Anno Il N° 10 -luglio/agosto 13 1973 non è sufficiente a innescare quel rovesciamento generale della società dal quale dovrà sorgere l'uomo nuovo, così come non è sufficiente essere minoranza oppressa, per mettere in discussione la realtà, il contesto sociale, per garantire l'azione rivoluzionaria. Seguendo il filo 1'0,"0 della nostra ricerca iniziata con l'analisi dellinguaggio pornolalico, proseguita attraverso l'analisi del corpo, vorremmo ora .definire alcuni segni dell'essere "diverso", in questa società capitalista, patriarcale e fallocratica. La domanda che ci rivolgiamo è questa: "Che cos'è il diverso?" Autogestione Rivoluzione Merne e autre Proviamo per ora a identificare le due categorie dell'uguale e del diverso con quelle del "meme" e dell"'autre", usando il linguaggio sociologico della scuola di Francoforte, secondo il quale la coscienza del pensiero moderno, cioè borghese, ha due indirizzi, quelli appunto del "meme" e dell"'autre". Il primo è un pensiero scientifico e speculativo: è il pensiero dominante. Cosi se il meme è l'uguale, l'uguale è il pensiero dominante e poiché il valore dominante è quello maschile se ne deduce che il meme è maschile e l'autre è femminile. Il me me cioè è lo "square ", è il "reale", è il principio della realtà, è un 'operazione per capire e giustificare il concreto, il pratico e il reale, e cioè i concreti rapporti di produzione. La produzione, l'ideologia, le istituzioni, fondano la categoria del meme e cioè dell'uguale. Come la coppia monogamica, il matrimonio e la famiglia la fondano nell'ambito "privato". L"'autre" invece è il doppio, è l'antitesi, è il rovesciamento dell'uguale. è il differente, è il latente, il simbolico: è il diverso. Meme = Uguale; Autre = Diverso. Se il meme l'abbiamo definito come la struttura del reale, l'autre invece farebbe parte del sovrastrutturale secondo la più elementare concezione marxista. E' autre il pazzo, il nero, la donna, l'omosessuale, il "fraeck", l'artista, il drogato, ecc. Così se la scienza è senz'altro meme, l'arte è autre, se la sociologia è meme, la psicanalisi è autre, ecc. Per quello che ci interessa diremo che il °normale" è Hmeme" mentre l"'abnorme" è "autre". Con ciò possiamo scrivere che le due categorie in tal modo enunciate con buona approssimazione, si fondano entrambe su due codici diversi, cioè due sistemi simbolici diversi, ferma restando la medesima struttura. La struttura presente La Struttura (intesa com 'è dalla linguistica strutturale) è un sistema retto da una coesione interna, un sistema composto di cOlTelazioni, di determinazioni economiche, sociali e culturali, che rappresenta la forma tipica assunta in un dato periodo storico. Così la Struttura del Capitale è un sistema di rapporti e di relazioni autoregolato da leggi formali in equilibrio fra loro. La struttura, dicono ancora i linguisti, vale se funziona come "codice" che può generare "messaggi" "diversi". La nozione di struttura allora, aggiungiamo noi, si rivela come Sistema di Differenze. Come si determina la struttura? Senza incorrere nell'ontologismo strutturalista diremo che è il movimento della Storia a determinare la Struttura di una società. Qual è il l'apporto che lega Struttura e Sovrastruttura? E' la struttura "dominante" a determinare e regolare la sovrastruttura "diversa". Capitale e Utopia. Lavoro e Loisir. Produzione e Mass-Media. Questo lungo cappello è per· cercare di capire se il "diverso" in quanto tale può essere una categoria eversiva e rivoluzionaria rispetto a quella dell '''uguale''. Si può cominciare a dire che non basta l'autre per rovesciare il meme, poiché il primo non è che un elemento determinato dal secondo, ne è il suo doppio (per il concetto di "doppiezza" vedi nostro art. "Il corpo e il suo doppio", FUORI! n. 9). Quindi pensiero meme e autre, struttura uguale e diversa, stile di vita square e alternativo, utopia e anarchia, sono le due facce della stessa medaglia: quella della civiltà borghese che pensa se stessa in termini di identità di meme e di autre. Il Capitale cioè totalizza tutto, se è vero che la "borghesia non può esi· stere senza rivoluzionare continuamente gli strumenti di produzione. i rapporti di produzione, dunque tutti i rapporti sociali" (Marx-Engels, Il Manifesto del Partito Comunista). Il "totale" non è evidentemente il "totalitario", poiché se quest'ultimo esclude la possibilità del nuovo, la comprensione del mutamento, il primo continua consente novità invece e l'esperienza della della diffel'pnza qualitativa. Il principio della totalità però è privato dal Capitale ti i tutte le caratteristiche rivoluzionarie poiché non esiste mezzo che produca la totalità. Essa è sempre agognata ma mai raggiunta, è una illusione, una mistificazione, una astrazione. In un tale mondo tutto diventa uguale, anche il diverso, ben presto, viene inglobato e "tutto appare agli uomini come se appartenesse loro perché loro non appartengono a se stessi" (Theodor W. Adorno, Prologo alla televisione). Se all'inizio il diverso può essere insoPl?ortabile allo square, ben presto, e lui stesso che dopo averlo "consumato" ne chiede un altro "più diverso". All'interno della struttura dell'uguale coesiste una gamma vastissima di diversi, tutti funzionalizzati e cana· Iizzati da uno stesso uguale: la reale alienazione tra gli uomini. Se l'uguale vince è perché possiede lo strumento primo dei mezzi di produzione del lavoro e delle idee. L'unica vera illuminazione allora è il possesso. ... rna quale alternativa? Anche noi siamo convinti che "non si dà vera vita nella falsa" e quindi "non ci lasciamo tentare dalla seduzione soggettiva di desiderio o di amore proiettato verso tutto e tutti, mentre la vita permane "falsa" per i rapporti di produzione ... Siamo cioè convinti che non si darà un radicale innovamento sociale senza mutare entrambe struttura privata, istituzionalizzata e psichica e stru!tura di classe" (Corrado Levi, Storia palpitante e violenta, FUORI! n. 8). Ma come individuare una "new way of life" senza cadere nell'individualismo? nella rinuncia volontaria al meme per un autre che ben presto si rivela ancora meme? Perché siamo sempre lì, alla società borghese che pensa se stessa in termini di identità di meme e di autre. Come uscire dall'impasse? che fare? Non basta "voler essere diversi" o "cercare di essere diversi" per se stessi, che sarebbe ancora una volta definire il diverso come categoria individuale, interiore, personale, ma dovremmo cominciare a "voler essere diversi con gli altri", "per gli altri", "insieme agli altri ": in rapporto agli altri (oppressi). Solo allora il Nuovo Stile di Vita diventerebbe rivoluzionario,· eversivo e non semplicemente "alternativo". Poiché l'alternativo non è che un 'opposizione binaria, un 'oscillazione tra sì e no, tra meme e autre, tra uguale e diverso. Niente di più. Perciò lo Stile di Vita Alternativo e Se è quindi all'autre che noi dirigiamo il nostro messaggio non ci resta che analizzare più accuratamente le sue componentI. Pazzi, neri, studenti, donne, omosessuali, freak, artisti, drogati, dropout, ecc., dicevamo, e ancora altri, ma tutti con un bisogno diverso da affermare all'interno della medesima strategia anticapitalistica. Mentre l'avanguardia della classe operaia sta progettando una soluzione economica su presupposti economici oggettivi e cioè l'approp'riazione dei mezzi di produzione, Il Nero ricercando la sua identità di afro-asiatico schiavizzato nel lavoro e depauperato della sua cultura, afferma la rivoluzione razziale intesa in senso anti-imperialistico e anticapitalistico, cercando di rivelare la propria essenza che è una cosa che ha a che fare con la propria cultura particolare, con le proprie origini, che sono poi un fatto razziale. Nello stesso modo in cui, per assicurare l'eliminazione delle classi economiche, è necessaria la rivolta della classe oppressa, il proletariato, e in una temporanea dittatura, la loro appropriazione dei mezzi di produzione, "altrettanto per assicurare l'eliminazione delle classi sessuali è necessaria la rivolta della classe oppressa, le donne, e l'approvazione del controllo della riproduzione ...•• (S. Firestone, La dialettica dei sessi). Perciò finché larivoluzione sessuo-socialista non rovescerà l'organizzazione sociale di base, la famiglia biologica, sradicando veramente tutti i sistemi di classe, compreso quello omosessuale, sistema di classe tra i più repressi e rifiutati che nasce dalla rigida divisione tra i due sessi, il tarlo dello sfruttamento non verrà mai distrutto. Se l'operaio, smarrito e disumanato dal Capitale, si nega quotidianamente nel lavoro, che gli è "esterno", dice lui, che è Bfuori di sè", ma che gli è ugualmente "interno" dato che "il lavoro non produce soltanto merci; produce se stesso e l'operaio come merce" (Marx, Manoscritti economico-filosofici del 1844), pure lo studente, come l'artista, come il freak, che si esprimono rifiutando oggettivamente l'economia (cioè una realtà priva di significato, perché estraniata e alienata), producono plus-valore. Così ogni giorno, facendo il lavoro che facciamo, o il non-lavoro, poiché l'ozio, il gioco, il desiderio, sono soltanto il contrario meccanico del lavoro, del danaro, dell'economia, non la loro abolizione, ci neghiamo come uomini, proprio perché il lavoro, sia esso di fabbrica di idee o di "merda", è la negazione del sociale, dell'umano, è passività, è produzione di merce, è costituzione di tifOprodotto. egoistico gatoun albisogno possessodi de le- Bisogno del prodotto e della produzione Tutti vogliamo possedere il prodotto, cioè la reciproca produzione, invece che impugnare la produzione. Ciò è particolarmente evidente oggi, dopo le analisi del radical.femminismo e dei gruppi rivoluzionari omosessuali, nella crisi dei ruoli sessuali 14 Anno Il N° 10 -luglio/agosto (' della famiglia biologica, intpsi come rapporti di potere tra n'a,;chio e femmina, tra maschio e maschio, tra femmina e femmina; tra genitori e figli, ,ecc. Dove il rapporto d'amore nel quale io sto con te, il mio cazzo per il tuo bisogno, è una pura e semplice apparenza e pura e semplice apparenza è la nostra reciproca integrazione, fusione biologica, che serve da base al reciproco spogliamento ... Dove il sè cerca di arricchirsi attraverso l'assorbimento di un altro essere, che è certamente il nostro reciproco bisogno. Un falso bisogno, un "bisogno del prodotto", non un "bisogno della produzione", supporto ideologico di una teoria al servizio della classe in possesso dei mezzi di produzione. Il salto è dal bisogno "naturale" della progressiva spoliazione e del progressivo possesso al bisogno "sociale", solo ponendo il quale come base si può giungere alla realizzazione della prassi soggettiva anche nel rapporto d'amore tra maschio e femmina, tra maschio e lnaschio, tra femmina e femmina, ecc.; tra genitori e figli, ecc. Ma il Denaro media tuttol'impulso e "possedere" ad essere Dovrebbetorna essere l'uomo stesso intermediario per l'uomo, per la donna, per l'''essere umano" e invece la sua schiavitù raggiunge il massimo. Attraverso l'intermediario della proprietà gli individui si mediano. Si prendono, sono presi, opprimono, sono oppressi, recitando le fruste commedie dei ruoli sessuali, allevate nel culto dell'occhio infantile, ultrasensibile alla gerarchia del potere, che tutto vede nella sua forma più "pura". L'impotenza materna e l'autorità paterna. Remissività e supremazia. Passi- Collettivo romano di controinformazione sulla sessualità' Il collettivo romano del FUORI che al suo interno ha parecchi travestiti, ha organizzato in concomitanza con elementi del Partito Radicale, alcune riunioni di studio sulla prostituzione, in preparazione del convegno che si è tenuto il 26 febbraio alla sala BELOCH, promosos dal Movimento Femminista Italiano. Dalle riunioni è emersa l'opportunità di gestire sul piano politico i processi che devono subire molto spesso i compagni per mascheramento. Il primo travestito che è comparso davanti al pretore ieri 9 marzo, si è visto infliggere il massimo della pena; si ricorrerà al grado superiore. La costituzione di questo collettivo politico è citata sul n. 189-190 di NOTIZIE RADICALI, assieme alla notizia t.JA TI JfI A r"UJO 'T&lOIJUt'? vità e proprietà. Pazienza ed egemonia. Sopportazione e dominio. La garrula risata di sabbia della madre che niente può contro la tosse di roccia del padre. Perciò, tra i due, il figlio e la figlia, preferiranno certamente la madre, perché legati dalla comune oppressione dello steS1;o padrone. Allora se è vero che 1'0mosessualità maschile deriva dall'attaccamento alla m'ldre da parte del bambino senza passare attraverso lo stadio dell'attaccamento al padre, amiamola questa madre e odiamolo questo padre, purché ciò non sottragga il diritto degli oppressi di organizzarsi intorno alla loro oppressione "come essi la vedono e la definiscono" (S. Firestone, id.). L'organizzazione di base intorno alla propria oppressione, la fine del verticismo e dei giochi di potere,iil bisogno di una base di massa prima della lotta sanguinosa, tutti i principi della rivolta radicale improvvisamente si definiscono e prendono corpo. Affrontando la propria oppressione in quanto oppressi. In quanto studenti. In quanto n"I·i. In quanto donne. In quanto Omosessuali. In quanto drogati. Non ha importanza da dove parte l'attacco al sistema, il problema essenziale è attaccarlo maturando la coscienza di oppressi ed esprimendo la volontà di autogestire la propria vita. Non significa però toutcourt vivere l'''autre'' oggi, qui, adesso, essere cioè "più avanti" dell'azione, ma lavorare nell'autreper l'autre-prima-durante-dopo l'autre nella lotta di classe. Articolando la propria vita nel tentativo di ricomporre la lotta di classe, l'immaginazione e il desiderio. Mauro Bertocchi dell'esistenza di una dottoressa e di una psicologa a disposizione del FuORI. Con queste persone in tendiamo creare una contro struttura di consulenza sessuale. Abbiamo intervistato molti omosessuali; il quadro che ne è emerso, è stato tale da spingerci ad agire. Troppe persone vengono "curate" con vari pretesti ... medici, psicologi, sociologi, ma il motivo di fondo è la loro omosessualità. Inoltre, i metodi con cui una persona è mandata alla "cura" non sono fra i più onesti. Anche se il FUORI si è sempre dissociato dalle scienze ufficiali, non può fare a meno di agire nel momento in cui la non conoscenza in campo scientifico da parte degli omosessuali li porta, talvolta, ad accettare soluzioni che sono solo dannose, perciò questo collettivo cree',',ì, dei canali di controinformazione. Collettivo romano del FUORI! c/o Partito Radicale Via di Torre Argentina 18 Una lettera Detto fra parentesi, il N.o 8 l'ho comperato in edicola, perché ancora non mi è arrivato. Se e colpa delle Poste, la.parola d'ordine è "protestare". Se siete in ritardo voi, non fa niente. Tanto all'edicola l'avrei comperato lo stesso, perché mi interessa averne una copia in più per qualcuno che, pur essendo al di fuori della categoria, può tuttavia leggere e imparare qualcosa ... Almeno spero! Ho dato una prima lettura a questo numero e mi pare che ci siano dentro cose molto belle, molte delle quali sento vere e condivido. lo non leggo molti giornali, perché spesso fanno perdere del tempo, ma mi sembra che l'impostazione di questo sia molto valida. Secondo mi'. è il vero giornalismo, questo, perché offre dei fatti diretti e la riflessione su di essi fatta in linea di massima da chi questi fatti li vive. Difficilmente vi ho trovato astrazioni (e di astrazioni credo di interdermene, perché sono state per me - e un po' lo sono ancora - una tentazione). Per astrazione intendo l'interpretazione forzata della realtà alla luce di un solo fatto o di una sola esperienza nemmeno bene approfondita in tutte le sue implicazioni. Mi fa piacere rendermi conto che ci sono diverse persone che sono capaci di riflettere, che sono mature, sulla strada dell'umanizzazione. Ciò bilancia un po' il peso di tante altre esperienze più o meno quotidiane in cui, invece, compare la superficialità, la grettezza, la meschina ipocrisia. Voglio dirti anche che questi articoli, quelle lettere, mi fanno scoprire una dimensione nuova anche di me stessa sia nei confronti miei sia nei confronti degli altri. Mi accorgo di maturare ulteriormente - ed anche di avere molta altra strada da fare - . A volte mi prende una specie di senso di colpa nei confronti di quell 'altra persona, perché mi rendo più nettamente conto che una parte della responsabilità della separazione - separazione che penso per lei più grave negli effetti pratici che per me - sta in me, nella misura in cui io, prilna, mi ero un po l legata a un ruolo, pur contestando quello che mi trovo appiccicato nella vita pubblica. Non e questione di cambiare ruolo. E' questione di abolirlo, di abolirne il significato stesso. La persona: basta l'osi, è sufficiente. Tutto il resto è dannoso, perché soffoca !'inventività; la spontaneità, anche nella sfera più int.ima. lo almeno ho quest 'esperienza. E' una piccola esperienza, come durata, ma per me è molto valida perché è stata ed è ancora nell 'assoluta separazione - vissuta intenunente, dalla mia intera personalità. Ecco, queste cose, PUl' intuite. magari non fili si sarebbero chiarite 1973 se non le avessi ritrovate sul giornale e penso che, in posizione analoga siano anche altre persone. Le strade su cui procedere, come gruppo, dico, sono diverse. Quella dell'approfondimento delle esperienze, quella della politicizzazione, quella della pubblicità, nel senso anche della casa editrice, e nel senso che si parli della persona umana partendo da noi stessi, da ciò che la società ha voluto fosse un problema, quella dell 'aiuto - se possibile - della lotta, meglio, contro i soprusi. Lettera cOllfillll~1 da pagina firmata - Firenze 12 saremmo qui a (larlare e Ilemmeno esisterebhero gli omosessuali. Non dinwntichiamo che ogni oml)sessuale nasce da ulIa cOPllia eterosessuale, un uomo Ili ì. una donna, e ciÒ liquida ogni commento. Giacolllo Dacquill(l Giacomo Dacquino, nazista, pseudo-psicanalista con studio in TOrilIO, dove succhia soldi ad olIwsessuali repressi. ma con famigl il' danaruse. Legato agli ambienti cattolici piÙ reazionari, (lorta COlI Sl' il fetore della sacrestia e del circo, Malgrado il giudizio di IDIOTA ed IMBECILLE che uniyersalmente i suoi colleghi gli attribuiscono, continua a scriverl' e a puhbl icare Iibri. Questo gli riempie lo "studio-Iager" di ricche o mamme higotte che piangenti cercano da lui la "salvezza per i Prollfi figli. La redazione di FUORI! gli esprime (per ora) tutto il disprezzo di cui è capace. Anno Il N° 10 - luglio lagoslo 15 1973 Sull'invito, un bellissimo manifesto pieno di mele verdi con i nomi degli artisti, c'era quello che sapete già a memoria: che ci mancano i soldi per andare avanti e che la mostra era il nostro S.O.S. Così è venuto un mucchio di gente, il 16 maggio, e anche dopo. Sono stati venduti diversi quadri, abbiamo fatto una trentina di abbonamenti speciali (FUORI! + una splendida litografia tirata l/50 di Enrico Colombotto Rosso riservata solo agli abbonati del nostro giornale), pagheremo così qualche debito. Che una galleria importante come LA MELA VERDE abbia fatto una mostra per noi, ha scosso le acque, ha fatto sì che moltissima gente venisse a contatto con il giornale, con le nostre idee; abbiamo dato copie del FUORI! a tutti quelli che visitavano la mostra e per quindici giorni si è parlato del FUORI! nell'ambiente dei frequentatori di gallerie d'arte. Ringraziamo Angela Signetti, della MELA VERDE, Paolo Levi che ha recensito la mostra su Il "'A vanti" e Paride Chiappati sull'''Unità'', non ringraziamo per niente chi non ne ha parlato, ringraziamo infinitamente Enrico Colombotto Rosso, è grazie a lui, che si è dato da fare in un modo incredibile, che abbiamo potuto realizzarla. E un grazie di cuore agli artisti che ci hanno offerto le loro opere: Stefano Balsano, Mario Bariona, Franco Bortoloni, Pier Canosa, Adriano Campisi, Ennco Colombotto Rosso, Salvador Oalì, Emio 00naggio, Leonor Fini, Vasco Fontana, Ouilio Gambino, Attilio Gardino, Giuliano Ghelli, Mario Gramaglia, Giovanni Grasso, Mario Lattes, Stanislao Lepri, André Masson, Guglielmo Meltzeid, Mitsuo Miyahal'a, Aldo Mondino, L. Mottura, Luigi Nervo, Ugo Nespolo, Giorgio Pramaggiore, Michela Pron Pachner, Renata Rampazzi, Man Ray, Fabrizio Riccardi, Renato Ricci, Mario Sanna, Sergio San'i, Michele Venturi, Vanni Viviani. 16 Anno Il No 10 - luglio lagosto 1973 Ho trascorso un mese a Parigi dove ho frequentato gente e ambienti del FHAR (Front Homosexuel d'Action Reuolutionnaire).Fin dai numeri precedenti di FUORI! è già stato scritto parecchio sulle origini e gli sviluppi del fronte omosessua. le francese, per cui desidero limitarmi, in questo articolo, ad un resoconto di quanto ho visto e creduto di capire della attuale situazione del FHAR a Parigi. Le belle arti Compagni e compagne del FHAR (le lesbiche sono in notevole minoranza) si riuniscono ogni giovedi sera in una assemblea generale che si tiene alle Beaux Arts (l'Accademia delle Belle Arti). E' in un'aula ad anfiteatro che alcune centinaia di persone si incontrano in Un'atmosfera intermedia tra il socialmeeting anglosassone (e cioè l'incontro sociale) e l'inquietudine di un aspettando Godot, che, ovviamente, non arriva mai. Sebbene la forma del locale, con tanto di mastodontica cattedra in basso, suggerisca l'idea di conferenza o, quanto meno, di dibattito, nessuno prende mai la parola: sulla cattedra scàlpita un gruppetto di Gazolines, la compagnia di travestiti super-radicali del FHAR. E' da questa posizione strategica che essi lanciano frizzi sull'assemblea, misti a getti di aranciata e Pepsi-Cola e ad urla indescrivibili. Vestono di stracci trapunti, volpi e peluche, portano cappelli piumati e calze a rete romboidale, si cospargono di lustrini e ciprie vellutate, hanno le unghie smaltate con fosforescenze dovute a pai/lettes - e i tacchi alti. In sè uniscono al potere provocante dello stereotipo femminile un 'aggressività tutta maschia, in un insieme di ambiguità omosessuale e sfrenatezza impressionante. Tronfie di ciò, gestiscono la propria presenza autoritaria sul resto degli assembleari, i quali oscillano da un atteggiamento, nei loro confronti, da spettatori, ad uno, timorosamente moderato, di indifferenza. In sostanza, si ha ancora una volta l'impressione della consueta separazione tra palcoscenico (dominato dalla compagnia delle Gazolines) e platea (il resto dei presenti): una impressione teatrale che, per quanto di notevole rilievo, non fa che tradurre in sè e nella propria messinscena le problematiche di fondo che, pur nell 'atmosfera pretesa liberante del movimento rivoluzionario omosessuale, permangono vivissime tra gli aderenti al fronte, sia nell'ambito della loro esistenza privata, che in quello del pubblico confronto. Una quindicenne comparsa per la prima volta al FHAR, dichiara di avere incontrato in queste assemblee "gente che ha riscoperto la bellezza". In effetti, fra l.eaders in incognito che fanno la loro apparizione in veste di stars, e stars profumatissime che nel caos assembleare non fanno che investire in forma nuova ma non meno evidente il vecchio ruolo di leaders, di bei visi, bei corpi ce n'è tanti. Chiome di ogni colore, figure sensuali e sciolte, senz'altro diverse dal rigidume oscillante proprio delle classiche cheche da ghetto o checche velate che dir si voglia. La distanza tra il bello e il meno bello è accorciata dall'ampia fantasia nel vestire, che coinvolge più o meno tutti. Se, come dice Benjamin, la "moda ha il senso dell'attuale, dovunque esso viva nella selva del passato", gli assembleari del FHAR paiono incarnare, o, quanto meno, vestire, tutte le sfumature dell'attuale, attraverso PARIS una cultura profondamente cinematografica delle epoche passate, dagli sciolti motivi dell'antica Roma al collare rigido di Catherine de Médicis, dai piumaggi di Mistinguett ai décolletés della Monroe. Nella penombra delle aule superiori del1e Beaux Arts, nel frattempo, si batte e la gente fa all'amore, a volte di gruppo. L'atmosfera è ancora tutt 'altro che rilassata: un compagno italiano, che disinvoltamente si spoglia nudo, suscita scalpore; ogni tanto scoppiano litigi fra coloro che vorrebbero accendere le luci affinché tutto si manifesti nella sua evidenza e l'ombra gravante del ghetto si dilegui, ed altri che preferiscono l'ambiguità del buio, scrigno e conforto di ogni timidezza. Questi ultimi fini· scono con l'avere la meglio. Nel complesso, un'assemblea del FHAR è molto bella se vissuta in trip: ma è piuttosto frustrante per chi vi capita così per avere un'idea dì cosa combinino gli omosessuali rivoluzionari francesi. Il tale che si ritroverà facilmente solo, escluso dall 'atmosfera bollente che coinvolge soltanto un certo numero di iniziati gelosi della propria anzianità a miti, tradizioni e pettegolezzi del FHAR. Le voci Quelli del Group 5, che figurano tra i fondatori del fronte e che pubblicano il Fléau social, giornale gay rivoluzionario, ormai da tempo disdegnano l'assemblea generale del giovedì. Addirittura è di giovedì sera che essi tengono le loro riunioni redazionali, per cui, visto e considerato che l'assemblea al1e Beaux Arts resta l'ultima espressione unitaria dell '''attività'' del FHAR a Parigi. essi restano completamente staccati dal movimento e dai suoi sviluppi. Il discorso che portano avanti sul giornale è auto· nomo, ha una sua coerenza nell' ambito di una dichiarata intenzionalità rivoluzionaria, ma non viene condiviso nè dagli elementi di "base", nè dalle frange più avanzate del FHAR. Più vicina agli uni e alle altre è la redazione dell'Antinorm, l'altra pubblicazione sortita dal FHAR, che, smesso un certo carattere trionfalistico comune alle prime pubblicazioni omosessuali rivoluzionarie, si mant.iene più vicina alle problematiche effettive che coinvolgono il movimento e tenta di dibatterne alcune delle fondamentali contraddizioni. Ma - in ultima analisi - anche il discorso dell'Antinorm non ha un gran seguito, visto che la vendita di questo giornale, affidata, più che al1a diffusione militante, alle librerie gauchistes, finisce con l'incontrare un pubblico gauchiste, - FHAR appunto, e quindi sovente intel1ettuale ed elittario. Più che dalla discussione politica, dalla diffusione mezzo stampa delle tematiche omosessuali e rivoluzionarie, la "base" parigina del FHAR risulta maggiormente coinvolta dalle brevi manifestazioni improvvisate per la strada, fra grandi schiamazzi, all'uscita delle Beaux Arts; oppure dagli ormai tradizionali incontri in certi bar etero trasformati in luoghi di ritrovo gay (vedi La Palette), in cui, in una atmosfera un, po' blasée, agli estremi rigurgiti di una nausea ( o snobismo'!) csistenziale stile 1973, si mescolano i baffi spioventi del gauchiste un po' sbiadito memoria del '68 studentesco, la tenuta da strega col cappellaccio a larghe falde della femminista radicale, hippies scalcagnati con sotto il braccio l'ultimo studio di Lacan, e Marlene, star vivacissima e capo supremo dei travestiti del FHAR, attorniata da un crocchio di omosessuali meno travestiti di lei, che commentano - tutt'occhi e tutti orecchie sullo scenario che li circonda - l'ultima manifestazione contro Debrè salaud o l'ultima avventura di Dali e del suo leopardo sull'ascensore dell'Hotel Maurice. La "base" del FHAR, in effetti, non fa niente di politico in senso tradizionale: il discorso teorico viene dai più rifiutato e nulla ricorda, nel comportamento politico del gay rivoluzionario francese, lo spirito pragmatico comune, sebbene in forme diverse, al Gay Lib. inglese e agli Homosexuelle Aktion tedeschi. Sembra tuttavia che, con un provincialismo tutto francese nobilitato da una ricca dose di chauvinismo culturale, la droga sia stata di recente scoperta al FHAR come eccitante risorsa esistenziale. Neppure il lavoro di presa di coscienza viene considerato. Guy Hocquenghem, noto teorico e stella lucentissima del FHAR, ha trattato coi piedi me e un altro compagno del FUORI! che ci eravamo recati da lui per discutere il metodo e le prospettive di ricerca del col1ettivo di presa di coscienza di Milano, snobbandoci in forza del consueto paraocchi chauvinista e di una strafottenza teorica assai vicina al confusionarismo cialtrone dei suoi amici Guatary e Deleuze, "analisti anti-psicoanalitici", come essi azzardano definirsi dettando legge. (dal pulpito mas.chilista, e oggi assai in voga, che detengono all'università di Vincennes) sul solito codazzo pecorile degli sno b culturali. Chanel N° 5 A casa loro, i compagni del FHAR conducono esistenze di vario tipo. Le esperienze più interessanti mi pare siano rapp'resentate dal1e comuni. Meno dIffuse che a Londra o a Colonia, meno coinvolgenti nella "regola" comunitaria i singoli membri, le comuni parigine sorgono qua e là senza troppe pretese nè intenzionalità: in esse si raccolgono dei gays, o degli eterosessuali in crisi, interessati alla vita in comune con gente che come loro rifiuta di ricreare una famiglia, e che è partecipe di simili problematiche ed aspirazioni politiche, sessuali e più generalmente umane. Vivere in comune è certo meno ·oneroso per i singoli, soprattutto per quello che concerne le spese_ Il furto come mezzo di SUSSIstenza (il piccolo furto, si intende) è assai diffuso: difficile fregare sui trasporti, ma nei magazzini alimentari è relativamente facile fare provviste senza passare dalla cassa a ritirare lo scontrino. Se il furto è di moda, si usa anche rubare, nei limiti del possibile, ciò che la moda allettante impone. Miguel e Jean-Philippe, una coppia di amabili checche del FHAR, posseggono una collezione di Vhanel n. 5, le cui eleganti boccette sono allineate sulla mensola liberty sovrastante il lavandino della loro casetta modestissima ma follemente agghindata. Boccette che provengono tutte (di straforo) dai banchi degli eleganti magazzini Printemps e la cui collezione, come ogni collezione che si rispetti, continua gradualmente ad arricchirsi. Oltre al furto, la manifestazione di piazza coinvolge un notevole numero di compagni del FHAR. E' soprattutto in occasione del 1 Maggio che le Gazo/ines scendono come furie nelle strade, a creare lo scompiglio fra i militanti perbenisti Gli della sinistradel extra-parlamentare. slogans FHAR sono divertentissimi e finiscono con l'alterare in gran follia l'atmosfera maschilista che caratterizza le manifestazioni di piazza quando, a far sentire la voce, i muffiti gauchistes son solo loro. Se le Gazo/ines sfilano caoticamente per le strade, c'è un gruppo di intellettuali gay che suscita a suo modo casino, E' opera loro assai recente una Encyclopédie des homosexualités, pubblicata in collaborazione col gruppuscolo editoriale gauchiste Recherches. Il contenuto del libro non presenta nulla di partioolarmente nuovo: molto l'a· dical-chic unito ad estremismo verbale, qualche bel cazzo in erezione, fumetti pomo-politici e discussioni didelle gruppo sariga Andyconcepite Warhol's sulla inter-falviews. Il tutto abilmente, anche se non dichiaratamente, combinato in modo tale da garantire il sequestro del libro, da parte della polizia, il giorno stesso in cui esso avrebbe dovuto essere presentato al pubblico. Così, m~ntre gli autori della Encyclopédie e gli organizzatori del "vernissage" sfuggiti alla polizia si rifugiano in un'università a tenere una conferenza sull 'atto di repressione subito, tra coriandoli, stelle filanti e il plauso unanime di intellettuali ed extraparlamental'i che vi si trovano, c'e chi, come me, aspetta alla galleria Vivienne, dove, in base ai programmi, il libro dovrebbe essere presentato, allo scopo di ottenere informazioni precise su quel che è successo. Nel frattempo, alla spicciolata, giungono gli .invitati alla presentazione: gente che, sfoggiando sofisticatissime tenute, suscita più l'impressione una diparata del tout Paris che di quel1a compagni rivoluzionari. . Mario Rossi Anno Il N° 10 -luglio/agosto Per la prima volta gli omosessuali sono usciti dalle ultime file dei cinema e si sono presi la sala e la cabina di proiezione. A Roma, al Filmstudio 70, noi omosessuali del Collettivo Autonomo di Cinema del F.U.O.R.I., abbiamo organizzato una rassegna di films sull'omosessualità. Come prima esperienza è stata molto positiva: grande accesso di pu bblico fra cui la maggior parte omosessuali, e la possibilità di fare un discorso dalle molte angolazioni attraverso la presentazione di ben 18 films in 14 giorni di proiezione. Dunque due settimane, intervallate da una settimana di cinema femminile e femminista organizzata dal Collettivo Femminista di Cinema. Nella scelta dei film abbiamo seguito vari criteri: l) presentare film di omosessuali sull 'omosessualità 2) vedere la figura dell'omosessuale così com 'è stata recepita e raffigurata da vari registi eterosessuali. 3) smascherare in film dichiaratamente eterosessuali la componente omosessuale repressa (ad esempio i western) o presentare film che demistifichino essi stessi l'atteggiamento auto repressivo dell'eterosessuale. Per il primo aspetto abbiamo raggruppato: a) Come together del Gay Lib di Londra b) c) Non è l'omosessuale ad essere perverso ma la situazione in cui vive e Sorelle della Rivoluzione di Rosa von Praunheim d) e) Swain e Twice a man di Gregory Markopulos f) Un chant d'amour di Jean Genet g) Couch di Andy Warhol Per analizzare il secondo aspetto sono stati utili: h) Michael di Cari Theodor Dreyer il Germania anno zero di Roberto Rossellini I) ...Harold di William Friedkin l) Il sergente di John Flynn m) Persona di Ingmar Bergman n) To tea di Steve Dwoskin o) L'assassinio di sister George di Robert Aldrich p) Scene di caccia in Bassa Baviera di Peter Fleischmann q) Portrait of Jason di Shirley Clarke Inoltre per il terzo aspetto messo a fuoco: l') Il mio corpo ti scalderà di H. Hawks e H. Hughes s) Sadismo (Performance) di Donald Camel!. Dal 4 all'l1 e dal 23 al 18 maggio abbiamo dunque visto cinema commerciale, cinema impegnato, cinema per cinéphiles, cinema underground sotto l'aspetto dell'omosessualità. Malgrado non sia stata fatta una grande pubblicità, come abbiamo già detto, il pubblico è stato molto numeroso: vi basti sapere che per alcuni film agli ultimi spettacoli abbiamo dovuto mandar via la gente e che abbiamo anche fatto delle proiezioni notturne fuori programma. Questo, unitamente al fatto che siamo riusciti a fare pubblicamente un discorso omosessuale abbastanza articolato e con uno strumento inconsueto (le immagini e la riflessione su di esse), ci sembra già un grosso successo politico. Sono stati fatti anche degli incontri col pubblico, sulle premesse fondamentali di una rassegna dedicata agli omosessuali e non agli eterosessuali più o meno curiosi, e del nostro rifiuto di porre un "pro. blema" omosessuale, una "discussione sull'omosessualità": abbiamo cioè invitato ciascuno spettatore a porsi come persona di fronte alla propria sessualità. Comunque i dibattiti, per quanto personalizzati, si sa come vanno, tanto che alla 17 1973 Cinema & omosessualità. La prima rassegna {in Europa e forse nel mondo} di films sull'omosessualità gestita dagli omosessuali La devianza è maggioranza dal film "FUORI! uno" fine abbiamo deciso di parlare al termine delle proiezioni e non più nell'intervallo solo con quelle persone che fossero realmente interessate al discorso. Certo la gestione più prettamente politica di tutta la rassegna andava curata meglio, occorreva trovare altri strumenti per un più proficuo contatto, non già con un pubblico ovviamente eterogeneo, ma soprattutto con gli omosessuali, che mostrano ancora grosse resistenze: buona parte di essi ci è sembrato sia venuta più per una stimolazione generica, tra la sorpresa, la curiosità e la morbosità, che per aver, sia pur larvatamente, recepito il discorso dell"'uscir fuori". La loro presenza alla rassegna resta comunque un fatto importante. E' soltanto su loro che comunque possiamo contare, non certo sui "normali". Fatto curioso da notare a questo proposito, fra tanti altri, è quello di Antonioni che è venuto a vedere Come Together: prima grana è stata quella che lui voleva l'edizione inglese, mentre il pubblico, che normalmente l'inglese non lo sa, aveva preferito che, come nostro solito, facessimo la traduzione simultanea in cabina. Poi, a metà film, si alza e se ne va; una nostra compagna lo informa che alla fine della proiezione parleremo tutti insieme di quello che il film voleva dire e lui: Hquesti argomenti non mi interessano"; lei di rimando "fa male a non interessarsi". La risposta illuminante e definitiva del grande regista è stata che la nostra compagna faceva male a dirgli che lui faceva male ... (no comment). Ancora alcune note informative. La rassegna doveva concludersi col film "Fuori uno!" fatto da noi, ma non siamo riusciti a finirlo in tempo, per tutta una serie di com· plicazioni, tra cui non ultima la scarsità dei soldi. Lo presenteremo a ottobre o novembre durante la prossima rassegna al filmstudio. Ditelo ai vostri amici, che vengano, ci sostengano, ci aiutino a gestire un fatto che riguarda tutti voi, prima che noi. Il film, a parte il risultato che sarà quello che sarà (non siamo cineasti specializzati e non intendiamo diventarlo), è importante perché forse è il solo esempio di cinema fatto di un collettivo di un numero imprecisato di persone (20-30-40, secondo i momenti) senza ruoli fissi, e vuoi essere soprattutto un momento espressivo per noi e un incentivo a fare voi dei film autogestiti e autoprodotti a prezzi abbastanza bassi. Basta mettersi d'accordo. Ancora più importante è il fatto che stiamo organizzando per l'inverno prossimo una rassegna viaggiante, appoggiandoci, dove ci sono, ai vari gruppi FUORI e a una rete di contatti del Filmstudio. Se avete delle idee, dei luoghi da proporre per organizzare le proiezioni (circoli privati vanno benissimo), se vi piace il cinema, ma vi siete stufati di subirlo e avete voglia di mettervi a farlo, scriveteci, possiamo parlarne insieme. Un 'ultima cosa: stiamo approntando un opuscolo con tutti i documenti e le schede dei film, nonché un manifesto tratto da "Fuori uno!" che venderemo per poter finire il film e finanziare tutte le iniziative che abbiamo in programma. Nel prossimo numero un articolo più analitico su "Omosessualità e Cinema" e sui temi trattati nella rassegna. Collettivo Autonomo di Cinema del F.U.O.R.I. Via di Torre Argentina 18 - Roma 18 Anno Il N° 10 -luglio/agosto1973 Poesie per Angelo Iniziative che non ci riguardano Riceviamo da un gruppo che si firma "FUORI NAPOLIT ANO" un voluntino, che pubblichiamo integralmente, per ri, baltarlo dalla prima all'ultima parola. Ci dispiace, ma non possiamo b~ciar credere che la nostrn linea politiul s!a quella indicata dagli autori; Dite: ··ulcune categorie di persone, cn- I1lD volere IC~:Jrccri. che perpetuano il sist~ll1a. Dite: "Guadagnare jiaucia": non è vero, solo il formaggio guadagna la fiducia, devono essere gli ctero a guadagnarsela, non noi.' "Se {'osi sarti rispetteremo l'cc, Noi l'abbiamo sempre fatto, sono gli altri che ci opprinhHlo e non ci hanno mai rispettato nè salvaguardato qualcosa. Citate Gino Olivari: socialdemocratico, repressivo, legato al vaticnno, nppartenente al (,I.S., ha sempre fatto di tutto per mantenere gli omosessuali nel loro ghetto; la frase che riportate, poi, é mostruosa, degna di un Hitler. Bisogna distruggere questa frase e chi può condividerla. Accettate dunque l'idea (chiamiamola casi) della nevrosi omosessuale: l'omosessualità non è nevrosi, lo è quel che si può ottenere grazie alla repres· sione. Dite: ('cc. ': me per esempio gli OH1vji"li, 01'IOs(·s.wali. terzo sesso"; siamo omosessuali. c bilsta, lasciamo perdere le altre definizioni, anzi, distnlggiamole: sappiamo da cho parte vengono. Dite: uNo" è italimlO, "" cristiano ": balle, é italianissimo, perché l'It",!i, ha lIna lunga tradizione di antiomoi-iéssualità e di repressione: non parlial1w poi di "cristiano" perché questo "indiri7.zo" è nato proprio come repressione. Dite: HOgnul1o dCJlc ril'cndi('{/re la parila effettiJ'u nei dirilti e lIei dOJ'eri': Balle: siamo stufi dei doveri, dobbiamo rivendicare i diritti; se lì rivendichino. doveri. cominciando dtl gli etero. quello del rispetto della libertà altrui. Dite: "lIe//e caserme ". Balle: oon le vogliamo le caserme, che significano guerra. Dite: ""elle chiese': Balle, non le vogliamo le chiese, che significano repres. sionc. Dite: ""e//e carceri". Balle: non dobbia- i Non é con queste idee che si fa parte del FUORI! Con queste idee si collabogiornali come "Con noi" o "Hora ma", che sbandierano Gino Olivari e tutti gli altri Hitler, ma non al FUORI! Vi diciamo tutte queste cose con amore. Ma non fateci piÙ uno scherzo del ~enere. <l Sole Sole Sole Sole Sole Sole Sole Collina Collina Collina Collina Verde Verde Verde Verde Verde Terrazzo Terrazzo Terrazzo Terrazzo Cielo Cielo Cielo Cielo Cielo Un'ape tra le piante Un'ape tra le piante Un'ape tra le piante Azzurro Azzurro Azzurro Azzurro Come il mare in Sanremo 5 aprile 1912 Come il mare in aprile Sanremo 5 aprile 1912 5 aprile 1912 Angelo Angelo Angelo Angelo microfono+Angelo+microfono+Angelo +Angelo+Alfredo+Angelo+Alfredo (C'è in giro qualoosa di più bello Il ti ?) • Egli scri'V'esu fogli prcmti alla sua mano e congiunge le labbra ogni tanto Ha la fronte inaroata e indossa lini candidi Il fumo sale ~erso il suo tavolo come le mie parole silenziose: sorive delle cose ahe io leggerò più tardi " Il Il Agli amici affinchè sappiano vivere per amare tutti, perchè ognuno ha diritto all'amore. Che bello il caldo di oasa tua.! Io ti ho visto nascere pareoohie volte alla mattina in casa tua ed hai versato Calcidon Roche anohe per me,e peniare ehe ho vuotato enormi vuoti di bottiglie per crescerti più grandioso e risultarti vicino,almeno per una. volta,ho soomposto il letto e ti ho mandato dall'altra parte perchè il termosifone fingeva di Noi continuamente parliamo di llbert., di rispetto della persona umana. di lotta. ogni razzismo e 8 ogni violenza. etc. .• ma poi praticamente non sappiamo cambiare le nOltre Idee verso alcune categorie di persone. come per esempio verso gli OMOFlll (omosessuali. terzo 88880. etc .•• che vogliamo chlamarll). Noi viviamo In una società dove gli omoflll non hanno spazio. nè fiducia. oppressi derisi. tenuti In disparte, Incompresi. lod8tl. persegultall etc .••. Questo quando non è civile. non Ogni uomo deve avere e come wole. Ognuno deve rivendicare lottare contto la discriminazione chiese e nelle carcerl- etc •..• è umano. la libertà non • italiano. di usare ma Il IUO corpo o Il diritto di essere Sentlle cOla cl dice =:8~n:.~r:ob:~i omofllo E' RAZZISMO _ BELLO - - dltuttl':;"",,' L~':~~ iC1 '.,,'O::',:':C, l'omoOlo per eslerecostratto "",1';, oontinuato a rifornirti dal vinaio,senza pensare ai tramonti,dico tramonti,vissuti assieme ? Il \:," .. :~d. ti Il atener~ret.~,penaUdiIP" .la pr~rla COndlzJO_ne•. ,."',,: , ., ..' : :~;~~:::'//':r;,I.;?J Come eliminare quest'ahra CàUI8 dl-nevrolt, omoensuala? lSeIIIIbIIIIDil pabbfkl&Facendo cioè aapere che i'omofllo non hI.,nesaUr'!a colpa:del,luodl' Mntlre, • che perciò abbiamo Il dovere (quando 'non· solleva lOandalo·· e ·non ·"1 dImoIlfIIrgO la notII1I c:omprenslone: In, modo", che, finalmente, non debba pl(H nato ~ 'E ,'BUONO,'anchi<.e' . forme attenuate, la si può superare mediante .adegwu,1 ,~nd~IOnam.nlt,' Un'altra causa la principale - di navrollomoseuuale.,t rappresentata f8I'1ZA che prova con estrema e tu pensi oome me al magioo momento in cui mi sono stati suggeriti! Puoi anche ~ettare e correre a ruttare sulle esili spoglie della mia Glno Olivarl. studioso di, tarlui'lntemazionale:.'-CurBr8:,';t._ n_u __ fantasia! Hai consellVato i vuoti di 't:.:.:~~:~f. farmaCOI~glCh8 --ch~ _-COI,:1~~l.dl~, ,deUa -_P~~~~~~~.~."!:~I~{~i!i/T;:',~ bottiglie che abbiamo vuotate ? Od hai ALL'AMORE PIO che curare la nevrosi omosessuale. In ••• ·~.I. ell~ln8T8 le_,caUle Chel'~~n~:,';~;"":'; vocata. Una di queste caule una spina nel cuore dell'omofllo __ ,:,~L:ldentlflca,OQ menU di vergogna e di Interiorità che fanno IOttrlrequegli omonll ctte:contrarlamentl gli altri uomini. non ·riescono a eccitarsi validamente con, la donna. QU88la'ln~ap.cltli, nelle farmi male e tu hai sopportato bravura di aggiustarti nel posto ohe ti veniva dato! Ma eooo ohe ti dedico questi versi la parltè effettiva nel diritti e nel doveri effettM; ognuno deve nel lavoro. nelle scuole. nelle caserme. negli oepedall. ,nelle . Qualunque alano le nostre .Inslcurçze., dobbiamo guedagnareFiDUClAlnnollteul-; • nelle ateasenostre opinionI. Se cOl1 sarà rispetteremo e salvagUarderemo la libertà e saremo veramente liberI. NEGARE IL DIRITTO sembra di noi sono nè, cristiano. e rifiutato dalla, famiglia uman ••.. ,,;,:,':'.": ...•... ' ,_ .:,:,," ":",':';' Dlscrlmlnandolo· e addltandolo _al ..dlaprezZo;: pubblico;' non'· faoclamo'-aì __ mare Il suo carattere. col"perlcolo di farlo dlventare"per pro, •• ta e vendetta, un'Individuo, alOclale e perlcololO. Una volla per, tutte." dobblamo·.varancoragglo di; proClamare che ,le dlscrlmlnllZioni "88uall ·101'10. altrettanto: IntoUerablU delle dlsorlmlnazlonl; razziali e 'religiose; perchè violano I diritti 8 le libertà fondamentali dell'ucmo. E. Il diritto ali' amore .' Il primo del dlrltll che deve enererlconolCluto a. ogni Individuo: negarlo all'omofllo, slgnlfloa fare del razzismo .•... , Senti-zIi dissi-c'è posto per due rose2 rose-o ome una su una-il 3 o la terra-gli ripetei-non cresoeranno- e qualcuno-credendomi-aggiunse ohe avevamo bisogno di rose rosseAlmeno 2 (due-lo sussurrai soltanto-lo pregai di oredermi) una per l'attesa (c'era gente nel Provveditorato e l'altra per il sonno perso Interregionale) di Alfredo Cohen 19 Anno Il No 10 - luglio lagosto 1973 Emma Faber editore" ~~ ~ ••••••••• , ••••• $< ••• ' ••••• L~,401 Per un itinerario della liberazione FRANCIA: Fleau Social B.P.252 16 75 766 Paris Cedex 16 France INGHILTERRA: Gay Liberation Front 5 Caledonian Road - London Tel. 01-837-7174 BELGIO N.I - MHAR c/o Bernard Lanssens rue Bruylants 20 - 1040 Bruxelles GERMANIA: e/o Eckart Ranke Postfach 680111 2 Hamburg GAY SUNSHINE •• paperof O.V 68 mlllUncy. Mon1hly. Ov••.••••: • 6/12luu. .. Serv •• tha radlcal O.V communlty: politicI. pe,rsoRliI eccount •• poetry. grephlCII USA . Bay Area Gay Sunshine Collective P. O. Box 40397 San Francisco 94140 Tel. 824-3184 the g,owth 01 GAY CONSClOUSNESS Emmaus Liberation P.O. Box 6361, San Franeiseo, House, Cal. 94101 (415) 864-771 Dallghters of Bilitis Gay WOl11en's Group 1005 Market Street San F rancisco T el. 86 1-8689 4 Kensington Ave. To'onto, 28 Ont. CANADA GtJ( t-OCQUENGHfM [IDE~ USA - Los Angeles Gay COl11l11l1nityServices Center, 1614 Wilshire Blvd., Los Angeles, Calif. 90017. (213)482-3062 USA - Detroit lE Gay Liberator Colleetive and Detroit Gay Aetivists P.O. Box 631A, Detroìt, 48232. 833-1920 i1§C9gio di un allievo di Lacan (This is the grollp which publishes nome:, ~~one ela1berCì1~ Mieh. the gay Iiberation newspaper the Gay Liberator. add'e5s: di ogni foq]C dl5e"SSualhu Have YOll seen it?) 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