Janua Press (Edizioni) di Rosario Romano
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Come farsi 248 amanti all’anno”
Autore Rosario Romano
© Copyright by Janua Press
Proprietà letteraria ed artistica riservata
Traduzione e riproduzione anche parziali vietate
Pubblicazione Settembre 2013
In copertina Felice Casorati “Meriggio”
Disponibile su www.januapress.it
ISBN 978-88-908610-1-7
Come farsi 248 amanti l’anno
renderne consapevole il partner,
farlo felice e gioirne
quattro tempi
di
Rosario Romano.
Personaggi:
Ale
Aba
L’idraulico (Mario)
Il maniaco
Assicuratrice
Sabrina
Il marito
La moglie
Amante della moglie
Amante della moglie
Amante del marito
Giovane sessuologa
Prefazione (1996)
Nel Maggio del 1996 presentai i “248 amanti” al “Maurizio
Costanzo Show”.
Personalmente non avevo mai
conosciuto Costanzo, anche se da critico televisivo avevo
dedicato qualche recensione ai suoi talk -show (la mia
prima riguardò quello stupendo “Bontà Loro” in cui lo si
vedeva aprire una finta finestra e chiedere ad ogni ospite
“cosa c’è dietro l’angolo?”)... Pochi istanti prima di salire
sul palcoscenico ci siamo presentati, notai in lui uno
sguardo di interesse e curiosità ; subito dopo eravamo
entrambi due uomini di spettacolo (o per meglio dire due
“animali di palcoscenico”) disposti a rappresentare un
qualcosa in modo intelligente, ad ogni costo.
Avevo finito di scrivere i miei “248 Amanti” alle quattro del
mattino del giorno prima, quindi dedussi che Costanzo si
era lasciato attrarre dal titolo e dalla curiosità interpretativa
che implica.
In effetti il titolo nasconde una speciosa ipertestualità
teatrale che nella provocazione e nella riflessione ama il
gioco della rappresentazione.
Durante la registrazione della trasmissione Costanzo tentò
(e qualche volta vi riuscì) a punzecchiarmi per spingermi a
dire il “di più” che era nascosto in questa pubblicazione, e
che io mi ostinavo a non svelare.
E’ stato un gioco: con l’involontaria collaborazione di
Massimo Lopez, attore che io conoscevo da anni, da
quando lavorava allo Stabile di Genova, abbiamo tessuto
una specie di “copione-all’improvviso” che partendo dal
sesso arrivava all’ironia. Massimo si è messo addirittura
in ginocchio
per incitarmi a svelare i contenuti della
commedia.
Il divertimento coinvolse Costanzo sotto un profilo di
indagine, Lopez nella sua esperienza interpretativa e me
nella dissacrazione medesima dell’argomento che
stavamo trattando, e questo per più di mezz’ora (caso
strano: tanto tempo dedicato ad un inedito).
Nel momento in cui si stava accettando la tesi che i “248
amanti” porta avanti, cioè amare una sola persona ed
educarsi all’entusiasmo che ne deriva, sbottai con una
battuta che, a chi conosce poco il teatro, sembrò regalata;
precisai che l’autore del testo, cioè io, si era separato
dalla moglie dopo 25 anni di matrimonio.
Crollava la base stessa del dibattito fino a quel momento
sostenuto. Cioè cadevano i presupposti che giocosamente
avevano indotto il pubblico a credere, che per fortificare
l’innamoramento fra due persone, si possa passare dalla
rappresentazione dei sentimenti alla loro realizzazione, e
concretizzarli.
La mia battuta (e devo confessare di averla studiata nei
tempi e nei toni e con il sorriso) destò nello spettatore e
nei miei interlocutori un’esplosione di ilarità e di applauso.
Il gioco era stato completato.
Avevamo svolto un tema importante come l’amore e il
sesso (sua diretta espressione) in chiave satirica,
spettacolarizzandolo.
Quindi Amare, ed esprimersi
avendone il coraggio di farlo, era diventato il “giocorappresentazione” della libertà che ogni individuo
possiede; e ironizzare sull’incapacità
comune di
inventarsi ogni giorno e rinnovarsi (una forma di
autoeducazione) ed abbattere la noia di conseguenti
rapporti duraturi, era crollata.
Sono nati così i “248 amanti” nella loro veste pubblica.
Ne sono seguiti articoli, interviste televisive... documenti.
Ora, a distanza di un anno, mi decido a pubblicare le
pagine che il lettore si trova davanti, e lo faccio perché mi
pare giusto svelare i risvolti che un titolo così curioso
nasconde.
Ho scelto di svolgere i “248 amanti” stilisticamente per
mettere in evidenza i risvolti ironici delle situazioni.
Come dire: l’amore, che è il significato dominante di noi
animali di Terra, merita nelle sue sfaccettature sessuali la
serietà dell’ironia.
E quali migliori condizioni mi si potevano offrire -per
alleggerire le parti didascaliche- se non quelle suggerite
dai “giochi” parateatrali”?
Il lettore avrà modo di fingersi attore di sé stesso nelle
situazioni proposte; e poiché la concezione dominante di
tutto lo scritto non vuole cadere in prospettive di analisi “al
femminile” o “al maschile”, spesso si troverà nell’illusione
di leggere pagine scritte da una donna, altre volte pagine
stese con la caparbia irruenza dell’uomo, altre ancora con
l’illetterata pretesa dalla documentazione del vissuto.
“Come farsi 248 amanti all’anno.”, è un lavoro che si
serve dell’amore come base, e del gioco teatrale come
svolgimento.
Mi auguro solo che il lettore si diverta a leggere proprio
come io mi sono divertito a scrivere.
L’autore.
PRIMO TEMPO
Scena Prima
Studio della Sessuologa.
L‘ambiente riproduce nelle lime essenziali uno studio da
sessuologa: una scrivania e due sedie con lo schienale rivolto alla
platea; una poltrona; sulla scrivania scatole di medicine e vari
oggetti: imperante il tipico divano, posto sul fondo, orizzontalmente
al proscenio
(nota bene: si tratta di una scenografia predisposta "a scatola" per
permettere alla regia di praticare una specie di "dissolvenza" in
chiusura e passare alla seconda scena con rapidità. Come esposto
nella seconda nota).
All’aprirsi del sipario Aba e Ale sono seduti davanti alla scrivania
con la schiena rivolta al pubblico; invece la Sessuologia siede dal
lato opposto alla scrivania verso il pubblico. Questa indossa un
camice.
Sessuologa:- Dopo quanti anni di matrimonio?
Ale:- Nove.
contemporaneamente
Aba:- Dieci. Quasi dieci,
Sessuologa:- Come definireste la vostra convivenza?
Aba:- Buona. Ci amiamo e caratterialmente andiamo d`accordo...
contemporaneamente
AIe:- Disastrosa.
Sessuologa e Aba (contemporaneamente):- Perché?
AIe:- E' più di sei mesi che non facciamo all’amore per colpa sua
(indica Alba), Ha deciso di diventare frigida.
Alba:- Avrei deciso cosa? E allora tu che non ce la fai più?
Sessuologa:- Calma, calma. Credo che non ci sia nessun
impotente e nessuna frigida. Penso che nel vostro caso si possa
parlare di normale corrosione di entusiasmo.
Ale:- Sarebbe?
Sessuologa:- Routine. Comune routine e mancanza di fantasia.
Aba:- Mancanza di fantasia'? Ma se io scrivo critica per un giornale
d'arte?
Sessuologa:- Mi riferisco alla fantasia erotica. Vedete, in una
coppia, dopo un periodo di entusiasmo iniziale, che, a volte, può
durare anche anni. subentra una seconda fase che possiamo
definire di “rendita". Avviene perché il lungo tempo di convivenza ci
dona la sicurezza di essere amati dal proprio partner ; in effetti si
tratta di pigrizia, di poca voglia di rinnovarsi. Cominciamo a vivere la
coppia fidando nella “rendita dei sentimenti”. Cioè ci bastano i
sentimenti dell’entusiasmo iniziale, e ci sembra impegnativo
rinnovarli, perché siamo sicuri di appartenere a qualcuno e che lui ci
appartenga. Normalmente sono queste le basi dei tradimenti
coniugali.
Ale:- Lei vuole farci credere che con gli anni anziché fortificarsi i
nostri sentimenti si sono indeboliti?
Sessuologa:- Non proprio s’indebolisce semmai la complicità della
coppia, cioè la voglia di ricercare il piacere sessuale insieme. E può
accadere che uno dei due decida di prendersi il piacere da solo,
servendosi del corpo del partner. Corpo che a lunga andare ritorna
sconosciuto.
Ale:- Ma mi faccia il piacere. Lei ci vuole plagiare.
Sessuologa:- Plagiare? Che c’entra plagiare?
PRIMO TEMPO
Scena Prima
Studio della Sessuologa.
L‘ambiente riproduce nelle lime essenziali uno studio da
sessuologa: una scrivania e due sedie con lo schienale rivolto alla
platea; una poltrona; sulla scrivania scatole di medicine e vari
oggetti: imperante il tipico divano, posto sul fondo, orizzontalmente
al proscenio
(nota bene: si tratta di una scenografia predisposta "a scatola" per
permettere alla regia di praticare una specie di "dissolvenza" in
chiusura e passare alla seconda scena con rapidità. Come esposto
nella seconda nota).
All’aprirsi del sipario Aba e Ale sono seduti davanti alla scrivania
con la schiena rivolta al pubblico; invece la Sessuologia siede dal
lato opposto alla scrivania verso il pubblico. Questa indossa un
camice.
Sessuologa:- Dopo quanti anni di matrimonio?
Ale:- Nove.
contemporaneamente
Aba:- Dieci. Quasi dieci,
Sessuologa:- Come definireste la vostra convivenza?
Aba:- Buona. Ci amiamo e caratterialmente andiamo d`accordo...
contemporaneamente
AIe:- Disastrosa.
Sessuologa e Aba (contemporaneamente):- Perché?
AIe:- E' più di sei mesi che non facciamo all’amore per colpa sua
(indica Alba), Ha deciso di diventare frigida.
Alba:- Avrei deciso cosa? E allora tu che non ce la fai più?
Sessuologa:- Calma, calma. Credo che non ci sia nessun
impotente e nessuna frigida. Penso che nel vostro caso si possa
parlare di normale corrosione di entusiasmo.
Ale:- Sarebbe?
Sessuologa:- Routine. Comune routine e mancanza di fantasia.
Aba:- Mancanza di fantasia'? Ma se io scrivo critica per un giornale
d'arte?
Sessuologa:- Mi riferisco alla fantasia erotica. Vedete, in una
coppia, dopo un periodo di entusiasmo iniziale, che, a volte, può
durare anche anni. subentra una seconda fase che possiamo
definire di “rendita". Avviene perché il lungo tempo di convivenza ci
dona la sicurezza di essere amati dal proprio partner ; in effetti si
tratta di pigrizia, di poca voglia di rinnovarsi. Cominciamo a vivere la
coppia fidando nella “rendita dei sentimenti”. Cioè ci bastano i
sentimenti dell’entusiasmo iniziale, e ci sembra impegnativo
rinnovarli, perché siamo sicuri di appartenere a qualcuno e che lui ci
appartenga. Normalmente sono queste le basi dei tradimenti
coniugali.
Ale:- Lei vuole farci credere che con gli anni anziché fortificarsi i
nostri sentimenti si sono indeboliti?
Sessuologa:- Non proprio s’indebolisce semmai la complicità della
coppia, cioè la voglia di ricercare il piacere sessuale insieme. E può
accadere che uno dei due decida di prendersi il piacere da solo,
servendosi del corpo del partner. Corpo che a lunga andare ritorna
sconosciuto.
Ale:- Ma mi faccia il piacere. Lei ci vuole plagiare.
Sessuologa:- Plagiare? Che c’entra plagiare?
Ale:- Ma certo. Lei se ne viene qui, tranquilla nel suo camice
bianco... e io la pago anche, per convincermi che dopo nove
(sorride alla moglie)...Anzi dieci anni Dopo dieci anni non so più
come e fatta mia moglie? Ma mi faccia il piacere- (rivolto alla
moglie) Te l’avevo detto io che non ci serviva a niente venire da
questa?!
Aba:- Shh. Ascoltala.
Sessuologa:- Già, forse è meglio. (Ale ha un gesto di stizza perché
non accetta la forzatura). Segua il consiglio di sua moglie. Ascolti.
Voi due mi avete telefonato per fissarmi un appuntamento. Questo
appunto. E avete esordito dichiarandovi di essere uno impotente e
l’altra frigida. Non sapete neppure con precisione da quanti anni
siete sposati... Eppoi lei denuncerebbe forzature di plagio da parte
mia. Ma voi due siete venuti da me per essere aiutati o per quale
altro motivo?
Aba:- Per essere aiutati.
Sessuologa:- Allora chiariamo subito una cosa: voi vorreste
suggerire a me come dovrei aiutarvi? Cioè dovrei aiutarvi come
piace a voi? E no. Dovreste decidervi ad avere fiducia in me e nei
miei metodi.
Aba:-(rivolta al marito) Contento? E ora cosa le dici?
Ale:- (timido) Mi scusi.
Aba:- Vada avanti, dottoressa. L’ascoltiamo. Però devo precisarle
una cosa. E lui mi darà ragione. Noi siamo venuti da lei perche ci
amiamo e ci accorgiamo che stiamo cominciando a non funzionare
insieme- (rivolta al marito) Diglielo anche tu. Dai.
Ale:- E’ vero. Noi ci amiamo e stiamo passando un brutto periodo.
Sessuologa:- Non lo metto in dubbio. Vi devo dire subito che non
credo che siate impotente e frigida; anzi ve lo dimostrerò mettendovi
alla prova qui stesso e subito. Ma prima devo darvi alcuni
chiarimenti.
(prende il volumetto dei 248 amanti e lo porge ad Ale.) Prenda
questo libro. (pausa) Legga a voce alta.
Ale:- (leggendo) “Come farsi 248 amanti all’anno, rendere
consapevole il proprio partner, dargli felicità e gìoirne.
Aba e Ale (contemporaneamente):- Cosa significa? Che dobbiamo
farci 248 amanti? Ma noi ci amiamo.
Ale:- Ma mi faccia il piacere!
Sessuologa:Calma, calma. Non traete delle conclusioni
affrettate. Ve lo leggerete poi a casa. La chiave di tutto sta
nell’accezione del verbo fare; usato nella sua forma riflessiva. Ma di
questo parleremo dopo, in una prossima seduta. Per adesso (si alza
e va ad abbassare il grande telo bianco che coprirà tutta la scena
per permettere quella che registicamente sarà una specie di
"dissolvenza incrociata") Andate dietro questo telo. Mettetevi nudi.
(Aba e Ale eseguono) Uno davanti all’altro, distanziati la lunghezza
di un braccio...
Aba e Ale (contemporaneamente):- Ci siamo. Ed ora?
Sessuologa:- Chiudete gli occhi e rilassatevi. Vi sto facendo
praticare una metodologia di conoscenza reciproca, presa proprio
dal libro che vi ho dato. Lo scopo finale della mia terapia, è di
uccidere il marito e la moglie che siete diventati. Ricordatevi: dovete
uccidere al momento giusto il marito, e credo anche la moglie. Siete
rilassati?
Aba ed Ale (contemporaneamente):- Sì.
Sessuologa:- Bene. Ora, sempre con gli occhi chiusi, allungate un
braccio e carezzatevi reciprocamente, partendo dal capo.
Permettete alle vostre dita di ispezionare il corpo che amate e che
non riconoscete più...
Nota: abbassamento graduale delle luci e dei volumi della voce, fino
ad arrivare al buio più completo e al silenzio più totale. Ovviamente
le sagome dei corpi di Aba e Ale, viste attraverso il telo bianco dallo
spettatore, sono semplici manichini di cartone della loro silhouette;
questo per permettere agli attori il cambio dei costumi necessari per
la seconda scena. L’ improvvisa accensione delle luci ci catapulta
automaticamente nella seconda scena -nel breve spazio di secondicon le luci che si aprono lentamente.
Scena Seconda
Casa di Aba ed Ale
L’ambiente riproduce un monolocale che comprende un angolo
cottura, un letto, un armadio-a-muro, un angolo salotto, tutto
sagacemente equilibrato secondo gli attuali bilanciamenti
dell’architettura d’interni. Si nota anche una porticina che conduce al
bagno (che non si vede, perché si tratta di una quinta) e la porta
d’ingresso (altra quinta). Nel momento in cui le luci d’ambiente
(notturno) si riaccendono, Ale e Aba sono a letto: stanno dormendo.
Questa scena è tutta giocata sulla mimica e gli spostamenti dei
corpi; e svolta nel completo silenzio (questo per sottolineare la
monotonia di un matrimonio che si trascina perseguendo i canoni di
una routine quotidiana ben collaudata nel tempo).
Dopo alcuni attimi di silenzio suona la sveglia: lo spettatore udrà
soltanto la voce di Aba registrata nella segreteria della sveglia
stessa; una musica di fondo commenterà le azioni che i due
compiono.
Voce di Aba registrata:- Buon giorno. Sono le sette e quindici.
Sveglia poltroni. Il mattino ha l’oro in bocca. La tua casa editrice ti
aspetta, Ale. E tu, Aba, devi finire di correggere il saggio di critica
d’arte. Su. In piedi (segue musica di fondo).
Aba si pone a sedere, si stira, guarda Ale, lo scrolla; gli da un
bacino; accende la luce e si alza dal letto. Si dirige insonnolita in
bagno.
Ale si alza e va subito all’angolo cottura; sciacqua la caffettiera, la
riempie di acqua e di caffè; la pone sul fornellino della cucina, senza
accendervi il fuoco sotto. Si avvicina all’armadio a muro, prende
degli indumenti intimi.
Rumore di sciacquone...
Ale si dirige verso il bagno, proprio mentre Aba sta uscendo.
I due non si sfiorano nemmeno (agiscono come se non si vedessero
e ognuno vivesse da solo).
Ale scompare dietro la porta del bagno; passa un attimo e subito
scroscio di doccia.
Aba si avvicina alla cucina; accende sotto il caffè; da un cassetto
estrae due tovagliette ed apparecchia per la colazione: due piatti
uno accanto all’altro; dal frigo prende il bricco del latte e ne riempie
due bicchieri che pone sul tavolo; ripone il latte nel frigo, e prende
due uova. Dallo scolapiatti trae una padella; la pone sulla cucina;
sguscia le uova e le pone nella padella, su un fornello (non accende
il fuoco).
Cessa lo scroscio della doccia.
Aba va all’armadio: ne trae una camicia, una cravatta e un vestito
da uomo; dispone il tutto sopra il letto.
Ale esce dal bagno indossa mutande e canottiera; si porta vicino
alla cucina ed accende il fuoco sotto le uova.
Aba va al frigo, lo apre; ne tira fuori del prosciutto e lo porge ad Ale
che lo dispone sulle uova.
Aba entra nel bagno.
Ale prende da un cassetto delle fette di pane e le dispone sopra un
piatto al centro del tavolo.
Aba esce dal bagno recando un paio di scarpe da uomo; le mette
vicino al letto, in prossimità del vestito di Ale.
Ale spegne sotto le uova e sotto il caffe. Si porta vicino al letto e
comincia a vestirsi.
Aba prende dal frigo un vasetto di marmellata e la spalma su due
fette di pane; versa il caffè dentro due tazzine: due cucchiaini di
zucchero in una ed un cucchiaino nell’altra.
Ale spegne la suoneria della sveglia (cessa la musica); finisce di
vestirsi; e si porta
nell’angolo salotto ed accende la televisione:
Notiziario: (il pubblico ne puo sentire solo la voce: lo schermo della
televisione è rivolto verso il tavolo , cioè verso il fondale).
Ale raggiunge Aba; i due si danno un bacino e cominciano a fare
colazione senza parlarsi.
Notizie varie dal telegiornale.
Ale mangia in fretta; finisce la colazione (Aba resta seduta a
mangiare); va a spegnere la televisione; si avvicina al letto: indossa
la giacca; poi prende la borsa; la apre sopra il letto, mette in ordine
alcuni documenti...
Aba si alza, va al suo comodino, prende alcuni fogli che vi erano
sopra e glieli porge.
Ale le sorride: prende dal suo comodino il volumetto che gli aveva
dato la Sessuologa e glielo passa.
Aba lo prende, torna a sedersi per finire la colazione e comincia a
leggerlo mangiando.
Ale, che ha messo in ordine la roba di lavoro, le si avvicina; le da un
bacino e senza neanche dire "ciao" esce dalla porta principale.
Scena Terza
Rimasta sola, Aba seguita a leggere; finalmente si alza e sparisce
dietro la porta del bagno: scroscìo di doccia. Aba canticchia.
Trillo del telefono (reiterato): Aba non sente.
Silenzio.
Cessa le scroscio della doccia.
Trillo del telefono (c.s.)
Aba esce in fretta con indosso una cuffia da doccia e l’ accappatoio.
Si avvicina al telefono lo pone in viva-voce.
Aba:- (asciugandosi) Pronto?
Sessuologa (vece registrata):- Aba, È: lei?
Aba:- Sì, dottoressa.
Sessuologa (c.s.):- Volevo sapere di ieri sera… ma la disturbo?
Aba:- No, no. Ero sotto la doccia. (pausa: si toglie la cuffia per
ascoltare meglio) Ieri sera? Niente di nuovo; c’è stato un tentativo
da parte mia, ma Ale… nessuna reazione
.
Sessuologa (c.s.):- Non scoraggiatevi, ce ne vuole. Pensi a quanto
tempo avete impiegato a diseducarvi sessualmente. (pausa) Quante
volte ci avete provato?
Aba:- Solo una volta. Poi eravamo stanchi e ci siamo addormentati.
Però ho notato una cosa: averci tentato insieme ci sta facendo
sentire… come dire?.. più complici. Più vicini. Pensi, lui prima di fare
colazione mi ha dato un bacino. Cosa che non faceva da molto
tempo.
Sessuologa (c.s.):- L’ avete letto l’opuscolo dei 248 amanti?
Aba:- Lui ieri sera; tutto d’un fiato. Io lo sto leggendo.
Sessuologa (c.s.):- E allora? Cosa aspettate a farvi degli amanti?
Aba:- Ma non saprei, dottoressa. Io sono molto innamorata di mio
marito e sono sicura che mi sentirei morire se dovessi andare con
un altro, e se sapessi che lui mi fa le corna!
Sessuologa (c.s.):- E suo marito come la pensa?
Aba:- Lui mi ha detto che mi uccide se mi faccio un amante.
Sessuologa (c.s.):- Bene. E lei cosa aspetta a farlo?
Aba:- Ma lei è pazza, dettoressa… Oh, mi scusi, non velevo
.
Sessuoìoga (c.s.):- Rifletteteci.
Aba:- Sì, ma ....
Suonano alla porta.
Sessuologa (c.s.):- Fingete di credere nella metempsicosi e il gioco
è fatto. Pensi che bello, vi amereste dopo la morte, in un’altra vita…
Sto scherzando.
Aba:- Stanno suonando alla porta, devo lasciarla. La richiamerò io
appena ci saranno novità. (riattacca il ricevitore; si ricompone).
Nuovo suono alla porta, più insistente.
Aba:- Arrivo. (Va alla porta. Si piega verso lo spioncino).
Scena Quarta
Aba:- (urlato, guardando nello spioncino) Chi è?
Idraulico:- (da dietro la porta) Sono l’idraulico, signora.
Aba (c.s.):- Che idraulico? lo non ho chiamato nessun idraulico.
Che vuole?
Idraulico (c.s.):- Mi ha chiamato suo marito, signora. Mi lasci
entrare! Ho poco tempo, fra un’ora devo essere da un altro cliente.
Aba (c.s.):- Vada dall’altro cliente. lo non ho chiamato nessun
idraulico. Vada via! (e fa per allontanarsi dalla porta).
Idraulico (c.s.):- Come vuole. Dirò a suo marito che mi deve
pagare lo stesso. (pausa) Per quanto mi riguarda la perdita che
avete nella valvola centrale è riparata.
Aba (torna di corsa alla porta):- Oh, no. Aspetti. Non vada via. (apre
rapidamente la porta) - (sorride) Si accomodi.
Entra l’idraulico.
Indossa una tuta blu macchiata di stagno e di verde rame:
è un uomo nude proiettato a svolgere rapidamente il suo lavoro
perché oberato da troppe chiamate di clienti.
E’ un carattere sbrigativo e poco avvezzo a considerare le attenzioni
manifestate dalle clienti (tratta prevalentemente con casalinghe e
per questo si è dovuto educare a non subirne il fascino).
Aba:- Mi scusi, sa. E’ che non me l’aspettavo. Mio marito non mi ha
detto niente. E con i tempi che corrono chiunque si può presentare
come un idraulico e poi scopri…
Idraulico:- Con me non si può scoprire niente, signora.
Aba:- Sa, con i tempi che corrono...
Idraulico:- Questo l’ha già detto signora. (osserva l’orologio) Ora
sono le undici e cinque, io posso dedicarle 55 minuti. (si porta al
centro della scena, si osserva intorno; si gira verso l’angolo cottura,
si avvicina al lavello). Dov’è la valvola principale?
Aba:- (si chiude la porta alle spalle) Vabbene. Un attimo. Mi dia il
tempo di respirare. (va al centro della scena; indica verso la parte
alta del lavello) E’ lassù.
Idraulico:- (Si porta al di sotto di dove lei ha indicato, guarda in alto;
resta un attimo in silenzio, poi si gira verso Aba con un’ espressione
truce) E’ lassù. Bene. (guarda verso l’alto) Ma io non vedo perdite.
(pausa) Potrebbe liberarmi il lavello? Devo controllare se la perdita
è dovuta ad un intasamento.
Aba esegue, e libera il lavello.
Quindi si allontana per lasciargli lo spazio di agire.
L’idraulico si avvicina al lavello; dalla borsa tira fuori alcuni ferri. Si
mette al lavoro e subito uno schizzo d’acqua lo colpisce in pieno
volto.
Idraulico:- E’ acqua sporca, cazzo!
Aba (scoppia a ridere):- Dio, che faccia (ride).
Idraulico (meno duro e imbarazzato):- Che faccia chi, signora?
Aba:- Ma lei. (ride...) Si potesse guardare allo specchio... (ride)
Scapperebbe da ridere pure a lei. (ride sempre e si lascia cadere
sul letto incurante di coprirsi) Ha l’espressione di un assassino di
rubinetti. (ridendo) Mi scusi. Sa... Lei entra, si guarda intorno e dice:
(facendogli il verso) "Dov’è il rubinetto da uccidere? Ho poco
tempo". (pausa) lo glielo indico... lei si arma di chiave inglese, e
chiede ancora: "dove?" (pausa) Io rispondo: “lassù", e lei: (gli fa di
nuovo il verso) “ bene ho poco tempo". Colpisce il rubinetto,. lo
uccide; poi esce... E mio marito paga. (scoppia a ridere) Scusi, sa ,
ma lei e un uomo ridicolo. (ride).
L’ idraulico completamente a disagio si allontana dall’angolo cottura.
Osserva Aba che ride e si muove scomposta lasciandogli
intravedere le sue forme che affiorano dall’accappatoio
semisbottonato. Alla fine si siede vicino al letto e resta in silenzio.
Aba cessa di ridere; lo guarda: si accorge che lui è serio ma con un’
espressione più morbida; si siede sul letto e lo osserva.
Lui le sorride impacciato.
Aba:- Posso offrirle qualcosa da bere?
Idraulico:- (duro) No, grazie, non ho tempo. (un attimo di silenzio:
lui ci riflette.) Mi scusi, non volevo essere sgarbato. Quello che
vuole, signora. Ma poi mi indichi il rubinetto". no, la valvola". no, la
perdita...
Aba:- Le indico. Le indico. (sorride, si alza dal letto, si riassetta e va
verso l’angolo salotto. Si inginocchia vicino al mobile incurante di
coprirsi le gambe) Data l’ora le darò un aperitivo alcolico!
Idraulico (restando seduto):- No, signora, devo lavorare; ho altri
clienti...
Aba:- Perché, qui non deve lavorare? Mio marito non la paga forse?
Idraulico:- (sempre più intimidito) Sì. Ma vede...
Aba:- (gli si piazza di fronte, in piedi, dominandolo: gli porge il
bicchiere) Beva. (quindi si siede accanto a lui e muta atteggiamento:
lo osserva con dolcezza). A la santé.
L’idraulico beve.
Aba:- (subito dopo che lui ha bevuto, gli afferra la mano che tiene il
bicchiere e la sposta verso di lei; quindi imperante) Ancora un
goccio! (e versando altro liquido sbaglia e lo fa cadere sulle proprie
gambe che erano rimaste scoperte).
L’idraulico istintivamente, per asciugargliele, allunga le mani e le
carezza le gambe. Poi si avvede di quanto stava facendo e...
Idraulico:- Oh, scusi, signora. Non volevo. Mi perdoni.
Aba:- Niente, niente. E’ stata colpa mia. (si copre le gambe; si
mette in piedi, e curvandosi verso di lui per mostrargli il petto
poggia la bottiglia e il bicchiere che teneva in mano. Poi gli si
impone come prima). (dura) Voleva sapere dov’è la perdita. Mi
aspetti.
Aba si allontana, sparisce dentro il bagno; ritorna quasi subito con
una scala, la poggia vicino al lavello e si accinge a salirvi sopra.
Aba:- Me la regga. E’ tremolante.
L’idraulico si avvicina alla scala, la sorregge; Aba seguita a salire:
lui da sotto comincia a spiarla-lei risulta nuda- e lui si sposta prima
da una parte poi dall’altra per guardarla meglio.
Aba arriva alla sommità della scala, sbircia sotto, si avvede che
l’idraulico la sta spiando ed allarga le gambe ponendole su due
differenti pioli.
Aba:- Ecco. La perdita è qui. (indica verso la perdita).
L’idraulico con una mano sorregge la scala mentre allunga un
braccio e infila l’altra mano sotto l’ accappatoio e comincia a
carezzarla sotto.
Aba:- Ma che fa? (irritata) Mi faccia scendere. Ma che fa?
Dissolvenza della voce di Aba che reitera "ma che fa?" .
e lenta dissolvenza delle luci fino al buio.
Nel buio risolini di lei, voci soffuse e incomprensibili di lui - rumori
vari.
Aba (sussurra):_ Fermo! Mario, no, basta!
Idraulico (con voce imponente):- Dai, ancora.
Aba (languida):- No.
Squillo del telefono.
Silenzio.
Aba accende la luce del suo comodino (squillo del telefono
reiterato); lei si copre alla meno peggio, si alza e va a rispondere al
telefono amplificandone la trasmissione.
Voce femminile anonima:- Buon giorno. Parlo con il numero 37
interno 5 di via Condotte?
Aba:- (si copre meglio e con tono scocciato) Sì, dica!
Intanto l’idraulico accende la luce e scivola via dal letto apparendo
con la sua tuta sporca e quasi del tutto sbottonata. Si ricompone e
si avvicina ad Aba per baciarla sul collo: lei gli sorride e resta in
ascolto della telefonata.
Voce femminile anonima:- Sono del Comune, signora. Le sto
telefonando per annunciarle la visita di un nostro funzionario che
verrà a casa sua per la misurazione della vostra abitazione.
Aba:- (interrompendola mentre sbottona la tuta dell’idraulico e
allunga un braccio per carezzarlo sul petto e più sotto fino alla
pancia) Perché?
Voce femminile anonima:- Al nostro computer non risultano dei
dati precisi sulla planimetria del vostro alloggio, e non siamo in
grado di ca]colare la tassa della spazzatura".
Aba:- (c. s.) Embé? Problemi vostri. lo...
Voce femminile anonima:- Problemi suoi, signora. Potrebbe
essere che stiate pagando più del previsto. Oppure che, pagando
meno del dovuto, vi arrivi una multa salatissima. Potrei parlare con
suo marito?
Aba:- Non è in casa. (rivolta all’idraulico e coprendo il ricevitore) E
ci mancherebbe in questo momento.
Voce femminile anonima:- Come preferisce. Comunque un nostro
funzionario sarà da lei nel giro di mezz’ora. Le sto telefonando per
avvertirla ed invitarla ad accoglierlo.
Aba:- E se non lo facessi entrare?
Voce femminile anonima:- Fatti suoi signora. lo sono incaricata di
informare della visita del nostro funzionario per evitare che qualche
utente si lamenti di avere ricevuto un estraneo in casa.
Aba:- Va bene. La ringrazio. Ma devo dirle una cosa (pausa: dà un
bacio all’idraulico) Lei ha una voce veramente antipatica, signorina.
Voce femminile anonima:- (dura) Buongiorno!
Si ode il rumore delricevitore che viene sbattuto e chiuso.
Aba e l’idraulico si abbracciano, si lasciano andare a effusioni;
quindi l’Idraulico le prende il mento fra due dita.
Idraulico:- Ti è piaciuto, tesoro?
Aba:- Tantissimo. Erano anni che non facevo all’amore in modo
così dolce e completo.
Idraulico:- Perché tuo marito non...
Aba:- E’ diventato impotente. E mi stava convincendo che sono
frigida.
Idraulico:- Non e l’unico, sai. Altri uomini fanno così con le proprie
mogli. E’ per paura delle corna.
Aba:- Tu sei un esperto, vero? (pausa) Soddisfi tante amanti?
Idraulico:- Non molte. Ogni tanto qualcuna. Solo quelle che mi
voglio pagare in natura.
Aba si allontana imbronciata e va a sedersi sul letto.
idraulico le si avvicina e le si pone in ginocchio stringendola alle
gambe.
Idraulico:_ Che ti succede, piccina?
Aba:- Tu sei sposato, vero?
Idraulico:- (cauto) Ehhehh"… No… (si capisce che sta mentendo).
Aba:- Ma hai altre amanti?
Idraulico:- Avevo. Avevo prima di incontrare te.
Aba:- Che dolce. Io sento di provare qualcosa per te... E non è solo
desiderio.
Idraulico:- Anch’io. (la bacia) Domani posso tornare?
Aba:- Certo. Alla stessa ora di oggi.
Idraulico:— E con tuo marito?
Aba:- Non preoccuparti, ci penso io. Non gli ho mai contato una
balla; non gli ho mai fatto le corna. Ma non mi va giù che mi volesse
plagiare e convincere che sono frigida.
Idraulico:- Sei la donna più calda della Terra. Ma a lui non farglielo
mai sapere. Mi sento già geloso di lui. Deve essere un mostro.
Aba:- E’ un mostro. Ma adesso almeno è un mostro cornuto.
(Pausa: lo bacia) Ti amo.
Si abbracciano.
Aba:- (scostandosi di poco) Adesso vai, caro. Deve venire quel
funzionario del comune e non voglio che nessuno sappia di noi. Ti
voglio tenere dentro lo scrigno, nel mio segreto.
Aba accompagna l’Idraulico alla porta, gli da un bacino e lui esce.
Scena Quinta
Aba si porta nel bagno e ne fuoriesce quasi subito indossando solo
biancheria intima.
Squillo del telefono.
Segreteria telefonica:- Avete fatto il numero 4692960; siete
sfortunati,non sono in casa. Lasciate un messaggio. Grazie.
(segnale acustico).
Voce di Ale:- Aba, scusa, ma non so se potrò venire a pranzo. Se
ce la faccio sarà per una manciata di minuti. Se non mi vedi arrivare
non impensierirti. Ciao...
Aba (prende il ricevitore):- Ale, sono qui. (a se stessa, stizzita) Ha
chiuso. Non mi da mai il tempo di rispondere. (reinserisce la
segreteria telefonica).
Aba ha il tempo di indossare una minigonna e una maglietta;
suonano alla porta.
Aba:- (accostatasi alla porta) Chi è?
Maniaco:- (da dietro la porta) Sono del Comune, signora. Dovrebbe
avere telefonato una mia collega.
Aba:- (aprendo) Sì, venga.
Scena Sesta
Entra il maniaco. E’ calvo, grasso, untuoso; con una folta barba
nera ed uno sguardo cattivo. Tanto è vero che Aba appena lo vede
trasale e cerca di stargli lontano.
Il maniaco indossa un abito grigio con tanto di camicia e cravatta.
Entra come se fosse a casa sua, con passo deciso.
Maniaco:- Buon giorno (e senza neppure aspettare risposta, tira
fuori da una borsa un decametro e prende a misurare Vambiente).
Aba resta impietrita, chiude incerta la porta d’ingresso e va a
sedersi su una poltrona per spiare i suoi movimenti.
Il Maniaco afferra oggetti per fissare un capo del decametro, quindi
lo tira e il capo opposto sfugge alla presa.
Il Maniaco impreca e seguita nel suo lavoro agendo da solo.
Di tanto in tanto annota su un foglio dei dati... Osserva Aba che
resta
immobile al suo posto sorseggiando qualcosa da un bicchiere.
Nel momento in cui il Maniaco le passa vicino proseguendo le sue
misurazioni, Aba istintivamente afferra una statuina di bronzo e la
tiene ben salda fra le mani, pronta a colpire.
Lui la osserva, tenta un sorriso e gli fuoriesce una specie di
grugnito.
Si ferma al centro della scena, guarda intorno grattandosi il dorso
della mano sinistra (e il suo tic di disagio e lo ripeterà ogni qual volta
tenterà un’apertura verso Aba oppure le spierà le cosce).
Così accade che lei ogni qual volta senta quel lieve grugnito, o lo
vede grattarsi il dorso della mano, si copre di più restando seduta e
raggomitolata in se stessa, e stringe la statuina.
Maniaco:- Signora, lei non vuole collaborare? (grugnito).
Aba:- Non saprei come rendermi utile. Lei è così capace nel suo
lavoro che io...
Manìaco:- Non collaborare è male, specie ora che mi sono accorto
che avete dichiarato delle misurazioni fasulle. Qui ci sono gli estremi
per un verbale di migliaia di euro. E lei non vuole collaborare,
nemmeno per tentare di convincermi a ridurre la multa. Lei non
vuole fare niente. Vero'? (grugnito)
Aba- lo non voglio fare, né dare niente. Sarebbe tentativo di
corruzione...
Maniaco:- Ma se lei mi agevolasse, come fanno alcune donne, le
più intelligenti, io quando sono agevolato divento... come dire...
riconoscente.
Aba:- E come potrei aiutare uno che entra in casa mia e si
comporta come fosse lui il padrone. Mi creda, io non posso fare
altro che stare qui vicino al telefono, pronta a chiamare la polizia.
Maniaco:- Questa è una minaccia, signora. Un atteggiamento
sbagliato con me, signora. lo potrei...
Aba:- Lei può fare quello che vuole. Ci dia pure una multa... Avremo
il diritto di contestarla. E denuncerei proprio il suo comportamento
che giudico incivile e indegno di un funzionario al servizio del
cittadino. Io un tipo come lei lo priverei del suo incarico per abuso di
ufficio.
Manìaco:- Dice? (si gratta la mano) Le conosco le donne che non
agevolano i pubblici ufficiali. Non agevolano per attaccarsi a cavilli
procedurali che avvalorino le loro truffe. Ma io non ci casco. Lei non
è l’unica donna che si comporta così con me, sa.
Aba:- Fatti suoi.
Il Maniaco riprende le misurazioni come se niente fosse e si
avvicina al letto; vi sale sopra con tutte le scarpe nel tentativo di
prendere le misure dal soffitto al pavimento.
Aba:- (si ribella con ira e scatta su dal suo posto) E no! Questo no!
Non glielo permetto. Io ci dormo su quel letto. E lei deve chiedermi il
permesso per salirci. E con le scarpe, poi! (gli appioppa un colpo di
statuina ad una gamba).
Il Maniaco crolla in ginocchio e subito cade giù dal letto.
Maniaco:- Questo le costerà una denuncia. (va ridicolizzata l’alzata
da terra di lui che, essendo grasso, è costretto a rotolare più volte
su se stesso, come una palla, prima di potere trovare un appiglio ed
alzarsi).
Aba:- (corre fino al telefono: fa un numero".) Pronto polizia? Ma che
centralino! Io ho un pazzo in casa. Ho bisogno d’aiuto. Ma chi mi
passa‘?...
' 1].4
Il Maniaco le toglie il telefono dalle mani, stacca la spina e butta
l’apparecchio in un angolo.
Aba si nasconde in un cantuccio vicino al letto stringendo la statuina
fra le mani.
Il Maniaco la osserva da lontano... si gratta la mano, grugnisce
lievemente. Depone il decametro; si siede al posto che occupava
Aba prima.
Lungo silenzio.
Maniaco:- Signora, credo che il suo comportamento sia
sproporzionato e non rispetti i miei diritti di lavoratore. La prego si
ricordi che sono un pubblico ufficiale, e non potrei farle del male. Lei
mi ha accolto in casa sua per obbligo. E non capisco perché.
Appena mi ha visto è trasalita. (pausa) Va bene io non le piaccio, le
sembrerò anche bruttissimo ma sono
un comune uomo che cerca di fare il suo dovere, e questo è anche
nel suo interesse. Ora la prego, si calmi. Metta via quella maledetta
statuina... E cerchi di riflettere su una sola cosa: come un comune
cittadino deve comportarsi con un pubblico ufficiale. Io ho il dovere
di prendere delle misure, annotarle ed uscire da casa sua. Tutto qui.
Ma lei non ha fatto niente per agevolare il mio lavoro. Ci rifletta. Non
le pare che ho ragione?
Silenzio.
Aba si alza dal_ suo cantuccio, depone al suo posto la statuina.
Il Maniaco grugnisce e comincia a grattarsi insistentemente la
mano. ·
Maniaco:- Più mi agevola e prima vado via.
Aba:- Va bene. Cosa le occorre?
Il Maniaco si alza, le porge un capo del decametro, le indica dove
deve tenerlo. Prende una misurazione.
Maniaco:- Come pensavo. Altri venti centimetri rubati. Qui ci sono
gli estremi per una multa salata, signora.
Aba:- Ma che ne possiamo noi? Le misure ce le ha fornite
l’architetto che ha adattato questo locale quando siamo venuti ad
abitarvi.
Maniaco:- Avrebbe la planimetria di allora?
Aba:- Credo di sì. (prende una sedia, l’accosta all’armadio; vi sale
sopra, apre un’anta e cerca fra alcuni fogli).
Il Maniaco le si avvicina subito e la spia sotto la minigonna
grattandosi la mano.
Aba poggia una gamba sulla spalliera della sedia e restando in
equilibrio precario scava fra altri incartamenti. Rischia di cadere e
subito il maniaco si mette a sedere al di sotto di lei.
Aba:— (lo guarda e rendendosi conto che stava per cadere, gli
sorride) Grazie. (e riprende a cercare).
Il Maniaco senza che lei se ne accorga le scosta un lembo della
minigonna e comincia a grugnire osservandola.
Finalmente Aba trova il documento che cercava; e fa per scendere.
Aba:- Si alzi che devo scendere. L’ho trovata.
Il Maniaco si allontana dalla sedia.
Aba scende e si avvicina al tavolo e vi dispiega sopra la planimetriaIl Maniaco le si avvicina e con la scusa di leggere le si strofina
contro.
Aba si scosta.
Maniaco:- Ecco, vede. I conteggi corrispondono alle mie
misurazioni. Quindi lei ha falsato la denuncia. Questo si chiama
truffa, signora.
Aba:_ Io non ho falsificato niente; semmai mio marito...
Maniaco:- Signora, i documenti sono firmati da lei e presentati da
lei- (gongolante e minaccioso) Sa che io potrei denunciarla…
Aba:- Che significa?
Maniaco:- Mandarla in tribunale a rispondere di truffa.
Aba:- Che significa?
Maniaco:- Che il giudice potrebbe imputarla di truffa
preterintenzionale e continuata ai danni dello Stato. La pena varia
da sei mesi a due anni con la condizionale e una multa di circa dieci
milioni.
Aba:- Addirittura. Ma che leggi sono queste. Lei si sta inventando
tutto...
Maniaco:- Io posso fare e decidere quello che ritengo opportuno e
la legge è dalla mia parte. Comunque, se io volessi". (allunga una
mano e le carezza un braccio) Se lei volesse.
Aba:- (si allontana rapida) Io non voglio niente. Se lei ha coscienza,
si rende conto che io non c’entro...
Maniaco:- E a me chi me lo dice se le cose stanno così come lei
vuole farmi credere? Pero potrebbe convincermene. I mezzi non le
mancano. Gliel’ho detto: alcune signore... le più intelligenti…
Aba:- (con sdegno e schifo) Ma nemmeno per sogno! Lei è
mostruoso...
Maniaco:- (risentito) Bene, bene. Io ora le stilo il verbale. (comincia
scrivere).
Aba, seccatissima, va a sedersi sul letto; accende una sigaretta e
fuma nervosa.
Maniaco finisce di compilare e le si avvicina per porgerle un foglio.
Maniaco:- Dovrebbe mettere la sua firma qui.
Aba:- Perché? Io non firmo niente.
Maniaco:- E’ semplicemente per documentare che le ho
consegnato il verbale: una copia rimane a lei ed una devo
consegnarla al responsabile del mio ufficio. Normale burocrazia. Se
vuole gliela leggo. Comunque risulta una multa di 12 milioni e
mezzo. Dopo la firma io le consegno la sua copia e lei potrà pure
strapparla.
Aba:- Va bene. Mi dia. (pone la sua firma.)
Maniaco le consegna una copia ed Aba la strappa subito.
Maniaco:- Mi manca un’ultima misurazione. Sarebbe così gentile
da darmi una mano?
Aba:- (anche se seccata, finge gentilezza) Sì. Mi dica.
Maniaco:- Dovrebbe salire sul letto, e tenere fermo il capo del
decametro vicino al soffitto. Io da sotto vedo che altezza abbiamo.
Aba:- Va Bene. (Prende il capo del decametro e sale sul letto: per
arrivare al soffitto si poggia sullo schienale). Va bene così?
Maniaco:- (guardandola sotto la gonna e grugnendo) Sì. Perfetto.
Aba barcolla un po... Lui la prende per la vita per non farla cadere e
le mette una mano sotto la minigonna.
Aba:- Ma che sta facendo?
Nessuna risposta: un grugnito.
Aba:- Mi lasci! (e si lascia cadere sul letto).
Nella caduta il Maniaco le strappa le mutandine e tenta di saltarle
addossoLei si libera, ma il Maniaco l’afferra per la maglietta e nel tentativo di
immobilizzarla gliela strappa.
Lei gli da un calcio all’inguine.
La lotta continua ponendo in ridicolo i goffi tentativi dell’uomoAlla fine, rotolandole sopra, il Maniaco le mette le mani intorno al
collo e riesce a bloccarla; scivolano entrambi dalla parte del letto
non visto.
In platea si odono urla disperate di lei; grugniti di lui.
Maniaco:ceffone)
E sta’ ferma puttana! (è in ginocchio: le molla un
Silenzio: spezzato da urla strozzate di lei. (si capisce che l’uomo le
ha posto una mano sulla bocca.)
Finalmente dei grugniti animali e il silenzio totale:
il Maniaco si alza, si ricompone gli abiti; raccoglie le sue scartofñe,
(il decametro, la sua borsa), e rivolto verso Aba che è rimasta
nascosta al pubblico dietro il letto.
Maniaco:- Ti do solo un consiglio: non dirlo a nessuno! Io ho già
sporto denuncia di corruzione a pubblico ufficiale e la firma che ti ho
fatto mettere prima era a margine della tua confessione. Quindi
rischieresti di finire dentro per due motivi. (sorriso e grugnito): truffa
e corruzione. Fai i complimenti a tuo marito. Era tanto che non mi
capitava una donna così. (si sbircia un attimo allo specchio, si
aggiusta la barba--. esce sbattendo la porta).
Scena Settima
Aba esce da dietro il letto: (la si vede arrampicarsi fino a riuscire a
sedersi volgendo le spalle al pubblico); è scarmigliata, con gli abiti
strappati. Si toglie la camicetta (sbrindellata) e si riallaccia il
reggiseno. Si asciuga le lacrime con un lembo del lenzuolo. Si pone
in piedi, rAAETTndosi la minigonna.
.
Aba:- (piagnucolante, fra sé e sé) Non è vero. Non è: vero. Non può
essere successo... non può essere successo proprio a me! (scoppia
a piangere).
Finalmente va in bagno: scroscio d’acqua.
Passano momenti di silenzio e con la scena vuota (solo rumori fuori
scena di Aba che fa la doccia).
Aba rientra in scena con indosso l’accappatoio: ha i capelli bagnati
e li sta avvolgendo in un asciugamano.
Va nell’angolo salotto, prende dal mobile una bottiglia di liquore,
beve avidamente. Quindi si avvicina al telefono, compone un
numero.
Un attimo di attesa finché dall’altro capo non rispondono...
Aba:- Mario? (scoppia a piangere) « (un attimo per calmarsi) Sono
stata violentata. (pausa: piange) Qui in casa mia. (lunga pausa: per
sfogare il pianto. Poi più calma) Sì, dopo che sei andato via tu.
(pausa) Sì, da un funzionario del comune. (pausa) Violentata!. Sul
serio!. Una cosa schifosa! (pausa) No, no. (pausa) Dio, se ti dico di
no! Non voglio! Tu non vai in nessun posto! (pausa) E’ una trappola:
mi tiene in pugno... può denunciarmi per truffa. (pausa) No, non
l’accetto, ma non devo muovermi! Rischio di finire in galera...
(pausa) Rischio di finire in galera, ti dico! (pausa) Mio marito? E’
colpa sua. Sì, è colpa sua. Mi ha fatto firmare delle carte false.
(pausa) Ma cosa fai? Vuoi peggiorare la situazione? Così mi
denuncia pure lui, per adulterio! (pausa) Ma sì, con te. Perderei
perfino gli alimenti., (pausa) Ma non capisci niente! Io scrivo sì, ma
per la sua casa editrice. Sono in una morsa, capisci? (lunga pausa)
Sì... Sì..- A voce, sì. (pausa) Va bene... sì. (pausa) Dove? (pausa)
Al cine-club... va bene. (pausa) Alle tre e mezza, sì... Lo so dove si
trova. Sì. (pausa) Va bene. Non gli dico niente a lui. (pausa) lo so
che non se lo
merita. Sì, ti prego; niente colpi di testa… bravo. (pausa) Sì, anch’io
ti amo. (pausa) Sì, ti amo... sì, mi faccio forza. (riattacca il
ricevitore).
Aba si riporta alla bottiglia e beve nuovamente (c-s-).
Quindi si avvicina all’armadio a muro, tira fuori indumenti intimi e un
suo vestito. Si osserva un attimo allo specchio dell’armadio--Rumore di chiavistelli nella porta d’ingresso...
Aba raccoglie la roba che aveva tratto dal]’armadio e corre in
bagno.
Scena Ottava
Entra Ale: indossa gli stessi abiti della seconda scena.
Si osserva un attimo intorno, lascia la borsa sopra il divano...si
accorge dei due bicchieri poggiati sul tavolino...li raccoglie, uno per
uno, per annusarli...si avvede della bottiglia, la prende e la ripone
nel mobile.
Ale:- (rivolto verso il bagno) Quando non ci sono ti dai all’alcool?
Nessuna rispostaAle:- Hei, dico a te. Ti sei messa a bere?
Nessuna risposta.
Ale prende i due bicchieri e li poggia sul lavello.
Ale:- Hai avuto visite, ’sta mattina?
Dal bagno rumore di phon.
Ale:- (urlando) Hei, dico a te. Hai avuto visite ’sta mattina?
Aba:- (fuori scena) Non ti sento. Mi sto asciugando i capelli ,... il
phon.
Ale:- (urlando stizzito) Spegnilo!
Aba:- (c.s.) Un attimo e arrivo.
Ale si porta al vano cottura, prende una pentola, la riempie d’acqua
e la pone sopra la cucina.
Al:e- (urlando più di prima) Perché non hai cucinato? Sapevi che ho
poco tempo per mangiare!
Cessa il rumore del phon.
Aba:- (fuori scena) Dicevi?
Ale:- (urlando) Perché non hai cucinato? (pausa: fra sé a voce alta)
Lo sapevo, siamo alle solite.
Aba:- (appare sulla porta del bagno) Dicevi?
Ale:- Niente, lasciamo perdere. Mi sto cucinando qualcosa da solo.
Aba:- (è ben vestita e truccata) Ma c’e tutto pronto, tesoro. Basta
aprire il frigo... (si dirige al frigo e man mano parla esegue ciò che
dice). Prendere questo contenitore., versarlo in una pentola
(rovescia l’acqua dalla pentola che Ale aveva posto sulla cucina)
accendere il fuoco... e attendere che si scaldi. (pausa) —
(sarcastica) Resta solo da apparecchiare.
Apparecchi tu`? O vuoi che sia io?
Ale:- Apparecchio io... apparecchio io.
Silenzio: Ale apparecchia e Aba cucina.
Pochi attimi e Aba mette in tavola.
Ale va ad accendere la televisione: il solito telegiornale...
Aba si allontana dalla tavola...
Ale si siede..Aba prende dal vano salotto il candelabro
.
Aba:- (sarcastica) Hai dimenticato le candele, tesoro.(le trae da un
cassetto)
Aba accende le candele, quindi va a spegnere la televisione.
Ale:- Ma che fai?
Aba:- Spengo la televisione.
Ale:- Perché?
Aba:- Non si combina la televisione con la luce delle candele,. Non
ti pare?
Ale non risponde e comincia a mangiare.
Aba si siede accanto a lui e lo osserva. Accende una sigaretta,.
Ale:- (mangiando) Ti ho gia detto mille volte che non mi piace
sentire l’odore della nicotina mentre mangio- (imperativo) Spegnila!
Aba:- (calma) Non ci penso nemmeno. (pausa: aspira una boccata
e gliela soffia sulla faccia) Io devo parlarti!
Ale:- (distrattamente, mangiando) E di cosa?
Aba:- Io... (agitata) oggi sono stata violentata!
Ale scoppia a ridere e gli va per traverso il boccone.
Aba si alza stizzita lasciando cadere a terra la sedia su cui era
seduta.
Aba:- (tutto d’un fiato: urlato) Sissignore oggi sono stata violentata
ebproprio qui in casa mia e da un tipo lardoso e per colpa tua!
Ale beve, quindi la osserva con superficialità.
Ale:- Dai, smettila di inventare le solite cazzate. Di’ la verità: hai
letto ilvlibro di quella pazza della Sessuologa... e ora mi stai
raccontando unavstoriella per apparirmi interessante.
Aba:- Vaffanculo!
Aba si siede nel vano salotto e fuma in silenzio.
Ale la osserva seguitando a mangiare.
Aba si alza prende dal mobile la bottiglia di liquore, si versa da bere
e beve avidamente.
Ale:- (mangiando) Salute. Non ti fa bene darti all’alcool. Ti sviluppa
la fantasia, e ti fa diventare volgare.
Nessuna risposta: Aba ha l’espressione di una che sta per
esplodere.
Ale:- (c.s.) Certo che in quel volumetto vi sono molti suggerimenti
per come fare le corna alla moglie. Quasi, quasi ne approfitto. Che
ne dici?
Nessuna risposta: Aba beve.
Ale:- Quasi quasi per accontentare la dottoressa ti faccio le corna.
Aba:- Vaffanculo!
Ale:- Dio, come sei monotona.
Aba:- (esplodendo) Io amo soddisfare i sentimenti, gli istinti e
perfino le noiel
Ale:- (fingendo di parlare a sé stesso) Dio, ha letto quel libro.
(rivolto ad Aba) Ascolta... io ho ancora sì e no un quarto d’ora. Poi
andro a lavorare perché ho la coscienza di dovere costruire noi due
a livello sociale. Non posso darti più di tanto tempo per i tuoi
capricci. Capito?
Nessuna risposta.
Ale:- Hei, parlo a te. Mi ascolti?
Nessuna risposta.
Ale:- E va bene... (parlando come a sé stesso) Mettiamola così:
devo avere pazienza, e ce l’ho. (ad Aba) Un uomo ti avrebbe
violentata qui in casa nostra? Va bene ci credo. Ti fa piacere che io
ci creda?... Accetto la tua visione-sogno. (pausa: più distaccato) Hai
goduto?
Aba:- Porco!
Ale:- Non hai goduto? (pausa) Eehehehn capita.
Aba:- Porco!
Ale:- Ascolta, tesoro.-.
Aba:- (d’un fiato) Non chiamarmi tesoro ché chiami così anche la
tua segretaria!
Ale:- (guarda l’orologio) Ora ho tredici minuti e devo spiegarti una
cosa che giudico importante per la nostra convivenza,. (pausa)
Ascoltami con attenzione, però!
Aba si versa da bere e va a sedersi sul letto.
Ale trascina la sua sedia fino al letto e le si pone davanti:
Aba gli soffia il fumo in faccia.
Ale:- Per me prima di tutto esisto io, e insieme a me tu. Cioè io più
io uguale noi. E sarebbe come dire… Ascolta: tu più tu uguale noi.
Mi segui?
Nessuna risposta.
Ale:- Il che vuol dire, per me, costruire noi dentro noi stessi e la
nostra intimità. E da questo partire per costruirci a livello sociale.
Noi intimi nostri ed il nostro rapporto con gli altri, semplice contorno.
(pausa: attende una espressione di lei che non arriva) Mi capisci?
Mi sono spiegato bene?
Aba:- No. Sei palloso!
Ale:- Insomma, volevo dirti che io sto lavorando non solo per me
stesso, ma anche per te. Per dare... insomma, per dare a noi due
quel benessere sociale che ci può permettere la libertà di sentirci
appartenenti a noi stessi e non al nostro contorno sociale. Io sto
sfruttando gli altri per dare alla mia donna la possibilità di servirsi
degli altri per costruire noi. Capito?
Aba:- (urlando) Intanto uno qui... uno del tuo contorno sociale... E’
venuto e mi ha violentata. E tu non c’eri. E ha potuto farlo perché tu
mi hai fatto mettere una firma su un documento, quando abbiamo
comprato questa merda di casa!
Ale:- Sei una grande attrice. Sai recitare. Per questo ti faccio
scrivere critica d’arte per il mio giornale.
Aba:- Tu sei un mostro. Esisti solo tu. E io sono un’aggiunta,
un’appendice. Mi hai chiusa in questa morsa per fare di me ciò che
tu vuoi!
Ale:_ Dici?
Aba:- Dico. Sì! Dico!
Ale osserva l’orologio, sposta la sedia e la riporta nel vano cottura.
Indossa la giacca...
Aba:- Tu non mi sai dare gioia!
Ale:- Invece tu tanta... Vero? Io sono un uomo vivo. E se tu non sei
in grado di cogliermi, sono cavoli tuoi. Altro che propormi le tue
cazzatine e le tue paranoie sessuali. Non sai più cosa inventare.
(prende la borsa e si avvia alla porta)
Aba gli sbarra il passo.
Aba:- Stronzo, mi hanno violentata! E non sono paranoie o
cazzatine. (pausa) A te non te ne importa vero?
Ale:- (Girandole intorno per raggiungere la porta) Mi fai pena. (apre
la porta) Ma vaaa... (e si chiude la porta alle spalle sbattendola).
Aba:- (urlando) affanculo, cornuto!
Sipario.
SECONDO TEMPO
Scena Prima
All’aprirsi del sipario un enorme telo bianco, che scende
dall’arlecchino, copre tutta la scena.
Vengono spente le luci e inizia subito la proiezione di un filmato.
Questo darà allo spettatore la sensazione di trovarsi in una sala
cinematografica. In realtà vengono proiettate in presa diretta le
azioni iniziali del secondo tempo.
L’immediata proiezione del filmato crea la penombra e farà notare
che a ridosso del proscenio, in platea, sono poste alcune
poltroncine vuote.
Esse risulteranno innalzate rispetto alle vere poltroncine di platea
per dare allo spettatore la sensazione di spiare gli avvenimenti che
si consumeranno in quella fila di sedie.
Nella penombra si vede l’Idraulico che, a tentoni, raggiunge un
posto a sedere al centro della fila.
Quasi subito dopo appare Aba che, con fare simile, va a sedersi
accanto a lui.
I due amanti si abbracciano; si baciano.
Finché Aba esplode in un pianto nervoso.
Idraulico:- Dai, perché fai così? Fatti forza, ci sono qua io.
Aba:- E’ stato terribile, Mario. E’ stato terribile.
Idraulico:- E quello stronzo di tuo marito?.. Non gli hai detto niente,
vero?
Aba:- No, gli ho detto tutto e non ci ha creduto. Mi ha derisa. Pensa
che io abbia inventato ogni cosa per rendermi interessante ai suoi
occhi.
Idranlico:- Hei, hei. Tu sei la mia donna adesso. Devi portare più
rispetto a me che a lui! E devi ubbidire a me.
Aba piange e non risponde.
L’Idraulico la carezza con tenerezza.
Aba:- Figurati, mi ha rimproverata perche non gli avevo preparato il
pranzo. (pausa) Gliel’avrei avvelenato il pranzo!
Idraulico:- Shhhh. (si gira verso il pubblico per controllare). Ché ti
possono sentire. Queste cose non si dicono mai in pubblico. E in
una sala da cineclub per giunta. Girati. Guarda quanti testimoni.
Aba si gira verso la platea: annuisce.
Aba:- Credi che mi abbiano sentita?
Idraulico:- No, ma parla piano.
L’idraulico comincia a carezzarla e a baciarla. Le tira giù un po’ la
camicetta, quel tanto che basta per baciarla su una spalla.
Aba:- Ma che fai? Mi spogli?
Idraulico:- Ma no. E’ per fare scena. Dobbiamo sembrare una
coppia che è venuta al cinema per pomiciare (e la bacia).
Aba:- (con la bocca chiusa dal bacio) E se c’e qualcuno che mi
conosce? E se vanno a dirlo a mio marito?
Idraulico:- (con la bocca chiusa dal bacio) Sbattitene.
Aba:- (staccandosi) Smettila, cosi attiriamo l’attenzione. Non vedi
che tutti quelli che ci stanno dietro ci guardano?
Idraulico:- Sono degli sporchi guardoni. Lasciali guardare: e meglio
che ci vedano fare certe cose, anziché sentire quello che ci diciamo.
E subito l’Idraulico le denuda una mammella (sparisce alla vista del
pubblico: perché le si piega davanti per baciargliela).
Aba:- (piegandosi in avanti verso di lui) Tirati su.
Idraulico la bacia: (si ode il rumore del risucchio di un lavello).
Aba:- Ma che stai facendo? Che modi sono? Ti sentono anche gli
altri.
Idraulico insiste (c.s.).
Aba:- Ti prego tirati su. Sembra che stai sturando lo scarico di un
lavandino! (e lo tira su a forza).
Idraulico:- (riemerge) Ora possiamo parlare più tranquillamente.
Ma abbracciami, devono pensare che stiamo continuando a
pomiciare.
Aba lo asseconda.
I due amanti fingendo di amoreggiare si parlano all’orecchio: lo
spettatore li puo udire tramite l’ amplificazione.
Idraulico:- (bisbigliato) Ormai ha le ore contate, quel porco.
Aba:- (bisbigliato) Che vuoi dire? Mi fai paura.
Idraulico:- Senti". quanto pesa tuo marito?
Aba:- In grosso modo quanto te. Perché me lo chiedi?
Idraulico:- Mi serve il peso per dire al mio amico che dose occorre.
Aba:- Che amico?
Idraulico:- Non lo conosci. E’ un chimico che lavora in uno studio di
ricerca di una nota ditta farmaceutica. Un fratello per me. Era il mio
compagno di banco delle elementari. Uomo di fiducia.
Aba:- Sì, ma che c’entra lui col fatto che sono stata violentata? E
poi di che dose parli? Dose per cosa?
Idraulico:- Eliminare quel verme di tuo marito. Toglierlo e
sostituirlo.
Aba:- Toglierlo e sostituirlo? Che significa?
Idraulico:- Quello che ho detto. Ucciderlo.
Aba:- Ma tu stai scherzando? Non si tratta mica dello sciacquone di
un gabinetto? Togliere e sostituire? (pausa: incredula) Uccidere
Ale?
Idraulico:- Toglierlo di mezzo, e sostituirlo con me.
Aba:- Uccidere Ale e sostituirlo con te? (pausa) E non baciarmi il
seno! Non mi va in pubblico! (pausa) Ma c’è la galera per queste
cose. Tu vuoi finire in galera?
Idraulico:- Non ci finisco. Per questo ho parlato al mio amico
chimico. Mi sta preparando una sostanza che lo lascia stecchito
dopo ventiquattro ore, il verme.
Aba:- Ma non hai pensato a me? E se io non fossi d’accordo?
Idraulico:- Tu sei d’accordo. Hai fatto all’amore con me e non puoi
non essere d’accordo.
Aba:- Sì, va bene. Ma... il tuo amico?.. Cosa gli hai detto?.. E’ un
testimone. E di un omicidio! (pausa) Ci hai pensato?
Idraulico:- Io penso sempre a tutto. (le da un bacio sul collo; quindi
con tono trionfante:) E’ come quando devo aggiustare un impianto
idraulico: analizzare la situazione, preventivare i rischi, sostituire i
pezzi.
Aba:- Ma qui stiamo parlando di omicidio. Un uomo non è un
impianto idraulico.
Idraulico:- Anche. Noi siamo fatti in massima parte di acqua. Quindi
i tubi del nostro corpo fanno parte di un impianto idraulico. Basta
mettere nell’impianto idraulico di tuo marito una sostanza corrosiva.
I tubi si sciolgono,. l’acqua che ha nel corpo si inquina... E lui: puff.
Avvelenato. E senza lasciare tracce.
Aba:- Il tuo amico chimico ti darebbe la sostanza? E si renderebbe
complice di un omicidio, così... semplicemente per amicizia?
Idraulico:- No. Gli ho detto che è per il mio cane. Ho appuntamento
alle cinque. Lui mi darà la sostanza... io la prendo con una siringa,
la inietto nel tappo di una bottiglia di vino... (con rimpianto) Un
barolo d’annata che tengo a casa... per le grandi occasioni. (la
bacia sicuro di sé) Domani te la porto a casa e tu la offrirai al verme
o per il pranzo o per la cena. Vedi tu. Te l’ho detto; tutto calcolato:
togliere di mezzo l’impianto inutile e più in là, quando non vi saranno
più rischi... Sostituirlo: io!
Aba:- (ribellandosi: urla) Ma io non voglio! Ho paura di finire dentro!
Idraulico:- Shhh! Piano! Parla piano. Non farti sentire! Bisbiglia
come faccio io.
Aba:- (bisbigliando) Ma io non voglio. Ho paura di finire dentro.
Idraulico:- (bisbigliando) Niente pericoli! A che ora torna a casa tuo
marito?
Aba:- (incerta: è poco convinta di volere uccidere Ale) A volte alle
diciassette, a volte alle diciannove". a volte...
Idraulico:- Quando! Precisa! Quando?
Aba:- Credo alle cinque.
Idraulico:- Uhhgrgrhgrgrh .... (pensa emettendo questo suono,
come fosse di un tubo pieno d’aria) Uhhhhhhh.
Aba:- Che fai? Cos’e quest’ altro rumore?
Idraulico:- Niente: sto pensando. (di nuovo il rumore di prima) Ci
sono. Tu mi aspetti qui e finisci di vederti il film. lo fra poco vado a
prendere la roba dal mio amico. Te la preparo, te la porto. E tu
quando rientri a casa... se tuo marito c’è già, gli dirai che sei andata
a comprare e che per festeggiare la giornata...
Aba:- Festeggiare cosa?
Idraulico:- Il fatto che lui ha capito che tu saresti stata violentata
per fantasia. Cioè per corteggiarlo.
Aba:- Va bene. Ma non oggi. Oggi è troppo presto. Non me la
sento. Me la porti domani, la bottiglia. Ti telefono e ti dico io quando.
I due amanti si baciano. Poi Aba gli bisbiglia. All’orecchio:
Aba:- Esco anch’io con te. Mi sento a disagio.
Idraulico:- Come vuoi.
I due si baciano ed escono con la stessa tecnica con cui erano
entrati in scena.
Cessa la proiezione del filmato. Viene alzato il telone.
Scena Seconda
Ci ritroviamo a casa di Aba e Ale.
La scena sembra vuota ma il rumore del martello attira l’attenzione
dello spettatore; da sotto il mobile-bar fuoriescono due gambe;
(si tratta di gambe tinte poste in sostituzione di Ale per permettergli
di passare dal personaggio dell’idraulico al suo ruolo).
Le "gambe di Ale si ritirano.
Musica.
Da dietro il mobile esce Ale che indossa un paio di pantaloni (stesso
colore e stoffa delle "gambe di Ale") ed una camicia. Ha in mano
degli attrezzi di falegnameria che ripone in una cassetta vicina al
mobile.
Ale raccoglie il tutto e si reca nel vano servizi a riporli.
Rientra subito in scena.
Squillo del telefono (insistente finché non risponde).
Ale va a spegnere la musica e risponde al telefono.
Ale:- Pronto... Ah, è lei dottoressa... Diciamo bene. (pausa) No. E’
un mio modo di dire. Sì, l’ho letto il libro. In molti punti non mi
convince... E’ il tempo che manca... (pausa) Dovrei toglierlo al
lavoro. (pausa) No. Ma non e una scusa. (pausa) Ma, sì. Sto
economizzando il mio tempo. Ho sommato i tempi morti della mia
giornata e li sto dedicando a lei, a mia moglie... (pausa) Ho la
sensazione che la cosa non funzioni... Mi pare che sia diventata
isterica, incontrollabile., E’ sempre stata una donna difficile: non sai
mai come prenderla... (pausa) Lo so anch’io che distrarre del tempo
dal lavoro non significa perdere dei soldi "ma ricaricarsi di energia
tramite l’amore". Queste sono le pagine del libro che mi sono
piaciute di più... (pausa) No, non sono un maschilista. Me l’ha detto
lei che non esiste l’impotenza maschile se si ha accanto la donna
giusta. Ecco, mia mogìie non è la donna giusta. Mi inibisce. Ed ho la
sensazione, che per imporre il suo carattere forte, lei preferisca
impostarsi in modo androgeno... Scusi se mi esprimo male.
Intendevo che lei, per paura di apparire
debole, riduce la sua femminilità, e da sfogo alla logica, alla
durezza... A tutte quelle cose che castrerebbero qualsiasi uomo.
(pausa) Sì, se non avessi avuto modo di goderla, la sua femminilità
e il suo istinto, l’avrei piantata da tempo. Altro che venire da lei per
suturare le grandi ferite del nostro rapporto. (pausa) Lasci perdere
come parlo: se mi sono fatto trascinare nel suo studio, è perché in
fondo la amo, mia moglie. Ma creda, la sua durezza sta diventando
scomoda. E’ perché la amo che mi stavo adattando a credermi
impotente; per stabilire un equilibrio fra la sua frigidità e la mia
voglia di fare all’amore con lei e solo con lei. Insomma, dottoressa,
é la donna che per natura educa l’uomo all’amore. Ed è sempre la
donna che deve avere la cura di saperselo tenere per se il suo
uomo se ci tiene. Altrimenti comincerà a farsi un sacco di amanti e
ad andare a letto con l’uno e con l’altro. E’ che voi donne, quando
avete la certezza di possedere un uomo, perché siete riuscite a farlo
innamorare, date per scontato che egli vi appartiene. E,
appartenendovi, vi sentite il diritto di farne
quello che vi sentite il diritto di farne; quello che volete. Anche un
castrato. E questo, credo, sia stato l’errore di base di mia moglie.
Però non si è accorta che a questa concezione ha sacrificato la sua
possibilità di diventare unica per me. La donna più importante. E
seguita a volersi imporre e a tentare di ridurmi, per riuscirci. (pausa)
Ma che maschilismo! Questa è
natura, lo sa meglio di me! E il fatto stesso che solo la donna può
procreare che le dona il vantaggio di avere il senso della famiglia,
dell’unione. Noi uomini siamo schiavi dell’educazione sociale e non
certo i custodi della natura. (pausa) Sì, l’ho letto... Mi va bene tutto...
il gallismo... la poca fantasia del maschio nelle dimensioni del
sesso... la sua abitudine di prendere sesso per il bisogno di
godere... Lo so, lo so... è riduttivo. E’ castrante pure questa
mentalità, ma se ci si mette pure la donna ad amplificare i problemi
sessuali di noi uomini. Beh, allora tanto vale la pena che noi maschi
creiamo il partito degli impotenti, e il gioco è fatto. (pausa) Ma lei sta
parlando da donna, in questo momento, dottoressa.. Non se ne
accorge? (pausa) lo sto facendo l’impossibile. Non mi dica queste
cose!
(pausa) Guardi, sono perfettamente conscio di non essere
impotente. Lo divento solo con mia moglie, perché la amo. Ma con
le altre donne no. Di sicuro! Non ho mai avuto questi problemi".
(pausa) Ma non esiste! (pausa) Lei mi sta offendendo! (pausa) Ma
non esisteeeee! Dottoressa, io mi scoperei anche lei, e proprio in
questo momento. Ma non si rende conto che per un uomo sentire al
telefono la voce di una donna che ti istiga alla sodomizzazione è
eccitante, Dottoressa? Lei mi sta facendo una telefonata erotica,
Dottoressa... (pausa) Certo, non volevo offenderla. Ma anche lei ha
un marito. E’ solo per dimostrarle che non sono un imbecille, le dico,
anche se lei e una specialista in sessuologia, che lei, come
femmina, ha dei problemi di coppia... Mi scusi una domanda: lei in
sessuologia è prevalentemente una teorica? Sa, io sto avendo
questa sensazione (pausa). Va bene. A risentirci. Però, se lei ha
bisogno del mio intervento". dico, per aiutarla come donna, dico,
per...aiutarla come donna... Io sono qua. Per lei farei un’eccezione,
anche se sono innamorato. Va bene. (pausa) Buona giornata.
Ale riattacca il telefono.
Ale:- (fra sé e sé) Stronza. Prima ci tenta con la scusa della
psicoanalisi e poi si ritira. Femmina. (pausa) Dolcemente femmina,
però.
Ale si avvicina al mobilebar; lo apre, ne trae una bottiglia si versa da
bere; accende lo stereo.
Musica.
Ale si mette a sedere; sorseggia.
Suonano alla porta.
Scena Terza
lnsiste il campanello della porta.
Ale si alza stancamente dal divano e si avvicina alla porta-Persiste
la Musica che Ale aveva acceso.
Ale:- (senza aprire) Chi è?
Assicuratrice (voce f.s- non comprensibile) :— Sono Andreina
(non si capisce il resto).
Ale:- Un attimo.
Ale apre.
Appare Andreina, l’assicuratrice (indossa una stupenda minigonna,
una giacca ed una camicetta di seta trasparentissima che lascia
intravedere i seni non coperti dal reggiseni).
Assicuratrìce:- (si presenta subito) Sono Andreina Stranieri della
Montassurance.
·
Ale:- (dopo averle porso la mano) Un attimo, signorina; vado a
spegnere la musica. Intanto si accomodi.
Ale va a spegnere la musica.
Assicuratrice:- Grazie. Posso appoggiare? (Si riferisce alla borsa
che poggia sul mobile accanto a lei).
Ale:- Prego, prego. Faccia pure.
Svanisce la Musica.
Assicuratrice:- La ringrazio. (e si sfila la giacca: la trattiene in
mano in attesa che Ale vada a prendergliela).
Ale:- (prontissimo) Dia, dia pure. La metto di là. (mette via la giacca
e le è subito vicino per guardarla dalla testa ai piedi).
Assicuratrice:- Allora vado (prende la borsa e si avvia verso il
divano)-(camminando:) Noi delle assicurazioni ultimamente stiamo
girando molto per gli appartamenti... (si siede sul divano mettendo
in bella mostranle gambe) La ringrazio di nuovo di avermi fatto
entrare...
Ale:- E’ un caso che io sia in casa... Sono a lavorare a quest’ora.
Mi dica.
Assicuratrice:- (melliflua al massimo) Beh, sono stata fortunata.-.
(si passa la mano nella scollatura della camicetta, come per
carezzarsi la porzione di seno ben visibile, anche se il resto si
intravede chiaramente).
Ale:- (intimidito) Posso offrirle qualcosa da bere? Un digestivo? Un
tè?
Assicuratrice:- (continuando il gesto di prima) Sì, un tè, grazie.
Ale si porta al vano cucina e dal frigo estrae una brocca contenente
dei tè.
Ale:- (vicino al frigo) Lo gradisce freddo?
Assicuratrìce:- Sì, sì. Meglio. (estrae dalla borsa le sigarette)
Disturba se fumo?
Ale:- No. Anzi. (le porge il tè e sgombera il tavolino da alcuni fogli
per lasciare spazio al posacenere) Scusi il disordine... Sono tutti
fogli di lavoro... Sa, io faccio l’editore e qualche volta sono costretto
a portarmi a casa tante cartacce. Stavo correggendo le bozze di
una pubblicazione…
Assicuratrice:- (interrompendolo) Oh, che lavoro emozionante.
Non si preoccupi...
Ale le porge il posacenere.
Assìcuratrice:- (irradiante di sorrisi) Grazie.
Ale:- (si siede) Mi dica. (la osserva con avidità in tutta la figura
soffermandosi nei punti scoperti) Di che assicurazione è lei?
Assicuratrìce:- La Montassurance del Belgio.
Ale:- Uh, nientemeno.
Assicuratrice:- E già. Gli stranieri in Italia hanno trovato la loro
America. Operano bene. E mantengono sempre le promesse
contrattuali.
Ale:- Certo, certo. Ma vede, signorina., Io sono più che coperto...
Assicuratrice:- Perché, prima aveva freddo? (magra battuta messa
là per giustificare che lei si stava scoprendo ancora di più le
gambe).
Ale:- (ride) No, no. Intendevo che ho un sacco di coperture
assicurative: quella... (pausa) della casa, quella della salute, del
capofamiglia, dell’ infortunio. .. della macchina…
Assicuratrice:- Ma questa è obbligatoria.
Ale:- Già, già...
Assicuratrice, fingendo di avvicinare a se il posacenere, scivola sul
divano per scoprirsi di più le gambe.
Ale:- Ho fatto". (pausa per osservarla meglio e raccogliere il suo
sorriso ipocrita) mi corregga se sbaglio...
Assicuratrice:- Dica, dica.
Ale:- Una forma di vitalizio... Una pensione volontaria, insomma.
Assicuratrice:- Con copertura in caso di morte?
Ale:- Mi pare di sì.
Assicuratrice:- E su che testa? La sua?
Ale:- Non capisco. Che vuol dire?
Assicuratrice:- Chi e l’assicurato e chi ne beneficia in caso di
morte?
Ale:- Ah, sulla mia persona. Ed è a vantaggio di mia moglie.
Assìcuratrice:- Quindi se lei morisse... speriamo mai... la sua
signora diventerebbe milionaria?
130
Ale:— Sì, credo di sì. L’ho fatta per tre milioni. Ahhh.. io non ci
credo a queste cose.
Assicuratrice:- Oh, ci creda. Ci creda. Pagano le compagnie
assicurative. E quelle straniere pagano meglio.
Ale:- Sì? Va bene. Ma gliene ho parlato per farle capire che non ho
bisogno di niente. Mi sono spiegato, signorina?
Assìcuratrice:- Sì, sì, la capisco; ma ci sono tante di quelle forme
assicurative che sicuramente una gliela affibbio. (sorride) Venga.
Venga a sedersi qui vicino a me. Le vorrei insegnare come vanno
sfruttate le compagnie assicurative. (si scopre del tutto le gambe
fino a mostrare le mutandine ed oltre).
Ale esegue impacciato e lei subito gli poggia sulle gambe un libro
che comprende varie assicurazioni.
Sfogliando l’Assicuratrice lo carezza sulle gambe sfiorandogli
l’inguine.
Ale si muove lentamente sul divano, con imbarazzo.
Ale:- (è come scocciato perche non vorrebbe cedere al suo fascino
e scostandosi da lei che già le sta ponendo una gamba sulle sue)
Guardi avrò dodici polizze. Non esiste una polizza che io non abbia.
Assicuratrice:- Aspetti. Aspetti. (gli si riaccosta e riesce ad
avvinghiare le gambe di lui con le sue) Non si disperi, non si
emozioni. Stia calmo. La trovo, la polizza, che fa per lei. (gli poggia
la mano sulla guancia: lunga carezza fino ad arrivare al collo).
Senta, lei è così tenero. Un bambino, assicurativamente parlando.
Sento che ha bisogno del mio aiuto. Lei... (pausa) Posso darti del
tu?
Ale:- (imbarazzato) Sì... se le fa comodo.
Assicuratrice:- Certo. Come ti chiami?
Ale:- Ale.
Assicuratrice:- Ascolta, Ale. Tua moglie sa della polizza che hai
fatto". quella di tre milioni su entrambi?
Ale :- No. (lei gli stringe forte una mano) Credo di no.
Assicuratrice:- E perché l’hai fatta? (gli prende la mano e se la
poggia sulla spalla).
Ale:- Mha... Me l’ha consigliata il mio commercialista. Per detrazioni
fiscali, credo.
Assicuratrice:- E se tua moglie morisse? (lo costringe ad
abbracciarla).
Ale ha uno scatto: si mette subito in piedi.
Ale:- Guardi, signorina. lo credo di non doverle far perdere altro
tempo. Ci saranno sicuramente altri appartamenti da visitare in
questo stabile. E lei, e io... Abbiamo bisogno di tempo tutti e due!
Assicuratrice:- Rispondi alla mia domanda. E se tua moglie
morisse?.. A te ne verrebbe qualcosa? (pausa: poi melliflua) Ma non
stare lì impalato, siediti qui, parliamone.
Ale esegue.
Assicuratrice:- Ora, e partiamo dal concetto che tua moglie non
sappia della polizza... perché, se sapesse…
Ale:- Se sapesse, cosa succederebbe?
Assicuratrice:- Che non vedrebbe l’ora di saperti morto per poter
incassare i soldi della polizza.
Ale:- Ma figurati! Mia moglie non è fatta così. E tu (irato) smettila di
fare queste insinuazioni!
Assicuratrice:- (lo abbraccia e gli dà un bacino sul collo, come per
calmarlo) Se facessi il mio lavoro ti accorgeresti che queste cose
capitano più spesso di quanto non si creda. (continua a baciargli il
collo e gli carezza il petto inserendo una mano nella camicia di lui).
Ale:- (difendendosi) Signorina, la smette?
Assicuratrìce lo bacia sulla bocca, prima con insistenza, poi, quando
lui cede, gli prende una mano e se la guida sul petto per farsi
carezzare il seno.
Finalmente i due rotolano per terra fra baci, carezze.
Appena lui, infoiato, allunga le mani sotto la gonna, lei lo blocca.
Assicuratrice:- (che è per terra con lui sdraiato su di lei) Eh, no!
Per chi mi hai presa?
Ale:- (imbarazzato restandole addosso) Ma io... Credevo...
Assicuratrice:- (si alza di colpo) Credevi? Credevi che fossi una
puttana? (scoppia a piangere e si siede sul divano)
Ale le è subito vicino e l’abbraccia per coccolarla.
Ale:- Scusami, è che io...
Assicuratrice:- (fingendo di piangere) E’ che tu sei un porco! Non
hai capito che mi sono innamorata di te! Che ho avuto un colpo di
fulmine! (pausa: accentua il finto pianto) Ma credi che io faccia cosi
con i clienti per carpire la loro buona fede?
Ale:- Scusami. Non volevo. Non credevo questo. Pensavo... ci
piacessimo e tutto finisse lì.
Assicuratrice:- Mi sono innamorata di te, stupido!
Ale la consola carezzandola in silenzio.
Assicuratrice:- Non avevi capito che parlando di assicurazione ti
stavo mettendo in guardia da tua moglie per paura che ti possa
uccidere e prendersi i soldi? A me cosa ne viene dicendoti questo?
Ale:- Niente. Ma, mi stupivo che...
Assicuratrice:- Che? Cosa che? (silenzio: quindi cambia
atteggiamento) Tu sei innamorato di tua moglie! (con tono di
rimprovero)
Ale:- No. Sì... (ci riflette su, poi con ingenuità ammette) No. Non più
da un po’ di tempo.
Assicuratrice lo stringe a se e lo bacia con foga.
Poi lei si alza.
La scena da quando lei è in piedi viene svolta a rallentatore: ogni
movimento, ogni espressione va calibrata per evidenziare dei fermi
che sottolineano l’importanza del gesto e, tramite le luci, le
espressioni di lei: si parla ovviamente di luci azzurrine e luci rosa
intermittenti e i gesti divengono così fluidi da fare cogliere le frazioni
del loro innamoramento così come sta nascendo (il "colpo di
fulmine").
Lei da personaggio frivolo e un po’ civetta, cosi come si era
presentata, diventa donna e femmina, capace di amare con tutta sé
stessa.
Lui resta sul divano in contemplazione: non c’è in Ale nessuna
forma di sbigottimento; solo partecipazione: si dovrebbe cogliere sul
suo viso la capacità di riuscire a fare crescere dentro di sé i
sentimenti e lo si vede trasformarsi lentamente da un semplice
"animale" in un uomo che sta imparando ad amare.
Nasce poesia proprio dalla lentezza dei gesti, dalla situazione che è
descritta dagli sguardi che i due si scambiano, dal supporto delle
luci e da quel mondo infantile fatto di reciproca ed innocente
contemplazione.
Finalmente anche lui si alza dal divano e le si avvicina: anche i gesti
di lui diventano rallentati e il contatto dei due corpi che si
abbracciano dona immobilità allo spettatore.
Assicuratrice allunga una mano: spegne la luce.
Risolini di lei. Ansimare di lui.
Finalmente la luce viene riaccesa
Assicuratrice ed Ale si alzano; si ricompongono gli abiti.
Assicuratrice va a sedersi sul divano.
Ale le è subito vicino e l’abbraccia. Le bisbiglia paroline
all’orecchio...
Assicuratrice:- (ridendo) No, tesoro. Ancora? No. Stai buono. Dai.
(lo allontana da sé) Parliamo di cose serie.
Ale si alza va al mobile bar e versa qualcosa da bere per entrambi.
Assicuratrice:- (prende dalla sua borsa una cartella, la apre.) Ecco,
questa è la polizza che ci vuole per te.
Ale:- (distratto) Che polizza? (le porge il bicchiere).
Assicuratrice:- Quella per la morte di tua moglie.
Ale:- Ma mia moglie non è morta.
Assìcuratrice:— Appunto.
Ale:- No. No, no. No!
Assicuratrice:- Perché no? Non ami me adesso?
Ale:- (impacciatissimo) Si, ma... E’ un assassinio.
Assicuratrice:- Un incidente, semmai. Le compagnie assicurative
pagano il doppio per gli incidenti. Anche per quelli domestici. Vedi
quel lampadario (lo indica) potrebbe cadere a tempo giusto e luogo
giusto. E sulla giusta testa.
Ale:- No, no: io non ci sto! Non ci penso nemmeno.
Assicuratrice:- Cos’è ti senti legato alla tua mogliettina?
Ale:- No, ma...
Assìcuratrice:- E quello che c’è stato fra noi?.. (dura) Che
significato ho io ora nella tua vita?
Ale:- Tutto il significato di questo mondo. Ma non me la sento lo
stesso. Non sono un assassino.
Assicuratrice:- Ma che assassino e assassino. Tu... mettiamola
così… agevoli tua moglie a morire qualche annetto prima della sua
ora. A tutti può capitare un incidente mortale. Ecco, tu aiuti
l’incidente.
Ale:- E’ assassinio lo stesso!
Assicuratrice:- (compilando la proposta) Non proprio. Direi che fai
una gara a chi arriva prima.
Ale:- Una gara? Che tipo di gara?
Assicuratrice:- (finendo di compilare) Non certo ginnica. A chi
arriva per primo ad uccidere, pardon, ad aiutare l’altro che gli venga
un incidente. (pausa) Ho finito. Ecco, metti una firma qua.
Ale:- lo? Che c’entro io? lo…
Assicuratrice:- Ma sciocchino, non pensi che tua moglie potrebbe
avere già ingegnato una tua morte, magari con il suo amante.
Ale:- Mia moglie non ha amanti!
Assìcuratrice:- Tu saresti l’ultimo a saperlo, sciocco. E lo
scopriresti troppo tardi.
Ale:- Come troppo tardi?
Assicuratrice:- Quando non avresti più possibilità di correre ai
ripari. (pausa: gli mette la penna fra le mani e lo fa accomodare
davanti alla proposta) Non so… quando trovandoti in una strada in
discesa fai per frenare e ti accorgi che l’amante di tua moglie ha
manomesso i freni…
Ale:- Scusa, io di assicurazioni non ne capisco molto; ma, se la
polizza è intestata a mia moglie, non dovrebbe firmare lei?
Assicuratrìce:- Non in questo caso. Tu firmerai a nome di tua
moglie; sono io che devo controllare l’autenticità della firma. (gli
prende la mano e la guida per mettere la prima firma.) Dove ero
rimasta a proposito degli incidenti? Ah, già oppure te ne potresti
accorgere dopo avere bevuto un buon vinello, regalo dalla
mogliettina... ti cominciano a venire dei crampi allo stomaco. Troppo
tardi appunto.
Ale ha finito di firmare (ben sei firme ed ogni volta l’Assicuratrice gli
guida la mano per farle apporre nel posto giusto.)
Assicuratrice gli sfila rapidamente la proposta da sotto le mani e
velocemente la ripone nella sua cartella e va ad indossare la giacca.
Ale:- Che fai, vai subìto via?
Assicuratrice:- Certo, amore. Voglio che la polizza entri in vigore
dalla mezzanotte di oggi; Il tempo stringe. La gara. Ti ricordi?
Ale:- Già, la gara. (e resta come un citrullo a vederla sgambettare
fino alla porta, mandargli un bacino ed uscire).
Scena Quarta
Rimasto solo, Ale si piazza sotto al lampadario e ]’osserva
attentamente; quindi, come perseguendo un’idea venutagli sul
momento, prende una sedia e allunga le braccia per arrivare a
toccare le maglie della catena.
Scende dalla sedia, la ripone al suo posto, e va nel vano
disimpegno e ne esce subito con la scala. Sale sulla scala,
raggiunge con le mani la carrucola d’aggancio del lampadario al
soffitto: la scala barcolla.
Ale discende e si reca di nuovo nel disimpegno; rientra recando una
robusta corda e alcuni attrezzi. Sale sulla scala, comincia a legare il
gancio del lampadario...
Squilla il telefono.
Ale resta un attimo ad osservare il telefono, quindi scocciato scende
dalla scala, va a rispondere. Nessuno.
Stizzito attacca la segreteria telefonica e risale sulla scala per
riprendere il lavoro da dove l’aveva lasciato.
Nuovo squillo del telefono.
Ale raccoglie tutta la corda e la fissa al gancio del lampadario.
Segreteria telefonica:- Ale, sono Andreina. Ci sei? (pausa) No,
non ci sei. (pausa) Scusami tesoro, ma dovresti correre qui nel mio
ufficio. Ho dimenticato di farti mettere una firma sul modulo
sanitario. (pausa) Appena rientri puoi venire? (pausa) Presto,
amore, che devo fare partire la polizza.
Ale di corsa scende dalla scala, va al telefono per rispondere,
ma sente il clic di fine telefonata.
Ale osserva la scala, poi il telefono: ha un’ espressione da ebete.
Alla fine prende una decisione: risale sulla scala; mimetizza la corda
al gancio del lampadario, raccoglie i ferri che aveva lasciato sul
basamento della scala; ridiscende, chiude la scala, la trascina nel
vano ripostiglio, e subito indossa la giacca ed esce sbattendosi la
porta alle spalle.
Scena Quinta
Entra Aba. Si spoglia degli abiti che indossava nella scena del
cineclub, ed indossa una vestaglia da camera. Raccoglie da terra,
proprio al di sotto del lampadario un cacciavite ed un pezzo di
corda. Va a deporli nel vano ripostiglio e rientra proprio mentre...
Squilla il telefono.
Voce della segreteria:- Cara, sono io- Hai capito chi sono? Domani
ritornerò per riprendere le misure dell’appartamento. Se sarai brava,
non ti farò pagare nessuna multa. Anzi ti porterò un regalino che ti
farà sempre ricordare di me. A domani pomeriggio, cara. (grugnito
di compiacenza).
Aba prende subito la cornetta e compone un numero.
Aba:- (solito tempo per gli squilli: risponde la voce della
sessuologa:-"pronto") Pronto, dottoressa, sono io. Mi ha
riconosciuta?
Voce della Sessuologa:- (amplificata) Sì, cara. Mi dica.
Aba:- Da quando sono venuta da lei mi sono successi dei fatti
strani. Le dico il più importante. (pausa) Mi sono innamorata di un
idraulico, poi... sono stata violentata da un pubblico ufficiale, un
maniaco che mi ha appena telefonato per dirmi che domani
ritornerà per violentarmi di nuovo... poi l’idraulico ha deciso di
uccidere mio marito.
Voce della Sessuologa:- (c.s.) Si calmi, cara. Si calmi. (pausa) Per
prima cosa spenga la segreteria che sta registrando la nostra
telefonata e certe cose è meglio che non lascino alcuna
documentazione. Spenga!
Aba esegue: da ora in poi non si udrà la voce della sessuologa.
Aba:- Dottoressa... come le dicevo, mi sono fatto un amante. Un
uomo stupendo... rude... all’opposto di mio marito. Ma sono
innamorata di entrambi. (pausa) Come? (pausa) Sì, certo che amo
Ale. (pausa) Sono sicura che lui non mi ama". (pausa) Ma no che
non voglio ucciderlo! (pausa) Allontanare il mio idraulico? No, mai:
Mario mi ha dato delle sensazioni che non provavo da tempo.
(pausa) Cosa? (scandalizzata) Deve uccidere mie marito? Ma lei è
pazza! (pausa) Oh, mi scusi. Non volevo. Senta, piuttosto...
succede che la violenza che ho subito... sa, quel funzionario del
comune... (pausa) aspetti, mi lasci il tempo! (pausa) Non è facile
dirle. (pausa: poi precipitevolissimevolmente:) Ebbene, mi e
piaciuto. Verrei che accadesse di nuovo. Ho solo paura che mio
marito e il mio amante le vengano a sapere! (pausa) Certo, sì,
dottoressa. Non sono più una bambina. (pausa molto lunga come di
una che sta ascoltando) Sì... Certo, sì... sì... No! Non ucciderò mai
mie marito! (pausa, come sopra) Sì... (timida) domani... il veleno in
una... bottiglia di Barolo d’annata... Si, tramite un amico... Non devo
dirle altro Sa, la polizia. (lunga pausa di chi resta in ascolto) Quel
maniaco? Eliminarli entrambi e tenermi quel maniaco? Ma
dottoressa (pausa lunga)...
Rumori di chiavistelli.
Aba:- Sta rientrando mio marito. Ci sentiamo demani. Poi le
racconto!
Scena Sesta
Rientra Ale.
Ale:—- Ciao.
.
Aba:- (sedendosi vicino al telefono) Ciao.
Ale:-Tutto bene?
Aba:- Tutto bene. E tu?
Ale:- Bene. Grazie. (appende la giacca) E’ già pronte?
Aba:- (si alza e va ai mobile bar per versarsi da bere) Pronto cosa?
Ale:- La cena.
Aba:- (beve e si siede) E’ già ora di cena?
Ale:- E’ già ora di cena.
Aba:- Come passa il tempo... (resta seduta sorseggiando dal
bicchiere)
Ale:- Già, ho capito. ll tempo passa. (si rimbocca le maniche e va al
lavello per lavare i piatti.) Cosa prepari per cena?
Aba:- Per cena? lo non ho voglia di preparare niente. Ho mangiato
fuori... Nel ristorante della Valeria.
Ale:- Hai mangiato fuori nel ristorante della Valeria? Brava. Allora
non c’è bisogno di preparare. Anch’io ho mangiato fuori... mangiato
non proprio... ma mi sono riempito con degli stuzzichini ad un
cocktail di lavoro.
Ale ripone i piatti nel lavello, si asciuga le mani e ricompone la
camicia. Depone il grembiule ed indossa la giacca.
Aba:- Che fai? Esci.?
Ale:- Sì, torno in ufficio. Ho da sbrigare alcune correzioni per una
pubblicazione che va in stampa domani, e…
Aba:- Ma se hai sempre sbrigato questi lavori in casa, perché ora
esci? Ti aspetta qualcuno? Me lo puoi dire, non ci trovo niente di
male. Ti aspetta qualcuno?
Ale:- Sì! Un piatto di pasta asciutta ed una bistecca per cena! (esce
sbattendosi alle spalle la porta).
Scena Settima
Aba si attacca subito al telefono.
Aba:- (dopo avere composto il numero) Pronto, sei tu? (pausa) Sì,
sono sola. E’ uscito proprio adesso. (pausa) No, non è successo
niente di grave: non gli ho preparato la cena e lui ha preso la porta,
e se ne è andato. (pausa) Non ti permetto di rimproverarmi".
(pausa) Come per il bene comune?..No! Non ci penso nemmeno!
Preparargli la cena questa sera? Mai! (lungo silenzio: tipico di chi
sta ascoltando) Ho capito. Ho sbagliato? (pausa) Ho sbagliato.
(pausa) Sì, hai ragione. Certo gli preparo subito la cena. Hai
ragione., Vedrò di non stupirlo per la cena di domani sera. Gli
metterò anche ’sta sera le candele e tutto il resto, proprio come
domani sera. (pausa) Si, anche le candele accese. Proprio come
domani sera. (lunga pausa di ascolto). Certo, credo che nel
ripostiglio ci sia una bottiglia di vino speciale... Sì, lo stupirò. Sarò
dolce. (pausa) Come dici tu, amore mio. Certo lo comincerò a
stupire. (pausa) Sì, è lo stupore la mia arma. Domani sera non si
accorgerà di niente. (pausa) Sì, ciao, ti amo. (riattacca il telefono)
Scena Ottava
Aba prende subito a preparare la cena.
Imbandisce la tavola includendovi fiori e candele.
Rientra Ale (evidentemente ubriaco).
Aba gli corre incontro e gli dà subito un bacino di saluto.
Ale:- Cos’è ’sta roba?
Aba:- Un bacino. Vieni a tavola che è pronto.
Ale:- Uhm... quante smancerie. Come? E’ pronto cosa? (pausa:
osserva la tavola imbandita) Cioè tu hai preparato la cena? La cena
per noi due? Complimenti, signora. Lei è una perfetta donna di
casa: complimenti. Anzi congratulazioni. Lei dopo tanto tempo si
ricorda che è mia moglie. Sono commosso. E per festeggiare la mia
commozione mi metto in smoking. Le feste meritano sempre una
certa classe.
Aba:- Ma che fai? No, non e il caso...
Ale:- (è vicino al letto dove ha poggiato i suoi indumenti; è già in
mutande) Sai cosa ho deciso? Io per festeggiare la mia mogliettina
che mi ha preparato la cena, vado a prendere una bottiglia
speciale., Ci vuole una Bonarda d’annata . Mi pare la sera adatta
per svuotarla.
Ale, sempre in mutande e canottiera, va nel ripostiglio e ritorna
subito mostrando una bottiglia di vino ricoperta di polvere. Vi soffia
sopra e la polvere vola via. La depone sul tavolo e si avvicina
all’armadio: ne trae lo smoking. Sta per indossarlo.
Aba:- Ma no... Che fai? Non mi pare il caso. Mettiti il pigiama
piuttosto. Dammi retta, mettiti il pigiama.
Ale:- Perché? Dopo andremmo a letto e faremmo a]l’amore noi due
Dopo tanto tempo? (pausa: la osserva da testa a piedi) Perché sei
così amorevole ’sta sera? Vuoi farmi capire che mi desideri? Non
sono più impotente per te, io, ’sta sera?
Aba:- (nervosa) Ma no, caro... Non volevo dire questo...
Ale:-(mentre Aba continua il suo discorso) E mi pareva.
Aba:- E’ che siamo noi due soli. Che ti metti a fare lo smoking?
(pausa: diventa più insidiosa) Magari domani sera...Domani sera ti
va? Ecco, mettilo domani sera. Ho una grossa sorpresa per te...
Ale:- Addirittura. Mi farai un regalo, domani sera?
Aba:- (timidamente) Qualcosa di simile. Ora mettiti il pigiama e vieni
a tavola. Ti ho preparato una Pizza Margherita.
Ale:- Una pizza per cena? (sarcastico) Che amore di moglie.
(indossa il pigiama; e prontamente va a sedersi).
Aba ed Ale cominciano a mangiare. Lui le versa del vino in un
bicchiere e si attacca al collo della bottiglia per bere.
Aba:- Sei sempre il solito. Non hai classe.
Lui continua a bere, quindi si alza e va a buttare la pizza nella
pattumiera. Ritorna al tavolo, accende una sigaretta e butta il fumo
nel piatto.
Aba:- Perche l’hai buttata via?
Ale:- Non considero che una pizza sia una cena. E un ripiego . Une
vive da solo... non ha voglia di cucinare e si fa una pizza. Ma
quando si vive in coppia, no. Si cena. Si cucina per cenare. In due.
E non importa chi cucini. Non ti pare?
Aba:- Che palle! (e taglia un pezzo di pizza)
Ale le toglie la forchetta dalla bocca, e la poggia sul piatto: prende il
tutto e lo riversa nella spazzatura.
Ale:- Beh, se non ceno io, non ceni nemmeno tu. Non ti pare?
Siamo una coppia; stiamo dividendo la nostra esistenza, cena
inclusa. (la osserva: si versa ancora da bere) Tanto tu hai già
cenato... Avresti mangiate solo per farmi compagnia. Ecco, ora mi
stai facendo compagnia: (pausa: con acredine) Una sigaretta,
amore? (evitando di fargli apparire che se l’è presa) Cosa hai fatte
oggi?
Aba:- Te l’ho già detto: mi sono vista con Valeria e siamo andate al
cinema. Poi da lei... nel suo ristorante, ed abbiamo cenato.
Ale:- Che amore di donna mi sono sposata... Riesce a cenare ben
due volte di fila nella stessa sera per fare compagnia al suo
maritino. Sei stupenda. (applaude)
Aba:- Ale, mi sembri un po’ alticcio... Hai bevuto un po’. Non ti pare
che sia meglio che tu vada a dormire. Io intanto sparecchio...
Ale:- Già. (si avvia verso il letto) Io vado a dormire. Mi vuoi nudo o
mi metto un altro pigiama addosso?
Aba:- (sparecchiando - distrattamente) Lasciati quel pigiama. Che
discorsi... vorresti mettere un pigiama sopra l’ altro?
Ale:- (si sfila il pigiama e si mette sul letto senza coprirsi) Ora io
sono in mutande e so di essere un uomo attraente. Che ci faresti tu
con quest’uomo attraente, donna?
Aba non risponde.
Finisce di sparecchiare e va in bagno (scroscio d’ acqua).
Ale:- (urlando) Che ci faresti con un uomo così tu?... (fra sé e sé) Ti
ci faresti una doccia .... (pausa) Non avresti veglia di scopare? Sei
solo capace di farti una doccia per reprimere i tuoi istinti sessuali.
Basta non regalarli a me, i tuoi istinti sessuali. Va affanculo stronza!
Aba:- (uscendo dal bagno: tutta bagnata con l’accappatoio indosso)
Che hai detto, amore? C’era la doccia, non ti sentivo.
Ale:- Niente. Farfugliavo fra me e me. Buona notte. Io mi
addormento.
Ale spegne la luce.
Aba si rintana dentro il bagno: subito scroscio d’acqua.
Sipario
TERZO TEMPO
Scena Prima
Ale è in piedi, sta parlando al telefono (all’apertura del sipario è in
ascolto)
Ale:- Sì, dottoressa. Ormai mi sono deciso. La uccido. Al punto in
cui siamo arrivati, non vi sono più scelte: 0 lei o io. (pausa) Certo.
Anzi, la stupisco: ho già predisposto ogni cosa... Mi mancano pochi
ritocchi e... finalmente la libertà! (osserva verso il lampadario, da cui
pende la grossa corda che avevamo visto precedentemente) —
(pausa: resta in lungo ascolto) No, dottoressa. Non ci crederò mai.
Mia moglie non riuscirebbe neanche lontanamente a concepire di
farmi fuori. Ed è inutile che lei tenti queste stupide insinuazioni.
Sono più che certo che non abbia nessun amante. (lunga pausa:
come sopra, resta in ascolto) Io? Certo. Non 248... ma mi sono fatto
una sola amante che ne vale più di duecentoquarantotto. (pausa)
Uhum. Sicuramente. E’ la mia complice nel piano che sto attuando.
Non posso certo darle le sue generalità. (pausa) Non si sa mai. In
fondo in queste cose non ci si può fidare neppure della propria
analista. La polizia saprebbe bene come estorcerle una
confessione. (pausa) No, di certo. E’ un delitto... se cosi vogliamo
definirlo,. perfetto. Anzi, da manuale. Perfino a prova di un ispettore
delle assicurazioni, mi creda. Beh, adesso devo lasciarla: devo finire
i preparativi ed andare in ufficio. E lì aspettare,. (pausa) Come
aspettare cosa? Una stupenda telefonata dalla polizia che mi
informa della morte di Aba. La richiamerò domani per raccontarle
ogni particolare. In fondo se lo merita: ricordiamoci che l’idea è stata
sua. (riattacca il ricevitore)
Ale si porta alla corda, la prende per un capo, poi trascina la scala
verso la parete, vi ci sale, tende la corda, la lega ad un gancio
mimetizzato dietro un pensile.
Mollando e tendendo la corda, costata la scorrevolezza del
lampadario nel supporto che vi ha applicato. Quindi, soddisfatto,
fissa la corda al gancio e ridiscende dalla scala.
Scampanellio della porta.
Ale in fretta trascina la scala nel ripostiglio e va ad aprire.
Scena Seconda
Entra l’Assicuratrice la quale fa svolazzare alcuni fogli che tiene in
mano
Assicuratrice:- Sei solo?
Ale annuisce.
Assicuratrice:- (seguitando a fare svolazzare i fogli che tiene in
mano) Sai, cosa sono questi?
Ale:- Cosa?
Assicuratrice:- La polizza. Fra poco saremo ricchi e liberi, amore.
(l’abbraccia e lo bacia). Hai preparato tutto?
Ale:- Stavo finendo quando hai suonato.
Assicuratrice:- Dai, spiegami.
Ale:- Osserva attentamente il lampadario. Ci noti qualcosa di
strano?
Assicuratrice:- No, niente.
Ale:- Guarda più attentamente, nella parte bassa.
Assicuratrice:- (si avvicina al lampadario; osserva con maggiore
attenzione) Niente.
Ale:- Bene. Non si nota.
Assicuratrice:- Cosa non si nota?
Ale:- Nella parte bassa del lampadario ho installato una specie di
processore a fotocellula che entrerà in azione quando Aba si troverà
sotto il lampadario., dopo due secondi scatterà un meccanismo
computerizzato che sgancerà la corda che sostiene il lampadario. E
questo avviene nello spazio di tre secondi... Poi un botto e Aba non
c’è più.
Assicuratrice:- Come tecnica mi pare molto complicata ed ingenua
allo stesso tempo.
Ale:- Ingenua? Perché mai?
Assicuratrice:- Non hai pensato alla polizia.
Ale:- La polizia? Che c’entra la polizia con il mio metodo?
Assicuratrice- Quando sarà ritrovato il cadavere di tua moglie, la
polizia per prima cosa si chiederà chi mai avrebbe potuto legare il
lampadario a quella grossa corda che penderà lì.
Ale:- Sei tu l’ingenua, Andreina. Vieni. (la conduce vicino al pensile
che nasconde la parte restante del meccanismo.) Vedi quella
scatoletta nera?
Assicuratrice:- Sì. Allora?
Ale:- Un secondo dopo la morte di Aba quella scatoletta farà
scivolare via la corda dalla stanza e l’avvolgerà. Verrà la polizia...
venga chi vuole... nessuno vedrà niente. Io poi con calma smonterò
il marchingegno e il gioco è fatto.
Assicuratrice:- Sei un genio, amore mio.
I due si abbracciano e si baciano.
Assicuratrie:- Quando pensi di fare accadere il lieto evento?
Ale:- lo avrei deciso per questa mattina. Diciamo fra una
mezz’oretta, appena Aba rientra dalla spesa.
Assicuratrice:- Capisco che non ne vedi l’ora ma forse è meglio di
pomeriggio.
Alex- Perché?
Assicuratrice:- Ho detto al mio capo che venivo da te a
consegnarti l’originale della polizza. E lo sanno in molti che sarei
stata qui ’sta mattina. Se lo fai oggi pomeriggio, io resterò in ufficio
ed avrei numerosi eventuali testimoni. Non si sa mai.
Ale:- Con i miei metodi non servono alibi. Comunque ti accontento.
Faremo per oggi pomeriggio. Adesso vai, che Aba può tornare da
un momento all’altro ed io devo mimetizzare meglio la mia
attrezzatura.
I due si abbracciano e L’Assicuratrice esce.
Scena Terza
Ale finisce di predisporre il marchingegno del lampadario; si osserva
intomo , controlla che tutto sia in ordine e va al telefono, compone
un numero e resta in attesa.
Ale:·- Livia? Come chi sono? Sono io. Lei dopo due anni che lavora
con me ancora non mi riconosce? Brava, sa essere attenta!
Comunque lasciamo perdere. lo arriverò in ufficio intorno alle dieci.
Alle undici voglio una riunione completa dei redattori d’arte. Voglio
che intervengano perfino i collaboratori esterni. Per le sedici mi fissi
un appuntamento con il dottor Mannucci, il responsabile grafico.
Entro la fine del mese voglio sul mio tavolo le bozze complete del
volume. A proposito, mia moglie non interverrà alla riunione, perché
il suo articolo me lo ha già consegnato; al suo posto dovrà venire
Moscatelli, il fotografo, perché quello di mia moglie è un articolo
costruito tutto sulla documentazione fotografica. (pausa) Ha
annotato ogni cosa? Bene. La prossima volta veda di riconoscere la
mia voce. Grazie. (riattacca).
Ale indossa la giacca; prepara la borsa di lavoro, si accomoda sul
divano in attesa che rientri Aba.
Scena Quarta
Entra Aba con la borsa della spesa.
Ale:- Ben arrivata. Era l’ora. Ti risulta che io alle nove dovrei
trovarmi nel mio ufficio?
Aba non risponde; depone le cibarie dentro il frigo.
Ale:— Perché non rispondi?
Aba:- Perché quando usi quel tono vuol dire che vuoi bisticciare. (e
seguita a mettere in ordine la roba) Io invece vorrei tanto che noi
due ci riconciliassimo dopo tanto tempo. Per questo ho pensato di
prepararti un pranzetto speciale.
Ale prende la borsa e si avvicina alla porta; la apre.
Ale:- Va bene: ciao.
Aba:- Aspetta. Non mi saluti più con il bacino? (e gli corre vicino per
dargli un bacino sulle guance.) Ciao. E buon lavoro.
Ale esce.
Scena Quinta
Aba prende a riordinare il vano cucina ma ogni tanto si sofferma al
di sotto del lampadario, resta assorta come pensando a qualcosa.,
infine si sposta e va a porre una pentola sui fornelli per cucinare;
pone delle costolette di cinghiale nel fomo... e continuando nelle
sue riflessioni... alla fine apparecchia la tavola per il pranzo. (questa
situazione si svolge con dei fermi di lei: immagini fisse che la
vedono esplodere in esclamazioni di consenso...)
Aba:- Ma certo! Quando ci siamo messi insieme io lo chiamavo
"amore". Non l’ho più chiamato amore. La prima cretina che lo
chiama così me lo può portare via.
Aba continua a rassettare,. (altro "fermo di lei": immagine fissa, c.s.)
Aba:- A]l’inizio ero sempre disponibile ogni volta che lui mi
desiderava... poi ho cominciato a fare la preziosa perché avevo
paura che lui mi facesse le corna... poi ho temuto che mi lasciasse.
(prende una pentola da un fornello: si scotta le dita) Cacchio se
brucia! (pausa: poggia la pentola sul lavello, apre il rubinetto e vi
pone sotto le mani.) - (ricomincia a parlare fra se e sé) Poi mi sono
convinta che aveva un’altra. E allora ho cominciato a rifiutarmi e gli
ho permesso di fare all’amore solo quando io lo volevo. Il piatto
devo metterlo qui, questo è il suo preferito,. Che cacchio!.. Ho
sbagliato tutto: gli ho permesso di fare al]’amore solo quando io lo
desideravo. (pausa: osserva il piatto) Ho sbagliato tutto... il soffritto
è sbagliato. Ci ho messe l’aglio. L’aglio non va nel soffritto (pausa:
toglie l’aglio dal soffritto e le butta via.) — (Prende un altre spicchio
di aglio e le sbuccia) Devo togliere l’animella verde senne l’alito
puzza.
Aba si concentra sulle faccende di cucina: alla fine sbotta in una
frase...
Aba:- Ma io lo amo! (si versa del vino e beve) Perché voglìo
ucciderlo? (beve di nuovo) Mi sono innamorata di Mario?.. Devo
uccidere Ale! Non è possibile.
Da ora in poi si dedica all’arte culinaria in silenzio.
Suonano alla porta.
Aba abbassa il fuoco sotto i fornelli e va ad aprire.
Scena Sesta
Entra la Sessuologa.
Sessuologa:- (è in evidente stato di agitazione) Sei viva? (la tocca
come per costatarne la concretezza.) Grazie a dio. E’ ancora viva!
Aba:- Viva? Certo che sono viva. Ma lei che ci fa qui, dottoressa?
Sessuologa:- Suo marito sta per ucciderla. Temevo di arrivare
troppo tardi.
Aba:- Ma scusi... perché dovrebbe uccidermi mio marito?
Sessuologa:- Ma perché ha preso sul serio quello che io vi ho detto
nella nostra seduta. Si ricorda? Dovete uccidere il marito anche la
moglie, eccetera, eccetera…
Aba:- Si accomodi, si calmi. Va bene, ma... credo che entrambi
abbiamo capito che era un modo di dire. (osserva la Sessuologa in
viso: le appare atterrita) O no?
Sessuologa:- No. Lui ha già progettato tutto. Me le ha confessato
mezz’ora fa per telefono. E mi ha detto anche che io sono stata
l’ispiratrice del suo delitto.
Aba:- Delitto? Ma io sono viva e vegeta.
Sessuologa:- Ancora per poco, signora. Suo marìto deve avere
inventato non so quale stratagemma per toglierla dai piedi.
Aba:- Guardi. Per me e offensivo che lei insinui che mio marito mi i
voglia uccidere...
Sessuologa:- Le stesse frasi che ha detto lui. Anzi lui si è offeso
quando ho supposto che anche lei potesse organizzare la sua
morte.
Aba:- E aveva ragione! Io non ucciderei mai il mio Ale.
Sessuologa:- Ma lui sì; ha messo in atto un delitto perfetto!
Aba:- Dottoressa, scusi se glielo dico, ma lei e paranoica! (e
riprende ad apparecchiare la tavola)
Sessuologa:- (la osserva, la nota troppo tranquilla e alla fine
sbotta:) Lei!.. Anche lei ha pensato di uccidere suo marito. Mi dica la
verita! Lei sta per uccidere suo marito!
Aba:- Io? Ma neanche per sogno! Lei è pazza! Non vede? (indica le
pentole sulla cucina) Sto preparando il pranzo per lui... Cinghiale. E
gli ho già detto che è un pranzo di riconciliazione. Lui mi ha
ovviamente creduto ed è andato al lavoro. Tranquillo. Capito?
Tranquillo. (pausa) Dottoressa, fra due ore io e mio marito saremo
seduti a questo tavolo come due piccioncini, ci ameremo come un
tempo... e poi verremo da lei e la ringrazieremo per averci saputo
conciliare. E’ contenta?
La Sessuologa resta ad osservarla in silenzio; Aba pare divertita
della situazione e seguitando ad apparecchiare.
Aba:- Non vorrà certo restare a pranzo con noi, dottoressa.?
Rovinerebbe il suo capolavoro. Comunque si sieda. C’è tempo. Le
posso offrire qualcosa da bere?
Sessuologa:- (più calma: resta in piedi) Mentre lei apparecchia
posso farle qualche domanda?
Aba:- Certo, dottoressa. Siamo diventate ottime amiche noi due. Se
ne è accorta? Lei si è precipitata a casa mia per salvarmi.
Moralmente le devo la vita. Mi dica pure.
Sessuologa:- Perché in tanti anni di convivenza non avete avuto
figli?
Aba:- Semplice: io non ne voglio perché la gravidanza mi
trasfigurerebbe. Lui non ne vorrà mai, perché non gli piacciono i
bambini. (amara) Lo bloccherebbero nel lavoro... e in tutte le sue
cose... (versa da bere alla Sessuologa e le porge il bicchiere)
Sessuologa:- (beve) E mi scusi... Amica?
Aba:- Certo. Siamo amiche! (ilare) Altrimenti lei mi chiederebbe la
parcella per stare a parlare con me.
Sessuologa:- Allora ci diamo del tu. Ti va?
Aba:- (smette di rassettare e la fissa) Cacchio, se mi va. Come ti
chiami?
Sessuologa:- Sabrina Reminutti.
Aba:- Bene, Sabrina. Mi dicevi a proposito dei figli? Tu ne hai figli?
Sessuelega:- No. Non ne ho. Non sono neanche sposata. Ma non
è una colpa... Non ti pare? Ho il diritto di fare la Sessuologa lo
stesso?
Aba:- Oh, sì. Certo. Non volevo metterti in imbarazzo. Bevi.
Sessuologa:- (sorseggia) Come hai fatto in tanti anni a non restare
incinta? Usi la pillola?
Aba:- No.
Sessuologa:- Il preservativo?
Aba:- Puàh che schifo!
Sessuologa:- Allora... (pausa) Il coito anale?
Aba:- No. Quello semmai è un gioco.
Sessuologa:- Dimmi come fai.
Aba:-(provocatoria) Mi stupisce che tu non ne sappia... oltre che
donna sei anche una dottoressa. (pausa) Ma è semplice... Fanno
tutte così... Credo. (pausa) Un po’ mi sento imbarazzata". (pausa:
quindi veloce-mente) Sfruttiamo il coito clittorideo. Sì lo sfregamento
esterno.
Sessuologa:— E lui in tutti questi anni si è saputo accontentare
dello sfregamento esterno? E raggiunge l’orgasmo?
Aba:- Certe che gode. Ci mancherebbe! Magari spesso perde
turgidità ma alla fine ci riesce. E come se ci riesce.
Sessuologa:- Calma, Aba... Calma. Fai conto di non parlare con
una dottoressa. Siamo amiche, no? Voi sareste venuti da me dopo
avere praticato per anni questo surrogato di sessualità?
Aba:- Surrogato? Sessualità logica per evitare di avere bambini.
Sessuologa:- Già, appunto. Solo logica, per non avere bambini. E
non avete pensato che la troppa logica avrebbe inibito l’entusiasmo
animale di fare all’amore? Non so... Cioè tu in tutti questi anni non
hai mai sentito tuo marito crescere dentro il tuo ventre, dopo averlo
accolto e provare la gioia di inturgidirlo?
Aba:- Qualche volta, è capitato. Quando eravamo sicuri che io non
restassi incinta...
Sessuologa:- In tanti anni poche volte, pensa.
Aba:- Sì, poche volte. Ma lui quando era dentro di me... come dire...
Ha cominciato a diventare impotente: non s’induriva.
Sessuologa:- (controllatamente adirata) E lo credo bene. Non vi
siete mai espressi sessualmente in modo completo. Non gli hai mai
dato la possibilità di possederti sul serio, e ti sei privata del piacere
di sentirti posseduta. E’ consequenziale che alla fine potreste
perfino cessare di amarvi. Cioè di arrivare a uccidere i sentimenti
che provate.
Aba:- Ma non dire panzane.
Sessuologa scoppia a ridere.
Aba:- Che hai da ridere?
Sessuologa:- Siete arrivati da me con la convinzione di essere tu
frigida e lui impotente e non avete capito che stavate precludendovi
il futuro da anni.
Aba:- Ma perché ridi?
Sessuologa:- Ma certo cara. Avrebbe potuto metterti incinta lo
stesso anche con il coito clitorideo di cui tu vai tanto fiera. (ride) Non
sei rimasta incinta perché lui non ha mai voluto, Perché lui ha più
paura di te e si sa controllare. Cara, voi vi siete umiliati per tanti anni
inutilmente. Vi state castrando reciprocamente. (pausa: più
professionale) Con un uomo così auto controllato non può capitarti
di restare incinta. La sua eiaculazione è solo cerebrale, e capita
solo se lui vuole e quando vuole.
Aba:- Mi stai prendendo in giro?
Sessuologa:- Ma no. (riprende a ridere).
Aba:- Perché ridi? Mi sfotti?
Sessuologa:- Ma no, cara. Non ci penso lontanamente. Mi fate
tenerezza. Voi vi amate tanto che, per paura di avere dei figli e
perdervi, è da anni che vi state educando reciprocamente a
diventare entrambi due lesbiche frigide o due froci impotenti., Non
cambia molto. E’ solo una questione di definizioni. (pausa: la prende
per le spalle e la osserva come se avesse a che fare con una
bambina) Voi state uccidendo gli animali dentro di voi: l’istinto di
esprimervi con la vostra dimensione sessuale. E siete arrivati a un
punto tale da non riuscire a manifestare l’un l’altro il vostro amore
tramite il vostro corpo. State perdendo, per troppa logica, il dialogo
dei desideri istintivi. Vi state uccidendo il futuro. Mi capisci?
Aba resta in silenzio: è evidentemente a disagio; si svincola dal suo
abbraccio e va a sedersi.
La Sessuologa le si siede accanto.
Sessuologa:- Tesoro, voi state correndo un rischio atroce... pur
amandovi vi state perdendo. E ti faccio un esempio: la prima donna
che permetterà al tuo uomo il piacere di sentirsi animale,
semplicemente perché lo accoglie dentro di sé, e non resta
incinta… In quel momento tu hai perso il tuo uomo. (più dolce) Cara,
voi l’avete più che uccisa la donna e l’uomo che siete. Non
uccidetevi più, Scatenatevi. Toccatevi; e dappertutto, sempre...
anche solo per gioco, o per sfida. Piuttosto violentatevi! (pausa)
Anzi abitualo a violentarti che piacerà a te e anche a lui... Lo farai
sentire libero e ti sentirai libera. E non temere non ti farebbe mai del
male perché ti ama. Ma rieducate i bambini istintivi che avete ucciso
dentro di voi!
Lungo silenzio: la Sessuologa carezza Aba.
Sessuologa:- (con tono dolce e professionale) Cara, non avete
pensato che limitando le vostre animali espansioni sessuali potreste
causare degli squilibri fisiologici nei vostri stessi corpi?
(enumerando) Atrofia nel tuo uomo... te lo spiego meglio... ce l’hai
presente un ramo secco che non rinverdisce? E in te un’ inizio di
fibromi alle mammelle e all’utero. E, nel migliore dei casi, uno stato
infiammatorio causato dalla flora batterica. Una specie di ristagno
dovuto alle rare penetrazioni del pene. (pausa) E questo potrebbe
essere solo l’inizio.
Aba e la Sessuologa si osservano.
Alla fine Aba si alza, guarda intorno smarrita, quindi prende la
bottiglia.
Aba:- Mi stai prendendo in giro. E allora le vergini? O quelle che
fanno all’amore ogni morte di papa? Stai contando balle per
riavvicinarmi a mio marito.
Sessuologa:— Non ci penso nemmeno. Le vergini hanno una
forma di...come posso spiegartelo in parole povere? Ho trovato: le
donne che non hanno mai fatto all’amore si sono “autoequilibrate".
nell’attesa…. Sì, di ricevere il pene. (pausa) Aba, tu sei una donna
di cultura... Devo proprio spiegartele ’ste cose?
Aba:- Lascia perdere. Io di medicina non ne capisco molto. Sono un
critico d’arte. Vai avanti.
Sessuologa:- Dopo il primo atto sessuale, nella donna si causa, e
con i tempi giusti, una nuova forma di adattamento... chiamiamolo
pure un nuovo equilibrio alla sua nuova condizione. Da questo
momento la sua salute dipende dalla sua capacità di riequilibrarsi al
suo ultimo stato, cioè a quello di donna in amore. Guarda che capita
anche all’uomo questo. E’ una cosa semplicissima. Animale.
Aba:- Animale?
Sessuologa:- Analizza le cose con semplicità, sotto un profilo
zoologico. Prendi ad esempio le aquile che sono animali monogami,
e prendi pure una comune cagna che è un animale poligamo...
Credi che l’aquila sia monogama perché si innamora del suo
aquilotto e una cagna puttana perché non è capace di innamorarsi?
Aba:- Mi stai prendendo in giro? Se fosse così, noi donne
andremmo a letto con chiunque, e dovremmo farlo per terapia di
equilibrio…
Sessuologa- Perche? Noi donne saremmo poligame, o puttane,
come le cagne? No, tesoro, ci avviciniamo più all’aquila noi donne,
anche quando facciamo le puttane. E quando ci comportiamo come
cagne ne paghiamo le conseguenze in malattie, sia psichiche che...
Aba:- (le versa da bere) Vuoi bere?
Sessuologa:- Comunque mi fa ridere la tua definizione: "terapia di
equilibrio". Non è così. Noi siamo animali istintivi con un cervello
pressoché perfetto. Ti sei mai chiesta perche noi donne tendiamo
ad avere un solo uomo?
Aba:- Non è detto. Si potrebbe…
.
Sessuologa:- Avere più amanti? Sentirci libere di sfogare la nostra
necessità sessuale? Lascia perdere. Ci potremmo anche mettere a
fare le puttane, ma poi vengono le malattie. E noi istintivamente ne
abbiamo terrore. E proprio per quell’equilibrio sano a cui ti riferivi tu.
E te lo spiego: se hai un solo uomo, il tuo corpo si adatta a lui. Si
convenziona... ti va bene questo termine?.. Al fatto che fai all’amore
con lui e accogli dentro di te i suoi umori, e facendolo accogli dentro
te stessa anche le cellule morte del suo pene... e ti adatti a tutti quei
fattori emotivi di ricerca che avete convenuto insieme per sentirvi
felici. Insomma, tu lo ami e questo ti basta. Se tu invece avessi due
uomini da amare, con il secondo uomo il tuo cervello e il tuo corpo
si dovrebbero adattare a situazioni di squilibri emotivi e fisiologici
differenziati. E ogni volta dovresti cancellare una situazione con
l’altra, intervallando la tua personalità, adattando il tuo carattere,
condizionando i tuoi sentimenti, i tuoi ritmi sessuali, i tuoi desideri di
dolcezza, e anche le tue necessità, perfino quelle più semplici,
come la coscienza che amare non vuol dire annullare se stessa ma
arricchirsi.Oltre a questo aggiungi che le tue incombenze sessuali
avrebbero dei ritmi, come definirteli? Bifocali? Bene, avresti l’obbligo
di rispettarli entrambi, i tuoi due uomini, anche per piacere a te
stessa altrimenti potrebbero subentrare anomalie e non solo
psicologiche e di adattamento. (beve) Insomma, dovresti essere
capace di cancellare la tua condizione di essere donna tua con un
solo uomo tramite un’altra condizione di saperti adattare ad un altro
uomo restando sempre tua. Psicologicamente ci convinciamo di
riuscirci, e ci sentiamo infatuate di una, due, tre persone insieme.
(beve) Ma il nostro corpo si ribella a tutto questo perché non gli
conviene. E anche perché non potremmo dargli il tempo necessario
per adattarlo alle nostre emozioni: vanità, corteggiamento, eccetera.
E il nostro corpo si ribella. (beve) E allora?
Aba:·- E allora?
Sessuologa:- Non sempre si può pretendere da noi stesse di
essere cagne avendo la coscienza di volere vivere da aquile. Nella
maggior parte dei casi non ci si riesce. Per questo ci accorgiamo
che amiamo quell’uomo e solo quello e ci sentiamo più forti, proprio
perché l’amiamo. Mi segui? (pausa) Una donna che va con due
uomini sicuramente si busca delle vaginiti, delle infiammazioni, o
altre cose. Non posso entrare nello specifico che non sono una
ginecologa. Ma tu mi segui?
Aba:- Sì. Credo. (si siede)
Sessuologa:- Perché le donne che fanno le puttane, sono definite
maggiormente a rischio? E le donne che non facendo il mestiere
vanno a letto con più uomini si causano lo stesso tutta una serie di
malattie femminili?
Aba:- Non so. Dimmelo.
Sessuologa:- Una donna non è fatta come un computer. Per
riequilibrare psicologicamente il suo corpo non le basta
riorganizzarlo cerebralmente e in base al suo piacere, di volta in
volta, e quando si impone che avvenga... non può riuscirci. (beve)
Al nostro corpo non basta uno schioccare di dita e via. Non
possiamo pretendere di adattarci ad un altro uomo solo perché
abbiamo deciso di scopare con lui. Ci vuole il suo tempo, sia psicologicamente, sia sentimentalmente, sia fisiologicamente. E il più
delle volte è una stupida autoconvinzione il poterlo fare. (pausa)
Capricci. Mi sono spiegata? Noi siamo corpi fragili e forti allo stesso
tempo. Agiamo proprio come il cervello: il nostro cervello per
mantenere il suo equilibrio organizzativo deve approfondire ogni
sentimento, uno alla volta, e programmarlo alla sua egoistica
necessità del piacere e stabilire una forma di equilibrio di
benessere. Così siamo in tutto il corpo. Mi sono spiegata?
Aba:- (la guarda in silenzio, quindi perplessa:) Posso offrirle ancora
da bere, dottoressa?
Sessuologa:- Sì, ancora un goccio, cara, e vado subito via. Ma ti
prego, rifletti su quello che ti ho detto. E continua a darmi del tu.
(pausa: sorseggia) Dimmi la verità, tu sei già stata dal tuo
ginecologo che ti sta facendo fare tutta una serie di analisi per
indagare sui tuoi squilibri ormonali. Vero? (pausa: come per
attendere una risposta che non arriva) Ma a lui, al tuo uomo, non ci
hai pensato? (pausa) Visto il caratterino che ha... Io direi che dovevi
pensare anche alle condizioni in cui lo stavi cacciando per la tua
paura di restare incinta., Non ti pare? (pausa) Quando l’hai
trascinato da me era aggressivo perché si vergognava del rischio di
diventare impotente e di dovermelo confessare. (pausa) Lui
andrebbe mai da un andrologo per farsi aiutare? Credo di no. Ora
che l’hai educato a sentirsi impotente mentre non lo e... (beve)
Cara, voi non avete bisogno della psicoloa…. Dovete cambiare le
vostre abitudini ed imparare a sbizzarrirvi. E se alla base di tutta
questa prigionia c’è la paura di restare gravida... Vai tranquilla che
non resti incinta. E’ più facile che ti fai ingravidare da un altro uomo,
e perfino se usa il preservativo. Si possono anche rompere i
preservativi: incidenti di percorso si chiamano.
La Sessuologa beve in fretta; le dà un bacino sulle guance per
salutarla. Va alla porta ma si sofferma prima di uscire.
Sessuologa:- Non illuderti di uccidere tuo marito: ti resterebbe
dentro comunque. Un altro uomo potrebbe donarti solo un surrogato
d’amore al punto in cui sei arrivata. Tu lo ami, il tuo Ale, tanto da
desiderarlo morto piuttosto che perderlo. Anzi vorresti annullarlo per
non sentire dentro di te che ti ama. Non farlo. E non permettere
nemmeno a lui di tentare di annullarti . Ciao.
La Sessuologa esce.
Aba resta al centro della scena con la bottiglia in mano in silenzio.
Scena Settima
Trillo del telefono: Aba soprassale, come svegliandosi d’improvviso;
va a rispondere inserendo la "viva voce".
Aba:- Pronto‘?...
Voce maschìle:- Aba, sei tu? Sei sola?
Aba:- (seduta accanto al telefono: è assorta
distrattamente) Sì. E tu chi sei?
Voce maschile:- Come chi sono? Giulio.
e
risponde
Aba:- E chi è Giulio?
Voce maschile:- Aba, sono Giulio, Ci siamo incontrati ’sta mattina
nell’atrio del palazzo e tu mi hai detto di telefonarti per vederci oggi
pomeriggio,. Ti ricordi'?
Aba:- Giulio? Ah, l’amministratore. Sì, è vero. Perché mi telefoni?
Voce maschile:- Come perché? Mi hai detto tu di telefonarti prima
di venire da te...
Aba:- Venire da me?
Voce maschìle:- Mi hai dato appuntamento a casa tua alle cinque e
mi hai chiesto di telefonarti prima di venire. Aba, ti ricordi?
Aba:- Sì, l’amministratore.
Voce maschìle:- Aba, che ti succede? Stai male?
Aba:- No.
Voce maschile:- E allora, cos’hai?
Aba:- Niente. Mi sono accorta che amo mio marito.
Voce maschile:- Che significa "che amo mio marito"? ’Sta mattina
quando mi hai baciato non mi sembrava.
Aba:- Significa: che amo mio marito. Ma tu puoi venire a trovarmi lo
stesso.
Voce maschìle:- Oh, bene. Salgo?
Aba:- Non ora.
ammiinistratore.
Richiamami
fra
mezz’ora.
Ciao,
Giulio
Senza aspettare risposta, Aba riattacca il telefono e resta seduta,
assorta nei pensieri.
Con un atteggiamento distratto riprende ad apparecchiare per la
cena; poi smette e si siede in salotto.
Silenzio totale: Aba sta riflettendo.
Dopo molti secondi si alza e va ad accendere il televisore: subito il
sonoro di un programma musicale...
Aba agisce sul telecomando e toglie il sonoro.
Silenzio totale con Aba che fissa la televisione.
Suonano alla porta.
Aba resta assorta davanti al televisore.
Insiste il lungo suono alla porta (reiterato tre o quattro volte)
Aba finalmente si alza, si sñla il grembiule, depone sul tavolo le
stoviglie che fino ad allora aveva tenuto sbadatamente sul grembo...
e va ad aprire.
Scena Ottava
Entra trafelato l’Idraulico, il quale senza darle il tempo di ravvedersi,
l’abbraccia e la bacia.
Aba si lascia abbracciare senza reagire.
L’Idraulico di corsa va al tavolo nell’angolo-cucina e vi pone al
centro una bottiglia di vino.
Idraulico:- Ecco. Ora devi fargliela bere.
Aba ritorna a sedersi davanti al televisore e rimane muta a fissarne
lo schermo.
L’idraulico la osserva; guarda verso il televisore.
Idraulìco:- Ma che fai lì? E’ mezzogiorno! Il pranzo... la bottiglia di
vino! Tuo marito fra poco arriva per il pranzo.
Aba:- (come sopra e distrattamente) Ah, sì... Arriva per il pranzo.
Idraulico:- Tesoro, è il nostro giorno. Ti ricordi‘?... (va e spegne la
televisione. Restando in ginocchio vicino all’apparecchio:) Il mio
amico... il veleno nel vino. (deciso) Quel mostro di tuo marito deve
morire!
Aba:- Mio marito?
Idraulico:- Oggi gli devi fare bere il vino! (si alza e va al tavolo,
prende la bottiglia e gliela mostra)
Aba:- Ma io non voglio uccidere mio marito. Io amo il mio Ale.
Idraulico:- (imperativo) Non perdiamo tempo. Noi ieri pomeriggio
abbiamo deciso di eliminarlo. Ti ricordi? Al cineclub. Un tubo
quando non funziona, si elimina e si sostituisce. Io sono il tubo che
sostituisce tuo marito!
Aba:- Tu sei un tubo? (ride) — (ma si fa subito seria) Mio marito
sarebbe un tubo da sostituire? (pausa: lo osserva) Ma tu sei un
idraulico!
Idraulico:— Cazzo, se sono un idraulico. Sono Mario., ll tuo nuovo l
uomo. Hei, sveglia! Non guardare più la televisione: l’ho già spenta
da alcuni minuti!
Suono del forno: indica la fine della cottura.
Idraulico:- (trasale) Cos’è ?
Aba:- Il forno. Gli ho preparato delle costolette di cinghiale ....
Idraulico:— Eh, il cinghiale. il vino rosso. Amore, ti ricordi il nostro
piano: togliere tuo marito che è un mostro e sostituirlo con me.
Aba:- Perché? Il mio Ale non è un mostro. La nostra sessuologa mi
ha detto che sono stata io a comportarmi da mostro verso di lui. Mi
ha detto che sono stata io a renderlo impotente e cattivo.
Idraulìco:- La sessuologa? Che sessuologa? Che c’entra la
sessuologa? Non ne capisce un tubo una sessuologa delle
condutture; e le condutture sono come i rapporti umani: se non ci
sono intasamenti funzionano senno bisogna cambiarli. Sono venuto
a cambiare i tuoi rapporti umani, io. Ti sto parlando del fatto che ti
amo. (la osserva) Ma ce la smetti di fissare quella televisione. L’ho
spenta; non si vede più niente! Parla con me! Mi ascolti? Io non ho
tempo. Noi non abbiamo più tempo! Fra poco arriva tuo marito e
devi dargli da mangiare.
Aba:- Mario, perdonami. Mi sono accorta che amo mio marito e che
non ho più voglia di ucciderlo.
Idraulico:— Non hai più voglia? Ma queste cose si fanno o non si
fanno. Che c’entra la voglia'? E’ come se io ti dicessi che non ho più
voglia di aggiustare l’intero impianto idraulico di casa tua. Mi
capisci?
Aba:- No.
Idraulico:- No?
Aba:- No.
Idraulico:- Come no? E il vino?
Aba:- (si avvicina rapidamente a lui; gli strappa il vino dalle mani...)
Guarda. Piuttosto lo bevo io.
Idraulico:- Ma sei impazzita? Ma che c’è venuta a fare la
sessuologa in casa tua? Che idee ti ha messo in testa? (un attimo
assorto, poi strappa via la bottiglia dalle mani di Aba che stava
tentando di aprirla) Ma tu lo odi tuo marito! Tu non mi hai preso in
giro: abbiamo fatto all’amore...
Aba:- Sì. Con te ho fatto allìamore, ma con lui raramente, e il mio
corpo si era adattato al suo corpo, e ora si dovrebbe adattare al tuo.
Io amo mio marito, amo più il suo corpo che mi ha saputo legare per
dieci anni a lui, anche se io ho sbagliato...
Idraulico:- Zitta, zitta, zitta... (la porta a sedersi sul divano) Chi ti ha
messo in testa queste cazzate? La sessuologa?
Aba:- La sessuologa mi ha fatto riflettere sulle mie responsabilità
nel matrimonio con Ale, e mi ha fatto capire che ho sbagliato con lui.
Anzi, siamo diventate amiche e mi ha detto che mio marito le ha
confessato di volermi eliminare.
Idraulico:- Una sessuologa viene da te e ti racconta le confessioni
di un suo paziente? Non c’é più etica professionale. Scusa, tesoro...
è come se io, che faccio solo l’idraulico e non lo psicologo, andassi
a raccontare in giro le confessioni che un cliente mi fa sul suo
impianto di riscaldamento: capisci? Come se un prete svelasse i
peccati che un uomo gli racconta nel confessionale. Tu credi in Dio
e nei preti?
Aba:- Io credo che Ale mi voglia uccidere. Lui che mi ha amato per
tanti anni. E credo anche che avrebbe ragione di volerlo fare.
Perché con lui sono frigida.
Idraulico:- Ma se sei la donna più calda che conosco. Sei tu che
hai scopato me!
Aba:- Non essere volgare. Ale non è mai volgare.
Idraulico:- Ale. La sessuologa. (resta assorto: va ad aprire il
rubinetto della cucina. Resta in attesa del rumore del gorgoglio dello
scarico. Apre l’anta sottostante al lavandino, osserva tutto l’impianto
di scarico. Alla fine sbatte con forza lo sportello e sbotta:) Tesoro, la
sessuologa è l’amante di tuo marito! Sono d’accordo quei due: o
vogliono farti impazzire o eliminarti. Tu devi fare bere quel vino a tuo
marito! Devi perché devi difenderti! Devi perché io ti amo!
Nuova suoneria del forno.
Idraulico:- Che succede?
Aba: (stancamente) Il forno. E’ finita la cottura del cinghiale.
Idraulico va al forno; ne estrae il contenuto e lo poggia sul tavolo.
Aba resta immobile ad osservarlo in silenzio.
Idraulico finisce di apparecchiare; predispone ben bene le stoviglie
e i piatti sul tavolo e alla fine si avvicina ad Aba; la tira su dal
divano, l’abbraccia e la bacia (lei rimane impassibile).
Idraulico:- E’ tutto pronto, amore, io adesso vado che fra poco
viene tuo marito. Finisci di apparecchiare tu. E mi raccomando il
vino. Ricordati I che i tubi vanno sostituiti! (La bacia ed esce).
Scena Nona
Aba resta immobile al centro della stanza.
Trillo del telefono (solo uno squillo).
Aba si avvicina al telefono che non squilla più: solleva la cornetta,
mette la "viva voce" e si ode il suono tipico del telefono libero.
Riattacca; si guarda intorno: vede la tavola imbandita; vi si avvia e
la riordina secondo i suoi gusti. Pone al centro del tavolo un
candelabro, e lì vicino un portafiori con fiori di campo; affetta il pane
e in un catino pone del ghiaccio. Afferra la bottiglia che ha portato
Idraulico; la osserva: è tutta impolverata. Va a sciacquarla sotto il
rubinetto, l’asciuga, la poggia sul tavolo, e va a prendere da un
cassetto il cavatappi. Si avvicina alla bottiglia; l’afferra per il collo e
la solleva. Resta a lungo ad osservarla in controluce, come per
volerne spiare il contenuto... alla fine si decide e la stappa: rumore
di bottiglia stappata: il vino è frizzante e ne fuoriesce una piccola
dose. Aba con un dito raccoglie il vino che sta trasbordando dal
collo ed istintivamente si porta il dito alle labbra (gesto
consuetudinario) per assaggiarlo. Sta per poggiare il dito sulle
labbra e si ferma. Allontana la mano dalle labbra; e con il pollice si
libera delle goccioline di vino che sono rimaste sul suo indice.
Aba:- Scema! Sono scema! Mi stavo avvelenando.
Va di corsa al lavandino, apre il rubinetto e vi pone sotto la mano e
poi la bottiglia di vino facendo attenzione che l’acqua non vi entri.
Asciuga la bottiglia e la pone nel catino del ghiaccio dopo averla
tappata.
Trillo del telefono (insistente).
Aba va a rispondere inserendo la viva voce.
Aba:- Sì? Pronto. Chi è?
Voce maschile:- E’ passata mezz’ora. Come vedi sono puntuale.
Aba:- Pronto. Ma chi e?
Voce maschile:— Io. Non mi hai detto di richiamarti dopo
mezz’ora? (silenziò) Allora posso salire?
Aba:- Io, chi? E chi vuole salire?
Voce maschile:- Aba, sono io Giulio.
Aba:- Giulio, l’amministratore. Senti oggi non è giornata. Anzi,
non chiamarmi più perché pensò che non avrò più tempo per te.
Voce maschìle:- Ma come‘?...
Aba riattacca.
Scena Decima
Rumori di chiavistelli: entra Ale.
Per Aba il suo ritorno a casa è come un risveglio improvviso: gli
corre incontro, l’abbraccia... Lo bacia insistentemente su tutto il
volto. Poi lo bacia sulla bocca (quasi con violenza).
Ale si discosta. La osserva: con freddezza.
Ale:- Che fai? (e si pulisce la bocca)
Aba:- Ti bacio. Non ti piace che ti baci?
Ale:- No. Non serve che mi baci. Al punto in cui siamo arrivati non
serve più perché...
Aba:- Oh, non ricominciare. Ti pregò smettila. (pausa: si allontana
da lui) Se mi ami ti prego... fai le solite cose di quando torni a
casa... Togliti il vestito, metti le pantofole... (pausa) ma quando avrai
finitole tue cose... ti prego, dammi un bacino sulle labbra. (pausa:
indicativa) Vuoi'? Come una volta?
Ale:- No. Non serve. (però esegue in silenzio tutte le cose che le ha
suggerito Aba.)
Aba va nel vano cucina e predispone le pietanze.
Aba:— Amore, per oggi ti ho preparato cinghiale. Ti piacciono
ancora le costolette di cinghiale?
Ale entra in bagno e ne ritorna quasi subito in mutande mentre
indossa una vestaglia da camera.
Aba è impegnata ad apparecchiare e a disporre le pietanze sul
tavolo; traffica senza accorgersi che Ale è rientrato dal bagno.
Ale, indossata la vestaglia, si avvicina al tavolo.
Vede la bottiglia di vino; la prende in mano; la stappa; poggia la
bottiglia al naso e, con un gesto di assenso, ne versa il contenuto in
un bicchiere... odora di nuovo e porta il bicchiere alle labbra. Ne
beve un sorso e lo palpeggia fra lingua e palato.
Ale:- Buono. Dove l’hai comprato?
Aba:- (girata di spalle) Cosa?
Ale versa un intero bicchiere di vino e lo tracanna.
Ale:- Questo Barolo. Un’annata difficile a trovarsi. Chissà quanto ti
è costato. (versa un altro bicchiere)
Aba si gira: lo vede che sta per bere e di corsa gli si avvicina e
lancia con uno schiaffo il bicchiere dove capita.
Ale:- Ma sei pazza? Perché l’hai fatto?
Aba:- Perché l’ho fatto? (pausa) Istintivamente. (pausa: decisa:) Sì,
istintivamente.
Ale:- Che vuol dire istintivamente? Perche l’hai fatto?
Aba:- (imbarazzatissima) Così. volevo che lo bevessi sul cinghiale.
Ale:- Figurati. Un buon vino va gustato senza sapori di cucina in
bocca. Fortuna che ne avevo già bevuto un bicchiere e ho potuto
assaporarlo prima della tua cazzata.
Aba:- Ne hai già bevuto un bicchiere? (è evidentemente ansiosa)
Ale:- Certo. Stavo per bere il secondo. Ne posso bere un altro?
Aba tace.
Ale si versa un altro bicchiere di vino e lo tracanna.
Aba resta in silenzio ad osservarlo.
Ale:- Beh, che fai non porti in tavola?
Aba si scuote e in completo silenzio serve a tavola; quindi si siede;
comincia a mangiare ma subito si alza, ricordando qualcosa: va in
dispensa a prendere una bottiglia di vino bianco, la stappa e la
depone sul tavolo vicino al suo piatto.
Ale:- Che novità è questa? Non bevi anche tu il Barolo?
Aba:- (timidamente) E no. Sai che a me piace il bianco (ne versa un
bicchiere per fare constatare al marito che si tratta proprio di vino
bianco).
Ale:- Sul cinghiale il bianco? La bocca è tua.
I due prendono a pranzare in silenzio.
Brevi interazioni sono rappresentate da frasi tipo: "mi passi il
pane..." e altre frasi di prammatica. Finalmente finiscono di
mangiare e Ale va a sedersi sul divano; accende una sigaretta.
Aba anziché sparecchiare va in bagno;
Ale si alza e si affretta a controllare il marchingegno che aveva
collegato al lampadario: guarda l’orologio, punta il timer
dell’apparecchietto...
Aba:- (dal bagno) Amore, perchè non ci mettiamo a letto per una
pennichella? Io mi sto preparando.
Ale:- (rivolto verso il bagno, intento a predisporre ogni cosa) Non mi
pare il caso... e proprio oggi che devo... essere puntuale ad una
riunione di redazionale. (controlla che tutto funzioni) — (quindi torna
a sedersi sul divano.) A proposito... l’hai finito il tuo articolo?
Aba appare sulla porta del bagno con indosso una velatissima e
corta vestaglia. Si poggia allo stipite della porta e lo osserva con
malizia.
Aba:- Certo, caro, vado a prendertelo. (attraversa la stanza; si porta
al comodino, ne apre il cassetto... si sdraia sul letto e porge alcuni
fogli ad Ale) Eccotelo.
Ale:- (le si avvicina, prende i fogli, si siede al bordo del letto e
comincia a leggere) Bene. Bene, brava. Brava... hai toccato gli
argomenti giusti. Bene... svolti bene...
Aba:- (lo abbraccia da dietro le spalle e gli sfila la vestaglia da
camera, e comincia a baciarlo sul collo) Non si potrebbe?
Ale:- Che ti succede? Mi sembri assatanata.
Aba:- Ma no... Ho letto quell’opuscolo della sessuologa... e...
Ale:- Cazzate! (la spinge via, si alza di scatto e si ricompone; quindi
freddamente:) Cos’hai fatto ’sta mattina?
Alzandosi Ale, fa cadere a terra l’articolo che Aba gli aveva
consegnato.
Aba:- (si tira giù le spalline della vestaglia) Ho letto l’opuscolo della
dottoressa, poi sono andata a comprare e mi sono guardata intorno.
Lo sai che i maschi visti da un profilo sessuale mi attraggono? Sono
così carini, così pieni di voglie...
Ale:- (scocciato) Bene, meglio per te che te ne accorgi.
Aba:- Mica male il fruttivendolo. Mi ha carezzato la mano mentre mi
serviva. (si alza e si avvicina ad Ale) Sai, ho pensato che potrei
farmelo... solo per accontentare la dottoressa. Devo farmi
duecentoquarantotto amanti, no? E tu non te le fai
duecentoquarantotto amanti? Hai già cominciato? (gli sfila via la
vestaglia.)
Ale corre subito in bagno.
Ale:- Non ho tempo per queste cose, io! Ho impegni più seri.
Aba:- (rimasta in piedi con la vestaglia in mano) — (a sé stessa a
voce alta) Stronzo!
Ale:- (dal bagno) Cos’hai detto?
Aba:- (urlato verso il bagno) Niente., (fra sé c. s.) Stronzo. (e va a
deporre la vestaglia sul letto.)
Ale esce dal bagno con ìndosso gli abiti che portava all’inizio della
scena; si avvia verso il divano, prende la borsa... osserva
distrattamente Aba che si è portata al centro della scena...
Ale:- Ancora lì? Perché non ti vesti? (si avvicina alla porta
d’ingresso, la apre; si gira per osservarla un attimo...) Ci vediamo
’sta sera! (esce.)
Sipario
QUARTO TEMPO
Scena Prima
Ci ritroviamo nello studio della Sessuologa: la scena è identica alla
prima del Primo Tempo.
All’aprirsi del sipario Aba è sdraiata sul divano: sta piangendo.
La Sessuologa le sta vicino e le porge qualcosa da bere.
Aba beve, e appena smette di bere, le restituisce il bicchiere.
La Sessuologa si alza e va a riporlo sulla scrivania.
Le ritorna vicino, e si siede sul divano.
Sessuologa:- Come stai, cara?
Aba:- Malissimo! (scoppia nuovamente a piangere) Non volevo
ucciderlo. Capisci? Non volevo ucciderlo. E lui l’ha bevuto lo stesso.
Mentre ero girata. Mi sento una iena.
Sessuologa:- (la consola) Stai calma. Non è ancora morto. (la
prende fra le braccia per lasciarle sfogare il pianto) E penso... che
se tu volessi non morirebbe. Dipende da te.
Aba:- E’ morto, ti dico. (singhiozzando) E’ morto. L’ho perso.
(comincia a farfugliare) Ed è anche colpa tua. Sei tu che ci hai...
spinti ad... ucciderci... Sei tu... la iena-.. (raccoglie le forze; si solleva
appena. E tutto d’un fiato:) Cosa mi hai dato da bere?
Sessuologa:- Un sedativo, tesoro. Ora dormirai per qualche oretta.
E al risveglio ti sentirai forte e capace come sempre.
Aba:- Ma io... non voglio più... essere forte.
Sessuologa:- Ma tu sei forte.
Aba:- (raccoglie le forze per urlare) Non voglio più essere forte!
Sessuologa:- Calma. Calmati. Rilassati. Ti ho dato un sedativo per
farti dormire.
Aba:- Io ho rovinato tutto per essere forte... Lui mi desiderava
sempre... ed io... per fargli dispetto mi negavo... (con voce sempre
più da dormiente) Più lui mi voleva e più io... mi rendevo preziosa.
Non stavo capendo che era bello sentirsi desiderata... Hai ragione
tu... quando dici che se il tuo uomo... quello che ti ama... ti
desidera…è bello... Io dovevo accorgermi che è bello... E’ diverso
dai desideri che ti manifestano tutti... gli altri uomini… che ti
vogliono solo portare a letto... e basta. Sono tutti porci". gli altri
uomini.
Sessuologa:- Dormi, cara.
Aba:- Gli alt.ri... uomini... ti vogliono fare. e basta... ma chi... ti...
ama... ti ama... e basta. Ti vuole... perché ti... ama... (piagnucolante)
Perché mi vuole uccidere?.. Ale... mi vuole uccidere. Ale mi odia! (si
mette a sedere e la Sessuologa la accoglie fra le sue braccia.)
Sessuologa:- No. Non ti odia.
Aba:- Ma mi vuole uccidere. (Si sdraia nuovamente) Me lo hai detto
tu... Se mi vuole uccidere... non mi ama più... Ho fatto bene ad
ucciderlo? Se lo merita. (sta per crollare) Se lo merita?
Sessuologa:- Si, se lo merita. Ma ora dormi. Dai, cara.
Aba:- Io me lo merito... Io ho cercato di... castrare i suoi desideri... e
ho preferito ucciderlo, piuttosto che... (si addormenta d’improvviso).
La Sessuologa la copre con un plaid.
Sessuoìoga:- (coprendola) Non temere, tesoro. Fra due ore ti
sveglierai e ti accompagnero a casa. Non ti ricorderai di niente. E se
lo ami continuerai ad amarlo; e se ti senti di odiarlo, lo odierai. E
allora sara giusto che lui muoia.
Buio: (come nel primo Tempo, ci vedremo catapultati in casa di Ale
ed Aba).
Scena Seconda
Buio: squillo insistente del telefono.
Con il tempismo del Primo Tempo viene mutata la scena.
Cessa il trillo del telefono...
Rumori di chiavistelli...
Viene aperta la porta d’ingresso di casa di Ale e Aba: dalla porta un
fascio di luce illumina la scena.
Si frastaglia nel vano porta la sagoma di Aba.
Aba:- Vieni. Entra. Accendo subito la luce.
Sessuologa:- (voce fuori scena) No, cara. Devo andare. Ora tu sei
a casa tua. Sei più rilassata. Devi fare tutto da sola. Ciao. Ci
sentiremo domani. Poi mi racconti.
Aba:- (sempre nel vano porta) Ma...
·
Sessuologa:- (c.s.) lo ti ho accompagnata a casa. Devi fare tutto da
sola ora. Ricordatelo.
Rumori di passi che si allontanano.
Aba entra in scena nella penombra. Accende la luce.
Scena Terza
Aba si porta al centro della scena: è: smarrita, si osserva intorno.
Si accorge che vicino al letto vi sono alcuni fogli; va a raccoglierli:
sono le pagine dell’art.icolo che lei aveva consegnato ad Ale per la
pubblicazione.
Aba:- (legge:) "Oring e la violenza simulata" (pausa) Ma questo è il
mio articolo! (legge ancora:) I quadri trasmessi tramite intemet e
stampati in laser—print, quindi riproducibili all’infinito e con
innumerevoli interventi voluti o causati da parte di operatori comuni
che non possiamo identificare con l’autore di un’opera, non vanno
considerate opere d’arte. Semmai normali riproduzioni di poco
valore artistico. Infatti va sottolineato che tali duplicazioni non
contengono delle effettive valenze di preziosità. Però va detto
anche che, se da un lato l’riproducibilità di un’opera originale ne
garantisce la preziosità, la duplicazione ne aumenta la diffusione e
ne accresce il valore di mercato. Ne segue che le manipolazioni
effettuate tramite computer meritano solo l’appellativo di copia, e la
diffusione della copia esalta l’originalità aumentandone il bisogno.
Chi infatti, avendone i capitali, non cercherebbe di acquistare
l’originale di un’opera diffusissima?". (pausa: riflette un attimo;
quindi strappa i fogli e sbotta:) Stronzo, mi ha rotto tanto le palle ché
voleva quest’articolo e poi lo butta a terra. Vaffanculo! Ho impiegato
tre giorni per scrivere questo pezzo e lui me lo tratta così. (pausa:)
Te lo meritavi di bere il Barolo. (si avvicina al telefono; compone un
numero non inserisce la viva voce) Mario?. Io. No, non sono giù di
corda. Sono incazzata! Quel cornuto di mio marito mi ha fatto
lavorare per tre giorni su un articolo di critica e poi ha buttato il mio
pezzo per terra. Non me lo pubblica. (pausa) Come non è
importante? Sono tre giorni di lavoro! (pausa) Ma non capisci che
non mi considera più neanche come critico d’arte‘? (pausa lunga)
Sì, l’ha bevuto il vino! (pausa) Quanto tempo? Domani alla stessa
ora. Cioè morirà domani alla stessa ora in cui l’ha bevuto? Bene, se
lo merita. (pausa) Non preoccuparti me le ha fatti passare lui i
ripensamenti. Avevi ragione tu: sarebbe stato meglio che la
sessuologa non fosse venuta a trovarmi. (pausa) Ora va tutto bene.
Ti telefono più tardi. Ma aspettiamo a domani. (pausa) Si, ci
vediamo al solito cineclub. Sì, anch’io ti amo. Ciao. (riattacca).
Aba si pone al centro della scena, proprio sotto al lampadario, lascia
cadere i fogli strappati del suo articolo... Il lampadario comincia ad
oscillare...
Aba rapidamente si porta all’armadio e ne trae una vestaglia da
camera che indossa; quindi va nel vano cucina e comincia a
sparecchiare.
Riordinando passa ripetute volte sotto il lampadario che ad ogni suo
passaggio ha dei cedimenti di caduta. La bottiglia del vino la poggia
sopra il lavandino e va a raccogliere i cocci di vetro di quel bicchiere
che aveva fatto volare via dalle mani di Ale.
Aba:- (Mentre butta i cocci di vetro nella spazzatura) Stronzo. L’hai
bevuto lo stesso. (sarcastica) A domani, amore mio. (ride).
Aba si porta vicino al tostapane ne estrae gli elementi (sono
sporchi) prende uno spray, li spruzza, li ripone nel tostapane e lo
accende.
Quindi si avvede dei foglietti che aveva fatto cadere al di sotto del
lampadario, si china e li raccoglie.
Il lampadario ha uno scossone terribile: sta per cadere.
Aba ha finito di raccogliere i foglietti e si allontana in direzione della
spazzatura.
Il lampadario precipita con grande frastuono.
Aba si gira; i foglietti le cadono dalle mani. Urla.
Si avvicina al lampadario, vede la corda che Ale vi aveva legato;
mentre l’osserva un breve ronzio e la corda si avvolge sparendo
dietro un pensile della cucina. Aba segue la corda nel suo percorso
e la vede sparire.
Aba:- Mi voleva uccidere. Quel cornuto mi voleva uccidere. La
dottoressa aveva ragione!
Sbadatamente prende un bicchiere, afferra la bottiglia di barolo,
lo versa... porta il bicchiere alle labbra... si avvede della bottiglia del
vino avvelenato. lascia cadere a terra con un urlo sia il bicchiere che
la bottiglia.
Apre il rubinetto dell’acqua, si inumidisce le mani, le tempie...
prende un altro bicchiere, lo riempie d’acqua... ne beve un sorso.
Si bagna di nuovo le tempie... beve ancora e facendolo si poggia
con la mano bagnata sul tostapane.
Prende la scossa e crolla a terra ("morta").
Buio: la luce è saltata per il cortocircuito.
Squilla il telefono,. insistente: Aba è inerte per terra. Immobile.
Scena Quarta
Rumori di chiavistelli: entra Ale.
Prova ad accendere la luce, ma nulla di fatto.
Si porta al centro della scena: si osserva intorno manifesta uno
stato di evidente gioia.
Vede Aba riversa per terra, le tocca il polso; si alza, stacca la
corrente dal tostapane e ritorna alla porta d’ingresso per agire
sull’interruttore generale.
La luce ritorna.
Ale si riporta vicino al cadavere di Aba, le controlla le bruciature
sulle mani.
Ale:- Stupida.
Trascina il corpo della moglie fuori scena, nel vano bagno.
Si adopera per tirare su il lampadario: vi riesce ovviamente. Finisce
di sparecchiare.
Squillo del telefono: Ale corre al telefono ed inserisce la segreteria
telefonica.
Segreteria telefonica:- (è la sua segretaria ma la registrazione
parte in ritardo, però quel tanto da coglierne il messaggio) … e
appunto sono tutti qui in attesa per la riunione del pomeriggio.
Speravo di trovarla a casa, ma evidentemente non c’è. Se dovesse
passare da casa ed ascolta questo mio messaggio, sappia che mi
sono permessa di rinviare la riunione di due ore. Quindi l’aspettiamo
per le diciotto e trenta. A risentirci.
Ale finisce di mettere in ordine...
Suonano alla porta.
Il tempo di togliere il marchingegno dal lampadario e riporlo dentro
la borsa, e va ad aprire.
Scena Quinta
Entra trafelata Assicuratrice.
Assicuratrice:- Ale, dimmi che non è successo niente. Dimmi che
non l’hai ammazzata. Che è ancora viva! Dimmelo!
Ale scuote la testa in segno di diniego.
Assicuratrice:- (si lascia cadere sul divano) E dov’è?
Ale:- L’ho messa di là, in bagno.
Assicuratrìce:- Sei rovinato. La mia compagnia non ha accettato la
polizza. Perdonami amore, per quante carte false io abbia fatto, non
ci sono riuscita. Non dovevi ucciderla. Ora sei nei guai.
A]e:- Ma io non l’ho uccisa. E’ morta.
.
Assicuratrice:- Che vuol dire è morta?
Ale:- (è evidentemente addolorato) E’ morta. Si è ammazzata da
sola. Non so come, ma il mio marchingegno del lampadario…
niente: non è servito a niente.
Assicuratrice:- Si è suicidata?
Ale:- In un certo senso sì.
Assicuratrice:- Che vuol dire in “un certo senso"?
Ale:- Quando sono tornato a casa mancava la corrente. Il
lampadario era crollato ma lei non vi era sotto. Stava là (indica) per
terra. Immobile. Credo che sia morta per avere toccato il tostapane.
Suppongo vi sia rimasta attaccata.
Assicuratrice:- Supponi? In una situazione come questa tu fai
supposizioni? Ma non capisci che quando verrà la polizia le tue
supposizioni…
Ale:- Le mie supposizioni?
Assicuratrice:- Che smerdata! Perfino il fatto che la mia compagnia
abbia rifiutato di fare una polizza sulla testa di tua moglie potrà
trasformarsi in una prova di atto d’accusa. Lo capisci questo?
Ale:- Accusa? E per cosa? Se non l’ho uccisa io! Si è uccisa da
sola ’sta stronza! (scoppia a ridere)
Assicuratrice:- Cos’hai da ridere? Cosa ci trovi da ridere in una
situazione così drammatica. Tu finisci in galera e corro lo stesso
rischio anch’io, se non faccio attenzione.
Ale:- E’ proprio questo che mi fa ridere. Il vostro egoismo di donne.
La paura di intaccare la vostra salvaguardia.
Assicuratrice:- Ma sei andato fuori di testa? La morte di quella
stronza ti ha portato fuori? Io sono la donna che sta dalla tua parte.
(pausa) O non te ne sei accorto?
Ale:- Mi fa ridere il fatto che tu ti preoccupi del tuo posto di lavoro...
ti condiziona la situazione. E mi spiego meglio: se noi non avessimo
deciso di uccidere Aba e di trarne profitto, tu ora saresti una
normale assicurartice che, nella certezza di potere mantenere il
proprio posto di lavoro mi tratterebbe come un coglione: dall’alto in
basso. Tu sicura, io nei guai. E’ stupendo il vostro egoismo
femminile. Pragmatistico. Di sopravvivenza, direi. E per
sopravvivere vi fa sentire importanti rendervi preziose, e ad ogni
costo, al di sopra del maschio. E mi fa venire da ridere che tu
femmina per combattere un maschio ti sei dimenticata che di là, nel
cesso, dovrebbe esserci un’altra donna che sta facendo la parte del
cadavere per dare a te donna il diritto di sovrapporti a me. (ride) E
rido perché vorrei sapere a cosa ti serve sovrapporti a me che nel
mio essere maschio ho già denunciato la mia inferiorità, se non altro
sotto un profilo di bisogno sessuale?
Assicuratrice:- Ma che cacchio stai dicendo`? Non ti rendi conto
che fra qualche ora qui ci sarà la polizia e tu sarai accusato di
omicidio ed io di complicità? Ma sei diventato scemo?
Ale:- No. Sto solo cercando di farti capire che di là c’è un corpo di
donna… morto. E che tu hai voluto morto per avere la libertà di
esprimere le necessità del tuo corpo di donna., Voi donne siete tutte
confratellate insieme per sentirvi libere di farvi la guerra... una
specie di guerra psicologica che vi diverte, perché vi permette di
stare in costante gara con voi stesse... e il maschio in tutto questo
gioco è un semplice giocattolo: giocattolo-cazzo, giocattolo—ruolo...
Ogni tanto siamo cervelli, noi maschi. Tu ad esempio hai fatto carte
false per fare uccidere un’altra donna sapendo di poterne trarre
profitto. Ma appena hai saputo che io non c’entravo in questo
assassinio costruito , sei subito sbottata in giudizi negativi. io sarei
un incosciente che corre dei rischi, ma , e la cosa è più grave, li fa
correre anche a te. Anche tu mi fai schifo, come stava cominciando
a farmi schifo mia moglie.
Assicuratrice:- Ma che dici? Tu hai un cadavere nel cesso...
Ale:- Noi, abbiamo un cadavere nel cesso. Ed è più tuo che mio.
Perché secondo me si è suicidata. (pausa) Te lo dico in altre parole.
Lei si era accorta di non valere più molto nel ruolo che aveva e si è
tolta di mezzo. Ma tu quando ti togli dai coglioni?
Assicuratrice:- Anche subito! (fa per andarsene).
Ale:- E no, carina. Tu me l’hai fatta uccidere e tu ora ti occupi del
suo cadavere. Prendi questo lenzuolo (lo estrae teatralmente dal
letto) e vai a coprirla e me la prepari per portarla via. Questo è un
rapporto da donna a donna, e tu non te ne puoi esonerare. Fallo!
Tanto in galera ci finirei solo io.
Assicuratrice:- Stronzo!
Ale:- Non tanto, visto che ti amo e farei all’amore con te ogni giorno
della mia vita. Vai, bambina, e copri il cadavere di quella cosa che
era mia moglie, e che eri tu. Ed impara ad amarmi. Che fuori, oltre
me e te, non è che vi siano molte luci e molti riflessi di fantasia.
Assicuratrice resta in silenzio e immobile con il lenzuolo che Ale le
ha lanciato.
Alec- (prima di uscire) A proposito. poiché io ho da lavorare, vedi di
sistemare tu le cose con la tua assicurazione e la tua polizia.
(pausa) E magari riproponici diversamente alla tua amica
sessuologa. Ora vai a sistemare il cadavere di mia moglie e fallo
sparire.
Ale si sbatte la porta alle spalle ed esce.
Scena Sesta
Assicuratrice va subito in bagno e ritorna in scena prestissimo,
trascinando, dentro il lenzuolo che le aveva lanciato Ale un peso
che allo spettatore potrebbe sembrare un cadavere. Accosta il
"peso” vicino alla porta d’ingresso. Quindi si osserva intorno,
raccoglie da terra alcuni cocci di bottiglia che rovescia nella
spazzatura (posta sotto il lavello). Riordina oggetti che le sembrano
spostati e alla fine indossa la giacca e fa per uscire... E’ proprio
vicino alla porta d’ingresso... sta per aprirla…
Quando suonano (scampanellio insistente).
Assicuratrice:- Chi è?
Voce maschile:- (Idraulico da dietro la porta):- Sono io. Mario.
Apri!
Assicuratrice:- Mario? Chi è Mario?
Voce maschile:- (c.s.) Apri ’sto cacchio di porta!
Squilla il telefono: lei corre al telefono e si affretta a rispondere
mentre l’Idraulico continua a suonare alla porta.
Assicuratrice solleva il ricevitore.
Voce della segretaria:- Dottore, sono tutti qui che l’aspettano. C’è
anche la segretaria della sua signora che ha già letto quel suo
articolo che parla della duplicazione di un’opera d’ arte tramite
internet. Vi sono anche alcuni inviati di televisioni locali e giornalisti
della carta stampata. Cosa devo fare?
Assicuratrice:- Mio marito è già uscito, signorina. Arriva subito. Fra
mezz’ora al massimo dovrebbe essere lì. Temporeggi, offra un
aperitivo o qualcosa d’altro. Faccia lei.
Voce della segretaria:- Grazie, signora. Provvedo subito. Lei non
viene?
Assicuratrice: No; non posso. Comunque grazie.
Assicuratrice riattacca il telefono. Continuo suono alla porta; lei
guarda dallo spioncino. Altro suono di campanello,.
Assicuratrice apre.
Scena Settima
Entra irruente l’Idraulico che senza guardarla…
Idraulico:— Dov’è il cadavere?
Assicuratrice:- (chiude la porta e vi rimane vicina. Timidamente:)
E’...lì.
Idraulico e Assicuratrice si guardano.
Assicuratrice:- Ma lei chi è?
contemporaneamente
Idraulico:- Ma lei chi è?
Silenzio.
Assicuratrice:- Come fa a sapere del cadavere? .
contemporaneamente
Idraulico:- Come fa a sapere del cadavere?
Silenzio: i due si scrutano sospettosi.
Quindi l’Idraulico si precipita sull’involucro che è posto vicino alla
porta;
Assicuratrice chiude la porta. Idraulico apre l’involucro...
Idraulico:- Stracci?
Assicuratrice:- Stracci? Come è possibile?
Assicuratrice si avvicina all’involucro; vi spia dentro.
I due si guardano.
Assicuratrice:- E il cadavere di?..
Contemporaneamente ·
Idraulico:- E il cadavere di?..
Assicuratrice:- Di Aba?
Idraulico:- Il cadavere di Aba? Il cadavere di Ale!
Suonano alla porta, sobbalzano
Assicuratrice:- Chi può essere?
contemporaneamente
Idraulico:- Chi può essere?
Idraulico si avvicina alla porta; solleva il copri spioncino...
Idraulìco:- Guarda tu.
Assicuratrice esegue poggiando l’occhio allo spioncino.
Idraulico:- Chi è?
Assicuratrice:- Ah, Giulio.
Idraulico:- E chi è Giulio?
Assicuratrice:- Shh. Non facciamoci sentire.
Ed entrambi si allontanano dalla porta.
Altro suono di campanelle: i due sono al centro della scena...
l’uno davanti all’altra; in silenzio.
Pochi attimi.
Idraulico:- Non mi hai ancora detto chi è Giulio!
Assicuratrice:- Ma niente... E’ l’amministratore.
Idraulico:- E perché è venuto?
Assicuratric:- Niente.
Idraulico (con la voce di Ale) Smettila di dire niente: Perché è
venuto?
Assicuratrice:- (con la voce di Aba) L’avevo chiamato io.
Idraulico:- (c.s.) Perché?
Assicuratrice:- (c.s.) Per farti ingelosire, sciocco.
Idraulico:- (c.s.) Stupida.
Idraulico e Assicuratrice si abbracciano, si scambiano alcune
carezze e alla fine si baciano.
Appena si distaccano:
Assicuratrice:- Adesso basta, però. Mi fa senso baciarti così. (E gli
sfila dalla testa la maschera dell’Idraulico: appare il volto di Ale) Ti
preferisco così, amore.
Anche Ale sfila via all’Assicuratrice la maschera e la parrucca.
Ale:- Anche tu mi piaci di più così.
Aba ed Ale si baciano.
Sìpario.
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