Anno I n° 1
Maggio 2015
Periodico mensile d’informazione
cultura, attualità e costume
www.capitolinoflash.com
Italia unita nella Legalità
“C’è un libro che può essere utile per unire l’Italia nella Legalità”
la proposta giunge da Angelo Zanini, imprenditore di Brescia.
Incontro Angelo al cospetto di un cappuccino fumante con la schiuma ricamata a cuore. Angelo inizia a raccontarmi la sua storia,
e mentre lo fa il cuore sembra allargarsi a
macchia d’olio, oltre i bordi della tazza. Mi
colpisce subito il suo sguardo, uno sguardo
di quelli particolari che di primo acchito fai
fatica a contemplare. Sotto un certo aspetto
è pregno di calore ed umanità, mentre parla
ti inonda con la sua passione per il prossimo, una passione che ti travolge e ti sveglia
dal torpore quotidiano, ti verrebbe voglia
di seguirlo ed assisterlo nelle sue missioni
Piccioni viaggiatori:
piccoli eroi
La straordinaria capacità di orientarsi dei colombi viaggiatori è stata
sfruttata fin dai tempi degli antichi
Egizi per comunicare in modo rapido e sicuro. Se pensiamo a come
erano le strade a quei tempi,non
solo piene di ostacoli, ma di certo
anche piene di pericoli, e se pensiamo, poi, alla lentezza dei mezzi di
trasporto, capiamo come il colombo
non poteva che essere la soluzione.
Era una soluzione molto affidabile,
tra l’altro, perchè il nostro colombo
è un viaggiatore piccolo, ma tenace. Vola anche di notte e neppure
la tempesta riesce a fermarlo. Nei
viaggi molto lunghi, però, e si parla di viaggi di due giornate in cui
percorre fino a 1500 km, può capitare che, stremato,cerchi ospitalità
in qualche colombaia che incontra
lungo il tragitto per ristorarsi. Non
si ferma a lungo, però, ed appena
si sente in forza, si alza in volo e
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La moda è sempre la moda
Con il termine “moda”, che è assai generico
ed evoca sempre qualcosa di transitorio, di
solito ci si riferisce principalmente all’abbigliamento, la cui storia, a parer mio interessantissima, va di pari passo con quello della civiltà.
Sin dall’antichità il vestiario era considerato
importante non solo perchè serviva a proteggere il corpo e lo si elaborava nella ricerca
incessante di bellezza e novità. Ogni periodo era caratterizzato da una certa tendenza
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Diario breve di un Capitano dei Carabinieri in una piccola città
.. la luce del tramonto illumina
dolcemente gli oggetti. Anche il
ritratto del Presidente della Repubblica sulla parete e quello di
mia madre sistemato sulla scrivania hanno sfumature dorate.
Dopo una giornata di lavoro mi
abbandono nell’ultimo chiarore.
In questa cittadina dove vivo da
quasi due anni è l’ora della “consolazione”. Credo che lo stesso
segue a pag. 10
Italia unita nella Legalità
segue dalla primapagina
“C’è un libro che può essere utile per unire l’Italia nella Legalità”, la proposta
giunge da Angelo Zanini, imprenditore di Brescia.
umanitarie. Sotto un altro aspetto è talmente fermo e risoluto che capisci perché lui fa certe cose
mentre altri no. Una volta ci si batteva per la Libertà
con le spade, oggi lui lo fa con i libri. “Sono stato a
Palermo lo scorso 23 maggio” racconta Angelo “e
ho sentito il Presidente della Repubblica dire: ‘Le
distanze interne al nostro Paese si stanno pericolosamente allargando. Tra il Nord e il Sud’. Con il
libro La Via della Felicità, sono convinto che si possa unire una certa Italia attorno alla Legalità, come
valore morale comune”.
«Quando i giovani leggono questo libro, cambiano il loro punto di vista sulla vita, si interrogano e quasi per magia
le statistiche del crimine diminuiscono»
Lo scorso 23 maggio, giornata dedicata alla memoria di Falcone e Borsellino, il Presidente della
Repubblica Sergio Mattarella dall’aula bunker di
Palermo si rivolgeva infatti alle autorità, agli insegnanti e a tutte le personalità della società civile in
diretta RAI con queste parole: “Le distanze interne
al nostro Paese si stanno pericolosamente allargando. Tra il Nord e il Sud”. Facendo evidentemente riferimento alla lotta alla mafia e all’impegno di
tutti quanti per promuovere una cultura di legalità.
Sig. Zanini, lei è un imprenditore di Brescia,
cosa ci faceva a Palermo?
“Ero a Corleone (PA) per la prima volta nella mia
vita con altri 7 o 8 volontari come me, e ho distribuito ai corleonesi 1.000 copie gratuite del libro La Via
della Felicità.”
Che libro è?
“E’ un codice morale non religioso scritto da L. Ron
Hubbard, scrittore (1911-1986) e fondatore di Scientology. L’opera è stata scritta all’inizio degli anni ‘80.
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Presidente
Avv. Goffredo Nardecchia
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Supplemento di Latina flash
Direttore Responsabile
Michele Luigi Nardecchia
EDITORE
Ass. Culturale “Arte & Vita”
Via Cairoli - Latina
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segretario
Claudio D’Andrea
Capo redattore
Claudio D’Andrea
cell.330.860389 sito internet:
Fondato da
Maria Luisa Dezi &
Claudio D’Andrea
Giornalisti - collaboratori
Bernardo Dezi - Stefano Bonici - Emilia
Kwasnicka- Manuela Baccari - Maria Luisa Dezi - Ugo Meucci - Goffredo Nardecchia - Luca Bertucci - Consuelo - Elia
Scaldaferri - Luciano Pecchi - Edoardo
Elisei - Federico Rocca - Giancarlo Coco
Progetto Grafico
Riccardo Giorgi
Italia unita nella Legalità
segue da pag. 2
Ora è il libro non religioso più tradotto
al mondo (non so se vuole scriverlo sul
suo giornale, ma è un record certificato
come Guinness dei primati!). E’ basato
unicamente sul buon senso, è adatto a
persone di qualsiasi credo o non-credo. Offre degli spunti interessanti su
cui riflettere. Chiunque lo può leggere
con molta facilità e può farsi un’idea
propria. La distribuzione ad ampio raggio, come ho già avuto modo di constatare a Brescia, dove ho distribuito
migliaia di copie gratuitamente (ne ho
trovato riscontro proprio oggi sul Giornale di Brescia), contribuisce alla diminuzione del crimine. Quando i giovani
leggono questo libro, cambiano il loro
punto di vista sulla vita, si interrogano
e quasi per magia le statistiche del crimine diminuiscono”.
Che ruolo ricopre lei in questo gruppo di volontari?
“C’è una Fondazione Internazionale
della Via della Felicità che ha sede a
Los Angeles e coordina le attività di
distribuzione in base alle richieste ed
alle necessità. Io sono il responsabile
per l’area di Brescia, ma poiché spesso e volentieri finanzio di tasca mia la
stampa dell’opuscolo, ho ritenuto di
andare a Palermo, invitato dall’Associazione degli Amici di L. Ron Hubbard
che ha organizzato la distribuzione con
il patrocinio del Comune di Corleone”.
Sembra che il libro sia veramente
interessante se lei pensa che valga
la pena fare tanti chilometri. In relazione a quello che ha detto il Presidente Mattarella, pensa che il libro
possa essere uno strumento per
unire il Nord e il Sud?
“C’erano 40.000 studenti siciliani a ricordare le stragi del 1992: Capaci (23
maggio, N.d.R.) e via D’Amelio (19 luglio, N.d.R.). Le manifestazioni del 23°
anniversario hanno coinvolto tutta la
città di Palermo, il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
(abbreviato in MIUR), le scolaresche,
gli insegnanti e le Forze dell’Ordine.
Presente la RAI che ha realizzato un
collegamento con altre sei piazze italiane, tra le quali Roma, Milano e Corleone. Ho visto con i miei occhi tanto
futuro, tanta speranza. Proprio a Cor-
leone è giunta una delegazione della
Valle d’Aosta per premiare gli studenti
meritevoli con una borsa di studio per
la Legalità finanziata dalla Regione
Valle d’Aosta. Il libro La Via della Felicità è, a tutti gli effetti, uno strumento.
Si tratta, come ha detto un vescovo
italiano, di qualcosa di condivisibile e
sono convinto che possa aiutare a creare un ambiente più calmo. Passiamo
la maggior parte delle nostre giornate
a preoccuparci per la piega che questa
nostra magnifica Terra sta prendendo.
Un tempo non esistevano i mezzi e le
tecnologie di cui possiamo disporre
oggi. ChI partiva per terre lontane era
considerato un coraggioso esploratore, e forse non sarebbe mai più tornato, forse sarebbe stato inghiottito dalle
fauci di un oceano impietoso e nessuno si sarebbe ricordato di lui, se non
tramite una bottiglia alla quale avesse
affidato, sigillandolo, il suo messaggio,
nella vana speranza che qualcuno un
giorno fosse riuscito a leggerlo. Oggi
possiamo raggiungere ogni angolo
della Terra in poche ore e, ancor prima
di sederci sull’aereo, possiamo in una
qualche misura essere già giunti a destinazione, condividendo messaggi e
comunicazioni sui social network, che
di sigillato hanno ben poco. Questo ci
conferisce un’apparenza di sicurezza
che in realtà è vana e rischia di andare alla deriva tanto quanto la solinga
bottiglia di cui parlavo prima. Questo Terzo Millennio, nel quale tutto ci
sembra dovuto e scontato, ci farcisce
gli occhi di una patina infida, quella di
un’esistenza sintetica al pari dei robot
asimoviani. La Via della Felicità ti spoglia di questi paraocchi e ti indica una
possibile via d’uscita: una via all’insegna della felicità. Non ti costringe a
percorrerla, ma ti fornisce una serie
di cartelli indicatori. Come quello, per
l’appunto, all’ingresso di Corleone, ove
campeggia il precetto ’Non Fare Nulla
di Illegale”, tratto da questo illuminante
libro’.
Ci sono delle evidenze che ci mostrano come, tramite la diffusione
di questo libro, sia realisticamente
possibile ridurre l’impatto del crimine nella società?
“Con il nostro progetto abbiamo costruito un ponte che valica proprio
quelle barriere ideologiche che il crimine stesso ha volutamente edificato
nel tentativo di creare separazione ed
ostilità fra il Nord ed il Sud dello stivale.
Come è successo per Brescia anche a
Corleone il crimine diminuirà. Purtroppo ci siamo limitati a sole 1.000 copie
e la distribuzione dovrebbe continuare
con altre 10.000 copie, così da raggiungere tutti gli abitanti, un’impresa
questa molto ardua ed impegnativa,
d’altronde io amo le sfide e porterò
avanti questa splendida mission fino
al risultato finale”.
Il Presidente della Repubblica in
conclusione al suo intervento da
Palermo ha citato Giovanni Falcone con queste parole: ‘Gli uomini
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Italia unita nella Legalità
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passano, le idee restano. Restano le
loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri
uomini’.
“E’ vero. Dobbiamo camminare, forse
più uniti che in passato, con in testa le
idee di questi grandi uomini che non
ci sono più, ma che hanno lasciato in
eredità il loro esempio e la loro dedizione per costruire una società migliore.
Come ha detto il Sindaco di questo comune in un’intervista che ha rilasciato
non più tardi di qualche mese fa “cosa
nostra” è minuscola e non ci appartiene, ci è anzi invisa; Corleone invece
è maiuscola, ed è l’unica Cosa che è
Nostra. Queste sue parole, questo suo
coraggio che mostra ogni giorno nel
portare avanti il suo sogno di Corleone Capitale Mondiale della Legalità mi
hanno colpito allora e da allora vivono
nel mio cuore, che in questi giorni ha
palpitato più che mai in favore dei cittadini corleonesi. Persone oneste, di
grande umanità, altruismo ed ospitalità. Il nostro messaggio è stato chiaro:
l’unica felicità che si possa mai desiderare è quella conseguibile tramite una
maggiore comprensione dell’esistenza
umana, delle sue sofferenze, problematiche e difficoltà. Mantenendo lo
sguardo rivolto ad un futuro migliore,
agiamo oggi consapevoli che il futuro
è il risultato di ciò che sognamo e che
facciamo oggi. Ed oggi abbiamo dato
un messaggio di speranza che non potrà finire nel dimenticatoio”.
ne rosso porpora che accompagna lo
stemma della città. Se i presagi di Angelo Zanini sono azzeccati, l’ardito leone dal manto dorato che impera sullo
stemma cittadino, intento con la branca destra a sorreggere un vivido cuore
palpitante, ha trovato ne La Via della
Felicità un valido e coraggioso alleato.
I tempi cambiano e con essi il modus
pensandi: sembra che a Corleone sia
stata consegnata un’inedita ed irriverente “offerta che non potrà rifiutare”,
«Il libro La Via della Felicità è, vale a dire quell’invito alla felicità che il
a tutti gli effetti, uno strumen- libro stesso mostra orgoglioso nel titolo. E che il mito intoccabile de Il Padrito. Si tratta, come ha detto un no sia stato relegato ad un passato da
vescovo italiano, di qualcosa dimenticare, come un vestito passato
di condivisibile e sono con- di moda che, suo malgrado, si ritrova
vinto che possa aiutare a cre- cestinato in un bidone. A non tutti riesce facile liberarsi di un vecchio guarare un ambiente più calmo»
daroba. Fin quando, perlomeno, non si
Il motto «Animosa Civitas Corleonis» ha la fortuna di imbattersi in un sarto
attribuito da Carlo V a questo muni- che ti confeziona un vestito su misura.
cipio in sede della sua visita del 12 Angelo Zanini.
gennaio 1556, campeggia orgoglioso,
Edoardo Elisei
ora forse più che allora, sul gonfalo-
Dal 6 giugno al 31 ottobre 2015 Mostra dedicata al paesaggio etrusco, quello reale e quello immaginario, popolato dagli animali, veri o fantastici, di tradizione orientalizzante, rielaborati a Tuscania dall’epoca arcaica, nella scultura funeraria come nei piccoli oggetti d’uso, con una finestra
sul successo di tali iconografie, quella del leone in particolare, ancora in età medievale.
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L’antico viaggio nel mare che nutre
La Manica Lunga del
castello di Santa Severa riapre finalmente al
pubblico con una esposizione dedicata al tema
dell’accoglienza e dell’integrazione tra le culture
del Mediterraneo. L’antico mito di Leucothea, la
“dea bianca”, protettrice
dei marinai, degli stranieri e dei rifugiati diventa
paradigma contemporaneo di sacra ospitalità e
accettazione.
Ino, sfortunata principessa tebana, dovette subire
le ire di Hera, dea volubile
e gelosa. Era stata infatti
nutrice del piccolo Dioniso, che sua sorella aveva
avuto da Zeus, legittimo
sposo di Hera. Perseguitata dalla furia divina, Ino
si getta in mare da una
rupe scoscesa, con il figlio Melicerte in braccio.
Salvata dalle ninfe marine, assume vesti divine,
con il nome di Leucothea
-Thesan per gli Etruschi-,
protettrice dei naviganti e
dei naufraghi. Dopo lungo e arduo peregrinare,
la dea approda sulle rive
del Tirreno, dove l’eroe
Eracle è pronto, finalmente, ad accoglierla e
darle pace.
A Pyrgi, porto dell’antica
e potente città etrusca di
Caere (Cerveteri), sorgeva infatti un santuario,
celebre in tutto il mondo
antico, frequentato da
Etruschi, Greci, Fenici,
dove Leucothea era ve-
nerata.
L’immagine della dea, in
terracotta dipinta, decorava il tempio a lei dedicato: ne resta lo splendido volto, che, ancora
quasi intatto, coronato
dai capelli al vento, volge lo sguardo inquieto e
grato a Eracle, che le ha
appena offerto il sicuro
approdo.
Dalla fronte del tempio,
sulla riva del mare, Leucothea restituisce la benevolenza ricevuta a tutti
i naviganti, accogliendo
stranieri, rifugiati, perseguitati.
Il mare come simbolo, le
onde come le difficoltà
della vita. Leucothea veglia con benevolenza su
tutti momenti di passaggio: l’arrivo del mattino,
la nascita degli uomini, i
viaggi per terre lontane
sulle onde mutevoli del
mare.
Tutto questo è Pyrgi,
santuario ai confini del
mare, e questa mostra
racconta la sua storia,
che, attraverso la salvezza di una dea infelice riemersa dalle acque e qui finalmente
accolta, è la storia di
ogni uomo che cerca,
all’ombra della protezione divina, un luogo
di pace da chiamare
casa.
La mostra è un esempio di felice collaborazione tra istituzioni:
tra Regione Lazio e
Ministero dei Beni e
delle Attività Culturali
e del Turismo - Soprintendenza Archeologia
del Lazio e dell’Etruria
Meridionale, con il prezioso contributo scientifico di Sapienza - Università di Roma.
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Franco Garofalo
Franco Garofalo ha recitato in
film come Il sesso della strega, Un urlo dalle tenebre e
altre pellicole di genere quali
cannibal movie, polizieschi
all’italiana e vari horror. In
questo modo ha conosciuto
quasi tutti i registi più pazzi
d’Italia, ma anche Fellini ed
un attore come Klaus Kinski.
Ha avuto un’attività intensa
arrivando anche a fare contemporaneamente due film
al giorno con lo stesso regista, Bruno Mattei. La mattina giravano La vera storia
della monaca di Monza e il
pomeriggio, L’altro inferno,
e Franco Garofalo è riuscito
con un’incredibile capacità a
passare da un ruolo all’altro.
La mattina era colto e raffinato per essere poi rozzo,
ambiguo e maleducato nel
pomeriggio. Un ruolo importante l’ha avuto anche nel film
Ciao nì di Paolo Poeti, in cui
Renato Zero è il protagonista,
mettendo in scena magistralmente uno scienziato pazzo.
Poi ha smesso improvvisamente di fare cinema per una
forte depressione. “E’ stato
un periodo tristissimo della
mia vita”ci racconta Franco
Garofalo “che ho spiegato
dettagliatamente nel mio libro
La vendetta di un attore schizofrenico” . Sono passati così
anni di solitudine. E’ stata una
solitudine voluta e cercata,
talmente ambita che è andato ad abitare prima su di una
barca e non è mai sceso a
terra e poi su di una piccola isola. I giorni in cui era più
felice? Quando c’era mare
mosso ed i collegamenti con il
continente erano sospesi. La
passione per la recitazione ha
preso, però, il sopravvento ed
è tornato dando il via ad un’iniziativa unica nel suo genere:
Cineapolis, un corso di recitazione online con la webcam.
E’ stata un’idea geniale. Franco dice: “ E’ una simbiosi tra
la materia cinema e le origini
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greche della mia città che si
chiamava “Neapolis”.L’idea
mi è venuta la prima volta
che mi sono seduto davanti
ad un computer ancora prima
di imparare ad accenderlo. Il
mio compito è quello di spingere l’allievo verso una maturità interiore che si manifesta nell’infrangere le barriere
che si pongono sul cammino
dell’allievo verso l’atto creativo.” Questa passione per la
recitazione arriva da lontano.
Dice ancora Franco Garofalo”:E’ un vocazione innata.
Alla tenera età di sei anni,
presi la carta carbone copiativa dalla scrivania di mio padre
e mi stropicciai il viso di nero
e dalla tenda della sua camera da letto, uscii declamando
tre versi di Otello la tragedia
di Shakespeare. Non era ancora apparsa la televisione in
Italia. Chi poteva avermi parlato di Otello, a un bambino
di sei anni? E’ ancora un mistero per me! Poi mi divertivo
ad imitare le andature delle
persone che conoscevo (caratterizzazione fisica) a grande richiesta dei miei parenti
che si divertivano moltissimo.
Inoltre in quinta elementare i
maestri scelsero me in tutta
la scuola per declamare una
poesia lunga che dovetti memorizzare in soli due giorni.
Infatti, quando andai in palcoscenico, la dimenticai e
improvvisai, senza perdermi
d’animo, tra gli applausi del
pubblico”. Ci sono stati, però,
anche dei corsi e dello studio. “Alcuni seminari a Roma
diretti da Grotowski - Miguel
Ponce - anche se avevo già
frequentato un’ accademia a
Napoli con insegnanti che
venivano da Roma Questi
seminari furono illuminanti
per me e il meglio delle mie
potenzialità le ho espresse
sicuramente in teatro e molto
meno al cinema”.
C’è stato poi l’incontro con
Fellini.Era stato scritturato
dal regista per il film Casanova. Secondo la programmazione, finito di girare, sarebbe partito per Torino per
il film di Massimo Dallamano, Quelli della calibro 38.
Le cose andarono, invece, diversamente. Le riprese si
protrassero per giorni, molti più del previsto. Franco dovette abbandonare il set per potere partecipare all’altro
film. A quel tempo aveva una moglie ed una bambina
piccola a cui pensare ed i soldi giocavano, perciò, un
ruolo importante Non è strano, perciò, che risponda così
segue a pag. 7
segue da pag. 6
Franco Garofalo
alla domanda: “Che cosa o chi potrebbe farti ritornare a
recitare in un film?”
“La resurrezione di Fellini che mi proponesse d’interpretare di nuovo quel personaggio bellissimo nel Casanova.
Impegni contrattuali già presi per un altro film mi hanno
fatto perdere quell’occasione, la più grande occasione
della mia vita nel cinema anche se ne ho avute altre importanti che per mera sfortuna hanno avuto lo stesso destino. Un altra possibilità sarebbe fare un film sulla mia
vita, magari un po’ romanzata per renderla più appetibile,
ma sono sicuro che potrei fare la più grande interpretazione della mia vita”. Nessun dubbio su questo. Ma in che
cosa crede Franco?
“Io ho un visione meccanicistica dell’impianto o progetto,
e non provvidenzialistico. Io penso che tutte le religioni
hanno sugli individui lo stesso effetto delle droghe. Vedono, parlano e chiedono ad entità invisibili, protezione,
piaceri, raccomandazioni per se e i propri cari, molto simile all’effetto allucinogeno che ti procura una sostanza
stupefacente, ma la cosa grave è che viene legittimata in
tutto il pianeta e considerata normale. Nel libro propongo
Cineapolis scuola di recitazione
online
una mia visione ragionevole di come dovrebbe essere il Paradiso e la ragione esistenziale dell’umanità per realizzarlo”.
Grazie Franco. Ricordiamo la sua scuola di recitazione online: www.cineapolis.it.
Maria Luisa Dezi
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La moda è sempre la moda
segue dalla prima pagina
e quando una serie di piccole innovazioni, unendosi,
davano vita a qualcosa di
diverso, era segno che una
moda era tramontata e ne
era nata un’altra. Fu così
per molti secoli, fino ad arrivare ad i nostri tempi. dagli albori del Novecento a
questi primi anni del terzo
millennio, non si contano i
tipi di abbigliamento che si
sono succeduti, interessando ovviamente i due sessi,
ma con particolare riguardo agli indumenti femminili,
bersaglio privilegiato della
mutevolezza della moda.
Basti pensare a quante volte variò la lunghezza degli
abiti, giungendo al minimo
storico della minigonna. Già
negli anni successivi alla
Grande Guerra gli abiti femminili erano divenuti più corti, ma fu negli indimenticabili
anni Sessanta che la stilista
inglese Mary Quant operò
una autentica rivoluzione
nel campo della moda, seguita da milioni di donne
che, quasi fosse un atto liberatorio, che si accorciarono di un bel pezzo i vestiti.
Superfluo rammentare che
da molte parti si gridò allo
scandalo. Dobbiamo però
tenere presente che nello
stesso periodo anche i pantaloni cominciarono a guadagnare terreno in maniera
straordinaria. Fino a poco
tempo fa in Italia, ma presumo anche in altri luoghi, essi
venivano usati in rare occasioni di sport o lavoro, ma
solo le signore eccentriche
ed anticonformiste li indossavano nel quotidiano. Oggi
giorno i pantaloni vengono
adottati da eserciti di donne,
tanto si può dire siano dei
rivali agguerritissimi delle
gonne e degli abiti. Oltre ai
pantaloni in continua asce-
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sa, nella seconda metà del
Novecento, in un arco abbastanza breve, si alternavano anche abiti dalle fogge
più disparate, ad esempio
quelli detti a “sacco”, a
“palloncino” e “ a trapezio”,
mentre nelle occasioni più
impegnative facevano bella mostra di sè gli originali
pantaloni chiamati a “zampa
di elefante”. Nella vita di tutti i giorni fece la comparsa
anche il “lungo”, in genere
riservato alle “toilettes” da
cerimonia a da gran sera,
però, nonostante ormai,si
fosse assai attenuata l’euforia degli anni Settanta, la
minigonna continuò ad avere (ed ha tuttora) molti fedeli seguaci. Voglio però ora
spendere qualche parola in
merito ad un fenomeno, a
mio avviso deflagrante, rappresentato dall’apparizione
dei “jeans” sulla variegata
scena della moda. Essi destarono un interesse collettivo, entrando a far parte sia
dei guardaroba maschili che
di quelli femminili e non fu
un fatto effimero, e non fu
un fatto effimero, visto che
ha distanza di vari decenni
ancora la fanno da padroni.
Sono graditi in tutte le stagioni, oserei dire quasi una
seconda pelle. Desidero
spezzare un’altra lancia a
favore di questi praticissimi
calzoni aggiungendo che
essi, che come tutti sappiamo, possono essere di prima qualità o dozzinali sono
comunque capo di vestiario
che ha il potere di attutire
le differenze sociali. Siano
i “jeans” costosi o a buon
mercato, almeno a prima
vista quando li indossiamo,
ricchi o poveri, ci assomigliamo tutti. Pur distinguendo tra stili fugaci e stili che
restano più a lungo sulla
cresta dell’onda, come ho detto all’inizio in un lasso di
tempo piuttosto limitato i cambiamenti nel vestire non
sono cambiati. D’altronde il Novecento è stato un secolo prodigo di eventi di una enorme portata storica e di
trasformazioni epocali, per cui era inevitabile che anche
la moda ne fosse influenzata. Le due guerre mondiali,
le conquiste della scienza e della tecnica con la conseguente massiccia industrializzazione e poi i prodigi
della tecnologia, i profondi mutamenti avvenuti in seno
alla società e alla famiglia hanno inciso notevolmente
sul nostro modo di vivere , quindi anche di vestire. Rispetto ai secoli passati, nei quali gli abiti abbondavano
di elementi spesso decisamente inutili, è andata emergendo in misura sempre maggiore la tendenza ad una
segue a pag. 5
La moda è sempre la moda
segue da pag. 8
semplificazione dell’abbigliamento, perchè è la vita moderna
che lo impone. A questo punto dobbiamo considerare anche se
nella maggioranza dei casi deve ancora assolvere alle incombenze domestiche, ha la possibilità di dedicarsi agli studi che le
sono più congeniali e alle attività che tradizioni consolidate nel
tempo le avevano a lungo precluso. Per vocazione o necessità,
nell’arco della giornata è costantemente impegnata, ma non per
questo rinuncia ad essere ben vestita e riesce nel suo intento ricorrendo a soluzioni pratiche, ma non prive di eleganza, perchè
la moda va sempre incontro alle sue esigenze. A pensarci bene,
la moda non è come qualcuno la dipinge, cioè una despota capricciosa che sa solo imporre drasticamente le sue leggi, ma
un qualcosa che offre ad ogni donna una ricca gamma di opzioni, a patto che ogni donna sappia scegliere quella che piùle
si addicono. Tra la donna e la moda viene allora ad instaurarsi
una tacita complicità e non c’è cosa più bella di un capo di vestiario che sappia valorizzare appieno una signora o una ragazza. Dobbiamo tenere la moda nella massima considerazione,
anche perchè essa è alla base di una industria estremamente
importante, fonte di lavoro e di sostentamento per moltissime
persone: una risorsa senza pari per l’economia italiana, specie
quest’ultima è esangue,come accade nei tempi cupi che stiamo
attraversando. La moda è inoltre motivo di prestigio e orgoglio
per l’Italia, dal momento che con l’avanzare del Novecento sempre più si è affermata in un contesto internazionale per la creatività dei nostri stilisti, la professionalità dei nostri collaboratori,
universalmente ammirati e sovente imitati, proprio per le loro
doti non comuni.
Consuelo
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segue dalla prima pagina
Diario breve di un Capitano dei Carabinieri in una piccola città
sentimento provano molti
miei carabinieri. La maggioranza non ha famiglia.
L’altro giorno un brigadiere
mi ha confessato di aver
nostalgia logorante per
il suo paese. Mi ha detto
“Signor capitano nell’Arma ci sto bene. Ma vorrei
andare a casa. E fare una
passeggiata in piazza con
i miei paesani per parlare
con le nostre parole prima
di cena”. Anche il dialetto è
nostalgia. Gli ho concesso
tre giorni di permesso. Il
carabiniere è un uomo con
le sue angosce, speranze
e nostalgie.
Stamattina il maresciallo
comandante la stazione è
entrato nel mio ufficio per
“rendermi edotto” - cosi
dice lui - di un caso particolare. Sono venuti in caserma il padre e la madre
di un giovane che si droga.
Ho detto al maresciallo di
accompagnarli nel mio ufficio. Il padre - un funzionario di banca - parlava
sottovoce. La madre silenziosamente piangeva. Mi
hanno raccontato che Giovanni si droga da tre anni.
Hanno tentato tutte le vie.
Non c’è stato niente da
fare. Il figlio ha venti anni.
C’è speranza che l’Arma
possa salvarlo. Pensano ai
carabinieri come un ultimo
tentativo prima della dose
di eroina verso la morte. Li
ho ascoltati lungamente.
C’è un grande dolore nel
cuori degli uomini. Li ho
accompagnati alla porta. E
mi hanno ringraziato.
Ma che posso fare io capitano di questa piccola
cittadina? Devo operare
nella legge. Da dove cominciare? Mi abbandono a
questi pensieri.
La luce del tramonto è
scomparsa. E venuta la
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notte.
* * * …il brigadiere che
avevo inviato in licenza
è tornato. Ho concordato
con lui un piano d’azione. Abbiamo formato una
squadra speciale. Abbiamo ordinato a quattro giovani carabinieri di farsi crescere la barba e di vestirsi
di stracci. Abbiamo anche
trovato un appartamentino
dove andranno ad abitare.
Se ci sono trecento drogati ci deve essere anche il
“corriere” e gli spacciatori.
Il servizio sarà pesante.
Dobbiamo operare senza
fretta e con attenzione. Il
nostro problema è soprattutto salvare i giovani da
questo male oscuro e velenoso.
I giovani… In queste ultime settimane ho fatto molti
arruolamenti nell’Arma per
il servizio di leva. Un insegnante di latino mi ha detto
che era felice di mandare
suo figlio nell’Arma perché
“l’impegno ideologico, ancor più di quello operativo,
non consente ai carabinieri evasioni verso la droga”.
* * * …l’operazione continua. Ho molti “casi” da seguire e da risolvere. Nelle
piccole cittadine dove tutto sembra “antiquariato”
ci sono delitti e vendette.
E, poi, la delinquenza si è
organizzata anche da noi.
Dietro un delinquente c’è
sempre una organizzazione. Ma seguo, in particolare, la pista della droga.
Nessuno parla. Ieri ho incontrato al caffè il Sindaco il cui figlio si droga. Ho
provato a intavolare un discorso. Mi ha risposto che
nella sua città la droga non
è arrivata. L’omertà vive di
paura e di “rispettabilità”.
Dentro molte case c’è il
dramma, ma fuori il teatro.
L’operazione comincia a
dare i suoi frutti. Dopo appostamenti e inserimenti
siamo riusciti a individuare
il “corriere”. E’ un signore
elegante sui cinquanta che
viene ogni settimana per
poche ore. Ha una macchina straniera di alta cilindrata. Si ferma in piazza.
Prende il caffè. Fa qualche
giro. E, poi, riparte. Il nostro problema è prenderlo
in flagrante. Ma non è facile. Sa fare il suo mestiere.
Mi sono accorto che quelli della droga non sono i
soliti delinquenti. Hanno i
guanti di camoscio. Sanno
muoversi con intelligenza.
Anche per questa ragione
sono pericolosi. Preferiscono operare senza destare sospetti.
* * * …abbiamo individuato
gli “spacciatori”. Li teniamo
sotto controllo. Al momento opportuno scatteranno
le manette. li brigadiere e
la squadra speciale hanno lavorato bene. Sono
ragazzi in gamba. Dopo
questa esperienza saranno veramente carabinieri
fedeli nei secoli. Perché
carabinieri non si diventa
quando ti danno le stellette e le bande, ma dopo
anni di esperienza. Quando ad intuito capisci dove
sta il bene e il male oltre
le apparenze. Stamattina
è ritornato il padre di Giovanni, Mi ha detto che Giovanni continua a drogarsi e
che ha avuto una crisi. Mi
ha domandato “che cosa
state facendo?”. Gli ho risposto di stare tranquillo.
Non mi ha creduto. Nei
suoi occhi c’era la disperazione. lo non ho figli. Ma
possibile che per i figli si
deve soffrire tanto? Rari
sono i frammenti di gioia e
molte sono le ore del do-
lore. Ma il dolore non è il
tributo dovuto per i pochi
attimi di gioia?
* * *... l’operazione si è
conclusa. Abbiamo arrestato tutti. Il “corriere” e gli
“spacciatori”. Poi abbiamo
trattenuto alcuni giovani
drogati. C’era anche il figlio del Sindaco e Giovanni. E stato uno scandalo
per la città. Tutti a esclamare “Non è possibile!”
Nella rete sono caduti anche “onorati” professionisti. Non soltanto camerieri
e commercianti. Il “corriere”, ormai scoperto, ha tentato la fuga. Ha raggiunto
la macchina e ha sparato.
Ha colpito il mio brigadiere, Lo abbiamo portato in
ospedale in osservazione.
Sono andato a trovarlo e,
per la prima volta, mi ha
parlato in dialetto. Come
ad un amico. Gli ho stretto
a lungo la mano sulle bianche lenzuola. La moglie
del maresciallo ha portato
dei fiori. Il padre di Giovanni è l’unico che è andato a
trovarlo. Diceva che il brigadiere era stato ferito anche per salvare suo figlio.
E lo guardava con riconoscenza amorosa.
La luce del tramonto che
è entrata nel mio ufficio
come un atteso ospite
adesso illuminerà anche
la stanzetta del brigadiere
in ospedale. Ogni giorno
l’ora si ripete. Forse per ricordare la eternità del tempo nel divenire della storia.
Si deve vivere cosi. Con
i nostri ricordi e le nostre
memorie. Ma anche con il
nostro impegno nella piccola e grande storia degli
uomini.
Francesco Grisi
Gli indiani d’America
Il sentimento religioso dell’uomo
Gli indiani d’America, ma questo è un termine generico, perché esistono centinaia di gruppi etnici
diversi con tradizioni a volte completamente differenti gli uni dagli altri. Ci avviciniamo, perciò, in
questo articolo ad uno di questi: i Lakota. I lakota
abitavano le praterie del Nord Dakota ed avevani
un grande territorio su cui spostarsi. Ora sono costretti a vivere nella riserva del Dakota. Son meglio
conosciuti come Sioux, ma questo è un termine
spregiativo. Sioux significa,infatti, “piccoli serpenti” o “ nemici”,appellativo che hanno ricevuto da
una tribù nemica, mentre Lakota significa “indiano
amichevole”. Sono famosi per avere sconfitto, sotto
il comando di Toro Seduto, il generale Gorge Armstrong Custer nella battaglia di Little Big Horn il
25 giugno 1876. Toro Seduto era considerato non
solo come un capo ma anche come un uomo sacro.
I fondamenti della loro religionevenivano insegnati
tramite fiabe e leggede. Ricordiamo che gli Indiano
d’America non conoscevano la srittura. La profonda spiritualità dei Lakota è riassumibile in un’unica
frase:” Tutto
È mio parente”. Queste parole indicano come per i
Lakota ci sia un’unica origine per tutti gli esseri e
per tutte le cose: tutto proviene dal Grande Spirito,
da Watanka, che può essere tradotto come Grande
Mistero o, appunto, come Grande Spirito. Tutte le
cose condividono lo stesso Wakan, la stessa essenza sacra, per poi unirsi nella totalità spirituale di
Wakantanka. Nessuna parola può essere usata per
comprendere pienamente il termine Wakan. Esso
comprende tutto il mistero, la potenza segreta e la
divinità. Tutta la vita è Wakan. “Sii aperto ad ogni
cosa che vedi, perché Wakantanka parla attraverso le cose.”I Lakota non riconoscono all’uomo un
rolo predominante nel creato per questo loro senso
religioso che permea ogni cosa. Quando un uomo
Lakota prega, si rivolge ai 4 punti cardinali, allo spirito del fratello cielo-blu e allo spirito della madre
terra-verde. Per i Lakota il mondo fisico non è altro
che una manifestazione visibile del mondo invisibile e spirituale. La loro spiritualità tende a creare
un profondo rapporto di rispetto ed armonia con
ogni essere e cosa. Questo loro bellissimo proverbio è significativo a tal riguardo:”Lungo il cammino
della vostra vita fate in modo di non privare gli altri
della felicità. Evitate di dare dispiaceri ai vostri simili, ma al contrario, vedete di procurare loro gioia
ogni volta che potete.” Questa profonda spiritualità dei Lakota non si è persa coi tempi moderni,
nonostante la dura persecuzione che hanno subito
dall’inizio della colonizzazione dell’America fino ai
per il risveglio spirituale dell’uomo. Per ottenere questo ha incontrato grandi
giorni nostri.
La vita del loro Capo spirituale attuale, Arvol Lo- capi spirituali del mondo odierno tra cui il Dalai Lama in Tibet e in Sudafrica
Desmond Tutu. Si è recato anche in Iraq per pregare per la pace.
oking Horse, è completamente impegnata a
prodigarsi per la pace e la libertà religiosa, nonché
Capitolino news
11
Piccioni viaggiatori: piccoli eroi
riprende il suo viaggio. Anche per gli
antichi Greci era un valido collaboratore, ma molto amato era soprattutto
dai loro atleti quando erano ansiosi di
comunicare che avevano riportato una
vittoria alle gare olimpiche. Nel medioevo e nel rinascimento, invece, i signori avevano l’abitudine di regalare colombi viaggiatori alle persone con cui
intendevano avere una corrispondenza costante. La sconfitta di Napoleone
arrivò agli Inglesi grazie ad uno di loro.
E’, però, quando si rimane accerchiati
dal nemico e non si possono dare notizie di se stessi a nessuno là fuori, che
i piccioni viaggiatori divengono fondamentali. Questo è quello che è successo spesso nel corso della storia e, a
volte, qualcuno di loro è letteralmente
entrato nella leggenda.
CHER AMI: IL PICCIONE CHE SOPRAVVISSE AI TEDESCHI
Uno di loro, anzi una di loro è Cher
Ami. Era una veterana per quanto riguarda le missioni militari ma entrò
nella storia quel fatidico 4 ottobre del
1918, durante la battaglia delle Argonne. Il maggiore americano Charles
Whittlesey ed i suoi 350 uomini erano
finiti nella trappola di una depressione
delle colline francesi. Erano rimasti
senza munizioni,circondati dai tedeschi e senza che le truppe amiche alleate conoscessero la loro posizione.
Venivano abbattuti come mosche: il
secondo giorno solo 200 erano ancora
vivi, ma molti di loro erano feriti. Rimanevano solo i piccioni. Viene mandato
il primo, ma viene abbattuto dai tedeschi che sapevano che il nemico usava i piccioni come messaggeri. Viene
mandato il secondo, ma anche questo
viene abbattuto. Rimane solo Cher
Ami, la veterana con undici missioni
nella famigerata area di Verdun. Una
nota con la posizione le viene applicata alla zampa sinistra e poi liberata.
Dice la storia che il maggiore le diede
un bacio prima di alzare le braccia e
lasciarla andare. Cher Ami si alza in
volo e si trova subito sotto un fitto fuoco. Tenta di volare più in alto, ma viene colpita, cade e, con lei, cade ogni
speranza di salvezza per gli uomini del
maggiore. Invece, eccola di nuovo in
volo, inseguita dalle pallottole, ed in un
attimo scompare nel cielo. I soldati ricominciano a sperare. 25 minuti dopo,
stremata, coperta di sangue, un foro
nel petto, senza un occhio e con una
zampa rimasta attaccata al corpo per
un tendine, consegna il suo messaggio agli alleati. Missione compiuta! Gli
uomini intrappolati sono salvi! Inutile
dire che i medici fecero miracoli per
salvarla e che divenne la mascotte del
reggimento, che fu poi esonerata da
altre missioni e che ritornò negli Stati
Uniti in nave circondata dall’affetto di
tutti i soldati e marinai.
MARY DI EXETER SFUGGITA AGLI
ARTIGLI DI UN FALCO NAZISTA
Seconda guerra mondiale ed è di nuovo un’eroina. I tedeschi, sapendo dei
colombi addestrati dagli alleati, avevano addestrato falchi per intercettarli.
Un’altra guerra si stava svolgendo in
cielo, poco conosciuta, ma con i suoi
eroi, come Mary di Exeter, ferita tre
volte, sui quattro viaggi che ha fatto tra
la Francia e l’Inghilterra per trasportare
messaggi importanti ed una volta proprio da uno di quei falchi nazisti. C’è da
chiedersi come sia riuscita a sfuggirgli!
PADDY : IL PICCIONE PIU’ FURBO
DEI FALCHI NAZISTI
Ed ancora durante la Seconda Guerra Mondiale: è la mattina del 6 giugno
1944.Il colombo Paddy vola basso
sull’acque della Manica. Il suo battito d’ali è veloce e sicuro quasi fosse
conscio dell’importanza della missione
affidatagli e anche perchè il pericolo
è sempre in agguato. Uno di quei famelici falchi nazisti potrebbe calarsi su
Sbarco in Normandia 6 giugno 1944
Capitolino news
12
Piccioni viaggiatori: piccoli eroi
di lui all’improvviso ed agguantarlo.
Fino ad ora è riuscito a schivarli, quei
maledetti, ma il viaggio è ancora lungo. E’ partito alle 8.15 dalle coste
della Normandia e, finalmente, dopo
cinque ore di volo ininterrotto, eccolo
arrivato in Inghilterra. Quel giorno, il
soldato Paddy, arruolato nella RAF,
col messaggio che aveva legato sul
corpo, alla fine di un viaggio pieno di
pericoli, ha annunciato al mondo libero che lo sbarco in Normandia era
riuscito e ha portato notizie che, per
la loro importanza strategica, avrebbero dato un nuovo corso al conflitto
mondiale. Paddy fu poi premiato con
la Dickin Medal, un’onorificenza al
valore militare per animali. Morì dieci
anni dopo, in Irlanda, tra le mani del
suo addestratore.
G.I. JOE, IL SALVATORE DI CALVI
RISORTA
G.I. Joe aveva un ciuffo di piume azzurro. Era nato in Egitto e nel 1943
stava risalendo l’Italia, occupata dai
Tedeschi, al seguito dell’esercito anglo-americano. La mattina del 18 di
ottobre,insieme ad un gruppo di soldati britannici era capitato in un piccolo paese in provincia di Caserta:
Calvi Risorta, inaspettatamente abbandonato dai Tedeschi. Invece, una
volta entrati gli americani nel paese, alcuni genieri tedeschi, rimasti
indietro, avevano fatto saltare i ponti
isolandolo. Quello stesso giorno, tra
l’altro, era previsto un bombarda-
mento proprio da parte degli alleati
su Calvi stessa. Il tempo stringeva,
di lì a poco avebbero cominciato,
ma la radio era completamente fuori
uso. Non restava che lui, il piccione
con il ciuffo azzurro. Ci ha messo 20
minuti per percorrere i 30 km che lo
separavano dal comando arrivando appena in tempo per fermare la
carneficina. Ha salvato,così,militari,
civili ed il patrimonio storico e culturale di un intero paese. Nel 1955 il
Dipartimento della Difesa degli Stati
Uniti ha elogiato G.I. Joe come un
grande eroe della seconda guerra
mondiale. E’ morto poi a 18 anni nel
1961 in un parco zoologico statunitense. Paddy, Cher Ami, Mary e G.I.
Joe non furono gli unici colombi, ma
a migliaia vennero impiegati, durante
le due guerrre, per migliaia e migliaia
di missioni. Erano più che affidabili
e si calcola che, durante la Grande
Guerra, il 95% di loro portò a termine la missione. Questi sono dati ufficiali dell’esercito britannico. Anche
durante la Seconda Guerra Mondiale l’impiego di piccioni viaggiatori fu
massiccio, pù di quanto non si creda,
ma il tutto rimane ancora coperto dal
segreto militare. L’esercito italiano
aveva un suo servizio colombofilo.
Contava ca 10.000 elementi e venne
smantellato l’8 settembre del 1943,
dopo l’annnuncio dell’armistizio. I
movimenti di resistenza in Francia,
Olanda, Belgio e Danimarca impie-
garono servizi di piccioni viaggiatori che
tenevano però nascosti con la massima
cura perchè il rischio era enorme. Se gli
occupanti nazisti li scoprivano, i possessori venivano immediatamente fucilati.
DOPO LA GUERRA
15 gennaio 1952 in Indocina: parecchi treni deragliano sulla linea Romèas-Phnom
Penh. La stazione radio è distrutta ed i
viaggiatori bisognosi di aiuto sono in completo isolamento. Il capo convoglio libera
allora due colombi viaggiatori che ha con
se’ e poi...beh! Il resto ve lo potete immaginare!
Maria Luisa Dezi
Capitolino news
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C u r a re i l f e g a t o c o n i l
cardo mariano
Il cardo mariano è l’amico per eccellenza del fegato. Questa pianta, che è del
tipo erbacea biennale, seminfestante,
è originaria dei paesi Mediterranei, del
sud della Russia e del Nord Africa. Si
è ben ambientata anche in California e
nell’est degli Stati Uniti. In Italia è diffusa
particolarmente nell’Italia del Sud e del
Centro, più difficile, invece,trovarla nell’Italia del Nord. Può essere anche coltivata nei giardini, ma cresce spontaneamente nei campi incolti, nei pascoli e tra
le macerie. Questa pianta è famosa per
avere una valida azione protettiva sul
fegato. Infatti, è in grado di proteggere
le cellule del fegato dai danni loro causati da sostanze tossiche. E’ una pianta
praticamente priva di tossicità anche
con dosaggi molto elevati. Chiunque
abbia avuto epatiti, cirrosi o alterazioni
dei parametri epatici dovrebbe aggiungere il cardo mariano come integratore. In effetti, non farebbe male se tutti
lo prendessero abitualmente come erba
tonica. Ricordiamo che la silimarina,
che è il principio attivo di questa pianta spinosa, può avere un blando effetto
lassativo dovuto alla stimolazione della
cistifellea, ma questo effetto dura solo
due o tre giorni e poi scompare. L’uso di
questa sostanza dovrebbe essere evitata da coloro che hanno forti occlusioni
alle vie biliari, poichè la silimarina viene eliminata dal corpo attraverso quelle vie. Distinguiamo, poi, l’assunzione
a scopo curativo da quello a scopo di
mantenimento. A scopo curativo si devono prendere 400-600 mg di silimarina
tre volte al giorno, dopo i pasti, a scopo
preventivo, invece, o di mantenimento,
bastano 200 mg al giorno, dopo i pasti.
L’assunzione può prolungarsi anche per
lunghi periodi di tempo senza far rilevare alcun effetto collaterale.
Bernardo Dezi
Medico Naturopata
Capitolino news 14
Curiosità e Giochi
Orizzontali
Verticali:
1 – Sterminato ammasso stellare 8 – Ciascuno
porta la propria 12 – Tenuto in quarantena 13
– Un grosso cioccolatino 14 – Il grido dell’acrobata 15 – In cima alle bielle 17 – Indica… il
tempo che manca 18 – Ci sono quelli ministeriali 20 – Iniziali della Sarandon 21 – I… lati
del triangolo 22 – La tecnica del verseggiatore
23 – Il consorte della reine 24 – La… lezione
che si infligge 25 – L’estremo è al Polo 26
– Giocondi, allegrissimi 27 – Somme che si
scommettono 28 – Se è doppio, non sempre si
afferra 29 – Il manager l’organizza per il cantante 31 – Una… raccoglitrice di schede 32
– Fece crollare il tempio dei Filistei 34 – Fiume
africano… bifronte 35 – Non manca nei gialli
36 – In Sicilia e in Cadore 37 – In mezzo alla
strada 38 – Il recinto con le chiocce 39 – I…
signori ai quali ci si rivolge 40 – Un piccolo del
gregge 42 – Si mangia con ogni pietanza 43 –
Il più grande felino europeo 44 – Una maschera con il filtro 46 – I timoni e i remi dei pesci
47 – Il massaggio del parrucchiere.
1 – Dipinse la leggenda di San Francesco nella Basilica Superiore di Assisi 2 – Brusco al gusto 3 – Amoreggia con
Turiddu 4 – Un ruolo del calcio 5 – La fine dell’impresa 6 – Troppo attillato 7 – Il… mio pronome 8 – In Spagna c’è
la Brava 9 – Servono per la pesca 10 – Dà nome ad una varietà di giallo 11 – Uno dei due coniugi 13 – Torvo come
certi sguardi 15 – La subisce chi è rinchiuso 16 – La dea moglie di Osiride 18 – Chi si meraviglia, non sa se sogna o
è così 19 – Quello di rocca è quarzo puro 22 – La… terra dell’elettrotecnico 23 – Lo sono le previsioni dell’ottimista
24 – Lieve gesto del capo 25 – Da lui ci separa una generazione 26 – Si usano per fissare insieme alcuni fogli 27 –
Il capo della tipografia 28 – Una mistica sposa 30 – Gravi scottature 32 – Comprendono le staffe 33 – La provincia
di Luino e Laveno 35 – Lo stilista con Gabbana 36 – Tra Arthur… e Doyle 38 – Un Sean attore 39 – Si traversa in
battello 41 – La Anais scrittrice statunitense 42 – Si dice di desideri non appagati 44 – La Ruggiero cantante (iniz.)
45 – Sono doppie negli attrezzi.
soluzione mese di Aprile
Arte dolciaria a Palermo: offerta
una cassata di 100 chili
Un esordio in pompa magna, quello della nuova Conpait Sicilia,
Confederazione pasticcieri italiani, che ha avuto presso la sala
Camino del Grand Hotel et Des Palmes di Palermo. La nuova
copresidenza vede affiancare il giovane palermitano Giovanni
Cappello al catanese Peppe Leotta e si propone di rivalutare l’arte
dolciaria tradizionale siciliana in un momento, come questo, in
cui la moda delle torte alla francese risulta preponderante.
All’evento, che ha riunito le “alte uniformi” di numerosi pasticcieri isolani e che è stato condotto da Stefania Scordio presenti anche
Santi Palazzolo, al quale è stato conferito un riconoscimento ufficiale per aver denunciato ed essersi opposto al racket, ed Antonino Caleca, assessore alle risorse agricole ed alimentari. L’incontro, iniziato tra note di musica lirica dal vivo da , si è dolcemente
concluso con la degustazione di una spettacolare cassata siciliana
di ben 100 chili, glassata e decorata in loco, che ha catturato l’attenzione ed allettato la gola di tutti gli astanti.
Capitolino news
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