Anno Il N° 10 -luglio/agosto
13
1973
non è sufficiente a innescare quel
rovesciamento generale della società
dal quale dovrà sorgere l'uomo nuovo, così come non è sufficiente essere minoranza oppressa, per mettere in discussione la realtà, il contesto sociale, per garantire l'azione
rivoluzionaria.
Seguendo il filo 1'0,"0 della nostra ricerca iniziata con l'analisi dellinguaggio pornolalico, proseguita attraverso l'analisi del corpo, vorremmo ora
.definire alcuni segni dell'essere "diverso", in questa società capitalista,
patriarcale e fallocratica.
La domanda che ci rivolgiamo è
questa: "Che cos'è il diverso?"
Autogestione
Rivoluzione
Merne e autre
Proviamo per ora a identificare le
due categorie dell'uguale e del diverso con quelle del "meme" e dell"'autre",
usando il linguaggio sociologico della scuola di Francoforte, secondo il quale la coscienza del
pensiero moderno, cioè borghese,
ha due indirizzi, quelli appunto del
"meme" e dell"'autre".
Il primo è un pensiero scientifico e
speculativo: è il pensiero dominante. Cosi se il meme è l'uguale,
l'uguale è il pensiero dominante e
poiché il valore dominante è quello
maschile se ne deduce che il meme
è maschile e l'autre è femminile.
Il me me cioè è lo "square ", è il
"reale", è il principio della realtà,
è un 'operazione per capire e giustificare il concreto, il pratico e il
reale, e cioè i concreti rapporti di
produzione.
La produzione, l'ideologia, le istituzioni, fondano la categoria del meme e cioè dell'uguale. Come la coppia monogamica, il matrimonio e la
famiglia la fondano nell'ambito
"privato".
L"'autre"
invece è il doppio, è l'antitesi, è il rovesciamento dell'uguale.
è il differente, è il latente, il simbolico: è il diverso. Meme = Uguale; Autre = Diverso.
Se il meme l'abbiamo definito come la struttura del reale, l'autre invece farebbe parte del sovrastrutturale secondo la più elementare concezione marxista. E' autre il pazzo,
il nero, la donna, l'omosessuale, il
"fraeck", l'artista, il drogato, ecc.
Così se la scienza è senz'altro meme, l'arte è autre, se la sociologia è
meme, la psicanalisi è autre, ecc.
Per quello che ci interessa diremo
che il °normale" è Hmeme" mentre
l"'abnorme" è "autre". Con ciò
possiamo scrivere che le due categorie in tal modo enunciate con
buona approssimazione,
si fondano
entrambe su due codici diversi, cioè
due sistemi simbolici diversi, ferma
restando la medesima struttura.
La struttura presente
La Struttura (intesa com 'è dalla
linguistica strutturale)
è un sistema
retto da una coesione interna, un
sistema composto di cOlTelazioni,
di determinazioni
economiche, sociali e culturali, che rappresenta la
forma tipica assunta in un dato periodo storico. Così la Struttura del
Capitale è un sistema di rapporti e
di relazioni autoregolato da leggi
formali in equilibrio fra loro.
La struttura, dicono ancora i linguisti, vale se funziona come "codice" che può generare "messaggi"
"diversi".
La nozione di struttura allora, aggiungiamo noi, si rivela come Sistema di Differenze. Come si determina la struttura?
Senza incorrere nell'ontologismo
strutturalista
diremo che è il movimento della Storia a determinare la
Struttura di una società. Qual è il
l'apporto che lega Struttura e Sovrastruttura? E' la struttura "dominante" a determinare e regolare la sovrastruttura
"diversa". Capitale e
Utopia. Lavoro e Loisir.
Produzione e Mass-Media.
Questo lungo cappello è per· cercare
di capire se il "diverso" in quanto
tale può essere una categoria eversiva e rivoluzionaria rispetto a quella
dell '''uguale''. Si può cominciare a
dire che non basta l'autre per rovesciare il meme, poiché il primo non
è che un elemento determinato
dal
secondo, ne è il suo doppio (per il
concetto di "doppiezza"
vedi nostro art. "Il corpo e il suo doppio",
FUORI! n. 9).
Quindi pensiero meme e autre, struttura uguale e diversa, stile di vita
square e alternativo, utopia e anarchia, sono le due facce della stessa
medaglia: quella della civiltà borghese che pensa se stessa in termini
di identità di meme e di autre.
Il Capitale cioè totalizza tutto, se è
vero che la "borghesia non può esi·
stere senza rivoluzionare continuamente gli strumenti di produzione.
i rapporti di produzione, dunque
tutti i rapporti sociali" (Marx-Engels, Il Manifesto del Partito Comunista).
Il "totale" non è evidentemente
il
"totalitario",
poiché se quest'ultimo
esclude la possibilità del nuovo, la
comprensione del mutamento,
il
primo continua
consente novità
invece e l'esperienza
della
della diffel'pnza qualitativa. Il principio della
totalità però è privato dal Capitale
ti i tutte le caratteristiche
rivoluzionarie poiché non esiste mezzo che
produca la totalità. Essa è sempre
agognata ma mai raggiunta, è una
illusione, una mistificazione,
una
astrazione.
In un tale mondo tutto diventa
uguale, anche il diverso, ben presto,
viene inglobato e "tutto appare agli
uomini come se appartenesse loro
perché loro non appartengono
a se
stessi" (Theodor W. Adorno, Prologo alla televisione). Se all'inizio il
diverso può essere insoPl?ortabile
allo square, ben presto, e lui stesso
che dopo averlo "consumato"
ne
chiede un altro "più diverso".
All'interno della struttura dell'uguale
coesiste una gamma vastissima di
diversi, tutti funzionalizzati
e cana·
Iizzati da uno stesso uguale: la reale alienazione tra gli uomini.
Se l'uguale vince è perché possiede
lo strumento primo dei mezzi di
produzione del lavoro e delle idee.
L'unica vera illuminazione allora è
il possesso.
... rna quale alternativa?
Anche noi siamo convinti che "non
si dà vera vita nella falsa" e quindi
"non ci lasciamo tentare dalla seduzione soggettiva di desiderio o di
amore proiettato verso tutto e tutti,
mentre la vita permane "falsa" per
i rapporti di produzione ... Siamo
cioè convinti che non si darà un radicale innovamento sociale senza
mutare entrambe struttura privata,
istituzionalizzata
e psichica e stru!tura di classe" (Corrado Levi, Storia palpitante e violenta, FUORI!
n. 8).
Ma come individuare una "new way
of life" senza cadere nell'individualismo? nella rinuncia volontaria al
meme per un autre che ben presto
si rivela ancora meme?
Perché siamo sempre lì, alla società
borghese che pensa se stessa in termini di identità di meme e di autre. Come uscire dall'impasse? che
fare?
Non basta "voler essere diversi" o
"cercare di essere diversi" per se
stessi, che sarebbe ancora una volta
definire il diverso come categoria
individuale, interiore, personale, ma
dovremmo cominciare a "voler essere diversi con gli altri", "per gli
altri", "insieme agli altri ": in rapporto agli altri (oppressi).
Solo allora il Nuovo Stile di Vita
diventerebbe rivoluzionario,· eversivo e non semplicemente
"alternativo". Poiché l'alternativo
non è che
un 'opposizione binaria, un 'oscillazione tra sì e no, tra meme e autre, tra uguale e diverso. Niente di
più.
Perciò lo Stile di Vita Alternativo
e
Se è quindi all'autre che noi dirigiamo il nostro messaggio non ci resta
che analizzare più accuratamente
le
sue componentI.
Pazzi, neri, studenti, donne, omosessuali, freak, artisti, drogati, dropout, ecc., dicevamo, e ancora altri,
ma tutti con un bisogno diverso da
affermare all'interno della medesima
strategia anticapitalistica.
Mentre l'avanguardia della classe
operaia sta progettando
una soluzione economica su presupposti
economici oggettivi e cioè l'approp'riazione dei mezzi di produzione,
Il Nero ricercando la sua identità di
afro-asiatico schiavizzato nel lavoro
e depauperato
della sua cultura, afferma la rivoluzione razziale intesa
in senso anti-imperialistico
e anticapitalistico, cercando di rivelare la
propria essenza che è una cosa che
ha a che fare con la propria cultura
particolare, con le proprie origini,
che sono poi un fatto razziale.
Nello stesso modo in cui, per assicurare l'eliminazione
delle classi
economiche, è necessaria la rivolta
della classe oppressa, il proletariato,
e in una temporanea dittatura, la
loro appropriazione
dei mezzi di
produzione, "altrettanto
per assicurare l'eliminazione
delle classi sessuali è necessaria la rivolta della
classe oppressa, le donne, e l'approvazione del controllo della riproduzione ...•• (S. Firestone, La dialettica
dei sessi). Perciò finché larivoluzione sessuo-socialista non rovescerà
l'organizzazione
sociale di base, la
famiglia biologica, sradicando veramente tutti i sistemi di classe, compreso quello omosessuale, sistema
di classe tra i più repressi e rifiutati che nasce dalla rigida divisione
tra i due sessi, il tarlo dello sfruttamento non verrà mai distrutto.
Se l'operaio, smarrito e disumanato
dal Capitale, si nega quotidianamente nel lavoro, che gli è "esterno",
dice lui, che è Bfuori di sè", ma
che gli è ugualmente "interno"
dato che "il lavoro non produce soltanto merci; produce se stesso e
l'operaio come merce" (Marx, Manoscritti economico-filosofici
del
1844), pure lo studente, come l'artista, come il freak, che si esprimono rifiutando oggettivamente
l'economia (cioè una realtà priva di significato, perché estraniata e alienata), producono plus-valore. Così
ogni giorno, facendo il lavoro che
facciamo, o il non-lavoro, poiché
l'ozio, il gioco, il desiderio, sono
soltanto il contrario meccanico del
lavoro, del danaro, dell'economia,
non la loro abolizione, ci neghiamo
come uomini, proprio perché il lavoro, sia esso di fabbrica di idee o
di "merda", è la negazione del sociale, dell'umano,
è passività, è
produzione di merce, è costituzione
di
tifOprodotto.
egoistico
gatoun albisogno
possessodi de
le-
Bisogno del prodotto
e della produzione
Tutti
vogliamo
possedere
il prodotto, cioè
la reciproca
produzione,
invece che impugnare la produzione.
Ciò è particolarmente
evidente oggi,
dopo le analisi del radical.femminismo e dei gruppi rivoluzionari omosessuali, nella crisi dei ruoli sessuali
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Anno Il N° 10 -luglio/agosto
(' della famiglia biologica, intpsi come rapporti di potere tra n'a,;chio e
femmina, tra maschio e maschio,
tra femmina e femmina; tra genitori e figli, ,ecc.
Dove il rapporto d'amore nel quale
io sto con te, il mio cazzo per il
tuo bisogno, è una pura e semplice
apparenza e pura e semplice apparenza è la nostra reciproca integrazione, fusione biologica, che serve
da base al reciproco spogliamento ...
Dove il sè cerca di arricchirsi attraverso l'assorbimento
di un altro essere, che è certamente il nostro reciproco bisogno.
Un falso bisogno, un "bisogno del
prodotto",
non un "bisogno della
produzione",
supporto ideologico di
una teoria al servizio della classe in
possesso dei mezzi di produzione.
Il salto è dal bisogno "naturale"
della progressiva spoliazione e del
progressivo possesso al bisogno "sociale", solo ponendo il quale come
base si può giungere alla realizzazione della prassi soggettiva anche nel
rapporto d'amore tra maschio e
femmina, tra maschio e lnaschio,
tra femmina e femmina, ecc.; tra
genitori e figli, ecc. Ma il Denaro
media
tuttol'impulso
e "possedere"
ad essere
Dovrebbetorna
essere
l'uomo stesso intermediario
per
l'uomo, per la donna, per l'''essere
umano" e invece la sua schiavitù
raggiunge il massimo. Attraverso
l'intermediario
della proprietà gli
individui si mediano. Si prendono,
sono presi, opprimono, sono oppressi, recitando le fruste commedie dei
ruoli sessuali, allevate nel culto dell'occhio infantile, ultrasensibile alla
gerarchia del potere, che tutto vede
nella sua forma più "pura". L'impotenza materna e l'autorità paterna. Remissività e supremazia. Passi-
Collettivo romano di
controinformazione
sulla sessualità'
Il collettivo romano del FUORI
che al suo interno ha parecchi
travestiti, ha organizzato
in concomitanza con elementi del Partito
Radicale, alcune riunioni di studio
sulla prostituzione,
in preparazione
del convegno che si è tenuto il
26 febbraio alla sala BELOCH,
promosos dal Movimento Femminista Italiano.
Dalle riunioni è emersa l'opportunità di gestire sul piano politico i
processi che devono subire molto
spesso i compagni per mascheramento. Il primo travestito che è
comparso davanti al pretore ieri 9
marzo, si è visto infliggere il massimo della pena; si ricorrerà al
grado superiore. La costituzione
di questo collettivo politico è citata sul n. 189-190 di NOTIZIE
RADICALI, assieme alla notizia
t.JA TI
JfI
A
r"UJO
'T&lOIJUt'?
vità e proprietà. Pazienza ed egemonia. Sopportazione
e dominio. La
garrula risata di sabbia della madre
che niente può contro la tosse di
roccia del padre. Perciò, tra i due,
il figlio e la figlia, preferiranno certamente la madre, perché legati dalla comune oppressione dello steS1;o
padrone. Allora se è vero che 1'0mosessualità maschile deriva dall'attaccamento alla m'ldre da parte del
bambino senza passare attraverso lo
stadio dell'attaccamento
al padre,
amiamola questa madre e odiamolo
questo padre, purché ciò non sottragga il diritto degli oppressi di
organizzarsi intorno alla loro oppressione "come essi la vedono e la definiscono" (S. Firestone, id.).
L'organizzazione
di base intorno alla propria oppressione, la fine del
verticismo e dei giochi di potere,iil
bisogno di una base di massa prima
della lotta sanguinosa, tutti i principi della rivolta radicale improvvisamente si definiscono e prendono
corpo. Affrontando
la propria oppressione in quanto oppressi.
In quanto studenti. In quanto n"I·i.
In quanto donne. In quanto Omosessuali. In quanto drogati.
Non ha importanza da dove parte
l'attacco al sistema, il problema essenziale è attaccarlo maturando la
coscienza di oppressi ed esprimendo la volontà di autogestire la propria vita. Non significa però toutcourt vivere l'''autre'' oggi, qui,
adesso, essere cioè "più avanti"
dell'azione, ma lavorare nell'autreper l'autre-prima-durante-dopo
l'autre nella lotta di classe. Articolando
la propria vita nel tentativo di ricomporre la lotta di classe, l'immaginazione e il desiderio.
Mauro Bertocchi
dell'esistenza di una dottoressa e
di una psicologa a disposizione del
FuORI.
Con queste persone in tendiamo
creare una contro struttura di consulenza sessuale.
Abbiamo intervistato molti omosessuali; il quadro che ne è emerso, è
stato tale da spingerci ad agire.
Troppe persone vengono "curate"
con vari pretesti ... medici, psicologi, sociologi, ma il motivo di fondo è la loro omosessualità.
Inoltre,
i metodi con cui una persona è
mandata alla "cura" non sono fra
i più onesti.
Anche se il FUORI si è sempre
dissociato dalle scienze ufficiali,
non può fare a meno di agire nel
momento in cui la non conoscenza in campo scientifico da parte
degli omosessuali li porta, talvolta,
ad accettare soluzioni che sono
solo dannose, perciò questo collettivo cree',',ì, dei canali di controinformazione.
Collettivo romano del
FUORI! c/o Partito Radicale
Via di Torre Argentina 18
Una lettera
Detto fra parentesi, il N.o 8 l'ho
comperato in edicola, perché ancora
non mi è arrivato. Se e colpa delle
Poste, la.parola d'ordine è "protestare". Se siete in ritardo voi, non fa
niente. Tanto all'edicola l'avrei comperato lo stesso, perché mi interessa
averne una copia in più per qualcuno che, pur essendo al di fuori della
categoria, può tuttavia leggere e imparare qualcosa ... Almeno spero!
Ho dato una prima lettura a questo
numero e mi pare che ci siano dentro cose molto belle, molte delle
quali sento vere e condivido. lo
non leggo molti giornali, perché
spesso fanno perdere del tempo, ma
mi sembra che l'impostazione
di
questo sia molto valida. Secondo mi'.
è il vero giornalismo, questo, perché offre dei fatti diretti e la riflessione su di essi fatta in linea di
massima da chi questi fatti li vive.
Difficilmente vi ho trovato astrazioni (e di astrazioni credo di interdermene, perché sono state per me
- e un po' lo sono ancora - una
tentazione).
Per astrazione intendo
l'interpretazione
forzata della realtà
alla luce di un solo fatto o di una
sola esperienza nemmeno bene approfondita in tutte le sue implicazioni.
Mi fa piacere rendermi conto che ci
sono diverse persone che sono capaci di riflettere, che sono mature,
sulla strada dell'umanizzazione.
Ciò
bilancia un po' il peso di tante altre esperienze più o meno quotidiane in cui, invece, compare la
superficialità, la grettezza, la meschina ipocrisia. Voglio dirti anche
che questi articoli, quelle lettere,
mi fanno scoprire una dimensione
nuova anche di me stessa sia nei
confronti miei sia nei confronti degli altri. Mi accorgo di maturare ulteriormente - ed anche di avere
molta altra strada da fare - . A
volte mi prende una specie di senso
di colpa nei confronti di quell 'altra
persona, perché mi rendo più nettamente conto che una parte della
responsabilità della separazione
- separazione che penso per lei più
grave negli effetti pratici che per
me - sta in me, nella misura in
cui io, prilna, mi ero un po l legata
a un ruolo, pur contestando
quello
che mi trovo appiccicato nella vita
pubblica. Non e questione di cambiare ruolo. E' questione di abolirlo, di abolirne il significato stesso.
La persona: basta l'osi, è sufficiente. Tutto il resto è dannoso, perché
soffoca !'inventività; la spontaneità,
anche nella sfera più int.ima. lo almeno ho quest 'esperienza. E' una
piccola esperienza, come durata, ma
per me è molto valida perché è
stata ed è ancora nell 'assoluta separazione - vissuta intenunente,
dalla
mia intera personalità.
Ecco, queste cose, PUl' intuite.
magari non fili si sarebbero chiarite
1973
se non le avessi ritrovate sul giornale e penso che, in posizione analoga siano anche altre persone.
Le strade su cui procedere, come
gruppo, dico, sono diverse. Quella
dell'approfondimento
delle esperienze, quella della politicizzazione,
quella della pubblicità, nel senso
anche della casa editrice, e nel senso che si parli della persona umana
partendo da noi stessi, da ciò che
la società ha voluto fosse un problema, quella dell 'aiuto - se possibile - della lotta, meglio, contro
i soprusi.
Lettera
cOllfillll~1 da pagina
firmata
- Firenze
12
saremmo qui a (larlare e
Ilemmeno esisterebhero
gli
omosessuali.
Non dinwntichiamo che ogni oml)sessuale nasce da ulIa cOPllia
eterosessuale,
un uomo Ili ì.
una donna, e ciÒ liquida
ogni commento.
Giacolllo Dacquill(l
Giacomo Dacquino, nazista,
pseudo-psicanalista
con
studio in TOrilIO, dove
succhia soldi ad olIwsessuali
repressi. ma con famigl il'
danaruse. Legato agli
ambienti cattolici piÙ
reazionari, (lorta COlI Sl'
il fetore della sacrestia e
del circo,
Malgrado il giudizio di
IDIOTA ed IMBECILLE
che uniyersalmente
i suoi
colleghi gli attribuiscono,
continua a scriverl' e a
puhbl icare Iibri.
Questo gli riempie lo
"studio-Iager"
di ricche
o
mamme higotte che
piangenti cercano da lui la
"salvezza per i Prollfi figli.
La redazione di FUORI! gli
esprime (per ora) tutto il
disprezzo di cui è capace.
Anno Il N° 10 - luglio lagoslo
15
1973
Sull'invito, un bellissimo manifesto
pieno di mele verdi con i nomi
degli artisti, c'era quello che sapete
già a memoria: che ci mancano i
soldi per andare avanti e che la
mostra era il nostro S.O.S. Così è
venuto un mucchio di gente, il 16
maggio, e anche dopo. Sono stati
venduti diversi quadri, abbiamo fatto una trentina di abbonamenti
speciali (FUORI! + una splendida
litografia tirata l/50 di Enrico Colombotto Rosso riservata solo agli
abbonati del nostro giornale), pagheremo così qualche debito.
Che una galleria importante come
LA MELA VERDE abbia fatto una
mostra per noi, ha scosso le acque,
ha fatto sì che moltissima gente
venisse a contatto con il giornale,
con le nostre idee; abbiamo dato
copie del FUORI! a tutti quelli che
visitavano la mostra e per quindici
giorni si è parlato del FUORI!
nell'ambiente
dei frequentatori
di
gallerie d'arte.
Ringraziamo Angela Signetti, della
MELA VERDE, Paolo Levi che ha
recensito la mostra su Il "'A vanti" e
Paride Chiappati sull'''Unità'',
non
ringraziamo per niente chi non ne
ha parlato, ringraziamo infinitamente Enrico Colombotto
Rosso, è grazie a lui, che si è dato da fare in
un modo incredibile, che abbiamo
potuto realizzarla. E un grazie di
cuore agli artisti che ci hanno offerto le loro opere:
Stefano Balsano, Mario Bariona,
Franco Bortoloni, Pier Canosa,
Adriano Campisi, Ennco Colombotto Rosso, Salvador Oalì, Emio 00naggio, Leonor Fini, Vasco Fontana, Ouilio Gambino, Attilio Gardino, Giuliano Ghelli, Mario Gramaglia, Giovanni Grasso, Mario Lattes,
Stanislao Lepri, André Masson,
Guglielmo Meltzeid, Mitsuo Miyahal'a, Aldo Mondino, L. Mottura,
Luigi Nervo, Ugo Nespolo, Giorgio
Pramaggiore, Michela Pron Pachner,
Renata Rampazzi, Man Ray, Fabrizio Riccardi, Renato Ricci, Mario
Sanna, Sergio San'i, Michele Venturi, Vanni Viviani.
16
Anno Il No 10 - luglio lagosto 1973
Ho trascorso un mese a Parigi dove
ho frequentato
gente e ambienti
del FHAR (Front Homosexuel
d'Action Reuolutionnaire).Fin
dai
numeri precedenti di FUORI! è già
stato scritto parecchio sulle origini
e gli sviluppi del fronte omosessua.
le francese, per cui desidero limitarmi, in questo articolo, ad un resoconto di quanto ho visto e creduto
di capire della attuale situazione
del FHAR a Parigi.
Le belle arti
Compagni e compagne del FHAR
(le lesbiche sono in notevole minoranza) si riuniscono ogni giovedi
sera in una assemblea generale che
si tiene alle Beaux Arts (l'Accademia delle Belle Arti). E' in un'aula
ad anfiteatro che alcune centinaia
di persone si incontrano in Un'atmosfera intermedia tra il socialmeeting anglosassone (e cioè l'incontro sociale) e l'inquietudine
di
un aspettando Godot, che, ovviamente, non arriva mai. Sebbene la
forma del locale, con tanto di mastodontica cattedra in basso, suggerisca l'idea di conferenza o, quanto
meno, di dibattito, nessuno prende
mai la parola: sulla cattedra scàlpita un gruppetto di Gazolines,
la compagnia di travestiti super-radicali del FHAR. E' da questa posizione strategica che essi lanciano
frizzi sull'assemblea,
misti a getti
di aranciata e Pepsi-Cola e ad urla
indescrivibili. Vestono di stracci
trapunti, volpi e peluche, portano
cappelli piumati e calze a rete
romboidale, si cospargono di lustrini e ciprie vellutate, hanno le unghie smaltate con fosforescenze
dovute a pai/lettes - e i tacchi
alti. In sè uniscono al potere provocante dello stereotipo
femminile
un 'aggressività tutta maschia, in un
insieme di ambiguità omosessuale
e sfrenatezza impressionante.
Tronfie di ciò, gestiscono la propria
presenza autoritaria sul resto degli
assembleari, i quali oscillano da un
atteggiamento,
nei loro confronti,
da spettatori,
ad uno, timorosamente moderato, di indifferenza.
In
sostanza, si ha ancora una volta
l'impressione della consueta separazione tra palcoscenico (dominato
dalla compagnia delle Gazolines) e
platea (il resto dei presenti): una
impressione teatrale che, per quanto di notevole rilievo, non fa che
tradurre in sè e nella propria
messinscena le problematiche
di
fondo che, pur nell 'atmosfera
pretesa liberante del movimento
rivoluzionario omosessuale, permangono vivissime tra gli aderenti al
fronte, sia nell'ambito
della loro
esistenza privata, che in quello del
pubblico confronto.
Una quindicenne
comparsa per la
prima volta al FHAR, dichiara di
avere incontrato
in queste assemblee "gente che ha riscoperto la
bellezza". In effetti, fra l.eaders
in incognito che fanno la loro apparizione in veste di stars, e stars
profumatissime
che nel caos assembleare non fanno che investire
in forma nuova ma non meno evidente il vecchio ruolo di leaders,
di bei visi, bei corpi ce n'è tanti.
Chiome di ogni colore, figure
sensuali e sciolte, senz'altro diverse dal rigidume oscillante proprio
delle classiche cheche da ghetto o
checche velate che dir si voglia.
La distanza tra il bello e il meno
bello è accorciata dall'ampia fantasia nel vestire, che coinvolge più
o meno tutti. Se, come dice
Benjamin, la "moda ha il senso
dell'attuale,
dovunque esso viva
nella selva del passato", gli assembleari del FHAR paiono incarnare,
o, quanto meno, vestire, tutte le
sfumature dell'attuale,
attraverso
PARIS
una cultura profondamente
cinematografica delle epoche passate, dagli sciolti motivi dell'antica Roma
al collare rigido di Catherine de
Médicis, dai piumaggi di Mistinguett ai décolletés della Monroe.
Nella penombra delle aule superiori del1e Beaux Arts, nel frattempo,
si batte e la gente fa all'amore,
a volte di gruppo. L'atmosfera
è
ancora tutt 'altro che rilassata: un
compagno italiano, che disinvoltamente si spoglia nudo, suscita
scalpore; ogni tanto scoppiano litigi fra coloro che vorrebbero accendere le luci affinché tutto si manifesti nella sua evidenza e l'ombra
gravante del ghetto si dilegui, ed
altri che preferiscono l'ambiguità
del buio, scrigno e conforto di
ogni timidezza. Questi ultimi fini·
scono con l'avere la meglio.
Nel complesso, un'assemblea del
FHAR è molto bella se vissuta in
trip: ma è piuttosto frustrante per
chi vi capita così per avere un'idea
dì cosa combinino gli omosessuali
rivoluzionari francesi. Il tale che si
ritroverà facilmente solo, escluso
dall 'atmosfera bollente che coinvolge soltanto un certo numero di
iniziati gelosi della propria anzianità a miti, tradizioni e pettegolezzi del FHAR.
Le voci
Quelli del Group 5, che figurano
tra i fondatori del fronte e che
pubblicano il Fléau social, giornale
gay rivoluzionario,
ormai da tempo
disdegnano l'assemblea generale del
giovedì. Addirittura
è di giovedì
sera che essi tengono le loro riunioni redazionali, per cui, visto e
considerato che l'assemblea al1e
Beaux Arts resta l'ultima espressione unitaria dell '''attività''
del
FHAR a Parigi. essi restano completamente staccati dal movimento
e dai suoi sviluppi. Il discorso che
portano avanti sul giornale è auto·
nomo, ha una sua coerenza nell'
ambito di una dichiarata intenzionalità rivoluzionaria,
ma non viene
condiviso nè dagli elementi di
"base", nè dalle frange più avanzate del FHAR. Più vicina agli
uni e alle altre è la redazione
dell'Antinorm,
l'altra pubblicazione
sortita dal FHAR, che, smesso un
certo carattere trionfalistico
comune alle prime pubblicazioni
omosessuali rivoluzionarie,
si mant.iene
più vicina alle problematiche
effettive che coinvolgono il movimento
e tenta di dibatterne
alcune delle
fondamentali
contraddizioni.
Ma
- in ultima analisi - anche il
discorso dell'Antinorm
non ha un
gran seguito, visto che la vendita
di questo giornale, affidata, più
che al1a diffusione militante, alle
librerie gauchistes, finisce con l'incontrare un pubblico gauchiste,
- FHAR
appunto, e quindi sovente intel1ettuale ed elittario.
Più che dalla discussione politica,
dalla diffusione mezzo stampa
delle tematiche omosessuali e rivoluzionarie, la "base" parigina del
FHAR risulta maggiormente
coinvolta dalle brevi manifestazioni
improvvisate per la strada, fra grandi
schiamazzi, all'uscita delle Beaux
Arts; oppure dagli ormai tradizionali incontri in certi bar etero
trasformati in luoghi di ritrovo
gay (vedi La Palette), in cui, in
una atmosfera un, po' blasée, agli
estremi rigurgiti di una nausea ( o
snobismo'!) csistenziale stile 1973,
si mescolano
i baffi
spioventi
del
gauchiste
un po'
sbiadito
memoria
del '68 studentesco,
la tenuta da
strega col cappellaccio a larghe
falde della femminista radicale,
hippies scalcagnati con sotto il
braccio l'ultimo studio di Lacan,
e Marlene, star vivacissima e capo
supremo dei travestiti del FHAR,
attorniata da un crocchio di omosessuali meno travestiti di lei, che
commentano
- tutt'occhi
e tutti
orecchie sullo scenario che li circonda - l'ultima manifestazione
contro Debrè salaud o l'ultima avventura di Dali e del suo leopardo
sull'ascensore dell'Hotel Maurice.
La "base" del FHAR, in effetti,
non fa niente di politico in senso
tradizionale:
il discorso teorico
viene dai più rifiutato e nulla ricorda, nel comportamento
politico
del gay rivoluzionario
francese, lo
spirito pragmatico comune, sebbene in forme diverse, al Gay Lib.
inglese e agli Homosexuelle
Aktion
tedeschi. Sembra tuttavia che, con
un provincialismo tutto francese
nobilitato da una ricca dose di
chauvinismo culturale, la droga sia
stata di recente scoperta al FHAR
come eccitante risorsa esistenziale.
Neppure il lavoro di presa di coscienza viene considerato.
Guy
Hocquenghem,
noto teorico e stella lucentissima del FHAR, ha trattato coi piedi me e un altro compagno del FUORI! che ci eravamo
recati da lui per discutere il metodo e le prospettive di ricerca del
col1ettivo di presa di coscienza di
Milano, snobbandoci
in forza del
consueto paraocchi chauvinista e
di una strafottenza
teorica assai
vicina al confusionarismo
cialtrone
dei suoi amici Guatary e Deleuze,
"analisti anti-psicoanalitici",
come
essi azzardano definirsi dettando
legge. (dal pulpito mas.chilista, e
oggi assai in voga, che detengono
all'università di Vincennes) sul solito codazzo pecorile degli sno b
culturali.
Chanel N° 5
A casa loro, i compagni del FHAR
conducono
esistenze di vario tipo.
Le esperienze più interessanti mi
pare siano rapp'resentate
dal1e comuni. Meno dIffuse che a Londra
o a Colonia, meno coinvolgenti
nella "regola" comunitaria
i singoli
membri, le comuni parigine sorgono qua e là senza troppe pretese
nè intenzionalità:
in esse si raccolgono dei gays, o degli eterosessuali in crisi, interessati alla vita in
comune con gente che come loro
rifiuta di ricreare una famiglia, e
che è partecipe di simili problematiche ed aspirazioni politiche, sessuali e più generalmente
umane.
Vivere in comune è certo meno
·oneroso per i singoli, soprattutto
per quello che concerne le spese_
Il furto come mezzo di SUSSIstenza
(il piccolo furto, si intende) è assai diffuso: difficile fregare sui trasporti, ma nei magazzini alimentari è relativamente
facile fare provviste senza passare dalla cassa a ritirare lo scontrino. Se il furto è
di moda, si usa anche rubare, nei
limiti del possibile, ciò che la moda allettante impone. Miguel e
Jean-Philippe,
una coppia di amabili checche del FHAR, posseggono
una collezione di Vhanel n. 5, le
cui eleganti boccette sono allineate
sulla mensola liberty sovrastante il
lavandino della loro casetta modestissima ma follemente agghindata. Boccette che provengono tutte
(di straforo) dai banchi degli eleganti magazzini Printemps e la cui
collezione, come ogni collezione
che si rispetti, continua gradualmente ad arricchirsi.
Oltre al furto, la manifestazione
di
piazza coinvolge un notevole numero di compagni del FHAR. E'
soprattutto
in occasione del 1
Maggio che le Gazo/ines scendono
come furie nelle strade, a creare
lo scompiglio fra i militanti perbenisti Gli
della
sinistradel extra-parlamentare.
slogans
FHAR sono
divertentissimi e finiscono con l'alterare in gran follia l'atmosfera
maschilista che caratterizza
le manifestazioni di piazza quando, a
far sentire la voce, i muffiti gauchistes son solo loro.
Se le Gazo/ines sfilano caoticamente per le strade, c'è un gruppo di
intellettuali
gay che suscita a suo
modo casino, E' opera loro assai
recente una Encyclopédie
des homosexualités,
pubblicata in collaborazione col gruppuscolo
editoriale
gauchiste Recherches.
Il contenuto
del libro non presenta nulla di
partioolarmente
nuovo: molto l'a·
dical-chic unito ad estremismo verbale, qualche bel cazzo in erezione, fumetti pomo-politici
e discussioni didelle
gruppo
sariga
Andyconcepite
Warhol's sulla
inter-falviews. Il tutto abilmente, anche se
non dichiaratamente,
combinato
in
modo tale da garantire il sequestro
del libro, da parte della polizia, il
giorno stesso in cui esso avrebbe
dovuto essere presentato
al pubblico. Così, m~ntre gli autori della
Encyclopédie
e gli organizzatori
del "vernissage" sfuggiti alla polizia si rifugiano in un'università
a
tenere una conferenza sull 'atto di
repressione subito, tra coriandoli,
stelle filanti e il plauso unanime
di intellettuali
ed extraparlamental'i che vi si trovano, c'e chi, come
me, aspetta alla galleria Vivienne,
dove, in base ai programmi, il libro dovrebbe essere presentato,
allo scopo di ottenere informazioni
precise su quel che è successo.
Nel frattempo,
alla spicciolata,
giungono gli .invitati alla presentazione: gente che, sfoggiando sofisticatissime tenute, suscita più l'impressione
una diparata
del tout
Paris
che di
quel1a
compagni
rivoluzionari.
.
Mario Rossi
Anno Il N° 10 -luglio/agosto
Per la prima volta gli omosessuali
sono usciti dalle ultime file dei cinema e si sono presi la sala e la
cabina di proiezione.
A Roma, al Filmstudio 70, noi omosessuali del Collettivo Autonomo
di Cinema del F.U.O.R.I., abbiamo
organizzato una rassegna di films
sull'omosessualità.
Come prima
esperienza è stata molto positiva:
grande accesso di pu bblico fra cui
la maggior parte omosessuali, e la
possibilità di fare un discorso dalle
molte angolazioni attraverso la presentazione di ben 18 films in 14
giorni di proiezione. Dunque due
settimane, intervallate da una settimana di cinema femminile e femminista organizzata dal Collettivo
Femminista di Cinema.
Nella scelta dei film abbiamo seguito vari criteri:
l) presentare film di omosessuali
sull 'omosessualità
2) vedere la figura dell'omosessuale
così com 'è stata recepita e raffigurata da vari registi eterosessuali.
3) smascherare in film dichiaratamente eterosessuali la componente
omosessuale repressa (ad esempio
i western) o presentare film che
demistifichino essi stessi l'atteggiamento auto repressivo dell'eterosessuale.
Per il primo aspetto abbiamo raggruppato:
a) Come together del Gay Lib di
Londra
b) c) Non è l'omosessuale ad essere
perverso ma la situazione in cui vive e Sorelle della Rivoluzione di
Rosa von Praunheim
d) e) Swain e Twice a man di
Gregory Markopulos
f) Un chant d'amour di Jean Genet
g) Couch di Andy Warhol
Per analizzare il secondo aspetto
sono stati utili:
h) Michael di Cari Theodor Dreyer
il Germania anno zero di Roberto
Rossellini
I) ...Harold di William Friedkin
l) Il sergente di John Flynn
m) Persona di Ingmar Bergman
n) To tea di Steve Dwoskin
o) L'assassinio di sister George di
Robert Aldrich
p) Scene di caccia in Bassa Baviera
di Peter Fleischmann
q) Portrait of Jason di Shirley
Clarke
Inoltre per il terzo aspetto messo
a fuoco:
l') Il mio corpo ti scalderà di H.
Hawks e H. Hughes
s) Sadismo (Performance)
di Donald Camel!.
Dal 4 all'l1 e dal 23 al 18 maggio
abbiamo dunque visto cinema commerciale, cinema impegnato, cinema
per cinéphiles, cinema underground
sotto l'aspetto dell'omosessualità.
Malgrado non sia stata fatta una
grande pubblicità, come abbiamo
già detto, il pubblico è stato molto numeroso: vi basti sapere che
per alcuni film agli ultimi spettacoli abbiamo dovuto mandar via la
gente e che abbiamo anche fatto
delle proiezioni notturne fuori
programma.
Questo, unitamente al fatto che
siamo riusciti a fare pubblicamente
un discorso omosessuale abbastanza
articolato e con uno strumento inconsueto (le immagini e la riflessione su di esse), ci sembra già un
grosso successo politico.
Sono stati fatti anche degli incontri col pubblico, sulle premesse
fondamentali
di una rassegna dedicata agli omosessuali e non agli
eterosessuali più o meno curiosi, e
del nostro rifiuto di porre un "pro.
blema" omosessuale, una "discussione sull'omosessualità":
abbiamo
cioè invitato ciascuno spettatore a
porsi come persona di fronte alla
propria sessualità. Comunque i dibattiti, per quanto personalizzati,
si sa come vanno, tanto che alla
17
1973
Cinema & omosessualità.
La prima rassegna
{in Europa e forse nel mondo}
di films sull'omosessualità
gestita dagli omosessuali
La devianza è maggioranza
dal film
"FUORI! uno"
fine abbiamo deciso di parlare al
termine delle proiezioni e non più
nell'intervallo
solo con quelle persone che fossero realmente interessate al discorso.
Certo la gestione più prettamente
politica di tutta la rassegna andava
curata meglio, occorreva trovare
altri strumenti per un più proficuo
contatto, non già con un pubblico
ovviamente eterogeneo, ma soprattutto con gli omosessuali, che mostrano ancora grosse resistenze:
buona parte di essi ci è sembrato
sia venuta più per una stimolazione
generica, tra la sorpresa, la curiosità e la morbosità, che per aver, sia
pur larvatamente,
recepito il discorso dell"'uscir fuori". La loro presenza alla rassegna resta comunque
un fatto importante.
E' soltanto su
loro che comunque possiamo contare, non certo sui "normali". Fatto
curioso da notare a questo proposito, fra tanti altri, è quello di Antonioni che è venuto a vedere Come
Together: prima grana è stata quella che lui voleva l'edizione inglese,
mentre il pubblico, che normalmente l'inglese non lo sa, aveva preferito che, come nostro solito, facessimo la traduzione simultanea in
cabina. Poi, a metà film, si alza e
se ne va; una nostra compagna lo
informa che alla fine della proiezione parleremo tutti insieme di quello che il film voleva dire e lui:
Hquesti argomenti non mi interessano"; lei di rimando "fa male a non
interessarsi". La risposta illuminante e definitiva del grande regista è
stata che la nostra compagna faceva
male a dirgli che lui faceva male ...
(no comment).
Ancora alcune note informative. La
rassegna doveva concludersi col
film "Fuori uno!" fatto da noi,
ma non siamo riusciti a finirlo in
tempo, per tutta una serie di com·
plicazioni, tra cui non ultima la
scarsità dei soldi. Lo presenteremo
a ottobre o novembre durante la
prossima rassegna al filmstudio.
Ditelo ai vostri amici, che vengano,
ci sostengano, ci aiutino a gestire
un fatto che riguarda tutti voi,
prima che noi. Il film, a parte il
risultato che sarà quello che sarà
(non siamo cineasti specializzati e
non intendiamo diventarlo), è importante perché forse è il solo
esempio di cinema fatto di un collettivo di un numero imprecisato
di persone (20-30-40, secondo i
momenti) senza ruoli fissi, e vuoi
essere soprattutto
un momento
espressivo per noi e un incentivo a
fare voi dei film autogestiti e autoprodotti a prezzi abbastanza bassi.
Basta mettersi d'accordo.
Ancora più importante è il fatto
che stiamo organizzando per l'inverno prossimo una rassegna viaggiante, appoggiandoci, dove ci sono, ai
vari gruppi FUORI e a una rete di
contatti del Filmstudio.
Se avete delle idee, dei luoghi da
proporre per organizzare le proiezioni (circoli privati vanno benissimo), se vi piace il cinema, ma vi
siete stufati di subirlo e avete voglia di mettervi a farlo, scriveteci,
possiamo parlarne insieme.
Un 'ultima cosa: stiamo approntando
un opuscolo con tutti i documenti
e le schede dei film, nonché un
manifesto tratto da "Fuori uno!"
che venderemo per poter finire il
film e finanziare tutte le iniziative
che abbiamo in programma.
Nel prossimo numero un articolo
più analitico su "Omosessualità
e
Cinema" e sui temi trattati nella
rassegna.
Collettivo
Autonomo di Cinema
del F.U.O.R.I.
Via di Torre Argentina 18 - Roma
18
Anno Il N° 10 -luglio/agosto1973
Poesie per Angelo
Iniziative che non ci riguardano
Riceviamo da un gruppo che si firma
"FUORI NAPOLIT ANO" un voluntino,
che pubblichiamo
integralmente,
per ri,
baltarlo dalla prima all'ultima parola.
Ci dispiace, ma non possiamo b~ciar
credere che la nostrn linea politiul s!a
quella indicata dagli autori;
Dite: ··ulcune categorie di persone, cn-
I1lD volere IC~:Jrccri.
che perpetuano
il sist~ll1a.
Dite: "Guadagnare jiaucia":
non è vero,
solo il formaggio guadagna la fiducia,
devono essere gli ctero a guadagnarsela,
non noi.'
"Se {'osi sarti rispetteremo
l'cc,
Noi l'abbiamo sempre fatto, sono
gli altri che ci opprinhHlo e non ci
hanno mai rispettato nè salvaguardato
qualcosa.
Citate Gino Olivari: socialdemocratico,
repressivo, legato al vaticnno, nppartenente al (,I.S., ha sempre fatto di tutto
per mantenere gli omosessuali nel loro
ghetto; la frase che riportate, poi, é
mostruosa, degna di un Hitler. Bisogna
distruggere questa frase e chi può condividerla. Accettate dunque l'idea (chiamiamola casi) della nevrosi omosessuale:
l'omosessualità
non è nevrosi, lo è quel
che si può ottenere grazie alla repres·
sione.
Dite:
('cc. ':
me per esempio gli OH1vji"li, 01'IOs(·s.wali.
terzo sesso"; siamo omosessuali. c bilsta,
lasciamo perdere le altre definizioni,
anzi, distnlggiamole:
sappiamo da cho
parte vengono.
Dite: uNo" è italimlO, "" cristiano ":
balle, é italianissimo, perché l'It",!i, ha
lIna lunga tradizione di antiomoi-iéssualità e di repressione: non parlial1w poi di
"cristiano"
perché questo "indiri7.zo" è
nato proprio come repressione.
Dite: HOgnul1o dCJlc ril'cndi('{/re
la parila effettiJ'u nei dirilti e lIei dOJ'eri':
Balle: siamo stufi dei doveri, dobbiamo
rivendicare i diritti; se lì rivendichino.
doveri. cominciando
dtl
gli etero.
quello del rispetto della libertà altrui.
Dite: "lIe//e caserme ". Balle: oon le vogliamo le caserme, che significano
guerra.
Dite: ""elle chiese': Balle, non le vogliamo le chiese, che significano repres.
sionc.
Dite: ""e//e carceri". Balle: non dobbia-
i
Non é con queste idee che si fa parte
del FUORI! Con queste idee si collabogiornali come "Con noi" o "Hora
ma", che sbandierano Gino Olivari e
tutti gli altri Hitler, ma non al FUORI!
Vi diciamo tutte queste cose con amore. Ma non fateci piÙ uno scherzo del
~enere.
<l
Sole Sole Sole Sole Sole Sole Sole
Collina Collina Collina Collina
Verde Verde Verde Verde Verde
Terrazzo Terrazzo Terrazzo Terrazzo
Cielo Cielo Cielo Cielo Cielo
Un'ape tra le piante Un'ape
tra le piante Un'ape tra le piante
Azzurro Azzurro Azzurro Azzurro
Come il mare in Sanremo 5 aprile 1912
Come il mare in aprile Sanremo
5
aprile 1912
5
aprile 1912
Angelo Angelo Angelo Angelo
microfono+Angelo+microfono+Angelo
+Angelo+Alfredo+Angelo+Alfredo
(C'è in giro qualoosa di più bello
Il
ti
?)
•
Egli scri'V'esu fogli prcmti
alla sua mano
e congiunge le labbra
ogni tanto
Ha la fronte inaroata e indossa
lini candidi
Il fumo sale ~erso il suo tavolo
come le mie parole
silenziose: sorive delle cose
ahe io leggerò più tardi
" Il Il
Agli amici affinchè sappiano vivere per
amare tutti, perchè ognuno ha diritto
all'amore.
Che bello il caldo di oasa tua.!
Io ti ho visto nascere pareoohie volte
alla mattina in casa tua ed hai versato Calcidon
Roche anohe per me,e peniare ehe ho
vuotato enormi vuoti di bottiglie per crescerti più
grandioso e risultarti vicino,almeno per una.
volta,ho soomposto il letto e ti ho mandato
dall'altra parte perchè il termosifone fingeva di
Noi continuamente
parliamo
di llbert.,
di rispetto della persona umana. di lotta.
ogni
razzismo e 8 ogni violenza. etc. .• ma poi praticamente
non sappiamo cambiare le nOltre Idee
verso alcune categorie
di persone. come per esempio verso gli OMOFlll
(omosessuali.
terzo
88880. etc .•• che vogliamo
chlamarll).
Noi viviamo In una società dove gli omoflll
non hanno spazio. nè fiducia.
oppressi
derisi. tenuti In disparte,
Incompresi.
lod8tl. persegultall
etc .••.
Questo
quando
non è civile.
non
Ogni uomo deve avere
e come wole.
Ognuno deve rivendicare
lottare contto la discriminazione
chiese e nelle carcerl- etc •..•
è
umano.
la libertà
non • italiano.
di usare
ma
Il IUO corpo
o Il diritto
di essere
Sentlle
cOla cl dice
=:8~n:.~r:ob:~i
omofllo
E' RAZZISMO
_
BELLO
- -
dltuttl':;"",,'
L~':~~
iC1
'.,,'O::',:':C,
l'omoOlo
per eslerecostratto
"",1';,
oontinuato a rifornirti dal vinaio,senza pensare
ai tramonti,dico tramonti,vissuti assieme ?
Il
\:," ..
:~d.
ti
Il
atener~ret.~,penaUdiIP"
.la pr~rla
COndlzJO_ne•.
,."',,:
,
., ..' :
:~;~~:::'//':r;,I.;?J
Come eliminare quest'ahra
CàUI8 dl-nevrolt,
omoensuala?
lSeIIIIbIIIIDil
pabbfkl&Facendo
cioè aapere che i'omofllo
non hI.,nesaUr'!a colpa:del,luodl'
Mntlre, • che perciò abbiamo Il dovere (quando 'non· solleva lOandalo·· e ·non ·"1
dImoIlfIIrgO
la notII1I c:omprenslone:
In, modo", che, finalmente,
non debba pl(H
nato
~
'E ,'BUONO,'anchi<.e'
.
forme attenuate,
la si può superare
mediante .adegwu,1 ,~nd~IOnam.nlt,'
Un'altra causa la principale - di navrollomoseuuale.,t
rappresentata
f8I'1ZA che prova
con estrema
e tu pensi oome me al magioo momento in
cui mi sono stati suggeriti! Puoi anche ~ettare
e correre a ruttare sulle esili spoglie della mia
Glno Olivarl. studioso
di, tarlui'lntemazionale:.'-CurBr8:,';t._
n_u __
fantasia! Hai consellVato i vuoti di
't:.:.:~~:~f.
farmaCOI~glCh8 --ch~ _-COI,:1~~l.dl~, ,deUa -_P~~~~~~~.~."!:~I~{~i!i/T;:',~
bottiglie che abbiamo vuotate ? Od hai
ALL'AMORE
PIO che curare la nevrosi omosessuale.
In ••• ·~.I. ell~ln8T8 le_,caUle Chel'~~n~:,';~;"":';
vocata. Una di queste caule una spina nel cuore dell'omofllo
__ ,:,~L:ldentlflca,OQ
menU di vergogna e di Interiorità
che fanno IOttrlrequegli
omonll ctte:contrarlamentl
gli altri uomini. non ·riescono a eccitarsi validamente
con, la donna. QU88la'ln~ap.cltli,
nelle
farmi male e tu hai sopportato
bravura di aggiustarti nel posto ohe ti veniva
dato! Ma eooo ohe ti dedico questi versi
la parltè effettiva nel diritti e nel doveri effettM; ognuno deve
nel lavoro. nelle scuole. nelle caserme. negli oepedall. ,nelle
.
Qualunque
alano le nostre .Inslcurçze.,
dobbiamo guedagnareFiDUClAlnnollteul-;
• nelle ateasenostre
opinionI. Se cOl1 sarà rispetteremo
e salvagUarderemo
la libertà
e saremo veramente
liberI.
NEGARE IL DIRITTO
sembra di noi
sono
nè, cristiano.
e rifiutato dalla, famiglia
uman ••.. ,,;,:,':'.":
...•...
'
,_
.:,:,," ":",':';'
Dlscrlmlnandolo·
e addltandolo _al ..dlaprezZo;: pubblico;'
non'· faoclamo'-aì __
mare Il suo carattere.
col"perlcolo
di farlo dlventare"per
pro, •• ta e vendetta,
un'Individuo,
alOclale e perlcololO.
Una volla per, tutte." dobblamo·.varancoragglo
di; proClamare che ,le
dlscrlmlnllZioni
"88uall
·101'10. altrettanto:
IntoUerablU delle dlsorlmlnazlonl;
razziali e 'religiose;
perchè violano
I diritti 8 le libertà fondamentali
dell'ucmo.
E. Il diritto ali' amore .' Il primo
del dlrltll che deve enererlconolCluto
a. ogni Individuo: negarlo all'omofllo,
slgnlfloa fare del
razzismo .•...
,
Senti-zIi dissi-c'è posto per due rose2 rose-o ome una su una-il 3
o la terra-gli
ripetei-non
cresoeranno-
e qualcuno-credendomi-aggiunse
ohe avevamo bisogno di rose rosseAlmeno 2 (due-lo sussurrai
soltanto-lo pregai di oredermi)
una per l'attesa
(c'era gente nel Provveditorato
e l'altra per il sonno perso
Interregionale)
di Alfredo Cohen
19
Anno Il No 10 - luglio lagosto 1973
Emma Faber editore"
~~
~
•••••••••
, •••••
$< ••• ' •••••
L~,401
Per un itinerario
della liberazione
FRANCIA:
Fleau Social
B.P.252
16
75 766
Paris Cedex 16
France
INGHILTERRA:
Gay Liberation Front
5 Caledonian Road - London
Tel. 01-837-7174
BELGIO
N.I
- MHAR
c/o Bernard
Lanssens
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20 - 1040 Bruxelles
GERMANIA:
e/o Eckart Ranke
Postfach 680111
2 Hamburg
GAY SUNSHINE ••
paperof
O.V
68
mlllUncy. Mon1hly.
Ov••.••••: • 6/12luu. ..
Serv •• tha radlcal O.V communlty:
politicI. pe,rsoRliI eccount •• poetry. grephlCII
USA . Bay Area
Gay Sunshine Collective
P. O. Box 40397
San Francisco
94140
Tel. 824-3184
the g,owth 01
GAY CONSClOUSNESS
Emmaus Liberation
P.O. Box 6361,
San Franeiseo,
House,
Cal. 94101
(415) 864-771
Dallghters of Bilitis
Gay WOl11en's Group
1005 Market Street
San F rancisco
T el. 86 1-8689
4 Kensington Ave.
To'onto, 28 Ont.
CANADA
GtJ( t-OCQUENGHfM
[IDE~
USA - Los Angeles
Gay COl11l11l1nityServices Center,
1614 Wilshire Blvd.,
Los Angeles, Calif. 90017.
(213)482-3062
USA - Detroit
lE
Gay Liberator Colleetive and
Detroit Gay Aetivists
P.O. Box 631A, Detroìt,
48232. 833-1920
i1§C9gio
di un allievo di Lacan
(This is the grollp which publishes
nome:,
~~one
ela1berCì1~
Mieh.
the gay Iiberation newspaper
the Gay Liberator.
add'e5s:
di ogni foq]C
dl5e"SSualhu
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~~~io.
~1Je~~'9
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99 Wooster SI. prinee
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