Donne. Vive ! CCRS BNL ROMA via degli Aldobrandeschi 300 Roma 00163 - 29 novembre 2013 - Pubblicazione a cura di Valentino Spinaci Stampato presso la Societa Tipografica Italia srl, via Sesto Celere, 3 - 00152 Roma. Chiuso in tipografia il 25 novembre 2013 Gli artisti BNL di Roma insieme per dire NO al femminicidio Serata di esibizioni a tema coordinata dal CCRS BNL di Roma con musica, poesie, letture, danza. Con il sostegno dell’Associazione Nazionale Gruppo Donatori Sangue BNL E il Laboratorio Da tutti i Paesi di Villa Betania Madrine della serata Rita Forte e Mariella Nava Il saluto del Presidente del Circolo È con una certa emozione unita ad un forte orgoglio che ci ritroviamo stasera qui per condividere delle sensazioni e, al contempo, riflettere sulla tematica del Femminicidio. Come presentare questa serata ? Dopo attenta riflessione ho deciso che l’unico modo per evitare banalità e luoghi comuni fosse quello di condividere con tutti voi presenti in sala, presenza della quale vi ringrazio, alcune brevi considerazioni di carattere storico/giuridico che possono essere significative e allo stesso tempo esplicative. Il femminicidio è una categoria di analisi socio-criminologica delle discriminazioni e violenze nei confronti delle donne, per la loro appartenenza al genere femminile. E’ dunque la violenza di genere in ogni sua forma. Nelle società patriarcali l’uomo e gli apparati statali esercitano sulla donna una forma di controllo, affinché il suo comportamento risponda a determinate aspettative sociali; il femminicidio rappresenta quindi la risposta estrema e violenta nei confronti di quelle donne che non rispondono a queste aspettative attraversando ogni epoca, ogni cultura, ogni luogo. Vorrei ora pronunciare due parole che unite insieme fanno venire i brividi: delitto.. d'onore Ebbene il delitto d’onore in dottrina, in molte culture e in molti Paesi, è un tipo di reato che prende corpo dalla motivazione soggettiva di chi lo commette, ed è volto a salvaguardare (nelle intenzioni) una particolare forma di onore, o comunque una reputazione, in connessione a taluni ambiti relazionali come ad esempio i rapporti di coppia, matrimoniali o comunque di famiglia. L'onore in questo senso inteso, è riconosciuto come un valore socialmente rilevante di cui si può e si deve tener conto anche a fini giuridici, e se ne parla quindi specialmente in ambito penale prevedendo le cosiddette attenuanti generiche e/o specifiche, con relativa diminuzione della pena. La ragione di tale diminuzione di pena deve reperirsi in una “illegittima relazione carnale” che coinvolge una delle donne della famiglia; e in quanto tale costituisce offesa all’onore. Ma dove vigono queste norme? In Paesi a noi lontani e sottosviluppati? No, purtroppo, non è così! E anche in Italia, sino a pochi decenni fa, il commettere un omicidio al fine di salvaguardare l'onore (ad esempio uccidere la moglie adultera o l'amante di questa o entrambi) era sanzionabile con pene attenuate rispetto ad analogo delitto di diverso movente, poiché si riconosceva che l'offesa all'onore arrecata da una condotta "disonorevole" rappresentava una gravissima provocazione, e la riparazione dell'onore non causava riprovazione sociale. L’articolo 587 del Codice Penale della Repubblica Italiana così recitava: chiunque cagiona la morte del coniuge, della figlia o della sorella, nell'atto in cui ne scopre la illegittima relazione carnale e nello stato d'ira determinato dall'offesa recata all'onore suo o della famiglia, è punito con la reclusione da tre a sette anni. Per chiarire fino in fondo la mentalità allora predominante in argomento, va anche sottolineato che contemporaneamente vigeva l'istituto del "matrimonio riparatore", il quale prevedeva l'estinzione del reato di violenza carnale nel caso che lo stupratore di una minorenne accondiscendesse a sposarla, salvando l'onore della famiglia. Ma quanto tempo è passato in Italia da quando vigevano queste norme? Non tanto. Appena 32 anni. Dopo il referendum sul divorzio (1974), dopo la riforma del diritto di famiglia (1975), e dopo il referendum sull'aborto (1980), dunque davvero per molto tempo dopo quelle norme e quelle sentenze, le disposizioni sul delitto d'onore sono state considerate legittime, fino all’abrogazione giunta con la legge n. 442 del 5 agosto 1981. Solo oggi con il varo di una nuova legge anti violenza si può davvero cominciare a tentare di voltare una pagina orribile della nostra società. Una legge come quella recentemente approvata, anche se suscita discussioni rappresenta un passo importante verso una presa di coscienza collettiva. Credo che queste considerazioni siano buoni motivi per essere qui stasera. Vi ringrazio di nuovo e auguro una buona serata a tutti. Paolo Baldani. Presidente del CCRS BNL di Roma Donne…..Vive! Il peso economico del “silenzio” sulla violenza compiuta verso le donne in Italia è di circa 17 mld l’anno. L’impatto economico è stato calcolato da Intervita Onlus. Sono stati sommati i costi - sanitari, di consulenza psicologica, per i farmaci; quelli giudiziari e di ordine pubblico; le spese legali, la mancata e minore produttività lavorativa; il funzionamento dei servizi sociali dei Comuni e dei centri antiviolenza - derivanti dal fenomeno. Ad essi è stato aggiunto il costo umano e delle vite distrutte delle donne e delle loro famiglie, pari a 14,3 mld: una stima effettuata basandosi sulla valutazione economica media usata per calcolare l’entità dei danni biologici e morali di un incidente stradale da risarcire. In Italia il tema è purtroppo di attualità. Anche se è stata approvata una legge contro il femminicidio. Per contrastare il fenomeno ci vuole un’inversione di tendenza culturale, etica. Propiziarla è compito delle istituzioni ma anche dei singoli, dei cittadini, delle imprese, del mondo dell’informazione e della cultura. Su questo impegno devono poter confluire sforzi congiunti. L’ambito aziendale può e deve essere terreno elettivo per concretizzare iniziative utili al riguardo. Per questo il CCRS BNL di Roma ha organizzato in accordo con la Banca e con le Organizzazioni Sindacali Aziendali, un evento di riflessione su questo drammatico tema, nei locali aziendali, con musica, canto, danza, poesia, prosa a cura di colleghi BNL artisti, coordinati dal Circolo. L’arte, la sua capacità di trasmettere emozioni e suscitare riflessioni appaiono uno strumento incisivo per portare al centro dell’attenzione i problemi sul tappeto. Anche l’arte amatoriale può fare da traino per riflettere. Può offrire spunti per meditare, stimoli visivi ed occasioni per discutere. Partendo dalla performance artistica. Ciò può avvenire in modo particolare se l’artista protagonista è un collega. E se il pubblico si trova di fronte una persona con cui condivide la realtà lavorativa Per questo il Direttivo del Circolo ha pensato di organizzare questa serata. Valentino Spinaci Questo opuscolo è stato predisposto allo scopo di conservare una traccia dell’esperienza di riflessione sul tema del femminicidio vissuta grazie al CCRS BNL di Roma il 29 novembre 2013 nello stabile aziendale di via degli Aldobrandeschi 300 . Una data da ricordare perché introduce un ulteriore modo di fare Circolo, mai sperimentato in passato, che può o meno trovare il consenso dei colleghi e dei loro familiari. Il fascicolo contiene i dati sul fenomeno ma anche le parole delle canzoni cantate e ballate, nonché quelle dei brani recitati nel corso della serata. E immagini tratte da campagne e manifestazioni nazionali e internazionali a difesa dei diritti delle donne totalmente in linea con lo spirito della odierna serata. E’ un semplice ricordo che ci auguriamo possa essere degno di essere conservato a memoria di una scelta di qualità sociale condivisa. Paolo Baldani La problematica Casa delle donne. Convegno sul femminicidio del 5 novembre 2013 Gigliola Corduas Presidente del Consiglio Nazionale Donne Italiane. Annamaria Rivera: antropologa e scrittrice Dall’ultimo rapporto sul gender-gap si evince che le Filippine figurano al 5 posto nella parità fra i generi, mentre l’Italia è al 71, dopo Cina e Romania; la maggior parte dei paesi europei è nelle prime posizioni. Se facciamo riferimento al femminicidio, la metà delle vittime europee è stata uccisa dal partner o da parenti stretti; la rilevazione analoga riguardante gli uomini è ferma al 15%. Riguardo i dati dei femminicidi del 2013 in Italia, dati forniti dal Ministero dell’interno, si attestano al momento a 150 ca, (83% commessi dal partner maschile). Si evince altresì che non c’è una correlazione diretta fra parità dei generi e femminicidio: nella Svezia, che occupa il 4 posto nella classifica sul gender gap assistiamo ad un numero crescente di stupri : 1 donna su 4 viene stuprata. In Finlandia, al 2 posto nella classifica del gender gap, il tasso dei femminicidi è più alto di quello italiano. La Iugoslavia si distingueva per emancipazione femminile prima della guerra civile, ed ha conosciuto l’orrore degli stupri etnici; orrore nell’orrore della guerra, lo stupro nasconde il desiderio dell’annientamento della persona donna. Ci sono varie ragioni che spiegano come nelle società avanzate aumentino stupri e femminicidi, e non attribuibili alla minaccia di perdita di potere e dell’idea di possesso sulle donne. Un’analisi approfondita evidenzia che gli uomini sono spaventati dalle immagini che le donne hanno assunto, e si vanno a collocare in un contesto sociale inadeguato, che non fornisce risposte istituzionali che si adattino al nuovo scenario. 5 Altro modo di guardare al problema é che la violenza non è esplosa, ma è semplicemente emersa; i dati riferibili al 2006 dicono che c’è una maggiore denuncia. Ma a questo punto la violenza di genere è insita nel modello di società, è un problema politico, occorre una visione complessiva per modificarne il corso, ed occorre operare su più fronti, non bastano leggi e pene certe, occorre effettuare una fattiva azione di prevenzione, fatto di dialogo fra i generi, da instaurare in primis dalle madri in famiglia e dagli insegnanti a scuola, perché il seme del dialogo e del rispetto delle differenze e dei diritti germogli e porti ad una società di rispetto della diversità ed uguaglianza di genere. A cura di Maria Grazia Ballarotto La problematica Riflessioni dal 25° Rapporto Eurispes La parola femminicidio è quella che l’Eurispes, nel suo ultimo 25° Rapporto Italia, ha scelto per descrivere il 2012 sotto il profilo della cronaca nera. Segnalando l’esistenza di una media drammatica di una donna uccisa ogni tre giorni. Si moltiplicano gli omicidi familiari e si raddoppiano quelli di relazione. Gli autori per lo più sono uomini gelosi, depressi, separati, malati. Costoro nella violenza hanno pensato di trovare la via d’uscita alla loro crisi personale. I media parlano diffusamente del fenomeno ma forse dovrebbero concentrarsi meno sulle gesta degli assassini e più sulle vite stroncate delle vittime. Mettere in luce la qualità delle persone uccise. Descrivere lo stato d’animo di chi subisce violenza. Conoscere i lati sconosciuti dei volti che sono stati cancellati dalla faccia della terra. Ecco, questo potrebbe essere il primo passo di un’operazione culturale volta a stigmatizzare la violenza come soluzione. L’incidenza degli omicidi familiari cresce e non è più circoscrivibile a particolari territori, fasce d’età, appartenenze sociali. La violenza contro le donne è diventata la prima causa di morte al mondo, più degli incidenti stradali o delle malattie. E anche in Italia le statistiche confermano che non è azzardato usare la parola femminicidio, come effetto di una società maschilista in crisi che vede vacillare gli antichi equilibri di ruolo. L’uscita di libri come Il silenzio degli uomini, di Iaia Caputo e di film come Troppo amore di Liliana Cavani, denotano la crescente attenzione dell’opinione pubblica sul fenomeno. La ricerca di soluzioni è forse iniziata con il varo della nuova legge, ma non può che proseguire attraverso un’operazione squisitamente culturale, l’unica che può introdurre gli enzimi giusti per riequilibrare a tutti i livelli i rapporti di genere. I “motivi” prevalenti degli omicidi familiari 83 ca s i di omicidio di re lazione Va l ori assoluti e percentuali Anno 2012 (*) MOVENTI GELOSIA V.A. Numero di casi Armi del delitto Numero di casi % SEPARAZIONE PROBLEMI DI COPPIA V.A. V.A. 27 32,4 20 24,0 Arma da Strangolamento fuoco V.A. 26 % 31,4 V.A. 11 (*) Dati parziali Fonte: Centro documentazione dell’Eurispes 6 % % 13,2 % 28 V.A. 33,6 Botte V.A. % 5 MALATTIA % 4 4,8 Coltellate o altra arma V.A. 6,0 % 26 31,4 ALTRO V.A. 4 % 4,8 Altro V.A. % 15 18,0 Le cifre del Rapporto Eurispes 2013 155 omicidi familiari e di relazione: autori(*) divisi per sesso e grado di parentela Anno 2012 Va l ori assoluti e percentuali FAMIGLIARI E DI RELAZIONE GRADO DI PARENTELA Coniuge/convivente Ex coniuge/ex convivente Genitori Figli Fratelli Altri parenti Fidanzati/amanti/rivali/spasimanti Ex fidanzati/ex amanti Totale Totale generale M 38 18 11 15 5 11 14 23 135 AUTORI % F 23,7 11,3 6,9 9,3 3,2 6,8 8,7 14,4 6 3 6 2 0 3 2 3 25 % 3,7 1,9 3,7 1,2 0 1,9 1,2 1,9 M 6 3 12 15 1 8 3 3 51 VITTIME % F 3,9 38 1,9 18 7,8 5 9,7 2 0,7 4 5,2 3 1,9 1,9 11 23 104 % 24,5 11,6 3,3 1,3 2,6 1,9 7 14,8 160 155 (*) Gli autori sono in numero maggiore rispetto al numero delle vittime poiché in alcuni casi l’omicidio è avvenuto per mano di più autori. Fonte: Centro documentazione dell’Eurispes Donne che lavorano Secondo l’Eurispes i femminicidi commessi in Italia sono più frequenti nell’ordine al Nord (40%), al Sud (25%) al Centro (20,5%) nelle Isole (14,5%). Secondo l’indagine “Se questi sono gli uomini” di Riccardo Iacona, nelle zone in cui le donne lavorano di più e sono quindi più emancipate e subiscono di meno cresce il numero di violenze. L’emancipazione è spesso alla radice dei drammi familiari e di relazione. L’uomo non uccide la donna o la fidanzata che prende il pugno e tace ma quella che si ribella, lo denuncia o se ne va. Rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanita L’Organizzazione mondiale della sanità, analizzando 141 ricerche effettuate in 81 Paesi ha denunciato che il 35%delle donne subisce nella vita qualche forma di violenza. Quella perpetrata da mariti e fidanzati riguarda il 30% delle donne. Il 38% di tuttte le donne uccise muore per mano dei partner. La rivista medica Lancet ha scritto che il 15% delle donne che si fanno curare per fratture ha subito violenze domestiche nell’anno della denuncia. Conseguenze della violenza sono depressione, alcolismo, contrazione di Aids e malattie venere e ricorso raddoppiato all’interruzione di gravidanza. I maggiori tassi di violenza si registrano nel sud est asiatico (38%, Africa (37%) Mediterraneo orientale ( 3/%9 Europa, Russia, Cina e Giappone (25%), Americhe 30% ma il tasso scende al 23% tra le fasce 7 ad alto reddito. 7 Un paio di scarpe rosse. Il parere di un uomo Riceviamo e volentieri pubblichiamo La violenza verso le donne è un fenomeno che, pur essendo sempre esistito, sta assumendo in questi ultimi tempi dimensioni sempre più preoccupanti. Quello che si viene a sapere, poi, non è che la punta dell’iceberg in quanto molti drammatici fatti di sangue che si verificano fra le mura domestiche non vengono neanche denunciati. Tali accadimenti comportano risvolti anche sotto il profilo psicologico per cui si usa dire che ad ogni violenza fisica i carnefici vengono per la donna automaticamente moltiplicati. Come noto la Polizia di Stato e soprattutto i Carabinieri sono forniti di personale (medici, psicologi, ecc.) altamente qualificato per l’opportuna delicatezza dei casi specifici. Ciononostante la donna che ha subito violenze rivive purtroppo, nuovamente, il dramma al momento dell’interrogatorio davanti al tutore dell’ordine e/o quando deve essere sottoposta alle visite mediche di rito. In definitiva, il trauma non è una cosa temporanea ma diventa un problema per tutta la vita della vittima al punto che in qualche caso lei stessa tende a colpevolizzarsi (quando non sono addirittura gli altri che la colpevolizzano). Questo genere di reato risulta, da dati statistici così in aumento che in questi ultimi tempi è stato coniato il vocabolo “femminicidio” ed il simbolo di tali terribili delitti è un paio di scarpe rosse da donna. Di sicuro la legge entrata in vigore in questi giorni, fra cui le nuove norme sullo stalking e quelle sull’irrevocabilità della denuncia da parte della donna, in caso di violenza o di gravi minacce, rappresentano sicuramente un passo in avanti verso la soluzione del problema. La problematica La citata Legge potrebbe essere però ulteriormente migliorata: ad esempio si poteva anche prevedere un percorso psicologico per gli uomini che sono accusati di stalking e/o violenza al fine di insegnare loro che l’amore non è gelosia, possessività e carnalità: il vero amore è principalmente rispetto e stima. C’è da considerare inoltre che L’Italia è abbastanza indietro nella materia in confronto con altri paesi europei. E’ assodato infatti che circa il settanta per cento delle donne italiane risultano economicamente a carico dei rispettivi coniugi e pertanto, prima di denunciare, esitano in modo marcato per non avere problemi di sussistenza. L’argomento è comunque molto delicato in quanto potrebbero verificarsi anche dei ricatti verso gli uomini da parte di alcune donne nei casi in cui fossero loro, invece, le malintenzionate. Pur nell’assoluta certezza che il fenomeno sia da esaminare attentamente non si parla mai abbastanza dei molteplici rimedi per ovviare al problema della violenza sulle donne. La problematica Fino a che infatti si andrà a parlare unicamente della (peraltro giustissima) punizione dell’uomo colpevole, non si arriverà mai a risolvere la situazione nella sua globalità. Occorre pertanto un radicale cambiamento di mentalità. Se si effettua, in particolare un’attenta disamina si osserva che da sempre, quasi inconsciamente, la figura della donna viene accostata all’immagine di un corpo più che ad una mente e ad un’anima. E questo è uno dei primi errori fondamentali da dover eliminare. A ciò si deve aggiungere che, da qualche tempo, l’evoluzione ed il progresso hanno portato una notevole variazione dei costumi Si consideri che fino alla seconda guerra mondiale in Italia il genere femminile non andava neanche a votare mentre dagli anni cinquanta in poi e soprattutto nel periodo successivo è aumentata la consapevolezza della donna del proprio ruolo nel lavoro, nella famiglia e nella società. Il maschio, invece fondamentalmente non è cambiato molto e questa evoluzione ha causato in lui dei traumi psicologici non indifferenti. Basta confrontare, in merito, le migliori performances scolastiche delle femmine rispetto all’altro sesso in questi ultimi anni. Quale il rimedio a questo punto? Innanzitutto, premesso che il maschio è naturalmente programmato, come in quasi tutto il regno animale, ad avere forti pulsioni verso l’altro sesso al fine della prosecuzione della specie (e guai se così non fosse), è sbagliato che fin da piccolo venga educato ad una certa forma di aggressività. Meglio sarebbe se gli si insegnasse la buona creanza ed il rispetto verso tutti. Forse non sarebbe male anche un mezzo passo indietro da parte della cosiddetta “altra metà del cielo”. Ad esempio, in certe occasioni, la donna dovrebbe avere un atteggiamento da un lato, meno “stimolante” e dall’altro un po’ meno aggressivo nei confronti dell’uomo. Questo in quanto il maschio in alcune circostanze rimane spaventato (o turbato) e, paradossalmente, chi ha paura a volte diventa violento. Infine, nel recentissimo periodo, la cosiddetta “crisi finanziaria globale” ha peggiorato ulteriormente la situazione in quanto molte delle violenze che avvengono sono dovute a stress riconducibili a difficoltà economiche. Inoltre ha fatto scalpore un recente terribile fatto di cronaca: un individuo di trentasei anni, incensurato e, a quanto si è potuto sapere, senza problemi di tossicodipendenza, ha ucciso una ragazza di ventotto anni che faceva jogging nel parco. Nel confessare il delitto ha dichiarato di essersi preparato un piano (tragicamente poi degenerato) al fine di rapire la prima persona di sesso femminile che gli fosse capitata per poterne chiederne il riscatto.. Pertanto, come si può tristemente notare, è sempre la donna la vittima designata dall’uomo in quanto la convinzione di usare la forza bruta verso il “sesso debole” è difficile da sradicare. Angelo Brasi Pensionato BNL La problematica I dati forniti dal sito www.stopalfemminicidio.it In 111 Paesi del mondo le donne uccise sono state 44 mila ogni anno (la statistica racchiude dati relativi gli anni che vanno dal 2003 al 2009). Si tratta di un dato attraverso il quale è stato stimato che le donne vittime di femminicidio nel mondo si attestano intorno ad una cifra pari a 66 mila. In percentuali: il 17% degli omicidi intenzionali sono passibili di essere classificati come femminicidio. A portare la bandiera nera del primato sono i seguenti paesi: El Salvador, Guatemala, Giamaica e Sud Africa. In questi paesi, tanto per dare la misura dell’incidenza del fenomeno, si registrano dieci casi ogni 100 mila donne, che – per rendere più leggibile il dato – rappresentano 5 volte le percentuali complessive di omicidio nelle Nazioni dell’Europa occidentale. Nel 2012 il World Economic Forum ha compilato un’analisi che attesta l’Italia in fondo alla classifica dei Paesi analizzati sul parametro della disparità di genere. Lo stivale si attesta all’80esimo posto nel mondo, sorpassato nella classifica da Ghana, Kenya, Botswana e Perù. E proprio da qui il germe di quel fenomeno che agita non solo le cronache e la coscienza collettiva, ma anche formalmente il CEDAW (Convention on The Elimination of All Forms of Discrimination against Women) che ha richiamato l’Italia insieme col Messico a un’attenzione mirata ed efficace. In Italia il fenomeno della violenza sulle donne si consuma prevalentemente in ambito domestico e l’assetto legislativo del Paese risulta insufficiente poiché è frammentario e nel grande numero delle volte non applicato nella maniera più adeguata. Nel nostro paese il fenomeno del femminicidio è difficile da delineare: vuoi per la resistenza culturale all’accettazione di tale declinazione, vuoi per la mancanza effettiva di dati sensibili e aggiornati (manca un osservatorio dedicato che possa mettere a sistema statistiche e impatto delle contromisure messe in atto dal Governo). Le ultime considerazioni statistiche fatte in Italia sul fenomeno delle violenze di genere risalgono al 2006 e sono un’opera dell’ISTAT: in Italia sono 6 milioni e 743 mila le donne dai 16 ai 70 anni vittime di violenza sessuale, 3 milioni e 961 mila le vittime di violenza fisica. A muoversi sul fronte della sottomissione degli accadimenti di femminicidio alle statistiche è stata la Casa delle Donne di Bologna che ha rilevato un’incidenza del fenomeno in escalation: dal 2005 al 2012 sono 900 le donne uccise. Il Diparimento delle Pari Opportunità ha creato uno strumento di contrasto nella forma di un numero verde antiviolenza: il 1522. Si tratta di una linea diretta con la rete nazionale antiviolenza e la rete dei centri sul territorio. Per un consiglio, un ascolto o un intervento mirato. 10 Lo spettacolo Lo spettacolo si apre riprendendo le ultime battute del monologo di San Valentino recitato al festival di Sanremo dall’attrice Luciana Littizzetto (nella foto) In Italia in media ogni due o tre giorni un uomo uccide una donna, compagna, figlia, amante, sorella, ex. Magari in famiglia. Perché non è che la famiglia sia sempre, per forza, quel luogo magico in cui tutto è amore. La uccide perché la considera una sua proprietà. Perché non concepisce che una donna appartenga a se stessa, sia libera di vivere come vuole lei e persino di innamorarsi di un altro. E noi che siamo ingenue spesso scambiamo tutto per amore, ma l'amore con la violenza e le botte non c'entrano un tubo. L'amore, con gli schiaffi e i pugni c'entra come la libertà con la prigione. Noi a Torino, che risentiamo della nobiltà reale, diciamo che è come passare dal risotto alla merda. Un uomo che ci mena non ci ama. Mettiamocelo in testa. Salviamolo nell'hard disk. Vogliamo credere che ci ami? Bene. Allora ci ama male. Non è questo l'amore. Un uomo che ci picchia è uno stronzo. Sempre. E dobbiamo capirlo subito. Al primo schiaffo. Perché tanto arriverà anche il secondo, e poi un terzo e un quarto. L'amore rende felici e riempie il cuore, non rompe costole e non lascia lividi sulla faccia. Pensiamo mica di avere sette vite come i gatti? No. Ne abbiamo una sola. Non buttiamola via." Lo spettacolo Roma.1612 Roma 1612 : una donna dalla bellezza seducente e dal volto fiero si avvia con passo deciso verso una sala di Tribunale già consapevole delle torture cui dovrà resistere e che dovrà subire per provare che quel che sta per pronunciare è il vero. E la verità che serba nel ricordo è davvero una verità scottante, specie per l’epoca. Lei è Artemisia Gentileschi, donna destinata a imprimersi nella storia per il suo coraggio e Autoritratto come allegoria della Pittura, 1638-39 Royal Collection Windsor La storia di Artemisia Gentileschi La giovane donna non ha potuto sporgere la pesante denuncia in prima persona ma ‘osa’ confermarne la veridicità davanti ad un tribunale maschile e rigido ma soprattutto almeno in parte prevenuto. Lei è bella e ne è forse consapevole, è una tentazione. Ma è ferma e decisa. Artemisia è figlia di Orazio Gentileschi, celebre pittore dal carattere complesso, amico di alcuni dei più noti e ‘dannati’ artisti dell’epoca (uno fra tutti? Caravaggio!). Nel lontano 1600, nella Roma papalina, non tacque, non frenò la sua delusione né il suo dolore e rivendicò il suo diritto di vedere punito quell’amico fidato che forse già da tempo la guardava con intenzioni oscure. Artemisia ha una grande arma: il suo talento. Il padre, fin da quando era una bimba, l’ha istruita all’arte pittorica, l’ha portata con sé ad ammirare per le strade di Roma le meravigliose opere dei grandi maestri dell’arte, le ha insegnato a macinare e mescolare i pigmenti, a ricreare gli effetti di luce e ombra, a posare davanti al suo sguardo severo di padre ammirato, fiero e inquieto. Così Artemisia ci parlerà di sé, delle moleste attenzioni degli uomini, della violenza subita forse con la complicità familiare e lo farà attraverso la sua voce più chiara e potente: attraverso la sua arte. nella storia dell’arte per il suo spiccato talento pittorico. .Il pittore Agostino Tassi, amico del padre, ha abusato di lei, prendendola con la violenza e, ancor più umiliante, non l’ha sposata, rendendola così una donna priva di ogni buona prospettiva futura, una vergogna, una creatura senza alcuna dignità, una trappola per il padre, una terribile offesa per l’onore di famiglia. Artemisia la puttana. Riflessioni “Ma attorno deve cambiare quella cultura che vuole la donna (ancora oggi) inferiore nel mondo del lavoro, sottopagata, rifiutata o demonizzata a volte perché libera nelle sue scelte. Solo così si può sconfiggere la violenza, da qualsiasi parte provenga e nelle mille forme in cui si genera, dalla più sottile e banale fino alla più terribile”. 12 Lo spettacolo Canzone del maschio e della femmina di Pablo Neruda New Delhi.2012 India, New Delhi. Dicembre 2012, gruppi di donne urlanti dai vestiti colorati si raggruppano per le strade tenendo alti e con fermezza cartelli accusatori. Sono stanche, stanche dell’ennesimo stupro lasciato impunito. Una vittima, la più recente di tante, ha solo 23 anni ed è ricoverata in terapia intensiva: quattro interventi chirurgici non son ancora bastati a salvarle un intestino quasi completamente lacerato. Ma non è la sola. Pochi giorni dopo è una bambina di dieci anni a morire dopo uno stupro e Nuova Delhi non fa che confermarsi come la città incubo per una donna, la città ove ogni anno una quantità enorme di stupri vengono sì denunciati ma restano poi impuniti a lungo. Il risultato? La violenza contro le donne si scatena con totale libertà, la legge non è temuta, la coscienza sembra spegnersi come fiamma di candela colpita da un vento forte. E le donne di N. Delhi iniziano a ribellarsi. 13 ll frutto dei secoli che spreme il suo succo nelle nostre vene. La mia anima che si diffonde nella tua carne distesa per uscire migliorata da te, il cuore che si disperde stirandosi come una pantera, e la mia vita, sbriciolata, che si annoda a te come la luce alle stelle! Mi ricevi come il vento la vela. Ti ricevo come il solco il seme. Addormentati sui miei dolori se i miei dolori non ti bruciano, legati alle mie ali, forse le mie ali ti porteranno, dirigi i miei desideri, forse ti duole la loro lotta. Tu sei l'unica cosa che possiedo da quando persi la mia tristezza! Lacerami come una spada o senti come un'antenna! Baciami, mordimi, incendiami, che io vengo alla terra solo per il naufragio dei miei occhi di maschio nell'acqua infinita dei tuoi occhi di femmina! Lo spettacolo Susanna e i vecchioni Questo quadro è ispirato ad un episodio biblico già tante volte rappresentato. Nel Testo Sacro si narra che la bella Susanna venne un giorno notata da due vecchi mentre era intenta a lavarsi. I due, resi folli di piacere e desiderio, cominciarono allora a importunarla minacciandola di accusarla come adultera se non si fosse concessa, se non avesse ceduto alle loro avances. Ma Susanna rifiutò subendo così un’accusa pubblica da parte dei due vecchi giudici. Ormai condannata ingiustamente e arrendevolmente pronta a morire, un giovane di nome Daniele, ispirato dal signore, ne prese all'improvviso e con vigore le difese ed invitò tutti ad indagare la situazione prima di una qualunque accusa. Riflessioni Susanna e Artemisia Susanna è innocente, Susanna ha di nuovo il suo onore, Susanna non è un’adultera. Artemisia diventa Susanna, una Susanna dalla pelle chiara, dai bellissimi capelli che le scendono lunghi su una spalla, il capo piegato e voltato a non incrociare lo sguardo dei due uomini, le sopracciglia serrate in un’espressione di fastidio, la bocca contratta in una smorfia di rifiuto. Fragile e decisa. E’ forse il modo più diretto di Artemisia di denunciare la violenza subita. Per non arrendersi, per non finire come tante donne prima e dopo di lei con accuse infamanti, additata dalla società come donna poco perbene o addirittura ….Strega. 14 Artemisia è diventata una donna modello, con un atteggiamento rivoluzionario per l’epoca. Ebbe infatti il coraggio di uscire dagli stretti ed ambigui legami e del pressante controllo del padre per andare nella splendida Firenze dove fu apprezzata per il suo talento, raro esempio di successo in un mondo quasi tutto maschile. E in India oggi, cosa succede? È la prima volta che un caso di stupro suscita un'indignazione così generalizzata. E per la prima volta il dibattito sulla violenza sessuale è andato oltre i gruppi di donne o di attivisti sociali per coinvolgere la “mainstream India”. Certo, stiamo parlando di India urbana: ma quelle proteste, quasi un esercizio di catarsi collettiva, sono il segno di cambiamenti profondi in corso nella società indiana.Ovviamente lo stupro non è cosa nuova in India, come del resto in tutto il mondo. Né è solo un fenomeno urbano: “Lo stupro è ovunque. Avviene nelle case, in famiglia, nel vicinato, nelle stazioni di polizia, nelle città, nei villaggi: e la sua incidenza è in aumento tanto più la società cambia, e cambia il ruolo delle donne scriveva Urvashi Butalia, scrittrice e fondatrice della casa editrice Zubaan (su The Hindu, 25 dicembre 2012). La novità forse è che la percezione della violenza sessuale ha cominciato a cambiare. Sally di Vasco Rossi Alda Merini Vasco Rossi QUELLE COME ME di Alda Merini Quelle come me regalano sogni, anche a costo di rimanerne prive. Quelle come me donano l’Anima, perché un’anima da sola è come una goccia d’acqua nel deserto. Quelle come me tendono la mano ed aiutano a rialzarsi, pur correndo il rischio di cadere a loro volta. Quelle come me guardano avanti, anche se il cuore rimane sempre qualche passo indietro. Quelle come me cercano un senso all’esistere e, quando lo trovano, tentano d’insegnarlo a chi sta solo sopravvivendo. Quelle come me quando amano, amano per sempre. E quando smettono d’amare è solo perché piccoli frammenti di essere giacciono inermi nelle mani della vita. Quelle come me inseguono un sogno quello di essere amate per ciò che sono e non per ciò che si vorrebbe fossero. Quelle come me girano il mondo alla ricerca di quei valori che, ormai, sono caduti nel dimenticatoio dell’anima. Quelle come me vorrebbero cambiare, ma il farlo comporterebbe nascere di nuovo. Quelle come me urlano in silenzio, perché la loro voce non si confonda con le lacrime. Quelle come me sono quelle cui tu riesci sempre a spezzare il cuore, perché sai che ti lasceranno andare, senza chiederti nulla. Quelle come me amano troppo, pur sapendo che, in cambio,non riceveranno altro che briciole. Quelle come me si cibano di quel poco e su di esso, purtroppo, fondano la loro esistenza. Quelle come me passano inosservate, ma sono le uniche che ti ameranno davvero. Quelle come me sono quelle che, nell’autunno della tua vita, rimpiangerai per tutto ciò che avrebbero potuto darti e che tu non hai voluto… Sally cammina per la strada senza nemmeno…. ….guardare per terra Sally è una donna che non ha più voglia ….di fare la guerra Sally ha patito troppo Sally ha già visto che cosa…. “ti può crollare addosso”! Sally è già stata “punita”… per ogni sua distrazione o debolezza… per ogni “candida carezza”… “data” per non sentire….l’amarezza! senti che fuori piove senti che bel rumore… Sally cammina per la strada sicura senza pensare a niente! ….ormai guarda la gente con aria indifferente… ….sono lontani quei “momenti”… quando “uno sguardo” provocava “turbamenti”.. quando la vita era più facile… e si potevano mangiare anche le fragole…. perché la vita è un brivido che vola via è tutt’un equilibrio sopra la follia…. ……….sopra follia! senti che fuori piove senti che bel rumore… Ma forse Sally è proprio questo il senso…il senso… del tuo “vagare”… forse davvero ci si deve sentire…. alla fine….un Po’ male!…. Forse alla fine di questa “triste storia” qualcuno troverà il coraggio per affrontare “i sensi di colpa”… e cancellarli da questo “viaggio”…. per vivere davvero ogni momento….. con ogni suo “turbamento”!…. e come se fosse l’ultimo! Sally cammina per la strada…”leggera”… ormai è sera… “si accendono le luci dei lampioni”… “tutta la gente corre a casa davanti alle televisioni”.. ed un pensiero le passa per la testa “forse la vita non è stata tutta persa”… forse qualcosa “s’è salvato”!!… forse davvero!…non è stato “poi tutto sbagliato”! “forse era giusto così!?!”…. forse ma forse ma si…. cosa vuoi che ti dica io senti che bel rumore 15 LO STUPRO Franca Rame disse di aver preso il racconto da una testimonianza che aveva letto su Quotidiano Donna. In realtà aveva subito uno stupro in prima persona: la sera del sera del 9 marzo del 1973, a Milano, fu caricata su un furgone, torturata e violentata a turno da cinque uomini. C’è una radio che suona… ma solo dopo un po’ la sento. Solo dopo un po’ mi rendo conto che c’è qualcuno che canta. Sì, è una radio. Musica leggera: cielo stelle cuore amore… amore… Ho un ginocchio, uno solo, piantato nella schiena… come se chi mi sta dietro tenesse l’altro appoggiato per terra… con le mani tiene le mie, forte, girandomele all’incontrario. La sinistra in particolare. Non so perché, mi ritrovo a pensare che forse è mancino. Non sto capendo niente di quello che mi sta capitando. Ho lo sgomento addosso di chi sta per perdere il cervello, la voce… la parola. Prendo coscienza delle cose, con incredibile lentezza… Dio che confusione! Come sono salita su questo camioncino? Ho alzato le gambe io, una dopo l’altra dietro la loro spinta o mi hanno caricata loro, sollevandomi di peso? Non lo so. È il cuore, che mi sbatte così forte contro le costole, ad impedirmi di ragionare… è il male alla mano sinistra, che sta diventando davvero insopportabile. Perché me la storcono tanto? Io non tento nessun movimento. Sono come congelata. Ora, quello che mi sta dietro non tiene più il suo ginocchio contro la mia schiena… s’è seduto comodo… e mi tiene tra le sue gambe… fortemente… dal di dietro… come si faceva anni fa, quando si toglievano le tonsille ai bambini. L’immagine che mi viene in mente è quella. Perché mi stringono tanto? Io non mi muovo, non urlo, sono senza voce. Non capisco cosa mi stia capitando. La radio canta, neanche tanto forte. Perché la musica? Perché l’abbassano? Forse è perché non grido. Oltre a quello che mi tiene, ce ne sono altri tre. Li guardo: non c’è molta luce… né gran spazio… forse è per questo che mi tengono semidistesa. Li sento calmi. Sicurissimi. Che fanno? Si stanno accendendo una sigaretta. Fumano? Adesso? Perché mi tengono così e fumano? Sta per succedere qualche cosa, lo sento… Respiro a fondo… due, tre volte. Non, non mi snebbio… Ho solo paura… Ora uno mi si avvicina, un altro si accuccia alla mia destra, l’altro a sinistra. Vedo il rosso delle sigarette. Stanno aspirando profondamente. Sono vicinissimi. Sì, sta per succedere qualche cosa… lo sento. Lo spettacolo Due poesie di Gabriella Gianfelici Da “L’angolo della vita” “ Non chiedo di piegarti al suono del desiderio né di essere ciò che non puoi ma di riemergere dall’assenza del mondo e trovare una sola fessura lasciata dal legno del tempo. Intanto conto il sudore della paura e mi spengo: corpo che non ritorna neanche geme e non si ritrova…….” …” Il dolore mi ha dato la forza di non dormire una notte dopo l’altra ma di scrivere nell’insomma: sulla vita”…. Gabriella Gianfelici ha pubblicato cinque libri di poesia ed è presente in antologie e lavori collettivi. Ha curato tra l’altro l’antologia “Unanimemente” il cui ricavato andrà a progetti contro la violenza sulle donne. Dall’Antologia “Unanimemente” Zona Edizioni 2012 Non sono lo spiegamento di forze all’apparire del chiaro. sono lo stento della luce che s’abbraccia di riflesso nell’ombra e sono quell’ombra delle catene che tenevo ai polsi. Sono lo stralcio e lo spettro la falce e lo specchio di ogni atroce verità di ogni grido interrotto di ogni strappo corrotto di tutti i diritti violati di tutti i gesti marchiati”. Chiamatemi Strega! Non importa chi sono. Non importa come mi chiamo. Potete chiamarmi Strega. Perché tanto la mia natura è quella. Da sempre, dal primo vagito, dal primo respiro di vita, dal primo calcio che ho tirato al mondo. Sono una di quelle donne che hanno il fuoco nell’anima, sono una di quelle donne che hanno la vista e l’udito di un gatto, sono una di quelle donne che parlano con gli alberi e le formiche, sono una di quelle donne che hanno il cervello di Ipazia, di Artemisia, di Madame Curie. E sono bella! Ho la bellezza della luce, ho la bellezza dell’armonia, ho la bellezza del mare in tempesta, ho la bellezza di una tigre, ho la bellezza dei girasoli, della lavanda e pure dell’erba gramigna! Per cui sono Strega. Sono Strega perché sono diversa, sono unica, sono un’altra, sono me stessa, sono fuori dalle righe, sono fuori dagli schemi, sono a-normale..sono io! Sono Strega perché sono fiera del mio essere animale-donna-zingara-artista e… folle ingegnere della mia vita. Sono Strega perché so usare la testa, perché dico sempre ciò che penso, perché non ho paura della parola pericolosa e pruriginosa, della parola potente e possente. Sono Strega perché spesso dò fastidio alle Sante Inquisizioni di questo strano millennio, di questo Medioevo di tribunali mediatici e apatici. Sono Strega perché i roghi esistono ancora e io – prima o poi – potrei finirci dentro. Strega ! di Franca Rame Non possiamo nasconderci che sul fenomeno del Femminicidio, c’è bisogno di denuncia sociale, di far urlare le voci delle vittime, di sostenerle con leggi appropriate: ma soprattutto c’è bisogno di educare le nuove generazioni alla non violenza e al rispetto. Ed è per questo che “i ragazzi di Aladdin”, i ragazzi che hanno dato vita lo scorso anno ad un Musical organizzato dal nostro Circolo e che è un messaggio di speranza e di amore, vogliono proporci stasera la loro chiave di lettura del Femminicidio attraverso una pillola del loro spettacolo Lo spettacolo L’ amore in tutte le favole trionfa sempre sulla violenza. Peccato che ciò non avvenga anche nella realtà. Questa è la storia di Jasmine, figlia del sultano di Agrabah, principessa fuori dal comune, intelligente e indipendente che non ama la vita di corte con le sue etichette e imposizioni e che vorrebbe poter uscire dal palazzo e vivere a modo suo, come vorrebbero e dovrebbero fare tutte le donne. Un giorno, dopo l’ennesima richiesta forzata di matrimonio, Jasmine decide di fuggire. Non ne può più di questa forma di violenza. Vuole essere libera di vivere la sua vita di donna in modo sano e consapevole. Non essendo però mai uscita da palazzo, la principessa si mette subito nei guai, regalando una mela a un ragazzino senza averla pagata e ricevendo così le accuse di furto da parte del mercante. Ma il ragazzino furbo e intraprendente, Aladdin, l’aiuta a scappare e la conduce con sé nel suo cadente rifugio; i due ragazzi entrano subito in sintonia. Le guardie però li trovano e arrestano Aladdin accusandolo di rapimento. Jasmine allora, che non aveva ancora rivelato al ragazzo la sua vera identità, si mostra per quella che è per salvarlo. Dopo varie peripezie Aladdin riesce a convincere Jasmine a fare un giro sul suo tappeto magico. Jasmine rimane incantata dalla visione di quel mondo che in realtà non ha mai conosciuto. “Il mondo è mio” Aladdin: Ora vieni con me Verso un mondo d'incanto Principessa è tanto Che il tuo cuore aspetta un sì. Quello che scoprirai, E' davvero importante. Il tappeto volante Ci accompagna proprio lì. Il mondo è tuo, con quelle stelle puoi giocar. Nessuno ti dirà Che non si fa. E' un mondo tuo per sempre. Jasmine: Il mondo è mio, è sorprendente accanto a te. Se salgo fin lassù, Poi guardo in giù Che dolce sensazione nasce in me Aladdin: C'è una sensazione dolce in te Jasmine: Ogni cosa che ho, Anche quella più bella No non vale la stella Che fra poco toccherò Il mondo è mio Aladdin: apri gli occhi e vedrai Jasmine: Fra mille diamanti volerò Aladdin: la tua notte più bella Jasmine: Con un po' di follia e di magia Fra le comete volerò, Aladdin; il mondo è tuo Jasmine: Un corpo celeste sarò Aladdin: La nostra favola sarà Jasmine: Ma se questo è un bel sogno Duo: Non tornerò mai più', mai più laggiù, E' un mondo che appartiene a noi. Aladdin: Soltanto a noi Jasmine: Per me e per te Aladdin: Ci aiuterà Jasmine: Non svanirà Aladdin: Solo per noi Jasmine: Solo per noi Qui accanto alcune foto scattate durante il Musical Aladdin presentato l’anno scorso al Teatro Euclide Un sussulto di Maria Gisella Catuogno Un sussulto, concediti un sussulto di dignità, di misericordia: non sono carne da godere o da macello sono creatura, come te contraddittorio impasto di cielo e di terra, di miele e di dolore. Devi accettarmi, non plasmarmi -come argilla il vasaiosono pesanti le tue mani magli che illividiscono e spaccano la pelle, aprono rivoli di sangue, lacrime ed orrore. Non appartengo a te né a nessun altro, sappilo: io sono della stessa materia delle stelle degli acini che si gonfiano nel grappolo della linfa che vivifica i tronchi e fiorisce gemme a primavera. La mia anima è ovunque, credilo: nelle maree lievitate dalla luna nei movimenti delle posidonie sui fondali nel frullìo d’ali degli uccelli nel vibratile sussurro della neve. Non è forza la tua, è solo debolezza vigliacca, che m’umilia e t’umilia che recide ogni filo della trama tessuta un giorno insieme. Perché l’anima, sai, non si possiede non si possiede mai. E questo corpo su cui cantasti un giorno, forse, una canzone d’amore è diventato una sfida e una prigione. E’ sbocciato l’odio nel mio cuore e lo coltivo come fosse un fiore. E mi ripeto che questa non è vita è un cadavere senza sepoltura un incubo perverso e allucinante l’inferno, senza averne colpa. In nome di ogni donna Historia d’un amor Non sei più accanto al mio cuore Nell'animo ho solo solitudine E se non posso più vederti Perché Dio ha voluto che ti amassi Per farmi soffrire di più? Sei sempre stata la ragione del mio vivere Adorarti è stata per me una religione Nei tuoi baci io trovavo Il calore che mi portava L'amore e la passione È la storia di un amore Come non ce ne sono uguali Che mi ha fatto capire Tutto il bene, tutto il male Che ha dato luce alla mia vita Ma spegnendola subito dopo Che vita buia Senza il tuo amore non vivrò Sei sempre stata la ragione del mio vivere Adorarti è stata per me una religione Nei tuoi baci io trovavo Il calore che mi portava L'amore e la passione È la storia di un amore Come non ce ne sono uguali Che mi ha fatto capire Tutto il bene, tutto il male Che ha dato luce alla mia vita Ma spegnendola subito dopo Che vita buia Senza il tuo amore non vivrò Sei sempre stata la ragione del mio vivere Adorarti è stata per me una religione Nei tuoi baci io trovavo Il calore che mi portava L'amore e la passione È la storia di un amore Come non ce ne sono uguali Che mi ha fatto capire Tutto il bene, tutto il male Che ha dato luce alla mia vita Ma spegnendola subito dopo Che vita buia Senza il tuo amore non vivrò Sei sempre stata la ragione del mio vivere Adorarti è stata per me una religione Nei tuoi baci io trovavo Il calore che mi portava L'amore e la passione di Mariella Nava Mi dica il nome ed il cognome tutte le generalità, la residenza, abbia pazienza, si segga un attimo qua. Vuole qualcosa, un sorso d’acqua? Ritrovi lucidità. Riprenda fiato e pensi bene a ogni parola che dirà… Da quanto tempo e quanti figli? Lui che lavoro fa? Spesso ubriaco, certo, è un dettaglio ma che rilievo non ha. E perché adesso? Quando ha deciso? Perdoni la curiosità. Ha testimoni o è qui da sola? Certa di dire la verità… la verità? In nome dell’amore e della forza che mi ha portata fin qua In nome del coraggio e di questa storia che più confine non ha In nome della ragione e di ogni angolo di libertà In nome di ogni donna che ancora grida e ancora griderà Mi creda per carità… Mi dica il fatto ed il contesto con più serenità Descriva meglio, scusi se insisto, serve puntualità. Mi mostri pure le prove e i segni, è la formalità. Che cosa intende lei per abusi e… quanti altri lividi ha? In nome dell’amore e della forza che mi ha spinta fin qua In nome del coraggio e di questa storia che più confine non ha In nome di un diritto e di ogni briciolo di libertà In nome di ogni donna che ancora nasce e ancora nascerà Mi aiuti per carità… In nome della ragione e di ogni angolo di libertà In nome di ogni donna che è ancora viva e ancora vita vorrà Mi ascolti per carità… Metta una firma qua. di Louis Miguel 20 Lo spettacolo Le donne sono un’altra cosa di Rita Forte Così vai via, mi lasci un sogno fra le mani e tu vai via, che vuoi che sia lo dico sempre ai miei ricordi a casa mia, sò calci al cuore, la mia paura è quella di ricominciare, vestirsi bene, uscire ancora, ci si riprova, ma sai le donne sono un'altra cosa, se sono donne sono un'altra cosa chissà se un giorno lungo la strada tu capirai cos'è la vita se sono vere sono un'altra cosa , e non pensare stanno sempre là, perché gli sbagli sono anche il sogno che se ne va. Sono il silenzio che ti sa ascoltare, una carezza che ti sa svegliare, sono il coraggio di restare accanto quando una storia ti si spezza dentro, se sono donne sono un'altra cosa, e non pensare stanno sempre là, perche gli sbagli sono un po’ la vita che se ne va. Cosi vai via che poi sai fare solo quella dai va via, che vuoi che sia tra le mie braccia o quelle di un'altra che vuoi che sia, so’ calci al cuore il mio coraggio ha tanta voglia di scappare, vestirsi bene, uscire ancora, ci si riprova, ma sai le donne sono un'altra cosa, se sono donne sono un'altra cosa, non sono sempre chi ti porti a letto, non sono solo rivestirsi e zitto, se poi in un letto ti farà impazzire e sul suo petto ti addormenterai, non lo sciupare quello è l'amore sono il silenzio che ti sa ascoltare, una carezza che ti sa svegliare, sono il profumo che stordisce il pianto sono il coraggio di averle accanto, se sono donne sono un'altra cosa e poi l'amore non sta sempre là, perche gli sbagli sono un po’ la vita che se ne va. Riflessioni E’ su questo cambiamento, e su un futuro senza femminicidio, che noi vogliamo puntare. Cantando le donne, cantando e danzando la loro bellezza, ma anche la loro fragilità, che solo la cultura e la consapevolezza di sé possono trasformare in una forza. Ed a tutte le vittime della violenza di genere, di femminicidio dentro e fuori le mura casalinghe, dedichiamo questa serata in cui i nostri artisti hanno voluto dedicare una loro riflessione, un loro contributo per una nuova sensibilità e cultura. Il “femminicidio” e la violenza verso le donne Lo spettacolo di Elisabetta Leslie Leonelli Dall’analisi della correlazione tra omicidi e stupri di uomini verso le donne e società con livelli diversi di cultura di genere uomo-donna, non risultano differenze tra: i livelli di istruzione, di classe sociale, di inserimento nel lavoro; ci sono invece correlazioni tra l’emancipazione femminile in tutti gli aspetti della vita e l’acuirsi delle violenze, o, come afferma qualcun altro, l’emersione di violenze legate al genere. La spiegazione del “mantenimento del potere e del controllo ” nella relazione, è altamente insufficiente poiché non è questa la molla che induce gli uomini a maltrattare la partner. Ormai, anche tutti gli operatori sull’argomento affermano che questi uomini sono spinti dalla paura e dal senso di impotenza. La paura di non essere abbastanza apprezzati, la paura di non essere amati, la paura di essere abbandonati, la paura di non essere adeguati a fare le cose da fare, la paura di farsi vedere fragili, la paura che gli altri vedano le loro debolezze, e soprattutto la paura dei sentimenti che si provano cui non riescono a dare un nome. Perché mentre le ragazze crescono parlando tra loro di sentimenti, i ragazzi crescono parlando di mappe, misure, prezzi e quant’altro, ma non di sentimenti, che sono bisogni umani e che se non identificati danno luogo al malessere. Non saper dare un nome a questi sentimenti significa entrare in un analfabetismo affettivo pericoloso la cui unica via di uscita, peraltro accettata nell’educazione al maschile è la rabbia che può condurre alle sue espressioni più violente. Elisabetta Leslie Leonelli é Sociologa, Psicoterapeuta e Amorologa. Nel 1998 ha fondato il Caffè Freud, una palestra di convivenza che ora ha una sua casa nell’Associazione Culturale “Colle Oppio” a Via Angelo Poliziano 78/A, vicino al Colosseo. Tra i suoi libri: Al di là delle labbra: Guida al mistero femminile e Coccole e carezze: Alla radice della virilità, entrambi editi da Rizzoli, Per fare l'amore: guida all'autoanalisi, Mondadori ed economica Bompiani. La nuova legge italiana Durante i preparativi dello spettacolo il Parlamento ha approvato una legge che introduce anche in Italia norme già presenti in Europa le quali rafforzano le sanzioni previste contro chi commette reati di cui sono vittime le donne. Eccone gli aspetti più rilevanti: 1) il fatto che l’esistenza di una relazione affettiva aggrava il reato, sia se c’è convivenza che se c’è matrimonio; lo stalking commesso dal coniuge è più grave 2) la querela può essere revocata solo davanti al giudice ed è irrevocabile nei casi di gravi minacce ripetute 3) vengono previsti con appositi stanziamenti economici i centri antiviolenza e le case rifugio per le donne vittime nonché formazione e sensibilizzazione degli operatori 4) chi è allontanato dalla casa familiare può essere controllato con il braccialetto elettronico 5) in caso di atti persecutori si possono usare le intercettazioni L’amore rubato Un amore così grande Sento sul viso il tuo respiro, cara come sei tu dolce sempre di più per quello che mi dai io ti ringrazierei ma poi non so parlare. E' più vicino il tuo profumo, stringiti forte a me non chiederti perché, la sera scende già la notte impazzirò In fondo agli occhi tuoi bruciano i miei. Un amore così grande un amore così tanto caldo dentro e fuori intorno a noi un silenzio breve e poi la bocca tua si accende un' altra volta. Un amore così grande un amore così tanto caldo dentro e fuori intorno a noi un silenzio breve e poi in fondo agli occhi tuoi bruciano i miei. La sera scende già la notte impazzirò in fondo agli occhi tuoi bruciano i miei. Un amore così grande un amore così tanto caldo dentro e fuori intorno a noi un silenzio breve e poi la bocca tua si accende si accende un'altra volta. E poi la bocca tua si accende si accende un'altra volta per me. Un amore così grande è stata scritta da Guido Maria Ferilli nel 1976 e interpretata da Mario Del Monaco, Claudio Villa, Luciano Pavarotti, Andrea Bocelli e Manuela Villa, con numerose cover nazionali ed internazionali. Il brano, in origine, era stato scritto su espressa richiesta del maestro Detto Mariano, che ne curò l'orchestrazione per Mario Del Monaco, che lo incise nel 1976, rendendolo famoso in tutto il mondo La ragazza non immaginava che anche quello fosse l’amore in mezzo all’erba lei tremava sentiva addosso ancora l’odore “Chissà chi era cosa voleva perché ha ucciso i miei pensieri chissà se un giorno potrò scordare e ritornare quella di ieri” La ragazza non immaginava che così forte fosse il dolore passava il vento e lei pregava che non tornassero quelle parole “Adesso muoviti fammi godere se non ti piace puoi anche gridare tanto nessuno potrà sentire tanto nessuno ti potrà salvare” E lei sognava una musica dolce e labbra morbide da accarezzare chiari di luna e onde del mare piccole frasi da sussurrare e lei sognava un amore profondo unico e grande più grande del mondo come un fiore che è stato spezzato così l’amore le avevan rubato La ragazza non immaginava che così lento fosse il dolore stesa nel prato lei piangeva sulle sue lacrime nasceva il sole E lei sognava una musica dolce e labbra morbide da accarezzare chiari di luna e onde del mare piccole frasi da sussurrare e lei sognava un amore profondo unico e grande più grande del mondo ma il vento adesso le aveva lasciato solo il ricordo di un amore rubato Come un fiore che è stato spezzato così l’amore le avevan rubato di Luca Barbarossa La serata e stata realizzata grazie a.. Paolo Baldani (ideatore), Giovanna Paterni (regista), Roberto Laganà (direttore artistico). Massimo Bruni, Alberto Quartullo, Vincenzo Mosa, Orlando Vari, Valentino Spinaci, Generoso Simeone (Direttivo del Circolo). Elisabetta Leslie Leonelli (psicologa), Gabriella Gianfelici (poetessa), Suor Odette e Suor Ines, Valeria Fiore (cantante), Maria Crescenzo (attrice), Elena Luci (insegnante di balli di gruppo) e i suoi allievi Anna Rita Consalvi, Iuri Cossuti, Patrizia Di Marco, Anna Ferraguti, Stefania Milano, Lucia Perrone, Marina Pizzi, Liliana Proietti, Mirella Tersigni, Rosa Urso e Lucia Zomparelli; Fiorenza Bassi (insegnante di tango) e i suoi allievi Angelo Greca, Marilena Biancone, Lanfranco Finocchioli, Massimo e Patrizia Figoli, Ernesto Lupi, Patrizia Minetti, Eliseo Stocchi, Roberta Falsini, Nicola Colantonio, Claudia Paciucci; Maria Grazia Pierucci (insegnante di danze orientali), Mauro Biani (fotografo e illustratore), Marinella Loreti e Rosanna Sanguigni (pittrici) I colleghi e soci: Maria Grazia Ballarotto, Anna Baraldi, Daniela Battistini, Massimo Bonaffini, Giuliana Calderoni, Cristina Cavicchioli, Anna Ciotti, Angelo De Angelis, Cinzia Di Feliciantonio, Veziona Ekonomi, Monia Gangi, Iuna Leone, Graziella Lorenzoni, Stefano Magnani, Raffaelina Maini, Carla Mattioli, Alessia Notomio, Giovanni Petrotta, Giovanni Pacicco, Flavia Tomassini, Alessandro Vanzetto, i “ragazzi di Aladdin”: Flavia Baldani, Eleonora Del Vecchio, Clelia Fabi, Antonio Frazzoni, Benedetta Santucci, Monica Secchi. Rita Forte e Mariella Nava . Le madrine della serata.