (G PA , p. 32). E evidente che alm eno
due dei tre com pilatori hanno trascritto... E non c'è da stupirsene: a quei tem pi
i libri di ascetica e devozione venivano fatti a quel m odo. G li studiosi di S. F ra n ­
cesco di Sales sanno che la Filotea attinge al Combattimento Spirituale dello
Scupoli, a La Guida spirituale del peccatore, di Luigi di G ran a ta e al Memoriale
dello stesso Padre G ran ata: a quest’ultim a opera s’ispirano direttam ente le
M editazioni della prim a parte di Filotea (81).
Nelle Controverses lo stesso santo D ottore si è servito a larghe m ani delle
Controverse bellarm iniane, ecc. Egli stesso bonariam ente afferm ava che in que
libro di suo c’era il filo e l’ago: « T out est ancien, et ny a presque rien du mien
que le fil et l’eguille » (82).
U n caso interessante nel cam po delle dispute: Ludovico A ntonio M uratori,
scrivendo nel De ingeniorum moderai ione che la d o ttrina dell’im m acolata Conce­
zione era solo una pia opinione, aveva suscitato atto rn o a sè vivacissime rea­
zioni, specialm ente, da parte di gesuiti e di francescani (83). T ra gli altri, scrisse
contro di lui un opuscolo il padre gesuita Benedetto Piazza (Causa Im m acolatae
Conceptionis, Palerm o 1747). « H o data subito u n ’occhiata all’opera del P.
Piazza, scrisse M uratori ad u n amico. Egli ha copiata quella di un gesuita spa­
gnolo. Lasciam olo fabbricare come a lui piace » (84). Senonchè un anno dopo
usciva l’opuscolo del M uratori Della regolata divozione. Il Piazza scopriva che
il grande erudito aveva in tro d o tto sottom ano « non pauca reform ationis m onu­
m enta » dal M onita salutarla, libello del W idenfeldt, messo all’indice! (85). Il
Piazza rese di pubblico dom inio la scoperta, ma non potè avere una replica,
perchè il M uratori era passato a miglior vita.
A questi fatti si aggiunga quan to dicemmo nel capo precedente a proposito
degli scrittori di ascetica per la gioventù, per avvalorare ancor più la consta­
tazione che a quei tem pi si am ava com porre libri senza m olta fatica.
Eppure il disegno delle Controverse di S. Francesco di Sales è ben diverso
da quello del Bellarm ino. D om M ackey ha p o tuto scrivere che quest’opera
(79) Opere compiete di S. Leonardo da Porto Maurizio, voi. 2 (Venezia, Tipografìa Emiliana 1868),
pp.
22 ss. E ditori di vari tem pi e
di vari luoghi agglom erarono alla « Via del
Paradiso» testi di diversa provenienza, senza
indicarne l’autore. Il b ra n o sopra rip o rta to
è evident m ente di origine alfonïiana. - Cfr.
O. G R E G O R IO , Alla ricerca dell'autore di
un famoso libretto, nell’Osservatore Romano,
15 agosto 1953, p. 3.
(80) T orino, M arietti, ed. Stereotipa 1845
p. 473.
(81) c . f l o r i s s o n f . , S. François de Sales, In­
traduction à la Vie dévote, Paris 1930, t. I,
p. X X X V II.
(82) Oeuvres de Saint François de Sales.
Edition Complète, t. I (Annecy 1892), p. 13,
(83) C A C C IA T O R E , o.c., pp. 532; 535.
(84) C A C C IA T O R E , o.c., p. 537, n. 66. 15.
(85) C A C C IA T O R E , o.c., pp. 550s.
— 47
del Salesio « ouvre pour aitisi dire, un nouvel horizon à Penseignement ecclèsiastique » (86). Dal decreto col quale il Salesio venne proclam ato dottore della
Chiesa apprendiam o che quest’opera previene la definizione dell’infallibilità
pontificia c proclam a altam ente l'au to rità sovrana del Vicario di Gesù Cristo (87).
Anche la Regolata Divozione del M uratori, per quanto sia m ateriata del
M onito salutarla, nel suo disegno rifletteva un altre/ spirito, un altro genio, altri
interessi ed un altro m om ento storico (88).
Don Caviglia riporta la definizione che Benedetto Croce dà del Com pila­
tore: « Com pilatore non è soltanto colui che compila da libri di facile accesso e
da altre com pilazioni; m a anche chi com pila da libri rari e poco noti, da m ol­
te e varie scritture, da m anoscritti e da docum enti inediti: semprechè non so tto ­
m etta a serio lavoro critico i suoi m ateriali, e non cavi un proprio costrutto ».
D on Caviglia aggiunge: « In questa definizione sta, non a disagio e in buona
com pagnia, Don Bosco; e più nella prim a parte che nella seconda » (89).
D 'altra parte Don Caviglia nei suoi studi ha m agistralm ente dim ostrato
che negli scritti di DB non m anca un im postazione personale ed l u i messaggio
d ’idee proprio. Lo stesso direm o nel nostro studio sul GP, operetta che per
l’ascetica ha il valore che le pagine del « Sistema preventivo » hanno in pedagogia
(seppure pedagogia ed ascetica per un educatore cristiano siano di fatto disso­
ciabili!).
Se prim a ci ferm erem o ad esam inare da che parte provengono gli elementi,
con cui DB ha m ateriato il G P. non ci dispenserem o poi dal dare uno sguardo
d ’insieme all’edificio: lì, con nell’occhio l’equilibrio delle linee c delle articola­
zioni cercherem o di m isurare il genio del costruttore.
Importanza dello studio delle fo n ti. Più sopra abbiam o tentato di dim ostrare
l’im portanza dell’inquadrare il G P nelle correnti devozionali e ascetiche in cui
è nato. Qui dovrem m o ripetere le stesse osservazioni quanto al confronto del
testo di DB con quello del suo m odello. Lo scoprire i criteri secondo i quali
DB ha sceverato il m ateriale fornitogli dal modello aggiungendo, variando,
om ettendo è un ottim o mezzo per scoprire, ancora per un’altra via, lo spirito
di DB. Ci si perm etta dunque di presentare le fonti degli scritti di DB: la rassegna
che farem o non avrà tanto il valore di analisi letteraria, quanto di analisi dello
spirito di DB. Accingiamoci dunque a quest’analisi, seguendo opportunam ente
le pagine del G P nell’edizione più vicina ai modelli (90).
(86) Oeuvres de Saint François ite Sales.
t. I, p. CXX1.
(87) Oeuvres de Saint François de Sales.
t. I, p. CX X .
48
-
(88) C A C C IA T O R E , o.c., pp. 545-553.
(89) Opere e scritti... vol. IH, p. XLV III.
(90) I titoli ed i sottotitoli che adoperem o,
com e già avvertim m o n d l'in tro d u zio n e, so-
Il Titolo.
Il frontespizio della prim a edizione, posto a pag. 3, suonava così: Il Giovane
provveduto per la pratica de’ i suoi doveri... Le parole: « G io v an e P ro v veduto»
richiam ano il titolo analogo di una com pilazione alfonsiana: « Il cristiano prov­
veduto », che YElenchus clironologicus Operimi redatto negli A età Doctoratus
di S. A lfonso, pone al 1761 (91).
M a l’opuscolo di S. Alfonso non servì di fonte a D B; esso infatti, secondo
la descrizione che ne fa De M eulem eester contiene: Massime Eterne, Atti
C ristiani da farsi alm eno una volta il giorno, A tti per la Confessione e Com unione
e M odo di sentir la Messa. Elementi rintracciabili nell’edizione m ariettiana
delle opere di S. Alfonso. DB conobbe II cristiano provveduto? Probabilm ente;
egli infatti ado ttò come titoli: Il Giovane provveduto, il Cattolico provveduto,
Il Cattolico istruito... non però II Cristiano Provveduto (92).
Alla Gioventù (G P D , p. 5; G PA , p. 5)
F onte: Guida Angelica. G P e G A iniziano am bedue prendendo le mosse dal
capitolo dove tratteran n o degli inganni del dem onio. M a G A non ha il prim o
inganno (« che servire al Signore consista in una vita m alinconica »). L’idea
che nella vita cristiana si trova la vera allegria non è posta in prim o piano da
GA così come nel G P. Ecco i term ini con cui viene espressa da G A : « o h quanto
gioconda cosa sarà per voi, se vi assueferete a portare il soavissimo gioco (sic)
della legge di D io sino da questa prim a vostra età... » (p. 5) « E così cam m inando
per quella strada, ch’egli (la G A ) vi m ostrerà, dati appena i primi passi, vi trove­
rete sì spaziosa la strada, e dilettevole, che agevolm ente potrete correre in essa,
senzachè vi atterrisca, ed arresti il vostro corso verun inciam po sino al vedervi
introdotti in quella felicissima Patria de’ Beati preparata anche a voi per eterna
abitazione dal Divin vostro Padre » (p. 7).
no quelli del G P D .
(91)
D E M E U L E M E E S T E R , Bibliogra­
gliari per tutte le domeniche e feste principali
dell'anno... O pera del Padre C asim iro di Fi­
phie générale des écrivains rédemptoristes,
renze... Venezia, Stam peria Baglio, 1739.
(92)
Il Cattolico Istruito nella sua religione
vol. I, p. 191. L ’edizione del 1761 è in -18, pp.43.
Cfr. anche O R E ST E G R E G O R IO , Ri­
cerche bibliografiche alfonsiane... II. « Il cri­
stiano Provveduto », in Spicilegium Historicum Congr. SS. Redemptoris, IV (1956) pp.
481-485.
La Bibliografia Italiana (M ilano, Stella a.
IV, 1838) segnala II Cristiano Provveduto di
orazioni quotidiane. Bergam o, Stam p. N atale,
1837, in-32, pp. 128. Esisteva anche: L'Eccle­
Trattenimenti di un padre di famiglia co' suoi
figliuoli secondo i bisogni deI tempo Epilogati
dal Sac. Bosco Giovanni. T orino, T ipografia
dir. da P. D e-A gostini 1853-54, (LC, a. I, f. I
II, V, V ili, IX, XII).
Il Cattolico provveduto per le pratiche di
pietà con analoghe istruzioni secondo il biso­
gno dei tempi... T orino, T ip.dell’ O rato rio di
S. Frane, di Sales 1868, pp. V III-766..
siastico Provveduto ovvero Esortazioni Jami-
-
4
49
Ma nel contesto queste due frasi sono quasi som m erse dalle altre, con le
quali sono collegate.
Il « serviam o al Signore in santa allegria: Servite D om ino in laetitia » non
trova un riscontro letterario nè in G A, nè in G obinet, nè in altri opuscoli. H a
invece riscontro quasi letterale nella Vita del Com ollo, da DB scritta qualche
anno prim a: « Benché poi (C om ollo) fosse così concentrato nelle cose dello
spirito, non vedovasi mai rannuvolato in volto, o tristo (!), ma sempre ilare e con­
tento rallegrava colla dolcezza del suo parlare, e suoleva dire che gli piacevano
quelle parole del profeta D avide: «S ervite D om ino in laetitia ». (^3). Sono
appunto le parole del G P : « Talché voi possiate d iri col santo profeta D avidde :
serviam o al Signore in santa allegria ». Era dunque u n ’idea che DB possedeva
già, forse m atu rata a Chieri. L’im portanza di questa prim a osservazione sarà
rilevata in seguito.
L’espressione: « Miei cari, io vi am o tutti di cuore » (G PA , p. 7) non ha riscon­
tro letterario negli altri m anuali che conosciamo. Se ne trovano altre dello stes­
so taglio, con le quali i vari autori cercavano di m anifestare il loro affetto per il
bene spirituale del giovane lettore ed attirare così l’interesse sulle considerazioni
che venivano esponendo. È u n a form a letteraria, non priva però di un suo conte­
nuto reale. Una som iglianza im pressionante si trova con quanto il sacerdote
Raffaele Frassinetti scrisse sul « Giardino di Divozione pei Giovanetti »:
« Io sono tu tto affetto per voi: che mi sono sempre occupato di voi; e finché
avrò vita mi occuperò più di voi che di altri, perchè vedo che si può far con ciò
tan to bene; e che mi vivrei più che contentissim o, se notte e giorno potessi fati­
care intorno a voi, e per voi, e indirizzarvi tu tti nel retto sentiero che mena a
virtù e farvi am are solo la pietà e divozione, e aborrir vizio e peccato e innamm orarvi tu tti di Dio » (94).
A naloghe espressioni di affetto si possono riscontrare in un opuscolo di
un benedettino bavarese edito da M arietti lo stesso anno in cui Paravia stam ­
pava il G P : L'amico dei fanciulli del P. Egidio Jais (95):
« Miei cari fanciulli, scriveva il P. Iais, Io, dappoiché vivo, ho sempre p o rtato
(93) Cenni storici sulla vita del chierico Lui­
gi Comollo morto nel seminario di Chieri am­
mirato da tutti per le sue singolari virtù Scritti
da un suo Collega. T orino, dalla tipografia
e Giardino di Divozicn?) fosse anteriore. Ma
di quest'ultim o non ci fu possibile rin traccia­
re le prim e edizioni.
(95)
L ’amico dei Fanciulli ovvero libretto
Speirani e F errerò vicino alla C hiesa di s.
R occo 1844, pp. 84. Cfr. pp. 23s.
(94) C itato nella prefazione a : « Il Vange­
d'istruzione e di preghiera ad uso dei fanciulletti che può anche giovare agli adulti Opera
del P. Egidio Iais Tradotta da un Sacerdote to­
rinese sulla XXIX. Edizione tedesca. T orino,
lo spiegato ai Giovanetti nelle domeniche pel
sacerdote Raffaele Frassinetti, 3. Ediz., Oneglia. G hilini 1866, p. 5. Poteva avere qualche
interesse sapere quale dei due opuscoli (G P
50
-
per G iacinto M arietti T ipografo-L ibraio 1847,
pp. 224.
grandissim o am ore a tutti voi... Il più gran piacere che io mi possa desiderare
su questa terra sarebbe appunto di sentire dire di qui a qualche tem po, che non
uno solam ente, ma molti di voi dopo aver com inciato a leggere questo libro
sono diventati più ubbidienti ai lor genitori, più diligenti al lavoro e allo studio,
e più divoti di prim a; io prego quindi fervidam ente il Signore di questa grazia,
e spero che mi darà, prim a che io muoia, questa santissima consolazione » (pp.
X IIIs).
Ad ogni m odo non ci consta di una dipendenza im m ediata. Si ricordi com e
DB più tardi raccom andava ai suoi collaboratori la necessità che gli educandi
si accorgessero di essere da loro am ati.
Parte 1. (Sezione I) Cose necessarie ad un giovane per diventar virtuoso. (G PD ,
p. 9; G PA , p. 9).
Il titolo di questa prim a sezione e quello della successiva richiam ano la q u ar­
ta e terza parte di G obinet: IV; Delle virtù necessarie ai giovani (o la parte II:
Dei mezzi necessari per acquistar la virtù durante la prim a età); III. Degli osta­
coli, che distornano i giovani dalla virtù.
Articolo /. Conoscenza di Dio. (G P D , p. 9; G PA , p. 9).
Questo breve articolo presenta qualche reminiscenza della Dottrina Cri­
stiana ad uso della diocesi di Torino e de\VEsercizio di Divozione alla M isericor­
dia di Dio, pubblicato da DB l’anno prima (96).
Esercizio, p. 30:
« I benefizi di D io: l’aria, il sole, il
fuoco, l’acqua, gli anim ali m ansuefatti.,
p. 31: « l ’intelletto per cui l’uom o co­
nosce la verità, la ragione per cui si
distingue il bene dal male...
G P p 9:
« Il sole, la luna, le stelle, l’aria l’acqua,
il fuoco...
p. 10: « u n ’anim a, la quale pensa,
ragiona, vuole e conosce ciò che è be­
ne ciò e che è m ale... »
A proposito di quest’ultim a frase, anche la Dottrina Cristiana torinese ha:
« l ’anim a um ana essendo spirituale, pensa e ragiona: cioè conosce e intende
quello che fa, e perchè lo fa... » (p. 56).
Più notevoli sono le affinità con L'amico dei fanciulli del P. Iais:
(96)
Esercizio di divozione alla Misericor­ delta diocesi di Torino. T orino, presso G . B. Pa­
dia di Dio. T orino, Tipografia Eredi B otta Via
ravia e C om p. T ipografi librai sotto i portici
della C onsolata, 14, s.d. (1846); pp. 112.
del Palazzo M unicipale, s.d. (1843), pp. 192.
Compendio della Dottrina Cristiana ad uso
-
51
L'amico dei fanciulli, p. 2:
« T u hai gli occhi, figliuol m io: eb­
bene alia un istante i tuoi occhi al
cielo, guarda intorno e sopra di te:
tu vedi cielo e terra... furono fatte
G PA , pp. 9s:
Alzate gli occhi, o figliuoli miei,
ed osservate quanto esiste nel cielo
e nella terra. Il sole, la luna, le stelle,
l’aria, l’acqua, il fuoco sono tutte
(tutte queste cose) da Dio, il quale
colla sua onnipotenza le ha cavate
tutte dal nulla; ed è per questo che
noi lo nominiamo altresì Creatore
del cielo e della terra,
p. 5 : « La più perfetta e la princi­
pale tra tutte le creature visibili di
D io è l’uom o... creato per qualche
cosa più nobile che non le bestie...
p. 6: egli pensa; egli solo può cono­
scere il bene: e far ciò che è giusto...
Egli può principalm ente discernere,
per mezzo della ragione il bene dal
male...
p. 7: L ’anim a, o lo spirito dell’u o ­
m o abita nel corpo... quando il cor­
po dell’uom o dalla m orte vien di­
strutto, l’anim a ne esce senza m orire
o soffrire alcun danno, anzi libera­
ta dal corpo va in un m ondo m i­
gliore e continua a vivere. Colà so­
lam ente, in quella vita avvenire che
non avrà fine giamm ai, colà sola­
m ente p o trà egli essere perfettam ente
buono e felice ».
cose che un tem po non esistevano.
M a c’è un Dio, che colla sua onni­
potenza le trasse dal niente e le creò,
motivo per cui si nomina Creatore.
Q uesto Dio che sempre fu e sem­
pre durerà dopo di aver creato tu t­
te le cose che ne cielo e nella terra
si contengono, diede quindi esisten­
za all’uom o, il quale di tutte le crea­
ture visibili è la più perfetta. Onde
i nostri occhi, i piedi, la bocca, la
lingua, le orecchie, le mani sono tutti
doni del Signore.
L 'uom o è distinto fra tutti gli al­
tri anim ali specialmente perchè è
fornito di un’anim a, la quale pensa,
ragiona e conosce ciò che è bene e
ciò che è male. Q uest’anim a non
m uore col corpo, m a quando esso è
p o rtato al sepolcro, quella andrà a
com inciare u n ’altra vita che non fi­
nirà più... »
Articolo II. Igiovanetti sono grandemente amati da Dio (G PD , p. 10; G PA , p. 10)
Articolo III. La salvezza di un Cristiano dipende ordinamente da tempo della
gioventù (G PD , p. 11; G PA , p. 12).
Questi due articoli, come già dicem m o, sono due temi quasi di obbligo nella
letteratura ascetica per la gioventù: chi non m ette due capitoli espliciti, intro­
duce tuttavia i due temi come pream bolo o nel corpo di altre trattazioni.
I
due testi più vicini a quello di DB sono: G obinet e A vondo. T ra i due, il
più vicino è ancora quello del G obinet. Anzi sem bra che DB si sia servito pro­
prio del testo francese (si ricordi che il Piem onte di quei tempi era pieno di libri
52
-
d ’O ltralpe). Infatti la traduzione del G obinet che circolava in Italia era quella
dell’A ntolini (Venezia, 1708); le altre edizioni: Venezia 1765, Lodi 1819, T orino
1831, come già avvertim m o, non fanno che riprodurre con lievi ritocchi quella
antica. O ra il testo di DB è più vicino al francese che all’italiano. Un esempio,
G PA , a rt II, p. 11 : « Egli.....p o rta una particolare affezione per li giovanetti... »
è più vicino al G obinet francese: « un am our to u t particulier, » che all’italiano:
« un am ore specialissimo » (97).
DB inoltre riproduce la citazione scritturale in latino, invece che in italiano,
come usa fare quando attinge da testi italiani (per es. da S. Alfonso, e lo
constaterem o più avanti). Anzi, quando in qualche caso riferisce il testo scrit­
turale in italiano, la sua traduzione si avvicina più al francese, che al testo latino.
Esem pio: G PA , art. II, p. 11 : « per lui meglio sarebbe che si ponesse una m acina
al c o llo » è più vicino al francese: « il voudroit mieux pour lui mìt une meule
au cou » (98), che non al latino « u t suspendatur m ola asinaria in collo eius ».
(R ichiam iam o l’attenzione sul ponesse più vicino al mìt, che non al suspendatur)
Sottigliezze, su cui non vale la pena soffermarsi.
Articolo IV. La prima virtù di un Giovane è l'ubbidienza a' proprii genitori e supe­
riori (G P D , p. 13; G PA , p. 13).
Articolo V. Del rispetto che devesi alla Chiesa ed ai sacri M inistri (G P D , p. 15;
G PA , p. 16)
Fonte è G A. DB m ette sotto il titolo di ubbidienza ai genitori ciò che GA
aveva posto sotto quello di « rispetto ».
Alcune note: 1. G A fa u n ’enum erazione m inutissim a di magagne, con cui i gio­
vani possono m ancare di rispetto ai genitori.
« G uardatevi dal fare segni, o m otteggj indecenti colle m ani, cogli occhi, colle
labbra, coll’alzare, o dim enare le spalle, crollare la testa, o altri di simil m aniera,
non essendo questi convenevoli alla civiltà, m olto m eno a quella um iltà, e rispetto
che dovete professare a ’ vostri genitori. D io vi guardi dal fare apposta ciò, che
loro dispiace, d all’odiarli, dal desiderar loro la m orte, o male alcuno, dallo
scuoprire ad altri i loro difetti, dal rispondere parole aspre, ed ingiuriose, ora
rim proverando con diabolica sfacciataggine le loro stesse imperfezioni, ora
vom itando contro di loro im properj, im precazioni, bestemmie, e maledizioni.
Peggio poi sarebbe, il che non crederei possibile nem m eno tra le fiere più selvagge,
alzare le m ani, od altro in atto di percuotere coloro, che a costo di tanti stenti, e
gravissimi dolori vi diedero la vita, e tante belle istruzioni... » (pp. 38s).
(97)
G O B IN E T , Venezia 1708, p. 21; T o-
(98) G O B IN E T , ed. cit., cp. IV, p. 23.
rino 1831, p. 30; Paris-L yon 1822, p. 18.
-
53
DB non scende a questi particolari. Forse dovette rim anere perplesso di
fronte ad u n ’enum erazione di m ancanze che in un libro per giovanetti poteva
avere un dubbio valore educativo.
2.
G A , contro il solito, non propone nel capitolo fondam entale del rispetto
ai genitori nessun m odello (oltre quello di G esù adolescente); DB aggiunge
l’esempio dei suoi due cari Luigi; il G onzaga ed il Com ollo.
Nel capo del rispetto che si dee alle Chiese... (pp. 41-44) G A è invece più
generosa. D opo l’esempio di Stanislao K ostka ne aggiunge un altro altrettanto
delicato :
« Ed il buon G iorgio M artinelli, ancor fanciullino, lasciati in abbandono
ed i com pagni, ed i loro divertim enti, solo si ritirava di nascosto nella Chiesa
ove tu tti sfogava i suoi affetti verso il suo buon Dio, sintantoché, non sapendo
quelli di casa ove fosse, accorrevano frettolosi alla Chiesa, sicuri di ritrovarlo »
(p. 43).
È il m etodo dell’esemplificazione, che attrae efficacemente i giovani, istinti­
vam ente p o rtati all’im itazione ed all’emulazione.
Articolo VI. Lettura spirituale e Parola di Dio (G PD , p. 17, G PA , p. 18).
Presenta qualche co n tatto colla trattazione analoga di G A (pp. 49-57):
Avvertim enti circa la Lezione Spirituale, M editazione, e modo d'udire la Parola
di Dio. N otiam o che DB sopprim e l’argom ento della m editazione, che invece
ha G A : dopo aver detto che tanti eccellenti maestri di spirito hanno tra ttato divi­
namente della m editazione, mezzo « m olto efficace per avanzarsi nella pietà »
G A aggiunge:
« Per voi però, miei diletti figliuoli, che non avete ancora un tal uso, potrà
servire quel medesimo m odo, che vi ho spiegato circa la lezione spirituale, cioè,
dopo esservi messo alla presenza di D io con un atto di fede, e pregatolo del
suo aiuto, leggete adagio adagio con tu tta pausa, attenzione, e raccoglim ento
uno de’ punti della m editazione, proccurando (!) d ’intender bene ciò, che leggete;
indi riflettete col pensiero sopra quella verità, e così letto il secondo, ed il terzo
punto, fate il vostro colloquio, il quale consiste in quegli atti di sopra accennati
verso al fine della lezione spirituale » (pp. 53s).
E cioè:
« R innovate alla m ente le verità, che avete m editate con i buoni proponi­
menti fatti, ringraziate Iddio di tu tti i lumi, che vi avrà m andati, e pregatelo,
che vi dia grazia di prontam ente eseguire quanto gli avete prom esso nella m edi­
tazione » (p. 52).
La m editazione insom m a è ridotta ad una ponderata lettura spirituale. Vale
la pena riportare anche i consigli che G A dà circa il m odo di fare la lettura spiri­
tuale:
54
-
« N on siate però di quelli, che sono avidi di leggere m olte pagine al giorno.
N o, miei cari, leggete poco per volta, m a quel poco proccurate di capirlo m olto
bene, affinchè resti ben impresso nella vostra mente quel buon pensiero, che
avrete letto. Se poi v’incontrate in qualche sentim ento, dal quale vi sentiate
interiorm ente intenerire il cuore, chiuso il libro, fermatevi alquanto a riflettervi
sopra colla m ente più, che sapete, lasciando sfogare liberam ente il cuore in que­
gli affetti di ringraziam ento, di dolore, d ’um iltà, di confusione, d ’am ore, e simili,
a ’ quali si sentirà eccitato interiorm ente dalle verità da voi meditate. D opo...
proseguite... (pp. 51 s).
DB non si sofferma a descrivere al giovane questo m odo di procedere; tu tta ­
via anche per lui la m editazione dei giovanetti sem bra ridursi ad una ponderata
lettura spirituale. Alle Sette Considerazioni per ciascun giorno della settimana
(G PA , pp. 31 ss), che sono indubbiam ente stru tturate come m editazioni, DB
prem ette: «Siccom e io desidero grandem ente che ogni giorno facciate qualche
poco di lettura spirituale, per cui non tutti p o tranno avere i libri convenienti,
così io vi presento sette brevi considerazioni, distribuite per ciascun giorno della
se ttim a n a » (G PA , p. 31).
Evidentem ente DB non esige dai giovani una m editazione, quale è conce­
pita dalle più classiche scuole di ascetica. T uttavia, in quanto la lettura spirituale
non è disgiunta da una certa riflessione, (e quindi aperta alla m editazione vera
e propria) DB interpreta la lettura spirituale come m editazione e si contenta
di richiedere dai ragazzi questo minimum.
A ll’enum erazione che DB fa dei libri di lettura, ne corrisponde u n ’altra di
G A , in cui figurano le « M assime eterne » del P. C attaneo accanto alla Filotea del
Salesio e al Combattimento Spirituale dello Scupoli ecc. (p. 51). Può sem brare
strano che DB suggerisca la lettura dell’Apparecchio alla M orte di S. Alfonso
(G PA , p. 18) e non quella delle M assime Eterne del medesimo, m olto più facili
e più accessibili ai giovani... M a le Massime Eterne erano servite a m ateriare
le Considerazioni per ciascun giorno della settimana del G P ; era superfluo dun­
que citarle.
Anche in questo capo GA predilige avvalorare i suoi insegnam enti, ricordando
l’esempio del giovane M artinelli:
« Il divotissim o cherico (sic) G iorgio M aria M artinelli, il quale nel tempo
della ricreazione vedevasi stare im m obile cogli occhi socchiusi sopra d ’un libro
divoto, e sfogare liberam ente i suoi fervorosi affetti verso il Cielo » (p. 52).
« Io, così egli disse già Sacerdote, io sino d ’allora stava ginocchioni spesse
volte senza sapere il perchè; q u an d ’ecco mi sentiva im provvisam ente portare
in alto il cuore, e rapir negli amplessi del mio liberalissimo G esù; quivi il celeste
M aestro si prese l’amorevole cura d ’istruirm i e così il mio rozzo palato inco­
minciò a gustare insolite delizie. Così fece D io con questo divotc fanciullino, e
così farà pure con voi, miei cari » (p. 55).
—
55
(Sezione II). Cose da fuggirsi massimamente dalla gioventù.
Richiam a la parte terza del G obinet: Degli ostacoli, che distornano i giovani
dalla virtù.
Articolo I. Fuga dell'ozio (G PD , p. 19; G PA , p. 20).
Qualche affinità col capitolo analogo del G obinet (pt. I li, cp. V II), m a soprat­
tu tto con G A : Avvertim enti circa il buon uso del giuoco, e de' divertimenti (pp.
62-65).
11 G P ha in com une con G A l’episodio notorio di S. Luigi... G A ne aggiunge
un altro.
« Se poi (nel gioco) vincete, fate partecipi del vostro guadagno anche i
poveri, im itando il divoto giovanetto C onte M atteo Taverna, che, m entre i
com pagni allegri si trattenevano nel giuoco, egli girava atto rn o a ’ tavolieri,
raccogliendo d a ’ vincitori parte del loro guadagno, che volentieri offerivano
convinti dal bel garbo, e dalle m aniere gentili, ed obbliganti, colle quali, gli ani­
m ava, per suffragare le Anim e del Purgatorio colla celebrazione di qualche
Messa, o per sollievo de’ poveri. Tali debbono essere le vostre industrie per
rendere santi, e m eritorj i vostri divertim enti » (pp. 64s).
Articolo II. Fuga dei cattivi compagni (G PD , p. 20; G PA , p. 21).
« Vi sono tre sorta di com pagni... ». La divisione dei giovani in tre categorie
è classica in DB (99). S’ispira probabilm ente alle conversazioni con Com ollo (100)
e forse anche alle istruzioni ricevute in Seminario.
Ben diversa è la ripartizione che fa G obinet, il quale divide i com pagni cattivi
in q u attro categorie (pt. Ili, cp. V ili, art. Ili): 1. Quelli che sono apertam ente
cattivi e non si vergognano, anzi si gloriano dei loro vizi. 2. Coloro che scanda
lizzano coi cattivi discorsi, burlandosi della virtù e parlando di cose disoneste.
3. La categoria di coloro che non sollecitano apertam ente al male, m a che allon­
tanano dagli esercizi di pietà (intendi: dalla pratica virtuosa) e invitano ai diver­
tim enti. C ostoro sono più sim ulati, m a perniciosissimi: avvelenano alla radice
la vita virtuosa e la fanno m orire, senza che ci si accorga. 4. Gli oziosi e gl’infin­
gardi. che persuadono ad essere amici del gioco, dei balli, degli spettacoli. G obi­
net am m onisce che non ci sono forse com pagnie tanto pericolose per i giovani,
q uanto queste.
GA, fida fonte di DB, non divide esplicitam ente i cattivi com pagni in cate(99) Cfr. Vita det Giovanetto Savio Domenico, cp. V e cp. V ili, in Opere e scrini voi. IV,
pp. 14s; 20. Cfr. anche il Regolamento per le
case della Società di S. Francesco di Sales.
T orino, T ipografìa Salesiana 1877: Avvisi geiterali (posti dopo II Sistema Preventivo),
56
-
pp. 15-17. Cfr. pp. 15s : « I giovanetti sogliono m anifestare uno di questi caratteri diversi. Indole buona, ordinaria, difficile, cattiva...
M a gli sforzi... alla terza categoria che è quella dei discepoli difficili ed anche discoli».
(100) Cenni..., già cit., pp. 63s.
gorie, suppone però la distinzione gobinettiana. Mette in guardia non soltanto
« di que’ sacrilegi che con ¡sfacciataggine piucchè diabolica apertam ente, o co ’
gesti, o co ’ discorsi m alvagj invitano l’incauta gioventù a darsi a' più sozzi pia­
ceri, m entrechè una tal sorta d ’ingordissimi lupi, abbastanza da se stessi dim o­
strano quello spirito diabolico, che nodriscon nel seno, parlo di coloro, che,
coprendo la loro m alvagità con u n ’infame invenzione, sotio u n ’esteriore ingan­
nevole apparenza di pietà, sono la rovina, ed il orecipizio pur troppo degli
incauti giovanetti » (pp. 47s).
La pittura a tinte fosche dei cattivi com pagni è com une a tutta questa lette­
ratu ra spirituale per la gioventù.
D opo aver parlato dei cattivi com pagni sia G A che il G P passano a parlare
dei buoni. M a ecco che ci tocca notare una variante che ha il suo interesse. 11
G P parla genericam ente dei buoni com pagni: quelli che frequentano i SS. Sacra­
m enti, che intervengono alle chiese... GA parla espressam ente delle amicizie
particolari, classiche nell’ascetica m onastica e religiosa; coltivata in particolar
m odo (a quei tempi) nei collegi dei gesuiti. Dice testualm ennte G A :
« D opo d ’esservi fervorosam ente raccom andati a Dio, alla Beatissima Vergine,
ed al vostro Santo Angelo Custode, eleggetevi, miei cari figliuoli, uno, o due
giovanetti uguali a voi in nascita, età, ed impiego per vostri com pagni, e questi
dovranno essere de' più onesti nel parlare, de' piìi devoti nelle Chiese, e de’ più
frequenti a' Santissimi Sagram enti. Eletti che gli avrete, datene avviso a ’ geni­
tori, ed al vostro direttore per averne approvazione, ed il loro consenso, nè
dovete co ntrarre amicizie con altri, se non siete ben sicuri de’ loro virtuosi, e
santi costum i.
A pprovati poi d a’ vostri Superiori quell’uno, o que’ due giovanetti per vostri
com pagni, andate pure con essi, e proccurate d ’anim arvi l’un l'altro alla divo­
zione, alla frequente visita delle Chiese ad onore di Gesù, e di M aria, col recitare
insieme qualche orazione, o la corona della Beatissima Vergine, e col racconto di
belli, e divoti esempj. Correggetevi l’un l’altro con santa carità de’ vostri difetti »
(p. 48).
È ciò che i giovanetti potevano leggere p raticato da DB con Luigi Com ollo
a Chieri. DB non volle consigliare tale pratica espressamente nel GP, forse te­
nendo conto degli abusi che ne potevano venire, ai quali del resto accenna
anche G A :
« M a sopra tu tto guardatevi dal famigliarizzarvi troppo o colle parole, o
co’ fatti, guardatevi dall’eccitare fra di voi discordie colle beffe, e burle indi­
screte, come pure dal cagionarvi disgusti, m olto più poi dal fom entare colle
vane altercazioni, e contrasti, odj, e vendette; anzi am atevi vicendevolmente
con am ore di santa carità, sopportando volentieri gli altrui difetti. N on ¿scher­
zate co’ com pagni con parole aspre, disgustose, e pungenti, m olto m eno con
porre loro le m ani addosso nem m eno per giuoco... » (pp. 48s).
—
57
T uttavia sotto la sua intelligente cura DB permise che all’O ratorio ci fossero
anche delle amicizie particolari, come quelle tra Savio Dom enico e M assaglia;
m a erano amicizie autentiche: di quelle che G A chiam a « v incolo d ’oro della
santa carità », « ale, che vi porteranno di volo al beato conseguim ento dell’eterna
felicità in Paradiso » (p. 49).
Articolo III. Evitare i cattivi discorsi (G P D , p. 22, G PA , p. 23).
Articolo IV Evitare lo scandalo (G PD , p. 24; G PA , p. 25).
Questi due articoli riflettono idee esposte nei due precedenti ed altri concetti
divenuti patrim onio di DB attraverso l’esperienza viva, o attraverso la com pila­
zione delle Sei Domeniche di S. Luigi:
G PA , p. 11:
Se qualcheduno scandalizzerà uno di questi parvoli... meglio è che si ponesse
una macina al collo...
G PA , p. 25:
G uai a chi darà scandalo... meglio sarebbe per lui che si attaccasse una m a­
cina al collo...
G P A (Sei Dom eniche) p. 60:
Q ualora in qualche conversazione
si facessero discorsi m en puri, al
sopraggiugnere di Luigi niuno ardiva
di proseguirli (N. B. secondo D. Lem oyne DB com pose le Sei Dom . nel
1845: MB, II, p. 359).
G PA , pp. 24s:
Dove si trovava san Luigi G onzaga
niuno più ardiva proferire parola
m eno onesta, e sopraggiugnendo egli
in atto che altri ne pronunziava alcuna,
tosto si diceva: zitto, c’è Luigi (101).
L ’articolo IV ha qualche coincidenza con Gesù al Cuore del Giovane (cp.
X III). (Scandalo), che DB conosceva (102).
Gesù al Cuore, pp. 56s:
M ira attentam ente, o Figlio, quanto
siano fatali, ed orribili i tuoi scandali:
...Le anim e, che tu rovini sono anim e
innocenti, che fino ad o ra mi erano
G PA , p. 25
Che si dovrà poi dire di coloro, i
quali giungono fino ad insegnare 'a
malizia a quelli che ancora sono
innocenti?...
(101) « Z itto che c ’è Luigi » è detto anche
di Com ollo. Cfr. Cenni..., p. 6.
(102) G IU S E P P E Z A M A -M E L L IN I. Gesù
al cuore del giovane. Q u a rta edizione R om ana
con nuove aggiunte. R om a, nella Stam peria
di Pietro Aurelj 1833, pp. 178. È consigliato
tra i libri da leggere nel G P A , p. 18. U na o t­
tava edizione (T orino, per G iacinto M arietti)
è segnalata dalla Bibliografia Italiana (1835,
n. 364), m a non abbiam o p o tu to rintrracciarla.
58
-
care... N o n tei feci io sapere, che chi
danneggia u n ’anim a anche sola... m e­
rita di essere som m erso con pesante sas­
so al collo nel profondo del m are?...
guai, guai, guai allo scandaloso.
O ra che sarà di te, se non una,
m a più anim e col prom uovere il
libertinaggio hai fatto cadere? Pensa
che di tante m orti sei reo, quanti
furono gli esempj m alvagj, che desti ».
...G uai a chi darà scandalo... meglio
sarebbe...
(più sopra:) Q uanto sono le persone;
da cui (gli scandalosi) sono osservati;
altrettan ti sono i peccati di cui sono
colpevoli agli occhi d ’iddio...
Articolo V. M odo di portarsi nelle tentazioni (G PD , p. 25; G PA , p. 26).
La fonte è sem pre G A, che a sua volta segue abbastanza fedelmente G obinet
(pt. Ili, cp. IX, art. 1, II, III), il cui testo (continuiam o la catena) presenta coin­
cidenze significative con Filotea (pt. IV, cp. IIIss). D ietro al corifeo G obinet
levano la loro voce in coro tutti i suoi im itatori; non è un unisono, perchè, p ar­
lando dei mezzi con cui difendersi dalle tentazioni, c’è chi dà m olto valore alla
m ortificazione esteriore e c’è chi pone l’accento sui mezzi interiori.
Sia G A (p. 58) che G PA (p. 20) danno il giusto rilievo alla laboriosità come
ottim o mezzo per prem unirsi : fuga dell’ozio. G A aggiunge un altro mezzo preven­
tivo:
« Esam inate pure con ogni diligenza, quali sieno (!) quelle passioni, e ten ta­
zioni, che più vi m olestano, e subitam ente opponetevi ad esse coll’esercizio delle
virtù contrarie, come per esem pio: se vi sentite stim olati allo sdegno, proccurate
d ’esercitarvi nella m ansuetudine, usando piacevolezza con tu tti in ogni cosa:
se siete inclinati alla vendetta, sopportate volentieri ogn’ingiuria, e disgusto »
(p. 58).
DB nel G P non accenna a simili esercizi.
Ma quando, m algrado tu tte le precauzioni, le tentazioni si fanno sentire? « G u ar­
datevi dal fermarvi oziosi, quasi scherzando co’ vostri nemici, m assim am ente
quando sentite form arsi nella m ente laide im m aginazioni; altrim enti sarà quasi
impossibile, che non cadiate in peccato; anzi lo stesso ferm arsi ozioso con que’
cattivi pensieri in m ente sarà alm eno peccato veniale » (p. 59). Venendo poi a
parlare della preghiera G A suggerisce rapide giaculatorie da usare ai primi
m ovim enti delle passioni:
« D ite un no risoluto, volgendo altrove il pensiero, e raccom andandovi
a Gesù, ed a M aria Im m acolata, dicendo con grande fiducia: Gesù, e M aria,
aiutatem i: o con quella bella giaculatoria: Per la vostra santa Verginità, ed
im m acolata Concezione purificate il mio cuore, la mia mente, e la m ia carne ».
(p. 59).
Q uesto è il com portam ento da tenersi ai prim i assalti. Se però la tentazione,
—
59
invece di svanire, si facesse più gagliarda, allora G A consiglia di aggrapparsi
come unico rim edio alla preghiera lunga ed accorata:
« U m iliatevi avanti il vostro buon D io, e ditegli con tu tto il cuore: F. dove siete,
o mio caro G esù? D eh aiutatem i, acciocché non resti vinto d a’ miei nemici.
T roppo sono fragile, e debole, o mio D io... M aria, m ia cara Santissima M adre
pregate Gesù per me... » (pp. 59s)
In un p unto ancora più sostanziale la trattazione di DB differisce da quella
della sua fonte. G A soggiunge:
« non lasciate però, quando ne abbiate licenza dal vostro confessore, di
castigare qualche volta il vostro corpo con qualche sorta di m ortificazioni, digiuni,
catenelle, cilicj, o discipline; perchè sappiate, che lo stesso vostro corpo è il peggior vostro nemico: perciò ogni vero am ore dee essere un odio im placabile
verso di questo, che, se non si tiene piucchè bene stretto colla catena della
mortificazione, quale indom ita fiera diverrà talm ente arrogante, sino ad
uccidere, e perdere insieme con se stesso la vostr’A nim a in un m are di fuoco,
e di torm enti neH'inferno. I Santi giovanetti Filippo Neri, Stanislao K ostka,
Giuseppe da Leonessa, ed altri m oltissimi, per ben dom are le loro passioni,
oltre una continua orazione a D io, e m ortificazione de’ loro appetiti, delle loro
passioni, e de’ loro sentim enti, sino d a ’ teneri anni com inciarono a m acerare
il loro tenero corpicciuolo con assidui digiuni, m ortificazioni, ed aspre penitenze »
(pp. 60s).
G A aggiunge quindi l’episodio di Luigi G onzaga riportato anche da DB
con qualche m itigazione (G PA , 27).
N on abbiam o trovato nelle M emorie Biografiche e tanto m eno negli scritti
di DB parole suggerenti ai giovani una così austera pratica della m ortificazione
esteriore. Anzi la prassi di DB depone in senso c o n trar o. Basta richiam are
la condotta di DB di fronte alle intem peranze (che per G A non sarebbero state
tali) di Dom enico Savio e di Besucco (103).
Articolo VI. Alcune astuzie che usa il demonio per ingannare la gioventù (G PD ,
p. 27, G PA , p. 28).
In parte ha come fonte G A : Alcuni inganni del demonio per ritirare la gio­
ventù dalla pietà, e divozione, e modo di superarli (pp. 70-74). Al prim o inganno
(m enar vita spensierata in gioventù per convertirsi poi in vecchiaia) G A con­
trappone l’esercizio consueto nell'ascetica tradizionale, cioè la rettificazione
dell’intenzione: offrire il presente a D io, senza preoccuparsi dell’avvenire: « Alla
m attina, quando vi levate dal letto, dite tra di voi: orsù non sarà gran cosa il
fare ogni mia azione assai bene per piacere al mio Dio, sino da qui ad u n ’ora,
(103) Cfr. Opere e scritti..., voi. IV, p. 37 e
Il Pastorello dette Alpi ovvero Vita deI Giovane
Besucco Francesco d'Argenterà pel sacerdote
60 -
Bosco
Giovanni, T orino, Tip. dell’O rat. di
S. Frane, di Sales 1864 (LC, a. X II, f. V e VI)
pp. 120ss.
due, tre, sino all’ora del pranzo o sino alla sera, conform e vi sentirete interiorm en­
te avvalorati » (p. 72). Nel caso che si cadesse in peccato: umiliarsi, pentirsi,
im plorare aiuto per non più ricadere.
DB non scende a suggerimenti concreti, m a si ferma ad una chiara affer­
mazione del principio: non illudersi di avere una lunga vita, per convertirsi
poi in vecchiaia, m a darsi a D io da giovani. T rova invece facile il passaggio
al suo tem a caro: coloro che vivono in grazia di Dio sono sempre allegri: se
intimorisce il pensiero dell’inferno, colm a di consolazione la speranza del P ara­
diso (G PA , p. 28).
Nel capitolo degl’inganni G A non tocca affatto quest’argom ento, tuttavia
anche in G A si possono trovare espressioni, in cui si parla della gioia come effetto
della pratica cristiana. Proprio nel capo anteriore a quello degli inganni la
G uida, dopo aver suggerito l’esercizio della presenza di D io, così si esprim e:
« Ah miei cari, vi ripiglio ancor io, gustate, et videte, e mi saprete dire, quanto
soave è il Signore, e qual paradiso d ’interna pace, godim ento, e consolazione
ap porti ne’ vostri cuori la fam igliare conversazione con Dio » (p. 70).
N otiam o che con queste parole è chiuso il capitolo, che im m ediatam ente
precede gli « inganni ».
Poco prim a del b rano citato G A aveva suggerito l’esercizio del raccoglim ento
esteriore ed interiore, specialmente durante la preghiera; il dem onio vi suggerirà
« m entre farete orazione, o lo scioglimento d ’un dubbio, o qualche nuova p ra­
tica di divozione, o qualche mezzo o p p o rtu n o per ottenere quella cosa, che forse
bram ate...» . Di fronte a tali tentazioni, come com portarsi? G A trova oppor­
tune anche per gli spiriti scatenati dei ragazzi le parole del P. M aestro d ’Avi-
la:
« Q uando ti verrà nella mente qualche sollecito pensiero fuor di tem po,
di’ pure: il mio Signore non mi com anda adesso niente di questo, perciò non
occorre, che io vi pensi: quando il Signore me lo com anderà, allora ci penserò »
(pp. 68s).
G A però non intende vincolare l’esuberanza giovanile coi vincoli di un’op­
prim ente repressione; aggiunge infatti prem urosa:
« N on vorrei però, che inferiste dal sin qui detto, che la vostra vita deb­
ba essere tro p p o seria, o melanconica. N o, miei cari, mentre il giogo della legge
del Signore è soave, e leggiero, e la conversazione con Dio riempie i nostri cuori
di tali consolazioni, e godim enti di spirito, che solo il possono testificare quelli,
che li provano. Usate som mo rispetto a D io a voi presente, come Giudice d ’ogni
vostra operazione, m a abbiategli altresì una filiale confidenza, ricordandovi,
ch’egli è ancora vostro Padre am oroso, pro n to a com patire le vostre debolezze,
e prem iare le vostre virtù » (p. 69).
È questo il tra tto in cui G A si avvicina di più all’equazione di DB : vita cristiana
uguale vita allegra.
-
61
Articolo VII. La più bella delle virtù (G PD , p. 28; G P 1878''’, p. 29).
Q ust’articolo non c’è ancora nell’edizione 187765. Fino allora nel G P non
c’era una considerazione esplicita sulla purità. Potrem m o dire (come già lo
notam m o per GA), che i vari articoli delle cose da fuggirsi erano rimedi negativi
per tutelare la purezza, e gli articoli sull’ubbidienza, sulla lettura e la parola di
Dio...(sezione prim a), rappresentavano im plicitam ente i mezzi positivi per
tutelarla. Esplicitam ente nelle prime edizioni DB proponeva la purità come
virtù praticata da S. Luigi nella sezione q u arta delle Sei Domeniche (G PA , pp.
59ss), ma di quella considerazione parlerem o più avanti.
Fonte im m ediata della presente considerazione è il Mese di Maggio dello
stesso DB (104). Noi citerem o d all’edizione del 18748, che è, tra quelleche posse­
diam o, la più vicina al G P 1878.
Nel M ese di Maggio il titolo è sem plicemente: « L a virtù della p u rità » .
Nel G P il titolo è m eno indicativo, m a più suggestivo.
G ià nel M ese di Maggio (pp. 160; 162) si trovano le due citazioni scritturistiche, riportate nel G P 1878 (p. 29): Erunt sicuti Angeli Dei-Venerunt omnia
bona pariter cum illa. Anche i mezzi suggeriti nel G P per conservare la bella
virtù (pp. 29ss) sono già accennati nel Mese di Maggio (p. 163).
Il valore di questa considerazione nel pensiero di DB lo farem o risaltare
nel capo seguente. Il valore che risulta dal confronto con le fonti, non possiam o
m etterlo in rilievo, perchè non abbiam o trovato fonti immediate per la consi­
derazione del Mese di Maggio.
N otiam o solam ente che, per sè, la considerazione del Mese di Maggio è
m ateriata di concetti ricorrenti nella letteratura ascetica popolare del ’700 e
dell’800. M ateriale umile, che tuttavia acquista il suo giusto valore nel quadro
generale della spiritualità proposta da DB, e alla luce della sua azione educativa.
Articolo V ili. Divozione a Maria Santissima (G PD , p. 30, G PA , p. 51).
Q uest’articolo è così stru ttu rato , da far pensare che sia elaborato tu tto da
DB, m anipolando liberissim am ente m ateriale che già conosceva: G obinet,
G A ... A titolo di saggio, facciamo rilevare le coincidenze più notevoli.
11 prim o capoverso ha concetti com uni: non c’è libro m ariano che non riport.
la frase; « qui elucidant me vitam aeternam habebunt ».
Il secondo capoverso:
(104)
Il Mese ili Maggio consacralo a Maria to a Maria SS. Immacolata ad uso del po­
SS. Immacolata ad uso deI popolo per cura
polo pel sacerdote Bosco Giovanni. Ottava edizione... T orino. T ipografia e L ibreria dell’Odel sacerdote Bosco Giovanni. T orino, Tip. G.
B. Paravia e C om pagnia 1858 (LC a. IV, f.
II), pp. 192. - Il Mese di Maggio consacra­
62
-
ratorio di S. Francesco di Sales 1874, pp. 202
G obinet, pt. II, chap. X IX , De la
dévotion à la sainte Vierge et à saint
Joseph (éd. M équignon, già cit. p.
148): Et p our vous le dire claire­
m ent, si vous voulez être vrai enfant
et vrai serviteur de la Vierge, il est
nécessaire que vous ayez soin de faire
quatre choses.
1. D ’avoir une grande appréhension
de lui déplaire p ar le péché m ortel,
et d ’affliger son coeur m aternel en
déshonorant son fils et en p erdant
votre âme...
2. Aimez et imitez ses vertus, et
principalem ent son hum ilité et sa
chasteté...
G PA , p. 51:
Tre grazie in m odo particolare le
dovrete instantem ente chiedere, le qua­
li sono di assoluto bisogno a tutti,
m a specialmente a voi che vi trovate
in giovanile età.
La prim a è quella di non com m et­
tere mai peccato m ortale in vita vo­
stra. Questa grazia voglio che preten­
diate a qualunque costo d all’inter­
cessione di M aria, perchè ogni grazia
sarebbe poco senza questa...
p. 52: La seconda grazia che chie­
der dovrete è di conservare la santa
e preziosa virtù della purità...
DB ha una digressione sui mezzi per conservare la purità. I due principali
sono: fuggire le persone di diverso sesso, fuggire la com pagnia di coloro che
fanno cattivi d ecorsi. Al prim o si aggiunge un grappolo di altri mezzi, succedentisi senza un vero ordine, che richiam ano certe espressioni di GA.
GA , p. 15:
Principalm ente vi
raccom ando di
m ortificare i vostri sentim enti, m as­
sim am ente la lingua da... parole im­
modeste, ingiuriose... C ustodite gli
occhi poi da ogni oggetto im m ode­
sto...
Q uando poi dovete parlare con
donne, o giovanette, fatelo con grande m odestia, e brevità, come faceva
fra gli altri il divotissim o Conte
G iovane A ntonio Ubaldini.
- S. Luigi e l’im peratrice d ’A u­
stria...
- S. Luigi e sua m adre...
G PA , pp. 52 s:
U na cosa la quale
giova anche
moltissim o alla conservazione della
medesima si è la custodia de’ sensi
e particolarm ente degli occhi... Gli
occhi poi sono le finestre per cui il
peccato si fa strada nel nostro cuo­
re... (più sopra:) Fuggite la com pa­
gnia delle persone di sesso diverso.
Idem. M a per la form ulazione, DB
ricorre a quelle delle Sei Domeniche
(G PA , p. 60).
È da notare che la trattazione di G A pone l’accento sulle pratiche da fare
in onore di M aria SS.: m editazione e digiuni sabatini, corona del rosario, prepa­
razione di altarini (pp. 27-29), cioè presenta com e scopo della Divozione alla
-
63
B. Vergine « invocare », ma specialmente « onorare e riverire » M aria, « am an­
tissima M a d re » (p. 27).
DB prospetta la divozione a M aria Santissima specialmente come mezzo per
ottenere dalla « b u o n a M a d re » grazie e benedizioni (p. 51).
G A propone la recita del R osario per onorare M aria. DB propone di ono­
rare M aria SS. coi santo R osario per ottenere da lei grazie (p. 54). G A ha di mira
specialm ente la gloria esterna da procurare a M aria. DB pone l'accento specialmente sulle necessità che i figli devono far presenti alla M adre. Questo m odo di
vedere spiega come DB s’indugi m olto sulle tre grazie speciali da chiedere a M a­
ria SS. (G PA , pp. 51-54).
Parlando dei giovanetti che fanno cattivi discorsi DB ritorna al suo art. Il,
sez. II: Fuga dei cattivi com pagni, di cui è fonte G A :
G PA , p. 22:
M inistri di satanasso, d a ’ quali
voi dovete guardarvi più che dalla
peste e dal diavolo stesso.
...Tutti que’ figliuoli, i quali in vostra presenza non arrossiscono di
fare discorsi osceni, proferir... bestemmie, oppure cercano di allontanarvi
dalle cose di Chiesa o farvi trasgredire i vostri doveri, sono com pagni
cattivi, m inistri di satanasso, d a ’ quali
voi dovete guardarvi più che dalla
peste e dal diavolo stesso... vi sup­
plico a fuggire ed abborrire simili
compagnie!
G PA , p. 53:
Posso accertarvi
che,
la comgnia di un dem onio non porterebbe
talvolta un danno uguale a quello che
p o rta la com pagnia di costoro,
G PA , p. 54: « P erciò quando udirete com pagni proferire bestemmie,
disprezzare le cose di religione, oppure
cercar di allontanarvi dalle cose di
Chiesa, peggio ancora dir parole anche poco contrarie alla virtù della
m odestia, come la peste fuggiteli...
Articolo IX. Avvertim enti pei giovani ascritti a qualche Congregazione o a qual­
che Oratorio (G PD , p. 34; G PA , p. 29).
R iproduce con fedeltà l’articolo di G A : Pe' Giovanetti ascritti alle congre­
gazioni., ed oratorj (PP- 88-90). N otiam o che G A parla pure « della com odità
di ricreazione ne’ giorni festivi » presso l’oratorio frequentato dai giovani.
N on lasciam o sfuggire una differenza tra G A e G P:
G A , p. 90:
G PA , p. 31:
A bbiate u na filiale confidenza col
U na filiale confidenza col Diretvostro M aestro, ricorrendo a lui ne’ tore ricorrendo a lui quando avete
vostri dubbj.
qualche dubbio di coscienza.
È un fugacissimo accenno alla funzione centrale del D irettore nell’O ratorio,
anche come direttore di spirito.
64 —
(Sezione III) Sette Considerazioni per ciascun giorno della seitimana (G PD ,
36, G PA , p. 31).
Escluse le considerazioni sul Giudizio e sul Paradiso, le altre attingono alle
Massime eterne di S. Alfonso.
Nel confronto con il testo del G P useremo l’edizione stereotipa fatta dal
M arietti: Opere ascetiche di S. Alfonso Maria de Liguori, voi. II. Apparecchio
alla m orte, Via della salute. Novene e Meditazioni. Massime eterne... Edizione
stereotipa, T orino per G iacinto M arietti tipografo-libraio 1846.
M arietti aveva pubblicalo per la prim a volta le opere del Liguori negli anin 1825-1827. S ettanta volumi divisi in tre classi: opere ascetiche, m orali, dom ­
ina tiche: la tiratu ra fu di 1500 copie. La seconda fu del 1826-1833: trentotto
volumi. 1200 esem plari. La terza edizione è la nostra: 1845-1848, edizione reim­
pressa varie volte nel secolo scorso (105). Q uesta edizione ci garantisce un testo
che verisímilmente fu quello che DB ebbe so tt’occhio.
Per ragioni analoghe, quanto alla m editazione del Paradiso, ricalcata dalla
Filotea di S. Francesco di Sales, userem o l’edizione di Venezia, Baglioni 1748.
N otiam o anzitutto come qui ritorni l’equivalenza di m editazione con let­
tura spirituale (106). Quelle che S. Alfonso chiam a Meditazioni per ciascun giorno
della settimana (ed. cit. p. 473) DB le intitolò: « Considerazioni per ciascun gior­
no della settim ana... lettura sp iritu ale...» (G PA , p. 21).
S. Alfonso esplicitam ente indica il m etodo di m editare: « Leggi passo passo
la meditazione. Dopo ogni punto considera quella massima eterna. Finita la
(considerazione, fa la risoluzione particolare di levarti il tale e tale vizio... »
p. 473). DB non sente la necessità di prem ettere nessuna istruzione sul m odo
di usare le considerazioni.
Domenica. Fine dell'uomo (G PD , p. 36; G PA , p. 32).
Riunisce le prim e due considerazioni di Massime Eterne: Del fine dell'uomo
(per la D omenica, pp. 4 7 3 s ) : Della importanza della fine (p e rii lunedì, pp. 474s).
La prospettiva di Don Bosco coincide fondam entalm ente con quella di S.
A lfonso: il fine dell’uom o è am are e servire Dio per salvarsi l’anim a. L’accento
di S. A lfonso e di DB è posto profondam ente, quasi angosciosam ente sul proble­
m a della salvezza eterna ispirato all'evangelico: quid prodest homini... « S e lo
conseguisci (il tuo gran fine), ti salvi... m a se lo sgarri... perderai anim a c corpo
Mass. Et., p. 474); « povero te se ti danni. Vedi che non ci p o tra i rim ediare...
un’anim a ho, se questa io perdo, ho perduto ogni cosa... ». (Id., p.475)
(105) Per queste notizie cfr. DE M E U L E M E E ST E R , Bibliographie genérale des écrivains redemplorisles, voi. 1, L ouvain 1933,
pp. I87s.
(106) Cfr. più sopra, p. 54
-
5
65
« Se salvi l’anim a tua, tu tto va bene » « Se la perdo, ho perduto ogni cosa »
(G PA , p. 33; 34).
Cogliam o una sfum atura sulla valutazione che i due Santi fanno dei beni
terreni: S. A lfonso sem bra porre (alm eno, nel contesto di M assime Eterne),
l’accento quasi esclusivamente sul line ultraterreno : « N on sei nato nè dei vivere
per godere, per farti ricco e potente, per m angiare, per bere e dorm ire com e i
bruti: m a solo per am are il tuo Dio e salvarti in eterno ». Le cose terrene sono
presentate nelle M assime Eterne come mezzi : « in uso acciocché t’aiutassero a con­
seguire il tuo gran fine » (p. 473).
DB sem bra assegnare anche una funzionalità in ordine ad una certa beati­
tudine terrena tem poranea, allorché dice (modificando il m odello) : « N on sei
al m ondo solamente per godere, per farti ricco... » (G PA , p. 32). Finalità tem ­
porale, che è essenzialmente subordinata a quella u ltraterrena e condizionata
dalla situazione storica dell’uom o: decaduto e redento: « S e io guadagnassi
tu tto il m ondo con danno dell'anima mia, che mi gioverebbe?... l’anim a sola
dev’essere lo scopo delle mie azioni » (G PA , p. 34).
Lunedì. Il Peccato mortale (G PD , p. 39, G PA , p. 34).
S. Alfonso articola la sua m editazione in tre p a rti: 1) il peccato è offesa di
D io; 2) è ingratitudine del figlio e ribellione del servo; 3) m erita l’abbandono
di D io e la pena eterna.
DB segue il disegno ulfonsiano. Nel secondo punto insiste più che S. Alfonso
sul to rto fatto alla bontà di Dio, offeso m ediante l’abuso dei suoi stessi doni
(G PA , p. 35).
N otiam o anche la spiegazione aggiunta da DB al fatto dell’abbandono da
p arte di D io, del peccatore indurito: « N on già che m anchi la m isericordia D i­
vina, m a ti m anca il tem po a chiedere perdono » (G PA , p. 36).
M artedì. La morte (G P D , p. 41; G PA , p. 36).
In questa considerazione notiam o due liste di peccati ed una serie di p ro p o ­
siti, poste da DB.
1) La prim a serie di peccati è al punto secondo: « Il dem onio per indurti a
peccare copre e scusa la colpa dicendoti che non c’è gran male in quel piacere,
in quella disobbedienza, in tralasciare la messa ne’ giorni festivi » (G PA , p. 38).
Tale lista modifica quella che nello stesso contesto ha S. A lfonso: « il dem onio
per indurti a peccare cuopre e scusa la colpa; dice che non è gran male quella
vanità, quel piacere, quella confidenza, quel rancore » (p. 447).
2) La seconda serie è al punto terzo: « A lla luce dell’acccnnata candela
vedrai se am asti il tuo D io, oppure se lo sprezzasti; se avesti in onore il suo
santo nom e, o lo bestem m iasti; vedrai le feste profanate, le messe tralasciate, le
disobbedienze fatte a ’ Superiori, lo scandolo dato a ’ tuoi com pagni; vedrai quel­
la superbia, quell’orgoglio che ti lusingarono » (G PA , pp. 38s).
66 —
È un elenco che segue per ordine i prim i cinque C om andam enti ed accenna
a qualche vizio. Tale b rano non ha rispondenza, in S. A lfonso, m a, alm eno per
l’inizio, ricorda un brano di Gesù al cuore del giovane nella m editazione sulla
m orte: « Al lume della candela benedetta, quali ti com pariranno allora i com odi
di questa vita, i piaceri, i divertim enti, i com pagni, gli um ani rispetti, che ti allacciaron co tan to ? »(p. 14s).
3)
La serie dei propositi è al penultim o capoverso del terzo punto: « Fare
una nuova confessione, prom ettendo al Signore di perdonare a ’ tuoi nemici,
di riparare lo scandalo dato, di essere più obbediente, di non perdere più tem po,
di santificare le feste, di adem piere i doveri del tuo stato » (G PA , p. 39)
D ue sono gli elementi com uni ai tre elenchi: la disobbedienza e la profa­
nazione dei giorni festivi; due volte è elencato lo scandalo.
Mercoledì. Giudizio (G P D , p. 44; G PA , p. 40).
È la considerazione che m eno aderisce a quella delle Massime Eterne, che
offriva solo il tem a DeI giudizio fin a le (pp. 447s). Q uanto ad essa noterem o:
1. P ropabilm ente è frutto di libera com posizione. DB cita la Scrittura a
m em oria e ad sensum. G ià la prim a citazione presenta l’imprecisione dell’evo­
cazione ad sensum. Nella prim a edizione si leggeva; « refert unusquisque... »
(G PA , p. 40) La correzione successiva del G PB (p. 45) suona: « referat... ».
E finalm ente diventò: « u t referat... » (G P D , p. 44).
Inoltre fino al G P C la citazione di M t. 25, 41 suonava: Ite, maledicti, in
ignem aeternum (G PC , p. 47). Nel G P D la troviam o m odificata in: Discedite
a me maledicti (G P D , p. 46).
2. L’ispirazione generale rim ane evidentissim am ente alfonsiana. N otiam o
che si rivelano coincidenze con Massime eterne (107) per quanto riguarda il pun­
to prim o e, probabilm ente, anche con VApparecchio alla morte e con Gesù al
cuore del giovane per il secondo e terzo punto.
DB usò assiduam ente l’A pparecchio alla m orte di S. Alfonso. Se ne servì
per la com pilazione del M ese di M aggio ( 108). M a nel tem po in cui com pose il
G P gli era già ben n o to : Infatti nel 1846 DB aveva pubblicato per incarico
della M archesa B arolo VEsercizio di Divozione alia Misericordia di Dio (Tori­
no, Botta). O ra in questo opuscolo DB sfrutta abbondantem ente la considera­
zione XVI de\VApparecchio alla m orte, che tra tta appunto Della Misericordia
di Dio. Un solo saggio basta a docum entarlo.
(107)
Massime eterne, ed. cit., p. 477 : « C o n ­ co m parirà davanti al D ivin G iudice ».
sidera, com e appena l'anim a uscirà dal cor­
(108)
Cfr. P. S T E L L A , I tempi e gli scritti
po, sarà c o n d o tta innanzi al tribunale di D io
che prepararono il « Mese di Maggio » di
per essere g iu d ic a ta » ricorda il G P A , p. 40:
Don Bosco, in Salesianum 1958, pp. 677-680.
« A ppena uscita l’anim a dal (!) corpo subito
-
67
App. alla m ., p. 72:
« Dice s. Tom m aso che tutte le
creature, il fuoco, la terra, l’aria,
l’acqua per loro naturale istinto vor­
rebbero punire il peccatore, per vendi­
care le ingiurie fatte al lor creatore.
Omnis creatina, Uhi Factori deserviens, excandescit adversus iniustos.
M a D io le trattiene per la sua pietà...
p. 73: A ffe tti e preghiere.
A h mio Signore, intendo che a
q uest’ora mi toccherebbe di star nel­
l’inferno: Infernm domus mea est. Ma
ora per vostra m isericordia non mi
trovo aH’infem o, ma in questo luogo
a ’ piedi vostri e sento che mi intim ate
il precetto di voler essere am ato da
me...
Esercizio, p. 24:
« Dice s. T om m aso che il fuoco,
la terra, l’acqua, l'a ria per loro n a tu ­
rale istinto tenderebbero a punire il
peccato per vendicare l’ingiuria fatta
al loro Creatore.
Omnis cratura excandescit adver­
sus iniustos. Solo Iddio per la sua
pietà...
Esercizio, p. 37 :
« D iciam o a Dio così: ah! mio
Signore, intendo che a quest’ora mi
toccherebbe stare nell’inferno, e per
la vostra m isericordia mi è ancor dato
questo giorno di gettarm i a ’ vostri
piedi...
D unque ci pare legittim o porre l ’Apparecchio alla M orte com e fonte della
considerazione sul G iudizio, insieme alla considerazione sullo stesso argom en­
to di Gesù al Cuore deI Giovane.
Ecco una silloge dei testi che ci sono sem brati affini:
Gesù al Cuore (R om a, Aurelj, 1833)
IV. Giudizio, pp. 18-22:
1. V errà un dì senza dubbio, o
figlio, in cui mi dovrai rendere di
ogni tuo debito strettissim o conto
(R om . XIV, 12). Vieni qua. dirò,
renderai (sic) conto come uomo, come
cristiano, come favorito da me con
grazie speciali... si vegga come facevi
orazione, come ti com portavi nelle
mie Chiese, com e t’accostavi a ’ sacra­
m enti... dam m i conto non solo delle
tue colpe; m a di quelle, che cagionasti
colle tue seduzioni, cogli scandali,
colle beffe...
2. Q uale scusa ad d u r p o trai in quel
d ì? l’ig noranza? ma avesti pure edu68 -
G PA , pp. 40ss:
2.
A llora dirà il Divin Giudice:
chi sei tu ? lo sono un cristiano,
risponderai: bene, se tu sei cristiano,
vedrò se operasti da cristiano...
...ti ram m enterà le grazie che ti con­
cedè, i Sacram enti frequentati... com in­
ciasti ad offendermi con m ancanze di
rispetto alle Chiese..., scandalo dato
a' tuoi com pagni; ecco ciò che facesti
in vece di servirmi. Si volterà poi tutto
pieno di sdegno verso gli scandalosi...
3.
Al conto rigoroso che il Divin
Giudice esige dal peccatore, questi
cazione. Istruzioni, libri, prediche, scuo­
le; ti convinceranno questi mezzi della
tua ignoranza colpevole, o della tua
più orrenda malizia.
App. alta m., c. XXIV, pt. I, p. 109:
Or che risponderà il peccatore a
Gesù C risto? Forse avrà anim o di
chiedergli pietà quando prim ieram ente
dovrà rendergli conto del disprezzo
che ha fatto delle pietà usatagli? Qua
fronte... misericordiam petes prim um ,
de misericordiae conlemmi iudicandus ?
Gesù al cuore
l....(p. 19) Vedrai cielo, terra, an ­
geli, dem oni arm ati tu tti alle mie
vendette contro di te... vedrai M aria
mia M adre com parirti terribilm ente
adirata...
App. alla m ., p. 109:
ciò la indurrà a pregare i monti a
caderle sopra e così nasconderla...
dice s. A gostino ...Superius erit ju d ex
iratus, inferius horrendum chaos, a
dextris peccata...
tenterà di cercare qualche scusa o
pretesto, dicendo... M a gli sarà rispo­
sto: E non udisti quella predica, non
leggesti in quel libro che io ti avrei
d im andato conto di ogni cosa?
L’anim a si raccom anderà alla mise­
ricordia Divina, e la m isericordia non
è più per lui (sic), perchè...
Si raccom anderà agli angeli, a ’
santi, a M aria Santissim a: ed ella a
nom e di tutti risponderà: chiedi ora
il mio a ju to '7 N on mi volesti per M a­
dre in vita, adesso non ti conosco
più per figlio...
11 peccatore non trovando scam po
alcuno griderà alle m ontagne, alle
pietre che lo coprano, e non si muoveranno; invocherà l’inferno, e lo vedrà
ap erto : Inferius horrendum chaos.
Giovedì: L'Inferno (G P D , p. 47; G PA , p. 43).
Venerdì: L ’Eternità delle pene (G P D , p. 49; G PA , p. 45).
Sono le m editazioni più aderenti al testo delle Massime eterne - La
considerazione del venerdì aggiunge una immaginosa descrizione dell’addio che
i dannati danno per l’ultim a volta ai beati prim a di precipitare nell’inferno
(G PA , p. 47). Questa descrizione non si trova più nell’edizione B (dell’eter­
nità delle pene, p p .53-56).
Sabato: Il Paradiso (G PD , p. 52; G PA , p. 48).
S. A lfonso chiude le M assime eterne in tono austero con la m editazione sul­
l’eternità delle pene. DB, col pensiero luminoso della p atria celeste. Fonte prin­
cipale è l’estrosa m editazione della Filotea (pt. I, medit. V ili. Del Paradiso.
Venezia 1748, t. I, p. 20). Nel terzo punto DB si abbandona alla libera elabo­
razione, richiam ando anche quanto scrisse nell'Esercizio di Divozione alla M i­
sericordia di Dio (p. 109).
—
69
{Sezione IV ) Le Sei Domeniche e la Novena di S. Luigi Gonzaga (G P D , p. 55;
G PA , p. 55) (109).
F onte è l’opuscolo: « C onsiderazioni e pratiche per celebrare con frutto le
Sei D om eniche in onore di S. Luigi G onzaga della C om pagnia di G esù propo­
ste dal P. Pasquale de’ M attei della stessa C om pagnia, ed accresciuta di tre
Dom eniche che servono per com piere la novena di detto santo. Prim a edizione
R om a per A rcangelo C asaletti M D C C L X V I, in-24, pp. 154. Userem o l’edizione
di N ovara, Rusconi (s. d.: 184..?).
5. Luigi piange i suoi peccati (G P D , p. 55; G PA , p. 56).
La m editazione del P. De M attei tende non solo ad ispirare sentim enti
di vivo dolore per il peccato, m a anche a raccom andare l’esercizio diuturno
del dolore per i peccati commessi, sull’esempio di S. Luigi G onzaga. Questo
concetto è messo in rilievo nel terzo punto.
La « com punzione c o n tin u a » giova per il passato; ne assicura il perdono
presso Dio. G iova per il presente: il dolore dei peccati è un cibo che rinvigo­
risce l’anim a. G iova per l’avvenire, perchè m erita all’anim a u n ’assistenza più
am orevole da parte di Dio. Serve inoltre a controbilanciare il « dolce della
c o lp a » , che guasta il p alato spirituale (De M att., p. 11).
U n altro pensiero di rilievo che DB n on ha accolto è quello dell’incertezza
della propria salvezza. Si trova al p unto III (De M att., p. 10) e rito rn a nella
prim a delle M assime di S. Luigi:
« Quanto più a lungo si vive in questa vita, tanto più cresce il dubbio della
eterna salute. C onform e a ciò sfuggite di riputarvi mai sicuro del paradiso,
m a procurate di assicurarlo, in timore et tremore:nè siate tra quei che riprenda
lo Spirito S anto: qui ita securi sunt, quasi justorum fa c ta habeant. Eccl. 8, 14 (De
M att., p. 12).
È un aspetto vero della teologia cristiana. Però DB preferisce soffermarsi
(109)
N ell’edizione B, prim a delle Sei Do­
meniche furono inseriti « Cenni sopra la vita
di S. Luigi Gonzaga » (G PB , pp. 64-74). Di
questi cenni sono fonti im m ediate: Esercizj
di pietà per tutti i giorni dell'anno... del pa­
dre Giovanni Croiset della Compagnia di Gesù.
Traduzione dal francese di Selvaggio Canturani, 21 giugno (Venezia, nella T ipografia Ba­
glio ri 1826, voi. VI, pp. 304-317); e la Vita
dell'Angelico giovane S. Luigi Gonzaga Scrit­
ta dal Padre Virgilio Cepari, pt. II, cp. X X X I
(N uova edizione, T orino presso G iuseppe
Ram eletti Librajo. 1787, pp. 329-337).
70 -
Poiché questi « C enni » vennero espunti
nell’edizione C, ci perm ettiam o di tralasciar­
ne la disam ina, rim an d an d o la ad uno studio
del fascicolo su Le Sei Domeniche e la N o­
vena in onore di San Luigi Gonzaga coll'Infensus ed alcune lodi sacre, T orino, T ipografia
dir. d a P. D e - Agostini 1854 (L C , a. II, f. 7).
Ci ferm erem o invece sulle considerazioni
per le Sei Domeniche, dal m om ento che hanno
fatto sem pre parte del G P ed hanno, com e
vedrem o, u n ’incidenza notevole sul disegno
della sp iritu alità p ro p o sta nel G P.
su un altro : « S e è tristo il pensiero dell’inferno ci colm a di consolazione la
speranza di un Paradiso, ove si godono tu tti i beni » (G PA , p, 29, sezione I
art. 6).
Preghiera: Luigi santo, di angelici costumi adorno... (G P D , p. 55; G PA , p. 57).
Com incia con le parole di una preghiera, allora m olto diffusa, con cui si
invoca la castità. A nche De M attei ospita tale preghiera (pp. 110-111):
« ...N oi indegnissimi vostri divoti raccom andiam o a voi singolarm ente la
castità dell’anim a, e del corpo nostro, acciocché vi degniate raccom andarci
all’agnello im m acolato G esù, alla sua M adre Vergine de’ vergini, a custodirci
da ogni grave peccato. N on perm ettete che c'im brattiam o di m acchia alcuna
d’im purità: m a quando ci vedete nella tentazione o nel pericolo di peccare,
allontanate dal cuor nostro i pensieri e gli affetti tutti im m ondi... »
La preghiera di DB invece, fatto il taglio in buon punto, vi sutura gran parte
di quella che nel De M attei è d etta: « Supplica a S. Luigi da farsi dopo recitati
i sei Pater, Ave e G loria » (pp. 104-106).
Prim a dell’invocazione alla Vergine (E voi gran M adre del cielo, M aria...
pp. 105s) è omesso un periodo, con cui si introduceva la grazia che il fedele
voleva im petrare d a Luigi : « E finalm ente vi dom ando questa grazia p a rti­
colare... ».
Penitenze di s. Luigi (G P D , p. 58; G PA , p. 58).
DB rip o rta i punti più salienti del De M attei: accoglie tu tti gli episodi; non
trova posto solo u n o ; non sem bra però per motivi di principio. Scrisse D e M attei:
« M olti dicevano che Luigi in mc'rte avrebbe avuto rim orso dell’aversi
colle sue asprezze abbreviati gli anni. E pure Luigi, ricevuti gli ultim i sacram enti,
si protestò, che non solo non sentiva scrupolo di ciò, ma piuttosto di aver
trascurato altre penitenze, che avrebbe p o tu to fa re » (D e M att., p. 18).
Si può dire che in De M attei l’invito alla m ortificazione afflittiva è ancora
più insistente che non presso D B:
«Se a voi pajono ardue (le penitenze di Luigi), è perchè forse men le usate.
Il corpo è servo dell’anim a per sua natura, m a se troppo guadagna di m ano,
la vorrà far da padrone » (pp. 17s).
E la prim a delle M assim e:
« Non si è udito mai di essere giunto veruno all'alto della perfezione, senza
avervi colà cacciato il corpo, come un giumento restìo, a fo rza di battiture e
di simili penitenze. A bbiate ancor voi qualche penitenza corporale, com e di
catenella, disciplina, o simile, e persuadetevi u n a volta coll’esempio di tutti
i santi che la grazia di D io non si conserva a lungo tra le m olte m orbidezze »
(D e M att., p. 20).
C onfrontando con l’artico!o quinto della sezione seconda, notiam o come
qui DB si m ostra più condiscendente verso le m ortificazioni afflittive. Nella
—
71
pratica però, preferisce sempre le m ortificazioni interiori e quelle inevitabili:
caldo, freddo, sete. fam e...(110).
5. Luigi modello nella virtù della purità (G PD , p. 59; G PA , p. 59).
Anche qui DB accoglie tutti i fatti, ma è più sobrio nelle considerazioni
di cornice, elim inando specialmente i passi latini tolti dalla Scrittura, dai Padri
e dagli Atti dei processi di canonizzazione.
M erita ricordare che nel punto prim o del De M attei si trova una frase che
è passata al patrim onio letterario di DB per altra via: « La castità è uno specchio
tersissim o; ogni fiato l’appanna, non è bello se non è illib a ta » (De M att., p.
24). La si ritrova nel G P. Preghiere del m attino: « S. Luigi G onzaga voleva
nem m eno che gli vedessero nudi i piedi, perchè giudicava la verecondia come un
limpido specchio il quale anche ad un soffio solo si appanna » (G PA , p. 76),
espressione che proviene im m ediatam ente da GA, p. 9: « S. Luigi G onzaga
nem m eno sofferiva .che gli vedessero nude le gambe, essendo la verecondia a guisa
d ’un tersissimo specchio, che si può appannare anche con un sol guardo ». La
si ritrova anche ne II Cristiano guidato alla virtù ed alla civiltà secondo lo spirito
di S. Vincenzo de’ Paoli, T orino, Paravia 1848. Al giorno XIX DB scrive: « La
purità somiglia o quegli specchi di cui un soffio leggero appanna lo splendore »
(pp. 185s) (111).
Al punto secondo De M attei cita l’usitato passo di S. A m brogio: « Castitas
angelos facit, et qui eam servavit, angelus est: qui perdidit, diabolus ».
D egna di nota è la diversità di mezzi per conservare la castità suggeriti da
De M attei e da DB. De M attei suggerisce: 1. 11 ricordo della presenza di Dio,
che « sn erv a ogni tentazio n e» . 2. L ’esame quotidiano delle proprie affezioni:
se sono men regolate, « recidendole fatene sacrificio a D io ». 3. M editazione
q uotidiana delle massime eterne: « Chi mai avendo l’eternità avanti gli occhi
può gittarsi nel lezzo di piaceri transitori »? (pp. 27s).
DB si lim ita alla m ortificazione degli occhi e della lingua. « Non voler mai
più riguardare oggetti pericolosi o p arlar di cose contrarie alla virtù di cui abbia­
mo p a rla to » (G PA . p. 61).
T utti, mezzi eccellenti; quelli del De M attei di speciale robustezza, vanno
alla radice interiore del peccato; essi non escludono, anzi si com pletano con
quelli suggeriti da DB. Infatti sia gli atti intellettuali deH’attenzione alla presenza
(110) Cfr. ad. es. le direttive date da DB a
Savio D om enico ( Opere e scrii ti... voi. IV,
pp. 37s).
(111) Espressione che a sua volta proviene
da Lo spirilo ili S. Vincenzo de' Paoli ossia
modello di condotta proposto a tutti gli eccle­
siastici, religiosi e fedeli nelle sue virtù nelle
72
—
sue azioni e nelle sue parole ilei P. A. Giuseppe
Ansar!. prima versione italiana, voi. 11. G e­
nova, presso A ntonio Beul' L ibrajo S trad a
nuovissim a, 1840, p. 110: « L a p urità som i­
glia a quegli specchi costosi, di cui un soffio
leggero ap p an n a lo splendore... ».
di Dio e la disam ina dell’equilibrio delle passioni, sia anche il controllo dei
sensi esterni sono ordinati (o ordinabili) al rinsaldam ento della purità.
San Luigi staccato dai beni della terra (G PD , p. 60, G PA , p. 61).
La considerazione corrispondente del De M attei ha un titolo più vasto:
S. Luigi esemplare nella purità della mente ». Presenta cioè un nesso con la consi­
derazione che precede: « S. Luigi esemplare nella mondezza della castità». De
M attei distingue due gradi di purità della m ente: 1°. G rado negativo. « che depu­
ra i pensieri e gli affetti con ¡staccarli da questi beni fangosi del m ondo » (pp.
31 s); 2°. G rado positivo « c h e unisce i medesimi pensieri ed affetti a D io » (p.
31; pp. 34s). Il prim o grado viene com m entato dal 1° e 2° pu n to : Per lo stucca­
mento dcd mondo; per la rinunzia dei mondo. A questi due punti attinge DB. II
secondo grado è tra tta to nel 3° p u n to : Per l'intim a unione con Dio. Vari esempi
trovano p osto: « Fin da fanciullo passava le ore in dolci lagrim e contem plando
il suo D io: sempre che a lui pensava liquefacevasi per tenerezza nel cuore, e
tutto s’infuocava nel volto. Giunse con privilegio stranissim o a fissare in Dio
la mente a segno che non pati distrazioni nel m editare... E ciò anche per suo
sforzo: poiché fin nella corte di M adrid si mise in impegno di far un’ora di m edi­
tazione senza distrazioni: quindi distraendosi una volta ripigliava la m edita­
zione da capo; e spesso ne fece cinque o sei ore, sinché una riuscisse senza mai
distrarsi, come in appresso avvenne » (pp. 34s).
Anche le pratiche suggerite da De M attei sono sullo stile della considerazione:
1. «... Voi abbiate ogni dì il tem po assegnato alla vostra orazione, che è il cibo
dell’an im a...» (p. 36). 2. « ...P rim a di orare raccogliete i pensieri dissipati, e fis­
sateli solo in ciò che dovete fare: che il co ntrario è come tentar Dio » (p. 36s)...
DB non ha una parola sull’esercizio della « intim a unione con Dio ». O m ette
quest’argom ento, come già non accolse da G A la trattazione sull’« Esercizio
delFA m or di D io » (pp. 26s). DB giudicava poco com prensibile questo discorso
per i suoi ragazzi? È un fatto che nell’O ratorio si verificarono casi di vera contem ­
plazione mistica (ricordare Savio e Besucco). D ovendoci ferm are alle Sei Dome­
niche ci tocca constatare come al consiglio dell’unione con D io DB sostituisce
quello della frequenza ai sacram enti della Confessione e Com unione (G PA ,
p. 63).
Am or di S. Luigi verso Dio (G PD , p. 62; G PA , p. 65).
Ci ferm iam o solo a sottolineare le differenze tra le pratiche suggerite dal De
M attei e da DB. Questi dim ostra la sua predilezione per gli atti esteriori: pregare
davanti al Crocifisso, baciarlo spesso, far visite a Gesù Sacram entato. Gli atti
interni, penserà la grazia a farli nascere.
De M attei suppone invece una maggiore m atu rità spirituale nei suoi giovani
e m ira agli atti interiori. « 1. Stabilitevi alcuni atti di am or di D io... 2. Q uando
— 73
vi sentiate svogliato o freddo ad am ar Dio, trattenetevi alm eno in desiderare
di am arlo. T al dolore e desiderio vi o tterrà l’am or vero. 3. G odete di qualche tra ­
vaglio che Iddio vi m anda o di qualche pena o tedio che incontrate per servirlo »
(D e M att., pp. 53s).
Carità di San Luigi verso del prossimo (G PD , p. 63; G PA , p. 63).
Segnaliam o i seguenti episodi non accolti da D B: 1. Se Luigi riuscì a dom i­
narsi e ad essere gioviale anche tra gli scherni, non si deve al fatto che la sua
n atura fosse fredda ed insensibile: « E r a egli di un sangue vivacissimo (dello
stesso stam po, stando a quan to testificano i biografi, di S. Francesco di Sales,
di S. Vincenzo de’ Paoli, di DB), sicché l’unica passione in lui ravvisata nell’età
tenera furono alcuni sdegnucci allora innocenti. M a avvedutosene egli prese
a dom inarli con m editazione ed esam i» (De M att., p. 41).
2. C on uno dei suoi « ragionam enti fam igliari » « in Siena mosse m olta di quella
gioventù a prender abito religioso » (p. 42).
3. D opo aver p arlato degli atti di carità verso gii appestati, DB om ette di narrare
come Luigi ne venne contagiato: cosa che fa il D e M attei (p. 43).
Nelle M assim e e pratiche il De M attei suppone nei giovani una capacità di
lavorio interiore superiore a quella che concede DB nel GP.
1. Rifuggite dalla superbia di credervi m igliore degli altri. 2. Nelle conversa­
zioni cercar l’occasione di biasim are il vizio e lodare la virtù. 3. In casi di grave
m alattia, bandire ogni discorso terreno, per parlare solo dell’eternità (De M att.,
pp. 45s).
DB p ropone: dare buon esempio, condurre in chiesa qualche com pagno...
(G PA , p. 65).
S. Luigi diede per tempo a Dio (G P D , p. 65; G PA , p. 65).
Presso D e M attei il titolo di questa considerazione è notevolm ente diverso:
S. Luigi chiamato a vita perfetta avanti ancora la prima ora (p. 59). T u tta la consi­
derazione tende a m ettere in luce l’opera della grazia e la predilezione di Dio
per S. Luigi. « Come Iddio quell’anim a innocente scelta si era per suo stabil
soggiorno, così volle, che tal fosse fin dalla prim e ore ». Viene no tata anche
l’opera di Luigi, che prontam ente, sin dal prim o istante di ragione accolse la
chiam ata di Dio.
DB m ette l’accento appunto su questo: sulla partecipazione dell’uom o;
sulla sua adesione alla grazia. L’influsso della corrente gobinettiana è evidente
sia nel titolo, che nella trattazione e nelle espressioni del dettato. « Q uanto mai
piace al Signore l’essere servito singolarm ente in tem po di gioventù » è precisam ente il titolo del capo III parte I di G obinet. Così l’espressione: « T utti quelli
che o ra si trovano neH’inferno avevano volontà di darsi poi una volta a Dio...
74 —
nos insensati erravìmus » (G PA , p. 68) è di alfonsiana m em oria (112).
La considerazione successiva del De M attei per il giorno ottavo della Novena
(2° del triduo) tra tta di S. Luigi prevenuto con dono di purità in tutto angelica
(pp. 71 ss). Questo tem a era stato già tra tta to nella dom enica terza (S. Luigi
esemplare nella m ondezza della Castità, pp. 23ss). A DB dovette sem brare un
duplicato, tanto più che alla dom enica terza aveva apposto come titolo: S. Luigi
modello nella virtù della purità.
L ’ottava considerazione di DB è:
S. Luigi modello nella preghiera (G PD , p. 67: G PA , p. 67).
C orrisponde alla nona del De M attei: 5. Luigi sublimato con dono d ’orazione
esente da ogni svagamento (D e M att., p. 82).
De M attei considera la preghiera come una pura elevazione delPanim a a
Dio. Si sofferma perciò ad illustrare la felicità e la perfezione di questa elevazione,
ch’era abituale in S. Luigi. « Richiesto d a’ direttori come ciò avvenisse; egli
in sem biante di m eraviglia potè rispondere, di non capire, come uno stando
alla presenza di D io potesse ad altro divertirsi » (p. 83). Anzi questo « diverti­
m ento » per Luigi era difficilissimo. « Conferm ò una volta ingenuam ente che
qu an ta difficoltà gli dicevano di sentire alcuni a raccogliere in Dio la mente,
ta n ta ne sentiva egli in volerla da Dio distrarre (p. 86). C oerentem ente a ciò
D e M attei esorta a sgom brare la mente da pensieri terreni per im m ergerla in
Dio.
La trattazione di DB gravita su u n ’altra idea: petite et accipietis; la preghiera
concepita come petitio a Dea. E un altro aspetto vero quanto il prim o, dell’ora­
zione. D opo aver esortato allo « spirito di preghiera », DB invita a ricorrere
a Dio « in ogni nostro bisogno » m ateriale e spirituale. « sicuri di essere esau­
diti » (G PA , p. 69).
Preziosa morte di S. Luigi (G P D , p. 68; G PA , p. 70).
D e M attei ha n arrato la m orte dell’angelico giovane nella considerazione
della carità verso il prossim o; nella pratica di questa virtù, Luigi giunse al sacri­
ficio della vita (pp. 43s). DB la focalizza come trattazione peculiare del giorno
nono, per far risaltare, in perfetta linea aloisiana, la felice m orte di chi si è dato
generosam ente a D io
T uttavia in certe espressioni (com e: « Al punto di m orte si raccoglie quello
che sem inato abbiam o nel corso di nostra vita... il paradiso sarà aperto per noi
al contrario guai a noi...) riecheggiano motivi alfonsiani, espressi specialmente
nella considerazione sul fine del!'uom o (G PA , pp. 33s).
(1 12) Apparecchio alla morte consid. XXV111
Massime eterne, M editaz. per lunedì, ed. cit..
pt. I li, Rimorsi del dannato, ed. cit. pp. 13 s;
p. 474.
—
75
Gloria di S. Luigi in Cielo (G P D , p. 70; G PA , p. 72).
È una considerazione riassuntiva, riguardo alla quale noterem o ancora una
volte la differenza nei criteri seguiti dai due autori nella scelta delle pratiche.
De M attei suggerisce: 1. L’im itazione di S. Luigi: « Voi toglietevi da im itare
or una, or u n ’altra virtù di S. Luigi, in cui le troverete tutte ». 2. O perare per pia­
cere a Dio e non agli uomini. 3. « Voi beato se giungete a tal sapienza di rim i­
rare ogni gran bene di terra come gran peso che ci ritrae giù dal paradiso! »
(pp. lOOs).
DB: Offrite a S. Luigi gli esercizi di pietà di questo giorno affinchè vi otten­
ga il dono della perseveranza finale (G PA . p. 73).
C orre u n ’evidente differenza tra l’esercizio di staccarsi dai beni della terra
0 il non ricercare la stim a degli uom ini e offrire un'A ve a S. Luigi per ottenere
l’ultim a grande grazia! De M attei dim ostra fino all’ultim o la sua preferenza per
1 mezzi interiori-puri; DB preferisce quelli misti.
Come osservazione generale stilistica (m a non solo stilistica) noterem o che
DB evita le citazioni latine scritturali e patristiche che sovrabbondano nel testo
del m odello. M entre nelle Sei Domeniche boschiane si riscontrano solo sci cita­
zioni, in De M attei se ne contano centotrè. 1! testo di DB ha assunto quella linea­
rità e limpidezza, che è caratteristica del Santo Scrittore. 11 suo scritto non cessa
di essere dottrinalm ente solido, sostenuto im plicitam ente d all’abbondanza di
testi scritti 'risiici e patristici che corredavano il testo del De M attei.
E infine: i criteri seguiti da DB nel com pilare le Sei Domeniche ci hanno con­
dotto a constatare applicata in cam po letterario quello stile « pratico » a cui DB
tendeva per n atu ra e in cui si consolidò specialmente nel C onvitto (113). Don
Braido definisce il periodo del C onvitto come « quello che ha finito per costruire
nelle sue linee essenziali in Don Bosco l’educatore pratico delle an im e » ; nello
spirito teologico morale alfonsiano rivissuto con grandissim o senso di praticità
dal Cafasso.
(Sezione V) Il Giovane nella scelta dello stato (G PD , p. 73; G PC , p. 75).
Q uesta sezione è entrata m olto tardi nel GP. N ell’edizione A non si ha nes­
sun vestigio. L’edizione B aveva solo la Preghiera alla B. Vergine per conoscer
la propria vocazione ch ’era stata sistem ata nella seconda parte (GPB, pp. 178s)
Solo nell’edizione C si trova questa esplicita sezione sulla scelta dello stato
(G PC , pp. 75-78).
Il prim o capoverso richiam a l’inizio dell’istruzione analoga che ha II Catto­
lico Provveduto.
(113)
P. B R A ID O , Il sistema preventivo di Don Bosco , T orino, Pontificio A teneo Salesiano
1955, pp. 70s.
76
—
Catt. Provv., p. 585:
Il Signore assegnò a ciascun uom o
uno stato particolare nel quale debba
vivere ed operare la p ro p ria salute.
P ertanto non è cosa indifferente ¡’ab­
bracciare... quello a cui la Provvi­
denza ti ha destinato. È perciò di
som m a im portanza il non ¡sbagliare...
G PC , p. 75:
N e’ suoi eterni consigli Iddio ha
destinato a ciascheduno una condi­
zione di vita e le grazie relative.
Com e in ogni altra circostanza, il
cristiano deve anche in questa, che
è capitalissim a, cercare la divina vo­
lontà... Im porta adunque m oltissim o,
o giovane, accertar questo passo...
N on diciam o che DB abbia avuto so tto c c h io il testo del Cattolico Provve­
duto, m a che (alm eno) si tra tta d ’idee ch’erano entrate a far parte del suo p atri­
m onio spirituale.
Nei periodi successivi si riscontrano trasparenti reminiscenze di GA, e ciò
sem bra garantirci che questa istruzione fu aggiunta da DB stesso.
G A , p. 108:
Pe' Giovanetti, che non hanno per
anco eletto lo stato di vita.
...pregate indefessamente ogni gior­
no Iddio, m assim am ente nel tem po
della Santa Messa, acciocché vi faccia
intendere, quale sia quello stato, in
cui vuole essere da voi servito, dicen­
dogli ora con S. P ao lo : Signore, cosa
volete, ch’io faccia: ora con Samuele:
Signore, parlate, che già il vostro
servo tien aperte le orecchie per
ascoltarvi: ed o ra con D avide: Signore,
insegnatem i la strada, che volete che
io batta.
G PC , p. 76:
A ltro mezzo è la preghiera umile
e perseverante. Ti gioverà ripetere con
s. Paolo: Signore, che volete che io
faccia? O ppure con Samuele: P ar­
late, o Signore, che il vostro servo
vi ascolta. O col Salm ista: Insegna­
temi a fare la vostra volontà, perchè
siete il mio Dio. O altra consimile
affettuosa aspirazione...
Si p uò vedere un influsso di S. A lfonso?.. DB aveva com pilato in questo
giro di anni l’introduzione alle Costituzioni della Società di S. Francesco di Sales.
La data in calce alla suddetta introduzione è: 15 agosto 1875, festa di M aria
V. A ssunta. O ra questa Introduzione non è che una com pilazione fatta in m assim a
parte dalla Vera Sposa di Cristo (114) e dagli opuscoli relativi allo stato religio­
so (115) di S. Alfonso. Si può dunque pensare che DB abbia sfruttato tali opere.
(114)
S. Alfonso, Opere , ed. M arietti, t. [V,
(115)
S. Alfonso, Opere, ed. M arietti, t. IV,
pp. 5-374.
pp. 396-452.
-
77
T uttavia il testo del G P non tradisce nessuna dipendenza diretta, anzi una netta
diversità di schem a e di logica m entale dei due autori. Basta pensare ai mezzi
che l’uno e l’altro suggeriscono.
S. A lfonso suggerisce: Segretezza, orazione e raccoglim ento (116). Questi
sono mezzi per custodire la vocazione. DB invece suggerisce mezzi per scoprire
la vocazione: la prospettiva è ben diversa! Essi sono: 1. Vita illibata o sincera
penitenza in fanciullezza. 2. Preghiera ed esercizi spirituali. 3. Proposito di se­
guire, m algrado tutto, i voleri di Dio. 4. Consiglio di persone tim orate e sagge,
specialm ente del confessore.
G A invece ha in com une con il G P il 2°, 3° e 4° mezzo. La Guida si sofferma
sulla provvidenzialità della vocazione e sui felici effetti di una buona scelta: 1.
Provvidenzialità della vocazione: « Perchè poi la vocazione allo stato a ltro non è,
se non u n a disposizione della Divina Provvidenza, che assegna agli uom ini quel­
l’ufficio, e m inistero, in cui desidera D io d ’essere servito da ciascuno, e non è
già, come da taluno si crede, una cosa dipendente dalla propria inclinazione, o
de’ paren ti: perciò pregate indefessam ente ogni giorno Id d io » (G A , p. 108).
2. L ’im portanza della vocazione si m isura anche dai felici effetti che una buona
scelta apporta.
« 11 negozio più im portante della gioventù, se ben si avverte, è quello dell’ele­
zione dello stato dipendendo da quello l'allegrezza del cuore, la pace della co­
scienza, i progressi dello spirito, e finalm ente l’eterna salvezza » (p. 107).
« Poiché, ah quale pazzia sarebbe mai la vostra, se per no n disgustare i p a ­
renti, per non lasciare pel brevissimo tem po del vostro vivere le com odità di vo­
stra casa, per non dipartirvi da un com pagno, o da un amico, lasciaste di correre
quella strada, che datavi da Dio vi condurrà agli eterni godim enti della beata
eternità, arrischiandovi di batterne u n ’altra, che forse dopo u n a vita infelice vi
co n d u rrà aH’inferno » (p. 110).
G A , fedele al suo m odo di procedere, conferm a l’insegnam ento con l’esem­
pio. Stavolta sono vari: quello di Gesù bam bino al tem pio, di S. Luigi G onzaga,
di Stanislao K ostka, di cui è n arrata m inutam ente la fuga. Ed infine, contro il
solito, aggiunge un esempio a tinte fosche: un giovane, che, deposto l’abito di
m inistro degl’infermi, « dopo sacrilega vita finì m iseram ente i suoi giorni su
d ’un infam e patibolo; orrendo spettacolo alla gioventù, acciocché non ab ban­
doni per veruni m otivo quello stato che, la Dio mercè, si è eletto! » (G A , pp. 11 ls).
C on la sezione della vocazione si chiude la prim a parte del G P, oggetto del­
la n ostra analisi. A bbiam o visto come le fonti da DB seguite sono:
1° G obinet, m aestro deH’appello alla virtù nell’età giovanile.
2° G A , scrigno di insegnam enti facili e pratici sull’obbedienza e su varie
(116) S. A L FO N SO , Opere, ed.
78
—
M arietti I. IV, Opuscolo I, 2, pp. 400-412.
pratiche virtuose, facilm ente accessibili ai giovani e di fatto già praticate da
giovanetti.
3° D e M attei, solido espositore della santità ricca del giovane Luigi G o n ­
zaga.
4° S. A lfonso de’ Liguori, d o tto re della necessità di salvarsi l’anim a.
5° S. Francesco di Sales, im m aginoso e rasserenante nella visione del
Paradiso.
6° Egidio Iais (fonte probabile), affettuoso e delicato nel rivolgersi con
espressioni semplici ed intuitive alla prim a infanzia.
7° Zam a-M ellini (fonte probabile) incisivo nei colloqui di Gesù al cuore
del giovane.
8° L ’esperienza stessa di D B ; le relazioni con C am ollo, l’insegnam ento del­
la D ottrin a C ristiana ad uso della diocesi torinese, il patrim onio di espressioni
e concetti, acquisiti nel com porre altri scritti.
Nova et vetera confluiti ad im bastire con un nuovo spirito la tram a del GP.
Q uale sia il disegno che ne è risultato e quale sia il messaggio di ascesi che DB
vuole lanciare ai suoi giovanetti nel G P, lo vedrem o in sintesi nel capo seguente.
-
79
C A PO [TI
ORIZZO NTI DI SPIRITUALITÀ GIOVANILE
NEL GIOVANE PROVVEDUTO.
Premessa: Il Giovane Provveduto, metodo di vita (117).
Il prim o pregiudizio da sfatare è il giudicare che il G P sia semplicemente
un m anuale di devozione. Ci fu chi, spinto da questo pregiudizio, fece notare
a DB come fosse fuori di posto nel G P quel trattatello sui Fondamenti della
Religione Cattolica e conveniva sopprim erlo. DB si oppose recisamente e volle
che il trattatello restasse non solo nel G P, ma anche negli altri libri clic avevano
una fisionomia simile; La Figlia cristiana provveduta, La chiave del Paradiso
ed II Cattolico Provveduto ( 1 18).
Spinto da questo pregiudizio ci fu anche il volenteroso revisore, che, circa
il 1920 trasportò le Sei Domeniche di S. Luigi nella parte seconda prevalente­
m ente devozionale, non riflettendo alla funzione di quelle dieci considerazioni
tra le Cose necessarie ad un giovane per diventar virtuoso (119).
Il G P è un m etodo di vita, un m odo di vita cristiana. Il prologo Alla Gio­
ventù lo dice esplicitam ente: « Io voglio insegnarvi un m odo di vita cristian a »
(p. 5). « vi presento un m etodo di vivere breve e facile, m a sufficiente perchè
(117) Per evitare troppi rim andi in nota con­
tinuerem o a citare il G P in corpo al testo.
Se non viene indicato altro, si tratta del G P D .
(118) La Chiave de! Paradiso in mano aI cat­
tolico che pratica i doveri di buon cristiano pel
Sacerdote Bosco Giovanni (Seconda edizione
T orino, T ipografia e L ibreria dcH 'O ratorio
di S. Francesco di Sales 1874. pp. 280).
La Figlia cristiana provveduta per la prati­
ca dei suoi doveri negli esercizi di cristiana pie­
tà per la recita dell' Uffizio della B.V. de'Ve­
spri di tutto l'anno e deU'Uffizio dei Morti col­
l'aggiunta di una scelta di laudi sacre pel Sa­
cerdote Giovanni Bosco, 4 a edizione T orino,
80 —
T ipografia e L ibreria Salesiana San Pier
d'A rena-N izza M arittim a, 1883 pp. 496.
(119) v e n . d . G i o v a n n i b o s c o , // Giovane
Provveduto per la pratica dei suoi doveri reli­
giosi Nuova edizione migliorata, arricchita del­
le preghiere secondo il catechismo, di Messe e
d'antifone in canto gregoriano e autorizzata
d ii Reverendissimo Don Paolo Albera, Ret­
ini- Maggiore della Pia Società Sales luna, T o­
rino, Società Editrice Internazionale 1924 (Vi­
sto per la R e\is. Eccl.: T orino 15 sett. 1920).
Le Sei Domeniche sono collocate dopo le
Divozioni a Maria SS.m a (pp. 208-229).
possiate diventare la consolazione dei vostri parenti, l’onore della p atria, buoni
cittadini in terra per essere poi un giorno fortunati ab itato ri del Cielo »
(P- 7) (120).
C ol G P presentano la stessa fisionomia di m etodo di vita La Figlia cristiana
provveduta, La chiave del Paradiso, Il Cattolico Provveduto', ed anche il « Portateco cristiano (1858) e altri opuscoli (121). M a il G P nei confronti di questi altri
suoi fratelli m erita un posto speciale. Possiam o afferm are che l’im portanza del
G P è essenziale: in esso infatti, fru tto della prim a attività sacerdotale e letteraria
di DB, troviam o lanciato il program m a di santità giovanile, che egli ha conce­
pito e form ulato. C on l’an d ar degli anni l’esperienza di educare, gli eventi, la
attività letteraria p o rteran n o ad una più profonda m editazione e chiarificazione
di alcuni settori; m a nel G P il germe c’è già, anzi più che il germe, c’è la pianta
già sviluppata nelle sue principali ramificazioni.
Definiam o dunque senz’altro il G P come il program m a ed il proclam a della
spiritualità p roposta da DB ai giovani, a cui il Santo si m antenne fedele fino
all’ultim o dei suoi giorni. Nella linearità e quasi schem aticità, nell’apparente
sconnessione degli elementi che lo costituiscono ci si scopre effettivamente il
m edoto di santità, cioè di perfezione cristiana, di cui egli fu il M aestro ed il F au ­
tore. Al G P DB attinse a piene m ani per la com pilazione di successivi scritti
ascetico-educativi. S oprattutto le sue num erose parlate ai giovani, conservale
nelle M emorie Biografiche, ci offrono u n ’abbondante messe di variazioni sui
diversi argom enti in antecedenza trattati nel G P ; esse per noi saranno prezioso
sussidio per una ponderata valutazione delie pagine del GP. Il giusto valore
del nostro libro non può essere m isurato altrim enti: dopo averne m isurate le
radici, affondate nella tradizione religiosa del prim o ottocento, terrem o d ’occhio
gli sviluppi dei suoi rami.
Eccoci dunque, dopo la m inuta (e per necessità di cose prolissa) disam ina
delle fonti e dei criteri con cui DB colse da esse, allo studio di sintesi che ci pro­
ponevam o di fare per cogliere le linee essenziali dell’edificio. Cercherem o di
farne u n ’esposizione oggettiva, presentando il sistema spirituale program m ato
dal G P cosi com e ci è sem brato che l’abbia concepito DB. Com e abbiam o
fatto intendere, per la necessaria chiarificazione dei principi enunziati nel G P
ricorrerem o (sobriam ente) alla interpretazione che ne diede DB stesso in altri
suoi scritti, nelle sue parole, nella sua prassi. N on ricorrere a DB per spiegare
DB sarebbe arbitrario ed illogico.
(120) L o stesso carattere ha la fonte princi­
pale della pt. I, sez. I e II, G A : « Vi debbo
però avvertire, dilettissim i che in questa O pe­
re tta si è prefisso di d a r un m etodo di vita
a d a tta to a ciascun giovanetto... form atevene
una regola per vivere santam ente i vostri
giorni... ». (G A , pp. 7s).
(121) Avvisi alle figlie cristiane ( 1856), Ri­
cordi per un giovanetto che desidera passar
bene le vacanze (1874).
—
6
81
I. La santità giovanile proposta ne! GP: sua natura e scopo.
1°. Il primato della Religione.
D icendo che DB nella sua azione educativa è anzitutto sacerdote, si fa u n ’asser­
zione ovvia, com une ed ap p u n to perchè tale, si è quasi p o rtati a passarci sopra.
Il Da mihi animas coetera folle, program m a dell’opera sacerdotale di DB non
è da dim enticarsi nell’interpretazione e nel giudizio della sua opera educativa.
La salvezza deH’anim a scopo e stim olo del Santo, dev’essere altrettan to assidua­
m ente presente in chi studia DB, quanto lo era in DB stesso. Infatti,
chi ben osserva vede che in DB il problem a della salvezza propria ed altrui fu
un problem a angoscioso. Ad esso obbediscono m olte iniziative, e nella spirituali­
tà, m olte linee (e direm m o, le linee-chiavi) del suo sistema spirituale. Salvarsi
l’anim a vuol dire, usando la term inologia del G P, vivere fino alla fine da buoni
cristiani, praticare la Religione, la cristiana pietà (G P D , p. 5), la virtù (p. 7), vivere
insom m a in grazia, accrescere la gloria di D io (p. 8). Rendere gloria a D io (am ar­
lo e servirlo) e salvarsi l’anim a sono questioni connesse e correlative (p. 36).
11 realismo cristiano fa vedere a DB il giovane, soggetto passivo dell’azione
educativa, come è concretam ente, cioè come chi di fatto, o per lo m eno per voca­
zione, è cristiano. A questo, come altrettanti aspetti della stessa realtà, si ridu­
cono le varie specificazioni del fine dell’opera educativa: diventare la consola­
zione dei parenti, l’onore della patria, buoni cittadini in terra (p. 7) sono la stessa
cosa che diventare perfetti cristiani. A bbiam o aggiunto l’aggettivo « perfetti ».
Esso ci offre la possibilità di chiarire ancora meglio il contenuto complesso
dell’azione di DB sul giovane. L’E ducatore cristiano (che è l'educatore per eccel­
lenza) non ha semplicemente da curare un divenire, m a anzitutto ha da proteg­
gere, salvaguardare, far riacquistare il valore più im portante che il giovane
già possiede, cioè la grazia santificante (p. 66); darsi opera perchè questo essere
prezioso del giovane vigoreggi per mezzo dell’esercizio virtuoso delle varie po­
tenze soprannaturali o soprannaturalizzate. U n educatore, secondo DB, può
dire di aver raggiunto il suo scopo suprem o, quando ha saputo tutelare durante
il periodo di sviluppo psicofisico del giovane - cioè nel periodo più insidiato l’organism o soprannaturale e porre le basi per la perseveranza successiva; cioè,
in altri term ini, quando è riuscito a far vivere da cristiani i giovani, finché sono
giovani e nel contem po a far radicare in essi tali cognizioni, convinzioni ed
abitudini, che venga garan tita una co n d otta di vita costantem ente cristiana,
p raticata fino all’ultim o, cioè fino al p u n to (p. 43): il punto della m orte, il « mom entum a quo pendet aeternitas ».
L’opera educativa dunque di DB è realisticam ente cristiana: « d iv en tar
buoni cittadini in terra, per essere u n giorno fortunati abitatori del Cielo » (p.
12), vuol dire continuare ad essere u n autentico cristiano in tutte le fasi della
p ro p ria vita, la quale, m entre fisicamente com porta u n ’infanzia, una m aturità
82
—
ed una vecchiaia, realisticam ente considerata come vita soprannaturale com porta
u n perfezionam ento (o dem olizione) non legato alle fasi ascendenti e discen­
denti della vita fisica, m a dal dirigere o m eno i p ropri atti nella linea della gloria
di D io, « fine suprem o per cui fum m o creati » (p. 8; pp. 36ss).
C ’è di più. C oerentem ente a questa concezione realistica, DB conclude
che il m etodo di vita cristiana ha come suoi caratteri l’assolutezza e l’esclusi­
vità. L ’unico m etodo di vita possibile è il praticare la religione (vivere cristiana­
mente), ogni altro m etodo di vita è pura illusione ed inganno diabolico. Il dem o­
nio prospetta la vita cristiana come una vita contro n atura, m entre la vita con­
d o tta fuori del giogo del Signore è vita libera (cioè sfrenata) ed appagante il
proprio desiderio di felicità. È questo, il prim o inganno diabolico (pp. 5; 27).
La religione dunque, che nel vocabolario di DB è sinonim o spesso di pratica
cristiana e vita di grazia, è l’esclusivo scopo della sua opera sacerdotale a pro
dei giovani. Scopo assiduam ente dichiarato quasi in ogni p arlata ed in ogni
pagina dei suoi scritti (122). Il suo, fu sempre un commercio di anime. Q uesto
lavorio di grazia (da conservare ed accrescere) è dunque per DB il vero lavoro
educativo.
D ata la n atu ra com plessa della realtà religiosa, questa può essere concepita
(giacché così è realm ente) com e « suprem o mezzo educativo ». Il pedagogista
(può vedere in essa « la funzionalità profondam ente educativa e trasform atrice»
(123). È questa, una valenza incontrovertibile della religione; « è la funzione ad ­
dirittura prim aria e sovrana, diciam o senz’altro essenziale e quintessenziale, della
vita religiosa per mezzo dell’efficacia pratica dei Sacram enti » (124). Una « c o n ­
dizione generale d ’educazio n e» (125).
« Com e nella Teologia pedagogica di D on Bosco non può essere assente
il fine so p rannaturale (che anzi ne costituisce l’elem ento unificatore suprem o;
così l’elem ento so p rannaturale non può essere assente dalla sua m etodologia)
com e non p o trà m ancare una m etodologia al servizio della form azione in senso
so p ran n a tu ra le » (126). È com pito dei pedagogisti studiare il valore che hanno
presso DB la religione ed i suoi vari elementi come m odo, mezzi e m etodi atti
a form are il giovane. È uno studio che il pedagogista cristiano può svolgere
d ’accordo con lo studioso di spiritualità. Per parte nostra ferm andoci al G P
(122)
« Salvare le anim e vostre. Q uesto è MB, III, 74s; 608; 620; IV, 570; V, 634;
661; 706; VI, 442; 603; 849...
non solo il principale, m a l’unico scopo per
cui venni qui » (M B, VII, p. 504). « Q uando
(123) P. B R A ID O , o.c., p. 274.
un giovane en tra nella casa (deU’O ratorio)
(124) D . C A V IG L IA , citato da P. B R A ID O ,
il m io cuore esulta, perchè io vedo in esso
o.c., p. 272.
un ’anim a da salvare; q u a n d o esso viene a n ­
(125) L am bruschini, cit. da P. B R A ID O ,
noverato tr a i miei figli, allora egli diventa
o. c., p. 269.
la m ia co ro n a » (M B , V ili, p. 40) Cfr. anche:
(126) P. B R A ID O , o.c., p. 271.
—
83
cercherem o di esporne il nucleo e le caratteristiche, cercando di non travisarle,
ma presentarle nella loro giusta proporzione.
2°. La Religione è per il giovane la soia sorgente di felicità.
Lo studio delle fonti del G P ci ha portati ad una constatazione: l’idea
che la vita cristiana consiste nel servire il Signore in santa allegria, non ha fonte
im m ediata; invece, nella sua form ulazione letteraria trova corrispondenza tra ­
sparente con una determ inata espressione della Vita di Com ollo, che DB aveva
pubblicato tre anni prim a. D ’altra parte questa idea si ritrova in altre pagine del
G P e di altri scritti, la si risente sotto vari aspetti e variazioni, riecheggiare nelle
parlate di D B ; anzi ci si presenta come una delle idee più feconde e più pecu­
liari del patrim onio di D B; forse già intuita negli anni giovanili de'la Società
dell’allegria, n u trita delle idee salesiane e filippine propagate da modesti libretti
di spiritualità giovanile, e m aturata via via nel corso del suo apostolato sacer­
dotale; so p rattu tto come frutto di una « istin tiv a valutazione psicologica del
giovane e dello spirilo di famiglia » (127), che nella gioia vede l'incontenibile effu­
sione della vitalità giovanile: gioia, legge di giovinezza. L’esperienza educativa
ha fatto vedere a DB che il partecipare all’allegria giovanile è un mezzo per
cattivarsene la sim patia, le confidenze e da ciò poterne trarre profitto per le
proprie « so prannaturali finalità educative » (128). Ed infine ha po tu to scoprire
nell’allegra ricreazione del cortile un mezzo diagnostico e pedagogico di prim o
ordine in m ano agli educatori e per i giovani stessi un cam po di apostolato (129).
Senza escludere il valore pedagogico dell’allegria, il G P ci prospetta di essa
un più ricco aspetto. L ’allegria ha an zitutto un valore teologico. DB in essa
vede u n ’imprescindibile m anifestazione della vita di grazia. L'allegria è da an n o ­
verarsi tra quelle realtà complesse, di cui DB con occhio sicuro intuì ed apprezzò
tu tti gli aspetti. La vita in santa allegria è appunto il modo di vita cristiana che
DB intende proporre ai giovani nel GP.
3°. Inganni da sfatare.
U na prem essa indispensabile è liberare la mente da eventuali pregiudizi,
ovvero, com e si esprime DB, liberare dagl’inganni, lacci, con cui il dem onio
suole allontanare i giovani dalla virtù, cioè dalla vita cristiana.
Fondam entalm ente l’inganno diabolico è unico e radicale: « f a r venire in
(127) P. B R A ID O , o.c., p. 214.
(128) P. B R A ID O , o.c., p. 215.
(129) P. B R A ID O , o.c., p. 217. N ello stes­
so senso è sta ta interpretata l'allegria nel m e­
todo di D B da D . Caviglia nei suoi vari stu­
di, usati da D. Braido. Senza negarne queste
funzioni, vogliam o illustarne la realtà più com ­
84
—
plessa deH’allegria: espressione, anzitutto,
della gioia interiore, la quale è effetto inse­
parabile ed esclusivo della grazia santificante.
L’allegria per DB (così alm eno l’abbiam o
vista) ha a n zitu tto un valore teologico as­
soluto ed oggettivo.
mente che il servire al Signore consista in una vita m alinconica e lontana da ogni
divertim ento e piacere ». Il dem onio insom m a assale il giovane in quella che è
il culm ine delle aspirazioni um ane; il desiderio della felicità, che nella prim avera
della vita, negli anni giovanili è vivacemente sentita (pp. 6; .12; 27).
Il
diavolo non è certo al corto di argom enti. N on diciam o la pratica cristiana,
m a il solo pensiero delle verità cristiane è presentato dal dem onio come cagione
di m alinconia: « N o i siam o giovani (suggerisce egli) se ci m ettiam o a pensare
all’eternità, all’inferno, questo ci fa divenire malinconici, anzi ci farebbe anche
girare la testa » (p. 27).
L ’altro inganno è anch’esso radicato nel pregiudizio che la vita cristiana sia
m alinconica e contro n atu ra, per cui è meglio rim andare la conversione agli
ultimi anni di vita, quando essere in grazia di Dio si rende proprio indispensa­
bile per andare in Paradiso (pp. 6; 27). È un sofisma di conseguenze tragi­
che, a cui abboccano m olti giovani.
« Il dem onio ragiona anche lui. Egli ha studiato la filosofia, la storia, la
teologia, la geografia e sa ragionare con sottigliezza che presenta sotto aspetto
seducente per ingannare. Egli concede che abbiam o un’anim a sola, ma soggiunge:
- L’uom o è nato per godere; il tem po per godere è specialmente quello delle
gioventù, perciò coronemus nos rosis.
M a chiediamogli un poco: - In avvenire che cosa sarà di noi?
-O h ! egli dice; lascia l’avvenire, pensa al presente.
- M a quando ti avrò com piaciuto che cosa mi darai nell’altra vita?
- Oh di questo non ne parliam o! - E con questa parola egli sottintende: Fa
il male adesso e nell’altra vita so io cosa fare: saprò ben io aggiustarti. - Così
ragiona il dem onio e tanti si lasciano ro v in a re » (130). DB realisticam ente rico­
nosce che molti cristiani, a cui non è m ancata l’istruzione religiosa, cadono
miserevolm ente negli inganni del diavolo; allora il laccio è terribile:
« Il dem onio perm ette che tanti cristiani im parino la Religione, ma fa sì che non
la m ettano in pratica. Sanno di essere creati da D io per am arlo e servirlo, e in­
tanto colle loro opere sem bra che niente altro cerchino che la loro eterna rovina.
Di fatto quante persone vedonsi nel m ondo, le quali pensano a tu tto fuorché
a salvarsi! Se io dico ad un giovane che frequenti i Sacram enti, che faccia un
p o ’ di orazione, risponde: H o altro a fare, ho da lavorare, ho da divertirm i,
O h infelice! e non hai l’anim a da sa lv a re » ? (G PD , p. 38).
Le argom entazioni che contrappone DB tendono direttam ente a porre il
dito sul vizio del sofisma diabolico; ma non risparm ia qua e là nel G P, quando
gli cade a taglio, di contrap p o rre al fondam entale inganno del dem onio i grandi
disinganni che esso riserba. La confutazione si può ridurre a pochi punti:
(130) « B u o n a n o tte » dell’agosto 1863. M B, VII, p. 507.
-
85
1) Il dem onio prom etteva u n a vita felice? « Al contrario coloro che si danno
ai piaceri vivono arrabbiati, inquieti e si sforzano per trovare la pace nei loro
passatem pi, m a sono sem pre infelici: non est p a x impiis dice il S ignore» (p. 7).
2) Sperano di convertirsi in punto di m o rte? È un inganno: « In m orte il dem o­
nio ti scoprirà la gravezza di questi e di altri tuoi peccati, e te li m etterà innanzi.
In tan to che farai tu allo ra sul pun to d ’incam m inarti per la tua etern ità? G uai
a chi si trova in disgrazia di D io in quel m om ento! » (p. 42).
3) Alla m orte infelice seguirà un giudizio tragico:
« Tu, dirà il Divin Giudice, a dispetto di tanti doni, di tanie grazie, oh quanto
male corrispondesti alla tua professione (di cristiano)! Venuta l’età in cui appena
cominciavi a conoscerm i, tosto com inciasti ad offendermi con bugie, con m an­
canze di rispetto alle chiese, con disobbedienze a ’ tuoi genitori, e con m olte
altre trasgressioni de’ tuoi doveri.
Alm eno col crescere deg'i anni, avessi meglio regolato le tue azioni: ma no,
tu crescendo in età, aum entasti il disprezzo della m ia Legge » (p. 45).
4) L’inganno diabolico si corona con Io stato di pena e di disperazione eterna:
« M aledictus hom o qui peccat in spe. R icordati che tu tti quelli, che sono allo
Inferno, avevano speranza di em endarsi poi, ed ora sono eternam ente perduti »
(p. 37).
DB ha com posto insieme i m otivi che gli hanno fornito partitam ente S.
A lfonso, G A e G obinet. L ’argom ento degl’inganni è però semplicemente lo
sfondo su cui DB dipingerà il q uadro di vita cristiana santam ente allegra che
egli intendeva proporre ai giovani. Com e è stato realistico e concretam ente,
cristianam ente oggettivo nel p rospettare le vicende del peccatore, altrettan to DB
lo sarà nel proporre quello del giovane che segue il suo metodo di vivere. M e­
to d o breve e facile, aggiunge il G P (p. 7) : ponendoci già nella prospettiva della
predica che orientò decisam ente D om enico Savio alla santità: Iddio ci vuole
santi, è facile farsi santi... (131).
4°.) « Serviamo al Signore in santa allegria » (p. 5).
R aram ente DB si sofferma a descrivere direttam ente la grazia santificante
(pp. 31; 65s), tuttavia, coerentem ente al suo realism o cristiano, egli la pone al
centro della sua concezione spirituale, soffermandosi su un effetto inseparabile
d illa grazia e di essa esclusivo: la felicità che proviene dal possesso della vita
divina p artecipata: « N o i - afferma DB - vediam o che quelli, i quali vivono in
grazia di D io, sono sem pre allegri, ed anche nelle afflizioni hanno il cuor contento»
(p. 27). Q uesta felicità il Santo la rende cosciente ai giovani e la addita come
appagam ento della loro insopprim ibile aspirazione alla gioia. La felicità infatti
prom anante dalla grazia è l’unica vera gioia; gioia pura, durevole nel tem po e
(131) Opere e scritti..., voi. IV, p. 25.
86
-
nelFeternità e che si estende a tu tte le dim ensioni dell’essere um ano; è gioia inti­
m a dell’anim a ed allegria scintillante esteriorm ente.
L ’allegria è esclusiva della vita cristiana: vuole il giovane essere allegro e
con ten to ? viva cristianam ente e si troverà ap p agato; vuole fuggire le nebbie
della m alinconia? non si abbandoni ai piaceri che la seducente vita del peccato
presenta; tali piaceri, lungi dal condurre alla felicità e dal produrre allegria,
avvolgono m aggiorm ente la vita di greve tedio : « Sarà m alinconico colui che
serve al dem onio, poiché com unque si sforzi per m ostrarsi contento avrà semper
il cuore che piange dicendogli: T u sei infelice, perchè nemico del tuo Dio » (p. 4).
DB per provare il suo assunto ricorre all’evidenza dei fatti: « Chi più affa­
bile e più gioviale di San Luigi G onzaga? Chi più lepido e più allegro di S. Filippo
Neri e di S. Vincenzo de’ Paoli? N ondim eno la loro vita fu una continua pratica
di ogni virtù » (p. 12).
La vera allegria è dunque esclusiva del servizio di D io: la gioia di chi serve
il dem onio è falsa ed effimera: « C oraggio adunque, o miei cari, provate a ser­
vire il Signore, e poi vedrete quan to sia dolce e soave il suo servizio, e di quanta
contentezza innondi il cuor vostro e nel tem po e nell’eternità » (p. 28).
È im possibile u n a com pleta valutazione di questo assunto, senza ricorrere
agli scritti successivi di DB, nei quali anzi questa concezione appare come una
tesi tra le più care del Santo (132). E poiché non è stata valutata a dovere da altri
studiosi, riteniam o indispensabile farlo: tralasciando una sufficiente chiarifi­
cazione, ne scapiterebbe lo sguardo d ’insieme del GP.
5°.) La mancanza di allegria è effetto della mancanza di grazia.
È il caso del giovanetto Pietro, il protagonista del rom anzo educativo su
La fo rza della buona'educazione, curioso episodio contemporaneo (133). È il libro
in cui troviam o sviluppato con più am pio respiro il tem a caro a DB. Libro
per il quale non a caso (alm eno, ci sem bra) DB si fondò sull’opuscolo Un
mari comme il y en a beaucoup... (134): in esso infatti DB poteva riscontrare
m olte delle sue idee predilette.
(132)
«Servite Domino in faci itici, era il suo
m o tto d ’intercalare fra i suoi più d iletti; e
questa « san ta allegria » form ava per Lui la
base del suo edificio per la sicura educazio­
ne della gioventù » (M B, VI, p. 4). Per noi
è preziosa e significativa questa testim onian­
za di un antico alu n n o di D B, rip o rta ta dal
biografo. A deriam o alla valutazione che ne
fa lo stesso teste. Sull’« allegria » si vedano
anche M B, II, 566; III, 603; VI, 4; 697; 709;
VII, 494; IX , 627; 819; X, 648; 1178; X II,
133; 143; X III, 88; X III, 91; 210; XIV , 52;
X V II, 111; 632; X V III, 19...
(133) La Forza della buona educazione. Cu­
rioso episodio contemporaneo per cura del Sa­
cerdote Bosco Giovanni. T o rin o T ipografia,
Paravia e C om p. 1855 (LC, a. I li, f. 17 e 18)
pp. 112.
(134) Un Mari comme il y en a beaucoup.
Une Femme comme il y en a peu. (citiam o
dalla 7e édition, C aen, C hénel-Paris, D illet
1869, pp. 36).
—
87
Il
constatare la felicità che gode il buon Pietro, educato cristianam ente dalla
m adre, genera nel padre, vizioso e irreligioso, una profonda crisi spirituale:
« Bisogna proprio che ci sia u n ’altra felicità oltre di quella che si trova in
fondo alla bottiglia: io p o rto invidia alla contentézza di mio figlio, la sua feli­
cità, la sua contentezza mi sem brano essere pure e senza m escolanza; al con­
trario i miei piaceri sono sempre misti a qualche am arezza; perciocché non è
senza sentim ento di cattivo um ore che io spendo all’osteria quello che potrebbe
assai sollevare m ia moglie, la quale per altro è cosi buona, così affabile verso
di me m algrado i miei to r ti» (La fo rza ... p. 27). (135).
Alla vigilia della prim a C om unione:
« D opo la preghiera della sera, fatta con m aggior fervore dell’ordinario
Pietro va a letto e piglia sonno. Il padre si avvicina e contem pla sul suo povero
letto di paglia l’aspetto del caro fanciullo sul quale era scolpita l’innocenza e
la felicità; la sua faccia serena, un mezzo sorriso gli davano l’aspetto di un A n­
gelo. T u tto ra com m osso egli va per m ettersi a letto; m a quella sera il sonno
fugge da lui, il rim orso agita l’anim a sua; una buona risoluzione nasce nel suo
cuore; pensa alla sua vita passata, pensa alla felicità che godeva un tem po, pensa
alla tranquillità e felicità del suo P ietro; e intanto una lotta terribile del bene e
del male si stabilisce nel suo cuore; e n on gli è possibile di aver pace » (La forza...
p. 29s) (136).
La crisi spirituale suscitata nel peccatore dal contem plare la felicità che
traspare dai buoni è un tem a caro a DB tra ttato anche altrove ( ! 37). Per lui questa
crisi assume il valore di segno dello stato di peccato. La vera allegria, d ’altra
parte, può talora assum ere il valore di pietra di paragone con la falsa allegria:
il loro confronto serve ottim am ente a diagnosticare lo stato di anim a del giovane.
La falsa gioia infatti, per sua natu ra effimera, verrà fatalm ente m eno: il consta­
tare la felicità altrui susciterà l'invidia e il desiderio di possederla.
C attolica per potere avere la grazia, i mezzi
(135) La traduzione è letterale da « Un M a­
ri »: « U v a donc un autre bonheur que ce­
per conservarla e per salvarsi l’anim a:
Conversione di una valdese. Fatto contem ­
lui q u ’on trouve au fond d 'u n e bouteille.
poraneo esposto dal sac. Bosco G ioanni(\)
Je porte envie à celui de m on fils... » (ed.
cit., p. 19).
T orino, T ipografìa dir. da P. De-A gostini
(136) Un M ari.... p. 20: « A près une prière
1854 LC, a. II, f. 1 e 2), spec. pp. 15-31.
du soir faite avec de plus de ferveur encore
Così, è il bisogno di serenità e la sp e ran ­
que de coutum e, Jean-P ierre s’endorm it. Le
za di salvezza eterna che riconduce Severino
père contem plait sur son pauvre lit de paille
alla C hiesa C attolica: Severino ossia A v­
le visage de son enfant... ».
venture di un giovane alpigiano raccontate
(137) Si esam ini ad es. la crisi di coscien­ da lui medesimo ed esposte daI Sacerdote
Giovanni Bosco. T orino, Tip. dell’O ratorio
za della ragazza valdese G iuseppa, allorché
scopre nelle am ichette cattoliche la radice
di S. Frane, di Sales 1868 (LC, a. XVI,
della vera gioia: appartenere alla Chiesa
f. II).
È il caso di M agone (138). Caso notorio e classico nella letteratura boschiana.
Le fasi della sua crisi spirituale sono lim pidam ente descritte e com m entate
da DB. M agone era appena giunto all’O ra to n o : ci si trova solo da un mese.
« Egli era felice purché avesse avuto cam po a fare salti' e stare allegro, senza
riflettere che la vera contentezza deve partire dalla pace del cuore, dalla tran ­
quillità della coscienza» (139). C ’era dunque nel giovanetto il desiderio della fe­
licità, quale esiste in tutti i giovani, cioè bram osa di m anifestarsi liberam ente
nelle esplosioni gioiose de! gioco. M a tale desiderio era inappagato, perchè
m ancava la radice della vera allegria. Q uesta inadeguatezza viene tosto avver­
tita e crea vivissima la crisi: « Q u a n d o - scrive DB - all’im provviso incom inciò
a scemare quell'ansietà di trastullarsi! M ostrandosi alquanto pensieroso, nè più
prendendo parte ai trastulli se non in v ita to » (p. 11). « I l trastullarsi tornavagli di peso; il riso non gli appariva più sulle sue labbra; spesso m entre i com pa­
gni erano corpo ed anim a in ricreazione, egli si ritirava in qualche angolo a
pensare, a riflettere e talvolta a piangere » (p. 12). È la m anifestazione esterna
del travaglio interno, occasione del quale, come per il padre di Pietro, è il con­
statare la differenza sostanziale tra l’allegria di M agone, bram osa più che altro
di com prim ere e far tacere il disagio interiore e l’allegria dei com pagni, che era
invece espansione incontenibile dell’interno benessere spirituale, che faceva tro ­
vare gusto persino nelle pratiche di pietà. M agone svela il suo cruccio ad un
com pagno: « Q u e sta m alinconia deriva dal vedere i miei com pagni a prendere
parte alle pratiche di pietà. Quel vederli allegri, pregare, accostarsi alla Confes­
sione, alla C om unione mi cagiona continua tristezza» (p. 11).
Anzi il giovane sem bra aver intuito l'intim a connessione tra gioia e vita di
grazia. Al com pagno, che stupito gli chiede come im i la divozione degli altri
possa essergli causa di m alinconia, M agone risponde: « La ragione è facile a
capirsi; i miei com pagni, che sono già buoni (cioè in grazia di Dio), praticano
la religione e si fanno ancora più buoni; ed io che sono un birbante non posso
prendervi parte, e questo mi cagiona grave rim orso e grande inquietitudine »
(p. 11).
U n argom ento simile non era certo di facile intuizione, specialmente per
un ragazzo, tuttavia esso propone in term ini sicuri quella che era una tesi di
D B: l’essere buoni è radice della vera allegria; l’essere un birbante è radice della
m alinconia; il prendere coscienza delle due cose, è causa di crisi per i birbanti.
6°. La Confessione, m ezzo per acquistare la gioia perduta.
L’unica p o rta aperta per riacquistare la gioia, rim ane la confessione, la quale,
(138) Cenno biografico sul giovanetto M agone M ichele allievo dell'Oratorio di San
Francesco di Sales. T orino, Paravia 1861,
C iterem o
l’edizione:
T orino, S.
E. I.,
1950.
(139) M agone M ichele..., ed, cit., p. 11.
pp. 96.
-
89
d ando la grazia, com unica anche la gioia (140). DB si sofferma con com piacenza
nella storia rom anzata di Pietro (141) e nella biografia di M agone a descrivere
gli effetti della buona confessione. F a tta la confessione, M agone si trova nel
parossism o della felicità. A ndato a riposo, passa ' « una notte d ’agitazione e
d ’em ozione ».
« G iunto poi alla m età del tem po stabilito per riposo - confidò il giovanetto
ad un com pagno - io era così pieno di contentezza, di com m ozione e di affetti
diversi, che per dare qualche sfogo all’anim o m io mi alzai, m i posi ginocchioni,
e dissi più volte queste parole: O h q u an to m ai sono disgraziati quelli che cadono
in peccato! M a quanto più sono infelici coloro che vivono nel peccato. Io credo
che se costoro gustassero anche un solo m om ento la grande consolazione che
provasi da chi si trova in grazia di D io, tu tti andrebbero a confessarsi per pla­
care l ’ira di D io, dare tregua ai rim orsi della coscienza, e godere della pace del
cuore. O peccato peccato! che terribile flagello sei tu a coloro che ti lasciano
entrare nel loro cuore! M io D io, per l’avvenire non voglio mai più offendervi;
anzi vi voglio am are con tu tte le forze dell’anim a m ia; che se per m ia disgrazia
cadessi anche in un piccolo peccato an d rò tosto a confessarm i» (p. 15.)
7°.) L a vita gioiosa.
R aggiunto lo stato di grazia, il giovane può dire di aver conseguita la vera
felicità. Adesso gli tocca conservarla. È la condizione dei giovani deH’O ratorio,
alm eno quale la vuole DB e che è descritta sinteticam ente in una luminosissima
pagina della vita di D om enico Savio:
« Il Savio godeva di se medesimo. Se ho qualche pena in cuore egli diceva,
vo dal confessore, che mi consiglia secondo la volontà di D io; giacché Gesù
C risto ha detto che la voce del confessore per noi è come la voce di D io. Se poi
voglio qualche cosa di grande, vo a ricevere l’O stia santa in cui trovasi corpus
quod prò nobis traditum est, cioè quello stesso corpo, sangue, anim a e divinità,
che G esù C risto offerse al suo E terno Padre per noi sopra la Croce. Che cosa
mi m anca per essere felice? nulla in questo m ondo: mi m anca solo di poter
godere svelato in cielo colui, che con occhio di fede m iro e adoro sull’altare.
(140) « C om pagne dilette... Voi siete più
fo rtu n ate di me. A lm eno se avete qualche
afflizione interna, an d ate a confessarvi, e il
vostro cuore è contento » (Conversione di
una Valdese, ed. cit., p. 28).
(141) L a fo rza della buona educazione, ed.
cit., p. 23. E più esplicim ante in un altro
opuscolo D B scrive: « C oloro i quali sono
più assidui al Sacram ento della confessione,
90 —
sono ap p u n to quelli che hanno vie più il
cuore contento e vivono giorni di pace e di
tranquillità » Cfr. Conversazioni tra un av­
vocato ed un curato di campagna sul sacra­
mento della confessione per cura del Sac.
Bosco Giovanni. T orino, T ipografia G . B.
P aravia e C om p. 1855 (L C , a. II, f. 7 e 8),
p. 76.
Con questi pensieri D om enico traeva i suoi giorni veram ente felici. Di qui
nasceva quella ilarità, quella gioia celeste che traspariva in tu tte le sue azioni »
(142).
Il m etodo di vita p roposto da DB aveva veram ente il Suo fascino, in quanto
sapeva innestare felicemente le istanze della n atu ra alla realtà della soprannatura. M a so p rattu tto è sorprendente constatare l’alto clim a di spiritualità, a
cui conduceva. La S. C om unione, ad esempio, era liberata dal pericolo, tanto
facile per i giovanetti, di diventar una pratica come le altre. La C om unione è
il possesso di D io, che dà la felicità. È suggestiva e chiara la pagina, in cui DB
(sulle tracce del suo m odello francese!) descrive la prim a com unione di Pietro.
Il giovanetto ha appena ricevuto Gesù eucaristico:
« In quel m om ento Pietro non è più figlio di un povero artigiano egli era
un angelo. Nel suo cuore possedeva Colui che fa la vera felicità e la sola feli­
cità della vita; egli possedeva Iddio. Il suo aspetto apparve come raggiante di
luce, il suo cuore traboccante di gioia, di riconoscenza, ripete le più anim ate
proteste di non mai più abbandonare i suoi doveri. Si trattiene con Gesù da
solo a solo... : m io buon Gesù, io vi possedo nell’anim a mia, la vostra bontà
verso di u n a miserabile creatura m ’incoraggisce a dim andarvi ancora un gran­
dissim o favore. Io ho un padre che è testim onio della m ia felicità in questa
chiesa... Cangiategli il cuore... e che la pace e la felicità delle anim e pure cominci
a regnare tra di noi. O h Gesù, noi siam o in u n a grande povertà, m a io vi dim ando
n on di cangiarcela nell’ab bondanza; non vi dim ando altro che il vostro am ore,
la vostra grazia per me e pe’ miei parenti, e che la vostra santa volontà sia fatta
tra di n o i» {La Forza..., p. 33).
DB per la via della gioia vuol p o rtare i giovani alle vette più alte della spiri­
tualità, fino a sentir gusto e piacere per la preghiera, sicché in essa i giovani
trovino u no sfogo per il loro bisogno di allegria. Le m olteplici pratiche di pietà
in uso alPO ratorio n on appaiono come greve im posizione del regolam ento,
im posizione noiosa e repellente, m a fonte di piacere ed espressione di unione
am orevole con D io. DB non s’illude che ottenere ciò sia facile:
« È cosa assai difficile il far prendere gusto alla preghiera ai giovanetti. La
volubile età loro fa sem brare nauseante e anche enorm e peso qualunque cosa
richieda seria applicazione di m ente. E d è u n a grande ventura per chi da giova­
netto è am m aestrato alla preghiera e ci prende gusto. Per esso è sem pre aperta
la sorgente delle divine benedizioni». (143).
Scriveva il Santo al giovanetto G iuseppe Roggeri:
« Ti ricordi del co n tratto che abbiam o stipulato e conchiuso tra noi ? Essere
(142) Opere e scritti..., voi. IV, p. 35.
(143) I l Pastorello delle A lpi ovvero Vita
del giovane Besucco Francesco, già cit.. Userem o l’ediz. : T o rino, S. E. I., 1926. C fr. p. 66.
— 91
amici, e unirci insieme per am are D io con un essere solo ed u n ’anim a sola.
Il piacere che mi scrivevi di provare sul divertirti intorno alle cose sacre è
buono, e vuol dire che D io ti vuol bene, e che tu pure d ar ti devi grande solleci­
tudine per a m a rlo » (144).
E nei riguardi di M agone ci lasciò scritto:
« In q uanto alla pietà egli era giunto ad un grado che nella età sua io non
avrei saputo quale cosa aggiungere e quale cosa togliere per fare un m odello
della gioventù. D ’indole vivace, m a pio, buono, divoto, stim ava m olto le piccole
pratiche di religione. Egli le praticava con allegria, con disinvoltura e senza
scrupoli » (p. 43).
Di fronte a tale attestazione ogni sospetto di una pietà operata e fo rm ali­
stica svanisce. Ci sem bra lecito afferm are che DB ha avuto una ricca intui­
zione del valore della preghiera, in quan to ha guidato ad essa i giovani come
a strum ento di unione con Dio e sorgente di gioia: il che può riuscire aceetto
anche al mistico più esig nte.
M a la vera gioia, effetto necessario ed esclusivo della vita di grazia non può
rim anere m ero appannaggio dello spirito; essa deve erom pere trionfalm ente
anche esteriorm ente. La gioia appartiene a tu tto l’essere um ano; è anche un
retaggio del corpo, com e lo è dell’anim a; anche il corpo ha il suo ruolo nello
organism o soprannaturale. Eccoci alla specificazione ultim a e culm inante della
san tità giovanile boschiana: anche il corpo è chiam ato ad essere il cantore della
felicità posseduta.
Saltare, correre, schiam azzare a piacim ento; cortile, teatrino, canto, m usica
sono altrettan te m anifestazioni necessarie di vera allegria, in cui il giovane è
chiam ato ad assaporare intensam ente la sua felicità. La grazia si a d atta alla
n a tu ra ; nell’adulto ha le sue specifiche m anifestazioni; nel giovane si m ani­
festa anche come divertim ento; il divertim ento, espansione festosa della grazia
è la specialità della spiritualità giovanile.
Anzi nelFallegria, m anifestazione esteriore di un possesso interiore, si ha
- come già accennam m o - la controprova della gioia interna, da cui em ana. Se
l’allegria esterna sboccia dal puro bisogno istintivo della n atura, è un fiore effi­
m ero, che presto avvizzisce e che condurrà al torm ento cupo e disperato oppure
alla crisi a cui and aro n o soggetti M agone ed il padre di Pietro. Per questo DB
raccom anda: « S ta allegro, m a la tu a allegria sia verace, com e quella di una
coscienza m onda dal peccato » (145).
Il G P accenna all’allegria esteriore nell’articolo 1, sez. I: Fuga dell’ozio:
« Io vi voglio bene - dice DB - e vi concedo volentieri que’ divertim enti che non
sono peccati » (p. 19). Q uesta concessione non è fatta a m alincuore, m a è frutto
(144) 8 ott. 1856, MB, V, 538.
(145) L ettera al giovane R ossetti Stefano,
92 —
25 luglio 1860, M B, VI, p. 697.
di am ore: vi voglio bene. Anzi non è nem m eno una concessione: num erose sono
le parlate e le lettere in cui è un ordine: state allegri (146). L'espressione del G P
troppo legata alla fonte letteraria - può - sem brare poco felice, m a fa già suffi­
cientem ente intravedere e trasparire lo spirito con cui DB l’ha scritta.
L’allegria, realtà complessa, oltre ad avere il suo valore assoluto di espres­
sione della gioia intim a, ha anche la sua funzione di mezzo (147).
A nzitutto è un mezzo eccellente per fuggire l’ozio, e quindi il peccato. Ed
in questo la vera allegria si distingue dalla falsa. Q uest’ultim a è figlia dell’ozio
e attraverso il divertim ento vuoto e m orboso conduce fatalm ente al peccato e
allo scandalo; è una m aschera di allegria, che am a guazzare torbidam ente nei
cattivi discorsi, nelle burle e negli scherzi peccaminosi (G PD , p. 22).
La vera allegria è anche occasione di aposto lato; ma in questa luce non è
ancora vista dal G P : quest’aspetto sarà messo in rilievo nella trilogia SavioM agone-Besucco. L’allegria del cortile, della musica, del teatrino è anche ottim a
assorbente dei detriti di m alinconia e di rum ori bassi, che la natu ra vulnerata
inevitabilm ente va a deporre sullo spirito. È questo, uno degli effetti psicologici
deH’allegria.
Una strum entalità ascetica, nel senso stretto della parola, è quella messa in
luce dal G P, il quale fa del divertim ento un'azione liturgica; la liturgia dell’al­
legria: « M e n tre state nel giuoco, nella conversazione od in altro passatem po,
alzate qualche volta la mente al Signore, offerendo quei trastulli ad onore e
gloria di Lui. Omnia in gloriam Dei fa cile, scrive s. Paolo » (p. 20).
Sono fru tto di questo principio le note distrazioni di D om enico Savio ed il con­
tegno inaudito del semplice Besucco Francesco, che tra « capitom boli, rovescio­
ni e stram azzoni » (sono parole di DB) stim ava fare cosa grata a Dio e « mostravasi ognora impaziente del tem po libero per approfittarne ». Aveva infatti
fatto credito alle parole di D B : « Allegria, Studio, Pietà. È questo il grande pro­
gram m a (ricorda il « m etodo » del GP!), il quale praticando, tu potrai vivere
felice, e fare m olto bene all’anim a tu a » (148).
8°. E facile fa rsi santi.
T ralasciando ulteriori chiarificazioni sul valore dell’allegria nella spiritualità
giovanile, ci perm ettiam o di ferm are l’attenzione su due qualità del m etodo pro­
posto da DB: 1. esso è facile; 2. esso conduce alla santità.
Questa, della santità giovanile facile a conquistarsi, è una preziosa idea che
DB fa già balenare nel G P. « Farsi santo », che nel nostro orecchio suona come
(146) Cfr. nota 132.
(147) In questo asp etto si sofferm ano D.
Caviglia e D. Braido, rispettivam ente in
sede di spiritualità e di pedagogia. Cfr.
BRATDO, o. c., pp. 214-219.che cita i vari
studi del Caviglia.
(148) Il Pastorello delle Alpi..., ed. cit.,
p. 53.
— 93
un term ine assueto, a lle orecchie di un giovanetto dell’800 suonava come parola
ardita, coraggiosa. La parola « Santo » richiam ava subito il cam pione; l’eroe,
che con im prese straordinarie s’era m eritato l’onore degli altari. Parlare di san­
tità ai giovanetti, poteva sem brare sconsideratezza, o per lo m eno presunzione.
Il P. Patrignani, felice biografo di alcuni convittori del collegio rom ano segna­
latisi in bontà, confessa « che poche m em orie di fatti egregj particolari ci potea...
lasciare di quei G iovanetti, de’ quali scriviam o; m entre la m aggior parte o di
poco passarono o non toccorano il terzo lustro. Sarebbe u n ’ingiustizia il preten­
dere frutti in copia e m aturi da una tenera pianticella » (149). E ppure non mancò,
tra i modesti autori di spiritualità giovanile, chi con voce più o m eno chiara in­
vitò i giovani alla perfezione, m ostrata come facile e chiam ata col nom e di san­
tità.
G uida Angelica, fido modello del G P, proprio nell’introduzione dichiara di
voler p ro p o rre « una pratica instruzione di quanto far dovete per vivere santatamente i giorni tu tti della vostra gioventù » (p. 6). A nch’egli avverte che si tratta
di santità facile: « d a ti appena i prim i passi, vi troverete sì spaziosa la strada, e
dilettevole, che agevolm ente potrete correre in essa » (p. 7). Espressioni certa­
m ente affini a quelle del G P. Del resto già nel nostro prim o capitolo abbiam o
richiam ato gli accenni alla santità facile e gioiosa di Antiveleno ed altri opuscoli
(150). M a certam ente nè G A , nè le altre fonti letterarie di DB (nè forse tu tta le
letteratu ra ascetica per la gioventù) hanno una afferm azione perentoria come
quella del G P : « D a te m i un giovanetto ubbidiente e si farà santo. Al contrario
egli è per una strada che lo conduce alla perdita di ogni v irtù » (G P D , p. 15).
Il G PA scriveva senz’altro : « D atem i un figliuolo ubbidiente e sarà san to » (p.16).
È significativa la giaculatoria che DB vuole sia ripetuta fam iliarm ente dai
giovani ogni giorno: «V ergine M aria, M adre di Gesù, S. Giuseppe, S. Luigi
G onzaga, ottenetem i la grazia di farm i sa n to » (p. 83) (151).
DB certam ente credeva alla santità giovanile; anzi ferm am ante credette rea­
lizzata la santità canonizzabile nel suo discepolo carissim o Savio D om enico (152).
Che poi per questa santità non si richiedessero opere straordinarie, lo ha dim o­
strato a ltrettan to chiaram ente quando a D om enico Savio che aveva assolutatam ente bisogno di farsi santo e che chiedeva come dovesse regolarsi per inco-
(149) P A T R IG N A N I, o. c„ pp. 5s.
(150) Cfr. più sopra, p.
(151) G ià l’edizione A suggeriva com e gia­
culatoria pel decorso pel giorno: «V ergine
M aria, M adre di G esù, s. Luigi G onzaga,
fatem i s a n to » (G P A , p. 81). A nche il C ottolengo suggeriva tale giaculatoria: « Ver­
gine M aria, M adre di G esù, fateci santi ».
94 -
Cfr. P IE T R O PA O L O G A S T A L D I, I pro­
digi della carità cristiana descritti nella vita
del venerabile Servo di Dio Giuseppe Bene­
detto Cottolengo, ed. IV, T orino, T ipogra­
fia Salesiana 1892, t. II, p. 417.
(152)
Cfr. Opere e scritti... voi. IV, pp.
571-585.
m inciare tale im presa, DB consiglia sem plicemente « da essere perseverante nel
l’adem pim ento dei suoi doveri di pietà e di studio... e non m ancasse di prender
sem pre p arte alla ricreazione coi suoi com pagni » (153).
Enucleando i concetti espressi afferm azioni così semplici, dobbiam o condere che DB ha intuito che la santità, cioè la perfezione cristiana
in grado eroico, non è legata alla m atu rità psicofìsica dell’uom o, ma è una realtà
relativa. In tu tti gli stadi della vita um ana p uò esistere una perfezione relativa
cioè u n perfetto equilibrio tra la p ro p ria potenzialità soprannaturale e la pienezza
di grazia posseduta. Esiste una santità, cioè una perfezione anche per i giovani
Un giovanetto è santo quando com pie con assidua esattezza i doveri del suo
stato, che nella form ula a D om enico Savio DB ha sintetizzato in Pietà, Studio
Ricreazione ; nel grande programma lasciato a Besucco, con le parole: Allegria
Studio, Pietà.
L ’eroicità è indicata da quell’aggettivo, posto quasi di passaggio nelle parole
rivolte al Savio: « p e rse v e ra n te» . La diuturna esatta osservanza dei propri do­
veri fa sì che la santità del giovane possa essere straordinaria. Tendere alla san­
tità, espresso dalla giaculatoria « fatem i santo... », è tendere alla perfezione
consentita dal p ro p rio stato (154).
L ’esercizio della santità, anche in circostanze eccezionali, non è un affare
che dipende dagli uom ini m a dalla Provvidenza divina: tuttavia certam ente l’eroi­
smo per i casi straordinari si trova già in potenza nella santità autentica; poten­
za che diverrà atto , quando le circostanze ci sono: è questo il caso di Savio,
Besucco ed altri giovanetti educati da DB alla santità.
C on la lum inosa idea della santità giovanile, che consiste nel praticare la
religione; cioè nello stare santam ente allegri, nel com pim ento dei propri doveri
e nell’appagam ento m oderato dell’insita esigenza del gioco, è connesso Targo
m ento tan to sfruttato da DB che bisogna darsi a Dio da giovani. A rgom ento
m utuato dal G obinet ed arrichito di elementi aloisiani ed alfonsiani. I giovanetti
possono pensare che la santità sia qualcosa che sta al di fuori dei loro orizzonti»
riservata agli uom ini m aturi ed ai vecchi. Invece no; la santità è p roprio il su-
(153) Opere e scritti... voi. IV, p. 25.
(154) Vivissim a luce getta suH’argom ento
q u a n to espressam ente G A asserisce nel capi­
tolo degli « Inganni » in un passaggio che
DB non ha accolto nel G P : « È bensì vero,
che pun to b a d an d o a queste baie, ed illu­
sioni del nemico, dovete con sa n ta gene­
rosità, e con fortezza di spirito stare sem pre
p ronti a servir D io per tu tto il corso della
vostra vita, ancorché dovesse durare n o n solo
cento, m a mille anni, anzi ete rn o ; perchè
a questa m aniera, ancorché doveste viver solo
pochi anni, anzi per pochi giorni, m eritereste
nulla dim eno ta n to di m erito, q u a n to se foste
vissuti in cento, e mille anni, anzi un prem io
eterno com e se lo aveste ssrvito per tu tta l'e te r­
nità, com e chùiram snte dice S. B ernardo spie­
gando spiegando q u :l passo del Savio: consumm atus ir brevi explevit tempora m ulta (G A ,
pp. 70s). Parole che, due secoli dopo furono
applicate al piccolo, anzi grande gigante del­
la santità.
— 95
prem o ideale dei giovani; anzi d ’ordinario solo se si è stati santi da giovani, lo
si p o trà essere nell’età m atu ra e nella vecchiaia. M a di questo dovrem o parlare
presto.
N on si può meglio sintetizzare ii fin qui detto, che trascrivendo la buona
notte del 10 settem bre 1867; essa m erita un solo nom e: l’inno della gioiosa san­
ità giovanile:
« Vi voglio insegnare stasera a farvi santi o alm eno beati su questa terra. Il Si­
gnore dice che ci vuole tutti santi, e così pure ripete S. Paolo. In una pagina della
Santa S crittura si legge: Bonum est viro cimi portaverit jugum ab adolescentia sua
(DB. continua ad attingere al GP! cfr. p. 12). Dice bonum est viro, non che sarà
beato, m a che è già beato su questa terra, cum portaverit jugum ab adolescentia
sua, che com incia a darsi tutto al Signore, fin dalla sua gioventù (G P, p. 11).
D ifatti uno che com incia da giovane a far bene, venendo anche vecchio sarà
beato, perchè non avrà niente che gli rim orda la coscienza. Sarà anche povero,
m a contento perchè ha la pace del cuore. Esso è beato perchè non teme la m orte
(G P, p. 43)... N on è già beato anche in questo m ondo quel giovanetto obbedien­
te, docile m ansueto, il quale se viene a m orire, è com pianto, lodato, benedetto
dal padre e dalla m adre, da tutti quelli che lo conoscono? Al contrario, se m uo­
re un giovane discolo, si fa poco caso della sua m orte, o si dice: « Il Signore ha
fatto bene a prenderselo, così non farà più tante birichinate ». E la m adre ed i
fratelli d iran n o : « Era la nostra dannazione! ». Anzi, quando costui era ancora
in vita, si vedea ripetere dalla stessa m adre: « Quel tal giovane così buono, am a­
to e stim ato da tutti è m orto ed il mio, che non fa altro che farm i p o rtar croci,
n on m uore mai.
« È beato il giovanetto buono nella scienza, perchè se si danno premi sono
sem pre suoi perchè egli solo ne è degno. Così pure i genitori se hanno da prem iare
un figliuolo, prem ieranno sem pre il più buono...
Solo i buoni sono sempre ben voluti dai loro com pagni, conducono una vita
tranquilla, o norata, felice a questo m ondo. V enendo la m orte l’accettano volen­
tieri, perchè si son dati al Signore sin da giovani. Invece, se la nostra vita fosse
stata m alvagia, sarà per noi un rim orso terribile il veder allora come avrem m o
p o tu to essere felici in questo m ondo e non lo fummo per colpa nostra (G P,
p. 43). A vrem m o p o tu to farci m olto bene per l’altra vita e non l’abbiam o fatto.
Io che sono vecchio non posso più dire: Incom incerò da giovane; il tem po pas­
sato più non ritorna. Voi che potete ancor dirlo, ditelo e fatelo, e sarete grande­
m ente consolati al pun to della m orte. Buona n o tte » ! (155).
Nel 1855 scrisse DB una frase incisiva, che « solo la Religione o la grazia
di D io può rendere l’uom o contento e felice » (156). A questo principio, intuito
(155) M B, V ili, pp. 940-942.
96 -
(156) La fo rza della buona educazione..., p. 48.
e m atu rato , DB ha capito che bisognava ancorare il vivissimo desiderio di feli­
cità, di espansione gioiosa, di allegria spassosa e chiassosa insita nei giovani.
Su questo principio ha saputo costruire u n a spiritualità tu tta per loro : « facile »
e generatrice di santità. Che sia stata veram ente tale, i fatti lo hanno com provato.
II. Fondamenti.
1°. Relazioni dell'uomo con Dio.
Indicato nelle sue linee generali il program m a di vita, che, unico ed esclusivo,
può rendere allegri i giovani, bisogna adesso giustificarne l’esistenza e la con­
sistenza. E la giustificazione è rigidam ente legata ai valori assoluti e supremi,
cioè a ll’esistenza di D io, a cui l’esistenza dell’uom o è subordinata: D io e l’uom o
sono i term ini di u n a im prescindibile relazione.
La conoscenza di questa relazione n on può non orientare l’uom o alla « re­
ligione », cioè ad un m etodo di vita, in cui la vita stessa è principalm ente in­
tesa come « servizio di D io ».
DB quindi assegna come prim o ed inderogabile fondam ento la « Conoscenza
di D io » (art. I, P- 9) e quella delle relazioni che l’uom o ha con Dio C reatore e
Salvatore, Principio e Fine. L ’uom o è considerato nella sua com plessità storica,
com e la creatura, tra le visibili la più nobile e perfetta, d o tata di u n ’anim a spi­
rituale ed im m ortale; elevata all’ordine soprannaturale, e quindi destinata ad esse­
re « sem pre beata con D io in Paradiso », o ad essere p u nita nell’inferno, in ragio­
ne del suo operare buono o cattivo (pp. 9s).
DB m ette in evidenza la volontà salvifica di D io, il quale ha « tutti creati
per il P a ra d iso » ; anzi in virtù dell’elevazione alla vita soprannaturale Dio è
« padre am oroso » che prova « grande dispiacere » quando dovrà punire qualche
figlio ribelle « c o n terribile castigo nell’Inferno » (pp. 9s; 36; 38).
C onosciuto il principio ed il fine suprem o della propria esistenza, l’uom o è
tenuto ad orientare senza deviazioni la sua vita verso questo fine. L ’uom o fu
chiam ato all’esistenza senz’alcun suo m erito: « senz’alcun m erito venne fatto
figlio di D io col santo Battesim o ». D io am a intensissim am ente, « qual tenero
padre », e l’unico fine per cui ha creato l’uom o è, perchè sia riam ato in questa
vita e goduto eternam ente in Paradiso. L’uom o non deve im miserirsi e con­
tentarsi dei piaceri di u n a vita n on dissimile da quelle delle bestie. Il fine stabilito
d a D io all’uom o è ben più nobile e sublime ed è l’unico che possa renderlo
felice: « Se nel corso della tu a vita avrai ognor presente questo gran fine, quante
E a pag. 46: « M algrado la m iseria, la
concordia e la gioia com inciarono ad albergare in quella casa, perciocché tu tti pra-
ticavano la Religione, sola sorgente della
vera felicità ».
7
97
consolazioni proverai al p unto di m orte! Al contrario se n o n attendi a servir
D io, quanti rim orsi proverai alla fine di tuoi dì... » (pp. 36s).
La luce escatologica, m odulata specialm ente su motivi alfonsiani e salesiani
si riflette vivam ente austera e serenante sulla santità proposta ai giovani da
DB. Q uella di DB è spiritualità della gioia, m a anche dei novissimi (cfr. G P
sec., sez. II). Il problem a della santificazione non è solo problem a di gloria
da rendere a Dio, m a anche problem a della pro p ria salvezza (pp. 36; 47...).
2°. Speciali relazioni dei giovanetti con Dio.
La conoscenza della fondam entale relazione dell’uom o con D io è per sè
sufficiente ad orientare ogni uom o assiduam ente verso Dio. T uttavia ci sono
delle speciali relazioni che legano i giovanetti a Dio e che devono indurre costoro
ad una com pleta ed im m ediata dedizione. DB, seguendo la corrente gobinettiana
e centrandone l’argom ento principale, indica nello specialissimo amore che Dio
p o rta ai giovani il m otivo che assai più deve spingere questi a servirlo ed am arlo.
DB cita una frase scritturistica, facendone u n ’esegesi non certo perfettissim a:
« D io trova le sue delizie nel dim orare coi giovanetti : Deliciae meae esse cum
fìliis hom inum » (p. 10).
C ertam ente hanno u n valore più soddisfacente gli argom enti tra tti dal co n ­
tegno speciale usato dal divin Salvatore coi giovanetti, le parole terribili contro
chi scandalizza i parvoli e l’am orevole Sini te parvolus, che prova ad evidenza
com e i giovani siano la delizia del suo cuore (pp. lOs).
Il fatto di questa divina predilezione è suffragato da buone ragioni di conve­
nienza. La prim a: « v i am a perchè siete ancora in tem po a fare m olte opere
buone » (p. 10). Q uesta ragione non proviene dal contesto im m ediato del G obin et; si ricollega invece all’articolo successivo (sez. I, art. III) e specialm ente a
risonanze alfonsiane sulla preziosità del tem po e la necessità di ben operare
finché se ne ha !a possibilità.
L a seconda ragione : « vi am a perchè siete in u n ’età semplice, umile, inno­
cente » (p. 10) suppone tu tto un lungo discorso di G obinet, dove vengono a
loro volta spiegate le speciali predilezioni di D io per i semplici, umili ed in n o ­
centi (157).
La relazione di am ore p osta da D io, im pone al giovane l’obbligo di riam are,
« facendo tu tte quelle cose, che gli possono piacere, ed evitando quelle che lo
p otrebbero d isg u stare» (p. 11). Q uest’obbligo è di u n ’urgenza inderogabile,
ed è im posto dalla condizione specialissima dei giovani. N on sono essi sem pli­
cem ente « ancora in tem po a fare m olte opere buone », m a senz’altro sono
(157)
G O B IN E T , pt. I, cp. IV, ed. torinese,
divine grazie, tre sorte di persone: i deboli,
pp. 30-34. Cfr. p. 30: « Iddio si degna di
sem plici... e gli umili ».
assistere in m odo speciale, m ediante le sue
98 —
nella condizione unica ed irrepetibile di offrire a D io le prim izie della vita. Que­
sta situazione è la radice ultim a della singolare predilezione di D io, il quale
colma di grazie chi risponde prontam ente al suo prim o appello (p. 66).
C ertam ente quest’argom ento per il suo valore assoluto ed oggettivo attirò
le speciali attenzioni di DB, che atto rn o ad esso coordinò elem enti provenienti
dalle fonti più disparate.
« D arsi per tem po a D io » è un argom ento fondam entalm ente gobinettiano.
Come G obinet, DB lo suffraga con YAdoìescens ju x ta viam suam etiam cum
senuerit, non recedei ab ea; cioè, la vita o rdinari;:m :nte sarà tale, quale è stata
la gioventù. Il vecchio bestem m iatore, per lo più era tale anche da giovane (pp.
11 s). Com e G A e com e S. A lfonso, invece, invita a non rim andare alla vecchiaia:
la tard a età infatti è nelle mani di Dio e nessuno può assicurarci che vi giunge­
remo (p. 27s); d ’altra parte la m orte p o trà sopravvenire da un m om ento all’altro
(p. 41) e può sorprenderci, Dio non voglia, in stato di peccato m ortale. In tutti
i casi, sem pre ci assalirà il rim orso di non esserci dati per tem po a Dio e di non
aver dato a Lui tu tto quello che potevam o e che dovevamo.
Infine con De M attei DB p o rta l’esempio di S. Luigi, il quale ascoltò p ro n ta ­
m ente la voce del Signore, ne venne colm ato di grazie e divenne un gran santo.
« Se egli avesse ritard ato sino all’età avanzata per darsi a D io, non avrebbe
senza dubbio raggiunto sì em inente grado di santità, giacché egli m orì m olto
giovane, e forse non si sarebbe neppure salvato » (p. 66).
Vinta dunque ogni riluttanza m otivata ingannevolm ente dal dem onio con
la prospettiva che la vita cristiana (il servir Dio) sia vita triste, DB apostrofa
il giovane : « Perchè dunque non consacrare al Signore questo tem po di nostra
gioventù, che gli è di tanto gradim ento? Perchè differir di giorno in giorno ad
abband o n are il peccato, e a com inciar u n a vita da fedele cristiano? T utti quelli,
che o ra si trovano all’inferno avevano volontà di darsi poi una volta a D io (cfr.
anche p. 37); m a la m orte li prevenne e si sono perduti per sempre. - Orsù ad u n ­
que diam oci a Dio, m a diam oci adesso, che siamo in buona età, m entre siamo
ancora a tem po; perchè colui il quale si m ;tte per la buona strada in gioventù,
è sicuro di cam m inare per quella sino alla fine della vita » (p. 66).
« Coraggio adunque, miei cari, datevi per tem po al servizio del nostro buon
D io, e voi avrete sem pre il cuore allegro e contento e conoscerete per prova
q uanto sia cosa dolce e soave servire al Signore » (p. 12). Così si chiude il terzo
articolo della sezione prim a, richiam ando all’istanza della vita allegra e contenta,
che il giovane desidera appagare, ed introducendo alla trattazione della prim a
virtù, che il giovane deve possedere.
III. Le virtù necessarie.
Tre virtù giocano u n ruolo speciale nella spiritualità giovanile di cui p a r­
liam o; l’am o r di D io, e del prossim o, la p u rità e l’ubbidienza. L’am or di Dio è
—
99
oggettivam ente la virtù più eccellente e la vera radice del « gusto » per la vita
religiosa (G P D , p. 63). D al pun to di vista dinam ico è la forza m otrice di ogni
atto virtuoso. La p urità è la più bella delle virtù (p. 28); è, cioè, concepita come
il più beH’ornam ento dell’anim a giovanile in g raz ia ;,ha - diciam o noi - più che
altro un valore oggettivo e statico: è un tesoro da proteggere gelosam ente; ma
ha pure la funzione preziosissima di m eritare la predilezione di Dio e di M aria
Vergine, e di essere sorgente di purissim a gioia e di angelico, liliale candore.
La storia insegna che è la virtù più insidiata negli anni giovanili ed è anche quella
che m erita capitalissim e cure.
Infine, l’obbedienza. Essa ha carattere em inentem ente funzionale. L’im m a­
tu rità psicofisica del giovane; il divenire verso u n ’età m atura im pongono una
guida di questo stesso divenire e nei giovani docilità ed obbedienza prestata
a chi li dirige. Per un giovane dunque dal punto di vista pedagogico, la prim a
virtù è l’obbedienza (p. 13).
Nelle pagine che seguono cercherem o di interpretare il disegno di DB, sfor­
zandoci di articolare il com plesso delle virtù necessarie ad u n giovane atto rn o
alle tre ch’egli presenta com e basilari: l’am or di D io, la purità, l'ubbidienza.
1. L ’amor di Dio e le virtù connesse.
a. L ’amor di Dio.
M algrado questo sia l’oggetto di u n ’intera considerazione, DB non si sof­
ferm a su di esso direttam ente, m a sugli effetti da esso prodotti. « Il poco
gusto per le cose spirituali » deriva dalla m ancanza di am or di Dio. Viceversa
esso è la sorgente di questo gusto. Fondamento dell’am ore verso D io è l'am ore
stesso di D io verso di noi; am ore gratuito ed infinito (p. 36); am ore intenso
ed affettuosam ente p atern o : Dio è padre am oroso (p. 10), am ore quindi che
m erita di essere ricam biato.
Oggetto immediato: è anzitutto D io, padre am oroso. In specie poi: Dio fatto
uom o, ad o rato ed am ato nei due m isteri, in cui è brillato più il suo am ore: la
Croce e l’Eucarestia. Quindi concretam ente il poco « gusto » per le cose spiri­
tuali deriva dall’essere il nostro cuore poco innam m orato di Gesù Crocifìsso
e dall'accostarci di rado alla S. C om unione; o dell’accostarci indegnam ente,
oppure col cuore pieno d ’affetti m ondani, perchè « è impossibile avvicinarsi
a queste due inestinguibili fiamme dell’am or di Dio senza sentircene accesi e
trovarne conforto e contento » (p. 61).
È, questa, u n ’afferm azione preziosa per scoprire il giusto valore che DB asse­
gna alla S. C om unione, alla Visita al SS. Sacram ento, ed alla divozione a Gesù
Crocifìsso. È certo però, come notam m o facendo l’analisi delle fonti, che DB conce­
pisce un esercizo ed una m anifestazione dell’am ore di Dio più « sensibile » (la
parola non è felice) che n o n De M attei. Questi infatti suggerisce come pratiche
da farsi, puri atti d ’am ore, espressione im m ediata dell’appetito volitivo; DB
invece giunge a far em ettere atti di am or di D io attraverso l’uso del sensibile:
100 -
attraverso un pratica divota (baciare il Crocifisso, p. 63) o la com unione sacra­
m entale. È u n a via più facile ed a ltrettan to sicura, m a che rivela diiferenza di
m etodi e di m entalità.
Esprim endosi con term ini a noi più evidenti, l’am ore al Crocifisso (pp. 62s;
171ss), unitam ente alla divozione al Cuore di Gesù (pp. 119ss), rappresenta
tipicam ente l’espressione dell’am ore riparatore. M entre l’am ore a Gesù E ucari­
stico (com unione sacram entale, e spirituale, visita al SS. Sacram ento) (pp. 62s;
105ss) sono espressione tipica dell’am ore unitivo.
T roviam o adunque accolto nel G P l’am or di D io nelle due form e più care
ai mistici, di am ore unitivo e riparatore. Ovviam ente li troviam o non allo stato
raffinato di Teresa o M argherita M aria, m a a quello semplice, e tuttavia ugual­
m ente ricco, della spiritualità popolare, la quale am a fare, m a non riflettere
m olto su quello che fa.
Delle pratiche con cui si esprim e l’am or di D io parlerem o a suo luogo. Per
affinità d ’argom ento aggiungerem o poche parole sull’am ore a M aria. Peraltro
l’am ore a M aria SS. conduce a quello di Gesù.
L'am ore a M aria ha u n a stru ttu ra analoga a quello dell’am ore verso Dio.
A nch’esso ha com e fondam ento l’am ore di M aria verso gli uom ini ed in p a rti­
colare verso i giovanetti. G li uom ini godono tu tti della m aternità spirituale
di M aria. Ella è stata p roclam ata ufficialmente m adre dell’um anità ai piedi
dalla croce sul Calvario
M a le sue singolari predilezioni sono per i giovanetti. Ella fa sue le parole
del suo divin Figlio: Si quis est parvulus veniat ad me (pp. 30s); « chi è ab ban­
donato » ad d irittu ra « corra » a M aria e tro v erà una « m adre am orosa », la
quale annovera chi è di lei divoto tra i suoi figliuoli, e verso di essi eserciterà
le sue funzioni di m ediatrice: colm ando di benedizioni in questo m ondo ed otte­
nendo ad essi il Paradiso (pp. 31-33).
M aria SS. nel G P è o n o rata anzitu tto col titolo affettuosissim o e nel con­
tem po schiettam ente teologico di M adre di G esù e M adre nostra. Il titolo di
A usiliatrice viene a specificare la funzione m aterna e soccorritrice di M aria
verso l’intera Chiesa e verso i singoli figli (pp. 160-164). La divozione all’im m a­
colata incarna l’ideale di p u rità da ogni peccato ed in ¡specie dai peccati contro
« la bella v irtù » (pp. 29s; 32; 156-159...). L a divozione all’A ddolorata è espres­
sione dell’am ore rip arato re per le offese che M aria e Gesù, suo figlio, ricevono
(pp. 144-152).
Com e l’am or di D io, così l’am ore verso M aria viene espresso preferibilm ente,
non con puri atti della volontà, m a con la recita del rosario, delle sette allegrezze
dei sette dolori...
La giaculatoria, che può intendersi come espressione di un puro a tto interno :
« A Voi dono il m io cuore, m adre del m io G esù, M adre d ’am ore » fu in tro ­
d o tta nell’edizione D (p. 125).
— 101
Connessi con l’am or di Dio sono la carità verso il prossim o, il distacco dai
beni terreni, lo spirito di penitenza e di m ortificazione, lo spirito di preghiera,
di cui presto parlerem o.
b. Am or de! prossimo.
A dire il vero la carità verso il prossim o, concepita come apostolato e con­
quista, non trova u no sviluppo notevole nel G P, tuttavia vi sono sufficientem ente palesi i germi, che troveranno il loro pieno sviluppo nella Vita di Savio,
Besucco, e M agone. Si pensi all’anno 1854 (l’anno dell’ingresso di D om enico
Savio all’O ratorio), in cui la necessità di soccorrere i colerosi fece si che DB
eccitasse i giovani a dedicarsi generosam ente all’assistenza dei bisognosi. Inoltre,
avendo incom inciato ad accogliere giovani interni nella casa Pinardi e scarseg­
giando aiutanti, il Santo sentì il bisogno di stim olare nei giovani un m aggior
senso di responsabilità anche per il bene dei com pagni m eno vigili e m eno forti
nella vita spirituale (158).
Indicherem m o dunque nel ’54 un anno di grande m aturazione d ’idee, che
ripetiam olo, c’erano già nel patrim onio di DB.
Il G P tende anzitutto (alm eno, così ci è apparso) alla vita individuale del
giovane; in grado m inore alla vita sociale. Vien dato notevole rilievo alle rela­
zioni negative col prossim o: fuggire i cattivi com pagni, fuggire lo scandalo,
i cattivi discorsi, i divertim enti pericolosi. Sopportare i difetti dei com pagni e
perdonare gli oltraggi che da essi si ricevono (pp. 64s). Le relazioni positive
sono in buona parte per la p ro p ria u tilità spirituale : approfittare del buon esem­
pio dei com pagni; per questo scopo so p rattu tto scegliersi dei buoni com pagni:
« saranno quelli, che frequentano i SS. Sacram enti della Confessione e C om u­
nione, intervengono alle chiese, e che colle parole e coll’esempio vi anim ano
all’adem pim ento dei vostri doveri, e vi allontanano dall’offendere il Signore »
(pp. 21s).
M a in buona parte sono anche relazioni apostoliche: l’am or verso il prossim o
è la m isura dell’am or di D io (p. 63), n o n può dunque m ancare in un metodo
com pleto di vita cristiana. Sull’esempio di S. Luigi il giovanetto deve godere
nel dare il superfluo ai poveri, ed anche (perchè no?) privarsi delle cose che ha
più care in loro sollievo (p. 64). S o p rattu tto la carità deve essere ardente per i
bisogni spirituali del prossim o:
1) Insegnando ai com pagni le cose della fede, o alm eno conducendoli là dove
possono essere istruiti (p. 65). 2) È cosa lodevolissim a raccontare esempi edifi­
canti ad altri (p. 35). 3) P ro cu rar di condurre qualche com pagno ad ascoltare
(158)
Si veda il voi. V delle M B, ovv.:
Bosco per cura del Sacerdote Don Giovanni
Cinque lustri di storia dell'Oratorio saleBonetti suo allievo, T orino, T ipografia Salesiano fondato da! sacerdote D. Giovanni
siana 1892, pp. 419-460.
102 —
la parola di D io e ad accostarsi al Sacram ento della Confessione (p. 65). Leggere
argom enti spirituali in presenza d ’altri (p. 17).
Sono, queste, cose che m etterà in pratica brillantem ente D om enico Savio.
L’esercizio della carità verso il prossim o sarà così strum ento eccellente per
levar m olte anim e dal sentiero della « perdizione e rim etterle in quella strada
che le conduce a salvam ento ». E d ’altra parte m eriterà ai giovanetti m olte gra­
zie da D io per mezzo di Luigi, loro m odello (p. 65). M a l’apostolato più effi­
cace è certam ente quello del b u o n esempio. « Perciò - esorta DB - siano i vostri
discorsi buoni e m odesti; siate divoti in chiesa, ubbidienti e rispettosi ai vostri
superiori. O h quanti com pagni vi im iteranno e cam m ineranno per la strada del
Cielo! E voi sarete sicuri di andarvi in loro com pagnia, perchè, come dice S.
Agostino, colui che pro cu ra la salvezza di u n ’anim a può fondatam ente sperare
di salvare la p ro p ria: Anim am salvasti, animam tuam praedestinasti » (p. 25).
Così il ciclo dell’am or verso il prossim o rito rn a dall’effusione caritatevole
per il bene altrui al suprem o e più agognato vantaggio spirituale dello stesso
giovane apostolo. Ed è naturale, o meglio, è cristiano che sia così.
c. Il distacco dai beni terreni.
La considerazione dei fini suprem i della vita um ana e l’esperienza dell’am or
di D io conduce al disam ore per i piaceri ed i beni terreni ed al distacco da essi.
La considerazione sul Fine dell’uomo (pp. 36-39) vuole appunto « radicare »
questa convinzione: la follia di disperdersi in fini futili, che allontanano da quello
più nobile e sublim e per il quale fum m o creati, e d ’altra parte, al disprezzo dei
beni caduchi. I beni terreni, anche nel presente ordine storico, hanno per sè
come finalità il procurare un certo benessere tem porale all’uom o (159). Tuttavia
« sarebbe m assim a follia occuparti tan to seriam ente di quello che finisce così
presto, e pensar sì poco aH’eternità, che n on finisce mai più » (p. 38). Sull’esempio
di S. Luigi il giovane deve avere il coraggio di dire, considerando piacere, ric­
chezze e onore: Quid haec ad aeternitatem ? (p. 38); con lui esclam are: Quod
aeternum non est, nihil est (p. 61).
A ll’unisono con l’am o r di D io nelle pagine del G P risuona l’ansia della
pro p ria salvezza eterna, che stim ola a rinunziare a tu tti quei fini caduchi che
non giovano alla salvezza dell’anim a (G PD , pp. 38s).
Se però il distacco dal m ondo è fru tto di am o r di D io e del pro p rio vere
bene, a sua volta è mezzo per affezionarci alle cose di D io. « Se vogliam o anche
noi distaccare il nostro cuore dalle vanità del m ondo ed affezionarci alle cose
di D io, com inciam o dal disprezzare i beni terreni, che com e pungenti spine,
e lacci funesti ci son d ’im pedim ento alla n o stra salute eterna; stim erem o sol­
tan to quello, che giova a condurci alla beata eternità (p. 61).
(159) Cfr. più sopra, p. 66
— 103
E siccome u n simile distacco è oltrem odo difficile per le allucinazioni della
natu ra e gl’inganni del dem onio, il giovanetto ha bisogno di appoggiarsi a D io
n on solo con la. m editazione sul fine dell’uom o, m a anche con l’attendere all’onor
di Dio. Specialmente vengono indicati come generatori di grazia e di forza la
Confessione e la C om unione; il loro frequente uso è uno dei mezzi più efficaci
per distaccare il nostro cuore dalle cose terrene ed innam m orarlo delle celesti.
A bbiam o già notato come De M attei (fonte della considerazione sul distacco
dal m ondo) per raggiungere questa purificazione m ette in m oto preferibilm ente
le potenze intellettive e volitive: coltivare l’orazione e per mezzo della m edita­
zione eccitare a tti di disprezzo per i beni m ondani. DB preferisce ricercare lumi
e forza soprannaturale specialm ente dall’uso dei Sacram enti (160).
d. Spirito di penitenza e di mortificazione.
Se il distacco dai beni della terra ha un grande valore com e m anifestazione
dell’am or di D io e mezzo purificatore che ad esso conduce ed in esso, affina
ancor più grande è il valore dello spirito di penitenza. Come m odello di peni­
tenza viene proposto ancora S. Luigi il quale « m algrado non abbia mai com ­
messo peccato deliberato, tuttavia pianse am aram ente ciò, che Egli riputava
offesa di D io » (p. 55). T u tta la considerazione sul peccato (pp. 39-41) ha lo
scopo di richiam are al pentim ento, che attinge i suoi motivi principali dall’ingra­
titudine verso i benefici di D io (p. 40: « Figlio, io ti creai dal niente; ti diedi
quanto hai presentem ente, ti feci nascere nella vera Religione, ti feci dare il
santo Battesim o. Io poteva lasciarti m orire quando eri in peccato... »). I vari
m otivi devono condurre ad una ferm a risoluzione e sfociare in un atto d ’am ore:
« Signore, basta q uanto vi offesi; la vita che mi resta non la voglio più spendere
ad offendervi; la spenderò ad am arvi e a piangere i miei peccati » (p. 40).
Così il ciclo si chiude nell’am or di Dio.
Lo spirito di m ortificazione ha u n a fisionom ia com plessa: è frutto dell’am or di D io, strum ento di espiazione per le colpe commesse e di im petrazio­
ne di grazie divine contro le tentazioni ed a presidio specialm ente della bella
virtù. Questi motivi intessono i pensieri sparsi qua e là nel G P sulla m ortifi­
cazione.
Prevale certam ente il pensiero di m ortificarsi « per am ore di quel D io, che
tanto patì per noi » (p. 58). AI solito viene presentato S. Luigi, di cui vengono
descritte le rigide penitenze, non perchè in esse venga m aterialm ente im itato,
ma perchè se ne ricopi lo spirito. L a m ortificazione in concreto dev’essere ab ­
bracciata « p er am ore di Gesù m orto (per ciascun giovane) sopra il duro legno
della Croce » (p. 58). La m ortificazione (o la penitenza, com e la chiam a
(160) Cfr. più sopra, p. 73.
104 —
DB) non è da rim andarsi alla vecchiaia, « quando le forze non la com portano
più ». I giovani sono chiam ati ad usarsi rigore perchè anche loro sono com ­
presi nel m onito: « Chi non vuole patire con Gesù Cristo in terra, non p o trà go­
dere con G esù C risto in Cielo » (p. 59).
Le realtà eterne illum inano anch’esse l’esortazione della penitenza. Anzi­
tu tto , il pensiero del Paradiso: « I l prem io che avrai in Paradiso, com penserà
infinitam ente tu tto quello che avrai a soffrire nella vita presente » (p. 54). E
con esso anche l’idea di scontare su questa terra la pena m eritata per le proprie
colpe « affinchè non accada la disgrazia di doverle scontare nell’altra vita tra le
pene dell’inferno e del P urgatorio » (p. 59).
Q uanto alla pratica della m ortificazione DB non si dim ostra m olto favore­
vole verso le m ortificazioni afflittive; ed in questo si stacca dalle sue fonti let­
terarie (G A e D e M attei). Le aspre penitenze di S. Luigi devono solo indurre
i giovanetti, com e già accennam m o, ad apprenderne lo spirito di penitenza.
Il digiuno richiesto da G esù per vincere la « tentazione contro la p u rità » ,
consiste nella m ortificazione dei sensi: « 1. T enendo a freno gli occhi (pp. 26;
29; 32; 59); 2. M ortificando la gola, cioè guardandosi da ogm eccesso nel m an­
giare e nel bere (p. 32); 3. N on indulgendo a balli e teatri, che sono la ro­
vina dei costum i (ib id .); 4. N on dando al corpo se non il riposo strettam ente ne­
cessario (p. 29); 5. Fuggendo ¡’ozio (p.29) e conseguentem ente i cattivi com ­
pagni, i cattivi discorsi, lo scandalo, le tentazioni e ogni altro genere d ’inganni
diabolici.
La m etodica della m ortificazione viene com pletata nella biografia di Savio
e degli altri giovanetti. La stessa ubbidienza viene presentata come la penitenza
più gradita al Signore (161). Il m onotono quotidiano, la diligenza nello studio,
l’attenzione nella scuola (162), la com postezza di tutti i sensi nel pregare, nella
scuola, nello studio, nella ricreazione (163) sono altrettante m ortificazioni da of­
frire al Signore. N on solo l’esercizio virtuoso quotidiano, m a anche gl’incom odi
necessari della vita sono penitenze grate a Dio. DB ne fa l’elenco orm ai mec­
canicam ente, per associazione d ’idee e di suoni: essi sono il caldo, il freddo, il
vento, la pioggia, la fame, la sete (164).
A questo pun to si può affacciare u n ’o m b ra; cioè che questa austerità invo­
cata da DB come necessaria ai giovani, sia un p unto oscuro nella santità gioio­
sa proposta. M a il sospetto è falso e frutto di pregiudizi: è il solito inganno dia­
bolico che presenta la vita cristiana come m alinconica. L ’austerità della peni­
tenza n on genera m alinconia, m a gioia, perchè essa è effusione d ’am ore. 11 pen-
(161)
(162)
(163)
(164)
Opere e scritti..., voi. IV. p. 38.
Il pastorello delle Alpi.,, ed. cit., p. 70
Opere e scritti... voi. IV, p. 37.
Cfr. Esercizio di Divozione alla M ise-
ricordici di Dio, già cit., p. 110. Opere e scritti...,
voi. IV, P. 38; Il pastorello delle Alpi, ed.
cit., p. 70.
— 105
siero di DB già enucleato nel G P, viene chiaram ente espresso nella vita di Besucco: « P a rla re di penitenza ai giovanetti generalm ente è recar loro spavento.
M a quando l’am or di D io prende possesso di un cuore, niu n a cosa al m ondo,
nissun patim ento lo afflige, anzi ogni pena della vita gli riesce di consolazione.
D ai teneri cuori nasce il nobile pensiero che si soffre per u n grande oggetto, e
che ai patim enti della vita è riservata u n a gloriosa ricom pensa nella beata eter­
nità (165).
D ’altra p arte l’esercizio della m ortificazione ha com e effetto u n ’a b b o n d an ­
za di grazie so p rattu tto per resistere alle tentazioni contro la virtù più bella e
più insidiata (p. 29). E conservare la p u rità vuol dire conservare la grazia san­
tificante, cioè, la gioia.
e. Lo spirito di preghiera.
Sotto l’influsso del De M attei DB descrive l’alto grado di unione con D io a
cui giunse S. Luigi nella preghiera, espressam ente concepita come elevatio men­
tis in D eu n (166) : l’unione con D io nella preghiera che conduce a sublimi effusioni
di am ore e produce ineffabile gusto spirituale. Luigi « quantunque forte chia­
m ato con difficoltà poteva udire ciò che da lui si voleva, tan to era il diletto che
provava in trattenersi con D io » (p. 67).
Sotto questo influsso DB invita i giovanetti ad acquistare lo spirito e di di­
vozione e fa pregare il glorioso s. Luigi perchè ci ottenga « una scintilla » del
suo fervore e ci ottenga inoltre u n aum ento « dello spirito di preghiera e di di­
vozione » (p. 68). M a in realtà queste idee non trovano nel G P uno sviluppo
adeguato, quale invece lo avranno nel rom anzetto didascalico La Forza della
buona educazione e specialmente nel trittico Savio-M agone-Besucco. A ppunto
in quest’ultim o opuscolo DB dedica u n capo intero (cp. X X II) allo Spirito di
Preghiera, ripigliando così il piccolo seme del G P che sem brava rim asto infecon­
do. « È u n a grande ventura - scrive DB - per chi d a giovanetto è am m eastrato
nella preghiera e ci prende gusto. Per esso è sempre aperta la sorgente delle
divine benedizioni » (167). L ’unione gioiosa con Dio viene chiarita com e il fine
suprem o del « petite et accipietis ».
Sulla scia alfonsiana DB preferisce vedere nella preghiera la petitio decentium a Deo. È, questo, u n aspetto vero dell’orazione, fondato sul Petite et acci­
pietis, che DB stesso cita (p. 67). La preghiera com e petizione trova riscontro
e concatenam ento in tu tto il sistema spirituale di DB. Il Santo preferisce posare
l’occhio sulla situazione concreta dell’uom o debole e misero, che ha bisogno di
D io per giungere al suo fine suprem o.
(165)
Il pastorello delle A lpi..., cp. X X III,
ed. cit.,, p. 70.
106 —
(166) D E M A T T E I, o. c„ p. 82.
(167) Il pastorello delle A lpi, ed. cit., p . 66.
Si direbbe che DB preferisce vedere il Cielo « al servizio » dell'uom o, pur
non dim enticando l’altro aspetto integrante di questo, che, cioè, l’uom o è in
funzione del Cielo: gloria di D io, salvezza eterna.
DB sa che M aria SS. è m adre di D io: con questo titolo la-onora e la invoca;
m a ancora più spesso, e lo facem m o notare nel confronto con G A (168), la invoca
com e m adre nostra, m adre pietosa, che bisogna onorare specialm ente chieden­
dole grazie per i nostri bisogni, protettrice, ausiliatrice. Nel G P ci sono varie
giaculatorie con le quali si esprim ono atti d ’am ore al S. C uore di G esù; a Gesù,
Giuseppe, M aria... m a prevalgono quelle, con cui si chiedono grazie e favori
speciali. L a stessa chiesa, « tem pio del Signore, luogo di santità, casa di orazione »
è per eccellenza il luogo della petizione : « Q ualunque cosa noi dim andiam o
a D io in chiesa, la otterrem o: In ea omnis qui petit accipit » (p. 15).
La salvezza eterna è legata alla preghiera. DB lo dice con S. Alfonso : « Chi
prega certam ente si salva; chi n on prega certam ente si d a n n a » (p. 440). Per
questo « in ogni nostro bisogno, nelle tribolazioni, nelle disgrazie, nell’intraprendere qualche azione difficile non tralasciam o mai di ricorrere prim a a Dio »
(p. 68). « M a so p rattu tto n e’ bisogni dell’anim a ricorriam o a lui con fiducia,
e sarem o esau d iti» (169).
Passando ai requisiti della preghiera DB si sofferma sull’attenzione, che
sulla scia del De M attei e di G A , viene presentata come naturale conseguenza
dell’am orosa unione con D io n ell’orazione: Luigi doveva farsi grande violenza
per cessare dalla preghiera (p. 68). E S. Stanislao K ostka, di Luigi em ulo e con­
fratello, « stava in chiesa con ta n ta divozione, che più volte non udiva le chia­
m ate, nè sentiva le spinte, colle quali i suoi servitori lo avvertivano di recarsi
a c a sa » (p. 16). C on l’attenzione è collegata la com postezza esteriore, segno di
rispetto p er le cose di religione e per il luogo del culto. DB con GA si sofferma
a descriverla m inutam ente, prestando lo spunto a pittoresche buone notti, che
ne riprendono il tem a (MB, X II, 446).
L ’oggetto della petizione è svariato. Si chiede anzitutto il dono più agognato:
la salvezza dell’anim a (p. 34) e quindi di p o ter evitare l’offesa di Dio (p. 30).
In particolare si chiede la salvaguardia della p u rità (p. 29) e protezione nelle
tentazioni (p. 26)...
D ecisam ente prevale la preghiera per i p ro p ri bisogni spirituali, m a no n è
esclusa la preghiera riparatrice (C oroncina al S. C uore di Gesù...).
N on m anca un respiro m eno individuale nelle preghiere per i bisogni di
santa Chiesa, per i nostri parenti, benefattori, amici e nem ici; per quanti si tro­
vano nella chiesa con noi e finalm ente anche per coloro che vivono lontani da
(168) Cfr. più sopra, p. 64.
(169) N ell’edizione A e B si leggeva: « e
sarem o sicuri di essere esauditi » (G P A p. 69;
G PB , p. 88).
— 107
D io e separati dalla vera chiesa, perchè il Signore li « illumini e li conduca tu tti
da buon pastore nel suo ovile » (p. 438).
Il m odo di esprimere la petizione è anch’esso vario. L’abbondante copia
di form ule quotidiane, settim anali, m ensili; la ricca messe di giaculatorie, dette
« arm i form idabili » contro gli assalti del dem onio (p. 29)..., dim ostrano l’intento
di rendere la vita integralm ente, in tu tte le sue m anifestazioni santificata ed
a tto di liturgia a Dio.
È, questo, lo scopo di tu tta la letteratu ra devozionale cattolica; DB lo accetta
e lo presenta ai giovani, come unico scopo della loro vita; unica fonte di vita
allegra e serena.
2°. La prima virtù di un giovane è l'obbedienza.
L ’obbedienza ha un’im portanza capitale nella spiritualità giovanile, sì da
m eritarsi il titolo di prim a delle virtù del giovane. DB asserisce perentoriam ente
che il giovane « piega sicuram ente » al male, se n o n si lascia guidare da chi ha
cura della sua buona educazione e del bene della sua anim a ( p. 13), come la tenera
pianta, che finisce male se non è coltivata e guidata fino ad una certa grossezza.
L ’ubbidienza e le altre virtù ad essa ricondotte (docilità, rispetto...) sono im poste
d alla stessa condizione del giovane, che precisam ente si trova nel periodo della
evoluzione psicofisica e finché non sarà giunto a « quella certa grossezza » è
p o rtato facilmente a prendere « cattiva piega ».
Il giovane, finché non sarà giunto alla m a tu rità necessaria, deve necessaria­
m ente m uovere i suoi passi dietro la G uida. Le guide sono, per disposizione di
natura, i genitori, m a la loro opera è affiancata e talora rim piazzata da altri
superiori « ecclesiastici o secolari », dai m aestri e, nell’oratorio, dal D irettore,
dai m aestri ed assistenti (pp. 34s).
Il D irettore è già presentato con la sua funzione caratteristica nella conce­
zione boschiana di padre, e padre spirituale: « Vi raccom ando eziandio di avere
una figliale confidenza col D irettore, ricorrendo a lui quando avete qualche
dubbio di coscienza » (p. 35) (già n otam m o che questa è una particolarità del
G P, che non ha la fonte letteraria, GA). Sappiam o poi, m algrado non appaia
nel G P, che il D irettore è an ch e il Confessore al cui giudizio è riservata la fre­
quenza alla m ensa eucaristica (pp. 105-108) ed è il Padre am ante, che fa le veci
di G esù Cristo nel rim ettere i peccati e dirigere nel cam m ino della virtù (pp.
103s). Infine egli ha una funzione speciale nella scelta dello stato, sicché il suo
giudizio deve prevalere su quello di ogni altra persona, com presi i genitori
(p.75).
T u tto il sistema delle guide (genitori, direttore, m aestri...) ha un solo scopo:
sostenere e corroborare la vita di santità gioiosa del giovane fino a condurlo
alla perfezione. « Beati voi - esclam a DB - se così farete; i vostri giorni saranno
sem pre felici, ogni vostra azione sarà sempre o rdinata e di com une edificazione
(p. 15).
108 —
Anche tra l’allegria e l’ubbidienza c’è u n nesso inscindibile: « Vogliamo essere
sem pre allegri - diceva il Santo
Siamo obbedienti » (M B, X III, p. 210).
Così pure l’insofferenza e la disobbedienza sono segno che al cuore del giovane
m anca la pace con D io (MB, X V II, 113).
Bisogna aggiungere che la virtù del giovane non è appoggiata su motivi
prettam ente naturali, m a solidam ente ancorata a ragioni di fede e di religione:
attraverso i genitori ed i superiori è D io stesso che com anda (p. 13): l’obbedienza
p restata ai superiori è come p restata a Gesù C risto m edesimo e a M aria SS.
(p. 14). A d im itazione di G esù, sottom esso a M aria e a G iuseppe e infine allo
spasim o della Croce, l’obbedienza è prezioso atto di ossequio a Dio Padre (p. 13).
Ne viene adunque che l’obbedienza nelle sue varie m anifestazioni di doci­
lità, rispetto, sincerità diventa suprem o mezzo di santità. Chiude incisivamente
D B: « U n giovanetto ubbidiente si farà santo. Il disubbidiente va per una strada
che lo condurrà alla p erdizione» (p. 15).
3°. La più bella delle virtù è la purità (170).
Il problem a della p u rità aveva angosciato i m aestri di ascetica giovanile,
ai quali attinse DB. Aveva d ettato copiose ed ardenti trattazioni al G obinet;
pagine torm entate, talvolta di vigoroso verism o, ispirate dall’ansia di m uovere
i giovani all’orrore per il p ;c c a to disonesto, il loro più grande nemico, il m ale­
detto, odiato vizio, che strappa a D io gli uom ini proprio quando entrano nella
via della salute (171). D e M attei aveva scritto pagine lum inose sulla bella virtù,
la virtù angelica, che aveva reso Luigi il prediletto di Dio.
Per DB la p u rità conserva la centralità che aveva presso G obinet e viene
coronata con la luee di cui la fa risplendere la tradizione aloisiana. N on è il
vizio disonesto che tro v a u n a abbo n d an te trattazio ne nel G P, come presso G o b i­
net, m a la bella virtù ; l’im purità n on ha la soddisfazione di essere nom inata
una sola volta nel G P.
Com e G A , così per il G P il problem a della p u rità trova u n a soluzione nel
quadro generale della pratica cristiana. La pratica cristiana converge tu tta nella
tutela della purezza. Tutelare la purezza vuol dire custodire nel sacrario più
intim o la fiam m a che alim enta la vita cristiana In una parola si difende la gra-
(170)
C hiam iam ola « p u rità » e non p urez­
za e nem m eno castità. M entre faticava sul
G P D B aveva già per le m ani un altro o p u ­
scolo che avrebbe pubblicato un a n n o dopo
il G P. In esso D B scriveva di S. Vincenzo
de’ Paoli : « L o stesso vocabolo C astità non
gli sem brava bastantem ente espressivo; vi
sostituiva quello di Purità, che presenta un
senso m eno esteso » (lì Cristiano guidato alla
virtù ed alla civiltà secondo lo spirito di S.
Vincenzo de' Paoli... T orino, Tip. P aravia
e C., 1848 p. 186). L a stessa sostituzione usò
fare costantem ente il S anto E ducatore.
(171)
G O B IN E T , pt. I li, cp. 8, art. 1, T o ­
rin o 1831, pp. 186s.
-
109
zia, difendendo la purità. « Q uesta virtù è come il centro, intorno a cui si raccol­
gono e si conservano tutti i beni e se per disgrazia si perde, tutte le altre virtù
sono p erdute: Venerimi omnia bona pariter cum Ula, dice il S ignore» (p. 28).
11 G P è insom m a im plicitam ente in consonanza con la tradizione aloisiana,
giungendo ad una identificazione di latto della pu rità con lo stato di grazia.
Venerunt omnia bona pariter cum illa, scrive il G P, riprendendo dal Mese
di M aggio (ed. 1874, p. 162). Nel Mese di M aggio appunto gli effetti (le benedi­
zioni) che a p p a rta la pu rità, coincidono con quelli arrecati dallo stato di grazia.
Cioè, anzitutto, tranquillità, pace e contentezza: « L o Spirito Santo ci dice,
che colla virtù della p u rità ci vengono tu tti i beni: venerunt omnia bona pariter
cum illa. Di fatto quelli che hanno la bella sorte di poter parlare colle anime,
che conservano questo prezioso tesoro, discoprono una tranquillità, una pace
di cuore, una contentezza tale, che supera ogni bene della terra. T u li vedi pazienti
nella m iseria, caritatevoli col prossim o, pacifici alle ingiurie, rassegnati nelle
m alattie, attenti ai loro doveri, fervorosi nelle preghiere, ansiosi della parola
di Dio. T u scorgi nel loro cuore una fede viva, una ferm a speranza ed una infiam ­
m ata carità ».
Com e già notam m o, G A non aveva un'esplicita considerazione sulla purità,
e così era nelle più antiche edizioni del G P : ma tutti i loro capitoli erano altretanti raggi che concorrevano verso il com une centro. N on c’era il capitolo dellabella virtù, m a tu tto era in funzione di essa, considerata il più beH’ornam ento
della vita di grazia.
A salvaguardia della p u rità DB, in linea con G obinet, G A, S. Alfonso ecc.,
p opone un com plesso dispiegam ento di « mezzi » positivi e negativi, che p ra ti­
cam ente abbracciano tu tte le m anifestazioni della vita giovanile. I mezzi nega­
tivi sono costituiti dal sistema delle fughe, che nel G P occupano gran p arte
della pt. I, sezione seconda.
La p rim a fuga è quella dell’ozio, che è appunto il laccio principale teso dal
dem onio ai giovani (p. 19). Di fatto è nell’ozio che nascono le tentazioni (a
questo proposito DB cita S. G irolam o: « I l dem onio non li trovi mai disoccu­
p a to », p. 26). N ell’ozio nasce la ricerca dei giochi inutili, la ricerca dei pubblici
spettacoli, dove non c’è niente di bene e si riporta sempre danno all’anim a (pp.
45s), nascono le amicizie pericolose e le conversazioni scandalose (p. 25), nascono
le amicizie rovinose con com pagni, i quali non arrossiscono di fare discorsi
osceni, p roferir parole equivoche o scandalose (p. 21), com pagni che sono degli
scellerati e più pericolosi del dem onio medesimo (p. 25); nascono così gli scan­
dali, che sono causa di eterna rovina per tanti giovani (pp. 24s).
C rediam o che non sia esagerazione dare rilievo ad un m utam ento avvenuto
nella Pratica assegnata al giorno VII della novena a S. Luigi, dove prim a si
leggeva: « fuggite i cattivi com pagni » (G PA , p. 68), sostituito poi con « fuggite
l ’ozio » (p. 67). A parer nostro ivi si tra tta di una vera valutazione (intuita o
110 —
riflessa): DB ha p osto il dito su quello che riteneva l’ostacolo più radicale alla
san tità giovanile.
E di valore eccezionale l ’art. I li, sez. II: Evitare i cattivi discorsi (pp. 22s):
DB vi sviluppa la d o ttrin a sulla fuga delle occasioni. In essa si dim ostra rigido
seguace di S. A lfonso e di S. L eonardo da P. M aurizio. Le circostanze p arti­
colari in cui si trovano i giovani lo consigliano a tenere un ferm o rigore: i giovani
sono in periodo di form azione, dunque il solo fatto che nell’am biente dove si
trovano, si facciano cattivi discorsi, è sufficiente perchè risolutam ente il giovane
vada altrove: « F u g g i, ab b an d o n a il luogo, la scuola, il lavoro e l’officina, sop­
p o rta qualunque m ale del m ondo piutto sto che dim orare in u n luogo o trattare
con persone, che m ettono in pericolo la salvezza dell’anim a tua » (p. 23). Si
tra tta infatti non solam ente dell’apprendim ento di u n ’arte o di una scienza,
m a di u n a vera opera educativa, quale la concepisce DB : cioè, tutela della grazia
santificante e preparazione ad essere onesto cittadino, buon cristiano, per sal­
vare infine l’anim a propria.
Se è im possibile che un giovane si m antenga buono senza una guida, a m ag­
gior ragione è im possibile che si m antenga tale in un am biente dove tu tto spira
m orte e veleno.
Il sistem a delle fughe si com pleta con la fuga di ogni fam iliarità con giovanette (p. 32) e con la custodia assidua dei sensi e in p articolar m odo degli occhi
(pp. 32; 60).
Si passa così ai mezzi positivi. Si tra tta evidentem ente di mezzi sop ran n atu ­
rali, nei quali lo psicologo odierno saprebbe trovare l’efficacia psicologica; m a
nel caso che si ferm asse a questa, e da questa volesse valutare lo stile di DB
rovinerebbe ogni cosa.
A nzitutto quando DB ad d ita la bellezza de’la purità, virtù angelica, che
rende simili agli angeli e a D io stesso, che assicura un posto speciale in cielo
dietro l’A gnello im m acolato, per cantare un canto che orecchio um ano non mai
ludi, anzitutto DB intende presentare qualche cosa di reale, che è perciò ef­
fettivam ente avvincente La bellezza della virtù, scintillante con chiara luce nel­
la m ente generosa del giovane è il prim o mezzo per conservare la bella virtù,
preludio a quelli che sono i grandi mezzi; le colonne solidissime della C on­
fessione e C om unione (p. 29), le arm i form idabili, quali sono la preghiera
(specialm ente le orazioni giaculatorie), la m ortificazione, il lavoro, la ritira­
tezza (chiam ata l’arm a principale), il patrocinio m aterno della M adre Im m a­
colata, l’esempio fulgido e la protezione dell’angelico Luigi (pp. 59s).
C ertam ente interesserà q uanto direm o sul m etodo a d o tta to da DB nel pre­
sentare questo argom ento così attraente, m a nello stesso tem po così delicato.
L a riserbatezza del Santo in questa m ateria è più che nota. M a si prova una
grande soddisfazione quando ciò che ci riferiscono i biografi ci risulta confer­
m ato negli scritti di DB e ci tocca la bella ventura di sorprendere DB a cogliere
—
Ili
con delicatissime e candidissim e m ani il m ateriale che gli offrono le fonti lette­
rarie; sicché veniam o a constatare quan to riserbatissim o fosse DB ai suoi tempi,
che oggi a qualcuno potrebbero apparire esageratam ente riserbati: DB è ancora
più « esageratam ente riserbato ».
D alle M em orie Biografiche si conoscono i bisticci del Santo con i revisori
ecclesiastici per sostituire nel IX com andam ento al tradizionale « n o n deside­
rare la donna d ’altri » l’altra frase : « non desiderare la persona d ’altri » (MBII, p. 186); sostituzione discutibile dal p u n to di vista esegetico, m a che riflette
le preoccupazioni di DB, che pensava all’anim a delicatissim a dei suoi giovani.
Il Santo la spuntò nell’edizione B, dove si leggeva: « N on desiderare la persona
d ’altri » (GPB, p. 98). Fra le altre scritte del porticato di Valdocco c’era anche
questa: « ...la persona d ’altri »!
Si conoscono le industrie di DB in presenza del Teologo Golzio per ela­
b orare il terzo m istero gaudioso. In realtà si tra tta v a dei prim i tre misteri gau­
diosi, riguardo ai quali la pietà tradizionale gli offriva un form ulario alquanto
crudo (172). Il prim o m istero gaudioso: « ...si contem pla come la Vergine santis­
sima fu annunziata d all’A rcangelo G abriele che doveva concepire e partorire
G. C. Signor N ostro » diventò: « ...annunziata dall’A rcangelo G abriele, che
restando sem pre Vergine doveva (non « concepire »! ma) diventar M adre del
nostro Signor Gesù C risto ».
« Nel secondo si contem pla come la Vergine santissim a, avendo inteso che
santa E lisabetta era gravida, si p artì subito, andò a visitarla... ». DB ad atta:
« ...si contem pla come la Beatissim a Vergine andò a visitare S. Elisabetta... ».
Le MB ci testim oniano la travagliosa ricerca di una form ula per il terzo
m istero, che nel d ettato tradizionale suonava così « Nel III. si contem pla co­
me, essendo venuto il tem po di parto rire, parto rì M aria Vergine nella città
di Betlemme il nostro R edentore nella mezza notte, e lo pose nel prese­
pio ». DB n o n rim ase soddisfatto nem m eno della form ula: « n a c q u e da
M aria V erg in e» ; lasciò solam ente: « c o m e il nostro R edentore nacque nella
(172)
Le form ule che presentiam o per i Vergine Immacolata, T o rin o dalla Stam peria
m isteri gaudiosi le abbiam o trascritte dalle
Soffietti 1807, pp. 30s. - Orazioni giorna­
Opere complete di S. Leonardo da P. M auri­
liere ad uso del Seminario di Torino, T orino
zio, Venezia, Tip. Em iliana 1868, t. II, pp.
1819. dai torchi vedova Pom ba e figli, pp.
140s. M a si tro v an o quasi con le stesse
33s. - Pratiche Cristiane proposte agli allievi
parole in altri opuscoli: Esercizi di pietà che
della Compagnia di Gesù, Palerm o, S tabi­
si praticano da' signori convittori e scolari
lim ento T ip. di F. L ao (s. d.: 184..), pp.
22-25. -La giornata del cristiano santificata
de! colleggio di Carmagnola. C arm agnola
dalla stam peria di Pietro Barbié, 1805. pp.
colla preghiera e colla meditazione... T orino,
16s. Orazioni all'uso della Congregazione del
per G iacinto M arietti T ipografo-L ibrajo,
Seminario di Torino sotto il titolo della Beata
1844 p. 341.
112 —
città di Betlemme in una stalla...» (173).
N ella breve istruzione prim a delle preghiere del m attino (p. 77) si legge come
« S. Luigi G onzaga voleva nem m eno che gli si vedessero i piedi ». La fonte
dice invece che « S. Luigi G onzaga nem m eno sofferiva che gli si vedessero nude
le gam be » (G A , p. 9). E nelle Sei Domeniche (p. >54) DB dice che S. Luigi non
sapeva « quale fisionom ia » avesse sua m adre. De M attei invece dice che Luigi
non sapeva « qual colore avessero le sue pupille » (De M att., p. 26).
Inoltre della preghiera della buona m orte veniva n o tato : « C om posto da
una D onzella protestante convertita alla Religione C attolica nell’età di 15 e
m orta di anni 18 in odore di santità » (G PA , p. 140); la no ta fu soppressa nella
edizione C.
Proprio in questa edizione C si riscontra una particolarità: fino all’edizione
75a (1878) figurava una lode in onore di M aria SS., in tro d o tta appunto nell’edi­
zione C : 16 strofe che occupavano p. 445 e buona parte della 446: era u n ’ode
idillica, dagli accenti languidetti e zuccherini e (quel che non doveva garbare
a DB) com inciava fin dalla prim a strofa con battu te forse poco adatte ai giovani
« i quali furono già vittim a delle um ane p assio n i» :
« O M aria, quando ti miro
A bbracciata al tuo diletto
Io mi sento il cuore in petto
Palpitar per te d ’am or... (174).
Sicché nell’edizione 81a del 1880, stereotipa della precedente, si ha una sola
variante: la sostituzione della lastra-pag 445 con una che riproduce alcune
strofe dell’inno: «S alve, salve, pietosa M a ria » , rip ro d o tta più avanti integra
alle pp. 450s. La pagina 446 continuava a riprodurre le sette strofe superstiti
della lode soppressa, ed anche l’indice alla p. 445 continuava a segnare: « O
M aria, quando ti m iro... ».
Concludiam o n o tan d o che nel G P si ha u n ’ottim a conferm a sul m etodo del
silenzio e della riserbatezza ad o ttato da DB in linea coi suoi tempi, anzi con
maggiore rigore dei suoi tempi nel far vivere i giovani in un clim a di profum ata
purità e direm m o candida ingenuità, giudicando « la purità come un limpido
specchio, il quale anche ad un soffio solo si ap panna » (p. 77).
Alle dom ande degli uom ini m oderni: come preparava DB i giovani alla vita;
(173)
MB, V, p. 596. Presenta un form ulario
affine a quello preferito da D B M e zzi fa cili
e sicuri ai Penitenti per mantenersi in grazia
di Dio e fa re una buona morte con altri pii
Esercizj... T orino, per G iacinto M arietti 1842,
p. 125: « N e l terzo si considera la nascita
di N . S. G esù C risto in una stalla, da q u a ttro
mila anni sospirato, d a ’ pastori e d a ’ Magi
visitato ».
(174)
N e è a u to re il padre L. G A L L O ,
O blato di M . XV.. Cfr. Raccolta di lodi
sacre... M ilano, Tip. Arcivescovile della D it­
ta G iacom o Agnelli, pp. X II e 99-101.
come in pratica affrontava la «crisi » a cui anche i suoi giovani andavano certa­
m ente soggetti, col G P alla m ano n on saprem m o che rispondere: tali problem i, in­
fatti non rientrano negli orizzonti del G P. T uttavia crederem m o che una rispo­
sta di DB su tale problem a darebbe am pio posto ai valori religiosi della vita
all’uso assiduo dei mezzi so prannaturali e ad u n ’angelica sem plicità e delica­
tezza e ingenua riserbatezza nei costum i, nei pensieri, nelle parole e in tu tto
(175).
C ertam ente il m odo di com portarsi e di esprim ersi di DB coi giovanetti
dovè lasciare tracce profonde ed influire beneficamente sui suoi « figliuoli »
divenuti poi giovanotti o uom ini fatti.
IV . I M ezzi.
1°. L'istruzione.
Chi sfoglia il G P rim ane colpito d all’abbondante ap p arato di istruzioniG li è che la base del metodo di vita è ap p unto riposta su una salda e profonda
istruzione religiosa, che avrà come effetto di creare un clima di convinzione
e libertà interiore (176). DB anzi sente l’insufficienza del suo libretto; non si tratta
di fondam enta da porre una volta per sempre, m a com e di radici da rinnovare
senza tregua con linfa fresca, per im pedire l’inaridim ento delle radici stesse e
dell’intera p ian ta; o per dirla con DB; « Siccome poi il nostro corpo senza cibo
diviene infermo e m uore, cosi è dell’anim a nostra, se non le diam o il suo cibo.
N utrim ento e cibo dell’anim a nostra è la parola di Dio, cioè le prediche, la
spiegazione del Vangelo e il Catechism o... se voi private l’anim a vostra di questo
nutrim ento vi m etterete a rischio di gravissimo danno sp iritu ale» (pp. 17s).
Forse m em ore delle sue esperienze giovanili, DB invita i giovanetti a ric o r­
dare assiduam ente la predica udita, lungo il giorno, e specialmente prim a m et­
tersi a riposo (p. 18).
Anche gli avvisi ricevuti dal confessore nell’ultim a confessione possono
essere fari di luce salutare, che gettano i loro sprazzi lungo il giorno e specialm ente dopo le preghiere del m attino e della sera (p. 83).
A ccanto alla parola udita c’è la parola letta: sono Vite di Santi (p. 83) oppure
libri di spiritualità (p. 17) ovvero le Sette Considerazioni per ciascun giorno delia
settimana ospitate nel G P (pp. 36ss). Anche la lettura spirituale dev’essere il
(175)
Nel Porta Teco D B suggerisce ai
giovani che si trovano in età di prender
m oglie la fuga del libertinaggio, la preghiera,
a confessione e la com unione, la retta inten­
zione nella scelta della sposa, il consiglio
di persone virtuose e prudenti « il più riser­
114 —
vato contegno e l'istruzione sulle disposisizioni che a ricevere il sacram ento del m atri­
m onio si ric e rc a n o » (Porta Teco cristiano
ovvero Avvisi importanti intorno ai doveri del
Cristiano, T orino, P aravia 1858, p. 46).
(176) P. B R A ID O , o. c„ p. 277.
pane quotidiano dell’anim a, da farsi preferibilm ente dopo le preghiere della
sera o del m attino (p. 83) (177).
Q uesta sensibilità per il valore dell’istruzione ha spinto il Santo A utore ad
introdurre nel G P il trattatello dei « Fondam enti », resosi necessario, quando
la libertà concessa ai Valdesi e l’intensa opera di proselitism o svolta da questi
nei prim i fervori per l’o tten u ta libertà, im posero ai cattolici una conveniente
salvaguardia e prem unizzazione contro il nuovo pericolo per la fede.
2° Le pratiche di pietà: pietà nella pratica.
Le pratiche di pietà sono la m anifestazione deH’interno spirito di preghiera
Com e tu tti gli altri m anualisti, DB si preoccupa di suggerire pratiche form ule
per i vari m om enti della giornata e per i diversi atteggiam enti dello spirito:
tu tto è da santificare, per godere di quella profonda letizia che solo il servizio
del Signore sa dare.
Si com incia dunque la g iornata col segno della Croce, con l’offerta del p ro ­
prio cuore a D io (p. 77), si recitano le preghiere del m attino, si fa una breve
lettura. Poi, se si può, si assiste alla messa. Si santifica il cibo col segno della
Croce (p. 85) il lavoro con sante aspirazioni; si offrono a Dio perfino i trastulli
(p. 20), a sera in com pagnia dei fratelli e delle sorelle ci si raduna a recitare il
R osario (p. 82) e finalmente dopo le preghiere della sera e l’esame di coscienza,
im m aginando di vedere i carnefici a levare con violenza le vesti di dosso a Gesù
Cristo per flaggellarlo, ci si spoglia e ci si corica allontanando dalla mente ogni
vano pensiero e riem piendola con quello della presenza di D io; pensando a Lui
con le mani giunte sul petto si prende riposo (p. 82).
Anche i Sacram enti della Confessione e C om unione e il Sacrificio della M essa
sono circondati da un suggestivo ap p arato devozionale, che prepara lo spirito
giovanile agli arcani effetti della divina grazia. « Capite bene o giovani, che nell’assistere alla santa M essa fate lo stesso, come se accom pagnaste il divin Sal­
vatore, quan d o uscì di G erusalem m e p o rtan d o la Croce sul m onte Calvario... »
(p. 86). D opo una simile preparazione psicologica sarebbe stato superfluo racco­
m andare ai giovani di stare d urante la M essa « con raccoglim ento tale, che al­
cuna cosa non sia per disturbarli ». M a l’esperienza suggerisce a DB di scendere
a raccom andazioni ancora più spicciole: « Il veder tanti giovanetti con volontà
deliberata distratti a starvi irriverentem ente, senza m odestia, senza attenzione,
senza rispetto, rim anendosi in piedi, guardando quà e là, ci fa dire che costoro
non assistono al divin Sacrificio come M aria e S. G iovanni, m a come i Giudei
e rinnovano più volte i patim enti del C alvario con grave scandalo dei com pagni
e disonore di n ostra santa Religione » (p. 87).
(177)
Com e già notam m o, D B per i giosuggerisce particolari m etodi per m ;d ita re o
vani non pone distinzione tra lettura e m edicom unque, per leggere le considerazioni,
tazione. A differenza di G A , il G P non
-115
La presenza al divin sacrificio dev’essere quotidiana: « V i raccom ando di
avere grande prem ura per andare ad udire la santa M essa ogni giorno, e di tolle­
rare anche a questo fine qualche incom odo ». Secondo il suo stile, DB spiega
che una tale assiduità è fonte di ogni sorta di benedizioni da parte del Signore
(p. 88).
La Confessione ha anche u n ricco contorno di pratiche e form ule divote,
che servono a dare la giusta im portanza al Sacram ento, assolutam ente necessario
per ottenere il perdono dei peccati e n on precipitare nell’inferno (p. 94). « Per­
tan to nel giorno precedente a quello destinato per la confessione dobbiam o p rep a­
rarci con qualche opera di cristiana pietà, come sarebbe una visita al SS. Sacra­
m ento, un digiuno, o alm eno qualche m ortificazione, un p o ’ di lettura spirituale,
qualche preghiera e simili... » (p. 95).
Il com plesso divoto che circonda il sacram ento della Confessione è il più
m inuzioso ed il più solenne che contiene il GP. N on ha certo la prolissità di
m olti m anuali contem poranei, ma attesa l’indole del G P e lo stile dell’A utore,
non m anca di fare l’im pressione suddetta. E ben a ragione. Per DB la confessione
« ben fa tta » era la ripresa della vera vita ed il nutrim ento di essa. Nel Confes­
sionale DB dava al giovane (a ciascun giovane) la sua direzione particolare;
per questo voleva che i giovanetti tenessero bene a m ente gli avvisi ricevuti in
confessione (pp. 83; 104) e li m ettessero in pratica (pp. 62; 104). Il Confessore
è il padre am orevole, al quale con som m a confidenza bisogna m anifestare q u al­
siasi colpa e la sua parola ha so p rattu tto valore definitivo nella scelta dello stato
(p. 75).
M a della Confessione DB m ette in luce la funzione fondam entale: cancel­
lare il peccato e riconciliare con Dio. P er questo ripetuiam ente inculca di con­
fessarsi al più presto possibile, quando ci si trova in peccato m ortale (pp.56;
82...) e abitualm ente ogni otto giorni (p. 107). La parte più abbondante dell’istru­
zione sulla Confessione è rappresentata dalla m inuta descrizione delle condizioni
perchè la confessione del giovane non sia inefficace, o peggio ancora, nulla e
sacrilega (p. 96-98).
Anche nella Comunione Eucaristica viene messa in rilievo anzitutto la fu n ­
zione oggettiva, sacram entale: l’Eucarestia è il Pane spirituale che deve nutrire
l’anim a (pp. I05s).
F u osservato da D. Caviglia che, nella prassi di DB si trova un progresso
in fatto di frequenza eucaristica: a Dom enico Savio e a M agone solo dopo un
anno venne concessa la com unione tu tti i giorni « allora era il Don Bosco stret­
tam ente alfonsiano, quale s’era form ato sotto D on Cafasso nel C onvitto Eccle­
siastico » (178). Nella Vita di Besucco invece, qualche anno più tardi, « esprim erà
(178) A. C A V IG L IA , // « M agone Michele-» Una classica esperienza educativa, in Sale-
116 —
un indirizzo più p rogredito; non solo nel difendere il fatto della frequenza, che
ivi era im pugnata, cfr. ivi. cap. XX ». Frequenza che nella vita di Besucco « non
è la sola ebdom adaria e non è abitualm ente la quotidiana » ( 179).
Q uesto progresso ci fu, ma graduale, senza forzam enti, ottenuto m ediante
la libera corrispondenza dei giovani alle esortazioni calde e assidue di DB (180).
A ncora nel 1860 per il piissimo Besucco la C om unione tu tti i giorni era solo
riservata a qualche novena. Dice espressam ente DB che Besucco « venuto nell’O ratorio continuò per qualche tem po a com unicarsi colla stessa frequenza
(di prim a: cioè nei gioì ni festivi) ed anche qualche tem po lungo la settim ana,
di pei eziandio più volte alla settim ana, e in alcune novene anche tu tti i
giorni » (181). Nel 1867 su 800 giovani nel mese di maggio (periodo di m a g ­
gior fervore) solo 70 si com unicavano quotidianam ente (M B, V ili, p 823).
T uttavia la m eta agognata è la com unione quotidiana. Ad essa DB esorta
senza veli per esem pio in una « buonanotte » del 1864, anno della m orte di
Besucco: « S e poi volete sapere il m io desiderio, eccovelo: Com unicatevi ogni
giorno. Spiritualm ente? Il Concilio di T rento dice: Sacramento/iter! D unque?
F ate così: quando non potete com unicarvi sacram entalm ente, comunicatevi
spiritualm ente... » (M B, VII, 689). « Se il cibo si deve pigliare tutti i giorni,
perchè non il cibo dell’a n im a » ? (ibid.).
Se ci fu un progresso nella prassi di DB, è certo che il suo anelito alla com u­
nione quotidiana è antico.
L ’episodio di Besucco, che espone a DB i suoi scrupoli sulla frequente C om u­
nione ripropone in form a didascalica la Considerazione XX IV , punto 2 c 3
del M ese di M aggio, pubblicato da DB nel 1858, gli anni della presenza di M agone
alPO ratorio, passata poi, per m ano di D. Bonetti nel G P (MB, X, p. 125).
O ra l’intero argom ento dipende da S. A lfonso e dalla tradizione alfonsiana,
i quali, inculcando la com unione «frequente», intendono esortare le anim e che
abbiano raggiunto un certo grado di perfezione alla com unione settim anale
ed anche ripetuta varie volte d urante la settim ana ( 182). O ra delle pagine di S.
Alfonso DB n o n sceglie quelle sulle condizioni di purezza requisite perchè una
anim a si possa accostare con « frequenza » alla Com unione. La scelta di DB
cade su quegli argom enti in cui si ha una più trasparente esortazione alla Com urio n e quotidiana.
sianum, 1949, p. 49.
(179) A .C A V IG L IA , Un documento ine­
splorato. L a « Vita di Besucco Francesco »
scritta da Don Bosco e il suo contenuto spi­
rituale, in Saìesianum, 1948, p. 669. Cfr.
anche P. B R A ID O , o. c., p. 287.
(180) M B, VI, 1071; 583; IX , 14; 992; X,
43; X II, 29: 30s; 144; X II, 85; 827; XIV,
126; XV, 87; X V I, 182; X V II, 177; 271;
X V III, 438, 512, 533...
(181) 11 pastorello delle Alpi... cp. XX, ed.
cit., p. 62.
(182) IO SEPH D U H R , Communion fr e ­
quente in D ictionn. de Spiritualité, t. II, cl.
-
117
1°. Come la m anna fu cibo quotidiano per gli Ebrei nel deserto, « cosi - scrive
DB nel Mese di M aggio 1858, p. 141 - la s. C om unione dovrebbe essere il nostro
conforto, il cibo quotidiano (« d o v re b b e » diventa nel G PC , p. 109: « d e v e » ),
2°. « Sant’A gostino dice così: Se ogni giorno dim andiam o a Dio il pane corpo­
rale, perchè non procurerem o anche di cibarci ogni giorno del Pane Spirituale
colla Santa C o m u n io n e» ? (G PD , p. 107).
3°. L’insegnam ento di S. Filippo N eri: confessarsi ogni otto giorni, com uni­
carsi anche più spesso (ibid.).
4°. L ’invito del Concilio T ridentino: essere in grado di com unicarsi sacram en­
talm ente tutte le volte che si interviene alla Santa M essa (pp. 107s).
5°. Le indulgenze concesse dalla Chiesa per incoraggiare ad accostarsi alla com u­
nione « c o n gran freq u en za» ( Mese di Maggio, 1858, p. 142).
Nel libriccino Nove giorni consacrali all'augusta M adre del Salvatore sotto
al Titolo di Maria Ausiliatrice (T orino 1870, LC, a. X V II, f. V) DB cita, con mons.
De Segur, S. T om m aso: « Q uando uno conosce per esperienza che la Com unione
quotid ian a gli fa crescere in cuore l’am ore di Dio, deve com unicai si ogni giorno »
(183).
L ’anelito di DB per la C om unione q u otidiana dei giovanetti è già som m es­
sam ente nel G PA . Nel 1847 si leggeva nel G P a proposito di S. Luigi che « im pie­
gava tre giorni a prepararsi alla com unione, tre giorni appresso per farne ringra­
ziam ento. F atto più grandicello si accostava ogni giorno alla santa C om unione,
m a sem pre con angelico fervore e con massimo raccoglim ento » (G PA , p. 62)C ontinua D B : « D a quale cosa deriva m ai che noi proviam o così poco gusto per le
cose spirituali? Questo avviene... dal l'accostarci tro p p o di rado alla SS. C om u­
nione » (G PA , p. 63). Il De M attei, da cui DB dipende, non dice nulla sulla
com unione quotidiana di Luigi.
L’ap p arato devozionale che circonda la S. C om unione non è eccessivo,
anzi rispetto a quello di altri m anuali contem poranei, è semplicissimo. Le cure
di DB sono quasi esclusivamente dirette ad inculcare la presenza reale del Figlio
di D io fatto uom o, sotto le specie eucaristiche, divenuto Cibo dell’anim a: « Non
è la sua im m agine nem m eno la sua figura, come un Crocifisso, ma vi è lo stesso
Gesù Cristo nato dall’im m acolata Vergine M aria, che m orì per noi sulla Croce,
che è risuscitato e salito al Cielo » (p. 106). « D io d ’im m ensa grandezza e m ae­
stà, D io di bontà e di m isericordia... Padre, Fratello, Amico e Sposo dell’anim a
tu a; viene per esserti M edico, m aestro e cibo. Oh bontà! Oh amore! Oh mise­
ricordia in au d ita» ! (p. 11). Poche volte capita di trovare DB così espansivo e
128Is.
(183) Nove giorni..., pp. 60s. - La Santissim a
Comunione per Monsignor de Segur, T orino,
118 -
Tip. dell'O rato rio di s. Frane, di Sales 1869,
p. 46.
così eloquente, così affettuoso, com e quando p arla dell’Eucarestia.
La S. C om unione rappresenta l’atto in cui la gioia, prom essa da DB nel suo
m etodo di vita, raggiunge il suo culmine. Perchè appunto è la m assim a unione
oggettivam ente raggiungibile su questa terra con l’unica Fonte della vera gioia:
« Accostatevi dunque per l’avvenire con cuore infiam m ato di viva carità e con
atti ferventi di fede, di speranza e di am ore; e allora proverem o anche noi quelle
delizie e quelle contentezze che provava s. Luigi » (p. 63). « La base della vita
vita felice di un giovanetto - afferm ò più tardi DB - è la com unione, perchè qui
sta la radice della divozione» (MB, XVII, 177).
Il fatto della presenza reale è anche il fondam ento di una pratica di cui DB
si fece caldo apostolo tra i giovani: la Visita al SS . Sacramento. La form ula alfonsiana era già diffusa in Piem onte, rip ro d o tta in fogli volanti ed in m anuali di
pietà (184). DB l’accolse anche nel G P. Più tardi vi trovò posto anche la form ula
alfonsiana per la com unione spirituale. Per la « Visita » DB ricorda « che Gesù
trovasi nel SS. Sacram ento ricco di grazie da distribuirsi a chi le im plora » (p.
115). A nalogam ente nella C om unione spirituale invita a im m aginarsi di avere
ricevuto G esù S acram entato nel proprio cuore, a fermarsi per qualche istante
a fare atti di am ore e a chiedergli grazie particolari (p. 117).
D i spirito eucaristico è anche im pregnata la Corona al S. Cuore di Gesù,
del quale ap p u n to intende risarcire gli oltraggi che riceve nella SS. Eucaristia
(pp. 120-123).
Il culto di Gesù Eucaristico ci offre adunque « i veri germi di una educazione
pratica all’amicizia personale con Gesù C risto, che ha per fondam ento « l’am ore
che ci p o rta e le prove che ci ha dato del suo am ore ». particolarm ente efficaci
sulla psicologia dei ragazzi e degli adolescenti (185).
3° Devozioni particolari.
O ltre alla Via Crucis, che è espressione dell’am ore riparatore verso Gesù
C risto, occupano senza dubbio un posto particolare la divozione a M aria SS.
e a S. Luigi.
M aria SS., M adre di Dio, è con preferenza considerata da DB come M adre
nostra. L’invocazione che più facilm ente ritroviam o nel linguaggio m ariano
di DB è « m a d r e » ; cioè la persona n ata per allevare, proteggere, sostenere i
figlioli. La devozione quindi a M aria, intesa a riam are l’am ore di lei verso i
suoi figli, vuol essere nel contem po la voce che richiam a la m adre sulle neces­
sità dei figlioli. N e viene che l’invito ad onorare la M adre celeste, è da DB unito
a quello di ricorrere a lei, m ediatrice efficacissima di grazie: « A m ate dunque
questa vostra M adre celeste: ricorrerete a Lei di cuore e siate ceni, che quante
(184)
pp. 59s.
D E M E U L E M E E S T E R , o. c., t. I,
(185) P. B R A ID O , o. c., p. 289.
-
119
giazie a Lei chiederete, vi saranno concesse, purché non im ploriate cose che
tornino a vostro d a n n o » (p. 31). Le stesse virtù di M aria, sono presentate più
che come oggetto d ’im itazione, come oggetto d ’im petrazione. La purità, ad
esempio, virtù che tan to piace a Gesù e a M aria (p. 29), nel G P non è presen­
tata come virtù di M aria SS. da im itare, ma piuttosto bisogna im plorare da
M aria, M adre di Purità (p. 33) la grazia di potere conservare questa preziosa
virtù (p. 32); pregarla, baciarle la medaglia o l’ab itin o (p. 30).
Le varie pratiche divote suggerite nel G P hanno come scopo: « a m a re »
M aria ed im plorare da Lei, m adre celeste, tesori di grazie. Tali sono il Piccolo
Ufficio della B. V., che costituisce il nucleo più notevole della terza parte del
G P ; il Rosario, di cui proposta la recita quotidiana al m attino o alla sera nel
santuario della fam iglia insieme ai fratelli ed alle sorelle (p. 82), nei labotarori
e da soli (p. 127). M em ore di quan to sia stato efficace il S. R osario in favore della
Chiesa nel corso dei secoli, DB invita a im petrare grazie di valore universale: «im­
plorare dal Signore, per intercessione di M aria Vergine Im m acolata, la grazia che
si conservi in mezzo a noi la Santa Fede, ci tenga lontani dagli errori che presen­
tem ente si vanno spandendo tra i C ristiani, e faccia sì che trionfi gloriosa la S.
R om ana Chiesa... » (p. 127).
Anche la divozione all'A d d o lo rata, essenzialmente riparatrice, intende rag­
giungere il suo scopo con lo stesso appoggio di M aria SS.: « Q uesta M adre
pietosa si degni di concederci speciale protezione nel m editare i suoi D olori »
(P- 145).
Infine è ancora la m aterna m ediazione di M aria che s’invoca con la m aggior
parte delle giaculatorie m ariane sparse nel G P e le altre pratiche e novene: al­
l’im m acolata, all’Ausiliatrice, ecc... Forse l’unica pratica esclusivamente lau­
dativa è quella delle Sette Allegrezze (pp. 166-168), tanto cara a DB e ai suoi
giovanetti.
La divozione a S. Luigi ha nel G P (e del resto nella prassi di DB) un posto
di p rim ’ordine. Luigi è an zitutto il felice prototipo della santità giovanile, che
ha saputo vivere felice nel m ondo, staccato da ogni m ondanità, serafino di am or
di D io, infiam m ato di generoso am ore per il prossim o; perfetto realizzatore
del « d a rsi a Dio da g io v a n i» ; che ha saputo entrare festosam ente in Cielo'
Luigi è so p rattu tto m odello e p ro tetto re della bella virtù, da lui lum inosam ente
conservata e clic certam ente am a vedere risplendere in tanti suoi giovani seguaci.
M entre dunque M aria SS. è la protrettrice, S. Luigi è il m odello della bella
virtù: « Prendete per m odello s. Luigi, m ettetevi come lui sotto alla speciale
drotezione di questa M adre, ed essa sarà la C ustode fedele della vostra P urità »
<p. 60).
La divozione al Santo, di angelici costum i adorno, è rappresentata dalla
recita q u otidiana della preghiera « G lorioso s. Luigi G onzaga... » (p. 81), dalla
giaculatoria da recitarsi nel corso del giorno « Vergine M aria... s. Luigi G onzaga,
120 -
ottenetem i la grazia di farmi santo » (p. 83), dal Pater che si recita alla fine della
Messa, perchè ci ottenga aiuto a m antenere i proponim enti (p. 94).
Luigi è invocato negli A tti da farsi prim a e dopo la C om unione; in suo ono­
re si cantano le lodi : « D isprezzator m agnanim o », « Luigi onor dei Vergini »,
l’inno « Infensus ». Senza dubbio però la pratica divota più solenne è rappre­
sentata dalle Sei Domeniche che preparavano alla celebrazione della festa.
A ntica, come quella di S. Luigi, è nel sistema devozionale di DB la popolare
devozione all’A ngelo C ustode (pp. I69s) presentato com e valido protettore.
C on frequenza DB ricorda gli Angeli, che si com piacciono dei giovani puri
(p. 60) e che sono celesti esemplari della bella virtù (pp. 28s...).
S. G iuseppe era rappresentato nelle prim e edizioni del G P (come dicemmo
già) solam ente da u n ’im petrazione per la b uona m orte (G PA . p. 139) e dalla
giaculatoria quotidiana: « G e sù , Giuseppe, M a ria ...» (G PA , p. 82). Successi­
vam ente trovò il suo posto come p atrocinatore della purità (p. 197); e in gene­
rale di ogni grazia; onorato con le « Sette allegrezze » e pratiche di vote per il
mese di m arzo (pp. 191-198).
T ra le partiche divote della prim a ora bisogna collocare VEsercizio della
buona m orte, corrispondente alla « ascetica dei novissimi », tanto in voga nella
religiosità popolare dal sec. XVI al X IX (186). L'Esercizio ha lo scopo di « d i­
sporre in un giorno di ogni mese tutti i nostri affari spirituali e tem porali, come
se in quel dì dovessim o realm ente m orire » (p. 184); in altre parole DB tende a
ristabilire o rinvigorire la vita di grazia m ediante il pensiero dei novissimi, che
spinga a fare « una Confessione e C om unione, come se si fosse veram ente al
pu n to di m orte » (ibid.).
Q uanto DB credesse all’efficacia dell’Esercizio della buona m orte, ce lo hanno
n arra to i biografi (187).
A ccenniam o ancora alla devozione al Papa, vicario di Gesù C risto e Capo
della Chiesa. Essa fu vivissima in DB e trova nel G P la sua espressione carat­
teristica nei Fondamenti della Cattolica Religione (pp. 421-441); altri accenni
ricorrono nel form ulario per assistere alla s. M essa (p. 91); significativa è la
cura nel segnalare le indulgenze con cui la Santa M adre Chiesa ha benignam ente
arricchito m olte preghiere e pratiche.
C oncludendo, ci tocca dire che la vita di pietà rim ane per DB il m odo migliore
per raggiungere l'allegria prom essa dal suo m etodo di vita; e le varie divozioni,
la vita sacram entaria sono le espressioni più genuine del « Servire al Signore
in santa allegria ».
(186) Cfr. H . B R E M O N D , H istoire Littéraire du sentim ent religieux en France, t.
IX , pp. 355ss. - S O M M E R V O G E L , o. c.,
t. X, cl. 510-518.
(187) S. G . BOSCO, M em orie dell'Oratorio..., p. 128.
— 121
4°. Lavoro-gioco-canto.
H anno posto non piccolo nel m etodo di vita. Il lavoro è presentato come
u n ’esigenza della n atu ra um an a: « l’uom o è nato pel lavoro » (p. 19). È garan­
zia di vittoria sugli ostacoli che si frappongono alla vita cristiana. « L ’ozio,
dice lo Spirito Santo, è il p adre di tu tti i vizi, e l’occupazione li com batte e li
vince tu tti » (p. 19). È lo strum ento più adeguato per rendere gloria a D io: « N on
v’è cosa che più consoli i beati in Paradiso qu an to il tem po im piegato per la
gloria di D io » (ibid.).
D B presenta lo studio ed i lavori dom estici ad d irittu ra come trastulli, « i
quali ricreando possono acquistarvi cognizioni utili ed oneste, e contentare
i vostri superiori ». Anche i giochi veri e p ropri nella loro funzione di m anife­
stazione dello spirito giovanile, « trastullo » che tiene occupati, sono m :zzo
per salire al Signore e rendergli gloria: Omnia in gloriam Dei fa cile (p. 20).
È di non lieve im portanza per valutare il pensiero di DB il capitolo di GA
sua fonte letteraria - sugli A vvertim enti circa il buon uso del giuoco, e de’ diverti,
menti. G A com incia col dire; « So benissim o, che la vostra età, miei dilettis­
simi, è assai inclinata ai divertim enti, i quali usati a suo tem po colla debita m ode­
razione, e con retta intenzione, da azioni indifferenti, passano ad essere m eri­
torie » (p. 62).
F, con il gioco, il canto. R iguardo al quale DB non m ette nel G P alcuna
p aro la d ’istruzione. Soltanto nell’edizione D vengono segnalate le indulgenze
per coloro che praticano o prom uovono il canto sacro (p. 442). T uttavia la
copiosa scelta di laudi sacre è per se stessa eloquente. A ltrove DB m anifesta
le sue idee sul canto sacro, anim a delle radunanze festive già dagli anni 18411842 (187), mezzo per attra rre i giovani, per tenerli sem pre occupati (M B, V, p.
346); per tenere allegra l’anim a degli uom ini e farli partecipi della m usica che
andrem o a sentire in Paradiso (MB, X II, PP- 149s), preparazione dei giovani
alla vita parrocchiale nel pro p rio paese (188).
5°. L'esempio.
L’ascetica cristiana si è sem pre servita validam ente deH’esemplificazione
com e mezzo potente per a ttrarre alla pratica cristiana: si isti et illae, cur non ego ?
L a letteratu ra ascetica per i giovani, a cui si allaccia DB, sapeva ricorrervi
ab bondantem ente: G obinet e m olti dei suoi im itatori hanno un esplicito capitolo
sull’im itazione di G esù C risto, e cospargono le loro considerazioni di episodi
to lti dalla Bibbia e dalla storia ecclesiastica.
DB predilige con G A gli esempi di giovani contem poranei o quasi;
cioè che possano essere più facilm ente com presi ed em ulati. DB, com e del resto
(188) M B, III, p. 152. Cfr. P. B R A ID O , o. c., pp. 222s.
122 -
G A , n on dim entica di p o rtare il D ivino m odello come esem pio nella pratica
della prim a virtù: « I l nostro Salvatore quantunque onnipotente, volle inse­
gnarci ad ubbidire sottom ettendosi in tu tto alla Beata Vergine ed a S. G iuseppe »
(p. 13). D opo il D ivino m odello, il prediletto è certam ente S. Luigi, realizza­
tore perfetto della san tità giovanile p ro p o sta nel G P. Sul volto angelico di Luigi
DB fa vedere ai giovani insistentem ente il sorriso radioso, per insegnare loro
che si può diventare santi anche stando allegri. Anzi, la santità consiste nello
stare allegri (G P D , pp. 12; 20: 64; 69...).
A ccanto a Luigi G onzaga c’è Luigi Com ollo, il quale prende il posto che
in G A aveva la delicata figura del fanciullo M atteo Taverna. C ’è poi nel G P
un altro m anipolo di giovani presentati in b attu te fugaci, che non m ancano di
esercitare il loro fascino: Stanislao K ostka (p. 16), G iovanni Berchm ans (p. 115),
l’anonim o fanciullo che voleva riserbare i suoi occhi per m irare in paradiso il
volto di M aria SS., M adre di P urità (p. 32),il patriarca G iuseppe (p. 30); Tobiolo
(p. 12), S. Francesco di Sales (p. 75s), il giovane D avide, che «co m in ciò a fre­
quentare un buon com pagno di nom e G ionata, divennero buoni amici con
reciproco v an tag g io » (p. 22); c’è anche il giovanetto ben educato, che seppe
difendersi destram ente contro i derisori della sua pratica religiosa (p. 439) e
finalm ente l’esempio di s. R osa da Lim a, la quale si diede a D io fin dall’età
più tenera sicché fatta grande n on trovava più gusto che per le cose che riguar­
davano D io (p.12) ed « una fanciulla di tenera età (la quale) all’udire un discorso
scandaloso disse a chi lo faceva: Fuggi di qui o diavolo m aledetto » (p. 25).
DB dunque crede all’efficacia dell’em ulazione (come pure alla triste effi­
cacia del cattivo esem pio e dello scandalo, (pp. 20-25); per questo inculca lei
buone amicizie con com pagni scelti tra quelli che praticano la religione e che
colle parole e coll’esempio sappiano anim are all’adem pim ento dei doveri ed
allontanare d all’offesa di D io (pp. 21s).
L ’esem pio e l’em ulazione hanno certam ente un posto non piccolo nella
m etodica del G P e di tu tta l’ascetica boschiana, la segreta aspirazione di fornire
ai suoi giovani, m odelli di facile, m a sicura im itazione, dovette essere uno dei
m oventi che spinse DB a scrivere le biografìe dei suoi Savio, M agone, Besucco.
V. Un problema particolare: La scelta dello stato.
La scelta dello stato era un argom ento classico della letteratura ascetica
per la gioventù: vi dedicano am pi discorsi G obinet e i suoi seguaci (189), com ­
presa G A (190). DB, dopo aver posto il capitolo che « bisogna darsi a Dio
da giovani », n o n sentì il bisogno di aggiungerne uno sul problem a della
vocazione. T uttavia nell’edizione B volle introdurre la « Preghiera per cono-
(189) Vedi sopra, p. 31.
(190) G A , pp. 107-112.
— 123
scere la p ro p ria vocazione» (G PB, pp. 178s) e finalm ente nell’edizione C ag­
giunse u n a quinta sezione alla prim a parte, dove tra tta schem aticam ente della
scelta dello stato (G PC , pp. 75-78).
11 problem a è posto su base strettam ente teologica: la « s c e lta » della voca­
zione non è altro che la scoperta del p roprio posto nel piano della glorificazione
divina. È dunque d ’im portanza capitale « accertare questo passo » per non
im pegnarsi in occupazioni « a cui il Signore non elesse » (p. 74).
D alla scelta dello stato dipende anche il tesoro di grazie che Dio ha stabilito
di elargire e quindi la salvezza eterna.
DB che ha scritto questo capitolo negli anni della sua piena m aturità, espri­
me con nitidezza le finalità teologiche della sua opera educativa. D opo aver
esposto il valore oggettivo della scelta dello stato, proiettata nella visione ultraterrena ed ultratem porale, DB passa ad enum erare i mezzi che devono condurre
felicemente ad una tale scelta. Evidentem ente sono tu tti mezzi suggeriti dalla
prudenza cristiana: illibatezza di vita conservata o riacquistata, preghiera umile
e perseverante, che im plora i lumi da Dio per mezzo della M adre del buon con­
siglio e dei Santi; esercizi spirituali, s. C om unione, consiglio di persone sagge,
specialm ente del confessore.
DB non p arla nel G P direttam ente dell’obbligo di seguire la vocazione,
m a lo dà chiaram ente ad intendere. Dice infatti che una volta individuati i voleri
ai Dio, bisogna seguirli, checché possa accadere in avvenire e m algrado la disap­
provazione di chi giudicasse secondo le viste del secolo; fossero anche i genitori
giacché bisogna ubbidire prim a a D io che agli uom ini (p. 76).
VI. Spirito di « fam iglia » nel Giovane Provveduto.
F u n o ta to che l’am biente di fam iglia voluto da DB nella sua istituzione
educativa è fru tto di buon senso, d ’intuizioni geniali e di riflessioni teologiche
(191). Nel G P ci tocca costatare il com plesso di concezioni teologiche e le più
im m ediate applicazioni ascetiche che integrano e spiegano le applicazioni della
p rassi educativa.
A nzitutto è D io, che per molteplice titolo esercita la sua paternità sui gio­
vani: come C reatore, come autore della vita di grazia: « Iddio qual padre am oro­
so prova grande dispiacere, quando è costretto a condannare qualcuno all’Inferno. Oh quan to mai il Signore vi am a e desidera che voi facciate buone opere,
per potervi rendere partecipi di quella grande felicità, che a tutti tiene preparata
in eterno in Cielo » (p. 10). L’am ore del Divin Padre è cantato in tu tto l’art. TI
della sez. I : I giovanetti sono grandemente amati da Dio. E nella Considerazione
per la Domenica, accennato al fondam ento della divina soprannaturale paternità
(191) P. B R A ID O , o. c., p. 209.
124 -
il Santo A utore riprende a sottolineare le relazioni di am ore che devono inter­
cedere tra D io e il giovane.
« Egli ti fece suo figliuolo col santo Battesim o; ti amò e ti ama qual tenero padre
e l’unico fine per cui ti creò, si è per essere da te am ato e servito in questa vita,
e con questo mezzo renderti un giorno eternam ente felice in Paradiso » (p. 36).
Anche a G esù Eucaristico vengono attribuite le più intime relazioni fam i­
liari: Padre, Fratello, Amico e Sposo dell’anim a (p. 111).
N on è men vero che nell’ordine della grazia M aria SS. esercita (e già lo dicem ­
mo) una m aternità spirituale sulle anime. DB si sofferm a a sottolineare le re­
lazioni di am ore che devono intercedere anche tra M aria tutti e i suoi figli
spirituali: « Chi è fanciullo venga a m e; chi è ab b an donato corra da me e troverà
una m adre am orosa, che si prenderà cura di lui... A m ate adunque questa vostra
m adre celeste; ricorrete a Lei di cuore.. » (pp. 30s). È notevole una conferenza alle
cooperatrici, in cui nel tardo 1883 DB riprende idee dell’art. II, sez. I del G P
e le applica fe re ad verbum a M aria SS. : « D im ostrerò che M aria am a la gioventù
e quindi am a e benefica quanti della gioventù si prendono cura. A m are essa i
piccoli per questi m otivi: Perchè è m adre, e le m adri hanno m aggior tenerezza
per i figli ancor fanciulli e non per quelli ad u lti; perchè sono innocenti; perchè
questi sono più facili ad essere sedotti a quindi più degni di com passione, di
aiuto e di difesa; perchè rappresentano più al vivo il suo G esù che passò l’in­
fanzia, alla fanciullezza sotto i suoi occhi » (MB, XVI, 284).
La stessa Chiesa C attolica nella sua stru ttu ra visibile è vista da DB come
una grande famiglia, che gode di una perfetta unità, dove « dipendono tutti
da un solo capo, che è il R om ano Pontefice, il quale a guisa di Padre am orevole
ed universale regola e governa tu tta la C attolica famiglia » (Fondamenti, p. 423)
e noi vediamo che « la R om ana Chiesa in tu tto il m ondo ha dei figli » e il R om ano
Pontefice « ...come Padre di u n a gran famiglia, guidò pel passato, e guiderà per
l’avvenire tutti i buoni credenti pel sentiero della verità sino alla fine dei secoli »
(Fondamenti, p. 423).
Ogni gloria del Papa, padre com une, ridonda a vantaggio di tutti i credenti;
è questo il caso della definizione dell’infallibilità pontificia: « E ssa circondò di
nuovo splendore la veneranda persona del Som m o Pontefice, e per conseguenza
tu tta la fam iglia C ristiana, essendo naturale che l'onore del padre ridonda sui
figli » (.Fondamenti, p. 433).
Si tra tta dunque di una concezione particolare nella teologia di DB, che
g e tta la sua luce lum inosa su tu tta la sua prassi ascetica e pedagogica. Il Santo
ci tiene a sottolineare che il D irettore dell’O rato rio e il Confessore cono Padri
am anti, che fanno la veci di G esù Cristo e coi quali bisogna instaurare rapporti
di filiale confidenza (pp. 35; 103s) e con essi, tutti i superiori fanno le veci dei
genitori e m eritano quell’am ore e rispetto che Gesù dim ostrava al suo divin
Padre, a M aria e a G iuseppe (pp. 13s).
—
125
L’obbedienza stessa acquista un suo particolare sapore, sentita come accet­
tazione ed esecuzione dei com andi di un Superiore (D io, il Confessore, il D iret­
tore...) che è anche Padre am orevole.
C oerentem ente alle sue convinzioni il Santo E ducatore ci tiene a dim ostrare
a chiare note l’ardente, tenero am ore verso i suoi « figliuoli », ai quali nel p ro ­
logo del G P osò scrivere: « M ie i cari, io vi am o tu tti di cuore, e basta che siate
giovani perchè io vi ami assai, e vi posso accertare che troverete libri p ro p o ­
stivi da persone di gran lunga più virtuose e più dotte di me, m a difficilmente
potete trovare chi più di me vi ami in Gesù C risto, e che più desideri la vostra
era felicità » (G PA , p. 7).
126 —
C O N C L U S IO N E
Il G P può essere considerato sotto tre aspetti: 1. Come strum ento vivo di
pietà. 2. Com e docum ento dei sentim enti religiosi dell’epoca in cui venne com
posto. 3. Com e testim onio dello spirito dell’autore.
1. È evidente che il G P, com e strum ento vivo della pietà cristiana va soggetto
alle vicende degli altri m anuali del genere; cioè, dopo un certo periodo è desti­
nata ad invecchiare e decadere. L’efficacia dei m anuali di pietà e di ogni altro
scritto che vuol essere strum ento per determ inate m anifestazioni vitali, è legata
alla sua capacità di « farsi personalizzare » da colui che se ne serve. E poiché
col m u tar di tem pi, di persone e di luoghi m utano anche i m odi di esprimersi
e di farsi intendere, ecco che anche il G P è fatalm ente destinato a non essere
più in grado ad esprim ere adeguatam ente le m anifestazioni vitali di epoche e
di uom ini per cui non fu fatto. Q uanto più a lungo il G P è capace di far vibrare
il cuore dei giovani tan to m aggiore forza vitale bisogna riconoscere in lui.
2. Com e docum ento dei sentim enti religiosi dell’800 piem ontese ed italiano
i G P ha un valore non trascurabile. Il successo che ebbe, testim onia che il Santo
A utore seppe scegliere con fine intuito da q uanto la letteratura divota ed asce­
tica gli offriva, sicché con facilità penetrò - come testim onia YUnìtà C a tto lk in istituti, case di lavoro, famiglie di tu tta Italia, soddisfacendo « all’intelli­
genza, ai tempi, alla p ie tà » (192).
3. Com e testim onio dello spirito di DB il G P ha un valore eccezionale. A ttra ­
verso l’opera di com pilazione il Santo ha abbozzato ~ e più che abbozzato « u n a sua geniale concezione. È proprio il caso di dire che si tra tta di vari ele­
m enti architettonici com posti in un nuovo edificio dalle linee geniali e personali.
A bbiam o cercato di scoprire lo spirito di DB esam inandone i criteri di co m ­
pilazione e com m entando i principi enucleati nel G P, nella prospettiva di tutta
la d o ttrin a e prassi ascetica di DB.
Il
G P ci si è rivelato come il lum inoso program m a di spiritualità giovanile
santam ente allegra, a cui l’attività del Santo si è ispirata. La vitalità di un tale
(192)
« I l Giovane Provveduto del sacerdote
Giovanni Bosco è p enetrato in ogni istituto,
in ogni cosa di lavoro, in ogni famiglia
cristiana d 'Ita lia ; e tu tti trovano che di
tanti eucologi, di tanti m anuali di preghiera
fin qui venuti alla stam pa, questo di D . Bosco
m eglio soddisfa alla intelligenza, ai tem pi,
alla pietà u n iv ersale» (L ’Unità Cattolica,
7 agosto 1873, n° 184, p. 743).
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m etodo di vita non ha m isura, perchè essa traduce le istanze dell’anim o giovanile
di tutti i tempi. L ’idealismo dell’anim o giovanile e la sua aspirazione alla gioia
sono da DB sapientem ente com poste nell’ideale della santità che consiste nello
stare allegri. M etodo di vita che non ha m ancato e non m ancherà di trascinare
i giovani verso la sua realizzazione e che a buon diritto può m eritare a DB il
titolo di M aestro della Santità giovanile.
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INDICE
Premessa .
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Introduzione: edizione, evoluzione e struttura del Giov. Prov.
Breve Bibliografia
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Opere segnalate come fo n ti per la parte ascetica del Giov. Prov.
S i g l e ............................................................................................................................
CAPO PRIM O: Letteratura ascetica per la gioventù in Piemonte.
I. C arlo G obin3t ed i suoi im itatori
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IL Lo stile aloisiano
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III. S. Filippo N eri, S. Francesco di Sales e S. A lfonso nella lettera tu ra
ascetica per la gioventù ...................................................................................
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CAPO SECONDO : Le fonti del Giovane Provveduto
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Im p o rtan za dello studio delle fonti (p. 42)
Il titolo (p. 42); Alla G ioventù (p. 43)
Parte prim a del G iovane Provveduto:
Sezione p rim a: Cose necessarie ad un giovane
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Sezione seconda: Cose da f u g g i r s i ...................................................
Sezione terza: Sette c o n s i d e r a z i o n i ..............................................................
Sezione q u a rta : Le Sei D o m e n i c h e .............................................................
Sezione q u in ta: La scelta dello stato
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CAPO TERZO: Orizzonti di spiritualità giovanile nel Giovane Provveduto
Prem essa: Il G iovane Provveduto, m etodo di vita
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I. La santità giovanile proposta nel Giovane Provveduto: sua natura e scopo
1° Il prim ato della R e l i g i o n e .........................................................................
2° La Religione è per il giovane la sola sorgente di felicità
3° Incanni da s f a t a r e ..............................................................
4° “ Serviam o al Signore in santa allegria,, .
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5° La m ancanza di allegria è effetto della m ancanza di grazia
6" La confessione, mezzo per acquistare la gioia perd u ta
7° La vita g i o io s a ...................................................................................
8° È facile farsi santi
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II. Fondam enti: R elazioni dell'uom o con D io
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2° Speciali relazioni dei giovanetti con D io .
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III. Le virtù necessarie: 1" L ’am o r di D io e le virtù connesse
a) L ’am or di D io, b.) A m or del prossim o, c.) D istacco dai beniterreni
d) S pirilo di penitenza e di m ortificazione e.) S pirito di preghiera)
2" La prim a virtù di un giovane è l’ubbidienza .
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3" La più bella delle virtù è la p urità .
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IV. I M ezzi
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1° L ’istruzione
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2° Le pratiche di pietà .
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pag. 115
3° D evozioni particolari .
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4° Lavoro - gioco - canto
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5° L’esempio
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V. La scelta dello stato
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VI. Spirito di « fa m ig lia » nel Giovane Provveduto..................................................................... «
124
C O NC LUSIO N E
....................................................................................«
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valori spirituali nel “giovane provveduto,, di san giovanni