Janua Press (Edizioni) di Rosario Romano Via San Bartolomeo del fossato 129/1 16149 Genova (Ge) IT Tel +39 010 24 74 352 Mob. +39 370 10 48 599 www.januapress.it - [email protected] Come farsi 248 amanti all’anno” Autore Rosario Romano © Copyright by Janua Press Proprietà letteraria ed artistica riservata Traduzione e riproduzione anche parziali vietate Pubblicazione Settembre 2013 In copertina Felice Casorati “Meriggio” Disponibile su www.januapress.it ISBN 978-88-908610-1-7 Come farsi 248 amanti l’anno renderne consapevole il partner, farlo felice e gioirne quattro tempi di Rosario Romano. Personaggi: Ale Aba L’idraulico (Mario) Il maniaco Assicuratrice Sabrina Il marito La moglie Amante della moglie Amante della moglie Amante del marito Giovane sessuologa Prefazione (1996) Nel Maggio del 1996 presentai i “248 amanti” al “Maurizio Costanzo Show”. Personalmente non avevo mai conosciuto Costanzo, anche se da critico televisivo avevo dedicato qualche recensione ai suoi talk -show (la mia prima riguardò quello stupendo “Bontà Loro” in cui lo si vedeva aprire una finta finestra e chiedere ad ogni ospite “cosa c’è dietro l’angolo?”)... Pochi istanti prima di salire sul palcoscenico ci siamo presentati, notai in lui uno sguardo di interesse e curiosità ; subito dopo eravamo entrambi due uomini di spettacolo (o per meglio dire due “animali di palcoscenico”) disposti a rappresentare un qualcosa in modo intelligente, ad ogni costo. Avevo finito di scrivere i miei “248 Amanti” alle quattro del mattino del giorno prima, quindi dedussi che Costanzo si era lasciato attrarre dal titolo e dalla curiosità interpretativa che implica. In effetti il titolo nasconde una speciosa ipertestualità teatrale che nella provocazione e nella riflessione ama il gioco della rappresentazione. Durante la registrazione della trasmissione Costanzo tentò (e qualche volta vi riuscì) a punzecchiarmi per spingermi a dire il “di più” che era nascosto in questa pubblicazione, e che io mi ostinavo a non svelare. E’ stato un gioco: con l’involontaria collaborazione di Massimo Lopez, attore che io conoscevo da anni, da quando lavorava allo Stabile di Genova, abbiamo tessuto una specie di “copione-all’improvviso” che partendo dal sesso arrivava all’ironia. Massimo si è messo addirittura in ginocchio per incitarmi a svelare i contenuti della commedia. Il divertimento coinvolse Costanzo sotto un profilo di indagine, Lopez nella sua esperienza interpretativa e me nella dissacrazione medesima dell’argomento che stavamo trattando, e questo per più di mezz’ora (caso strano: tanto tempo dedicato ad un inedito). Nel momento in cui si stava accettando la tesi che i “248 amanti” porta avanti, cioè amare una sola persona ed educarsi all’entusiasmo che ne deriva, sbottai con una battuta che, a chi conosce poco il teatro, sembrò regalata; precisai che l’autore del testo, cioè io, si era separato dalla moglie dopo 25 anni di matrimonio. Crollava la base stessa del dibattito fino a quel momento sostenuto. Cioè cadevano i presupposti che giocosamente avevano indotto il pubblico a credere, che per fortificare l’innamoramento fra due persone, si possa passare dalla rappresentazione dei sentimenti alla loro realizzazione, e concretizzarli. La mia battuta (e devo confessare di averla studiata nei tempi e nei toni e con il sorriso) destò nello spettatore e nei miei interlocutori un’esplosione di ilarità e di applauso. Il gioco era stato completato. Avevamo svolto un tema importante come l’amore e il sesso (sua diretta espressione) in chiave satirica, spettacolarizzandolo. Quindi Amare, ed esprimersi avendone il coraggio di farlo, era diventato il “giocorappresentazione” della libertà che ogni individuo possiede; e ironizzare sull’incapacità comune di inventarsi ogni giorno e rinnovarsi (una forma di autoeducazione) ed abbattere la noia di conseguenti rapporti duraturi, era crollata. Sono nati così i “248 amanti” nella loro veste pubblica. Ne sono seguiti articoli, interviste televisive... documenti. Ora, a distanza di un anno, mi decido a pubblicare le pagine che il lettore si trova davanti, e lo faccio perché mi pare giusto svelare i risvolti che un titolo così curioso nasconde. Ho scelto di svolgere i “248 amanti” stilisticamente per mettere in evidenza i risvolti ironici delle situazioni. Come dire: l’amore, che è il significato dominante di noi animali di Terra, merita nelle sue sfaccettature sessuali la serietà dell’ironia. E quali migliori condizioni mi si potevano offrire -per alleggerire le parti didascaliche- se non quelle suggerite dai “giochi” parateatrali”? Il lettore avrà modo di fingersi attore di sé stesso nelle situazioni proposte; e poiché la concezione dominante di tutto lo scritto non vuole cadere in prospettive di analisi “al femminile” o “al maschile”, spesso si troverà nell’illusione di leggere pagine scritte da una donna, altre volte pagine stese con la caparbia irruenza dell’uomo, altre ancora con l’illetterata pretesa dalla documentazione del vissuto. “Come farsi 248 amanti all’anno.”, è un lavoro che si serve dell’amore come base, e del gioco teatrale come svolgimento. Mi auguro solo che il lettore si diverta a leggere proprio come io mi sono divertito a scrivere. L’autore. PRIMO TEMPO Scena Prima Studio della Sessuologa. L‘ambiente riproduce nelle lime essenziali uno studio da sessuologa: una scrivania e due sedie con lo schienale rivolto alla platea; una poltrona; sulla scrivania scatole di medicine e vari oggetti: imperante il tipico divano, posto sul fondo, orizzontalmente al proscenio (nota bene: si tratta di una scenografia predisposta "a scatola" per permettere alla regia di praticare una specie di "dissolvenza" in chiusura e passare alla seconda scena con rapidità. Come esposto nella seconda nota). All’aprirsi del sipario Aba e Ale sono seduti davanti alla scrivania con la schiena rivolta al pubblico; invece la Sessuologia siede dal lato opposto alla scrivania verso il pubblico. Questa indossa un camice. Sessuologa:- Dopo quanti anni di matrimonio? Ale:- Nove. contemporaneamente Aba:- Dieci. Quasi dieci, Sessuologa:- Come definireste la vostra convivenza? Aba:- Buona. Ci amiamo e caratterialmente andiamo d`accordo... contemporaneamente AIe:- Disastrosa. Sessuologa e Aba (contemporaneamente):- Perché? AIe:- E' più di sei mesi che non facciamo all’amore per colpa sua (indica Alba), Ha deciso di diventare frigida. Alba:- Avrei deciso cosa? E allora tu che non ce la fai più? Sessuologa:- Calma, calma. Credo che non ci sia nessun impotente e nessuna frigida. Penso che nel vostro caso si possa parlare di normale corrosione di entusiasmo. Ale:- Sarebbe? Sessuologa:- Routine. Comune routine e mancanza di fantasia. Aba:- Mancanza di fantasia'? Ma se io scrivo critica per un giornale d'arte? Sessuologa:- Mi riferisco alla fantasia erotica. Vedete, in una coppia, dopo un periodo di entusiasmo iniziale, che, a volte, può durare anche anni. subentra una seconda fase che possiamo definire di “rendita". Avviene perché il lungo tempo di convivenza ci dona la sicurezza di essere amati dal proprio partner ; in effetti si tratta di pigrizia, di poca voglia di rinnovarsi. Cominciamo a vivere la coppia fidando nella “rendita dei sentimenti”. Cioè ci bastano i sentimenti dell’entusiasmo iniziale, e ci sembra impegnativo rinnovarli, perché siamo sicuri di appartenere a qualcuno e che lui ci appartenga. Normalmente sono queste le basi dei tradimenti coniugali. Ale:- Lei vuole farci credere che con gli anni anziché fortificarsi i nostri sentimenti si sono indeboliti? Sessuologa:- Non proprio s’indebolisce semmai la complicità della coppia, cioè la voglia di ricercare il piacere sessuale insieme. E può accadere che uno dei due decida di prendersi il piacere da solo, servendosi del corpo del partner. Corpo che a lunga andare ritorna sconosciuto. Ale:- Ma mi faccia il piacere. Lei ci vuole plagiare. Sessuologa:- Plagiare? Che c’entra plagiare? PRIMO TEMPO Scena Prima Studio della Sessuologa. L‘ambiente riproduce nelle lime essenziali uno studio da sessuologa: una scrivania e due sedie con lo schienale rivolto alla platea; una poltrona; sulla scrivania scatole di medicine e vari oggetti: imperante il tipico divano, posto sul fondo, orizzontalmente al proscenio (nota bene: si tratta di una scenografia predisposta "a scatola" per permettere alla regia di praticare una specie di "dissolvenza" in chiusura e passare alla seconda scena con rapidità. Come esposto nella seconda nota). All’aprirsi del sipario Aba e Ale sono seduti davanti alla scrivania con la schiena rivolta al pubblico; invece la Sessuologia siede dal lato opposto alla scrivania verso il pubblico. Questa indossa un camice. Sessuologa:- Dopo quanti anni di matrimonio? Ale:- Nove. contemporaneamente Aba:- Dieci. Quasi dieci, Sessuologa:- Come definireste la vostra convivenza? Aba:- Buona. Ci amiamo e caratterialmente andiamo d`accordo... contemporaneamente AIe:- Disastrosa. Sessuologa e Aba (contemporaneamente):- Perché? AIe:- E' più di sei mesi che non facciamo all’amore per colpa sua (indica Alba), Ha deciso di diventare frigida. Alba:- Avrei deciso cosa? E allora tu che non ce la fai più? Sessuologa:- Calma, calma. Credo che non ci sia nessun impotente e nessuna frigida. Penso che nel vostro caso si possa parlare di normale corrosione di entusiasmo. Ale:- Sarebbe? Sessuologa:- Routine. Comune routine e mancanza di fantasia. Aba:- Mancanza di fantasia'? Ma se io scrivo critica per un giornale d'arte? Sessuologa:- Mi riferisco alla fantasia erotica. Vedete, in una coppia, dopo un periodo di entusiasmo iniziale, che, a volte, può durare anche anni. subentra una seconda fase che possiamo definire di “rendita". Avviene perché il lungo tempo di convivenza ci dona la sicurezza di essere amati dal proprio partner ; in effetti si tratta di pigrizia, di poca voglia di rinnovarsi. Cominciamo a vivere la coppia fidando nella “rendita dei sentimenti”. Cioè ci bastano i sentimenti dell’entusiasmo iniziale, e ci sembra impegnativo rinnovarli, perché siamo sicuri di appartenere a qualcuno e che lui ci appartenga. Normalmente sono queste le basi dei tradimenti coniugali. Ale:- Lei vuole farci credere che con gli anni anziché fortificarsi i nostri sentimenti si sono indeboliti? Sessuologa:- Non proprio s’indebolisce semmai la complicità della coppia, cioè la voglia di ricercare il piacere sessuale insieme. E può accadere che uno dei due decida di prendersi il piacere da solo, servendosi del corpo del partner. Corpo che a lunga andare ritorna sconosciuto. Ale:- Ma mi faccia il piacere. Lei ci vuole plagiare. Sessuologa:- Plagiare? Che c’entra plagiare? Ale:- Ma certo. Lei se ne viene qui, tranquilla nel suo camice bianco... e io la pago anche, per convincermi che dopo nove (sorride alla moglie)...Anzi dieci anni Dopo dieci anni non so più come e fatta mia moglie? Ma mi faccia il piacere- (rivolto alla moglie) Te l’avevo detto io che non ci serviva a niente venire da questa?! Aba:- Shh. Ascoltala. Sessuologa:- Già, forse è meglio. (Ale ha un gesto di stizza perché non accetta la forzatura). Segua il consiglio di sua moglie. Ascolti. Voi due mi avete telefonato per fissarmi un appuntamento. Questo appunto. E avete esordito dichiarandovi di essere uno impotente e l’altra frigida. Non sapete neppure con precisione da quanti anni siete sposati... Eppoi lei denuncerebbe forzature di plagio da parte mia. Ma voi due siete venuti da me per essere aiutati o per quale altro motivo? Aba:- Per essere aiutati. Sessuologa:- Allora chiariamo subito una cosa: voi vorreste suggerire a me come dovrei aiutarvi? Cioè dovrei aiutarvi come piace a voi? E no. Dovreste decidervi ad avere fiducia in me e nei miei metodi. Aba:-(rivolta al marito) Contento? E ora cosa le dici? Ale:- (timido) Mi scusi. Aba:- Vada avanti, dottoressa. L’ascoltiamo. Però devo precisarle una cosa. E lui mi darà ragione. Noi siamo venuti da lei perche ci amiamo e ci accorgiamo che stiamo cominciando a non funzionare insieme- (rivolta al marito) Diglielo anche tu. Dai. Ale:- E’ vero. Noi ci amiamo e stiamo passando un brutto periodo. Sessuologa:- Non lo metto in dubbio. Vi devo dire subito che non credo che siate impotente e frigida; anzi ve lo dimostrerò mettendovi alla prova qui stesso e subito. Ma prima devo darvi alcuni chiarimenti. (prende il volumetto dei 248 amanti e lo porge ad Ale.) Prenda questo libro. (pausa) Legga a voce alta. Ale:- (leggendo) “Come farsi 248 amanti all’anno, rendere consapevole il proprio partner, dargli felicità e gìoirne. Aba e Ale (contemporaneamente):- Cosa significa? Che dobbiamo farci 248 amanti? Ma noi ci amiamo. Ale:- Ma mi faccia il piacere! Sessuologa:Calma, calma. Non traete delle conclusioni affrettate. Ve lo leggerete poi a casa. La chiave di tutto sta nell’accezione del verbo fare; usato nella sua forma riflessiva. Ma di questo parleremo dopo, in una prossima seduta. Per adesso (si alza e va ad abbassare il grande telo bianco che coprirà tutta la scena per permettere quella che registicamente sarà una specie di "dissolvenza incrociata") Andate dietro questo telo. Mettetevi nudi. (Aba e Ale eseguono) Uno davanti all’altro, distanziati la lunghezza di un braccio... Aba e Ale (contemporaneamente):- Ci siamo. Ed ora? Sessuologa:- Chiudete gli occhi e rilassatevi. Vi sto facendo praticare una metodologia di conoscenza reciproca, presa proprio dal libro che vi ho dato. Lo scopo finale della mia terapia, è di uccidere il marito e la moglie che siete diventati. Ricordatevi: dovete uccidere al momento giusto il marito, e credo anche la moglie. Siete rilassati? Aba ed Ale (contemporaneamente):- Sì. Sessuologa:- Bene. Ora, sempre con gli occhi chiusi, allungate un braccio e carezzatevi reciprocamente, partendo dal capo. Permettete alle vostre dita di ispezionare il corpo che amate e che non riconoscete più... Nota: abbassamento graduale delle luci e dei volumi della voce, fino ad arrivare al buio più completo e al silenzio più totale. Ovviamente le sagome dei corpi di Aba e Ale, viste attraverso il telo bianco dallo spettatore, sono semplici manichini di cartone della loro silhouette; questo per permettere agli attori il cambio dei costumi necessari per la seconda scena. L’ improvvisa accensione delle luci ci catapulta automaticamente nella seconda scena -nel breve spazio di secondicon le luci che si aprono lentamente. Scena Seconda Casa di Aba ed Ale L’ambiente riproduce un monolocale che comprende un angolo cottura, un letto, un armadio-a-muro, un angolo salotto, tutto sagacemente equilibrato secondo gli attuali bilanciamenti dell’architettura d’interni. Si nota anche una porticina che conduce al bagno (che non si vede, perché si tratta di una quinta) e la porta d’ingresso (altra quinta). Nel momento in cui le luci d’ambiente (notturno) si riaccendono, Ale e Aba sono a letto: stanno dormendo. Questa scena è tutta giocata sulla mimica e gli spostamenti dei corpi; e svolta nel completo silenzio (questo per sottolineare la monotonia di un matrimonio che si trascina perseguendo i canoni di una routine quotidiana ben collaudata nel tempo). Dopo alcuni attimi di silenzio suona la sveglia: lo spettatore udrà soltanto la voce di Aba registrata nella segreteria della sveglia stessa; una musica di fondo commenterà le azioni che i due compiono. Voce di Aba registrata:- Buon giorno. Sono le sette e quindici. Sveglia poltroni. Il mattino ha l’oro in bocca. La tua casa editrice ti aspetta, Ale. E tu, Aba, devi finire di correggere il saggio di critica d’arte. Su. In piedi (segue musica di fondo). Aba si pone a sedere, si stira, guarda Ale, lo scrolla; gli da un bacino; accende la luce e si alza dal letto. Si dirige insonnolita in bagno. Ale si alza e va subito all’angolo cottura; sciacqua la caffettiera, la riempie di acqua e di caffè; la pone sul fornellino della cucina, senza accendervi il fuoco sotto. Si avvicina all’armadio a muro, prende degli indumenti intimi. Rumore di sciacquone... Ale si dirige verso il bagno, proprio mentre Aba sta uscendo. I due non si sfiorano nemmeno (agiscono come se non si vedessero e ognuno vivesse da solo). Ale scompare dietro la porta del bagno; passa un attimo e subito scroscio di doccia. Aba si avvicina alla cucina; accende sotto il caffè; da un cassetto estrae due tovagliette ed apparecchia per la colazione: due piatti uno accanto all’altro; dal frigo prende il bricco del latte e ne riempie due bicchieri che pone sul tavolo; ripone il latte nel frigo, e prende due uova. Dallo scolapiatti trae una padella; la pone sulla cucina; sguscia le uova e le pone nella padella, su un fornello (non accende il fuoco). Cessa lo scroscio della doccia. Aba va all’armadio: ne trae una camicia, una cravatta e un vestito da uomo; dispone il tutto sopra il letto. Ale esce dal bagno indossa mutande e canottiera; si porta vicino alla cucina ed accende il fuoco sotto le uova. Aba va al frigo, lo apre; ne tira fuori del prosciutto e lo porge ad Ale che lo dispone sulle uova. Aba entra nel bagno. Ale prende da un cassetto delle fette di pane e le dispone sopra un piatto al centro del tavolo. Aba esce dal bagno recando un paio di scarpe da uomo; le mette vicino al letto, in prossimità del vestito di Ale. Ale spegne sotto le uova e sotto il caffe. Si porta vicino al letto e comincia a vestirsi. Aba prende dal frigo un vasetto di marmellata e la spalma su due fette di pane; versa il caffè dentro due tazzine: due cucchiaini di zucchero in una ed un cucchiaino nell’altra. Ale spegne la suoneria della sveglia (cessa la musica); finisce di vestirsi; e si porta nell’angolo salotto ed accende la televisione: Notiziario: (il pubblico ne puo sentire solo la voce: lo schermo della televisione è rivolto verso il tavolo , cioè verso il fondale). Ale raggiunge Aba; i due si danno un bacino e cominciano a fare colazione senza parlarsi. Notizie varie dal telegiornale. Ale mangia in fretta; finisce la colazione (Aba resta seduta a mangiare); va a spegnere la televisione; si avvicina al letto: indossa la giacca; poi prende la borsa; la apre sopra il letto, mette in ordine alcuni documenti... Aba si alza, va al suo comodino, prende alcuni fogli che vi erano sopra e glieli porge. Ale le sorride: prende dal suo comodino il volumetto che gli aveva dato la Sessuologa e glielo passa. Aba lo prende, torna a sedersi per finire la colazione e comincia a leggerlo mangiando. Ale, che ha messo in ordine la roba di lavoro, le si avvicina; le da un bacino e senza neanche dire "ciao" esce dalla porta principale. Scena Terza Rimasta sola, Aba seguita a leggere; finalmente si alza e sparisce dietro la porta del bagno: scroscìo di doccia. Aba canticchia. Trillo del telefono (reiterato): Aba non sente. Silenzio. Cessa le scroscio della doccia. Trillo del telefono (c.s.) Aba esce in fretta con indosso una cuffia da doccia e l’ accappatoio. Si avvicina al telefono lo pone in viva-voce. Aba:- (asciugandosi) Pronto? Sessuologa (vece registrata):- Aba, È: lei? Aba:- Sì, dottoressa. Sessuologa (c.s.):- Volevo sapere di ieri sera… ma la disturbo? Aba:- No, no. Ero sotto la doccia. (pausa: si toglie la cuffia per ascoltare meglio) Ieri sera? Niente di nuovo; c’è stato un tentativo da parte mia, ma Ale… nessuna reazione . Sessuologa (c.s.):- Non scoraggiatevi, ce ne vuole. Pensi a quanto tempo avete impiegato a diseducarvi sessualmente. (pausa) Quante volte ci avete provato? Aba:- Solo una volta. Poi eravamo stanchi e ci siamo addormentati. Però ho notato una cosa: averci tentato insieme ci sta facendo sentire… come dire?.. più complici. Più vicini. Pensi, lui prima di fare colazione mi ha dato un bacino. Cosa che non faceva da molto tempo. Sessuologa (c.s.):- L’ avete letto l’opuscolo dei 248 amanti? Aba:- Lui ieri sera; tutto d’un fiato. Io lo sto leggendo. Sessuologa (c.s.):- E allora? Cosa aspettate a farvi degli amanti? Aba:- Ma non saprei, dottoressa. Io sono molto innamorata di mio marito e sono sicura che mi sentirei morire se dovessi andare con un altro, e se sapessi che lui mi fa le corna! Sessuologa (c.s.):- E suo marito come la pensa? Aba:- Lui mi ha detto che mi uccide se mi faccio un amante. Sessuologa (c.s.):- Bene. E lei cosa aspetta a farlo? Aba:- Ma lei è pazza, dettoressa… Oh, mi scusi, non velevo . Sessuoìoga (c.s.):- Rifletteteci. Aba:- Sì, ma .... Suonano alla porta. Sessuologa (c.s.):- Fingete di credere nella metempsicosi e il gioco è fatto. Pensi che bello, vi amereste dopo la morte, in un’altra vita… Sto scherzando. Aba:- Stanno suonando alla porta, devo lasciarla. La richiamerò io appena ci saranno novità. (riattacca il ricevitore; si ricompone). Nuovo suono alla porta, più insistente. Aba:- Arrivo. (Va alla porta. Si piega verso lo spioncino). Scena Quarta Aba:- (urlato, guardando nello spioncino) Chi è? Idraulico:- (da dietro la porta) Sono l’idraulico, signora. Aba (c.s.):- Che idraulico? lo non ho chiamato nessun idraulico. Che vuole? Idraulico (c.s.):- Mi ha chiamato suo marito, signora. Mi lasci entrare! Ho poco tempo, fra un’ora devo essere da un altro cliente. Aba (c.s.):- Vada dall’altro cliente. lo non ho chiamato nessun idraulico. Vada via! (e fa per allontanarsi dalla porta). Idraulico (c.s.):- Come vuole. Dirò a suo marito che mi deve pagare lo stesso. (pausa) Per quanto mi riguarda la perdita che avete nella valvola centrale è riparata. Aba (torna di corsa alla porta):- Oh, no. Aspetti. Non vada via. (apre rapidamente la porta) - (sorride) Si accomodi. Entra l’idraulico. Indossa una tuta blu macchiata di stagno e di verde rame: è un uomo nude proiettato a svolgere rapidamente il suo lavoro perché oberato da troppe chiamate di clienti. E’ un carattere sbrigativo e poco avvezzo a considerare le attenzioni manifestate dalle clienti (tratta prevalentemente con casalinghe e per questo si è dovuto educare a non subirne il fascino). Aba:- Mi scusi, sa. E’ che non me l’aspettavo. Mio marito non mi ha detto niente. E con i tempi che corrono chiunque si può presentare come un idraulico e poi scopri… Idraulico:- Con me non si può scoprire niente, signora. Aba:- Sa, con i tempi che corrono... Idraulico:- Questo l’ha già detto signora. (osserva l’orologio) Ora sono le undici e cinque, io posso dedicarle 55 minuti. (si porta al centro della scena, si osserva intorno; si gira verso l’angolo cottura, si avvicina al lavello). Dov’è la valvola principale? Aba:- (si chiude la porta alle spalle) Vabbene. Un attimo. Mi dia il tempo di respirare. (va al centro della scena; indica verso la parte alta del lavello) E’ lassù. Idraulico:- (Si porta al di sotto di dove lei ha indicato, guarda in alto; resta un attimo in silenzio, poi si gira verso Aba con un’ espressione truce) E’ lassù. Bene. (guarda verso l’alto) Ma io non vedo perdite. (pausa) Potrebbe liberarmi il lavello? Devo controllare se la perdita è dovuta ad un intasamento. Aba esegue, e libera il lavello. Quindi si allontana per lasciargli lo spazio di agire. L’idraulico si avvicina al lavello; dalla borsa tira fuori alcuni ferri. Si mette al lavoro e subito uno schizzo d’acqua lo colpisce in pieno volto. Idraulico:- E’ acqua sporca, cazzo! Aba (scoppia a ridere):- Dio, che faccia (ride). Idraulico (meno duro e imbarazzato):- Che faccia chi, signora? Aba:- Ma lei. (ride...) Si potesse guardare allo specchio... (ride) Scapperebbe da ridere pure a lei. (ride sempre e si lascia cadere sul letto incurante di coprirsi) Ha l’espressione di un assassino di rubinetti. (ridendo) Mi scusi. Sa... Lei entra, si guarda intorno e dice: (facendogli il verso) "Dov’è il rubinetto da uccidere? Ho poco tempo". (pausa) lo glielo indico... lei si arma di chiave inglese, e chiede ancora: "dove?" (pausa) Io rispondo: “lassù", e lei: (gli fa di nuovo il verso) “ bene ho poco tempo". Colpisce il rubinetto,. lo uccide; poi esce... E mio marito paga. (scoppia a ridere) Scusi, sa , ma lei e un uomo ridicolo. (ride). L’ idraulico completamente a disagio si allontana dall’angolo cottura. Osserva Aba che ride e si muove scomposta lasciandogli intravedere le sue forme che affiorano dall’accappatoio semisbottonato. Alla fine si siede vicino al letto e resta in silenzio. Aba cessa di ridere; lo guarda: si accorge che lui è serio ma con un’ espressione più morbida; si siede sul letto e lo osserva. Lui le sorride impacciato. Aba:- Posso offrirle qualcosa da bere? Idraulico:- (duro) No, grazie, non ho tempo. (un attimo di silenzio: lui ci riflette.) Mi scusi, non volevo essere sgarbato. Quello che vuole, signora. Ma poi mi indichi il rubinetto". no, la valvola". no, la perdita... Aba:- Le indico. Le indico. (sorride, si alza dal letto, si riassetta e va verso l’angolo salotto. Si inginocchia vicino al mobile incurante di coprirsi le gambe) Data l’ora le darò un aperitivo alcolico! Idraulico (restando seduto):- No, signora, devo lavorare; ho altri clienti... Aba:- Perché, qui non deve lavorare? Mio marito non la paga forse? Idraulico:- (sempre più intimidito) Sì. Ma vede... Aba:- (gli si piazza di fronte, in piedi, dominandolo: gli porge il bicchiere) Beva. (quindi si siede accanto a lui e muta atteggiamento: lo osserva con dolcezza). A la santé. L’idraulico beve. Aba:- (subito dopo che lui ha bevuto, gli afferra la mano che tiene il bicchiere e la sposta verso di lei; quindi imperante) Ancora un goccio! (e versando altro liquido sbaglia e lo fa cadere sulle proprie gambe che erano rimaste scoperte). L’idraulico istintivamente, per asciugargliele, allunga le mani e le carezza le gambe. Poi si avvede di quanto stava facendo e... Idraulico:- Oh, scusi, signora. Non volevo. Mi perdoni. Aba:- Niente, niente. E’ stata colpa mia. (si copre le gambe; si mette in piedi, e curvandosi verso di lui per mostrargli il petto poggia la bottiglia e il bicchiere che teneva in mano. Poi gli si impone come prima). (dura) Voleva sapere dov’è la perdita. Mi aspetti. Aba si allontana, sparisce dentro il bagno; ritorna quasi subito con una scala, la poggia vicino al lavello e si accinge a salirvi sopra. Aba:- Me la regga. E’ tremolante. L’idraulico si avvicina alla scala, la sorregge; Aba seguita a salire: lui da sotto comincia a spiarla-lei risulta nuda- e lui si sposta prima da una parte poi dall’altra per guardarla meglio. Aba arriva alla sommità della scala, sbircia sotto, si avvede che l’idraulico la sta spiando ed allarga le gambe ponendole su due differenti pioli. Aba:- Ecco. La perdita è qui. (indica verso la perdita). L’idraulico con una mano sorregge la scala mentre allunga un braccio e infila l’altra mano sotto l’ accappatoio e comincia a carezzarla sotto. Aba:- Ma che fa? (irritata) Mi faccia scendere. Ma che fa? Dissolvenza della voce di Aba che reitera "ma che fa?" . e lenta dissolvenza delle luci fino al buio. Nel buio risolini di lei, voci soffuse e incomprensibili di lui - rumori vari. Aba (sussurra):_ Fermo! Mario, no, basta! Idraulico (con voce imponente):- Dai, ancora. Aba (languida):- No. Squillo del telefono. Silenzio. Aba accende la luce del suo comodino (squillo del telefono reiterato); lei si copre alla meno peggio, si alza e va a rispondere al telefono amplificandone la trasmissione. Voce femminile anonima:- Buon giorno. Parlo con il numero 37 interno 5 di via Condotte? Aba:- (si copre meglio e con tono scocciato) Sì, dica! Intanto l’idraulico accende la luce e scivola via dal letto apparendo con la sua tuta sporca e quasi del tutto sbottonata. Si ricompone e si avvicina ad Aba per baciarla sul collo: lei gli sorride e resta in ascolto della telefonata. Voce femminile anonima:- Sono del Comune, signora. Le sto telefonando per annunciarle la visita di un nostro funzionario che verrà a casa sua per la misurazione della vostra abitazione. Aba:- (interrompendola mentre sbottona la tuta dell’idraulico e allunga un braccio per carezzarlo sul petto e più sotto fino alla pancia) Perché? Voce femminile anonima:- Al nostro computer non risultano dei dati precisi sulla planimetria del vostro alloggio, e non siamo in grado di ca]colare la tassa della spazzatura". Aba:- (c. s.) Embé? Problemi vostri. lo... Voce femminile anonima:- Problemi suoi, signora. Potrebbe essere che stiate pagando più del previsto. Oppure che, pagando meno del dovuto, vi arrivi una multa salatissima. Potrei parlare con suo marito? Aba:- Non è in casa. (rivolta all’idraulico e coprendo il ricevitore) E ci mancherebbe in questo momento. Voce femminile anonima:- Come preferisce. Comunque un nostro funzionario sarà da lei nel giro di mezz’ora. Le sto telefonando per avvertirla ed invitarla ad accoglierlo. Aba:- E se non lo facessi entrare? Voce femminile anonima:- Fatti suoi signora. lo sono incaricata di informare della visita del nostro funzionario per evitare che qualche utente si lamenti di avere ricevuto un estraneo in casa. Aba:- Va bene. La ringrazio. Ma devo dirle una cosa (pausa: dà un bacio all’idraulico) Lei ha una voce veramente antipatica, signorina. Voce femminile anonima:- (dura) Buongiorno! Si ode il rumore delricevitore che viene sbattuto e chiuso. Aba e l’idraulico si abbracciano, si lasciano andare a effusioni; quindi l’Idraulico le prende il mento fra due dita. Idraulico:- Ti è piaciuto, tesoro? Aba:- Tantissimo. Erano anni che non facevo all’amore in modo così dolce e completo. Idraulico:- Perché tuo marito non... Aba:- E’ diventato impotente. E mi stava convincendo che sono frigida. Idraulico:- Non e l’unico, sai. Altri uomini fanno così con le proprie mogli. E’ per paura delle corna. Aba:- Tu sei un esperto, vero? (pausa) Soddisfi tante amanti? Idraulico:- Non molte. Ogni tanto qualcuna. Solo quelle che mi voglio pagare in natura. Aba si allontana imbronciata e va a sedersi sul letto. idraulico le si avvicina e le si pone in ginocchio stringendola alle gambe. Idraulico:_ Che ti succede, piccina? Aba:- Tu sei sposato, vero? Idraulico:- (cauto) Ehhehh"… No… (si capisce che sta mentendo). Aba:- Ma hai altre amanti? Idraulico:- Avevo. Avevo prima di incontrare te. Aba:- Che dolce. Io sento di provare qualcosa per te... E non è solo desiderio. Idraulico:- Anch’io. (la bacia) Domani posso tornare? Aba:- Certo. Alla stessa ora di oggi. Idraulico:— E con tuo marito? Aba:- Non preoccuparti, ci penso io. Non gli ho mai contato una balla; non gli ho mai fatto le corna. Ma non mi va giù che mi volesse plagiare e convincere che sono frigida. Idraulico:- Sei la donna più calda della Terra. Ma a lui non farglielo mai sapere. Mi sento già geloso di lui. Deve essere un mostro. Aba:- E’ un mostro. Ma adesso almeno è un mostro cornuto. (Pausa: lo bacia) Ti amo. Si abbracciano. Aba:- (scostandosi di poco) Adesso vai, caro. Deve venire quel funzionario del comune e non voglio che nessuno sappia di noi. Ti voglio tenere dentro lo scrigno, nel mio segreto. Aba accompagna l’Idraulico alla porta, gli da un bacino e lui esce. Scena Quinta Aba si porta nel bagno e ne fuoriesce quasi subito indossando solo biancheria intima. Squillo del telefono. Segreteria telefonica:- Avete fatto il numero 4692960; siete sfortunati,non sono in casa. Lasciate un messaggio. Grazie. (segnale acustico). Voce di Ale:- Aba, scusa, ma non so se potrò venire a pranzo. Se ce la faccio sarà per una manciata di minuti. Se non mi vedi arrivare non impensierirti. Ciao... Aba (prende il ricevitore):- Ale, sono qui. (a se stessa, stizzita) Ha chiuso. Non mi da mai il tempo di rispondere. (reinserisce la segreteria telefonica). Aba ha il tempo di indossare una minigonna e una maglietta; suonano alla porta. Aba:- (accostatasi alla porta) Chi è? Maniaco:- (da dietro la porta) Sono del Comune, signora. Dovrebbe avere telefonato una mia collega. Aba:- (aprendo) Sì, venga. Scena Sesta Entra il maniaco. E’ calvo, grasso, untuoso; con una folta barba nera ed uno sguardo cattivo. Tanto è vero che Aba appena lo vede trasale e cerca di stargli lontano. Il maniaco indossa un abito grigio con tanto di camicia e cravatta. Entra come se fosse a casa sua, con passo deciso. Maniaco:- Buon giorno (e senza neppure aspettare risposta, tira fuori da una borsa un decametro e prende a misurare Vambiente). Aba resta impietrita, chiude incerta la porta d’ingresso e va a sedersi su una poltrona per spiare i suoi movimenti. Il Maniaco afferra oggetti per fissare un capo del decametro, quindi lo tira e il capo opposto sfugge alla presa. Il Maniaco impreca e seguita nel suo lavoro agendo da solo. Di tanto in tanto annota su un foglio dei dati... Osserva Aba che resta immobile al suo posto sorseggiando qualcosa da un bicchiere. Nel momento in cui il Maniaco le passa vicino proseguendo le sue misurazioni, Aba istintivamente afferra una statuina di bronzo e la tiene ben salda fra le mani, pronta a colpire. Lui la osserva, tenta un sorriso e gli fuoriesce una specie di grugnito. Si ferma al centro della scena, guarda intorno grattandosi il dorso della mano sinistra (e il suo tic di disagio e lo ripeterà ogni qual volta tenterà un’apertura verso Aba oppure le spierà le cosce). Così accade che lei ogni qual volta senta quel lieve grugnito, o lo vede grattarsi il dorso della mano, si copre di più restando seduta e raggomitolata in se stessa, e stringe la statuina. Maniaco:- Signora, lei non vuole collaborare? (grugnito). Aba:- Non saprei come rendermi utile. Lei è così capace nel suo lavoro che io... Manìaco:- Non collaborare è male, specie ora che mi sono accorto che avete dichiarato delle misurazioni fasulle. Qui ci sono gli estremi per un verbale di migliaia di euro. E lei non vuole collaborare, nemmeno per tentare di convincermi a ridurre la multa. Lei non vuole fare niente. Vero'? (grugnito) Aba- lo non voglio fare, né dare niente. Sarebbe tentativo di corruzione... Maniaco:- Ma se lei mi agevolasse, come fanno alcune donne, le più intelligenti, io quando sono agevolato divento... come dire... riconoscente. Aba:- E come potrei aiutare uno che entra in casa mia e si comporta come fosse lui il padrone. Mi creda, io non posso fare altro che stare qui vicino al telefono, pronta a chiamare la polizia. Maniaco:- Questa è una minaccia, signora. Un atteggiamento sbagliato con me, signora. lo potrei... Aba:- Lei può fare quello che vuole. Ci dia pure una multa... Avremo il diritto di contestarla. E denuncerei proprio il suo comportamento che giudico incivile e indegno di un funzionario al servizio del cittadino. Io un tipo come lei lo priverei del suo incarico per abuso di ufficio. Manìaco:- Dice? (si gratta la mano) Le conosco le donne che non agevolano i pubblici ufficiali. Non agevolano per attaccarsi a cavilli procedurali che avvalorino le loro truffe. Ma io non ci casco. Lei non è l’unica donna che si comporta così con me, sa. Aba:- Fatti suoi. Il Maniaco riprende le misurazioni come se niente fosse e si avvicina al letto; vi sale sopra con tutte le scarpe nel tentativo di prendere le misure dal soffitto al pavimento. Aba:- (si ribella con ira e scatta su dal suo posto) E no! Questo no! Non glielo permetto. Io ci dormo su quel letto. E lei deve chiedermi il permesso per salirci. E con le scarpe, poi! (gli appioppa un colpo di statuina ad una gamba). Il Maniaco crolla in ginocchio e subito cade giù dal letto. Maniaco:- Questo le costerà una denuncia. (va ridicolizzata l’alzata da terra di lui che, essendo grasso, è costretto a rotolare più volte su se stesso, come una palla, prima di potere trovare un appiglio ed alzarsi). Aba:- (corre fino al telefono: fa un numero".) Pronto polizia? Ma che centralino! Io ho un pazzo in casa. Ho bisogno d’aiuto. Ma chi mi passa‘?... ' 1].4 Il Maniaco le toglie il telefono dalle mani, stacca la spina e butta l’apparecchio in un angolo. Aba si nasconde in un cantuccio vicino al letto stringendo la statuina fra le mani. Il Maniaco la osserva da lontano... si gratta la mano, grugnisce lievemente. Depone il decametro; si siede al posto che occupava Aba prima. Lungo silenzio. Maniaco:- Signora, credo che il suo comportamento sia sproporzionato e non rispetti i miei diritti di lavoratore. La prego si ricordi che sono un pubblico ufficiale, e non potrei farle del male. Lei mi ha accolto in casa sua per obbligo. E non capisco perché. Appena mi ha visto è trasalita. (pausa) Va bene io non le piaccio, le sembrerò anche bruttissimo ma sono un comune uomo che cerca di fare il suo dovere, e questo è anche nel suo interesse. Ora la prego, si calmi. Metta via quella maledetta statuina... E cerchi di riflettere su una sola cosa: come un comune cittadino deve comportarsi con un pubblico ufficiale. Io ho il dovere di prendere delle misure, annotarle ed uscire da casa sua. Tutto qui. Ma lei non ha fatto niente per agevolare il mio lavoro. Ci rifletta. Non le pare che ho ragione? Silenzio. Aba si alza dal_ suo cantuccio, depone al suo posto la statuina. Il Maniaco grugnisce e comincia a grattarsi insistentemente la mano. · Maniaco:- Più mi agevola e prima vado via. Aba:- Va bene. Cosa le occorre? Il Maniaco si alza, le porge un capo del decametro, le indica dove deve tenerlo. Prende una misurazione. Maniaco:- Come pensavo. Altri venti centimetri rubati. Qui ci sono gli estremi per una multa salata, signora. Aba:- Ma che ne possiamo noi? Le misure ce le ha fornite l’architetto che ha adattato questo locale quando siamo venuti ad abitarvi. Maniaco:- Avrebbe la planimetria di allora? Aba:- Credo di sì. (prende una sedia, l’accosta all’armadio; vi sale sopra, apre un’anta e cerca fra alcuni fogli). Il Maniaco le si avvicina subito e la spia sotto la minigonna grattandosi la mano. Aba poggia una gamba sulla spalliera della sedia e restando in equilibrio precario scava fra altri incartamenti. Rischia di cadere e subito il maniaco si mette a sedere al di sotto di lei. Aba:— (lo guarda e rendendosi conto che stava per cadere, gli sorride) Grazie. (e riprende a cercare). Il Maniaco senza che lei se ne accorga le scosta un lembo della minigonna e comincia a grugnire osservandola. Finalmente Aba trova il documento che cercava; e fa per scendere. Aba:- Si alzi che devo scendere. L’ho trovata. Il Maniaco si allontana dalla sedia. Aba scende e si avvicina al tavolo e vi dispiega sopra la planimetriaIl Maniaco le si avvicina e con la scusa di leggere le si strofina contro. Aba si scosta. Maniaco:- Ecco, vede. I conteggi corrispondono alle mie misurazioni. Quindi lei ha falsato la denuncia. Questo si chiama truffa, signora. Aba:_ Io non ho falsificato niente; semmai mio marito... Maniaco:- Signora, i documenti sono firmati da lei e presentati da lei- (gongolante e minaccioso) Sa che io potrei denunciarla… Aba:- Che significa? Maniaco:- Mandarla in tribunale a rispondere di truffa. Aba:- Che significa? Maniaco:- Che il giudice potrebbe imputarla di truffa preterintenzionale e continuata ai danni dello Stato. La pena varia da sei mesi a due anni con la condizionale e una multa di circa dieci milioni. Aba:- Addirittura. Ma che leggi sono queste. Lei si sta inventando tutto... Maniaco:- Io posso fare e decidere quello che ritengo opportuno e la legge è dalla mia parte. Comunque, se io volessi". (allunga una mano e le carezza un braccio) Se lei volesse. Aba:- (si allontana rapida) Io non voglio niente. Se lei ha coscienza, si rende conto che io non c’entro... Maniaco:- E a me chi me lo dice se le cose stanno così come lei vuole farmi credere? Pero potrebbe convincermene. I mezzi non le mancano. Gliel’ho detto: alcune signore... le più intelligenti… Aba:- (con sdegno e schifo) Ma nemmeno per sogno! Lei è mostruoso... Maniaco:- (risentito) Bene, bene. Io ora le stilo il verbale. (comincia scrivere). Aba, seccatissima, va a sedersi sul letto; accende una sigaretta e fuma nervosa. Maniaco finisce di compilare e le si avvicina per porgerle un foglio. Maniaco:- Dovrebbe mettere la sua firma qui. Aba:- Perché? Io non firmo niente. Maniaco:- E’ semplicemente per documentare che le ho consegnato il verbale: una copia rimane a lei ed una devo consegnarla al responsabile del mio ufficio. Normale burocrazia. Se vuole gliela leggo. Comunque risulta una multa di 12 milioni e mezzo. Dopo la firma io le consegno la sua copia e lei potrà pure strapparla. Aba:- Va bene. Mi dia. (pone la sua firma.) Maniaco le consegna una copia ed Aba la strappa subito. Maniaco:- Mi manca un’ultima misurazione. Sarebbe così gentile da darmi una mano? Aba:- (anche se seccata, finge gentilezza) Sì. Mi dica. Maniaco:- Dovrebbe salire sul letto, e tenere fermo il capo del decametro vicino al soffitto. Io da sotto vedo che altezza abbiamo. Aba:- Va Bene. (Prende il capo del decametro e sale sul letto: per arrivare al soffitto si poggia sullo schienale). Va bene così? Maniaco:- (guardandola sotto la gonna e grugnendo) Sì. Perfetto. Aba barcolla un po... Lui la prende per la vita per non farla cadere e le mette una mano sotto la minigonna. Aba:- Ma che sta facendo? Nessuna risposta: un grugnito. Aba:- Mi lasci! (e si lascia cadere sul letto). Nella caduta il Maniaco le strappa le mutandine e tenta di saltarle addossoLei si libera, ma il Maniaco l’afferra per la maglietta e nel tentativo di immobilizzarla gliela strappa. Lei gli da un calcio all’inguine. La lotta continua ponendo in ridicolo i goffi tentativi dell’uomoAlla fine, rotolandole sopra, il Maniaco le mette le mani intorno al collo e riesce a bloccarla; scivolano entrambi dalla parte del letto non visto. In platea si odono urla disperate di lei; grugniti di lui. Maniaco:ceffone) E sta’ ferma puttana! (è in ginocchio: le molla un Silenzio: spezzato da urla strozzate di lei. (si capisce che l’uomo le ha posto una mano sulla bocca.) Finalmente dei grugniti animali e il silenzio totale: il Maniaco si alza, si ricompone gli abiti; raccoglie le sue scartofñe, (il decametro, la sua borsa), e rivolto verso Aba che è rimasta nascosta al pubblico dietro il letto. Maniaco:- Ti do solo un consiglio: non dirlo a nessuno! Io ho già sporto denuncia di corruzione a pubblico ufficiale e la firma che ti ho fatto mettere prima era a margine della tua confessione. Quindi rischieresti di finire dentro per due motivi. (sorriso e grugnito): truffa e corruzione. Fai i complimenti a tuo marito. Era tanto che non mi capitava una donna così. (si sbircia un attimo allo specchio, si aggiusta la barba--. esce sbattendo la porta). Scena Settima Aba esce da dietro il letto: (la si vede arrampicarsi fino a riuscire a sedersi volgendo le spalle al pubblico); è scarmigliata, con gli abiti strappati. Si toglie la camicetta (sbrindellata) e si riallaccia il reggiseno. Si asciuga le lacrime con un lembo del lenzuolo. Si pone in piedi, rAAETTndosi la minigonna. . Aba:- (piagnucolante, fra sé e sé) Non è vero. Non è: vero. Non può essere successo... non può essere successo proprio a me! (scoppia a piangere). Finalmente va in bagno: scroscio d’acqua. Passano momenti di silenzio e con la scena vuota (solo rumori fuori scena di Aba che fa la doccia). Aba rientra in scena con indosso l’accappatoio: ha i capelli bagnati e li sta avvolgendo in un asciugamano. Va nell’angolo salotto, prende dal mobile una bottiglia di liquore, beve avidamente. Quindi si avvicina al telefono, compone un numero. Un attimo di attesa finché dall’altro capo non rispondono... Aba:- Mario? (scoppia a piangere) « (un attimo per calmarsi) Sono stata violentata. (pausa: piange) Qui in casa mia. (lunga pausa: per sfogare il pianto. Poi più calma) Sì, dopo che sei andato via tu. (pausa) Sì, da un funzionario del comune. (pausa) Violentata!. Sul serio!. Una cosa schifosa! (pausa) No, no. (pausa) Dio, se ti dico di no! Non voglio! Tu non vai in nessun posto! (pausa) E’ una trappola: mi tiene in pugno... può denunciarmi per truffa. (pausa) No, non l’accetto, ma non devo muovermi! Rischio di finire in galera... (pausa) Rischio di finire in galera, ti dico! (pausa) Mio marito? E’ colpa sua. Sì, è colpa sua. Mi ha fatto firmare delle carte false. (pausa) Ma cosa fai? Vuoi peggiorare la situazione? Così mi denuncia pure lui, per adulterio! (pausa) Ma sì, con te. Perderei perfino gli alimenti., (pausa) Ma non capisci niente! Io scrivo sì, ma per la sua casa editrice. Sono in una morsa, capisci? (lunga pausa) Sì... Sì..- A voce, sì. (pausa) Va bene... sì. (pausa) Dove? (pausa) Al cine-club... va bene. (pausa) Alle tre e mezza, sì... Lo so dove si trova. Sì. (pausa) Va bene. Non gli dico niente a lui. (pausa) lo so che non se lo merita. Sì, ti prego; niente colpi di testa… bravo. (pausa) Sì, anch’io ti amo. (pausa) Sì, ti amo... sì, mi faccio forza. (riattacca il ricevitore). Aba si riporta alla bottiglia e beve nuovamente (c-s-). Quindi si avvicina all’armadio a muro, tira fuori indumenti intimi e un suo vestito. Si osserva un attimo allo specchio dell’armadio--Rumore di chiavistelli nella porta d’ingresso... Aba raccoglie la roba che aveva tratto dal]’armadio e corre in bagno. Scena Ottava Entra Ale: indossa gli stessi abiti della seconda scena. Si osserva un attimo intorno, lascia la borsa sopra il divano...si accorge dei due bicchieri poggiati sul tavolino...li raccoglie, uno per uno, per annusarli...si avvede della bottiglia, la prende e la ripone nel mobile. Ale:- (rivolto verso il bagno) Quando non ci sono ti dai all’alcool? Nessuna rispostaAle:- Hei, dico a te. Ti sei messa a bere? Nessuna risposta. Ale prende i due bicchieri e li poggia sul lavello. Ale:- Hai avuto visite, ’sta mattina? Dal bagno rumore di phon. Ale:- (urlando) Hei, dico a te. Hai avuto visite ’sta mattina? Aba:- (fuori scena) Non ti sento. Mi sto asciugando i capelli ,... il phon. Ale:- (urlando stizzito) Spegnilo! Aba:- (c.s.) Un attimo e arrivo. Ale si porta al vano cottura, prende una pentola, la riempie d’acqua e la pone sopra la cucina. Al:e- (urlando più di prima) Perché non hai cucinato? Sapevi che ho poco tempo per mangiare! Cessa il rumore del phon. Aba:- (fuori scena) Dicevi? Ale:- (urlando) Perché non hai cucinato? (pausa: fra sé a voce alta) Lo sapevo, siamo alle solite. Aba:- (appare sulla porta del bagno) Dicevi? Ale:- Niente, lasciamo perdere. Mi sto cucinando qualcosa da solo. Aba:- (è ben vestita e truccata) Ma c’e tutto pronto, tesoro. Basta aprire il frigo... (si dirige al frigo e man mano parla esegue ciò che dice). Prendere questo contenitore., versarlo in una pentola (rovescia l’acqua dalla pentola che Ale aveva posto sulla cucina) accendere il fuoco... e attendere che si scaldi. (pausa) — (sarcastica) Resta solo da apparecchiare. Apparecchi tu`? O vuoi che sia io? Ale:- Apparecchio io... apparecchio io. Silenzio: Ale apparecchia e Aba cucina. Pochi attimi e Aba mette in tavola. Ale va ad accendere la televisione: il solito telegiornale... Aba si allontana dalla tavola... Ale si siede..Aba prende dal vano salotto il candelabro . Aba:- (sarcastica) Hai dimenticato le candele, tesoro.(le trae da un cassetto) Aba accende le candele, quindi va a spegnere la televisione. Ale:- Ma che fai? Aba:- Spengo la televisione. Ale:- Perché? Aba:- Non si combina la televisione con la luce delle candele,. Non ti pare? Ale non risponde e comincia a mangiare. Aba si siede accanto a lui e lo osserva. Accende una sigaretta,. Ale:- (mangiando) Ti ho gia detto mille volte che non mi piace sentire l’odore della nicotina mentre mangio- (imperativo) Spegnila! Aba:- (calma) Non ci penso nemmeno. (pausa: aspira una boccata e gliela soffia sulla faccia) Io devo parlarti! Ale:- (distrattamente, mangiando) E di cosa? Aba:- Io... (agitata) oggi sono stata violentata! Ale scoppia a ridere e gli va per traverso il boccone. Aba si alza stizzita lasciando cadere a terra la sedia su cui era seduta. Aba:- (tutto d’un fiato: urlato) Sissignore oggi sono stata violentata ebproprio qui in casa mia e da un tipo lardoso e per colpa tua! Ale beve, quindi la osserva con superficialità. Ale:- Dai, smettila di inventare le solite cazzate. Di’ la verità: hai letto ilvlibro di quella pazza della Sessuologa... e ora mi stai raccontando unavstoriella per apparirmi interessante. Aba:- Vaffanculo! Aba si siede nel vano salotto e fuma in silenzio. Ale la osserva seguitando a mangiare. Aba si alza prende dal mobile la bottiglia di liquore, si versa da bere e beve avidamente. Ale:- (mangiando) Salute. Non ti fa bene darti all’alcool. Ti sviluppa la fantasia, e ti fa diventare volgare. Nessuna risposta: Aba ha l’espressione di una che sta per esplodere. Ale:- (c.s.) Certo che in quel volumetto vi sono molti suggerimenti per come fare le corna alla moglie. Quasi, quasi ne approfitto. Che ne dici? Nessuna risposta: Aba beve. Ale:- Quasi quasi per accontentare la dottoressa ti faccio le corna. Aba:- Vaffanculo! Ale:- Dio, come sei monotona. Aba:- (esplodendo) Io amo soddisfare i sentimenti, gli istinti e perfino le noiel Ale:- (fingendo di parlare a sé stesso) Dio, ha letto quel libro. (rivolto ad Aba) Ascolta... io ho ancora sì e no un quarto d’ora. Poi andro a lavorare perché ho la coscienza di dovere costruire noi due a livello sociale. Non posso darti più di tanto tempo per i tuoi capricci. Capito? Nessuna risposta. Ale:- Hei, parlo a te. Mi ascolti? Nessuna risposta. Ale:- E va bene... (parlando come a sé stesso) Mettiamola così: devo avere pazienza, e ce l’ho. (ad Aba) Un uomo ti avrebbe violentata qui in casa nostra? Va bene ci credo. Ti fa piacere che io ci creda?... Accetto la tua visione-sogno. (pausa: più distaccato) Hai goduto? Aba:- Porco! Ale:- Non hai goduto? (pausa) Eehehehn capita. Aba:- Porco! Ale:- Ascolta, tesoro.-. Aba:- (d’un fiato) Non chiamarmi tesoro ché chiami così anche la tua segretaria! Ale:- (guarda l’orologio) Ora ho tredici minuti e devo spiegarti una cosa che giudico importante per la nostra convivenza,. (pausa) Ascoltami con attenzione, però! Aba si versa da bere e va a sedersi sul letto. Ale trascina la sua sedia fino al letto e le si pone davanti: Aba gli soffia il fumo in faccia. Ale:- Per me prima di tutto esisto io, e insieme a me tu. Cioè io più io uguale noi. E sarebbe come dire… Ascolta: tu più tu uguale noi. Mi segui? Nessuna risposta. Ale:- Il che vuol dire, per me, costruire noi dentro noi stessi e la nostra intimità. E da questo partire per costruirci a livello sociale. Noi intimi nostri ed il nostro rapporto con gli altri, semplice contorno. (pausa: attende una espressione di lei che non arriva) Mi capisci? Mi sono spiegato bene? Aba:- No. Sei palloso! Ale:- Insomma, volevo dirti che io sto lavorando non solo per me stesso, ma anche per te. Per dare... insomma, per dare a noi due quel benessere sociale che ci può permettere la libertà di sentirci appartenenti a noi stessi e non al nostro contorno sociale. Io sto sfruttando gli altri per dare alla mia donna la possibilità di servirsi degli altri per costruire noi. Capito? Aba:- (urlando) Intanto uno qui... uno del tuo contorno sociale... E’ venuto e mi ha violentata. E tu non c’eri. E ha potuto farlo perché tu mi hai fatto mettere una firma su un documento, quando abbiamo comprato questa merda di casa! Ale:- Sei una grande attrice. Sai recitare. Per questo ti faccio scrivere critica d’arte per il mio giornale. Aba:- Tu sei un mostro. Esisti solo tu. E io sono un’aggiunta, un’appendice. Mi hai chiusa in questa morsa per fare di me ciò che tu vuoi! Ale:_ Dici? Aba:- Dico. Sì! Dico! Ale osserva l’orologio, sposta la sedia e la riporta nel vano cottura. Indossa la giacca... Aba:- Tu non mi sai dare gioia! Ale:- Invece tu tanta... Vero? Io sono un uomo vivo. E se tu non sei in grado di cogliermi, sono cavoli tuoi. Altro che propormi le tue cazzatine e le tue paranoie sessuali. Non sai più cosa inventare. (prende la borsa e si avvia alla porta) Aba gli sbarra il passo. Aba:- Stronzo, mi hanno violentata! E non sono paranoie o cazzatine. (pausa) A te non te ne importa vero? Ale:- (Girandole intorno per raggiungere la porta) Mi fai pena. (apre la porta) Ma vaaa... (e si chiude la porta alle spalle sbattendola). Aba:- (urlando) affanculo, cornuto! Sipario. SECONDO TEMPO Scena Prima All’aprirsi del sipario un enorme telo bianco, che scende dall’arlecchino, copre tutta la scena. Vengono spente le luci e inizia subito la proiezione di un filmato. Questo darà allo spettatore la sensazione di trovarsi in una sala cinematografica. In realtà vengono proiettate in presa diretta le azioni iniziali del secondo tempo. L’immediata proiezione del filmato crea la penombra e farà notare che a ridosso del proscenio, in platea, sono poste alcune poltroncine vuote. Esse risulteranno innalzate rispetto alle vere poltroncine di platea per dare allo spettatore la sensazione di spiare gli avvenimenti che si consumeranno in quella fila di sedie. Nella penombra si vede l’Idraulico che, a tentoni, raggiunge un posto a sedere al centro della fila. Quasi subito dopo appare Aba che, con fare simile, va a sedersi accanto a lui. I due amanti si abbracciano; si baciano. Finché Aba esplode in un pianto nervoso. Idraulico:- Dai, perché fai così? Fatti forza, ci sono qua io. Aba:- E’ stato terribile, Mario. E’ stato terribile. Idraulico:- E quello stronzo di tuo marito?.. Non gli hai detto niente, vero? Aba:- No, gli ho detto tutto e non ci ha creduto. Mi ha derisa. Pensa che io abbia inventato ogni cosa per rendermi interessante ai suoi occhi. Idranlico:- Hei, hei. Tu sei la mia donna adesso. Devi portare più rispetto a me che a lui! E devi ubbidire a me. Aba piange e non risponde. L’Idraulico la carezza con tenerezza. Aba:- Figurati, mi ha rimproverata perche non gli avevo preparato il pranzo. (pausa) Gliel’avrei avvelenato il pranzo! Idraulico:- Shhhh. (si gira verso il pubblico per controllare). Ché ti possono sentire. Queste cose non si dicono mai in pubblico. E in una sala da cineclub per giunta. Girati. Guarda quanti testimoni. Aba si gira verso la platea: annuisce. Aba:- Credi che mi abbiano sentita? Idraulico:- No, ma parla piano. L’idraulico comincia a carezzarla e a baciarla. Le tira giù un po’ la camicetta, quel tanto che basta per baciarla su una spalla. Aba:- Ma che fai? Mi spogli? Idraulico:- Ma no. E’ per fare scena. Dobbiamo sembrare una coppia che è venuta al cinema per pomiciare (e la bacia). Aba:- (con la bocca chiusa dal bacio) E se c’e qualcuno che mi conosce? E se vanno a dirlo a mio marito? Idraulico:- (con la bocca chiusa dal bacio) Sbattitene. Aba:- (staccandosi) Smettila, cosi attiriamo l’attenzione. Non vedi che tutti quelli che ci stanno dietro ci guardano? Idraulico:- Sono degli sporchi guardoni. Lasciali guardare: e meglio che ci vedano fare certe cose, anziché sentire quello che ci diciamo. E subito l’Idraulico le denuda una mammella (sparisce alla vista del pubblico: perché le si piega davanti per baciargliela). Aba:- (piegandosi in avanti verso di lui) Tirati su. Idraulico la bacia: (si ode il rumore del risucchio di un lavello). Aba:- Ma che stai facendo? Che modi sono? Ti sentono anche gli altri. Idraulico insiste (c.s.). Aba:- Ti prego tirati su. Sembra che stai sturando lo scarico di un lavandino! (e lo tira su a forza). Idraulico:- (riemerge) Ora possiamo parlare più tranquillamente. Ma abbracciami, devono pensare che stiamo continuando a pomiciare. Aba lo asseconda. I due amanti fingendo di amoreggiare si parlano all’orecchio: lo spettatore li puo udire tramite l’ amplificazione. Idraulico:- (bisbigliato) Ormai ha le ore contate, quel porco. Aba:- (bisbigliato) Che vuoi dire? Mi fai paura. Idraulico:- Senti". quanto pesa tuo marito? Aba:- In grosso modo quanto te. Perché me lo chiedi? Idraulico:- Mi serve il peso per dire al mio amico che dose occorre. Aba:- Che amico? Idraulico:- Non lo conosci. E’ un chimico che lavora in uno studio di ricerca di una nota ditta farmaceutica. Un fratello per me. Era il mio compagno di banco delle elementari. Uomo di fiducia. Aba:- Sì, ma che c’entra lui col fatto che sono stata violentata? E poi di che dose parli? Dose per cosa? Idraulico:- Eliminare quel verme di tuo marito. Toglierlo e sostituirlo. Aba:- Toglierlo e sostituirlo? Che significa? Idraulico:- Quello che ho detto. Ucciderlo. Aba:- Ma tu stai scherzando? Non si tratta mica dello sciacquone di un gabinetto? Togliere e sostituire? (pausa: incredula) Uccidere Ale? Idraulico:- Toglierlo di mezzo, e sostituirlo con me. Aba:- Uccidere Ale e sostituirlo con te? (pausa) E non baciarmi il seno! Non mi va in pubblico! (pausa) Ma c’è la galera per queste cose. Tu vuoi finire in galera? Idraulico:- Non ci finisco. Per questo ho parlato al mio amico chimico. Mi sta preparando una sostanza che lo lascia stecchito dopo ventiquattro ore, il verme. Aba:- Ma non hai pensato a me? E se io non fossi d’accordo? Idraulico:- Tu sei d’accordo. Hai fatto all’amore con me e non puoi non essere d’accordo. Aba:- Sì, va bene. Ma... il tuo amico?.. Cosa gli hai detto?.. E’ un testimone. E di un omicidio! (pausa) Ci hai pensato? Idraulico:- Io penso sempre a tutto. (le da un bacio sul collo; quindi con tono trionfante:) E’ come quando devo aggiustare un impianto idraulico: analizzare la situazione, preventivare i rischi, sostituire i pezzi. Aba:- Ma qui stiamo parlando di omicidio. Un uomo non è un impianto idraulico. Idraulico:- Anche. Noi siamo fatti in massima parte di acqua. Quindi i tubi del nostro corpo fanno parte di un impianto idraulico. Basta mettere nell’impianto idraulico di tuo marito una sostanza corrosiva. I tubi si sciolgono,. l’acqua che ha nel corpo si inquina... E lui: puff. Avvelenato. E senza lasciare tracce. Aba:- Il tuo amico chimico ti darebbe la sostanza? E si renderebbe complice di un omicidio, così... semplicemente per amicizia? Idraulico:- No. Gli ho detto che è per il mio cane. Ho appuntamento alle cinque. Lui mi darà la sostanza... io la prendo con una siringa, la inietto nel tappo di una bottiglia di vino... (con rimpianto) Un barolo d’annata che tengo a casa... per le grandi occasioni. (la bacia sicuro di sé) Domani te la porto a casa e tu la offrirai al verme o per il pranzo o per la cena. Vedi tu. Te l’ho detto; tutto calcolato: togliere di mezzo l’impianto inutile e più in là, quando non vi saranno più rischi... Sostituirlo: io! Aba:- (ribellandosi: urla) Ma io non voglio! Ho paura di finire dentro! Idraulico:- Shhh! Piano! Parla piano. Non farti sentire! Bisbiglia come faccio io. Aba:- (bisbigliando) Ma io non voglio. Ho paura di finire dentro. Idraulico:- (bisbigliando) Niente pericoli! A che ora torna a casa tuo marito? Aba:- (incerta: è poco convinta di volere uccidere Ale) A volte alle diciassette, a volte alle diciannove". a volte... Idraulico:- Quando! Precisa! Quando? Aba:- Credo alle cinque. Idraulico:- Uhhgrgrhgrgrh .... (pensa emettendo questo suono, come fosse di un tubo pieno d’aria) Uhhhhhhh. Aba:- Che fai? Cos’e quest’ altro rumore? Idraulico:- Niente: sto pensando. (di nuovo il rumore di prima) Ci sono. Tu mi aspetti qui e finisci di vederti il film. lo fra poco vado a prendere la roba dal mio amico. Te la preparo, te la porto. E tu quando rientri a casa... se tuo marito c’è già, gli dirai che sei andata a comprare e che per festeggiare la giornata... Aba:- Festeggiare cosa? Idraulico:- Il fatto che lui ha capito che tu saresti stata violentata per fantasia. Cioè per corteggiarlo. Aba:- Va bene. Ma non oggi. Oggi è troppo presto. Non me la sento. Me la porti domani, la bottiglia. Ti telefono e ti dico io quando. I due amanti si baciano. Poi Aba gli bisbiglia. All’orecchio: Aba:- Esco anch’io con te. Mi sento a disagio. Idraulico:- Come vuoi. I due si baciano ed escono con la stessa tecnica con cui erano entrati in scena. Cessa la proiezione del filmato. Viene alzato il telone. Scena Seconda Ci ritroviamo a casa di Aba e Ale. La scena sembra vuota ma il rumore del martello attira l’attenzione dello spettatore; da sotto il mobile-bar fuoriescono due gambe; (si tratta di gambe tinte poste in sostituzione di Ale per permettergli di passare dal personaggio dell’idraulico al suo ruolo). Le "gambe di Ale si ritirano. Musica. Da dietro il mobile esce Ale che indossa un paio di pantaloni (stesso colore e stoffa delle "gambe di Ale") ed una camicia. Ha in mano degli attrezzi di falegnameria che ripone in una cassetta vicina al mobile. Ale raccoglie il tutto e si reca nel vano servizi a riporli. Rientra subito in scena. Squillo del telefono (insistente finché non risponde). Ale va a spegnere la musica e risponde al telefono. Ale:- Pronto... Ah, è lei dottoressa... Diciamo bene. (pausa) No. E’ un mio modo di dire. Sì, l’ho letto il libro. In molti punti non mi convince... E’ il tempo che manca... (pausa) Dovrei toglierlo al lavoro. (pausa) No. Ma non e una scusa. (pausa) Ma, sì. Sto economizzando il mio tempo. Ho sommato i tempi morti della mia giornata e li sto dedicando a lei, a mia moglie... (pausa) Ho la sensazione che la cosa non funzioni... Mi pare che sia diventata isterica, incontrollabile., E’ sempre stata una donna difficile: non sai mai come prenderla... (pausa) Lo so anch’io che distrarre del tempo dal lavoro non significa perdere dei soldi "ma ricaricarsi di energia tramite l’amore". Queste sono le pagine del libro che mi sono piaciute di più... (pausa) No, non sono un maschilista. Me l’ha detto lei che non esiste l’impotenza maschile se si ha accanto la donna giusta. Ecco, mia mogìie non è la donna giusta. Mi inibisce. Ed ho la sensazione, che per imporre il suo carattere forte, lei preferisca impostarsi in modo androgeno... Scusi se mi esprimo male. Intendevo che lei, per paura di apparire debole, riduce la sua femminilità, e da sfogo alla logica, alla durezza... A tutte quelle cose che castrerebbero qualsiasi uomo. (pausa) Sì, se non avessi avuto modo di goderla, la sua femminilità e il suo istinto, l’avrei piantata da tempo. Altro che venire da lei per suturare le grandi ferite del nostro rapporto. (pausa) Lasci perdere come parlo: se mi sono fatto trascinare nel suo studio, è perché in fondo la amo, mia moglie. Ma creda, la sua durezza sta diventando scomoda. E’ perché la amo che mi stavo adattando a credermi impotente; per stabilire un equilibrio fra la sua frigidità e la mia voglia di fare all’amore con lei e solo con lei. Insomma, dottoressa, é la donna che per natura educa l’uomo all’amore. Ed è sempre la donna che deve avere la cura di saperselo tenere per se il suo uomo se ci tiene. Altrimenti comincerà a farsi un sacco di amanti e ad andare a letto con l’uno e con l’altro. E’ che voi donne, quando avete la certezza di possedere un uomo, perché siete riuscite a farlo innamorare, date per scontato che egli vi appartiene. E, appartenendovi, vi sentite il diritto di farne quello che vi sentite il diritto di farne; quello che volete. Anche un castrato. E questo, credo, sia stato l’errore di base di mia moglie. Però non si è accorta che a questa concezione ha sacrificato la sua possibilità di diventare unica per me. La donna più importante. E seguita a volersi imporre e a tentare di ridurmi, per riuscirci. (pausa) Ma che maschilismo! Questa è natura, lo sa meglio di me! E il fatto stesso che solo la donna può procreare che le dona il vantaggio di avere il senso della famiglia, dell’unione. Noi uomini siamo schiavi dell’educazione sociale e non certo i custodi della natura. (pausa) Sì, l’ho letto... Mi va bene tutto... il gallismo... la poca fantasia del maschio nelle dimensioni del sesso... la sua abitudine di prendere sesso per il bisogno di godere... Lo so, lo so... è riduttivo. E’ castrante pure questa mentalità, ma se ci si mette pure la donna ad amplificare i problemi sessuali di noi uomini. Beh, allora tanto vale la pena che noi maschi creiamo il partito degli impotenti, e il gioco è fatto. (pausa) Ma lei sta parlando da donna, in questo momento, dottoressa.. Non se ne accorge? (pausa) lo sto facendo l’impossibile. Non mi dica queste cose! (pausa) Guardi, sono perfettamente conscio di non essere impotente. Lo divento solo con mia moglie, perché la amo. Ma con le altre donne no. Di sicuro! Non ho mai avuto questi problemi". (pausa) Ma non esiste! (pausa) Lei mi sta offendendo! (pausa) Ma non esisteeeee! Dottoressa, io mi scoperei anche lei, e proprio in questo momento. Ma non si rende conto che per un uomo sentire al telefono la voce di una donna che ti istiga alla sodomizzazione è eccitante, Dottoressa? Lei mi sta facendo una telefonata erotica, Dottoressa... (pausa) Certo, non volevo offenderla. Ma anche lei ha un marito. E’ solo per dimostrarle che non sono un imbecille, le dico, anche se lei e una specialista in sessuologia, che lei, come femmina, ha dei problemi di coppia... Mi scusi una domanda: lei in sessuologia è prevalentemente una teorica? Sa, io sto avendo questa sensazione (pausa). Va bene. A risentirci. Però, se lei ha bisogno del mio intervento". dico, per aiutarla come donna, dico, per...aiutarla come donna... Io sono qua. Per lei farei un’eccezione, anche se sono innamorato. Va bene. (pausa) Buona giornata. Ale riattacca il telefono. Ale:- (fra sé e sé) Stronza. Prima ci tenta con la scusa della psicoanalisi e poi si ritira. Femmina. (pausa) Dolcemente femmina, però. Ale si avvicina al mobilebar; lo apre, ne trae una bottiglia si versa da bere; accende lo stereo. Musica. Ale si mette a sedere; sorseggia. Suonano alla porta. Scena Terza lnsiste il campanello della porta. Ale si alza stancamente dal divano e si avvicina alla porta-Persiste la Musica che Ale aveva acceso. Ale:- (senza aprire) Chi è? Assicuratrice (voce f.s- non comprensibile) :— Sono Andreina (non si capisce il resto). Ale:- Un attimo. Ale apre. Appare Andreina, l’assicuratrice (indossa una stupenda minigonna, una giacca ed una camicetta di seta trasparentissima che lascia intravedere i seni non coperti dal reggiseni). Assicuratrìce:- (si presenta subito) Sono Andreina Stranieri della Montassurance. · Ale:- (dopo averle porso la mano) Un attimo, signorina; vado a spegnere la musica. Intanto si accomodi. Ale va a spegnere la musica. Assicuratrice:- Grazie. Posso appoggiare? (Si riferisce alla borsa che poggia sul mobile accanto a lei). Ale:- Prego, prego. Faccia pure. Svanisce la Musica. Assicuratrice:- La ringrazio. (e si sfila la giacca: la trattiene in mano in attesa che Ale vada a prendergliela). Ale:- (prontissimo) Dia, dia pure. La metto di là. (mette via la giacca e le è subito vicino per guardarla dalla testa ai piedi). Assicuratrice:- Allora vado (prende la borsa e si avvia verso il divano)-(camminando:) Noi delle assicurazioni ultimamente stiamo girando molto per gli appartamenti... (si siede sul divano mettendo in bella mostranle gambe) La ringrazio di nuovo di avermi fatto entrare... Ale:- E’ un caso che io sia in casa... Sono a lavorare a quest’ora. Mi dica. Assicuratrice:- (melliflua al massimo) Beh, sono stata fortunata.-. (si passa la mano nella scollatura della camicetta, come per carezzarsi la porzione di seno ben visibile, anche se il resto si intravede chiaramente). Ale:- (intimidito) Posso offrirle qualcosa da bere? Un digestivo? Un tè? Assicuratrice:- (continuando il gesto di prima) Sì, un tè, grazie. Ale si porta al vano cucina e dal frigo estrae una brocca contenente dei tè. Ale:- (vicino al frigo) Lo gradisce freddo? Assicuratrìce:- Sì, sì. Meglio. (estrae dalla borsa le sigarette) Disturba se fumo? Ale:- No. Anzi. (le porge il tè e sgombera il tavolino da alcuni fogli per lasciare spazio al posacenere) Scusi il disordine... Sono tutti fogli di lavoro... Sa, io faccio l’editore e qualche volta sono costretto a portarmi a casa tante cartacce. Stavo correggendo le bozze di una pubblicazione… Assicuratrice:- (interrompendolo) Oh, che lavoro emozionante. Non si preoccupi... Ale le porge il posacenere. Assìcuratrice:- (irradiante di sorrisi) Grazie. Ale:- (si siede) Mi dica. (la osserva con avidità in tutta la figura soffermandosi nei punti scoperti) Di che assicurazione è lei? Assicuratrìce:- La Montassurance del Belgio. Ale:- Uh, nientemeno. Assicuratrice:- E già. Gli stranieri in Italia hanno trovato la loro America. Operano bene. E mantengono sempre le promesse contrattuali. Ale:- Certo, certo. Ma vede, signorina., Io sono più che coperto... Assicuratrice:- Perché, prima aveva freddo? (magra battuta messa là per giustificare che lei si stava scoprendo ancora di più le gambe). Ale:- (ride) No, no. Intendevo che ho un sacco di coperture assicurative: quella... (pausa) della casa, quella della salute, del capofamiglia, dell’ infortunio. .. della macchina… Assicuratrice:- Ma questa è obbligatoria. Ale:- Già, già... Assicuratrice, fingendo di avvicinare a se il posacenere, scivola sul divano per scoprirsi di più le gambe. Ale:- Ho fatto". (pausa per osservarla meglio e raccogliere il suo sorriso ipocrita) mi corregga se sbaglio... Assicuratrice:- Dica, dica. Ale:- Una forma di vitalizio... Una pensione volontaria, insomma. Assicuratrice:- Con copertura in caso di morte? Ale:- Mi pare di sì. Assicuratrice:- E su che testa? La sua? Ale:- Non capisco. Che vuol dire? Assicuratrice:- Chi e l’assicurato e chi ne beneficia in caso di morte? Ale:- Ah, sulla mia persona. Ed è a vantaggio di mia moglie. Assìcuratrice:- Quindi se lei morisse... speriamo mai... la sua signora diventerebbe milionaria? 130 Ale:— Sì, credo di sì. L’ho fatta per tre milioni. Ahhh.. io non ci credo a queste cose. Assicuratrice:- Oh, ci creda. Ci creda. Pagano le compagnie assicurative. E quelle straniere pagano meglio. Ale:- Sì? Va bene. Ma gliene ho parlato per farle capire che non ho bisogno di niente. Mi sono spiegato, signorina? Assìcuratrice:- Sì, sì, la capisco; ma ci sono tante di quelle forme assicurative che sicuramente una gliela affibbio. (sorride) Venga. Venga a sedersi qui vicino a me. Le vorrei insegnare come vanno sfruttate le compagnie assicurative. (si scopre del tutto le gambe fino a mostrare le mutandine ed oltre). Ale esegue impacciato e lei subito gli poggia sulle gambe un libro che comprende varie assicurazioni. Sfogliando l’Assicuratrice lo carezza sulle gambe sfiorandogli l’inguine. Ale si muove lentamente sul divano, con imbarazzo. Ale:- (è come scocciato perche non vorrebbe cedere al suo fascino e scostandosi da lei che già le sta ponendo una gamba sulle sue) Guardi avrò dodici polizze. Non esiste una polizza che io non abbia. Assicuratrice:- Aspetti. Aspetti. (gli si riaccosta e riesce ad avvinghiare le gambe di lui con le sue) Non si disperi, non si emozioni. Stia calmo. La trovo, la polizza, che fa per lei. (gli poggia la mano sulla guancia: lunga carezza fino ad arrivare al collo). Senta, lei è così tenero. Un bambino, assicurativamente parlando. Sento che ha bisogno del mio aiuto. Lei... (pausa) Posso darti del tu? Ale:- (imbarazzato) Sì... se le fa comodo. Assicuratrice:- Certo. Come ti chiami? Ale:- Ale. Assicuratrice:- Ascolta, Ale. Tua moglie sa della polizza che hai fatto". quella di tre milioni su entrambi? Ale :- No. (lei gli stringe forte una mano) Credo di no. Assicuratrice:- E perché l’hai fatta? (gli prende la mano e se la poggia sulla spalla). Ale:- Mha... Me l’ha consigliata il mio commercialista. Per detrazioni fiscali, credo. Assicuratrice:- E se tua moglie morisse? (lo costringe ad abbracciarla). Ale ha uno scatto: si mette subito in piedi. Ale:- Guardi, signorina. lo credo di non doverle far perdere altro tempo. Ci saranno sicuramente altri appartamenti da visitare in questo stabile. E lei, e io... Abbiamo bisogno di tempo tutti e due! Assicuratrice:- Rispondi alla mia domanda. E se tua moglie morisse?.. A te ne verrebbe qualcosa? (pausa: poi melliflua) Ma non stare lì impalato, siediti qui, parliamone. Ale esegue. Assicuratrice:- Ora, e partiamo dal concetto che tua moglie non sappia della polizza... perché, se sapesse… Ale:- Se sapesse, cosa succederebbe? Assicuratrice:- Che non vedrebbe l’ora di saperti morto per poter incassare i soldi della polizza. Ale:- Ma figurati! Mia moglie non è fatta così. E tu (irato) smettila di fare queste insinuazioni! Assicuratrice:- (lo abbraccia e gli dà un bacino sul collo, come per calmarlo) Se facessi il mio lavoro ti accorgeresti che queste cose capitano più spesso di quanto non si creda. (continua a baciargli il collo e gli carezza il petto inserendo una mano nella camicia di lui). Ale:- (difendendosi) Signorina, la smette? Assicuratrìce lo bacia sulla bocca, prima con insistenza, poi, quando lui cede, gli prende una mano e se la guida sul petto per farsi carezzare il seno. Finalmente i due rotolano per terra fra baci, carezze. Appena lui, infoiato, allunga le mani sotto la gonna, lei lo blocca. Assicuratrice:- (che è per terra con lui sdraiato su di lei) Eh, no! Per chi mi hai presa? Ale:- (imbarazzato restandole addosso) Ma io... Credevo... Assicuratrice:- (si alza di colpo) Credevi? Credevi che fossi una puttana? (scoppia a piangere e si siede sul divano) Ale le è subito vicino e l’abbraccia per coccolarla. Ale:- Scusami, è che io... Assicuratrice:- (fingendo di piangere) E’ che tu sei un porco! Non hai capito che mi sono innamorata di te! Che ho avuto un colpo di fulmine! (pausa: accentua il finto pianto) Ma credi che io faccia cosi con i clienti per carpire la loro buona fede? Ale:- Scusami. Non volevo. Non credevo questo. Pensavo... ci piacessimo e tutto finisse lì. Assicuratrice:- Mi sono innamorata di te, stupido! Ale la consola carezzandola in silenzio. Assicuratrice:- Non avevi capito che parlando di assicurazione ti stavo mettendo in guardia da tua moglie per paura che ti possa uccidere e prendersi i soldi? A me cosa ne viene dicendoti questo? Ale:- Niente. Ma, mi stupivo che... Assicuratrice:- Che? Cosa che? (silenzio: quindi cambia atteggiamento) Tu sei innamorato di tua moglie! (con tono di rimprovero) Ale:- No. Sì... (ci riflette su, poi con ingenuità ammette) No. Non più da un po’ di tempo. Assicuratrice lo stringe a se e lo bacia con foga. Poi lei si alza. La scena da quando lei è in piedi viene svolta a rallentatore: ogni movimento, ogni espressione va calibrata per evidenziare dei fermi che sottolineano l’importanza del gesto e, tramite le luci, le espressioni di lei: si parla ovviamente di luci azzurrine e luci rosa intermittenti e i gesti divengono così fluidi da fare cogliere le frazioni del loro innamoramento così come sta nascendo (il "colpo di fulmine"). Lei da personaggio frivolo e un po’ civetta, cosi come si era presentata, diventa donna e femmina, capace di amare con tutta sé stessa. Lui resta sul divano in contemplazione: non c’è in Ale nessuna forma di sbigottimento; solo partecipazione: si dovrebbe cogliere sul suo viso la capacità di riuscire a fare crescere dentro di sé i sentimenti e lo si vede trasformarsi lentamente da un semplice "animale" in un uomo che sta imparando ad amare. Nasce poesia proprio dalla lentezza dei gesti, dalla situazione che è descritta dagli sguardi che i due si scambiano, dal supporto delle luci e da quel mondo infantile fatto di reciproca ed innocente contemplazione. Finalmente anche lui si alza dal divano e le si avvicina: anche i gesti di lui diventano rallentati e il contatto dei due corpi che si abbracciano dona immobilità allo spettatore. Assicuratrice allunga una mano: spegne la luce. Risolini di lei. Ansimare di lui. Finalmente la luce viene riaccesa Assicuratrice ed Ale si alzano; si ricompongono gli abiti. Assicuratrice va a sedersi sul divano. Ale le è subito vicino e l’abbraccia. Le bisbiglia paroline all’orecchio... Assicuratrice:- (ridendo) No, tesoro. Ancora? No. Stai buono. Dai. (lo allontana da sé) Parliamo di cose serie. Ale si alza va al mobile bar e versa qualcosa da bere per entrambi. Assicuratrice:- (prende dalla sua borsa una cartella, la apre.) Ecco, questa è la polizza che ci vuole per te. Ale:- (distratto) Che polizza? (le porge il bicchiere). Assicuratrice:- Quella per la morte di tua moglie. Ale:- Ma mia moglie non è morta. Assìcuratrice:— Appunto. Ale:- No. No, no. No! Assicuratrice:- Perché no? Non ami me adesso? Ale:- (impacciatissimo) Si, ma... E’ un assassinio. Assicuratrice:- Un incidente, semmai. Le compagnie assicurative pagano il doppio per gli incidenti. Anche per quelli domestici. Vedi quel lampadario (lo indica) potrebbe cadere a tempo giusto e luogo giusto. E sulla giusta testa. Ale:- No, no: io non ci sto! Non ci penso nemmeno. Assicuratrice:- Cos’è ti senti legato alla tua mogliettina? Ale:- No, ma... Assìcuratrice:- E quello che c’è stato fra noi?.. (dura) Che significato ho io ora nella tua vita? Ale:- Tutto il significato di questo mondo. Ma non me la sento lo stesso. Non sono un assassino. Assicuratrice:- Ma che assassino e assassino. Tu... mettiamola così… agevoli tua moglie a morire qualche annetto prima della sua ora. A tutti può capitare un incidente mortale. Ecco, tu aiuti l’incidente. Ale:- E’ assassinio lo stesso! Assicuratrice:- (compilando la proposta) Non proprio. Direi che fai una gara a chi arriva prima. Ale:- Una gara? Che tipo di gara? Assicuratrice:- (finendo di compilare) Non certo ginnica. A chi arriva per primo ad uccidere, pardon, ad aiutare l’altro che gli venga un incidente. (pausa) Ho finito. Ecco, metti una firma qua. Ale:- lo? Che c’entro io? lo… Assicuratrice:- Ma sciocchino, non pensi che tua moglie potrebbe avere già ingegnato una tua morte, magari con il suo amante. Ale:- Mia moglie non ha amanti! Assìcuratrice:- Tu saresti l’ultimo a saperlo, sciocco. E lo scopriresti troppo tardi. Ale:- Come troppo tardi? Assicuratrice:- Quando non avresti più possibilità di correre ai ripari. (pausa: gli mette la penna fra le mani e lo fa accomodare davanti alla proposta) Non so… quando trovandoti in una strada in discesa fai per frenare e ti accorgi che l’amante di tua moglie ha manomesso i freni… Ale:- Scusa, io di assicurazioni non ne capisco molto; ma, se la polizza è intestata a mia moglie, non dovrebbe firmare lei? Assicuratrìce:- Non in questo caso. Tu firmerai a nome di tua moglie; sono io che devo controllare l’autenticità della firma. (gli prende la mano e la guida per mettere la prima firma.) Dove ero rimasta a proposito degli incidenti? Ah, già oppure te ne potresti accorgere dopo avere bevuto un buon vinello, regalo dalla mogliettina... ti cominciano a venire dei crampi allo stomaco. Troppo tardi appunto. Ale ha finito di firmare (ben sei firme ed ogni volta l’Assicuratrice gli guida la mano per farle apporre nel posto giusto.) Assicuratrice gli sfila rapidamente la proposta da sotto le mani e velocemente la ripone nella sua cartella e va ad indossare la giacca. Ale:- Che fai, vai subìto via? Assicuratrice:- Certo, amore. Voglio che la polizza entri in vigore dalla mezzanotte di oggi; Il tempo stringe. La gara. Ti ricordi? Ale:- Già, la gara. (e resta come un citrullo a vederla sgambettare fino alla porta, mandargli un bacino ed uscire). Scena Quarta Rimasto solo, Ale si piazza sotto al lampadario e ]’osserva attentamente; quindi, come perseguendo un’idea venutagli sul momento, prende una sedia e allunga le braccia per arrivare a toccare le maglie della catena. Scende dalla sedia, la ripone al suo posto, e va nel vano disimpegno e ne esce subito con la scala. Sale sulla scala, raggiunge con le mani la carrucola d’aggancio del lampadario al soffitto: la scala barcolla. Ale discende e si reca di nuovo nel disimpegno; rientra recando una robusta corda e alcuni attrezzi. Sale sulla scala, comincia a legare il gancio del lampadario... Squilla il telefono. Ale resta un attimo ad osservare il telefono, quindi scocciato scende dalla scala, va a rispondere. Nessuno. Stizzito attacca la segreteria telefonica e risale sulla scala per riprendere il lavoro da dove l’aveva lasciato. Nuovo squillo del telefono. Ale raccoglie tutta la corda e la fissa al gancio del lampadario. Segreteria telefonica:- Ale, sono Andreina. Ci sei? (pausa) No, non ci sei. (pausa) Scusami tesoro, ma dovresti correre qui nel mio ufficio. Ho dimenticato di farti mettere una firma sul modulo sanitario. (pausa) Appena rientri puoi venire? (pausa) Presto, amore, che devo fare partire la polizza. Ale di corsa scende dalla scala, va al telefono per rispondere, ma sente il clic di fine telefonata. Ale osserva la scala, poi il telefono: ha un’ espressione da ebete. Alla fine prende una decisione: risale sulla scala; mimetizza la corda al gancio del lampadario, raccoglie i ferri che aveva lasciato sul basamento della scala; ridiscende, chiude la scala, la trascina nel vano ripostiglio, e subito indossa la giacca ed esce sbattendosi la porta alle spalle. Scena Quinta Entra Aba. Si spoglia degli abiti che indossava nella scena del cineclub, ed indossa una vestaglia da camera. Raccoglie da terra, proprio al di sotto del lampadario un cacciavite ed un pezzo di corda. Va a deporli nel vano ripostiglio e rientra proprio mentre... Squilla il telefono. Voce della segreteria:- Cara, sono io- Hai capito chi sono? Domani ritornerò per riprendere le misure dell’appartamento. Se sarai brava, non ti farò pagare nessuna multa. Anzi ti porterò un regalino che ti farà sempre ricordare di me. A domani pomeriggio, cara. (grugnito di compiacenza). Aba prende subito la cornetta e compone un numero. Aba:- (solito tempo per gli squilli: risponde la voce della sessuologa:-"pronto") Pronto, dottoressa, sono io. Mi ha riconosciuta? Voce della Sessuologa:- (amplificata) Sì, cara. Mi dica. Aba:- Da quando sono venuta da lei mi sono successi dei fatti strani. Le dico il più importante. (pausa) Mi sono innamorata di un idraulico, poi... sono stata violentata da un pubblico ufficiale, un maniaco che mi ha appena telefonato per dirmi che domani ritornerà per violentarmi di nuovo... poi l’idraulico ha deciso di uccidere mio marito. Voce della Sessuologa:- (c.s.) Si calmi, cara. Si calmi. (pausa) Per prima cosa spenga la segreteria che sta registrando la nostra telefonata e certe cose è meglio che non lascino alcuna documentazione. Spenga! Aba esegue: da ora in poi non si udrà la voce della sessuologa. Aba:- Dottoressa... come le dicevo, mi sono fatto un amante. Un uomo stupendo... rude... all’opposto di mio marito. Ma sono innamorata di entrambi. (pausa) Come? (pausa) Sì, certo che amo Ale. (pausa) Sono sicura che lui non mi ama". (pausa) Ma no che non voglio ucciderlo! (pausa) Allontanare il mio idraulico? No, mai: Mario mi ha dato delle sensazioni che non provavo da tempo. (pausa) Cosa? (scandalizzata) Deve uccidere mie marito? Ma lei è pazza! (pausa) Oh, mi scusi. Non volevo. Senta, piuttosto... succede che la violenza che ho subito... sa, quel funzionario del comune... (pausa) aspetti, mi lasci il tempo! (pausa) Non è facile dirle. (pausa: poi precipitevolissimevolmente:) Ebbene, mi e piaciuto. Verrei che accadesse di nuovo. Ho solo paura che mio marito e il mio amante le vengano a sapere! (pausa) Certo, sì, dottoressa. Non sono più una bambina. (pausa molto lunga come di una che sta ascoltando) Sì... Certo, sì... sì... No! Non ucciderò mai mie marito! (pausa, come sopra) Sì... (timida) domani... il veleno in una... bottiglia di Barolo d’annata... Si, tramite un amico... Non devo dirle altro Sa, la polizia. (lunga pausa di chi resta in ascolto) Quel maniaco? Eliminarli entrambi e tenermi quel maniaco? Ma dottoressa (pausa lunga)... Rumori di chiavistelli. Aba:- Sta rientrando mio marito. Ci sentiamo demani. Poi le racconto! Scena Sesta Rientra Ale. Ale:—- Ciao. . Aba:- (sedendosi vicino al telefono) Ciao. Ale:-Tutto bene? Aba:- Tutto bene. E tu? Ale:- Bene. Grazie. (appende la giacca) E’ già pronte? Aba:- (si alza e va ai mobile bar per versarsi da bere) Pronto cosa? Ale:- La cena. Aba:- (beve e si siede) E’ già ora di cena? Ale:- E’ già ora di cena. Aba:- Come passa il tempo... (resta seduta sorseggiando dal bicchiere) Ale:- Già, ho capito. ll tempo passa. (si rimbocca le maniche e va al lavello per lavare i piatti.) Cosa prepari per cena? Aba:- Per cena? lo non ho voglia di preparare niente. Ho mangiato fuori... Nel ristorante della Valeria. Ale:- Hai mangiato fuori nel ristorante della Valeria? Brava. Allora non c’è bisogno di preparare. Anch’io ho mangiato fuori... mangiato non proprio... ma mi sono riempito con degli stuzzichini ad un cocktail di lavoro. Ale ripone i piatti nel lavello, si asciuga le mani e ricompone la camicia. Depone il grembiule ed indossa la giacca. Aba:- Che fai? Esci.? Ale:- Sì, torno in ufficio. Ho da sbrigare alcune correzioni per una pubblicazione che va in stampa domani, e… Aba:- Ma se hai sempre sbrigato questi lavori in casa, perché ora esci? Ti aspetta qualcuno? Me lo puoi dire, non ci trovo niente di male. Ti aspetta qualcuno? Ale:- Sì! Un piatto di pasta asciutta ed una bistecca per cena! (esce sbattendosi alle spalle la porta). Scena Settima Aba si attacca subito al telefono. Aba:- (dopo avere composto il numero) Pronto, sei tu? (pausa) Sì, sono sola. E’ uscito proprio adesso. (pausa) No, non è successo niente di grave: non gli ho preparato la cena e lui ha preso la porta, e se ne è andato. (pausa) Non ti permetto di rimproverarmi". (pausa) Come per il bene comune?..No! Non ci penso nemmeno! Preparargli la cena questa sera? Mai! (lungo silenzio: tipico di chi sta ascoltando) Ho capito. Ho sbagliato? (pausa) Ho sbagliato. (pausa) Sì, hai ragione. Certo gli preparo subito la cena. Hai ragione., Vedrò di non stupirlo per la cena di domani sera. Gli metterò anche ’sta sera le candele e tutto il resto, proprio come domani sera. (pausa) Si, anche le candele accese. Proprio come domani sera. (lunga pausa di ascolto). Certo, credo che nel ripostiglio ci sia una bottiglia di vino speciale... Sì, lo stupirò. Sarò dolce. (pausa) Come dici tu, amore mio. Certo lo comincerò a stupire. (pausa) Sì, è lo stupore la mia arma. Domani sera non si accorgerà di niente. (pausa) Sì, ciao, ti amo. (riattacca il telefono) Scena Ottava Aba prende subito a preparare la cena. Imbandisce la tavola includendovi fiori e candele. Rientra Ale (evidentemente ubriaco). Aba gli corre incontro e gli dà subito un bacino di saluto. Ale:- Cos’è ’sta roba? Aba:- Un bacino. Vieni a tavola che è pronto. Ale:- Uhm... quante smancerie. Come? E’ pronto cosa? (pausa: osserva la tavola imbandita) Cioè tu hai preparato la cena? La cena per noi due? Complimenti, signora. Lei è una perfetta donna di casa: complimenti. Anzi congratulazioni. Lei dopo tanto tempo si ricorda che è mia moglie. Sono commosso. E per festeggiare la mia commozione mi metto in smoking. Le feste meritano sempre una certa classe. Aba:- Ma che fai? No, non e il caso... Ale:- (è vicino al letto dove ha poggiato i suoi indumenti; è già in mutande) Sai cosa ho deciso? Io per festeggiare la mia mogliettina che mi ha preparato la cena, vado a prendere una bottiglia speciale., Ci vuole una Bonarda d’annata . Mi pare la sera adatta per svuotarla. Ale, sempre in mutande e canottiera, va nel ripostiglio e ritorna subito mostrando una bottiglia di vino ricoperta di polvere. Vi soffia sopra e la polvere vola via. La depone sul tavolo e si avvicina all’armadio: ne trae lo smoking. Sta per indossarlo. Aba:- Ma no... Che fai? Non mi pare il caso. Mettiti il pigiama piuttosto. Dammi retta, mettiti il pigiama. Ale:- Perché? Dopo andremmo a letto e faremmo a]l’amore noi due Dopo tanto tempo? (pausa: la osserva da testa a piedi) Perché sei così amorevole ’sta sera? Vuoi farmi capire che mi desideri? Non sono più impotente per te, io, ’sta sera? Aba:- (nervosa) Ma no, caro... Non volevo dire questo... Ale:-(mentre Aba continua il suo discorso) E mi pareva. Aba:- E’ che siamo noi due soli. Che ti metti a fare lo smoking? (pausa: diventa più insidiosa) Magari domani sera...Domani sera ti va? Ecco, mettilo domani sera. Ho una grossa sorpresa per te... Ale:- Addirittura. Mi farai un regalo, domani sera? Aba:- (timidamente) Qualcosa di simile. Ora mettiti il pigiama e vieni a tavola. Ti ho preparato una Pizza Margherita. Ale:- Una pizza per cena? (sarcastico) Che amore di moglie. (indossa il pigiama; e prontamente va a sedersi). Aba ed Ale cominciano a mangiare. Lui le versa del vino in un bicchiere e si attacca al collo della bottiglia per bere. Aba:- Sei sempre il solito. Non hai classe. Lui continua a bere, quindi si alza e va a buttare la pizza nella pattumiera. Ritorna al tavolo, accende una sigaretta e butta il fumo nel piatto. Aba:- Perche l’hai buttata via? Ale:- Non considero che una pizza sia una cena. E un ripiego . Une vive da solo... non ha voglia di cucinare e si fa una pizza. Ma quando si vive in coppia, no. Si cena. Si cucina per cenare. In due. E non importa chi cucini. Non ti pare? Aba:- Che palle! (e taglia un pezzo di pizza) Ale le toglie la forchetta dalla bocca, e la poggia sul piatto: prende il tutto e lo riversa nella spazzatura. Ale:- Beh, se non ceno io, non ceni nemmeno tu. Non ti pare? Siamo una coppia; stiamo dividendo la nostra esistenza, cena inclusa. (la osserva: si versa ancora da bere) Tanto tu hai già cenato... Avresti mangiate solo per farmi compagnia. Ecco, ora mi stai facendo compagnia: (pausa: con acredine) Una sigaretta, amore? (evitando di fargli apparire che se l’è presa) Cosa hai fatte oggi? Aba:- Te l’ho già detto: mi sono vista con Valeria e siamo andate al cinema. Poi da lei... nel suo ristorante, ed abbiamo cenato. Ale:- Che amore di donna mi sono sposata... Riesce a cenare ben due volte di fila nella stessa sera per fare compagnia al suo maritino. Sei stupenda. (applaude) Aba:- Ale, mi sembri un po’ alticcio... Hai bevuto un po’. Non ti pare che sia meglio che tu vada a dormire. Io intanto sparecchio... Ale:- Già. (si avvia verso il letto) Io vado a dormire. Mi vuoi nudo o mi metto un altro pigiama addosso? Aba:- (sparecchiando - distrattamente) Lasciati quel pigiama. Che discorsi... vorresti mettere un pigiama sopra l’ altro? Ale:- (si sfila il pigiama e si mette sul letto senza coprirsi) Ora io sono in mutande e so di essere un uomo attraente. Che ci faresti tu con quest’uomo attraente, donna? Aba non risponde. Finisce di sparecchiare e va in bagno (scroscio d’ acqua). Ale:- (urlando) Che ci faresti con un uomo così tu?... (fra sé e sé) Ti ci faresti una doccia .... (pausa) Non avresti veglia di scopare? Sei solo capace di farti una doccia per reprimere i tuoi istinti sessuali. Basta non regalarli a me, i tuoi istinti sessuali. Va affanculo stronza! Aba:- (uscendo dal bagno: tutta bagnata con l’accappatoio indosso) Che hai detto, amore? C’era la doccia, non ti sentivo. Ale:- Niente. Farfugliavo fra me e me. Buona notte. Io mi addormento. Ale spegne la luce. Aba si rintana dentro il bagno: subito scroscio d’acqua. Sipario TERZO TEMPO Scena Prima Ale è in piedi, sta parlando al telefono (all’apertura del sipario è in ascolto) Ale:- Sì, dottoressa. Ormai mi sono deciso. La uccido. Al punto in cui siamo arrivati, non vi sono più scelte: 0 lei o io. (pausa) Certo. Anzi, la stupisco: ho già predisposto ogni cosa... Mi mancano pochi ritocchi e... finalmente la libertà! (osserva verso il lampadario, da cui pende la grossa corda che avevamo visto precedentemente) — (pausa: resta in lungo ascolto) No, dottoressa. Non ci crederò mai. Mia moglie non riuscirebbe neanche lontanamente a concepire di farmi fuori. Ed è inutile che lei tenti queste stupide insinuazioni. Sono più che certo che non abbia nessun amante. (lunga pausa: come sopra, resta in ascolto) Io? Certo. Non 248... ma mi sono fatto una sola amante che ne vale più di duecentoquarantotto. (pausa) Uhum. Sicuramente. E’ la mia complice nel piano che sto attuando. Non posso certo darle le sue generalità. (pausa) Non si sa mai. In fondo in queste cose non ci si può fidare neppure della propria analista. La polizia saprebbe bene come estorcerle una confessione. (pausa) No, di certo. E’ un delitto... se cosi vogliamo definirlo,. perfetto. Anzi, da manuale. Perfino a prova di un ispettore delle assicurazioni, mi creda. Beh, adesso devo lasciarla: devo finire i preparativi ed andare in ufficio. E lì aspettare,. (pausa) Come aspettare cosa? Una stupenda telefonata dalla polizia che mi informa della morte di Aba. La richiamerò domani per raccontarle ogni particolare. In fondo se lo merita: ricordiamoci che l’idea è stata sua. (riattacca il ricevitore) Ale si porta alla corda, la prende per un capo, poi trascina la scala verso la parete, vi ci sale, tende la corda, la lega ad un gancio mimetizzato dietro un pensile. Mollando e tendendo la corda, costata la scorrevolezza del lampadario nel supporto che vi ha applicato. Quindi, soddisfatto, fissa la corda al gancio e ridiscende dalla scala. Scampanellio della porta. Ale in fretta trascina la scala nel ripostiglio e va ad aprire. Scena Seconda Entra l’Assicuratrice la quale fa svolazzare alcuni fogli che tiene in mano Assicuratrice:- Sei solo? Ale annuisce. Assicuratrice:- (seguitando a fare svolazzare i fogli che tiene in mano) Sai, cosa sono questi? Ale:- Cosa? Assicuratrice:- La polizza. Fra poco saremo ricchi e liberi, amore. (l’abbraccia e lo bacia). Hai preparato tutto? Ale:- Stavo finendo quando hai suonato. Assicuratrice:- Dai, spiegami. Ale:- Osserva attentamente il lampadario. Ci noti qualcosa di strano? Assicuratrice:- No, niente. Ale:- Guarda più attentamente, nella parte bassa. Assicuratrice:- (si avvicina al lampadario; osserva con maggiore attenzione) Niente. Ale:- Bene. Non si nota. Assicuratrice:- Cosa non si nota? Ale:- Nella parte bassa del lampadario ho installato una specie di processore a fotocellula che entrerà in azione quando Aba si troverà sotto il lampadario., dopo due secondi scatterà un meccanismo computerizzato che sgancerà la corda che sostiene il lampadario. E questo avviene nello spazio di tre secondi... Poi un botto e Aba non c’è più. Assicuratrice:- Come tecnica mi pare molto complicata ed ingenua allo stesso tempo. Ale:- Ingenua? Perché mai? Assicuratrice:- Non hai pensato alla polizia. Ale:- La polizia? Che c’entra la polizia con il mio metodo? Assicuratrice- Quando sarà ritrovato il cadavere di tua moglie, la polizia per prima cosa si chiederà chi mai avrebbe potuto legare il lampadario a quella grossa corda che penderà lì. Ale:- Sei tu l’ingenua, Andreina. Vieni. (la conduce vicino al pensile che nasconde la parte restante del meccanismo.) Vedi quella scatoletta nera? Assicuratrice:- Sì. Allora? Ale:- Un secondo dopo la morte di Aba quella scatoletta farà scivolare via la corda dalla stanza e l’avvolgerà. Verrà la polizia... venga chi vuole... nessuno vedrà niente. Io poi con calma smonterò il marchingegno e il gioco è fatto. Assicuratrice:- Sei un genio, amore mio. I due si abbracciano e si baciano. Assicuratrie:- Quando pensi di fare accadere il lieto evento? Ale:- lo avrei deciso per questa mattina. Diciamo fra una mezz’oretta, appena Aba rientra dalla spesa. Assicuratrice:- Capisco che non ne vedi l’ora ma forse è meglio di pomeriggio. Alex- Perché? Assicuratrice:- Ho detto al mio capo che venivo da te a consegnarti l’originale della polizza. E lo sanno in molti che sarei stata qui ’sta mattina. Se lo fai oggi pomeriggio, io resterò in ufficio ed avrei numerosi eventuali testimoni. Non si sa mai. Ale:- Con i miei metodi non servono alibi. Comunque ti accontento. Faremo per oggi pomeriggio. Adesso vai, che Aba può tornare da un momento all’altro ed io devo mimetizzare meglio la mia attrezzatura. I due si abbracciano e L’Assicuratrice esce. Scena Terza Ale finisce di predisporre il marchingegno del lampadario; si osserva intomo , controlla che tutto sia in ordine e va al telefono, compone un numero e resta in attesa. Ale:·- Livia? Come chi sono? Sono io. Lei dopo due anni che lavora con me ancora non mi riconosce? Brava, sa essere attenta! Comunque lasciamo perdere. lo arriverò in ufficio intorno alle dieci. Alle undici voglio una riunione completa dei redattori d’arte. Voglio che intervengano perfino i collaboratori esterni. Per le sedici mi fissi un appuntamento con il dottor Mannucci, il responsabile grafico. Entro la fine del mese voglio sul mio tavolo le bozze complete del volume. A proposito, mia moglie non interverrà alla riunione, perché il suo articolo me lo ha già consegnato; al suo posto dovrà venire Moscatelli, il fotografo, perché quello di mia moglie è un articolo costruito tutto sulla documentazione fotografica. (pausa) Ha annotato ogni cosa? Bene. La prossima volta veda di riconoscere la mia voce. Grazie. (riattacca). Ale indossa la giacca; prepara la borsa di lavoro, si accomoda sul divano in attesa che rientri Aba. Scena Quarta Entra Aba con la borsa della spesa. Ale:- Ben arrivata. Era l’ora. Ti risulta che io alle nove dovrei trovarmi nel mio ufficio? Aba non risponde; depone le cibarie dentro il frigo. Ale:— Perché non rispondi? Aba:- Perché quando usi quel tono vuol dire che vuoi bisticciare. (e seguita a mettere in ordine la roba) Io invece vorrei tanto che noi due ci riconciliassimo dopo tanto tempo. Per questo ho pensato di prepararti un pranzetto speciale. Ale prende la borsa e si avvicina alla porta; la apre. Ale:- Va bene: ciao. Aba:- Aspetta. Non mi saluti più con il bacino? (e gli corre vicino per dargli un bacino sulle guance.) Ciao. E buon lavoro. Ale esce. Scena Quinta Aba prende a riordinare il vano cucina ma ogni tanto si sofferma al di sotto del lampadario, resta assorta come pensando a qualcosa., infine si sposta e va a porre una pentola sui fornelli per cucinare; pone delle costolette di cinghiale nel fomo... e continuando nelle sue riflessioni... alla fine apparecchia la tavola per il pranzo. (questa situazione si svolge con dei fermi di lei: immagini fisse che la vedono esplodere in esclamazioni di consenso...) Aba:- Ma certo! Quando ci siamo messi insieme io lo chiamavo "amore". Non l’ho più chiamato amore. La prima cretina che lo chiama così me lo può portare via. Aba continua a rassettare,. (altro "fermo di lei": immagine fissa, c.s.) Aba:- A]l’inizio ero sempre disponibile ogni volta che lui mi desiderava... poi ho cominciato a fare la preziosa perché avevo paura che lui mi facesse le corna... poi ho temuto che mi lasciasse. (prende una pentola da un fornello: si scotta le dita) Cacchio se brucia! (pausa: poggia la pentola sul lavello, apre il rubinetto e vi pone sotto le mani.) - (ricomincia a parlare fra se e sé) Poi mi sono convinta che aveva un’altra. E allora ho cominciato a rifiutarmi e gli ho permesso di fare all’amore solo quando io lo volevo. Il piatto devo metterlo qui, questo è il suo preferito,. Che cacchio!.. Ho sbagliato tutto: gli ho permesso di fare al]’amore solo quando io lo desideravo. (pausa: osserva il piatto) Ho sbagliato tutto... il soffritto è sbagliato. Ci ho messe l’aglio. L’aglio non va nel soffritto (pausa: toglie l’aglio dal soffritto e le butta via.) — (Prende un altre spicchio di aglio e le sbuccia) Devo togliere l’animella verde senne l’alito puzza. Aba si concentra sulle faccende di cucina: alla fine sbotta in una frase... Aba:- Ma io lo amo! (si versa del vino e beve) Perché voglìo ucciderlo? (beve di nuovo) Mi sono innamorata di Mario?.. Devo uccidere Ale! Non è possibile. Da ora in poi si dedica all’arte culinaria in silenzio. Suonano alla porta. Aba abbassa il fuoco sotto i fornelli e va ad aprire. Scena Sesta Entra la Sessuologa. Sessuologa:- (è in evidente stato di agitazione) Sei viva? (la tocca come per costatarne la concretezza.) Grazie a dio. E’ ancora viva! Aba:- Viva? Certo che sono viva. Ma lei che ci fa qui, dottoressa? Sessuologa:- Suo marito sta per ucciderla. Temevo di arrivare troppo tardi. Aba:- Ma scusi... perché dovrebbe uccidermi mio marito? Sessuologa:- Ma perché ha preso sul serio quello che io vi ho detto nella nostra seduta. Si ricorda? Dovete uccidere il marito anche la moglie, eccetera, eccetera… Aba:- Si accomodi, si calmi. Va bene, ma... credo che entrambi abbiamo capito che era un modo di dire. (osserva la Sessuologa in viso: le appare atterrita) O no? Sessuologa:- No. Lui ha già progettato tutto. Me le ha confessato mezz’ora fa per telefono. E mi ha detto anche che io sono stata l’ispiratrice del suo delitto. Aba:- Delitto? Ma io sono viva e vegeta. Sessuologa:- Ancora per poco, signora. Suo marìto deve avere inventato non so quale stratagemma per toglierla dai piedi. Aba:- Guardi. Per me e offensivo che lei insinui che mio marito mi i voglia uccidere... Sessuologa:- Le stesse frasi che ha detto lui. Anzi lui si è offeso quando ho supposto che anche lei potesse organizzare la sua morte. Aba:- E aveva ragione! Io non ucciderei mai il mio Ale. Sessuologa:- Ma lui sì; ha messo in atto un delitto perfetto! Aba:- Dottoressa, scusi se glielo dico, ma lei e paranoica! (e riprende ad apparecchiare la tavola) Sessuologa:- (la osserva, la nota troppo tranquilla e alla fine sbotta:) Lei!.. Anche lei ha pensato di uccidere suo marito. Mi dica la verita! Lei sta per uccidere suo marito! Aba:- Io? Ma neanche per sogno! Lei è pazza! Non vede? (indica le pentole sulla cucina) Sto preparando il pranzo per lui... Cinghiale. E gli ho già detto che è un pranzo di riconciliazione. Lui mi ha ovviamente creduto ed è andato al lavoro. Tranquillo. Capito? Tranquillo. (pausa) Dottoressa, fra due ore io e mio marito saremo seduti a questo tavolo come due piccioncini, ci ameremo come un tempo... e poi verremo da lei e la ringrazieremo per averci saputo conciliare. E’ contenta? La Sessuologa resta ad osservarla in silenzio; Aba pare divertita della situazione e seguitando ad apparecchiare. Aba:- Non vorrà certo restare a pranzo con noi, dottoressa.? Rovinerebbe il suo capolavoro. Comunque si sieda. C’è tempo. Le posso offrire qualcosa da bere? Sessuologa:- (più calma: resta in piedi) Mentre lei apparecchia posso farle qualche domanda? Aba:- Certo, dottoressa. Siamo diventate ottime amiche noi due. Se ne è accorta? Lei si è precipitata a casa mia per salvarmi. Moralmente le devo la vita. Mi dica pure. Sessuologa:- Perché in tanti anni di convivenza non avete avuto figli? Aba:- Semplice: io non ne voglio perché la gravidanza mi trasfigurerebbe. Lui non ne vorrà mai, perché non gli piacciono i bambini. (amara) Lo bloccherebbero nel lavoro... e in tutte le sue cose... (versa da bere alla Sessuologa e le porge il bicchiere) Sessuologa:- (beve) E mi scusi... Amica? Aba:- Certo. Siamo amiche! (ilare) Altrimenti lei mi chiederebbe la parcella per stare a parlare con me. Sessuologa:- Allora ci diamo del tu. Ti va? Aba:- (smette di rassettare e la fissa) Cacchio, se mi va. Come ti chiami? Sessuologa:- Sabrina Reminutti. Aba:- Bene, Sabrina. Mi dicevi a proposito dei figli? Tu ne hai figli? Sessuelega:- No. Non ne ho. Non sono neanche sposata. Ma non è una colpa... Non ti pare? Ho il diritto di fare la Sessuologa lo stesso? Aba:- Oh, sì. Certo. Non volevo metterti in imbarazzo. Bevi. Sessuologa:- (sorseggia) Come hai fatto in tanti anni a non restare incinta? Usi la pillola? Aba:- No. Sessuologa:- Il preservativo? Aba:- Puàh che schifo! Sessuologa:- Allora... (pausa) Il coito anale? Aba:- No. Quello semmai è un gioco. Sessuologa:- Dimmi come fai. Aba:-(provocatoria) Mi stupisce che tu non ne sappia... oltre che donna sei anche una dottoressa. (pausa) Ma è semplice... Fanno tutte così... Credo. (pausa) Un po’ mi sento imbarazzata". (pausa: quindi veloce-mente) Sfruttiamo il coito clittorideo. Sì lo sfregamento esterno. Sessuologa:— E lui in tutti questi anni si è saputo accontentare dello sfregamento esterno? E raggiunge l’orgasmo? Aba:- Certe che gode. Ci mancherebbe! Magari spesso perde turgidità ma alla fine ci riesce. E come se ci riesce. Sessuologa:- Calma, Aba... Calma. Fai conto di non parlare con una dottoressa. Siamo amiche, no? Voi sareste venuti da me dopo avere praticato per anni questo surrogato di sessualità? Aba:- Surrogato? Sessualità logica per evitare di avere bambini. Sessuologa:- Già, appunto. Solo logica, per non avere bambini. E non avete pensato che la troppa logica avrebbe inibito l’entusiasmo animale di fare all’amore? Non so... Cioè tu in tutti questi anni non hai mai sentito tuo marito crescere dentro il tuo ventre, dopo averlo accolto e provare la gioia di inturgidirlo? Aba:- Qualche volta, è capitato. Quando eravamo sicuri che io non restassi incinta... Sessuologa:- In tanti anni poche volte, pensa. Aba:- Sì, poche volte. Ma lui quando era dentro di me... come dire... Ha cominciato a diventare impotente: non s’induriva. Sessuologa:- (controllatamente adirata) E lo credo bene. Non vi siete mai espressi sessualmente in modo completo. Non gli hai mai dato la possibilità di possederti sul serio, e ti sei privata del piacere di sentirti posseduta. E’ consequenziale che alla fine potreste perfino cessare di amarvi. Cioè di arrivare a uccidere i sentimenti che provate. Aba:- Ma non dire panzane. Sessuologa scoppia a ridere. Aba:- Che hai da ridere? Sessuologa:- Siete arrivati da me con la convinzione di essere tu frigida e lui impotente e non avete capito che stavate precludendovi il futuro da anni. Aba:- Ma perché ridi? Sessuologa:- Ma certo cara. Avrebbe potuto metterti incinta lo stesso anche con il coito clitorideo di cui tu vai tanto fiera. (ride) Non sei rimasta incinta perché lui non ha mai voluto, Perché lui ha più paura di te e si sa controllare. Cara, voi vi siete umiliati per tanti anni inutilmente. Vi state castrando reciprocamente. (pausa: più professionale) Con un uomo così auto controllato non può capitarti di restare incinta. La sua eiaculazione è solo cerebrale, e capita solo se lui vuole e quando vuole. Aba:- Mi stai prendendo in giro? Sessuologa:- Ma no. (riprende a ridere). Aba:- Perché ridi? Mi sfotti? Sessuologa:- Ma no, cara. Non ci penso lontanamente. Mi fate tenerezza. Voi vi amate tanto che, per paura di avere dei figli e perdervi, è da anni che vi state educando reciprocamente a diventare entrambi due lesbiche frigide o due froci impotenti., Non cambia molto. E’ solo una questione di definizioni. (pausa: la prende per le spalle e la osserva come se avesse a che fare con una bambina) Voi state uccidendo gli animali dentro di voi: l’istinto di esprimervi con la vostra dimensione sessuale. E siete arrivati a un punto tale da non riuscire a manifestare l’un l’altro il vostro amore tramite il vostro corpo. State perdendo, per troppa logica, il dialogo dei desideri istintivi. Vi state uccidendo il futuro. Mi capisci? Aba resta in silenzio: è evidentemente a disagio; si svincola dal suo abbraccio e va a sedersi. La Sessuologa le si siede accanto. Sessuologa:- Tesoro, voi state correndo un rischio atroce... pur amandovi vi state perdendo. E ti faccio un esempio: la prima donna che permetterà al tuo uomo il piacere di sentirsi animale, semplicemente perché lo accoglie dentro di sé, e non resta incinta… In quel momento tu hai perso il tuo uomo. (più dolce) Cara, voi l’avete più che uccisa la donna e l’uomo che siete. Non uccidetevi più, Scatenatevi. Toccatevi; e dappertutto, sempre... anche solo per gioco, o per sfida. Piuttosto violentatevi! (pausa) Anzi abitualo a violentarti che piacerà a te e anche a lui... Lo farai sentire libero e ti sentirai libera. E non temere non ti farebbe mai del male perché ti ama. Ma rieducate i bambini istintivi che avete ucciso dentro di voi! Lungo silenzio: la Sessuologa carezza Aba. Sessuologa:- (con tono dolce e professionale) Cara, non avete pensato che limitando le vostre animali espansioni sessuali potreste causare degli squilibri fisiologici nei vostri stessi corpi? (enumerando) Atrofia nel tuo uomo... te lo spiego meglio... ce l’hai presente un ramo secco che non rinverdisce? E in te un’ inizio di fibromi alle mammelle e all’utero. E, nel migliore dei casi, uno stato infiammatorio causato dalla flora batterica. Una specie di ristagno dovuto alle rare penetrazioni del pene. (pausa) E questo potrebbe essere solo l’inizio. Aba e la Sessuologa si osservano. Alla fine Aba si alza, guarda intorno smarrita, quindi prende la bottiglia. Aba:- Mi stai prendendo in giro. E allora le vergini? O quelle che fanno all’amore ogni morte di papa? Stai contando balle per riavvicinarmi a mio marito. Sessuologa:— Non ci penso nemmeno. Le vergini hanno una forma di...come posso spiegartelo in parole povere? Ho trovato: le donne che non hanno mai fatto all’amore si sono “autoequilibrate". nell’attesa…. Sì, di ricevere il pene. (pausa) Aba, tu sei una donna di cultura... Devo proprio spiegartele ’ste cose? Aba:- Lascia perdere. Io di medicina non ne capisco molto. Sono un critico d’arte. Vai avanti. Sessuologa:- Dopo il primo atto sessuale, nella donna si causa, e con i tempi giusti, una nuova forma di adattamento... chiamiamolo pure un nuovo equilibrio alla sua nuova condizione. Da questo momento la sua salute dipende dalla sua capacità di riequilibrarsi al suo ultimo stato, cioè a quello di donna in amore. Guarda che capita anche all’uomo questo. E’ una cosa semplicissima. Animale. Aba:- Animale? Sessuologa:- Analizza le cose con semplicità, sotto un profilo zoologico. Prendi ad esempio le aquile che sono animali monogami, e prendi pure una comune cagna che è un animale poligamo... Credi che l’aquila sia monogama perché si innamora del suo aquilotto e una cagna puttana perché non è capace di innamorarsi? Aba:- Mi stai prendendo in giro? Se fosse così, noi donne andremmo a letto con chiunque, e dovremmo farlo per terapia di equilibrio… Sessuologa- Perche? Noi donne saremmo poligame, o puttane, come le cagne? No, tesoro, ci avviciniamo più all’aquila noi donne, anche quando facciamo le puttane. E quando ci comportiamo come cagne ne paghiamo le conseguenze in malattie, sia psichiche che... Aba:- (le versa da bere) Vuoi bere? Sessuologa:- Comunque mi fa ridere la tua definizione: "terapia di equilibrio". Non è così. Noi siamo animali istintivi con un cervello pressoché perfetto. Ti sei mai chiesta perche noi donne tendiamo ad avere un solo uomo? Aba:- Non è detto. Si potrebbe… . Sessuologa:- Avere più amanti? Sentirci libere di sfogare la nostra necessità sessuale? Lascia perdere. Ci potremmo anche mettere a fare le puttane, ma poi vengono le malattie. E noi istintivamente ne abbiamo terrore. E proprio per quell’equilibrio sano a cui ti riferivi tu. E te lo spiego: se hai un solo uomo, il tuo corpo si adatta a lui. Si convenziona... ti va bene questo termine?.. Al fatto che fai all’amore con lui e accogli dentro di te i suoi umori, e facendolo accogli dentro te stessa anche le cellule morte del suo pene... e ti adatti a tutti quei fattori emotivi di ricerca che avete convenuto insieme per sentirvi felici. Insomma, tu lo ami e questo ti basta. Se tu invece avessi due uomini da amare, con il secondo uomo il tuo cervello e il tuo corpo si dovrebbero adattare a situazioni di squilibri emotivi e fisiologici differenziati. E ogni volta dovresti cancellare una situazione con l’altra, intervallando la tua personalità, adattando il tuo carattere, condizionando i tuoi sentimenti, i tuoi ritmi sessuali, i tuoi desideri di dolcezza, e anche le tue necessità, perfino quelle più semplici, come la coscienza che amare non vuol dire annullare se stessa ma arricchirsi.Oltre a questo aggiungi che le tue incombenze sessuali avrebbero dei ritmi, come definirteli? Bifocali? Bene, avresti l’obbligo di rispettarli entrambi, i tuoi due uomini, anche per piacere a te stessa altrimenti potrebbero subentrare anomalie e non solo psicologiche e di adattamento. (beve) Insomma, dovresti essere capace di cancellare la tua condizione di essere donna tua con un solo uomo tramite un’altra condizione di saperti adattare ad un altro uomo restando sempre tua. Psicologicamente ci convinciamo di riuscirci, e ci sentiamo infatuate di una, due, tre persone insieme. (beve) Ma il nostro corpo si ribella a tutto questo perché non gli conviene. E anche perché non potremmo dargli il tempo necessario per adattarlo alle nostre emozioni: vanità, corteggiamento, eccetera. E il nostro corpo si ribella. (beve) E allora? Aba:·- E allora? Sessuologa:- Non sempre si può pretendere da noi stesse di essere cagne avendo la coscienza di volere vivere da aquile. Nella maggior parte dei casi non ci si riesce. Per questo ci accorgiamo che amiamo quell’uomo e solo quello e ci sentiamo più forti, proprio perché l’amiamo. Mi segui? (pausa) Una donna che va con due uomini sicuramente si busca delle vaginiti, delle infiammazioni, o altre cose. Non posso entrare nello specifico che non sono una ginecologa. Ma tu mi segui? Aba:- Sì. Credo. (si siede) Sessuologa:- Perché le donne che fanno le puttane, sono definite maggiormente a rischio? E le donne che non facendo il mestiere vanno a letto con più uomini si causano lo stesso tutta una serie di malattie femminili? Aba:- Non so. Dimmelo. Sessuologa:- Una donna non è fatta come un computer. Per riequilibrare psicologicamente il suo corpo non le basta riorganizzarlo cerebralmente e in base al suo piacere, di volta in volta, e quando si impone che avvenga... non può riuscirci. (beve) Al nostro corpo non basta uno schioccare di dita e via. Non possiamo pretendere di adattarci ad un altro uomo solo perché abbiamo deciso di scopare con lui. Ci vuole il suo tempo, sia psicologicamente, sia sentimentalmente, sia fisiologicamente. E il più delle volte è una stupida autoconvinzione il poterlo fare. (pausa) Capricci. Mi sono spiegata? Noi siamo corpi fragili e forti allo stesso tempo. Agiamo proprio come il cervello: il nostro cervello per mantenere il suo equilibrio organizzativo deve approfondire ogni sentimento, uno alla volta, e programmarlo alla sua egoistica necessità del piacere e stabilire una forma di equilibrio di benessere. Così siamo in tutto il corpo. Mi sono spiegata? Aba:- (la guarda in silenzio, quindi perplessa:) Posso offrirle ancora da bere, dottoressa? Sessuologa:- Sì, ancora un goccio, cara, e vado subito via. Ma ti prego, rifletti su quello che ti ho detto. E continua a darmi del tu. (pausa: sorseggia) Dimmi la verità, tu sei già stata dal tuo ginecologo che ti sta facendo fare tutta una serie di analisi per indagare sui tuoi squilibri ormonali. Vero? (pausa: come per attendere una risposta che non arriva) Ma a lui, al tuo uomo, non ci hai pensato? (pausa) Visto il caratterino che ha... Io direi che dovevi pensare anche alle condizioni in cui lo stavi cacciando per la tua paura di restare incinta., Non ti pare? (pausa) Quando l’hai trascinato da me era aggressivo perché si vergognava del rischio di diventare impotente e di dovermelo confessare. (pausa) Lui andrebbe mai da un andrologo per farsi aiutare? Credo di no. Ora che l’hai educato a sentirsi impotente mentre non lo e... (beve) Cara, voi non avete bisogno della psicoloa…. Dovete cambiare le vostre abitudini ed imparare a sbizzarrirvi. E se alla base di tutta questa prigionia c’è la paura di restare gravida... Vai tranquilla che non resti incinta. E’ più facile che ti fai ingravidare da un altro uomo, e perfino se usa il preservativo. Si possono anche rompere i preservativi: incidenti di percorso si chiamano. La Sessuologa beve in fretta; le dà un bacino sulle guance per salutarla. Va alla porta ma si sofferma prima di uscire. Sessuologa:- Non illuderti di uccidere tuo marito: ti resterebbe dentro comunque. Un altro uomo potrebbe donarti solo un surrogato d’amore al punto in cui sei arrivata. Tu lo ami, il tuo Ale, tanto da desiderarlo morto piuttosto che perderlo. Anzi vorresti annullarlo per non sentire dentro di te che ti ama. Non farlo. E non permettere nemmeno a lui di tentare di annullarti . Ciao. La Sessuologa esce. Aba resta al centro della scena con la bottiglia in mano in silenzio. Scena Settima Trillo del telefono: Aba soprassale, come svegliandosi d’improvviso; va a rispondere inserendo la "viva voce". Aba:- Pronto‘?... Voce maschìle:- Aba, sei tu? Sei sola? Aba:- (seduta accanto al telefono: è assorta distrattamente) Sì. E tu chi sei? Voce maschile:- Come chi sono? Giulio. e risponde Aba:- E chi è Giulio? Voce maschile:- Aba, sono Giulio, Ci siamo incontrati ’sta mattina nell’atrio del palazzo e tu mi hai detto di telefonarti per vederci oggi pomeriggio,. Ti ricordi'? Aba:- Giulio? Ah, l’amministratore. Sì, è vero. Perché mi telefoni? Voce maschile:- Come perché? Mi hai detto tu di telefonarti prima di venire da te... Aba:- Venire da me? Voce maschìle:- Mi hai dato appuntamento a casa tua alle cinque e mi hai chiesto di telefonarti prima di venire. Aba, ti ricordi? Aba:- Sì, l’amministratore. Voce maschìle:- Aba, che ti succede? Stai male? Aba:- No. Voce maschile:- E allora, cos’hai? Aba:- Niente. Mi sono accorta che amo mio marito. Voce maschile:- Che significa "che amo mio marito"? ’Sta mattina quando mi hai baciato non mi sembrava. Aba:- Significa: che amo mio marito. Ma tu puoi venire a trovarmi lo stesso. Voce maschìle:- Oh, bene. Salgo? Aba:- Non ora. ammiinistratore. Richiamami fra mezz’ora. Ciao, Giulio Senza aspettare risposta, Aba riattacca il telefono e resta seduta, assorta nei pensieri. Con un atteggiamento distratto riprende ad apparecchiare per la cena; poi smette e si siede in salotto. Silenzio totale: Aba sta riflettendo. Dopo molti secondi si alza e va ad accendere il televisore: subito il sonoro di un programma musicale... Aba agisce sul telecomando e toglie il sonoro. Silenzio totale con Aba che fissa la televisione. Suonano alla porta. Aba resta assorta davanti al televisore. Insiste il lungo suono alla porta (reiterato tre o quattro volte) Aba finalmente si alza, si sñla il grembiule, depone sul tavolo le stoviglie che fino ad allora aveva tenuto sbadatamente sul grembo... e va ad aprire. Scena Ottava Entra trafelato l’Idraulico, il quale senza darle il tempo di ravvedersi, l’abbraccia e la bacia. Aba si lascia abbracciare senza reagire. L’Idraulico di corsa va al tavolo nell’angolo-cucina e vi pone al centro una bottiglia di vino. Idraulico:- Ecco. Ora devi fargliela bere. Aba ritorna a sedersi davanti al televisore e rimane muta a fissarne lo schermo. L’idraulico la osserva; guarda verso il televisore. Idraulìco:- Ma che fai lì? E’ mezzogiorno! Il pranzo... la bottiglia di vino! Tuo marito fra poco arriva per il pranzo. Aba:- (come sopra e distrattamente) Ah, sì... Arriva per il pranzo. Idraulico:- Tesoro, è il nostro giorno. Ti ricordi‘?... (va e spegne la televisione. Restando in ginocchio vicino all’apparecchio:) Il mio amico... il veleno nel vino. (deciso) Quel mostro di tuo marito deve morire! Aba:- Mio marito? Idraulico:- Oggi gli devi fare bere il vino! (si alza e va al tavolo, prende la bottiglia e gliela mostra) Aba:- Ma io non voglio uccidere mio marito. Io amo il mio Ale. Idraulico:- (imperativo) Non perdiamo tempo. Noi ieri pomeriggio abbiamo deciso di eliminarlo. Ti ricordi? Al cineclub. Un tubo quando non funziona, si elimina e si sostituisce. Io sono il tubo che sostituisce tuo marito! Aba:- Tu sei un tubo? (ride) — (ma si fa subito seria) Mio marito sarebbe un tubo da sostituire? (pausa: lo osserva) Ma tu sei un idraulico! Idraulico:— Cazzo, se sono un idraulico. Sono Mario., ll tuo nuovo l uomo. Hei, sveglia! Non guardare più la televisione: l’ho già spenta da alcuni minuti! Suono del forno: indica la fine della cottura. Idraulico:- (trasale) Cos’è ? Aba:- Il forno. Gli ho preparato delle costolette di cinghiale .... Idraulico:— Eh, il cinghiale. il vino rosso. Amore, ti ricordi il nostro piano: togliere tuo marito che è un mostro e sostituirlo con me. Aba:- Perché? Il mio Ale non è un mostro. La nostra sessuologa mi ha detto che sono stata io a comportarmi da mostro verso di lui. Mi ha detto che sono stata io a renderlo impotente e cattivo. Idraulìco:- La sessuologa? Che sessuologa? Che c’entra la sessuologa? Non ne capisce un tubo una sessuologa delle condutture; e le condutture sono come i rapporti umani: se non ci sono intasamenti funzionano senno bisogna cambiarli. Sono venuto a cambiare i tuoi rapporti umani, io. Ti sto parlando del fatto che ti amo. (la osserva) Ma ce la smetti di fissare quella televisione. L’ho spenta; non si vede più niente! Parla con me! Mi ascolti? Io non ho tempo. Noi non abbiamo più tempo! Fra poco arriva tuo marito e devi dargli da mangiare. Aba:- Mario, perdonami. Mi sono accorta che amo mio marito e che non ho più voglia di ucciderlo. Idraulico:— Non hai più voglia? Ma queste cose si fanno o non si fanno. Che c’entra la voglia'? E’ come se io ti dicessi che non ho più voglia di aggiustare l’intero impianto idraulico di casa tua. Mi capisci? Aba:- No. Idraulico:- No? Aba:- No. Idraulico:- Come no? E il vino? Aba:- (si avvicina rapidamente a lui; gli strappa il vino dalle mani...) Guarda. Piuttosto lo bevo io. Idraulico:- Ma sei impazzita? Ma che c’è venuta a fare la sessuologa in casa tua? Che idee ti ha messo in testa? (un attimo assorto, poi strappa via la bottiglia dalle mani di Aba che stava tentando di aprirla) Ma tu lo odi tuo marito! Tu non mi hai preso in giro: abbiamo fatto all’amore... Aba:- Sì. Con te ho fatto allìamore, ma con lui raramente, e il mio corpo si era adattato al suo corpo, e ora si dovrebbe adattare al tuo. Io amo mio marito, amo più il suo corpo che mi ha saputo legare per dieci anni a lui, anche se io ho sbagliato... Idraulico:- Zitta, zitta, zitta... (la porta a sedersi sul divano) Chi ti ha messo in testa queste cazzate? La sessuologa? Aba:- La sessuologa mi ha fatto riflettere sulle mie responsabilità nel matrimonio con Ale, e mi ha fatto capire che ho sbagliato con lui. Anzi, siamo diventate amiche e mi ha detto che mio marito le ha confessato di volermi eliminare. Idraulico:- Una sessuologa viene da te e ti racconta le confessioni di un suo paziente? Non c’é più etica professionale. Scusa, tesoro... è come se io, che faccio solo l’idraulico e non lo psicologo, andassi a raccontare in giro le confessioni che un cliente mi fa sul suo impianto di riscaldamento: capisci? Come se un prete svelasse i peccati che un uomo gli racconta nel confessionale. Tu credi in Dio e nei preti? Aba:- Io credo che Ale mi voglia uccidere. Lui che mi ha amato per tanti anni. E credo anche che avrebbe ragione di volerlo fare. Perché con lui sono frigida. Idraulico:- Ma se sei la donna più calda che conosco. Sei tu che hai scopato me! Aba:- Non essere volgare. Ale non è mai volgare. Idraulico:- Ale. La sessuologa. (resta assorto: va ad aprire il rubinetto della cucina. Resta in attesa del rumore del gorgoglio dello scarico. Apre l’anta sottostante al lavandino, osserva tutto l’impianto di scarico. Alla fine sbatte con forza lo sportello e sbotta:) Tesoro, la sessuologa è l’amante di tuo marito! Sono d’accordo quei due: o vogliono farti impazzire o eliminarti. Tu devi fare bere quel vino a tuo marito! Devi perché devi difenderti! Devi perché io ti amo! Nuova suoneria del forno. Idraulico:- Che succede? Aba: (stancamente) Il forno. E’ finita la cottura del cinghiale. Idraulico va al forno; ne estrae il contenuto e lo poggia sul tavolo. Aba resta immobile ad osservarlo in silenzio. Idraulico finisce di apparecchiare; predispone ben bene le stoviglie e i piatti sul tavolo e alla fine si avvicina ad Aba; la tira su dal divano, l’abbraccia e la bacia (lei rimane impassibile). Idraulico:- E’ tutto pronto, amore, io adesso vado che fra poco viene tuo marito. Finisci di apparecchiare tu. E mi raccomando il vino. Ricordati I che i tubi vanno sostituiti! (La bacia ed esce). Scena Nona Aba resta immobile al centro della stanza. Trillo del telefono (solo uno squillo). Aba si avvicina al telefono che non squilla più: solleva la cornetta, mette la "viva voce" e si ode il suono tipico del telefono libero. Riattacca; si guarda intorno: vede la tavola imbandita; vi si avvia e la riordina secondo i suoi gusti. Pone al centro del tavolo un candelabro, e lì vicino un portafiori con fiori di campo; affetta il pane e in un catino pone del ghiaccio. Afferra la bottiglia che ha portato Idraulico; la osserva: è tutta impolverata. Va a sciacquarla sotto il rubinetto, l’asciuga, la poggia sul tavolo, e va a prendere da un cassetto il cavatappi. Si avvicina alla bottiglia; l’afferra per il collo e la solleva. Resta a lungo ad osservarla in controluce, come per volerne spiare il contenuto... alla fine si decide e la stappa: rumore di bottiglia stappata: il vino è frizzante e ne fuoriesce una piccola dose. Aba con un dito raccoglie il vino che sta trasbordando dal collo ed istintivamente si porta il dito alle labbra (gesto consuetudinario) per assaggiarlo. Sta per poggiare il dito sulle labbra e si ferma. Allontana la mano dalle labbra; e con il pollice si libera delle goccioline di vino che sono rimaste sul suo indice. Aba:- Scema! Sono scema! Mi stavo avvelenando. Va di corsa al lavandino, apre il rubinetto e vi pone sotto la mano e poi la bottiglia di vino facendo attenzione che l’acqua non vi entri. Asciuga la bottiglia e la pone nel catino del ghiaccio dopo averla tappata. Trillo del telefono (insistente). Aba va a rispondere inserendo la viva voce. Aba:- Sì? Pronto. Chi è? Voce maschile:- E’ passata mezz’ora. Come vedi sono puntuale. Aba:- Pronto. Ma chi e? Voce maschile:— Io. Non mi hai detto di richiamarti dopo mezz’ora? (silenziò) Allora posso salire? Aba:- Io, chi? E chi vuole salire? Voce maschile:- Aba, sono io Giulio. Aba:- Giulio, l’amministratore. Senti oggi non è giornata. Anzi, non chiamarmi più perché pensò che non avrò più tempo per te. Voce maschìle:- Ma come‘?... Aba riattacca. Scena Decima Rumori di chiavistelli: entra Ale. Per Aba il suo ritorno a casa è come un risveglio improvviso: gli corre incontro, l’abbraccia... Lo bacia insistentemente su tutto il volto. Poi lo bacia sulla bocca (quasi con violenza). Ale si discosta. La osserva: con freddezza. Ale:- Che fai? (e si pulisce la bocca) Aba:- Ti bacio. Non ti piace che ti baci? Ale:- No. Non serve che mi baci. Al punto in cui siamo arrivati non serve più perché... Aba:- Oh, non ricominciare. Ti pregò smettila. (pausa: si allontana da lui) Se mi ami ti prego... fai le solite cose di quando torni a casa... Togliti il vestito, metti le pantofole... (pausa) ma quando avrai finitole tue cose... ti prego, dammi un bacino sulle labbra. (pausa: indicativa) Vuoi'? Come una volta? Ale:- No. Non serve. (però esegue in silenzio tutte le cose che le ha suggerito Aba.) Aba va nel vano cucina e predispone le pietanze. Aba:— Amore, per oggi ti ho preparato cinghiale. Ti piacciono ancora le costolette di cinghiale? Ale entra in bagno e ne ritorna quasi subito in mutande mentre indossa una vestaglia da camera. Aba è impegnata ad apparecchiare e a disporre le pietanze sul tavolo; traffica senza accorgersi che Ale è rientrato dal bagno. Ale, indossata la vestaglia, si avvicina al tavolo. Vede la bottiglia di vino; la prende in mano; la stappa; poggia la bottiglia al naso e, con un gesto di assenso, ne versa il contenuto in un bicchiere... odora di nuovo e porta il bicchiere alle labbra. Ne beve un sorso e lo palpeggia fra lingua e palato. Ale:- Buono. Dove l’hai comprato? Aba:- (girata di spalle) Cosa? Ale versa un intero bicchiere di vino e lo tracanna. Ale:- Questo Barolo. Un’annata difficile a trovarsi. Chissà quanto ti è costato. (versa un altro bicchiere) Aba si gira: lo vede che sta per bere e di corsa gli si avvicina e lancia con uno schiaffo il bicchiere dove capita. Ale:- Ma sei pazza? Perché l’hai fatto? Aba:- Perché l’ho fatto? (pausa) Istintivamente. (pausa: decisa:) Sì, istintivamente. Ale:- Che vuol dire istintivamente? Perche l’hai fatto? Aba:- (imbarazzatissima) Così. volevo che lo bevessi sul cinghiale. Ale:- Figurati. Un buon vino va gustato senza sapori di cucina in bocca. Fortuna che ne avevo già bevuto un bicchiere e ho potuto assaporarlo prima della tua cazzata. Aba:- Ne hai già bevuto un bicchiere? (è evidentemente ansiosa) Ale:- Certo. Stavo per bere il secondo. Ne posso bere un altro? Aba tace. Ale si versa un altro bicchiere di vino e lo tracanna. Aba resta in silenzio ad osservarlo. Ale:- Beh, che fai non porti in tavola? Aba si scuote e in completo silenzio serve a tavola; quindi si siede; comincia a mangiare ma subito si alza, ricordando qualcosa: va in dispensa a prendere una bottiglia di vino bianco, la stappa e la depone sul tavolo vicino al suo piatto. Ale:- Che novità è questa? Non bevi anche tu il Barolo? Aba:- (timidamente) E no. Sai che a me piace il bianco (ne versa un bicchiere per fare constatare al marito che si tratta proprio di vino bianco). Ale:- Sul cinghiale il bianco? La bocca è tua. I due prendono a pranzare in silenzio. Brevi interazioni sono rappresentate da frasi tipo: "mi passi il pane..." e altre frasi di prammatica. Finalmente finiscono di mangiare e Ale va a sedersi sul divano; accende una sigaretta. Aba anziché sparecchiare va in bagno; Ale si alza e si affretta a controllare il marchingegno che aveva collegato al lampadario: guarda l’orologio, punta il timer dell’apparecchietto... Aba:- (dal bagno) Amore, perchè non ci mettiamo a letto per una pennichella? Io mi sto preparando. Ale:- (rivolto verso il bagno, intento a predisporre ogni cosa) Non mi pare il caso... e proprio oggi che devo... essere puntuale ad una riunione di redazionale. (controlla che tutto funzioni) — (quindi torna a sedersi sul divano.) A proposito... l’hai finito il tuo articolo? Aba appare sulla porta del bagno con indosso una velatissima e corta vestaglia. Si poggia allo stipite della porta e lo osserva con malizia. Aba:- Certo, caro, vado a prendertelo. (attraversa la stanza; si porta al comodino, ne apre il cassetto... si sdraia sul letto e porge alcuni fogli ad Ale) Eccotelo. Ale:- (le si avvicina, prende i fogli, si siede al bordo del letto e comincia a leggere) Bene. Bene, brava. Brava... hai toccato gli argomenti giusti. Bene... svolti bene... Aba:- (lo abbraccia da dietro le spalle e gli sfila la vestaglia da camera, e comincia a baciarlo sul collo) Non si potrebbe? Ale:- Che ti succede? Mi sembri assatanata. Aba:- Ma no... Ho letto quell’opuscolo della sessuologa... e... Ale:- Cazzate! (la spinge via, si alza di scatto e si ricompone; quindi freddamente:) Cos’hai fatto ’sta mattina? Alzandosi Ale, fa cadere a terra l’articolo che Aba gli aveva consegnato. Aba:- (si tira giù le spalline della vestaglia) Ho letto l’opuscolo della dottoressa, poi sono andata a comprare e mi sono guardata intorno. Lo sai che i maschi visti da un profilo sessuale mi attraggono? Sono così carini, così pieni di voglie... Ale:- (scocciato) Bene, meglio per te che te ne accorgi. Aba:- Mica male il fruttivendolo. Mi ha carezzato la mano mentre mi serviva. (si alza e si avvicina ad Ale) Sai, ho pensato che potrei farmelo... solo per accontentare la dottoressa. Devo farmi duecentoquarantotto amanti, no? E tu non te le fai duecentoquarantotto amanti? Hai già cominciato? (gli sfila via la vestaglia.) Ale corre subito in bagno. Ale:- Non ho tempo per queste cose, io! Ho impegni più seri. Aba:- (rimasta in piedi con la vestaglia in mano) — (a sé stessa a voce alta) Stronzo! Ale:- (dal bagno) Cos’hai detto? Aba:- (urlato verso il bagno) Niente., (fra sé c. s.) Stronzo. (e va a deporre la vestaglia sul letto.) Ale esce dal bagno con ìndosso gli abiti che portava all’inizio della scena; si avvia verso il divano, prende la borsa... osserva distrattamente Aba che si è portata al centro della scena... Ale:- Ancora lì? Perché non ti vesti? (si avvicina alla porta d’ingresso, la apre; si gira per osservarla un attimo...) Ci vediamo ’sta sera! (esce.) Sipario QUARTO TEMPO Scena Prima Ci ritroviamo nello studio della Sessuologa: la scena è identica alla prima del Primo Tempo. All’aprirsi del sipario Aba è sdraiata sul divano: sta piangendo. La Sessuologa le sta vicino e le porge qualcosa da bere. Aba beve, e appena smette di bere, le restituisce il bicchiere. La Sessuologa si alza e va a riporlo sulla scrivania. Le ritorna vicino, e si siede sul divano. Sessuologa:- Come stai, cara? Aba:- Malissimo! (scoppia nuovamente a piangere) Non volevo ucciderlo. Capisci? Non volevo ucciderlo. E lui l’ha bevuto lo stesso. Mentre ero girata. Mi sento una iena. Sessuologa:- (la consola) Stai calma. Non è ancora morto. (la prende fra le braccia per lasciarle sfogare il pianto) E penso... che se tu volessi non morirebbe. Dipende da te. Aba:- E’ morto, ti dico. (singhiozzando) E’ morto. L’ho perso. (comincia a farfugliare) Ed è anche colpa tua. Sei tu che ci hai... spinti ad... ucciderci... Sei tu... la iena-.. (raccoglie le forze; si solleva appena. E tutto d’un fiato:) Cosa mi hai dato da bere? Sessuologa:- Un sedativo, tesoro. Ora dormirai per qualche oretta. E al risveglio ti sentirai forte e capace come sempre. Aba:- Ma io... non voglio più... essere forte. Sessuologa:- Ma tu sei forte. Aba:- (raccoglie le forze per urlare) Non voglio più essere forte! Sessuologa:- Calma. Calmati. Rilassati. Ti ho dato un sedativo per farti dormire. Aba:- Io ho rovinato tutto per essere forte... Lui mi desiderava sempre... ed io... per fargli dispetto mi negavo... (con voce sempre più da dormiente) Più lui mi voleva e più io... mi rendevo preziosa. Non stavo capendo che era bello sentirsi desiderata... Hai ragione tu... quando dici che se il tuo uomo... quello che ti ama... ti desidera…è bello... Io dovevo accorgermi che è bello... E’ diverso dai desideri che ti manifestano tutti... gli altri uomini… che ti vogliono solo portare a letto... e basta. Sono tutti porci". gli altri uomini. Sessuologa:- Dormi, cara. Aba:- Gli alt.ri... uomini... ti vogliono fare. e basta... ma chi... ti... ama... ti ama... e basta. Ti vuole... perché ti... ama... (piagnucolante) Perché mi vuole uccidere?.. Ale... mi vuole uccidere. Ale mi odia! (si mette a sedere e la Sessuologa la accoglie fra le sue braccia.) Sessuologa:- No. Non ti odia. Aba:- Ma mi vuole uccidere. (Si sdraia nuovamente) Me lo hai detto tu... Se mi vuole uccidere... non mi ama più... Ho fatto bene ad ucciderlo? Se lo merita. (sta per crollare) Se lo merita? Sessuologa:- Si, se lo merita. Ma ora dormi. Dai, cara. Aba:- Io me lo merito... Io ho cercato di... castrare i suoi desideri... e ho preferito ucciderlo, piuttosto che... (si addormenta d’improvviso). La Sessuologa la copre con un plaid. Sessuoìoga:- (coprendola) Non temere, tesoro. Fra due ore ti sveglierai e ti accompagnero a casa. Non ti ricorderai di niente. E se lo ami continuerai ad amarlo; e se ti senti di odiarlo, lo odierai. E allora sara giusto che lui muoia. Buio: (come nel primo Tempo, ci vedremo catapultati in casa di Ale ed Aba). Scena Seconda Buio: squillo insistente del telefono. Con il tempismo del Primo Tempo viene mutata la scena. Cessa il trillo del telefono... Rumori di chiavistelli... Viene aperta la porta d’ingresso di casa di Ale e Aba: dalla porta un fascio di luce illumina la scena. Si frastaglia nel vano porta la sagoma di Aba. Aba:- Vieni. Entra. Accendo subito la luce. Sessuologa:- (voce fuori scena) No, cara. Devo andare. Ora tu sei a casa tua. Sei più rilassata. Devi fare tutto da sola. Ciao. Ci sentiremo domani. Poi mi racconti. Aba:- (sempre nel vano porta) Ma... · Sessuologa:- (c.s.) lo ti ho accompagnata a casa. Devi fare tutto da sola ora. Ricordatelo. Rumori di passi che si allontanano. Aba entra in scena nella penombra. Accende la luce. Scena Terza Aba si porta al centro della scena: è: smarrita, si osserva intorno. Si accorge che vicino al letto vi sono alcuni fogli; va a raccoglierli: sono le pagine dell’art.icolo che lei aveva consegnato ad Ale per la pubblicazione. Aba:- (legge:) "Oring e la violenza simulata" (pausa) Ma questo è il mio articolo! (legge ancora:) I quadri trasmessi tramite intemet e stampati in laser—print, quindi riproducibili all’infinito e con innumerevoli interventi voluti o causati da parte di operatori comuni che non possiamo identificare con l’autore di un’opera, non vanno considerate opere d’arte. Semmai normali riproduzioni di poco valore artistico. Infatti va sottolineato che tali duplicazioni non contengono delle effettive valenze di preziosità. Però va detto anche che, se da un lato l’riproducibilità di un’opera originale ne garantisce la preziosità, la duplicazione ne aumenta la diffusione e ne accresce il valore di mercato. Ne segue che le manipolazioni effettuate tramite computer meritano solo l’appellativo di copia, e la diffusione della copia esalta l’originalità aumentandone il bisogno. Chi infatti, avendone i capitali, non cercherebbe di acquistare l’originale di un’opera diffusissima?". (pausa: riflette un attimo; quindi strappa i fogli e sbotta:) Stronzo, mi ha rotto tanto le palle ché voleva quest’articolo e poi lo butta a terra. Vaffanculo! Ho impiegato tre giorni per scrivere questo pezzo e lui me lo tratta così. (pausa:) Te lo meritavi di bere il Barolo. (si avvicina al telefono; compone un numero non inserisce la viva voce) Mario?. Io. No, non sono giù di corda. Sono incazzata! Quel cornuto di mio marito mi ha fatto lavorare per tre giorni su un articolo di critica e poi ha buttato il mio pezzo per terra. Non me lo pubblica. (pausa) Come non è importante? Sono tre giorni di lavoro! (pausa) Ma non capisci che non mi considera più neanche come critico d’arte‘? (pausa lunga) Sì, l’ha bevuto il vino! (pausa) Quanto tempo? Domani alla stessa ora. Cioè morirà domani alla stessa ora in cui l’ha bevuto? Bene, se lo merita. (pausa) Non preoccuparti me le ha fatti passare lui i ripensamenti. Avevi ragione tu: sarebbe stato meglio che la sessuologa non fosse venuta a trovarmi. (pausa) Ora va tutto bene. Ti telefono più tardi. Ma aspettiamo a domani. (pausa) Si, ci vediamo al solito cineclub. Sì, anch’io ti amo. Ciao. (riattacca). Aba si pone al centro della scena, proprio sotto al lampadario, lascia cadere i fogli strappati del suo articolo... Il lampadario comincia ad oscillare... Aba rapidamente si porta all’armadio e ne trae una vestaglia da camera che indossa; quindi va nel vano cucina e comincia a sparecchiare. Riordinando passa ripetute volte sotto il lampadario che ad ogni suo passaggio ha dei cedimenti di caduta. La bottiglia del vino la poggia sopra il lavandino e va a raccogliere i cocci di vetro di quel bicchiere che aveva fatto volare via dalle mani di Ale. Aba:- (Mentre butta i cocci di vetro nella spazzatura) Stronzo. L’hai bevuto lo stesso. (sarcastica) A domani, amore mio. (ride). Aba si porta vicino al tostapane ne estrae gli elementi (sono sporchi) prende uno spray, li spruzza, li ripone nel tostapane e lo accende. Quindi si avvede dei foglietti che aveva fatto cadere al di sotto del lampadario, si china e li raccoglie. Il lampadario ha uno scossone terribile: sta per cadere. Aba ha finito di raccogliere i foglietti e si allontana in direzione della spazzatura. Il lampadario precipita con grande frastuono. Aba si gira; i foglietti le cadono dalle mani. Urla. Si avvicina al lampadario, vede la corda che Ale vi aveva legato; mentre l’osserva un breve ronzio e la corda si avvolge sparendo dietro un pensile della cucina. Aba segue la corda nel suo percorso e la vede sparire. Aba:- Mi voleva uccidere. Quel cornuto mi voleva uccidere. La dottoressa aveva ragione! Sbadatamente prende un bicchiere, afferra la bottiglia di barolo, lo versa... porta il bicchiere alle labbra... si avvede della bottiglia del vino avvelenato. lascia cadere a terra con un urlo sia il bicchiere che la bottiglia. Apre il rubinetto dell’acqua, si inumidisce le mani, le tempie... prende un altro bicchiere, lo riempie d’acqua... ne beve un sorso. Si bagna di nuovo le tempie... beve ancora e facendolo si poggia con la mano bagnata sul tostapane. Prende la scossa e crolla a terra ("morta"). Buio: la luce è saltata per il cortocircuito. Squilla il telefono,. insistente: Aba è inerte per terra. Immobile. Scena Quarta Rumori di chiavistelli: entra Ale. Prova ad accendere la luce, ma nulla di fatto. Si porta al centro della scena: si osserva intorno manifesta uno stato di evidente gioia. Vede Aba riversa per terra, le tocca il polso; si alza, stacca la corrente dal tostapane e ritorna alla porta d’ingresso per agire sull’interruttore generale. La luce ritorna. Ale si riporta vicino al cadavere di Aba, le controlla le bruciature sulle mani. Ale:- Stupida. Trascina il corpo della moglie fuori scena, nel vano bagno. Si adopera per tirare su il lampadario: vi riesce ovviamente. Finisce di sparecchiare. Squillo del telefono: Ale corre al telefono ed inserisce la segreteria telefonica. Segreteria telefonica:- (è la sua segretaria ma la registrazione parte in ritardo, però quel tanto da coglierne il messaggio) … e appunto sono tutti qui in attesa per la riunione del pomeriggio. Speravo di trovarla a casa, ma evidentemente non c’è. Se dovesse passare da casa ed ascolta questo mio messaggio, sappia che mi sono permessa di rinviare la riunione di due ore. Quindi l’aspettiamo per le diciotto e trenta. A risentirci. Ale finisce di mettere in ordine... Suonano alla porta. Il tempo di togliere il marchingegno dal lampadario e riporlo dentro la borsa, e va ad aprire. Scena Quinta Entra trafelata Assicuratrice. Assicuratrice:- Ale, dimmi che non è successo niente. Dimmi che non l’hai ammazzata. Che è ancora viva! Dimmelo! Ale scuote la testa in segno di diniego. Assicuratrice:- (si lascia cadere sul divano) E dov’è? Ale:- L’ho messa di là, in bagno. Assicuratrìce:- Sei rovinato. La mia compagnia non ha accettato la polizza. Perdonami amore, per quante carte false io abbia fatto, non ci sono riuscita. Non dovevi ucciderla. Ora sei nei guai. A]e:- Ma io non l’ho uccisa. E’ morta. . Assicuratrice:- Che vuol dire è morta? Ale:- (è evidentemente addolorato) E’ morta. Si è ammazzata da sola. Non so come, ma il mio marchingegno del lampadario… niente: non è servito a niente. Assicuratrice:- Si è suicidata? Ale:- In un certo senso sì. Assicuratrice:- Che vuol dire in “un certo senso"? Ale:- Quando sono tornato a casa mancava la corrente. Il lampadario era crollato ma lei non vi era sotto. Stava là (indica) per terra. Immobile. Credo che sia morta per avere toccato il tostapane. Suppongo vi sia rimasta attaccata. Assicuratrice:- Supponi? In una situazione come questa tu fai supposizioni? Ma non capisci che quando verrà la polizia le tue supposizioni… Ale:- Le mie supposizioni? Assicuratrice:- Che smerdata! Perfino il fatto che la mia compagnia abbia rifiutato di fare una polizza sulla testa di tua moglie potrà trasformarsi in una prova di atto d’accusa. Lo capisci questo? Ale:- Accusa? E per cosa? Se non l’ho uccisa io! Si è uccisa da sola ’sta stronza! (scoppia a ridere) Assicuratrice:- Cos’hai da ridere? Cosa ci trovi da ridere in una situazione così drammatica. Tu finisci in galera e corro lo stesso rischio anch’io, se non faccio attenzione. Ale:- E’ proprio questo che mi fa ridere. Il vostro egoismo di donne. La paura di intaccare la vostra salvaguardia. Assicuratrice:- Ma sei andato fuori di testa? La morte di quella stronza ti ha portato fuori? Io sono la donna che sta dalla tua parte. (pausa) O non te ne sei accorto? Ale:- Mi fa ridere il fatto che tu ti preoccupi del tuo posto di lavoro... ti condiziona la situazione. E mi spiego meglio: se noi non avessimo deciso di uccidere Aba e di trarne profitto, tu ora saresti una normale assicurartice che, nella certezza di potere mantenere il proprio posto di lavoro mi tratterebbe come un coglione: dall’alto in basso. Tu sicura, io nei guai. E’ stupendo il vostro egoismo femminile. Pragmatistico. Di sopravvivenza, direi. E per sopravvivere vi fa sentire importanti rendervi preziose, e ad ogni costo, al di sopra del maschio. E mi fa venire da ridere che tu femmina per combattere un maschio ti sei dimenticata che di là, nel cesso, dovrebbe esserci un’altra donna che sta facendo la parte del cadavere per dare a te donna il diritto di sovrapporti a me. (ride) E rido perché vorrei sapere a cosa ti serve sovrapporti a me che nel mio essere maschio ho già denunciato la mia inferiorità, se non altro sotto un profilo di bisogno sessuale? Assicuratrice:- Ma che cacchio stai dicendo`? Non ti rendi conto che fra qualche ora qui ci sarà la polizia e tu sarai accusato di omicidio ed io di complicità? Ma sei diventato scemo? Ale:- No. Sto solo cercando di farti capire che di là c’è un corpo di donna… morto. E che tu hai voluto morto per avere la libertà di esprimere le necessità del tuo corpo di donna., Voi donne siete tutte confratellate insieme per sentirvi libere di farvi la guerra... una specie di guerra psicologica che vi diverte, perché vi permette di stare in costante gara con voi stesse... e il maschio in tutto questo gioco è un semplice giocattolo: giocattolo-cazzo, giocattolo—ruolo... Ogni tanto siamo cervelli, noi maschi. Tu ad esempio hai fatto carte false per fare uccidere un’altra donna sapendo di poterne trarre profitto. Ma appena hai saputo che io non c’entravo in questo assassinio costruito , sei subito sbottata in giudizi negativi. io sarei un incosciente che corre dei rischi, ma , e la cosa è più grave, li fa correre anche a te. Anche tu mi fai schifo, come stava cominciando a farmi schifo mia moglie. Assicuratrice:- Ma che dici? Tu hai un cadavere nel cesso... Ale:- Noi, abbiamo un cadavere nel cesso. Ed è più tuo che mio. Perché secondo me si è suicidata. (pausa) Te lo dico in altre parole. Lei si era accorta di non valere più molto nel ruolo che aveva e si è tolta di mezzo. Ma tu quando ti togli dai coglioni? Assicuratrice:- Anche subito! (fa per andarsene). Ale:- E no, carina. Tu me l’hai fatta uccidere e tu ora ti occupi del suo cadavere. Prendi questo lenzuolo (lo estrae teatralmente dal letto) e vai a coprirla e me la prepari per portarla via. Questo è un rapporto da donna a donna, e tu non te ne puoi esonerare. Fallo! Tanto in galera ci finirei solo io. Assicuratrice:- Stronzo! Ale:- Non tanto, visto che ti amo e farei all’amore con te ogni giorno della mia vita. Vai, bambina, e copri il cadavere di quella cosa che era mia moglie, e che eri tu. Ed impara ad amarmi. Che fuori, oltre me e te, non è che vi siano molte luci e molti riflessi di fantasia. Assicuratrice resta in silenzio e immobile con il lenzuolo che Ale le ha lanciato. Alec- (prima di uscire) A proposito. poiché io ho da lavorare, vedi di sistemare tu le cose con la tua assicurazione e la tua polizia. (pausa) E magari riproponici diversamente alla tua amica sessuologa. Ora vai a sistemare il cadavere di mia moglie e fallo sparire. Ale si sbatte la porta alle spalle ed esce. Scena Sesta Assicuratrice va subito in bagno e ritorna in scena prestissimo, trascinando, dentro il lenzuolo che le aveva lanciato Ale un peso che allo spettatore potrebbe sembrare un cadavere. Accosta il "peso” vicino alla porta d’ingresso. Quindi si osserva intorno, raccoglie da terra alcuni cocci di bottiglia che rovescia nella spazzatura (posta sotto il lavello). Riordina oggetti che le sembrano spostati e alla fine indossa la giacca e fa per uscire... E’ proprio vicino alla porta d’ingresso... sta per aprirla… Quando suonano (scampanellio insistente). Assicuratrice:- Chi è? Voce maschile:- (Idraulico da dietro la porta):- Sono io. Mario. Apri! Assicuratrice:- Mario? Chi è Mario? Voce maschile:- (c.s.) Apri ’sto cacchio di porta! Squilla il telefono: lei corre al telefono e si affretta a rispondere mentre l’Idraulico continua a suonare alla porta. Assicuratrice solleva il ricevitore. Voce della segretaria:- Dottore, sono tutti qui che l’aspettano. C’è anche la segretaria della sua signora che ha già letto quel suo articolo che parla della duplicazione di un’opera d’ arte tramite internet. Vi sono anche alcuni inviati di televisioni locali e giornalisti della carta stampata. Cosa devo fare? Assicuratrice:- Mio marito è già uscito, signorina. Arriva subito. Fra mezz’ora al massimo dovrebbe essere lì. Temporeggi, offra un aperitivo o qualcosa d’altro. Faccia lei. Voce della segretaria:- Grazie, signora. Provvedo subito. Lei non viene? Assicuratrice: No; non posso. Comunque grazie. Assicuratrice riattacca il telefono. Continuo suono alla porta; lei guarda dallo spioncino. Altro suono di campanello,. Assicuratrice apre. Scena Settima Entra irruente l’Idraulico che senza guardarla… Idraulico:— Dov’è il cadavere? Assicuratrice:- (chiude la porta e vi rimane vicina. Timidamente:) E’...lì. Idraulico e Assicuratrice si guardano. Assicuratrice:- Ma lei chi è? contemporaneamente Idraulico:- Ma lei chi è? Silenzio. Assicuratrice:- Come fa a sapere del cadavere? . contemporaneamente Idraulico:- Come fa a sapere del cadavere? Silenzio: i due si scrutano sospettosi. Quindi l’Idraulico si precipita sull’involucro che è posto vicino alla porta; Assicuratrice chiude la porta. Idraulico apre l’involucro... Idraulico:- Stracci? Assicuratrice:- Stracci? Come è possibile? Assicuratrice si avvicina all’involucro; vi spia dentro. I due si guardano. Assicuratrice:- E il cadavere di?.. Contemporaneamente · Idraulico:- E il cadavere di?.. Assicuratrice:- Di Aba? Idraulico:- Il cadavere di Aba? Il cadavere di Ale! Suonano alla porta, sobbalzano Assicuratrice:- Chi può essere? contemporaneamente Idraulico:- Chi può essere? Idraulico si avvicina alla porta; solleva il copri spioncino... Idraulìco:- Guarda tu. Assicuratrice esegue poggiando l’occhio allo spioncino. Idraulico:- Chi è? Assicuratrice:- Ah, Giulio. Idraulico:- E chi è Giulio? Assicuratrice:- Shh. Non facciamoci sentire. Ed entrambi si allontanano dalla porta. Altro suono di campanelle: i due sono al centro della scena... l’uno davanti all’altra; in silenzio. Pochi attimi. Idraulico:- Non mi hai ancora detto chi è Giulio! Assicuratrice:- Ma niente... E’ l’amministratore. Idraulico:- E perché è venuto? Assicuratric:- Niente. Idraulico (con la voce di Ale) Smettila di dire niente: Perché è venuto? Assicuratrice:- (con la voce di Aba) L’avevo chiamato io. Idraulico:- (c.s.) Perché? Assicuratrice:- (c.s.) Per farti ingelosire, sciocco. Idraulico:- (c.s.) Stupida. Idraulico e Assicuratrice si abbracciano, si scambiano alcune carezze e alla fine si baciano. Appena si distaccano: Assicuratrice:- Adesso basta, però. Mi fa senso baciarti così. (E gli sfila dalla testa la maschera dell’Idraulico: appare il volto di Ale) Ti preferisco così, amore. Anche Ale sfila via all’Assicuratrice la maschera e la parrucca. Ale:- Anche tu mi piaci di più così. Aba ed Ale si baciano. Sìpario.