INFORMAZIONE DELLA LEGA POLMONARE // N. 1/2010
focus
«Oggi ho finalmente ritrovato
degli stimoli.»
Un continuo sbadigliare, russare
e un’intensa sensazione di stanchezza hanno accompagnato per
anni Anna Lombardo* (48). Ma
questa mamma di quattro figli non
si era stupita più di tanto di questa
situazione e aveva ignorato i
­segnali che il suo corpo le inviava.
Questo fino a quando il suo
­medico, quasi per caso, ha infine
formulato la diagnosi risolutiva:
sindrome d’apnea da sonno.
«Ehi mami, non ti sei addormentata!» È
stato uno dei quattro figli di Anna a constatare con gioia che la mamma, per la prima volta dopo tanti anni, era riuscita a
­vedere un film fino alla fine. «Prima non
c’ero mai riuscita. Non appena mi mettevo
a leggere in pace qualche riga o a guar­
dare la televisione, imman­cabilmente mi
addormentavo», ricorda Anna. Il mattino
era tremendamente stanca, come se fosse
rimasta sveglia per ore durante la notte.
Alzarsi per lei era un tormento, stremata
com’era dagli affanni notturni. Solo dopo
avere fatto una doccia, le cose andavano
un po’ meglio. Allora non si era stupita
più di tanto di quanto le stava accadendo: oggi, però, conosce la causa di tutta
quella stanchezza.
Oggi Anna Lombardo si sente di nuovo in forma e riposata.
Un pericolo silenzioso
L’apnea da sonno è una malattia subdola.
Molte persone colpite ignorano per anni
che durante il sonno la loro respirazione
può arrestarsi da 50 a parecchie centinaia
di volte per notte. Le conseguenze col
tempo possono dar luogo a problemi cardiocircolatori, stanchezza diurna, disturbi
Avete domande da porre sui polmoni e sulle vie respiratorie?
I nostri medici vi risponderanno
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della concentrazione, forti mal di testa,
fino a causare delicati problemi sociali e
stati depressivi. Se l’apnea da sonno non
viene diagnosticata e curata per tempo,
può generare una delle situazioni più pericolose: i colpi di sonno al volante. Il problema è ben noto anche ad Anna: «I lunghi tragitti inauto diventavano sempre 8
Quando leggeva il giornale, Anna Lombardo si addormentava regolarmente.
più faticosi. Notavo che la stanchezza era
spropositata e che dovevo fare incredibili
sforzi per non appisolarmi. La maggior
parte delle volte aprivo tutto il finestrino
per far entrare aria fresca.» Preferiva perciò essere accompagnata da qualcuno
ogni volta che si metteva in viaggio. Mai
avrebbe pensato di poter essere ammalata
«A volte mi ramma­
rico di non aver
­scoperto prima la mia
apnea da sonno.»
e imputava il suo stato di spossatezza al
tanto lavoro. In effetti, ad Anna non mancava certo il lavoro: suo figlio Pietro* (23)
è ­disabile e ha bisogno di tutta la sua dedizione. Come mamma diurna si prende
inoltre cura di alcuni bambini, lavora per lo
Spitex, cerca di dedicare un po’ di tempo
al suo hobby preferito, la musica per strumenti a fiato, e dà una mano anche nel
negozio brocante del posto. In negozio
c’erano anche dei momenti di tranquillità.
«Quando non c’erano clienti mi è capitato
di addormentarmi sulla sedia.»
Contro la crescente stanchezza neppure
un diversivo era d’aiuto e questo causava
situazioni particolarmente imbarazzanti
per Anna Lombardo: come quella domenica in cui un collega di suo marito venne
a colazione e lei si addormentò a tavola.
«E questo mentre i due conversavano.
Quando poi il collega se ne andò, mi mise
un bigliettino sulla tavola con scritto ‹Ciao,
alla prossima volta›.» E questo accadde al
mattino, poco dopo essersi alzata, e non
alla sera dopo una giornata faticosa.
Un ennesimo cedimento alla sonnolenza
proprio nella saletta d’attesa del suo
­medico, da cui si reca regolarmente per
il controllo del diabete, fu l’elemento che
determinò l’avvio dei controlli per accer­
tare la tipologia dei disturbi. Venne svegliata dal medico che, meravigliato, le
chiese se avesse dormito. Anna, punta
sul vivo, rispose: «Naturalmente! Non mi
faccia attendere così a lungo!» Il medico,
però, sospettò che la ragione fosse diversa e che potesse esserci qualcos’altro
dietro a questo momento di relax apparentemente innocente e le consigliò di recarsi in un laboratorio del sonno per ulteriori accertamenti. Qui constatarono che
la sua respirazione si arrestava ripetutamente di notte.
Un piccolo «peso» dalla grande efficacia
«Se non si farà curare, aumenterà il suo
­rischio di ipertensione e di contrarre malattie dell’apparato cardiocircolatorio»,
l’ammonì il suo medico. Era il 20 ottobre
2008. Anna si ricorda ancora tutto di quella giornata, non perché avesse avuto paura della diagnosi ma perché aveva paura di
perdere il suo abituale appuntamento con
il campo di musica per giovani. «In linea di
massima prendo la mia malattia con spirito. Anche perché con il trattamento mi
sento di nuovo molto bene.» Il trattamento consiste nell’indossare una cosiddetta
maschera CPAP durante la notte: questa
genera una leggera e continua pressione
positiva insufflando aria nelle vie respiratorie. Per Anna si tratta di una piccolezza:
dopo aver appreso la diagnosi, non ha saputo trattenere un sorriso liberatorio: «In
Grazie alla terapia CPAP, oggi la 48enne sta di nuovo bene.
fin dei conti ci sono cose molto più gravi di
quella di dovere indossare una maschera
di notte. Durante le ore di lavoro presso lo
Spitex vedo cose molto più inquietanti. E
anche a causa della disabilità di mio figlio
Pietro sono certamente più temprata dalle
esperienze vissute.»
L’aiuto della Lega polmonare
È grata alla Lega per il sostegno e l’assistenza ricevuti fin dall’inizio. Subito dopo
la diagnosi ha potuto ritirare presso gli uffici della Lega polmonare il suo apparecchio CPAP. Anna ricorda con piacere il primo contatto: «Quando ho telefonato per
prendere un appuntamento, una signora
della Lega mi ha detto molto gentilmente:
‹Passi direttamente qui da noi›.» Fino a
quel momento Anna non conosceva la
Lega polmonare, che adesso le mette a disposizione l’apparecchio per lei tanto utile.
La prima notte con il CPAP, Anna l’ha trascorsa dormendo come non faceva più da
molto tempo. «La mattina successiva riuscii, per la prima volta dopo tanto tempo,
a salire di nuovo le scale quasi correndo.
Mi sono sentita così bene!» Quando,
poco dopo, ha avvertito qualche problema a causa della secchezza della mucosa
nasale, la Lega polmonare è intervenuta
«Prendo con spirito
la malattia.»
immediatamente risolvendo il problema.
Ancora oggi un’assistente è a sua dispo­
sizione per rispondere a qualsiasi domanda e richiesta.
Finalmente ho ritrovato nuovi stimoli
Oggi la maschera è considerata alla stregua di una di famiglia, tanto da essersi
guadagnata perfino un nome. Si chiama
«Vittore». «È mio marito che le ha dato
questo nome. Perché Urs e Vittore sono
i Santi patroni di Soletta. Mio marito
si chiama Urs», racconta ridendo Anna.
Adesso sono in tre a condividersi la stanza
da letto – senza problemi. L’apparecchio
CPAP è silenzioso. Ora suo marito è molto
più tranquillo. «La prima notte dopo aver
conosciuto la diagnosi, mio marito non è
riuscito a dormire, preoccupato per le mie
possibili pause respiratorie. Mi appoggiava la mano sullo stomaco, all’altezza del
diaframma e per la prima volta ha potuto
rendersi conto di quanto capitava. Si era
tremendamente spaventato», ricorda
Anna. È stato anche per questo che la diagnosi è stata accolta quasi con sollievo. Il
problema avrebbe potuto essere molto
più grave. Solo più tardi si sono veramente
resi conto di ciò che sarebbe potuto succedere – già guidando l’auto. «Ma non ci si
può soffermare su questi pensieri, altrimenti si diventa pazzi», afferma Anna
sdrammatizzando un po’ la situazione. Il
negativismo non appartiene più all’odierno mondo «sveglio» di Anna. r
Testo: Janine Radlingmayr, giornalista, Zurigo
Foto: Roland Blattner, fotografo, Jegenstorf
* I nomi sono stati cambiati dalla redazione
Il test di rischio di apnea da sonno
L’impegno della
Lega ­polmonare
In Svizzera, una persona su sei è affetta
da malattie delle vie respiratorie. La Lega
polmonare si adopera affinché
– meno persone soffrano, diventino
­invalide o muoiano a causa di queste
malattie,
– persone colpite da insufficienza respi­
ratoria e da malattie polmonari possano vivere quanto più possibile senza
disturbi e in modo autonomo,
– la vita sia degna di essere vissuta
nonostante la malattia.
Attualmente la Lega polmonare assiste
circa 29 000 persone colpite da apnea da
sonno. In Svizzera sono 150 000 le persone colpite da apnea da sonno. Un forte
russamento durante la notte e un’opprimente stanchezza di giorno sono tipici sin-
Gruppo di prodotti provenienti
da foreste correttamente gestite
e da altre origini controllate
www.fsc.org Cert no. IMO-COC-027735
© 1996 Forest Stewardship Council
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­personale online sotto:
www.legapolmonare.ch
tomi dell’apnea da sonno. La respirazione
delle persone colpite da questa sindrome
può arrestarsi da 50 a parecchie centinaia
di volte per notte. La pressione sanguigna
e la frequenza del polso salgono rapidamente ben oltre i limiti normali. Dopo alcuni secondi la respirazione riprende, la
pressione sanguigna e la frequenza del
polso si normalizzano – fino al prossimo
arresto respiratorio. Le forti e frequenti
oscillazioni della frequenza del polso e
­della pressione sanguigna, ma anche la
desaturazione dell’ossigeno, sollecitano
eccessivamente vasi e organi. La stanchezza diurna può essere all’origine di
molti tipi d’infortuni.
Informazioni supplementari:
www.legapolmonare.ch r
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Sintomi, diagnosi, trattamento»
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