Anno I n° 1 Maggio 2015 Periodico mensile d’informazione cultura, attualità e costume www.capitolinoflash.com Italia unita nella Legalità “C’è un libro che può essere utile per unire l’Italia nella Legalità” la proposta giunge da Angelo Zanini, imprenditore di Brescia. Incontro Angelo al cospetto di un cappuccino fumante con la schiuma ricamata a cuore. Angelo inizia a raccontarmi la sua storia, e mentre lo fa il cuore sembra allargarsi a macchia d’olio, oltre i bordi della tazza. Mi colpisce subito il suo sguardo, uno sguardo di quelli particolari che di primo acchito fai fatica a contemplare. Sotto un certo aspetto è pregno di calore ed umanità, mentre parla ti inonda con la sua passione per il prossimo, una passione che ti travolge e ti sveglia dal torpore quotidiano, ti verrebbe voglia di seguirlo ed assisterlo nelle sue missioni Piccioni viaggiatori: piccoli eroi La straordinaria capacità di orientarsi dei colombi viaggiatori è stata sfruttata fin dai tempi degli antichi Egizi per comunicare in modo rapido e sicuro. Se pensiamo a come erano le strade a quei tempi,non solo piene di ostacoli, ma di certo anche piene di pericoli, e se pensiamo, poi, alla lentezza dei mezzi di trasporto, capiamo come il colombo non poteva che essere la soluzione. Era una soluzione molto affidabile, tra l’altro, perchè il nostro colombo è un viaggiatore piccolo, ma tenace. Vola anche di notte e neppure la tempesta riesce a fermarlo. Nei viaggi molto lunghi, però, e si parla di viaggi di due giornate in cui percorre fino a 1500 km, può capitare che, stremato,cerchi ospitalità in qualche colombaia che incontra lungo il tragitto per ristorarsi. Non si ferma a lungo, però, ed appena si sente in forza, si alza in volo e segue a pag. 12 segue a pag. 2 La moda è sempre la moda Con il termine “moda”, che è assai generico ed evoca sempre qualcosa di transitorio, di solito ci si riferisce principalmente all’abbigliamento, la cui storia, a parer mio interessantissima, va di pari passo con quello della civiltà. Sin dall’antichità il vestiario era considerato importante non solo perchè serviva a proteggere il corpo e lo si elaborava nella ricerca incessante di bellezza e novità. Ogni periodo era caratterizzato da una certa tendenza segue a pag. 8 Diario breve di un Capitano dei Carabinieri in una piccola città .. la luce del tramonto illumina dolcemente gli oggetti. Anche il ritratto del Presidente della Repubblica sulla parete e quello di mia madre sistemato sulla scrivania hanno sfumature dorate. Dopo una giornata di lavoro mi abbandono nell’ultimo chiarore. In questa cittadina dove vivo da quasi due anni è l’ora della “consolazione”. Credo che lo stesso segue a pag. 10 Italia unita nella Legalità segue dalla primapagina “C’è un libro che può essere utile per unire l’Italia nella Legalità”, la proposta giunge da Angelo Zanini, imprenditore di Brescia. umanitarie. Sotto un altro aspetto è talmente fermo e risoluto che capisci perché lui fa certe cose mentre altri no. Una volta ci si batteva per la Libertà con le spade, oggi lui lo fa con i libri. “Sono stato a Palermo lo scorso 23 maggio” racconta Angelo “e ho sentito il Presidente della Repubblica dire: ‘Le distanze interne al nostro Paese si stanno pericolosamente allargando. Tra il Nord e il Sud’. Con il libro La Via della Felicità, sono convinto che si possa unire una certa Italia attorno alla Legalità, come valore morale comune”. «Quando i giovani leggono questo libro, cambiano il loro punto di vista sulla vita, si interrogano e quasi per magia le statistiche del crimine diminuiscono» Lo scorso 23 maggio, giornata dedicata alla memoria di Falcone e Borsellino, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella dall’aula bunker di Palermo si rivolgeva infatti alle autorità, agli insegnanti e a tutte le personalità della società civile in diretta RAI con queste parole: “Le distanze interne al nostro Paese si stanno pericolosamente allargando. Tra il Nord e il Sud”. Facendo evidentemente riferimento alla lotta alla mafia e all’impegno di tutti quanti per promuovere una cultura di legalità. Sig. Zanini, lei è un imprenditore di Brescia, cosa ci faceva a Palermo? “Ero a Corleone (PA) per la prima volta nella mia vita con altri 7 o 8 volontari come me, e ho distribuito ai corleonesi 1.000 copie gratuite del libro La Via della Felicità.” Che libro è? “E’ un codice morale non religioso scritto da L. Ron Hubbard, scrittore (1911-1986) e fondatore di Scientology. L’opera è stata scritta all’inizio degli anni ‘80. segue a pag. 3 Presidente Avv. Goffredo Nardecchia www.capitolinoflash.com Supplemento di Latina flash Direttore Responsabile Michele Luigi Nardecchia EDITORE Ass. Culturale “Arte & Vita” Via Cairoli - Latina Capitolino news 2 segretario Claudio D’Andrea Capo redattore Claudio D’Andrea cell.330.860389 sito internet: Fondato da Maria Luisa Dezi & Claudio D’Andrea Giornalisti - collaboratori Bernardo Dezi - Stefano Bonici - Emilia Kwasnicka- Manuela Baccari - Maria Luisa Dezi - Ugo Meucci - Goffredo Nardecchia - Luca Bertucci - Consuelo - Elia Scaldaferri - Luciano Pecchi - Edoardo Elisei - Federico Rocca - Giancarlo Coco Progetto Grafico Riccardo Giorgi Italia unita nella Legalità segue da pag. 2 Ora è il libro non religioso più tradotto al mondo (non so se vuole scriverlo sul suo giornale, ma è un record certificato come Guinness dei primati!). E’ basato unicamente sul buon senso, è adatto a persone di qualsiasi credo o non-credo. Offre degli spunti interessanti su cui riflettere. Chiunque lo può leggere con molta facilità e può farsi un’idea propria. La distribuzione ad ampio raggio, come ho già avuto modo di constatare a Brescia, dove ho distribuito migliaia di copie gratuitamente (ne ho trovato riscontro proprio oggi sul Giornale di Brescia), contribuisce alla diminuzione del crimine. Quando i giovani leggono questo libro, cambiano il loro punto di vista sulla vita, si interrogano e quasi per magia le statistiche del crimine diminuiscono”. Che ruolo ricopre lei in questo gruppo di volontari? “C’è una Fondazione Internazionale della Via della Felicità che ha sede a Los Angeles e coordina le attività di distribuzione in base alle richieste ed alle necessità. Io sono il responsabile per l’area di Brescia, ma poiché spesso e volentieri finanzio di tasca mia la stampa dell’opuscolo, ho ritenuto di andare a Palermo, invitato dall’Associazione degli Amici di L. Ron Hubbard che ha organizzato la distribuzione con il patrocinio del Comune di Corleone”. Sembra che il libro sia veramente interessante se lei pensa che valga la pena fare tanti chilometri. In relazione a quello che ha detto il Presidente Mattarella, pensa che il libro possa essere uno strumento per unire il Nord e il Sud? “C’erano 40.000 studenti siciliani a ricordare le stragi del 1992: Capaci (23 maggio, N.d.R.) e via D’Amelio (19 luglio, N.d.R.). Le manifestazioni del 23° anniversario hanno coinvolto tutta la città di Palermo, il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (abbreviato in MIUR), le scolaresche, gli insegnanti e le Forze dell’Ordine. Presente la RAI che ha realizzato un collegamento con altre sei piazze italiane, tra le quali Roma, Milano e Corleone. Ho visto con i miei occhi tanto futuro, tanta speranza. Proprio a Cor- leone è giunta una delegazione della Valle d’Aosta per premiare gli studenti meritevoli con una borsa di studio per la Legalità finanziata dalla Regione Valle d’Aosta. Il libro La Via della Felicità è, a tutti gli effetti, uno strumento. Si tratta, come ha detto un vescovo italiano, di qualcosa di condivisibile e sono convinto che possa aiutare a creare un ambiente più calmo. Passiamo la maggior parte delle nostre giornate a preoccuparci per la piega che questa nostra magnifica Terra sta prendendo. Un tempo non esistevano i mezzi e le tecnologie di cui possiamo disporre oggi. ChI partiva per terre lontane era considerato un coraggioso esploratore, e forse non sarebbe mai più tornato, forse sarebbe stato inghiottito dalle fauci di un oceano impietoso e nessuno si sarebbe ricordato di lui, se non tramite una bottiglia alla quale avesse affidato, sigillandolo, il suo messaggio, nella vana speranza che qualcuno un giorno fosse riuscito a leggerlo. Oggi possiamo raggiungere ogni angolo della Terra in poche ore e, ancor prima di sederci sull’aereo, possiamo in una qualche misura essere già giunti a destinazione, condividendo messaggi e comunicazioni sui social network, che di sigillato hanno ben poco. Questo ci conferisce un’apparenza di sicurezza che in realtà è vana e rischia di andare alla deriva tanto quanto la solinga bottiglia di cui parlavo prima. Questo Terzo Millennio, nel quale tutto ci sembra dovuto e scontato, ci farcisce gli occhi di una patina infida, quella di un’esistenza sintetica al pari dei robot asimoviani. La Via della Felicità ti spoglia di questi paraocchi e ti indica una possibile via d’uscita: una via all’insegna della felicità. Non ti costringe a percorrerla, ma ti fornisce una serie di cartelli indicatori. Come quello, per l’appunto, all’ingresso di Corleone, ove campeggia il precetto ’Non Fare Nulla di Illegale”, tratto da questo illuminante libro’. Ci sono delle evidenze che ci mostrano come, tramite la diffusione di questo libro, sia realisticamente possibile ridurre l’impatto del crimine nella società? “Con il nostro progetto abbiamo costruito un ponte che valica proprio quelle barriere ideologiche che il crimine stesso ha volutamente edificato nel tentativo di creare separazione ed ostilità fra il Nord ed il Sud dello stivale. Come è successo per Brescia anche a Corleone il crimine diminuirà. Purtroppo ci siamo limitati a sole 1.000 copie e la distribuzione dovrebbe continuare con altre 10.000 copie, così da raggiungere tutti gli abitanti, un’impresa questa molto ardua ed impegnativa, d’altronde io amo le sfide e porterò avanti questa splendida mission fino al risultato finale”. Il Presidente della Repubblica in conclusione al suo intervento da Palermo ha citato Giovanni Falcone con queste parole: ‘Gli uomini segue a pag. 4 Capitolino news 3 Italia unita nella Legalità segue da pag. 3 passano, le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini’. “E’ vero. Dobbiamo camminare, forse più uniti che in passato, con in testa le idee di questi grandi uomini che non ci sono più, ma che hanno lasciato in eredità il loro esempio e la loro dedizione per costruire una società migliore. Come ha detto il Sindaco di questo comune in un’intervista che ha rilasciato non più tardi di qualche mese fa “cosa nostra” è minuscola e non ci appartiene, ci è anzi invisa; Corleone invece è maiuscola, ed è l’unica Cosa che è Nostra. Queste sue parole, questo suo coraggio che mostra ogni giorno nel portare avanti il suo sogno di Corleone Capitale Mondiale della Legalità mi hanno colpito allora e da allora vivono nel mio cuore, che in questi giorni ha palpitato più che mai in favore dei cittadini corleonesi. Persone oneste, di grande umanità, altruismo ed ospitalità. Il nostro messaggio è stato chiaro: l’unica felicità che si possa mai desiderare è quella conseguibile tramite una maggiore comprensione dell’esistenza umana, delle sue sofferenze, problematiche e difficoltà. Mantenendo lo sguardo rivolto ad un futuro migliore, agiamo oggi consapevoli che il futuro è il risultato di ciò che sognamo e che facciamo oggi. Ed oggi abbiamo dato un messaggio di speranza che non potrà finire nel dimenticatoio”. ne rosso porpora che accompagna lo stemma della città. Se i presagi di Angelo Zanini sono azzeccati, l’ardito leone dal manto dorato che impera sullo stemma cittadino, intento con la branca destra a sorreggere un vivido cuore palpitante, ha trovato ne La Via della Felicità un valido e coraggioso alleato. I tempi cambiano e con essi il modus pensandi: sembra che a Corleone sia stata consegnata un’inedita ed irriverente “offerta che non potrà rifiutare”, «Il libro La Via della Felicità è, vale a dire quell’invito alla felicità che il a tutti gli effetti, uno strumen- libro stesso mostra orgoglioso nel titolo. E che il mito intoccabile de Il Padrito. Si tratta, come ha detto un no sia stato relegato ad un passato da vescovo italiano, di qualcosa dimenticare, come un vestito passato di condivisibile e sono con- di moda che, suo malgrado, si ritrova vinto che possa aiutare a cre- cestinato in un bidone. A non tutti riesce facile liberarsi di un vecchio guarare un ambiente più calmo» daroba. Fin quando, perlomeno, non si Il motto «Animosa Civitas Corleonis» ha la fortuna di imbattersi in un sarto attribuito da Carlo V a questo muni- che ti confeziona un vestito su misura. cipio in sede della sua visita del 12 Angelo Zanini. gennaio 1556, campeggia orgoglioso, Edoardo Elisei ora forse più che allora, sul gonfalo- Dal 6 giugno al 31 ottobre 2015 Mostra dedicata al paesaggio etrusco, quello reale e quello immaginario, popolato dagli animali, veri o fantastici, di tradizione orientalizzante, rielaborati a Tuscania dall’epoca arcaica, nella scultura funeraria come nei piccoli oggetti d’uso, con una finestra sul successo di tali iconografie, quella del leone in particolare, ancora in età medievale. Capitolino news 4 L’antico viaggio nel mare che nutre La Manica Lunga del castello di Santa Severa riapre finalmente al pubblico con una esposizione dedicata al tema dell’accoglienza e dell’integrazione tra le culture del Mediterraneo. L’antico mito di Leucothea, la “dea bianca”, protettrice dei marinai, degli stranieri e dei rifugiati diventa paradigma contemporaneo di sacra ospitalità e accettazione. Ino, sfortunata principessa tebana, dovette subire le ire di Hera, dea volubile e gelosa. Era stata infatti nutrice del piccolo Dioniso, che sua sorella aveva avuto da Zeus, legittimo sposo di Hera. Perseguitata dalla furia divina, Ino si getta in mare da una rupe scoscesa, con il figlio Melicerte in braccio. Salvata dalle ninfe marine, assume vesti divine, con il nome di Leucothea -Thesan per gli Etruschi-, protettrice dei naviganti e dei naufraghi. Dopo lungo e arduo peregrinare, la dea approda sulle rive del Tirreno, dove l’eroe Eracle è pronto, finalmente, ad accoglierla e darle pace. A Pyrgi, porto dell’antica e potente città etrusca di Caere (Cerveteri), sorgeva infatti un santuario, celebre in tutto il mondo antico, frequentato da Etruschi, Greci, Fenici, dove Leucothea era ve- nerata. L’immagine della dea, in terracotta dipinta, decorava il tempio a lei dedicato: ne resta lo splendido volto, che, ancora quasi intatto, coronato dai capelli al vento, volge lo sguardo inquieto e grato a Eracle, che le ha appena offerto il sicuro approdo. Dalla fronte del tempio, sulla riva del mare, Leucothea restituisce la benevolenza ricevuta a tutti i naviganti, accogliendo stranieri, rifugiati, perseguitati. Il mare come simbolo, le onde come le difficoltà della vita. Leucothea veglia con benevolenza su tutti momenti di passaggio: l’arrivo del mattino, la nascita degli uomini, i viaggi per terre lontane sulle onde mutevoli del mare. Tutto questo è Pyrgi, santuario ai confini del mare, e questa mostra racconta la sua storia, che, attraverso la salvezza di una dea infelice riemersa dalle acque e qui finalmente accolta, è la storia di ogni uomo che cerca, all’ombra della protezione divina, un luogo di pace da chiamare casa. La mostra è un esempio di felice collaborazione tra istituzioni: tra Regione Lazio e Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo - Soprintendenza Archeologia del Lazio e dell’Etruria Meridionale, con il prezioso contributo scientifico di Sapienza - Università di Roma. Capitolino news 5 Franco Garofalo Franco Garofalo ha recitato in film come Il sesso della strega, Un urlo dalle tenebre e altre pellicole di genere quali cannibal movie, polizieschi all’italiana e vari horror. In questo modo ha conosciuto quasi tutti i registi più pazzi d’Italia, ma anche Fellini ed un attore come Klaus Kinski. Ha avuto un’attività intensa arrivando anche a fare contemporaneamente due film al giorno con lo stesso regista, Bruno Mattei. La mattina giravano La vera storia della monaca di Monza e il pomeriggio, L’altro inferno, e Franco Garofalo è riuscito con un’incredibile capacità a passare da un ruolo all’altro. La mattina era colto e raffinato per essere poi rozzo, ambiguo e maleducato nel pomeriggio. Un ruolo importante l’ha avuto anche nel film Ciao nì di Paolo Poeti, in cui Renato Zero è il protagonista, mettendo in scena magistralmente uno scienziato pazzo. Poi ha smesso improvvisamente di fare cinema per una forte depressione. “E’ stato un periodo tristissimo della mia vita”ci racconta Franco Garofalo “che ho spiegato dettagliatamente nel mio libro La vendetta di un attore schizofrenico” . Sono passati così anni di solitudine. E’ stata una solitudine voluta e cercata, talmente ambita che è andato ad abitare prima su di una barca e non è mai sceso a terra e poi su di una piccola isola. I giorni in cui era più felice? Quando c’era mare mosso ed i collegamenti con il continente erano sospesi. La passione per la recitazione ha preso, però, il sopravvento ed è tornato dando il via ad un’iniziativa unica nel suo genere: Cineapolis, un corso di recitazione online con la webcam. E’ stata un’idea geniale. Franco dice: “ E’ una simbiosi tra la materia cinema e le origini Capitolino news 6 greche della mia città che si chiamava “Neapolis”.L’idea mi è venuta la prima volta che mi sono seduto davanti ad un computer ancora prima di imparare ad accenderlo. Il mio compito è quello di spingere l’allievo verso una maturità interiore che si manifesta nell’infrangere le barriere che si pongono sul cammino dell’allievo verso l’atto creativo.” Questa passione per la recitazione arriva da lontano. Dice ancora Franco Garofalo”:E’ un vocazione innata. Alla tenera età di sei anni, presi la carta carbone copiativa dalla scrivania di mio padre e mi stropicciai il viso di nero e dalla tenda della sua camera da letto, uscii declamando tre versi di Otello la tragedia di Shakespeare. Non era ancora apparsa la televisione in Italia. Chi poteva avermi parlato di Otello, a un bambino di sei anni? E’ ancora un mistero per me! Poi mi divertivo ad imitare le andature delle persone che conoscevo (caratterizzazione fisica) a grande richiesta dei miei parenti che si divertivano moltissimo. Inoltre in quinta elementare i maestri scelsero me in tutta la scuola per declamare una poesia lunga che dovetti memorizzare in soli due giorni. Infatti, quando andai in palcoscenico, la dimenticai e improvvisai, senza perdermi d’animo, tra gli applausi del pubblico”. Ci sono stati, però, anche dei corsi e dello studio. “Alcuni seminari a Roma diretti da Grotowski - Miguel Ponce - anche se avevo già frequentato un’ accademia a Napoli con insegnanti che venivano da Roma Questi seminari furono illuminanti per me e il meglio delle mie potenzialità le ho espresse sicuramente in teatro e molto meno al cinema”. C’è stato poi l’incontro con Fellini.Era stato scritturato dal regista per il film Casanova. Secondo la programmazione, finito di girare, sarebbe partito per Torino per il film di Massimo Dallamano, Quelli della calibro 38. Le cose andarono, invece, diversamente. Le riprese si protrassero per giorni, molti più del previsto. Franco dovette abbandonare il set per potere partecipare all’altro film. A quel tempo aveva una moglie ed una bambina piccola a cui pensare ed i soldi giocavano, perciò, un ruolo importante Non è strano, perciò, che risponda così segue a pag. 7 segue da pag. 6 Franco Garofalo alla domanda: “Che cosa o chi potrebbe farti ritornare a recitare in un film?” “La resurrezione di Fellini che mi proponesse d’interpretare di nuovo quel personaggio bellissimo nel Casanova. Impegni contrattuali già presi per un altro film mi hanno fatto perdere quell’occasione, la più grande occasione della mia vita nel cinema anche se ne ho avute altre importanti che per mera sfortuna hanno avuto lo stesso destino. Un altra possibilità sarebbe fare un film sulla mia vita, magari un po’ romanzata per renderla più appetibile, ma sono sicuro che potrei fare la più grande interpretazione della mia vita”. Nessun dubbio su questo. Ma in che cosa crede Franco? “Io ho un visione meccanicistica dell’impianto o progetto, e non provvidenzialistico. Io penso che tutte le religioni hanno sugli individui lo stesso effetto delle droghe. Vedono, parlano e chiedono ad entità invisibili, protezione, piaceri, raccomandazioni per se e i propri cari, molto simile all’effetto allucinogeno che ti procura una sostanza stupefacente, ma la cosa grave è che viene legittimata in tutto il pianeta e considerata normale. Nel libro propongo Cineapolis scuola di recitazione online una mia visione ragionevole di come dovrebbe essere il Paradiso e la ragione esistenziale dell’umanità per realizzarlo”. Grazie Franco. Ricordiamo la sua scuola di recitazione online: www.cineapolis.it. Maria Luisa Dezi Capitolino news 7 La moda è sempre la moda segue dalla prima pagina e quando una serie di piccole innovazioni, unendosi, davano vita a qualcosa di diverso, era segno che una moda era tramontata e ne era nata un’altra. Fu così per molti secoli, fino ad arrivare ad i nostri tempi. dagli albori del Novecento a questi primi anni del terzo millennio, non si contano i tipi di abbigliamento che si sono succeduti, interessando ovviamente i due sessi, ma con particolare riguardo agli indumenti femminili, bersaglio privilegiato della mutevolezza della moda. Basti pensare a quante volte variò la lunghezza degli abiti, giungendo al minimo storico della minigonna. Già negli anni successivi alla Grande Guerra gli abiti femminili erano divenuti più corti, ma fu negli indimenticabili anni Sessanta che la stilista inglese Mary Quant operò una autentica rivoluzione nel campo della moda, seguita da milioni di donne che, quasi fosse un atto liberatorio, che si accorciarono di un bel pezzo i vestiti. Superfluo rammentare che da molte parti si gridò allo scandalo. Dobbiamo però tenere presente che nello stesso periodo anche i pantaloni cominciarono a guadagnare terreno in maniera straordinaria. Fino a poco tempo fa in Italia, ma presumo anche in altri luoghi, essi venivano usati in rare occasioni di sport o lavoro, ma solo le signore eccentriche ed anticonformiste li indossavano nel quotidiano. Oggi giorno i pantaloni vengono adottati da eserciti di donne, tanto si può dire siano dei rivali agguerritissimi delle gonne e degli abiti. Oltre ai pantaloni in continua asce- Capitolino news 8 sa, nella seconda metà del Novecento, in un arco abbastanza breve, si alternavano anche abiti dalle fogge più disparate, ad esempio quelli detti a “sacco”, a “palloncino” e “ a trapezio”, mentre nelle occasioni più impegnative facevano bella mostra di sè gli originali pantaloni chiamati a “zampa di elefante”. Nella vita di tutti i giorni fece la comparsa anche il “lungo”, in genere riservato alle “toilettes” da cerimonia a da gran sera, però, nonostante ormai,si fosse assai attenuata l’euforia degli anni Settanta, la minigonna continuò ad avere (ed ha tuttora) molti fedeli seguaci. Voglio però ora spendere qualche parola in merito ad un fenomeno, a mio avviso deflagrante, rappresentato dall’apparizione dei “jeans” sulla variegata scena della moda. Essi destarono un interesse collettivo, entrando a far parte sia dei guardaroba maschili che di quelli femminili e non fu un fatto effimero, e non fu un fatto effimero, visto che ha distanza di vari decenni ancora la fanno da padroni. Sono graditi in tutte le stagioni, oserei dire quasi una seconda pelle. Desidero spezzare un’altra lancia a favore di questi praticissimi calzoni aggiungendo che essi, che come tutti sappiamo, possono essere di prima qualità o dozzinali sono comunque capo di vestiario che ha il potere di attutire le differenze sociali. Siano i “jeans” costosi o a buon mercato, almeno a prima vista quando li indossiamo, ricchi o poveri, ci assomigliamo tutti. Pur distinguendo tra stili fugaci e stili che restano più a lungo sulla cresta dell’onda, come ho detto all’inizio in un lasso di tempo piuttosto limitato i cambiamenti nel vestire non sono cambiati. D’altronde il Novecento è stato un secolo prodigo di eventi di una enorme portata storica e di trasformazioni epocali, per cui era inevitabile che anche la moda ne fosse influenzata. Le due guerre mondiali, le conquiste della scienza e della tecnica con la conseguente massiccia industrializzazione e poi i prodigi della tecnologia, i profondi mutamenti avvenuti in seno alla società e alla famiglia hanno inciso notevolmente sul nostro modo di vivere , quindi anche di vestire. Rispetto ai secoli passati, nei quali gli abiti abbondavano di elementi spesso decisamente inutili, è andata emergendo in misura sempre maggiore la tendenza ad una segue a pag. 5 La moda è sempre la moda segue da pag. 8 semplificazione dell’abbigliamento, perchè è la vita moderna che lo impone. A questo punto dobbiamo considerare anche se nella maggioranza dei casi deve ancora assolvere alle incombenze domestiche, ha la possibilità di dedicarsi agli studi che le sono più congeniali e alle attività che tradizioni consolidate nel tempo le avevano a lungo precluso. Per vocazione o necessità, nell’arco della giornata è costantemente impegnata, ma non per questo rinuncia ad essere ben vestita e riesce nel suo intento ricorrendo a soluzioni pratiche, ma non prive di eleganza, perchè la moda va sempre incontro alle sue esigenze. A pensarci bene, la moda non è come qualcuno la dipinge, cioè una despota capricciosa che sa solo imporre drasticamente le sue leggi, ma un qualcosa che offre ad ogni donna una ricca gamma di opzioni, a patto che ogni donna sappia scegliere quella che piùle si addicono. Tra la donna e la moda viene allora ad instaurarsi una tacita complicità e non c’è cosa più bella di un capo di vestiario che sappia valorizzare appieno una signora o una ragazza. Dobbiamo tenere la moda nella massima considerazione, anche perchè essa è alla base di una industria estremamente importante, fonte di lavoro e di sostentamento per moltissime persone: una risorsa senza pari per l’economia italiana, specie quest’ultima è esangue,come accade nei tempi cupi che stiamo attraversando. La moda è inoltre motivo di prestigio e orgoglio per l’Italia, dal momento che con l’avanzare del Novecento sempre più si è affermata in un contesto internazionale per la creatività dei nostri stilisti, la professionalità dei nostri collaboratori, universalmente ammirati e sovente imitati, proprio per le loro doti non comuni. Consuelo Capitolino news 9 segue dalla prima pagina Diario breve di un Capitano dei Carabinieri in una piccola città sentimento provano molti miei carabinieri. La maggioranza non ha famiglia. L’altro giorno un brigadiere mi ha confessato di aver nostalgia logorante per il suo paese. Mi ha detto “Signor capitano nell’Arma ci sto bene. Ma vorrei andare a casa. E fare una passeggiata in piazza con i miei paesani per parlare con le nostre parole prima di cena”. Anche il dialetto è nostalgia. Gli ho concesso tre giorni di permesso. Il carabiniere è un uomo con le sue angosce, speranze e nostalgie. Stamattina il maresciallo comandante la stazione è entrato nel mio ufficio per “rendermi edotto” - cosi dice lui - di un caso particolare. Sono venuti in caserma il padre e la madre di un giovane che si droga. Ho detto al maresciallo di accompagnarli nel mio ufficio. Il padre - un funzionario di banca - parlava sottovoce. La madre silenziosamente piangeva. Mi hanno raccontato che Giovanni si droga da tre anni. Hanno tentato tutte le vie. Non c’è stato niente da fare. Il figlio ha venti anni. C’è speranza che l’Arma possa salvarlo. Pensano ai carabinieri come un ultimo tentativo prima della dose di eroina verso la morte. Li ho ascoltati lungamente. C’è un grande dolore nel cuori degli uomini. Li ho accompagnati alla porta. E mi hanno ringraziato. Ma che posso fare io capitano di questa piccola cittadina? Devo operare nella legge. Da dove cominciare? Mi abbandono a questi pensieri. La luce del tramonto è scomparsa. E venuta la Capitolino news 10 notte. * * * …il brigadiere che avevo inviato in licenza è tornato. Ho concordato con lui un piano d’azione. Abbiamo formato una squadra speciale. Abbiamo ordinato a quattro giovani carabinieri di farsi crescere la barba e di vestirsi di stracci. Abbiamo anche trovato un appartamentino dove andranno ad abitare. Se ci sono trecento drogati ci deve essere anche il “corriere” e gli spacciatori. Il servizio sarà pesante. Dobbiamo operare senza fretta e con attenzione. Il nostro problema è soprattutto salvare i giovani da questo male oscuro e velenoso. I giovani… In queste ultime settimane ho fatto molti arruolamenti nell’Arma per il servizio di leva. Un insegnante di latino mi ha detto che era felice di mandare suo figlio nell’Arma perché “l’impegno ideologico, ancor più di quello operativo, non consente ai carabinieri evasioni verso la droga”. * * * …l’operazione continua. Ho molti “casi” da seguire e da risolvere. Nelle piccole cittadine dove tutto sembra “antiquariato” ci sono delitti e vendette. E, poi, la delinquenza si è organizzata anche da noi. Dietro un delinquente c’è sempre una organizzazione. Ma seguo, in particolare, la pista della droga. Nessuno parla. Ieri ho incontrato al caffè il Sindaco il cui figlio si droga. Ho provato a intavolare un discorso. Mi ha risposto che nella sua città la droga non è arrivata. L’omertà vive di paura e di “rispettabilità”. Dentro molte case c’è il dramma, ma fuori il teatro. L’operazione comincia a dare i suoi frutti. Dopo appostamenti e inserimenti siamo riusciti a individuare il “corriere”. E’ un signore elegante sui cinquanta che viene ogni settimana per poche ore. Ha una macchina straniera di alta cilindrata. Si ferma in piazza. Prende il caffè. Fa qualche giro. E, poi, riparte. Il nostro problema è prenderlo in flagrante. Ma non è facile. Sa fare il suo mestiere. Mi sono accorto che quelli della droga non sono i soliti delinquenti. Hanno i guanti di camoscio. Sanno muoversi con intelligenza. Anche per questa ragione sono pericolosi. Preferiscono operare senza destare sospetti. * * * …abbiamo individuato gli “spacciatori”. Li teniamo sotto controllo. Al momento opportuno scatteranno le manette. li brigadiere e la squadra speciale hanno lavorato bene. Sono ragazzi in gamba. Dopo questa esperienza saranno veramente carabinieri fedeli nei secoli. Perché carabinieri non si diventa quando ti danno le stellette e le bande, ma dopo anni di esperienza. Quando ad intuito capisci dove sta il bene e il male oltre le apparenze. Stamattina è ritornato il padre di Giovanni, Mi ha detto che Giovanni continua a drogarsi e che ha avuto una crisi. Mi ha domandato “che cosa state facendo?”. Gli ho risposto di stare tranquillo. Non mi ha creduto. Nei suoi occhi c’era la disperazione. lo non ho figli. Ma possibile che per i figli si deve soffrire tanto? Rari sono i frammenti di gioia e molte sono le ore del do- lore. Ma il dolore non è il tributo dovuto per i pochi attimi di gioia? * * *... l’operazione si è conclusa. Abbiamo arrestato tutti. Il “corriere” e gli “spacciatori”. Poi abbiamo trattenuto alcuni giovani drogati. C’era anche il figlio del Sindaco e Giovanni. E stato uno scandalo per la città. Tutti a esclamare “Non è possibile!” Nella rete sono caduti anche “onorati” professionisti. Non soltanto camerieri e commercianti. Il “corriere”, ormai scoperto, ha tentato la fuga. Ha raggiunto la macchina e ha sparato. Ha colpito il mio brigadiere, Lo abbiamo portato in ospedale in osservazione. Sono andato a trovarlo e, per la prima volta, mi ha parlato in dialetto. Come ad un amico. Gli ho stretto a lungo la mano sulle bianche lenzuola. La moglie del maresciallo ha portato dei fiori. Il padre di Giovanni è l’unico che è andato a trovarlo. Diceva che il brigadiere era stato ferito anche per salvare suo figlio. E lo guardava con riconoscenza amorosa. La luce del tramonto che è entrata nel mio ufficio come un atteso ospite adesso illuminerà anche la stanzetta del brigadiere in ospedale. Ogni giorno l’ora si ripete. Forse per ricordare la eternità del tempo nel divenire della storia. Si deve vivere cosi. Con i nostri ricordi e le nostre memorie. Ma anche con il nostro impegno nella piccola e grande storia degli uomini. Francesco Grisi Gli indiani d’America Il sentimento religioso dell’uomo Gli indiani d’America, ma questo è un termine generico, perché esistono centinaia di gruppi etnici diversi con tradizioni a volte completamente differenti gli uni dagli altri. Ci avviciniamo, perciò, in questo articolo ad uno di questi: i Lakota. I lakota abitavano le praterie del Nord Dakota ed avevani un grande territorio su cui spostarsi. Ora sono costretti a vivere nella riserva del Dakota. Son meglio conosciuti come Sioux, ma questo è un termine spregiativo. Sioux significa,infatti, “piccoli serpenti” o “ nemici”,appellativo che hanno ricevuto da una tribù nemica, mentre Lakota significa “indiano amichevole”. Sono famosi per avere sconfitto, sotto il comando di Toro Seduto, il generale Gorge Armstrong Custer nella battaglia di Little Big Horn il 25 giugno 1876. Toro Seduto era considerato non solo come un capo ma anche come un uomo sacro. I fondamenti della loro religionevenivano insegnati tramite fiabe e leggede. Ricordiamo che gli Indiano d’America non conoscevano la srittura. La profonda spiritualità dei Lakota è riassumibile in un’unica frase:” Tutto È mio parente”. Queste parole indicano come per i Lakota ci sia un’unica origine per tutti gli esseri e per tutte le cose: tutto proviene dal Grande Spirito, da Watanka, che può essere tradotto come Grande Mistero o, appunto, come Grande Spirito. Tutte le cose condividono lo stesso Wakan, la stessa essenza sacra, per poi unirsi nella totalità spirituale di Wakantanka. Nessuna parola può essere usata per comprendere pienamente il termine Wakan. Esso comprende tutto il mistero, la potenza segreta e la divinità. Tutta la vita è Wakan. “Sii aperto ad ogni cosa che vedi, perché Wakantanka parla attraverso le cose.”I Lakota non riconoscono all’uomo un rolo predominante nel creato per questo loro senso religioso che permea ogni cosa. Quando un uomo Lakota prega, si rivolge ai 4 punti cardinali, allo spirito del fratello cielo-blu e allo spirito della madre terra-verde. Per i Lakota il mondo fisico non è altro che una manifestazione visibile del mondo invisibile e spirituale. La loro spiritualità tende a creare un profondo rapporto di rispetto ed armonia con ogni essere e cosa. Questo loro bellissimo proverbio è significativo a tal riguardo:”Lungo il cammino della vostra vita fate in modo di non privare gli altri della felicità. Evitate di dare dispiaceri ai vostri simili, ma al contrario, vedete di procurare loro gioia ogni volta che potete.” Questa profonda spiritualità dei Lakota non si è persa coi tempi moderni, nonostante la dura persecuzione che hanno subito dall’inizio della colonizzazione dell’America fino ai per il risveglio spirituale dell’uomo. Per ottenere questo ha incontrato grandi giorni nostri. La vita del loro Capo spirituale attuale, Arvol Lo- capi spirituali del mondo odierno tra cui il Dalai Lama in Tibet e in Sudafrica Desmond Tutu. Si è recato anche in Iraq per pregare per la pace. oking Horse, è completamente impegnata a prodigarsi per la pace e la libertà religiosa, nonché Capitolino news 11 Piccioni viaggiatori: piccoli eroi riprende il suo viaggio. Anche per gli antichi Greci era un valido collaboratore, ma molto amato era soprattutto dai loro atleti quando erano ansiosi di comunicare che avevano riportato una vittoria alle gare olimpiche. Nel medioevo e nel rinascimento, invece, i signori avevano l’abitudine di regalare colombi viaggiatori alle persone con cui intendevano avere una corrispondenza costante. La sconfitta di Napoleone arrivò agli Inglesi grazie ad uno di loro. E’, però, quando si rimane accerchiati dal nemico e non si possono dare notizie di se stessi a nessuno là fuori, che i piccioni viaggiatori divengono fondamentali. Questo è quello che è successo spesso nel corso della storia e, a volte, qualcuno di loro è letteralmente entrato nella leggenda. CHER AMI: IL PICCIONE CHE SOPRAVVISSE AI TEDESCHI Uno di loro, anzi una di loro è Cher Ami. Era una veterana per quanto riguarda le missioni militari ma entrò nella storia quel fatidico 4 ottobre del 1918, durante la battaglia delle Argonne. Il maggiore americano Charles Whittlesey ed i suoi 350 uomini erano finiti nella trappola di una depressione delle colline francesi. Erano rimasti senza munizioni,circondati dai tedeschi e senza che le truppe amiche alleate conoscessero la loro posizione. Venivano abbattuti come mosche: il secondo giorno solo 200 erano ancora vivi, ma molti di loro erano feriti. Rimanevano solo i piccioni. Viene mandato il primo, ma viene abbattuto dai tedeschi che sapevano che il nemico usava i piccioni come messaggeri. Viene mandato il secondo, ma anche questo viene abbattuto. Rimane solo Cher Ami, la veterana con undici missioni nella famigerata area di Verdun. Una nota con la posizione le viene applicata alla zampa sinistra e poi liberata. Dice la storia che il maggiore le diede un bacio prima di alzare le braccia e lasciarla andare. Cher Ami si alza in volo e si trova subito sotto un fitto fuoco. Tenta di volare più in alto, ma viene colpita, cade e, con lei, cade ogni speranza di salvezza per gli uomini del maggiore. Invece, eccola di nuovo in volo, inseguita dalle pallottole, ed in un attimo scompare nel cielo. I soldati ricominciano a sperare. 25 minuti dopo, stremata, coperta di sangue, un foro nel petto, senza un occhio e con una zampa rimasta attaccata al corpo per un tendine, consegna il suo messaggio agli alleati. Missione compiuta! Gli uomini intrappolati sono salvi! Inutile dire che i medici fecero miracoli per salvarla e che divenne la mascotte del reggimento, che fu poi esonerata da altre missioni e che ritornò negli Stati Uniti in nave circondata dall’affetto di tutti i soldati e marinai. MARY DI EXETER SFUGGITA AGLI ARTIGLI DI UN FALCO NAZISTA Seconda guerra mondiale ed è di nuovo un’eroina. I tedeschi, sapendo dei colombi addestrati dagli alleati, avevano addestrato falchi per intercettarli. Un’altra guerra si stava svolgendo in cielo, poco conosciuta, ma con i suoi eroi, come Mary di Exeter, ferita tre volte, sui quattro viaggi che ha fatto tra la Francia e l’Inghilterra per trasportare messaggi importanti ed una volta proprio da uno di quei falchi nazisti. C’è da chiedersi come sia riuscita a sfuggirgli! PADDY : IL PICCIONE PIU’ FURBO DEI FALCHI NAZISTI Ed ancora durante la Seconda Guerra Mondiale: è la mattina del 6 giugno 1944.Il colombo Paddy vola basso sull’acque della Manica. Il suo battito d’ali è veloce e sicuro quasi fosse conscio dell’importanza della missione affidatagli e anche perchè il pericolo è sempre in agguato. Uno di quei famelici falchi nazisti potrebbe calarsi su Sbarco in Normandia 6 giugno 1944 Capitolino news 12 Piccioni viaggiatori: piccoli eroi di lui all’improvviso ed agguantarlo. Fino ad ora è riuscito a schivarli, quei maledetti, ma il viaggio è ancora lungo. E’ partito alle 8.15 dalle coste della Normandia e, finalmente, dopo cinque ore di volo ininterrotto, eccolo arrivato in Inghilterra. Quel giorno, il soldato Paddy, arruolato nella RAF, col messaggio che aveva legato sul corpo, alla fine di un viaggio pieno di pericoli, ha annunciato al mondo libero che lo sbarco in Normandia era riuscito e ha portato notizie che, per la loro importanza strategica, avrebbero dato un nuovo corso al conflitto mondiale. Paddy fu poi premiato con la Dickin Medal, un’onorificenza al valore militare per animali. Morì dieci anni dopo, in Irlanda, tra le mani del suo addestratore. G.I. JOE, IL SALVATORE DI CALVI RISORTA G.I. Joe aveva un ciuffo di piume azzurro. Era nato in Egitto e nel 1943 stava risalendo l’Italia, occupata dai Tedeschi, al seguito dell’esercito anglo-americano. La mattina del 18 di ottobre,insieme ad un gruppo di soldati britannici era capitato in un piccolo paese in provincia di Caserta: Calvi Risorta, inaspettatamente abbandonato dai Tedeschi. Invece, una volta entrati gli americani nel paese, alcuni genieri tedeschi, rimasti indietro, avevano fatto saltare i ponti isolandolo. Quello stesso giorno, tra l’altro, era previsto un bombarda- mento proprio da parte degli alleati su Calvi stessa. Il tempo stringeva, di lì a poco avebbero cominciato, ma la radio era completamente fuori uso. Non restava che lui, il piccione con il ciuffo azzurro. Ci ha messo 20 minuti per percorrere i 30 km che lo separavano dal comando arrivando appena in tempo per fermare la carneficina. Ha salvato,così,militari, civili ed il patrimonio storico e culturale di un intero paese. Nel 1955 il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha elogiato G.I. Joe come un grande eroe della seconda guerra mondiale. E’ morto poi a 18 anni nel 1961 in un parco zoologico statunitense. Paddy, Cher Ami, Mary e G.I. Joe non furono gli unici colombi, ma a migliaia vennero impiegati, durante le due guerrre, per migliaia e migliaia di missioni. Erano più che affidabili e si calcola che, durante la Grande Guerra, il 95% di loro portò a termine la missione. Questi sono dati ufficiali dell’esercito britannico. Anche durante la Seconda Guerra Mondiale l’impiego di piccioni viaggiatori fu massiccio, pù di quanto non si creda, ma il tutto rimane ancora coperto dal segreto militare. L’esercito italiano aveva un suo servizio colombofilo. Contava ca 10.000 elementi e venne smantellato l’8 settembre del 1943, dopo l’annnuncio dell’armistizio. I movimenti di resistenza in Francia, Olanda, Belgio e Danimarca impie- garono servizi di piccioni viaggiatori che tenevano però nascosti con la massima cura perchè il rischio era enorme. Se gli occupanti nazisti li scoprivano, i possessori venivano immediatamente fucilati. DOPO LA GUERRA 15 gennaio 1952 in Indocina: parecchi treni deragliano sulla linea Romèas-Phnom Penh. La stazione radio è distrutta ed i viaggiatori bisognosi di aiuto sono in completo isolamento. Il capo convoglio libera allora due colombi viaggiatori che ha con se’ e poi...beh! Il resto ve lo potete immaginare! Maria Luisa Dezi Capitolino news 13 C u r a re i l f e g a t o c o n i l cardo mariano Il cardo mariano è l’amico per eccellenza del fegato. Questa pianta, che è del tipo erbacea biennale, seminfestante, è originaria dei paesi Mediterranei, del sud della Russia e del Nord Africa. Si è ben ambientata anche in California e nell’est degli Stati Uniti. In Italia è diffusa particolarmente nell’Italia del Sud e del Centro, più difficile, invece,trovarla nell’Italia del Nord. Può essere anche coltivata nei giardini, ma cresce spontaneamente nei campi incolti, nei pascoli e tra le macerie. Questa pianta è famosa per avere una valida azione protettiva sul fegato. Infatti, è in grado di proteggere le cellule del fegato dai danni loro causati da sostanze tossiche. E’ una pianta praticamente priva di tossicità anche con dosaggi molto elevati. Chiunque abbia avuto epatiti, cirrosi o alterazioni dei parametri epatici dovrebbe aggiungere il cardo mariano come integratore. In effetti, non farebbe male se tutti lo prendessero abitualmente come erba tonica. Ricordiamo che la silimarina, che è il principio attivo di questa pianta spinosa, può avere un blando effetto lassativo dovuto alla stimolazione della cistifellea, ma questo effetto dura solo due o tre giorni e poi scompare. L’uso di questa sostanza dovrebbe essere evitata da coloro che hanno forti occlusioni alle vie biliari, poichè la silimarina viene eliminata dal corpo attraverso quelle vie. Distinguiamo, poi, l’assunzione a scopo curativo da quello a scopo di mantenimento. A scopo curativo si devono prendere 400-600 mg di silimarina tre volte al giorno, dopo i pasti, a scopo preventivo, invece, o di mantenimento, bastano 200 mg al giorno, dopo i pasti. L’assunzione può prolungarsi anche per lunghi periodi di tempo senza far rilevare alcun effetto collaterale. Bernardo Dezi Medico Naturopata Capitolino news 14 Curiosità e Giochi Orizzontali Verticali: 1 – Sterminato ammasso stellare 8 – Ciascuno porta la propria 12 – Tenuto in quarantena 13 – Un grosso cioccolatino 14 – Il grido dell’acrobata 15 – In cima alle bielle 17 – Indica… il tempo che manca 18 – Ci sono quelli ministeriali 20 – Iniziali della Sarandon 21 – I… lati del triangolo 22 – La tecnica del verseggiatore 23 – Il consorte della reine 24 – La… lezione che si infligge 25 – L’estremo è al Polo 26 – Giocondi, allegrissimi 27 – Somme che si scommettono 28 – Se è doppio, non sempre si afferra 29 – Il manager l’organizza per il cantante 31 – Una… raccoglitrice di schede 32 – Fece crollare il tempio dei Filistei 34 – Fiume africano… bifronte 35 – Non manca nei gialli 36 – In Sicilia e in Cadore 37 – In mezzo alla strada 38 – Il recinto con le chiocce 39 – I… signori ai quali ci si rivolge 40 – Un piccolo del gregge 42 – Si mangia con ogni pietanza 43 – Il più grande felino europeo 44 – Una maschera con il filtro 46 – I timoni e i remi dei pesci 47 – Il massaggio del parrucchiere. 1 – Dipinse la leggenda di San Francesco nella Basilica Superiore di Assisi 2 – Brusco al gusto 3 – Amoreggia con Turiddu 4 – Un ruolo del calcio 5 – La fine dell’impresa 6 – Troppo attillato 7 – Il… mio pronome 8 – In Spagna c’è la Brava 9 – Servono per la pesca 10 – Dà nome ad una varietà di giallo 11 – Uno dei due coniugi 13 – Torvo come certi sguardi 15 – La subisce chi è rinchiuso 16 – La dea moglie di Osiride 18 – Chi si meraviglia, non sa se sogna o è così 19 – Quello di rocca è quarzo puro 22 – La… terra dell’elettrotecnico 23 – Lo sono le previsioni dell’ottimista 24 – Lieve gesto del capo 25 – Da lui ci separa una generazione 26 – Si usano per fissare insieme alcuni fogli 27 – Il capo della tipografia 28 – Una mistica sposa 30 – Gravi scottature 32 – Comprendono le staffe 33 – La provincia di Luino e Laveno 35 – Lo stilista con Gabbana 36 – Tra Arthur… e Doyle 38 – Un Sean attore 39 – Si traversa in battello 41 – La Anais scrittrice statunitense 42 – Si dice di desideri non appagati 44 – La Ruggiero cantante (iniz.) 45 – Sono doppie negli attrezzi. soluzione mese di Aprile Arte dolciaria a Palermo: offerta una cassata di 100 chili Un esordio in pompa magna, quello della nuova Conpait Sicilia, Confederazione pasticcieri italiani, che ha avuto presso la sala Camino del Grand Hotel et Des Palmes di Palermo. La nuova copresidenza vede affiancare il giovane palermitano Giovanni Cappello al catanese Peppe Leotta e si propone di rivalutare l’arte dolciaria tradizionale siciliana in un momento, come questo, in cui la moda delle torte alla francese risulta preponderante. All’evento, che ha riunito le “alte uniformi” di numerosi pasticcieri isolani e che è stato condotto da Stefania Scordio presenti anche Santi Palazzolo, al quale è stato conferito un riconoscimento ufficiale per aver denunciato ed essersi opposto al racket, ed Antonino Caleca, assessore alle risorse agricole ed alimentari. L’incontro, iniziato tra note di musica lirica dal vivo da , si è dolcemente concluso con la degustazione di una spettacolare cassata siciliana di ben 100 chili, glassata e decorata in loco, che ha catturato l’attenzione ed allettato la gola di tutti gli astanti. Capitolino news 15